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Giornata Salesiana, Forum MGS 24 luglio 2013

Giornata Salesiana, Forum MGS 24 luglio 2013

 

12   DOMANDE DI RIFLESSIONE   

 

1.  La riflessione sulla dimensione missionaria del MGS quale novità offre    al processo di crescita del nostro gruppo?

2.  Quali sono le opportunità che il contesto sociale ci offre per essere oggi    giovani missionari?

3.  Quali  sono  le  sfide  che  incontriamo  nel  contesto  in  cui  viviamo,  per    essere giovani autenticamente missionari?

4.  Alla  luce  della  nostra  esperienza  giovanile  missionaria  e  del  sussidio    che  abbiamo  letto,  quale  contributo  di  riflessione  e/o  di  pratica    desideriamo  condividere  e  offrire  ad  altri  giovani  ed  educatori  per    arricchire il vissuto della spiritualità giovanile salesiana?

     TESTI DI RIFERIMENTO    •  BENEDETTO XVI, Messaggio per la XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù 2013.

•  BENEDETTO XVI, Messaggio per la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù 2011.

•  BENEDETTO XVI, Omelia alla Celebrazione Eucaristica in occasione della XXVI Giornata Mondiale    della Gioventù, Base aerea dei Quattro Venti di Madrid, 21 agosto 2011.

•  FRANCESCO, Omelia del Santo Padre Francesco. Celebrazione della Domenica delle Palme e della    Passione del Signore, 24 marzo 2013.

•  XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI, Messaggio al popolo di Dio a    conclusione del Sinodo su “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”,    Vaticano, 26 ottobre 2012.

•  DICASTERI PER LA PASTORALE GIOVANILE FMA-SDB, Spiritualità giovanile salesiana. Un dono dello    Spirito alla Famiglia Salesiana per la vita e la speranza di tutti, Roma, 1996.

•  ISTITUTO FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE, Perché abbiano vita e vita in abbondanza. Linee orientative    della missione educativa delle FMA, Elledici, Leumann (Torino), 2005.

•  Documenti del Capitolo Generale 23 della Società di San Francesco di Sales, Educare i giovani alla    Fede, Editrice S.D.B., Roma, 4 marzo - 5 maggio 1990.

•  DICASTERO SDB – AMBITO FMA PER LA PASTORALE GIOVANILE, Segni e portatori dell’amore di Dio    ai giovani. Atti del Forum Mondiale del Movimento Giovanile Salesiano. Colle Don Bosco, 6-13    agosto 2000. INTRODUZIONE    Mentre  Gesù  percorre  i  sentieri  della  Samaria  per  giungere  alla  Galilea,    scopre  cuori  aperti  che  accettano  di  coinvolgersi  con  Lui  per  portare  a    tutti la salvezza di Dio. Anche a noi capita di essere affaticati nel cammino    della vita, assettati della Buona Notizia e di una vicinanza misericordiosa.

Nonostante  questi  momenti,  sperimentiamo  anche  nell’intimo  del  cuore    l’invito di Dio a noi per diventare presenze di prossimità verso quanti sono    altrettanto feriti e assettati (Cfr. Gv 4, 5-42; Lc 10, 29-37).

Gesù,  fonte  della  salvezza  di  Dio,  chiede  con  tanta  semplicità  ad  una    donna  samaritana  «Dammi  da  bere»  (Gv  4,7).

Questo gesto è per noi ispirazione e guida quando    ci  interroghiamo  su  cosa  fare  oggi  per  portare  la    vita abbondante di Dio a tanta gente bisognosa, in    cerca di senso e di speranza.

La  Chiesa,  nel  continuare  la  sua  missione  di    evangelizzazione,  conta  su  di  noi  giovani,  primi    missionari  tra  i  nostri  coetanei.  Cosa  vuol  dire    essere  missionari?  Significa  anzitutto  essere    discepoli di Gesù Cristo, guardare a Lui, accogliere    il  suo  invito  sempre  nuovo  a  seguirlo  ed    annunciarlo.  Vogliamo essere giovani pellegrini che annunciano l’amore    di  Dio  ad  altri  giovani  con  i  quali  insieme  percorriamo  il  cammino  della    vita.

Essere  annunciatori  secondo  l’esempio  e  il  messaggio  di  Gesù  Cristo    richiede  gesti  e  parole  d’amore,  ascolto  e  comprensione  per  sostenerci    vicendevolmente nella ricerca della verità e del senso della vita.

Con il cuore missionario di don Bosco e di madre Mazzarello cerchiamo di    guardare alla realtà odierna con gli occhi di Dio, datore di vita e fonte di    speranza. Lo Spirito Santo ci spinge a traguardi nuovi, a uscire dal nostro    L’impegno    missionario    è una dimensione    essenziale    della fede:    non si è veri    credenti senza    evangelizzare.

Papa Benedetto XVI  11 Siamo chiamati ad essere presenti nel “continente digitale” portando lì la  Bella  Notizia  di  Gesù,  condividendo  l’esperienza  di  fede  attraverso  “l’incontro  digitale”  con  tanti  giovani  di  altre  culture  e  religioni,  esprimendo il Vangelo in questo spazio importante del nostro quotidiano.

La sfida è essere presenti come lievito evangelico in questa nuova cultura  della  comunicazione,  con  saggezza  e  attenzione,  non  sostituendo  l’incontro e il dialogo diretto con le persone con i contatti in rete.

Le  nostre  società  stanno  diventando  sempre  più  multiculturali  e  multireligiose.  C’è  mobilità  giovanile,  incontro  di  culture,  scambio  nelle  diversità,  ma  anche  ostilità  e  avversione  alle  differenze  umane  e  sociali.

Siamo  una  generazione  che  per  svariati  motivi  si  muove,  cerca  nuovi  orizzonti  di  espressione  o  un  luogo  dove  vivere  in  modo  più  dignitoso.

Talvolta abbiamo più ampie possibilità di viaggiare, incontrarci, scambiare  i  talenti  che  abbiamo,  ma  esistono  anche  ingiustizie,  impoverimento  e  confusione  in  questa  realtà  di  mobilità  giovanile.  Siamo  chiamati  a  testimoniare senza paura la nostra fede anche in questa complessa realtà,  perché  comunicare  la  gioia  dell’incontro  con  Cristo  è  sempre  dono  prezioso.  Regalandolo  a  piene  mani  a  tutti  coloro  che  incontriamo,  noi  potenziamo la vita e facciamo crescere la speranza: costruiamo una nuova  umanità.

10 Ogni tappa della vita ha un valore in sé e per noi  giovani  la  giovinezza  è  il  “nostro”  momento  presente,  nel  quale  scopriamo  la  nostra  identità  personale  e  il  rapporto  con  altre  persone  (adulti,  coetanei, ecc.) e con Dio. La giovinezza non è una  sala  d’attesa!  È  un  campo  aperto  e  concreto,  un  laboratorio  fecondo  di  vita  nel  quale  metterci  all’opera.  Il  nostro  contributo  più  caratteristico  nella  Chiesa  è  la  gioia  di  vivere  la  fede,  l’entusiasmo  di  annunciarla,  la  creatività  nel  celebrarla,  soprattutto  quando  c’è  il  rischio  di  vivere  la  fede  come  una  routine, in modo un po’ stanco e rigido.

La  vita  quotidiana  è  anche  luogo  e  tempo  del  nostro  incontro  con  altri  giovani: amici, compagni di scuola o di lavoro, coetanei che frequentano  gli stessi ambienti, amici nelle reti sociali, giovani che faticano nella vita a  causa di svariate situazioni personali e sociali, con i quali anche per noi è  talvolta  difficile  l’incontro,  il  dialogo…  È  nel  quotidiano  che  possiamo  condividere  con  tutti  questi  amici  il  senso  profondo  della  vita.  La  conversazione di Gesù con quel dottore della legge in seguito al racconto  della  parabola  del  buon  Samaritano  (Lc  10,25-37)  ci  ricorda  che  costruiamo la nostra esistenza solo se accettiamo di “uscire” da noi stessi,  decentrandoci  verso  l’altra  persona,  verso  ciò  che  davvero  vive,  e  in  quell’atto d’amore avviene l’incontro con Dio.

In questo tempo ci sono due realtà dell’esistenza giovanile in cui possiamo  condividere in modo caratteristico la bellezza della vita scoperta e trovata  in Gesù e da Lui donata: il mondo digitale e la mobilità umana. Sono due  spazi  nei  quali  noi  giovani  del  mondo  siamo  immersi  e  interagiamo  volentieri, e sono anche spazi che segnano differenze ed esclusioni proprio  per noi giovani e il nostro futuro: lì possiamo essere missionari.

Il nostro contributo  più caratteristico  nella Chiesa  è la gioia di vivere  la fede,  l’entusiasmo di  annunciarla,  la creatività  nel celebrarla…  3 privato  e  scoprire  cammini  d’incontro  con  tanti  altri  giovani  nei  luoghi  dove  essi  abitano,  specialmente  in  quelle  situazioni  dove  mancano  vita,  giustizia, pace e rispetto per la dignità della persona umana.

Siamo  giovani  disposti  a  collaborare  nella  costruzione  di  una  Chiesa  missionaria  nella  quale  i  giovani  stessi  hanno  un  posto  privilegiato  nel  servizio, nella presenza, nell’annuncio. Come MGS vogliamo annunciare i  valori del Vangelo di Cristo attraverso la testimonianza della nostra vita,  utilizzando linguaggi nostri, simboli nostri, espressioni giovanili nostre! La  carità  educativa  del  Buon  Pastore  ci  ispira  a  portare  l’amore  di  Dio  agli  ultimi, ai più poveri e impoveriti, agli esclusi, ai lontani ed anche a coloro  che si sono allontanati.  Vogliamo essere discepoli samaritani che portano  a  tutto  il  mondo,  condividendolo,  l’annuncio  gioioso  di  salvezza  e  vita  nuova che il Dio di Gesù ci affida.

1. Amici di Gesù  Quelli che Gesù aveva invitato li chiamò “amici”. È stato questo invito a  vivere l´amicizia con Lui e con il Padre, che ha attirato tante persone a Lui.

È  l’esperienza  vissuta  dai  discepoli  di  Giovanni  Battista  che  vennero  a  vedere e rimasero (Gv 1,40), dalla gente semplice della Palestina (Gv 1,39),  anche da alcuni farisei (Gv 3,1-36), dalla donna straniera al pozzo (Gv 4,5- 32), e da tante altre persone. L´approccio di Gesù,  in  quel  suo  contesto,  fu  molto  semplice,  ma  sorprendente e nuovo.

All’età  di  9  anni,  Giovannino  Bosco  fece  un  sogno  che  segnò  la  sua  vita.  Quel  sogno  aprì  anche  la  via  ad  un  rapporto  speciale  con  Gesù  Cristo:  l’amicizia.  Don  Bosco  ha  raccomandato  questa relazione personale con Dio anche ai “suoi”  La fede Cristiana  non è solo credere  a delle verità,  ma è anzitutto  una relazione  personale  con Gesù Cristo.

Papa Benedetto XVI   4 giovani, come leggiamo nelle “Vite di Domenico Savio, Michele Magone e  Francesco Besucco”. Si tratta di “uno stretto legame di amicizia tra Gesù e  il giovane”. Anche per Maria Mazzarello, grazie al rapporto con il suo papà  e alla guida del suo confessore don Pestarino, Gesù fu una persona vicina  con  la  quale  dialogava  e  alla  quale  condivideva  i  segreti  più  intimi  del  cuore. Le sue lettere ci fanno vedere la semplicità con cui lei si rivolgeva a  Gesù e incoraggiava anche le suore e le giovani a rivolgersi a Lui.

L´amicizia è un linguaggio e un tipo di relazione caratteristico del mondo  dei  giovani.    L’amicizia  è  un  tratto  caratteristico  della  spiritualità  salesiana. Per noi, “l’educazione è cosa di cuore”. Il rapporto di amicizia  era  presente  sia  a  Valdocco  che  a  Mornese,  comunità delle nostre origini: era una relazione  di  vicinanza  e  di  unione  di  cuori,  ideali  e  impegni. È così per la nostra amicizia con Gesù.

Si  tratta  di  dedicare  tempo  e  di  coltivarla  attraverso  momenti  ordinari  e  speciali  di  incontro con Lui. Questa amicizia ci trasforma,  unisce  il  nostro  cuore  a  quello  di  Gesù  e  fa  sì  che  i  suoi  ideali  e  i  suoi  progetti  divengano  i  nostri.

La  Chiesa  sempre  presenta  “l´incontro  con  Gesù  Cristo”  come  la  meta  della nostra spiritualità. Benedetto XVI così ci ha detto: “La fede cristiana  non è solo credere a delle verità, ma è anzitutto una relazione personale  con Gesù Cristo, è l’incontro con il Figlio di Dio, che dà a tutta l’esistenza  un  dinamismo  nuovo.  Quando  entriamo  in  rapporto  personale  con  Lui,  Cristo ci rivela la nostra identità, e, nella sua amicizia, la vita cresce e si  realizza in pienezza”.

Ora più che mai, noi giovani abbiamo bisogno dell´amicizia con Gesù per  affrontare con serenità le sfide della vita quotidiana. L’amicizia con Gesù  Chi ha  scoperto Cristo  deve portare altri  verso di Lui.

Una grande gioia  non si può tenere  per sé.

Bisogna trasmetterla.

Papa Benedetto XVI  9 4. Vivendo il quotidiano con gioia e impegno  La  luce  della  fede  ci  fa  comprendere  che  ogni  esistenza  ha  un  valore  inestimabile, perché frutto dell’amore di Dio. L’incontro con Gesù Cristo e  l’aver trovato in Lui la roccia su cui costruire la nostra esistenza non può  che condurci alla gioia. Don Bosco ha accolto questa verità, esprimendola  in modo semplice: “La santità consiste nell’essere felici”.

Noi  riconosciamo  che  la  vita  quotidiana  è  il  luogo  e  il  tempo  del  nostro  incontro con Dio e per questo viviamo il quotidiano con gioia. Ciò non vuol  dire assenza di fatiche e difficoltà perché il Signore che seguiamo e che ci  accompagna è molto speciale: ama fino alla  croce  e  ci  insegna  a  servire  e  amare.  Noi  giovani  accogliamo  la  croce  nella  vita  quotidiana  quando  viviamo  i  vari  momenti  con  impegno  e  creatività,  con  senso  di  responsabilità,  nonostante  routine  e  ripetitività.  Le  cose  grandi  e  straordinarie  non  capitano  ogni  giorno  ed  è  appunto  per  questo  che  viviamo  la  risposta  a  Dio  nella  fedeltà  quotidiana.  Nella  nostra  vita  questa  è una sfida grande: vivere bene il quotidiano.

Ciò richiede una certa capacità di disciplina  per  superare  la  tentazione  di  voler  fare  soprattutto  quello  che  ci  piace.

L’appartenenza a un gruppo che vive la spiritualità giovanile salesiana è  per noi vero sostegno nel vivere il quotidiano con gioia e responsabilità e  ci infonde coraggio per diventare lievito che fa crescere il bene nella vita di  altri bambini, adolescenti e giovani.

Spesso  sentiamo  dire  che  i  giovani  sono  il  futuro  della  società:  noi  consideriamo  questa  affermazione  imprecisa,  perché  sembra  che  non  si  sappiano valorizzare tutte le tappe di sviluppo di una personalità adulta.

Una nuova generazione  di cristiani è chiamata  a contribuire  all’edificazione di  un mondo in cui  la vita sia Accolta,  Rispettata e Curata  Amorevolmente,  non respinta o temuta…  Papa Benedetto XVI   8 persona  umana.    Guardiamo  alla  persona  umana  con  grande  fiducia  e  speranza perché è immagine di Dio, un’opera che è sempre in divenire. Il  nostro grande dono al mondo è questa visione di umanità che ci ha offerto  Gesù:  siamo  figli  di  un  Padre  amorevole  e  grande,  che  vuole  la  vita  e  la  speranza per tutti.

Un’altra azione concreta che siamo chiamati a compiere è creare comunità  accoglienti  nelle  quali  tutti,  soprattutto  coloro  che  sono  emarginati  ed  esclusi, si sentano a casa. La dimensione relazionale è fondamentale per  la  persona.  Purtroppo  alcuni  cambiamenti  culturali  e  sociali  che  stanno  avvenendo  nel  mondo  rendono  talvolta  le  relazioni  umane  superficiali  e  funzionali.  E  noi  giovani  ce  ne  accorgiamo  e  soffriamo  di  più.  Solo  attraverso  una  forte  vita  di  gruppo  questo  bisogno  viene  ricolmato  e  ci  educhiamo  a  costruire  rapporti  più  profondi,  inclusivi  e  gratuiti,  più  evangelici.

Esprimiamo  la  passione  per  l’umanità  e  il  creato  anche  attraverso  una  cittadinanza  attiva,  critica  e  artefice  di  una  trasformazione  sociale  che  promuove pace, giustizia, verità, libertà, la civiltà dell’amore. Costruire il  Regno di Dio oggi vuol dire impegnarci in prima persona a far crescere la  cultura della vita negli ambienti educativi, nella comunità ecclesiale,  sul  territorio, nelle reti sociali, arricchendo questi luoghi e spazi con lo stile e i  valori  tipici  del  carisma  salesiano.  Per  esempio:  l’impegno  educativo- preventivo  nei  luoghi  di  educazione  formale  e  non  formale;  l’animazione  liturgico-catechistica; l’animazione culturale e del tempo libero, dello sport,  della musica, del teatro nel proprio territorio; l’impegno sociale e politico  nella  ricerca  del  bene  comune;  il  volontariato  come  servizio  educativo  e  missionario, dove testimoniamo la fraternità e potenziamo la cultura della  gratuità.

5 dà significato alla nostra vita, ne illumina i momenti incomprensibili e le  situazioni  difficili.  In  compagnia  di  un  amico  come  Gesù,  i  nostri  occhi  possono aprirsi alla verità, i cuori possono infiammarsi di gioia e resistere  alla disperazione nelle difficoltà. Gesù ci offre e propone una prospettiva  nuova, di senso e di speranza, così come accadde con i due discepoli sulla  strada di Emmaus (Cfr. Lc 24,13).

In questa amicizia con Gesù si radica il coraggio, la spinta di testimoniare  la  fede  negli  ambienti  più  diversi,  anche  là  dove  c’è  rifiuto,  intolleranza,  indifferenza… Non è possibile incontrare Cristo e non farlo conoscere agli  altri!  Da  missionari  non  possiamo  “conservare”  Cristo  per  noi  stessi:  comunichiamo  agli  altri  la  bellezza  dell’incontro  con  Lui  e  la  gioia  della  nostra fede-fiducia in Lui!

2. Nella comunità dei credenti  Non è facile vivere la fede in Cristo da soli. Aver fede significa appoggiarci  su  fratelli  e  sorelle  che  lungo  la  storia  e  oggi  hanno  testimoniato  e  testimoniano  la  fede  cristiana,  e  rendere  la  nostra  fede  roccia  salda  di  appoggio  per  tanti  altri.  Infatti,  è  dalla  comunione  con  altri  “amici”  di  Gesù  che  i  primi  cristiani  hanno  trovato  forza  ed  energia  per  vivere  l’amicizia con Gesù in un contesto poco aperto e talvolta ostile.

“Che  siano  una  cosa  sola  come  noi”  (Gv  17,22):  così  Gesù  pregò  prima  della sua passione e morte.  “Andate e fate discepoli tutti i popoli” (Cfr. Mt  28,19): queste furono le sue ultime parole, il mandato finale. Due eredità  preziose per la Chiesa, per la comunità dei discepoli e per tutti gli amici di  Gesù Cristo: la comunione e la missione.

Spesso sentiamo dire: “Sì a Gesù, no alla Chiesa”, ma questa non è una  scelta possibile. Lo stesso Cristo si riferisce alla Chiesa come “sua”. Non è  possibile separare Cristo dalla Chiesa, come non si può separare la testa   6 dal  corpo  (Cfr.  1Cor  12,12).  La  Chiesa  non  è  una  semplice  istituzione  umana  come  qualsiasi  altra,  ma  è  strettamente  unita  a  Dio,  costruita  e  voluta  da  Gesù.

Non  possiamo  seguire  Gesù  da  soli.  Chi  cede  alla  tentazione  di  andare  per  conto  suo  o  di  vivere  la  fede  secondo  una  mentalità  individualista  (che  sembra  dominare nella società), corre il rischio di non incontrare mai Gesù Cristo,  o di finire seguendo un’immagine falsa di Lui.

Crescere  in  amicizia  con  Cristo  necessariamente  significa  riconoscere  l´importanza della partecipazione gioiosa alla vita delle nostre parrocchie,  delle  comunità,  dei  gruppi,  così  come  la  celebrazione  dell’Eucaristia  domenicale, l’accoglienza frequente del sacramento della Riconciliazione, e  la consuetudine alla preghiera personale e alla meditazione della Parola di  Dio.

Come Maria, la madre di Dio, era presente con gli Apostoli all’inizio della  Chiesa, così Maria ha anche guidato l’inizio della Famiglia salesiana. Don  Bosco diceva “Ha fatto tutto lei”. L’inizio dell’Istituto delle Figlie di Maria  Ausiliatrice  (FMA)  è  radicato  nella  sollecitazione  di  Maria  alla  giovane  Maria Domenica Mazzarello lungo la Via di Borgoalto: “A te le affido”.   In  Maria  don  Bosco  ci  ha  donato  una  guida  sicura  nel  compiere  la  nostra  missione educativa. Come una famiglia è tenuta insieme e sostenuta dalla  mamma,  Maria,  madre  di  Dio  e  madre  nostra,  sostiene  la  Famiglia  salesiana e tutti gli ambienti educativi nei quali operiamo.

3. Per costruire il Regno di Dio  La grande novità del messaggio di Gesù è che Dio vuol bene a tutti. Dio  non  sceglie  un  popolo,  una  classe  sociale,  un  continente,  un  gruppo  etnico: Dio è Padre di tutti e quindi vuole la felicità di tutti. E se Dio ha  Non può  avere Dio  per Padre  chi non ha  la Chiesa  per madre.

S. Cipriano  7 qualche  preferenza,  è  sempre  per  i  più  poveri,  gli  indifesi,  gli  infelici,  i  senza voce, i dimenticati.

Gli amici di Gesù prendono sul serio questa sua preoccupazione di dire a  tutti che Dio sta dalla parte di ogni persona e di tutte le persone. Il Dio di  Gesù  è  quel  Padre  che  “ha  tanto  amato  il  mondo  da  dare  il  suo  Figlio  unigenito,  perché  chiunque  crede  in  lui  non  muoia,  ma  abbia  la  vita  eterna” (Gv 3,16). Dio vuole che tutti abbiano vita in pienezza. E quando  Dio  è  pienamente  accolto,  c’è  pienezza di vita.

Che  cosa  è  questa  vita  in  pienezza?  È  la  vita  che  trionfa  sulla  morte,  è  vivere nel nome del  Dio della vita. Dove  esistono  delle  condizioni  che  minacciano  la  vita  o  che  impediscono  la  sua  piena  realizzazione,  c’è  morte.  Gli  amici  di  Gesù  collaborano  con  Lui  affinché  “tutti abbiano vita e  l’abbiano  in  abbondanza”  (Gv  10,10).  Ma  in  concreto,  come  possiamo farlo?

Il nostro primo atto  di  amore  come  amici  di  Gesù  é  condividere  la  sorgente della nostra speranza. Questa speranza ha un nome: Gesù Cristo.

Noi giovani siamo i migliori portatori della nostra esperienza personale di  Gesù  a  tanti  coetanei.  Il  mistero  pasquale  (la  passione,  morte  e  risurrezione  di  Gesù)  ci  rivela  il  trionfo  finale  di  Dio  su  ogni  male.

Guardiamo al mondo con realismo, riconoscendo in esso il bene e il male,  le sfide e le opportunità, le speranze e le gioie; ma non ci stanchiamo mai  di agire per migliorare il mondo perché crediamo in Dio e crediamo nella  Cari giovani amici,  il Signore vi sta chiedendo  di essere profeti  di questa nuova era,  messaggeri del suo amore,  capaci di attrarre la gente  verso il Padre  e di costruire  un futuro di speranza  per tutta l’umanità. Il mondo