Ai Salesiani
DIREZIONE GENERALE DELLE OPERE SALESIANE
TORINO
XXXIV
1. Gara di carità fraterna. — 2. Coltiviamo le vocazioni anche dei coadiutori. — 3. Lode per l´apprendimento del canto gregoriano. — 4. Le cose migliorano nell´Equatore. — 5. Le associazioni degli antichi allievi. — 6. Corrispondiamo alla stima che si ha per la nostra Pia Società. 7. La causa di Don Bosco e la Messa di S. Francesco di Sales.
Torino, 24 giugno 1898.
Festa della Nascita di S. Giovanni Battista.
(Lettera Edificante N. 4).
Carissimi Figli in G. C.
Nelle varie traversìe della vita, nelle difficoltà che si incontrano nel fare il bene e in mezzo al lavoro continuo, che quasi ci opprime, è pur dolce l´intrattenerci di quando in quando ad osservare il progresso della nostra Pia Società, ed ammirare il bene che la Divina Provvidenza va facendo nel mondo per mezzo nostro.
Tuttavia non è mio scopo in questa lettera intrattenervi nè sul grande aumento che in questo anno ebbe la nostra Congregazione, nè sul bene che producono ovunque le Missioni, nè su altri fatti notevoli della nostra Pia Società; e neppure intendo fermarmi a parlarvi delle speranze, che fiorite appaiono, riguardo al bene che ci verrà dal prossimo Capitolo Generale, che si sta preparando; piuttosto desidero intrattenermi con voi su alcuni punti particolari, da alcuni appena osservati, che produssero però del gran bene e ne preparano altro anche maggiore.
E prima di tutto vi dirò che fui rallegrato assai dalla carità fraterna che si dimostrò generalmente verso la Casa di Concezione nel Chili. Io fui costretto l´anno scorso a farvi notare il miserando caso di quel nostro Collegio, caso unico finora nella Congregazione; essendosi dovuto chiudere per motivo dei debiti, ed in pericolo di essere messo all´incanto dai creditori, e mi raccomandavo a voi di venirgli in aiuto. Ebbene io vidi una gara tra voi, per soccorrere quella casa, che mi ha proprio consolato. Le case dell´antico continente gareggiarono con quelle del nuovo, che già prima si erano quotate per soccorrerla, e tra tutti si potè ben presto scongiurare il pericolo che andasse all´asta pubblica; ed ora, sebbene i debiti non siano ancora tutti estinti e vi sia ancora bisogno di soccorso, i creditori si sono accontentati pel momento di quanto si fece, e già si potè riaprire il Collegio, benchè con un numero di giovani molto limitato, non permettendo ancora le finanze di tenerne un numero maggiore.
La suddetta mia raccomandazione suscitò in vari Collegi atti veramente generosi che mi consolarono anche di più, giungendo alcuni a fare vere privazioni per venire in soccorso dei Confratelli. Un Direttore, che mi mandò una somma secondo le sue forze, unitamente mi scriveva le seguenti parole che, vi assicuro, mi intenerirono proprio, e ve le riporto qui a comune edificazione: « Il proposito che abbiam fatto nell´esercizio di buona morte del mese è stato questo: Ad onore di D. Bosco e per amore della Congregazione osserveremo in special modo il santo voto di povertà custodendo con ogni possibil cura gli oggetti d´uso ed evitando non solo ogni spesa superflua, ma anche limitando le necessarie. Spero che la pratica di tale proposito ci metterà in grado di poter mandare alla fine del mese qualche altra sommetta ».
Un altro Direttore d´una casa incipiente ed assai povera, mandando la sua piccola quota, mi scriveva: « Quanto a noi le dirò che il Signore sembra davvero benedirci. Non siamo circondati da ricchi, che altrimenti potremmo raccogliere molto più danaro pei bisogni della Congregazione, ma siamo molto amati da tutti, e tutti mandano qualche cosa. Ci raccomandiamo sempre a Don Bosco, e di tanto in tanto riceviamo qualche offerta in ringraziamento di grazia ottenuta per intercessione del venerato nostro Fondatore. Al cominciare dell´anno eravamo sprovvisti di ogni cosa, e non sapevamo come fare per ripararci dai rigori del freddo: abbiamo pregato e si son subito ricevute maglie, mutande, vesti, pastrani e persino una vacca con un vitellino recentemente nato. Avevamo un debito abbastanza grave per una casa incipiente, e avendo pensato di fare tutti i giorni una preghiera a Maria Ausiliatrice affinchè, per intercessione di D. Bosco, ci aiutasse, questa buona Madre ci ha mandato il danaro per pagare il nostro debito, et ultra. L´esperienza ci ha fatto toccare con mano, che quanto più siamo fervorosi nell´adempimento dei nostri doveri e nell´osservanza delle regole, tanto più viene pronto il soccorso della Divina Provvidenza. Speriamo che essa ci manderà tanto danaro da poter fare presto un´altra bella offerta alla S. V. che ne ha tanto bisogno; noi continueremo a pregare ed a far sempre tutta l´economia possibile ».
Questa gara nella carità reciproca, come dissi, e queste lettere mi consolarono molto; come pure mi consolò il vedere come, dopo la mia insistenza dello scorso anno, la maggior parte delle case si diedero sollecitudine di saldare i loro debiti con le nostre case creditrici e. specialmente con l´Oratorio. Il dare la preferenza alle Case Salesiane nel soddisfare i propri debiti è veramente necessario, o miei buoni figliuoli: esso cementa la carità e l´unione tra noi, fa crescere la fiducia di una casa verso l´altra; insegna anche a stare ben sistemati nella propria contabilità ed a non illuderci negli affari finanziari, impedendo così dal fare i mali passi; ed in questo modo ne guadagna l´intera Congregazione. Siate costanti nell´osservanza di questa regola e nell´esercizio della prescritta economia ed allora son certo che il Signore, come ci assicurò ripetutamente Don Bosco, non ci lascerà mai mancare il necessario.
Non posso a meno qui di tributare altra lode dovuta alla maggior parte dei cari Direttori e perciò a tutti i Confratelli che in ciò li hanno aiutati, e questo è per due fatti particolari specialmente. Vedo prima di tutto un lodevole impegno riguardo all´aprire nuovi Oratorii festivi e guidare bene quelli già aperti. Il numero di detti Oratorii aperti in quest´anno è proprio soddisfacente, e da tutte parti mi vengono relazioni, che accennano al loro prosperare sia riguardo al concorso di giovani che li frequentano, sia riguardo al loro buon andamento e a nuove opere che ogni Oratorio festivo abbraccia. Bene, continuiamo ad impegnarci con tutte le forze a quest´uopo: sapete che è questa l´opera con la quale D. Bosco cominciò, ed è questa che maggiormente gli stava a cuore, perciò in essa dobbiamo tutti d´accordo maggiormente insistere, adoprarci per istruir bene i giovani nella verità di nostra Santa Religione collo studio e spiegazione del Catechismo e per avviarli alle pratiche di pietà ed alla virtù.
La seconda cosa di cui vi devo dar lode è l´impegno che vedo generalmente in tutte le Case per promuovere le vocazioni. Non è che su questo non si scorgano delle eccezioni; ma spero che anche queste scompariranno ben presto e saremo affatto unanimi nel lavorare indefessamente per procurare alla Chiesa dei buoni ministri ed alla nostra Pia Società dei buoni Operai Evangelici. Nè solo vi esorto a coltivare giovani che dànno buone speranze pel chiericato, ma ancora quelli che potranno farsi buoni coadiutori e capi d´arte. Sapete che da tutte parti e specialmente dai luoghi di missione ci si fanno istanze affatto straordinarie per l´impianto di laboratori e case di arti e mestieri, poichè uno dei bisogni più grandi della società moderna è di educare cristianamente l´operaio. Io pertanto, mentre lodo il lavoro fatto fin qui, non lascio d´insistere affinchè si cresca in questo impegno e di più vi ripeto qui quanto si diceva già l´anno scorso: che sentirò
con immensa consolazione del mio cuore quando qualche Ispettore potrà annunziarmi che nella sna Ispettoria si potè stabilire una casa apposita per il noviziato degli artigiani sull´esempio di quella di S. Benigno, perchè credo non vi sia altro mezzo fuori di questo per poter tirar su capi d´arte degni della Congregazione e degni della carica che dovranno un giorno coprire. Intanto però sono anche contento di sapere che, dove il numero degli ascritti artigiani è ristretto, siasi cominciato a coltivarli cogli ascritti chierici, come si cominciò a fare nella Repubblica Argentina ed in altri siti.
Anche vi devo tributar lode per l´accrescimento di zelo che ho notato in molti luoghi per sostenere la solennità delle funzioni ecclesiastiche e specialmente per l´apprendimento del canto fermo, tanto da me altre volte raccomandato. Da una casa fra le altre ho ricevuta la seguente notizia, che molto mi fece piacere, perchè indica la pratica di uno studio altamente commendato da D. Bosco: « Le aggiungo una cosa che so farle molto piacere. Si celebrò con tutta la solennità la Settimana Santa e si cantò ogni cosa secondo il canto gregoriano. Le cerimonie si fecero con molta gravità ed il canto era ben preparato. Le assicuro che tutto riuscì con grande edificazione del popolo, ed i nostri giovani vanno ancora adesso ricordando con piacere or questa funzione or quella, or questo or quel canto. Quelli furono si può dire giorni di esercizi spirituali. Così pure, festeggiandosi pochi giorni fa l´onomastico del nostro caro Ispettore, si cantò con tutto l´impegno che ci fu possibile la Messa solenne in canto gregoriano, e, come tutti quei della casa sono cantori, così ciascuno cantava dal suo posto, col libro del canto fermo in mano. Eravamo divisi in due cori, da una parte soprani e contralti, e dall´altra tenori e bassi. Che bei cori! tutti cantavano a tempo e tono! Qui si stima molto questo canto, che è canto della Chiesa, e il maestro lo sa far gustare, e il direttore è in questo animatissimo ».
Ora godo potervi dare una lieta notizia. Voi tutti conoscete le disgrazie che ci toccarono all´Equatore, del come cioè furono i nostri confratelli mandati in esilio dalle autorità di quella repubblica. Ebbene, ringraziando il Signore posso dirvi che le cose colà vanno migliorando. È bensì vero che i mali in quel disgraziato paese continuano, tuttavia andò scemando poco a poco l´accanimento contro gli Ordini religiosi; già vari passi di ravvicinamento furono fatti: la Missione di Gualaquiza non si ebbe a chiudere, e di più, due delle case che si erano dovute chiudere si poterono già riaprire; queste sono le case di Cuenca e Riobamba. Solo più restano due da riaprirsi, quella di Quito e quella di Sangolqui. Come le preghiere ci attirarono il bene già ottenuto, così le preghiere hanno da ottenere che venga il ristabilimento completo della pace in quella repubblica; che Mons. Costamagna possa presto entrare nel Vicariato dalla Santa Sede colà affidatogli e che si possa riaprire le due case che rimangono ancor chiuse. È bensì vero che al momento, per l´assoluta mancanza di personale, non ci sarebbe possibile riaprirle, ancorchè ciò fosse concesso dalle autorità, perchè tutto quel personale esiliato fu occupato ad aprire nuove case nel Perù e nel Chili da tanto tempo desiderate, ed altro personale per ora non abbiamo; ma spero che quando il Signore ci concederà la grazia di poterle riaprire, ci concederà pure quella di avere il personale occorrente all´uopo.
Prima di finire questa lettera desidero ancora accennarvi una cosa che mi riuscì molto gradevole, ed è il vedere sorgere in varie delle nostre case l´associazione degli antichi allievi; perchè molto mi piace che vi facciate grande studio per mantenervi in buona relazione coi giovani usciti dai vostri collegi od ospizi per aver terminato gli studi od il tirocinio in un´arte. Molti di questi giovani escono pieni di buona volontà di battere la via della virtù e di mantenersi saldi nei principi appresi nelle nostre case; ma entrati nel gran mondo, se sono abbandonati a se stessi si lasciano con facilità trascinare dalla corrente: mentre mantenendosi in relazione coi loro antichi superiori, si mantengono molto più facilmente saldi ne´ loro principii. Basterebbe per vari una lettera di tanto in tanto, un consiglio, una parola, un incoraggiamento; alle volte non solo resterebbero salvi, ma diverrebbero zelanti del bene altrui e validi strumenti per le opere di carità e di religione. Oltre al bene che ciò farebbe ai giovani generalmente, riuscirebbe altresì di vantaggio alle famiglie; i parenti stessi riceverebbero buona impressione nel vedere i loro figli memori tuttora dei loro antichi superiori ed in relazione con essi. Dove per tanto è possibile cioè nei grandi centri di popolazione, desidero si coltivi l´associazione degli Antichi Allievi, invitandoli qualche volta nell´anno al collegio: quelle radunane e le buone parole ed incoraggiamenti che in esse sempre vengono dette, richiamano alla loro memoria tutti i buoni ammaestramenti avuti, e li mettono di nuovo nel fervore della pietà e nel desiderio del bene. Dove poi questa associazione non riesca possibile si cerchi egualmente di tenerli uniti o con corrispondenze epistolari, o con inviare loro il Bollettino Salesiano facendoli ascrivere fra i cooperatori, o con ricordarsi di loro mandando l´invito a qualche festa speciale o in qualche altro modo che la carità cristiana saprà suggerirvi. Sarà molto opportuno animarli ad aiutarsi reciprocamente nei casi di bisogno di qualcuno di essi, come adoprarsi a procurare impiego a chi rimanesse disoccupato, appoggiarsi con raccomandazioni, visitarsi nelle infermità, animarsi a ricevere a tempo i Ss. Sacramenti ed anche aiutare i bisognosi con soccorsi materiali quando ciò sia possibile.
Altra cosa poi che per una parte mi consola e per l´altra mi cagiona quasi confusione è il vedere la grande stima che in generale si ha per la nostra Pia Società, il desiderio vivissimo che da tanti distinti personaggi e da intere popolazioni si nutre di possedere qualche Istituto Salesiano. Questo deve stimolarci ad essere tutti realmente quali siamo creduti, cioè buoni religiosi, alieni dalle abitudini secolaresche, come sarebbe il fumare, il frequentare alberghi, caffè o botteghe di simil genere, far uso dei bagni senza grave necessità; come pure deve animarci ad essere sinceramente amanti del vero bene della gioventù e del popolo.
Malgrado le molte testimonianze di stima e di affetto, dobbiamo ammettere che navighiamo in mare tempestoso, o miei buoni figliuoli; passiamo tempi difficili. Facciamoci coraggio. Una illimitata confidenza nella infinita bontà del Sacro Cuore di Gesù, una tenera divozione alla Beata Vergine, la fiducia nella protezione speciale del nostro venerato Fondatore D. Giovanni Bosco, l´osservanza lieta e costante delle nostre regole e quell´amore, carità ed unione fraterna che deve formare di noi un cuore solo ed un´anima sola per santificare noi medesimi ed estendere il regno di Gesù Cristo su questa terra, ci faranno superare tutte le difficoltà, ci faranno trionfare d´ogni pericolo, ci renderanno degni figli di quel gran Padre che nelle difficoltà si faceva più attivo, nei pericoli più accorto, nei disgusti più coraggioso, nei maggiori bisogni più infaticabile.
Iddio benedica i comuni sforzi, e voi ricordatevi di pregare anche per me, che non vi dimentico mai nelle mie deboli preghiere avanti il SS. Sacramento ed a Maria Santissima. Credetemi sempre nei Sacri Cuori di Gesù e di Maria
Aff.mo come Padre Sac. MICHELE RUA.
PS. — Credo opportuno aggiungere ancora a vostra consolazione due notizie. In primo luogo debbo informarvi che il processo per la causa del nostro buon Padre D. Bosco si continua. Portati a Roma alla S. Congregazione dei Riti gli atti del processo Diocesano, venne dal Santo Padre designato come Ponente della causa il nostro Venerato Protettore l´Eminentissimo Cardinale Parocchi, Vicario di S. S., e per Postulatore il nostro Procuratore Generale il Rev.mo D. Cesare Cagliero. Venne inoltre già destinata la Curia di Torino come centro dove debbonsi raccogliere tutti gli scritti del Servo di Dio e furono date dalla stessa S. Congregazione a S. E. Rev.ma Mons. Richelmy le analoghe istruzioni e incarichi. Speriamo che fra breve si potrà cominciare la ricerca e l´esame degli scritti. Continuiamo intanto a pregare per questo affare così importante.
Altra notizia che desidero comunicarvi si è che si ottenne per tutte le nostre chiese la Messa propria del nostro celeste Patrono San Francesco di Sales. Spero fra breve spedirne copie a tutte le Case Salesiane, affinchè tutti possano averla a disposizione íl 29 Gennaio dell´anno prossimo.
Approfitto di questa occasione per ringraziare collettivamente e particolarmente tutti quelli che mi mandarono auguri per la odierna festività ed in modo speciale coloro che agli auguri vollero aggiungere l´offerta del loro amor filiale. Voglia il Signore ad intercessione di San Giovanni Battista e del nostro caro Padre D. Bosco ricolmarli tutti delle più elette benedizioni.
1. Avvenimento memorabile. — 2. Verbale dell´VIII Capitolo Generale della Pia Società Salesiana. — 3. Documenti. — 4. L´elezione del Capitolo Superiore. — 5. Avvenimenti consolanti. — 6. La causa di Don Bosco. — 7. I confratelli di passaggio. — 8. Fine principale degli Oratori Festivi.
Roma, 1898.
Ottava della Festa dell´Immacolata Concezione.
Carissimi Figli in G. C.
L´anno 1898, che sta per finire, sarà sempre memorando nei fasti della nostra Pia Società. Voi desidererete sapere quali cose specialmente le aggiunsero lustro, ed io a comune consolazione, e dirò anche, a comune edificazione vengo ad esporvele.
Merita d´essere accennata in primo luogo la riuscitissima adunanza del nostro ottavo Capitolo Generale. Queste generali adunanze sono invero sempre importanti, ma questa dobbiamo dirla importantissima. I due nostri cari Vescovi Mons. Cagliero e Mons. Costamagna, vennero fin dall´America con tanto loro disagio a darle splendore. E noi abbiamo ammirato con quanta cordialità si assisero in mezzo a noi, con quanta assiduità assistettero alle conferenze, e con quanto zelo ed esperienza ci abbiano aiutati per cercare i mezzi pratici onde conservare sempre meglio tra noi il vero spirito del nostro gran fondatore-e padre D. Bosco. Vennero pure, malgrado il grande dispendio, ad edificarci col loro contegno ed a portare il contributo della loro esperienza gli Ispettori tutti d´America, due soli eccettuati, che non poterono venire, e vari Direttori; il tutto in conformità alle nostre regole. Vi assistettero tutti gli Ispettori d´Europa con quasi tutti i Direttori. Anzi d´ha.- lia forse due soli Direttori ne furono assenti per ragioni particolari.
Oh! quanti motivi abbiamo di ringraziare il Signore! sebbene il numero degl´intervenuti sia stato di gran lunga superiore a quello dei Capitoli precedenti, tra tanti e sì pericolosi viaggi non avvenne nessuna disgrazia. Durante il Capitolo poi tutto riuscì bene; l´ordine delle sedute, l´operosità delle Commissioni, la carità nelle discussioni, la compattezza delle deliberazioni, hanno superato quanto si poteva aspettare.
Credo farvi cosa grata comunicandovi fin d´ora il verbale di chiusura che compendia quel che nel Capitolo si trattò, intanto che si sta lavorando per coordinare le materie trattate in esso. Spero in tempo non troppo lungo pótervi comunicare ufficialmente le deliberazioni in esso prese. — Eccovi pertanto il verbale suindicato:
« L´anno del Signore 1898 alle 17,30 (5,30 pom.) del 29 agosto ebbe principio, in conformità del C. VI, art. 3 delle Regole e del C. I del Regolamento pei Capitoli Generali, PVIII Capitolo Generale nella casa nostra di Valsalice in Torino, presso la tomba del sempre car.mo nostro padre e fondatore D. Bosco. Il Capitolo fu aperto con la presidenza del Rev.mo Sig. D. Rua Michele e con l´assistenza degli Ecc.mi Vescovi, Mons. Giovanni Cagliero, titolare di Magida, Vicario Apostolico della Patagonia, Direttore spirituale emerito ed Onorario e Vicario Generale per tutte le Case dell´America sul versante dell´Atlantico; e Mons. Giacomo Costa-magna, titolare di Colonia, Vicario Apostolico di Mendez e Guala
quiza e Vicario Generale per tutte le Case dell´America sul versante del Pacifico. Vi presero parte tutti i Membri del Capitolo Superiore col Segretario ( eccettuato D. Lazzero Giuseppe assente per malattia ), il Procuratore Generale, il Maestro dei Novizi, il Vicario per le Figlie di Maria SS. Ausiliatrice, tutti gl´Ispettori, eccettuato Mons. Fagnano Giuseppe, Prefetto Apostolico ed Ispettore della Patagonia Meridionale, e D. Peretto Carlo, Ispettore del Brasile, rappresentati, il primo da D. Borgatello Maggiorino, Direttore dalla Casa di Puntarenas, il secondo da D. Foglio Michele, Direttore della Casa di S. Paolo, e quasi tutti i Direttori delle Case dell´Antico Continente unitamente ad alcuni altri dell´America. Il Presidente, Sig. D. Rua, diede anzitutto comunicazione di una lettera di S. E. il Cardinale Rampolla in data 27 agosto u. s., allegata al presente verbale, con cui la prefata Eminenza partecipava come il S. Padre Leone XIII impartiva a tutti i Soci l´Apostolica Benedizione pregando Iddio che voglia diffondere sopra di essi larga copia di grazie, onde tutto riesca a maggior gloria di Dio e vantaggio della Chiesa. Si passò quindi alla nomina dei Segretari, che furono: D. Rinaldi G. B., Direttore della Casa di Faenza e D. Luchelli Alessandro, Direttore della Casa di Va-razze, al quale ultimo, avendo il Rettor Maggiore dopo due giorni dato altra destinazione (per bisogni urgenti della Congregazione ), fu dallo stesso Sig. Rettor Maggiore sostituito D. Porro Antonio, Direttore della Casa di Alassio. Fu pure eletto nella persona di D. Piscetta Luigi, Direttore della Casa di Valsalice, il Segretario minutante per l´elezione dei Membri del Capitolo Superiore e del Maestro dei Novizi. Gli schemi proposti erano dieci, affidati ciascuno per l´esame e per la relazione ad altrettante Commissioni a norma dell´art. 6 del Regolamento de´ Capitoli Generali, schemi che furono tutti discussi sulla relazione stampata delle singole Commissioni, che veniva distribuita prima della discussione, ai Membri del Capitolo Generale e ai rispettivi consulenti.
« Nel mattino del 30 dello stesso mese fu fatta l´elezione dei Membri del Capitolo Superiore e del Maestro dei Novizi in conformità di quanto prescrivono le Regole e le Deliberazioni Capitolari. Bisogna però qui notare che il Sig. D. Rua avrebbe dovuto scadere solo nel Febbraio 1900 dalla sua carica di Rettor Maggiore. Ma egli inviò istanza al S. Padre perchè, ad evitare il grave disturbo e la non men grave spesa occorrente per la convocazione da tutte le parti del mondo di un numero così grande di Soci per la sola elezione del Rettor Maggiore si degnasse permettere che questa elezione fosse anticipata, avesse cioè luogo ora stesso contemporaneamente all´elezione degli altri Membri del Capitolo Superiore. E il S. Padre con Rescritto del 20 corrente u. s., che viene allegato al presente verbale, accondiscendeva benignamente all´istanza a tal effetto inoltrata.
« Tornando ora all´elezione, furono per prima cosa, a norma dell´art. 32 delle Deliberazioni Capitolari, sorteggiati tre scrutatori e due segretari. Riuscirono scrutatori D. Mellano Giovanni, Direttore della Casa di Ascona nella Svizzera, D. Barri Federico, Direttore della Casa del Capo di Buona Speranza nell´Africa del Sud, e D. Balzola Giovanni, Direttore della Colonia Teresa Cristina nel Brasile. Riuscirono Segretari D. Brusasca Natale, Direttore della Casa di Comacchio Ferrarese, e D. Grandis Luigi, Direttore della Casa di Cavaglià in Piemonte.
« L´elezione fu aperta sotto la presidenza di Don Belmonte Domenico, Prefetto Generale della nostra Pia Società, secondo che prescrivono le regole per le elezioni del Rettor Maggiore ».
Per non dilungarmi troppo col riferire tutti i voti che furono dati, porrò qui il semplice risultato finale. Fattosi lo scrutinio dei voti dati per l´elezione del Rettor Maggiore, riuscì rieletto il povero sottoscritto, che dovette allora ripigliare la presidenza.
Procedendosi all´elezione degli altri Membri del Capitolo Superiore, riuscirono rieletti i medesimi che erano in carica, ad eccezione del Sig. D. Lazzero, che per essere da lungo tempo tribolato da infermità, venne sostituito nella sua qualità di Consigliere dal Sig. D. Giuseppe Bertello. Gli elettori, desiderosi di dare al Sig. D. Lazzero una prova della lego inalterabile stima, lo nominarono per acclamazione Consigliere Professionale Emerito ed Onorario.
« Nel mattino del 31 seguente si ripigliarono le conferenze del Capitolo Generale, in principio o nel corso delle quali il Sig. D. Rua dava preziosi ricordi od avvisi tendenti al maggior bene della Società ed al miglioramento de´ singoli Soci. Il Capitolo Generale terminò alle ore 13 (1 pom. ) di oggi 3 Settembre, onoratn nel suo finire dall´intervento di S. Em. il Cardinal Achille Manara, Vescovo di Ancona, che benedisse ai Soci Congregati, e di S. Ecc. Monsignor Agostino Richelmy, Arcivescovo di Torino, che evocò con affettuoso slancio la memoria di D. Bosco ed augurò che i Salesiani camminino sempre sulle orme del loro santo Fondatore.
« Alle 18,30 ( 6,30 pom. ) fu cantato solennemente il Te Deum e si diede la benedizione col SS. Sacramento.
« Torino, 3 Settembre 1898.
« ( Seguono le firme de´ Membri del Capitolo Generale) ».
LETTERA DEL SANTO PADRE AL REV. SAC. CESARE CAGLIERO PROC. GENERALE DEI SALESIANI - ROMA.
Rev.do Signore,
« Il Santo Padre ha appreso con piacere l´adunanza che avrà luogo a Torino il prossimo 29 Agosto, di tutti i Direttori e Soci aventi diritto, per la elezione del Rettor Maggiore e dei Membri del Capitolo Superiore. Apprese altresì con aggradimento che dopo ciò si terrà il Capitolo Generale della Congregazione Salesiana di D. Bosco. Volendo pertanto la Santità Sua dare alla Congregazione stessa un attestato della sua benevolenza, si compiacque impartire a tutti i Soci che all´una e all´altra adunanza assisteranno, l´Apostolica Benedizione, pregando Iddio che voglia diffondere sopra di essi larga copia di grazie onde tutto riesca a maggior gloria di Dio e vantaggio della Chiesa.
« Coi sensi di ben distinta stima, passo a raffermarmi
Di V. S. Rev.
Aff.mo nel Signore
Roma, 27 Agosto 1898. M. Card. RAMPOLLA ».
RISPOSTA ALLA MIA ISTANZA PER ANTICIPARE L´ELEZIONE DEL RETTOR MAGGIORE.
Ex aud. SS.mi, die 20 Aug.
SS. D. N. Leo PP. XIII
Audita infrascripti relatione, attentis specialibus casus adiunctis, attentoque insuper consensu Rectoris Majoris Sodalium Salesianorum, facultates omnes necessarias casui et opportunas, ad effectum intentum precibus consequendum, benigniter elargiri dignatus est.
L. M. Card. PAROCCHI
Cong. Salesian. Protector.
Altra cosa che aggiunge lustro e splendore alla nostra Pia Società fu appunto il modo con che avvenne l´elezione di vari Membri del Capitolo Superiore.
La carità, la concordia, il desiderio della gloria di Dio e del bene della Congregazione diressero ogni mossa. Per parte mia io vi posso assicurare che la quasi unanimità, con cui mi si volle rieleggere, malgrado la mia pochezza, mi persuade sempre più della vostra venerazione pel nostro amatissimo Fondatore D. Bosco, che mi aveva eletto suo Vicario negli ultimi anni di sua vita, come pure del vostro pieno ossequio al Vicario di G. C., che si degnò subito dopo la morte di lui designarmi a suo Successore.
Questa vostra fiducia mi anima sempre più ad occuparmi con coraggio del bene della Congregazione. Mentre caldamente mi raccomando alla carità delle vostre orazioni, affinchè meno indegnamente possa compiere il mio uffizio, debbo annunziarvi che la mia elezione venne confermata dalla S. Sede, secondo che esigono le nostre Costituzioni, con Rescritto della S. Congregazione dei VV. e RR. del 26 Novembre 1898. Il 13 corrente ebbi la dolce consolazione d´essere ammesso all´udienza del S. Padre. Egli, fattomi sedere presso di sè, dopo essersi congratulato per la rielezione, con paterno affetto mi interrogò con vivo interesse dell´andamento della nostra Pia Società, mostrando gran desiderio che si coltivino con ardore gli studi filosofici e teologici; in fine m´impartì l´Apostolica Benedizione per tutta la nostra Pia Società, pei nostri Cooperatori e per tutti i nostri allievi. Vi prego pertanto di comunicarla a tutti, esortando tutti a pregare con fervore pel Vicario di G. C.
Ugualmente fu consolante e gloriosa per la nostra Pia Società l´unione nel rieleggere gli altri Membri del Capitolo Superiore.
Essi mi avevano aiutato potentemente negli anni precedenti, e godo qui poterne fare di nuovo solenne testimonianza, come già feci nel Capitolo Generale subito dopo la loro elezione, lieto che siano stati rieletti senza che neppure su di uno sia stato necessario un secondo scrutinio. Son certo che essi continueranno ad aiutarmi efficacemente colla loro opera e col loro consiglio, e che tra tutti si promuoverà la gloria di Dio ed il bene delle anime. L´essere stati rieletti tutti i Membri del Capitolo precedente, ad eccezione del Sig. D. Lazzero, impedito da infermità, mi pare un segno chiaro che la Congregazione cammina bene, animata da sentimenti di reciproco affetto e confidenza.
L´avere poi eletto come Membro Onorario a vita quel caro Confratello ( che per motivo di sanità non poteva più dimorare regolarmente col resto del Capitolo, come prescrivono le nostre Costituzioni, nè disimpegnare effettivamente i suoi incarichi), mi ha ancor più ricolmo di consolazione. Era questo un giusto tributo di riconoscenza e di affetto verso chi tanto si occupò pel bene della Pia Società nostra come Consigliere durante circa venticinque anni.
Io pertanto vi presento qui ufficialmente i nuovi eletti membri del Capitolo Superiore:
Prefetto.
Sac. DOMENICO BELMONTE.
Direttore Spirituale.
Sac. PAOLO ALBERA.
Economo.
Sac. LUIGI ROCCA, già prima da me sostituito al compianto D. Antonio Sala, chiamato dal Signore all´eternità durante l´ultimo sessennio.
Consiglieri.
Sac. FRANCESCO CERRUTI — Sac. CELESTINO DURANDO
Sac. GIUSEPPE BERTELLO.
E tra questi io scelgo nuovamente D. Francesco Cerruti a Consigliere Scolastico ed eleggo D. Giuseppe Bertello a Consigliere Professionale al posto del caro D. Lazzero, che, come sopra si disse, qui vi presento come Consigliere Onorario a vita, quale venne proclamato ad unanimità dagli elettori plaudenti; come pure vi presento a Maestro dei Novizi il Sac. Giulio Barberis. Contemporaneamente vi partecipo di aver nominato D. Giuseppe Monateri, Ispettore delle Case della Sicilia; D. Giuseppe Bologna, Ispettore delle Case della Francia del Nord, e D. Pietro Perrot, Ispettore delle Case della Francia del Sud.
Queste, direi quasi, glorie e consolazioni interne della Congregazione furono in quest´anno accresciute da altre che ci vennero dal di fuori. Il 1898 sarà memorando nella storia della città di Torino per l´Ostensione della SS. Sindone. In tale circostanza migliaia e migliaia di pellegrini vennero a visitare il tempio di Maria SS. Ausiliatrice ed a farvi le loro divozioni; tutti poi vollero vedere la camera, dove morì il nostro caro padre D. Bosco. Voi avete già letto queste notizie nel Bollettino e vi sarete certo consolati vedendo tanto e così generale entusiasmo per Maria SS. Ausiliatrice e per D. Bosco.
In Settembre poi ebbe luogo pure in Torino il ongresso Mariano di sempre carissima memoria, ed in questo un oratore in particolar volle far risaltare come la nostra Congregazione sia sempre stata calda promotrice della divozione a Maria SS. ed all´Augustissimo Sacramento. Durante il Congresso Mariano abbiamo pure avuto occasione di radunare un piccolo congresso pei Direttori ed i Decurioni dei Cooperatori Salesiani, il che contribuirà, speriamo, al bene della nostra Congregazione.
Ma quello che giovò maggiormente a far conoscere le Opere Salesiane, si fu l´Esposizione d´Arte Sacra e delle Missioni Cattoliche, che ebbe luogo in Torino dal Maggio al Novembre. Alla splendida riuscita di questa Esposizione contribuì anche la nostra Pia Società colla moltiplicità e varietà di oggetti e lavori da noi esposti. Invero oltre al plauso dei numerosi visitatori, ammirati specialmente dal contributo delle nostre Missioni, si ebbero vari distinti premi. Parecchie medaglie furono assegnate ai lavori dei Salesiani; come pure medaglie, menzioni ed anche un premio in danaro vennero destinati alle Figlie di Maria Ausiliatrice. Non solo l´Esposizione di Arte Sacra, ma eziandio la Generale decretò Diploma di Medaglia d´Oro alle Opere Salesiane. Ma quello che più ci consolò fu il premio unico toccatoci come istituzione di beneficenza. Come ben sapete, in occasione dell´Esposizione una pia persona con generosa elargizione stabilì un premio di L. 5000 da destinarsi a quell´istituzione Italiana, che ispirandosi alla Religione Cattolica ed alle necessità dei tempi moderni meglio provvedesse ai bisogni morali e materiali delle classi meno abbienti in Italia. Or bene questo è il premio che la Giuria dell´Esposizione credette giusto assegnare a noi. E questo mi consola grandemente, non solo per le L. 5000, che in queste circostanze della partenza dei Missionari ci tornarono di grandissimo aiuto, ma molto più per vedere che l´opera nostra è riconosciuta ed apprezzata. Il che deve farci animo a perseverare nella via tracciata da Don Bosco e con l´opera nostra corrispondere ai bisogni dei tempi, procurando rendere le nostre povere fatiche di gradimento al Signore, a cui unicamente ora e sempre vogliamo sia onore e gloria.
Sì, mentre ringraziamo il Signore per tutte queste cose che giovarono allo splendore della nostra Pia Società, continuiamo a sforzarci per procacciar la maggior gloria di Dio ed il bene delle anime, corrispondendo alle grazie di Dio ed alla fiducia degli uomini in noi riposta. Cerchiamo di renderci utili ogni dì più al nostro prossimo, e queste onorificenze invece di farci invanire, servano a stabilirci maggiormente in umiltà, ricordando che è Iddio che fa tutto e noi non siamo che strumento nelle mani sue, e che bene spesso non facciamo che impedire il maggior bene che il Signore vorrebbe da noi. Basterebbe un atto di vanità e di superbia da parte nostra, perchè Iddio ritirasse la sua mano; allora in noi la luce si convertirebbe in tenebre e diventeremmo abbietti agli occhi di Dio e degli uomini. Sì, continuiamo a lavorare molto nelle opere del Signore; accresciamo quant´è possibile l´attività nostra, ma soprattutto cerchiamo di raddoppiare il buon spirito ed in pari tempo esclamiamo dal più profondo del cuore con sentimento di umiltà e di verità: Servi inutiles sumus.
Ma passo ora ad altra cosa che non vi farà meno piacere. La causa per la Beatificazione di D. Bosco fa ogni anno nuovi passi. Avrete già saputo, ed io ve lo comunico ufficialmente, che la S. Sede ha incaricato il veneratissimo Arcivescovo di Torino a raccogliere gli scritti del nostro buon padre D. Bosco per esaminarli. Mentre io vi unisco qui l´ordinanza del veneratissimo nostro Arcivescovo, do nel medesimo tempo ordinela voi di radunare quanto
prima gli scritti che avete di D. Bosco e di mandarmeli. Quelli che desiderano riaverli, possono star sicuri che saranno loro restituiti, purchè uniscano un biglietto, in cui esprimano questo loro ben legittimo desiderio. Essendo questo un obbligo di coscienza, come potete apprendere dall´ordinanza di Mons. Arcivescovo, io non aggiungo parola. Invece mi metto a disposizione vostra qualora sorgesse qualche difficoltà, in proposito, per aiutarvi a scioglierla. Questa circostanza mi porge intanto il destro di raccomandarvi che sempre si continui a pregare per questo scopo. Pregate voi, fate pregare i vostri giovani e speriamo che la bontà del Signore si manifesti una volta di più onorificando quel caro nostro padre, che gli fu servo così fedele e così docile strumento della sua Provvidenza, e che in tutta la sua vita mirò unicamente alla maggior gloria di Lui ed alla salute delle anime.
Altra cosa pure consolante. L´anno scorso vi notificava che la Santa Sede si degnò di concedere alla nostra Congregazione la Messa propria in onore di San Francesco di Sales. Ora detta Messa fu stampata ed è a disposizione di tutti. Ne mando una copia ad ogni Casa; chi ne abbisognasse di più ne faccia richiesta alla Libreria dell´Oratorio di Torino od alle altre nostre Librerie. Anche di questa speciale concessione della S. Sede dobbiamo dar grazie al Signore.
Ed ora due osservazioni, che torneranno utili alla nostra cara Congregazione.
Sapete che nelle Deliberazioni ( art. 335) è prescritto che dovendo un Confratello andare in altra Casa, anche per ragion di passaggio, dev´essere munito di una lettera o biglietto del Direttore della Casa donde parte, in cui si dica la ragione del viaggio, il tempo da fermarsi ecc. Questa prescrizione è di somma importanza ed è necessario che sia puntualmente osservata da tutti. Io mi credo in dovere di ricordarlo ai nostri cari Direttori, essendomi pervenute varie lagnanze di Direttori che si videro arrivare Confratelli, anche con bisogno di fermarsi due o tre giorni, alcune volte non sufficientemente provvisti di danaro pel resto del viaggio, e tutto questo senza alcun avviso.
D´altra parte credo pure necessario ricordare, sia ai Direttori sia agli altri Confratelli, che passando qualche Confratello nella loro Casa venga trattato con sincera cordialità, come devesi fare tra buoni fratelli, prendendone amorevolmente cura, in guisa che abbia ad esclamare: Oh quam bonum et quam iucundum habitare fratres in unum!
L´altra osservazione riguarda gli Oratori Festivi. Vi assicuro che ebbi quest´anno molte consolazioni al vedere che si accrebbe di molto il numero degli Oratorii Festivi, come pure al sentire l´impegno di ciascun Direttore per regolarli al bene. Nelle Deliberazioni di quest´ultimo Capitolo Generale troverete norme sempre più precisate per far fiorire e per dirigere convenientemente gli Oratorii Festivi. Una cosa tuttavia voglio accennarvi fin d´ora, perchè di molta importanza. Vedo in generale che si propende molto a dare grande importanza alla parte musicale ed alla drammatica; e ciò in alcuni luoghi anche a scapito dei catechismi. Bisogna far bene attenzione di non dimenticare il motivo per cui vennero fondati dall´indimenticabile nostro padre Don Bosco gli Oratorii. Il fine principale, principalissimo è per far imparare il catechismo ai giovani, far loro santificare la festa e tenerli lontani in detti giorni dai cattivi compagni. La musica, il teatrino ed altri simili divertimenti sono mezzi e non altro; perciò specialmente nelle città possono esser utili; nei paesi talvolta non sono neppure convenienti. Dove sono utili si possono mettere in opera; ma sempre con parsimonia e solo come mezzi per attirare i giovani e renderli perseveranti nel loro intervento. Mentre invece il far imparare il catechismo è il fine per c4i si tengono aperti gli Oratorii; perciò mi raccomando che non si lasci mai di fare il catechismo e che non se ne riduca il tempo. Questo deve essere almeno di mezz´ora, senza contare la recita od il canto del Pater prima, e degli Atti di Fede dopo. Anzi neppure l´esposizione dell´esempio, dove lodevolmente si usa, non dovrebbe entrare nella mezz´ora di catechismo. Io so che voi non desiderate altro che il bene dei giovani, perciò sono sicuro che praticherete ben volentieri questa mia raccomandazione.
La nostra cara Madre Maria Ausiliatrice Immacolata ci assista e ci aiuti a tener lontano il peccato da noi e dalle nostre Case. Abbiatemi sempre quale ho il piacere di raffermarmi
Vostro aff.mo in G. e M. Sac. MICHELE RUA.
1. Compito degli Ispettori e Direttori. — 2. Importanza del sacramento della Penitenza: norme pratiche. — 3. Cura della perfezione religiosa dei soci. — 4. Cura speciale dei professi triennali. — 5. Vocazioni e Case di formazione. — 6. Ubbidienza. — 7. Spirito di sacrificio.
Torino, 29 novembre 1899.
Carissimi Ispettori e Direttori,
Mentre d´ordinario le mie circolari s´indirizzano a tutti indistintamente i membri della famiglia Salesiana, questa volta la mia parola è diretta particolarmente a voi, cui la fiducia dei Superiori Maggiori ha posti a capo delle nostre Case in qualità d´Ispettori e Direttori. A voi è ben noto come per la missione che avete ricevuto, dovete essere le guide di altri Confratelli nel sentiero della perfezione, le sentinelle vigilanti dei giovanetti affidati alle vostre cure, i custodi dello spirito di D. Bosco, gli interpreti autorevoli delle intenzioni dei Superiori, anzi i rappresentanti della loro stessa autorità. Foste collocati sul candelabro affinchè diffondeste tutto all´intorno viva luce di scienza e di virtù. Giova sperare che voi, conscii dell´altezza a cui foste elevati, nulla risparmierete per corrispondere all´aspettazione dei Superiori, e che la nostra Pia Società sarà consolata vedendo rispecchirsi la vostra buona condotta e le vostre virtù in quei Salesiani che con voi dividono il pane ed il lavoro. Confidiamo inoltre che il vostro zelo, i salutari vostri avvisi ed i vostri buoni esempi lasceranno una profonda impronta nei giovani cuori dei vostri alunni, sicchè con tutta verità si potrà dire che voi siete facti forma gregis ex animo.
Così grande, così nobile essendo il vostro apostolato nella Ispettoria o Casa che vi fu assegnata come campo del vostro lavoro, è facile comprendere che se gli ammonimenti, gli avvisi ed i consigli che convengono a tutti i Salesiani, possono tornare a voi di qualche vantaggio, come religiosi, è pur d´uopo se ne aggiungano altri che maggiormente vi aiutino nell´arte difficilissima di governare la vostra comunità. Vogliate dunque far buon viso a questa mia lettera a voi riservata, nella quale col cuore alla mano e colla famigliarità che userebbe un padre co´ suoi figli prediletti, vi andrò additando alcune cose che gioveranno a spianarvi la via per raggiungere più sicuramente quello che dovrebbe stare in cima dei nostri pensieri, cioè la gloria di Dio e la salvezza di molte anime.
Anzitutto io sento il bisogno di fare con voi alcuni riflessi sul modo di amministrare il Sacramento della Penitenza nei nostri Istituti.
Non credo d´andare errato pensando che al suono di questa mia parola le vostre menti volano come per istinto alla vita di D. Bosco, nostro dolcissimo Padre che di questo argomento ci lasciò lezioni ed esempi cotanto memorabili. Tutti infatti sapete come egli sotto la disciplina di quel gran Maestro del Clero Subalpino che fu D. Cafasso, nel Convitto Ecclesiastico di Torino, tutta rivolse l´energia della mente e l´acutezza del non ordinario suo ingegno a riuscire meglio che per lui si potesse nella più difficile delle arti, quella cioè di dirigere le anime: ars artium, regimen animarum. Datosi poscia anima e corpo alla sua missione in pro della gioventù, ogni giorno per ore ed ore attendeva a questa che è parte precipua del ministero sacerdotale. Per quanto gravi e numerose fossero le sue cure e sollécitudini, nulla mai valse a distoglierlo dall´udire le confessioni de´ suoi cari giovanetti, onde con ragione un illustre scrittore francese non dubitò d´asserire che forse nessun sacerdote udì in confessione cotanti giovani quanti D. Bosco. Anche quando per l´estrema sua debolezza e per le sue infermità si vide forzato di sgravarsi di molti altri lavori, pure sembrò ancora voler riserbare a sè in parte almeno il ministero delle confessioni. E chi per poco ne ricerca il motivo, scorgerà di leggieri che, per la vivissima fede che gli era propria, conosceva di quale strepitoso miracolo egli fosse strumento nel tribunale di penitenza, giusta la parola di S. Agostino: maius opus iustificatio peccatoris quam creare coelum et terram (Lib. Retrac.). La sua profonda conoscenza del cuore umano lo aveva reso persuaso che la confessione era il mezzo più efficace per trasformare i giovani già stati preda del vizio, e di preservare dal male gli innocenti. Pensò che senza di essa sarebbero tornati di poco o nessun profitto i ritrovati della moderna pedagogia, ond´è che egli pose a base del suo sistema preventivo l´uso dei Ss. Sacramenti. L´esperienza poi gl´insegnava ad ogni piè sospinto che per rendere i suoi figliuoli forti contro gli assalti del demonio, costanti contro gli allettamenti del mondo, invincibili nelle lotte contro le passioni, era necessario che, nel Sacramento della misericordia, la mano del sacerdote facesse piovere su di loro il preziosissimo Sangue del Redentore. Per D- Bosco che cosa di più bello, di più utile, più meritorio che ricondurre all´ovile qualche pecorella smarrita, riconquistare qualche anima dal demonio strappata al Cuore di Gesù, rompere quelle catene con cui il peccato e le perverse abitudini tenevano avvinti i suoi cari giovanetti? E per meglio compiere quest´ufficio, angelicus humeris formidandum (Conc. Trid.), in cui secondo S. Gregorio Magno, così pericolosamente si erra: nullibi periculosius erratur, gli parve poco avere per tre anni studiato la Teologia morale sotto D. Cafasso, ma durante tutta la sua vita continuò i suoi studi e trovò mille industrie per rendere più fruttuoso il suo sacro ministero.
Mi avvedo che considerando D. Bosco qual confessore, trasportato dall´affetto e dall´ammirazione, mi sono ormai troppo dilungato. Ma oltrechè io so di farvi piacere intrattenendovi del nostro amatissimo Padre, mi pare che incarnate nella sua vita abbiano da riuscir ben più fruttuose le considerazioni che io intendeva farvi sulla grandezza e sui vantaggi della confessione. Perciò più altro non mi rimane che dedurre alcune pratiche conclusioni:
1. Ciascun Direttore abbia una santa ambizione di conservare al suo collegio quel carattere per cui gl´Istituti Salesiani andarono ognora distinti da molti altri, cioè la frequenza dei Ss. Sacramenti. Non si obblighino i giovanetti, scriveva Don Bosco, alla frequenza dei Ss. Sacramenti, ma soltanto si incoraggino e si porga loro comodità di approfittarne.
2. Nelle istruzioni, nei tridui e nelle novene, specialmente in sul cominciare dell´anno scolastico, si insegni agli alunni ad accostarsi convenientemente alla confessione, « si faccia rilevare la bellezza, la grandezza, la santità di quella Religione che propone dei mezzi così facili, così utili alla civile società, alla tranquillità del cuore, alla salvezza delle anime » (D. Bosco).
3. Il Confessore si trovi ogni mattina al suo posto per accogliere coloro che desiderassero riconciliarsi. Esorti caldamente i giovani a non rimanere neppur un´ora col peccato nel cuore, ma rigettarlo subito da sè, come farebbero se si accorgessero d´avere un serpe nel seno: tanquam a facie colubri, fuge peccatum (Ecclesiastico, XXII, 2 ).
4. Ricordiamoci che a noi sacerdoti fu conferita autorità sul Corpo reale e sul Corpo mistico di Gesù Cristo. Perciò come nella Messa stringiamo fra le mani il Corpo Sacratissimo di Gesù, così nella confessione abbiamo tra mano le bilance della sua giustizia e le chiavi dei cieli. Perciò videte quid faciatis; non enim hominis exercetis iudicium sed Dei ( II Paral., XIX, 6).
5. Non tenetevi paghi di quella scienza teologica che già possedete, ma rileggete e studiatene ogni giorno qualche pagina per essere meglio in grado di provvedere ai bisogni di qualunque anima a voi si presenti, fossero pure solamente giovanetti. A sessant´anni fu udito D. Bosco esclamare gemendo: comincio ora appena a sapere confessare i giovani, col che indicava che anche a quell´età aveva ancora imparato qualche nuova norma nel confessare la gioventù. Procurate su certi punti più importanti di conoscere le varie opinioni degli autori, per servirvi pure all´occorrenza delle sentenze più benigne sebbene non siano da adottarsi come regola di condotta, il che condurrebbe ad un deplorevole lassismo.
6. Non si ometta mai la soluzione del caso mensuale, utilissima per unire la pratica alla teoria, essendo esse egualmente necessarie. D. Cafasso insegna, che la teoria senza la pratica è come una casa disegnata e niente più; la pratica senza le teoria è come una casa costrutta sì, fabbricata, ma senza base e senz´ordine, e che perciò sarà di rovina e non di riparo.
7. Non sia autorizzato alcun sacerdote salesiano ad ascoltare le confessioni, senza che abbia subìto il suo esame sulla morale dinanzi agli esaminatori delegati dai Superiori della nostra Società o dell´Ordinario della diocesi. Ai giovani sacerdoti che cominciano a ricevere le confessioni degli alunni dei nostri istituti, il Direttore dia gli avvisi e consigli opportuni, e suggerisca un ordine da seguire nel fare dimande ai penitenti che non sapessero far l´esame.
8. Si ritenga che sono in grado di far molto del bene ai loro penitenti quei confessori che nutriscono l´anima loro colla meditazione, colla lettura dei libri ascetici che ripieni di fervore e di zelo, pur dicendo poche parole, sanno comunicare agli altri quel fuoco sacro onde arde il loro cuore.
9. Finalmente si usi la massima diligenza per non esporsi al pericolo d´infrangere anche menomamente il sigillo sacramentale. La più piccola imprudenza in sifatta materia potrebbe avere le più dannose conseguenze, e però si eviti di parlare di cose udite in confessione, anche quando non fosse oggetto del sigillo sacramentale.
Passo ora a farvi parola d´un altro ufficio che particolarmente è proprio della vostra carica nelle Case Salesiane.
Come le tante volte avete udito e letto nei libri ascetici, nell´emettere i santi voti si contrasse l´obbligazione di andar innanzi continuamente nella perfezione che conviene allo stato che si è abbracciato. Quindi questa tendenza verso la perfezione diviene pel Salesiano come un debito che egli paga ogni giorno, ma che sulla terra non finisce mai di saldare: cum consummaverit homo, tunc incipiet. Essa è per noi come il pane che mangiamo ogni giorno, e che dobbiamo guadagnare col sudore della fronte; è questo quel negozio in cui si devono far fruttificare i talenti ricevuti: negotiamini dum venio. Così stando le cose, opererebbe da insensato, chi contento del suo stato non si sforzasse di avanzarsi nella virtù dicendo coll´angelo di Laodicea: quod dives sum et locupletatus et nullius egeo ( Apoc. III, 17 ). Chi cominciò l´opera della sua santificazione, dice S. Gregorio Magno, è simile a colui che a nuoto rimonta un rapido fiume; s´egli cessa di lottare colle onde, è trascinato dalla corrente. L´arrestarsi è indietreggiare; non guadagnare è perdere; deporre le armi è dichiararsi vinto; lavorare senza energia è disfare il già fatto.
Ma pur troppo molti fra i religiosi non si darebbero pensiero di questo loro dovere, pochi troverebbero la via della perfezione, assai più pochi si metterebbero a camminare per essa, pochissimi la percorrerebbero coraggiosamente se non fossero a questo spronati e sorretti dalla mano caritatevole dei proprii Superiori. La responsabilità che questi hanno dello spirituale profitto dei proprii soggetti è sì grave, che S. Lorenzo Giustiniani scrive essere il loro ufficio non un riposo, ma un´ardua fatica; non un onore, ma un onere; non un pegno di sicurezza, ma l´annunzio d´un pericolo. Il che vuol dire che siccome il Direttore avrà la maggior parte del merito, se nel suo istituto i proprii confratelli camminano a gran passi nel sentiero della perfezione, così ricadrà su di lui specialmente la colpa, se questi trascurano i numerosi ed efficacissimi mezzi di santificazione che essi hanno a loro disposizione e si espongono al pericolo di venire meno alla foro vocazione.
Quindi è che io spaventato dal pericolo che corrono i miei prediletti figli, i Direttori, vorrei imboccare la tromba e con voce potente tutti animarli a compiere alacremente questo loro capitale dovere. Vegliate attentamente perchè sia allontanato qualsiasi ostacolo s´opponesse al loro avanzamento spirituale. Vegliate notte e giorno, perchè siano tolti gli abusi nell´osservanza della Santa Regola, specialmente per ciò che spetta alla pratica della povertà e della castità. Vegliate perchè si facciano regolarmente le pratiche di pietà prescritte; perchè sia allontanato il peccato ed ogni pericolosa occasione, perchè anzi tutto si cerchi la salvezza delle anime. Vigilate ergo... quod vobis dico, omnibus dico.
Ma questo non basta. È parimenti vostro dovere spingere nella strada della perfezione i vostri Confratelli coll´esempio e colla parola. A voi è specialmente rivolto il comando del Divin Salvatore: Euntes docete. Insegnate questa scienza delle scienze, la scienza dei Santi, la sola veramente necessaria, ed il cui insegnamento non potete e non dovete affidare ad altri. Insegnate la pratica della perfezione nelle conferenze, nelle confessioni e nei rendiconti; insegnatela in ogni conversazione come faceva D. Bosco, affinchè di voi si possa dire: si quis loquitur, quasi sermones Dei ( I S. Pietro, IV, 11). Tuttavia più che la parola insegni la perfezione il vostro esempio, poichè questo è il linguaggio che suol riuscire più fruttuoso giusta l´adagio: vox oris sonat, vox operis tonat.
Non omettete la correzione fraterna quando ne scorgete il bisogno; non lasciate che il male si aggravi, ma in tempo opportuno in spiritu lenitatis esortate il tiepido, correggete il colpevole, il difettoso, animate il negligente. Fate pur comprendere ai dubbiosi quale grave colpa sia il defezionare dalla propria religiosa professione e quale ingratitudine sia il rigettare quella vocazione che Dio per sua bontà ha loro data.
E se si tratta di Confratelli chiamati al sacerdozio oltre il loro progresso nella virtù vi stia pure altamente a cuore il farli progredire nello studio delle scienze ecclesiastiche e delle sacre cerimonie. Senza di questo essi andrebbero privi dello spirito che è indispensabile pel loro stato, e con ragione i Superiori tremerebbero nell´assumersi la spaventosa responsabilità delle loro Ordinazioni. Su questo punto mentre mi è dolce e consolante il vedere i lodevoli sforzi fatti da alcuni Direttori ed i felici risultati ottenuti, il Capitolo Superiore dovette pur constatare la deplorevole negligenza di alcuni altri, cui non valsero a scuotere le pressanti raccomandazioni fatte in altre mie circolari. Oh! venga presto quel giorno in cui mi sia dato lodarmi dell´ubbidienza e dello zelo di tutti senza eccettuarne alcuno.
E qui mi. si presenta il destro di scrivervi due righe riguardo ai Professi triennali. Molti di voi hanno insistito perchè vari ascritti chierici e coadiutori avessero a fare questa terza prova, di cui si parla nelle nostre Costituzioni; perciò il loro numero si è sensibilmente accresciuto. Per vie meglio provare la loro virtù ed anche pel bisogno di personale noi li abbiamo mandati egualmente a lavorare nelle varie Case; però nel Catalogo si diede ordine d´iscriverli in avvenire separatamente dai perpetui, non tanto per indicare la differenza che esiste fra di loro quanto piuttosto per segnarli maggiormente alle cure dei Direttori. Questi giovani Confratelli occupano una gran parte del mio cuore. I maestri dei novizi e gli altri Superiori s´industriarono del loro meglio per formarli alle virtù religiose ed allo spirito salesiano. Se essi non raggiunsero ancora quel grado di perfezione, a cui secondo il vostro ideale dovrebbe arrivare un figlio di D. Bosco, vi assicuro tuttavia che hanno un buon fondo di virtù e specialmente una buona volontà. Nel presentarveli vi dirò con S. Paolo: quem remisi tibi, ut viscera mea suscipe. Fate loro una fraterna accoglienza, trattateli con carità, e ammaestrateli con pazienza e dolcezza. Continuate con loro il lavoro del noviziato, perciò:
1° Abbiate cura che facciano ogni giorno la meditazione, la lettura spirituale e l´esame di coscienza, pratiche assolutamente
necessarie per isradicare i difetti e conservare il fervore;
2° Nelle conferenze sforzatevi di inculcare loro lo spirito di D. Bosco, l´amore alla nostra Madre la Congregazione ed una scrupolosa osservanza della Santa Regola;
3° A costo di qualunque sacrificio ascoltate ogni mese il loro rendiconto su ciascun punto notato a pagina 263 delle Deliberazioni. Prendete a cuore le loro pene, ispirate loro confidenza, e rimandateli sempre pienamente soddisfatti. È tale l´importanza del rendiconto che i Direttori dovrebbero farsi coscienza, se mai l´omettessero;
4° Non fate le meraviglie se trovate ín loro dei difetti, se vi tocca ripetere molte volte lo stesso avvertimento. Voi sapete che non si divien perfetti tutto ad un tratto;
5° In fine riflettete che forse la vocazione di questi Confratelli triennali dipende dal modo con cui voi li trattate e dalla cura che ne avrete. Riflettete pure che voi Direttori col Capitolo dovrete dare il vostro coscienzioso parere all´Ispettore sulla loro ammissione alla rinnovazione dei triennali, od alla professione perpetua, od anche all´esclusione dalla nostra Società. Parere che dovrà essere tenuto in gran conto dall´Ispettore per essere trasmesso, ove occorra, al Capitolo Superiore.
Non mi faccio illusione; so quanto debba costarvi l´eseguire ciò che vi ho raccomandato. Ma di che non è capace colui che è veramente affezionato a D. Bosco, alla Pia Società Salesiana? Perciò non solo io spero che quest´amore vi sproni alla coltura dei professi triennali, ma mi dà fidanza ancora che voi coltiverete con sempre crescente impegno le vocazioni religiose e sacerdotali. Ponete ben mente che l´avvenire della Congregazione è nelle vostre mani. A voi tocca rifornire le file dell´esercito salesiano assottigliato dalla morte e da qualche defezi9e. Lode quindi a quei Direttori che non la perdonano ad alcun disagio, pur di avere ogni anno un mazzo di olezzanti fiori del loro giardino da offrire alla Congregazione. Essi sono certi che D. Bosco dal cielo li guarderà con particolare compiacenza vedendoli tutto ardore per imitarlo nella parte più nobile e più vantaggiosa del suo Apostolato, cioè nell´aumentare il numero dei religiosi e dei ministri dell´altare. Invece chi non si curasse di fare sbocciare questi fiori di virtù, mi duole dirlo, forse non può sperare dal nostro buon Padre uno di quegli sguardi affettuosi che noi stimavamo più di qualunque premio.
Il desiderio che la Società Salesiana vada ognora crescendo vi ispirerà parimenti di venire in aiuto agli Ispettori ed al Capitolo Superiore per sostenere le ingenti spese dei noviziati. Già io ebbi a sperimentare la bontà di cuore di alcuni Direttori i quali con una prudente amministrazione e con ben comprese economie, pur senza lasciar mancare il necessario al loro personale, trovarono modo di venir in aiuto al Capitolo nel portare un peso così grave. Nel porgere loro i più sentiti ringraziamenti, io domando a me stesso: perchè mai essi non potrebbero avere molti imitatori? Mi avviene spesse fiate di aver notizia di nuovi acquisti, che si vorrebbe fare, di mutamenti, e di migliorie che non mi sembrano per nulla necessarie, fors´anche di poco vantaggio; e intanto vedo con dolore che non si pensa a soccorrere i noviziati, ove si manca del necessario pel vitto e pel vestito, dove si prepara quel personale che ogni anno vi si manda. Chi opera in tale maniera mostra di comprendere ben poco quella solidarietà che deve esistere fra gli istituti della medesima Congregazione. Confido di non avere inutilmente toccato questo tasto, e che non tarderò a vedere i salutari effetti di questa raccomandazione, che cioè tra i Direttori sorgerà una nobile gara di sovvenire ai bisogni dei noviziati, non fosse altro, almeno col prendere a proprio carico il mantenimento dei proprii novizi. Gli Ispettori fisseranno la quota del concorso di ciascuna Casa e voi ritenete quella come il primo debito che avete da soddisfare, industriandovi in ogni modo per corrispondere a suo tempo al vostro dovere.
Sarebbe ornai tempo che io ponessi termine a questa lettera che sotto la mia penna ha prese ,ben più vaste proporzioni che non mi pensava; prima però vorrei lasciarvi un ricordo che riguardi . voi personalmente ed il profitto vostro individuale, e questo ricordo si è la pratica dell´ubbidienza e del sacrificio.
Non se ne può dubitare, fra tutte le virtù quella che maggiormente costa all´uomo si è l´ubbidienza. Il dover rinunziare alla propria volontà ed al proprio giudizio, il dover dipendere da altri nell´operare non solo, ma ancora nel pensare e nel giudicare, nelle cose grandi come nelle piccole, persino in ciò che riguarda la salvezza dell´anima, sono sacrifizi ben più malagevoli che il praticare le più austere penitenze. L´ubbidienza colpisce l´uomo nel più intimo del cuore, nella parte più nobile del suo essere, cioè nella sua libera volontà.
Ora se dessa suol riuscire dolorosa per ogni Salesiano, quanto più ella deve tornar difficile a chi per età, per ingegno, per servigi prestati alla Congregazione esercita nella medesima l´uffizio di Superiore! Eppure non solo le cariche non ci dispensano dall´ubbidienza, ma secondo S. Agostino è necessaria per occuparle convenientemente: Regat te praepositus, ut possit a te regi subiectus. Debes regi, ut possis regere. Che più? Gesù Cristo ama siffattamente l´ubbidienza ai proprii Superiori che giunse a dire alla B. Margherita Alacoque: « Io sono contento che tu preferisca la volontà delle tue Superiore alla mia ». Altrove le diceva: « Tutti i religiosi separati e disuniti dai loro Superiori, devono riguardarsi quali vasi di riprovazione, su cui il sole di giustizia dardeggiando i suoi raggi, produce il medesimo effetto che il sole materiale sul fango. Queste anime sono rigettate dal mio Cuore. Più esse cercano d´avvicinarsi a me coi Sacramenti, coll´orazione e con altre pratiche di pietà, più io mi allontano da loro per l´orrore che ne provo... Si è questa disunione che già ,perdette tante anime e più ancora ne rovinerà in avvenire perchè qualsiasi Superiore tiene il mio posto; quindi l´inferiore che urta col suo Superiore, si farà altrettante ferite mortali. Invano egli gemerà alla porta della mia misericordia: egli non sarà ascoltato, se io non odo la voce del Superiore ». È superfluo ogni commento per farvi amare e praticare una virtù così cara al SS. Cuore di Gesù e da Lui raccomandata con tale solennità di linguaggio. Praticatela bene e certamente voi attirerete sulla vostra Casa le più elette benedizioni del cielo. Qualunque siano adunque gli ordini che vi venissero dati dai Superiori, qualsiasi mutamento di luogo o di uffizio, tanto riflettente la vostra persona, quanto quella dei vostri collaboratori, tutte le disposizioni riguardanti l´economia, gl´inviti ad osservare certe Regole che sembrassero alquanto trascurate, tutto insomma ciò che parrà ai Superiori doversi in Domino comandare, sia da voi accolto come manifestazione della volontà di Dio. Nè mai si. adducano pretesti che potrebbero suggerire l´amor proprio od un malinteso attacco alla propria Casa, per sottrarsi all´ubbidienza. Ciascuno si faccia scrupolo di resistere anche per poco alla volontà dei Superiori, di ritardare menomamente l´esecuzione degli ordini ricevuti e mostrarne risentimento. Sono cose che basterebbero per costituire quella separazione e disunione che N. S. G. C. ha stimmatizzate colle roventi parole or ora citate. Oh! se tutti i Salesiani, i Direttori specialmente, meditassero sovente su questa grande verità! Sarebbero certamente risparmiati al Capitolo Superiore molti gravissimi dispiaceri pel movimento di personale che si deve fare ogni anno e molto meglio si provvederebbe al bene generale della Congregazione, quand´anche potesse parere che una Casa particolare potesse soffrirne. Faccio appello al vostro buon cuore ed al vostro zelo. Coll´esempio e colla parola insegnate ai vostri subalterni ad avere un´ubbidienza pronta, intiera e veramente religiosa. Dio voglia che mai nessun Salesiano compia l´ubbidienza ex tristitia aut ex necessitate; hilarem enim datorem diligit Deus ( II Cor., IX, 7 ).
Però l´ubbidienza non può andar disgiunta dallo spirito di sacrificio, che è quella virtù per cui nei momenti più difficili un religioso non sí lascia dominare dall´immaginazione, dal sentimento o dalle passioni, ma facendo prevalere la ragione illuminata e ingagliardita dalla fede, si persuade che tutto ciò che gli succede di spiacevole, tornerà a suo vantaggio spirituale. Chi ha la fortuna di possedere lo spirito di sacrifizio, nelle pene e negli stessi patimenti più dolorosi, ben lungi dall´attristarsi o menarne lamento, soffoca in cuore la naturale ripugnanza al patire, e sollevando al cielo il volto rassegnato dice generosamente: Signore, se così a voi piace, sia fatta la vostra volontà: ita, Pater, quoniam sic fuit placitum ante te.
È su di questa virtù che è fondata la beatitudine del dolore che G. C. ha svelata al mondo che non vorrebbe saperne. Essa fu la compagna di Gesù Cristo durante tutta la sua vita, tanto che S. Paolo con frase scultoria potè rappresentarla in queste brevi parole: Christus non sibi placuit (Rom. XV, 3 ). E sulle sue tracce camminò il nostro Fondatore, la cui vita può ben definirsi un continuo sacrificio, sicchè senza spirito di abnegazione noi non potremo chiamarci suoi figli. Di più, senza di essa non si potrebbe sperare di far del bene alla gioventù, poichè ad ogni piè sospinto si cadrebbe in atti d´impazienza e di collera o di scoraggiamento; non ci verrebbe fatto di sopportare i difetti de´ Confratelli, di ubbidire ai Superiori. Chi è privo dello spirito di sacrifizio non avrà la forza di praticare la povertà, si esporrà al pericolo di far naufragio nella castità e farà molto dubitare della sua perseveranza nella vocazione. Oh! se v´ha qualcheduno che debba praticare lo spirito di sacrifizio, si è bene il sacerdote, nelle cui mani è sacrificato ogni giorno il Divino Agnello sui nostri altari. A sua imitazione mettiamoci noi pure nelle sue mani nello stato di altrettante vittime, pronte ad essere sacrificate quando e come a Lui piaccia. Ogni mattina nella preghiera di consacrazione a Maria Santissima noi la supplichiamo affinchè per quanto è possibile, col nostro contegno, con le nostre parole, col nostro buon esempio rappresentiamo al vivo Gesù benedetto, ma quando è, miei carissimi figliuoli, che noi siamo più simili al Divin Salvatore, e meglio possiam tenere le sue veci presso le anime che dobbiamo salvare? Si è specialmente quando pel nostro stato di religiosi, pel nostro ministero sacerdotale ci è dato di soffrire qualche cosa. Al punto di nostra morte non saranno i piaceri goduti, gli onori, le ricchezze che ci consoleranno e ci ispireranno fiducia, bensì que´ sacrifizi che avremo fatti soffrendo per Gesù.
Depongo queste pagine ai piedi della Vergine Ausiliatrice pregandola di benedirle e comunicar loro quell´efficacia che non avrebbero per se stesse. L´amore a D. Bosco ed il desiderio di veder prosperare ognora la sua diletta Congregazione mi hanno ispirati questi pensieri ed avvisi; mi è dolce sperare che similmente l´amore che voi portate a D. Bosco ed alla Pia Società Salesiana li farà accogliere con buona volontà e praticare con frutto.
Continuate a sostenermi nel difficile mio ufficio colle vostre ferventi preghiere e colla valida vostra cooperazione e credetemi nel Sacro Cuore di Gesù
Rff.mo come Padre Sac. MICHELE RUA.
P.S. — Siccome qualche parte della presente circolare potrà pur servire ad istruzione ed edificazione dei vostri dipendenti, così lascio al vostro giudizio di manifestare quello che vi parrà opportuno a loro vantaggio. A voi, cari Ispettori e Direttori, raccomando di leggerla e rileggerla più volte.
Converrà intanto che portiate a cognizione di tutti i Confratelli che avendo Iddio chiamato all´eternità il nostro compianto confratello Don Cesare Cagliero, dopo implorato il lume divino e consultati i membri del Capitolo Superiore e vari distinti Confratelli, abbiamo eletto a succedergli nella duplice qualità di Procuratore generale della nostra Pia Società in Roma e d´Ispettore della provincia romana il Rev.mo confratello Don Giovanni Marenco, che fungeva da Vicario generale per le Figlie di Maria Ausiliatrice, al quale uffizio abbiamo destinato il Rev.mo Don Clemente Bretto, che per tanti anni e .con tanto zelo fu Direttore Spirituale della loro Casa Madre.
Porto pure a vostra notizia che stante le difficoltà e distanze delle nostre Case abbiamo stabilito alcuni Vice-Ispettori: così per le Case dell´Equatore abbiamo eletto il M. Rev. D. Antonio Fusarini, pel Messico il M. Rev. D. Antonio Riccardi e D. Pietro Cogliolo pel Portogallo.
Antichi Allievi - Consigli
1. Sempre gradite le vostre lettere. — 2. Festose accoglienze nella Spagna. — 3. Consolante sviluppo degli Oratori Festivi. — 4. Attività degli Antichi Allievi. — 5. Coltivare le vocazioni di coadiutori. — 6. Incoraggiamento allo studio della lingua italiana. — 7. Aiutiamo le provate Missioni della Patagonia. — 8. Decreto Regulari Disciplinae.
Torino, 20 gennaio,
1° giorno della novena di S. Francesco di Sales, 1900.
(Lettera Edificante N. 5).
Carissimi Figli in G. C.
Seguendo la pratica degli anni scorsi, anche questo anno desidero rivolgere la parola a tutti i miei cari Figli per istringere e rinvigorire sempre più il vincolo di carità che ci unisce e ravvivare lo spirito del nostro amatissimo Fondatore e Padre D. Bosco.
Prima di tutto Vi porgo i più cordiali ringraziamenti per gli auguri che m´avete mandati nell´occasione del mio onomastico e delle sante Feste Natalizie.
Non soglio rispondere a tali lettere in particolare, perchè son tanto numerose che mi sarebbe impossibile. Così malgrado il mio impegno di rispondere ad ogni lettera che esige risposta, non soglio neppure rispondere alle domande di ascrizioni o professione religiosa, di sacre ordinazioni, di vacanze, ecc., perchè tali domande van dirette ai propri Direttori ed Ispettori; così parimenti non soglio rispondere subito alle domande per andar alle Missioni; queste domande si conservano per darvi risposta quando si presenti l´occasione di appagare il vostro generoso desiderio. Sono però sempre contento quando ricevo lettere e notizie de´ miei Figli, ed è maggiore la mia consolazione quando mi date prove della Vostra generosa carità e del Vostro filiale e fraterno affetto.
Vi restituisco pertanto gli auguri col desiderarvi e domandare a Gesù un grande aumento di fervore nella divozione al suo amabilissimo Cuore, al quale ci siamo tutti consacrati nell´anno testè decorso, e di confidenza filiale nella tenerissima nostra Madre Maria SS. Ausiliatrice. Sì, miei cari: ricordiamoci sempre che queste divozioni han da essere divozioni Salesiane in modo specialissimo, perchè è dal S. Cuore di Gesù che il Salesiano deve attingere l´amor santo della gioventù, la dolcezza e la mansuetudine che devono accompagnare le sue parole e le sue azioni, la pazienza nelle contrarietà e tribolazioni, lo spirito di sacrifizio, lo zelo delle anime; ed è dalla intercessione di Maria Ausiliatrice che dobbiamo sperare lume alla mente, forza alla volontà, vigore al corpo, prosperità nelle imprese, e tutti quegli aiuti anche temporali che siano necessari alle nostre Case. Ella che ottiene tante grazie ai nostri Cooperatori, quante non ne otterrà a noi suoi figli primogeniti, se la invocheremo e la onoreremo veramente da buoni figliuoli?
Ora per vostra edificazione e consolazione chiamo la Vostra attenzione sulle feste che nella Cattolica Spagna si fecero al Vostro Rettor Maggiore. L´onore del Padre è giocondità dei Figli, e sono sicuro che Voi avrete giubilato na Vostro cuore leggendo le belle descrizioni che di tali feste ha dato il nostro Bollettino. Vi assicuro però che la realtà ha superato la relazione e l´aspettazione, e che la nostra Pia Società nella persona del suo Superiore e Rappresentante ha ricevuto in quella nobile Nazione onoranze tali che, dirò col poeta, « era follia sperar ». I santi entusiasmi dell´indimenticabile Congresso Salesiano di Bologna si sono riprodotti ed accresciuti in tutta la penisola Iberica, compreso il regno del Portogallo. Questo, vi dico, non per ripetere cose già note e tanto meno per vana compiacenza, ma per darne insieme gloria e ringraziamento al Dator d´ogni bene ed aumentare in noi l´amore e la stima alla nostra Pia Società e la riconoscenza a Dio per l´insigne benefizio che ci ha fatto col chiamarci a far parte della medesima, come pure per animarvi a pregare per tutti i nostri Cooperatori, Benefattori e specialmente per gli zelatori delle opere nostre che colla qualità di Decurioni e Direttori dei Cooperatori, o sotto altri aspetti sono i sostenitori e promotori delle Opere Salesiane.
Una fra le molte cose, che riempirono il mio cuore di consolazione nel far visita a quelle Case, fu il gran numero di Oratorii Festivi che vi ho trovato e l´attenta e sollecita cura che se ne ha.
Anche da altre parti ho testè ricevuto relazioni dell´apertura di nuovi Oratorii Festivi. Ho saputo che in molti degli antichi il numero dei giovani che li frequentano è veramente straordinario: in uno di essi giungono a 1600 ogni domenica. Mi fu riferito, anche da Cooperatori, che è molto lo zelo che vi si spiega dai Salesiani che vi sono addetti e che si va a gara fra di loro in trattare colla maggior amorevolezza i giovanetti. Così mostrano que´ Salesiani d´aver presente Part. 3° del Capo I delle nostre Costituzioni che dice: « Il primo esercizio di carità sia di raccogliere particolarmente nei giorni festivi i giovanetti poveri ed abbandonati per istruirli nella nostra Santa Cattolica Religione ».
Molto lodevole poi è lo zelo di parecchi Direttori che ben compresi del fine principale degli Oratorii spiegano grande zelo per far imparare bene le verità della Fede ed insegnare ad accostarsi colle debite disposizioni ai Ss. Sacramenti, impegnando gli allievi con qualche premio a studiare il catechismo delle rispettive diocesi, spiegando e facendo spiegare nelle classi e preparando i più distinti a belle gare catechistiche. Non posso omettere di manifestare anche la nostra soddisfazione per le varie scuole di religione che si iniziarono in parecchie nostre Case e a favore dei giovani studiosi di qualunque corso, dagli elementari agli universitari, scuole che diedero e dànno eccellenti frutti.
Resta tuttavia in vari siti a cercare il modo di ottenere sempre maggior perseveranza ne´ giovani che frequentano gli Oratorii: invito pertanto i Direttori dei medesimi a manifestarmi le sante industrie adottate a tal fine.
Dagli Oratorii Festivi all´Associazione degli Antichi Allievi è breve il passo. In parecchie città dell´Europa, dell´America e dell´Africa essa è già stabilita ad imitazione di quella, che possiam chiamare primaria, fondata da anni in Torino. Anche in questo ramo dell´attività Salesiana ricevo consolanti notizie. In alcuni luoghi si riunirono in fraterno congresso questi Antichi Allievi con ottimi risultati di reciproche e più strette relazioni, di vittoria sul rispetto umano, d´incoraggiamento al bene. In altre Case si formularono brevi e semplici regolamenti per tenerli sempre uniti nello spirito di pietà e di carità reciproca; altri Direttori trovarono modo di utilizzare l´attività loro con applicarli a far il catechismo nelle parrocchie ed Oratori, e farne ascrivere alle Conferenze di S. Vincenzo de´ Paoli e ad altre pie e caritatevoli società. Altrove si ottenne da loro una esemplare frequenza ai Sacramenti, con qual profitto per loro e per le loro famiglie non è chi, nol vegga. Molti s´iscrissero fra i Cooperatori Salesiani e mi mandarono la loro quota di concorso per sostener le molteplici Opere nostre. Anzi uno dei più zelanti fece, nel suo entusiasmo per l´Associazione, la proposta che la Società degli Antichi Alunni di Don Bosco abbracci il mondo intero e divenga universale, riunendo poi l´obolo cosmopolita della riconoscenza di tanti figli, ed elevando col medesimo ogni anno un monumento al Gran Padre nella forma di un edifizio per una nuova fondazione, una chiesa, ecc. Ringraziamo il Signore di questo aumento di affetto a Don Bosco ed a´ suoi Figli, di questa unione e carità fraterna fra i nostri Antichi Allievi e continuiamo a stringerli in Associazioni e ad aiutarli a tutto potere. Oh quanto male potranno impedire queste Società, quanto maggior bene operare anche in mezzo al mondo! Il demonio ha fatto un male immenso colle associazioni cattive nel secolo XIX e si prepara a farne molto di più nel secolo XX. Salviamo i nostri alunni, questi nostri cari figliuoli, e persuadiamoci che collo stringerli in società non salveremo solamente loro, ma molti anche dei loro congiunti, amici, conoscenti; centuplicheremo il bene, daremo maggior gloria a Dio. Come vedete, con queste associazioni si continua a fare da Angeli Custodi ai nostri alunni adulti, come l´abbiam fatto a loro giovanetti.
Devo poi mandare una parola di meritata lode a quei Direttori e Prefetti delle nostre Case, che col loro zelo industrioso seppero trovare e coltivare il seme della vocazione Salesiana tra i nostri famigli in guisa da farlo attecchire. Ottima cosa questa, perchè oltre il gran vantaggio che si procura alle anime loro col farli religiosi, si aumenta il numero dei Confratelli Coadiutori dei quali sente tanto il bisogno la nostra Pia Società.
E a questo proposito ho pure il piacere di dirvi che il desiderio espresso in altre mie di veder moltiplicarsi le case di noviziato per coadiutori ed artigiani non fu voce gettata al vento, giacchè lieto posso annunziarvi che tali case sono già in numero di sette e producono consolanti frutti, È da desiderarsi che se ne aumenti il numero e che per quanto è possibile tutte le Ispettorie ne abbiano almeno una. Preghiamo il nostro Patrono San Francesco di Sales che ci mandi molte vocazioni e i mezzi per aprire e sostenere queste Case e Noviziati. E per corrispondere ai desideri di D. Bosco s´impieghi ogni diligenza a coltivare le vocazioni fra i nostri coadiutori ed artigianelli, e conservare quelle che già attecchirono.
Ricevo talvolta lettere scritte in buon Italiano da alcuni de´ miei cari figliuoli appartenenti ad altre nazioni, e questo mi fa veramente piacere, perchè dimostrano così d´aver preso a cuore la raccomandazione da me altre volte fatta di studiar questa lingua. Si, amiamo, studiamo, vorrei quasi dire, collo stesso amore e colla stessa applicazione il Latino e l´Italiano, e ricordiamoci che l´Italiano è il linguaggio che parla il Papa, il linguaggio che parlava Don Bosco nostro Padre, il linguaggio della Casa Madre dei Salesiani, e perciò il linguaggio con cui potranno facilmente intendersi tra di loro i Salesiani delle diverse nazioni. Mi si procuri sovente il piacere di ricevere lettere scritte in questa lingua da chi non è italiano, e si abbiano quelli che già scrissero il dovuto encomio.
Lasciatemi finir la presente con mettere a vostra conoscenza certi tratti di fraterno amore che si manifestarono in questi ultimi giorni. Voi tutti conoscete lo spaventoso disastro che ha colpito le nostre Missioni della Patagonia, verso la metà dello scorso anno. Una terribile inondazione del Rio Negro e di altri fiumi ha devastato e in gran parte distrutto quelle Case, Cappelle, Chiese, Scuole, ecc. la cui erezione era costata tanto denaro e tante fatiche. Mons. Cagliero è stato costretto a mandarmi in Europa il suo Vicario D. Bernardo Vacchina per raccogliere soccorsi, coi quali ricostruire o riparare gli edifici rovinati o danneggiati dalle acque. Or bene, mentre noi dobbiamo ripetere col santo Giobbe: Dominus dedit, Dominus, abstulit; sit Nomen Domini benedictum, dobbiamo pure studiare il modo di venir anche noi in aiuto a quelle Missioni tanto care al cuor di Don Bosco e al mio. Or questo fu compreso da molti Direttori. Da parecchie case ci giunsero già offerte dei Direttori ed anche offerte spontanee degli allievi, delle quali avrete veduto qualche saggio nel Bollettino Salesiano. Voglio però segnalarvi l´industria speciale di qualche Direttore per venir in soccorso a quelle povere nostre Missioni. Fu proposto di usar particolare impegno per far risparmii nei viaggi e nella corrispondenza, negli oggetti di vestiario e di biancheria, nei libri, quaderni, carta, ecc., per mettersi in grado di soccorrere in misura più abbondante i nostri cari missionari. Bene! Così si ottiene anche un altro bel frutto, quello cioè di esercitar meglio la virtù della Povertà, che abbiam professato con voto. Più esatta sarà l´osservanza di questo voto e più abbondanti saranno i sussidi che la Divina Provvidenza ci manderà.
Dio voglia che questi begli esempi di zelo per la salvezza delle anime e specialmente della gioventù, esempi di fraterna carità, di attaccamento alla nostra Pia Società, industriosa alacrità per accrescere il numero degli operai nella vigna del Signore tanto fra gli studenti quanto fra i coadiutori, si vadano moltiplicando a comune edificazione, ad incremento di gloria a Dio e di vantaggio alla Chiesa ed alla società. — Il bisogno di molti e buoni operai è grande; ed ogni giorno maggiormente mi persuado della verità di quelle parole di S. Vincenzo de´ Paoli, ripetute tante volte dal nostro buon Padre D. Bosco, che l´opera più buona che si possa fare è l´aiutare a far un Prete. Coraggio adunque, o cari Figli, nella coltura delle vocazioni. Anche i collegi che in passato diedero poco contingente ai nostri noviziati si adoprino con ardore per darne in avvenire, coltivando le vocazioni secondo le norme indicate nelle nostre Deliberazioni Capitolari.
Prima di chiudere questa mia debbo comunicarvi una importante notizia: quest´anno spira la dispensa che si era ottenuta dall´Osservanza del Decreto Regulari Disciplinae di S. S. Pio IX di v. m., riguardo alle norme da seguirsi in Italia ed isole adiacenti nell´ammissione dei candidati al noviziato ed alla professione religiosa. Bisognerà pertanto che in avvenire vi ci uniformiamo quanto meglio ci sarà possibile. Oltre al leggere tale decreto al 1° dell´anno e 1a domenica di luglio, in comune, gl´Ispettori e Direttori ne facciano uno studio particolare. Dal canto nostro poi procureremo di dare a tempo opportuno qualche schiarimento sul modo di effettuare compatibilmente colle nostre circostanze quanto in esso è prescritto.
Siamo nell´Armo Santo, facciamoci tutti diligente studio per eliminare dalla nostra individuale condotta e dalle nostre Case quanto si oppone alla santità del nostro stato ed avanzarci realmente nelle vie della perfezione. Gli esempi di San Francesco di Sales e del nostro amatissimo Padre D. Bosco ci siano sprone all´acquisto delle virtù necessarie al nostro stato. Siccome in questa impresa sommamente ci è necessario l´aiuto di Dio così desidero che durante questo periodo più insistenti e fervorose preghiere vengano innalzate al trono di Dio dalla comunità della Salesiana Famiglia.
Non dimenticate, di grazia, nelle vostre orazioni chi augurandovi coi più ardenti voti l´abbondanza delle celesti benedizioni si professa
Vostro aff .mo Padre in G. e M. SaC. MICHELE RUA.
1. Esortazione paterna. — 2. Lettera d´accompagnamento. — 3. Economia nei lavori e nelle costruzioni. — 4. Risparmio nei viaggi per mare. — 5. Chiedere il personale per mezzo dell´Ispettore. — 6. Norme di formazione nei noviziati. — 7. Norme per le vacanze dei confratelli. 8. Rendiconto: sua importanza.
Torino, li 5 agosto 1900.
Festa della Madonna della Neve.
Figli carissimi in G. C.
L´anno scolastico volge al fine, anzi in alcuni dei nostri istituti per particolari ragioni già furono dati gli esami e distribuiti i premi, e gli allievi ed anche alcuni Confratelli, per ragioni loro particolari, partirono per le loro case. Per questo motivo desidero che questa lettera non solo sia letta ora, ma venga riletta al principio del nuovo anno scolastico.
Si avvicina il tempo in cui per bontà del Signore ci sarà dato di occuparci con maggior impegno del nostro profitto spirituale facendo gli esercizi annuali. Io saluto con gioia l´aurora di quei giorni fortunati, perchè non solo forniscono a noi tutti ogni comodità di rinnovarci nello spirito, ma ancora porgeranno a me il destro d´intrattenermi un po´ più lungamente con molti Confratelli che verranno a fare gli Esercizi Spirituali a Valsalice od in S. Benigno. Tuttavia essendo moltissimi i Confratelli che separati da grande distanza non avrò la consolazione di incontrare, ed a cui perciò non potrà giungere la mia voce, ho pensato d´inviare una circolare in cui insieme con alcuni avvisi vi raccomanderò varie cose che mi sembra debbano tornare di non leggero vantaggio al buon andamento della nostra cara Congregazione. Tanto che piace al Signore che io porti il grave peso della Direzione generale della nostra Pia Società, credo ben fatto eccitare sempre più il vostro zelo ed il vostro fervore con opportuni consigli ed incoraggiamenti: iustum arbitror quamdiu sum in hoc tabernaculo, suscitare eos in commonitione (II S. Pietro, I, 13 ). Non ne dubito punto, voi farete buon viso a questa nuova Circolare del vostro Rettor Maggiore e già fin d´ora me ne riprometto i frutti più consolanti.
Comincio col richiamare l´attenzione di tutti i Salesiani sull´Art. 335 delle nostre Deliberazioni Capitolari che dice: « Quando un Socio deve recarsi da una Casa ad un´altra per qualunque siasi motivo, il Direttore lo munisca sempre d´una lettera d´accompagnamento in cui accenni la ragione del viaggio, il tempo che dovrà fermarsi, con tutte le altre indicazioni necessarie od opportune. Tale lettera abbia sempre il bollo della Casa da cui il Socio parte ».
Pel grande sviluppo che, per grazia del Signore, ha preso l´umile Congregazione Salesiana, non potendoci più tutti conoscere personalmente, questa tessera è diventata indispensabile. Inoltre senza tal lettera di accompagnamento alcuni Confratelli potrebbero pur troppo presentarsi in qualche Casa ove nulla hanno che fare, e per cui non hanno il permesso dei Superiori. Ma quello che più sarebbe sconveniente, certi nostri Confratelli, usciti dopo aver finiti i voti triennali, oppure allontanati per la loro irregolare condotta, e similmente individui che per nulla appartengono alla nostra Pia Società, potrebbero essere ricevuti nelle nostre Case, trattenervisi alcuni giorni con grave scapito del buono spirito.
Per queste ragioni non potrei non disapprovare la condotta di un Direttore il quale accordasse l´ospitalità ad un Confratello, che dopo questa Circolare si avventurasse ancora a mettersi in viaggio e visitare qualche Casa Salesiana, senza essere munito della lettera di accompagnamento. Non sembri troppo rigorosa questa prescrizione. L´esperienza è gran maestra, e così si pratica pure in altre famiglie religiose, assai più antiche.
Quindi ogni Direttore si dia premura di chiedere a Torino le pagelle a questo fine appositamente stampate, e nulla trascuri perchè questo articolo delle Deliberazioni sia diligentemente osservato.
Per ragione d´ordine e di economia sento più che mai il dovere di richiamar in vigore l´Art. 85 delle Deliberazioni e tutto il Capitolo V della Deliberazione VI, riflettente l´Economia nei lavori e nelle costruzioni. Esorto perciò gli Ispettori ed i Direttori a leggere in conferenza tutte le norme che sono date nei luoghi citati ed a farsi coscienza di eseguirle e farle eseguire; nè si credano dispensati dall´ottenere il permesso dei Superiori quando si tratta di piccole cose, fosse pure soltanto di aprire una porta od una finestra, di levare una tramezza e simili. Pel buon governo della Congregazione è di assoluta necessità che l´Ispettore e per mezzo di lui i Superiori Maggiori siano informati anche di questi piccoli mutamenti, i quali aprirebbero la via a moltissimi altri abusi.
Ed a tal proposito mi permettano i nuovi Direttori di ricordar loro che il primo loro dovere nel prendere il governo d´una Casa, dovrebbe essere di farsi una giusta idea dello stato morale dei Confratelli e dei giovani, e poi di conoscere bene la condizione finanziaria del nuovo istituto che debbono dirigere per ben governare gli uni e ben regolare l´altra. Mostrerebbe di essere saggio e prudente quel Direttore che non pensasse a far modificazioni nei fabbricati se non dopo due anni dalla sua presa di possesso. Chi nel porre il piede in una Casa subito dà mano a demolire ed a rifabbricare, a fare novità, come se i suoi antecessori avessero fatto male ciò che fecero, ritenga pure che il suo modo di operare è disapprovato dai Superiori Maggiori.
Già vi ho comunicato, or son circa due anni, che la Compagnia Generale di Navigazione Italiana, sopra i piroscafi suoi ci fa la riduzione della metà del prezzo da qualunque porto si parta di quelli che essa tocca, ed a qualunque direzione si sia avviati, e ciò su qualunque battello di quella Compagnia ed a tutte le persone che appartengono alla nostra Pia Società od alle Figlie di Maria Ausiliatrice ed ai nostri alunni e loro alunne che devono far viaggio marittimo, presentando il biglietto di riduzione che io spedii alle principali Case o che son pronto a spedire alle Case che ne facessero domanda.
Io pertanto vi prego di stare attenti, se vi si presenta l´occasione, di servirvi sempre della comodità e del risparmio che questa benemerita Compagnia ci concede, riavvertendone anche i Direttori che possono in qualche modo esserne interessati.
Ora anche altra Società di Navigazione « La Veloce » ci offre le stesse, e per qualche circostanza anche maggiori facilitazioni; pel che potrete, secondo le occorrenze, servirvi anche di questa specialmente per quelle linee, che non sono percorse dalla « Navigazione Generale », e in quelle circostanze in cui tornasse incomodo l´aspettar i battelli della Navigazione Generale.
Vi fo ancora notare che su tutti i battelli della Veloce da alcuni mesi, a maggior comodità dei sacerdoti, si è provveduto un altare portatile con gli occorrenti arredi sacri per la celebrazione della Santa Messa.
Spero già si saranno ricevuti i quaderni delle relative richieste, che furono spediti alle Case ispettoriali e marittime; ad esse dovranno rivolgersi tutti quelli che avranno da viaggiare per mare.
Anche di queste concessioni benediciamo di cuore il Signore e procuriamo di servircene sempre a sua maggior gloria. Unisco alla presente copia della circolare diramata dalla Veloce alle sue Agenzie, colla tabella dei prezzi, che si dovrà conservare nell´uffizio del Direttore o del Prefetto per norma comune.
Mi valgo dell´occasione per raccomandare che d´or innanzi i Direttori, secondo ciò che fu stabilito nelle Deliberazioni, facciano pervenire le domande di personale al Capitolo Superiore per mezzo dell´Ispettore. Questi molte volte conoscendo i bisogni di una Casa, potrà forse provvedervi col personale stesso dell´Ispettoria evitando così gravi spese di viaggio. Se poi non è in grado di dare l´aiuto richiesto, egli raccomanderà la cosa ai Membri del Capitolo Superiore che faranno tutto il possibile per compiacerlo. Così pure quando qualche Casa abbisogna di soccorso materiale dovrà ricorrere al proprio Ispettore, il quale verrà in soccorso per se stesso o ricorrendo a sua volta al Capitolo Superiore. Col moltiplicarsi delle Case e coll´estendersi della nostra Pia Società sempre più si manifesta il bisogno di stabilir bene le relazioni e la dipendenza di ogni Casa dal proprio Ispettore e dell´Ispettore dal Capitolo Superiore.
Ora passo ad altri argomenti che sebbene non riguardino tutte le Case, desidero siano ben conosciuti da tutti i Confratelli, perchè potranno da essi conoscere quanta diligenza si abbia ad impiegare per l´accettazione al noviziato, per ammettere i novizi alla professione e per ben prepararli alla vita attiva propria della nostra Pia Società, e così formare dei buoni Salesiani. E dapprima vi annunzio che vi sarà spedito quanto prima un opuscoletto, stampato a parte, in cui troverete raccolte le norme pratiche per l´esecuzione del decreto: Regulari disciplinae, intorno alla ammissione al noviziato ed alla professione, decreto che noi nel nuovo anno saremmo tenuti ad eseguire scadendo in quel tempo la dispensa che per sua esimia bontà ci aveva concesso il Sapientissimo Pontefice Leone XIII. Giova sperare che queste santissime leggi, promulgate dalla Chiesa, perchè nessun individuo indegno penetri nel giardino chiuso della Congregazione, renderanno solerti e diligenti coloro che saranno eletti esaminatori, ed ecciteranno i novizi a maggior fervore ed a più esatta osservanza della Regola per ottenere così il favore di essere ammessi alla vita religiosa.
Ora lasciando per questo anno alla prudenza e zelo degli Ispettori il modo pratico di preparar meglio ai santi voti coloro che già sono nelle varie Case, credo bene dare qui alcune norme riguardo a quanto desidero si faccia nelle Case di noviziato; e questo specialmente per evitare defezioni prodotte da ignoranza di cose riguardanti gli obblighi dello stato religioso.
I. — In dette Case lungo l´anno di noviziato non si faccia nessun altro studio fuori di quello che è ordinato anno per anno nel programma che il Consigliere Scolastico manda per loro; mi raccomando inoltre caldamente anche a questo riguardo, che si dia la maggior importanza agli studi sacri, e che le scuole siano fatte in modo educativo, e quasi direi ascetico, affinchè questi giovani, speranze della Pia Società, possano, pur mentre studiano, essere imbevuti di quei principii di pietà, di zelo, di umiltà, di mortificazione, e vengano ad avere quell´impronta di religiosità, che devono poi _servir loro per tutta la vita. Gioverà molto che il Direttore parli molto e sovente di D. Bosco, studiandosi di rendere famigliari certe sue massime e di riprodurne il vero spirito. Parimenti si adoperino tutte le industrie per insinuare nei novizi la dovuta stima ed affezione alla Madre Congregazione.
II. — Nei due mesi immediatamente precedenti all´emissione dei voti, come già accennai nella circolare mensile di Giugno, gli Ascritti non attendano ad altra occupazione, che non sia il prepararsi a quel progresso nelle virtù ed a procurarsi quella perfezione d´animo, che sono necessari per rendersi degni della vocazione alla quale sono da Dio chiamati. y ben giusto che almeno questi due mesi siano al tutto consacrati a prepararsi ad un sì grand´atto che ha conseguenze tanto importanti e benefiche per chi lo fa bene, e perde tanto della sua importanza per chi lo facesse senza la dovuta considerazione e preparazione.
III. — Il modo di occupare convenientemente questo tempo si lascia nei particolari alla prudenza e zelo dei Direttori; ma tutti da più a meno attendano alle seguenti cose:
a) Si facciano studiare alla lettera tutte le Regole e quei capitoli delle Deliberazioni e del Regolamento delle Case che sono più importanti per loro. Si raccomandi la lettura delle opere di D. Bosco, e se si tiene qualche accademia letteraria o divota si faccia intorno alle medesime qualche accurata e lodevole analisi o recensione.
b) Conviene ogni giorno fare una piccola conferenza per terminare quelle istruzioni e spiegazioni delle Regole, che fossero rimaste incompiute, spiegando specialmente gli obblighi che provengono dai santi voti;
c) Si può fare anche un po´ di scuola per terminare la spiegazione della pedagogia sacra, e specialmente la parte che insegna a far bene le varie assistenze, ad insegnare il catechismo ai fanciulli. Si può anche terminare lo studio delle sacre cerimonie e dare le spiegazioni dei principali salmi ed inni della Chiesa, se non si fece già lungo l´anno. Durante questi due mesi il Direttore inculchi molto la necessità ed i vantaggi della meditazione, ed insegni il metodo di farla anche senza libro. Addestri i novizi all´esercizio della memoria, dell´intelletto e della volontà, proponga i punti da svolgere e suggerisca gli affetti da eccitare e le risoluzioni da prendere;
d) Conviene poi che oltre alla meditazione che si fa in comune al mattino si faccia altra mezz´ora di meditazione verso sera, e questa da ciascuno in particolare sui punti assegnati, oppure su qualche libro che ciascuno tenga per più utile a sè. Si prolunghi a mezz´ora la lettura spirituale già solita farsi in comune e se ne faccia poi circa un´altra ora in privato su d´un libro particolare che ciascuno creda a sè più adatto;
e) Si raccomandi la lettura delle vite dei Santi, e se ne leggano le migliori in refettorio;
f) Verso le ore 11,30 vi sia insieme la visita al SS. Sacramento con la coroncina al Sacro Cuore di Gesù e non meno di un quarto d´ora di esame di coscienza. In apposite istruzioni il Maestro insegni a fare l´esame generale e particolare. Esponga i cinque atti da farsi cioè: 1° Gratias age, ringraziar Dio d´averci conservati dopo l´ultimo esame e colmati di favori; 2° Pete lumen, per conoscere i proprii difetti; 3° Discute mentem, esaminarci sui pensieri, parole, opere, doveri ecc.; 4° Dole, eccitarci al dolore dei difetti commessi; 5° Propone, prendere buone risoluzioni per l´avvenire. Si raccomanda poi a ciascuno di esaminarsi specialmente su questi punti: Se ha l´animo così docile da sottomettersi in tutto e sempre ai Superiori, conformemente al voto di ubbidienza; se ha il cuore abbastanza puro da poter fare tranquillo il voto di castità; o se è pronto a fare quelle mortificazioni e sforzi che si richiedono per osservarlo poi per tutta la vita; e se è così fatta-mente staccato dalle cose del mondo per abbandonare tutti e tutto e conservare la vera povertà e ciò per tutta la vita;
g) Al mattino si dicano le preghiere prima della Messa e non si preghi vocalmente al tempo del Santo Sacrifizio, bensì s´impari ad accompagnarla o col libro alla mano o in uno dei modi che il Maestro insegnerà;
h) Il Rosario poi si reciti verso sera prima della benedizione del SS. Sacramento; e sarà conveniente che lungo il giorno, privatamente ciascuno ne reciti da sè almeno altra terza parte anche per imparare a recitarlo meditandolo.
IV. — Conviene anche in detto tempo che si regolino a dovere le cose esteriori come sarebbe procurare quegli attestati o documenti che caso mai ancora occorressero: disporre delle cose finanziarie e materiali secondo che è prescritto negli articoli 277, 278, 280 delle nostre Deliberazioni.
V. — Perciò l´orario della giornata potrebbe da più a meno disporsi nel modo seguente: Levata — méditazione in comune — lettura ascetica privata nello studio — Orazioni — Messa — piccola lettura solita. Colazione e ricreazione — poi studio delle Regole — Deliberazioni — Regolamento, con facoltà di prendersi appunti in proposito. Piccola scuola di pedagogia sacra, di cerimonie o di spiegazione di salmi od inni. Visita — coroncina — esame — pranzo — ricreazione. Lettura spirituale — studio libero — conferenza ( o scuola, facendo conferenza al mattino). Ricreazione — meditazione privata — Rosario — Benedizione.
Ciò non toglie che essendo di vacanza non si possa stabilire un piccolo passeggio per tre volte per settimana e passeggio un po´ più prolungato al giovedì. In certe ricreazioni si permetta volentieri che i chierici si occupino della nettezza della chiesa, nell´adornare gli altari, portar fiori innanzi all´immagine di Maria ecc.
Se in quel tempo occorre qualche festa, sia celebrata con divozione più intima e raccolta; si faccia particolare uso del canto fermo, così adatto a far gustare la liturgia della Chiesa.
Io nutro grande fiducia che, occupando in questa maniera il tempo dei due mesi antecedenti ai voti, ciascuno si troverà a quel punto più preparato, ed anche più consolato e ne sentirà profitto per tutta la vita e la Congregazione farà un notevole progresso nella regolarità e nello spirito religioso.
Ora che avete letto quanto viene stabilito per gli Ascritti durante le vacanze non sarà fuor di proposito che diciamo altresì alcuna cosa pei Confratelli sul modo di passar bene le vacanze.
In questo tempo abbiamo la bella ventura di poter fare gli esercizi spirituali; sappiamo ogni anno approfittarne e rinnovare in noi lo spirito di fervore pel nostro avanzamento nella perfezione e di zelo a lavorare alla maggior gloria di Dio ed alla salvezza delle anime. Oltre gli esercizi spirituali procuriamo d´impiegar bene il resto del tempo delle vacanze. Stiamo attenti a non abbandonarci alla divagazione; anche riposando un po´ più del solito, non tralasciamo di seguire un orario determinato per la distribuzione del nostro tempo fra le pratiche di pietà, qualche utile occupazione e la ricreazione. Anche quelli che avessero per qualsiasi ragione da assentarsi dalle Case Salesiane procurino di non abbandonarsi all´ozio od alla lettura di libri o giornali pericolosi e specialmente dí non trascurare gli esercizi di pietà. Anzi avendo un po´ più di tempo a propria disposizione sarebbe conveniente che anche i Confratelli durante le vacanze attendessero qualche tempo, oltre il consueto, a letture ascetiche o di argomenti religiosi e morali come pure rendessero più frequenti ed anche più prolungate le loro visite al SS. Sacramento. Che se si va a fare qualche passeggiata alquanto lunga tra parecchi Confratelli o con allievi, sarebbe molto lodevole che ad esempio del nostro caro Padre D. Bosco si prefiggessero la visita a qualche Santuario o chiesa.
In questo tempo di vacanze i Direttori continuino a vegliare amorevolmente su tutti i loro dipendenti, mantenendo in vigore le comuni pratiche di pietà e continuando quanto è possibile le_ sacre funzioni nei giorni festivi. Non dimentichino le conferenze ai Confratelli. Dovranno pure approfittare del maggior tempo li. bero per ricevere i rendiconti comodamente e secondo le norme stabilite nelle Deliberazioni.
Giacchè mi si presenta l´opportunità, non vi tornerà discaro che io aggiunga una parola sopra di un mezzo efficacissimo onde perseverare nella nostra vocazione, cioè del rendiconto. Tanto più volentieri ve ne parlo ora, in quanto che nelle vacanze tutti troverete, spero, il tempo per farlo e riceverlo comodamente.
L´ubbidienza nello stato religioso è chiamata da S. Pier Damiani aurea ad codum via. Questa strada è così sicura che colui che la percorre non potrà mancare di raggiunière il porto di salute; tuttavia essa è nel tempo stesso difficile, cioè non è esente dai raggi del sole che brucia, dalla polvere che snerva, dalle pietre e dalle spine che insanguinano i piedi. I religiosi però per ristorarsi, non altrimenti che il viaggiatore dell´Africa, incontrano delle fresche oasi, che a lui sono additate da chi è incaricato di servire loro di guida e questo nel rendiconto, il quale consiste in quell´insieme di avvisi, consigli ed incoraggiamenti che una persona autorevole e competente somministra a chi ne lo richiede affine di avanzarsi nella via della perfezione.
Non v´ha alcun religioso, per quanto provetto di età, fornito di scienza od insignito di cariche, che non abbia da avvantaggiarsi assai del rendiconto, poichè lo Spirito Santo dice a tutti indistintamente: ne innitaris prudentiae tuae, non fidarti della propria I prudenza: ne sis sapiens apud te ipsum, non crederti sapiente da te stesso, e ci avvisa ancor più chiaramente: Qui abscondit scelera sua, non dirigetur (Prov. . XXVIII, 13 ).
I Santi Padri e Maestri di spirito c´inculcano la medesima pratica con un linguaggio che non ammette alcun dubbio sulla necessità ed importanza della medesima. Le testimonianze sono così abbondanti su questo argomento, che io rimango incerto sulla scelta. Bastino alcune. Non sii maestro a te stesso, e non avventurarti senza conduttore in una via da te ignorata (S. Ger.). L´affare della nostra salute è una scienza difficile, bisogna perciò avere un maestro che ce l´insegni (S. Doroteo). La via della perfezione è una navigazione pericolosissima; ci vuol un pilota che ci diriga ( S. Basilio ). Se vuoi camminare con sicurezza nel cammino della vera pietà, dice S. Francesco di Sales, cerca chi ti diriga. E per conchiudere ricorderò le parole con cui D. Bosco terminava una conferenza da lui fatta sul rendiconto: fac hoc et vives, praticate questo ed avrete la vita eterna, e dal medesimo il buon Padre si riprometteva il buon andamento, la stessa conservazione della Congregazione.
Quel Salesiano che fa regolarmente ogni mese il suo rendiconto non tarderà a conoscere i suoi difetti e si sforzerà di correggerli; troverà in quello un rimedio efficacissimo contro le tentazioni, cessando il demonio di tenitare coloro che hanno il cuore aperto coi loro Superiori e sono fedeli alla pratica del rendiconto. Per questo mezzo inoltre sarà dissipata ogni illusione, sarà vinto ogni ostacolo, saranno alleggerite le croci e rafforzate le risoluzioni. Si stabilirà fra il superiore e l´inferiore una soda e santa amicizia che sarà per l´uno e per l´altro sorgente di pure gioie e d´ineffabili consolazioni. La Congregazione stessa dai rendiconti ricaverà l´unione de´ suoi membri, compattezza nelle sue forze, uniformità di pensieri e di sentimenti ed unità nella direzione. In vista di tali e tanti vantaggi qual è quel Salesiano che non ami il rendiconto e non voglia farlo con tutta regolarità?
Eppure quante difficoltà s´incontrano anzitutto da parte di colui che deve farlo. In primo luogo ripugna all´amor proprio il rivelare le proprie debolezze e riconoscere i propri difetti. Pur troppo anche fra i religiosi alligna ancora la ripugnanza alla assoluta sottomissione, e s´annida sovente nel loro cuore lo spirito d´indipendenza, difetti che per lo più vanno aumentando col crescere degli anni. Ci rende parimenti penoso il rendiconto la troppa confidenza che noi abbiamo nelle nostre forze e nella nostra scienza; per cui ci pare di non aver bisogno di essere guidati al pari di fanciulli.
Finalmente sembra che possa bastare la confessione delle proprie colpe, e non si comprende il bisogno di sottoporsi ad un altro giudizio sul nostro modo di agire. Di qui ne segue che molti riguardano il rendiconto come una dolorosa necessità, a cui si sottrarrebbero volentieri, se loro fosse possibile. Altri se ne tengono lontani temendo rimproveri e riprensioni. Alcune volte si approfitta di quel momento per fare le proprie ragioni che si credono conculcate dai Superiori o dai Confratelli, e perfino sembra a certuni un´occasione propizia unicamente per chiedere favori. Intanto o per un´intenzione non del tutto retta, oppure per mancanza di semplicità e dí sincerità non si svelano le pene che si soffrono, le passioni contro cui s´ha da combattere, le difficoltà che s´incontrano nel cammino della perfezione. Sotto pretesto che sono materie del rendiconto le mancanze ésteriori solamente, non si fa parola di lotte interiori, e si esce dalla stanza del Superiore senza dargli una conoscenza dello stato dell´anima. Che meraviglia perciò se gli torni impossibile dirigere i suoi subalterni? Ne succederà una reciproca suggezione, avrà pure un´eco fatale nelle confessioni in cui forse farà difetto la necessaria sincerità ed integrità oppure si sentirà il bisogno di ricorrere al ministero d´un confessore, che non è l´ordinario della comunità. Questi gravissimi inconvenienti, che bastano a sconvolgere tutta una famiglia religiosa, ed a rovinare un´anima, sarebbero evitati qualora i Salesiani s´attenessero scrupolosamente alla Regola di fare il nostro rendiconto ogni mese.
Stando così le cose io mi rivolgo a´ miei cari Direttori pregandoli per l´amore che portano alla memoria di Don Bosco ed alla nostra Pia Società, perchè, per parte loro, nulla sia lasciato d´intentato affinchè secondo le nostre Costituzioni i rendiconti si facciano e se ne ritragga il maggior profitto possibile. Perciò senza badare a ciò che potrebbe suggerire una fatale pusillanimità, che ci esagera la difficoltà di ben ricevere i rendiconti, diano ogni comodità ai loro subalterni di andarli a trovare. Ricevano i rendiconti per via ordinaria nel loro ufficio, e come raccomandava Don Bosco facciano sedere il Confratello come se con ciò volessero dirgli che gli si lascia tutto l´agio ed il tempo di aprire il suo cuore. Per una pratica di tanto momento non è certamente adattato il tempo di ricreazione e passeggiando in mezzo al cortile. Non si contentino d´interrogare il Confratello sulla scuola, sulla assistenza, di cui è incaricato! percorrano i punti segnati nel libro delle Deliberazioni, e specialmente gli insegnino a conoscere ed a vincere la passione dominante, lo incoraggino a perseverare nella sua vocazione, lo aiutino nell´adempimento del proprio ufficio, e gli suggeriscano mezzi opportuni per mantenere vivo il fuoco della pietà e per avanzarsi nelle virtù proprie del nostro stato. Si ricordino che questo non è il momento di fare delle sfuriate e di rimproverare aspramente i Confratelli. Mostrino loro d´aver dimenticato i dispiaceri che per avventura avessero ricevuto, e si adoperino per mostrare ai loro subalterni che se loro debbono fare qualche osservazione, ciò avviene unicamente, perchè sta loro a cuore il loro bene temporale e spirituale, e perchè se tacessero intorno a certi difetti ed abusi, non compirebbèro il loro dovere, e Dio loro ne domanderebbe conto. Gli antichi religiosi per ricordare ai Superiori che ricevevano i rendiconti quali fossero i loro doveri avevano famigliare questo verso:
Consule, carpe, doce, solare, remitte, fer, ora:
cioè: consiglia, correggi, insegna, consola, perdona, sopporta e prega.
In poche parole sono comprese tutte le industrie, di cui è capace un´anima veramente accesa di zelo e di carità verso il prossimo. Nè si creda che troppo si esiga da chi riceve i rendiconti; nulla di troppo se si tratta del bene delle anime commesse alle cure e per una pratica da cui dipende il buon andamento della vostra casa, il frutto del vostro lavoro, la gloria di Dio. Tanti vantaggi anche a costo di questi ed altri sacrifizi non sarebbero troppo pagati. Chiediamo perciò al Signore con insistenti orazioni di far fiorire nella nostra carissima Congregazione la pratica dei rendiconti. Preghiamo tutti di cuore Maria SS. Ausiliatrice, perchè non permetta che la nostra Pia Società, da Lei per mezzo dí Don Bosco fondata, e da Lei sempre con tanta benevolenza difesa e protetta, trascurando i rendiconti, abbia la sventura di allontanarsi anche per poco dallo spirito del suo Fondatore.
Affido queste mie raccomandazioni alla vostra buona volontà ed al vostro zelo,_e nella speranza che vorrete continuare a sostenermi colle vostre preghiere mi professo nel SS. Cuore di Gesù
Aff.mo come Padre Sac. MICHELE RUA.
Avviso.
Nella circolare mensile di Luglio ho notificato che il Rev.do Sig. Don Paolo Albera partirà per l´America. Ora annunzio che durante la sua assenza negli affari della sua carica sarà supplito dal Sig. Don Giulio Barberis.
al Sacro Cuore di Gesù
1. Consacrazione degli individui e delle case. — 2. Consacrazione della Congregazione. — 3. Alcune pratiche per mantenerne il frutto. — APPENDICE: 1. Istruzione sulla divozione al SS. Cuore di Gesù. 2. È la divozione di tutti i tempi. — 3. È la più sublime. — 4. Oggetto. — 5. Fine. — 6. Motivi. — 7. Emblemi. — 8. Utilità. — 9. La divozione al Sacro Cuore ed i Religiosi. — 10. Della nostra consacrazione al Sacro Cuore di Gesù. — 11. Fini proposti e frutti da ricavare. — 12. Maria Ausiliatrice ed il Sacro Cuore. — 13. Le pratiche per onorare il Sacro Cuore. — 14. Formula di Consacrazione prescritta da Leone XIII. 15. Formulario che adoprerà il Rettor Maggiore per consacrare la Pia Società.
Torino, 21 novembre 1900.
Festa della Presentazione di Maria al Tempio.
Carissimi Confratelli e Figliuoli,
Da lungo tempo e da molte parti mi fu chiesto con grande insistenza di consacrare la nostra Pia Società al Sacro Cuore di Gesù, con atto solenne e perentorio. Specialmente insistettero in questo assunto le nostre Case di Noviziato e di Studentato, congiunte in lega santa, e la cara memoria di quell´indimenticabile nostro Confratello che fu Don Andrea Beltrami. Dopo un lungo ritardo, consigliatomi dalla prudenza, credo opportuno esaudire queste suppliche, ora che il secolo decimonono volge al termine e si avanza, lieto di molte speranze, il secolo ventesimo.
Già in molte circostanze ho raceòmandato a´ miei figliuoli e Confratelli salesiani, ed alle nostre Suore, le Figlie di Maria Ausiliatrice, la divozione al Sacratissimo Cuore di Gesù, e, sicuro che essa avrebbe apportato grandi beni spirituali a ciascuno di noi, l´anno scorso ho indetto, che ogni salesiano a Lui facesse la consacrazione di se stesso. Queste raccomandazioni furono ben accolte da tutti; si eseguirono scrupolosamente le mie ingiunzioni, ed i beni da me aspettati vennero abbondantemente.
Ora intendo che ciascuno si consacri di nuovo, in modo tutto particolare, a codesto Cuore Sacratissimo; anzi desidero che ciascun Direttore Gli consacri interamente la Casa cui presiede, ed inviti i giovani a far essi pure questa santa offerta di se stessi, li istruisca sul grand´atto che sono per compiere, e dia loro comodità affinchè vi si possano preparare convenientemente.
Si può dire ai Cristiani riguardo al Cuore di Gesù quanto San Giovanni Battista diceva ai Giudei parlando del divin Salvatore: « Vi è uno in mezzo di voi, che voi non conoscete ». E possiamo pur ripetere a questo riguardo le parole di Gesù alla Samaritana: « Oh se conoscessi il dono di Dio! ». Quale amore e confidenza maggiore verranno a sentire verso Gesù i nostri soci ed i nostri giovani se saranno in questa divozione ben istruiti!
Il Signore ha concesso grazie a ciascuno di noi, ne ha concesso alle singole Case; ma più ancora fu largo de´ suoi favori alla Congregazione che ci è madre. La nostra Pia Società fu ed è continuamente beneficata in modo specialissimo dalla bontà di Gesù, che vede quanto si abbisogni di grazie affatto straordinarie per iscuotere la tiepidezza, per rinnovarci nel fervore e per eseguire il gran compito che Iddio ci affidò: è giusto quindi che la Pia nostra Società sia tutta e interamente consacrata a quel Cuore Sacratissimo. Tutti insieme presentiamoci a Gesù, e gli saremo cari come chi gli offre non solo ogni fiore del suo giardino, ma il giardino stesso; non solo i vari frutti dell´albero, ma l´albero stesso. Poichè se riesce accetta a Dio la consacrazione dei singoli individui, più accetta deve tornargli quella di un´intera comunità, essendo questa come una legione, una falange, un esercito che a Lui si offre.
E parmi sia veramente questo il tempo voluto dalla divina Provvidenza per compiere l´atto solenne. La circostanza ci si presenta molto propizia ed opportuna. Mi par bello e, direi, sublime, nell´istante che divide due secoli, presentarci a Gesù, anime espiatrici per i misfatti dell´uno, e apostoli per conquistar l´altro al suo amore. Oh come Gesù benedetto poserà allora benigno lo sguardo sopra le varie nostre case, divenute come altrettanti altari su cui offriamo a Lui la contrizione dei nostri cuori e le migliori nostre energie fisiche e morali; come benedirà la nostra Società, che questi olocausti sparsi per il mondo intero raccoglie in un solo e grandioso, per prostrarsi ai piedi di Gesù ed esclamare a nome de´ suoi figlioli: « Oh Gesù! grazie, grazie; perdono, perdono; aiuto, aiuto! ». E per dirgli: « Noi, Gesù, siamo già vostri per diritto, avendoci Voi comperati col vostro preziosissimo Sangue, ma vogliamo anche essere vostri per elezione e consacrazione spontanea, assoluta: le nostre Case son già vostre per diritto, essendo Voi padrone d´ogni cosa, ma noi vogliamo che esse siano vostre, e di Voi solo, anche per nostra spontanea volontà; a Voi le consacriamo: la nostra Pia Società già è vostra per diritto, poiché Voi l´avete ispirata, Voi l´avete fondata, Voi l´avete fatta uscire, per dir così, dal vostro Cuore medesimo; ebbene, noi vogliamo confermare questo vostro diritto; vogliamo che essa, mercè l´offerta che ve ne facciamo, diventi come un tempio, in mezzo al quale possiam dire con verità, che abita signore, padrone e re il Salvatore nostro Gesù Cristo! Si, Gesù, vincete ogni difficoltà, regnate, imperate in mezzo a noi: Voi ne avete diritto, Voi lo meritate, noi lo vogliamo ».
Questi i voti, i sospiri, i propositi del nostro cuore: cerchiamo di ispirarci continuamente ad essi e di ringiovanirli nell´amor di Dio in questa circostanza specialissima.
È giunto pertanto, o carissimi, il gran momento di rendere pubblica e solenne la consacrazione nostra e di tutta la nostra Pia Società al divin Cuore di Gesù: è giunto il momento di emettere l´atto esterno e perentorio, tanto desiderato, con cui dichiariamo, che noi e la Congregazione restino cosa sacra al Divin Cuore. Bisogna ormai stabilire alcune norme pratiche, le quali valgano a regolare questa grande funzione.
Intendo prima di tutto che questa solenne Consacrazione sia preparata da un divoto triduo di preghiere e di predicazioni, il quale opportunissimamente comincerà la sera dei Santi Innocenti, 28 dicembre, giorno in cui morì S. Francesco di Sales, nostro grande Titolare.
Intendo in secondo luogo che l´atto della Consacrazione si emetta da tutti insieme giovani, ascritti, confratelli, superiori di ogni casa, nonchè dal maggior numero di cooperatori che si possano radunare. Quelli tra i confratelli, che per qualche circostanza si trovassero fuori della propria comunità, e non vi potessero tornare, procurino di recarsi alla casa salesiana più vicina, e quivi si uniscano in questo atto agli altri confratelli. Quelli poi, che non potessero comodamente recarsi a qualche nostra casa, emettano egualmente questa consacrazione nel modo migliore, che le circostanze loro permetteranno.
In terzo lago stabilisco, che questa funzione si faccia in chiesa, nella notte del 31 dicembre al primo gennaio, proprio nel momento solenne che divide i due secoli. Voi sapete che il Santo Padre, anche per questo anno, dispose che alla mezzanotte del 31 dicembre si possa celebrare solennemente la S. Messa, col Santissimo esposto. Ora nel caso nostro converrà che, radunati in chiesa mezz´ora prima, si faccia l´esposizione del SS. Sacramento, e dopo almeno un quarto d´ora di adorazione, si rinnovino da tutti i voti battesimali, dai confratelli anche i voti religiosi e quindi si faccia la consacrazione di se stessi, della propria Casa, e di tutto il consorzio umano al Sacro Cuore di Gesù, con il formulario prescritto dal S. Padre l´anno scorso. In quel momento medesimo io col Capitolo Superiore, con un formulario apposito, faremo la Consacrazione di tutta la Congregazione.
Dopo ciò si celebri in ogni Casa la Santa Messa, facendovi seguire la Benedizione col SS. Sacramento, previo il canto del Te Deum, e di quelle altre pratiche, che dal S. Padre o dai singoli Vescovi fossero ordinate per quella circostanza.
Negli Oratori festivi, e dove, per qualsiasi circostanza, non fosse possibile o conveniente fare detta funzione alla mezzanotte, essa potrà farsi nel mattino seguente, all´ora più opportuna, avendo il Santo Padre concesso di tenere esposto il Santissimo Sacramento dalla mezzanotte al mezzogiorno del primo gennaio, conferendo di più indulgenza plenaria a chi in questo frattempo vi facesse un´ora di adorazione.
Non vorrei poi che questa Consacrazione fosse un atto sterile: essa dev´essere fonte di grande bene a noi e al prossimo. L´atto della Consacrazione è breve, ma il frutto deve essere imperituro. E per ottenere questo, credo conveniente raccomandarvi alcune pratiche speciali, approvate e commendate dalla Chiesa, e dalla medesima arricchite di molte indulgenze, le quali, mentre terran viva la memoria di questo grande atto, serviranno pure ad eccitare sempre più questa divozione in noi, nei giovani e nei fedeli alle nostre cure affidati.
Propongo pertanto, che la festa del Sacro Cuore di Gesù sia ovunque solennizzata come una delle feste primarie dell´anno.
In tutte le Case si ricordi il primo venerdì del mese con una speciale funzione, e sia raccomandato ad ogni confratello e giovane di fare in quel giorno la Comunione Riparatrice.
Ogni confratello sia ascritto all´associazione detta Pratica dei Nove Uffizi, e cerchi veramente di eseguire l´uffizio che gli tocca.
Ogni casa sia associata alla Confraternita della Guardia d´onore, e ne esponga il quadrante; ed ogni confratello e giovane fissi il tempo speciale, in cui intende di fare la sua ora di guardia, com´è prescritto da detta Confraternita.
Nelle case di noviziato e studentato chi può faccia l´Ora Santa, secondo le norme stabilite per praticare detta divozione.
Siccome poi nulla può meglio contribuire a fare con profitto l´atto di Consacrazione sopra ordinato, ed a praticar bene la divozione al Sacro Cuore, quanto il conoscere in che essa consista, ne ho compilato, e vi espongo qui in seguito una istruzione adeguata. In questo modo spero che la divozione al Sacratissimo Cuore di Gesù verrà maggiormente apprezzata e desiderata da tutti noi ed anche dai nostri buoni alunni.
Intimamente persuaso, che questo atto solenne che siamo per compiere, abbia ad essere accetto al Cuore Sacratissimo di Gesù, che abbia a produrre gran bene alla nostra Pia Società, mentre vi saluto e vi benedico, vi prego ancora di unirvi con me a ringraziare questo Divin Cuore pei grandi benefizi che già ne impartì, ed a pregarlo che il nuovo secolo, mentre sarà per noi di conforto di aiuto, abbia ancora ad essere davvero il secolo del trionfo di Gesù Redentore, in modo che Egli, il nostro caro Gesù, venga a regnare nella mente e nel cuore di tutti gli uomini del mondo, possa presto ripetersi in tutta l´estensione del suo significato il Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat.
Vostro aff.mo in Corde Jesu Sac. MICHELE RUA.
Gesù, Redentor nostro pietosissimo, essendo venuto in terra per salvare tutti gli uomini, collocò nella sua Chiesa una dovizia inestimabile di beni, che dovessero valere a, tanto fine. E tuttavia
non contento di questa provvidenza così universale e generosa, ogni qualvolta si fe´ sentire una speciale necessità, volle fornire agli uomini aiuti anche più efficaci. A tal fine furono, certo per ispirazione del Signore, istituite man mano tante divote solennità; a tal fine il Signore fe´ sorgere tanti santuari in ogni parte del mondo, ed a tal fine ancora si istituì nella Chiesa, a misura dei bisogni, tanta santità di pratiche religiose.
Nei tempi nostri il Signore non tenne una via diversa da quella tenuta in antico. Che anzi, o fosse che ove abbondò l´iniquità volle che abbondasse la grazia, o che all´abisso dei nostri mali si richiedesse un abisso di misericordia, ci fornì un aiuto poderoso sopra ogni altro, e che tutte sopravanza le altre misericodie. Presentò, per dir tutto in una parola, agli uomini il suo Cuore Sacrosanto, disvelò i tesori preziosissimi che in Esso si contengono, ed allettando tutti a quell´Arca divina, offerse sicurezza e rifugio contro ogni pericolo, e volle destare o rinnovare in tutti il fervore della carità.
Ma per avere in gran pregio e praticare con profitto la divozione a cotesto Cuore Sacratissimo conviene anzitutto comprendere bene com´essa è divozione di tutti i tempi; ed è la più sublime e la più profittevole delle divozioni.
Essa in vero risale alla culla stessa del Cristianesimo. La SS. Vergine, la quale, come madre del Redentore, somministrò a Gesù la materia di cui è formato il suo Sacratissimo Cuore si può tenere come la prima e la più ardente adoratrice di questo Cuore divino. Anche San Giuseppe godeva certamente di stringersi Gesù al petto, ed i pastori ed i Magi, Anna e Simeone, Giuseppe d´Arimatea, Nicodemo, le pie donne, i discepoli e gli Apostoli sentivansi senza dubbio spinti a Lui per dimostrargli il loro attaccamento ed il loro amore. E tra gli Apostoli in particolar modo si distinse S. Giovanni, il quale, ammesso da Gesù a posare il capo sul suo petto, trasse da quel Cuore adorabilissimo tesori inesauribili di amore e di grazie.
Ma poichè Gesù volle Egli stesso invitare tutti gli uomini a venire da Lui, ed imparare quanto Egli era dolce ed umile di cuore, poichè ebbe tratto dal suo Cuore il dono più eccellente, il SS. Sacramento dell´Eucaristia; poichè volle dischiudere il suo Cuore sulla Croce, e tenerlo costantemente aperto per servir di rifugio a tutti i suoi figli, la divozione al suo divin Cuore ottenne un prodigioso incremento. Gli Apostoli, inculcando l´amore a Gesù nostro Redentore, furono in certo qual modo gli iniziatori di questa divozione, e la propagarono per tutto l´universo; i Padri della Chiesa nutrirono per essa una speciale affezione, e mai non cessarono di raccomandarla ai fedeli; santi e sante nel corso dei secoli, con a capo S. Bernardo e santa Geltrude furono estasiati nell´adorazione del Sacro Cuore di Gesù e ne furono ferventi discepoli. E da S. Bernardo che la Chiesa trasse le lezioni del secondo notturno del Breviario per la festa del Sacro Cuore, come quelle che maggiormente potevano attrarci alla divozione di quel Cuore sacratissimo.
Che diremo poi del nostro S. Francesco di Sales? La beata Margherita Maria Alacoque diceva di lui: « Mentre il beato Francesco viveva su questa terra, faceva suo soggiorno nel Cuore di Gesù, dove il suo riposo non poteva essere interrotto dalle maggiori occupazioni. Come Mosè, per i suoi famigliari colloqui col Signore, diveritò il più dolce degli uomini, così la famigliarità del divino Amore sollevò S. Francesco di Sales alla pratica delle due virtù proprie del Sacro Cuore di Gesù: la dolcezza e l´umiltà ». Egli ancora si può chiamare a giusto titolo il Dottore della divozione del Sacro Cuore di Gesù. In vero, oltrechè egli ne era divotissimo, ne parla nelle sue opere come ne può parlare un dottore di S. Chiesa, come ne può parlare colui che fu destinato dalla Divina Provvidenza a fondare quell´Ordine, cui Gesù avrebbe poi comunicato i più intimi secreti che scaturiscono dal Cuor suo. Egli invero, il nostro Santo, esclama « Quanto è buono il Signore, quanto è amabile il suo Cuore! Abitiamo qhivi, come in un sacro
asilo. Deh! questo Cuore viva sempre ne´ nostri cuori e questo Sangue ribolla del continuo nelle vene delle anime nostre » (Lettera 640). « Io avrò ogni giorno, diceva ancora, determinato un certo tempo, per il sonno dell´anima mia... sull´amabile petto, ossia sul Cuore amoroso del Salvatore » (Trattenimenti spirituali). « Dio mio, quanto sarei felice se un giorno, dopo la santa Comunione, trovassi il mio cuore fuori del petto e messo in suo luogo quello del mio buon Gesù! ».
In una lettera poi che scrisse ad un giovane religioso: « Voi state molto presso a Betlemme, gli dice: il Salvatore delle anime nostre da quella mangiatoia v´insegna col suo silenzio tante virtù... Il suo piccolo Cuore palpitando d´amore per noi, dovrebbe pure infiammare il nostro! ». « Chiudete, scriveva ancora il nostro Santo ad una religiosa, il vostro cuore nel fianco squarciato del Salvatore, ed unitelo a questo re de´ cuori, che siede come in un trono regale per ricevere l´omaggio e l´obbedienza di tutti gli altri cuori; di quella ferita non è chiuso mai l´accesso, affinchè ognuno vi si possa accostare ed avere udienza ».
Egli poi, il nostro Patrono, fu il primo a proporre, non oscuramente, al mondo, come oggetto di particolarissimo culto, cotesto Cuore adorabile, e si compiaceva d´attirargli l´amore di tutti i cuori. Quando la baronessa di Chantal stava per recarsi ad Annecy, ad iniziare l´ammirabile suo ordine, riceveva una lettera dal Santo in cui questi le diceva: « Io spero, mia figlia, che d´ora innanzi non abiteremo più in noi stessi, ma col cuore, colla intenzione, colla confidenza abiteremo sempre nel costato aperto del Salvatore ». Ed il giorno prima che la santa si chiudesse nel suo monastero le scriveva: « Mi è d´uopo significarvi, figliuola mia, che non ho veduto mai con tanta chiarezza come adesso, che voi siete mia figlia, vo´ dire, come io vi vedo nel Cuore di Nostro Signore. Oh figliuola mia, quanto ardo di desiderio che la vostra vita sia nascosta con Gesù Cristo in Dio! Ora mi ritiro a pregare alquanto su questo punto, e supplicherò il Cuore regale del Salvatore per il nostro cuore ». E alle sue figliuole spirituali, raccolte in quei primi momenti a lui d´intorno, diceva: « L´altro giorno considerando,
in tempo della preghiera, il costato aperto di Nostro Signore, e vedendone il Cuore, parevami pure che tutti i nostri cuori gli facessero corona e adorassero il Re Sovrano de´ Cuori ».
E volendo che il Cuore di Gesù fosse il soggiorno delle Figlie della Visitazione, S. Francesco con quanto ha di eloquenza e di pietà ne esalta la bellezza. « Oh mia figliuola, scriveva ad una di loro il 18 febbraio 1618, se guardate questo Cuore è impossibile che non vi piaccia; un cuore così dolce, così soave, così condiscendente, così amoroso verso le meschinelle creature che riconoscono il proprio nulla, così pietoso verso i miserabili, così buono verso i peccatori! Oh! chi non amerebbe questo real Cuore, tanto paternamente materno verso di noi? ». Parimenti in una altra lettera del 10 giugno 1611 alla Madre di Chantal leggiamo queste memorande parole: « Buon giorno, mia carissima Madre... Iddio mi ha mandato questa notte il pensiero, che la nostra Casa della Visitazione è, mercè sua, tanto nobile e degna di onore da poter avere il suo stemma, la sua livrea, la sua divisa, il suo grido d´armi. Ho immaginato dunque, mia cara Madre, se voi siete d´accordo, di prendere per insegna un unico Cuore trapassato da due frecce, e chiuso da una corona di spine, e che questo cuore sostenga una croce, e vi si leggano i sacri nomi di Gesù e di Maria. La nostra piccola Congregazione è una opera veramente del Cuore di Gesù e di Maria; il Salvatore, morendo, ci ha messo alla luce per la ferita del Sacro suo Cuore ». Ed è da notare che così scriveva, il gran Vek-ovo, il venerdì dopo l´Ottava del Corpus Domini, cioè il giorno scelto da tutta l´eternità per essere dedicato al Sacro Cuore, il giorno in cui, 74 anni dopo, Nostro Signore disse alla beata Alacoque: « Voglio, che il Venerdì dopo l´Ottava del SS. Sacramento, sia giorno di festa solenne in tutta la Chiesa, in onore del mio divin Cuore ».
Or tutte queste cose avvenivano e si scrivevano prima che Gesù medesimo si compiacesse di scoprire alla beata Margherita Maria Alacoque, a Paray-le-Monial, diocesi d´Autum, in Borgogna, i tesori infiniti che ancora ne avevano da,scaturire. Ma che dire
di questa divozione dopo che, giunta pienezza de´ tempi, e
suonata l´ora in cui il Signore, mirabilmente comparendo alla Santa, le manifestò tante meraviglie, le disse d´essere risoluto effondere a´ nostri tempi tutte le ricchezze del suo Cuore adorabile, e le ingiunse di farlo onorare con un culto specialissimo? Allora un fremito di nuova vita si propagò in seno alla Chiesa, e di anno in anno la divozione al Sacro Cuore di Gesù andò prendendo più ampie proporzioni: prima era divozione di alcuni di-voti, dopo andò facendosi universale. Quel sentire da Gesù ripetere quanto avesse amato gli uomini, e quel suo lamentarsi di non essere riamato, quelle espressioni: che Egli non aveva tralasciato nulla, fino ad esaurirsi e consumarsi per dare a noi le più belle prove della sua carità, senz´altro ricambio da parte degli uomini che di freddezze, ingratitudini ed oltraggi; il manifestare che, ciò non ostante, Egli era risoluto di versare sopra questi indegni e snaturati suoi figliuoli nuove effusioni della bontà e della sua misericordia infinita, eccitò un senso di dolore e di stupore in tutti, ed un incendio di amore venne suscitato nel cuore di molti generosi, i quali, levatisi su con tutta l´energia dell´anima loro, e sfidando lo scherno, gl´insulti, le persecuzioni del mondo, di questo eterno nemico di Dio e de´ santi, incominciarono ad alta voce a predicare, da per tutto, l´amore di Gesù, il culto dovuto al suo Cuore Santissimo, e stimmatizzarono con parole di fuoco l´ingratitudine umana.
La loro voce fu ascoltata, e il Cuore di Gesù trovò di anno in anno più fedele e generosa corrispondenza in un numero sempre maggiore di cuori; ed ora esso è l´oggetto dei desideri, delle aspirazioni, dell´amore di tutti i buoni cristiani. In suo onore si dedicano templi ed altari, si fanno feste e processioni sontuosissime, si moltiplicano le manifestazioni della pietà cristiana nella pompa del culto. La sua immagine splende in tutte le chiese, circondata di doni, coronata di gloria: da tutti i pergami si odono celebrare le sue benemerenze, magnificare le sue virtù, esaltare il suo amore: ad esso si prostrano nazioni intere e Gli giurano fedeltà eterna. Ad esso la Chiesa rivolge il suo sguardo, protende le sue braccia come alla stella che può salvare nelle presenti tempeste, come alla speranza suprema del secolo che rovina.
È uno spettacolo bello questo, è inno sublime, è lode di amore, di preghiera; un attestato immenso di tenerezza, di riparazione, di pietà, di compassione, di gratitudine, che s´innalza dalla terra al Cuore adorabilissimo di Gesù Cristo, ed affretta il giorno della riparazione e del trionfo secondo che disse anche l´Angelico Pontefice Pio IX nel settembre 1860: « La Chiesa e la Società non hanno ornai più speranza che nel Cure di Nostro Signore: Esso guarirà tutti i mali che ci affliggono ».
Ma in nessun tempo la divozione al Sacro Cuore ebbe una diffusione così estesa quanto sotto il pontificato dell´immortale Leone XIII. Questo grande pontefice, nel quale l´altezza dell´ingegno, la sapienza del governo, l´ardore della pietà trovansi insieme così bellamente e mirabilmente riuniti fin dal principio del suo pontificato, zelò questa divozione e non lasciò passare circostanza senza parlarne, esaltarla, propagarla. Fu egli che offerse a Don Bosco, e perciò alla nostra Pia Società, la costruzione della Chiesa monumentale del Sacro Cuore a Roma. E questo atto del Santo Padre è da tenersi in somma considerazione, perchè con questo noi ci troviamo, in certo modo, uniti a tutti gli ossequii che si rendono e si renderanno al Sacro Cuore di Gesù in tutto il mondo. In seguito (1888) il Santo Padre innalzò a rito di prima classe la festa del Cuore di Gesù, e ( col decreto 1° aprile 1899) approvava le così care Litanie del Divin Cuore, e arricchiva quei che le recitano di preziose indulgenze. Coll´Enciclica poi del 25 maggio indisse che tutto il mondo fosse a questo Cuore divino consacrato, ed io pure allora vi invitai a consacrare a Lui voi medesimi ed i nostri giovanetti tutti. Ed ancora en questo anno medesimo ( al 25 marzo ), nell´occasione in cui riceveva una deputazione di personaggi, che gli presentavano a nome loro, e quali rappresentanti di migliaia di nonagenari, l´omaggio della fede, l´attestazione dell´affetto e l´obolo della carità, il gran Papa, sempre giovane nella sua vecchiezza dei testè compiuti novant´anni, chiudeva i suoi paterni ammaestramenti riassumendoli in un solo, nella divozione cioè al Sacro Cuore di Gesù: « Lavorate, son sue precise parole, a propagare ovunque questa salutare divozione... È dal Sacro Cuore di Gesù che verrà la salvezza ».
Come si vede, da´ primi tempi della Chiesa fino a´ nostri giorni, sempre, sebbene sotto varie forme, fu praticata questa divozione. E per l´Anno Santo ci era riservato di vedere intieramente avverate e compiute le parole che Gesù rivolse un giorno alla beata Margherita Alacoque, vale a dire, che Egli avrebbe regnato, malgrado le contraddizioni, e che il tesoro del suo Sacratíssimo Cuore sarebbe un giorno aperto a tutto il mondo.
Essa infatti racchiude in sè e perfeziona tutte le altre divozioni. E come potrebbe essere diversamente, mentre il Cuor di Gesù è come il compendio e il centro di tutta la religione, e la base di tutta la Chiesa, essendochè questa divozione riguarda tutta la persona del Divin Redentore? E per ben convincerti di ciò basta considerare l´oggetto, il fine ed i motivi della medesima, non che gli emblemi che circondano il Cuore di Gesù.
La divozione al Sacro Cuore di Gesù è una pratica di religione, che ha per oggetto lo stesso Cuore di Gesù, ardente d´amore per gli uomini, e oltraggiato dalla loro ingratitudine. Da questa definizione appare che come in tutte le divozioni concernenti l´umanità santissima di Gesù Cristo, l´oggetto di questa divozione è doppio, l´uno materiale e sensibile, e l´altro spirituale ed invisibile. L´oggetto materiale e sensibile di questa divozione è il Cuore vero e carneo di Gesù Cristo. Sonvi in Gesù due nature, la natura umana e la natura divina, ipostaticamente congiunte: ma àvvi una sola persona, la persona del Figliuol di Dio. Come in questa persona la divinità è sempre unita alla umanità così la divinità è inseparabile dal cuore materiale di Gesù; esso pertanto deve essere adorato perchè è il cuore della persona divina, il cuore del Verbo incarnato. E siccome il cuore è l´organo più nobile della santa umanità del Verbo incarnato, la sorgente generosa e feconda del sangue della Redenzione, il simbolo di tutti gli affetti, e specialmente di quell´inesauribile amore che Iddio ha verso gli uomini, esso merita, sopra tutti gli altri organi dell´umanità del Salvatore, culto speciale di adorazione. Se il corpo ed il sangue di Gesù Cristo meritano tutti i nostri ossequi, chi non vede che il suo Sacro Cuore li richiede di per se stesso ancor più particolarmente? Se ci sentiamo mossi a venerazione verso le sue piaghe sacrosante, anzi persino verso la croce, i chiodi e gli altri strumenti della sua passione, quanto più dobbiamo onorare e glorificare il suo Cuore Divino?
Essendo il Cuore della persona del Verbo incarnato, esso è tutta carità, è un Cuore che riceve in tutta la pienezza e senza misura gl´influssi di quell´amore infinito, di cui il Verbo medesimo arde per noi sino dall´eternità; che l´ha condotto in terra a conversare co´ figliuoli degli uomini, e a farsi uno di loro. Egli è un Cuore che è stato ed è il simbolo sensibile degli affetti più eccellenti dell´anima santissima di Gesù Cristo, e che ha corrisposto, co´ suoi naturali movimenti a quel perfetto amore onde ella avvampa per noi.
Se già compare mirabilmente la sublimità di questa divozione osservandone solo il lato materiale, grandeggia osservandone l´oggetto spirituale e principale, che è l´amore di cui arde il Cuore di Gesù per gli uomini; amore misconosciuto o corrisposto con la più nera ingratitudine. Noi invero, con questa divozione, cerchiamo primieramente di venire a conoscere meglio, e meglio esaltare l´amore di Gesù per noi, e di farlo conoscere ed esaltare da altri. E che mai vi è di più sublime al mondo che esaltare in noi e far conoscere ed esaltare dagli altri l´immenso amore di Gesù nella redenzione; esaltare in noi e far conoscere ed esaltare dagli altri l´amore di Gesù nella sua nascita, nella sua vita, ne´ suoi insegnamenti, ne´ suoi esempi, nelle sue sofferenze, e specialmente esaltare in noi e far riconoscere ed esaltare agli altri l´amore immenso che Gesù Cristo ci dimostrò nell´istituire la Santissima Eucaristia, nel sopportare la sua dolorosissima passione, nel lasciarci Maria per madre, nel morire per noi fra i più atroci tormenti, e, direi, ancor più, nel voler stare personalmente con noi fino alla fine dei tempi nell´adorabile Sacramento dell´Altare? Che di più sublime al mondo se non di occuparci già qui in terra di queste cose, che formano o formeran sempre l´occupazione degli angeli e de´ beati comprensori in paradiso?
Oltre l´oggetto materiale e spirituale, giova ancora distinguere in questa divozione l´oggetto finale. Quest´oggetto finale è la persona medesima di Gesù, ultimo termine della divozione. Le tre parole che compendiano il triplice oggetto di questa divozione sono: Cuore-Amore-Gesù: io onoro questo Cuore: ma a cagione dell´Amor che Gesù v´ha fatto risplendere per noi. E tutto ciò si trova espresso nelle parole di cui s´è servito Gesù Cristo medesimo nel mostrare ch´Egli fece il suo divin Cuore alla beata Margherita. « Ecco, disse, quel Cuore che ha tanto amato gli uomini ». Per tal modo nella divozione da Lui medesimo istituita ci proponeva il suo Cuore per oggetto sensibile, il suo amore verso gli uomini per oggetto spirituale, la sua divina Persona per oggetto finale. Da ciò ne consegue che in questa divozione non si separa mai il Cuore di Gesù dalla sua divina Persona; e che perciò possiamo con tutta ragione volgere direttamente a cotesto Cuore le nostre preghiere ed offerte, perchè l´atto col quale lo adoriamo è nel medesimo tempo un atto col quale adoriamo l´Uomo-Dio. Allorchè pertanto si pratica questa bella e solida divozione, altro non si fa che onorare la persona di Gesù per mezzo del suo Cuore, sede, centro e focolare del suo amore.
Sempre più risplende la sublimità di questa divozione considerandone il fine, ossia lo scopo supremo di essa, che è di rendere a Gesù amore per amore; il fine adunque, sta nel contraccambiare il suo immenso amore verso di noi, col più perfetto amore che per noi sia possibile avere. « Gesù Cristo regnerà, piaccia o non piaccia a´ suoi nemici ( scrisse la beata Margherita) e prenderà possesso dei nostri cuori, perchè il fine principale di questa divozione è di guadagnare le anime al suo amore ». Noi pertanto, in una parola, occupandoci della divozione al divin Cuore ci occupiamo di amare e di far amare Gesù, e, niente altro che di amare e far amare Gesù.
È bensì vero che questo fine di rendere a Gesù amore per amore, è, sotto certo rispetto, comune anche alle altre divozioni; ma questa avendo precisamente per oggetto spirituale e formale l´amore di Gesù per noi, eccita per ciò stesso il nostro amore per Gesù più espressamente, più direttamente e più efficacemente che non tutte le altre divozioni. E da ciò ne segue che essa è nella Chiesa la divozione fondamentale, centrale e universale, o per usare le parole dell´illustre Mons. Pie, vescovo di Poitiers, è la quintessenza della religione. E ciò perchè siccome l´amore di Gesù per noi è il compendio del dogma cristiano, così il nostro amore per Lui è il compendio della morale cristiana.
Da questo fine supremo scaturiscono altri tre fini non meno sublimi. — Il primo è quello di render omaggio, mostrar riconoscenza, cercar di consolare e, quasi direi di ricompensare per quanto è in noi, col fervore della nostra divozione, il Sacro Cuore di Gesù, degli obbrobrii e delle ingiurie di cui fu ed è continuamente abbeverato, specialmente nei misteri della Croce e dell´Eucaristia. — Il sèCo-ndo sta nel risarcirlo, sforzandoci colle nostre buone opere di riparare i torti e gli affronti che Egli soffre ogni giorno pei peccati degli uomini e specialmente nel Sacramento del suo amore. — Il terzo consiste nell´eccitare nelle anime nostre lo spirito d´imitazione del Cuore di Gesù, e specialmente di riprodurre in noi le affezioni ed i sentimenti che Egli nutrì per la salvezza delle anime durante la sua vita quaggiù in terra, e che nutre ancora nella sua vita sacramentale e beata.
La Chiesa, nell´approvare la festa, la Messa e l´ufficio del Sacro Cuore, dice di volerlo fare perchè i fedeli, sotto il simbolo del Sacro Cuore, ricordino ed onorino più divotamente, più fervorosamente, e con maggior vantaggio spirituale l´amore dimostrato da Gesù Cristo nella sua passione e morte e nell´istituzione della Santissima Eucaristia. La Passione adunque, e l´Eucaristia che sono le due più grandi manifestazioni dell´amor di Gesù verso di noi, debbono essere secondo le intenzioni della Chiesa, l´oggetto specialissimo, la nobile mèta, i due grandi ideali di un vero divoto del Sacro Cuore di Gesù.
Ma è al Sacramento dell´Altare specialissimamente, che noi dobbiamo riferire il culto delle nostre adorazioni, della nostra riconoscenza, del nostro amore e delle nostre lodi, se vogliamo davvero esser divoti del Sacro Cuore di Gesù; poichè la fede ci rappresenta Gesù nel tabernacolo animato dai medesimi sentimenti che manifestava nel corso della sua vita mortale. Nell´Eucaristia Gesù sta col suo Cuore continuamente palpitante d´amore per noi.
Per corrispondere a questi fini noi dobbiamo anche sempre proporci il risarcimento delle offese che Egli nell´Eucaristia continuamente riceve dagli infedeli, dagli eretici e dai cattivi cristiani. Replicate volte il divin Salvatore mostrò alla sua serva peculiar desiderio, che i divoti del suo Santissimo Cuore si prefiggessero di ricompensarlo delle ingratitudini e degli oltraggi che gli si fanno nella divina Eucaristia. Nè senza ragione, poichè, se l´Eucaristia è l´ultima prova dell´amore di Cristo verso di noi, forza è che in essa, più che in altro, Egli resti amareggiato dalla nostra ingratitudine, e che in essa più che in altro gradisca il fervore che ci muove a ristorare l´onor suo. E non vediamo noi, direi così, continuamente due spettacoli, di cui quasi non sappiamo definire qual sia più portentoso? Gesù da una parte, che nel Sacramento dell´Eucaristia non mette alcun limite alle effusioni della sua carità, e fece intendere alla beata Margherita, che, sino dal primo istante della sua incarnazione, gli erano stati presenti tutti gli oltraggi ai quali l´amor suo per gli uomini sino alla fine dei secoli lo esponeva, stando con essi nel divin Sacramento, e che pure tutto abbracciò volentieri per amore degli uomini; e l´uomo dall´altra parte, che per insultarlo in questo mistero, raddoppia tutte le forze della sua inarrivabile malizia? Stupite, o cieli, e inorriditene fuor di modo: obstupescite, cadi; super hoc, et portae eius desolamini vehementer ( Jer. II, 12 ). Non è pertanto da meravigliarsi se Gesù fece sentire alla beata Margherita quel lamento, d´avere una sete ardentissima d´essere onorato ed amato dagli uomini nel SS. Sacramento, e non trovare in essi che freddezza e disprezzi. Oh noi dunque abbracciamo con grande ardore la divozione al Sacro Cuore di Gesù; specialmente onoriamolo contemplandolo in questo Sacramento in cui sta col suo Cuore continuamente palpitante d´amore per noi; e cerchiamo in ogni modo di risarcirlo dalle ingiurie che vi riceve; e da degni figli di D. Bosco, che in tutta la sua vita raccomandò e propagò la divozione al SS. Sacramento e la Comunione frequente forse superiormente a qualunque altro santo, non cessiamo di eccitare e propagare anche negli altri questa divozione, inculcando sempre in modo speciale, che le nostre visite e comunioni siano dirette a risarcire il Cuore di Gesù dalle ingratitudini ed oltraggi e sacrilegi che riceve nella Santissima Eucaristia.
I motivi poi, ossia le ragioni che ci inducono ad abbracciare e praticare ciò che questa divozione ci propone, sono: — in primo luogo l´amorevolezza stessa del Cuore di Gesù: — in secondo luogo il desiderio di Gesù, il quale ha voluto Egli medesimo insegnarcela e raccomandarcela: — per terzo i favori e le grazie che vi sono annesse: — da ultimo l´attualità e l´opportunità manifesta di una divozione, che tanto direttamente si oppone alla freddezza e indifferenza, che l´età in cui viviamo mostra verso Gesù Cristo. Si degnò esso stesso dichiarare e ricordare, nelle rivelazioni alla B. M. Alacoque, che la tenerezza del suo amore faceva quasi un ultimo sforzo per accendere in terra quel fuoco che Egli portò dal cielo, e dare a questo fuoco una forza novella in favore di questi ultimi tempi, in cui la fedé e la carità vengono meno presso di tanti. Se adunque ogni cristiano avesse un po´ di buon volere e nobiltà di cuore, o piuttosto se tutti operassero secondo i consigli di Gesù, tutti abbraccerebbero questa divozione, perchè essa, in certo qual modo, è necessaria, poichè ogni cristiano deve necessariamente amare Gesù, e la divozione al Sacro Cuore si compendia tutta intera in questo amore e porta per via diretta ad esso.
Che se inoltre ponessimo ancora mente agli emblemi, che circondavano il Cuor di Gesù, quando Egli rivelò questa divozione, noi verremmo a comprenderla sempre meglio, ed a sempre meglio amarla. I quattro emblemi sono: la croce, la piaga, le fiamme, la corona di spine. Tre fra essi hanno special relazione colla passione di Gesù e ne sono simboli commoventissimi; le fiamme poi sono simbolo dell´amore; e siccome Gesù ci mostrò il suo amore specialmente nell´Eucaristia, esse devono in modo speciale ricordarci l´amore di Gesù in questo adorabile Sacramento. Considerando poi ogni emblema separatamente, con molta facilità si scorge che ciascuno ha un significato suo proprio. — La Croce è simbolo della fede; perchè se Gesù da una parte ha vinto colla croce i nostri nemici, cioè il mondo e l´inferno; dall´altra S. Giovanni dice: « Ecco la vittoria che vince il mondo, la nostra fede ». Gesù adunque volle che la croce fosse collocata sul suo Cuore come un segno di vittoria. Di più la Croce è simbolo de´ patimenti e ricorda così le croci che debbono ornare i nostri cuori, chè cuore senza croce non potrebbe riuscire gradito a Gesù. — La Piaga del Cuore, così largamente aperta, ne mostra che le grazie le dobbiamo aspettar tutte dal Cuore di Gesù, e che dobbiamo cercare in Lui il nostro rifugio: essa è pertanto il simbolo della speranza. Da questa perenne sorgente deve zampillare la nostra salute, e il nostro cuore deve trovare in questa rupe incrollabile il suo riposo senza veruna tema, anche in mezzo al furore delle tempeste. — Le Fiamme sono íl simbolo della carità: esse sono sempre state il simbolo dell’amore, e sono tali in modo specialissimo quando circondano il Cuore di Gesù. — Dopo la fede, la speranza e la carità, il significato più naturale della Corona di spine è quello di una contrizione sincera e profonda. Non sì tosto il primo Adamo ebbe peccato, gli venne predetto che la terra gli produrrebbe triboli e spine. Il nostro amabile e dolce Gesù, che è il secondo Adamo, non s´era punto meritato queste spine, ciò non di meno ha voluto soffrirle per farci intendere quanto siano acuti i dolori che i nostri peccati gli hanno cagionato. Quando pertanto i nostri sguardi si fisseranno sopra quel Cuore Sacratissimo, così trafitto da spine, noi piangeremo le nostre colpe, e coll´aiuto di Dio ci studieremo di scontarle col nostro pentimento e col più tenero affetto del nostro cuore.
Ecco in che consiste questa divozione, ed in conseguenza eccone la grandezza, la sublimità. Può egli darsi divozione più grande, più santa, più sublime, più divina e per ciò più degna delle nostre predilezioni di questa, con cui il Cristiano viene ad onorare i misteri che racchiudono le ineffabili ricchezze del divino Amore? Da questo Cuore adorabile ebbe principio e compimento la nostra Redenzione, ed in esso si fondano tutte le speranze di nostra salute. Questo divin Cuore è il rifugio dei peccatori, ed il tranquillo asilo delle anime penitenti e tribolate; e in esso si contengono tutte le virtù e le grazie, mediante le quali il peccatore ritorna pentito a Dio, il penitente trova aiuto per soddisfare alla divina giustizia, ed il giusto riceve mezzi efficaci a perseverare costantemente nel bene.
Ma se da quanto fin qui si disse appare la sublimità della divozione al Sacro Cuore, non appare meno l´utilità che essa ci reca. Sì, è questa la divozione più proficua per noi. Il Cuore di Gesù è cuore sensibilissimo alle nostre afflizioni, alle nostre miserie ed a tutti
i nostri mali; è un cuore compassionevole, un cuore pieno di - tenerezza per noi, e sommamente desideroso del nostro bene. Il Cuore di Gesù Cristo è il cuore del più tenero, del più amoroso, e del più sollecito fra i padri; è il cuore del fratello, dell´amico, dello sposo più fedele; è il cuore del re più munifico, potente e liberale che siavi stato e che possa esservi mai, perchè è il cuore del re del cielo e della terra. Dunque è un cuore più interessato al nostro bene, e più costante nel suo amore per noi, del cuore di qualunque padre, amico e sposo di questa terra; è un cuore che vuol farci ogni bene e può farcelo senza ostacolo e senza misura. Il Cuore di Gesù è un cuore fabbricato e organizzato dallo Spirito Santo, e conformato e preparato da Lui alle impressioni più sensibili e più efficaci dell´amore: un cuore, che, non potendo più tenere imprigionate le sue fiamme, si è lasciato ferire ed aprire da una lancia, quasi per trovare uno sfogo alla fiamma che lo consuma, per diffondere le sue vampe per tutto il mondo, e per aprire un asilo di rifugio, un luogo di delizie, un posto di pace alle anime amanti, tribolate e penitenti.
Dunque che cosa non deve sperare un cristiano dal Cuore di un Dio, in cui s´incentrano tante cagioni e tante sorgenti d´incomprensibile, instancabile e potentissimo amore! Oh! felice chi ha ritrovato questo Cuore e lo ama e ne pratica fedelmente la divozione! Quel Cuore è cuor nostro, perchè è Cuor di Gesù Cristo, capo di quella Chiesa, di cui ancora noi siamo membri; e se il cuor nostro è troppo freddo nell´amare Iddio, abbiamo il Cuor di Gesù, nostro ancor esso con cui amarlo e pregarlo degnamente per essere esauditi.
Tutto questo per se stesso già ne accerta dei grandi beni che da questa divozione ci provengono; ma ancora altro motivo s´aggiunge, per assicurarci che questa divozione è la più proficua.
Ed è che Gesù medesimo ha promesso ogni sorta di abbondantissime grazie ai divoti del suo sacratissimo Cuore.
Tra le promesse che Egli ha fatto, altre riguardano tutti i Cristiani, altre son dirette particolarmente alle persone religiose, agli uomini apostolici, ed ai propagatori di questa amabile divozinne. Egli ebbe l´insigne bontà di fare le seguenti promesse a tutti i Cristiani: — 1° Io darò loro tutte 4e grazie di cui avranno bisogno nel loro stato; — 2° Metterò la pace nelle loro famiglie; 3° Li consolerò nei loro patimenti; — 4° Sarò loro sicuro rifugio per tutto il tempo della loro vita e specialmente nell´ora della morte; — 5° Spargerò copiose benedizioni su tutti i loro affari; 6° I peccatori troveranno nel mio Cuore l´abbondante e l´inesauribile sorgente delle mie misericordie; — 7° Le anime tiepide diventeranno ferventi; — 8° Le anime ferventi faranno rapidi progressi nella via della perfezione; — 9° Benedirò le abitazioni dove sarà esposta e onorata l´immagine del mio Cuore.
Oltre a queste, a noi religiosi, Gesù aggiunge altre promesse non meno preziose: « Le persone religiose, disse Egli, ritrarranno da questa divozione tali aiuti, che non vi sarà bisogno di altro mezzo per ristabilire il primitivo fervore e la più esatta regolarità nelle comunità meno osservanti, e per condurre al colmo della perfezione quelle che vivono nella maggior osservanza ». — Pei sacerdoti poi, e generalmente per tutti coloro che propagano questa divozione, ebbe queste consolantissime e tenerissime parole: « I sacerdoti e gli uomini apostolici avranno l´arte di commuovere i cuori più induriti; ed alle loro fatiche terrà dietro un esito mirabile, qualora essi medesimi siano penetrati d´una tenera divozione al mio Divin Cuore ». « Nostro Signore poi, continua la beata Margherita Maria Alacoque, tien riserbati tesori incomprensibili per quelli che si adoperano a diffondere tale divozione. Il loro magistero produrrà altresì, per ciò che si riferisce alla salute ed alla perfezione personale, in ciascuno dí essi, frutti assai maggiori delle loro speranze. I nomi loro, dice Gesù, saranno scritti nel mio Cuore, donde non verranno mai cancellati ».
La divozione pertanto al Sacro Cuore di Gesù è il più efficace mezzo di santificazione, di cui Iddio abbia arricchito in questi ultimi tempi la Chiesa sua sposa. Quel gran mistero che era stato nascosto ai secoli si è finalmente manifestato al mondo: Mysterium quod absconditum fuit a saeculis, nunc manifestatum est (Coloss. I). Ecco compiuto l´oracolo con eui il profeta annunziava che verrebbe un tempo in cui, nei giorni di sua misericordia, darebbe Iddio agli uomini un cuor nuovo: Dabo vobis cor novum (Ezech. XXVI) .
Egli è per tutte queste considerazioni, o miei buoni fratelli e figliuoli, che ho cercato di propagare in mezzo a noi questa divozione, persuaso che se tutti i Salesiani la praticheranno con diligenza, la nostra Pia Società non darà mai indietro nel cammino da D. Bosco tanto maestrevolmente tracciato; che anzi di giorno in giorno progredirà e riuscirà a compiere sempre meglio nella Chiesa quella missione, che Iddio le ha affidata, di contribuire cioè alla salvezza della società, mediante la salvezza della gioventù.
Ma una parola in particolare, tra quelle che Gesù disse alla beata Margherita Maria Alacoque, deve colpire noi Religiosi. Egli più di tutto si lagna, che le sconoscenze e le freddure gli vengono da Cuori a Lui consacrati. Che il mondo in generale non pensi a Gesù, nè lo ami, non ci fa guari stupire, avendo il Vangelo medesimo detto, che il mondo non lo conobbe, e che il mondo è tutto posto sul maligno spirito: Mundus eum non cognovit (Jo. I, 10): mundus totus in maligno positus est (I Jo., V, 19); ma ciò che non può comprendersi, e che addolora di più questo Cuore adorabile si è, che le medesime persone a Lui consacrate, i Religiosi stessi, lo amino così poco, lo abbandonino solo ne´ suoi tabernacoli, cerchino la loro comodità, non siano zelanti dell´onor suo, assecondino le prave inclinazioni loro come i secolari: questo lo addolora sopra ogni dire. Già nell´antico testamento, in figura di Davide, fe´ manifestare, che se il suo nemico l´odiasse, Egli lo sopporterebbe; ma che non poteva sopportare di essere abbandonato e disprezzato dagli amici. Si inimicus maledixisset mihi sustinuissem utique... tu vero homo unanimis... ( Ps. LIV, 13-14). Dopo i tesori poi della Redenzione, questo suo disgusto, per le offese che riceve da coloro che non lo amano, deve essere cresciuto a mille doppi.
Vedendosi abbandonato da tanti si rivolge in particolare ad alcune anime che Egli predilige, anime che Egli vuol colmare, e colma di celesti carismi, che Egli chiama a sè più intimamente, anime ch´Ei fece entrare nella sua cella vinaria, per inebriarle del suo amore; anime che Egli trapiantò, quali eletti fiori di campi, in giardini più scelti, quali sono le case ed i conventi degli ordini religiosi; e non le lascia senza averle elette a sue spose, e suggellato lo spirituale connubio con forte anello a triplice saldatura, con triplice perla preziosa, cioè coi voti di povertà, di castità e di obbedienza. Da queste anime così privilegiate e tanto da lui beneficate, Egli si aspetta amore speciale, adorazione, riparazione.
Noi, o miei buoni fratelli e figliuoli, siamo nel numero di coteste anime privilegiate. E qual è il nostro fervore, quale il nostro zelo, quali i nostri sacrifizi per amar meglio e far amare di più cotesto Cuore sacratissimo? Il buon Dio suscitò la nostra Pia Società, quasi facendola uscire dal suo divin Cuore medesimo, e ispirò D. Bosco a condurgli molti figliuoli dal cuore non ancora corrotto, affinchè Egli potesse ristampar meglio in loro l´effigie del Cuor suo. E noi possiamo dire di esser stati i privilegiati: il Signore a noi in particolare rivolge quelle amorose parole: Praebe, fili, cor tuum mihi. E noi glieli abbiamo offerti. Ma noi, come l´abbiamo custodito questo patto? — Ora stiamo per terminare il secolo XIX: oh! io voglio che col termine di questo secolo ciascuno pensi a rendersi più degno di questo sacratissimo Cuore, ciascuno in particolare di nuovo a Lui si consacri, ciascuno si scuota e si rinnovelli a vita migliore. E non è egli vero che suggerendovi questo, non fo che assecondare quegli impulsi, che già ciascuno di voi sente in cuor suo?
Io sono intimamente persuaso, compiendo quest´atto solenne, di far cosa onorifica e cara al Sacro Cuore di Gesù e proficua alla Congregazione intiera; nonchè di fare cosa 01 tutto consona con le intenzioni del Sommo Pontefice, e ben grata a Don Bosco, essendo certamente questo conforme alle sue intenzioni.
E prima di tutto credo di fare cosa onorifica e cara al Sacro Cuore di Gesù e proficua alla Congregazione intera. Tra i vari atti d´amore verso cotesto Cuore Sacratissimo, uno dei più accettevoli e meritorii si è certamente la consacrazione di sè a Lui, perchè l´effetto della consacrazione è di raffermare sempre più la volontà nel culto e nell´amore di quel santissimo oggetto; essendo che quel che è consacrato a Dio, viene sottratto agli usi umani per sempre, e non può impiegarsi a fini, che non siano divini, senza offesa di Lui: e qualunque atto opposto a tale destinazione si chiama profanazione o sacrilegio. Ora chi si dona semplicemente al Sacro Cuore, mette bensì già il suo libero arbitrio sotto la potestà e direzione di Lui; ma chi gli si consacra, esplicitamente esclude qualunque volontà di ritirare l´offerta fatta, si separa intieramente coll´affetto dal mondo, si dichiara cosa esclusivamente di Gesù: e così intendiamo noi che sia e delle persone nostre e dell´intiera nostra Società; e siccome Gesù non può mai cessare di riguardare come sue le cose a Lui consacrate, così ci assicuriamo la perpetua protezione del Sacro Cuore; e chi tocca quest´anima e questa Società a Lui consacrata, tocca il Cuore di Gesù, al quale appartengono per amore e per consacrazione.
Ed in secondo luogo credo di operare secondo le intenzioni della Chiesa, seguendo l´esempio del sapientissimo Sommo Pontefice Leone XIII, il quale colla sua Enciclica 25 maggio 1899 volle consacrato il mondo iutiero al Sacro Cuore di Gesù, dopo che se n´era già fatta la consacrazione degli individui, delle parrocchie, delle diocesi. Ascoltiamo la sua parola: « Già più volte, soggiunge esso nella summentovata enciclica, ci siamo adoperati a mantenere gelosamente, e a mettere in maggior luce quella forma debitamente sancita di religiosa pietà, che consiste nel culto del Sacratíssimo Cuore di Gesù; ciò che facemmo principalmente col decreto del 28 giugno 1888, innalzando a rito di prima classe, sotto un tal titolo, la detta solennità. Ed ora andiamo rivolgendo in mente una forma di ossequio anche più splendida, che riguardiamo quasi come compimento e corona di quante onoranze furono rese sinora al Sacratissimo Cuore, e che confidiamo torni graditissima a Gesù Cristo Redentore. Sì, il pensiero non è nuovo; perchè già son quasi cinque lustri, coll´approssimarsi del secondo centenario, dacchè la beata Maria Margherita Alacoque aveva prodigiosamente ricevuto l´ordine di propagare il culto al divin Cuore, furono inviate da tutte le parti, e non solo da persone private, ma anche da vescovi, lettere supplichevoli a Pio IX perchè ei consentisse di consacrare all´Augustissimo Cuore di Gesù tutto il consorzio umano. Piacque allora differirne la deliberazione per maturarla meglio: intanto si consacrassero pure le singole diocesi, che volessero farlo, e ne fu loro espressamente prescritta la formula. Ora noi giudichiamo, per nuove cause sopravvenute, maturo il tempo di effettuare il disegno ».
Tutto poi credo che abbia da riuscire grato a Don Bosco, e che sia secondo le intenzioni sue, poichè, non solo questo nostro buon padre era molto divoto del Sacro Cuore e tutto attaccato alla Chiesa ed ai Sommi Pontefici, quali furono Pio IX e Leone XIII, che tanto raccomandarono questa divozione, ma stabilì che la divozione speciale delle case di noviziato e di studentato fosse quella rivolta al Sacro Cuore di Gesù; e a questo Cuore volle che dette case fossero fin d´allora consacrate. Tutti poi ricordiamo com´egli, il nostro gran fondatore, coronò la sua vita mortale con una delle più grandi e più durature prove di affetto al Sacro Cuore di Gesù, quale fu l´erezione del tempio a Lui dedicato nella capitale del mondo cattolico: tempio che essendo costato parecchi milioni di lire, lo tenne pieno di sollecitudini per vari anni; eppure mai si stancò di rendere omaggio al Divin Cuore. Oh quel tempio che colà sorge a Roma sull´Esquilino, quel tempio alla cui consacrazione, avvenuta il 14 maggio 1887, ebbe ancora la consolazione di assistere il nostro dolcissimo padre, quel tempio da cui, come da elevato e splendidissimo faro, parte la luce di verità, che illumina l´universo, dirà perennemente a tutto il mondo, nel suo muto, ma eloquente linguaggio, quanto grande sia stato l´amore di Don Bosco al Sacro Cuore, e a quanti saerifi7i si sia sottoposto per renderne splendido il santuario; e per ciò dirà anche a noi, se vogliamo essere suoi degni figliuoli, quanto dobbiamo amare il Sacro Cuore, ed a quanti sacrifizi dobbiamo essere pronti a sottometterci per sostenerne e propagarne la divozione. Ed oh! come tornerà accetto al venerando nostro padre che noi, suoi figliuoli, cerchiamo sempre ogni mezzo per crescere in detta divozione, e come godrà, vedendo la consacrazione al Sacro Cuore di Gesù di tutta la nostra Pia Società, che al Sacro Cuore è sì strettamente unita, possedendone il tempio principale nella capitale stessa del Cristianesimo. Facendo questa consacrazione parmi poter asserire, che noi non facciamo altro, se non continuare le opere e le idee di Don Bosco, cioè quanto farebbe ora il nostro buon padre, se tuttora fosse in vita. E parmi vederlo sorridere dal cielo mirando questo atto, che unisce l´idea della Congregazione all´idea sua, di recarsi negli ultimi mesi di sua vita a Roma per la consacrazione al Sacro Cuore della Chiesa da lui eretta. Quella era la Chiesa materiale, la Congregazione ne è la Chiesa morale, fondata da lui. Entrambe siano consacrate al Sacro Cuore di Gesù.
I fini che dobbiamo proporci con quest´atto solenne sono molteplici: ma tre sono i principali. — Il primo è di onorare con un atto solennissimo il Sacro Cuore, che sono certo, accetterà questo poco che possiamo offrirgli, conoscendo che gli offriamo noi stessi per intiero, con quanto di più prezioso abbiamo o possiamo avere al mondo. — Il secondo è d´intenerire il Cuor di Gesù collo spettacolo dell´intiera Congregazione, co´ suoi seicento e più mila alunni e cooperatori, i quali nello stesso giorno, avanti a Lui prostrati, per se stessi e per bocca del loro capo, si consacrano al suo amore ed al suo servizio per ottenere la liberazione dai tanti pericoli che in tempi così difficili e tanto calamitosi ci possono sovrastare. — Il terzo scopo è di ottenere la sua protezione speciale sopra la Pia Società tutta affinchè essa possa sempre mantenersi in fervore, e sempre meglio possa procedere imita allo scopo per cui venne fondata, senza`-disunioni e scissure, e così ottenere quel bene per la salute delle anime e specialmente dell´abbandonata gioventù, che Iddio vuole da essa; ed anche perchè ci faccia soprabbondare di gaudio in ogni nostra angoscia, e vivere in mezzo alle difficoltà come si conviene a degni figli di D. Bosco, non lasciandosi mai sgomentare, per grandi che abbiano ad essere le nostre tribolazioni e i nostri patimenti.
Anche tre sono i frutti che spero si otterranno da questa consacrazione. — Il primo è l´aumento di divozione, di fervore e di slancio nel fare il bene, che dal Cuore di Gesù sarà versato abbondantemente ne´ cuori nostri mediante questo atto d´amore così eccellente. E voi ben lo sapete, miei buoni fratelli e figlioli, se noi abbisognano di quest´aumento di fervore! — Il secondo frutto è di richiamarci alla mente la grandezza delle obbligazioni che abbiamo verso Dio, specialmente per averci amato tanto da dare la vita per la nostra salvezza: e con questa considerazione eccitare in noi l´aumento dello spirito di sacrifizio, in modo di esser pronti a qualunque fatica, pur di salvare l´anima nostra e di concorrere a salvare altre anime. Oh potessimo avere lo zelo dei santi a perfezionare l´anima nostra, e ad attendere alla salute delle anime altrui, tanto da non guardare a stenti o fatiche, pene o sacrifizi, pur di riuscire a salvar noi ed a salvar altri! Oh se potessimo applicare a noi quel detto scritturale: agonizare pro anima tua! Il terzo frutto sarà di vieppiù apprezzare e amare la nostra Pia Società, alla quale per bontà del Sacro Cuore siamo stati chiamati. Ma ricordiamoci che questa consacrazione esige in noi un rinnovamento di fervore nella vita religiosa, specialmente con la completa, costante, fervorosa osservanza dei nostri voti, e di tutte e singole le nostre regole. Eccitiamo nel nostro spirito un vivo dolore delle nostre trasgressioni, del nostro poco impegno per avanzarci nella perfezione. Seminiamo, se occorre, nel pianto, per mietere a suo tempo nell´allegrezza.
La divozione al Sacro Cuore di Gesù deve condurci all´unione dei cuori nostri col Cuore dell´Uomo-Dio, Pertanto solo quando diverremo con Lui ed in Lui un sol cuore; quando Egli sarà per noi la Via, la Verità, la Vita; quando procureremo vieppiù di assomigliarci a Lui; quando l´attuazione dei suoi desideri diventerà il supremo oggetto delle nostre ambizioni; quando i suoi sentimenti formeranno l´unica regola dei nostri; quando in tutte le nostre azioni ci lasceremo guidare dall´azione che il suo spirito esercita su di noi; quando confonderemo i nostri interessi co´ suoi, uniremo i nostri desideri co´ suoi, le nostre colle sue preghiere, allora solo potremo godere tutti i frutti, che dalla divozione al Sacro Cuore possono provenire. Noi dobbiamo pertanto far sì, che essa venga come la divozione nostra principale, perchè con questa carità ed unione col Sacro Cuore di Gesù si porta la carità ed unione tra noi. Questa è la conclusione straordinariamente bella, utile ed importante per noi. Come evitare ogni discordia, anche nei giudizi, tra noi? come ottenere che, tra tanti come siamo, e affogati nei lavori come siamo, non sorgano tra noi cento pareri e cento volontà differenti, ma abbiamo al contrario un sol pensiero, un sol desiderio, una sola tendenza? Come impedire che la diversità di educazione antecedente, la diversa nazionalità, i vari caratteri, non producano inquietudini e forse anche antipatie e perciò discordie? Come combattere collo spirito reo che fa indubitatamente maggiori sforzi per dividere i servi di Dio che non per trarre a cadere in nuove colpe i nemici di Lui? Ad operare un tanto bene, ed a farci evitare tanti mali, nient´altro può valere che la potenza del Cuore di Gesù. Con questo tutti i membri della nostra Pia Società hanno da diventare una cosa sola tra di loro, in quanto sono una cosa sola col divin Cuore.
La nostra Pia Società abbisogna grandemente di queste grazie. Oh quante volte pensando al terminare del secolo, la mia mente si è rivolta ai giorni che passarono dal cominciamento della nostra Società all´ora presente, e insieme lo sguardo con ansia quasi febbrile si è spinto nell´avvenire! Mi torna pressochè impossibile il difendermi da un senso quasi di rammarico riguardo al passato, dubitando che non si sia corrisposto abbastanza, e da altro senso d´incertezza paurosa riguardo al futuro. Ma vi assicuro che subito il mio cuore si riempie di esultanza, pensando come la bontà di Gesù fu quella che ci soccorse sempre- in circostanze difficili, e talvolta umanamente parlando disperate; e che questa medesima sua bontà sarà quella che rischiarerà l´oscurità del futuro e ci conforterà nell´arduo cammino che siamo per intraprendere nel nuovo secolo.
Non temiamo: il Cuore di Gesù è là: la sua bontà non ha confini: consacrandoci a Lui solleviamo il nostro cuore a speranza. Egli ne guida, ne aiuta, ne benedice! Ma questo aiuto, questa guida Gesù ce la vuol dare non solo colla sua benedizione, sì ancora co´ suoi dolci inviti, co´ suoi preziosi insegnamenti. Abbiate fiducia, Egli ne dice, io ho vinto il mondo; — io ho portato il fuoco sulla terra, e che voglio se non che si accenda? Ma ricordatevi, Egli soggiunge ancora, che la vita dell´uomo sulla terra è una milizia; bisogna combattere valorosamente se si vuole vincere felicemente; — imparate da me che sono mansueto e umile di cuore. Gesù che dalla croce ci mostra il suo Cuore trafitto dalla lancia e tormentato dalle spine, vuole che noi fissiamo gli occhi ne´ suol patimenti, e che ci assoggettiamo alla gran legge del sacrificio. Egli desidera che sull´altare del suo amore noi immoliamo noi medesimi, i nostri beni, i nostri piaceri, e l´infausto amor proprio, che tanto ne impedisce a progredire per le vie della verità e della giustizia; cioè che noi conserviamo e pratichiamo esattamente i nostri santi voti a prezzo di qualunque sacrificio, dovessimo per ciò, in unione a Lui, sudare sangue. Oh! pratichiamoli questi suoi santi insegnamenti, seguiamoli questi sì incomparabili esempi!
Orsù svegliamoci, o carissimi: scuotiamo la polvere de´ nostri calzari: non ci spaventi l´infuriare delle tempeste, non ci turbi l´ira dei nemici dello stato religioso; nell´umiltà e nella mitezza, semplici come colombe, prudenti come serpenti proseguiamo l´opera nostra. Poniamo sotto i piedi l´inerzia, l´infingardaggine; di buon grado vagliamoci dei mezzi, che la Divina Provvidenza ha posto nelle nostre mani, sia nell´ordine intellettuale sia in quello morale: alle viste individuali si sappia dare ttina pia e sapiente rinunzia, purchè siano salve le anime, purchè si affretti la vittoria della buona causa, purchè possiamo renderci degni dell´amor grande che Gesù ci porta; purchè possiamo renderci degni figli di Don Bosco.
Parmi che una cosa importantissima manchi ancora per con-chiudere bene questa istruzione. La Santa Chiesa non vuole mai separare la Santa Vergine dal suo divin Figliuolo, ed i santi, così ammaestrati, non disgiunsero mai la divozione a Gesù dalla divozione alla sua augusta Madre. Don Bosco, parmi, non mi volgerebbe un sorriso abbastanza benigno, se, indicendo la consacrazione al Sacro Cuore di Gesù, non vi invitassi a consacrarvi pure alla benedetta Madre di Gesù, la gran Regina del Cielo e della terra; a quella Vergine sì potente, che fu dichiarata dalla Chiesa il grande Aiuto dei Cristiani nei tempi di maggior bisogno. Raccomandiamoci pertanto e consacriamoci pure a Maria. Certo, dopo il Cuore di Gesù, non v´è cuore più grande, più tenero, che quello di Maria. Quanto deve tornarci soave il manifestare le nostre pene, le ansie, i desideri, gli affetti tutti dell´animo nostro, e alle preghiere ,mire le offerte della riconoscenza, e le promesse sincere d´adoperarci per la diffusione e l´accrescimento del culto al purissimo suo Cuore!
Essa fu costituita da Gesù a Madre nostra, e con questo le diede al certo un cuor materno, un cuore che sa e che vuole e che può soccorrere le nostre miserie. È a Lei, che Gesù diede in mano la chiave del Cuor suo medesimo, dal quale essa attinge a profusione i tesori di redenzione che vi sono contenuti, e li versa misericordiosamente, a piene mani, su quanti a Lei ricorrono. Oh! sì! noi asseconderemo le brame del divin Cuore, se uniremo alla sua divozione quella del Cuor della sua gran Madre. Si può dire che non sono divozioni diverse: l´una conduce all´altra per via diritta. A coloro che ricorrono al suo Cuore amantissimo, come alla sorgente di tutte le grazie; a coloro che lo scongiurano pel suo Sacro Cuore di affrettare il fortunato giorno in cui si estenderà il suo regno su tutta la terra, Gesù risponde mostrando sua Madre come la coadiutrice indispensabile a questa grande opera, e ci esorta a meritare col fervore e colla costanza delle nostre preghiere la sua onnipotente mediazione.
Tale è in effetto il compito di Maria, sia a riguardo della Chiesa intera, sia a riguardo di ciascun Cristiano. Essa è la mediatrice tra noi e il suo divin Figliuolo, come il suo divin Figlio è il sovrano mediatore tra Dio e gli uomini. Come noi non possiamo andare a Dio che per mezzo di Gesù, così, son per dire, non possiamo andare a Gesù che per mezzo di Maria. Se il cuore di Gesù è l´unica sorgente di grazie, il cuor di Maria ne è l´unico canale. Essa è pel novello Adamo, questo Aiuto simile a Lui, che coopera all´opera di salute, come la prima Eva cooperò all´opera di perdizione. Nel darsi tutto a Lei Gesù le ha dato tutto quanto gli apparteneva. Essa è la regina dell´impero tutto dove Egli è re; tutto ciò che Egli possiede come Figlio di Dio, Ella lo possiede come Madre di Gesù. È per questo che Maria finì di meritare questo titolo di Ausiliatrice, dalla Chiesa assegnatole pei miracolosi soccorsi da Lei accordati al popolo cristiano in tutte le sue grandi necessità. ( Vedi Messaggero del Sacro Cuore, Vol. 37, pag. 513. - RAMIER, Il regno sociale di Gesù Cristo, pag 130) .
La Chiesa nelle sue necessità e nelle sue imprese d´ogni genere, nelle sue lotte contro gli eretici, e nelle conquiste sugl´infedeli, ha costantemente posta la sua confidenza, oltre che nella bontà e potenza infinita di Gesù, nell´amore e nella protezione di Maria. Sempre i difensori della causa cattolica poterono rendere merita-mente a Maria la testimonianza, che le rese la Chiesa a nome di tutti nell´ufficio di Maria Ausiliatrice: « Mentre noi combattevamo abbiamo messo in Maria la nostra speranza, ed essa è venuta in nostro soccorso »: Ecce Maria erat spes nostra et venit in adiutorium nobis.
Consacrandoci pertanto al Sacro Cuore di Gesù non dimentichiamoci di consacrarci anche a Maria Ausiliatrice, fonte per tutti, ma certo per noi in particolare, di ogni benedizione e temporale e spirituale.
La prima cosa che vi ho suggerito per coltivar bene questa divozione è la pratica dei nove uffizi. Non mi estendo a spiegarvi come si faccia, perchè tutti già lo sapete, ed in proposito si fecero stampare dalle nostre tipografie in molte edizioni migliaia e migliaia di esemplari di libretti che ne parlano. Solo vorrei indicarvene l´utilità.
Gesù, Signor Nostro, fece conoscere alla beata Margherita Maria Alacoque, che nella divozione al suo Sacratissimo Cuore trovansi rinchiusi infiniti tesori di grazie. Se non che per godere di codeste ricchezze non basta compiere le pratiche di esterna pietà, ma bisogna altresì studiarsi di ben comprenderne lo spirito, e regolare la propria condotta secondo i desideri del Cuor di Gesù. Io credo che la pratica dei nove uffizi debba riuscire di valido aiuto a raggiungere questo scopo.
In vero Gesù non richiede dai cuori a Lui consacrati, se non che si uniscano ai sentimenti dai quali Egli è animato sì verso Dio suo Padre, sì verso gli uomini suoi fratelli e diansi premuroso pensiero di tutto quanto gli torni caro. Or questo appunto è lo scopo dei Nove Uffizi; poichè i tre primi propongonsi: 1° di adorare, in compagnia del Cuor di Gesù, le divine perfezioni (l´Adoratore); 2° di rendere insieme con esso alla Divina Bontà amore per amore (l´Amante); 3° di immolarsi sempre, unitamente a quel Cuore adorabile, per riparare agli oltraggi fatti alla Divina Maestà (la Vittima). — I tre uffizi seguenti onorano, nel divin Cuore, Gesù qual Verità, Via e Vita degli uomini; giacchè impegno del Discepolo, del Servo e del Supplicante si è ascoltare le lezioni di questo Cuore santissimo, sottomettersi a quanto ci prescrive, affrettare con fervorose suppliche la diffusione delle sue grazie. In fine ai tre ultimi uffizi viene specialmente commesso di procurare quel che il divin Cuore desidera; perocchè il Promotore ha di mira più direttamente la gloria di Dio, lo Zelante attende a quello che si riferisce agli uomini, il Riparatore rende amore e riconoscenza in ammenda degli oltraggi che a quel sacratissimo Cuore si recano dai peccatori. Se pertanto si introducono nei nostri collegi, e si praticano bene questi nove uffizi, son persuaso che la divozione dei nostri confratelli e dei nostri giovani si farà vie più fervente e profittevole.
Ancor meno mi trattengo a parlarvi della Guardia d´Onore, perchè di essa pure si stamparono dalle nostre tipografie vari manuali. Questo solo intendo dirvi, ch´essa è una divozione provata in pratica fra le più utili e le più facili ad eseguirsi, e che ha annesso maggior numero di indulgenze.
La divozione all´Ora Santa ha la sua origine nella preghiera che Gesù fece nel Getsemani, la vigilia della sua morte nella notte dal giovedì santo. La sua istituzione è dovuta a Nostro Signore medesimo, che la domandò alla sua fedel serva, la beata Margherita Maria Alacoque, con queste parole: « Tutte le notti dal gio.- vedi al venerdì ti farò partecipare a quella tristezza mortale, che ho voluto sentire nel giardino degli ulivi... E per unirti a me in quella umile preghiera, che presentai allora a mio Padre, ti alzerai dalle ore undici a mezzanotte, e ti prostrerai colla faccia fino a terra, tanto per placare la collera divina, chiedendo grazia pei peccatori, quanto per raddolcire in qualche maniera l´amarezza che io sentii per l´abbandono de´ miei Apostoli, che mi costrinse a rimproverarli di non aver potuto vegliare un´ora con me ».
Risulta da queste parole che l´Ora Santa è una delle pratiche di pietà più care al Cuore di Gesù. Essa ha per fine di consolarlo delle ingratitudini degli uomini, di riparare le offese fattegli dai peccatori, di ottenere grazie particolari per gli agonizzanti, per le persone afflitte, e finalmente di eccitare ad una viva contrizione pei nostri peccati. L´Ora Santa si fa al giovedì a sera: chi si fa ascrivere alla confraternita eretta a Paray-lonial ha indulgenza
plenaria ogni volta. Essa si può fare dall´ora in cui è permesso recitare il mattutino, vale a dire circa le tre pomeridiane, fino alla mezzanotte.
Altra pratica molto gradita a Gesù si è, che si esponga alla pubblica venerazione l´immagine del suo Sacro Cuore. Il Signore ha raccomandato questa pratica in termini formali alla beata Margherita Maria Alacoque: « Il mio Salvatore, così essa, mi ha assicurato, che gli tornava altamente gradito il vedere onorati, nell´immagine del suo Cuore, i suoi intimi sentimenti e il suo amore. Egli ha promesso, che dovunque tale immagine sia esposta a speciale venerazione, vi farebbe discendere grandi benedizioni ». Certo non può non piacere molto a Gesù chi, anche privatamente, per meglio eccitarsi al suo amore, tiene per quanto può l´immagine del suo Cuore davanti a´ suoi occhi, guardandola spesso amorosamente.
Ancora una parola sull´Apostolato della Preghiera. Questo è uno dei principali esercizi della divozione al Cuor di Gesù. Se questa divozione viene ben compresa produrrà tra questo Cuore adorabile e il nostro tale comunanza d´interessi, di desideri e di sentimenti da venire a formare come un solo cuore, e per conseguenza produrrà all´anima nostra i maggiori beni che possansi desiderare. Questo Apostolato della Preghiera consiste nell´abbracciare come cosa nostra propria gl´interessi del Cuore di Gesù, e nel farli valere servendoci di qualsiasi mezzo giusto, specialmente della preghiera. Abbracciare gl´interessi di Gesù nient´altro significa se non che interessarci di ciò che interessa Lui, e desiderare e cercare quel che Egli desidera e cerca. E questi interessi si riducono tutti ad ottenere la gloria del suo divin Padre, mediante la salute delle anime. Quivi è la ragione della sua incarnazione, delle sue fatiche, de´ suoi patimenti, della sua morte. Nel tabernacolo come sulla croce, il suo Cuore, in ciascuno de´ suoi palpiti, ripete: Sitio; ho sete; ho sete della salvezza delle anime.
Il modo di procurare e di far valere gl´interessi del Cuore di Gesù è molteplice. Questo apostolato può esercitarsi colla parola, facendo conoscere ed amare Gesù; colla penna, pubblicando le perfezioni di Lui ed ammaestrando gli uomini nei loro doveri; col buon esempio, glorificando il Signore evi nostro esterno ( I Cor., VI) e traendo a glorificarlo colla imitazione delle nostre opere buone, in guisa che in tutto Egli sia onorato ( I Petr., IV ). Ma segnatamente si procurano gl´interessi di Gesù colla preghiera, perchè la preghiera è sempre il più potente mezzo che abbiamo per ottenere ogni grazia. Solo è da notare con S. Francesco di Sales, che vi sono tre sorta di preghiere: la vocale, la mentale e la vitale: è necessaria la preghiera vocale, ci vuole la mentale; ma non è meno efficace la preghiera vitale, che, secondo questo nostro caro Santo, consiste nelle opere buone offerte a Dio con intenzione di ottenere da Lui qualche grazia. E tra le opere buone, sono al certo più accette a Dio, e perciò ci ottengono maggiori grazie, le opere penose, quelle cioè che ci costano maggiori sacrifici, secondo che dice il proverbio: « È bene pregare, faticare è ancor meglio; ma l´ottimo è il soffrire ».
Quest´associazione non ingiunge, a coloro che l´accolgono, pratiche nuove. Per partecipare alle indulgenze ed agli altri vantaggi dell´associazione suddetta basta fare una volta al giorno l´offerta delle preghiere, opere e sofferenze della giornata secondo le intenzioni del Cuore di Gesù. Se già la preghiera produce tanto frutto esercitata individualmente, produce vantaggi molto maggiori quando si faccia tra più insieme, e specialmente quando si eserciti in unione con tutti coloro che formano la Lega dell´Apostolato della Preghiera, associazione estesissima, approvata dalla Chiesa e arricchita da essa di molte indulgenze. Onde partecipare a tutti i beni è necessario essere aggregati a questa Santa Lega facendovisi inscrivere e ricevendone la Pagella d´Aggregazione. Inoltre è necessario entrare a parte delle intenzioni del Sacratissimo Cuore di Gesù coll´assegnare l´offerta delle preghiere, opere e sofferenze del giorno secondo le intenzioni per le quali Gesù Cristo Signor nostro s´immola nel sacrificio dell´Altare. ( Chi vuol avere notizie più ampie veda: RAMIER, Manuale dell´Apostolato della Preghiera; oppure Catechismo dell´Apostolato della Preghiera).
Io spero, che la divozione al Sacro COre di Gesù, intesa come sopra vi ho espresso e praticata con alcuni di questi esercizi principali indicativi, produrrà quei buoni frutti che si ha diritto di aspettare da essa; poich´ella è da considerarsi come la regina delle devozioni; e spero inoltre che l´atto di Consacrazione apporterà e pel presente e pel futuro, a ciascuno in particolare ed alla intera Congregazione grazie incalcolabili e sicurezza di salvazione eterna.
O Gesù dolcissimo, o Redentore del genere umano, riguardate a noi umilmente prostesi dinanzi al vostro Altare. Noi siamo vostri, e vostri vogliamo essere; e per poter vivere a Voi più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi oggi spontaneamente si consacra al vostro Sacratissimo Cuore.
Molti pur troppo non vi conobbero mai; molti, disprezzando i rostri Comandamenti, vi ripudiarono. O benignissimo Gesù, abbiate misericordia e degli uni e degli altri; e tutti quanti attirate al vostro Cuore Santissimo. O Signore, siate il re non solo dei fedeli che non si allontanarono mai da Voi, ma anche di quei figli prodighi che vi abbandonarono; fate che questi quanto prima ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame. Siate il re di coloro che vivono nell´inganno dell´errore o per discordia da Voi separati; richiamateli al porto della verità e all´unità della fede, affinchè in breve si faccia un solo ovile sotto un solo Pastore. Siate il re finalmente di tutti quelli, che sono avvolti nelle superstizioni del gentilesimo, e non ricusate di trarli dalle tenebre al lume e al regno di Dio.
Largite, o Signore, incolumità e libertà sicura alla vostra Chiesa, largite a tutti i popoli la tranquillità dell´ordine: fate che da un capo all´altro della terra, risuoni quest´unica voce: — Sia lode a quel Cuore Divino da cui venne la nostra salute; a Lui si canti onore e gloria nei secoli. — Così sia.
O dolcissimo nostro Signore Gesù, noi, superiori della Pia Società di San Francesco di Sales, in questa solènne occasione del termine del secolo e del cominciamento del nuovo, prostrati avanti a Voi, compresi come da stupore, e commossi al ricordo degli innumerevoli benefizi elargiti in ogni tempo dalla vostra bontà a noi in particolare ed alla nostra Pia Società in generale, ed in vista degli aiuti straordinari, che ci occorrono perchè possiamo guidare le cose in modo, che questa nostra Pia Società tutta intera ora e sempre in avvenire abbia a corrispondere allo scopo per cui venne fondata, intendiamo di consacrare, e consacriamo al Vostro adorabilissimo Cuore, in questo istante, le nostre persone, le singole nostre case, tutte le nostre opere, la Pia Società Salesiana tutta quanta, l´Istituto delle Suore di Maria Ausiliatrice, la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani, e tutta la gioventù a noi affidata.
Nel bisogno sempre crescente d´infervorarci nell´apostolato da Voi affidatoci dell´educazione dei giovani popolani, ci occorre grande forza e potente aiuto. Dateci, ve ne scongiuriamo, questo aiuto, somministrateci questa forza. E per ottenerla più facilmente proponiamo di perfezionare in noi medesimi lo spirito interno di carità e di sacrifizio, che sono la caratteristica della divozione verso il Vostro Sacratissimo Cuore, e di consacrarci, a tutto nostro potere, alla santificazione del prossimo, e specialmente a quella dell´abbandonata gioventù, operando efficacemente per trarre tutti al Vostro Cuore e così cooperare alla loro salvezza.
Per l´intercessione di Maria Santissima Ausiliatrice, di S. Giuseppe, di S. Francesco di Sales, non che del nostro buon Padre e fondatore D. Bosco, che speriamo in paradiso a bearsi del Vostro Cuore, dateci la detta grazia e quant´altre mai facciano mestieri alla Congregazione, alle singole case ed alle singole nostre opere, e a ciascuno dei Salesiani, delle Suore di´Maria Ausiliatrice, dei nostri Cooperatori ed alunni, affinchè ognuno individualmente, ed ogni istituzione collettivamente, abbiano sempre a corrispondere a quanto il Cuor vostro da noi richiede.
E permetteteci che in particolare vi domandiamo ancora grazia per le vocazioni, per l´opera di Maria Ausiliatrice e pei nostri Missionari, affinchè più ampiamente e più presto possa venire a conoscersi il nome Vostro sulla terra, e più universalmente e con maggior fervore possa essere adorato il Sacratissimo Vostro Cuore, fonte di ogni benedizione corporale e spirituale.
Ci troviamo al tramonto del secolo XIX, che se tanto male ebbe, ebbe pure tanto risveglio nel bene, e fra le altre la gloria d´aver diffuso fino al confine della terra la divozione al Vostro Cuore Sacratissimo. Ci troviamo allo spuntare del secolo XX, che, noi vogliamo sperare, per la bontà del Vostro Cuore medesimo, vorrà dare il trionfo alla Chiesa, spargerla fino agli ultimi confini del mondo, in modo che presto possa di tutto il consorzio umano formarsi un solo ovile sotto un solo pastore. Noi in questo solenne momento tutti uniti vi domandiamo che questa nuova aurora riesca a distruggere in noi il vecchio Adamo, recedant vetera; ed a scuoterci in modo che, rinnovato cuore, parole, opere, nova sint omnia, corda voces et opera, abbiamo da vivere solo alla santificazione propria ed a zelare la salvezza delle anime. Non guardate, o Signore, alla nostra meschinità; ma accettate il forte volere, e per la bontà del Vostro Cuore date a noi, e a tutte le nostre istituzioni, la grazia di perseverare usque in finem, sempre corrispondendo alla vostra adorabile volontà. Così sia.
Avviso.
Qualora a qualche casa lontana delle missioni questa lettera non arrivasse a tempo, o per qualsiasi motivo la consacrazione di cui si parla non potesse essere fatta nel giorno in cui si fa dagli altri, essa può trasportarsi alla festa di S. Francesco di Sales nostro patrono, od anche alla festa del Sacro Cuore di Gesù in Giugno.
Cura del Personale
1. Nuovo prefetto Generale. — 2. La Spagna divisa in 3 Ispettorie. 3. Cura della santificazione del personale. — 4. Studio della Teologia. — 5. Cura del personale anche anziano. — 6. Coltivare le vocazioni. 7. Fare che ciascuno compia bene la sua parte.
Torino, 25 aprile 1901.
Festa di S. Marco Evangelista.
Miei cari Ispettori e Direttori,
Spero che le sante feste Pasquali abbiano apportato in abbondanza le celesti consolazioni sia a voi, sia ai giovani alle vostre cure affidati. E mentre me ne consolo anch´io e me ne congratulo con voi, prendo l´occasione di queste feste per rivolgermi a voi, o carissimi, per darvi qualche notizia e farvi qualche esortazione.
La notizia principale che ho da darvi è l´elezione fatta del nuovo Prefetto Generale della nostra Pia Società. Il vuoto lasciato attorno a me dalla perdita dell´indimenticabile Don Belmonte, di
sempre cara memoria, è grande, e non era assolutamente possibile lasciare per lungo tempo scoperto quel posto, che egli con tanta competenza teneva, senza che le cose nostre ne soffrissero gravi danni. È per questo che, dopo le insistenti preghiere fatte da me e dagli altri superiori del Capitolo, e quelle raccomandate, come ben sapete, a tutta la Congregazione, al Padre dei Lumi, venni nella deliberazione di troncare quanto prima ogni indugio, e procedetti alla prefata nomina.
Ed ora ufficialmente vi comunico che scelsi a coprire questa delicata carica il confratello D. Filippo Rinaldi, Ispettore delle Case di Spagna. Ben comprendevo che il vuoto che colà si faceva, togliendo una mente ed una operosità così insigne, era grande; ma ciò era richiesto dal bene generale di tutta la nostra Società, ed il sacrificio fu fatto; ora ho la consolazione d´annunziarvi ufficialmente che il nuovo Prefetto, già arrivato a Torino il 1° del corrente, assunse il suo uffizio, ed a lui d´or innanzi avrete a rivolgervi trattandosi di cose, che riguardano il Prefetto della Congregazione.
Nello stesso tempo vi annunzio che egli continuerà a fungere da Ispettore di tutte le Case di Spagna; mentre per maggior comodità, pel disbrigo degli affari e per provvedere ai bisogni di quella nobile e cattolica nazione, intendo dividere la Spagna in tre Ispettorie, ciascuna delle quali per ora sarà retta da un vice Ispettore. Le tre Ispettorie saran così divise:
La prima detta dell´Est, o Tarragonese, comprenderà le regioni della Catalogna, dell´Aragona e di Valenza, nonchè le isole Baleari; e questa la intitolo a Nostra Signora della Mercede. Presentemente appartengono a questa Ispettoria le Case di Barcellona, di Sarrià, di S. Vincenzo dels Horts, di Valenza, Gerona e Minorca; e quale vice Ispettore costituisco il confratello D. Antonio Aime con residenza a Barcellona.
La seconda Ispettoria detta Celtica, che abbraccia il centro ed il nord della Spagna, comprenderà le regioni dette delle due
Castiglie, Navarra, paesi Baschi, Asturie, Galizia, Leon e la Murcia, e questa intitoleremo a S. Ferdinando, Appartengono presentemente ad essa le Case di Madrid, Salamanca, Bejar, Vigo, Santander e Bilbao: e ad essa vien preposto come vice Ispettore D. Ernesto Oberti con sede in Madrid.
La terza o Betica, comprende il mezzodì della Spagna e abbraccia l´Andalusia con Granata, Estremadura, non che le isole Canarie, e sarà intitolata a Maria Ausiliatrice. Ad essa al presente appartengono le Case di Siviglia, di Utrera, Malaga, Carmona, Ecija e Montilla, e fungerà da vice Ispettore D. Pietro Ricaldone con sede a Siviglia nella Casa della SS. Trinità.
Favorite notificare quanto sopra ai vostri dipendenti animandoli a pregare pel nuovo Prefetto e pel resto del Capitolo Superiore.
Dato questo annunzio e stabilite queste cose, spero sarete contenti che faccia a voi, in particolare, qualche esortazione e vi dia qualche consiglio, affinchè sempre meglio possiamo corrispondere a quanto Iddio richiede da noi. La grande esortazione ed il grande consiglio che ho bisogno di darvi si è di raccomandarvi nuovamente, quanto so e posso, di occuparvi accuratamente del personale salesiano alle vostre cure affidato. Ricordiamoci che i nostri cari Confratelli si sono fatti salesiani anzitutto per conseguire la propria santificazione, come si esprime la santa Regola, che pone come fine primario di nostra Pia Società la santificazione de´ suoi membri. Perciò il primo, il primissimo obbligo di un Direttore è appunto questo, di aver molta cura del personale salesiano.
Per riuscire con sicurezza ad indirizzarlo bene son da prendere le cose ne´ loro inizi, non lasciando inveterare il disordine. E cominciando dalle pratiche di pietà vi è di stare attenti che non manchi mai nessuno dalla meditazione, dalla Messa, dalla lettura, ecc.; appena uno mancasse, in bel modo lo si avvisi; così pure se qualcuno non si levasse a tempo: se non si avvisa fin dalla prima volta, l´emendazione si fa più difficile. La medesima cosa si dica sull´invigilare che nessuno perda tempo: so che in alcuni luoghi dai chierici si perde assai del tempo di studio; e perchè? Perchè fin dal principio mancò la dovuta assistenza. Se i chierici non vanno allo studio comune, il che sarebbe meglio, il Direttore faccia eseguire l´atr. 405 delle nostre Deliberazioni, che ordina vi sia l´assistenza ordinaria pei chierici fatta o dal Catechista o dal Consigliere scolastico secondo le circostanze; ma che uno ne sia responsabile.
Giova anche molto a conservare il buono spirito nel personale e renderlo sodo, lo studio accurato della teologia e delle scienze ecclesiastiche. Io sono un po´ mortificato nel dovere, dopo tante altre volte, ricordare ancora adesso il grave peso di coscienza che qualche Direttore ha col non procurare che si faccia regolarmente la scuola e che si studino da tutti le materie ecclesiastiche. Non vi stupisca che io vi dica grave peso di coscienza perchè così lo credo veramente, che non vada esente da peccato mortale chi è volontariamente causa di un grave danno morale ad un suddito. Ora per me credo sia mettere un chierico in pericolo della sua vocazione e perciò in pericolo non di uno, ma di molti peccati, il lasciar trascurare lo studio della teologia, il non fare o procurare la scuola nei tempi in cui è di obbligo.
Almeno quelle cinque ore per settimana prescritte dalle Regole è necessario che vi siano; ovunque sono stabiliti i professori: qualora chi è stabilito fosse al tutto impossibilitato, si veda di supplirlo con un altro; se non vi è tra i Confratelli, si cerchi un esterno, si insista coi superiori: il Direttore stesso lasci qualche altro impegno assunto e faccia lui: credo che nulla vi è di più importante, perchè da tutte le cure sopraddette ed anche da questa scuola ben fatta, son persuaso dipenda in buona parte la perseveranza nella vocazione dei nostri Confratelli.
Neppure il personale superiore sia trascurato. Alle volte avviene di parlare con qualche sacerdote o coadiutore antico della Congregazione, e sí apprende che da quando si è preti, o che si ebbe carica speciale, non si fece più regolarmente il rendiconto, o non si trovò più regolarmente alle conferenze, alle meditazioni od alle altre pratiche di pietà. È bensì vero che per occupazioni o circostanze speciali, alle volte i Sacerdoti non possono più trovarsi sempre alle pratiche comuni; ma ogni volta che lo possano, lo debbono fare; ed è anche da cercare modo di disturbarli il meno possibile in quei tempi. Pel rendiconto poi non vi è occupazione che direttamente l´impedisca.
I Direttori pertanto, con viva carità, non lascino d´avvisare e, se occorre, d´insistere, ed anche imporre che nessuno lasci le pratiche prescritte dalle Regole, e che nessuno lasci di fare il proprio rendiconto, nel quale anche si regoli con precisione il modo di eseguir quelle, quando non si possano fare in comune. Io intendo su questo di far notare la responsabilità dei singoli Direttori, e ricordar loro che la trascuratezza nell´osservanza delle Regole e delle pratiche di pietà nei Confratelli, gravita sulla loro coscienza, e che essi ne dovran rendere conto a Dio; come ne dovrebbe rendere conto a Dio l´Ispettore che non vigilasse e non prendesse i mezzi sufficienti per ottenere che nella sua Ispettoria queste cose fossero osservate,
Quello che non trovo mai abbastanza raccomandato a questo riguardo è una delicata carità nei modi. Non si abbia mai a scorgere animosità verso qualcuno, o parzialità; mai impazienza o collera nell´avvisare e riprendere; mai far questo in presenza di altri, in modo da diminuire il prestigio di qualcuno del personale; mai raccontare ad altri sebbene in confidenza le cose udite nei rendiconti, fuori che si avesse bisogno di consiglio o la necessità lo richiedesse: son cose queste che ai Confratelli ordinariamente spiacciono più che la correzione medesima. Anche conviene cercare i momenti più adatti, in cui i sudditi siano più disposti a ricevere le correzioni; purchè il ritardo non implichi poi il non più farlo.
Inculcate molto lo spirito di fraterna carità evitando ed impedendo le mormorazioni contro i Confratelli o contro le altre Case, tanto più le disapprovazioni delle disposizioni date dai Superiori. Il disapprovare tali ordini e disposizioni equivale a scalzare la propria autorità, ad introdurre l´insubordinazione e la diffidenza verso di loro ed il disprezzo e disamore verso la stessa nostra Pia Società. Allorchè si aspetta la visita dell´Ispettore o di qualche Superiore maggiore, non si abbia paura che gli si riferiscano le vicende della propria Casa: anzi è degno d´imitazione l´esempio di qualche Direttore, che in tale circostanza esorta i suoi dipendenti a manifestare liberamente e con tutta sincerità al Superiore quanto si scorge bisognoso di rimedio e correzione. Segno di fraterna carità sarà il sostenere, introdurre nelle nostre Case e propagare altrove le produzioni letterarie, scientifiche, musicali, artistiche dei Confratelli, escludendo ogni minimo sentimento di invidia o gelosia, e tanto più i sentimenti di disprezzo. Che se qualche cosa si scorgesse in tali produzioni veramente degna di modificazione, si faccia conoscere a chi di ragione del Capitolo Superiore, ma non si permetta che alcuno si eriga a giudicare o censurare nelle familiari conversazioni, e tanto meno su pubblici giornali.
Ancora su di una cosa ho bisogno d´intrattenermi con voi. La nostra Pia Società va facendo del bene e spero siano a migliaia i poveri giovani che camminano nella via della virtù e del timor di Dio, i quali altrimenti percorrerebbero le vie del peccato. Ma il bisogno si fa sempre più grande; le richieste di nuove fondazioni sono sempre più insistenti, ed í Superiori, ponderando ogni cosa, spinti dalla carità di Gesù, incoraggiati dall´esempio di D. Bosco, non direbbero mai basta. Bisognerebbe fare di più: Charitas Christi urget nos: ogni Casa che si apre è un centro da cui parte gran bene; è un focolare da cui emana luce e calore: sono a migliaia le anime che si sperano salvare casa per casa che si inizia. Eppure i Superiori, nonostante questo loro zelo, sono costretti a rallentare la corsa vertiginosa presa dalla nostra Pia Società, assecondando il primo impulso avuto da D. Bosco; e voi medesimi in coro mi dite che non si aprano tante case. Eppure si fa quanto si può per andare adagio; ma credete pure, non siamo noi che abbondiamo; è la divina Provvidenza che ci mette ben sovente in circostanze di non poter dire di no. E allora?
Allora, o miei buoni Direttori, bisogna che cerchiamo di accendere le nostre viscere di un po´ più di ardore e di quella carità che avvampava nel Cuore di Gesù; e fare quanto Gesù ci disse: Rogate Dominum messis ut mittat operarios. Ma bisogna ritenere che Gesù non voleva una preghiera sterile, come di colui che prega e intanto non fa quanto è in sè per ottenere l´effetto della preghiera: il Signore vuole che con la preghiera operiamo e li cerchiamo questi operai, e li aiutiamo, e li coltiviamo. Se il Signore ci pone tanta messe tra mano, è segno che ci prepara e vuol darci gli operai; ma questo importa che noi coltiviamo di più le vocazioni. Egli vuol dare i frutti della campagna; ma è al tutto necessario che il contadino la lavori, semini, l´accudisca.
D. Bosco ci assicura che il Signore manda sempre nei nostri collegi molti, i quali hanno íl germe della vocazione; e se questi germi non fruttificano è segno che non vengono coltivati come si deve. Vi assicuro che è una pena al mio cuore udire alcuni, anche Direttori, blaterare quasi contro i Superiori dicendo: Si aprono troppe case, si vuol far troppo; e intanto questi son quelli che non coltivano le vocazioni, che trascurano di prendere i mezzi di coltivare i giovani, che cioè non sostengono le Compagnie, non raccomandano la frequenza dei Sacramenti, non stabiliscono mezzi seri per conservare l´illibatezza nei giovani; e così dai loro collegi non escono mai dei chierici e dei coadiutori. Questo è un linguaggio della superbia e della trascuratezza, che non dovrebbe mai aver luogo tra i figli di Don Bosco.
Nel consacrare che abbiamo fatto, col cominciare di questo secolo, la nostra Pia Società al Sacro Cuore di Gesù, io ho avuto in mira specialmente questo, e domandai specialmente questa grazia, che nessun Confratello abbia da perdere la vocazione, e che anzi possiamo grandemente crescere il numero dei nuovi Confratelli coltivando le vocazioni.
Si cerchi pertanto di conservar meglio le vocazioni che il Signor già ci ha mandate coi mezzi sopra indicati e di procurarne delle nuove con i modi indicati nelle Deliberazioni.
Così facendo corrisponderemo meglio alle grazie del Signore, progredirà sempre la nostra Pia Società ed il bene e la salute delle anime andrà aumentando di giorno in giorno.
Vi ho raccomandato caldamente la cura del personale salesiano; questo ho fatto anche per fornire a voi maggiore aiuto al disimpegno del vostro uffizio. Se i vostri Salesiani sono buoni, diligenti, esemplari, eserciteranno una benefica influenza sui vostri allievi, e coll´esempio li trarranno al bene aiutandoli potentemente nella coltura delle vocazioni. Sono pochi giorni che un nostro Confratello mi scriveva che ciò che lo aveva più fortemente tratto ad arruolarsi sotto le bandiere della nostra Pia Società, era stato l´esempio di un chierico tutto zelo, carità ed abnegazione. Per altra parte se voi avete così sollecita cura del personale, procurando eziandio di addestrarlo ed assisterlo nel proprio uffizio, avrete in esso tanti valorosi aiutanti che vi saranno di efficace sollievo e sostegno nel buon andamento della vostra casa.
Iddio ci affida gran quantità di giovanetti da educare, è vero; ma il modo d´arrivare all´educazione loro consiste nel far agir bene il personale salesiano. Per quanto un Direttore sia attivo, non potrà mai fare tutto da sè; neppure conviene tentare, poichè uno potrebbe rovinarsi e intanto non riuscirebbe. Il Direttore deve essere il centro di tutto, il motore da cui parte ogni forza; ma con gli allievi la vostra azione deve essere mediata: tutto procederà bene in casa se ciascun Salesiano farà bene il suo dovere, e voi dovete vigilare e incoraggiare e ammaestrare ogni Salesiano appunto affinchè compia bene il suo dovere. Trovatevi pure, e dovete farlo, in mezzo ai giovani nelle ricreazioni, in chiesa, a confessare; fate pure che vengano i giovani a trovarvi in camera quando hanno qualche fastidio o necessitano d´un consiglio; ma direttamente la vostra azione coi giovani consista nel dirigere le anime e santificarle, come c´insegnava D. Bosco, lasciando agli altri Superiori le disposizioni spiacevoli ai giovani o disciplinarie; voi in queste cose dirigete bene il personale salesiano affinchè esso sappia influire salutarmente sui giovani.
Specialmente vi raccomando i nuovi arrivati, siano essi chierici, siano coadiutori. Non pretendete che essi arrivino dal noviziato dallo studentato bell´e formati. Nel noviziato e nello studentato si mette la base della loro formazione, si iniziano alla pietà, all´osservanza delle Regole, alle virtù: io so quanto si fa in coteste benedette case, ed ho ragione di essere molto contento dell´indirizzo che si dà a queste tenere pianticene, e del modo come si allevano: potrei dire che nello stato nostro di cose, si fa tutto quello che si può; sarebbe indiscrezione il pretendere di più, e parrebbe malignità il lamentarsene. Ma non per questo bisogna aspettarsi che escano di là al tutto formati ed atti ad ogni ufficio: è necessario che il Direttore li aiuti, li accudisca, li incoraggi, e, per così dire, non li perda mai di vista. Usino anzi con loro, i Direttori, una inesitifibile pazienza e carità istruendoli ed avvisandoli in mille guise; ma sempre con modi veramente paterni e caritatevoli, e non mai sgridandoli o mostrandosi malcontenti di loro. Sappiate anche sempre lodare le case da cui vengono, mostrandovi pur soddisfatti di quanto in quelle appresero; e non permettere che altri del personale burlino i nuovi venuti, e su questo vigilate attentissimamente.
Non mettete mai in un ufficio alcun nuovo arrivato senza averlo istruito convenientemente sui doveri chi gli incombono nella nuova sua carica e sciogliendo le loro difficoltà. Conviene anzi che, avutolo in disparte, leggiate insieme il capitolo del Regolamento delle case o delle Deliberazioni che lo riguardano, e gli si diano quelle istruzioni, che sui singoli articoli occorrono.
Eccovi gli avvisi ed esortazioni che il mio paterno affetto mi suggerì pel vostro bene e per vantaggio di tutta la nostra Pia Società. Spero riusciranno di grande comune profitto se saranno messi fedelmente in pratica.
Ricordiamo sempre quella nostra consacrazione al Sacro Cuore: attingiamo a questa inesauribile fonte la forza, l´ardore, lo spirito di sacrifizio che ci è necessario per fare del bene, e poniamo nostro pensiero fisso su questi due punti di sostenere e perfezionare le vocazioni già avute e di coltivare e procurare sempre delle nuove vocazioni. Ci aiuti il Sacro Cuore di Gesù in cui intendo di chiudere con me tutti voi, affinchè si possa ottenere ciò che tante volte al giorno, secondo i suoi insegnamenti, domandiamo: Adveniat Regnum tuum.
Pregate anche per me e credetemi sempre vostro
Aff.mo in Corde Jesu Sac. MICHELE RUA.
Raccomandazioni agl´Ispettori
e ai Direttori
1. Convalidazioni. — 2. Noviziati. — 3. Ispettorie. — 4. Capitoli Generali. — 5. Coordinazione delle Deliberazioni. — 6. Studi pei chierici. — 7. Relazioni coi rispettivi Ispettori. — 8. Raccomandazioni agli Ispettori. — 9. Raccomandazioni ai Direttori. — 10. Somma prudenza nell´intraprendere nuove opere. — 11. APPENDICE: 1. Letture Cattoliche. — 2. Corrispondenza epistolare. — 3. Facoltà di celebrare in mare. — 4. Altare privilegiato particolare. — 5. Benedizione del S. Padre.
Torino, 19 marzo, festa di S. Giuseppe, 1902. Carissimi Figli in G. C.
L´esultanza che suole apportare al nostro cuore il pensiero della vicina Pasqua è accresciuta in me in questo anno potendo in cosa favorevole occasione intrattenermi con voi, miei figliuoli dilettissimi, con questa mia dí soggetto importante, e di comune consolazione.
Nel Capitolo Generale che si tenne sul principio del Settembre scorso si presero importanti deliberazioni, che io ora vi posso comunicare, e che spero produrranno un effetto salutare per la nostra Pia Società. Avrei voluto tantosto darvene comunicazione; ma varie circostanze mi consigliarono ad attendere sinora; non fu dunque negligenza se sono un poco in ritardo a presentarvele; anzi spero che questo ritardo medesimo sia stato opportuno, poichè ora vi posso comunicare le cose ultimate e con maggior precisione.
È bensì vero che, per la grande benignità della Santa Sede a nostro riguardo, la quale nel 1884 ci concesse la comunicazione dei Privilegi coi principali Ordini Religiosi, noi potevamo, in forza dei medesimi, procedere con sicurezza e in tutta coscienza sia nelle radunane dei Capitoli Generali, sia nelle elezioni, sia nel proporre come obbligatorie le Deliberazioni nei medesimi Capitoli prese; e che perciò quanto fu fatto da Don Bosco in vita, e quanto si venne facendo dalla sua morte finora, tutto fu fatto a dovere; tuttavia essendosi suscitato qualche dubbio da qualcuno nel Capitolo Generale medesimo, ho giudicato meglio, per il bene della nostra Pia Società, sovrabbondare, e mettere le cose su basi tali, che togliessero anche ai più delicati di coscienza ogni motivo di dubbio e di contrasto. Raccolti pertanto i desideri espressi nel Capitolo Generale, mi recai io medesimo a Roma; colà, in conformità di quelli, combinai, e poi feci dal nostro Procuratore Generale inoltrare domande alla Santa Sede, in modo che ogni motivo di dubitazione e di dissidio fosse troncato, e tutto potesse nel nostro interno procedere quietamente ed in pace.
La Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari prese in considerazione ogni nostra domanda, e in data 20 gennaio scorso si compiacque di rispondere favorevolmente e definitivamente a tutti i quesiti presentati.
E prima di tutto sanò in radice ogni irregolarità che fosse avvenuta sia nelle ammissioni al noviziato, sia nel modo di fare il noviziato stesso, sia nell´ammissione alla santa Professione; di modo che tutti quelli che han fatto i voti fino alla data di questo decreto possono stare tranquilli e sicuri sulla regolarità della loro condizione.
In secondo luogo tutti gli Atti, e le Elezioni fatte, e le Deliberazioni prese nei passati Capitoli Generali furono, per quanto fosse necessario, ratificate e autenticate.
In terzo luogo poi furono dalla medesima Sacra Congregazione canonicamente eretti vari Noviziati, che non erano ancora stati presentati prima alla Santa Sede, ed approvata la nota dei Maestri dei novizi eletti nel Capitolo Generale. Siccome poi alcuni fra essi non hanno ancora l´età prescritta dalla santa regola per tale uffizio, la Sacra Congregazione, con rescritto del 18 corr. mese, ha loro concesso la dispensa per tale difetto.
Ora poi si trattava di venire alla erezione canonica delle Ispettorie che già esistevano, ed erigerne anche delle nuove che erano necessarie pel numero delle case ognor crescenti, o per la distanza dei luoghi, o per la diversità delle lingue. Ho anche creduto bene sottoporre la cosa alla medesima Sacra Congregazione; la quale, col decreto suindicato si compiacque pure di annuire ad ogni nostra domanda, ed eresse, secondo che si proposero, e costituì canonicamente, le nostre Ispettorie a guisa delle Province o Visitatorie degli Ordini religiosi.
Ed ora che le Ispettorie sono erette in piena regola canonica, io, secondo l´autorità conferitami dall´art. 17 del Cap. IX delle nostre Regole, secondo anche il parere avuto dal Capitolo Superiore, mentre confermo con questa mia gli Ispettori già antecedentemente stabiliti, nomino ad Ispettore della nuova Ispettoria Venezuelana il Sac. Michele Foglino, già Direttore della Casa di S. Paolo nel Brasile: — Ad Ispettore del Brasge settentrionale Don
Lorenzo Giordano, già Direttore della Casa di Pernambuco: Ad Ispettore del Perù e della Bolivia D. Ciriaco Santinelli, già Direttore dí Arequipa: — Ad Ispettore del Messico D. Luigi Grandis, Direttore della Colonia Santa Giulia in Messico Capitale: — A Vice-ispettore del Chili Don Luigi Costamagna, Direttore del Patrocinio di S. Giuseppe a Santiago: — A Vice-ispettore della nuova Ispettoria Belga il Sac. Francesco Scaloni, Direttore della Casa S. Giovanni Berchmans di Liegi: — A Vice-ispettore della nuova Ispettoria Inglese D. Carlo Macey, Rettore della Chiesa e Direttore della Casa Sacro Cuor di Gesù a Londra: A Vice-ispettore degli Stati Uniti D. Michele Borghino.
E per le altre Ispettorie or ora erette, come della Lombardia, dell´Emiliana ed altre, si sta studiando la loro formazione e il modo di smembrarle dalle altre, divenute troppo grandi per il continuo aprirsi di nuove case: a tempo opportuno se ne eleggeranno gli Ispettori e se ne darà comunicazione.
Assestate così e regolate le cose delle Ispettorie nelle loro linee generali, giova ora regolare il completo funzionamento delle medesime. Io credo che al momento debba formare l´oggetto più accurato delle nostre fatiche e sollecitudini, il costituire bene il Consiglio Ispettoriale e i modi delle radunane dei Capitoli Provinciali, che si dovranno, d´or avanti, tener regolarmente. Ma per tutto questo credo bene aspettare ancora onde maturar meglio la cosa e procurare il personale necessario, e per ciò, forse converrà protrarre la deliberazione definitiva fino al prossimo Capitolo Generale, per essere più sicuri che quanto si stabilirà sia per riuscire di comune soddisfazione, ed abbia poi a produrre davvero la maggior gloria di Dio e la salvezza delle anime.
Venendo ora ad altre decisioni prese nel Capitolo Generale, una fu di domandare alla Santa Sede con precisione di quali persone dovesse d´or avanti comporsi il Capitolo Generale, perché pareva sorgere qualche equivoco tra le parole della regola e quanto si era soliti fare; e d´altronde si vedeva chiaro da tutti l´impossibilità in avvenire, con la straordinaria diffusione della Congregazione, di radunare ogni tre anni tutti i Direttori delle varie parti del mondo. Si era perciò emesso il voto che i futuri Capitoli Generali si celebrassero ogni sei anni, alla scadenza degli uffizi, convocando, oltre ai membri del Capitolo Superiore e al Procuratore Generale, gli Ispettori con uno od al più due delegati eletti nei Capitoli delle singole Ispettorie giusto il diritto comune. Si fece pertanto alla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari la suddetta petizione, e la risposta fu di questo tenore: « Methodum propositam quoad novas electiones generales pro hac vice tantum approbat, juxta preces ». E la spiegazione che si diede a voce al nostro Procuratore Generale dell´averla approvata « pro hac vice tantum » fu questa: Il Capitolo Generale ha potere di stabilire le cose più importanti che occorrono per la Congregazione, e persino la facoltà di modificare le regole, purchè ciò si faccia in modo conforme allo spirito della Pia Società: il Capitolo, così radunato una volta, può stabilire quanto crede abbia a contribuire alla maggior gloria di Dio ed alla salute delle anime: stabilisca adunque esso come convenga meglio che sia costituito in seguito e con quali particolarità debba farsi questa costituzione. Conviene che sia esso stesso che decida queste cose definitivamente, perchè il tutto riesca secondo la necessità e l´opportunità della nostra Pia Società.
Di modo che pel Capitolo Generale del 1904, in cui anche si faranno le elezioni, si terrà questo metodo di radunare solo gli Ispettori con un socio per ogni Ispettoria, eletto da tutti i soci professi dell´Ispettoria medesima; ed in esso si stabilirà definitivamente come abbia ad essere costituito il Capitolo Generale in seguito. Ed ecco che il prossimo Capitolo, sia per questo, sia perchè avrà da rivedere ed approvare definitivamente tutte le Deliberazioni passate, formerà una vera Assemblea Costituente per il bene della Congregazione.
E qui appunto mi viene in acconcio dire, che tra le cose che dovevano farsi nel Capitolo passato era la coordinazione di tutte le Deliberazioni dei Capitoli antecedenti. Si stabilirono invero in esso definitivamente le basi, secondo cui questo lavoro andava fatto; ma, per ristrettezza di tempo, non si potè che abbozzare il resto del lavoro. Si sperava che una Commissione da eleggersi appositamente potesse in breve completarlo in modo che fosse terminato almeno per aprile, epoca in cui già antecedentemente ci era stato indetto di presentare al Santo Ufficio un esemplare delle Deliberazioni, corretto nei punti che riguardano le confessioni. Ma ben presto ci siamo accorti che per fare un lavoro serio e proprio compiuto, che avesse a servire di regola per l´avvenire a tutta la Congregazione, ci voleva maggior tempo: che cioè il riordinamento ben fatto di tutte le nostre Deliberazioni passate si trovò più astruso e più lungo di quanto non sembrava nell´idearlo: ci vogliono mesi e mesi, e dirò anche anni. Allora, per non doverlo con grande fatica e spesa fare due volte, dietro consiglio dato al nostro Procuratore Generale dal S. Uffizio, si venne nella deliberazione di domandare la necessaria dilazione per presentare il nuovo esemplare corretto e riordinato.
Ciò non pertanto vi avviso che il ritardare la ripubblicazione delle Deliberazioni non vuol dire che non sí debba stare in tutto il resto a quel decreto. Anzi prendo volentieri questa occasione che mi si presenta per richiamarvi a memoria il decreto stesso già comunicatovi con circolare in data 6 luglio 1901, e ripetuto nel Capitolo Generale al primo settembre, e ribadire l´ordine che in quelle due circostanze chiaramente vi diedi: di eseguire cioè con tutta esattezza ed in tutta la sua estensione detto decreto. E si stia molto attenti che i confessori non facciano parte del Capitolo dirigente della Casa e non prendano parte alcuna nel dare i voti di condotta della categoria dei loro penitenti e non siano consultati dai Direttori quando si tratta di ammettere al noviziato od ai voti od alle Sacre Ordinazioni.
Facciamoci coraggio, e stiamo sicuri che l´ubbidire prontamente e perfettamente a quanto ci viete ingiunto dalla Suprema Autorità è il mezzo migliore per ottenere le benedizioni del Signore e per far procedere la Congregazione conformemente a quanto voleva il Signore nell´ispirarla, ed a quanto aveva in mente il nostro buon padre D. Bosco nel fondarla.
Altra importante deliberazione fu presa nel Capitolo Generale, e riguarda gli studi dei nostri chierici. Fu deliberato che dopo il corso di filosofia i chierici facciano un triennio di lavoro pratico nelle Case della nostra Pia Società, e dopo tale triennio si ritirino un quadriennio nelle Case di studentato per attendere seriamente alla teologia, facendovi tutto il corso della dogmatica, sacramentaria, morale, ecc. Era una necessità sentita che i nostri chierici venissero ben formati nelle scienze sacre; ed era tanto più pressante il provvedere, in quanto che, anche da competenti autorità ecclesiastiche si erano già fatte osservazioni in proposito.
Ma perchè questa decisione capitolare produca l´effetto da tutti desiderato occorrono specialmente due cose. Prima di tutto che i signori Ispettori e Direttori preposti allo studentato filosofico preparino alla lontana molto bene questi nostri chierici agli studi sacri, sia con la scelta d´insegnanti e di assistenti adatti, sia con ottenere che non si perda tempo in futili studi ed in letture frivole, sia con procurare che si studino bene le materie prescritte. Ed in secondo luogo occorre che i vari Direttori delle Case veglino attentamente ed usino i mezzi necessari affinchè i tre anni di tirocinio pratico, che i chierici devono passare nelle Case dopo lo studentato filosofico, siano ben regolati, si eseguisca quanto di pratico venne e verrà ordinato sul modo di occupare quel tempo; ed i Direttori, in questi tre anni specialmente, facciano proprio da padri, e tengano una cura affatto speciale di questi novelli figliuoli che loro vengono consegnati, e che più degli altri abbisognano delle loro attenzioni non essendo anca» del tutto formati.
Questa cura speciale nei detti tre anni è d´una importanza al tutto eccezionale, perchè da essa dipenderà la perseveranza di molte vocazioni e la buona riuscita di molte altre, che senza detta cura, non verrebbero poi in seguito a portare i frutti dai Superiori attesi, essendo in questo tempo specialmente che si formano i nostri chierici alla vera vita pratica salesiana.
Nè si cerchi di abbreviare questo tempo: i Direttori non appoggino facilmente le domande di coloro che cercano di abbreviarlo; anzi incoraggino e sciolgano le difficoltà che detti chierici possono produrre, specialmente col far vedere che anche non essendo ancora sacerdoti noi possiamo già adempiere la missione affidataci dal Signore di occuparci della educazione dei giovanetti. Vi potrà essere qualche eccezione, e quando vi fossero motivi gravi, come per esempio l´esenzione dal servizio militare per alcune nazioni, o vocazioni tardive bisognose di maggior prontezza. In tali casi i Superiori daranno quei provvedimenti che saranno giudicati necessari; ma intendo che le eccezioni da farsi siano riservate al Rettor Maggiore.
Ora che vi ho esposto quanto di più importante si fece nel Capitolo Generale, e quanto si ottenne dalla Santa Sede, permettetemi che torni ancora un momento sul punto delle Ispettorie, che, come vi dissi, credo il più importante in questo momento per la Congregazione. Non basta che la Santa Sede le abbia costituite canonicamente: non basta che io abbia nominati gli Ispettori: è necessario che gli Ispettori facciano ciascuno la parte loro debitamente: ed è necessario che tutti d´accordo cerchino d´aiutarsi in questo loro importante e delicato còmpito.
Posto lo sviluppo preso dalla nostra Pia Società è ornai impossibile che il Capitolo Superiore attenda a tutta la Congregazione direttamente. A lui devono riservarsi le cose di maggior momento, e quelle universali, che cioè riguardano tutta la Congregazione; il resto va tutto raggruppato attorno agli Ispettori. Essi vedono le cose più da vicino, conoscono meglio gli usi ed i costumi dei luoghi ed i bisogni degli individui e le. necessità delle case particolari. Essi conoscono i propri confratelli fin dal tempo della loro accettazione; essi stessi avranno contribuito a formarli nel noviziato e nello studentato; essi li avran tenuti d´occhio in seguito e conosceranno a pieno le abilità e le necessità degli individui. Attorno a loro perciò bisogna che ciascuno si stringa, a loro bisogna far capo in ogni emergenza.
All´Ispettore pertanto direttamente dovrà ogni Direttore inoltrare le domande di personale, a lui chiedere consiglio nelle difficoltà, a lui esporre i bisogni di aiuti materiali, ed a lui le altre richieste di qualsiasi genere. Tutte le domande di Ascrizioni, di Professioni, di Ordinazioni bisogna che procedano per via gerarchica. Ciascuno perciò indirizzerà tutte queste domande al proprio Direttore. Egli le mandi sempre all´Ispettore unendovi il suo parere od il parere del Capitolo della sua Casa, secondo le circostanze. L´Ispettore poi farà quanto occorre secondo i casi; ma sempre dalle sue mani, munite del suo parere, devono pervenire al Capitolo Superiore.
Anche altra cosa debbo notare qui come di passaggio. Con tutta semplicità e buona volontà, per cui meritano gran lode, vari Confratelli si rivolgono al Rettor Maggiore aprendo il proprio cuore e facendo anche rendiconto di tutta la loro vita passata. Mentre io lodo costoro, commendando la loro buona volontà, debbo far notare come mi riesca impossibile il tener dietro a queste cose di direzione particolare. D´or avanti anche questo si concentri nel proprio Direttore ed anche nell´Ispettore, il quale dovendo stabilire il luogo e le cariche e collocare i propri dipendenti, direi così, nella propria nicchia, ha bisogno di conoscere ciascuno a fondo. Egli leggerà volentieri le lettere di ciascuno, ascolterà d´ufficio nelle visite che fa alle Case chi va ad esporgli le proprie necessità e darà anche quelle soddisfazioni che fossero necessarie.
Notate però bene che non intendo con questo di contraddire all´art. 4° del Cap. III delle nostre regole, le quali raccomandano di dare di tanto in tanto conto delle cose vostre ai principali Superiori della Congregazione; nè a quei vari punti delle Deliberazioni che invitano a scrivere di tanto in tanto al Rettor Maggiore: intendo solo di insegnare a concentrare sempre meglio le cose nel Direttore e nell´Ispettore, specialmente quelle cose che richiedono risposta e deliberazioni speciali a prendersi sul conto vostro: come neppure intendo di condannare l´appello ai Superiori Maggiori nei casi straordinari, e il riferire al Rettor Maggiore le trasgressioni ed abusi che s´introducessero specie contro i decreti della Santa Sede. In tali casi si ricorra pure con libertà al Capitolo Superiore, ma questo si faccia solo quando il bisogno è evidente e non si tratta di cose di poca importanza.
E qui non bisogna che tralasci di raccomandare agli Ispettori d´avere una santa emulazione per far fiorire la propria Ispettoria. E in primo luogo procurino essi, con mano ferma, di mantenere in ogni Casa la perfetta osservanza delle regole ed il vero spirito di D. Bosco. Qui sta il cardine di tutto l´avvenire della cara nostra Società. Se gli Ispettori non sono vigilanti o son deboli, in breve s´introdurrà qualche disordine, l´Ispettoria decadrà e tutta la Congregazione ne soffrirà detrimento. Mentre invece se gli Ispettori che vi sono ora, i quali tutti ancora hanno conosciuto e trattato direttamente col santo nostro fondatore e padre, l´indimenticabile D. Bosco, come faci lucenti daranno buono esempio, e, quali miniere di sale incorruttibile, condiranno i propri sudditi con saggi ammaestramenti, e quali torri munite con ogni pazienza e dottrina sosterranno lo spirito del fondatore, tutto seguirà bene, e la Congregazione nostra verrà a produrre quel frutto per cui venne stabilita.
Perciò permettetemi, cari Ispettori, che io rivolga a voi qui le parole che S. Paolo rivolgeva al suo diletto Timoteo: Tu vero vigila, in omnibus labora, opus fac evangelistae: ministerium tuttm imple ( II Tim., IV, 5 ); e quelle altre che il medesimo rivolgeva a Tito: In omnibus teipsum praebe exemplum bonorum operum, in doctrina, in integritate, in gravitate;.verbum sanum, irreprebensibile (ad Tit. II, 7-8 ).
È solo facendo così che tutta la Pia Società nostra verrà nel mondo ad attuare quanto il Signore vuole da lei. Non lasciamoci spaventare o scoraggiare dalla nostra pochezza; è dei mezzi più meschini che si serve il Signore per le sue opere: Infirma mundi elegit Deus, ut confundat fortia (I Cor., I, 27): Omnia possumus in eo qui nos confortat, e si avrà da dire di ciascuno di noi così meschini: Iste est qui ante Deum magnas virtutes operatus est.
Confortati da queste dolci sentenze dello Spirito Santo ciascuno pensi a formare altri. Non passi mai di mente ad ogni Ispettore che tra i suoi còmpiti, dopo questo generale di sostenere lo spirito di D. Bosco, direi, il maggiore deve consistere nel preparare al Sacerdozio i propri chierici. Ricordino che questa è forse la più grande responsabilità che essi abbiano avanti a Dio. Non si propongano per le Sacre Ordinazioni coloro che non han dato prova positiva di buono spirito, e se non si ha come la certezza morale di dare alla Chiesa sacerdoti esemplari ed alla Congregazione campioni, veri sal terrae et lux mundi, come il Signore vuole che siano i sacerdoti. Badino anche che siano veramente bene istruiti nella teologia, nelle rubriche e cerimonie ecclesiastiche e di quanto occorre perchè possano essere Magistri in Israél.
Ma poi anche bisogna che ogni Ispettore abbia una santa ambizione di preparare confratelli esperti e dotti per ogni ramo d´insegnamento e`p-er la predicazione e per le missioni. Non si attenda che i laureati abbiano sempre da venire da Torino. Bisogna che ogni Ispettore faccia del suo meglio per procurarsene. Indirizzi pertanto alle lauree di Filosofia, di Teologia, di Belle Lettere, di Scienze ed alle Patenti Magistrali quelli che mostrano avere le doti opportune: badi solo che siano così sodi nella vocazione e così esemplari nelle virtù, che possano poi servire di guida ad altri.
Anche gran sollecitudine deve darsi ogni Ispettore di mettersi in condizione da far fronte, coi mezzi della propria Ispettoria, alle emergenze delle varie sue Case. A tal fine nel fare loro visita esaminino attentamente lo stato economico di ogni Casa; nè permettano che si facciano fabbriche o trasformazioni nei fabbricati, o spese di qualche considerazione senza i debiti permessi. Vigilino affinchè nessuna Casa s´immerga nei debiti.
Cerchino di moderare la smania di certi novelli Direttori che appena arrivati nella casa loro destinata vorrebbero far mille riforme, dar mano a fabbricare, demolire, modificare i fabbricati. Prima che abbiano compiuto due anni di dimora non si accolga la dimanda di simili opere di qualche importanza. Perciò anche nel proporre qualcuno alla carica di Direttore o di Prefetto facciano attenzione che fra le altre qualità abbia anche quella di saggio amministratore.
Procurino gl´Ispettori di essere diligenti nel visitare le proprie Case ed esatti nell´osservanza delle norme prescritte dalle Deliberazioni Capitolari per tali visite.
Per essere più in libertà di fermarsi quanto occorre in ciascuna Casa si liberino della direzione della Casa Ispettoriale, affidandone la cura ad un Direttore. Tanto più ciò è necessario perchè è pur prescritto dalle Regole Canoniche e dall´uso delle più fiorenti Congregazioni ed Ordini Religiosi. Dovrà inoltre ogni Ispettore avere il suo segretario perchè lo aiuti nelle visite e per dar corso agli affari sia durante le sue assenze, sia durante la sua dimora nella Casa Ispettoriale.
Ora che ho tracciate le linee generali, ed ho specialmente rivolta la parola agli Ispettori, permettetemi che io discenda ad alcuni avvisi particolari, che mi stanno anche molto a cuore perchè necessari, e che riguardano specialmente i Direttori.
Ogni Direttore abbia anche egli una santa ambizione di cooperare efficacemente col proprio Ispettore al bene della Congregazione tutta e dei giovanetti alle nostre cure affidati. Cooperare con zelo indefesso affinchè la sua Casa divenga come lucerna risplendente nella Ispettoria col buono esempio nell´esecuzione perfetta di ogni anche più piccola regola. Cooperare con attendere sollecitamente alle vocazioni che il Signore ci manda, e prima di tutto col conservare ed educare quelle che già ci appartengono, cioè i professi perpetui e particolarmente quei confratelli che coi voti triennali furono mandati in vostro aiuto. E poi coll´aiutare a far sbocciare le vocazioni nei giovanetti delle proprie Case.
Studiatevi di poter cooperare coi propri risparmi, affinchè l´Ispettore possa provvedere a tutte le necessità dell´Ispettoria. Non vi siano egoisti; anzi si abbia cuor generoso, ricordate ed applicate anche qui il Date, et dabitur vobis: mensuram bonam et confertam et coagitatam et supereffluentem dabunt in sinum vestrum (Luc. VI, 38).
Fa pena che alcuni Direttori diano così stentatamente la loro quota per sostenere il noviziato corrispondente. Ben conosco che delle difficoltà ne sorgono sempre, e che, se si aspetta a regolare questa partita dopo d´aver regolate tutte le altre di casa, si trova difficoltà nella riuscita; ma voi cambiate l´ordine: cominciate a regolar questa per la prima, e vedrete che il Signore vi aiuterà a regolare bene anche le altre.
Si abbia un impegno comune di evitare ogni spesa di nuove costruzioni; non si cerchi poi mai nelle fabbriche l´eleganza, solo si cerchi la solidità, l´igiene e la comodità disciplinare. Si evitino tutte le altre spese non assolutamente necessarie. Questo deve starvi a cuore anche per non lasciar debiti ai propri successori potendo essere cambiati da un anno all´altro. Che pena avrà sofferto qualche Direttore nel lasciare al proprio successore una eredità di gravi debiti! e che imbarazzo pel successore nel sobbarcarsi a peso così penoso!
Quando poi si ha il permesso di fabbricare, si proceda a misura che arrivano i mezzi: non si abbia premura: quello che non si può fare in un anno si farà in un altro od anche in due o più anni. Non posso fare a meno di encomiare qui la prudenza di qualche nostro Direttore che accintosi coi dovuti permessi a qualche costruzione si assunse pure l´impegno di non; aggravarsi di debiti.
Industriandosi con sollecitudine a cercar i mezzi procede bensì un po´ più adagio, ma con maggior sicurezza. Per essere buon Direttore non basta aver ingegno, non basta neppure aver virtù: è necessario l´uno e l´altra, ma è pur indispensabile la diligenza ed avvedutezza nell´amministrare; non basta neppure aver zelo per intraprendere grandi opere; ci vuole la prudenza nel misurare le forze personali e materiali della propria Casa. Finora la nostra Società godeva riputazione di compiere i propri doveri verso i creditori: ma dopo alcuni avvenimenti e pericoli di fallimento di qualche Casa, si corre rischio di perdere la fiducia del pubblico. Teniam presente la raccomandazione del Venerabile Beda: Servate diligentiam in administratione; vigilantiam, misericordiam, constantiam in disciplina.
Un´ultima cosa metto qui in fine perchè resti più impressa. Per tutte le cose accennate e per la regolarizzazione dei Noviziati e Studentati filosofici, per l´esercizio del ministero delle Confessioni e specialmente per la costituzione delle Ispettorie e degli Studentati teologici si richiede molto personale, e personale scelto. Bisogna cercar modo di formarlo, dissi; bisogna che cerchiamo di non lasciar svanire quello che il Signore ci ha già mandato; bisogna attendere a coltivare le vocazioni nelle nostre Case; ma tutto questo in circostanze così stringenti e pressanti non basta ancora: è necessario che andiamo più adagio nell´aprire nuove Case e nell´ampliare lo scopo delle Case già aperte.
Anche nelle Missioni si vada molto adagio nell´accettare nuove fondazioni, ed ogni Ispettore si faccia un vero sforzo per non spingere il Capitolo Superiore ad aprire nuove Case; anzi, quando non vi sono chiari e gravi motivi di convenienza e di maggior gloria di Dio, sappiamo, appena si faccia una offerta di casa, dare in bel modo un rifiuto decisivo senza nemanco dire a quelle persone che si rivolgano ai Superiori Maggiori. Possono invece prendere l´occasione di pregare quelle persone benemerite, che offrirebbero somme per l´apertura di nuove case, a spendere quelle medesime somme per aiutare a sostenere quelle che già vi sono; e se occorre, poichè esse son decise a far del bene al proprio paese, si suggerisca che piuttosto fondino posti gratuiti o semi-gratuiti pei giovani dei propri paesi, in collegi già esistenti; ma si stia indietro dall´aprire case nuove, sia pel motivo esposto della deficienza di personale sia anche per non sovraccaricare di collegi una regione in cui un nostro collegio abbia poi a servire di nocumento ad un altro.
Intanto facciamoci coraggio, o miei buoni figliuoli. Dacchè nell´anno scorso ci siamo consacrati al Sacro Cuore di Gesù, il Signore, un po´ con zuccherini, un po´ con pillole, ci ha fatto progredire. Amiamolo, lodiamolo, benediciamolo questo buon Signore. Egli non lascerà di continuarci i suoi benefizi; ma, per carità, non lasciamo di corrispondere; e nelle cose prospere ed in quelle anche che ci sembrano avverse procuriamo di veder sempre la mano del Signore e serviamoci di ogni circostanza per animarci a far del bene nel suo santo nome.
La grazia di N. S. G. C. sia sempre con voi, o miei buoni figliuoli, e voi, colle vostre preghiere, fate che anche essa sempre si accresca in me.
Vostro affino in G. e M. Sac. MICHELE RUA.
Nell´anno prossimo cade il cinquantenario della fondazione delle Letture Cattoliche. È questo un gran fatto per la nostra Società. Tutti gli antichi ricordano come esse formarono per molti e molti anni una delle cure più gravi per D. Bosco, quanto per sostenerle ebbe a soffrire, e con quale impegno anche nella sua più tarda età se ne interessasse e cercasse di accrescere il numero degli associati. Io desidero che si dia da tutti gli Ispettori e Direttori una importanza massima a questo fatto. Spero con apposita circolare ritornare su questo soggetto per indicare praticamente in che modo ciascuno possa meglio concorrere, ma fin d´ora mi raccomando che si cerchi di far conoscere la cosa, e specialmente di far aumentare il numero degli associati. Chi poi avesse qualche suggerimento a darmi o qualche progetto da propormi per celebrare meglio detto giubileo cinquantenario o per far accrescere il numero degli associati, me lo manifesti, che io lo riceverò volentieri e già fin d´ora lo ringrazio.
In secondo luogo mi raccomando quanto so e posso affinchè quando io affido a qualcuno, sia Ispettore o Direttore, sia subalterno, l´incarico di rispondere a qualche lettera, non si lasci mai di farlo. Anche quando fosse da dare una negativa o sospensiva, o quasi non si sapesse come sbrigare la cosa di cui si tratta, non si lasci mai di rispondere nel modo migliore che si crede. Il non rispondere a lettera ricevuta quando richiede risposta è un vero atto d´inciviltà, che indispettisce la gente: nessuno per sua negligenza faccia fare questa cattiva figura al Rettor Maggiore.
Ciò che raccomando per conto mio, si ritenga pure per le altre corrispondenze di qualche importanza: si sia fedeli e solleciti a rispondere alle lettere che esigono risposta. Giacchè siamo in argomento di lettere, ritorno ad esortare i confratelli, particolarmente i missionari, di non lasciare troppo lungamente i loro genitori e famiglie senza informazioni sulla loro salute, ecc.
Anche una consolante notizia ho da comunicarvi. Con decreto in data 4 Novembre 1901, ci fu conferita facoltà, per tutti i nostri preti che devono viaggiare in mare, di poter nel tragitto celebrare la santa Messa. Spero di fare stampare un modulo apposito, affinchè coloro, i quali hanno da viaggiare, presentando quello alle debite autorità, non abbiano a trovar ostacolo di sorta.
Fin dai tempi del nostro amato Padre D. Bosco i Sacerdoti Salesiani godevano dell´indulto dell´altare privilegiato personale ter in hebdomanda; ora credo opportuno richiamare alla memoria che la Santa Sede fin dal 1894 con Rescritto del 26 maggio estese benignametne tale indulto a tutti i giorni della settimana, quotidie, in qualunque chiesa od altare, e per qualsivoglia defunto essi celebrino la santa Messa.
A comune consolazione credo opportuno porre qui un estratto della lettera che il Rev.mo nostro Procuratore Generale mi scriveva il 2 Febbraio del corrente anno.
Torino, li 2 Febbraio 1902.
Rev.mo Padre in G. C.
Oggi ebbi l´onore di essere ricevuto dal S. Padre per la consueta offerta del cereo. Egli era sorridente ed in perfetta salute. Con somma bontà chiese notizie della S. V. R. e dei nostri Istituti, pei quali ebbe parole di tanta sollecitudine e benevolenza, che mi sarebbe difficile ripetere. Si compiacque incaricarmi di comunicare la sua benedizione alla S. V. R., a tutta la Società, ai Cooperatori e alle Cooperatrici. Un particolar pensiero volse di poi ai nostri alunni:
— E come stanno, Egli disse, i vostri numerosi ragazzetti?
— Benissimo, Santità. Essi ci danno vere consolazioni. Certo invidiano la mia sorte, e sarebbero ben lieti se potessero trovarsi qui con me ai vostri piedi.
— Ebbene, salutateli quei cari figliuoli. Fate loro sapere che li benedico tutti, e li benedico di cuore. — o.
Se i nostri alunni avessero udito con quanto affetto venivano pronunziate queste frasi, credo che ne sarebbero andati santamente entusiasmati.
Lieto di adempiere un sì gradito incarico ho il piacere di ripetermi
D. S. V. R. Dev.mo qual Figlio
Sac. G. MARENGO.
Questa benedizione confermò con effusione del suo paterno cuore il giorno 3 del corrente Marzo, quando per mezzo di mia lettera gli vennero presentate le felicitazioni di tutta la nostra Pia Società pel suo Pontificale Giubileo, come ci venne comunicato da S. E. Rev.ma Mons. Rinaldo Angeli, suo segretario particolare. — Riconoscenti ringraziamo vivamente il Signore e continuiamo a pregare fervorosamente per la sua preziosa conservazione.
Intanto i Direttori si diano premura di comunicare ai loro dipendenti e specialmente agli alunni queste Pontificie Benedizioni, esortandoli ad unirsi a noi nel pregare pel Sommo Pontefice.
Sono pur lieto di mandarvi, unitamente alla presente, il sunto delle deliberazioni prese nell´ultimo Capitolo Generale.
1. Situazione delle Ispettorie. — 2. Studio ed osservanza del Regolamento degli Ispettori. — 3. Cura dei Direttori. — 4. Riunione dei Direttori. 5. Cura delle Case. — 6. Visita Ispettoriale. — 7. Rendiconto al Rettor Maggiore di ciascuna visita ispettoriale. — 8. Cose che meritano speciale attenzione nella visita. — 9. Coltura delle vocazioni salesiane sacerdotali. — 10. Cose da inculcarsi ai Direttori. — 11. Contabilità ed amministrazione.
Torino, Solennità del S. Natale di N. S. G. C., 1902. Miei carissimi Ispettori,
« Apparve la grazia di Dio nostro Salvatore » leggemmo nell´epistola della scorsa notte: sì, la grazia di Nostro Signore Gesù Cristo, sempre scesa abbondantissima sulla nostra Pia Società, crebbe di molto dal giorno in cui ci siamo intieramente, noi e tutta la Società insieme, consacrati al Sacratissimo Cuore di Gesù. Dopo di allora cominciò una sistemazione fra noi più compatta; furono erette canonicamente le Ispettorie e si sistemarono con precisione i Noviziati: da allora entrò fra di noi, coll´aiuto di vari consigli ed ordinazioni della Santa Sede, una nuova vita, quasi un nuovo ordine di idee, una nuova brama di sistemare anche le più piccole nostre cose per renderle ognora più conformi alle viste della Chie-- sa, e così consolidarle e renderle imperiture.
Mi è caro pertanto prendere questa occasione delle feste Natalizie per rivolgermi a voi, o miei carissimi Ispettori, cercare di stringermi sempre più a voi, e trattenermi con voi di varie cose della più alta importanza, che riguardano il bene universale della nostra Pia Società e specialmente l´ultima e definitiva sistemazione delle nostre Ispettorie.
Sì: la cosa, di cui mi pare siavi al presente maggior bisogno fra noi, si è appunto il consolidare l´organizzazione delle nostre Ispettorie. Già da molto tempo si tende a questo, e già Don Bosco, nel Capitolo Generale secondo, dispose che si trattasse a fondo questo argomento, e fu allora che fece compilare il Regolamento per l´Ispettore, attorno al quale lavorò lui stesso con tutta l´attenzione ed affetto. In quest´anno poi (1902) si fece a questo riguardo un passo grandissimo e decisivo, che io, non avendo avuto occasione di comunicare ufficialmente, vi comunico ora, prendendo questa circostanza per farlo. Vi annunzio pertanto, che, con decreto 20 Gennaio di questo medesimo anno, furono erette canonicamente le nostre Ispettorie in numero di 31, le quali, con due già formate e non ancora canonicamente erette ( Sacro Cuore e Messico ), formano il bel numero di 33, corrispondenti ai 33 anni che visse il Divin Redentore in questa terra. Dette Ispettorie sono:
Italia Francia
Ispettoria Piemont. Traspadana Ispettoria Francese del Sud
» Piemont. Cispadana » Francese del Nord
» Lombarda »
» » Belgio
» Ligure » Belgica
» Veneta »
» Emiliana » Spagna
» Romana » Catalana
» Napoletana » Castigliana
» Sicula » Andalusa
» Portogallo » della Patag. Merid e Terra del Fuoco
» Portoghese »
» » Uruguay e Paraguay
» Inghilterra » Brasiliana del Sud
» Inglese » Brasiliana del Nord
» » del Mato Grosso
» Palestina ed Egitto » Chilena
» Orientale » del Perù e Bolivia
» » Equatoriana
» America del Sud » Colombiana
» Argentina » Venezuelana
» della Patagonia Sett. e Centrale » Stati Uniti della America del Nord.
Ora essendo le Ispettorie canonicamente erette ed equiparate alle varie Provincie in cui si dividono ordinariamente gli Ordini Religiosi, ed essendo ben stabilita ciascuna col suo Ispettore, è di somma importanza mettere tutto il nostro impegno affinchè esse funzionino bene e possano rendere alla nostra Pia Società quell´utile morale che da esse han ragione di ripromettersi i Superiori la Chiesa. Io pertanto ho bisogno di rivolgermi a voi, cari Ispettori, a voi che siete i miei più validi aiuti e con voi prendere quelle intelligenze particolari che ancora si richiedono a dar l´ultima mano a questa grand´opera affinchè, perfezionato e consolidato l´organismo, la vita-che parte, direi così, dal Capitolo Superiore, per mezzo vostro, scenda nei singoli membri della nostra Società si faccia proceder tutto con moto uniforme, secondo lo spirito inspiratoci da Don Bosco ed approvato dalla Chiesa.
E prima di tutto, e sopra tutto, esiste, come già dissi, ed è nelle mani di ciascuno di voi, il proprio Regolamento. Questa è la guida che si deve seguire. Leggetelo attentamente e tenetevi ben fermi ad esso, eseguendolo esattamente; così si vedrà se occorra qualche aggiunta o miglioria, il che, occorrendo, si potrà fare nel prossimo Capitolo, in cui si avranno a rivedere tutte le Deliberazioni per proporle all´approvazione della Santa Sede. Credetelo pure, miei buoni Ispettori: il buon andamento della nostra Società sta per la più gran parte in voi, sta cioè in questo, che voi osserviate il vostro Regolamento, sia per la parte che riguarda voi individualmente, sia per quanto dovete far eseguire ed inculcare agli altri. Ciascuno di voi è come la ruota maestra del buon funzionamento della Ispettoria intiera. Se davvero amate Don Bosco, se amate la Società Salesiana leggetelo più volte, meditatelo, osservatelo esattamente.
Converrà pertanto che ordiniate il vostro ufficio colla regolarità prescritta al vostro regolamento: che vi provvediate e teniate in ordine tutti i registri e l´archivio dell´Ispettoria:sarà pur opportuno scrivere la cronaca dell´Ispettoria, o meglio dell´uffizio dell´Ispettore. A compiere tutto questo sarà necessario farvi aiutare; perciò scegliete nel personale, per segretario, qualche sacerdote od anche per ora un semplice chierico ( se non potete avere un sacerdote) che goda la vostra confidenza e quella dei vostri dipendenti, e che voi avrete cura d´istradare nell´importante suo uffizio. Converrà che nel dar la nota del personale pel catalogo del 1903 già lo designiate.
La cura speciale e più attenta dell´Ispettore deve rivolgersi sopra ogni singolo direttore. Siate i consiglieri amabili dei vostri direttori, siate come i loro padri, i loro consolatori, il loro aiuto, il loro sostegno, il loro pacificatore. Il precoce sviluppo della nostra Società fece sì che si dovettero e che si devono, alle volte, mettere alla testa delle case direttori giovani, alquanto inesperti e non intieramente formati. Sta a voi dirigerli, dar loro norme opportune, andarli a trovare con frequenza, trattarli con tutta carità, affinchè vi aprano il cuore e non facciano novità di qualche importanza senza intendersi con voi. Per i. ire sempre più i direttori ai propri Ispettori il Capitolo Superiore non riceverà, per regola generale, le richieste di personale, di permessi speciali, di sussidi, se non vengono dagl´Ispettori; e non li trasmetterà se non per mezzo degli Ispettori stessi. Persuadetevi che le fatiche che spenderete attorno ai direttori per aiutarli e fomarli bene, sono le fatiche più bene spese. Se voi farete tante opere e non formate dei buoni direttori, voi non potete dirvi Ispettori prudenti ed oculati; facendo molto riuscirete a poco: mentre al contrario se spenderete le vostre fatiche nel formare buoni direttori, son per dire che anche facendo poco potete tenere d´aver fatto molto.
A mantenere lo spirito, la concordia, a cementare la fraternità, giova molto il radunare di quando in quando i direttori. Don Bosco si serviva, nei primi tempi, di questo mezzo e soleva specialmente radunarli alla festa di S. Francesco di Sales, tanto che nelle Costituzioni, al Cap. IX, art. 3, dice: nel qual tempo tutti i direttori delle case particolari sogliono essere convocati. Questa fu una pratica, la quale produsse del gran bene nei tempi passati, quando poche erano le case. Col moltiplicarsi a grandi distanze le medesime, ciò non fu più possibile; ma quello che non è più agevole per tutta la nostra Pia Società, è molto facile per ciascuna Ispettoria; io credo conveniente ricordarlo ed inculcarlo perchè sono persuaso che produrrà ancora del gran bene ora ed in avvenire. Oltre a dar occasione all´Ispettore di parlare con ciascun direttore, queste radunante dànno anche comodità di fare con tutti i direttori insieme qualche conferenza, in cui l´Ispettore avrà l´occasione di accomandare le cose più importanti pel buon andamento di tutta l´Ispettoria; e sentendo pure i loro pareri, prendere quelle disposizioni, che, in conformità dei nostri regolamenti, sembreranno più opportune ai bisogni delle varie case.
Oltre a queste riunioni sarà tanto profittevole il tenervi in frequente relazione sia con lettere, sia colle visite personali.
Si abbia però anche sempre il pensiero sopra ogni casa particolare; i bisogni di ciascuna delle vostre case devono essere come i bisogni vostri; gli interessi di ogni casa siano gli interessi vostri, come le disgrazie di una casa dovete considerarle come le disgrazie vostre. Tenete adunque tutte le vostre case in egual dilezione, prestatevi per tutte, sacrificatevi per tutte. Non avvenga mai di dire: « la tal casa non corrisponde, io l´abbandono », o « la tal casa va prosperando, io la prediligo ». Tutte son vostre e, come un padre che ha più figli, gli uni più belli, gli altri più brutti, gli uni di maggior ingegno, gli altri meno, gli uni di maggior sanità e qualcuno malaticcio e difettoso, se vuol essere buon padre di famiglia deve amare tutti ugualmente; anzi, se dovesse fare qualche distinzione, questa dovrebbe essere a favore del meno privilegiato da natura: così dovete far voi. Amarle tutte ugualmente le vostre case; ma se aveste da fare qualche preferenza, farla per la casa più povera, più disgraziata, più bisognosa, aiutandone ed incoraggiandone specialmente il direttore.
Animato da tale spirito d´imparziale affetto verso le diverse sue case conviene che l´Ispettore sí rechi più volte, potendolo, a visitarle. Al principio dell´anno vi è il personale da sistemare; se l´Ispettore si può recare nelle singole case, si assicura che questa sistemazione si faccia secondo i suoi desideri, e toglie i direttori da molti imbrogli. Avviene poi che ciascuna casa faccia qualche festa speciale; l´Ispettore può recarsi a qualcuna di queste, e per darle lustro, e per consigliare i modi migliori per trar profitto da queste feste, e per dirigere, o consolare, o tranquillare qualcuno sgraziatamente squilibrato. Può anche avvenire che qualche direttore si trovi in qualche imbroglio speciale prodotto o da difficoltà finanziarie o da esigenze di autorità civili od ecclesiastiche: una visita dell´Ispettore, oltre che consola grandemente e toglie i timori e le titubanze serve a dare alle case la vera piega che devono prendere.
Ma bisogna notare bene che almeno una volta all´anno deve farsi la Visita Ispettoriale, che è cosa ben diversa da queste visite di occasione. Un Vescovo può andare più volte, per vari motivi, in un paese, e farvi del gran bene; ma la visita Pastorale è altra cosa. Nella visita Ispettoriale bisogna che l´Ispettore si fermi in una casa quanto occorre, e che non parta senza aver fatto tutto quello che è indicato nel Regolamento dell´Ispettore a questo riguardo.
Per riuscire ordinatamente potete tenere, come guida delle vostre visite, il modulo di Rendiconto che dovete fare di ciascuna casa, al Rettor Maggiore. Questo rendiconto dopo la visita è di massima importanza e ve lo raccomando caldamente. Anzi vi esorto a farlo immediatamente dopo la visita, affinchè nulla d´importante venga dimenticato. Esso va fatto coscienziosamente e completo, perchè al Superiore Maggiore nulla dev´esssere celato. Badate solo a non lasciarvi portare dalle impressioni momentanee, perchè allora si correrebbe pericolo di esagerare o di non essere imparziali. Conviene anzi che questo rendiconto lo redigiate in doppia copia, una la conserverete nell´archivio, l´altra la spedirete a me.
Sebbene in quel modulo siano indicate le cose che devono occupare la vostra attenzione, tuttavia credo bene di aggiungervi qui altri punti di massima importanza.
a) Osservate come è coltivata la pietà e la moralità. Esse sono le basi principali su cui si appoggia il buon andamento spirituale delle case. Badate se le orazioni si dicono bene; se si fa la meditazione e la lettura spirituale secondo le prescrizioni delle Deliberazioni Capitolari; se si fanno le funzioni nei dì festivi e feriali secondo le prescrizioni stesse; se vi è la frequenza ai Ss. Sacramenti; se si dia bene, divotamente, sempre la benedizione della tavola secondo la tabella, e se se ne faccia nel debito modo il ringraziamento; se si fa regolarmente la lettura a tavola, e, quando arriva il Bollettino, se si dà sempre la preferenza a quello. Così delle altre novità salesiane e specialmente se si tien conto delle circolari mensili, informandone eziandìo il personale per la parte che lo riguarda.
Adopratevi per provvedere confessori pii ed istruiti, che ispirino confidenza nei confratelli e negli allievi. Osservate se per le confessioni si pratica esattamente il decreto del 24 Aprile 1901. Conviene raccomandare che i confessori facciano ordinariamente uso della stola violacea nel disimpegnare il loro sublime Uffizio; che non abbraccino i penitenti nell´ascoltare le confessioni, possibilmente si ascoltino senza toccare la loro faccia; o, se non si può fare a meno, tengano la mano o fazzoletto in modo da avvicinare la bocca del penitente all´orecchio e così impedire che i vicini odano.
b) Una cosa Don Bosco considerava come la chiave maestra per far procedere bene le case, e nello stesso tempo curare la vocazione nei confratelli, ed è che non si tralascino mai dai direttori le due conferenze mensili e mai non si tralasci di ricevere i rendiconti dai confratelli. Voi informatevi bene se queste cose si fanno, se si fanno regolarmente, posatamente, con vero profitto; inculcate, insegnate, fate vedere il modo di sormontare gli ostacoli, ma assicuratevi che questo si faccia bene.
c) Converrà che osserviate pure in che modo i sacerdoti celebrano la santa Messa, avvisando o facendo avvisare quelli che la celebrassero troppo in fretta, senza preparazione, senza divozione, senza il debito ringraziamento. Non sarà fuor di proposito invitar or l´uno or l´altro dei sacerdoti.a recitare insieme a voi il santo Uffizio, per vedere se si recita col necessario rispetto, calma e divozione.
d) Converrà pure osservare come impiegasi generalmente il tempo dai Salesiani, specie dai chierici che vanno compiendo il triennio di lavoro pratico: se si occupano nella traduzione degli autori latini segnati nel programma dal Consigliere Scolastico e nella lettura dei libri in lingua volgare dal medesimo indicati. Si assicuri l´Ispettore che nessuno si abbandoni a letture pericolose e proibite. Raccomandi ai direttori di aver cura speciale di questi chierici, sia per mantenerli nel fervore e buona volontà che ordinariamente portano dallo studentato, sia per avviarli con paterna assistenza nel disimpegno dei loro uffizi, sia per portare un retto giudizio quando si tratterà della loro ammissione alla professione perpetua.
e) Esamini l´Ispettore come sono tenute le decurie e i registri scolastici. Abbia pur l´occhio per vedere se vi è l´archivio e com´è tenuto, se in esso si conserva copia degl´istrumenti d´acquisto e di vendite, le convenzioni e tutti i documenti di qualche importanza riguardanti le singole Case.
Osservi se vi è, e come si redige la cronaca della casa; e se non fosse debitamente redatta, dia gli opportuni ordini e stabilisca bene chi, e come, ed anche quando essa debba esser redatta e compiuta. Ed anche aiuti a compilarla quei direttori che, per essere nuovi, non conoscessero ancora come si faccia, o che non fossero istruiti sugli antecedenti della casa. Osservi anche se si scrive la biografia di quei soci defunti che paiono meritare speciale commemorazione.
/) Persuadete i vostri direttori che uno dei mezzi per conservare la moralità fra gli allievi si è di non lasciarli andar a casa alle vacanze di Natale, Carnevale e Pasqua, e di non lasciarli uscire durante l´anno coi parenti od amici nè per premio, nè per altri
motivi, se non per casi di vera necessità. Così la pensava Don Bosco e così ci insegnava.
g) Mi sta a cuore che si osservi qual è il numero degli artigiani nelle case in cui vi sono, e se hanno, oltre all´imparare un mestiere, le convenienti scuole e se sono ben accuditi ed assistiti, in modo che corrispondano allo scopo prefissoci da Don Bosco.
h) Si dovrà pur avvisare i direttori a far molto attenzione alle lettere che arrivano ai confratelli, provenienti da ex-confratelli od ex-allievi, che, essendo usciti dalla nostra Società, van decantando la loro attuale effimera felicità, od anche censurando le regole, gli usi, le persone della Società stessa. Ordinariamente non conviene dar corso a tali corrispondenze, e quando occorresse, consegnarle, si dovrebbe accompagnarle con tali precauzioni che abbiano a paralizzare i cattivi effetti che ne potrebbero derivare.
i) Finalmente vorrei che teneste sempre a mente essere la istituzione degli Oratorii festivi e degli Ospizi di giovani poveri, la prima opera di carità verso i giovanetti abbandonati, di cui abbia Don Bosco incaricata la Congregazione. Veda l´Ispettore se in ogni casa vi è detto Oratorio festivo e, se non vi è, che cosa possa farsi per istituirlo; e, se vi è, vedere se funziona a dovere o che cosa possa farsi perchè funzioni meglio.
Procurate che non vi sia nessuna casa della vostra Ispettoria senza che abbia almeno qualche giovane studente con tendenza al sacerdozio. Ricordate sempre che Don Bosco voleva che la cura delle vocazioni fosse impegno precipuo d´ogni casa, perchè, diceva con San Vincenzo de´ Paoli, l´opera più grande e vantaggiosa che si possa fare ai nostri tempi è quella di fare dei buoni preti.
Dopo avervi messo sott´occhio alcune cose che devono occupare particolarmente la vostra attenzione nelle visite Ispettoriali, debbo parlarvi di un argomento della massima importanza: vale a dire della coltura delle vocazioni salesiane, specie delle sacerdotali. Le principali sollecitudini´ vostre siano dirette alla coltura delle vocazioni salesiane, specialmente delle sacerdotali, animando i vostri Direttori dello stesso zelo nel coltivarne il più gran numero secondo le norme indicate nelle Deliberazioni Capitolari. Ma si procuri di andare adagio nell´ammettere al noviziato e ai santi voti. Ora i noviziati sono eretti canonicamente e dal Capitolo Superiore non si ammette alla professione nessuno che non abbia fatto il suo tempo di prova in casa di noviziato. Ciascun Ispettore, ancorchè fuori d´Italia dove non è obbligatorio il Decreto Regulari disciplinae, per maggior cautela e maggior uniformità, lo ritenga come norma direttiva. Perciò formi la sua commissione ispettoriale e invigili che non si ammettano al noviziato coloro che non dànno speranza soda di buona riuscita.
Il noviziato poi si faccia fare con tutta regolarità, mai meno di un anno, e sempre secondo le norme stabilite per tal periodo di prova. Al termine del noviziato si esamini attentamente quale fu la condotta tenuta da ciascun candidato e la Commissione Ispettoriale dia il suo voto nel modo indicato dallo stesso Decreto Regulari disciplinae.
Ciascun candidato ammesso alla professione faccia la terza prova, quella cioè dei voti triennali; e solo terminati quelli si potrà ammettere ai perpetui coloro che avran dato buon saggio di sè durante il triennio,
Il sacerdozio poi è cosa tanto sublime che non bisogna proporre per le Sacre Ordinazioni se non chi si giudica proprio ben preparato. È una cosa che fa sanguinare il cuore il vedere come alcuni sacerdoti non conoscono l´altezza della loro dignità e si lasciano andare ad azioni indegne del loro carattere. Invigilino pertanto gl´Ispettori affinchè non si proponga ai Sacri Ordini se non soggetti al tutto degni; procurino di conoscere a fondo tutti i chierici della Ispettoria e non diano il loro parere favorevole se non quando, conosciuto il candidato, il cuore posa su di lui e si è come certi di dare un buon sacerdote alla Chiesa di Gesù Cristo.
Conviene pertanto nel noviziato far conoscere, che dietro il Decreto Auctis admodum non si può dispensare dai voti senza ricorrere alla S. Sede: e durante il chiericato specialmente s´istruiscano chiaramente i candidati che, quando uno è in Sacris, non solo non vi è modo che noi dispensiamo dai voti, ma che un sacerdote che esca, per quanto buone ragioni possa addurre, se non ha un Vescovo benevolo che lo incardini al proprio clero, dal dì che esce resta sospeso dalla santa Messa; e che da Roma furono emanate istruzioni ai Vescovi di non ammettere nelle loro Diocesi alcun Sacerdote che esce da una Congregazione senza il beneplacito della S. Sede medesima; pel che disgraziatamente vi ha chi da tempo è interdetto dal celebrare la santa Messa per essere uscito senza tali precauzioni.
Gioverà anche molto, ad ottenere buoni risultati, il preparare quanto meglio si può i chierici alle Sacre Ordinazioni, provvedere libri e dar comodità che si istruiscano adeguatamente sui loro doveri; con qualunque sacrificio far sì che premettano esercizi regolari alle Sacre Ordinazioni. Sarebbe al tutto desiderabile che vi fosse, come per Torino vi è Avigliana, in tutte le Ispettorie lontane una casa apposita per questi esercizi e che non si dispensi nessun ordinando dal prendervi parte.
Premesse queste informazioni sulla coltura delle vocazioni, vi indicherò quali cose dovete specialmente inculcare ai direttori perchè tutta la Società cammini con modo uniforme e con vero profitto delle anime nostre e dei giovani, il che è lo scopo per cui venne fondata la Pia nostra Società. Bisogna pertanto che voi vi occupiate a tutt´uomo per far bene comprendere ai direttori alcune cose che costituiscono come il perno del meccanismo di ogni casa, mediante le quali se ben si eseguiscono, tutto procederà bene; mentre invece se queste non si eseguiscono, tutto l´andamento delle case si troverà incagliato. Il punto più culminante da inculcarsi ai direttori si è che la cura loro speciale dev´essere d´indirizzare bene i confratelli, preti e chierici e laici. Si: loro grande impegno deve consistere nel conservare loro la vocazione colla carità, pietà, prudenza; trattar tutti bene e ricordare specialmente che i confratelli, anche coadiutori, non sono servi ma fratelli e figliuoli, e che perciò van trattati con fraterna carità, con sollecitudine, con confidenza. Insegnino pure i direttori aí soci ed inculchino la povertà e la facciano osservare; ma comincino essi a darne l´esempio, ed intanto s´adoprino con fraterna sollecitudine di non lasciar mai mancar loro nulla del necessario, anzi siano piuttosto abbondanti nel provvederli. Insegnino i direttori ai soci ad essere veramente ubbidienti, ma essi si studino di non far pesar troppo l´obbedienza, adoperando con loro modi buoni e non pretendendo da loro più di quello che possono dare. Inculchino pure di prendere i mezzi per conservare la castità, perciò la fuga delle intemperanze, delle amicizie particolari, delle comodità, delle carezze; ma intanto siano i primi a dar buon esempio in tutte queste cose; poi ascoltino il socio quando dice di essere in pericolo, non lo lascino in circostanze troppo difficili per le sue forze, lo pongano in condizioni favorevoli per conservare la bella virtù. Non si mandino fuori di casa a fungere uffizi o far lavori quelli che non sono più che sicuri.
Il grande inconveniente prodotto dalla mancanza di personale adatto è che, alle volte, i direttori medesimi si mettono a lavorare direttamente coi giovani: alcuni si applicano a scuole, alcuni attendono direttamente alla disciplina, altri a castigare, ecc. e intanto non si trova il tempo per coltivare i confratelli, ricevere i rendiconti, far loro le debite conferenze, vedere se abbisognino di qualche cosa, dirigerli, formarli. Questo è un grave sbaglio e perciò una grande rovina per la Congregazione. È vero che i direttori essendo liberi dall´incarico delle confessioni possono in molte case assumere l´uffizio di catechista, far la scuola di religione ed in casi di necessità sostenere anche altri insegnamenti; ma questo non deve mai riuscire a detrimento della cura che devono avere dei Salesiani. Bisogna che gli Ispettori non- lascino circostanza propizia senza far capir bene che il direttore deve influire sui giovani coll´invigilare che ciascuno del personale compia bene a loro riguardo il proprio ufficio; in altre parole, che il direttore deve per regola ordinaria influire sugli allievi indirettamente, cioè per mezzo del suo personale, ed influire direttamente sul personale. Se vuole tutto far lui direttamente, non riuscirà che ad edificare da una parte mentre distrugge dall´altra.
Il gran secreto del direttore sta nel saper farsi aiutare. È impossibile che un direttore arrivi da solo a tutto; se si mette egli direttamente in ciò che riguarda i giovani, il personale incaricato resta scoraggiato e non funziona più, o non sa quanto il direttore ha fatto; e così si incagliano le cose, o restano intralciate in modo che alcune saranno fatte da due ed altre rimangono da farsi, fidandosi l´uno che abbia fatto l´altro. E questo avverrebbe anche posta la più buona volontà ed umiltà e sottomissione negli impiegati. Che se per la miseria della natura umana un confratello non fosse ben mortificato, e non avesse ben domate le sue passioni, specialmente la superbia e l´irascibilità, si verrebbe ben presto a screzi, a rotture, a puntigli, a disordini senza fine. Non ho mai visto una casa andar bene, dove il direttore vuol fare tutto da sè.
Non devono però i direttori tenersi al tutto lontani dagli allievi, ed in certo modo disinteressarsi del loro benessere e profitto spirituale e temporale. Inculcate anzi molto loro che cerchino tutti i modi per far crescere la pietà nei loro Collegi. Si adoprino quelle sante industrie che c´insegnò D. Bosco per farla fiorire. Si fondino le varie Compagnie di Maria Ausiliatrice, di S. Luigi, di S. Giuseppe, del SS. Sacramento, del Piccolo Clero e, dove si può, anche quella dell´Immacolata Concezione, ecc. Se ne affidi la cura al Catechista od a qualche altro confratello; ma il direttore volentieri, di tanto in tanto, presieda le conferenze di queste varie Compagnie dei giovani.
Si raccomandi caldamentte ai direttori di usare e far usare il metodo preventivo per mantenere la disciplina, la diligenza degli allievi nei propri doveri, evitando i castighi severi e gravosi; ma eglino dimostrino di dar peso ai voti settimanali di condotta e tengano conto delle relazioni dei maestrie degli assistenti.
Debbo qui annunziarvi in confidenza che abbiamo avuto una raccomandazione della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari di non lasciar troppo tempo i nostri preti al loro paese. Prendo questa circostanza per dirvi la stessa cosa dei chierici e coadiutori. È stabilito che i direttori non hanno facoltà di lasciar andare in vacanza nessun confratello nè prete, nè chierico, nè coadiutore senza ottenere prima il permesso dell´Ispettore. Ed io qui vi prego che quando qualcuno domanda a voi questo permesso ne vagliate bene i motivi e, se è possibile, non si conceda. Che se pare vi sia un´assoluta convenienza, vedete, secondo la regola, se potete assegnargli un compagno, ed in tutti i casi fissate sempre con precisione il tempo della fermata, non mai oltre gli otto giorni, o al più i quindici quando vi fosse straordinario bisogno. Dopo state attenti che non se ne abusino, ma tornino al tempo prefisso, e se non tornano richiamateli; se ciò non ostante resistono, avvisate il Capitolo Superiore.
Quanti danni si eviteranno pei nostri cari confratelli e per le nostre case se questi avvisi intorno alle vacanze saranno ben praticati! Non sono però alieno che si procuri il necessario riposo e ristoro ai confratelli nella propria casa .od in un´altra dell´Ispettoria e, se occorre, anche in altra Ispettoria.
Vengo ora a trattar argomento che vorrei tralasciare, avendone già varie volte parlato, pure la necessità mi obbliga a discorrerne in modo speciale con voi, o cari Ispettori, affinchè mi aiutiate in questo affare, che è pure della massima importanza. Il Capitolo Superiore è sovraccarico di debiti: non oso dirvene la cifra per non ispaventarvi: a tale condizione si è ridotto pel bisogno di soccorrere le varie case. Ciò non ostante ci risulta che molte case trovansi ancora oberate di debiti. Per unire sempre più i Direttori ai propri Ispettori ed anche affinchè questi siano più al corrente della condizione finanziaria di quelli, d´ora avanti il Capitolo Superiore non darà più sussidi alle case particolari, bensì alle Ispettorie; non riceverà perciò domande e non rimetterà soccorsi se non pel tramite degl´Ispettori. Che se talvolta in casi di urgenza rimetterà qualche sussidio ad individuo particolare, lo noterà a conto dell´Ispettoria a cui appartiene.
Pertanto l´Ispettore vigili sulla amministrazione temporale. Date norme pratiche ai direttori ed ai prefetti per liberarsi dai debiti, sul modo e tempo di fare le provviste, esortandoli a rivolgersi di preferenza ai magazzini e librerie salesiane.
Cercate di ispirar loro sentimenti di fraterna carità sia per sostenere i noviziati e studentati colla quota loro fissata, sia col pagare puntualmente i debiti che avessero coi medesimi magazzini e librerie, secondo le norme indicate nelle Deliberazioni Capitolari.
Badate che si seguano nella tenuta dei registri d´amministrazione le norme prescritte dal manuale dei prefetti, e non s´introduca alcuna novità senza il permesso del Prefetto Generale. Conviene pur moderare in certi nuovi direttori la smania di riforme non solo morali, ma anche materiali, inculcando che non pensino ad intraprendere lavori murarli prima di aver passato due anni nella casa loro destinata e non mai darvi mano senza un vero bisogno e senza aver ottenuto per iscritto il debito permesso. Voi stessi, o cari Ispettori, date l´esempio con evitare la fretta di innovazioni, di modificazioni ai fabbricati ed ai locali, specie quando tali modificazioni non si potessero eseguire senza spese.
Il nostro buon Padre D. Bosco ci insegnava che è una grande risorsa per le nostre case il poter passar gli anni senza il bisogno di muratore, e che quando occorre fabbricare case, si può fare un piano generale di ciò che si vuol fare; ma poi eseguire solo la parte necessaria, riserbandosi a fabbricare il resto a misura che si manifesta il bisogno e si trovano i mezzi, evitando però sempre le spese di lusso e lo spreco dei locali.
Raccomandate di evitare le spese superflue nei viaggi, nei teatrini, nelle passeggiate straordinarie, nei pranzi, nel provvedere macchine non necessarie, come per fotografia e simili. Che se si tratta di macchine pei laboratori, di qualche valore, s´intendano sempre prima con voi, che, conoscendo come per simili contratti sia incaricato specialmente l´Economo Generale, a norma dell´art. 81 delle Deliberazioni Capitolari, avrete cura di consultarlo per aver norma e guida.
In qualche casa si ebbe a deplorare qualche furto di danaro, forse per poca attenzione nel custodirlo in casse sicure: converrà che voi assicuriate le somme che vi saranno consegnate e che facciate pur attenzione che altrettanto facciano i vostri direttori. Ciò posto vi esorto a raccogliere i risparmi di ciascuna delle vostre case a norma dell´art. 145 delle Deliberazioni Capitolari, facendo comprendere che questo è parte del vostro dovere per aiutare le case bisognose. Non siate troppo esigenti, ma in pari tempo non abbiate paura di farvi dire quanto ciascun Direttore ha di valori disponibili ed invitare a consegnarvi ciò che loro non è necessario per arrivare fino al termine del trimestre in corso. Voi poi abbiate cura di conservare per le vostre spese ispettoriali solo il necessario, distribuendo il resto alle case che ne abbisognano. Oltre gli aiuti alle case bisognose, debbo ricordarvi che spetta pure a voi porgere soccorso ai genitori dei confratelli da voi dipendenti, che mancano dei mezzi di sussistenza. Prima però di ammettere qualcuno a tali sussidi, assumete le necessarie informazioni per assicurarvi che siavi vero bisogno.
Or conchiudendo la mia ormai lunga lettera vi dirò ancor una volta: Tenete sempre fermo che la base più solida, per ottenere buon risultato nelle nostre case dai direttori, dai confratelli e dai nostri giovani, sta nel promuovere la pietà e la moralità. Inculcate pertanto, vi dirò con San Paolo, opportune, importune, quelle cose che tendono a questo fine; se occorre, vi dirò ancora per compiere il testo di San Paolo: argue, obsecra, increpa in omni patientia et doctrina; ma non cessate finchè siate assicurati che le case a voi
affidate camminano bene, e siate persuasi che non camminano bene, avessero pure la più bella apparenza, se non regna in esse grande pietà e moralità.
Con questa esortazione pongo termine al mio dire, ed augurandovi la pace ed il gaudio, che Gesù venne a portare agli uomini di buona volontà, godo professarmi
Vostro aft.mo in G. e M. Sac. MICHELE RUA.
1. Congresso Salesiano. Breve del Papa. — 2. Incoronazione di Maria Ausiliatrice. — 3. Il Card. Rampolla, nuovo Protettore dei Salesiani.
4. Giubileo d´oro delle Letture Cattoliche. Diffonderle sempre più.
5. Noviziati. — 6. Oratori Festivi. — 7. La spina pungentissima delle defezioni. — 8. La visita di Don Albera alle Case di America.
Torino, 19 giugno 1903. Festa del S. Cuore.
(Lettera Edificante N. 6).
Carissimi Figli in G. C.
Desideroso d´indirizzarvi anche quest´anno una lettera edificante, come potrei io convenientemente incominciarla se non sciogliendo dall´intimo del cuore un inno di giubilo, di lode e di ringraziamento? In questi ultimi tempi il Signore per mezzo di Maria SS. Ausiliatrice si degnò di colmarci di tanti e così segnalati • favori, che io mi sento in dovere di levar alta la voce per tutti invitare i Salesiani, i loro alunni, i nostri buoni Cooperatori ad unirsi meco a renderne le dovute grazie. Noi assistemmo ad uno spettacolo così giocondo e sublime, provammo tali soavissime emozioni che credemmo in verità essersi questo nostro caro Oratorio mutato in un Paradiso.
Come ci tornò dolce il vedere che il Congresso trasse a Torino il fior fiore dei nostri buoni Cooperatori e delle pie Cooperatrici! Essi vennero da lontani paesi, portati unicamente dal desiderio di sempre più stringere i vincoli di carità che li uniscono all´umile Società Salesiana, sempre meglio intendersi sul modo di aiutare le Opere che si hanno tra mano e renderle ognor più feconde per la salvezza delle anime. Onorarono il Congresso collo splendore della loro altissima dignità tre Eminentissimi Cardinali di S. Chiesa e oltre a trenta Eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi, i quali accesero tutti i cuori d´un santo entusiasmo colla loro autorevole ed eloquentissima parola.
Ma ciò che doveva mettere il colmo alla nostra gioia si fu il sapere che il Congresso Salesiano di Torino tornava di pieno gradimento al sapientissimo Pontefice Leone XIII, il quale, non contento d´averci inviato per telegrafo la sua apostolica benedizione, volle ancora rallegrarci con un Breve da lui stesso firmato, che qui voglio trascrivere tradotto in italiano per nostra consolazione.
Diletto Figlio, salute e apostolica benedizione.
Tu Ci dài il fausto annunzio che si radunerà prossimamente un Congresso Salesiano internazionale sotto la protezione di Maria Ausiliatrice, e che esso si chiuderà colla solenne incoronazione della Gran Madre di Dio. Questo avvenimento ci ha ripieno l´animo di gioia, specialmente perchè l´intervento di diletti Nostri Figli, Cardinali di S. Chiesa, di Pastori di diocesi e d´illustri membri del Clero e del Laicato, i quali colla loro pietà e virtù illustreranno il vostro convegno, porge non lieve motivo di sperarne frutti copiosi. Accresce di assai la Nostra aspettazione il patrocinio della Vergine Ausiliatrice che sappiamo favorire con particolare predilezione la Società Salesiana; e quindi abbiamo piena fiducia che tutto ciò riuscirà di grande vantaggio alla religione, e specialmente alla gioventù da voi educata. Il che si degni Maria Vergine Madre concedere e rendere duraturo.
Noi intanto qual pegno delle grazie celesti amorevolissima-mente impartiamo a te e a quelli che verranno al Congresso l´Apostolica benedizione.
Dato a Roma presso S. Pietro, il 12 maggio 1903, anno ventesimosesto del Nostro Pontificato.
LEONE PP. XIII.
Questo prezioso documento non ha bisogno di commenti e però mi limito a baciare con cuore pieno di riconoscenza e venerazione l´augusta firma, invitandovi tutti a far caldi voti al Signore per la prospera conservazione del cotanto benigno e venerando Autore.
Lascio ai redattori del Bollettino Salesiano il compito di darvi un ragguaglio minuto degli argomenti trattati nel Congresso, dell´unanimità di idee e di sentimenti che si ravvisava in tutti i convenuti, dell´eloquenza e felicità degli oratori che certamente non potevano essere più scelti; ma non posso tacere la cosa che tutte ricercò le fibre del mio cuore, che mi fece passare le ore più deliziose, e si fu l´udire ad ogni istante sul labbro degli oratori, senza distinzione veruna, il nome dolcissimo del nostro Fondatore e Padre, di cui levarono al cielo la virtù specchiata, l´ardente zelo e l´opera provvidenziale. Non dubito che quanti Salesiani si trovarono presenti, sentirono in fondo al cuore un santo orgoglio d´esser figli d´un tanto padre, e resero grazie a Maria Ausiliatrice d´averli chiamati alla Pia Società Salesiana. Alcuni degli oratori, che presero la parola in questo Congresso, non si peritarono punto di chiamarlo un vero trionfo di Don Bosco e dell´Opera sua; ma ad esso doveva tenerne dietro un altro ancor più splendido ed ancor più consolante pei nostri cuori, il trionfo di Maria SS. Ausiliatrice.
Il giorno 17 maggio sarà scritto a caratteri d´oro negli annali della nostra Congregazione. Dalle due ore del mattino cominciarono ad accorrere alla porta del Santuario i devoti pellegrini. Mai non si è vista una folla così numerosa nella chiesa, sulla piazza di Maria Ausiliatrice ed in tutto il quartiere di Valdocco; e, come s´esprime il nostro Em.mo Cardinal Arcivescovo, uno e di tutti il pensiero, una e di tutti la brama, vedere la fronte dell´augusta Regina del Cielo cinta di ricco diadema. In fine giunge quel momento cotanto sospirato. S. E. il Cardinal Richelmy, Delegato da S. S. a compiere la sacra cerimonia, prima in chiesa alla taumaturga Immagine e poi nel piazzzale sulla divota Statua, impone con mano tremante la gemmata corona sul capo della Vergine Ausiliatrice, e con voce forte ma velata dalla commozione, dall´alto del palco, pronunziò le parole del rituale: Sicut te coronamus in terris, ita a Christo coronari mereamur in coelis. A quegli accenti non è possibile frenare la pietà e l´entusiasmo dei fedeli che scoppia in fragorosi applausi; da ogni petto erompe il grido di « Viva Maria Ausiliatrice » ed un coro di migliaia di voci intona la grandiosa antifona: Corona aurea super caput eius. Che meraviglia se a tale dimostrazione di fede, di pietà e di amore per Maria, scorressero abbondanti le lacrime dagli occhi? Altro non posso dirvi, poichè le parole non valgono ad esprimere la gioia di quel momento, l´estasi soavissima in cui tutti i cuori sono assorti, il tumulto degli affetti, l´ardore delle preghiere che s´innalzano alla dolcissima nostra Madre.
È finita la funzione dell´incoronazione, ma quell´onda sterminata di popolo non si disperde; essa vuole espandere la sua pietà verso la potente Ausiliatrice dei Cristiani, perciò invade il tempio a lei dedicato che risuona per tutto il giorno di canti e di preghiere. — In sul far della sera i Torinesi ed i pellegrini si riversano nel quartiere di Valdocco per assistere alla solennissima processione in cui la statua di Maria Ausiliatrice incoronata è portata in trionfo per le vie della città, e per ricevere la benedizione del SS. Sacramento che viene impartita dall´altare e dalla porta maggiore della Chiesa, seguita da nuovi fragorosi applausi e dal canto di laudi al SS. Sacramento ed alla gloriosa Regina. — Già è notte avanzata e la folla continua a godersi lo spettacolo dell´illuminazione della chiesa, della piazza e di quasi tutta la città di Torino e sembra non sapersi staccare da Maria Ausiliatrice. Per dieci giorni furono continui pellegrinaggi dei divoti che venivano anche da lontane regioni a venerare la Vergine incoronata.
Fra tante ineffabili consolazioni provate in quelle solennissime feste, debbo confessarlo, una nube venne per un istante ad oscurare la serenità della mia mente. Pensai a´ miei figli lontani, e mi venne spontaneo sul labbro questo lamento: Oh! perchè non m´è dato di vedere presenti a questo trionfo di Maria tutti quanti i miei figli! Ma se era follia pur pensare che potesse essere soddisfatto questo mio voto, mi è dolce almeno sperare che la coronazione della taumaturga immagine di Maria Ausiliatrice produrrà fra i Salesiani sparsi per tutto il mondo ubertosissimi frutti. Essa aumenterà il nostro amore, la nostra devozione e la nostra riconoscenza verso la nostra celeste Patrona, a cui andiamo debitori di tutto quel bene che si è potuto fare. Il S. Padre stesso nel suo Breve pel Congresso Salesiano scrisse una bella frase che certo non sarà sfuggita alla vostra attenzione: « Sappiamo, Egli dice, che la Vergine Ausiliatrice favorisce con particolare predilezione la Società Salesiana: quam Sodalitio salesiano maxime adspirantem propitie novimus ». Non avvenga mai che per nostra colpa abbia ad essere smentita- questa consolantissima asserzione del Sommo Gerarca della Chiesa. Oh! lo sguardo di Maria non incontri mai nulla fra noi che le dispiaccia!
Ed anche qui io sento che mancherei ad un sacro dovere, se non facessi notare che in queste nostre memorabili solennità il nome di Maria Ausiliatrice andò sempre unito a quello di D. Bosco, che con sacrifici inauditi innalzò questo santuario, colla parola e con la penna si fece l´apostolo della sua divozione, e nella sua potentissima intercessione aveva posto ogni fiducia. Che dolce spettacolo vedere tanti pellegrini, dopo aver soddisfatta la loro pietà in chiesa, sfilare tutti per le scale del nostro istituto e visitare con profonda venerazione le camere di D. Bosco! Onde io non dubito punto che coll´aumentarsi fra i Salesiani della divozione a Maria Ausiliatrice, verrà pur crescendo la stima e l´affetto verso D. Bosco, non meno che l´impegno di conservarne lo spirito e d´imitarne le virtù. Uniamoci tutti, o carissimi figliuoli, per chiedere questa grazia con incessanti e fervorose orazioni; sforziamoci per progredire ogni giorno nella perfezione, altrimenti corrisponderemmo ben male ai favori ed alle grazie che ci furono concesse.
Altra faustissima notizia debbo ufficialmente darvi. Rimasti senza Cardinal Protettore per la morte dell´Eminentissimo Lucido Maria Parocchi, era ardente desiderio di tutti i Superiori che fosse designato a succedergli in tale ufficio Sua Eminenza il Cardinal Mariano Rampolla, che in mille circostanze avevamo esperimentato veramente affezionato all´umile nostra Congregazione. Ma conoscendo quanto già egli sia occupato, qual Segretario di Stato di Sua Santità, quasi non osavamo neppure sperare un così segnalato favore. Or bene, rendiamo le più sentite grazie al Santo Padre Leone XIII, che usando con noi di una benevolenza senza limite, ci concesse ciò che peritosi manifestammo essere nostra brama; il Cardinal Rampolla fu nominato Protettore della Pia Società Salesiana, ed egli stesso ebbe la degnazione di significarmi colla seguente gentilissima lettera che di buon grado accettava l´incarico che dal Papa gli veniva dato.
Reverendissimo Signore,
Il Santo Padre si è degnato dirmi che, annuendo ad un desiderio espressogli in nome di V. S. Rev.ma, intendeva di affidarmi l´ufficio di Protettore della Congregazione Salesiana di cui Ella è degnissimo Rettore Generale. Io mi compiaccio di questo vincolo speciale che verrò ad avere coi benemeriti figli di D. Bosco, dei quali mi è noto lo zelo per la gloria di Dio e l´ardore della carità pel bene del prossimo, addimostrato anche in lontane regioni. Dal canto mio nulla ometterò di ciò che possa giovare ad estendere un Istituto che già ha reso importanti servigi alla Religione, e non dubito che gli alunni della Congregazione Salesiana corrisponderanno all´affetto del loro nuovo Protettore col farlo partecipe al frutto delle loro orazioni e delle opere buone da essi intraprese.
Mi è grato intanto attestare a Lei i sensi della particolare stima con cui sono
Di V. S. Rev.ma Aff.mo nel Signore
M. Card. RAMPOLLA.
Roma, 31 marzo 1903.
Mentre gliene porgiamo i nostri più vivi ringraziamenti procuriamo non solo di pregare per Lui, ma di dimostrarci non indegni d´avere a Protettore un Cardinale così zelante ed influente nel governo della Chiesa. Parrebbe anche opportuno che gli Ispettori scrivessero al Cardinal Rampolla per ringraziarlo d´aver accettato l´ufficio di nostro Protettore, promettendogli di corrispondere con tutto l´impegno alle cure che avrà la bontà di prodigare alla nostra umile Società.
Bisogna pure che io vi metta a parte del piacere immenso che io provo nel vedere propagarsi sempre più le Letture Cattoliche. Tutti ricordiamo che quest´anno si compie il Giubileo d´oro di queste Letture che furono l´oggetto delle più sollecite cure del nostro Fondatore, il quale volle esserne il Direttore finchè gli bastarono le forze. Ben sappiamo che per tal mezzo Don Bosco sparse per ogni città e villaggio d´Italia milioig di libretti in difesa
della religione e dei buoni costumi. Queste Letture Cattoliche contano ora cinquant´anni di vita e sono una prova evidente dell´operosità salesiana. Non è certamente piccolo conforto per noi il vedere che sacerdoti e laici, ragguardevoli per virtù e scienza, se ne fecero zelantissimi propagatori. Ci basti citare ad esempio Monsignor Paolo Taroni, Direttore spirituale del Seminario di Faenza, rapitoci dalla morte il 20 aprile 1902.
Fra le sue memorie si trovarono scritte queste parole: « Gradisca Maria Ausiliatrice il mio zelo per la diffusione di queste Letture, e possa io nel giorno della mia morte consolarmi di averle propagate quanto più poteva ». L´anno dopo pare ne facesse voto, infatti scrive: Necessitas mihi incumbit; vae mihi si non evangelizavero! « I miei associati, scriveva nel 1888 giungono al numero di 333, senza contare parecchi che si sono resi indipendenti da me, cioè sono divenuti collettori essi stessi e associano altri, e fanno venire i libri da Torino. L´anno della sua morte gli associati toccavano il numero di 400. Il mio programma, diceva egli, è stato sempre questo: gli associati si può crescerli, diminuirli non si può... Quando morì aveva diffuso nella diocesi e nei luoghi vicini circa 212.000 di quei fascicoletti » (Lanzoni, Vita di Mons. Paolo Taroni).
D´altro lato non v´è dubbio che queste Letture furono la salvezza d´innumerevoli anime, che correvano la via della perdizione. Ricorderò sempre che essendo stata regalata la vita di Magone Michele alla figlia d´un operaio meccanico che da molti anni era alieno affatto da ogni pratica religiosa, bestemmiava ad ogni momento e rendeva infelice tutta la sua famiglia, questa lettura lo ricondusse sul buon sentiero, fu causa di sua conversione e lo aiutò a fare più tardi una morte da santo. — Quanti giovanetti dovettero la loro conversione alla lettura delle vite di Luigi Comollo, di Savio Domenico o di altri fascicoli delle Letture Cattoliche!
Voglia il Signore che tali esempi ispirino a tutti i Salesiani, i quali secondo le Costituzioni (Cap. I, art. 6) debbono adoperarsi a diffondere buoni libri nel popolo, uno zelo instancabile per moltiplicare gli associati a queste nostre Letture Cattoliche. D. Bosco nella cappella dedicata a.S. Francesco di Sales, nel tempio di Maria Ausiliatrice, volle fosse dipinto da un lato il demonio, che, cacciato all´inferno, per vendicarsi getta sul mondo un libro infetto d´eresia e d´immoralità, dall´altro il santo Dottore che si affattica per propagare ovunque la buona stampa. Dovrebbe bastare quella pittura per iscuoterci ed animarci tutti a porre una diga al dilagare dell´errore e del vizio, usando di quei mezzi di cui può disporre la nostra Pia Società, specie colle Letture Cattoliche.
Qualche cosa si è già fatto quest´anno per aumentare gli associati alle Letture Cattoliche di Torino: tuttavia resta ancora vasto campo allo zelo dei Salesiani e specialmente dei Direttori per diffonderle fra gli allievi, nelle parrocchie, nelle comunità religiose, nei circoli ed unioni cattoliche di operai, nelle biblioteche circolanti, ecc. Fuori d´Italia e specialmente in America si trovano innumerevoli italiani; e noi Salesiani, che tanto c´interessiamo del loro benessere morale e religioso, avremo in queste Letture un mezzo potente per mantenere la fede ed il buon costume tra le famiglie italiane che andarono a cercar fuori d´Italia il loro benessere temporale. Non dobbiamo restar soddisfatti, se non vediamo in quest´anno giubilare almeno duplicato il numero degli abbonamenti a queste Letture.
I nostri noviziati eziandio ci sono sorgente di giubilo e di conforto. Non solamente crebbero di numero, sicchè quasi ogni ispettoria ne va fornita; ma ancora si moltiplicarono i novizi, e regna fra di loro uno spirito di virtù e di pietà che ci fa concepire le più belle speranze per l´avvenire della nostra Congregazione. Visitandone alcuni ho potuto rendermi conto io medesimo, che, in forza dei provvedimenti presi in vesti ultimi anni, gli ascritti ricevono una soda istruzione sulle´ stato religioso, sulle obbligazioni che contrarranno colla loro professione, imparano bene lo spirito di Don Bosco e si avvezzano all´osservanza della santa Regola. Quindi si può sperare che usciranno dai noviziati ben preparati per quel genere di vita che li attende nelle nostre Case e nelle Missioni. Tuttavia raccomandiamoli ogni giorno al Sacro Cuore ed a Maria SS., affinchè corrispondano alle cure che i Maestri vanno loro prodigando e perseverino nella loro vocazione.
Voi non farete le meraviglie se anche in questa lettera io vi dirò qualche cosa intorno agli Oratorii festivi; anzi, sapendo quanto essi mi stiano a cuore, vi stupireste qualora io li passassi sotto silenzio. Le precedenti mie raccomandazioni non tornarono vane, poichè ho saputo che vari nuovi Oratorii furono aperti non ostante la grande scarsezza di personale che si ha da lamentare in varie Case. Potei pure constatare che gli Oratorii in generale sono l´oggetto delle più sollecite cure per parte di molti buoni Sacerdoti e Confratelli coadiutori. A ciò sono dovuti i consolantissimi frutti che se ne raccolsero. Da un solo Oratorio festivo nell´anno testè passato partì uno stuolo di nove candidati pel noviziato. — Un soldato, alunno di un Oratorio Salesiano, la fece veramente da apostolo in mezzo a´ suoi commilitoni, e riuscì a condurre tutti i soldati della sua compagnia a compiere il precetto pasquale. — Potrebbonsi citare molti altri fatti somiglianti che dimostrano il gran bene che fanno gli Oratorii festivi. Per brevità li ometto. Ringraziamo però il Signore che si degna benedire e rendere così feconde le nostre fatiche in vantaggio dei giovani che frequentano i nostri Oratorii. Questi ottimi risultati ci siano di conforto e c´infondano il coraggio necessario per continuare l´opera nostra anche quando ci sembra non si corrisponda al nostro zelo, o siano infruttuosi i nostri sudori.
In verità questa mia lettera scritta quasi immediatamente dopo le solennissime nostre feste, null´altro dovrebbe contenere se non che notizie gioconde e consolanti, dovrebbe essere l´inno della riconoscenza, l´espressione del nostro amore e della nostra pietà verso la dolcissima nostra Madre Maria; eppure io non posso nascondervi che anche fra tante gioie mi sento il cuore trafitto da una pungentissima spina. Mi affligge profondamente il vedere che vari nostri Confratelli, non pensando che la loro vocazione fu una vera catena di grazie singolarissime, dimentichi di tutti i lumi che il Signore loro aveva concesso, specie durante il noviziato, infedeli alle promesse fatte innanzi all´altare, si lasciano ingannare dal demonio ed abbandonano la nostra Pia Società. La colpa è già molto grave in un confratello coadiutore, ma diventa gravissima in un sacerdote, il quale essendo stato ordinato in nome della Congregazione, secondo i Decreti di Santa Chiesa, contrae strettissimi vincoli verso la medesima. Coloro che calpestano i loro voti e fanno piangere la loro madre, la Congregazione, che s´impose tanti sacriflzi per avviarli alla carriera sacerdotale, hanno mille motivi di temere che Dio li castighi. Qui debbo notare che dopo il Decreto Auctis admodum i Vescovi in generale vanno molto adagio ad incardinare nel loro clero sacerdoti uscenti da ordini o congregazioni religiose. In conseguenza già si videro Salesiani, che, sordi ai consigli dei Superiori, vollero uscire dalla Congregazione, rimanere per mesi ed anni senza trovare un Vescovo benevolo che li incardinasse nella sua diocesi, e quindi senza poter celebrare la santa Messa, languendo nella miseria e nel disprezzo di tutti. Che più? Due sacerdoti salesiani, nel fiore dell´età dopo aver per parecchi anni supplicato il Vescovo d´origine a volerli ammettere nel proprio clero, finalmente erano riusciti a strappare tale favore. Ma che? Prima di potersene valere, colpiti da improvviso malore, dovettero presentarsi al tribunale di Dio a render conto delle ragioni della loro defezione. Noi speriamo che la Divina Misericordia avrà avuto pietà dell´anima loro; tuttavia è cosa tremenda presentarsi in quello stato al tribunale di Dio. Chi non tiene nel dovuto conto la grazia della vocazione religiosa ha da temere di perdersi per sempre. Non avrei osato scrivere questa terribile parola di mia autorità; ma è S. Bernardo che lo dice. Udite ciò che scrisse ad un nipote che fattosi religioso era passato da una ad altra Congregazione. Il Santo non si perita anche solo per tale fatto, di minacciarlo dell´eterna dannazione e gli dice: Perituram eius animam, pro qua Christus mortuus est, fierique supra modum peccans peccatum. Quid tibi quisquam blanditur de apostolica absolutione, cuius conscientiam divina ligatam tenet sententia, nemo, inquiens, mittens manum ad aratrum, et res. piciens retro, aptus est regno Dei: che in nostra lingua significa, che sarebbe perita l´anima di lui, per la quale Cristo è morto e che si rendeva rea di enorme peccato. Che vale che qualcuno ti lusinghi coll´apostolica assoluzione, mentre la tua coscienza è legata dalla divina sentenza che dice: nessuno che metta mano all´aratro e guardi indietro è atto al regno di Dio?
Perciò facendo mie le parole che S. Paolo scriveva agli Efesini, io vi scongiuro che camminiate in maniera conveniente alla vocazione a cui siete stati chiamati. Vi ricordo nel tempo stesso le memorabili parole che scrisse D. Bosco con mano ornai irrigidita dall´infermità che doveva condurlo alla tomba. Fate delle ferme ed efficaci risoluzioni di rimanere saldi nella vocazione sino alla morte. Vegliate e fate che nè l´amor del mondo, nè l´affetto ai parenti, nè il desiderio di una vita agiata vi muovano al grande sproposito di profanare i sacri voti e così trasgredire la professione religiosa, con cui ci siamo consacrati al Signore. Niuno riprenda quello che abbiamo dato a Dio ( Testamento di D. Bosco ).
Nel por fine a questa lettera non devo dimenticare un avvenimento che nella nostra Pia Società ha non lieve importanza. Col ritorno dall´America del Sig. D. Albera, terminò la visita che egli fece a quasi tutte le Case salesiane del nuovo continente.
Quanto egli ci ha raccontato, se da un lato ci rassicura aver Maria SS. Ausiliatrice benedetto in modo speciale l´opera di D. Bosco in America, d´altro lato è una prova dell´attività e dello spirito di sacrificio di quei Salesiani. Me ne congratulo con loro e nel tempo stesso li ringrazio delle accoglienze affettuose fatte al mio Rappresentante, che io considero come fatte a me stesso, e faccio voti perchè questa visita renda sempre più stretti i vincoli di carità che devono unire i Salesiani di Europa a quelli d´America, accenda nei cuori un santo zelo per sempre meglio conservare e praticare lo spirito di D. Bosco e per tal modo salvare molte anime.
Voglia il dolcissimo Cuore di Gesù a cui ci siamo tutti in modo particolare consacrati, accrescere sempre più in noi il fervore nella pietà, aiutarci a copiare le sue virtù, sicchè si avveri in noi ciò che ogni giorno chiediamo per intercessione di Maria Ausiliatrice, cioè che col nostro contegno, colle nostre parole, col nostro esempio possiamo rappresentarlo al vivo in mezzo al mondo e così salvare molte anime.
Confido che voi tutti vorrete continuare a sostenermi colle vostre efficaci orazioni, mentre mi dico
Vostro aff.mo in G. C. Sac. MICHELE RUA.
PS. — A comune consolazione debbo notificare che, stante la moltiplicazione delle Case e le grandi distanze, la S. Sede con decreto del 20 aprile del corrente anno ha creato l´Ispettoria per l´America centrale ed altra per gli Stati Uniti. La prima prende il nome dal SS. Salvatore ed ha per ispettore il Rev.mo Don Giuseppe Misieri; la seconda è posta sotto la protezione dell´Apostolo S. Filippo ed ha per ispettore il Rev.mo D. Michele Borghino.
Capitolo Generale X (1904)
1. L´udienza del S. Padre Pio X. — 2. Preparazione del X Capitolo Generale. — 3. Le nostre feste patronali innalzate a rito doppio di seconda classe.
Torino, Epifania 1904.
Carissimi Figli in G. C.
In questo momento in cui mi accingo a scrivervi, o miei buoni Figliuoli, il cuore mi gode grandemente poichè ho da comunicarvi alcune buone notizie, che saranno pur causa a voi di rallegrarvi nel Signore.
Già sapete che in Novembre scorso fui a Roma. Quivi ebbi la grande fortuna di poter avvicinare il Santo Padre Pio X. Posso assicurarvi, che trovai in lui, non solo un Padre sommamente benevolo: ma, sarei per dire, un amico ed un protettore delle opere salesiane. Egli m´accolse con la più squisita bontà, ed avendomi ricevuto nelle ore antimeridiane con vari altri Direttori, non potendosi allora comodamente trattare di affari particolari, ebbe l´insigne degnazione d´invitarmi a tornare nuovamente in Vaticano nel pomeriggio, ed in questa seconda udienza m´intrattenne da solo per circa tre quarti d´ora dimostrandomi un´ineffabile bontà e confidenza: volle essere informato delle opere nostre, e concesse quanto si domandò. Impartì poi una specialissima Benedizione a tutti i membri della nostra Pia Società, alle Suore di Maria Ausiliatrice, ai nostri Alunni ed ai Cooperatori Salesiani, e nel separarmi raccomandò caldamente di pregare e far pregare per lui. Ed io intendo, nel comunicare a voi questa Benedizione del S. Padre, incaricarvi di farne parola espressa ai Confratelli e ai giovani; di far loro rilevare l´insigne benevolenza del Sommo Pontefice, e di raccomandare a tutti preghiere speciali pel Vicario di Gesù Cristo. Anzi vi prego che, avendo occasione di vedere qualche Cooperatore Salesiano, o andando appositamente a trovare i più insigni, partecipiate loro questo grande favore di chi in terra tiene le veci di Gesù Cristo, aggiungendo che io vi ho espressamente incaricati di portar loro, coi miei ossequi, questa augusta Benedizione. Non fa d´uopo che io vi dica come mi sia dipartito dal S. Padre immensamente consolato per le due indimenticabili udienze che ebbe l´alta degnazione di accordami. Oh! sì, uniamoci tutti a ringraziare di cuore il Signore di aver disposto che al sommo nostro Benefattore Pio IX, che approvò le nostre Costituzioni e fu il sostegno e consigliere di Don Bosco; al grande e sapientissimo Leone XIII, che ci affidò l´erezione della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù nel centro della cristianità, che concesse i Privilegi e decretò l´incoronazione dell´Immagine della Madre nostra Ausiliatrice in Valdocco, succedesse, per divina misericordia, un altro Sommo Pontefice, che non ci ama meno, nè meno cerca di beneficarci.
Uno dei motivi che mi fecero trattenere a Roma un tempo notevole fu il bisogno che sentiva di preparare, già alla lontana, tutto quello che potesse contribuire al buon esito del Capitolo Generale; ed a questo fine presi informazioni, domandai consigli e mi procurai dalle Autorità competenti le opportune facoltà.
Fra le altre cose volli chiarirmi intorno ad un dubbio che si sarebbe potuto su questo proposito sollevare. Ricorderete come nella mia circolare del 19 Marzo 1902, dandovi notizia dell´erezione canonica delle Ispettorie e dei Noviziati, vi comunicavo pure la risposta data il 20 Gennaio di detto anno dalla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari ai quesiti formulati nell´ultimo Capitolo riguardanti la Costituzione dei nostri Capitoli Generali, e da me presentati solo nella loro sostanza, giusta il consiglio di esperto consultore. Siccome però pareva nascere il dubbio in qualcuno che non si fosse eseguita esattamente la deliberazione del Capitolo Generale, credetti opportuno ripresentare i tre quesiti tali quali furono votati dall´assemblea e ne ebbi il seguente rescritto: « Vigore specialium facultatum a Sanct.mo Dom.no Nostro concessarum, Sacra Congregatio Emin.rum ac Rev.rum S. R. E. Cardinalium negotiis ac consultationibus Episcoporum et Regularium praeposita, enunciatum rescriptum, editum die 20 Januarii 1902, praemissis non obstantibus, ratum habet et con firmat. Romae, 28 Novembris 1903 — D. Card. FERRATA Prae f ».
Perciò a regolare il prossimo Capitolo Generale, oltre le nostre Costituzioni e Deliberazioni, ci serviranno di norma le disposizioni contenute negli accennati Rescritti e nel diritto comune. Per maggior comodità di ciascuno vi unisco a parte insieme radunate in piccolo fascicolo le informazioni e norme relative al prossimo Capitolo Generale. Dovrà essere premura di ciascun Confratello e specialmente degli Ispettori e Direttori procurarne l´esatta osservanza. Intanto fin d´ora vi esorto ad implorare con fervorose preghiere i lumi e le grazie del Signore per la felice riuscita del medesimo. Mettiamo questa impresa sotto la protezione di Maria Ausiliatrice Immacolata, e oltre le orazioni che all´uopo ciascuno farà in particolare, si aggiunga, dopo la lettura spirituale quotidiana, la recita in comune di una Salve regina, colle invocazioni Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis; Regina „Sine labe originali concepta, ora pro nobis.
Altra notizia pur consolante mi rimane a darvi, ed è che la stessa S. S. Pio X, con Rescritto della S. Congregazione dei Riti in data 7 Settembre 1903, degnavasi innalzare a rito doppio di seconda classe le due Feste Patronali di S. Francesco di Sales e di Maria Ausiliatrice per tutta la Società Salesiana e Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice, con l´aggiunta dell´Ottava a quella di S. Francesco di Sales, osservando le Rubriche. Anche di questo insigne favore ( di cui, ben inteso, potranno valersi fin dal prossimo San Francesco tutte le Case a cui arriverà a tempo questa lettera) rendiamo grazie a Dio.
Ecco, miei buoni Figli in G. C., quanto, ritornato da Roma, sento il bisogno di comunicarvi. Il mio cuore ripieno di santa letizia e di gioconde speranze vi invita a rallegrarvi meco nel Signore. Lo spirito del nostro incomparabile Padre D. Bosco, continui ad aleggiare su di noi. Le norme da lui dateci, insieme colle deliberazioni dei Capitoli precedenti, ci siano di guida e così questo decimo Capitolo Generale potrà avere un´importanza eccezionale pel prospero avvenire della nostra Pia Società; in esso si promuoverà sempre più l´opera che fu l´oggetto continuo del nostro Fondatore, vale a dire la nostra santificazione onde sempre meglio estendere il regno di Gesù Cristo.
L´effusione di cuore con cui il S. Padre c´impartiva la sua Apostolica Benedizione, la ferma fiducia che Don Bosco, come mi diceva lo stesso Pontefice Pio X, continui dal Cielo ad assistere qual Angelo tutelare la sua Congregazione ed il compiersi questo atto di tanta importanza nell´anno giubilare della Vergine Immacolata, che fu mai sempre l´iniziatrice e sostenitrice delle nostre opere, ci devono essere arra sicura della divina protezione. Animati di viva riconoscenza e buona volontà facciamo tutti quello che da noi dipende per la buona riuscita.
Credetemi sempre quale mi professo
Vostro aff.mo in G. e M.
Sac. Giov. BATT. LEMOYNE, Sac. MICHELE RUA.
Segretario.
PS. — Ricevuta la presente, ogni Direttore ne dia lettura nella prima delle Conferenze mensili, che avrà luogo. Così pure si leggano insieme le informazioni e norme contenute nell´unito opuscoletto, di cui si distribuirà poi copia a ciascun membro dei singoli Capitoli.
nel Cinquantesimo della proclamazione
del dogma
Torino, 17 maggio 1904.
(lo anniversario della incoronazione di Maria Ausiliatrice).
Carissimi Figli in G. C.
Vi sarà noto con qual ardore e con qual entusiasmo Papa Leone XIII di s. m. abbia caldeggiato solenni e splendide onoranze per festeggiare il Cinquantesimo della proclamazione del dogma dell´Immacolata Concezione di Maria SS., che cadrà 1´8 Dicembre p. v. Questo ardore, questo entusiasmo si trasfuse, anche accresciuto, nel regnante Pontefice Pio X, di cui uno dei primi atti fu appunto quello di approvare, incoraggiare e largamente propagare quanto aveva fatto a questo riguardo il suo illustre Predecessore. Desideroso che ancor noi Salesiani, non solo come cattolici ma eziandio come figli di D. Bosco, prendiamo parte a questa mondiale dimostrazione di fede e di amore che si sta preparando, aderendo con cuor riconoscente all´invito che ci vien rivolto con una circolare dal 6 Aprile u. s. dal benemerito Comitato centrale istituito a tal uopo in Roma e uniformandomi aí desideri da esso Comitato espressi, raccomando che:
1° si rilegga attentamente e si faccia largamente conoscere il programma generale de´ detti festeggiameriti, che fu pubblicato
nel nostro Bollettino di Ottobre u. s. nelle sue rispettive lingue, come pure il programma particolare dell´Esposizione Mariana internazionale, che troverete nel Bollettino di Giugno;
2° s´inviino al nostro Procuratore Generale signor D. Marenco quelle opere o pubblicazioni, quei lavori letterari, quelle monografie, relazioni, ecc., di Confratelli o di Cooperatori Salesiani, riguardanti Maria SS. che possano giovare alla formazione della progettata Biblioteca Mariana ad illustrazione ed a compimento del Congresso Mariano mondiale che nel Dicembre p. v. si terrà a Roma ed il cui programma potrete, chiedendo, aver dal predetto nostro signor Procuratore Generale, il quale penserà a rimettere al Comitato le dette opere, pubblicazioni, ecc. ed a spedire i programmi che gli fossero domandati;
3° allo stesso signor D. Marenco si mandino da trasmettere al Comitato quelle offerte che individualmente o collettivamente si credesse di fare, in conformità dell´art. 5 del Programma;
4° ogni nostra Casa, ciascuna secondo le proprie forze, prepari per quell´epoca festeggiamenti in conformità del Programma generale sopra citato, e, dove si può, una bella Accademia musico-letteraria a commemorazione del glorioso Cinquantenario. Come poi il Comitato centrale di Roma desidera di sapere fin d´ora come e quanto s´intenda di fare dalle singole Congregazioni ed Istitutuzioni a questo scopo per le opportune pubblicazioni nel periodico L´Immacolata, così invito gl´Ispettori a farmi sapere, con qualche premura, in foglietto separato, quanto si pensa di fare a norma del Programma generale suddetto nelle singole Case delle loro Ispettorie, da partecipare al prelodato Comitato.
Miei cari figli, il nostro buon Padre D. Bosco iniziò l´opera sua nel giorno dell´Immacolata, della data di essa festa volle improntati i più grandi fatti e le principali disposizioni riguardanti la nostra Pia Società, all´Immacolata amò intitolare parecchie nostre Case, la festa dell´Immacolata fu sempre tra noi la prima fra le feste di Maria Santissima fino all´erezione del tempio a Lei dedicato sotto il titolo di Ausiliatrice. Orbene, procuriamo di imitare il suo affetto, il suo zelo, la sua divozione verso la nostra SS. Madre col fare anche noi, anche a costo di difficoltà e sacrifizi (il bene non si fa senza difficoltà e sacrifizi), tutto quello che possiamo ad onore di Essa in questa felice circostanza. Ne avremo benedizioni e vantaggi per noi in particolare, per le nostre Case, per la
nostra Pia Società.
Aff.mo in G. e M.
SaC. MICHELE RUA.
PS. — Quanto è detto in questa circolare, va pure indirizzato alle Suore di Maria Ausiliatrice ed ai nostri Cooperatori ed alle nostre Cooperatrici che voranno senza dubbio concorrere a questa grande manifestazione di fede e di amore.
La Pia Unione dei Cooperatori Salesiani
1. Felice esito del X Capitolo Generale. — 2. I Capitolari contemplano la salma di Don Bosco. — 3. Il Cardinale di Torino parla ai Capitolari. — 4. Articoli organici e semplici deliberazioni. — 5. Regolamento per gli Ispettori. — 6. Sede propria per la Procura Generale presso la Santa Sede. — 7. Cooperatori salesiani. — 8. Il Bollettino Salesiano.
Torino, 19 febbraio, Domen. di Settuagesima, 1905. Figli carissimi in G. C.
Quando mi viene fra mano il catalogo della nostra Pia Società io mi sento commosso, ed una fervida preghiera mi spunta sul labbro. Coll´enumerare tutti gli Istituti Salesiani il Catalogo mi dà la prova più evidente che la nostra Congregazione è opera di Dio, ch´Egli, non ostante la nostra pochezza, si degna servirsi di noi come strumenti per salvare molte anime. Svolgendo quelle pagine io vedo avverate le predizioni di D. Bosco, e più viva sí fa in me la speranza, che nel giudizio che pronunzierà la Chiesa sulla santità del nostro Fondatore, non sarà argomento di poco peso il rapido propagarsi della sua religiosa famiglia. Quella stessa lunga fila di nomi, che va sotto il titolo di Elenco Generale, parla al mio cuore con particolare eloquenza. Che dolce conforto per me il pensare, che alcune migliaia di confratelli, sebbene separati da sterminate distanze, appartenenti a nazioni differenti, parlanti diverse lingue, pure vivono strettaménte uniti col vincolo della carità, lavorano ad uno stesso scopo, ed ubbidiscono ai medesimi . Superiori! Riflettendo su tali cose io sciolgo un inno di lode e di ringraziamento a Maria SS. Ausiliatrice, a cui è dovuto tutto quanto noi siamo ed operiamo, e nel tempo stesso l´animo mio si eleva alle più dolci speranze per l´avvenire della nostra Pia Società. E certamente queste speranze non andranno deluse, se, come confido, farete buon´accoglienza a quelle esortazioni che vi veniamo facendo sia in queste annuali circolari, sia nelle lettere mensili.
Comincerò coll´accennarvi di volo il Capitolo Generale X che ebbe principio il 23 Agosto e terminò la sera del 13 Settembre dell´anno 1904 testè decorso. Questa solenne assemblea fu indetta sei mesi prima, e fu convocata osservando scrupolosamente tutte le norme che la Chiesa sapientemente ha tracciato alle Comunità Religiose. Furono presenti tutto il Capitolo Superiore, il Procuratore Generale, tutti gli Ispettori ed un Delegato eletto dai Confratelli nei Capitoli Ispettoriali. Furono assenti solamente gli Ispettori dell´Equatore e di S. Salvador in America, legittimamente impediti. Appena compiuta l´elezione dei membri del Capitolo Superiore, che io mi diedi premura di notificarvi durante lo stesso Capitolo Generale, si mise mano con lena ai lavori secondo gli schemi preventivamente preparati e studiati. La durata del Capitolo Generale basterebbe da sè sola a darvi una giusta idea della moltitudine di questioni che si dovevano trattare e dell´impegno con cui tutti i membri del Capitolo compirono il loro mandato; ma di tutti i particolari argomenti sarete informati, quando vi sarà dato di leggere le Deliberazioni del Capitolo Generale X. M´è dolce conforto poter affermare che una calma imperturbata, una carità veramente fraterna ed un´esemplare accondiscendenza in caso di pareri diversi furono le note caratteristiche di quest´ultimo Capitolo Generale, onde uno dei membri più anziani ebbe a scrivermi che tali adunanze erano state veramente scuola di sapienza, di umiltà e di carità.
Accrebbe solennità alle nostre riunioni l´assistenza di Mons. Giovanni Cagliero, Arcivescovo titolare di Sebaste, di Mons. Giacomo Costamagna, Vescovo titolare di Colonia, e di Mons. Giuseppe Fagnano, Prefetto Apostolico della Terra del Fuoco. Questi intrepidi Missionari e veterani della famiglia salesiana c´istruirono colla loro sapiente parola, ci edificarono coll´esempio delle loro virtù, e ci fecero sempre più apprezzare la grazia di essere figli di D. Bosco.
Il Capitolo Generale erasi radunato, come sapete, in Valsalice presso la tomba del nostro venerato Padre e Maestro. Era uno spettacolo commovente il vedere tutti i membri di questo importante Congresso, nei momenti liberi da altra occupazione, accorrere presso la tomba che racchiude le spoglie mortali di D. Bosco, fermarsi lungamente e pregare, e con tale contegno da farci credere che a quella fonte essi andassero ad attingere il vero spirito Salesiano ed i lumi necessari per la soluzione degli ardui problemi che erano loro proposti. Non dirò troppo affermando che noi si viveva in comunicazione continua col nostro dolcissimo Padre. Qual meraviglia perciò se a molti, anzi, dirò meglio, se a tutti fosse nata in fondo alla mente la curiosità di sapere in quale stato si trovasse, dietro quel freddo marmo, la sua salma? Nè mancarono di quelli che in tutta confidenza palesarono questo loro pio desiderio, sebbene non risplendesse raggio di speranza di vederlo soddisfatto. Ma v´era chi ci pensava e ci provvedeva. Superate non poche, nè leggere difficoltà, una sera in sul finire dell´adunanza, col cuore ripieno di gioia, potei annunziare che il giorno 3 Settembre, tutti i Membri del Capitolo Generale avrebbero contemplato a loro agio le spoglie mortali di D. Bosco. Infatti il feretro venne trasportato nel gran salone al pian terreno del nuovo fabbricato. Quivi, dopo essersi`-celebrate molte Messe in suffragio dell´anima sua benedetta, verso le 9,30 venne scoperta la bara, e gli occhi di oltre duecento persone si affissarono nella salma del nostro buon Padre, che per circa 17 anni non avevano più visto. Fu trovato assai ben conservato; era intatta la pelle e la carnagione del volto e delle mani. Erano però scomparsi quegli occhi che tante volte ci avevano mirato con ineffabile bontà, e stava pure alquanto aperta la bocca per l´abbassamento della mandibola inferiore; del resto la figura di D. Bosco conservava ancora quasi tutti i lineamenti di quella fotografia che era stata presa il giorno della sua morte. Ci rallegrammo senza dubbio per averlo trovato in tale stato, ma ad un tempo stesso ci afflisse non poco il vedere che la morte passando aveva pure lasciate tracce profonde in quelle venerate sembianze.
S. E. il Cardinal Agostino Richelmy, Arcivescovo nostro ven.mo, volle trovarsi presente allo scoprimento della tomba assistito da due Rev.mi Canonici della Metropolitana, i quali avevano fatto parte del tribunale ecclesiastico, incaricato del processo di Don Bosco. L´autorità municipale di Torino era rappresentata dal Dott. Cav. Bestenti, antico alunno dell´Oratorio.
E qui pare opportuno far notare che questo scoprimento, sebbene accompagnato da tutte queste ed altre formalità che ometto, non ha nulla a che fare colla ricognizione che suol ordinare la S. Sede quando t- tratta di procedere alla beatificazione di un Servo di Dio. Preghiamo, e sforziamoci di imitare le virtù del nostro Fondatore, e così meriteremo che questa ricognizione non sia lontana, e che la Chiesa ponga presto sugli altari il nostro dolcissimo Padre.
Nè è da passar sotto silenzio la visita che poscia S. E. il Cardinal Richelmy si degnò di fare al Capittólo Generale. Egli ci rivolse alcune parole che ci svelarono una volta di più quanto ami ed apprezzi la nostra umile Congregazione. Le sue parole sono tanto belle e così ricche di salutari pensieri che io credo fare opera a voi tutti utile e dilettevole riproducendole nella loro integrità.
Accolto nella sala delle riunioni colle più vive dimostrazioni di rispetto e di gioia, così prese a dire:
« Dopo la visita al Padre è opportuna una visita ai figli: sulla tomba di D. Bosco, vicini alla sua salma venerata, noi abbiamo ricordato i primordii dell´Opera Salesiana; passarono per la nostra mente le fatiche di D. Bosco e i frutti da lui riportati. Nello stesso tempo siamo saliti col pensiero in alto: se qui in terra abbiamo la sua salma, in luogo migliore è l´anima. Tuttavia obbedienti alla voce della Chiesa, abbiamo pregato la requie che vuole invocata sopra il defunto fino a che Essa non abbia autorevolmente dato la sua sentenza.
« Venendo poi in questo luogo dov´è raccolto il fiore dei figli di un tanto Padre, provo un doppio bisogno nel cuore. Sento anzitutto per. l´affetto vivissimo che mi lega alla Pia Società e per le nuove prove datemi testè, il dovere di porgere le più sentite e cordiali azioni di grazie a coloro specialmente che dalla lontana America mi hanno ricordato, ed ai figli di Milano, che mentre stanno innalzando un tempio al grande Vescovo d´Ippona, hanno voluto ricordare colui che ne porta indegnamente il nome. Ma al disopra di questo sentimento v´ha dentro di me un altro pensiero, alto, nobilissimo e sublime. Io qui veggo non solo i figli di D. Bosco, ma i benedetti che hanno con loro il Signore. In qualche guisa anch´io, come già l´Arcangelo alla Vergine rivolse il saluto Dominus tecum, posso dire a voi: Dominus vobiscum! Il Signore è con voi, perchè dove sono due o più congregati in suo nome, ivi trovasi il Signore. E poi non solo nel nome del Signore, ma in qualche modo siete congregati sotto l´inspirazione divina per trattare gl´interessi di Nostro Signore. Sento perciò il bisogno d´inchinarmi dinanzi alla veneranda maestà della Congregazione, e dinanzi a
questo Spirito santificatore che aleggia in questo consesso, e quasi non ho il coraggio di alzare la mano e benedire. Sì, pensando alla missione che la Provvidenza volle affidare a voi, in questo momento mi sento costretto ad inchinarmi a voi, anzichè benedirvi. Ma dacchè vedo davanti a me la mite e soave figura del Papa, del Vicario di Gesù Cristo, penso all´amore che egli ha per tutti, specialmente pei figli di D. Bosco, e mi faccio interprete dei suoi sentimenti e, dimenticando la mia pochezza, oso alzare lo sguardo al Cielo e la mano a benedire.
« Aggiungerò un consiglio, non perchè abbia bisogno di consiglio questa eletta adunanza, in cui rifulge la saggezza e la pietà, ma perchè la Provvidenza ha disposto che io assistessi ad un´altra assemblea, più solenne assai, in cui ho potuto ammirare l´opera della divina Provvidenza.
« Da quel venerando consesso traggo il consiglio che vi lascio come ricordo. Ad ottenere le divine benedizioni ed il bene delle anime dobbiamo uscire di noi e rimettere la causa nelle mani della Provvidenza: quando nessuno pensava al Card. Sarto lo Spirito Santo aleggiava su di lui. Cercò l´umile Patriarca di Venezia di sottrarsi al gran peso, ma non est consilium contra Dominum, e venne eletto Pio X. Lascio questo consiglio alla Pia Società Salesiana ed al suo Capitolo Generale: Regni in tutti lo spirito di orazione, di mortificazione e di umiltà per cercare unicamente le anime e meritarvi copiose benedizioni dello Spirito Santo che aleggia su di voi ».
Ciò detto, ci benedisse.
Non occorre aggiungere che una parola così densa di santi pensieri, accompagnata di singolare unzione tornò d´immenso conforto a tutti ed un eccitamento efficacissimo per fare tutto quel bene che D. Bosco si propose nel fondare la nostra Congregazione, e la Chiesa nell´approvarla.
Intanto erano già trascorsi quasi venti giorni dacchè ci eravamo colà raccolti e gli Ispettori erano aspettati con impazienza negli Istituti di loro dipendenza, specialmente per,gli esercizi spirituali;
tuttavia i Membri del Capitolo rimasero a Valsalice fino alla sera del 13 Settembre, in cui si cantò un solenne Te Deum. Il giorno seguente ciascheduno, non senza pena, prendeva congedo da D. Bosco, e partiva per la sua destinazione, ben persuaso che sarà immenso il bene che proverrà a tutta la nostra Pia Società dall´ultimo Capitolo Generale.
Mi preme che fin d´ora sappiate essersi divise in due categorie le deliberazioni prese nel Capitolo Generale: la prima abbraccia i così detti articoli organici, i quali, quando avranno ottenuto l´approvazione della S. Sede, saranno come altrettanti articoli delle nostre Costituzioni, di cui sono il complemento o l´autentica interpretazione; l´altra comprende le deliberazioni aventi carattere direttivo o disciplinare, ossia quanto l´esperienza di trent´anni ha suggerito per conservare fra di noi lo spirito del Fondatore. Tutto fu già preparato, e presentato alla Sacra Congregazione dei VV. e RR. per ottenere l´approvazione, dopo la quale verrà fatto conoscere a tutti i confratelli.
S. Paolo scrisse ai Filippesi queste memorabili parole: implete gaudium meum, ut idem sapiatis, eamdem charitatem habentes, unanimes, idipsum sentientes, rendete compiuto il mio gaudio, con esser concordi, con avere la stessa carità, una sola anima, un solo sentimento (Filipp. II, 2 ). Io faccio mie le parole di S. Paolo; vi rivolgo la medesima tenerissima esortazione. La mia gioia sarà compita se voi accoglierete con buona disposizione le deliberazioni prese dal Capitolo Generale X. Esse più che ogni altra cosa gioveranno a procurare alla nostra Pia Società ciò che forma l´essenza d´ogni ben governata Congregazione religiosa, cioè l´unione degli affetti, l´unione dei giudizi, l´unione delle volontà. La pratica di queste deliberazioni ci renderà più solleciti della nostra perfezione, e farà sì che più consolanti siano i frutti della nostra missione in favore della gioventù. Voglia Maria SS. Ausiliatrice concedere a tutti i miei carissimi figli una sottomissione semplice, umile ed intiera a quanto si è stabilito nell´ultimo Capitolo Generale.
Con ragione fu considerato quale un gran progresso nella nostra Pia Società l´aver istituite le Ispettorie, che la S. Sede ha canonicamente approvate. t immenso il bene che si spera dal trovarsi raggruppati insieme gl´Istituti d´una stessa regione, e dall´essere i medesimi posti sotto la speciale sorveglianza di un Superiore che rappresenta il Rettor Maggiore. Ben persuasi dell´importanza di questa divisione, i Membri del Capitolo Generale X fecero uno studio particolare dei doveri degli Ispettori e delle relazioni che debbono esistere fra loro e le Case che ne dipendono. Ne risultò un breve Regolamento che mi sono affrettato di spedire a ciascuna Casa, anche prima di averne ottenuta l´approvazione dalla S. Sede, affinchè serva per ora come guida, riservandoci ad introdurvi in seguito quelle modificazioni che la S. Sede giudicasse opportune. Pertanto converrà che in generale i Direttori facciano ricorso agli Ispettori ogni volta che abbisognassero di personale, di qualche soccorso pecuniario particolare, o incontrassero difficoltà colle autorità ecclesiastiche o civili. Non dubito che gli Ispettori si daranno la massima premika di venir in aiuto ai loro dipendenti, e se talora non lo potessero fare, assicureranno almeno i loro Direttori che faranno istanze presso il Capitolo Superiore per ottenere ciò che essi medesimi non possono dare. Agli Ispettori parimente si chiederanno quelle licenze che i singoli confratelli crederanno di dover domandare. Faccio i voti più ardenti perchè per parte degli Ispettori vi sia ogni impegno di praticare quella dolcezza ed affabilità di cui D. Bosco ci fu maestro, e per parte loro i confratelli si avvezzino a ravvisare nei Superiori la persona di Gesù Cristo; per tal modo si stabiliranno tra superiori e dipendenti quelle intime e cordiali relazioni, che assicurano il buon governo della Congregazione e la pace di ciascun socio.
Fra gli altri vantaggi, m´aspetto pure dalla vigilanza degli Ispettori che si impedisca lo spreco di quei mezzi che la Provvidenza ci manda a sostegno delle nostre opere. Si adoprino essi energicamente per impedire chiunque di fare spese superiori alle proprie forze affine di evitare che si facciano debiti. Ora che il Capitolo Superiore si trova già sovente nella necessità di mutare di casa Direttori e Prefetti, si ebbe a constatare quanto per regola generale torni penoso a chi succede, il dover pagare debiti, non fatti da se stesso. Non posso tuttavia fare a meno di raccomandare che per ispirito di solidarietà si studi di pagare tali debiti senza troppo parlarne, eccetto coi Superiori Maggiori, e ciò per non menomare la reputazione della nostra Pia Società e di quei confratelli che forse si trovarono in eccezionali circostanze e bisogni.
Passo ora a darvi una buona notizia. Fin da quando il Capitolo Superiore decise di dare in Roma una sede separata alla Procura Generale, si desiderava di trovare all´uopo un´abitazione in prossimità degli Uffici Ecclesiastici, che avesse annessa una chiesa pubblica per l´esercizio del sacro ministero. La cosa invero non tornava tanto facile nelle presenti condizioni di quella città; ma la Provvidenza che veglia ognora sulla nostra Pia Società intervenne in modo singolare. Nel Luglio scorso un Prelato romano, nostro buon amico, ci avverti che era rimasta libera la Chiesa di S. Giovanni della Pigna con la casa annessa, e ci invitava a farne richiesta al Vicariato. Subito s´iniziarono le pratiche, sebbene si temesse dovessero riuscire inutili. Al contrario esse sortirono pronto effetto. Di fatto S. E. il Cardinal Vicario, d´intelligenza col S. Padre ne fece regolare cessione in perpetuo alla nostra Pia Società nel successivo Ottobre e nella più ampia forma. La chiesa va fornita di tutti gli arredi sacri, e la casa posta in Vicolo della Minerva, 51, benchè non vasta, è sufficiente allo scopo..
Questo fatto è provvidenziale. L´anno 1870 il Santo Padre Pio IX, di propria iniziativa, come si ricava da documenti che si conservano tuttora, prometteva ed assegnava verbalmente a D. Bosco la Chiesa di San Giovanni della Pigna, perchè vi stabilisse la Procura della Congregazione allora nascente, ed avesse egli stesso un´abitazione propria pel tempo che doveva andare in quella città. La benigna disposizione di Pio IX di santa memoria, venne sospesa per gli avvenimenti politici di quell´anno, ma cosa mirabile! ora, 34 anni dopo, sotto un Pontefice che porta il medesimo nome ed ama di egual affetto la nostra umile Società, ebbe il suo pieno effetto.
Sarebbe ornai tempo che io ponessi fine a questa mia lettera; ma mi resta ancora cosa da scrivervi riguardo all´associazione dei Cooperatori Salesiani. Voi sapete come Don Bosco fin dai primordii del suo Apostolato, oltremodo grato a quanti gli venivano in aiuto nel fare del bene alla gioventù, mostrava la sua profonda riconoscenza col chiedere per loro particolari favori, che Pio IX sempre concedeva di buon grado.
Ma l´anno 18/6, quando col crescere dei suoi istituti il nostro buon Padre vide pure aumentarsi il numero di coloro che egli chiamava i suoi benemeriti Cooperatori, pensò che la loro cooperazione sarebbe riuscita più efficace e più costante, se essi fossero raggruppati in modo da formare una Pia Associazione, canonicamente approvata ed arricchita di sante indulgenze. Questo disegno che senza dubbio aveva concepito per divina ispirazione, con quella energia che superava ogni ostacolo, D. Bosco riduceva alla pratica, tracciando quel Regolamento dei Cooperatori Salesiani che noi possediamo. Nel presentarlo a´ suoi figlioli che; quali uomini di poca fede, dubitavano della riuscita della nuova impresa, egli diceva con quel tono risoluto che non ammetteva obbiezione: — Ve l´assicuro, l´Associazione dei Cooperatori Salesiani sarà il principale sostegno delle opere nostre. — Pochi mesi dopo usciva il primo Numero del Bollettino Salesiano che D. Bosco stabiliva come organo dell´Associazione.
Le predizioni di D. Bosco si sono avverate. Il numero dei Cooperatori Salesiani crebbe in modo prodigioso; ve ne sono in ogni parte del mondo. Il Bollettino è stampato in otto lingue diverse, ed è letto con entusiasmo. Per tal mezzo circa trecentomila persone si tengono informate delle opere che i Salesiani hanno tra mano, e secondo le loro forze moralmente o materialmente loro vengono in aiuto.
Ma all´Associazione dei Cooperatori Salesiani doveva venire in questi ultimi mesi un gagliardissimo impulso da Colui che siede sul più augusto trono del mondo. Pio X, felicemente regnante, meravigliato dell´incremento che questo pio Sodalizio va prendendo, consolato pel bene che i Cooperatori fanno ovunque si trovano, con suo preziosissimo autografo in data 17 Agosto 1904 si degnò esprimere la propria soddisfazione, commendare il loro zelo e far voti perchè si estendessero ad ogni diocesi, ad ogni città, ad ogni parrocchia. Nè qui si arrestò la bontà del Sommo Pontefice, che volle inoltre aprire i tesori delle sante indulgenze ed arricchire´ a profusione tutti i membri, come avrete letto nel Bollettino dello scorso Dicembre.
Questa Pia Associazione che costò tanti sacrifizi a D. Bosco, che è benedetta ed incoraggiata dai Sommi Pontefici, che viene abbracciata con entusiasmo da Vescovi e Cardinali, e che sarà ognora il principale sostegno delle opere salesiane, quest´Associazione è nelle nostre mani, o carissimi figlioli; tocca a noi farla conoscere, propagarla, renderla feconda di frutti abbondanti. Vorrei avere un poco dell´efficacia che aveva la parola di Don Bosco per farvi persuasi della necessità di impiegare tutte le industrie, tutto l´ardore del vostro zelo allo sviluppo di questa precipua fra le opere salesian. Se per nostra negligenza essa venisse a decadere, mostreremmo di non tenere nel conto dovutale più pressanti raccomandazioni del nostro Fondatore.
L´esperienza ci ha insegnato che il mezzo più efficace per conservare a noi strettamente uniti i Cooperatori, e per accrescerne il numero, si è la lettura del Bollettino Salesiano. Questo periodico non è di sì gran mole da spaventare i lettori, fossero pure semplici contadini od operai. In poche pagine dà ai lettori un´idea compiuta dell´azione salesiana in tutte le sue fasi; tratta di scuole, di arti e mestieri, di colonie agricole; rende conto dei lavori e dei sacrifici dei nostri missionari in favore degli emigrati e dei selvaggi; e finalmente s´adopera a mantenere viva nei cuori la divozione a Maria SS. Ausiliatrice, raccontando le grazie che ogni giorno si ottengono per la sua intercessione. E tutto questo è scritto in stile ordinariamente semplice ed accessibile a qualsiasi mediocre intelligenza. È perciò da stupire se una volta gustato non si lascia più? Che meraviglia se sia aspettato con impazienza ogni mese? Quante anime dal Bollettino Salesiano furono strappate dall´orlo dell´eterna perdizione? Quante lacrime ha asciugato? Quante persone sfiduciate ha ricondotto fra le braccia di Maria Ausiliatrice? Quante famiglie ha consolato?
Pensando a queste cose, vi assicuro, carissimi figliuoli, che non so persuadermi che siano animati da vero zelo quei Salesiani che vanno escogitando mille altri mezzi per salvare delle anime, e non s´appigliano a questo di far conoscere e propagare il Bollettino Salesiano. Ve lo confesso in tutta sincerità, io non posso rallegrarmi quando apprendo che certi confratelli lavorano indefessamente per fondare e dirigere altre associazioni, e non si dànno pensiero di quella dei Cooperatori, che è tutta cosa salesiana. Non posso encomiare coloro che s´impongono´ immensi sacrifici, improbe fatiche per istampare e diffondere altri periodici, e intanto lasciano ammucchiati e sepolti sotto la polvere i Bollettini che noi loro mandiamo colla fiducia che siano distribuiti. Nè posso credere che facendo l´una cosa, non si ometta l´altra, poichè, quando anche sia spedito il Bollettino, molti Cooperatori, letto un periodico che tratti delle cose della Congregazione, più non leggono l´altro.
Oltre la lettura del Bollettino, giova immensamente alla propagazione dei Cooperatori Salesiani l´invitarli sovente alle funzioni religiose ed alle feste di famiglia: accademie e teatrini che si fanno nell´istituto; ed il far loro lieta accoglienza quando vengono a visitare le nostre case. È sempre bello ed edificante il vedere i nostri giovanetti raccolti nello studio, nel laboratorio, in cappella. Il loro volto aperto, la fronte serena, l´aspetto della loro persona, tutto dimostra che stanno volentieri, che sono contenti; e questo basta sovente per attirare simpatie, per animare i visitatori ad iscriversi alla Pia Unione dei Cooperatori. Questa fu l´arte usata da D. Bosco durante tutta la sua vita.
Nè posso passare sotto silenzio le conferenze dei Cooperatori, sebbene non manchi mai di raccomandarle nelle circolari mensili. Quanto giova il trovarsi riuniti, il potersi contare, ma specialmente il poter ascoltare una parola adatta ai tnembri ed alle opere dell´Associazione!... Quindi non siano mai omesse le due riunioni generali prescritte dal Regolamento, anzi secondo l´uso di D. Bosco se ne mandi l´invito a tutte le persone conosciute per la loro pietà e carità, sebbene non abbiano ancor dato il loro nome all´Associazione: questo sarà mezzo molto efficace per moltiplicare i Cooperatori.
E nel finire siami lecito rivolgere una parola di encomio e d´incoraggiamento a quei Direttori Salesiani, i quali non lasciano mai che un loro allievo, finiti i suoi studi o compiuto il tirocinio nel suo mestiere, abbandoni l´Istituto senza iscriversi fra i Cooperatori Salesiani. In tal modo essi con vero zelo procurano l´incre- mento della Pia Unione e nel tempo stesso dànno a quei giovanetti un mezzo efficacissimo onde perseverare nei buoni principii imparati durante la loro dimora in collegio. Faccia il Signore che essi abbiano molti imitatori.
L´importanza che il Sommo Pontefice dà alla Pia Unione dei Cooperatori ci sia di continuo stimolo a sostenerla ed a propagarla con ogni sollecitudine.
Conchiudo con un augurio ed una preghiera. Di tutto cuore vi auguro che non abbiate mai a scoraggiarvi nelle difficoltà in cui potreste trovarvi; che non vi avvenga mai di abbandonarvi ad una vita tiepida e negligente, fosse pure nelle piccole cose; che non lasciate mai illanguidire la vostra divozione al S. C. di Gesù ed a Maria SS. Ausiliatrice. Perchè si compiano questi miei auguri, ogni mattina nella S. Messa pregherò per voi e implorerò su di voi tutti le più elette benedizioni del Cielo.
Vostro aff.mo in Corde Jesu Sac. MICHELE RUA.
1. Feste giubilari a Roma. — 2. Don Bosco, modello di attaccamento alla Chiesa. — 3. Don Bosco per íl Canto Gregoriano. — 4. Don Bosco per il Catechismo. — 5. Necessità di coltivare le vocazioni. — 6. Diffondere i buoni libri. — 7. Fogli religioso-apologetici negli Oratori Festivi. 8. Aiutare a sostenere gli studentati teologici.
Roma, 14 giugno 1905.
(Lettera Edificante N. 7).
Non vi farete le meraviglie che questa mia lettera vi giunga colla data di Roma, essendovi forse già noto, che qui mi trasse il vivo desiderio di prender parte alle solenni feste che si celebrano dai Salesiani nell´Eterna Città nella ricorrenza del 25° anniversario, dacchè fu fondato questo importantissimo Istituto. Come è facile immaginare, furono molte e gravi le mie preoccupazioni durante tutti questi giorni, molte le persone ragguardevoli che dovetti visitare, varie e rilevanti le cose che pel bene della nostra Pia Società convenne trattare colle Sacre Congregazioni Romane e collo stesso Santo Padre.
Reduce dall´udienza del S. Padre, che benignamente ci concesse stamane, sento il bisogno di farvi tosto parte della mia consolazione. Egli è per noi un Padre il più amabile che molto s´interessa delle opere salesiane. Sentì con gran piacere il bene che dai Salesiani si va facendo alla gioventù nelle missioni ed agli emigrati. Ricevette con espressione di riconoscenza l´offerta che uno dei nostri missionari gli recò dagli Stati Uniti raccolta fra i cattolici italiani di quella nazione, e di gran cuore accordò i favori che gli chiesi per la nostra Pia Società. Ne sia benedetto il Signore e degnisi proteggere e conservare incolume sì degno suo Vicario.
Non istò a parlarvi di queste feste giubilari, di cui avrete notizie per mezzo del Bollettino, bensì vi dirò che non ostante il continuo lavoro di questi giorni, io sento in fondo al cuore un imperioso bisogno di trattenermi per pochi istanti con voi, o carissimi figliuoli, e comunicarvi alcuni pensieri e riflessi che la stessa dimora in Roma mi suggerisce: nè posso rimanermi tranquillo finchè non mi viene fatto di metterlo per iscritto. Essi prendono la forma di una Lettera Edificante, che sarà un piccolo ricordo del mio soggiorno in Roma durante questo anno e delle feste giubilari da noi celebrate per render grazie a Dio dei favori che si degnò concederci durante questi cinque lustri. Voglia Maria SS. Ausiliatrice benedire queste pagine, perchè tornino feconde di frutti abbondanti per le anime nostre.
Quanti conobbero D. Bosco durante la sua carriera mortale o ne lessero la vita meravigliosa, mentre ne ebbero ad ammirare le virtù straordinarie, avranno senza dubbio dovuto convincersi che egli non viveva che per Dio, che in ogni tempo, in ogni luogo, in ogni benchè minima azione era guidato dallo spirito del Signore. Per noi suoi figliuoli pare quasi impossibile rappresentarci D. Bosco se non col volto acceso di santo zelo e colle labbra aperte in atto di ripetere il suo motto prediletto: Da mihi animas, caetera tolle. Credo di non andar errato pensando che anche voi non potete raffigurarvelo altrimenti che quale perfetto modello di sacerdote, immemore di se stesso, inteno5 unicamente a procurare la gloria di Dio ed a guidare un gran numero di anime al cielo. E se noi avessimo vaghezza di domandargli come abbia fatto a sormontare tante difficoltà, a passare vittorioso tra gli scogli, a continuare imperturbato il cammino tracciatogli dalla Provvidenza e fondare la sua Pia Società, sembra che egli con quella fisonomia bonaria e sempre raggiante di .carità e dolcezza ci risponda colle parole di S. Paolo: nos autem sensum Christi habemus, quasi volesse dirci che mai non pensò nè operò secondo i dettami del mondo, e sempre e dovunque si sforzò di riprodurre in se stesso il divino modello, Gesù Cristo, e così gli venne fatto di compiere la sua missione.
Nè v´era pericolo che egli errasse nella pratica di questo spirito del Signore, poichè in tutto egli voleva essere guidato da quella Chiesa che è colonna e fondamento della verità. Esaminiamo la sua vita intera, e noi troveremo Don Bosco premuroso anzi tutto di essere sempre ubbidientissimo figlio della Santa Chiesa, disposto ad ogni sacrificio per propagarne le dottrine e sostenerne i diritti. Non solo ne osservava le leggi, ma ancora ne preveniva i desideri. Di qui ne viene che noi suoi figli abbiamo ora la ineffabile consolazione di vedere sancite dalla infallibile Autorità del Sommo Pontefice molte cose che tanti anni fa D. Bosco, profondo conoscitore dei tempi e sicuro interprete dello spirito della Chiesa, con zelo instancabile c´inculcava. I fatti lo provano.
I più anziani tra i confratelli non hanno certamente dimenticato quanto il nostro buon Padre amasse il canto Gregoriano. Mentre questo era quasi ovunque trascurato, D. Bosco ne istituiva nel suo Oratorio una scuola, per cui dovevano passare tutti gli alunni anche prima di essere ammessi ad imparare la musica.
Quei cantori dovevano preparare le antifone, i salmi e tutti gli altri canti necessari pel decoro delle sacre funzioni. Lo zelo fa concepire a D. Bosco il desiderio di fornire ad ogni parrocchia abili cantori. Egli gusta ed ama ardentemente la musica, eppure ha una predilezione pel canto gregoriano, e quando nel parlare delle sue nozze d´oro uno gli chiede qual Messa vorrebbe si cantasse in quella solennissima festa, egli risponde senza esitazione Missa angelorum cantata da tutti i giovani dei collegi salesiani ( s´intende che fossero per esistere allora).
E qui io sento il dovere di tributare una ben meritata lode a molti fra i Salesiani che seguirono l´esempio e l´insegnamento di D. Bosco nella coltura del canto Gregoriano. Mi è dolce ricordare i loro sforzi, coronati da splendidi risultati, per insegnare colla musica sacra il canto prettamente ecclesiastico, sia in Italia come in Francia. Mi compiaccio nel pensiero che i Salesiani furono considerati da vari Vescovi e ragguardevoli personaggi quali strumenti per rialzare il decoro delle sacre funzoni, e furono sempre chiamati a cantare nelle più grandi solennità. Ricordo poi con gran piacere come i nostri confratelli di Buenos Aires ebbero la felice idea di chiamare a congressi quanti conoscevano uomini di buona volontà di quella fiorente Repubblica, onde promuovere lo studio del canto gregoriano e della musica sacra, e ciò sul finire dell´anno 1903, quando Pio X non aveva ancora pubblicato il suo Motu proprio. Questo importantissimo documento poi, se venne accolto con entusiasmo da tutti i veri figli della Chiesa pei frutti ubertosi che se ne sperano, dev´essere dai Salesiani accolto inoltre come una prova evidente che D. Bosco era ripieno dello spirito del Signore e dello spirito della Chiesa, e che egli, si direbbe, prevedeva ciò che più tardi il Capo dei fedeli avrebbe comandato.
Perciò noi Salesiani ci trovammo preparati alla riforma del canto nella liturgia. In varie nostre pubbliche chiese la parola del Papa ebbe subito completa esecuzione, anzi alcuni dei nostri Maestri di canto gregoriano furono incaricati di darne lezioni al clero ed agli alunni di vari seminari. Lo zelo dei maestri in varie nostre case si comunicò agli alunni, che presero a coltivare il canto gregoriano con non minor gusto ed impegno che la musica. Si ebbero quindi esecuzioni dí canto ecclesiastico nelle grandi funzioni, che poterono star a petto della più bella musica. Si comprese che se il canto gregoriano non era gustato, si era perchè non conosciuto e non studiato.
E sia detto a nostra edificazione, qui non s´arrestarono gli sforzi dei Salesiani, poichè specialmente per opera loro si tenne a Torino il Congresso di Canto Gregoriano e di musica sacra, a. cui benedisse con particolar effusione il Santo Padre Pio X, sicuro che i lavori del Congresso torneranno molto utili per la pratica esecuzione delle prescrizioni emanate dalla Santa Sede. Non occorre dirlo, questo Congresso accrebbe il lavoro a vari nostri confratelli già occupatissimi, ma essi si mostrarono felici di giovare nella loro sfera al compimento dei comandi e dei desideri del Papa Pio X, che già informato dell´esito felice di questo Congresso, me ne parlò mostrandone dolce soddisfazione.
Questo scrivo colla speranza che il nostro zelo non abbia a rallentare, poichè molto resta ancora a fare. Oh! ritornino quei tempi in cui i canti della Chiesa avevano una particolare attrattiva anche per chi era morto alla fede, come per S. Agostino che esclamava: Quando mi tornano a mente quelle lacrime, ch´io versai ne´ principii della mia conversione a sentire la salmodia della tua Chiesa, che mi suona dentro tuttavia, e mi commuove, non per le note, ma pei sentimenti modulati con appropriata espressione e con limpida voce, torno a conoscere la grande utilità di questa istituzione (Conf. libro X).
Un´altra prova che lo spirito di D. Bosco era lo spirito della Chiesa è questa. Egli colla parola e coll´esempio ci raccomandò il Catechismo. Nè poteva essere altrimenti. Il primo catechismo fatto al povero Bartolomeo Garelli fu la pietra angolare della nostra Pia Società. Il catechismo nelle chiese, sulle piazze, in un prato era il lavoro principale di D. Bosco; fu il mezzo con cui trasformò tanti monelli di piazza, e ne fece dei buoni cristiani ed onesti cittadini.
Ne´ suoi istituti volle vi fosse il Catechista, stabilì che all´insegnamento religioso fosse dato il posto diunore. Il nostro buon Padre seppe cotanto nobilitare l´ufficio di catechista da tenersene onorati, oltre i sacerdoti, i principali fra i Marchesi, i Conti e i nobili di Torino. Secondo la mente di D. Bosco quegli oratorii in cui non si facesse il catechismo, non sarebbero che ricreatoci; cesserebbero di essere salesiani quegli istituti ove non s´insegnasse debitamente la religione, specie coi catechismi.
Orbene quanto deve tornar dolce al cuore d´ogni salesiano il vedere inculcata a tutta la Chiesa dal Sommo Pontefice ciò che D. Bosco insegnava e raccomandava a noi! Pio X il 15 Aprile pubblicò un´ammirabile Enciclica sull´istruzione religiosa. Dalla mancanza del catechismo egli ripete l´odierno rilassamento e quasi insensibilità degli animi..., ed altri gravissimi mali, tra cui il più deplorevole, cioè la dannazione eterna delle anime. Chi farà le meraviglie se io vi affermo che leggendo questo gravissimo ammaestramento del Papa, mi immaginava di udir ripetere molte cose che ci diceva D. Bosco? Quel grande Pontefice che si prefigge di omnia instaurare in Christo, ci addita il catechismo quale mezzo precipuo di raggiungere sì nobile scopo, quale rimedio alle piaghe dell´attuale società.
Spero che tutti i membri della Famiglia Salesiana faranno tesoro dei consigli e delle raccomandazioni di D. Bosco, ora specialmente che divennero comandi e consigli del supremo Gerarca della Chiesa. Nè si creda che il Papa imponga l´obbligo del catechismo solamente ai parroci ed a coloro che hanno cura di anime. Pei giovani che dimorano nei nostri collegi e frequentano i nostri Oratorii noi teniamo le veci dei parroci; quindi qual terribile conto avremmo a rendere a Dio, se per nostra incuria i nostri alunni non ricevessero quel grado di istruzione religiosa che è necessario per assicurare la salvezza dell´anima loro? Un grande Arcivescovo ( 1 ) nel percorrere la sua diocesi vide un giorno un
pastorello che mentre imperversava uno spaventoso temporale, rimase al suo posto senza cercare un asilo ove ricoverarsi. Il meschinello temeva che se per poco si fosse allontanato, i lupi e le volpi sarebbero venute a divorare le pecorelle alle sue cure affidate. Quello spettacolo commosse l´Arcivescovo, che fece proposito di non essere inferiore a quel pastorello nella cura del proprio gregge. Anzi otto anni prima della sua morte, rinunziò all´episcopato per dedicarsi intieramente a catechizzare i fanciulli.
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(1) Don Bartolomeo de´ Martiri, Arcivescó4o di Braga in Portogallo.
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L´esempio di quel pastorello che commosse cotanto un Arcivescovo, las96rà i nostri cuori indifferenti per questa importantissima parte della missione a noi affidata?
Ci sproni egualmente a fare con particolare impegno il catechismo l´esempio del nostro S. Francesco di Sales, che col catechismo convertì gli eretici del Chiablese, e che già Vescovo trovava la sua delizia insegnando la dottrina ai fanciulli, facendosi piccolo con loro, allettandoli con opportune similitudini ed esempi.
Mi conforta la speranza che, animati dall´esempio del Direttore in ogni casa i sacerdoti, chierici e gli stessi confratelli coadiutori, diverranno altrettanti zelantissimi catechisti specialmente negli Oratorii festivi. Faccia il Signore che si veggano di nuovo i nostri catechisti preparare le loro spiegazioni, cercare esempi edificanti da narrare nel catechismo, come si faceva nei primi tempi dell´Oratorio. A noi salesiani in modo speciale incombe il dovere di ridurre alla pratica ciò che si raccomandò riguardo al Catechismo nel Congresso degli Oratori Festivi, che si tenne nel 1902, e che a vero dire fu tutta opera salesiana. Nè permettiamo che abbiano a rimanere sterili i voti che si fecero in quel Congresso riguardo alle scuole di religione, le quali sono come il perfezionamento dei nostri catechismi. Vi assicuro che io non saprei rassegnarmi a vedere diminuito lo zelo dei Salesiani per le scuole di religione, sulle quali la storia della nostra Pia Società dovrà scrivere pagine gloriose. Debbo qui notare a comune edificazione che in questo viaggio fui molto consolato nel trovare parecchi nostri Oratorii festivi veramente in fiore coll´insegnamento regolare del catechismo e colle scuole di religione. Per ragioni, che non occorre esporre, io non posso entrare in certi particolari e narrare casi pietosi che ci darebbero una giusta idea del molto bene che si fece per mezzo delle scuole di religione; nulla però mi vieta di affermare che ad esse andarono debitori molti giovani, che già avevano abbandonate le pratiche del buon cristiano, se le ripresero e continuarono a praticarle senza rispetto umano. Alcuni di questi alunni già avevano dato il loro nome a certe Associazioni nemiche della Chiesa, e per gl´insegnamenti ricevuti ne ritrassero il piede non solo, ma seppero in seguito resistere ad ogni seduzione, nè caddero mai più nei lacci che loro furono tesi. Quei giovani che frequentarono la scuola di religione, affrontando coraggiosamente i fischi o gli insulti dei settarii, organizzarono feste religiose, presero parte a pubbliche manifestazioni di fede, ricevettero con grande onore Vescovi e Cardinali; in una parola provarono col fatto che la loro vita concordava intieramente colle loro credenze. E se le cose stanno così, chi non vede quanto sono largamente compensati quei sacrifici che si debbono fare nel sostenere quelle scuole? In vista di frutti così consolanti chi stupirà se io non cesso di raccomandarle quanto so e posso? Sono sicuro che le mie raccomandazioni non saranno vane. Anzi facendo assegnamento sulla vostra buona volontà, ho assicurato il S. Padre Pio X che i Salesiani non vogliono essere secondi ad alcuno nel promuovere lo studio del canto gregoriano e nell´impartire alla gioventù l´istruzione religiosa.
Dopo aver trattato di questi due argomenti, la cui attuazione è stretto dovere d´ogni buon cattolico, potrei deporre la penna e chiudere la mia lettera; ma mi rimane ancora a trattare di alcune cose di grave momento.
Quando gl´Ispettori Salesiani vennero altCapitolo Generale, se da un lato fui lieto di rivederli e di udire da loro consolantissime notizie intorno alle opere che essi hanno tra mano, dall´altro sentii in fondo al mio cuore una pena vivissima per non potere intieramente soddisfare le loro dimande di personale. Fin d´allora mi proposi di rinnovare le raccomandazioni di coltivare in tutte le nostre Case le vocazioni fra gli studenti ed anche fra gli artigiani, affine di provvedere la nostra cara Congregazione di buoni operai. Egli è vero che la vocazione sacerdotale e religiosa è essenzialmente l´opera di Dio, il quale mai non cessa di chiamare nuovi operai nella sua vigna, affinchè la coltivino. È vero che Egli continua a far conoscere alla sua Chiesa coloro che ha scelto, come fece ne´ tempi antichi della Chiesa; è pure vero che nessuno il quale non sia chiamato, deve aver l´ardire di entrare nel santuario. Tuttavia non si può negare che in fatto di vocazione a noi pure tocca una , parte molto importante; noi dobbiamo lavorare insieme con Dio a preparare novelli apostoli. Senza la nostra cooperazione quante pianticelle rigogliose, destinate a dare ubertosissimi frutti, intristirebbero e finirebbero per seccare.
S. Paolo scrisse, che il sacerdote deve vivere dell´altare; così pure il contadino del frutto del suo campo, il pastore del latte delle sue pecore. Egualmente una comunità religiosa deve vivere delle opere che va facendo, e con ciò intendo dire che il suo lavoro non solamente deve procurargli il sostentamento, ma ancora deve fornirgli nuovi operai. Coltivando le vocazioni si riempiono di nuovo le file dei soldati, che la morte e (pur troppo! ) le defezioni hanno diradato, si ringiovanisce la Pia Società, se ne estende la sfera d´azione, si rallegrano i vecchi che vedono continuata la loro spirituale posterità.
Non dubito punto che il vostro amore per la nostra Congregazione vi renderà santamente industriosi nella coltura delle vocazioni; quindi non vi ripeterò ciò che altre volte ho scritto intorno ai mezzi di formare dei buoni salesiani fra i vostri allievi, mi terrò pago di trascrivervi un breve tratto d´una lettera ricevuta da un nostro Direttore il 5 Maggio u. s. « Per inviluppare nei giovani l´affetto alla nostra Pia Società e coltivare in essi la vocazione, ho trovato un mezzo per quanto semplice; altrettanto proficuo. Esso consiste nel far leggere in larga scala, in refettorio e in dormitorio, in pubblico ed in privato tutto ciò che riguarda Don Bosco e la nostra Congregazione, cioè la vita di Don Bosco e le diverse biografie scritte da Don Bosco che si sono stampate finora, specie le più adatte a questo scopo, quali sono quelle di Savio, Magone, Comollo, Besucco, le biografie dei nostri Confratelli defunti, il Bollettino Salesiano, gli articoli dei giornali che parlano delle nostre Case, facendo risaltare di quando in quando nel discorsetto della sera le cose più salienti ed importanti. Io, che pure non ho il dono della parola, nè altre qualità che possano sostituirlo, ho sempre trovato vantaggiosissimo questo mezzo ».
Don Bosco nel compilare il programma dei figli di Maria Ausiliatrice, citò le seguenti parole di S. Vincenzo de´ Paoli: non v´è opera di carità più bella che formare un sacerdote. Mano dunque all´opera; nulla si risparmi, si lavori, si vegli, si preghi perchè in ogni nostra casa germogli qualche fiore da offrire a Maria Ausiliatrice.
Vorrei ora insistere sulla pratica dell´art. 7, Cap. 1° delle nostre Costituzioni, cioè raccomandarci caldamente la diffusione dei buoni libri.
I lettori della vita di D. Bosco avranno incontrato sovente i nomi del Guala, del Cafasso, del Borel e di tanti altri ecclesiastici, che furono altamente benemeriti della Chiesa piemontese, e forse ignorano da chi avessero essi attinto tanto zelo e pietà, chi sia stato il loro padre e maestro. Ve lo dirò in poche parole. L´annc 1747 il capitano Alberto Diessbak, calvinista, trovavasi di guar• nigione a Nizza Marittima, e frequentava la casa del Console di Spagna, Sig. De Saint-Pierre. Fu in questa famiglia che gli venne tra mano un librò che dissipò dalla sua menté´le tenebre dell´errore e lo condusse all´ovile di Gesù Cristo. Così si convertì il Diessbak, che divenne poi fervente religioso nella Compagnia di Gesù, ove vi fu finchè questa non fu soppressa.
Il pensiero che un libro, posto a bello studio sotto i suoi occhi da un´anima buona, era stato lo strumento della sua conversione, gl´ispirò di dedicarsi in modo speciale alla diffusione di buoni libri e di foglietti di propaganda cattolica, nel desiderio di procurare ad altri la grazia concessa a lui stesso. E chi potrebbe dire quanto bene gli venne fatto di compiere con questo mezzo! Ebbe ad imitatori dapprima Brunone Lanteri Fondatore degli Oblati di Maria, il T. Guala e poi quella pleiade di santi sacerdoti a cui appartenne pure il nostro venerato D. Bosco. Ancora ai nostri tempi, dopo un secolo e mezzo, il Piemonte sente i benefici influssi di questo apostolato. (1)
Il nostro buon Padre fu un uomo del suo tempo, conobbe il bisogno urgentissimo di contrapporre libri buoni al dilagare dei libri perversi che inondava perfino i più reconditi villaggi delle nostre campagne. Senza perdersi in vani lamenti, D. Bosco diè mano alla penna, e, lavorando spesso durante la notte invece di dare al suo corpo il necessario riposo, scrisse opere di svariati argomenti, tutte dirette a preservare le anime, specialmente la gioventù, dalle arti d´un mondo ingannatore. Nè ciò gli bastò: egli fondò le Letture Cattoliche, aperse tipografie in varie città, che mandano ovunque a larghi sprazzi la luce della verità e combattono vittoriosamente l´errore. Che più? Nel compilare la Costituzione della Pia Società egli fa un obbligo a´ suoi figli di continuare questo genere di apostolato. Noi ci allontaneremmo dallo spirito del nostro Fondatore, se non ci adoperassimo per spargere ovunque dei buoni libri. E ciò ci riuscirebbe così facile nei nostri Collegi e Oratorii festivi, nè occorrerebbero grandi spese, stante la moltiplicità di stampati d´ogni genéte che escono dalle tipografie salesiane a prezzo modicissimo.
(1) Vedi la Vita del servo di Dio Pio Brunone Lanteri, di cui si dovrebbe arricchire ogni biblioteca della nostra Pia Società e farsene lettura in tutte le nostre Case. Trovasi vendibile nella Libreria Salesiana dell´Oratorio.
Anche su questo argomento mi giunse una lettera d´un buon Salesiano di cui voglio almeno trascrivere alcuni tratti. « Da alcun tempo vado vagheggiando una idea, che mi sembra utile e di non difficili attuazioni. Pare si potrebbe fare molto bene se ogni domenica si potessero distribuire ai giovanetti degli Oratorii festivi fogli religioso-apologetici. Ho potuto toccar con mano che molti giovanetti corrono pericolo di perdere la fede trovandosi a convivere con persone che con bocche d´inferno bestemmiano e vomitano continuamente calunnie, derisioni, frizzi contro la nostra santa Religione ed i suoi ministri. Poco alla volta ne sentono meno orrore e finiscono col persuadersi che la Religione cattolica ha fatto il suo tempo, lasciano libero campo al dubbio ed alla indifferenza per terminare coll´ateismo. Quindi si dovrebbe bandire una santa Crociata per eseguire i comandi del Papa Pio X sul Catechismo, e si dovrebbe cercare di renderne lo studio più attraente con foglietti settimanali, i quali per mezzo dei giovanetti dell´Oratorio penetrerebbero nelle famiglie, ove è difficile introdurre un buon libro ». A questo punto animato da santo zelo il Confratello ci dà una traccia dei foglietti da lui ideati. Egli vorrebbe che ogni numero contenesse varie domande del Catechismo spiegate in modo vivo ed attraente, un paio di esempi che si riferiscano alle verità esposte, ed infine un dialogo apologetico su qualche errore o calunnia che più corre sulle bocche del popolo.
Egli finisce col suggerire il modo di procurarsi i mezzi per questa propaganda. Forse egli non sa che questa già viene da parecchi anni attuata in lingua castigliana da una nostra Casa di Spagna; ed io ve la addito pure a comune informazione. Essa è quella di Sarrià presso Barcellona.
Checchè sia di questa proposta, che io ho trascritto volentieri perchè siate edificati dallo zelo del Confratello che l´ha fatta, egli è certo che noi dovremmo preferibilmentte diffondere quei libri che istruiscono nelle verità di nostra santa Religione, quali erano le opere principali stampate da D. Bosco nelle Letture Cattoliche. Che merito ne avremmo dinanzi a Dío se con qualche libro o foglietto riuscissimo a conservare la fede in qualche povero giovane, ricondurre qualche traviato sul sentiero della virtù? Quanto bello sarebbe se anche altri spendessero l´ingegno ed il tempo dedicandosi a questo genere di pubblicazioni, e quanto bene si farebbe col diffondere tali foglietti e libretti per prezzo di abbonamenti ed offrendoli ai nostri giovanetti come regali, premi, ecc.! Portati nelle famiglie sarebbero di grande vantaggio non solo ad essi, ma pure ai genitori e fratelli.
Spero che vi sarà tornata oltremodo gradita la notizia che sormontando gravissime difficoltà ci fu dato d´incominciare regolarmente quattro studentati teologici. In essi i nostri chierici attendono con ogni comodità alla loro formazione intellettuale, morale e religiosa. Sono immensi i vantaggi che si sperano da questa felice innovazione, che so essere stata encomiata da Vescovi e Cardinali, specialmente dal nostro zelantissimo Cardinal Protettore. Tuttavia l´esistenza degli studentati, come quella dei noviziati non dovrebbe aggravare maggiormente il Capitolo Superiore che con istento riesce a provvedere a tanti altri bisogni generali della Congregazione. Quindi raccomando a tutti i Direttori di aiutarci per sostenerli. L´esperienza ci fa conoscere che nessuno ebbe mai a lamentarsi d´aver fatto qualche sacrificio per adempiere a questo dovere verso l´intera nostra Società. Iddio ha benedetto meravigliosamente l´esattezza di coloro che si mostrarono generosi soccorrendo i noviziati e gli studentati, ed ha loro mandato soccorsi inaspettati di gran lunga superiori a quanto essi avevano dato. Nè ciò è straordinario perchè il Signore ce lo promise quando disse: date et dabitur´-vobis. Dio conceda a tutti coloro che sono alla testa delle nostre Case questa carità veramente ordinata.
Ora voi vi aspettate certamente che io vi parli della Causa di beatificazione del nostro amato Padre D. Bosco. Questa fu una delle cause che m´indussero a portarmi a Roma, dove me ne occupai con ardore: posso dirvi che si lavora attorno a questo argomento tanto caro al nostro cuore; ma stante la molteplicità degli affari, la S. Congregazione non può procedere con quella alacrità che sarebbe da noi desiderata. — Così pure riguardo alle Deliberazioni dell´ultimo Capitolo Generale non potei ancora avere una risoluzione definitiva. Noi intanto siamo sempre diligenti nell´osservare quelle che abbiamo tra mano dei precedenti Capitoli, risolvendo fin d´ora di osservare le ultime, come ci saranno approvate dalla S. Congregazione.
Spero che tutta la famiglia salesiana, ricordando di essere consacrata fin dal principiare di questo secolo al S. Cuore di Gesù, si sforzerà in avvenire di amarlo con sempre crescente ardore, d´imitarne con maggior perfezione le virtù e di riparare con tutto zelo gli oltraggi che riceve nel SS. Sacramento dell´Eucaristia. Raccomandategli in modo speciale
Il vostro aff.mo in G. C.
SaC. MICHELE RUA.
canonicamente approvate
Torino, 29 settembre 1905.
Solennità di S. Michele Arcangelo.
Carissimi Figli in G. C.
Oggi, Festa mia Onomastica, vi preparo un regalo, che spero tornerà a tutti gradito. Nella mia circolare del 19 Febbraio del corrente anno vi feci notare con quanta solennità fu tenuto il Capitolo Generale ultimo e di quanta importanza è stato, pel modo con cui si svolse, pei Confratelli che vi presero parte e sopra tutto per gli argomenti vitali per la nostra Congregazione che vi si trattarono. Fu ammirabile la calma imperturbata che sempre vi regnò accompagnata da carità fraterna ed esemplare accondiscendenza anche nei casi di disparità di pareri. Vi dicevo già in quella mia circolare, colle parole di un nostro anziano, che quelle adunanze erano state veramente scuola di sapienza, d´umiltà e di carità. Intanto portavo a vostra conoscenza come il X Capitolo Generale aveva divise le sue deliberazioni in due categorie: nell´una erano compresi gli articoli organici, quelli cioè che l´Assemblea aveva giudicati necessari a completare le nostre Costituzioni e a darne un´autentica interpretazione in questi tempi, in cui ornai la nostra Pia Società si è svolta in tutte le sue parti ed organizzata colla maggior esattezza possibile in conformità alle prescrizioni della Chiesa ed allo spirito del nostro indimenticabile Padre, D. Bosco. Queste deliberazioni perciò saranno come altrettanti articoli delle nostre Costituzioni. L´altra abbracciava le deliberazioni aventi carattere direttivo e disciplinare, ossia quanto l´esperienza di oltre trent´anni ha suggerito per conservare fra noi lo spirito del Fondatore e far progredire sempre meglio la nostra Pia Società nella perfezione de´ suoi membri e nel buon andamento delle sue opere.
L´una e l´altra categoria di deliberazioni con gli atti del X Capitolo Generale, debitamente firmati, furono inviati alla S. Congregazione dei Vescovi e Regolari, ed ora mi gode l´animo nel parteciparvi ch´Essa, dopo maturo e sapiente esame, a nome e vece del S. Padre e della Chiesa, approva quelle organiche con suo Rescgittodel primo Settembre tali e quali furono presentate - prout continentur - e faceva esprimere la sua soddisfazione pel modo con cui fu condotto quel Capitolo.
A me preme mettervi tosto a parte di questa mia gioia e però senz´aspettare ad inserirle sotto i capi e gli articoli delle Costituzioni, alle quali servono di compimento, ve le comunico nella loro integrità tali e quali furono presentate ed approvate dalla S. Sede, con a fronte il prezioso e per noi quanto mai consolante e lusinghiero Rescritto. Questo è il regalo che vi preparo per la mia Festa Onomastica.
I lavori del X Capitolo Generale hanno così avuto il loro pieno successo e completo coronamento. Questo fatto dev´essere da noí salutato, starei per dire, con non minor entusiasmo di quello importantissimo dell´approvazione delle nostre Costituzioni, poichè mentre ci assicura che nell´osservare le prese deliberazioni noi ci appoggiamo a base stabile e sicura, ci dice ancora che in nulla ci siamo allontanati dallo spirito del nostro Fondatore e della Chiesa: sian rese vivissime grazie al Cuore Sacratissimo di Gesù ed alla nostra buona Madre la Vergine Ausiliatrice!
Come accennai sopra, e voi stessi potrete accorgervi leggen( dole, queste deliberazioni hanno per iscopo di completare certi capi ed articoli delle nostre Costituzioni e perciò spero in seguito potervele presentare inserite tanto nel testo latino, quanto nell´italiano.
Quelle direttive poi e disciplinari saranno trasportate nei vari regolamenti, alla cui compilazione si sta lavorando. Si spera poterle fra non molto stampare e distribuire, affinchè ci servano di guida nell´osservanza delle Costituzioni e nel disimpegno delle nostre particolari occupazioni. Esse potranno subire qualche modificazione che il tempo, le circostanze e l´esperienza fosse per suggerirci.
Di molte altre cose avrei a discorrervi, ma non voglio per questa volta distrarre la vostra attenzione dall´oggetto precipuo di questa mia, la partecipazione cioè delle Deliberazioni organiche recentemente approvate. Tuttavia come conclusione non posso fare a meno di richiamare alla vostra memoria la mia lettera 13a in data del 1° Gennaio 1895, che troverete stampata nella raccolta delle mie Circolari (N. 27, pag. 140 ). Rileggendola, anche dopo undici anni, la trovo proprio opportuna all´attuale circostanza e però ne raccomando caldamente l´attenta lettura a tutti i miei Carissimi Figli, e potrà anche servire di argomento per la prima Conferenza che ciascun Direttore terrà ai Confratelli dopo aver ricevute le suindicate Deliberazioni organiche.
La grazia del Signore e la protezione della provvida nostra Madre, la Vergine Ausiliatrice, ci siano di aiuto per essere fermi nei santi propositi presi negli Esercizi spirituali delle testè scorse vacanze, e di conforto per superare gli ostacoli che indubbiamente s´incontreranno nel mantenerci fedeli nel divino servizio.
Vostro aff.mo in G. e M. Sac. MICHELE RUA.
PS. — Per uniformità, e per lasciar tempo a preparare i diversi moduli per le varie ammissioni e dare le opportune spiegazioni, le nuove deliberazioni non andranno in vigore fino al 29 gennaio 1906, festa del nostro glorioso Patrono, S. Francesco di Sales. I Sigg. Ispettori che non avessero ancora il loro Consiglio o non l´avessero completo, facciano quanto prima le dovute proposte, sollecitandone l´approvazione dal Capitolo Superiore.
dei chierici
Torino, 21 novembre 1905.
Festa della Presentazione di M. SS.
Cari Ispettori e Direttori,
Non potete immaginarvi quanta pena cagioni a me e agli altri membri del Capitolo Superiore il non poter provvedere, in ispecie sul cominciar de´ singoli anni scolastici, a tutti i bisogni di personale per le Case da voi dipendenti. Intendiamo pienamente tutte le vostre insistenze, e le intendono soprattutto il Consigliere Scolastico e il Consigliere Professionale, i quali, come direttamente incaricati, non tralascianocerto nè mezzo nè fatica alcuna per venirvi in aiuto. Ma anche voi capirete che non a tutto possiamo noi provvedere da Torino, malgrado tutta la nostra buona volontà e che il personale per le case non lo si può avere a semplice richiesta pure giustificata o ad una esposizione di bisogni anch´essi reali e gravi. Vi prego quindi di voler investirvi delle condizioni nostre e saperci compatire se non possiamo nè sempre, nè nei modi richiesti, aderire ai desideri e bisogni, che son pure nostri.
Ma è necessario che regolarizziamo ogni giorno più le cose nostre e che a quest´effetto poniamo in cima di ogni pur nobilissima aspirazione la formazione intellettuale e morale dei nostri chierici, formazione che importa:
a) noviziato regolare;
b) studentato filosofico, pur regolare, sì per quelli che si preparano a Licenze e a titoli d´insegnamento, come per gli altri dediti esclusivamente al Corso di filosofia, senza aspirazione ad esami pubblici;
c) studentato teologico regolare.
Il troncare agli uni il Corso filosofico e il trattenere gli altri dallo studentato teologico son due cose che, tollerate talvolta per la necessità, dobbiamo adoperarci ad eliminare in avvenire, anche a costo di sacrifizi.
Lo esige il decoro ed il benessere della nostra Pia Società; lo esige il benessere intellettuale e morale dei nostri chierici che abbiamo dovere di formare sacerdoti pii e colti soprattutto nella scienza del sacro ministero. Questa scienza s´impone ogni giorno più nelle condizioni attuali sociali ai sacerdoti in genere e a noi in ispecie se vogliamo compiere bene la missione affidataci dal nostro indimenticabile padre D. Bosco. Bisogna quindi d´ora innanzi per alcuni anni calcolare quasi esclusivamente, per colmare i vuoti d´insegnanti assistenti presenti e futuri, sui chierici addetti al triennio di esercizio pratico vale a dire su quei chierici che, usciti dallo studentato filosofico, debbono a norma delle Deliberazioni Capitolari far il loro tirocinio prima di cominciar lo studentato teologico regolare. Se la Divina Provvidenza ci manderà dei buoni aspiranti, anche questi potranno giovare allo stesso scopo nel tempo della loro prima prova. Ma fermiamoci lì; non andiamo più oltre.
Ma, mi direte, come faremo, così operando, a provvedere ai bisogni delle nostre Case? Due cose si propongono:
1° Non proporre al Capitolo Superiore, almeno per un quinquennio, l´apertura di nuove Case o fondazioni, nè l´allargamento di quelle esistenti. Non possiamo: ecco tutto.
2° Passare a rassegna attentamente le singole Case vostre e, veduto se e quali si possono sopprimere, per meglio regolarizzare le rimanenti dell´Ispettoria, farne la proposta al Capitolo Superiore. Non è il numero che ci deve star a cuore, ma bensì il retto e regolare loro funzionamento. Procurate in questo lavoro così increscioso di tener conto di tutto, in ispecie che le Case esistenti rispondano sempre, richiamandole (occorrendo) allo scopo per cui furono fondate, e che la loro condizione sia od abbia ad essere nel più breve tempo in conformità delle nostre Costituzioni. Procurate soprattutto che, a tenore del nostro scopo primario e delle intenzioni del nostro caro D. Bosco, non solo ogni lspettoria abbia una Casa per figli di Maria, ossia per aspiranti allo stato ecclesiastico, ma ogni Direttore s´adoperi per coltivare le vocazioni fra i famigli, raccogliendo pure o raccomandando al proprio Ispettore quelli che presentassero sufficienti doti da fare sperar qualche probabilità di riuscita come religiosi coadiutori. Sono grandi i nostri bisogni di buoni preti, buoni chierici e buoni coadiutori. Ora per soddisfare a questi bisogni è necessario lavorare da tutti e con ardore all´opera delle vocazioni ecclesiastiche e religiose.
Sono persuaso che facendo quanto vi ho proposto, ne avvantaggeremo nello spirito religioso e non ci troveremo più così a disagio nell´opera della costituzione del personale. Con questa lieta fiducia vi prego dal Signore ogni benedizione e godo raffermarmi
Vostro aff.mo in G. e M. SaC. MICHELE RUA.
del personale
1. Difficoltà di provvedere personale atto. — 2. Norme per ovviare alle difficoltà.
Torino, 2 luglio 1906. Festa della Visitazione.
Carissimi Ispettori,
Si avvicina il tempo in cui dovrete pensare, d´accordo coi singoli Direttori, al personale delle Case della vostra Ispettoria per l´anno scolastico p. v. Or a questo riguardo, ossia per rendersi conto dello stato reale del personale disponibile e per ovviare in
tempo a malintesi ed a lamenti, il Capitolo Superiore destinò gran parte di un´adunanza.
Il Consigliere Scolastico notò anzitutto, per parte sua, il fatto avvenuto in anni andati, cioè:
a) mentre alcuni Ispettori si limitavano a chiedere lo strettamente necessario, altri spingevano le loro domande un po´ più in là, chiedendo dieci ad es. per aver sei, dò che non è conforme a lealtà;
b) si avverava una certa fretta in alcuni, non sempre giustificata, di essere invitati pei primi a trattare del loro personale, e la distribuzione quindi non sempre regolare del personale giovane, uscente dagli studentati, sicchè poteva avvenire che i primi fossero beati, gli ultimi un pochino...."Malconci. Nè poteva essere diversamente dal momento che egli, incaricato di riferire al Capitolo Superiore intorno al personale insegnante e assistente, non aveva avuto sott´occhio tutte e singole le proposte degli Ispettori, da potervi fare uno studio preliminare comparativo così dei bisogni come dei mezzi disponibili;
c) si lamentava talvolta un operare non conforme a carità fraterna, qual è quello di lasciar disponibili per altre Ispettorie confratelli non abbastanza idonei, non sicuri quanto a condotta e per soprappiù non si diceva piena ed intera la verità sulle condizioni intellettuali, didattiche e morali dei detti confratelli.
Ciò fatto il Consigliere Scolastico osservò come, da un esame da lui compiuto, risultasse troppo insufficiente ai bisogni esistenti il personale, che attualmente abbiamo, idoneo, per capacità intellettuale, abilità didattica e virtù sicura, all´educazione e all´istruzione della gioventù, che è lo scopo principale della nostra Pia Società; come da questo derivasse, per tener su Case e scuole, la necessità dolorosa di valerci di personale inadatto, anche esterno, ecclesiastico e laico, con iscapito dello spirito religioso. Aggiunse, con la statistica alla mano, come gli uscenti di quest´anno dagli studentati principali di Valsalice e d´Ivrea, riescano appena a colmare i vuoti formati:
a) da morti, da impotenti al lavoro della scuola, o da defezioni;
b) dai proroganti il servizio militare che dovranno in quest´anno recarsi temporaneamente fuori d´Europa a continuare l´opera loro di preti e chierici;
c) dai chierici che, terminato il tirocinio pratico, dovrebbero recarsi allo studentato teologico regolare. Anzi neppure tutti potranno recarsi, pe´ vuoti che sono da colmare, mentre è doloroso che sommino ancora a 156, nella sola Italia, gli studenti di teologia dispersi nelle Case, mancanti, per lo più, di tempo, d´aiuto di mezzi pei loro studi.
Tutta questa esposizione non poteva non impressionar vivamente il Capitolo Superiore, che ne fece perciò argomento di lunga discussione, dopo cui si venne a queste conculsioni, che vi comunico per l´attuazione pratica:
1) chiudere provvisoriamente le Case che per una ragione o l´altra non si possono tenere aperte, e rinunciare alle opere anche più sante, che per mancanza di personale adatto non possiamo sostenere. Pertanto gl´Ispettori dell´antico Continente sono invitati a mandarmi la nota delle loro case da chiudere provvisoriamente per le ragioni suddette;
2) nella formazione del personale gli Ispettori ricordino
essi e ricordino, possibilmente in una conferenza ed in termini espliciti, ai Direttori, da cui riceveranno le proposte, lo stato di cose sopra annunziato e provvedano a´ rimaneggiamenti, che occorressero, tanto per i chierici e preti, quanto pei coadiutori, col personale della loro Ispettoria.
Ove poi per vari e gravi motivi si dovessero destinare alcuni ad altra Ispettoria, insieme con le ragioni che a ciò inducono, diano il loro giudizio scritto coscienzioso sull´abilità e condotta dei detti confratelli uscenti d´Ispettoria; lo stesso si dica per quelli che si giudicassero affatto incapaci a qualsiasi ufficio.
3) Entro il 5 Agosto, non più tardi, gl´Ispettori dell´antico
Continente inviino al Consigliere Scolastico e al Consigliere Professionale, rispettivamente, l´elenco del personale, per casa e per ufficio, da loro preparato, coi vuoti reali derivanti dalle cause sopra annunziate. Non si dimentichino i maestri di scuola pei giovani artigiani dove questi esistono. Essi, i due Consiglieri predetti, esamineranno ogni cosa, per la parte che ciascuno riguarda, e si adopreranno, col personale disponibile e nei limiti del possibile, a colmare i vuoti sopraddetti; quindi di tutto faranno relazione al Capitolo Superiore, che deciderà entro la seconda metà di Agosto.
4) Deciso che sia, i Consiglieri sopra accennati trasmetteranno ai singoli Ispettori le decisioni adottate, che questi si affretteranno a partecipare ai Direttori. S´otterrà così maggior prestezza e maggior facilità nel disbrigo degli affari. È poi sempre inteso che pei traslochi e rimaneggiamenti entro l´Ispettoria, eccetto che pei Direttori, provvede l´Ispettore; per quelli invece che passano dall´una ad un´altra Ispettoria disporranno, rispettivamente, il Consigliere Scolastico ed il Consigliere Professionale d´accordo col Capitolo Superiore.
Cari Ispettori, quanto volentieri vorremmo continuare il metodo tradizionale nella formazione del personale fino ad ora tenuto, soprattutto perchè offre modo di vederci, trattare insieme delle nostre cose e dividere pure insieme gioie e dolori. Ma anche a questo bisogna rinunciare con gran pena mia e degli altri membri del Capitolo Superiore. Non è burocrazia che a ciò ci spinge bensì dovere di regolarizzazione. Ma noi, ve lo posso assicurare a nome di tutti i Capitolari, saremo sempre in aiuto e guida, in tutto quel che potremo, a voi, ai vostri Direttori e ai confratelli da voi dipendenti, con un solo ideale, che cioè la missione affidataci dal nostro indimenticabile D. Bosco si svolga, pur fra scosse e amarezze, e prosegua l´opera sua incessante a gloria di Dio e al bene della gioventù.
È pure in tale intento che vi esorto vivamente a porre tutto l´impegno per regolarizzare gli studentati di filosofia e teologia destinati a fornirei nostri chierici delle cognizioni necessarie per renderli maggiormente utili alla gioventù ed al bisogno dei vari uffici della nostra Pia Società. Facilmente anche comprenderete come sarà giovevole il fare quanto si può per non chiedere personale immaturo ed impreparato con danno della formazione intellettuale e morale de´ nostri chierici.
Il Signore ci assista e c´illumini nel disporre ogni cosa alla sua maggior gloria ed a maggior vantaggio delle anime.
Credetemi sempre
Vostro aff.mo in G. e M.
Sac. MICHELE RUA.
LI
Studi - Vocazioni
1. Manca personale per soddisfare le richieste di fondazioni. — 2. Studio della morale. — 3. Catechismo e conversioni. — 4. Anche negli Oratori si debbono cercare vocazioni.
Torino, 2 luglio 1906.
Festa della Visitazione di M. SS.
(Lettera Edificante N. 8).
Carissimi Figli in G. C.
È sempre per me soave e consolante il potermi intrattenere con voi. Leggo con piacere le lettere che mi inviate, in cui mi date ragguaglio delle vostre fatiche e delle vostre sante conquiste; mi trovo volentieri fra di voi quando siete riuniti o per gli esercizi spirituali o per altro motivo; e mi sento felice quando prendo la penna per comunicarvi i miei pensieri.
Se non che questo è ancor poco per me: vorrei potermi moltiplicare per portarmi a passare almeno qualche giorno in ciascuna delle nostre case, godere la vostra compagnia ed edificarmi cogli esempi della vostra attività e del vostro spirituale progresso. Ciò non è possibile per le grandi distanze: tuttavia, dove mi è dato di recarmi senza occupare troppo tempo ne´ viaggi, procuro di farlo, anche malgrado qualche sacrifizio, che per altro è reso dolce dal piacere di trovarmi con voi. — E voi, o miei buoni figliuoli, che più di tutti siete in regioni lontane; voi, che forse non avete mai veduto Don Bosco nè il suo Successore, che pur tanto amate, come ne date prova nelle vostre lettere, sappiate che non siete dimenticati, sappiate che, se non posso venir col corpo ad intrattenermi con voi, vi sto presente col cuore, e seguo passo passo la vostra vita, coll´ansietà di un padre che vi ama e desidera il vostro vero bene, la salvezza della vostra anima, la vostra santificazione.
Nei mesi scorsi ho potuto visitare varie case e trattenermi a mio agio anche con molti Confratelli e Cooperatori che ancora non mi conoscevano. Attraversai tutta la Francia, per recarmi a visitare le varie case delle Isole Britanniche, passai per le nostre case del Portogallo, ed in gran parte di quelle della Spagna e quindi, tornato a Torino, dopo breve fermata ripresi il viaggio per le nostre case dell´Italia Medidionale, della Sicilia, della Calabria e delle Puglie. Dappertutto ho visto quanto il Signore ci benedice, ho visto l´entusiasmo di migliaia di Benefattori, ed ho visto il buono spirito che c´è fra i nostri Confratelli, ho visto che si lavora molto e che regna la carità, la quale è, come dice S. Paolo, vinculum perfectionis.
Ed ora a coma-e edificazione vi riferisco le cose che in modo speciale molta consolazione apportarono al mio cuore. Dovunque ho veduto che sono molto apprezzate e desiderate le opere salesiane e dappertutto si ha grande venerazione pel loro Fondatore, il nostro buon Padre Don Bosco. Oltre lo sviluppo che vanno prendendo tali opere, appunto per la simpatia ed appoggi di cui godono, in tutte le parti ricevevo continue istanze per nuove fondazioni. E questa era la pena che turbava alquanto la mia contentezza, il dover sempre rispondere che si avesse pazienza, perchè manca il personale. Oh! quanto desideravo che si moltiplicassero i nostri Confratelli! Mi consolava però il vedere lo zelo che da parecchi si spiega per coltivare le vocazioni fra i giovani studenti ed artigiani ed anche col promuovere la categoria dei Figli di Maria, da cui tanto bene sperava il nostro buon Padre D. Bosco, che l´aveva così cara. Ho saputo con piacere che un Ispettore vi destinò una sua casa, e che già ne aveva raccolti una settantina tutti solleciti del loro miglioramento morale e dell´acquisto del necessario sapere. In altre Ispettorie ce n´erano di meno, ma tutti ben coltivati. Si reputino fortunati quegl´Ispettori e Direttori che ne hanno già qualcheduno, anzi procurino di aumentarne il numero; li provvedano dell´insegnamento necessario e stabiliscano un orario fisso e metodico, affinchè possano approfittare bene ne´ loro studi. Maria SS. Ausiliatrice non mancherà di benedire quelle case e quei superiori che si prendono a petto quest´opera provvidenziale, che è tutta sua e di tante vocazioni fu fruttuosa per la Pia nostra Società.
Ho trovato in molti nostri Sacerdoti lodevole impegno per tenersi bene istruiti nella Teologia morale, la quale non solo ci serve per dirigere saggiamente le anime a noi commesse, ma anche ci fa apprezzare meglio la grazia della vocazione e c´infonde sempre maggior desiderio del nostro profitto spirituale. Ho visto che in qualche Ispettoria s´introdusse una consuetudine ch´io proporrei all´imitazione di tutti gl´Ispettori. Usano quei nostri buoni Sacerdoti risolvere ciascuno per iscritto i casi proposti ciascun mese; e, dopo averli discussi in apposita conferenza, li inviano all´Ispettore, il quale li esamina o fa esaminare da uno espressamente scelto da lui, e li rimanda con tutte le debite correzioni in conformità della soluzione uffiziale data ogni mese. A nessuno sfugge quanto sia utile questo metodo per farsi un criterio sicuro in ogni questione teologica, e per avere le idee
ben chiare nella pratica. Ricordiamoci che ars artium regimen animarum, e teniamo come dette per`noi quelle parole ispirate che San Paolo volgeva al suo diletto discepolo Timoteo: attende tibi et doctrinae: insta in illis: hoc enim faciens et teipsum salvum facies et eos qui te audiunt (I Tim., IV, 16). E qui, giacchè parliamo di teologia, permettetemi di estendere la mia esortazione alle altre scienze ecclesiastiche. Specialmente in tempo di vacanze, in cui per ordinario vi è maggior agio, invece di attendere ad altri studi talor vani o leggeri, diamo una ripassata alla storia ecclesiastica, leggiamo diligentemente qualche parte della Sacra Scrittura. Tutto concorre a farci degni ministri e dispensatori de´ misteri di Dio. Quanto bene farà quel sacerdote che è sempre sollecito ut perfectus sit homo Dei, ad omne opus bonum instructus! (II Tim., III, 17 ). Questa esortazione rivolgo pure ai chierici studenti di teologia. Ai coadiutori poi raccomando di tenersi ben addestrati nel Catechismo, affinchè, dovendolo insegnare, lo sappiano veramente a perfezione. Potrebbero anch´essi, specie nella domenica, fare qualche lettura ascetica o studiare qualche tratto di Storia Sacra od Ecclesiastica, specialmente quella scritta dall´indimenticabile nostro Padre D. Bosco. Tutto questo coopera a fortificarci nella fede e nell´amor di Dio; chè, come dice lo Spirito Santo, è la sapienza che ci fa veramente onore. Dilectio Dei bonorabilis sapientia (Ecc.l. I, 14). A questo proposito debbo accennare che mi fu dí non leggera soddisfazione l´assistere a gare catechistiche promosse fra gli allievi interni e fra gli esterni degli Oratorii festivi, preparati non solo dai preti e chierici ma pure dai Confratelli coadiutori. Chi può calcolare il vantaggio che ricavano i giovanetti da tale diligente studio!
L´impegno spiegato dai nostri nell´insegnamento del Catechismo ha la sua eco anche nel Clero secgare. In una città, dove da qualche tempo abbiam fondato due Oratorii, per farmi una delle più grate sorprese, mi fu presentata dal Vicario Generale un´associazione già ben numerosa di giovani Sacerdoti, che non solo aiutano i nostri nel catechizzare i fanciulli, ma si spargono nelle varie parrocchie ad esercitare lo stesso così utile ufficio a favore di tanta altra gioventù.
Altra cosa molto consolante fu per me il sapere e vedere nei luoghi di missione da me visitati, che si vanno operando molte conversioni, specialmente nei paesi dove non regna la fede cattolica. Molti protestanti abiurano i loro errori e si fanno ferventi cattolici. Intanto riceviamo notizie di conversioni fra i selvaggi: e perfino nella recentissima missione dell´India abbiamo già qualche conversione importante, che ci dimostra come Iddio vuole premiare ogni nostro sacrificio e fatica nell´insegnare le verità di nostra santa religione. Dal canto nostro noi diciamo con fervore: Pater, adveniat regnum tuum.
Ho pure visto, con mia contentezza, che si diede molto sviluppo agli Oratorii festivi, da cui tanto bene si aspetta la Chiesa e la Società. I nostri buoni Confratelli moltiplicarono le loro industrie per aumentare ed assistere i loro allievi. Sentite quanto si fa per l´Oratorio festivo in un luogo difficilissimo, dove credevo che ben poco si potesse ottenere: è una comunicazione di un nostro Confratello sacerdote.
Egli adunque mi scrive: « Ecco quanto si fece nell´anno passato. Ritiro mensile, l´ultima domenica: la mattina istruzione, esame di coscienza, preghiera per l´esercizio di buona morte. Questa pia pratica lascia viva impressione nei giovani oratoriani. La comunione mensile, in giorno libero, vi è regolare. Ho fondato una società di mutuo soccorso pel caso di malattia (5 cent. settimanali di contribuzione); una cassa di risparmio per insinuar nei nostri giovani l´idea dell´ordine e dell´economia; e, in questi giorni di sciopero e di errori sociali, un circolo di studi sociologici per mettere qualche idea retta e chiara negli apprendizzi. Ecco in breve ciò che fo per questa opera dell´Oratorio festivo ».
Conoscendo quel nostro caro Direttore quanto sia importante coltivare l´Oratorio nel tempo delle vacanze, anzichè pensare a riposarsi pensa profittar dell´occasione, ed aggiunge: « Per circa un mese mi metto a far oratorio mattino e sera per comodità degli studenti: l´anno scorso raggiunsero il centinaio. Alla fine delle vacanze hanno tre giorni di esercizi spirituali ».
Ottimamente: se a tutte queste pratiche quel caro confratello potesse ancora aggiungere qualche industria per coltivare fra´ suoi allievi qualche vocazione potrebbe quasi quell´Oratorio essere proposto a modello.
Sì, anche negli Oratorii festivi conviene coltivare le vocazioni. Ricordiamo che il nostro buon Padre raccolse nell´Oratorio festivo le sue prime reclute; e così in altre nostre ispettorie le prime e buone reclute per la Pia nostra Società si ebbero dagli Oratorii festivi. In generale si lavora a coltivare le vocazioni nei collegi; ma negli Oratorii festivi talora quasi non si pensa a questa parte così importante della nostra missione.
Se noi faremo tutto il possibile, per esempio con istradare gli Oratoriani più buoni, che dànno segno di vocazione, allo studio del latino in off-libere dalle loro occupazioni, si potrà avere un contingente per la nostra Pia Società.
Lavoriamo, lavoriamo per moltiplicare gli operai evangelici e così si estenderà sempre più la sfera di nostra pia azione a favore della Chiesa e della società.
Ed intanto procuriamo noi stessi di corrispondere sempre meglio alla grazia della nostra vocazione col far sì che mentre cerchiamo, secondo le nostre forze, di salvar il prossimo, ci studiamo di evitare ogni minima colpa deliberata in noi stessi. Facciamo nostro l´avviso dello Spirito Sagre): recupera proximum secundum virtutem tuam, et attende tibi ne incidas (Eccl. XXVII, 29 ). E mentre io esorto voi, o miei buoni figlioli, ad una santa emulazione di sempre nuovi progressi nella perfezione, vi prego di non dimenticarvi di me nelle vostre preghiere; di me, che, toccato l´anno settantesimo di mia età, sento sempre più la necessità della divina grazia e del vostro concorso, perchè mi sia meno grave il peso del posto in cui Dio mi volle collocare. Da parte mia non cesserò d´invocare su ciascuno di voi le divine benedizioni, mentre con cuore di padre, mi riaffermo
Vostro aff.mo in G. C. Sac. MICHELE RUA.