Roma, 21 luglio 2006
Prot. 06/0562
Molto Reverendi Ispettori
e Delegati ispettoriali di formazione
della Regione INTERAMERICA
Oggetto: Orientamenti sulla formazione iniziale nella Regione INTERAMERICA
Carissimi Ispettori e Delegati,
vi presento gli “Orientamenti sulla formazione iniziale nella Regione Interamerica”. Essi sono il risultato di un lungo lavoro: la mia visita alle comunità formatrici, la valutazione della loro consistenza quantitativa e qualitativa, la revisione dei Direttori ispettoriali - Sezione formazione, le vostre risposte al mio Rapporto sulla formazione iniziale ed infine lo studio da parte del Rettor Maggiore e del Consiglio generale.
Vi ringrazio di cuore per la collaborazione offerta durante questo processo; spero che esso sia stato un utile esercizio anche per voi. Con questa lettera intendo sottolineare alcuni aspetti positivi della formazione iniziale nella Regione ed altri che sembrano richiedere più attenzione. Vi segnalo in particolare alcuni orientamenti da parte del Rettor Maggiore e del suo Consiglio.
Dopo anni di fioritura, la Regione sperimenta un calo vocazionale. Da una parte essa riesce ancora a convocare un numero consistente di giovani, attirati dalla vocazione consacrata salesiana; dall’altra essa presenta un elevato numero di abbandoni, soprattutto durante la formazione iniziale.
Nel periodo 1990 - 1995 c’era una media di 111.5 novizi l’anno; nel periodo 1996 - 2001 tale media è scesa a 105.05; nel periodo 2002 - 2005 si è avuto un ulteriore calo con una media di 89 novizi l’anno. Alla fine dell’anno 2005, esclusi i prenovizi, nella Regione c’erano 496 formandi.
Nel periodo 1990 - 1995 c’era una media l’anno di 48.33 professi temporanei e di 17.16 professi perpetui, che lasciavano la Congregazione, per un totale di 65.49 professi; nel 1996 - 2001 c’era una media di 62.16 professi temporanei e di 17.41 professi perpetui, che lasciavano la Congregazione, per un totale di 79,57 professi; nel 2002 - 2005 si è avuta una media di 47 professi temporanei e di 10.5 professi perpetui, che lasciavano la Congregazione, per un totale di 57.5 professi.
La Ratio chiede che prima del prenoviziato il candidato faccia “un serio cammino di pastorale vocazionale” (FSDB 329) e che venga ammesso al prenoviziato solo “quando ha fatto l’opzione per la vita salesiana” (FSDB 330). Nei Regolamenti generali, all’articolo 17, tale cammino che precede il prenoviziato viene chiamato “aspirantato”.
Pur nella possibile diversità di terminologia e di realizzazione, l’aspirantato è essenzialmente un’esperienza di accompagnamento dei giovani che mostrano interesse per la vocazione consacrata salesiana. Tale esperienza comprende la direzione spirituale, il discernimento vocazionale, la conoscenza e il coinvolgimento della famiglia, la partecipazione alla vita e alla missione della comunità salesiana, lo studio e il consolidamento culturale.
Tutte le Ispettorie hanno qualche esperienza vocazionale per candidati o aspiranti prima del prenoviziato; ci sono aspiranti studenti di scuola secondaria, universitari, volontari vocazionali, candidati di provenienza indigena. Alcune Ispettorie hanno iniziative occasionali; altre invece hanno proposte continuative; tutte stanno approfondendo come aggiornare e rendere più sistematiche le loro esperienze di “aspirantato”.
Non tutti i candidati giungono al prenoviziato con una chiara opzione per la vita salesiana. La loro formazione umana e la loro vita cristiana inoltre risultano carenti. In un anno di prenoviziato poi non si riesce a fare il cammino richiesto per poter iniziare il noviziato; non è però consigliabile fare due anni di prenoviziato. Occorre perciò rafforzare il cammino vocazionale precedente; in particolare risulta strategica l’esperienza dell’aspirantato.
Un problema che necessita di essere affrontato riguarda gli studi universitari. Alcuni giovani, che arrivano ai nostri cammini formativi, desiderano iniziare o continuare tali studi oppure hanno già raggiunto un titolo accademico. Anche le tappe formative, soprattutto il postnoviziato, prevedono studi che offrono un titolo riconosciuto. Occorre valutare tale problema, per accompagnare le scelte vocazionali dei giovani durante gli studi universitari e per non allungare troppo le fasi formative.
1.1. Prima del prenoviziato, per i candidati alla vita salesiana ci sia un’esperienza di accompagnamento personale, discernimento vocazionale, studio, vita comunitaria, esercizio nella pastorale salesiana, ossia si faccia un’esperienza di aspirantato. Particolarmente bisognosi dell’esperienza comunitaria prima del prenoviziato sono quei candidati che non provengono dai nostri cammini educativi o provengono da ambienti umanamente e culturalmente poveri. Durante questo periodo, qualora sia necessario, si concludano gli studi della scuola secondaria.
1.2. Essendo l’aspirantato il punto di raccordo tra la pastorale giovanile e il cammino formativo, a livello di Ispettoria è necessario il confronto al riguardo tra delegati di pastorale giovanile e di formazione, animatori vocazionali, incaricati degli aspiranti, incaricati dei prenovizi. A livello di Regione può essere utile il confronto tra delegati ispettoriali di pastorale giovanile e di formazione.
1.3. Problemi che necessitano di essere studiati insieme tra pastorale giovanile e formazione riguardano: i criteri con i quali si scelgono i giovani per l’esperienza dell’aspirantato, gli elementi per la formazione umana e cristiana dell’aspirantato in coerenza e continuità con il cammino della pastorale giovanile e con le esigenze del prenoviziato, il ruolo che può e deve assumere l’esperienza dell’aspirantato nell’animazione vocazionale ispettoriale, le modalità di accompagnamento e di discernimento per l’opzione di vita salesiana prima del prenoviziato, la preparazione di animatori vocazionali per l’aspirantato, gli studi universitari.
1.4. Già nell’aspirantato si chiede di iniziare la presentazione di entrambe le vocazioni alla vita salesiana, quella del salesiano prete e quella del salesiano coadiutore, senza che in questo momento il candidato venga invitato a prendere una decisione.
2. PRENOVIZIATO
Ogni Ispettoria, eccetto CAN che invia i suoi prenovizi a SUE, ha il suo prenoviziato. ANT ne ha due: uno in Santo Domingo e uno a Santiago di Cuba. Nella Regione ci sono 14 prenoviziati.
Ogni Ispettoria ha un solo prenoviziato; la scelta che tutti i prenovizi si trovino nella stessa comunità assicura la possibilità di un cammino di gruppo, oltre che di comunità salesiana, un programma specifico, una equipe consistente.
Le Ispettorie di ECU, PER e VEN hanno il prenoviziato della durata di due anni. La Congregazione favorisce un solo anno di prenoviziato; per questo in occasione dell’approvazione dei Direttori ispettoriali - Sezione formazione, il Rettor Maggiore con il suo Consiglio ha chiesto alle Ispettorie, che hanno due anni di prenoviziato, di ridurre la durata di questa fase ad un solo anno.
Le Ispettorie di HAI e VEN hanno una comunità esclusiva per il prenoviziato. Nelle Ispettorie di ANT, COB e SUO il prenoviziato è inserito in una comunità apostolica con ambienti propri, un programma di formazione e una èquipe di formatori. In Cuba - ANT, BOL, COM, CAM, ECU, MEG, MEM, PER, SUE i prenovizi si trovano nella comunità con aspiranti o novizi o postnovizi.
La Ratio richiede che le fasi formative siano collocate in comunità distinte. Tuttavia nei casi in cui realmente non sia possibile la differenziazione della comunità dei prenovizi, da quella degli aspiranti, novizi o postnovizi, si chiede che ci sia un numero sufficiente di formatori per ogni fase, ambienti, momenti e itinerari formativi ben definiti e distinti.
Il prenoviziato è la prima vera fase formativa con finalità proprie; talvolta esso è considerato come una semplice introduzione al noviziato. Spesso il programma di formazione risulta poco definito. C’è bisogno di un confronto tra gli incaricati dei prenoviziati e i maestri dei novizi sul progetto di prenoviziato, condizioni formative, programmi. Ciò è urgente per i noviziati interispettoriali.
In alcune Ispettorie della Regione durante il prenoviziato si svolge il primo anno di studi filosofici in vista del conseguimento dei titoli riconosciuti civilmente. Questo fa sì che l’anno di prenoviziato venga occupato prevalentemente da studi accademici, lasciando poco spazio per la globalità dell’esperienza formativa. La Ratio domanda che “l’impegno degli studi che si fanno deve armonizzarsi con i compiti che si chiedono per il prenoviziato. La somma degli obblighi accademici non dovrebbe distogliere dagli obiettivi fondamentali di questa fase” (FSDB 342).
Nel prenoviziato è carente la pratica della direzione spirituale, che spetta al Direttore o all’incaricato dei prenovizi. Tale pratica dovrebbe iniziare già prima del prenoviziato.
In generale nei prenoviziati non c’è una équipes di formatori. L’impegno formativo viene affidato a una o due persone.La mancanza di équipe favorisce una gestione individuale della fase, l’improvvisazione, una proposta formativa poco consistente. Nella equipe formativa di sette prenoviziati c’è almeno un salesiano coadiutore; questo aiuta i prenovizi a confrontarsi con la duplice forma della vocazione salesiana. Nell’equipe dovrebbe essere indicato anche il confessore.
Non tutti i formatori hanno la preparazione ed esperienza sufficienti per svolgere il loro compito, particolarmente per la formazione umana e per la direzione spirituale. Le Ispettorie stanno iniziando a investire nella preparazione del personale per affrontare i non facili compiti formativi di questa fase. “Oggi un incaricato dei prenovizi ha bisogno della stessa preparazione ed esperienza di un maestro dei novizi” (ACG 385 p. 45).
2.1. Nel prenoviziato, vi sia un serio impegno di formazione umana e cristiana, avvalendosi di mezzi come la direzione spirituale, la catechesi, l’autobiografia, il progetto personale di vita, l’aiuto dello psicologo. Si curi l’integrazione dei candidati, che spesso provengono da aree geografiche culturalmente diverse.
2.2. Si presti attenzione al fatto che gli studi accademici non impediscano il raggiungimento degli obiettivi del prenoviziato. Nei prenoviziati dove viene svolto il primo anno di studi filosofici, si verifichi la possibilità di raggiungere gli obiettivi di questa fase e si resti aperti alla ricerca di soluzioni diverse.
2.3. Le Ispettorie della Regione, attraverso la Commissione regionale di formazione, si confrontino sul progetto formativo del prenoviziato e sulla formazione intellettuale di questa fase. In particolare si continui il confronto e si armonizzino i cammini di prenoviziato per quelle Ispettorie che hanno il noviziato interispettoriale.
2.4. Le Ispettorie preparino i formatori incaricati del prenoviziato e costituiscano delle equipes formative, con la presenza della figura di un salesiano coadiutore e del confessore.
2.5. E’ necessario che nel prenoviziato si continui la presentazione di entrambe le vocazioni della vita salesiana, quella di salesiano prete e quella di salesiano coadiutore; non bisogna però anticipare il discernimento e la scelta, che vengono fatti nel noviziato.
I noviziati della Regione sono 10: 7 ispettoriali e 3 interispettoriali. Hanno il noviziato in comune le Ispettorie di COB e COM a La Ceja; ANT e HAI ad Jarabacoa in Santo Domingo; CAN, SUE e SUO a Port Chester - SUE. Le altre Ispettorie hanno il noviziato proprio. PER ha sospeso momentaneamente il proprio noviziato ed invia i novizi a COM.
Collaborazione interispettoriale
È bene tener presente che un numero piccolo di novizi indebolisce l’esperienza formativa; in questi casi è preferibile la collaborazione interispettoriale, con vera responsabilità delle Ispettorie coinvolte (Cf. ACG 388 p.61).
In generale i novizi vivono una esperienza arricchente, in un ambiente di serenità, di apertura e recettività. C’è un grande amore a Don Bosco e un senso forte di appartenenza.
Nei noviziati interispettoriali il fatto che i novizi provengono da cammini di prenoviziato molto differenti rallenta il processo formativo. Nei casi di collaborazione interispettoriale per il noviziato occorre arrivare ad una migliore armonizzazione dei programmi di prenoviziato.
E’ necessario definire meglio le modalità del lavoro di equipe, il numero e il ruolo dei formatori nei noviziati. Rimane la sfida di costituire equipes formative interispettoriali, là dove esiste la collaborazione tra Ispettorie.
3.1. Le Ispettorie della Regione si confrontino attraverso la Commissione regionale di formazione sui programmi di formazione intellettuale dei noviziati e giungano ad una comune “Ratio studiorum”. In essi si preveda anche lo studio della lingua italiana.
3.2. E’ da approfondire il problema di come arrivare ad una migliore armonizzazione dei programmi del prenoviziato delle varie Ispettorie che realizzano una collaborazione interispettoriale. Tale collaborazione richiede una Convenzione tra le ispettorei coinvolte e il funzionamento del “Curatorium”. In tali noviziati si curi la costituzione di una equipe interispettoriale di formatori.
3.3. Si suggerisce di verificare se e a quali condizioni le Ispettorie MEG e MEM possono realizzare una collaborazione interispettoriale per un noviziato comune. Si costituisca una collaborazione interispettoriale stabile per il noviziato tra SUE e SUO, oltre che con CAN.
3.4. Per quanto possibile, si mantenga la presenza di almeno un salesiano coadiutore in ogni noviziato, dato che questa è la fase in cui il novizio fa il discernimento e prende la decisione circa la sua vocazione di futuro salesiano prete o coadiutore. Non deve mancare il confessore che, per il suo ruolo, non è membro del consiglio locale.
Nella Regione ci sono 12 postnoviziati di durata triennale. Solo il postnoviziato di Orange, che si trova nell’Ispettoria SUE, è interinspettoriale, essendoci una collaborazione tra SUE e CAN; anche i postnovizi di SUO da quest’anno sono andati a Orange.
Per le Ispettorie che hanno pochi postnovizi, la collaborazione interispettoriale aiuta ad assicurare la qualità dell’esperienza e la consistenza delle equipes di formatori.
Per i 12 postnoviziati, abbiamo 8 centri salesiani di studio: BOL, CAM, COB, ECU, HAI, MEG - MEM, PER, VEN; mentre ANT, COM, CAN - SUE - SUO inviano i postnovizi in Università non salesiane. I postnovizi di MEG e MEM frequentano lo stesso centro salesiano di studi, per il quale si sta costituendo una collaborazione interispettoriale. Tutti i centri di studio offrono una qualificazione accademica di studi superiori o universitari con riconoscimento civile.
Nel caso in cui i postnovizi frequentino centri non salesiani di studio, la Ratio chiede di verificare che la formazione intellettuale risponda all’impostazione culturale salesiana.
I postnovizi coadiutori normalmente svolgono lo stesso curricolo di studi filosofici e pedagogici dei salesiani chierici; questo favorisce il senso di uguaglianza tra confratelli. Occorre però garantire, soprattutto a livello spirituale e pastorale, la crescita delle identità vocazionali. In qualche caso occorre verificare se gli studi filosofici non siano eccessivamente prolungati, a scapito della qualificazione professionale successiva.
Fin dai primi passi della formazione iniziale si comincia a tenere presente il fatto che nella Regione si parlano tre lingue fondamentali e che quindi occorre impegnarsi nello studio delle lingue, per favorire comunicazione e integrazione nella formazione e nella pastorale.
Condizioni formative
L’esperienza formativa è garantita dalle equipe di formatori. Alcune equipe sono consistenti, altre sono deboli. Varie comunità mancano del confessore come membro dell’equipe.
La sfida propria del postnoviziato è quella di raggiungere un equilibrio tra vita comunitaria, crescita spirituale, studi e pratiche pastorali. Talvolta gli impegni delle lezioni sono tali che non lasciano spazio allo studio personale, alla riflessione e alla vita spirituale.
In alcune Ispettorie il postnoviziato si trova congiunto con altre fasi formative, specialmente con il prenoviziato. La Ratio non favorisce che nello stesso luogo ci siano più fasi formative; nei casi in cui non sia possibile avere comunità formatrici distinte, essa chiede che si procuri di assicurare una equipe di formatori adeguata, ambienti propri e soprattutto una esperienza formativa specifica.
In generale in tutte le comunità formatrici si accede al progetto personale di vita come strumento di crescita individuale. Non sempre è assicurata però una opportuna direzione spirituale soprattutto personale, in cui il direttore della comunità sia guida proposta a tutti.
4.1. Nei postnoviziati occorre garantire equipes consistenti di formatori e docenti. Si assicuri in queste equipes la figura del confessore e del salesiano coadiutore. Tutte le equipes vanno rafforzate, anche con la presenza di formatori che siano docenti.
4.2. Nei postnoviziati interispettoriali si faccia una Convenzione tra le Ispettorie coinvolte e si faccia funzionare il Curatorium; in essi occorre garantire equipes interispettoriali di formatori e docenti. Si costituisca una collaborazione interispettoriale stabile tra CAN, SUE e SUO anche per il postnoviziato. MEM e MEG definiscano meglio la collaborazione per il centro di studio.
4.3. La Ratio richiede che ordinariamente si scelga un centro salesiano di studio (FSDB 145-146, 168-171). In coerenza con tale orientamento si consiglia all’Ispettoria COM di approfondire se possa avere un centro di studio proprio oppure un centro di studio in collaborazione con COB.
4.4. Nell’esperienza formativa di postnoviziato si presti attenzione ad una giusta armonia tra le varie dimensioni formative, si garantisca la continuità di vita spirituale con il noviziato, si assicuri la pratica della direzione spirituale.
4.5. A partire dal postnoviziato o anche prima, occorre favorire lo studio delle lingue, in modo da portare i confratelli alla comprensione delle lingue della Regione e alla conversazione. Si prosegua poi, dove è possibile, lo studio della lingua italiana.
Non sempre il tirocinio è realizzato come una vera fase formativa. Talvolta si evidenziano queste difficoltà: poca attenzione al cammino formativo del giovane confratello, non idoneità della comunità scelta, scarso accompagnamento spirituale e pastorale.
C’è il rischio che i tirocinanti perdano i valori acquisiti nei cammini formativi precedenti ed assumano modelli di vita e di prassi pastorale che generano attivismo e individualismo.
La realtà degli scrutini trimestrali, che richiede più attenzione e precisione in tutte le fasi formative, ha bisogno di essere curata soprattutto dalle comunità che accolgono tirocinanti. Talvolta il tirocinante è considerato prevalentemente come un aiuto per il lavoro educativo e gli si affidano responsabilità impegnative senza il dovuto accompagnamento.
5.1. I tirocinanti siano inviati in comunità in cui abbiano la possibilità di essere seguiti dal direttore, di fare un’esperienza comunitaria, di essere accompagnati dalla comunità, anche attraverso gli scrutini trimestrali. Il direttore è proposto al tirocinante come guida spirituale. E’ consigliabile la presenza di almeno due tirocinanti per comunità.
5.2. Si maturi maggior consapevolezza dell’importanza formativa del tirocinio. La comunità abbia il Progetto formativo per i tirocinanti, supervisionato dall’Ispettore e dal Delegato ispettoriale di formazione, sulla base di una comune proposta elaborata dalla Commissione ispettoriale e confrontata con la Commissione regionale di formazione. Esso sia preparato e condiviso con i tirocinanti della comunità.
5.3. Si incoraggiano gli incontri ispettoriali periodici di tutti i tirocinanti; d’intesa con l’Ispettore, tali incontri potrebbero essere affidati al Delegato ispettoriale di formazione. E’ altrettanto necessario favorire il confronto tra i direttori che hanno tirocinanti nelle loro comunità e curare il loro orientamento formativo.
Nella Regione ci sono 8 comunità formatrici per i candidati al presbiterato: BOL, CAM, COB, COM, MEG - SUE, MEM, SUO, VEN.
Se si vuole garantire solide équipes di formatori, centri salesiani di studio di qualità, esperienza interculturale e interispettoriale, il numero di tali comunità formatrici risulta essere eccessivo. Non esistono nella Regione comunità formatrici troppo numerose; al contrario alcune sono “troppo esigue” e queste “costituiscono una sfida per la pedagogia formativa” (FSDB 224).
BOL ha tutte le fasi formative ed ha un impegno eccessivo per garantire la costituzione di buone equipes formative. SUO ha una comunità formatrice con pochi formandi e l’esperienza formativa risulta difficile. CAN ha scelto le comunità formatrici mondiali di Roma - UPS e Gerusalemme.
A Guadalajara - MEG c’è una comunità interispettoriale, in cui collaborano MEG e SUE. ANT invia i propri studenti in MEG e CIL; HAI invia i propri studenti in MEM e VEN, mentre sta concludendo la collaborazione interispettoriale con COB. La scelta di più comunità formatrici da parte di ANT e HAI non offre una vera possibilità di accompagnamento dei formandi e di collaborazione interispettoriale.
COB ha ora una comunità formatrice solo ispettoriale. PER ha scelto di inviare i suoi formandi a CIL, ove la teologia si svolge in soli tre anni. ECU invia i propri formandi a VEN. COM ha una sua comunità formatrice.
La comunità formatrice interispettoriale di MEG - SUE ha il Curatorium; la collaborazione tra queste Ispettorie è in fase di una miglior definizione. ANT invia alcuni formandi in questa comunità, ma senza impegno di collaborazione; ora sta riprendendo a partecipare al Curatorium.
Nella Regione ci sono due centri salesiani di studio in CAM e MEG, affiliati all’UPS. Gli studenti di VEN frequentano un centro intercongregazionale, aggregato all’UPS e con la presenza di docenti salesiani. Le Ispettorie di BOL, COB, COM, PER e SUO frequentano centri non salesiani di studio.
Le Ispettorie MEG, MEM, SUE e ANT stanno attivando il Curatorium per il centro di studio. Il centro salesiano di studio di CAM potrebbe essere meglio valorizzato all’interno della Regione; può essere una buona opportunità per le Ispettorie che non hanno un proprio centro salesiano di studio. In tali centri non sempre è progettata con tempestività la scelta, preparazione e inserimento dei docenti, che non debbono necessariamente risiedere tutti nella comunità formatrice.
Il centro di studio di COB e COM è l’Università Javeriana, che ha gli studi teologici strutturati in soli 3 anni e mezzo. In questi ultimi anni con le cinque Ispettorie della Zona andina si è verificato la possibilità della costituzione di un centro salesiano di studio; sembra che questa scelta sia possibile, per lo meno non sia esclusa.
Condizioni formative
Generalmente il clima delle comunità formatrici per teologi è sereno. Le equipe di formatori sono spesso deboli, con poco personale e a volte poco preparato per l’accompagnamento di questa fase. Inoltre in alcune Ispettorie non si assicura la continuità dei formatori o la presenza del confessore, membro dell’equipe ma non del consiglio.
In qualche comunità si nota un certo sconcerto circa la direzione spirituale. Mentre in alcune comunità è chiara la proposta del direttore come guida spirituale, in altre si lascia ad ogni giovane confratello la scelta, che spesso diventa assenza di guida.
Le pratiche pastorali non sono sempre convenientemente equilibrate; esse occupano troppo tempo, a scapito dello studio serio, della riflessione personale e della vita spirituale. Il Centro regionale di Formazione di Quito assicura la preparazione dei diaconi all’Ordinazione presbiterale mediante un incontro di tre settimane che risulta soddisfacente per gli interessati e per le Ispettorie.
Orientamenti
6.1. Nelle comunità formatrici di COB, COM e CIL sia assicurato l’assolvimento dei quattro anni di formazione e di studi teologici, richiesti dal Codice di Diritto Canonico e dalla Ratio, per essere ammessi al presbiterato.
6.2. Si favorisca l’equilibrio delle esercitazioni pastorali con tutta l’azione formativa, preferendo la qualità alla quantità. Si presti un’attenzione più sistematica alla formazione pastorale nei suoi diversi aspetti: senso apostolico e zelo missionario, passione evangelizzatrice, coinvolgimento con i giovani poveri, cura delle vocazioni, studio dell’impostazione salesiana della pastorale giovanile. Nelle esercitazioni pastorali si favorisca il lavoro di equipe; si impari a fare insieme la progettazione, realizzazione, valutazione; ci sia l’accompagnamento pastorale dei formandi.
6.3. Si approfondisca la riflessione e la pratica circa la direzione spirituale e si studino le modalità di coordinamento tra le varie forme di accompagnamento personale: direzione spirituale, colloquio con il direttore, Confessione. È necessario che i responsabili assicurino che sia chiara la proposta ‘salesiana’ della direzione spirituale.
6.4. Le Ispettorie che attualmente collaborano per la formazione dei salesiani presbiteri definiscano meglio la loro collaborazione, per mezzo di una Convenzione e di un Regolamento per il funzionamento del Curatorium.
6.5. Le Ispettorie che hanno un piccolo numero di formandi studino la possibilità di stabilire la collaborazione con altre Ispettorie. In particolare si chiede a SUO di sospendere la propria comunità formatrice e di scegliere una comunità formatrice ed un centro di studio della Regione. ANT e HAI scelgano una sola comunità formatrice con cui collaborare all’interno della Regione, oltre la possibilità di inviare i formandi anche nelle comunità di Roma Gerini e di Gerusalemme.
6.6. Le Ispettorie andine inizino il processo per avere un centro salesiano di studi teologici da realizzare nell’arco di tre anni. Sembra condiviso il fatto che il centro di studio sia da collocare a Bogotà. Le Ispettorie possono costituire comunità formatrici ispettoriali o interispettoriali.
L’esperienza di CRESCO, che si è portata avanti con frutto in questi anni, si è sviluppata attraverso modalità differenti; attualmente tale esperienza non sembra essere sufficiente per soddisfare le esigenze della formazione specifica dei coadiutori espresse dalla nuova Ratio. Per questo si è iniziata una riflessione da parte della Commissione regionale di formazione e degli stessi Ispettori, in dialogo con il Consigliere generale per la formazione.
Considerati il numero ridotto di giovani coadiutori e le vicinanze culturali e linguistiche del continente americano, nella Visita di Insieme il Rettor Maggiore ha chiesto alla Regione America Cono Sud di cercare una soluzione unica insieme alla Regione Interamerica.
La nuova soluzione deve tenere in conto le indicazioni della Ratio, che chiede di offrire in questa fase una “seria formazione teologica, pedagogica e salesiana” (Reg. 98) della durata di “almeno un anno” (FSDB 449).
Per concretizzare questa fase formativa, il Dicastero di formazione ha preparato insieme ad alcuni salesiani coadiutori un curricolo di studi della durata di due anni, che è coerente con la Ratio e mantiene un equilibrio tra gli studi di teologia sistematica, sacra scrittura, storia, liturgia, morale, pastorale, spiritualità, studi salesiani e scienze umane. Tale curricolo ha la possibilità di riuscita dove c’è un centro salesiano di studio e dove è offerto anche ad altri religiosi fratelli, religiose, laici, permettendo così di continuare l’esperienza anche quando ci siano pochi coadiutori.
Orientamenti
7.1. Dopo il dialogo intercorso tra le Regioni Interamerica e America Cono Sud si è giunti alla conclusione che la formazione specifica dei salesiani coadiutori si svolgerà a Guatemala - CAM ed avrà durata biennale. In questo momento tale comunità dipende dalla responsabilità degli Ispettori della Regione Interamerica ed è aperta alle Ispettorie della Regione America Cono Sud che intendono inviarvi salesiani coadiutori. Si continuerà il dialogo con la Regione America Cono Sud.
7.2. Essendo stata scelta una durata biennale per questa fase, in qualche Ispettoria occorre rivedere la durata del postnoviziato per i salesiani coadiutori. Le CIF debbono poi approfondire quando collocare la specializzazione professionale dei salesiani coadiutori; il confronto su tale realtà dovrà anche essere continuato nella Commissione regionale di formazione.
8. PREPARAZIONE PER LA PROFESSIONE PERPETUA
La preparazione alla professione perpetua inizia un anno prima della professione stessa, dopo che il confratello ha espresso all’Ispettore la volontà di cominciare tale preparazione.
L’anno di preparazione si prefigge di realizzare una verifica dell’esperienza religiosa salesiana vissuta, un discernimento prima della scelta definitiva ed un rafforzamento delle motivazioni vocazionali. E’ una fase decisiva.
La Commissione regionale di formazione sta portando avanti una riflessione per favorire una collaborazione interispettoriale al riguardo. Si incoraggiano le Ispettorie a iniziare o a continuare tale collaborazione.
8.1. La Commissione regionale di formazione sottoponga agli Ispettori della Regione una proposta di collaborazione tra le Ispettorie per questa preparazione. Ci si confronti anche con altre esperienze della Congregazione, soprattutto all’interno della Regione America Cono Sud.
9. STUDI SALESIANI
Nella Regione è riconosciuta la ricchezza, costituita dal Centro Regionale di Formazione di Quito; esso è impegnato in particolare a preparare esperti di studi salesiani e coordinare l’azione formativa e pastorale della Regione. A questo impegno contribuisce per la Regione e per la Congregazione anche il Don Bosco Hall di Berkeley - SUO.
Si nota la carenza della proposta di tali studi soprattutto nel postnoviziato e nella formazione specifica per salesiani presbiteri. Nelle Regioni della Congregazione il Dicastero per la formazione ha concluso una consultazione circa gli studi salesiani nella formazione iniziale. Il Rettor Maggiore ed il Consiglio generale hanno approvato gli Orientamenti per tutta la Congregazione al riguardo. La Regione Interamerica ha dato un notevole contributo alla loro elaborazione.
9.1. Si chiede che ogni Ispettoria adotti i nuovi Orientamenti per gli studi salesiani, approvati dal Rettor Maggiore e Consiglio, e provveda alla preparazione di qualche confratello in tali studi, usufruendo oltre che del Centro Regionale di Quito e di Berkeley, del curricolo di licenza e dottorato di Teologia spirituale dell’UPS, con indirizzo specifico in tali studi.
9.2. I centri di studio si impegnino ad inserire gli studi salesiani negli orari delle lezioni, con docenti del centro stesso, esami e riconoscimento accademico dei crediti. Coloro che studiano in un centro non salesiano, abbiano l’opportunità di fare questi studi nello stesso centro o in altra sede.
10. STILE DI VITA POVERO E COMUNITARIO
Oggi la cultura consumistica e l’individualismo rendono fragili i giovani di fronte alle difficoltà. La formazione iniziale deve sapere stimolare le energie migliori e deve vigilare sul rischio di formare generazioni deboli. Occorre formare al lavoro e alla temperanza e al vivere e lavorare insieme.
Il CG25 ci impegna a testimoniare “un modo di vivere semplice, sobrio e modesto, prendendo in considerazione l’ambiente che ci circonda, in un lavoro assiduo e sacrificato, disposti a fare anche i lavori più umili” (n. 35).
Lo stile di vita povero aiuta a coltivare sensibilità e solidarietà verso i più bisognosi e attenzione alle situazioni di emarginazioni ed esclusione. Nella formazione iniziale si richiede attenzione a formare nella dottrina e nella pratica della povertà evangelica.
10.1. Le abitazioni delle comunità formatrici siano semplici. L’impostazione della vita aiuti la crescita del senso comunitario. Si favoriscano ambienti e spazi comunitari. I formandi siano coinvolti nei servizi domestici; il personale di servizio sia ridotto all’essenziale.
10.2. La comunità formatrice abbia uno stile sobrio, essenziale e solidale. Occorre creare nei formandi una maggior vigilanza e moderazione sulle spese personali, l’uso dei veicoli, il possesso di strumenti personali, in particolare di quelli di comunicazione sociale e dell’internet.
10.3. La comunità formatrice concretizzi nel progetto comunitario le linee importanti della vita di povertà e faccia, almeno una volta all’anno, lo “scrutinium paupertatis”. La presentazione dei bilanci preventivo e consuntivo della comunità aiutano a formarsi sensibilità per la povertà.
11. FORMAZIONE DEI FORMATORI
I formatori di ogni comunità formatrice si incontrano periodicamente all’interno della comunità, confrontandosi su temi formativi a partire dalla Ratio; qualche comunità si incontra già almeno una volta al mese. Questo favorisce la costruzione dell’equipe e la convergenza formativa.
In qualche Ispettoria ci sono iniziative annuali di formazione di tutti i formatori dell’Ispettoria, in vista della costituzione di una vera “scuola di formazione” ispettoriale.
I formatori della Regione possono avere un incontro di formazione annuale, almeno per categorie: gruppi dei direttori di prenoviziati, noviziati, postnoviziati, formazione specifica. E’ possibile anche una formazione almeno zonale delle equipes dei formatori
I confratelli, che sono già formatori o che saranno immessi in comunità formatrici, stanno partecipando al corso di aggiornamento per formatori dell’UPS, tenuto da febbraio a maggio, o a qualche corso del centro regionale di Quito.
Hanno urgente bisogno di essere approfonditi contenuti e metodologie riguardanti la formazione umana, l’esperienza spirituale, la direzione spirituale, le esercitazioni pastorali, la continuità formativa tra le fasi, la crescita affettiva della persona nelle varie fasi, il contributo della psicologia.
Orientamenti
12.1. Le Ispettorie pongano tra le loro priorità dei prossimi anni la costituzione e il rafforzamento delle équipe formative, consistenti quantitativamente e qualitativamente.
12.2. Si diano opportunità ai formatori, attuali e futuri, di qualificazione e aggiornamento per il loro compito formativo; si favorisca la preparazione attraverso il corso di aggiornamento per formatori dell’UPS, il curricolo per formatori dell’UPS e le proposte del Centro Regionale di Quito. In particolare ai direttori delle comunità formatrici e ai maestri dei novizi sia dato un anno di preparazione, o almeno sei mesi di aggiornamento, precedente all’assunzione del loro incarico.
12.3. Si favorisca l’incontro annuale dei formatori della Regione; la Commissione regionale di formazione ne studi le modalità di attuazione. E’ importante formare alla direzione spirituale e alla sua pratica salesiana, che vede nel direttore la guida spirituale proposta a tutti. Come pure occorre preparare per la metodologia della personalizzazione, che tra l’altro richiede di essere attenti a passare ad altra fase formativa solo se il formando ha raggiunto gli obiettivi che la Ratio propone.
Vi ringrazio dell’attenzione e della collaborazione nell’attuazione di questi “Orientamenti”. Essi sono espressione della responsabilità del Rettor Maggiore e del Consiglio generale, che hanno la responsabilità prima sulla formazione di tutta la Congregazione e che hanno il compito di assicurare ambienti, equipes, programmi formativi validi ed efficaci.
Tali “Orientamenti”siano oggetto di studio specialmente da parte delle comunità formatrici, delle CIF e dei Consigli ispettoriali, della Commissione regionale di formazione,
In Don Bosco
Don Francesco Cereda