DIREZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO
Via della Pisana 1111 - 00163 Roma
Il Consigliere generale per la formazione
Roma, 17 febbraio 2010
Inizio della Quaresima
Ai Confratelli Tirocinanti
della Congregazione
Loro Sedi
Oggetto: Esperienza formativa del tirocinio
Carissimo confratello tirocinante,
tu rappresenti il volto entusiasta e dinamico della nostra Congregazione salesiana in mezzo ai giovani e sei la speranza del suo presente e del suo futuro nella società e nella Chiesa. Ti rivolgo questa lettera proprio per l’affetto che ho per te, perché a te principalmente tocca assumere la responsabilità di rendere formativa l’esperienza del tirocinio che stai facendo e possa quindi realizzare un vero cammino di crescita vocazionale.
Molteplici sono i motivi che mi inducono a scriverti. Innanzitutto nell’anno centenario della morte di Don Rua desidero ricordare con te la scelta, che la Congregazione ha fatto durante il suo rettorato, di porre il tirocinio come momento qualificante del cammino formativo. Inoltre con questa lettera intendo aiutare te, la tua comunità e l’Ispettoria a porre maggiore attenzione al tirocinio, che è una fase talvolta trascurata e non adeguatamente compresa. Infine, rivolgendomi a te personalmente, desidero incoraggiarti a vivere il “tuo” tirocinio in modo gioioso ed esigente.
Facendo memoria di Don Rua
Durante il rettorato di Don Rua il Capitolo Generale IX del 1901 istituì in tutta la Congregazione il tirocinio, come fase formativa da svolgersi nelle comunità e opere salesiane dopo il postnoviziato. Prima di tale decisione capitolare l’assistenza e la pratica del sistema preventivo venivano svolte insieme agli studi di teologia, rimanendo nelle case. Ciò rispondeva all’esigenza di essere fedeli alla visione originale di Don Bosco che voleva che i suoi salesiani si formassero tra i giovani, Questa scelta formativa di Don Bosco, che all’inizio della Congregazione era pure dettata da scarsità di personale salesiano, risultava però insoddisfacente e spesso tornava a scapito degli studi teologici.
Per questo Don Rua, attento alla buona preparazione intellettuale dei giovani salesiani, sollecitò il Capitolo generale che decise di far seguire al corso di filosofia dopo il noviziato un triennio pratico in una comunità apostolica e poi di erigere comunità formatrici in tutta la Congregazione in cui attendere seriamente allo studio della teologia. Comunicando la decisione del Capitolo Generale nella sua lettera circolare del 19 marzo 1902 e riferendosi al tirocinio, Don Rua scrisse che è in questo tempo specialmente che i salesiani si formano alla “vera vita pratica salesiana” e chiese ai Direttori delle comunità di fare da padri e prendersi una cura speciale dei loro tirocinanti.
Tempo di ricca esperienza vocazionale
Molti salesiani ricordano con gioia i giorni trascorsi tra i giovani nel tirocinio. Certamente la dedizione ai giovani domandava loro lavoro e sacrificio, ma offriva un’esperienza viva e gioiosa del carisma salesiano. Penso che questa sia anche la tua esperienza. Sei vicino alle nuove generazioni, senti “la simpatia e la volontà di contatto con i giovani” (Cost. 39), sei sensibile ai loro interessi e alla loro mentalità. Sei aperto e flessibile, sperimenti la freschezza creativa della tua età, sei pieno di energia ed entusiasmo, sai portare l’allegria tra i giovani e nella comunità, senti la gioia di donarti. In questi ultimi anni vediamo prove di questa generosità nel numero considerevole di tirocinanti che ogni anno partono per le missioni e si adattano a diversi climi, culture e lingue.
Stai facendo un’esperienza forte della vocazione salesiana e vivendo un tempo importante di formazione nelle varie dimensioni : maturazione umana, vita spirituale, crescita culturale e soprattutto impegno educativo pastorale. E’ una opportunità e una sfida grande di questa fase formativa l’imparare a vivere la “grazia di unità”, facendo spazio a tutte le dimensioni; in caso contrario ti trovi frammentato, disperso, svuotato. Tale grazia è dono, ma richiede anche impegno.
Con i giovani stai facendo il tuo primo vero esercizio di assistenza e insegnamento, educazione ed evangelizzazione, animazione e autorevolezza. Stai valutando la tua idoneità alla vita consacrata salesiana, stai preparandoti per la professione perpetua e stai pure rafforzando la tua identità nella vocazione salesiana presbiterale o laicale. Ti stai confrontando con te stesso, diventando più consapevole dei tuoi pregi e delle tue limitazioni e vivendo la spiritualità apostolica salesiana.
La vita e la relazione con i confratelli ti offre l’esperienza viva di una comunità salesiana apostolica, in cui partecipi come membro responsabile, condividendo la preghiera e il lavoro, prestando servizi e comunicando idee, rallegrando le conversazioni e ricevendo consigli. Nella comunità sperimenti l’accompagnamento. Attraverso la comunità ti stai aprendo sempre più alla realtà dell’Ispettoria e della Congregazione. Mediante i tuoi contatti con i laici e i vari gruppi impegnati con noi, stai imparando cosa vuol dire far parte della Famiglia salesiana e del vasto Movimento salesiano e stai apprezzando la grandezza del cuore di Don Bosco e la ricchezza del suo carisma.
Come vedi, il tirocinio è un tempo forte di crescita vocazionale, non tanto mediante la teoria quanto mediante l’esperienza vissuta. Ti stai confrontando vitalmente con la realtà salesiana. Stai scoprendo la gioia di essere salesiano. Nel tirocinio impari ad apprendere dall’esperienza. Questo tempo è una grande grazia di Dio. Chiediti quale è effettivamente l’esperienza che stai facendo e se stai valorizzando tutte le potenzialità che essa ti offre per la tua crescita.
Non privo di difficoltà
Dicendo questo, non intendo trascurare le difficoltà che puoi incontrare nel tirocinio. Talvolta ti puoi trovare in una comunità con pochi confratelli e con una grande mole di lavoro e responsabilità, senza troppo tempo per le relazioni fraterne. La tua vita in comunità potrebbe risultare difficile per le differenze di età, carattere, mentalità o formazione, ma anche per disattenzioni, malintesi o poca comunicazione; alle volte potresti sentirti solo o senza l’appoggio che avresti aspettato.
Trattare con i giovani non è sempre facile. Essi cercano pienezza di vita, spazi di libertà e autenticità di amore, ma spesso tali valori sono minacciati e compromessi. Il sistema preventivo ieri si confrontava con il sistema repressivo; oggi la sua sfida è nei confronti del sistema permissivo, che conduce progressivamente al relativismo e al nichilismo. In questa cultura è arduo aiutare i giovani a porsi domande, a trovare risposte di senso, ad essere autorevoli nei loro confronti.
E poi, nella tua vita personale potresti trovarti a sperimentare l’attivismo, che sacrifica la tua vita spirituale ad un lavoro eccessivo. L’attivismo è la nostra eresia attuale, un nuovo pelagianesimo che trascura la parola di Gesù “Senza di me non potete far nulla” e che dimentica la parola del Salmo “Se il costruttore non costruisce la casa, invano faticate”. L’attivismo rischia di inaridire il tuo cuore e brucia anche le tue migliori energie e risorse, senza rigenerarle.
Puoi anche sperimentare le dipendenze dalla cultura della comunicazione sociale, specialmente nell’uso dei personal media. Magari stai prolungando il tirocinio concludendo gli studi universitari e in questa situazione puoi correre il rischio di non lasciarti coinvolgere nella vita comunitaria e negli impegni apostolici e quindi di sentirti estraneo in comunità. Ci possono essere anche altre difficoltà, che è interessante riconoscere per superarle; anche il confronto con altri tirocinanti ti aiuterà a metterle a fuoco e a cercare insieme come affrontarle.
Accompagnato dalla comunità e dall’Ispettoria
La Ratio offre orientamenti molto validi, talvolta poco conosciuti, sul tirocinio. Oltre che per l’Ispettoria e la comunità, è importante anche per te leggere e approfondire queste indicazioni, al fine di fare il tuo progetto personale di vita annuale come tirocinante e di valutare la tua crescita. In questi ultimi due anni tutte le commissioni regionali di formazione si sono soffermate a riflettere sul tema del tirocinio con lo scopo di renderlo un’esperienza veramente formativa. Ogni Ispettoria è invitata ad avere il proprio progetto formativo per il tirocinio, che dovrebbe indicare alcune linee d’azione a tre livelli: ispettoriale, comunitario, personale.
L’Ispettoria potrebbe prefiggersi di creare maggiore sensibilità per le finalità formative del tirocinio; stabilire di inviare i tirocinanti solo alle comunità con le necessarie condizioni formative e di scegliere tali comunità; di mandare i tirocinanti almeno in due per ogni comunità; di incontrare e formare i direttori che hanno tirocinanti; di avere almeno un incontro annuale dei tirocinanti; …
Il progetto sul tirocinio potrebbe chiedere alla comunità di favorire l’accoglienza dei tirocinanti con simpatia e comprensione; avere interesse nella loro formazione; assicurare l’impegno del direttore nell’accompagnamento mediante incontri regolari per il colloquio e la direzione spirituale; fare regolarmente gli scrutini come aiuto al tirocinante; garantire l’accompagnamento educativo pastorale; essere vicina ai tirocinanti che prolungano tale fase con gli studi universitari; …
Nel tirocinante si dovrebbe favorire l’assunzione di responsabilità per la propria formazione; la fedeltà alla vita di preghiera; la pratica mensile del colloquio e della direzione spirituale; la partecipazione attiva alla vita comunitaria; la preparazione annuale del proprio progetto personale di vita; l’autodisciplina e la vigilanza nell’uso del tempo e dei mezzi di comunicazione sociale; …
Tu puoi notare in tutto questo la sollecitudine e la cura della comunità, dell’Ispettoria e della Congregazione per te; ma ciò che è importante è il processo di maturazione personale delle convinzioni, di rafforzamento delle motivazioni, di trasformazione della mentalità e del cuore, di costruzione dei legami e affetti duraturi e consistenti. Anche in questo caso chiediti se stai prendendo parte attiva al tuo processo formativo e se stai costruendo in profondità la tua identità.
Per una vera esperienza formativa
Tu sei pienamente inserito nel mondo dei giovani; il tirocinio infatti è “una fase di confronto vitale e intenso con l’azione salesiana in un’esperienza educativa pastorale” (FSDB 428). Sei impegnato in tante attività e iniziative; stai imparando dalle tue esperienze, quelle positive e quelle meno riuscite. Ciò che dà senso alla tua vita è la pienezza dell’amore; un amore ardente e appassionato ti potrà aiutare a rafforzare la tua vocazione, a passare dalla fragilità alla fedeltà vocazionale.
Amore al Signore Gesù
In mezzo all’affanno delle tante attività di ogni giorno è necessario vivere la “grazia di unità”, che ti faccia evitare la dispersione, che dia un senso a tutte le tue fatiche, che ti ispiri forza e coraggio nei momenti difficili, così da arrivare alla fine della giornata stanco, ma anche pieno di gioia. Ciò che unifica la tua vita è il Signore Gesù e l’amore per Lui. Tu sei un consacrato; ciò significa che Gesù è il centro della tua vita. Tu Lo ami con tutto il cuore e cerchi di imitarlo, per essere suo discepolo autentico e apostolo appassionato. Egli ti invia ai giovani e ti accompagna. Sua è la missione di educare ed evangelizzare; essa libera i giovani dal male, dalla povertà, dall’ignoranza, dalle cattive abitudini, dalla mancanza di un senso della vita. È Lui che tu incontri nei giovani a cui sei mandato e a cui vai incontro. Ti ricordi l’esempio del Beato Artemide Zatti? All’apparire di un povero ragazzo alla porta, chiese alla suora: “Suora, hai un vestito per un povero Cristo?”.
Non basta lavorare molto. Bisogna avere una forte motivazione per cui si lavora tanto. Allora il lavoro, anche se duro, ti riempie di gioia. Senza un grande amore e una forte motivazione, ti può capitare di scoraggiarti, specialmente di fronte a difficoltà, ingratitudini, indifferenza. L’amore per il Signore Gesù viene dall’incontro con Lui nella “lectio divina” quotidiana, nell’Eucaristia, nella Confessione frequente, nella preghiera personale. Per poter riconoscere il Signore Gesù nei giovani, è necessario averlo conosciuto prima; allora essi ti chiederanno di vederlo e incontrarlo.
Con Gesù vi è la sua e nostra Madre: Maria. Lei è la Maestra promessa a Giovannino Bosco nel sogno dei 9 anni. Ella ci porta a Gesù, come ha fatto alle nozze di Cana quando ha detto ai servitori: “Fate tutto ciò che vi dirà”. Maria ti aiuta a dare il primo posto nella tua vita a suo Figlio, come Lei stessa ha fatto dichiarandosi “serva del Signore”. Immacolata, ti dà l’ispirazione per l’amore preveniente che ti spinge ai giovani; Ausiliatrice, ti è di sostegno nel compiere il tuo impegno tra loro. Non tralasciare per questo il Rosario, che è preghiera di contemplazione e di intercessione.
Amore a Don Bosco e ai giovani
Allo stesso tempo per noi salesiani la strada concreta per seguire Gesù è Don Bosco. Con l’intervento materno di Maria, egli è stato suscitato da Dio per lavorare tra i giovani. Pensa per un momento alla grande necessità e importanza della sua, e ora anche della tua, missione tra i giovani; essi non sono mai un problema; essi sono una risorsa della società e della Chiesa, non solo per il futuro, ma anche per il presente. “Veramente con c’è niente di più bello che incontrare e comunicare Cristo” ai giovani (Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, n. 84).
Abbi dunque fiducia nella tua vocazione e amala: tu sei stato amato dal Signore Gesù ed ora sei chiamato a fare sì che i giovani si sentano amati da Lui e rispondano al Suo amore diventando e vivendo come figli di Dio. Questa è l’opera di educazione ed evangelizzazione che ti è affidata attraverso la pratica del sistema preventivo.
Mantenendo viva in te la predilezione per i giovani, sii contento di stare con loro e di creare un ambiente di spontaneità, gioia ed amicizia, sapendo essere esigente nella proposta e buono e paziente nei confronti della loro risposta. Con la tua giovane età e mentalità, e soprattutto con la tua generosità ed entusiasmo per il Signore, sei in una posizione privilegiata per rendere testimonianza alla tua vocazione di consacrato e di attrarre qualche giovane a seguire la vita salesiana. Per te, che sei vicino ai giovani, è importante imparare da subito a fare loro la proposta vocazionale.
Per amare i giovani e saper lavorare con loro, guarda a Don Bosco. Il tuo compito non è solo quello di essere amico dei giovani, ma anche di essere loro educatore e pastore. Don Bosco ti insegnerà come fare. Sii devoto a Don Bosco: studialo, imitalo, pregalo e soprattutto amalo!
Amore alla comunità
Il luogo in cui troverai Gesù, Don Bosco e i giovani è la tua comunità. Dice infatti l’articolo 52 delle Costituzioni: “il confratello s’impegna a costruire la comunità in cui vive e la ama, anche se imperfetta; sa di trovare in essa la presenza di Cristo”. Dio ti ha messo nella comunità, “dandoti dei fratelli da amare” (Cost. 50). Accettali dunque dalle mani di Dio e cerca di coltivare buoni rapporti.
Vivendo con loro, scoprirai non solo i pregi e la ricca esperienza, ma anche i loro difetti, dovuti anche alla differenza di età, cultura e formazione. È possibile che sperimenti la difficoltà di vivere insieme. Non cercare la comunità perfetta; non la troverai! Possiamo invece desiderare una comunità che è in continua conversione, rinnovamento, formazione. Partecipa alla vita della comunità, collaborando con tutti, portando la tua carica di entusiasmo ed allegria, abituandoti a riflettere, progettare, organizzare, valutare. Sii aperto a chiedere consigli e imparare dagli altri.
Tra le persone significative che ti sono poste accanto nella tua comunità cercherai il confessore; c’è poi il direttore che ti è vicino per accompagnarti. Apri il tuo cuore a loro e lascia a loro di guidarti. È presunzione pensare che tu sei capace di discernere la tua vita senza la guida di nessuno. Essi sono i “mediatori dell’azione del Signore” (Cost. 104). Con il loro accompagnamento maturerai nella tua vita da consacrato salesiano, assumendo gli impegni della missione con responsabilità, vivendo una vita semplice senza cercare le comodità, mantenendo rapporti sereni con tutti e usando i mezzi di comunicazione sociale con prudenza e ascesi. Il colloquio mensile e la direzione spirituale vissuti con semplicità e umiltà sono una benedizione di Dio. E’ importante avere il progetto personale di vita, preparato con l’aiuto del direttore, con cui verifichi ogni mese il progresso che stai facendo: è un modo di assumere la responsabilità per la tua formazione.
Conclusione
Ecco quanto avevo in cuore di dirti perché tu possa fare un’esperienza della vita salesiana in gioia e pienezza. “L’amore è tutto, nulla è più grande dell’amore”. La centralità di Gesù nella tua vita, l’amore a Don Bosco e ai giovani, la vita vissuta con apertura ai tuoi confratelli e specialmente al direttore e al confessore assicureranno la tua fedeltà vocazionale. Tocca a te assumerti il compito di rendere formativa questa esperienza e di individuare condizioni e mezzi per renderla tale.
Ti affido all’intercessione del Beato Michele Rua e ti assicuro la mia vicinanza e preghiera.
Aff. mo in Don Bosco
Don Francesco Cereda