LETTERE DEL RETTOR MAGGIORE - Don EGIDIO VIGANO´
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CONVOCAZIONE DEL CAPITOLO GENERALE 24
ACS 350
Roma, 15 agosto 1994
Solennit� dell�Assunzione della
B. V. Maria
Introduzione. - 1. Convocazione ufficiale. - 2. La scelta dell�argomento
da trattare. - 3. Una rapida lettura della tradizione salesiana. - 4. L�enunciazione
del tema capitolare. - 5. Che significato diamo al termine �laici�. - 6. La
�secolarit��, la �dimensione secolare� della Congregazione, l��indole secolare�
del fedele laico. - 7. Laici con lo spirito di Don Bosco. - 8. Una comunit�
salesiana animatrice di laici. - 9. Stimoli del prossimo Sinodo per nuove
vie coi laici. - 10. Invito alle Ispettorie. - Conclusione.
Lettera
pubblicata in ACG n. 350
Cari confratelli,
questo scorcio del
1994 e tutto il 1995 rappresentano per noi un tempo ricco di grazia.
Il Signore ci far�
vivere, tra pochi giorni, il Sinodo episcopale su �la Vita consacrata e la
sua missione nella Chiesa e nel mondo�.
Ho avuto modo di richiamare
alla vostra attenzione questo evento di Chiesa; � stato affidato alla riflessione
delle comunit� e alla preghiera dei singoli confratelli.
Vi chiedo di essere
generosi: tutto il bene che ne profluir� sar� ancora a nostro vantaggio e
per la crescita della autenticit� evangelica.
Le comunit�, durante
le settimane di celebrazione del Sinodo, offrano una preghiera speciale di
adorazione, invocando la luce e la forza dello Spirito Santo.
Avremo modo di ritornare
sui contenuti e sulle conclusioni del Sinodo, in quanto interesseranno direttamente
la nostra vita.
Questa circolare vi
porta l�annuncio ufficiale della convocazione del prossimo Capitolo Generale
24 che impegner� le comunit� ispettoriali durante l�anno 1995, per la preparazione
dei contributi da far pervenire al Regolatore che organizza i lavori dell�assemblea
mondiale.
Siamo un po� abituati
a sentir dire che il Capitolo Generale � �una cosa della massima importanza�,
per ripetere le parole di Don Bosco
nell�anno
1877.1 � certo che le Costituzioni
danno gran rilievo al Capitolo Generale: �
Il Capitolo generale � il principale
segno dell�unit� della Congregazione nella sua diversit�. � l�incontro fraterno
nel quale i salesiani compiono una riflessione comunitaria per mantenersi
fedeli al Vangelo e al carisma del Fondatore e sensibili ai bisogni dei tempi
e dei luoghi. Per mezzo del Capitolo generale l�intera Societ�, lasciandosi
guidare dallo Spirito del Signore, cerca di conoscere, in un determinato momento
della storia, la volont� di Dio per un miglior servizio della Chiesa�.2 Anche senza entrare nella visione completa
di ci� che � un Capitolo, bisogna riconoscere che la sua convocazione � particolarmente
significativa ed � chiamata ad assolvere a impegni molto importanti.
1. Convocazione ufficiale Con la presente lettera
intendo, ufficialmente e a norma delle Costituzioni 150, convocare il Capitolo
Generale 24.
Adempio anche quanto
viene richiesto dagli articoli dei Regolamenti generali 111 e 112:
* comunico di
aver designato come Regolatore del Capitolo Generale 24 il confratello
don
Antonio Martinelli, Consigliere generale per la Famiglia Salesiana e per
la Comunicazione sociale;
* dopo aver ascoltato
il parere del Consiglio generale, che riportava anche l�orientamento preferenziale
delle varie Regioni salesiane, abbiamo scelto come tema il seguente:
�SALESIANI E LAICI:COMUNIONE E CONDIVISIONENELLO SPIRITO E NELLA MISSIONE
DI DON BOSCO�;
* abbiamo indicato come data d�inizio, dopo aver analizzato un possibile iter
di preparazione, il giorno
18 febbraio 1996, presso la Casa generalizia
in Roma, via della Pisana 1111.
Il Capitolo inizier�
con gli Esercizi spirituali.
C�� da prevedere che
l�impegno capitolare si protrarr� per
un paio di mesi circa, non oltre
il 20 aprile;
* � stata nominata,
a suo tempo, la �
Commissione tecnica� che insieme al Regolatore ha
stabilito l�iter di preparazione e ha provveduto all�elaborazione del sussidio
da inviare alle Ispettorie per la sensibilizzazione e la partecipazione attiva
al prossimo Capitolo Generale. Troverete il risultato del loro lavoro in altra
sezione del presente numero degli Atti.
La norma dei Regolamenti chiede che il Rettor Maggiore indichi con una sua
lettera �lo scopo principale del Capitolo�. � la finalit� di questa circolare.
Non va dimenticato,
per�, che l�altro aspetto importante e vitale del Capitolo � l�elezione del
Rettor Maggiore e dei membri del suo Consiglio. Intendo richiamare questo
impegno, non per un puro adempimento formale, ma per richiedere a tutti i
confratelli partecipazione e
corresponsabilit�,3 attraverso la preghiera abbondante
perch� il Signore conceda alla Congregazione i superiori di cui l�attuale
momento storico della Chiesa, del mondo e dei giovani necessita. Dal loro
servizio di animazione e di governo, dalla loro docilit� all�impulso dello
Spirito, dalla loro capacit� di essere legati al carisma di fondazione del
nostro Padre Don Bosco, dipender� in forma speciale l�incremento numerico
e qualitativo della nostra Societ�.
2. La scelta dell�argomento da trattare Gi� il Capitolo Generale
23 aveva indicato alla Congregazione un compito preciso e impegnativo in riferimento
ai laici. Era stato espresso con le seguenti parole rivolte al Rettor Maggiore
e al Consiglio generale: �Il Rettor Maggiore, tramite i Dicasteri competenti,
offra elementi e linee per un �
progetto laici��.4 In maniera inequivoca
lo stesso Capitolo aveva affermato: �Urge pertanto un cambio di mentalit�...
in primo luogo nei
Salesiani�.5 Con la convocazione
del Capitolo Generale 24 si riconosce che � giunto il momento di fare la verifica
di queste affermazioni e di rilanciare in forma efficace il cammino delle
comunit� sull�impegno dell�auspicato progetto-laici.
In verit� la sostanza
di ci� che vogliamo realizzare oggi con il Capitolo Generale 24 parte da molto
lontano e affonda le radici gi� nell�esperienza di Don Bosco.
Non possiamo, per�,
dimenticare che la Chiesa ha vissuto avvenimenti nuovi e profondamente rinnovatori
proclamando l�ora del laicato.
Nuovi e rinnovatori
sono stati, per esempio:
� la
Lumen Gentium con il capitolo II sul Popolo di Dio e con
il capitolo IV dedicato interamente al fedele laico;
� la
Gaudium et Spes che analizza la presenza della Chiesa nel
mondo e, dopo aver preso in esame e riformulata l�antropologia cristiana,
passa a considerare nella seconda parte del documento i problemi pi� urgenti
legati ai vari ambiti in cui il fedele laico � chiamato a realizzare la sua
vocazione. Basti pensare ai problemi della famiglia, della cultura, dell�economia,
della politica, della pace, e pi� ampiamente ai problemi del mondo;
� il decreto
Apostolicam Actuositatem considera con attenzione
e armonia le differenti prospettive in cui si realizza l�apostolato dei laici
nella Chiesa, in sintonia con la sua missione globale, sottolineando l�impegno
di evangelizzazione, quello di animazione cristiana nell�ordine temporale,
infine quello caritativo;
� pi� vicina nel tempo, l�Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II
su vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo, la
Christifideles
laici, per �suscitare e alimentare una pi� decisa presa di coscienza del
dono e della responsabilit� che tutti i fedeli laici, e ciascuno di essi in
particolare, hanno nella comunione e nella missione
della
Chiesa�.6
Alla luce di queste sostanziali novit� ci interroghiamo: le intuizioni di
Don Bosco sul laicato, il suo impegno per coinvolgerlo pienamente e responsabilmente
nella sua missione, la ricerca continua fino al termine dei suoi giorni di
collaboratori convinti e generosi, l�organizzazione pensata nella linea che
l�unit� fa la forza dei buoni, come sono state rinnovate da noi suoi eredi?
Da qui la scelta dell�argomento
del Capitolo Generale 24, che offrir� a tutti i Confratelli e alle comunit�
gli orientamenti opportuni per rinnovare il rapporto Salesiani-Laici nella
scia della tradizione pi� genuina.
3. Una rapida lettura della tradizione salesiana Don Bosco ha intuito
l�importanza essenziale che la sua missione giovanile e popolare fosse condivisa
da un vasto movimento di persone (sacerdoti, religiosi e laici). Difatti ha
condotto l�attivit� dei primi anni dell�Oratorio con il contributo di numerosi
collaboratori, incominciando da quello prezioso di sua mamma, Margherita
Occhiena.7 Li ha scelti tra coloro
che mostravano attitudini e disponibilit� soprattutto all�educazione dei giovani
bisognosi.
Li impiegava principalmente
nell�animazione del tempo libero, nella ricreazione, nell�assistenza e nel
catechismo.
Curava la loro formazione
d�inizio e progettava un cammino di formazione permanente incontrandoli spesse
volte.8 Li coinvolgeva nella
vita dell�Oratorio affidando loro incombenze specifiche.
Dalla ricca esperienza
personale di Don Bosco � nata una proposta salesiana ai laici che intendono
rispondere all�invito di �aiutare Don Bosco�.
Il laico che offre
il suo impegno a servizio della missione salesiana condivide l�ansia apostolica
di Don Bosco, ne interpreta lo spirito e l�amore per i giovani. Viene quindi
sempre pi� coinvolto in vere corresponsabilit� fino a vivere in pienezza il
protagonismo derivante dal suo carisma.
Il lavoro, la sensibilit�
e la disponibilit� hanno rivelato fin dagli inizi una diversificata collaborazione
e condivisione.
Noi, trattando l�argomento
dei Cooperatori salesiani, abbiamo gi� fatto una minuziosa lettura della tradizione
salesiana al riguardo. Vi invito a rileggere attentamente, negli ACG 318 (
L�Associazione
dei Cooperatori salesiani), quanto abbiamo gi� riflettuto sull�aspetto
centrale che ci riguarda.
L�elemento determinante
della presenza del laico non � per il nostro Fondatore solamente la capacit�
operativa e d�intervento attivo, ma primariamente la possibilit� di condividere
fino in fondo lo spirito che anima l�educazione e l�apostolato nel pensiero
di Don Bosco.
4. L�enunciazione del tema capitolare L�espressione utilizzata
per indicare l�impegno del prossimo Capitolo Generale raccoglie alcune importanti
prospettive:
�
Salesiani
e Laici in comunione d�intenti:
non una discesa dalla
cattedra all�allievo, ma un rapporto interpersonale e istituzionale che va
approfondito, curato, accompagnato in vista di un vicendevole arricchimento.
I Salesiani hanno qualcosa
di assai prezioso da offrire ai laici, mentre questi hanno da presentare ai
Salesiani elementi originali nel loro essere ed agire.
Questi rapporti mutuamente
arricchenti hanno bisogno di radicarsi non tanto nelle necessit� legate ad
un eventuale numero decrescente dei Salesiani, quanto alla complementarit�
in una missione comune, ripensata secondo l�ecclesiologia conciliare.
�
Comunione
e Condivisione:
una espressione delle
nostre Costituzioni coglie bene il senso e l�orientamento della formulazione
del tema: si tratta di coinvolgere �in clima di famiglia, giovani e adulti,
genitori ed educatori, fino a poter diventare un�esperienza di Chiesa, rivelatrice
del disegno
di Dio�.9 Il termine comunione
sottolinea la stretta relazione delle persone circa le finalit� di convivenza,
di mutua amicizia, di operativit�, di intercomunicazione; quello di condivisione
viene a rafforzare la comunione, sottolineando di pi� l�aspetto di partecipazione
attiva da entrambe le parti.
�
Spirito
e missione di Don Bosco:
� un�espressione che
si riferisce al suo carisma di educatore cristiano. Va ribadito che � proprio
lo spirito genuino di Don Bosco che deve illuminare i mutui rapporti; come
pure la sua concreta missione.
Sotto questo profilo
diventa possibile, come vedremo, richiamare
la diversit� dei livelli
nella comunione e condivisione da parte dei molti laici che operano accanto
a noi o si ispirano al nostro progetto educativo.
Con questa espressione
si richiama anche la comunit� salesiana ad un impegno veramente prioritario:
quello della formazione dei laici. I Salesiani dovranno, cio�, privilegiare
i compiti di animazione spirituale e pedagogica, e curare di pi� gli interventi
di formazione di collaboratori e corresponsabili, di fronte ad altri impegni.
Ancora su questo versante
si pone l�indicazione del CG23, n. 232: �Urge pertanto un cambiamento di mentalit�...in
primo luogo nei Salesiani�, per promuovere la professionalit�, la capacit�
educativa e la testimonianza in ordine all�educazione alla
fede.10 Lo spirito e la missione
di Don Bosco, condivisi insieme da Salesiani e laici, richiederanno un cammino
formativo comune, che sia tale non solo nei contenuti ma pi� di una volta
anche nel tempo.
La contemporaneit�
di questa formazione faciliter� l�accoglienza dei doni di ciascuno e delle
differenze vocazionali.
5. Che significato diamo al termine �laici� Nelle nostre svariate
e numerose presenze c��, di fatto, uno spazio non piccolo per tante persone
che noi chiamiamo �laici�, ma che sono abbastanza differenti tra loro. Alcuni
di essi sono credenti cattolici e praticanti, veri fedeli; altri possono essere
tiepidi e non praticanti; altri ancora sono cristiani non cattolici, altri
poi anche appartenenti a religioni non cristiane, altri infine miscredenti
che persino si dicono atei: una variet� di persone secondo le caratteristiche
ambientali della cultura del territorio in cui ci si trova.
Che dire poi del termine
�laico� usato comunemente, fuori della cerchia ecclesiale, con una carica
culturale e politica di tipo agnostico?
Noi non possiamo annegare
i lavori del Capitolo Generale in un orizzonte cos� elastico che potrebbe
paralizzare la volont� di obiettivi concreti.
Non interpreteremo
rettamente il significato vivo che diamo al termine se non partendo dalla
nozione conciliare (sviluppata nell�Esortazione apostolica
Christifideles
laici) che ci assicura il suo significato ecclesiale primo e pieno.
Tale ottica dovr� poi
illuminare i vari livelli che constatiamo di fatto tra i �laici con significato
ampio� che ci circondano; essa costituir� come il metro e la meta dei nostri
rapporti di comunione e condivisione con loro. Non dovremo dimenticare mai
che, per noi, si tratta sempre di laici in qualche modo impegnati e simpatizzanti
con lo spirito e la missione di Don Bosco, che � oggettivamente un carisma
dello Spirito Santo nella Chiesa per il mondo. Sar�, dunque, necessario ricordare
� anche se brevemente � che cos�� un vero �fedele laico�.
La Costituzione dogmatica
Lumen Gentium cos� presenta il �laico�: �
Col nome di laici si intendono
qui tutti i fedeli ad esclusione dei membri dell�ordine sacro e dello stato
religioso sancito dalla Chiesa, i fedeli cio�, che, dopo essere stati incorporati
a Cristo con il Battesimo e costituiti Popolo di Dio e, a loro modo, resi
partecipi dell�ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, per la loro
parte compiono, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto il
popolo cristiano�.11 D�altra parte, lo stesso
Concilio presenta l�inserimento dei laici nelle realt� temporali e terrene,
non solo come un dato sociologico, bens� anche e specificamente come un dato
teologico ed ecclesiale, come la modalit� caratteristica secondo la quale
vivere la vocazione cristiana: �
Essi vivono nel secolo, cio� implicati
in tutti e singoli gli impieghi e gli affari del mondo e nelle ordinarie condizioni
della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza � come intessuta.
Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall�interno a modo di fermento,
alla santificazione del mondo mediante l�esercizio della loro funzione propria
e sotto la guida dello spirito evangelico, e in questo modo, a rendere visibile
Cristo agli altri, principalmente con la testimonianza della loro vita e col
fulgore della fede, della speranza e della carit��.12 Vivono come autentica
vocazione la duplice frontiera di impegno: dentro la Chiesa e dentro il mondo.
L�armonizzazione della
duplice appartenenza, in unit� di vita personale, impegna tutti nella Chiesa
a lavorare per la crescita di questa vocazione, secondo tre grandi urgenze
ricordate dall�Esortazione apostolica
Christifideles laici:
� l�indispensabilit� di una formazione ecclesiale e sociale,
dovendo essi impegnarsi sui due fronti;
� l�importanza di una spiritualit� appropriata ed attuale, come
risposta alle nuove esigenze della cultura odierna;
� il bisogno continuo di sostegno nel loro difficile cammino
di presenza e di animazione, per essere e manifestarsi �sacramento dell�amore
di Dio� agli uomini contemporanei.
6. La �secolarit��, la �dimensione secolare� della Congregazione,e l��indole secolare� del fedele laico Ma di fatto per noi
il termine �laico�, anche se illuminato da questo preciso significato conciliare,
ha una valenza pi� ampia; essa ci obbliga a una riflessione pi� graduale e
stimolante.
Pensiamo a come il
Concilio Vaticano II ha rilanciato in forma nuova il concetto di �mondo� (il
�secolo�) ed ha ripensato le relazioni della Chiesa con esso: non �la Chiesa
e il mondo�, ma �la Chiesa
nel mondo�.
Emerge da ci� una visione
della
secolarit� quale condizione esistenziale e sociologica di tutti:
� un dato di fatto; l� c�� insieme tanto bene e anche tanto male. L�attuale
processo di secolarizzazione vorrebbe conoscere meglio e sviluppare i molteplici
suoi valori spesso trascurati da una mentalit� riduttiva, anche se religiosa.
Purtroppo, per�, questo processo sfocia troppo facilmente in un secolarismo
deleterio e immanentista.
Ad ogni modo una rinnovata
teologia della creazione ci aiuta a interessarci a tanti valori della secolarit�,
facendoci scoprire il senso positivo del mondo, creato da Dio, prendendo in
conto anche i suoi dinamismi di evoluzione e sviluppo (i segni dei tempi)
che risultano collocati oggettivamente alla base delle sfide e interpellanze
crescenti che oggi esigono nientemeno che una nuova evangelizzazione: per
convincersi, basti considerare le �nuove frontiere� di cui parla l�Esortazione
apostolica
Christifideles laici.13 Purtroppo il secolarismo
travisa il dato plurivalente della secolarit� e fa s� che l�uomo, invece di
essere la via della Chiesa, si trasformi in padrone usurpatore che manipola
e devia i valori: causando cos� un antropocentrismo deleterio.
La secolarit� senza
il suo Creatore, senza Cristo che la ricapitola nella novit�, � di fatto una
realt� senza anima. Rimane sempre un dato fondante, prezioso e ricco di valori,
ma le stesse sue ricchezze in mani inesperte servono a degenerarlo.
Cristo, la Chiesa,
le vocazioni nascono nella secolarit�, ma vi portano l�anima del Creatore
e Salvatore. Cos� Ges� e tutto il Popolo di Dio sono portatori di una indispensabile
dimensione secolare; essa aggiunge alla realt� del mondo una specialissima
vocazione di salvezza. � importante, in quest�ottica, distinguere tra �secolarit��
in se stessa e �dimensione secolare della Chiesa�: la prima � un dato di fatto,
una condizione esistenziale e sociologica, � l�essere nel mondo coinvolti
nel suo futuro, negli impegni della scienza, della tecnica, del commercio,
della convivenza sociale, ecc., ma in modo che pu� essere parziale, riduttivo,
immanente e deviante.
La �dimensione secolare
della Chiesa�, invece, comporta una assunzione peculiare della secolarit�
nei suoi valori ed implica un mandato operativo di salvezza da parte del Creatore
e Salvatore: � una vocazione con ampie responsabilit� per la liberazione del
mondo.
Questa dimensione secolare,
condivisa da tutto il Popolo di Dio, � realizzata in modo differente e complementare
dai suoi membri.
Giustamente Paolo VI
ha potuto affermare che tutta la Chiesa �ha un�autentica dimensione secolare,
inerente alla sua intima natura e missione, la cui radice affonda nel mistero
del Verbo incarnato, e che � realizzata in forma diversa per i suoi
membri�.14 In tal senso la 4a
Conferenza episcopale latinoamericana ha unito indissolubilmente, sotto l�ottica
sintetizzante di �Cristo ieri, oggi, sempre�, l�annuncio del Vangelo con la
promozione umana e la cultura cristiana.
Orbene: quando noi
consideriamo i compiti propri della specifica vocazione di Don Bosco, vediamo
massicciamente presenti in essa l�incisivit� e la peculiarit� di una assai
concreta �dimensione secolare�. � un carisma suscitato nella Chiesa
per
il mondo: la scelta dell�educazione nel campo culturale, il senso operativo
del rinnovamento della societ� umana, la coscienza delle carenze della citt�,
le esigenze della famiglia, le sfide della giovent� bisognosa, la cura della
retta coscienza popolare, l�efficacia della comunicazione sociale, ecc.
La stessa figura del
salesiano coadiutore � un elemento originale di una chiara nostra dimensione
secolare.
Il carisma di Don Bosco
� una realt� ecclesiale che non avrebbe senso e fisionomia senza una sua concreta
e assai impegnativa dimensione secolare; non avrebbe significativit� senza
il mondo, cos� com��, nel quale si sente chiamato a una concreta collaborazione
per rifare il tessuto cristiano della societ� umana. E questa dimensione secolare
rende assai vicina la nostra Congregazione a vari impegni specifici dei laici,
alla loro professionalit� e alle loro competenze.
Nei laici, infatti,
c�� da considerare, come caratteristica propria,
l�indole secolare.
�Certamente � afferma il Santo Padre � tutti i membri della Chiesa sono partecipi
della sua dimensione secolare; ma lo sono in forme diverse. In particolare,
la partecipazione dei fedeli laici ha una sua modalit� di attuazione
e di funzione che, secondo il Concilio, � loro
propria e peculiare:
tale modalit� viene designata con l�espressione
indole secolare�.15 Per questi laici la
�secolarit�� passa da condizione esistenziale e sociologica a impegno vocazionale
teologico. Ossia, la secolarit� � assunta consapevolmente come elemento qualificante
la propria esistenza cristiana; essa non rimane pi� semplicemente come un
dato di fatto (l�essere nel mondo), ma diviene una libera scelta per vivere
concretamente il battesimo. Il �secolo� diviene l�ambito e il mezzo della
propria vocazione cristiana, �chiamati a contribuire,
quasi dall�interno
a modo di fermento�, alla salvezza. Per loro, dunque, la secolarit�
non � solo �una realt� antropologica e sociologica, ma anche e specificamente
teologica ed ecclesiale�: � il �luogo� della loro vocazione e missione. �Laico
� un membro della Chiesa nel cuore del mondo e un membro del mondo nel cuore
della Chiesa�, hanno affermato i Vescovi latinoamericani a Puebla.
Tutto questo ci invita
ad aver presente una osservazione particolarmente utile per affrontare bene
il tema del prossimo Capitolo.
Vale la pena di sottolineare
la vicinanza e la facile armonizzazione spirituale tra �dimensione secolare�
della nostra Congregazione e l��indole secolare� di tanti laici che condividono
la scelta del settore culturale e sociale dell�educazione.
Non � solo una vicinanza
fortuita, ma � oggettivamente un coinvolgimento operativo e vocazionale da
promuovere affinch� quello �spirito delle beatitudini� che dev�essere testimoniato
splendidamente dai
Religiosi16 divenga
il clima evangelico anche della vita e delle attivit� di
quei laici.17 Don Bosco Fondatore
non ha rinchiuso il suo caratteristico spirito salesiano in due Congregazioni
religiose, ma ha voluto piuttosto che queste fossero sorgente e centri animatori
e distributori di tale ricchezza evangelica.
La crescita del carisma
salesiano non � genuina senza una ulteriore comunione e condivisione con tanti
laici.
Nel primo Capitolo
Generale della Congregazione (1877) Don Bosco, parlando dei Cooperatori, disse:
�una associazione per noi importantissima, che �
l�anima della nostra Congregazione
e che ci serve di legame ad operare il bene d�accordo e con l�aiuto dei
buoni
fedeli che vivono nel secolo...praticando tutto lo spirito dei Salesiani...
Questi Cooperatori devono moltiplicarsi quanto �
possibile�.187. Laici con lo spirito di Don Bosco Di laici con un po�
di spirito di Don Bosco ne troviamo a vari livelli: bisogner� saperli animare
adeguatamente.
I
Cooperatori
sono i primi laici che condividono lo spirito e la missione di Don Bosco,
anche pi� in l� delle nostre opere: �missione� di Don Bosco e �opere� salesiane
non si identificano. Vi invito a leggere il Regolamento di Vita apostolica,
redatto originalmente dallo stesso nostro Padre e Fondatore per i Cooperatori,
e recentemente rielaborato secondo le esigenze conciliari e approvato dalla
Sede Apostolica.
Con i Cooperatori ci
sono poi gli
Exallievi (essi pure invitati, quando sono cristiani,
a divenire Cooperatori) che, per l�educazione ricevuta, conoscono pi� da vicino
lo spirito e la missione di Don Bosco; tra essi si trova una gamma pi� ampia
di persone di buona volont�, anche al di fuori della Chiesa.
Bisogna, inoltre, ricordare
tanti
Collaboratori che con gradi diversi e specifici di partecipazione
e coinvolgimento intervengono attivamente, in alcuni casi anche in maniera
determinante, nel compimento della missione salesiana; sarebbe auspicabile
che quelli cristianamente impegnati potessero divenire veri Cooperatori.
Occorre tener presente
che il termine �collaboratore� comprende differenti categorie di persone:
genitori dei giovani nostri destinatari, insegnanti, animatori di gruppo e
del tempo libero, impiegati, volontari a vario titolo. Tutti questi intervengono
in attivit� delle nostre opere a seconda delle possibilit� effettive sia nel
coinvolgimento del lavoro, sia nell�appartenenza allo spirito e alla missione
salesiana.
Dobbiamo aggiungere,
infine, quelli che sono chiamati Amici di Don Bosco, che comprendono numerose
persone simpatizzanti (credenti, non cristiani, ammiratori e benefattori);
essi hanno un denominatore comune: la simpatia verso Don Bosco, il suo spirito
e la sua missione, e l�accettazione di collaborare nel bene, anche solo come
benefattori, nel vasto ambito della nostra missione giovanile e popolare.
Se a tutti questi aggreghiamo
i
laici affidati a noi in determinate presenze, come le parrocchie,
perch� si riferiscono in qualche maniera a tutti gli abitanti di un territorio
designato, troviamo tra loro, oltre alla gamma dei non cristiani e dei non
credenti e non praticanti, anche gruppi cattolici con altre spiritualit� che
arricchiscono la Chiesa locale con carismi propri; ci� comporta una delicata
e duttile capacit� di animazione della loro identit�, senza svigorire quella
dovuta ai gruppi del nostro carisma.
Penso che noi, come
Don Bosco, dobbiamo essere capaci di guardare a tutti questi laici senza escludere
dalla nostra attenzione operativa nessuno che voglia in qualche modo condividere
con noi le prospettive educative ed evangelizzatrici.
� questa una assai
valida eredit� che deve essere sempre conservata in Congregazione e che oggi
viene anche collaudata dalle aperture conciliari all�ecumenismo, al dialogo
con le religioni non cristiane e persino con i non credenti.
Bisogna per� ricordare
che quanto pi� si allarga la prospettiva di comprensione del termine �laico�
che si ispira in qualche modo allo spirito e alla missione di Don Bosco, tanto
pi� cresce l�impegno della comunit� salesiana nell�accompagnare e aiutare,
nei processi formativi, queste persone a noi vicine. Quanto pi� numerosi sono
i �laici con significato ampio�, tanto pi� formato deve essere il nucleo dei
�fedeli laici� (soprattutto Cooperatori) e tanto pi� spirituale e apostolica
la comunit� salesiana animatrice.
Per capire questa
esigenza
di un forte nucleo animatore dello spirito salesiano dobbiamo riferirci
alle riflessioni or ora fatte circa la secolarit�, la dimensione secolare
e l�indole secolare.
Si tratta di incidere
in prospettiva salvifica sulla secolarit�, ossia sul mondo e la societ�. L�impegno
per la salvezza � radicato nella �dimensione secolare della Chiesa�, nella
sua missione evangelizzatrice del mondo attraverso numerosi suoi speciali
carismi � in particolare, per quanto ci interessa, il carisma di Don Bosco
�. La dimensione secolare della Chiesa � portatrice della vocazione di salvezza;
senza di essa la secolarit� non fermenta e non imbocca il cammino della trascendenza.
Nella secolarit� ci sono senz�altro tanti valori, c�� gente di buona volont�,
c�� la possibilit� di coinvolgere operativamente non poche persone negli impegni
di salvezza, anche se non ne percepiscono chiaramente gli orizzonti di trascendenza.
C�� un concreto spazio per coinvolgere �laici con significato ampio�, per�
� necessario che sia pi� che sicura e presente nel nucleo animatore la chiarezza
e la forza della fede cristiana.
Come accennavo sopra,
la dimensione secolare della nostra Congregazione � concentrata sulla scelta
culturale dell�educazione, della promozione umana della giovent� bisognosa,
di una speciale sensibilit� culturale per i ceti popolari. Non � estesa a
tutta la vasta comprensione della secolarit�, ma � definita dalle scelte di
questo settore concreto e vitale. Non sar� difficile in tale settore coinvolgere
operativamente persone di buona volont� e professionalmente competenti, orientandole
verso una spiritualit� graduale e rispettosa che non soffoca in alcun modo
la loro secolarit�, ma la arricchisce e le pu� far scoprire orizzonti di pienezza.
Dunque, c�� un terreno
vasto e propizio anche tra i �laici con significato ampio�, ma esso suppone
un nucleo animatore con intensa spiritualit� salesiana.
Se guardiamo, in particolare,
alla comunione e condivisione con i �fedeli laici� vediamo una sintonia assai
forte tra la dimensione secolare della Congregazione e l�indole secolare di
questi fratelli nel battesimo. � veramente vitale e promettente poter condividere
gli impegni del settore culturale educativo con persone che ne coltivano dal
�di dentro� i valori, che vivono la loro vocazione battesimale appunto promuovendo
le realt� positive di questo settore, che lo fanno proprio per essere genuinamente
dei fedeli cristiani.
Se a questo aggiungiamo
che lo Spirito Santo ha suscitato Don Bosco proprio per la giovent� bisognosa
nel secolo, e lo ha equipaggiato con un tipo di spiritualit� evangelica e
con un metodo operativo ricolmo di amore apostolico in vista precisamente
di tale missione, bisogner� riconoscere che il non compartire queste ricchezze
con tanti fedeli laici impegnati nell�area secolare della missione di Don
Bosco, sarebbe una specie di mutilazione del carisma che impoverirebbe le
possibilit� educative di tanti giovani.
Per certo, anche qui,
il coinvolgimento di questi fedeli laici esige una comunit� salesiana con
intensa vitalit� carismatica.
Concludendo queste
riflessioni � che ho considerato necessarie � possiamo rispondere alla domanda
di chi sono i laici con lo spirito di Don Bosco. Con lui siamo aperti su numerose
possibilit�, a differenti livelli, ma come lui dobbiamo essere ripieni di
Spirito Santo. Moltiplicare i fedeli che vivono il loro battesimo nell�area
dell�educazione e della cultura: il tema capitolare dei laici ci sfida ad
essere pi� autenticamente Salesiani.
8. Una comunit� salesiana animatrice di laici Affrontare il tema
dei laici significa, come abbiamo gi� osservato pi� volte, parlare alla comunit�
salesiana di se stessa, della riformulazione dei suoi servizi ed impegni,
del suo modo di essere ed operare.
Proviamo ad esplicitare
i diversi elementi di novit�.
Innanzitutto, la testimonianza
di fedelt� al dono di Dio ricevuto ed espresso da parte di una comunit� pi�
attenta alle esigenze e alla corresponsabilit� dei laici, impegna sul versante
dell�identit�: il primato della spiritualit�. Diviene indispensabile intensificare
la famosa �novit� di ardore� di cui parla il Santo Padre.
La
collaborazione
tra forze differenti, poi, richiede per l�attivit� apostolica e la sua organizzazione
un nuovo orientamento: la presenza, necessaria ed indispensabile, dei laici,
non pu� essere considerata puramente ornamentale. Il progetto nasce dall�insieme.
La realizzazione della missione educativa va studiata considerando le originalit�
delle forze che intervengono.
L�animazione della
comunit�, infine, ha bisogno di verificare la possibilit� e la modalit�
di operare come nucleo animatore, preoccupato in modo speciale della
formazione
dei laici.
Non � qui il luogo
di passare in rassegna i vari ambienti operativi dove si trovano inseriti
i laici (dei differenti livelli) e mostrare che cosa deve fare la comunit�
salesiana. Questi sono aspetti che ciascuna comunit� deve saper vedere, analizzare
e collocare dentro un progetto adeguato alle situazioni particolari.
Ci� che interessa richiamare
�, invece, l�orizzonte verso cui muoversi e per il quale organizzare le forze.
L�orizzonte comprende
i seguenti impegni:
1.
Qualificare la formazione
dei laici
La qualificazione pi� significativa � data dall�aiuto che sapremo offrire
per l�unit� di vita.
La prima grande virt�
da far crescere � la sintesi vitale dell��unit��: la grazia dell�unit� che
� al centro dello spirito di Don Bosco. Questa mantiene la tensione armonica
tra i due poli: della fede e della secolarit�, che sono poi i due poli della
carit�: Dio e l�uomo, il mistero e la storia.
La grazia di unit�
va curata con una sua pedagogia spirituale.
L�unit� non � statica,
ma in tensione, con una continua necessit� di dosaggio, di revisione, di conversione,
di aggiornamento e di armonizzazione.
Vanno superati i due
rischi ricorrenti:
� lo sbilanciamento
verso il polo secolare: non solo non fermenterebbe il mondo con i valori del
Vangelo, ma a poco a poco porterebbe il laico (e anche il salesiano!) a una
mentalit� orizzontalista o temporalista, in dissonanza con la missione propria
della Chiesa;
� lo sbilanciamento
verso il polo spirituale: fomenterebbe un intimismo o verticalismo alienante
in contrapposizione con il significato caratteristico della vocazione e misssione
salesiana.
�
Nello scoprire
e nel vivere la propria formazione e missione, i fedeli laici devono essere
formati a quell�unit� di cui � segnato il loro stesso essere membri della
Chiesa e di cittadini della societ� umana. Nella loro esistenza non possono
esserci due vite parallele; da una parte, la vita cosiddetta �spirituale�,
con i suoi valori e le sue esigenze e, dall�altra, la vita cosiddetta �secolare�,
ossia la vita di famiglia, di lavoro, dei rapporti sociali, dell�impegno politico
e della cultura. Il tralcio, radicato nella vite che � Cristo, porta i suoi
frutti in ogni settore dell�attivit� e dell�esistenza. Infatti, tutti i vari
campi della vita laicale rientrano nel disegno di Dio, che li vuole come il
�luogo storico�del rivelarsi e del realizzarsi della carit� di Ges� Cristo
a gloria del Padre e a servizio dei fratelli�.192.
Allargare il coinvolgimento
Non viene richiesta solo una maggiore presenza operativa dei laici nelle opere:
la cosa potrebbe risultare anche molto semplice e alcune volte solo funzionale
ad alcuni bisogni immediati.
Viene richiesto, invece,
un atteggiamento globale, la cui radice � data dalla disponibilit� al cambiamento
personale e comunitario, per rendere chiara testimonianza alla fraternit�
battesimale e alla condivisione missionaria.
Il coinvolgimento comporta
anche di saper guardare con fiducia al laico che assume con responsabilit�
diretta e primaria alcuni servizi, mentre il salesiano lo accompagna e lo
sostiene.
3.
Promuovere la corresponsabilit�
L�esperienza dimostra che in alcuni casi questo aspetto rappresenta l�elemento
pi� difficile.
Ci sono difficolt�
personali che incontrano i confratelli nell�immaginare una condivisione di
corresponsabilit�. Si accetta di buon grado la collaborazione; non cos� la
corresponsabilit�. Sembra loro che venga a togliere qualcosa che, invece,
apparterrebbe loro in forma assoluta e indiscutibile. Certo, bisogna saper
evitare ci� che � un attentato alla propria identit� e alla responsabilit�
vocazionale, sapendo per� cogliere la complementarit� dei doni e la possibile
armonizzazione degli interventi.
Ci sono anche problemi
oggettivi che si incontrano nell�organizzare il lavoro di un gruppo differenziato.
Il dialogo sereno e
progressivo sui contenuti e le motivazioni del lavoro, il lavoro in gruppo
e abitualmente verificato insieme con la volont� espressa di aiutarsi vicendevolmente,
la necessaria composizione tra le esigenze dell�attivit� educativa pastorale
e quelle della vita familiare sociale e politica soprattutto dei laici, il
chiarimento dei ruoli e delle funzioni affidate al gruppo dei salesiani e
a quello dei laici rappresentano i punti di forza per attuare una reale corresponsabilit�.
Alcuni organismi di
corresponsabilit�, quali la comunit� educativa, consulte e commissioni, gruppi
di lavoro specializzato, vanno rinforzati, per assicurare uno spazio in cui
tutti possano dare il contributo alla causa comune.
4.
Rivitalizzare la
comunicazione interna ed esterna
C�� da avere consapevolezza dello stretto legame che intercorre tra la vitalit�
e la ricchezza della collaborazione-corresponsabilit� e la intensit�-qualit�
della comunicazione.
Va sottolineato un
aspetto che mi sembra possa essere meglio curato, se accoglieremo con apertura
di mente e di cuore la professionalit� dei laici e la loro volont� di mettere
a disposizione i talenti che hanno ricevuto: la comunicazione che sapremo
creare con l�ambiente in cui siamo inseriti. Non � sufficiente badare all�influsso
e all�efficacia che riusciamo ad avere con i destinatari diretti della nostra
opera: va prevista anche l�incidenza sulla cultura e la capacit� di diffondere
i messaggi collegati al carisma di Don Bosco.
Il nostro Padre e Fondatore
curava l�immagine che gli altri potevano recepire della sua missione. L�attenzione
alla �secolarit��, e alle esigenze che ne derivano, apre la comunit� a questo
dialogo con l�ambiente, il territorio, la cultura circostante.
Don Bosco ricercava
questo confronto, nella convinzione che aveva qualcosa di interessante ed
importante da offrire e da ricevere. Comunicare � sempre un processo di andata
e di ritorno, di offerta e di ricezione.
Molti altri aspetti
che si riferiscono alla presenza dei laici, alla loro collaborazione, alla
capacit� di assunzione di responsabilit�, meriterebbero una parola di commento
o di introduzione. Penso in questo momento a due temi che non sono presi in
considerazione in questa circolare:
�
i ministeri laicali, verso i quali siamo particolarmente interessati,
perch� gi� abbiamo nelle nostre iniziative tanti ministeri �di fatto�, che
attendono solamente un�organizzazione e un riconoscimento;
� la novit� culturale collegata con
l�identit� e dignit� della donna,
tanto a livello ecclesiale, quanto a livello civile e secolare. Per noi Salesiani
il tema giunge a considerazioni pratiche nel campo educativo e pastorale,
per esempio circa la coeducazione e l�educazione all�amore.
Non manca, ad ogni modo, il materiale per una riflessione approfondita e seria
al riguardo.
9.
Stimoli del prossimo Sinodo per nuove vie coi laici Certamente il prossimo
Sinodo sulla Vita consacrata tratter� anche il tema delle relazioni tra consacrati
e laici. Nello �Strumento di lavoro� se ne parla in due paragrafi: l�80, dal
titolo �in comunione con il laicato�, e il 98, che stimola a �nuove forme
di presenza apostolica�.
Alla luce dell�ecclesiologia
di comunione, il n. 80 esorta a una pi� costruttiva collaborazione nella quale
si rivalorizzi esplicitamente la realt� secolare come luogo teologico. Il
Concilio ha fatto emergere la dignit� e la missione del battezzato; oggi crescono
i gruppi di laici che manifestano �un desiderio di partecipare alla spiritualit�
e missione propria di Istituti di Vita consacrata, in una complementariet�
di vocazioni. Tali Istituti � aggiunge il testo � sono positivamente impegnati
nella ricerca di programmi formativi e forme istituzionali di partecipazione
e collaborazione�.
Il documento ricorda
poi ai membri degli Istituti di vita consacrata che, come afferma la
Lumen
Gentium, essi esistono per testimoniare �a tutti i fedeli, ma specialmente
ai laici, che questo mondo (ossia, la secolarit�) pu� essere trasformato solo
con lo spirito delle
beatitudini�.20 Il qual richiamo equivale
a raccomandare ai consacrati l�urgenza di un loro rinnovamento spirituale
(un �nuovo ardore�), in tal forma che la loro identit� carismatica proclami
chiaramente a tutti uno spirito evangelico robusto e quotidiano. La comunione
e condivisione con i laici richiede a ciascuno di noi e alle nostre comunit�
locali una contagiosa spiritualit� salesiana; senza di essa si tratter� semplicemente
di collaborazione e organizzazione nelle opere, che non necessariamente espanderanno
e faranno crescere nella Chiesa e nel mondo il carisma di Don Bosco.
Considerando le esigenze
di creativit� della nuova evangelizzazione, il n. 98 esorta a una �particolare
forma di partecipazione apostolica in questo momento della Chiesa�. Tale partecipazione
�si esprime nel condividere il proprio modo di vedere e di agire insieme ai
laici, specialmente in alcuni campi della loro competenza, come la scuola
(ecc.)�.
Qui sar� bene tornare
a ricordare che, parlando dell�apostolato salesiano, i termini �missione�
ed �opere� non si identificano e che dei laici ben preparati potranno agire,
nell�ambito dell�area secolare scelta da Don Bosco, anche pi� in l� delle
opere della Famiglia Salesiana.
Il Regolamento di Vita
apostolica dei Cooperatori afferma che ognuno di essi �attua il suo impegno
e vive lo spirito salesiano nelle ordinarie situazioni di vita e di lavoro,
con sensibilit� e caratteristiche laicali, e ne diffonde i valori nel proprio
ambiente�.21 Le stesse nostre Costituzioni
affermano: �Dedichiamo la nostra attenzione ai laici responsabili dell�evangelizzazione
dell�ambiente e alla famiglia, nella quale le diverse generazioni si incontrano
e costruiscono il futuro
dell�uomo�:22 una presenza operativa nella secolarit�, nella famiglia,
nel lavoro, in istituzioni dei quartieri e della societ�, soprattutto a favore
della giovent� per offrire generosamente il fermento del Vangelo.
Don Bosco anelava a
coinvolgere nel suo spirito e nel suo progetto operativo (anche pi� in l�
delle proprie opere) numerosi fedeli laici: �L�opera dei Cooperatori si dilater�
in tutti i paesi, si diffonder� in tutta la cristianit�. La mano di Dio la
sostiene! I Cooperatori saranno quelli che promuoveranno lo spirito cattolico.
Sar� una mia utopia, ma pure io la
tengo!�.23 Voleva che fosse una
Associazione, quella dei Cooperatori, operativa e intraprendente, fatta �per
scuotere dal languore nel quale giacciono tanti cristiani, e diffondere l�energia
della
carit��.24 Giustamente i Regolamenti generali
stabiliscono: �Ogni comunit� senta il dovere di sostenere e incrementare l�Associazione
dei Cooperatori salesiani a beneficio della Chiesa. Contribuisca alla formazione
dei suoi membri, faccia conoscere e promuova questa vocazione, soprattutto
tra i giovani pi� impegnati e tra i collaboratori
laici�.25 Il documento presinodale
loda questo tipo di associazioni che �condividono la spiritualit� e collaborano
nella missione� di un Istituto; � �una realt� in crescita che cerca ancora
le forme adeguate, ma che pu� permettere alle comunit� consacrate di articolare
meglio la loro vita nella Chiesa e il loro specifico apostolato. Queste nuove
vie � aggiunge il documento � possono giocare un ruolo importante per sostenere
le persone dedite ad una ricerca spirituale, che vogliono impegnarsi nella
Chiesa in un campo specifico. Sono forme che offrono la possibilit� di creare
luoghi di condivisione, di fede, di sostegno in una missione comune, vissuta
in forma diversa, ma realizzata con uno stesso spirito�.
10. Invito alle Ispettorie Il tempo che resta
prima della celebrazione del Capitolo Generale serva nelle singole Ispettorie
come momento di grazia, nella verifica della fedelt� a Don Bosco, e nella
ricerca di un modo pi� adeguato di partecipazione dei laici allo spirito e
alla missione salesiana.
L�articolo 168 dei
Regolamenti afferma: �
L�Ispettore con il consenso del suo Consiglio ha
facolt� (...) di invitare al Capitolo ispettoriale salesiani e non salesiani
come periti o osservatori senza diritto di voto�.
L�indicazione, senza
dubbio, � sempre stata tenuta presente nei Capitoli dell�Ispettoria. In preparazione
al Capitolo Generale 24 acquista un significato nuovo se si sapr� rendere
operativa ed efficace la norma richiamata.
La presenza di alcuni
laici, non solo per� in momenti di pura celebrazione, ma durante gli effettivi
lavori capitolari, potr� opportunamente aiutare nel sentire, vedere e orientare
con la sensibilit� di fedeli laici che vivono la propria vocazione e il riferimento
a Don Bosco in maniera significativa. Il contatto diretto, nella riflessione
e nella scelta degli orientamenti, tra salesiani e laici, giover� a noi salesiani
e a loro laici.
Non si potranno improvvisare
presenze qualsiasi di laici. Vanno scelte, previste e preparate. Condividendo
con loro la preoccupazione di un Capitolo Generale rinnovatore, scopriremo
la possibilit� di suggerimenti e proposte veramente arricchenti e capiremo
sempre meglio anche la dimensione secolare della Congregazione.
Siccome, poi, il Progetto-laici
� gi� stato considerato e promosso negli ultimi Capitoli Generali, � opportuno
che nel prossimo Capitolo ispettoriale si rivedano e si rinforzino le iniziative
gi� prese in questo campo.
In particolare converr�
insistere sulla �comunit� educativa e pastorale�, ponendo veramente in pratica
quanto stabiliscono le Costituzioni: nella comunit� educativa �i laici, associati
al nostro lavoro, portano il contributo originale della loro esperienza e
del loro modello di vita. Accogliamo e suscitiamo la loro collaborazione e
offriamo la possibilit� di conoscere e approfondire lo spirito salesiano e
la pratica del Sistema
Preventivo�.26 Vorrei ricordare, infine,
con particolare insistenza,
il coinvolgimento e la formazione dei genitori.
Siamo nell�Anno della famiglia, il Santo Padre insiste tanto sull�urgenza
di questo tema; abbiamo riflettuto insieme, nell�ultima circolare, sulle nostre
responsabilit� apostoliche al riguardo; ebbene, che nelle Ispettorie si intensifichino
le iniziative a favore dei genitori e si insista perch� ogni comunit� locale
si impegni davvero in tal senso.
Conclusione La preparazione al
prossimo Capitolo Generale ci obbligher�, cari confratelli, a intensificare
due aspetti vitali della nostra vita consacrata: la
spiritualit� e
la
formazione. Due aspetti che, mentre sono importanti primariamente
per noi, si riferiscono costitutivamente anche ai nostri destinatari.
Parlando dei giovani
si � insistito
molto 27 sulla spiritualit� giovanile e sulla
loro formazione attraverso adeguati itinerari nella fede.
Ora, preoccupandoci
dei laici, dovremo ancora una volta saper approfondire sia la spiritualit�
salesiana, sia la formazione ad una operosit� educativa seguendo i ricchi
contenuti del Sistema Preventivo.
Per riuscire come Don
Bosco in tale compito dovremo perfezionarci in questi due aspetti. Non ci
mancano abbondanti e preziosi strumenti per poterlo fare bene, incominciando
magari in forma graduale e numericamente contenuta, purch� veramene genuina
e penetrante.
Guardiamo fiduciosi
a Maria, particolarmente competente nei valori laicali: sposa fedele, madre
vergine, discepola generosa di Cristo suo figlio. In Lei brillano i valori
della famiglia: l�amore coniugale e l�educazione del figlio.
Ha vissuto gioiosamente
nella secolarit� ascoltando la Parola salvatrice del Creatore e meditando
sui Suoi interventi misericordiosi. Ella � �Colei che ha creduto�, dimostrando
una profonda visione di fede circa le vicende della storia. Assunta in cielo
come Seconda Eva, ha spronato la dimensione secolare della Chiesa perch�,
seguendo Lei come modello, fosse sempre vero fermento di salvezza. Dal cielo
ha dimostrato la sua permanente maternit� verso tutti i membri del Popolo
di Dio e, in particolare, collaborando con lo Spirito Santo nel suscitare
carismi di Vita consacrata.
Ed � proprio Maria,
l�Ausiliatrice di Valdocco, che con materna premura e predilezione ha guidato
Don Bosco nell�iniziare il suo carisma giovanile e popolare: uno spirito e
una missione da condividere con sempre pi� numerosi consacrati e laici e da
testimoniare insieme in una comunione di autenticit� ecclesiale.
La dimensione mariana
del nostro carisma sia per noi di sprone per preparare bene il CG24. Saremo
cos� fedeli al dono suscitato dallo Spirito Santo con l�intervento materno
di Maria in vista del rinnovamento della societ� e della salvezza del mondo.
Un saluto cordiale
a tutti; e buon lavoro.
Don Bosco interceda!
Con affetto e speranza,
D. Egidio Viganò�
NOTE LETTERA 61
1 cf. E. CERIA,
Annali vol I, p. 313
2 Cost 146
3 cf. Cost 123
4 CG23 238
5 CG23 232
6 ChL 2
�
7 cf. Decreto della Congregazione per Religiosi
e Istituti secolari, del 9 maggio 1986, nel
Regolamento
di Vita apostolica, pag. 5 e 10.
8 cf. MB
IV, 300
9 Cost 47
10 cf. CG23 237
11 LG 31
12 LG 31
13 ChL 3
14 Acta Apostolicae Sedis
64 (1972), 208
15 ChL 15. NB: � importante in questo paragrafo cogliere
la distinzione tra �dimensione secolare� e �indole secolare�.
16 LG 31
17 cf. LG 38; AA 4; GS 72
18 Citato in ACG 318, pag. 4
19 ChL 59
20 cf. LG 31
21 Regolamento di Vita apostolica, art.. 4 � 2
22 Cost 29
23 MB XVIII, 161
��
24 ib.
�
25 Reg 38
��
26 Cost 47
27 cf. CG23