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Nel 75mo anniversario della morte di San Giovanni Bosco n.228-241

Novembre-Dicembre 1962                                        N. 228

 

IL RETTOR MAGGIORE:
1. In clima di Concilio Vaticano II.

2. Splendore di Cielo.

3. Direzione di vita.

4. Indirizzo sicuro ed efficace di apostolato conquistatore.

5, Due segnalazioni importanti.

6. La Strenna 1963.

Il Rettor Maggiore
Roma, Festa di Cristo Re, 28 ottobre 1962
Confratelli e Figliuoli carissimi 1. IN CLIMA DI CONCILIO VATICANO II
Sono trascorsi oltre 15 giorni dal fausto inizio del Concilio Vaticano II e, nel giorno sacro alla Regalità di Cristo, sento il bisogno di comunicare a voi la mia intima gioia di poter prendere viva parte a questa incomparabile assemblea, rappresentando la nostra Famiglia religiosa, nel cuore della Chiesa cattolica, con l´onore inaspettato di essere stato scelto dallo stesso Sommo Pontefice come membro della Commissione dei Religiosi.

Riceverete tutti una bella riproduzione dell´imponente sala Conciliare nella Basilica di San Pietro,, sapientemente attrezzata ad accogliere i duemilasettecento Cardinali, Arcivescovi, Vescovi, Superiori religiosi, periti e osservatori, che stipano le scalinate e le tribune. Ho pensato di mandare un esemplare a tutte le Case, anticipando gli auguri del Santo Natale e del Nuovo Anno, e ringraziando tutti delle preghiere e offerte inviatemi per il compleanno, per l´onomastico e per il tempio a San Giovanni Bosco sul colle natio. Vi prego di esporla con le debite traduzioni e illustrazioni negli Albi di ogni Casa, e di darne comunicazione anche ai nostri ex allievi, cooperatori ed amici, affinchè a tutti possibilmente giunga il mio saluto e l´augurio festoso, con le preziose benedizioni del Santo Padre!
È una pallida idea della realtà che noi contempliamo ogni giorno, assistendo alla santa Messa con cui si apre la seduta, nei vari riti cattolici, invocando lo Spirito Santo, ascoltando le dottissime e accorate dissertazioni a commento dei temi che stiamo trattando, scoprendo gradualmente il lavoro segreto dello Spirito Santo, che negli studi e nelle proposte dei singoli, ci viene illuminando sui vari problemi che dovremo risolvere, con direttive sicure, secondo Dio.

Giustamente il Sommo Pontefice, in un paterno discorso che tenne a un gruppo di seminaristi 1´11 agosto di questo anno, descrisse il Concilio Ecumenico come splendore di cielo, direzione di vita, indirizzo sicuro ed efficace di apostolato conquistatore. È un tema che mi sono affrettato a illustrare del mio meglio nei vari incontri avuti con le comunità vicine a Torino e a Roma, e che mi pare opportuno commentare anche a voi tutti, per infervorarvi ad accompagnarne i lavori in tutto il tempo che a Dio piacerà debbano durare.

2. SPLENDORE DI CIELO
È la nota caratteristica, inconfondibile, misteriosa del Concilio Ecumenico. Siamo certi dell´assistenza e dell´ispira‑
zione celeste; siamo certi che Gesù Cristo, fondatore della Chiesa, come è vivo e presente sacramentalmente nell´Eucaristia, investe della sua autorità, sostiene, illumina, dirige, non permette che dica sentenze errate il Sommo Pontefice suo Vicario e il Concilio che con Lui pensa, studia e decide in materia di fede e di morale. La novella Pentecoste, invocata nella preghiera preparata da tre anni e che tutti dobbiamo ripetere ogni giorno, troverà la sua realizzazione certa nelle decisioni del XXI Concilio Ecumenico, portandole da Roma a tutti gli angoli della terra ove i Vescovi hanno le loro cattedre di verità, e rinnoverà in certo modo il miracolo delle lingue, che essi però parleranno direttamente per essere intesi dalle loro popolazioni fedeli.

E la Vergine SS.ma presente nel Cenacolo, sarà anche ora tra noi come Madre di Grazia e del buon Consiglio, Madre Immacolata e sede della Sapienza, Arca dell´Alleanza, Aiuto del popolo cristiano e dei suoi Vescovi, Regina di tutti i Santi.

In San Pietro e nella piazza immensa paiono vive e parlanti intorno a noi le statue di centinaia di Santi, negli atteggiamenti più svariati, simbolo delle loro virtù caratteristiche. E quale gioia per me vedere continuamente presente, proprio di fronte alla tribuna riservata ai Superiori religiosi, San Giovanni Bosco che appoggia un braccio sui due giovani guidati alla santità da lui e dai suoi primi figli, mentre con l´altro addita l´altare gigantesco eretto sulla tomba di San Pietro! La Divina Provvidenza ha voluto premiare così la devozione al Papa del nostro caro Padre, per ricordare a noi suoi figli che questa dev´essere come una pietra fondamentale dell´edificio spirituale salesiano: Eucaristia, Maria SS.ma, Papa; e col Papa la Chiesa tutta, i Vescovi, i Parroci, le Missioni, la famiglia cristiana, il campo educativo e il lavoro sociale, tra studenti ed operai, in. ogni nazione, sotto tutti i cieli.

Splendore di cielo anche nell´universalità delle rappresentanze della Chiesa di Cristo nel mondo. Tra i novanta Cardinali, duemilacinquecento Vescovi e cento Superiori delle famiglie religiose, vediamo mitre e vestiti di varie fogge, che ci parlano dei vari riti che si vennero formando di tempo in tempo, secondando le necessità dei linguaggi e dei popoli lontani da Roma; vediamo ammessi come osservatori anche un centinaio di cristiani dissidenti, di protestanti, volonterosi di avvicinare la Chiesa di Roma, di studiare meglio i problemi che indussero i loro capi a staccarsi dal ceppo, con le conseguenze che è facile constatare: isolamento, sterilità, divisioni su divisioni, incertezze e asservimento alle ragioni di Stato e agli interessi politici.

Oh come è evidente l´ispirazione celeste e nel Sommo Pontefice che vuole aprire loro le porte per un possibile ritorno, e in loro stessi che si dispongono a vedere davvicino l´imponente spettacolo della Chiesa Cattolica, vittoriosa dopo tante battaglie e più che mai forte della sua unità, universalità e indipendenza dai poteri civili.

Non è lontano il ricordo di quel sindaco di Roma, che, celebrando la ricorrenza del 20 settembre, anniversario della conquista di Roma nel 1870 e causa dell´interruzione del Concilio Vaticano I, s´illudeva di vedere ormai la fine della Chiesa Cattolica e che non fosse lontano il tempo in cui tra i ruderi del colonnato di San Pietro si sarebbero vedute pascolare le pecore! A distanza di novant´anni ecco la televisione che presenta al mondo intiero una folla mai vista di Vescovi e centinaia di migliaia di spettatori accompagnare il Papa all´inizio del Concilio Vaticano II, cantando il ritornello, scolpito nell´obelisco centrale della piazza San Pietro: Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat. Il Regno di Gesù è sulle anime: ecco come lo cantano gli Inni della sua festa regale:
Non Ille regna cladibus non vi metuque subdidit: alto levatus stipite
amore traxit omnia.
Te saeculorum Principem Te, Christe, Regem gentium Te mentium Te eordium Unum fatemur arbitrum.
« Egli non conquista il suo regno con le battaglie della violenza e della paura: dall´alto della Croce Egli attrae tutti con l´amore. O Cristo, noi t´acclamiamo Re dei secoli, Re dei popoli, Re delle menti e dei cuori, unico eterno Sovrano nostro ».

3. DIREZIONE DI VITA
Col numero degli Atti di settembre-ottobre avete ricevuto pure l´opuscolo del nostro Don Agostino Favale, Il Concilio Ecumenico Vaticano II, pubblicato dalla « Palestra del Clero ». In esso avrete visto da pag. 19 a pag. 29 l´elenco delle trattazioni che le Commissioni preparatorie hanno raccolte e studiate per sottoporle all´esame dei Conciliari. Il Sommo Pontefice compendia in queste semplici parole: « direzione di vita » l´imponente mole di lavoro che sarà oggetto di studio nel Concilio Ecumenico. A tutte le categorie di cristiani saranno date norme che li difendano dagli errori dottrinali più pericolosi del nostro tempo: norme di Fede e di morale, orientamenti contro la miscredenza, l´indifferentismo, il laicismo invadente; insegnamenti chiari contro la morale corruttrice che non vuole alcun freno, proclamata dalla stampa, dai club, dal cinema e dalla letteratura diffusa in mezzo a tutte le categorie di persone a dissolvere il vincolo familiare, a giustificare la ribellione contro ogni autorità e precipitar la società nell´anarchia.

Sarà un´illustrazione dell´Enciclica Mater et Magistra ciò che si dirà sui rapporti tra il capitale e il lavoro, la persona umana dell´operaio e il rispetto dovuto agli interessi comuni, nell´equilibrio della giustizia sociale, contro i perturbamenti dell´egoismo e della violenza.

Risalendo al piano della gerarchia e dell´organizzazione interna della Chiesa, vedremo in nuova luce i doveri dei Vescovi nel governo delle Diocesi, delle Parrocchie, del clero e del laicato; i nuovi impegni che regoleranno anche noi religiosi nell´apostolato sempre più urgente tra il popolo in collaborazione con il clero secolare; la nuova luce che le organizzazioni cattoliche sono chiamate a diffondere nel mondo loro proprio: del lavoro, della pietà, della stampa, della vita sociale, patriottica e politica. Il campo missionario, la liturgia e l´amministrazione dei Sacramenti, la liturgia ravvivata dal maggior impiego delle lingue nazionali e da maggior partecipazione del popolo ai solenni riti tradizionali; le vocazioni allo stato sacerdotale, gli studi necessari e le nostre scuole; il campo missionario e l´unione delle Chiese separate... quanti problemi, quale scuola mirabile per l´avvenire della Chiesa nei tempi che corrono, quale responsabilità pesante e degna di ogni sforzo per noi specialmente, consacrati all´estensione del Regno di Dio nelle anime!
4. INDIRIZZO SICURO ED EFFICACE DI APOSTOLATO CONQUISTATORE
Ecco il terzo carattere che il Papa vede nel suo Concilio. L´intervento del Cielo e lo studio dei bisogni moderni debbono produrre un rilancio generale di apostolato nel mondo. Quello che gli Apostoli fecero con miracolosi effetti e rapidità inspiegabile per la povertà dei mezzi umani allora disponibili, il Papa sogna che si verifichi dopo il Concilio e in conseguenza di esso. La propagazione della Fede nell´epoca apostolica e nei periodi più difficili della storia è una prova della divinità della Chiesa ed ebbe origine dalle parole di Gesù: « Ite in mundum universum et praedicate Evangelium omni creaturae ». Le conquiste operate da poveri pescatori che si lanciano sulle vie del grande impero romano e che non dubitano come San Tommaso di arrivare fino all´India meridionale, al Malabar o, come San Paolo, di sfidare i sapienti dell´Areopago o le ire di Nerone, si ripeterono nei secoli e hanno costellato di missionari, di martiri e di confessori tutte le regioni della terra. Quello che avvenne anche solo in questo ultimo secolo ha del prodigioso: permettete che vi riporti a comune edificazione i dati raccolti da S. Em. il Cardinale Agagianian nel suo articolo dell´Osservatore Romano dell´il ottobre scorso:
« Gli ultimi 100 anni — come si afferma comunemente — costituiscono il secolo più brillante della storia delle Missioni. Questo in particolare è ancor più vero per l´epoca che si apre con Benedetto XV, il quale con la sua grande Enciclica Maximum illud diede vigorosamente il via per una evoluzione globale dei metodi di apostolato, seguito su questo luminoso cammino da Pio XI, con la Enciclica Rerum Ecelesiae. Il ritmo impresso da questi due Pontefici all´opera di evangelizzazione fu così efficace che si vide sbocciare tra le due guerre mondiali una primavera missionaria tale che la Chiesa — secondo l´espressione di Pio XII — non ne aveva forse mai conosciuta una più promettente.

I 500 sacerdoti che lavoravano in paesi di missione agli inizi del XIX secolo non erano ancora nel 1844 (se non si contano i 1.500 orientali uniti) che appena 1.200 e a questa data l´Africa non aveva ricevuto che 168 missionari nei suoi vasti territori.

« Poichè le cifre hanno la loro eloquenza, è opportuno tracciare la curva dei progressi via via compiuti, assumendo come termini di raffronto tre periodi ben significativi:


ASIA

1900

1933

1961

Cattolici

2.269.618

7.010.094

10.576.000

Sacerdoti asiatici

949

4.216

6.900

Sacerdoti non asiatici

2.008

5.064

5.600

AFRICA

 

 

 

Cattolici

500.000

4.500.000

21.900.000

Sacerdoti africani

250

2.270

 

Sacerdoti non africani

1.000

3.250

10.230

Occorre notare che i dati statistici relativi all´Asia per il 1961 sono limitati ai paesi non occupati dai comunisti. Nel 1949 la sola Cina contava 3.251.347 cattolici; 2.542 sacerdoti cinesi e 3.046 esteri.

Le religiose, al principio del secolo XIX, non erano che alcune dozzine; oggi, invece, sono più di 60.000. In Asia 4.000 suore missionarie lavorano in unione con 13.000 suore asiatiche (non comprese le 2.000 missionarie e le 4.000 indigene che contava la Cina nel 1950 e le 600 della Corea del Nord). In Africa 14.000 di cui 4.500 africane; 15.000 in Australia e Oceania, di cui 12.000 sono locali. I seminari minori sono 323 con 26.483 seminaristi; i seminari maggiori sono 79 con 1.039 seminaristi. I catechisti superano di molto i 100.000. Sono noti gli sforzi che si sonò intensificati per organizzarne sempre meglio i quadri, per adeguarne la formazione in ragione delle nuove esigenze e necessità di collaborazione per accrescerne sempre di più il numero ».

E se questo fu fatto in un mezzo secolo, con due guerre mondiali e turbamenti nazionali numerosissimi in Oriente, nell´Occidente, a nord e a sud dell´Equatore, quale impulso riceverà lo spirito missionario da questo Concilio che, come disse il Sommo Pontefice, vede per la prima volta nella storia rappresentati, con ampiezza di numero quale non si era visto fin qui, tutti i paesi della terra ex omni tribu et lingua et populo et natione?
« Le immense sofferenze poi di intiere cristianità per cui una moltitudine ammirabile di Pastori, di sacerdoti e laici suggellano la coerenza della propria Fede subendo persecuzioni e rivelando eroismi non certo inferiori a quelli dei periodi più gloriosi della Chiesa » saranno una fonte di meriti e un seme fecondissimo di rinnovamento e di apostolato cristiano di cui godranno senza dubbio i nostri posteri. Possiamo pensare all´avveramento di quella « primavera cristiana » più volte annunciata da S. S. Pio XII e dall´attuale Pontefice Giovanni XXIII, alla quale tutti dobbiamo proporci di concorrere, raddoppiando ora il nostro contributo di preghiere per il buon esito del Concilio e coltivando con ardore in noi e nei nostri giovani, nei fedeli, negli´ ex allievi e cooperatori il fervore d´apostolato missionario negli ambienti ove ciascuno deve lavorare.

5. DUE SEGNALAZIONI IMPORTANTI
Sempre in tema di Concilio Ecumenico mi dò premura di segnalare due pubblicazioni di professori del P.A.S. che non dovrebbero mancare nei nostri Studentati filosofici e teologici e di cui gli Ispettori dovrebbero impegnarsi a far omaggio ai loro Vescovi diocesani, qualora conoscessero la lingua italiana.

1. I Concili Ecumenici di Don Agostino Favale, edito dalla S.E.I., L. 2000, è un riepilogo storico di tutti i Concili Ecumenici fino al Concilio Vaticano I: rapida scorsa nella storia ecclesiastica, riassunto delle trattazioni e delle vicende che inquadrano ciascuna riunione, documentazione bibliografica copiosa, edificante presentazione della vitalità della Chiesa e delle tappe gloriose nella difesa della verità.

2. Il Concilio Ecumenico Vaticano II nella vita del Santo Padre di Don Emilio Fogliasso, ed. P.A.S., Roma.

Frutto di una felicissima ispirazione e di un lavoro febbrile per arrivare a tempo per l´apertura del Concilio, questo volume è un´indagine accurata delle vie misteriose della Divina Provvidenza nella vita e nel ministero del Santo Padre, dai primi anni di sacerdozio fino al sommo Pontificato; e dimostra che l´ispirazione avuta di convocare il Concilio a soli due mesi dall´elezione (28 ottobre 1958-19 gennaio 1959) ha la sua origine nella graduale e perfetta sua obbedienza agli inviti che lo portarono gradualmente al sacerdozio, all´insegnamento della storia ecclesiastica, al seguito del grande Vescovo Mons. Radivi Tedeschi, alla Pontificia Opera di Propaganda Fide, alle Delegazioni apostoliche di Sofia e Costantinopoli, alla Nunziatura di Parigi, al Patriarcato di Venezia e al Pontificato. Dirige Domine vias meas in conspectu tuo.
L´omaggio fu quanto mai gradito al Santo Padre, il quale per mezzo di S. E. Mons. Dell´Acqua, sostituto Segretario di Stato inviò all´Autore una bellissima lettera che vi riporto per intero a comune conforto.

SEGRETERIA DI STATO DI SUA SANTITÀ
Città del Vaticano, 17 ottobre 1962
N. 91175.

Rev. mo Signore
Mi è gradito comunicarLe che il Santo Padre ha ben accolto le copie del recente volume di Don Emilio Fogliasso: Il Concilio Ecumenico Vaticano II nella vita del Santo Padre Giovanni XXIII, che la S. V. Rev.ma, con delicato pensiero, ha voluto farGli pervenire come filiale primizia, alla vigilia della inaugurazione conciliare.

Nel significativo gesto Sua Santità ha visto un nuovo riflesso dell´affetto generoso e lieto verso la Sede di Pietro, chè distingue la famiglia di Don Bosco, e in cui si tramandano infatti i sentimenti di ardente devozione del Santo Fondatore verso la Chiesa e il suo Capo visibile.

A questa consolazione per l´animo dell´Augusto Pontefice si è aggiunta la gioia intima e commossa di vedere rispecchiato nel libro quanto il Suo cuore paterno ha desiderato e intrapreso per la celebrazione del provvidenziale avvenimento: e di questo intende rivolgere all´Autore e ai Salesiani tutti una parola di gratitudine, non tanto per i copiosi riferimenti alla Sua Persona, che Egli vorrebbe sempre nascosta da un velo di amabile discrezione, quanto per la felice sintesi del significato del Concilio per tutta la vita della Chiesa, nella sua luce irradiante di verità, di unità e di carità, che vuole diffondersi benefica nel mondo.

Il Vicario di Cristo è lieto d´impartire a Lei, al Rev.do Don Fogliasso, ed alla intera Società Salesiana una speciale Apostolica Benedizione.

Profitto poi volentieri della circostanza per esprimerLe il mio sentito ringraziamento per le copie a me gentilmente destinate del menzionato volume, che ho tanto apprezzato e che serberò caro, mentre con sensi di religioso ossequio mi professo
della S. V. Rev.ma dev.mo nel Signore
t ANGELO DELL´ACQUA
Sostituto
Rev.mo Signore
Sac. Don LITIGI CASTANO
Procuratore Generale della Società Salesiana
di San Giovanni Bosco - Roma
6. LA STRENNA 1963
Confratelli e figliuoli carissimi, ho visto con grande soddisfazione come è stata accolta la Strenna proposta sull´amore alla Chiesa una, santa, cattolica, apostolica. L´Ufficio catechistico, le Compagnie, gli ex allievi, i cooperatori ne fanno oggetto di studio e di preghiere ferventi; noi confratelli ci adopereremo per inculcare a tutti la gloria di appartenere ad essa e i doveri che ci incombono di amarla praticamente, vivendo e operando come membri del Corpo mistico di Cristo.

Da parte mia mi faccio un dovere di trasmettere a tutta la grande Famiglia ed ai singoli membri le numerose benedizioni che il Santo Padre ci dà durante i lavori del Concilio, augurando che apportino a ciascuno le grazie celesti di cui abbisogna per sè e per i propri cari.

Vostro aff.mo in C. J.
SAC. RENATO ZIGGIOTTI
PS. Troverete in appendice, tra i documenti, il testo approvato dalla Sacra Congregazione dei Riti della nostra Commemorazione dei confratelli defunti per il 30 gennaio.
Quaito prima ne faremo le copie adattate all´uso dei Sacerdoti e le spediremo a tempo per la prossima data.

È in preparazione pure un´ufficiatura speciale completa con la Santa Messa per la nostra festa di Maria SS. Ausiliatrice del 24 maggio.

Sono certo che la concessione sarà a tutti gradita e servirà ad aumentare la nostra devozione a Maria SS. e alle anime dei nostri confratelli bisognosi di suffragi.

Il Direttore Spirituale
1. L´ANNO DEL CONCILIO E I NOSTRI GIOVANI: VALORIZZARE LE COMPAGNIE
La celebrazione del Concilio ci invita quest´anno a vivere intensamente la Strenna sulla Chiesa che il nostro venerato Rettor Maggiore ci ha lasciato per il 1963. Il tema della Chiesa dovrà essere ripreso frequentemente nella predicazione e nelle « Buone Notti », in modo da ravvivare e approfondire nei giovani il senso della loro appartenenza alla Chiesa, l´interesse per i suoi problemi e il desiderio di una più intensa vita spirituale.

Se il Concilio vuole rinnovare spiritualmente la Chiesa, è necessario che questo rinnovamento si estenda a ogni nostra Casa, a ogni confratello e giovane: sia il 1963 l´anno della Chiesa per l´impegno che portiamo nel conoscerla, amarla e viverne la vita.

Per animare questo lavoro tra i giovani siano bene organizzate e in piena attività le nostre Compagnie, alle quali siamo certi che tutti i confratelli daranno il loro apporto generoso di simpatia di interessamento e di lavoro.

Esse devono approfondire, in questa campagna della Chiesa, una delle loro grandi finalità: dare ai giovani quella « formazione di base » all´apostolato che è stata insistentemente richiesta nel II Congresso mondiale per l´apostolato dei laici. È un tema la cui importanza va crescendo nella Chiesa e noi, educatori cattolici, non possiamo disinteressarcene, perchè la prima opera di formazione all´apostolato deve essere effettuata, come insisteva il Congresso nelle sue mozioni, nei movimenti dei fanciulli e dei giovani.

Un´educazione cattolica che trascurasse questo punto sarebbe oggi insensibile alle richieste più urgenti della Chiesa e si isolerebbe dalle grandi correnti della vita cattolica del nostro tempo. Non possiamo accontentarci di fare dei nostri giovani dei generici « buoni cristiani » dallo scarso senso ecclesiale, e la cui resistenza alle insidie del mondo d´oggi sarebbe molto debole. Dobbiamo lavorare per formare dei veri piccoli apostoli tra i nostri giovani migliori.

Ora la fucina e la palestra di questa preparazione all´apostolato sono precisamente le nostre Compagnie. Esse sono, per noi salesiani, lo strumento qualificato per questa formazione di base all´apostolato. La Chiesa le ha riconosciute ufficialmente, invitandole a prender parte alla Consulta generale per l´apostolato dei laici. Tocca a noi ora rispondere a questa fiducia della Chiesa.

La loro importanza e attualità sta crescendo appunto perchè l´apostolato dei laici sta acquistando nella Chiesa una posizione di primo piano, sconosciuta in altri tempi. Esse rappresentano perciò nelle nostre Case e nel nostro metodo educativo una delle forze più vive e feconde, più attuali e necessarie perchè possiamo dirci educatori cattolici.

Per questo mi auguro che le nostre Compagnie, in quest´anno soprattutto, siano viste e curate con questo scopo: di preparare in esse dei veri apostoli, capaci di fermentare cristianamente il loro ambiente.

Molto si è già fatto in Italia e in altre Nazioni. Grazie alle fatiche di molti confratelli, esse stanno prendendo nelle nostre Case il posto che loro spetta e molti giovani vengono formati agli ideali dell´apostolato.

Intensifichiamo questo lavoro, tanto attuale e necessario, in modo che le Compagnie diventino realmente il coronamento della nostra opera educativa e diano alla Chiesa giovani apostoli della tempra di San Domenico Savio e dei primi ragazzi che crebbero con Don Bosco all´Oratorio.

2. LA PIA UNIONE DEI DEVOTI DI MARIA AUSILIATRICE
Si è constatato che in varie Case e specialmente in quelle di recente fondazione, non si è ancora fatta erigere la Pia Unione e così si tralascia di osservare l´art. 90 delle nostre Costituzioni, un grande desiderio di Don Bosco e dei suoi Successori.

Prego quindi i signori Direttori di assicurarsi che nella loro Casa sia eretta la Pia Unione e che si conservi in archivio o in cornice il relativo decreto. Se non ci fosse più, ne richiedano copia.

È necessario poi che, dove è eretta la Pia Unione, vi sia un registro, per annotare i nomi e la data di accettazione dei Soci. Senza il decreto di erezione non esiste la Pia Unione e senza il registro non esiste l´iscrizione dei Soci.

Per ricordare finalmente agli iscritti i loro doveri (pratiche consigliate) e i favori spirituali a loro elargiti (indulgenze), si dia, all´atto dell´iscrizione, la pagellina relativa, che si può avere dalla Segreteria della Pia Unione.

Trascurare il dovere di propagare la Pia Unione è un defraudare Maria Ausiliatrice dell´onore che Don Bosco vuole le sia tributato per mezzo della sua famiglia salesiana; è pure un defraudare i nostri benefattori e amici del tesoro d´indulgenze, che possono lucrare solo in seguito a regolare iscrizione.

Don Bosco insiste: « Propagate la devozione a Maria Ausiliatrice e proverete i tratti della sua bontà materna ». Potremmo noi trascurare un dovere così santo, senza grave danno nostro, delle nostre Case e delle anime?
3. INDULGENZA DEL LAVORO SANTIFICATO
Giungono spesso domande circa l´indulgenza del lavoro santificato e le condizioni richieste per il suo acquisto.

L´indulgenza del lavoro santificato fu lo scorso anno estesa a tutti i fedeli da S. S. Giovanni XXIII a ricordo dell´Enciclica Mater et Magistra. Essa è sostanzialmente la medesima indulgenza di cui una volta godevano solo i Salesiani, ma si differenzia in qualche cosa. Conviene che tutti conoscano i termini precisi di questa indulgenza, tanto importante e pratica per noi.

Ogni volta che durante il lavoro, sia manuale che mentale, si eleva l´anima a Dio, o mentalmente o con qualunque formula di libera scelta, si lucrano 500 giorni d´indulgenza.

A chi al mattino offre a Dio il lavoro della giornata è concessa una indulgenza plenaria, lucrabile alle solite condizioni. L´offerta può essere compiuta in qualunque modo, mentale o vocale; a tale scopo però non si può usare una formula alla quale è annessa un´altra indulgenza (canone 933).

Le solite condizioni sono quattro: Confessione, Comunione, visita alla chiesa, preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. Si noti:

  1. Dall´attuale confessione sono dispensati i fedeli che sono soliti confessarsi almeno due volte al mese, oppure comunicarsi cinque volte per settimana.
  2. Una Comunione è sufficiente per tutte le indulgenze plenarie di una data giornata; quindi chi si comunica una sola volta per settimana, può lucrare le indulgenze plenarie di una sola giornata. Questo è stato dichiarato espressamente dalla Sacra Penitenzieria Apostolica. Sappiamo anzi che il Santo Padre con l´estensione dell´indulgenza plenaria del lavoro ha inteso anche incrementare la Comunione frequente e quotidiana.
  3. È necessaria un visita per ogni indulgenza plenaria.
  4. Così pure è necessario che per ogni indulgenza plenaria si reciti una preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. Per ogni indulgenza è sufficiente un Pater, Ave e Gloria o altra preghiera equivalente.

4. INDULGENZA DEL DOLORE SANTIFICATO
Il Santo Padre con l´estensione dell´indulgenza del lavoro santificato ha mostrato un paterno tratto di benevolenza verso chi fatica e lavora. Recentemente egli ha avuto un paterno gesto di benevolenza anche verso chi soffre con l´elargizione dell´indulgenza del dolore santificato.

Essa è concepita negli stessi termini di quella del lavoro: 500 giorni di indulgenza lucrabili ogni volta da chi offre a Dio le proprie sofferenze, fisiche o morali; indulgenza plenaria lucrabile, alle solite condizioni, da chi al mattino offre a Dio le sofferenze della giornata.

Si potrà obiettare che coloro che stanno degenti a letto non possono compiere la visita richiesta per lucrare l´indulgenza plenaria. Costoro, in forza del canone 935, possono farsi commutare dal confessore la visita in qualche altra pratica (per esempio, una particolare e determinata preghiera).

Conviene qui ricordare una preziosa indulgenza plenaria lucrabile dagli ammalati i quali non sono in grado di lucrarne altre. È quella della Via Crucis. Tutti sanno che chi è impossibilitato a recarsi in chiesa a compiere il pio esercizio, può lucrare le indulgenze a esso annesse con la recita di 20 Pater, Ave e Gloria, tenendo in mano un crocifisso appositamente benedetto. Ma gli ammalati che non possono, senza notevole fatica, recitare i 20 Pater, Ave e Gloria, possono lucrare le stesse indulgenze baciando o almeno guardando con affetto e contrizione detto crocifisso e recitando, se possono, una giaculatoria in memoria della Passione del Signore. Alla Via Crucis è annessa un´indulgenza plenaria, lucrabile ogni volta che si compie il pio esercizio o lo si supplisce come detto sopra; non sono richieste le solite condizioni; basta lo stato di grazia. Inoltre chi in quel giorno si è comunicato lucra un´altra indulgenza plenaria. Tutti i sacerdoti salesiani possono benedire i crocifissi annettendo loro le indulgenze della Via Crucis. Quale conforto è per un ammalato grave il poter lucrare indulgenze plenarie in modo così facile! È l´unico caso in cui la Chiesa ha dato la possibilità di lucrare un´indulgenza plenaria con il solo bacio o sguardo al crocifisso; è un atto di materna condiscendenza per chi è impossibilitato a fare di più e supplisce alle altre condizioni richieste con le proprie sofferenze unite a quelle di Gesù.

5. COMUNICAZIONE CIRCA PRESUNTE INDULGENZE
Si sente spesso dire che confratelli o altre persone pie posseggono crocifissi ai quali è annessa un´indulgenza plenaria per ogni bacio loro dato oppure corone con annessa indulgenza plenaria per ogni Ave Maria o più ancora, ovvero recitano preghiere arricchite di indulgenze insolite (per esempio, 80.000 anni!) o con la virtù di liberare un dato numero di anime del purgatorio. Qualunque cosa dicano coloro che posseggono tali oggetti o recitano le magiche preghiere, divulgate generalmente su fogli ciclostilati senza l´approvazione ecclesiastica, si tenga per certo che le suddette favolose indulgenze sono affatto inesistenti. La Sacra Penitenzieria Apostolica lo ha ripetutamente dichiarato con documenti autentici; l´ultimo, riguardante le corone, è del 6 febbraio del corrente anno.

Per quanto riguarda in particolare i crocifissi ai quali fosse annessa un´indulgenza plenaria per ogni bacio, fosse pure stato il Papa stesso a benedirli, la Sacra Penitenzieria Apostolica, in pieno accordo con il Sommo Pontefice, ha dichiarato che al bacio di tali crocifissi è annessa solo l´indulgenza plenaria in articulo mortis.
Si è creduto opportuno di fare la presente dichiarazione, per togliere ogni dubbio o falsa persuasione che ancora ci fosse in qualcuno; tutti sono invitati a distruggere ogni foglietto che diffondesse indulgenze senza portare l´imprimatur. Tali concezioni delle indulgenze non favoriscono affatto la vera pietà, anzi gettano il discredito sulla religione e sono sempre un´arma in mano ai protestanti contro la Chiesa cattolica, la quale elargisce le indulgenze con saggezza e discrezione e le lega a determinate condizioni.

COMUNICAZIONI E DOCUMENTI
Movimento delle nostre Cause di Beatificazione
e Canonizzazione durante gli anni 1961 e 1962

  1. Venerabile Don MICHELE RUA.

Lo studio dei miracoli attribuiti all´intercessione del Ven. Don Rua ha trovato difficoltà da parte di qualche membro della Consulta medica della S. C. dei Riti. Ad ogni modo uno dei due fatti prodigiosi, accaduto proprio al sepolcro del Servo di Dio, offre ormai tutte le morali garanzie per la discussione di carattere teologico che a suo tempo terranno Consultori, Prelati e Cardinali della stessa S. C. dei Riti. L´altro fatto viene sottoposto a nuovo approfondito esame per una decisione definitiva. Mentre si raccomandano preghiere allo scopo di poter raggiungere presto la desiderata mèta, si nota che la devozione e invocazione del Servo di Dio sono dovunque accresciute e che si moltiplicano grazie a favori per sua intercessione.

  1. Servo di Dio Don ANDREA BELTRAMI.

La Positio super Virtutibus (che consta tra l´altro dell´Informatio, il Summarium, le Aninadversiones del Promotore Generale della Fede e la Responsio dell´Avvocato a dette Animadversio•nes) fu discussa nella Congregazione antipreparatoria del 10 marzo 1959. In essa i Consultori della S. C. dei Riti presentarono per iscritto le obiezioni che credettero di dover fare all´eroicità del Servo di Dio. Il Promotore Generale della Fede raccolse allora queste obiezioni o Animadversiones, per redigerle in forma e consegnarle alla Postulazione. C´è fondata speranza di averle prima della fine dell´anno. Non appena ricevute, il nostro Avvocato preparerà la Responsio. Si stamperanno quindi Animadversiones e Responsio in un volume intitolato Nova Positio super Virtutibus, che dovrà essere discussa a suo tempo in un´altra Congregazione, chiamata Preparatoria. Si insiste perchè anche Don Beltrami sia invocato per grazie e favori, specialmente dai nostri cari ammalati.

  1. Servo di Dio principe AUGUSTO CZARTORYSKI.

La Positio super Virtutibus con le parti sopra enumerate, fu consegnata al Promotore Generale della Fede nel mese di marzo del 1960. Da allora aspetta pazientemente il suo turno per venire discussa in Congregazione antipreparatoria.

  1. Serva di Dio Suor TERESA VALSÉ-PANTELLINI.

Nel 1957 si consegnarono al Promotore Generale della Fede le prime due parti che costituiscono la Positio super Virtutibus, e cioè: l´Informatio .e il Summarium. Nel 1960 il Promotore Generale della Fede chiese inoltre una biografia della Serva di Dio onde chiarire alcuni Punti. Ora stiamo aspettando le Animadversiones per rispondervi e completare così la Positio super Virtutibus. C´è fondata speranza di riceverle fra non molto. Con questo la Causa farebbe un bel passo avanti.

  1. Servo di Dio ZEFFIRINO NAMUNCURA.

Ricevute dal Cancelliere dei Riti, il 12 novembre 1960, le copie pubbliche dei Processi Apostolici, si pensò subito ad allestire la Positio super validitate Processuum, nella quale si deve dimostrare che tanto nei Processi ordinari o diocesani quanto in quelli apostolici si sono osservate tutte le norme prescritte, per cui detti Processi devono ritenersi validi e fonte attendibile per lo studio della Causa. Si prepararono all´uopo le prime due parti, e cioè l´Informatio e il Summariu•m; e l´11 febbraio 1961 si consegnarono al Promotore Generale della Fede per le eventuali Animadversiones. Ricevute queste il 30 novembre dello stesso anno, se ne preparò la Responsio. Completate così le parti, si stampò la Positio super validitate Processuum e si consegnò ai Riti il 14 dicembre. Fu discussa e approvata col relativo Decreto il 29 gennaio 1962.

Terminate con la validità dei Processi le fasi che potremmo chiamare preparatorie, si affrontò anche per questa Causa la Positio super Virtutibus, dando alle stampe da aprile a settembre di quest´anno, rispettivamente, le prime due parti, e cioè: il Summarium e l´Informatio sulle virtù. Sono circa 500 pagine in formato grande, le quali per via di prova testimoniale e di documenti — più di 100 pagine — illustrano la vita di questo candido fiore della prima Missione Salesiana.

Prossimamente presenteremo al Promotore Generale della Fede la parte stampata insieme con il Summarium ex officio super scriptis, affinchè egli stenda le sue Animadversiones per la discussione sull´eroismo del Servo di. Dio.

Si raccomanda, specie ai Confratelli della Repubblica Argentina, di segnalare alla Postulazione fatti prodigiosi degni di studio in vista della futura Beatificazione. Al punto in cui si trova la Causa sarebbe conveniente addivenire al Processo Apostolico di presunte guarigioni miracolose.

6. Servi di Dio Mons. LUIGI VERSIGLIA e Don CALLISTO CARAVARIO.

Il 14 novembre 1961 la Cancelleria dei Riti consegnò alla nostra,
Postulazione le Copie pubbliche dei Processi Apostolici, in due volumi. Si diede subito mano alla preparazione dell´Informatio e del Summarium super non cultu; e il 14 dicembre poterono essere consegnati al Promotore Generale della Fede per le Animadversiones del caso. In questa Posizione si deve dimostrare non essersi mai tributati ai Servi di Dio atti di culto pubblico quali si danno ai Santi e Beati. Ricevute le Animadversiones il 30 marzo di questo anno, se ne curò la Responsio, con la quale si completò la Positio super non cultu. Questa, data alle stampe, venne consegnata al Promotore Generale della Fede; il 4 maggio fu discussa nel Congresso della S. C. dei Riti e approvata con emissione del relativo Decreto.
Nel frattempo, e cioè in gennaio e febbraio del presente anno, furono stampati e consegnati ai Riti, rispettivamente, il Summarium e l´Informatio sulla validità dei Processi. Se eventualmente il Promotore Generale della Fede farà qualche difficoltà, si dovrà rispondere. E se tutto andrà bene, sarà emesso il Decreto sulla validità dei Processi; dopo di che penseremo alla Positio super Martyrio.
7. Serva di Dio Donna DOROTEA CHOPITEA VED. SERRA.

Presso la Cancelleria dei Riti è già stato tradotto in italiano il Processo Apostolico di Barcellona e i copisti hanno pure finita la Copia pubblica, che ci sarà consegnata non appena il Cancelliere dei Riti vi abbia apposto le sue note marginali. Speriamo di averla nel corso del 1963, onde iniziare lo studio della validità dei processi. Intanto siamo lieti di notificare che il confratello Don Amedeo Burdeus, benemerito della Causa, ha stampato a Barcellona un´ampia biografia della Serva di Dio.

  1. Servo di Dio Don FILIPPO RINALDI.

Nel mese di agosto del 1959 fu consegnato al Promotore Generale della Fede il volume contenente l´Informatio, il Summarium, le Lettere postulatorie e il Decreto di approvazione degli Scritti del Servo di Dio; che, uniti alle due parti che mancano ancora (le Animadversiones del Promotore Generale della Fede e la corrispondente Responsio) costituiscono la Positio super introductione Causae. Da allora siamo in attesa, come si disse, delle Animadversiones d´ufficio del Promotore Generale della Fede.

  1. Serva di Dio Madre MADDALENA MORANO.

Nel 1957 si consegnarono al Promotore Generale della Fede anche per Madre Morano l´Informatio, il Summarium, le Lettere postula,- torie e il Decreto sugli Scritti, e, inoltre, nel mese di aprile del 1960, una biografia della Serva di Dio per agevolare il lavoro. Abbiamo fondata speranza di ricevere entro l´anno 1963 le Animadversiones del Promotore Generale della Fede e avvicinarci così all´Introduzione della Causa.

  1. Serva di Dio LAURA VICURA.

Ottenuta l´Approvazione degli Scritti il 26 aprile 1960 dopo non lievi difficoltà motivate dall´età — 13 anni non compiuti — della Serva di Dio, si stamparono e si consegnarono al Promotore Generale della Fede le prime quattro parti della Posizione sull´Introduzione della Causa, come si disse per Don Rinaldi e Madre Morano. Anche per questa Causa nutriamo buone speranze di ricevere presto le Animadversiones per poi completare la Posizione mediante la Responsio dell´Avvocato.

  1. Servo di Dio Don LUIGI VARIARA.

La Cancelleria dei Riti ci consegnò i114 novembre 1961 le Copie pubbliche del Processo Ordinario Informativo di Bogotà,. Constano di due volumi manoscritti, di complessivi fogli 587, equivalenti a pagine 1174. Il 28 febbraio di quest´anno si elevò una supplica al Santo Padre perchè si degnasse di nominare il Cardinale Ponente o Relatore della Causa. 112 marzo il Santo Padre, annuendo alla supplica, scelse l´Em.mo Cardinale Benedetto Aloisi Masella, nostro Protettore.

Ora aspettiamo l´approvazione degli Scritti del Servo di Dio, ed è pronta la relativa Positio, per poi preparare la Posizione sull´Introduzione della Causa. Intanto si sta elaborando una biografia che faccia conoscere anche in Italia la vita e le virtù non comuni di questo Apostolo dei lebbrosi in Colombia.

  1. Servo di Dio Don LUIGI MERTENS.

Siamo ancora in attesa che la Cancelleria dei Riti finisca la traduzione e la copiatura del Processo Ordinario Informativo di Liegi.

  1. MARTIRI SPAGNOLI (Valenza-Siviglia-Madrid).

Anche per essi siamo ancora in attesa delle Copie pubbliche che ci consegnerà la Cancelleria dei Riti non appena essa abbia ultimato la traduzione e la copiatura dei Processi informativi.

  1. Servo di Dio Mons. LUIGI OLIVARES.

Per difficoltà estranee alla Postulazione non si è ancora ottenuto di iniziare i Processi Informativi presso il Vicariato di Roma.

  1. Servo di Dio Don RODOLFO KOMOREK.

Stampati già in gennaio del 1959 gli Articoli (che contengono in modo particolareggiato la vita e le virtù del Servo di Dio e che saranno distribuiti ai Testi perchè nel Processo rispondano ad ogni punto di essi), si stanno ora raccogliendo gli Scritti del Servo di Dio e quanto si è scritto su di lui. Non appena tutto sia pronto, si inizierà il Processo Ordinario Informativo a Taubate o a San José dos Campos (Brasile) dove il Servo di Dio santamente morì.

NB. Raccomandiamo vivamente il ricorso e l´invocazione dei nostri Servi di Dio, perchè il Signore si degni esaltarli con la gloria dei Santi; preghiamo poi di voler comunicare a questa Postulazione le grazie di carattere straordinario e miracoloso, per eventuali studi più approfonditi in ordine a Beatificazioni e Canonizzazioni.

Roma, 12 novembre 1962.

II
Don CARLO ORLANDO
Postulatore Generale
2. UFFICIO E MESSA PROPRI « IN COMMEMORATIONE SODALIUM DEFUNCTORUM SOCIETATIS » II CLASSIS (30 GENNAIO)
SACRA CONGREGATION RITUUM
                                                                        Prot. N. S. 11/961
SOCIETATIS S. FRANCISCI SALESII
Rev.mus Dominus Renatus Ziggiotti, Societatis S. Francisci Salesii Rector Maior, ad pedes Sanctitatis Suae provolutus, humillime postulavit, de consensu sui Capituli, ut in particulari Calendario eiusdem Societatis inscribi valeat, sub die 30 mensis ianuarii, Commemoratio Sodalium defunctorum Societatis, II classis.

Sacra porro Rituum Congregatio, vigore facultatum sibi a Sanctissimo Domino nostro Ioanne Papa XXIII tributarum, attentis expositis, benigne annuii pro gratia iuxta preces, adhibitis Officio ut die 2 novembris in Commemoratione omnium Fidelium defunctorum, cum variationibus tamen ut in adnexo exemplari, atque prima e tribus Missis eiusdem diei 2 novembris cum oratione « Deus, veniae largitor... e.

Contrariis non obstantibus quibuslibet.

Die 22 iunii 1962
Arcadius M. Card. LARRAONA
S. R. C. Praefec.
HENRICUS DANTE, a Secretis
Die 30 ianuarii
COMMEMORATIO SODALIUM DEFUNCTORUM SOCIETATIS
II CLASSIS
Omnia dicuntur ut in communi Officio defunctorum, circa finem Breviarii, praeter ea quae hic habentur propria.

AD MATUTINUM
Lectiones trium Nocturnorum sine absolutione et benedictionibus, et lectiones I Notturni inuper sine titulo.

In I Notturno
Lectio I                           Thren., 1, 13, 14, 16, 18, 20, 22.

De excelso misit Dominus finem in ossibus meis, et erudivit me; expandit rete pedibus meis, convertii me retrorsum; posuit me desolatam, toto die moerore confectam. Vigilavit iugum iniquitatum mearum, in manu eius convolutae sunt, et impositae collo meo; infirmata est virtus mea. Idcirco ego plorans, et oculus meus deducens aquas, quia longe factus est a me consolator, convertens animam meam. Iustus est Dominus, quia os eius ad iracundiam provocavi. Audite, obsecro, universi populi, et videte dolorem meum. Vide, Domine, quoniam tribulor; conturbatus est venter meus, subversum est cor meum in memetipsa, quoniam amaritudine piena sum; multi enim gemitus mei, et cor meum moerens.

NB. Tutti i responsori sono stati desunti dai Breviari Bisuntinum e Aeduense, con qualche ritocco. Sono tutti scritturali; la prima parte è sempre del Vecchio Testamento e la seconda (versetto) del Nuovo.
1)z. Clamo ad te, Domine; dico: Tu es refugium meum, portio mea in terra viventium. Attende ad clamorem meum, * Quia miser
factus sum valde. Miserere mei, Domine, Fili David. — Quia.

Ps. 141, 6, 7; Matth., 15, 22.

Lectio II                                   Thren., 3, 2, 4-7, 11-13, 15.

Me minavit; et adduxit in tenebras, et non in lucem. Vetustam fecit pellem meam et carnem meam, contrivit ossa mea. Aedifi
cavit in gyro meo, et circumdedit me f elle et labore. In tenebrosis collocava me, quasi mortuos sempiternos. Circumaedificavit adversum me, ut non egrediar; aggravavit compedem meum. Semitas meas subvertit, et confregit me; posuit me desolatam. Tetendit arcum suum, et posuit me quasi signum ad sagittam. Misit in renibus meis filias pharetrae suae. Replevit me amaritudinibus, inebriava me absinthio.

Ad Dominum aspiciam, exspectabo Deum salvatorem meum, audiet me Deus meus. Consurgam cum sedero in tenebris: * Do‑
minus lux mea est. Pater misericordiarum, et Deus totius con‑
solationis. — Dominus.

Mich., 7, 7, 8; // Cor., 1, 3.

Lectio III                            Thren., 3, 19-22, 24-26, 31-32.

Recordare paupertatis et transgressionis meae, absinthii et fellis. Memoria memor ero, et tabescet in me anima mea. Haec recolens in corde meo, ideo sperabo. Misericordiae Domini, quia non sumus consumpti; quia non defecerunt miserationes eius. Pars mea Dominus, dixit anima mea; propterea exspectabo eum. Bonum est praestolari cum silentio salutare Dei. Quia non repellet in sempiternum Dominus. Quia si abiecit, et miserebitur, secundum multitudinem misericordiarum suarum.

Ego te invoco, quoniam exaudies me, Deus; inclina aurem tuam mihi, audi verbum meum. * Mirabilem ostende misericordiam tuam. — Domine, tu omnia nosti, tu scis quia amo te. — Mirabilem. — Requiem aeternam dona eis, Domine: et lux perpetua luceat eis. — Mirabilem.

Ps. 16, 6-7; Ioann., 21, 17.
In II Nocturno
Ex libro sancii Ambrosii Episcopi de excessu fratris sui Satyri.

Lectio IV                                                            Lib. 2, 40, 41
Videmus quod et mors lucrum sit, et vita poena est. Unde et Paulus ait: « Mihi vivere Christus est, et mori lucrum ». Quid est
Christus, nisi mors corporis, spiritus vitae? Et ideo commoriamur cum eo, ut vivamus cum eo. Sit quidam eotidianus usus in nobis, affectusque moriendi; ut per illam segregationem a eorporeis eupklitatibus anima nostra se diseat extrahere, et tamquam in sublimi locata, quo terrenae adire libidines, et eam sibi conglutinare non possint, suscipiat mortis imaginem, ne poenam mortis ineurrat. Repugnat enim lex carnis legi mentis, et eam legi erroris addicit. Sed quod remedium? « Quis me liberabit de corpore mortis huius? gratia Dei per Iesum Christum Dominum nostrum ». Habemus medicum, sequamur remedium. Remedium nostrum Christi gratia est, et corpus mortis corpus est nostrum. Ergo peregrinemur a corpore, ne peregrinemur a Christo; etsi in corpore sumus, tamen quae sunt corporis nec sequamur, nec deseramus Tura naturae, sed dona gratiae praeoptemus.

Peeeavimus, iniquitatem fecimus, Domine. in omnem iustitiam tuam; avertatur ira tua et furor tuus. * In miserationibus tuis multis. t. Tu es Christus, Filius Dei vivi, qui in hune mundum venisti. — In.

Dan., 9, 15, 16, 18; Ioann., 11, 17.

Lectio V                                                                   Ib., 46, 47
Quid plura? Unius morte mundus redemptus est. Potuit enim Christus non mori, si voluisset; sed neque refugiendam mortem quasi ignavam putavit, neque melius nos quam moriendo servasset. Itaque mors eius vita est omnium. Morte eius signamur, mortem eius orantes annuntiamus, mortem eius offerentes praedicamus; mors eius vittoria est, mors eius sacramentum est, mors eius annua solemnitas mundi est. Quid praeterea de morte eius dieimus, cum divino probemus exemplo, quia immortalitatem mors sola quaesivit, atque ipsa se mors redemitl Non igitur moerenda mors, quae causa salutis est publicae; non fugienda mors, quam Dei Filius non dedignatus est, non refugit. Et mors quidem in natura non fuit, sed conversa est in naturam; non enim a principio Deus mortem instituit, sed pro remedio dedit. Praevaricatione enim damnata in labore diuturno, gemituque intolerando vita hominum coepit esse miserabilis, debuitque davi finis malorum,
ut mors restitueret, quod vita amiserat. Immortalitas enim oneri potius quam usui est, nisi aspiret gratia.

*. Misereris omnium, et nihil odisti horum que fecisti, Domine, * Qui amar animas. t. Occisus es, et redemisti nos Deo in san‑
guine tuo. — Qui.

Sap., 11, 24, 25, 27; Apoc., 5, 9.

Lectio VI                                                           Ib., 132, 133.

Habet animus ex hoc iam vitae anfractu et terreni corporis colluvione discedere et ad illa concilia superna contendere; laudem dicere Deo, quam eitharizantes illos dicere, prophetica lectione eomperimus: « Quam mirabilia opera tua, Domine Deus omnipotens: iustae et verae vice tuae, Rex gentium! Quis non timebit et non magnifieabit nomen tuum? Quia solus sanctus es, quia omnes gentes venient et adorabunt ante te »; videre quoque tuas, Iesu, nuptias, in quibus de terrenis ad caelestia, concinentibus omnium gaudiis sponsa deducitur: « Ad te omnis caro veniet », iam non saeculo obnoxia, sed spiritui copulata; videre thalamos ornatos byssino, rosis, liliis et coronis. Cuius enim alterius sic ornantur nuptiae? Ornantur enim confessorum labore, martyrum sanguine, liliis virginum, coronis etiam sacerdotum. Hoc prae ceteris David sanctus optavit, ut haec spectaret et cerneret. Denique ait: « Unam petii a Domino, hanc requiram: ut inhabitem in domo Domini omnes dies vitae meae et videam voluptatem Domini ».

Hi qui cum pietate dormitionem acceperunt * Optimam habent repositam gratiam. t. Tunc iusti fulgebunt sicut sol in regno Patris eorum.      Optimam. — Requiem aeternam dona eís, Domine: et lux perpetua luceat eis. — Optimam.

II Mach., 12, 45; Matth., 13, 43.

In III Notturno
De Epistola prima beati Pauli Apostoli ad Corinthios
Lectio VII                                                                15, 20-26
Christus resurrexit a mortuis, primitiae dormientium; quoniam quidem per hominem mors, et per hominem resurreetio mortuorum.

Et sicut in Adam omnes moriuntur, ita et in Christo omnes vivificabuntur; unusquisque autem in suo ordine: primitiae Christus; deinde ii qui sunt Christi, qui in adventu eius erediderunt. Deinde finis, cum tradiderit regnum Deo et Patri, cum evacuaverit omnem principatum et potestatem et virtutem. Oportet autem illum regnare, donee ponat omnes inimicos sub pedibus eius. Novissima autem inimica destruetur mors.

Scio quod Redemptor mens vivit, et in novissimo die de terra surrecturus sum; * Et in carne mea videbo Deum meum.          Qui dilexit me, et tradidit semetipsum pro me. — Et.

lob., 19, 25, 26; Gal., 2, 20.

Lectio VIII                                                               15, 42-49
Sic resurrectio mortuorum: seminatur in corruptione, surget in incorruptione; seminatur in ignobilitate, surget in gloria; seminatur in infirmitate, surget in virtute; seminatur corpus animale, surget corpus spiritale. Si est corpus animale, est et spiritale, sicut seriptum est: Factus est primus homo Adam in animam viventem, novissimus Adam in spiritum vivificantem. Sed non prius quod spiritale est, sed quod animale, deinde quod spiritale. Primus homo de terra, terrenus; secundus homo de caelo, caelestis; qualis terrenus tales et terreni, et qualis caelestis tales et caelestes. Igitur, sicut portavimus imaginem terreni, portemus et imaginem caelestis.

Ego autem in iustitia videbo faciem tuam, * Satiabor evigilans aspectu tuo. Qui seminai in spiritu, de spiritu metet vitam aeternam. — Satiabor.

Ps. 16, 15; Gal., 6, 8.

Lectio IX                                                                15, 51-57.

Ecce mysterium vobis dico: Omnes quidem resurgemus, sed non omnes immutabimur. In momento, in ictu oculi, in novissima tuba; canet enim tuba, et mortui resurgent ineorrupti, et nos immutabimur. Oportet enim corruptibile hoc induere incorruptionem, et mortale hoc induere immortalitatem. Cum autem mortale hoc induerit immortalitatem, tunc fiet sermo qui scriptus est:
Absorpta est mors in victoria. Ubi est, mors, victoria tua? ubi est, mors, stimulus tuus? Stimulus autem mortis peccatum est, virtus vero peccati lex. Deo autem gratias, qui dedit nobis victoriam per D ominum nostrum Iesum Christum.

Castigavit me Dominus, sed morti non tradidit me. Aperite mihi portas iustitiae; ingressus per eas * Gratias agam Domino.

In hereditatem incorruptam et incontaminatam et immarcescibilem. — Gratias. — Requiem aeternam dona eis, Domine: et lux perpetua luceat eis. — Gratias.

Ps. 117, 18-19; I Petr., 1, 4.

Si Matutinum a Laudibus separetur, expleto responsorio praecedenti, statim subiungitur versus Dominus vobiscum vel Do-mine, exaudi, oratio Deus, veniae et reliqua, ut infra ad Laudes.

AD LAUDES
Oratio

Deus, veniae largitor et humanae salutis amator: quaesumus clementiam tuam; ut nostrae Congregationis fratres qui ex hoc saeculo transierunt, beata Maria semper Virgine intercedente cum omnibus Sanctis tuis, ad perpetuati beatitudinis consortium pervenire concedas. Per Dominum.

AD FIonAs omnia ut die 2 novembris, praeter orationem ut supra ad Laudes.

Ad Primam autem altera oratio, haec est:
Supplices, Domine, pro animabus famulorum tuorum preces effundimus: ut, quidquid eonversatione eontraxerunt humana, elemens indulgeas, et poenis eorum finem benignus imponas. Per Christum Dominum nostrum. Amen.

MISSA prima e tribus Missis dici 2 novembris, cum oratione « Deus veniae largitor... ».

VESPERAE de seguenti, sine commemoratione. COMPLETORIUM de dominica.

GENNAIO-FEBBRAIO 1963         N. 229
IL RETTOR MAGGIORE:
1. Dopo la prima sessione del Concilio Vaticano II: La preghiera dei Conciliari. — 2. La prima sessione è stata della massima importanza. — 3. La fase di studio attuale. — 4. Uno sguardo alla santità della Chiesa. — 5. Importanti notizie: a) Il Postulatore Generale; b) Nuova Ispettoria; c) Visita straordinaria; d) La campagna del mattone.

11 Rettor Maggiore
Epifania del Signore, 1963
Confratelli e Figliuoli carissimi,
dopo la chiusura della prima sessione del Concilio Vaticano II, ho fatto una corsa per le case di formazione della Sicilia, delle Puglie e dell´Ispettoria Adriatica, concludendo con la S. Messa nella casetta di Nazareth a Loreto. Ed ora, celebrate le feste natalizie, nell´ottava dell´Epifania, vengo a porgervi gli auguri per il nuovo anno e le più fervorose preghiere in preparazione alla festa di S. Giovanni Bosco.

Facciamo insieme qualche utile riflessione sul grande avvenimento che colloca la Chiesa Cattolica sul monte, spettacolo al mondo e agli angeli. Ne ho il cuore pieno e credo che anche voi tutti sentiate sempre più profondamente l´importanza dell´avvenimento, ora che i nostri Vescovi sono tornati alle loro sedi e di persona comunicano ai fedeli le loro impressioni, le speranze, le certezze dell´esito.

1. LA PREGHIERA DEI CONCILIARI
Per darvi una prova dello spirito animatore che ci univa tutti all´inizio d´ogni seduta, mi pare edificante riportare con una fedele traduzione la preghiera che dinanzi al santo Vangelo
eravamo invitati a recitare tutti insieme, dopo aver ascoltata la S. Messa e prima di iniziare la trattazione degli schemi proposti:
Adsumus, Domine Sande Spiritus, adsumus, peccati quidem immanitate detenti, sed in Nomine Tuo specialiter congregati. Veni ad nos, et esco nobiscum: dignare illabi cordibus nostris. Doce nos quid agamus, quo gradiamur et ostende quid efficere debeamus, ut, Te auxiliante,. Tibi in omnibus piacere valeamus. Esto solus suggestor et effector iudiciorum nostrorum, qui solus cum Deo Patre et eius Filio nomen possides gloriosum. Non nos patiaris perturbatores esse iustitiae qui summam diligis aequitatem. Non in sinistrum nos ignorantia trahat, non favor inflectat, non acceptio muneris vel personae corrumpat. Sed iunge nos Tibi efficaciter solius Tuae gratiae dono. Ut simus in Te unum, et in nullo deviemus a vero. Sicut in Nomine Tuo colletti, sic in cunctis teneamus cum moderamine pietatis iustitiam, ut et hic a Te in nullo dissentiat sententia nostra, et in futuro pro bene gestis consequamur praemia sempiterna. Amen.
O Spirito Santo Signor Nostro, benchè indegni per le nostre gravi colpe, eccoci dinanzi a Te, convocati nel tuo nome. Vieni a noi e resta con noi; dègnati di scendere nei nostri cuori. Insegnaci ciò che dobbiamo fare, dove dirigerci, come possiamo portare ad effetto i nostri propositi; affinchè col tuo aiuto ci sia concesso di piacerti in ogni azione. Sii Tu solo a suggerire e realizzare i nostri pensieri, Tu che con Dio Padre e col divin Figlio hai esclusivo diritto ad esser glorificato. Non permettere che siamo perturbatori della giustizia Tu che ami la perfetta equità. La nostra ignoranza non ci trascini nella via della perdizione, il favoritismo non ci pieghi, nè ci corrompano i donativi o le amicizie personali. Ma ci stringa indissolubilmente a Te il dono della tua Grazia, affinchè facciamo una cosa sola con Te e per nessun motivo deflettiamo dalla verità. E come ci siamo riuniti nel tuo nome, così in ogni deliberazione siamo garanti della giustizia temperata dalla pietà, in modo che ora il nostro modo di sentire non discordi giammai dal tuo e in avvenire conseguiamo l´eterno premio per il bene compiuto. Così sia.

Lo Spirito Santo invocato e atteso da Maria SS.ma e dagli Apostoli nel Cenacolo produsse la Pentecoste iniziale e diede vita alla Santa Chiesa nei secoli seguenti; il medesimo Spirito, invocato dai circa 2500 successori degli Apostoli nel tempio massimo della Cristianità, sta operando il medesimo prodigio con la sua invisibile ma effettiva presenza, dirigendo le menti e i cuori di ciascuno dei membri del Concilio.

2. LA PRIMA SESSIONE È STATA DELLA MASSIMA IMPORTANZA
Nei due mesi dall´Il ottobre all´8 dicembre ben può dirsi che fu fatto un utilissimo esperimento delle difficoltà che presenta un´assemblea così numerosa e così varia, messa di fronte a problemi vitali, urgenti, appassionanti, che debbono applicarsi a mentalità di popoli diversissimi per la loro preparazione storica, culturale e sociale. Il faticoso lavoro che le Commissioni precedenti avevano compiuto, pur essendo di persone preparatissime e variamente assortite, esaminato dai singoli COD-ciliari o dai gruppi nazionali, fu trovato bisognoso di riduzioni, variazioni ed aggiunte molteplici, per avere una approvazione definitiva, corrispondente al programma fissato dal Sommo Pontefice: direzione di vita, indirizzo sicuro ed efficace di apostolato conquistatore.
Quale scuola mirabile fu per noi ascoltare i più che cinquecento interventi, le esposizioni dottrinali, i richiami innumerevoli alla S. Scrittura, ai Padri più antichi, alle decisioni dei precedenti Concili, alle Encicliche papali di quest´ultimo secolo, a corroborare gli argomenti in pro e contro, a dilucidare le oscurità, spianare le difficoltà, aprire nuovi orizzonti di apostolato, correre incontro alle volontà incerte, invitare i dissidenti e i lontani all´unico gregge sotto l´unico Pastore! Veniva da pensare ad ogni passo quanto è vasto l´orizzonte della Chiesa e come la verità semplice del Vangelo di Gesù Cristo trova sempre più aperte le vie dei cuori in ogni tempo e luogo, per unire, santificare, salvare la intiera umanità. Come è triste pensare che con duemila anni di Cristianesimo nel mondo, appena un terzo dell´umanità è riuscita a conoscere questa verità e appena un quinto può dirsi cattolica, apostolica, romana!
E quindi quale responsabilità per noi possessori privilegiati della verità evangelica totale, quale responsabilità per noi sacerdoti, religiosi, laici chiamati all´apostolato, di corrispondere più e meglio alla nostra vocazione...

Questi pensieri nascevano spontanei e si allargavano nelle loro applicazioni man mano che gli interventi dei Cardinali, dei Vescovi si succedevano senza interruzioni, con l´eloquenza della dottrina e il calore dei Pastori delle anime.

3. LA FASE DI STUDIO ATTUALE
Provvidenzialmente quindi S. Santità, che nel primo tempo aveva annunciata la ripresa del Concilio dal maggio prossimo per altri due mesi fino alla festa di S. Pietro, sentite le difficoltà che avrebbero avuto moltissimi Vescovi di ritornare forse due volte per la conclusione definitiva, decise subito che la ripresa fosse all´8 settembre, Natività di Maria Santissima, con la speranza implicita di poter fare la solenne chiusura per l´Immacolata o per il Natale del 1963. E fece eleggere immediatamente le nuove Commissioni, tutte composte di membri con-ciliari, per lo studio dei vari temi e la redazione ispirata ai desideri espressi in Concilio, adatta ad una più facile intesa e approvazione, anche perchè non si tratterà di definire verità di fede, ma solo di dar norme di più rapida catechesi in tutti i problemi della vita moderna: è la Chiesa che cerca i suoi figli e vuol conquistare tutti gli uomini di buona volontà.

Ora, carissimi confratelli e figliuoli, eccoci al punto pratico per noi: la nostra attiva cooperazione affinchè il Concilio Ecumenico consegua in pieno i santi desideri del Papa e della Gerarchia ecclesiastica.

In questo lavoro la Chiesa si dimostra veramente santa e santificatrice dell´umanità intiera e vuole attuare una nuova Pentecoste di apostolato moderno. Anche noi dobbiamo intensificare il nostro lavoro di santificazione, per ottenere dal buon Dio un´effusione straordinaria di grazie sul Papa, sui membri del Concilio e sui lavori che esso è chiamato a compiere nel corso del 1963.

4. UNO SGUARDO ALLA SANTITÀ DELLA CHIESA
Per nostra edificazione contempliamo un istante lo spettacolo dell´anima della Chiesa: Gesù presente eternamente in Essa e lo Spirito Santo vivificatore universale d´ogni sua manifestazione interna ed esterna, come già nella nascita di Gesù così nella Pentecoste perenne. Solo Con quest´anima divina si spiega la storia della Chiesa, combattuta e sempre vittoriosa, sanguinante spesso e conquistatrice, difettosa per colpa degli uomini e radiante nei suoi Santi, in lotta con l´errore e col vizio, ma maestra indefettibile e infallibile di verità e di santità, del Sangue incorruttibile di Gesù conservatrice eterna e distributrice di Grazia nei Sacramenti, come canali d´irrigazione le cui acque fecondano i deserti e risanano le paludi, dànno luce energia e affratellano le più lontane terre in un unico vincolo di carità e di pace.

Abbiamo assistito nella storia al succedersi ininterrotto di regni ed imperi famosi, alternative di potenza e di schiavitù, dimenticati o detestati tiranni hanno fatto il loro tempo e le rivoluzioni ne hanno coperto le vittorie o le sconfitte: ma la Chiesa santa con l´unica arma della Fede in Dio e dell´amore ha potuto trionfare di tutti i suoi nemici e si è procurata dei figli devoti in ogni angolo della terra in mezzo a tutti i popoli. È il pacifico trionfo di Dio che vuole tutti salvi e tutti lascia liberi di amarlo e di essere suoi figli. Quale secolo della storia della Chiesa è stato più difficile del secolo passato, dopo la
Rivoluzione francese fino ad oggi? Se grande fu la reazione al Protestantesimo dopo il Concilio di Trento, e la pleiade di Santi del ´500 e ´600 ben lo dimostra, quale epoca di lotte e di conquiste più grandiosa in Europa e nel mondo che quella del secolo XIX-XX? Le statistiche che vi ho citate nella lettera del mese di novembre, dell´articolo di S. Em. il Card. Agagianian, vanno completate col numero delle Congregazioni religiose maschili nate in un secolo: ne ho contate nell´Annuario ecclesiastico 75 clericali, 25 senza voti, 27 laicali, 5 istituti secolari approvati; e chi conta le femminili? Chi conta le cause di beatificazione e canonizzazione concluse e in preparazione? Chi conta la moltiplicazione dei Vicariati apostolici e delle Diocesi che hanno portato a Roma per il Concilio Ecumenico 1087 Vescovi d´Europa, 380 dell´Asia, 308 dell´Africa, 979 dell´America e 75 dell´Oceania? Solo il Brasile che all´inizio del secolo contava poche decine di Vescovi ora ne annovera da solo 204, quasi quanti ne noverano gli Stati Uniti con 241.

Questi sono i frutti palesi della santità della Chiesa e del suo continuo progresso nel mondo, quale elemento necessario di vera civiltà e progresso, di fraterna intesa e volontà di pace.

E perchè non fare un cenno anche alla nostra Famiglia a nostro conforto e incoraggiamento? Siamo di questo secolo e precisamente nel 1862-63 Don Bosco apriva la prima casa a Mirabello, poi Borgo San Martino, uscendo dal nido di TorinoValdocco, dopo il tentativo del piccolo Seminario di Giaveno. Ebbene! non vi pare che sia opera tutta di Dio e della nostra Ausiliatrice lo sviluppo graduale e continuo delle due Famiglie parallele: 1345 case salesiane e 1375 delle Figlie di Maria Ausiliatrice nei 1200 mesi del secolo: più di una casa al mese ciascuna Famiglia, più di una casa ogni 15 giorni sommandole insieme?
E quello che è successo a noi osservatelo pure nella Compagnia di Gesù: che riprese la sua vita gloriosa nel 1814 ... e ora ha raggiunto la cifra di 35.438 e novera ben 2500 membri nell´India e 2000 nell´Asia orientale!
Carissimi, la Chiesa Santa vince le eresie, l´indifferenza, le persecuzioni e speriamo che non tardi a riportare pure una vittoria pacifica anche sul Comunismo, che, per procurare il benessere e la giustizia distributiva all´operaio, gli vuol rubare Dio, la sua prima e più verace ricchezza in questa e nell´altra vita!
Meriterebbe qui un´ampia rassegna la « Mostra della Chiesa » che nel mese di dicembre presentò a Roma il riassunto glorioso delle attività specifiche delle Congregazioni romane, di Propaganda Fide e di tutte le Famiglie religiose che silenziosamente e con eroica costanza vanno conquistando figli a Dio e alla Chiesa; ma mi preme concludere questo mio breve panegirico della santità della Chiesa invitando ciascuno di voi a cooperare attivamente a mantenere la promessa fatta e firmata nell´emissione dei nostri voti religiosi:
Professando le Costituzioni Salesiane io intendo promettere a Dio di aspirare alla santificazione dell´anima col rinunziare ai piaceri e alle vanità del mondo, con la fuga di qualunque peccato avvertito, e di vivere in perfetta povertà, in esemplare castità e in umile obbedienza. Conosco pure che professando queste Costituzioni debbo rinunziare a tutte le comodità e a tutte le agiatezze della vita, e ciò unicamente per amore del Nostro Signore Gesù Cristo, cui intendo consacrare ogni mia parola, ogni mia opera, ogni mio pensiero per tutta la vita. (ved. Costituzioni).

Carissimi Confratelli e Figliuoli, ecco il compendio dei nostri doveri, ecco la via regia che dobbiamo percorrere per dare tutto il nostro contributo alla santità della Chiesa. Per questo il Signore ci ha circondati di cure fin dall´infanzia, ci ha prediletti tra mille e mille coetanei, ci ha dato grazie senza numero e ci ha aiutati a vincere noi stessi, corroborandoci con la sua Grazia e stringendoci al suo seno coi voti religiosi, con la consacrazione sacerdotale, con l´esercizio del nostro apostolato. « Amabil Dio, e questo fatto l´hai per amor mio » cantiamo
nella canzone del Natale. Dio per noi s´è fatto uomo, ha fondato la Chiesa, ci volle suoi ministri, non si stanca mai delle nostre debolezze e ingratitudini! Per mostrargli più viva riconoscenza, quest´anno dobbiamo tutti moltiplicare l´impegno di fedeltà alle nostre promesse, per secondare i desideri del Vicario di Cristo e di tutto l´Episcopato, e per ottenere che il Concilio Ecumenico segni una tappa gloriosa nella vita della Chiesa, sia splendore di cielo, direzione di vita per tutte le categorie di persone, indirizzo sicuro di apostolato conquistatore e unione di tutte le Chiese dissidenti in unico ovile sotto un solo Pastore: ut sint unum.
Come richiamo periodico a questo sacro impegno, durante quest´anno vi prego di continuare a recitare la preghiera del Concilio ogni qual volta si farà l´esposizione del SS. Sacramento, e ad ascoltare come « lettura spirituale » le trattazioni che ci lasciò il compianto D. Ricaldone sulla «vita di pietà » e sul « Papa » nella collana di Formazione Salesiana.

5. IMPORTANTI NOTIZIE

  1. Il Postulatore Generale: Nel corso dell´anno, avendo preso conoscenza del lavoro da compiersi, accanto al Procuratore Generale, per lo studio delle Cause di Beatificazione e Canonizzazione dei nostri Servi di Dio, è stato confermato ufficialmente e nominato Postulatore presso la S. Congregazione dei Riti il nostro Rev. D. Carlo Orlando.
  2. Considerati i bisogni particolari della Bolivia, i Superiori hanno deciso di creare la nuova Ispettoria Boliviana e di darle come Ispettore il Rev.mo D. Pietro Garnero, mentre per il Perù abbiamo eletto a nuovo Ispettore D. Carlo Cordero. La Visitatoria di Rio do Sul è stata pure eretta in Ispettoria ed il Visitatore D. Alfredo Bortolini fu nominato Ispettore.

c) Speriamo col mese di marzo di poter iniziare la visita straordinaria alle sette Ispettorie della Spagna e all´Ispettoria Orientale, per completare così la visita del nostro mondo salesiano, iniziata nel 1953 e che richiese la bellezza di 10 anni.

d) La campagna del mattone per il Tempio al Colle Don Bosco spero che- continui a dare dappertutto i suoi frutti nel corso di quest´anno. Mi farò premura di darne il resoconto nel prossimo agosto, per cominciare subito la seconda colletta a favore degli Altari, delle statue e dei quadri della Via Crucis e delle Cappelle del Rosario, che potranno suscitare la gara filiale delle Ispettorie e dei Benefattori.

Confratelli e Figliuoli carissimi, l´imminente festa in onore del nostro santo Fondatore serva quest´anno a infervorarci tutti nella terza nostra devozione al Papa e alla Chiesa santa. Ricordiamo le sue parole testamentarie: « La Congregazione ed i Salesiani hanno per scopo speciale di sostenere l´autorità della Santa Sede, dovunque si trovino, dovunque lavorino ». « Amiamo il Romano Pontefice! un suo consiglio e più ancora un suo desiderio sia per noi un comando ».

Ci benedica sempre l´Ausiliatrice nostra e ci unisca ognor più nell´obbedienza e nell´amore a S. Giovanni Bosco.

Vostro aff.mo
SAC. RENATO ZIGGIOTTI
Il Direttore Spirituale
1. LA NOSTRA DEVOZIONE AL S. CUORE DI GESÙ
Tutte le volte che nell´esame di coscienza mensile mi risuona all´orecchio la domanda: « In che faccio consistere la mia devozione al S. Cuore? », la sento come un rimprovero alla mia coscienza. Posso io accontentarmi di fare qualche piccola pratica di pietà in suo onore, di giaculatorie, di visite? E chissà quanti confratelli miei sentono l´impulso della grazia come lo sento io per intensificare la loro devozione al S. Cuore. Se il mio lavoro di santificazione non si appoggia a questo Cuore adorabile, nulla conchiuderò, perchè Gesù dice: Sine me nihil potestis facere.
Ci lamentiamo che il mondo si va raffreddando, che le anime, che la gioventù non sentono il bisogno della religione e questo lamento in moltissimi casi potrebbe essere ingiusto. I giovani sanno volere, sentono desiderio di slanciarsi, ma tante volte non c´è chi li incoraggi. Che cosa dobbiamo fare per riscaldare il povero mondo? Nelle promesse del S. Cuore di Gesù troviamo la risposta: « Le anime devote del mio Cuore, se peccatrici, troveranno nel mio Cuore la sorgente e l´oceano infinito della misericordia; le anime tiepide s´infervoreranno; le anime fervorose giungeranno in breve tempo a grande perfezione ». E per animarci a un apostolato efficace, il S. Cuore ci fa questa promessa: «Ai Sacerdoti (devoti del mio Cuore) io darò la grazia di commuovere i cuori più induriti ».

Naturalmente, per ottenere questi risultati preziosi, è imprescindibile attenersi a quanto Gesù ci domanda: dobbiamo essere sinceramente devoti del suo Cuore adorabile. Devo essere persuaso che le mie forze umane non saranno mai sufficienti per farmi progredire nella perfezione, nè la mia scienza, nè la mia arte oratoria e mille altre eccellenti qualità che posso avere, mi basteranno per ottenere veri frutti di conversione e di santificazione. Questi frutti li otterrò, e abbondanti, quando Gesù si degnerà di servirsi di me per questi fini santissimi. Lo farà senza dubbio, se sarò profondamente devoto del suo Cuore adorabile.

Il nostro Venerabile D. Rua nella notte che separava i due secoli, volle consacrare la nostra Società, tutti i suoi soci, alunni, cooperatori e opere, al Cuore di Gesù e stabilì che altrettanto si facesse in tutte le case della Società Salesiana, prescrivendo a tal fine un triduo di preparazione e mandando una lunga lettera circolare sulla devozione al S. Cuore, da praticarsi nella nostra Famiglia. Stabilì in quell´occasione che in tutte le case si solennizzasse la festa del S. Cuore, come una delle feste primarie dell´anno; che si ricordasse il primo venerdì del mese con una speciale funzione e che fosse raccomandato a ogni confratello e giovane di fare in quel giorno la Comunione riparatrice; che ogni confratello fosse ascritto all´Associazione detta Pratica dei nove uffici e cercasse di eseguire fedelmente l´ufficio che gli toccava; che ogni casa fosse associata alla Confraternita della Guardia d´onore e se ne esponesse il quadrante e ogni confratello e giovane fissasse il tempo speciale, in cui intendeva fare la sua ora di guardia.

Permettete che vi inviti a un breve esame di coscienza. Facciamo noi quanto ci ingiunse il secondo Successore di D. Bosco? Esistono in tutte le nostre case le devozioni al S. Cuore consigliate da D. Rua? Son molti i confratelli che si preoccupano di queste devozioni? Le inculchiamo ai nostri giovani? Ce ne serviamo per muoverli alla pietà vera, senza la quale non avremo mai degli imitatori di S. Domenico Savio? Ci serviamo noi stessi della devozione al Cuore di Gesù per la nostra santificazione e per rendere più fruttuoso il nostro lavoro per le anime?
Qualcuno mi dirà: « Ma tutto questo oggi è impossibile, siamo sovraccarichi di lavoro, non troviamo il tempo per raccoglierci, la nostra vita è in continua agitazione ». E tale era la vita di D. Bosco e del suo grande Successore. Ma appunto per questo abbiamo bisogno di trovare quell´istante che ci unisca con Gesù. Le devozioni al suo Cuore non richiedono molte preghiere e quelle che sono stabilite per gli ascritti alle diverse associazioni possono essere abbreviate e ridotte, se si vuole, a una giaculatoria. L´importante è vivere questa devozione e praticare le virtù che inculca. Papa Pio X era ascritto alla Guardia d´onore e la sua ora era sempre, dalle 11 alle 12. Non credo che abbia avuto meno da fare di chiunque di noi. Gli apostoli della devozione al Cuore di Gesù non sogliono essere coloro che hanno tempo libero abbondante, ma piuttosto coloro che non conoscono riposo e sanno essere omnibus omnia fatti. Il nostro carissimo Maestro Scarzanella,  negli ultimi anni della sua vita, pur attendendo con zelo alla sua tipografia e all´arte musicale, trovava tempo per propagare la Pratica dei nove uffici, e, per renderne più facile l´uso, ne fece stampare una edizione di piccola mole.

Quale utilità formativa ne risulterebbe, se nelle Compagnie s´introducesse, si spiegasse il segreto delle devozioni al S. Cuore; se gl´insegnanti trovassero ogni tanto qualche momento per parlare di queste devozioni, per guidare i loro allievi ai piedi dell´altare. Invece di lamentarci che le generazioni odierne sono fredde nella religione, conduciamole là dove possono riscaldarsi. Se il nostro adattamento alle esigenze dei tempi moderni consiste nel cedere, nel rinunciare alle nostre tradizioni, nell´accontentare i capricci dei nostri giovani e non li indirizziamo verso il soprannaturale, finiremo per, laicizzare e svuotare il nostro sistema, senza dubbio con grande allegria del demonio e grande dolore del nostro santo Fondatore. Chi meglio del S. Cuore di Gesù ci può guidare e aiutare in questo lavoro educativo? Aumentiamo la nostra fede e devozione verso questo Cuore divino e noi avremo assicurato il suo aiuto efficace nella nostra pratica quotidiana.

Per risuscitare il fervore della devozione al Cuore di Gesù, credo conveniente raccomandare che durante quest´anno, al più tardi al mese di giugno, si legga come lettura spirituale la Circolare di D. Rua sul S. Cuore. In secondo luogo si dia vita alle nostre devozioni al S. Cuore, esponendo i quadri dei Nove Uffici e della Guardia d´onore. I Sig. Direttori provvedano il libretto dei Nove Uffici, perchè l´abbiano confratelli e giovani. Sarebbe utilissimo avere in casa alcune copie de La mia ora, manuale della Guardia d´onore. (Si può acquistare al Centro della Guardia d´onore, parrocchia di S. Camillo, via Sallustiana 24, Roma 310).

Chissà se D. Rua non ci premierebbe largamente, se progredissimo nelle devozioni che gli stavano tanto a cuore? Chissà se non otterrebbe il miracolo che ancora gli manca; perchè lo potessimo presto onorare nella gloria del Bernini? Chissà quali tesori di vocazioni potremmo suscitare in mezzo ai nostri giovani!
Cari Direttori e Catechisti, carissimi Confratelli tutti, D. Rua c´invita con parole accorate e soprattutto con la sua vita in tutto e per tutto esemplare e santa, a custodire lo spirito del Santo Fondatore, a non essere mestieranti, ma apostoli della sua pedagogia, satura di soprannaturalità. Riscaldiamoci al calore del Cuore divino per poter corrispondere alla nostra sublime vocazione.

2. GLI ESERCIZI SPIRITUALI DEI GIOVANI
Si avvicina il tempo degli Esercizi Spirituali dei giovani un tempo di particolari grazie per le nostre Case e dobbiamo adoperarci con ogni mezzo perchè essi si svolgano nel silenzio, nella meditazione della parola di Dio e nella preghiera. Per il nostro amato Padre questi erano i giorni più importanti dell´anno. Anche a noi egli chiede ogni impegno perchè siano preparati bene e si svolgano santamente, in modo da portare i giovani a orientare veramente la loro vita.

Dipende soprattutto dai Superiori preparare l´ambiente e disporre l´animo dei giovani, evitando loro ogni indebita distrazione e creando un clima di raccoglimento e di riflessione.

Si eviti, come già fu detto, di abbreviarne arbitrariamente la durata: tre giorni interi sono appena sufficienti a un serio lavoro di riflessione. E non si ecceda, durante gli Esercizi, nelle ricreazioni concesse ai ragazzi: per questo occorre organizzare bene i tempi di riflessione. Il Direttore inviti tutti i confratelli ad aiutare generosamente il Catechista. In modo particolare vengano assistiti e aiutati i più piccoli: è preferibile che, invece di restare con la comunità in studio, dove facilmente perderebbero tempo, siano riuniti nelle varie classi, dove potranno essere guidati dagli insegnanti nel lavoro di riflessione su schede, questionari, esami di coscienza, letture, ecc.

Quest´anno il Centro Compagnie, oltre al materiale consueto, pubblica un volumetto di guida e di sussidi per la preparazione e la celebrazione degli Esercizi dei giovani. Vi sono raccolte esperienze, suggerimenti, indicazioni, testimonianze, veglie bibliche, esami di coscienza, schede, letture per la chiesa, il refettorio, la camera, ecc.

Lo raccomando caldamente ai Direttori e ai Catechisti, certo che vi troveranno abbondante materiale per preparare e celebrare degnamente questi santi giorni.

3. PER L´INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE
Sono state pubblicate dalla nostra editrice L.D.C. le schede per l´insegnamento della religione nelle Scuole medie. Si tratta di tre volumi di schede per i tre anni delle Scuole medie inferiori con le rispettive guide didattiche, preparate dall´Istituto di catechetica del nostro Pontificio Ateneo Salesiano con il titolo indicativo: La scoperta del Regno di Dio.
Questo nuovo metodo è il risultato di lunghe sperimentazioni, intraprese per ispirazione dello stesso nostro Rettor Maggiore, nelle Scuole pubbliche, nelle nostre Scuole e in quelle delle Figlie di Maria Ausiliatrice e che ebbero esito soddisfacente.

Le schede si accostano a qualsiasi testo di religione come uno strumento pratico per rendere attivi e interessare gli alunni ad un lavoro individuale di ricerca e di approfondimento delle verità religiose e presenta degli indubbi vantaggi educativi: un´assimilazione più profonda e personale della dottrina cristiana, presentata in una sintesi organica e viva; una grande familiarizzazione con il Vangelo e il Messalino, adoperati continuamente nelle ricerche proposte all´alunno; una ben stabilita connessione tra religione e vita.

Le nostre scuole, che hanno come scopo primario quello di educare cristianamente e porre quindi la religione a fondamento e coronamento di tutta l´istruzione, potranno, anche per il maggior tempo a disposizione, utilizzare proficuamente questo valido aiuto didattico nell´insegnamento della religione.

Marzo-Aprile 1963    N. 230
IL RETTOR MAGGIORE
1. Nel 750 anniversario della morte di San Giovanni Bosco. — 2. Il 6 aprile, 530 anniversario della morte del Ven. Don Rua. — 3. Il giubileo di diamante di sacerdozio del sig. Don Giraudi e nomina del suo sostituto.

Il Rettor Maggiore
Torino, 9 marzo 1963
Confratelli e Figliuoli carissimi,
1. NEL 75° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI SAN GIOVANNI BOSCO
Avrei dovuto nel numero degli Atti di gennaio ricordare il 750 anniversario della morte del nostro caro Padre; ma diedi il primo posto alle notizie sul Concilio Ecumenico dopo la sua prima sessione, ed ora viene quanto mai opportuno a nostra edificazione commemorare la data storica, per esultare contemplando insieme di quale gloria è oggi aureolato il Santo e quale portento abbia operato il Signore nello sviluppo dell´opera da lui fondata.

I capitoli XXI, XXII, XXIII e XXIV del XVIII volume delle Memorie Biografiche meritano di essere riletti per intero o nei riassunti delle varie biografie, perchè i ricordi paterni delle ultime ore fissano norme di vita di altissimo valore e di un´efficacia tutta speciale.

Dopo la consacrazione del tempio del Sacro, Cuore a Roma nel maggio 1887 il declino del Santo fu di giorno in giorno più evidente e il cuore di tutti i suoi figli subiva una stretta nel vederlo camminare a stento, nel sentirlo parlare della prossima fine, effondersi in raccomandazioni, commuoversi fino al pianto, invocare ad ogni passo con un fervore crescente la Madonna, il Paradiso, preoccupandosi delle anime dei suoi figli.

Ridotto alla sua cameretta dal 20 dicembre, egli vede passare a visitarlo moltissimi pellegrini che passavano a Torino per il Giubileo sacerdotale di papa Leone XIII, e Vescovi e Cardinali e personalità politiche d´Europa e d´oltre oceano, come pure dei suoi benefattori e devoti, umili popolani e figliuoli di casa. Ed egli si mostra con loro sempre uguale a se stesso; sempre forte e soave, sacerdote ed educatore, ispirato e santo.

Vissuto in mezzo a mille difficoltà fin dall´infanzia, il suo carattere era ormai temprato a tutte le prove, pure ricordando d´aver goduto la divina assistenza e la guida materna di Maria SS. ad ogni passo. Ed è appunto quest´intima persuasione che gli dà l´aspetto sorridente, una calma e tranquillità invidiabile, l´abbandono in Dio. È specialmente nella lettura di queste ultime pagine che si riscontra la verità di ciò che scrisse il benedettino Don Gregorio ´Compais dopo un suo incontro con Don Bosco: « Quel sorriso amabile, quella sua compostezza e gravità non disgiunta da un tratto affabilissimo, quella sua-parola insinuante e ponderata mi si impressero profondamente nell´anima, sicché dinanzi a nessun personaggio ebbi a provare l´impressione avuta dinanzi a Don Bosco ».

Immobilizzato sulla poltrona, che ancora si conserva nelle famose camerette, fece esclamare ad un uomo di mondo venuto da Liegi: « Ho trattato coi più grandi sovrani e non provai nessuna timidezza; ma davanti a Don Bosco mi son sentito piccino ». In fin di vita, curvo sul bastone, o giacente nel lettino, era più che mai gigante dello spirito ´, ´ un conquistatore di anime ´. Soprattutto apparve in lui il carattere del sacerdote e dell´educatore. Com´era stato instancabile al confessionale fin dalle primizie del suo apostolato, eccolo accogliere i suoi figliuoli anche negli ultimi giorni di sua vita, confessarli e poi mettersi a tavolino per impreziosire le immaginette con un pensiero ricordo per benefattori ed amici. È qui la mente e il cuore del sacerdote educatore: « O Maria, otteneteci da Gesù la. sanità del corpo ma assicurateci la salvezza eterna »; « Fate presto opere buone perchè può mancarvi il tempo »; « Beati coloro che si danno a Dio per tempo nella gioventù »; « In fine della vita si raccoglie il frutto delle opere buone »; « Date molto ai poveri, se volete diventar ricchi »; « Il più gran nemico di Dio è il peccato »; « Chi salva l´anima salva tutto; chi perde l´anima perde tutto »; « Dio benedica e ricompensi largamente tutti i nostri benefattori ».

I biografi ne riportano decine e decine!
Si reputò felice di vedere al suo fianco il Vescovo Mons. Cagliero, chiamato dalle Cordigliere quasi da una voce interna: « Va´ a Torino ad assistere Don Bosco negli ultimi istanti! ». E fu largo di consigli e incoraggiamenti ai suoi fedelissimi collaboratori della prima ora, che lo circondavano piangendo e sentivano imminente la sua perdita con l´angoscia più che di figli affezionatissimi. Per confortarli potè dire: « La Pia Società non ha nulla a temere; ha uomini formati ». « Promettetemi di amarvi come fratelli, l´aiuto di Dio e della Madonna non vi mancherà ». « Propagate la devozione di Maria Ausiliatrice. Se sapeste quante anime essa vuol salvare per mezzo dei Salesiani. Laboremus, laboremus! c´è molto da fare alla gloria di Dio e vi sono tante anime da salvare. Facciamo del bene a tutti, del male a nessuno! ».

Una raccomandazione che ripetè a Mons. Cagliero e allo stesso Cardinal Alimonda, e che risuona perfettamente in accordo col nostro clima conciliare è questa: « Dirai al Santo Padre ciò che finora fu tenuto come un segreto: la Pia Società e i Salesiani hanno per scopo speciale di sostenere l´autorità della Santa Sede dovunque si trovino, dovunque lavorino. Voi andrete, protetti dal Papa, in America, in Africa, in. Asia e altrove... abbiate fede ».

Carissimi, questa è una semplice spigolatura dei pensieri che egli seminò nei suoi ultimi giorni dalla cattedra del suo lettino, quasi per confermare in punto di morte ciò che aveva insegnato e praticato in tutto il corso della sua vita. Questa è la scuola che deve ammaestrarci tutti e sempre; e l´anniversario che celebriamo ci sia richiamo e sprone a renderci sempre più degni figli d´un tanto Padre.

2. 6 APRILE!
Un altro anniversario debbo pure ricordarvi: il 6 aprile 1910, la morte del Venerabile Don Rua. A che punto siamo con la causa di Beatificazione? Purtroppo per ragioni varie si è dovuto abbandonare l´esame di uno dei miracoli proposti, perchè presentava difficoltà insormontabili dinanzi alla Commissione dei medici. Ed ora ne stiamo studiando un altro la cui documentazione esigerà tempo e molte discussioni. Oh come è edificante seguire le pratiche delle cause di canonizzazione! Quale minuziosa ricerca, quale serie di processi e di controlli debbono subire le azioni e gli scritti, la vita intera del candidato agli altari, prima della presentazione della Causa a Roma. E dopo un primo controllo, ecco le lettere remissioriali del Papa che autorizzano l´istruzione del Processo apostolico diocesano, che dovrà essere convalidato dalla Sacra Congregazione dei Riti. Solo a questo punto si passa alla discussione sulla eroicità delle virtù che avrà tre fasi: a tipreparatoria, preparatoria e generale, per giungere alla proclamazione della venerabilità. Il Venerabile Don Rua gradualmente ha superato tutta questa serie d´esami e attende che noi ci meritiamo la sua glorificazione.
Io non vedo altro mezzo più efficace, anzi più sicuro che la nostra preghiera; ma più ancora la sua imitazione nella scrupolosa osservanza, di cui egli fu un modello inarrivabile. Sia questo dunque il nostro impegno formale: vivere la vita della Chiesa e della Congregazione in sanctitate et iustitia omnibus diebus vitae nostrae. Questa è pure la vera cooperazione alla costruzione del Tempio al nostro caro Padre al Colle, che vorrei sperare raggiunga la sua inaugurazione con un altare dedicato al novello Beato.

3. UN TERZO ANNIVERSARIO
Per concludere questi ricordi anniversari, ho ancora un motivo familiare, che spero tornerà gradito a tutti.

Testimonio vivente del glorioso trapasso di San Giovanni Bosco la mattina del 31 gennaio 1888 è ancora il nostro Economo generale Don Fedele Giraudi, che, venuto a Valdocco a far la sua prima ginnasiale nell´ottobre del 1887, si destò quel mattino al Benedicamus Domino dell´assistente e, all´annuncio doloroso della morte del Padre, s´inginocchiò con tutti i compagni a recitare il primo Requiem aeternam. Lo ricorda ancora con commozione profonda.

Orbene, quest´anno segna anche per lui un ricordo tra i più cari, perchè 60 anni fa, il 12 aprile, egli saliva la prima volta l´altare a Treviglio, iniziando il suo sacerdozio. Da allora fu rapido il suo curriculum vitae, perchè fu ben presto direttore a Intra, poi a Verona, ove anch´io chierichetto cominciavo sotto la sua direzione il mio tirocinio. Poi Ispettore del Lombardo-Veneto e nel 1924 Economo generale, accanto al Servo di Dio Don Filippo Rinaldi, per ben 39 anni fino ad ora rimase incessantemente e gloriosamente al telonio per un numero rilevantissimo di belle imprese.

Egli merita quindi uno specialissimo omaggio di riconoscenza da parte di tutta la Congregazione, tanto più perchè sentendosi diminuire le forze, mi ha dichiarato apertamente che, senza attendere di entrare nell´anno 900, intende cedere il suo posto a chi sarà designato dal Superiore.

In virtù quindi dell´art. 67 delle nostre Costituzioni designo come suo sostituto il Rev. Don Ruggiero Pilla, già Ispettore a Napoli e a Roma, e che da parecchi anni dirige i lavori della costruzione del nostro Pontificio Ateneo Salesiano.

Ho pure pregato il sig. Don Giraudi di restare vicino a noi per seguire i lavori del Tempio di Don Bosco al Colle, con la preghiera e l´esempio di ultimo Superiore del Capitolo che fu ancora allievo di Don Bosco vivente. Accompagniamolo pertanto tutti con le nostre congratulazioni per il suo Giubileo di diamante, con ringraziamenti per l´opera preziosa svolta a vantaggio della Congregazione e con auguri che il 600 di sacerdozio gli arrechi sovrabbondanza di grazie per sé, per i suoi cari e per tutta la Famiglia Salesiana.

Concludo, carissimi, cedendo il posto al Consigliere Scolastico che ha tante utili norme da dare. Raccomandandomi anch´io alle vostre preghiere, vi auguro una santa Pasqua.

Afg.mo in C. J.

Sac. RENATO ZIGGIOTTI
Maggio-Giugno 1963                                                  N. 231
IL RETTOR MAGGIORE
1. La vita della Chiesa in noi e nel nostro ambiente. — 2. Un edificante esempio di famiglia. — 3. Cura delle vocazioni e della loro perseveranza e fedeltà. — 4. Ricordi degli Esercizi Spirituali.

Il Rettor Maggiore
Torino, 10 maggio 1963
Confratelli e Figliuoli carissimi,
1. LA VITA DELLA CHIESA IN NOI E NEL NOSTRO AMBIENTE
I due mesi di maggio e giugno, nelle nostre Case sparse in tutte le latitudini, riuniscono le comunità ai piedi dei nostri Altari, nel fervore del culto a Maria SS.ma e al Cuore SS.mo di Gesù. Ed a me sorride la speranza che quest´anno possiamo raccogliere non solo una fioritura straordinaria di feste, ma una messe più abbondante che mai di spirituali elevazioni, di opere sante, di conquiste apostoliche, di vocazioni ecclesiastiche e religiose per la Chiesa universale e per la nostra cara Congregazione.

A questo ci sprona il Sommo Pontefice con i continui appelli alla pace, all´unione, alla conquista delle anime per l´estensione del Regno di Gesù Cristo in terra. Ed a me pare doveroso rivolgervi questo appello, nella certezza che lo estenderete alle anime a Voi affidate nelle Scuole, negli Oratori, nelle Parrocchie, nelle Missioni; ai nostri Cooperatori ed ex allievi, ai benefattori ed amici, ai parenti tutti che dobbiamo considerare parte viva della nostra Famiglia, nonché a tutte le Comunità maschili e femminili nelle quali abbiamo la gioia di esercitare il nostro apostolato.

A Maria SS.ma Ausiliatrice e al Cuore SS.mo di Gesù offriamo mente e cuore, un impegno specialissimo di perfezione spirituale in tutte le nostre attività, affinchè /a vita della Chiesa in noi e nel nostro ambiente sia più sentita, rinvigorita . e fervorosa, per proclamare l´unità delle menti, la santità personale e la sua universalità e apostolicità. Credo et volo unam, sanctam, catholicam et apostolicam Ecclesiam in me et in fratribus mihi commissis.
Ho visto nelle nostre pubblicazioni periodiche bellissime trattazioni preparate dai nostri confratelli per tutte le categorie di lettori; so che ai nostri allievi nelle Compagnie e nei Circoli si è trattato ampiamente l´argomento, suscitando gare fruttuose di studio e di pietà; l´interesse crescente sui temi che il Concilio Vaticano II si accinge a trattare e definire è indice d´una partecipazione e d´una aspettativa utilissima per l´avvenire della vita della Chiesa; e noi Salesiani, se vogliamo imitare il nostro caro Padre San Giovanni Bosco, dobbiamo sentire cum Ecclesia, pregare instantemente, cooperare con tutte le nostre forze e con i mezzi di cui disponiamo a suscitare entusiasmo, studio, partecipazione attiva a questo avvenimento grandioso e di supremo valore per, la gloria di Dio e il bene delle anime.

2. UN EDIFICANTE ESEMPIO DI FAMIGLIA
Spero di non mancare di rispetto al confratello interessato portando a conoscenza di tutti una confidenza ricevuta, che però è di dominio pubblico nell´Ispettoria Orientale, dove sta succedendo ciò che vi voglio raccontare.

Si tratta di un caro confratello coadiutore da nove anni colpito da cecità, il quale s´era offerto al Signore nella sua infermità come preghiera vivente per le vocazioni; ed io scherzando lo definii: il cieco delle vocazioni.
Ora avvenne che, avendo egli saputo che il confratello Sac. Angelo Ciglia stava morendo all´ospedale del Cairo, dopo ben vent´anni di continue sofferenze offerte con eroica serenità e pazienza per la Congregazione e per la Chiesa (rileggetene la bellissima lettera mortuaria in data 18 ottobre 1962), ebbe l´ispirazione di prenderne il posto, offrendosi vittima al Signore per il bene dell´Ispettoria e della Congregazione.

In questi giorni, essendo venuto a Torino il suo Ispettore Rev.mo Don Laconi, mi portò una lettera, dettata dal buon confratello e a me indirizzata, nella quale mi confida questa sua sublime donazione e mi dice:
« Il Signore mi ha preso in parola, accettando anche la mia offerta di sofferenza al posto del caro Don Ciglia. De 75 giorni (la lettera è in data 15 aprile, quindi dai primi di febbraio) mi trovo qui paralitico, irrigidito, divenuto come un bambino, incapace di qualsiasi anche minimo movimento, perfino imboccato dalle buone Suore della Carità. Tuttavia, nonostante le sofferenze del mio stato, una grande gioia mi inonda, poichè non lascio un istante spegnere il fuoco dell´atto continuo di amore, che diventa sempre più bruciante quanto più mi avvicino all´ultimo passo che bramo ardentemente, per poter vedere finalmente a faccia a faccia il buon Dio che tanto mi ha amato. Mi creda, amatissimo Padre, che non desidero altro al mondo che unirmi al mio Gesù, alla Mamma Celeste, a San Giuseppe, a Don Bosco e ai nostri Santi e accetto con gioia la situazione in cui il Signore mi ha messo, pensando che i patimenti di questa vita sono momentanei e sentendo il bisogno di aiutare Gesù a salvare molte anime. La ringrazio per la benedizione inviatami, porga gli ossequi più sinceri ai membri del Capitolo Superiore, mi metta sempre nel calice ai piedi dell´Ausiliatrice e di Don Bosco e mi creda sempre obbl.mo e umilissimo
« cieco delle vocazioni » U. GB. coadiutore salesiano
Non vi pare che meriti la nostra ammirazione e il più vivo ringraziamento quest´offerta generosa, che per la Comunione dei Santi torna a tutto nostro vantaggio, scontando dinanzi a Dio tante nostre debolezze, la paura delle sofferenze, il poco amore a Dio e al prossimo, l´attaccamento alle cose e alle ambizioni della vita terrena? Ed è un semplice coadiutore che ci dà questo esempio degno del Servo di Dio Don Andrea Beltrami.

Grazie a Dio, anche nella nostra Famiglia si moltiplicano i fiori nascosti e le figure eminenti di santità, come ben appare dall´elenco che la nostra Postulazione ci presenta ogni anno nel numero di novembre-dicembre. È il nostro modesto contributo alla santità della Chiesa ed è il lievito che dà valore e profumo al nostro lavoro, che attira le benedizioni celesti sull´intiera Famiglia e ci fa perdonare i difetti e le colpe.

3. CURA DELLE VOCAZIONI E DELLA LORO PERSEVERANZA E FEDELTÀ
Cor Jesu sacratissimum, ut multos ac dignos operarios Ecclesiae tuae et Societati nostrae mittere, conservare et santificare digneris, Te rogamus, aedi nos!
Ma, carissimi Confratelli, io sento il dovere di invitare tutti a una più perfetta osservanza, affinchè Gesù e la Vergine Santissima in questi due mesi loro consacrati ci siano propizi e ci aiutino a risolvere nelle varie Ispettorie molti problemi urgenti in rapporto al personale, alle fondazioni in corso, all´organizzazione del nostro apostolato, alle vocazioni e missioni. Tutti constatiamo che col crescere dell´industria, dell´istruzione e del benessere, crescono pure per noi le difficoltà della salvezza delle anime e le defezioni anche di chi s´è consacrato a Dio per salvarle.

Prendendo parte in questo mese ad una festa di ordinazioni sacerdotali, volli rendermi conto del numero di sacerdoti novelli che in quest´anno, a Dio piacendo, saliranno all´altare; e ne contai quasi quattrocento. Come s´allarga il cuore dinanzi a tale messe di operai della vigna! Ma riflettendo che i nostri novizi da parecchi anni superano il migliaio — lo vedete nel quadro statistico che stampiamo — la differenza tra i 400 sacerdoti e i mille novizi risalta troppo forte, pur tenendo conto dei coadiutori e dei defunti che erano loro compagni in Noviziato! Com´è triste pensare che di anno in anno si ammalano spiritualmente tal numero di fratelli e abbandonano la vocazione, volgono indietro lo sguardo, si stancano di seguire da vicino Gesù!
E quali sono le cause? Oh le conosciamo tutti purtroppo! Basta rileggere con devozione i due capitoli dell´introduzione alle Regole: Dubbio sulla vocazione e cinque difetti da evitare, per rendersi conto delle crisi più comuni che preparano la via delle uscite. Ma a quelle cause conviene aggiungere per molti giovani l´esempio poco edificante di qualche confratello d´età matura, che quasi non si accorge di dare scandalo in casa con le sue parole, col contegno mondano, con l´assenza metodica dalla vita comune e con lo spirito di indipendenza dai Superiori e dalle nostre sante tradizioni. Oh quale conto debbono rendere a Dio per tale opera disgregatrice, anzi di demolizione, che agli occhi di Dio vanno compiendo nell´edificio santo della Congregazione e della Chiesa di Dio. Sono vittime anch´essi dello spirito mondano di incredulità, di indifferenza religiosa, di modernismo; che penetra insensibilmente anche nelle case religiose per opera delle letture, conversazioni, cinema, televisione a cui dedicano il tempo di studio e di preghiera.

Come è consolante leggere nelle relazioni dei nostri Ispettori e visitatori che regna in generale lo spirito di pietà, che si lavora indefessamente, che non si sa come soddisfare alle richieste di fondazioni! ma è altrettanto penoso constatare nelle statistiche di alcune Ispettorie la scarsezza del personale... Come non si accorgono di questo i nostri cari Direttori? come possono chiudere l´anno tranquilli e concludere il triennio o il sessennio senza aver mandato nessun aspirante alle case di formazione e col rimorso di aver perduto dei chierici, dei coadiutori, dei sacerdoti non per malattia o per morte, ma per l´uscita più o meno giustificata?
Più che al successo negli esami, più che all´aumento delle classi e delle entrate, più che alle opere murarie e ai miglioramenti della casa, prima di tutto è necessario che badiamo alla vita religiosa nostra salesiana, alla cura del personale giovane e anziano, all´armonia delle menti e dei cuori, all´educazione religiosa dei nostri allievi interni ed esterni, alla formazione di un laicato cattolico che concorra a sanare le piaghe della società moderna, ai catechismi ben fatti, all´incremento delle Compagnie religiose, alla frequenza dei Sacramenti... alla vita di Grazia insomma, come voleva Don Bosco, come vuole il Concilio Ecumenico, come vuole il Papa, banditore della pace universale, della conversione dei dissidenti e dell´unione di tutti nell´ovile di N. S. Gesù Cristo.

Questo è concorrere effettivamente a rendere testimonianza della santità della Chiesa e della Congregazione; a questo vi invito, figliuoli e fratelli carissimi, nei mesi di maggio e di giugno che stiamo vivendo e durante quest´anno conciliare, vera e massima gloria del secolo XX.

Le preghiere e le sofferenze dei nostri ammalati, degli anziani e dei valorosi missionari porteranno il più valido contributo in questa gara d´amore alla Madonna e al Sacro Cuore di Gesù, attirando sul nostro lavoro apostolico benedizioni e frutti preziosi.

4. RICORDI DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI: Edificare la Chiesa in noi e nel nostro ambiente.
Come l´anno scorso la strenna ci diede il tema per gli Esercizi Spirituali, così quest´anno l´argomento amplissimo della Chiesa e del Concilio Ecumenico è il più indicato per raccogliere lo sforzo comune a collaborare soprattutto all´unità e santità della Chiesa col nostro lavoro personale di perfezione religiosa, e alla sua cattolicità ed apostolicità con l´impegno di educatori apostoli, per la formazione di elette schiere militanti nell´esercito della Fede e della morale cristiana in ogni angolo della terra.

Così mentre s´innalzano al cielo il tempio in onore del nostro caro Padre Don Bosco e il Pontificio Ateneo, anche tutti i Salesiani collaborino uniti in ispirito a santificare se stessi nella loro vita intima e gli altri nel loro apostolato, preparandosi ad attuare le sapientissime norme che saranno emanate dal Concilio Vaticano II.

L´anno 1963 sarà nella Storia della Chiesa una data importantissima, quasi di passaggio da un´epoca « nuova luce e forza ne avrà il Vangelo sull´umana società »; nuovo vigore la religione cattolica e il suo impegno missionario; una più profonda conoscenza della dottrina della Chiesa recherà un salutare incremento del costume cristiano; sarà come una novella Pentecoste per la diffusione, del Regno del Salvatore divino, « regno di verità, di giustizia, di amore e di pace ». Queste sono le speranze del Vicario di Gesù Cristo, e noi ci uniamo volonterosi a Lui e ai nostri Vescovi per concorrere alla loro attuazione.

La nostra Ausiliatrice ci assista e benedica; il Sacro Cuore di Gesù ci renda miti ed umili di cuore.

In unione di preghiere vostro aff.mo
SAC. RENATO ZIGGIOTTI
Il Catechista Generale
PREGHIERA E INDULGENZE IN FAVORE DEGLI AGONIZZANTI
Il Rev.mo Rettor Maggiore ha ricevuto dal Presidente del Comitato Canadense di soccorso agli agonizzanti questa comunicazione, appoggiata dalla lettera commendatizia di S. Em. il cardinal Valerio Valeri, prefetto della Sacra Congregazione dei Religiosi. Credo opportuno darne comunicazione a tutta la nostra Famiglia nella certezza che tutti concorreranno a sollievo dei 200.000 nostri fratelli che agonizzano ogni giorno nel mondo.

SACRA PAENITENTIARIA APOSTOLICA OFFICIUIVI DE INDULGENTIIS
DECRETUM
Pietatis actus pro morientibus Indulgentiis ditatur SSmus D. N. Ioannes div. Prov. Pp. XXIII, quo melius consulatur animarum saluti de vita egredientium, in Audientia infra scripto Cardinali Paenitentiario Maiori die 15 mensis Octobris vertentis anni concessa, benigne dilargiri dignatus est Indulgentias, quae sequuntur: partialem decem annorum saltem corde contrito acquirendam a christifidelibus, qui Sacrifich Missae fructus, prout quisque valet, pro animam agentibus devote obtulerint; plenariam, suetis conditionibus a christifidelibus lucrandam, qui per integrum mensem quotidie hoc peregerint. Praesenti in perpetuum valituro absque ulla Apostolicarum Litterarum in forma brevi expeditione, contrariis quibu slibet minime obstantibus.

Datum Romae, ex Sedibus S. Paenitentiariae Apostolicae, die
21 octobris 1960.

N. Card. CANALI
Paenitentiarius Maior
I. ROSSI
L+ S                                                                                Reoen 9
Ex Atta Apostolicae Seais - Commentarium Officiale. An. & Vol. LIII - 30 jan. 1961 - N. 1.

DECRETO DELLA SACRA PENITENZIERIA APOSTOLICA
In favore degli agonizzanti, per meglio provvedere alla loro salvezza eterna, Sua Santità Giovanni XXIII arricchisce d´indulgenze gli atti di pietà verso i moribondi. Nell´udienza accordata al sottoscritto Cardinale Penitenziere Maggiore il 15 ottobre del corrente anno Sua Santità si è benignamente degnata di concedere le seguenti indulgenze:
1) Indulgenza parziale di 10 anni, lucrabile da tutti i fedeli che almeno con cuore contrito, avranno piamente applicato ai moribondi i frutti del Santo Sacrificio della Messa; 2) Indulgenza plenaria lucrabile alle solite condizioni dai fedeli che faranno la medesima cosa ogni giorno per un mese intero.

Ed ecco qui la traduzione dal francese della lettera commendatizia di S. Em. il cardinal Valeri a Mons. Guy Vanier, Presidente del Comitato Canadense di soccorso agli agonizzanti:
Caro Monsignor Vanier,
il lavoro apostolico che Lei fa in favore degli agonizzanti merita ogni elogio ed io sono lieto di portare la mia parola d´incoraggiamento.

Parlando per esperienza, Santa Teresa del Bambino Gesù esclamava: « Ah, come bisogna pregare per gli agonizzanti. Se lo si sapesse! ». E tutti coloro che hanno avuto il privilegio di fare un po´ di ministero pastorale hanno potuto constatare quanto sia vero che l´agonia si riveli sovente quale terribile lotta contro le forze del male.

La santa Chiesa lo ha compreso ed Essa ha sempre pregato per i morenti. I Sommi Pontefici hanno anche voluto che alcune preghiere ufficiali fossero arricchite d´indulgenze per incitare ancor più i fedeli alla carità verso gli agonizzanti. Oltre a quelle che domandano la grazia di una buona morte, la raccolta ufficiale delle preghiere indulgenziate ci offre parecchie preghiere particolari per gli agonizzanti; una di esse era già arricchita d´una indulgenza plenaria nel 1814.

San Pio X incoraggiò vivamente questa devozione; e Sua Santità Giovanni XXIII, accogliendo favorevolmente la sua domanda filiale, si è degnato di approvare un recente Decreto della Sacra Penitenzieria per favorire sempre più l´aiuto ai moribondi.

Di gran cuore io raccomando a tutti i membri degli Stati giuridici di perfezione, di cui il Santo Padre si è degnato confidarmi la responsabilità, la preghiera frequente e fervente per le anime degli agonizzanti, affinché il Signore le aiuti e le riceva nell´eterna felicità a cui noi siamo tutti chiamati.

RinnovandoLe le mie felicitazioni per l´opera caritatevole che Lei compie con tanta generosità, La prego di gradire, caro Monsignor Vanier, l´assicurazione dei miei religiosi ossequi nel Signore e nella Santa Vergine.

VALERIO CARD. VALERI
Roma, 12 settembre 1962
Aggiungo ancora alcuni pensieri sulle pie pratiche per gli agonizzanti, che vi traduco dal francese:
Pregare per i moribondi è raggiungere ogni uomo in particolare, poichè tutti, un giorno, passeranno per l´istante decisivo della morte.

L´offerta delle sante Messe in favore dei moribondi non richiede l´assistenza propriamente detta al Santo Sacrificio, ma solamente l´offerta a Dio del divin Figlio che s´immola in ciascun istante per la nostra salvezza. Questa offerta si può fare senza particolari formule. Essa può consistere anche in un semplice slancio del cuore.

Quale cosa più grande per l´uomo che elevarsi così verso Dio e unirsi a Lui, al Sacrificio del Calvario, per amor suo e di tutti i nostri fratelli!
L´offerta delle Messe ci unisce alla Vittima unica e ci lega coi vincoli della carità a tutti coloro che Gesù Cristo è venuto a salvare.

NB. Le indulgenze del decreto si applicano benissimo alla nostra preghiera di consacrazione a Maria SS. Ausiliatrice là ove diciamo: e Vi preghiamo di rivolgere i vostri sguardi pietosi... sopra i poveri peccatori e moribondi ».

Luglio-Agosto 196  N. 232
IL RETTOR MAGGIORE
1. Da Piétro a Pietro. — 2. Ricordi preziosi lasciatici dal defunto Pontefice Giovanni XXIII. — 3. Sua Santità Paolo VI. — 4. S. S. Paolo VI e la Famiglia Salesiana. — 5. 1° Centenario di Mirabello - Borgo San Martino. — 6. « Aedificat sibi domum S. Iohannes Bosco s. — 7. Giubileo sacerdotale di S. E. Mons. Luigi Mathias.

Il Rettor Maggiore
Torino, 1° luglio 1963
Festa del Preziosissimo Sangue di N. S. G. C.
Confratelli e Figliuoli carissimi, 1. DA PIETRO A PIETRO
Al lutto universalmente sentito per la morte di S. S. Giovanni XXIII si è alternata la gioia dell´immediata elezione del suo Successore Paolo VI, nella persona dell´Em.mo Cardinale Giovanni Battista Montini, Arcivescovo di Milano.

Noi, figli di San Giovanni Bosco, come abbiamo partecipato con tutto il cuore alla penosa agonia, e alla serenità celestiale di Papa Giovanni, così ora ci inginocchiamo devotamente al bacio dell´anello di S. S. Paolo VI, protestandogli la nostra filiale obbedienza e il più cordiale affetto. A nome vostro gli ho inviato immediatamente questo telegramma: « Sua Santità Paolo VI - Città del Vaticano: Famiglia Salesiana, Figlie di Maria Ausiliatrice, Cooperatori, Allievi, Ex Allievi festanti intonano alleluia, chiedono augusta benedizione. Don Ziggiotti ».

Come non ricordare il sogno delle due colonne che un secolo fa la Madonna inviò al nostro caro Padre, sogno che pare vada avverandosi di volta in volta nel succedersi dei Pontefici dal 1862 al 1963 e che in questa nostra circostanza pare abbia un più immediato accostamento? Dopo la Conciliazione del 1929 tra il Sommo Pontefice e il Governo italiano, le elezioni in Conclave si effettuano solenni e rapide, sotto gli occhi del mondo iutiero, in perfetta libertà e indipendenza, col concorso nella piazza San Pietro di folle innumerevoli e con l´interessamento cordiale di tutti per mezzo della stampa, radio e televisione.

Ne sia benedetto Iddio! Perchè dopo le tempeste e gli assalti violenti del secolo scorso alla barca di Pietro, ora il Papato gode un ascendente invidiabile ed universale, riconosciuto dagli stessi nemici. Oh se gli auguri con cui ha chiuso la sua missione il defunto Giovanni XXIII offrendo generosamente la sua vita per la Pacem in terris e Ut sint unum ottenessero dal Signore che la Chiesa santa possa più agevolmente navigare nel mare burrascoso e conquistare milioni di anime al Regno di Gesù Cristo per l´intercessione potente della Regina del Cielo, oh quale gioia per noi sarà collaborare col nuovo Pontefice Paolo VI nell´attuazione del suo programma e di quello del Concilio Vaticano II!

2. RICORDI PREZIOSI LASCIATICI DAL DEFUNTO PONTEFICE GIOVANNI XXIII
Sarebbe stato tema di questo numero degli Atti presentarvi qualche pensiero sulla cattolicità della Chiesa: ma la morte del Sommo Pontefice e l´elezione del Successore mi porgono un´occasione così propizia per fissare nella nostra mente alcuni esempi edificanti e un programma d´azione, che mancherei ad un dovere filiale se non lo facessi.

In primo luogo vi presento ciò che scrisse lo stesso confessore di Papa Giovanni XXIII Mons. Alfredo Cavagna e che fu pubblicato dall´« Osservatore Romano » del 10 giugno. È il quadro della sua vita spirituale, dagli Esercizi annuali alla confessione settimanale, dalla recita del breviario, al rosario iutiero quotidiano, dalla pratica della povertà all´esercizio continuo della carità, della semplicità, dell´umiltà, fino all´offerta generosa dell´intiera sua vita per la Chiesa e per il Concilio Ecumenico.

Nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. In questo sacro nome venne battezzato Giovanni XXIII il giorno stesso della sua nascita e con questo sacro nome volò all´amplesso dell´augusta Trinità.

Ma tutta la sua vita fu uno sforzo, un´ansia, un anelito di divenire degno figlio di Dio, imitatore del Verbo Incarnato, docile alle divine ispirazioni dello Spirito Santo.

Un episodio semplicissimo che mi confidò una persona che, con tanto amore e saggezza, potè assisterlo durante la malattia. Bimbo, aveva detto alla madre una piccola bugia; la saggia mamma lo ammonì dolcemente ed Egli le promise che non avrebbe mai più detto bugie nel tempo di sua vita: e il Papa narrando l´episodio concludeva sorridendo: « Non sono mai venuto meno alla promessa ».

Una promessa che si estende a tutti gli altri propositi dei suoi Esercizi spirituali che con tanta diligenza scrisse e sonò ancora conservati, da quelli della sacerdotale ordinazione agli ultimi Esercizi del 1961.

Veramente in tutto, sempre, solo la gloria del Padre, rivivere gli esempi di Gesù, seguire la luce dello Spirito Santo, in quel mirabile e fedele compimento della volontà di Dio che Egli in modo particolare soleva ricordare citando il cap. xv del libro III dell´Imitazione di Cristo e la concisa frase della preghiera universale di Clemente XI: Volo quidquid vis, volo quia vis, volo quomodo vis, volo quamdiu vis.
Ho ricordato gli Esercizi del 1961: li rinnovò l´anno scorso nell´imminenza del Concilio e il 20 maggio u. s. nell´ultima sua Esortazione apostolica all´Episcopato comunicava « che si sarebbe raccolto in solitudine di spirituale ritiro durante la novena » invitando i Vescovi « ad accompagnarlo in quei giorni con le loro suppliche e col loro raccoglimento ».

Venni chiamato improvvisamente nel tardo mattino di venerdì, ultimo giorno del mese della Madonna e festa di Maria Regina. Il male si aggrava: l´Augusto Pontefice desidera rinnovare la confessione generale già fatta nei giorni precedenti; ricevette il santo Viatico con edificante pietà, rivolgendo ai presenti le ispirate parole che il giornale ha già riferito; risponde alle preghiere dell´Estrema Unzione; continua i suoi Esercizi nella dolorosa agonia del Getzemani e del Calvario. In quegli ultimi giorni — grazie agli inestimabili vantaggi della televisione e alla filiale attenzione degli operatori — si può dire che tutto il mondo fosse raccolto al suo capezzale, non pochi ottenendo frutti celestiali quasi di un corso di Esercizi ed alcuni perfino straordinarie conversioni.

Nei giorni precedenti, quando i medici non gli permisero di celebrare la santa Messa, il buon frate! Federico, religioso laico agostiniano, che sempre filialmente l´assisteva, lo incoraggiò dicendogli: « Padre Santo, Voi celebrate la santa Messa ininterrottamente sul letto dei Vostri dolori, come Gesù sulla croce ». E il Papa mi confidava che questo consiglio gli era stato di gran conforto e che l´assaporava con l´offerta dei suoi dolori per la Chiesa e per la pace.

Quante volte, potrei aggiungere anzi, da qualche anno, mi ripeteva con semplicità: « Se il Signore vuole ch´io viva e concluda il Concilio non mancherò di ringraziarlo: quello che preferisco è che il Signore faccia quello che meglio giova alla Chiesa e sono lieto di offrirgli la mia umile vita ».

Ogni incontro con Lui era sempre per me motivo di edificazione. Non vorrei mancare di delicatezza nei rapporti spirituali avuti con Lui se ricordo la puntualità nella confessione settimanale. Preferiva il venerdì, a ricordo della Passione di Gesù; quando udienze e occupazioni straordinarie glielo impedivano, allora era il sabato; rare volte la domenica mattina; due o tre volte soltanto dovette rimandare l´incontro al lunedì: ma il venerdì successivo mi richiamava. La confessione doveva essere sempre settimanale. Gli piaceva quasi sempre ricordare le parole dell´offertorio: Pro innumerabilibus peccatis et offensionibus et negligentiis meis mettendo in modo particolare l´accento sulle ultime due parole.

Era il Pa,pa che alle quattro e trenta del mattino si trovava già in piedi; anche se nelle ore precedenti aveva dovuto rivedere e correggere i discorsi e le lettere, che il suo segretario Mons. Capovilla a mezzanotte aveva infilato sotto la porta, e che Egli rimetteva al medesimo posto con le sue osservazioni, in modo che al mattino potesse trovare tutto esattamente dattilografato.

Questa levata mattutina gli permetteva di attendere alle pratiche di pietà e prima della santa Messa essere già al Vespro del breviario e aver recitato una terza parte del rosario.

Il rosario era la sua grande devozione e anche quando non gli fu più possibile recitare il Breviario, la sacra corona era sempre fra le sue mani. Non erano soltanto le labbra che pregavano, ma nei misteri del rosario rivedeva tutta la storia umana. Il rosario che incomincia in cielo e nell´eternità col mistero dell´Incarnazione e si conclude con la visione beatifica di Dio Uno e Trino. Il rosario che gli ispira le più ampie intenzioni apostoliche: la nascita giornaliera di bimbi ricordando la nascita di Gesù a Betlemme; e con la sua morte in croce, tutti coloro che venivano meno nella giornata.

Non erano dimenticati quelli che governano il mondo col potere della loro autorità e quanti influiscono sull´opinione pubblica con i potenti mezzi audiovisivi, perchè tutti desiderava fossero all´altezza della loro condizione. Soprattutto gli era presente la Chiesa perchè fosse una, santa, apostolica e lo Spirito Santo rinnovasse il prodigio del terzo mistero glorioso: la Pentecoste.

Una pietà soda era la sua, ma semplice nello stesso tempo, aliena dal sentimentalismo e da un misticismo talvolta poco vigile. Una pietà che concentrava nelle sue tre grandi devozioni: « il Nome di Gesù, il Cuore di Gesù, il suo Preziosissimo Sangue ». « L´esperienza dei primi tempi nelle molteplici sollecitudini, del Pastore della Chiesa universale, — così aveva detto fin dal 21 giugno´ 1960 ai Parroci dell´Archidiocesi di Bologna, — gli aveva dato la sensazione di una certa vaghezza di alcune anime devote e pie ad avviare devozioni particolari, titoli nuovi e di culto con ispirazioni di carattere locale, che dànno l´impressione di lasciare campo alla fantasia e poco alla concentrazione dello spirito ». Perciò amava invitare tutti a tenersi familiari a ciò che è più semplice e più antico nella prassi della santa Chiesa.

Seguirà poi il 30 giugno del medesimo anno la Lettera apostolica Inde a primis in cui sono ricordate queste tre devozioni e in modo particolare si parla della devozione al Preziosissimo Sangue.

Superfluo accennare quanto amasse l´Angelus Domini e come si compiacesse di recitarlo insieme alla folla. La sua preferita giaculatoria, Mater mea, fiducia mea, che imparò studente al Laterano, che l´accompagnò tutta la vita, gli fu di conforto nella lunga e dolorosa agonia: prima,, a chi gli suggeriva Mater mea, pronto rispondeva Fiducia mea; poi rispose solo col movimento del labbro; da ultimo, movendo il mento quando già appariva immobilizzato.

Come non ricordare il suo recente pellegrinaggio a Loreto? Portava con frequenza l´anello, regalatogli in quella occasione, e aveva intenzione, se fosse vissuto dopo il Concilio, di riportarlo alla Madonna nel pellegrinaggio di ringraziamento: se invece sorella Morte l´avesse sorpreso prima, il sacro anello doveva ritornare allo stesso venerato Santuario.

Inseparabile dalla Madonna era per Lui San Giuseppe, del quale portava il nome, aggiunto a quello di Angelo, che volle inserito nel canone della Messa e proclamato Patrono del Concilio.

Non riesco neppure a nominare tutti gli altri beati e santi che formavano la sua gioia e il suo conforto: certo fu per Lui una grande soddisfazione elevare agli onori degli altari il Beato Luigi Maria Palazzolo e vedere esaudite, proprio in questi ultimi giorni, le sue sollecitudini per la beatificazione del Servo di Dio Pio IX, il Papa del primo Concilio Vaticano, da Lui tanto amato ed invocato.

È da questa sorgente di unione col Padre, col Figlio, con lo Spirito Santo che scaturivano quelle virtù che lo facevano apparire come davvero « il dolce Cristo in terra ».

Una purezza angelica che brillò anche nel tempo che fu sotto le armi e che, già Sommo Pontefice, lo induceva a distogliere lo sguardo a qualsiasi apparizione o visione che non fosse irreprensibile. Nella sua grave e delicata malattia non permise mai neppure alle tanto filiali sue Suore che gli prestassero quei servigi indispensabili agli ammalati colpiti dal suo grave malore, ma si affidò completamente ai domestici, agli infermieri e a frate Federico.

Rigida e insieme semplice la sua povertà: ci si commuove quando nel suo testamento si legge: « Ringrazio Iddio di questa grazia della povertà di cui feci voto nella mia giovinezza, povertà di spirito come prete del Sacro Cuore, e povertà reale; e che mi sorresse a non chiedere mai nulla, nè posti, nè danari, nè favori, mai, nè per me, nè per i miei parenti o amici ».

Umile nella gloria, quante volte mi disse: « Tutti questi elogi e il chiasso che si fa attorno a me non mi toccano allatto ».

Forte nei dolori sia fisici che morali. Anche fra gli Osanna dell´Enciclica Pacem in terris e del premio Balzan non mancarono di giungere fino a Lui, se non proprio i crucifige, certo gravi incomprensioni. E pure mi confidava: « Saranno in buona fede, prego per loro, li amo più degli altri: io ho poi la fortuna che dimentico tutto presto ».

E la sua carità! Proprio per tutti: il suo dolce continuo monito: « Cerchiamo ciò che unisce e non ciò che divide; preferiamo di vedere negli altri il bene piuttosto che il male ». Negli eventi stessi della storia e in quelli che si prospettavano per il domani era piuttosto ottimista e portato a non dimenticare ciò che di bene porta ogni età, ogni scoperta della scienza, ogni cultura e civiltà.

Per i nostri Confratelli nel sacerdozio, che purtroppo avevano ceduto al male, cercava sempre le vie della misericordia e del perdono. Ai fratelli separati dall´ovile di Pietro stese le braccia animatrici per studiare insieme le vie dell´unione. Per l´umanità intera implorò che l´incubo della guerra non dovesse più turbare la universale fratellanza dei figli di Dio.

Lo si vedeva accostare con la medesima semplicità dotti e ignoranti, persone ragguardevoli e umile gente del popolo. Nei discorsi preferiva le parole semplici e spontanee, che potessero da tutti essere comprese, rifuggendo da ogni oratoria che non rispondesse alla sua naturalezza.

Fu proprio per poter avvicinare tutti che nei primi anni del suo Pontificato si sforzò di studiare l´inglese. Mi faceva osservare: « Non è che io voglia tenere discorsi in inglese, ma mi pare di non essere Padre avvicinando tante persone che conoscono solo l´inglese e di non saper rivolgere loro neppure una parola ».

Proprio in questi ultimi mesi mi fece vedere una grammatica russa, dicendomi che, conoscendo un po´ lo slavo, gli sarebbe stato facile imparare almeno qualche parola russa e mostrare anche in questo quanto amasse quel grande popolo, perchè era continua sua affermazione la parola del Redentore divino: Non veni votare iustos, sed peccatores.
Come meravigliarsi allora se da un cuore così umile e unito a Dio, in un Pontificato tra i più brevi della Chiesa si siano realizzate opere così grandi da imprimere alla Chiesa e all´umanità intera una direzione sempre più conforme ai dettami del Vangelo? (dall´« Osservatore Romano » del 9 giugno 1963).

Ed ora cogliamo insieme un mazzetto di fiori spuntati durante gli attacchi del suo male o sul suo letto di morte.

Egli ci ha insegnato a saper morire.
Si sentì male, per la prima volta a Castel Gandolf o, nell´estate del 1961. Ma si riprese subito. Era il primo annuncio, ancora opaco, dell´inguaribile tumore che gli si era annidato nello stomaco.

« Tutti i giorni sono buoni per nascere, e tutti i giorni sono buoni per morire. E ogni volta che la vita e la misericordia attingono a quella fonte, non è neppure il caso di turbarci per nulla ».. Così disse Giovanni XXIII ai seminaristi di Propaganda Fide, il 25 novembre scorso: compiva esattamente 81 anni. Gli venne spontaneo un interrogativo: « Finiremo anche l´ottantaduesimo anno? ».

Il mattino del 28 novembre durante il Concilio Ecumenico, ricordate?, un breve comunicato troncò tutti gli impegni papali per quel giorno: « Il Santo Padre è indisposto ». Seguirono dieci giorni drammatici. I medici dicevano che soffriva di « gastropatia e di anemizzazione ».

La domenica 2 dicembre il Papa dalla finestra del suo appartamento annunciò a ventimila persone riunite sulla piazza: « La buona salute torna ».

Cominciarono da allora le schermaglie contro il male che lo aggrediva. Scrisse nel diario degli ultimi giorni: « Questo letto è un altare. L´altare vuole una vittima. Eccomi pronto. Ho davanti a me la visione nitida della mia anima, del mio sacerdozio, del Concilio, della Chiesa universale »... Esplorando le profondità della sua anima, mentre il corpo era straziato dalle morse del male, annotava: « Son tranquillo. Ho voluto fare sempre la volontà di Dio, sempre, sempre... Voglio morire senza sapere se ho qualcosa di mio... Gli ammalati, i carcerati, i poveri, i profughi... ».

Il 22 maggio disse ai fedeli: « Vi aspettavamo per il mezzogiorno (a quell´ora, infatti, il Papa era solito affacciarsi su piazza San Pietro). Invece anticipiamo un poco. Il ritrovo doveva essere dentro San Pietro, ma a San Pietro, dentro o fuori, si sta sempre bene ». E aggiunse, alludendo all´Ascensione che cadeva l´indomani: « Quello di oggi è un richiamo pasquale, l´ultimo richiamo pasquale ».

Parlava ansimando un poco. La voce era chiara, ma non robusta e limpida come al solito: la voce di un uomo sofferente. Recitate le preghiere e impartita la benedizione, il Papa proseguì: « Corriamo con il desiderio dietro al Signore che sale al cielo, e non potendo seguirlo, imitiamo gli apostoli che si adunarono e invocarono lo Spirito Santo. L´avete sentito ancora ora, e lo fate tutti i giorni: tutto nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Saluti, saluti! ».

Il Papa si rendeva conto perfettamente della gravità del suo stato. A una persona che lo visitò in quei giorni, disse: « So benissimo che cosa ho. E so anche che non mi restano che tre o quattro settimane di vita ».

Si mise a letto per non alzarsi più. La giornata trascorreva nel riposo e nel raccoglimento umile e sereno, in conformità al volere di, Dio.

Il Cardinale Segretario di Stato in un´udienza del mattino del 28 maggio gli riferì: « Beatissimo Padre, tutto il mondo prega per Vostra Santità ». Il Papa con amabile sorriso e dopo un breve silenzio, rispose: « Per il fatto che tutto il mondo prega per il Papa malato, è ben naturale che a questa supplica si dia un´intenzione. Se Dio vuole il sacrificio della vita del Papa, che esso valga a impetrare copiosi favori sul Concilio Ecumenico, sulla Chiesa santa, sull´umanità che aspira alla pace. Se, invece, a Dio piace prolungare questo servizio pontificale, che ciò sia a santificazione dell´anima del Papa e di quanti con lui lavorano e soffrono per la dilatazione del Regno di Nostro Signore, nelle antiche come nelle recenti cristianità e in tutto il mondo ».

Steso sul letto che fu già di Pio XII, in una stanza non grande, piena di ricordi e di volti cari che lo guardavano dalle pareti, il Papa attese sereno « la dolce morte ». I familiari lo descrivono così: « Un cumulo di cuscini gli sostiene la schiena, non può distendersi, non può dormire. O meglio, cade di quando in quando in un dormiveglia penoso, interrotto da lancinanti dolori all´addome». Le sue condizioni, dicono i medici, sono stazionarie. L´emorragia continua, non si riesce a contenerla.

Trascorre la giornata ascoltando la voce di Mons. Capovilla che gli legge libri di edificazione. Recita rosari, conversa con chi sta nella stanza con la consueta vivacità, parla molto, interviene nel dialogo con battute bonariamente spiritose. Ha il volto cereo, le occhiaie incavate, e in tutto il corpo una spossatezza che non riesce a fiaccarne, tuttavia, lo spirito.

Chiede ed ottiene che gli siano dati i giornali: « Che cosa dice oggi — domanda — la stampa? ». E così sa tutto sul suo male, quello che dicono i medici e quello che dice la gente; sa che tutto il mondo prega per lui e che il presidente Kennedy e la regina d´Inghilterra, il capo del Governo italiano e i presidenti delle Camere gli augurano di tornare presto a svolgere la sua alta missione.

La giornata del 29 maggio fu triste. Nel primo pomeriggio cominciò a piovere fittamente. Un velo grigio si stese su Roma.

« Non vi preoccupate eccessivamente di me — disse al dottor Gasbarrini con un sorriso — perchè le valige sono pronte ed io sono pronto, anzi prontissimo a partire ».

Improvvisamente cominciò l´agonia: settanta ore di agonia. Un nuovo violentissimo attacco della malattia aggravò il suo stato fino alla catastrofe. A mezzanotte, il Papa si era svegliato di soprassalto per dolori lancinanti all´addome. Il medico, prof. Mazzoni, immediatamente accorso, si avvedeva di una nuova emorragia interna e dello scoppio di un ascesso, formatosi nello stomaco, che provocava un´infezione generale. Sereno e lucido, Giovanni XXIII, perfettamente consapevole che la fine avrebbe potuto sopravvenire da un´ora all´altra, chiedeva di ricevere il Viatico e poi l´Estrema Unzione.

Ed ecco il diario della sua agonia, le parole dette « nell´ora della verità », quando di fronte alla morte si rivela il vero volto di un´anima.

29 maggio. Ore 6,30: « Desidero che sia subito celebrata la santa Messa; voglio comunicarmi ».

Ore 8: « Bisogna essere realistici: la situazione è quella che è. Voglio ricevere l´Unzione degli infermi, per essere meglio preparato ad affrontare il lungo viaggio ».

30 maggio. Ore 21,30. Al Cardinale Gustavo Testa: « Rimani ancora un poco, resta un poco con me ».

Ore 22. Al prof. Mazzoni, anestesista: « Professore, vorrei testimoniarle la mia riconoscenza. Lei fa tanto per me, ma non ho niente qui. Solo questa penna stilografica. La prenda, mi farà contento. Sa, è quasi nuova, non l´ho mai usata ».

31 maggio. Ore 11,50. A Mons. Cavagna e a Mons. Van Lierde, sacrista: « Ho amato la Chiesa e le anime che mi sono state affidate. Dio voglia che i Padri del Concilio possano coronare la grande opera avviata. Ringrazio i miei collaboratori, in particolar modo i Cardinali, e saluto la mia diletta diocesi di Roma, la Bulgaria, la Grecia, la Turchia, la Francia, l´Italia, tutti i paesi in cui svolsi il mio servizio ecclesiastico. Offro ogni sofferenza ut unum sint, perchè tutti siano nel Cristo una sola cosa ».

Ore 12,50: « Chiedo perdono a tutti quelli nei confronti dei quali posso aver mancato dai tempi della mia giovinezza ad oggi. Ho cercato di amare tutti, ho voluto il bene di tutti ».

Ore 16: « Sono come una vittima sopra l´altare, per la Chiesa, per il Concilio e per la pace ».

Ore 18. A Mons. Mario Nasalli Rocca di Corneliano, Maestro di camera: « La ringrazio tanto per i servizi che mi ha fatto. Continueremo a volerci bene nel cielo. Me ne vado ».

Ore 22. A Mons. Capovilla: « Mi dispiace che l´ho obbligata a trascurare tanto la sua vecchia mamma. Quando sarò morto, si ricordi di lei, la vada a trovare ».

10 giugno. Ore 3: «Ho potuto seguire passo passo la mia morte. Ora mi avvio dolcemente verso la fine ».

Ore 3,15: Ego sum resurreetio et vita! Iesus... Iesus... Iesus!
Ore 3,57: « Con la morte comincia una nuova vita: la glorificazione nel Cristo ».

Ore 4,05. Al Cardinale Cicognani: Credis hoc? Etiam si mortuus fueris, non morieris in aeternum.
Ore 6,30. Al Cardinale Cicognani: « Sono lieto perchè mi dicono che entrerò nella Casa del Signore. Laetatus sum in his quae dieta sunt mihi: in domum Domini ibimus! ».
Ore 7. Ai fratelli Zaverio, Alfredo e Giuseppe e alla sorella Assunta: « Vi abbraccio e vi benedico tutti. Ricordate il papà? Ricordate la mamma? Io ho sempre pensato a loro. E sono contento, perchè tra poco li rivedrò in paradiso. Ora pregate: preghiamo insieme per il papà e per la mamma ».

Ore 11,30: Cupio dissolvi et esse cum Christo.
Ore 12: «Nelle tue mani, o Signore, commendo l´anima mia ». Ore 15,40: « Soffro con amore, ma con dolore, tanto dolore. Offro la mia vita per la Chiesa, per il Concilio e per la pace ». 2 giugno. Ore 6-7. Ascoltando la Messa, il Papa ripete fa* ticosamente col celebrante le parole del Vangelo della Pentecoste: « Non si turbi il vostro cuore, nè si spaventi. Avete sentito che vi ho detto: " 4 Vado e torno a voi " ».

Notte sul 3 giugno. Ripete l´invocazione di Gesù nella preghiera dell´ultima Cena: « Padre, custodisci nel tuo nome questi che mi hai dato, affinchè siano una cosa sola, ut unum sint... ». Dice ancora con voce debolissima: « Unum... unum... ».
Prima di morire, con un soffio sussurra: « Mater mea, fiducia mea », la sua giaculatoria preferita alla Madonna!
Alle 19,49 del 3 giugno, senza un sussulto, il suo grande cuore cessò di battere. « La mia ora verrà di notte », aveva ripetuto profeticamente più volte. E il Signore Gesù venne a prenderlo con sè al tramonto del 3 giugno.

3.                           SUA SANTITÀ PAOLO VI
Al secondo giorno del Conclave, nella festa del Sacro Cuore di Gesù, il 21 giugno verso le 12 si profilò nel cielo terso di Roma la fumata bianca che, veduta alla televisione in ogni angolo della terra, destò un fremito di gioia in attesa dell´annuncio: Habemus Papam Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum Cardinalem Ioannem Baptistam Montini, qui sibi nomea imposuit Paulum VI. Era il Cardinale che moltissimi sussurravano come probabile e che oggi passerà alla storiacome il 263° successore di San Pietro. Il suo primo messaggio, Pronunciato il giorno dopo con voce ferma e con calore d´affetto universale, confermò pure le comuni aspettative d´una perfetta continuità di programma apostolico, sulla traccia dei giganteschi Pontefici che l´hanno preceduto.

Ne riporto il punto centrale che costituisce il vero programma d´azione apostolica che S. Santità si prefigge e che anche noi dobbiamo sforzarci di attuare.

« La parte preminente del nostro Pontificato sarà occupata dalla continuazione del Concilio Ecumenico Vaticano II, al quale sono fissi gli occhi di tutti gli uomini di buona volontà.

Questa sarà l´opera principale, per cui intendiamo spendere tutte le energie che il Signore ci ha dato, perchè la Chiesa Cattolica, che brilla nel mondo come il vessillo alzato su tutte le nazioni lontane (cf. /s., 5, 26), possa attrarre a sè tutti gli uomini, con la maestà del suo organismo, con la giovinezza del suo spirito, col rinnovamento delle sue strutture, con la molteplicità delle sue forze, venienti ex omni tribu, et lingua, et populo, et natione (Ap., 5, 9). Questo sarà il primo pensiero, alto davanti al mondo, che solo nel Vangelo di Gesù è la salvezza aspettata e desiderata: " poichè non c´è sotto il cielo altro nome dato agli uomini, mercè il quale abbiamo da essere salvati " (Aet., 4, 12). In questa luce si colloca il lavoro per la revisione del Codice di diritto canonico, la prosecuzione degli sforzi sulla linea delle grandi encicliche sociali dei nostri predecessori, per il consolidamento della giustizia nella vita civile, sociale e internazionale; nella verità e nella libertà, e nel rispetto dei reciproci doveri e diritti. L´ordine inequivocabile dell´amore del prossimo, banco di prova dell´amore di Dio, esige da tutti gli uomini una più equa soluzione dei problemi sociali, richiede provvidenze e cure ai Paesi sottosviluppati, in cui il livello di vita non è spesso degno di persone umane, impone uno studio volonteroso su scala universale per il miglioramento delle condizioni di vita.

L´epoca nuova, che le conquiste spaziali hanno aperto all´umanità, sarà singolarmente benedetta dal Signore se gli uomini sapranno veramente riconoscersi come fratelli, prima che competitori, ed edificare l´ordine del mondo nel santo timore di Dio, nel rispetto della sua legge, nella luce soave della carità e della mutua collaborazione.

La nostra opera, con l´aiuto di Dio, vorrà inoltre compiere ogni sforzo per la conservazione del gran bene della pace tra i popoli. Pace che non è soltanto assenza di belliche rivalità o di armate fazioni, ma riflesso dell´ordine voluto da Dio creatore e redentore, volontà costruttiva e tenace di comprensione e di fraternità, ostensione a tutta prova di buona volontà, desiderio ininterrotto di operosa concordia, ispirata al vero bene dell´umanità, con carità non simulata (// Cor., 6, 6).

In questo momento, in cui tutta l´umanità guarda a questa Cattedra di verità, e a chi è stato chiamato a rappresentare in terra il Divin Salvatore, non possiamo che rinnovare l´appello all´intesa leale, franca, volonterosa, che unisca gli uomini nel rispetto reciproco e sincero; l´invito a fare ogni sforzo per salvare l´umanità, favorirne il pacifico sviluppo dei diritti datigli da Dio, e facilitarne la vita spirituale e religiosa, perchè sia portata all´adorazione più viva e sentita del Creatore. Non mancano segni incoraggianti, che ci vengono dagli uomini di buona volontà: ne ringraziamo tanto il Signore, mentre offriamo a tutti la nostra serena ma ferma collaborazione per il mantenimento del gran dono della pahe nel mondo.

Il nostro pontificale servizio vorrà infine proseguire con ogni impegno la grande opera, avviata con tanta speranza e con auspicio felice dal nostro predecessore Giovanni XXIII: l´effettuazione di quell´unum sint (io., 17, 21), tanto atteso da tutti, e per cui Egli ha offerto la vita. L´aspirazione comune a redintegrare l´unità, dolorosamente infranta nel passato, troverà coscienza dell´ufficio commessoci da Gesù: " Simone, Simone... io ho pregato per te, affinchè la tua fede non venga meno e tu... conferma i tuoi fratelli " (Luc., 22, 31-32).

Apriamo le nostre braccia a tutti coloro, che si gloriano del nome di Cristo; li chiamiamo col dolce nome di fratelli; e sappiano che troveranno in noi costante comprensione e benevolenza, troveranno a Roma la casa paterna, che sublima e avvalora con nuovo splendore i tesori della loro storia, del loro patrimonio culturale, della loro eredità spirituale.

Venerabili fratelli e diletti figli! La vastità del lavoro, che attende le nostre povere forze, è tale da sgomentare l´umile sacerdote chiamato al fastigio delle somme chiavi; ma vi dedicheremo la nostra preghiera e il nostro sforzo quotidiano. Abbiamo tuttavia bisogno della vostra collaborazione e della vostra invocazione, che salga incessante a Dio " in odore di soavità" (Ephes., 5, 2) per il Pastore della Chiesa universale.
Per questo il pensiero commosso e riconoscente va a tutti i figli della Cattolica Chiesa, che dànno al mondo la testimonianza della loro fede, lo spettacolo della loro unione, lo splendore regale della loro dignità, poiché " 4 i discepoli di Cristo — come dice Clemente Alessandrino — sono re in virtù di Cristo re " » (Strom., II, 4, 18, 3).

4. S. S. PAOLO VI E LA FAMIGLIA SALESIANA
In seguito a questo messaggio-programma che riflette la mente e il cuore del novello Pontefice, mi sia lecito aggiungere brevi cenni delle attestazioni molteplici di stima e di affetto che Egli diede alla Famiglia Salesiana nei due periodi da lui trascorsi: a Roma, in qualità di Sostituto Segretario di Stato accanto ai Pontefici Pio XI e Pio XII; e a Milano, come Arcivescovo e Cardinale di quell´insigne vastissima Archidiocesi. Il Bollettino Salesiano di agosto darà una più ampia relazione, illustrata da eloquenti fotografie.

Nel periodo romano, verso i nostri Confratelli della Poliglotta, delle Catacombe, del Sacro Cuore, ebbe manifestazioni paterne; ma l´opera degli sciuscià sorta nel periodo della guerra, quando i bombardamenti, la scarsezza dei viveri e i lutti fa miliari fecero crescere la delinquenza minorile nei dintorni della stazione Termini, alle porte dell´Ospizio Sacro Cuore, e quando all´invito del Sommo Pontefice alcuni nostri Confratelli si adoperarono eroicamente per raccoglierli, sfamarli, educarli e far loro un po´ di catechismo, allora Mons. Montini fu l´Angelo tutelare dell´Opera, portò soccorsi al « Borgo ragazzi Don Bosco » nelle varie residenze, lo visitò, interpose la sua autorità quando prese dimora stabile al Borgo Prenestino, e ne seguì l´ampio provvidenziale sviluppo quando si costruirono i laboratori, la cappella, le scuole, l´oratorio festivo affollatissimo.

Ma quando, per l´inaugurazione d´un ultimo padiglione, il direttore Don Biavati credette doveroso perpetuare la memoria delle sue benemerenze con una lapide in cui col nome del Pontefice Pio XII figurava anche quello di Mons. Montini, Egli tornato in Vaticano, chiamò subito in ufficio uno dei nostri Confratelli della Poliglotta e gli disse: « Se mi volete bene, fatemi il favore di modificare quella lapide e subito ». Il Sommo Pontefice era il vero benefattore e la longa manus doveva scomparire anche dalla lapide.

Alla venuta a Milano come Arcivescovo, non tralasciò mai di rendere omaggio al nostro Santo il 31 gennaio di ogni anno, celebrando la santa Messa alla nostra grande comunità e Parrocchia di Sant´Agostino e tessendo discorsi, che furono registrati e conservati nella cronaca della Casa, ricchi di dottrina ed esperienza dell´animo giovanile, inspirati alla vita del Santo ed ai bisogni moderni di formazione cristiana.

Nel 1955, appena arrivato in sede, chiese come insigne favore che dal 19 al 25 aprile, l´Urna del piccolo Santo Domenico Savio, canonizzato l´anno precedente, fosse trasportata da Torino a Milano e additata alla gioventù come modello e protettore. Egli stesso nel sagrato del Duomo andò incontro al Santo portato in trionfo da 15.000 giovani e ne disse le lodi a conclusione delle celebrazioni che aveva predisposte per i sacerdoti, per le mamme e per gli educatori.

Altra occasione solenne cui volle portare il fulgore della Porpora fu nell´aprile del 1960 nella commemorazione centenaria della nostra Famiglia, svoltasi nell´Aula Magna dell´Università Cattolica. E la sua parola conclusiva fu una esaltazione della figura di Don Bosco che « sul vecchio tronco della Chiesa ha fatto scaturire una primavera verdeggiante di opere a favore della gioventù, rivolgendosi specialmente alla classe popolare ».

Nel 1961 alla festa di San Giovanni Bosco rispose alla domanda: « Perchè Don Bosco amava i ragazzi? » e concludeva: « Figliuoli miei, passeranno degli anni e anche voi vi disperderete per le vie della terra. Ebbene, ricordatevi di questa festa di Don Bosco e di quello che vi dico adesso. Ricordatevi che siete stati amati; ricordatevi che siete stati compresi; ricordatevi che nessuno come questa scuola di Don Bosco ha cercato di fare di voi degli uomini veri, dei cristiani fatti, delle esistenze autentiche. Questo ha fatto l´amore di Cristo per i ragazzi e per la gioventù ».

Ma il motivo della nostra riconoscenza culmina nell´opera di Arese, l´antico riformatorio giovanile « Cesare Beccaria » trasformato in « Centro Salesiano Professionale San Domenico Savio ». Fu per invito dell´Arcivescovo che nel settembre 1955 i Salesiani entrarono, non senza trepidazione, ad assumerne la direzione; ed è per questo che Egli ne seguì con occhio paterno gli sviluppi e la trasformazione salutare, incoraggiandoci con le sue visite frequenti e premiando gli educatori e gli allievi con le sue parole e benedizioni. La sua contentezza si manifestò specialmente in occasione della benedizione del bellissimo monumento alla « Mamma di casa e e insieme della palestra nel 1960, e poi del laboratorio tipografico e del reparto psicoclinico per l´orientamento professionale, il 21 maggio 1962. Fu allora che sentì il bisogno di fare la storia della trasformazione avvenuta, con un elogio superlativo di Don Bosco e del suo metodo, che con la religione e con l´amore plasma i caratteri e prepara i cittadini e i cristiani anche tra i giovani più difficili e disorientati.

Ecco uno spunto sintetico di quel discorso: « Sulla porta della Casa un vostro condiscepolo nel dare a me il saluto ha chiamato giustamente Don Bosco " il nostro amico ". Come Don Bosco è stato amico della gioventù? Unendo religione e giuoco, il giuoco da voi amato e a voi necessario; associando la vita religiosa con la vita scolastica, e cioè mettendo se stesso e i vostri maestri nella necessità di convivere con voi nella scuola, nel giuoco, nel lavoro, nella preghiera, colmando la frattura fra il lavoro, il mondo del lavoro e la Chiesa. Chiesa, scuola, cortile, officina, è la formula di Don Bosco. Dite grazie a Don Bosco; per questo, figliuoli miei, per questo Don Bosco è vostro amico ».

L´ultimo gesto di paterna bontà ce lo diede il 9 maggio, quando, informato della morte del nostro Ispettore Don Plinio Gugiatti, venne personalmente a pregare accanto alla salma e a porgere ai Superiori e Confratelli le sue condoglianze.

Ma pure a Roma, alla conclusione del Conclave che lo portò, al Pontificato, al nostro Rev. Don Bogliolo, che poté presentarsi col personale addetto ai Cardinali, manifestò il suo affetto cordiale inviando una delle prime benedizioni a tutta la Famiglia Salesiana.

5. 1° CENTENARIO DI MIRABELLO - BORGO SAN MARTINO
L´anno scorso abbiamo ricordato nell´intimità della Famiglia il lo Centenario delle professioni religiose dei nostri 22 Confratelli; quest´anno è toccato alla Casa di Borgo San Martino l´onore di festeggiare il primo trapianto dei Confratelli al piccolo Seminario di Mirabello, che poco dopo continuò la sua vita e il suo sviluppo a Borgo San Martino. Avrete letto sul Bollettino Salesiano di giugno la cronaca particolareggiata della festa, a cui hanno partecipato S. E. il Vescovo di Casale Monferrato Mons. Giuseppe Angrisani e tutte le Autorità civili. Il Sindaco volle insignirmi del titolo e del diploma di cittadino onorario, e gli Ex allievi, i parenti dei giovani e gli amici di casa insieme al folto stuolo degli alunni fecero corona nel parco ombroso che sta di fronte al Collegio, ascoltando la felicissima commemorazione che S. E. il Vescovo pronunciò, rievocando gli avvenimenti d´un secolo di vita rigogliosa.

A me personalmente suscitò una commozione speciale la visione della cameretta in cui il nostro caro Padre passò forse le giornate più amare della sua vita, quando dovette ritirarsi dalla diocesi di Torino per i famosi contrasti e venne:ra Borgo San Martino, sotto la protezione del Vescovo di Casale, a pregare e piangere in attesa della comprensione. A distanza d´un secolo noi godiamo i frutti preziosi di quelle lacrime e di quella pazienza da santo.

L´anno prossimo sarà la Casa di Lanzo Torinese che ricorderà solennemente il suo centenario 1864-1964.

6. «AEDIFICAT SIBI DOMUM S. IOHANNES BOSCO »
Al colle natio è proprio Don Bosco che sta edificando il suo Tempio. Possiamo dire che la costruzione ormai è giunta a metà, perchè i lavori delle fondamenta, anche se non appaiono, hanno richiesto tempo, spesa e preoccupazioni più di quanto esigeranno le strutture superiori, compresi i campanili e la cupola.

Il concorso delle Case e delle Ispettorie nostre e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, unite al generoso contributo dei Cooperatori, Ex allievi e devoti, ci fa sperare che arriveremo in porto senza indebitare i nostri posteri. Anzi abbiamo iniziato la celebrazione di una santa Messa ogni martedì all´altare del nostro Santo nella basilica di Maria Ausiliatrice in Torino, con l´intento di continuarne la celebrazione per un secolo nel nuovo Santuario al Colle, come ringraziamento e propiziazione di grazie per tutti e singoli i nostri donatori del mattone e benefattori vivi e defunti, per sdebitarci con essi e dimostrar loro una perenne riconoscenza. Assicurate quindi tutti di questo umile omaggio che il Rettor Maggiore porge loro e che trasmetterà in eredità ai suoi successori nel nome e per l´intercessione di San Giovanni Bosco, affinché siano benedetti da Lui nella vita presente e, se ne avranno bisogno, nella vita futura.

7. GIUBILEO SACERDOTALE DI S. E. MONS. LUIGI MATHIAS
Il 20 luglio del 1913 nello Studentato teologico di Foglizzo Canavese (Torino) 20 giovani Salesiani venivano ordinati sacerdoti da S. E. Mons. Filippello Vescovo di Ivrea. Tra essi il nostro futuro Arcivescovo di Madras, Don Luigi Mathias. Il 10 maggio di quest´anno si iniziarono le feste giubilari della sua Messa d´oro a Madras nella vecchia Cattedrale con l´ordinazione di ben 28, novelli Sacerdoti salesiani. Lo sfollamento da Shillong dello Studentato gli procurò un inizio del Giubileo inaspettatamente solenne e graditissimo. Ben se lo meritava dopo 41 anni di vita missionaria e di conquiste apostoliche. L´India salesiana oggi conta quasi 700 Salesiani, in 3 Ispettorie, con 84 Case, 500 giovani aspiranti e 5 diocesi cui dobbiamo prestare le nostre cure pastorali: tutti riconoscono in S. E. Mons. Mathias il vero pioniere, il maestro, la guida del nostro apostolato in India.

Al 20 luglio S. Ecc. si appresta a venire a Torino, a celebrare nella basilica di Maria Ausiliatrice una delle Messe giubilari, che sarà certamente un´azione di grazie per il lavoro compiuto e una preghiera ardente per l´incremento costante dell´apostolato evangelico in India, nell´Oriente pagano e nel mondo iutiero.

Carissimi Confratelli e Figliuoli, concludo questa lettera piuttosto lunga con la speranza che tutti facciamo tesoro degli esempi e delle massime che i due Sommi Pontefici Giovanni XXIII e Paolo VI ci hanno lasciati per la nostra vita religiosa e salesiana: la loro parola è direttamente la parola del Vicario di Gesù Cristo, via, verità, vita nostra.
Credetemi vostro aff.mo in C. J.

Sac. RENATO ZIGGIOTTI

Settembre-Ottobre 1963         N. 233
IL RETTOR MAGGIORE
1. L´udienza di S. S. Paolo VI (20 agosto). — 2. La morte di S. E. Mons. Domenico Comin. — 3. Visita straordinaria all´Ispettoria orientale. — 4. La strenna per il 1964. — 5. Unione di mente, di cuore e di opere. — 6. Unione di mente e di cuore con i Superiori. 7. Santità: Sancii estote! — 8. Apostolato: Unam, sanctam, apostolicam familiam. — 9. Preghiamo per il felice esito del Concilio Ecumenico: dal 29 settembre al 4 dicembre, seconda seduta plenaria,
Il Rettor Maggiore
Torino, 8 settembre 1963
Natività di Maria SS.ma
Confratelli e Figliuoli carissimi,
1. L´UDIENZA DI S. S. PAOLO VI (20 AGOSTO)
Per il benevolo interessamento di S. E. Mons. Dall´Acqua, Sostituto Segretario di Stato, mi fu concessa l´udienza del S. Padre alla residenza di Castelgandolfo nella mattina di martedì 20 agosto.

Già altre volte avevo avuto occasione di presentarmi a Lui quand´era Sostituto Segretario di Stato e come Cardinale di Milano, ma la gioia di vederlo biancovestito, con l´aureola del Sommo Pontefice e con l´aspetto di paterna benevolenza con cui mi accolse, sarà indimenticabile.

Gli presentai l´omaggio di figliolanza di tutta la nostra Famiglia Salesiana ed Egli s´interessò di sentire qualche notizia del nostro apostolato educativo e missionario, e tra le altre cose si compiacque di comunicarmi l´ottima impressione riportata più volte nel constatare come i nostri Ex allievi si gloriano dell´educazione ricevuta e ne serbano profonda riconoscenza.

Come notizia che poteva interessarlo, gli esposi i risultati della recente visita compiuta dal nostro rev.mo Don Giovannini nelle Case di tutta la Polonia come turista con il passaporto americano: il lavoro parrocchiale, la frequenza ai catechismi, il fervore di pietà e l´unione dei fedeli con i loro sacerdoti.

Non poteva mancare l´argomento del Concilio Ecumenico che domina tutti i suoi pensieri e dal quale spera grandi vantaggi per la Chiesa e per le anime. Gli chiesi una specialissima benedizione per noi tutti, per la causa di Beatificazione del Ven. Don Rua, per il prossimo Capitolo Generale nostro e delle Figlie di Maria Ausiliatrice ed Egli permise che si´ unissero a me gli accompagnatori, il Procuratore generale e il mio segretario, anche per fare una fotografia a perenne ricordo della preziosissima udienza.

Preghiamo, carissimi Confratelli, per le tre intenzioni che Sua Santità ha raccomandato recentemente:

  1. per il Concilio Ecumenico;
  2. per la paeem in terris;
  3. perchè lo spirito religioso cresca nel popolo cristiano e resista alle correnti pericolose che ne turbano e minacciano la fioritura e i frutti necessari nel momento attuale.
  4. LA MORTE DI S. E. MONS. DOMENICO COMIN

Come avrete saputo dai giornali, il 17 agosto S. E. Mons. Domenico Comin, che stava per entrare nei 90 anni, essendo nato il 9 settembre 1874 a Guayaquil, chiudeva serenamente gli occhi e passava´ all´eternità.

Mentre raccolgo le notizie per la sua lettera necrologica, mi affretto a invitarvi a pregare per l´anima sua e per la Missione dei Kivari, che fu la passione e la gioia della sua lunga vita.

  1. VISITA STRAORDINARIA ALL´ISPETTORIA ORIENTALE

Il rev.mo Don Archimede Pianazzi nei mesi di ottobre, novembre e dicembre compirà la visita straordinaria alla Ispettoria orientale, concludendo così nel 1963 la visita generale a tutte le Ispettorie.

  1. LA STRENNA PER IL 1964

Mentre sto preparandomi a ripartire per Roma ove m´attende l´onore e la gioia della seconda sessione del Concilio Vaticano II, vengo a trovare ciascuno di voi nelle 1300 Case disseminate sulla terra, per dirvi a nome di Don Bosco una parola che viene certamente dal Cielo, perchè risuonò all´orecchio del Padre più di ottant´anni fa, nella notte dal 10 all´Il settembre del 1881, a San Benigno, ed Egli la scrisse e la commentò più volte ai primi suoi figli.

Quest´idea mi fu certamente ispirata da Don Bosco quando preparavo la predica dei « Ricordi » agli Esercizi- dei Confratelli qui in Valdocco il mese scorso; perchè, dal commento alla Strenna sulle note caratteristiche della Chiesa essendo passato ad esaminare come la nostra Famiglia religiosa può concorrere all´unità, santità, cattolicità e apostolicità della , Chiesa universale, mi venne spontaneo il richiamo al sogno in cui il personaggio misterioso svolge perfettamente il tema con l´illustrazione copiosa di detti scritturali a commento dei 10 diamanti e delle virtù che rappresentano.

Permettete  quindi che vi accenni alcuni pensieri che potranno servire per concludere l´anno dedicato all´articolo del Credo: Unam, sanetam, eatholicam, et apostolicam Eeelesiam, in preparazione al tema che ho in animo di dare come Strenna ai Confratelli nel prossimo 1964.

Lo spettacolo che tutto il mondo ha ammirato e lodato nello scorso mese di giugno per la morte di Papa Giovanni XXIII e per l´elezione e incoronazione di S. S. Paolo VI, a detta di tutti è stato unico al mondo ed ebbe una ripercussione così vasta ed unanime che mai s´era verificata finora nella storia.

Ringraziamone il Signore che volle dare alla sua Chiesa, posta sul monte, un´ora di gloria per la simpatia suscitata dal defunto Pontefice e per l´immediata elezione del Successore, indice di perfetta unione di spirito negli ottanta Cardinali, porzione eletta del corpo e dell´anima della Chiesa.

La continuazione del Concilio Ecumenico si accorda con la nostra doverosa preparazione e partecipazione al XIX Capitolo Generale e trova un incitamento eloquente nelle due costruzioni grandiose del Pontificio Ateneo Salesiano di Roma e del tempio a San Giovanni Bosco sul colle natìo: costruzioni che hanno un valore simbolico, giacchè mentre i nostri amici, allievi e cooperatori portano ad esse il contributo materiale di denaro, tocca a noi concorrere con slancio filiale a portare ogni giorno il contributo della preghiera, degli atti virtuosi, dello zelo apostolico, dei sacrifici, che danno a Dio il vero onore e attirano le celesti benedizioni su tutta la. grande Famiglia cristiana.

Questo sarà vivere la vita della Chiesa universale nella nostra Famiglia, in unità di spirito, in santità di vita e in zelo d´apostolato.
5. UNIONE DI MENTE, DI CUORE E DI OPERE
Non sembri un paragone troppo sublime se vi invito a „contemplare l´unità e la trinità di Dio che adoriamo ad ogni passo con il segno della Croce e che nella perfezione e proprietà delle persone eguali e distinte è l´unico vero Dio eterno, santo, onnipotente. La nostra unione con Dio che dobbiamo coltivare con continui atti di fede, di speranza e di amore, è la base necessaria di tutta la nostra vita spirituale, è l´alimento indispensabile dell´anima, è la luce che rischiara le tenebre della nostra ignoranza, è la gioia perenne che fa esultare il nostro spirito e gli dà coraggio in ogni difficoltà.

E sarà l´unione con Dio la sorgente a cui possiamo attingere i motivi dell´unione di mente e di cuore col nostro prossimo: superiori, compagni di lavoro, sudditi, amici e lontani.

L´unità della Chiesa così penosamente spezzata dagli scismi, dalle eresie, dalle guerre, ci dice che anche nella nostra piccola Chiesa, la Congregazione, si può correre il pericolo della discordia. La preghiera, che San Giovanni Bosco ha creduto sapientemente di farci recitare ogni giorno « per la pace in casa », rappresenta appunto il suo timore fondato di divergenze, di divisioni, di partiti, di gravi discordie e addirittura di impossibile convivenza. Ed è contro questo pericolo che l´introduzione alle Regole ci presenta il capitolo della « Carità fraterna », capolavoro della pedagogia di Don Bosco, gemma preziosissima che merita tutta la nostra stima e che, se brillerà in ciascuna nostra Casa, attirerà le benedizioni celesti e formerà la nostra felicità: Ecce quam bonum et quam iucundum habitare fratres in unum.
6. UNIONE DI MENTE E DI CUORE CON I SUPERIORI:
ecco if primo requisito. Abbiamo superiori ecclesiastici e civili fuor di casa, con i quali è pur doveroso mantenere le relazioni di sudditanza e di amicizia; abbiamo in casa anzitutto la Regola che è superiore a ciascuno e che deve formare quasi il tessuto connettivo di tutto l´andamento morale, religioso, disciplinare, che va interpretata rettamente e concordemente, evitando ogni prurito di riforma e ogni personale tornaconto.

Abbiamo le nostre Autorità salesiane: Capitolo Superiore, Ispettori, Direttori, Capitoli delle Case, con i quali va coltivata, anche con grave sacrificio, l´unione di mente e di cuore, piegando la fronte umilmente alle decisioni che caso per caso vengono prese. Oh quale magnifica palestra di virtù ci presenta ogni giorno questo faticoso adattamento di ciascuno alla Regola e alle decisioni dei Superiori, nelle cose grandi e più ancora nelle piccole!
Ma non basta! Vi è pure da esercitarsi continuamente nei rapporti con i colleghi di lavoro, con gli stessi amici e coetanei, perchè le divergenze d´opinione nascono ad ogni passo e tutti i caratteri sono speciali come le fisionomie, e ciascuno deve vigilare se stesso per non ostacolare l´unione fraterna, l´intesa e la collaborazione cordiale.

Che dire poi dell´unione di mente e di cuore che nell´esercizio dell´autorità dobbiamo cercare di ottenere con i nostri dipendenti? Oh come è facile trovare a ridire sulle esigenze altrui, ma quanto è più difficile riconoscere in noi stessi le deficienze, le pretese ingiuste, le cattive interpretazioni dell´operato dei nostri sudditi! com´è difficile sopportare i caratteri bisbetici, indisciplinati e ribelli, ottenere dalle nostre masse giovanili l´adempimento del dovere, la disciplina, la pietà, l´amore al lavoro; quanto spirito di sacrificio in noi esige l´armonia di una casa in tutti i Confratelli, in tutti i giovani allievi e nei rapporti con gli esterni! Quell´Ave Maria per la pace in casa è quindi di un valore eccezionale e merita tutta la nostra attenzione fervorosa, perchè, se molto più complessa è la pacem in terris, dobbiamo riconoscere che, per ottenere la pace universale, è dì prima necessità curare la pace nelle singole coscienze, nelle famiglie, nelle piccole comunità, con l´unione fraterna delle menti, dei cuori, delle opere.

7. SANTITÀ: « SANCTI ESTOTE »
Per vivere uniti tra noi dobbiamo impegnarci a lavorare su noi stessi singolarmente, per costruire l´edificio della nostra santificazione. Ciò che abbiamo iniziato con tanto fervore nei primi anni della vita religiosa era per tutti una promessa di frutti ubertosi, come una primavera celeste. Ma anche per noi risuona la parola dell´Angelo dell´Apocalisse: Sed habeo adversum te quod charitatem team primam reliquisti.´ Suadeo tibi emere a me aurum ignitum, probatum, ut locuplex fias: « Hai perduto il tuo primo fervore, ti consiglio di comprare dell´oro passato nel crogiuolo, che ti farà ricco » (Apoc., II, 4-111, 18).

Ed ecco per tutti una buona occasione di infervorarsi a dare anche alla Congregazione nostra le note della santità, in quest´anno che ci ricorda il decreto di lode del 1864. Leggiamo nel vol. VII delle Memorie biografiche, pag. 587: « Sul principio del 1864 il numero dei membri della Pia Società di San Francesco di Sales era di 61. A quelli dell´anno antecedente si erano aggiunti 8 chierici, 9 studenti, 4 coadiutori. Un sacerdote e 6 chierici avevano pronunciati i voti triennali. I preti erano 9 ».

Il 9 gennaio morì Francesco Besucco col rammarico « di non aver amato abbastanza il Signore come si merita ». E quando Don Bosco nel sermoncino della sera raccontò ai giovani quella morte edificante, il biografo conclude: « È impossibile dire l´effetto che quelle parole produssero nei giovani ». Spirava aria di santità all´Oratorio nel 1864; ed è su quella base che la Congregazione potè crescere e allargare le sue tende in tutto il mondo nel giro di un secolo, pur tra mille difficoltà.

Il tema, come vedete, carissimi Confratelli, è vasto come il mare e ci richiama quelle parole solenni che in questi giorni abbiamo sentito ripetere dai nostri giovani figliuoli nei Noviziati, e alla chiusura degli Esercizi spirituali durante l´interrogatorio della professione: « Intendo promettere a Dio di aspirare alla santificazione dell´anima col rinunziare ai piaceri e alle vanità del mondo, con la fuga di qualunque peccato avvertito, e di vivere in perfetta povertà, in esemplare castità e in umile obbedieilza... per amore del nostro Signore Gesù Cristo, cui intendo consacrare ogni mia parola, ogni mia opera, ogni mio pensiero per tutta la vita ».

Ora ecco l´idea che mi ha suggerito Don Bosco, quando passai a visitare recentemente la sua poverissima casetta e il tempio che sta crescendo gigante e bellissimo a pochi passi di distanza, quasi a proclamare la santità che dobbiamo imitare. Mentre invitiamo i nostri allievi ed amici a concorrere alla costruzione materiale con la « campagna dei Mattoni » che, ve lo debbo dire, ha fruttato finora esattamente quello che abbiamo dovuto spendere per il materiale e per gli operai (e in ciò si vede chiaro l´intervento del nostro buon Padre), quale contributo può Egli aspettarsi da noi, degno del suo compiacimento? Ora che, appena terminati i muri e la cupola, dovremo pensare all´interno, agli altari, alla decorazione, all´arredamento, mi pare che noi, anzichè preoccuparci della spesa occorrente, dobbiamo concorrere a gara nel realizzare il fatidico sogno di San Benigno, notte 10-11 settembre 1881: Pia Salesianorum Societas qualis esse debet. Il sogno dei diamanti! (Memorie biografiche, XV, 183).

Ce ne parlano spesso i predicatori e i Superiori nelle conferenze e negli Esercizi spirituali; ma quest´anno il tema della nostra santità trova una traccia perfetta in questo sogno, sicchè mi parrebbe di mancare ad un dovere, se non ne approfittassi presentandolo alla nostra Famiglia come tema da svolgere nel corso di quest´anno. Si presta benissimo per le conferenze mensili nelle Case, perchè si possono distribuire opportunamente i diamanti in quest´ordine:


Gennaio

 = Lavoro

 

Febbraio

= Temperanza

 

Marzo

= Fede

 

Aprile

= Speranza

 

Maggio

= Carità

Nel mese di Maria Santissima

Giugno

=

Nel mese del Cuore di Gesù

Luglio

= Povertà

 

Agosto

= Castità

 

Settembre

= I Obbedienza

 

Ottobre

 

 

Novembre = Digiuno - Mortificazione

 

 

Dicembre = Premio.

 

 

Sto preparando un ricordo per tutti su questo sogno, affinchè ciascuno lo conservi e faccia ogni mese un esame particolare sulla virtù da praticare, per rendere più brillante la gemma del nostro manto agli occhi di Dio e dei nostri Santi.

8. APOSTOLATO: « UNAM, SANCTAM, APOSTOLICAM FAMILIAM »
Dal lavoro intimo per santificarci nelle virtù rappresentate dai diamanti nasce senza sforzo la nostra dedizione all´apostolato e l´ampliamento del campo a noi assegnato dalla Provvidenza per la cattolicità, ossia per l´universalità della Congregazione.

Guardiamo il mondo — aveva detto Sua Santità ancora Cardinale nel 1951 ai suoi novelli sacerdoti — sappiamo tutti come quest´ora di vita storica incide sulle anime come forse mai nei secoli precedenti è avvenuto. C´è qualche cosa che tocca e sconvolge ogni spirito; ogni anima è in fermento. Anche i buoni sono affascinati dalla scena del mondo, da ciò che offre ai sensi, agli interessi, al pensiero, allo studio, al divertimento: è la fascinatio nugacitatum, il fascino delle cose frivole .che attira e incanta tutti. L´ora dell´apostolato sacerdotale non è propizia, non è facile. Il mondo del male e dell´errore oggi è forte, organizzato, potente, cosciente e la bestemmia che sale contro il nostro Dio è diventata scientifica, logica, voluta. L´ateismo si è organizzato e penetra in mezzo alle nostre buone popolazioni ancora semplici e tanto cristiane ».

Ecco ancora la parola del Sommo Pontefice, che volgendosi ai suoi sacerdoti dell´archidiocesi di Milano nel messaggio del 10 agosto scrive queste gravi parole:
Questo nostro tempo è decisivo: reclama intensità di sforzi; c´investe con una vocazione di difesa e di rinnovamento; esige la fedeltà e il sacrificio dei grandi momenti. I nostri sacerdoti hanno già intuito questa chiamata alla dedizione pastorale straordinaria; faranno bene a seguirla. Così i nostri laici: l´ora nostra merita un impegno profondo di vita interiore, di pensiero, di azione. Non soltanto per difendere il tesoro spirituale, che la tradizione ci ha fatto pervenire, ma altresì per mostrarne l´incomparabile pregio, la perenne vitalità, la meravigliosa giovinezza e inesauribile fecondità. Il Vangelo, dicevamo, non è vecchio: è eterno. Solo che oggi vuol essere vissuto in pienezza, con coscienza nuova della sua originalità e della sua necessità, e con dedizione nuova. Dobbiamo aggiungere che alla visione della necessità di un rinnovamento religioso si è sempre accompagnato in noi quello della sua possibilità.

» ... Abbiate innanzitutto questa convinzione nei vostri animi: bisogna dare consistenza e vitalità alla comunità diocesana fortificando e vivificando i vincoli spirituali e disciplinari che la uniscono al Vescovo, e che la distribuiscono nelle circoscrizioni vicariali e locali e nelle varie organizzazioni particolari. Il tessuto unitario della diocesi va fortificato, le mille voci devono fare coro; anche le legittime peculiarità devono integrarsi in un concerto armonioso. Questo si è detto più volte; certo lo sarà ancora; bisogna condurlo a risultati più evidenti e più efficienti: urge l´unità.
» ... E le innumerevoli questioni pastorali: bisogna dare chiarezza, autenticità, vigore alla predicazione; bisogna educare il popolo a partecipare alla liturgia, e insegnargli a pregare cantando, bisogna sorreggere e sviluppare tutto il nostro sistema catechistico; e specialmente bisogna che il mondo del lavoro e il mondo della scuola sappiano d´essere amati dalla Chiesa, e vogliano stringere con lei nuova amicizia ».

.2 un quadro che fa pensare anche noi, cui è affidata la fragile gioventù, sensibilissima al clima familiare e sociale, facile al contagio dei grandi, ma pure pronta al nostro lavoro educativo, se trova negli Istituti e Oratori gli uomini veramente consacrati anzitutto alla salvezza delle loro anime, abili nel cogliere tutte le possibilità per far loro del bene, preparati a fare nella scuola, nella ricreazione, nella pietà e nello studio l´apostolato  formativo .

Grazie a Dio molto si sta facendo dappertutto; ma urge persuaderci che è sempre poco di fronte a ciò che resta da fare, non soltanto se guardiamo ai due miliardi di infedeli, ma pure nel contare le pecorelle smarrite dei nostri ovili cristiani, e nel vedere la scarsa perseveranza nel bene dei nostri stessi ex allievi, le deficienze dei mezzi di penetrazione di cui disponiamo, e la sempre scarsa messe di vocazioni religiose, sacerdotali, missionarie.

Ed è a questo apostolato specifico ch´io torno a far appello, cari Confratelli. Vedo con piacere che le statistiche ci presentano una bella schiera di Novizi: quest´anno sono 1285, una cifra invidiabile, con un aumento di 85 sul numero dell´anno precedente; ma come spiegate l´aumento totale dei Confratelli di soli 407? Aggiungete pure ad essi i circa 200 morti e restiamo sempre alla metà del numero dei Novizi. Dunque le perdite di vocazioni sono allarmanti e mi pare doveroso gridare l´allarme a voi tutti nelle Case, affinchè ví impegniate di più a fare questo primo apostolato vitale: cioè a mettere tutte le Case in condizione che i nostri giovani Confratelli siano curati e difesi dal contagio mondano, trovino ambiente di pietà, di amorevolezza, di unione fraterna, di zelo sincero nei Confratelli tutti, ma soprattutto maggiore cura fraterna nei Superiori, negli anziani, nei responsabili del buon andamento interno. Essi sono alle prime prove della vita salesiana e se non trovano nei maggiori d´età quell´aiuto che li rinforza nelle difficoltà, quella benevolenza che compensa le loro insufficienze, quell´incoraggiamento frequente che fa superare le depressioni tanto facili a quell´età, eh purtroppo essi si sentiranno soli, incapaci a riprendere animo e il demonio troverà facile la via per portarseli fuori nel mondo.

Come possono poi nascere delle vocazioni tra i nostri allievi, quando constatano che i loro assistenti e maestri più giovani e più vicini a loro sono rimasti delusi e hanno ceduto le armi, abbandonando il campo del loro apostolato? È uno dei problemi vitali che sottoporremo nel prossimo Capitolo Generale allo studio degli Ispettori e dei Delegati, affinché suscitino dovunque un impegno maggiore di apostolato nella vita intima dei Confratelli e nella ricerca e conservazione delle vocazioni allo stato ecclesiastico e religioso.

Ed io torno ad. insistere su questo punto anche per ottenere la desideratissima grazia della Beatificazione di Don Rua: egli, santo e osservantissimo, forse desidera, per salire agli altari, di trovare la Congregazione più osservante, più fervorosa, più unita, più santa, più apostolica.

9. PREGHIAMO PER IL FELICE ESITO DEL CONCILIO ECUMENICO dal 29 settembre al 4 dicembre, seconda seduta plenaria.
Concludo questa mia invitando tutti ad accompagnarmi alla seconda sessione del Concilio con molte preghiere private e in comune. Dalla metà di settembre alla festa di Maria SS.ma Immacolata si tornerà a recitare da tutti in comune la preghiera per il Concilio e si animeranno i giovani a, pensare a Roma, al Sommo Pontefice, ai membri del Concilio ed ai temi in discussione; affinché lo Spirito Santo illumini i Consiliari, diriga le discussioni e assista tutti e ciascuno nel deliberare ciò che maggiormente sarà utile all´estensione del regno di Gesù Cristo sulla Terra. Maria SS.ma Ausiliatrice, da buona Mamma, faccia avverare il sogno delle due colonne.

Siccome non posso assicurarvi di arrivare in tempo a inviarvi l´ultimo numero degli Atti per i mesi di novembre e dicembre, compio il dovere di farvi gli auguri per il santo Natale e per l´anno 1964, accompagnandoli con intense preghiere per l´unità, la santità e l´apostolicità della Congregazione tutta.

Vogliate anche Voi ricordarvi sempre nelle preghiere dei Superiori tutti e del vostro aff.mo in C. J.

Sac. RENATO ZIGGIOTTI

Gennaio-Febbraio 1964          N. 234
IL RETTOR MAGGIORE:
1. Preghiere per il Papa, pellegrino in Terra Santa. — 2. I due nuovi Beati: Leonardo Murialdo e Nunzio Sulprizio. — 3. Sulla strenna per il 1964: Per gennaio e febbraio, i due diamanti sulle spalle: lavoro e temperanza; qualche pensiero sul lavoro: Dio lavoratore per noi. Il nostro lavoro: a) verso Dio, b) su, noi stessi, c) a vantaggio del prossimo, paragonabile a quello dell´Angelo custode: Illumina, custodi, rege et guberna. -- 4. Il nostro Capitolo Generale 1964.

Il Rettor Maggiore
Festa dell´Epifania 1964
Confratelli e figliuoli carissimi,
spero che per le feste di Natale e Capodanno siano giunti in tutte le Ispettorie e quindi alle singole Case i pacchi dei ricordini con la Strenna del 1964, tradotta in lingua spagnola, francese, portoghese, inglese e tedesca, con il sogno dei dieci diamanti.

Vogliate tutti collaborare alla costruzione del Tempio in onore di San Giovanni Bosco:

  1. con l´unità di mente e di cuore nella vita familiare;
  2. con maggior impegno di santità personale;
  3. con zelo di apostolato in favore delle anime a noi affidate.

La distribuzione delle virtù rappresentate dai dieci diamanti, nei dodici mesi dell´anno, concorrerà efficacemente, con il commento dei nostri cari Direttori e Ispettori, ad onorare Don Bosco e ad attirare su noi tutti le benedizioni celesti.

1. PREGHIERE PER IL PAPA, PELLEGRINO IN TERRA SANTA
In questi giorni ho pure spedito una letterina che purtroppo in molti luoghi arriverà in ritardo. Mi pare opportuno riportarla negli Atti, come un documento della nostra devozione al Sommo Pontefice:
« Carissimi Figliuoli,
vengo a pregarvi tutti urgentemente d´un grande favore. Ho scritto in questi giorni al Sommo Pontefice Paolo VI una lettera promettendogli l´offerta di preghiere e opere sante di tutta la nostra Famiglia per la durata di tutto il mese di gennaio, secondo le piissime intenzioni che Egli mette nel suo pellegrinaggio in Terra Santa. un avvenimento storico di primissimo ordine ed ho pensato che San Giovanni Bosco, il quale ci raccomandò la devozione al Papa come essenziale per la nostra pietà — Eucaristia, Madonna, Papa — ne sarà contento e ci aiuterà dal Cielo a ottenere le grazie che il Vicario di Gesù Cristo vorrà chiedere per il bene della Chiesa universale.

Dunque: dal lo gennaio alla festa di San Giovanni Bosco la nostra preghiera e il lavoro quotidiano secondo l´intenzione e col cuore del Papa.
Vi ringrazio degli auguri natalizi e ve li ricambio per questo nuovo anno con la benedizione che il Sommo Pontefice ha concesso ai Padri Coneiliari di trasmettòre a tutti e a ciascuno nel suo nome. Memento mei.
Vostro aff.mo
Sac. RENATO ZIGGIOTTI «
Torino, lo gennaio 1964
Sarà facile per coloro che l´hanno ricevuta in ritardo supplire piamente, dedicando il mese di febbraio per le intenzioni del Sommo Pontefice e per il lavoro del Concilio. Infatti nelle Commissioni esso prosegue silenzioso e profondo, preparando la prossima sessione di settembre-ottobre.

I frutti che si attendono sono accennati chiaramente nella preghiera famosa di Giovanni XXIII:
« Fa´ che da questo Concilio maturino frutti abbondanti: ognor più si diffonda la luce e la forza del Vangelo nella umana società; nuovo vigore acquisti la religione cattolica e il suo impegno missionario; si giunga a più profonda conoscenza della dottrina della Chiesa, e ad un salutare incremento del costume cristiano ».

2. I DITE NUOVI BEATI: LEONARDO 1VIURIALDO E NUNZIO SULPRIZIO
Permettetemi pure un cenno sulle due beatificazioni che ci interessano direttamente: il beato Leonardo Murialdo e il beato Nunzio Sulprizio.

Il Bollettino Salesiano di dicembre illustrò ampiamente la figura del beato Murialdo, fondatore della Congregazione dei Giuseppini, come uno dei primi cooperatori del nostro santo Don Bosco.

Dopo aver avuto l´onore di assistere accanto al Rev.mo Padre Generale dei Giuseppini alle´ cerimonie della beatificazione nella Basilica di San Pietro e ai tridui in onore del nuovo Beato a Roma e a Torino, il giorno 19 di questo mese di gennaio, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, anche noi celebreremo solennemente, con le rappresentanze di tutti i nostri Istituti di Torino, la glorificazione di questo Sacerdote, tanto benemerito dell´educazione della gioventù povera, delle scuole professionali ed. agricole e lustro del Clero torinese nel secolo XIX.

Un momento caratteristico della vita del beato Murialdo fu la sera del 6 aprile 1858 (Memorie biografiche, V, pp. 906-910). Era la terza udienza che il Papa Pio IX concedeva a Don Bosco durante i due mesi di permanenza: egli era arrivato il 12 febbraio ed essendo venuto a Roma in aprile anche il teologo Murialdo, lo invitò a prender parte alla visita di congedo e lo presentò come suo solerte collaboratore nella direzione dell´Oratorio San Luigi. Ed ecco in quell´occasione verificarsi un fatto unico nella storia: vediamo riuniti ai piedi del Servo di Dio Papa Pio IX: un santo, un beato e un venerabile. Ora tutti stiamo attendendo che la causa di beatificazione di Pio IX lo porti presto ad essere venerabile, e poi beato e santo; allora il quadro dell´udienza 6 aprile 1858 avrà risonanza mondiale, rappresentando uniti con il Papa due fondatori di Congregazioni e il lo successore di Don Bosco.

Prevenendo quell´avvenimento, stiamo preparando per il Tempio a Don Bosco al Colle un quadro che ci rappresenti il colloquio storico e in avvenire sarà facile arricchirlo con le aureole che ciascuno certamente meriterà.

La seconda beatificazione di cui desidero parlarvi è quella del giovane Nunzio Sulprizio. Nato in Abruzzo nel 1817, due anni dopo Don Bosco, morto a Napoli a 19 anni nel 1836, di lui nelle Letture Cattoliche del 1857 il nostro caro Padre presentò breve profilo, perchè la fama di santità si era sparsa dall´Abruzzo subito dopo la sua morte. È un mirabile esempio di giovane provato dalla sofferenza e forte come un martire nelle varie prove cui fu sottoposto. Poverissimo, orfano di padre a due anni, di madre a sei anni; custodito dalla nonna e iniziato da essa alla preghiera con l´aiuto del parroco, ai nove anni perde anche la nonna e passa alle dipendenze di uno zio fabbro ferraio, che lo tratta duramente, lo costringe al lavoro della fucina, lo percuote, gli fa soffrire la fame e il freddo, non si preoccupa di curarne una ferita al ginocchio causata da una caduta sotto il peso di ferramenta che trasportava a spalle sui monti, sicché deve camminare con le grucce e lavorare egualmente all´incudine e al mantice...

Paziente e rassegnato guarda il piccolo crocifisso che porta con sé e prega Gesù: « Aiutami, Gesù: tu hai sofferto più di me; aiutami a fare la volontà di Dio ». Mai una parola contro lo zio, rassegnato nel dolore, esemplare nella pazienza, nell´innocenza e nella pietà.

Ne ho letto con commozione crescente la breve vita e ho pensato che accanto ai nostri giovani santi Domenico Savio, Michele Magone, Camillo Gavio e Francesco Besucco questo nuovo beato potrà recare una nota nuova nel nostro lavoro educativo: la nota della sofferenza, a cui pure il giovane deve essere preparato, con la serietà del dovere quotidiano e talora pure con il dolore della infermità, delle privazioni, delle correzioni e dei lutti, che o presto o tardi tutti dobbiamo imparare a sopportare. Il dolore è un grande educatore!
L´attraente biografia che ne dettò il vescovo della diocesi di Bitonto Mons. Aurelio Marena, che ne fu il Postulatore della causa, merita d´essere diffusa e tradotta nelle varie lingue. Ne invierò volentieri copia agli Ispettori che crederanno opportuno farlo conoscere e introdurne il culto nelle nostre Case. Sarà utile ai giovani di ogni categoria e anche ai non più giovani, specialmente ai sacerdoti, agli educatori e ai genitori dei nostri allievi.

3. SULLA STRENNA PER n 1964
Ora eccoci al tema della nostra strenna: Pia Salesianorum Societas qualis esse debet.
I due diamanti che il personaggio misterioso del sogno porta sulle spalle sono: il lavoro e la temperanza. Su di essi dobbiamo fare qualche riflessione specialmente nei due mesi di gennaio e di febbraio. I temi sono molto vasti e non voglio certamente farne una trattazione esauriente. Solo sul lavoro vi invito ad. osservare l´indice delle Memorie biografiche: troverete ben quattro colonne di citazioni, che possono dare argomento a svariatissime applicazioni pratiche. E la temperanza sarà ampiamente trattata con un volumetto di Formazione salesiana ricavato dagli appunti del compianto Don Ricaldone e tuttora in preparazione per mano dei suoi antichi segretari Don Luigi Terrone e Don Tarcisio Savarè.

Tuttavia mi pare doveroso fissare qui qualche pensiero sull´argomento del lavoro, perchè è una virtù vorrei dire nuova nell´ascetica, essendo stato considerato il lavoro come un castigo del peccato originale: in sudore vultus tui vesceris pane. Ma oggi, con l´esaltazione della dignità dell´operaio e dei lavoratori, con la proclamazione della festa di San Giuseppe operaio e di Gesù nell´officina filius fabri, prendere in esame questo tema per cantare le lodi e la nobiltà del lavoro, credo sia un argomento affascinante per i teologi e per gli studiosi di sociologia, ma più ancora per noi lavoratori della vigna salesiana. Infatti il primo e il più perfetto lavoratore è Dio stesso: « per quem omnia fatta sunt »; e il nostro lavoro, se si modella sulle divine perfezioni, acquisterà un valore altissimo e sarà scala a tutte le virtù.

Dio creatore! Lo cantano i salmi con esultanza crescente: il salmo 8: « O Signore, Signor nostro, com´è mirabile il tuo nome su tutta la terra! S´io considero i tuoi cieli, capolavoro delle tue dita, la luna, le stelle che hai disposto così bene, cos´è l´uomo da meritarsi che di lui ti ricordi? l´hai fatto di poco inferiore agli angeli e costituito sopra tutte le opere delle tue mani...». E il salmo 103: « Quanto magnifiche sono le opere tue, o Signore! Questo mare che spazia con le sue braccia distese ed accoglie un popolo senza numero di natanti, piccoli e grandi come la balena, e tutti aspettano da te il cibo a suo tempo; se tu togli loro lo spirito tornano in polvere; mandi il tuo spirito e rinnovi la faccia della terra. Oh voglio cantare lodi al Signore finchè avrò vita, benedici, anima mia, il Signore! ».

Non sarà sufficiente l´umanità intera per tutti i secoli a rendersi conto della sapienza manifestata da Dio creatore non già in tutto l´immenso cosmo per noi inarrivabile, ma neppure nella piccola nostra terra, pulviscolo tra l´infinito numero degli astri, che andiamo scoprendo sempre più grandi e sempre più lontani. Quante meraviglie ha sparso Iddio nella materia bruta, nei vegetali, negli animali, nelle forze dell´etere e soprattutto nell´uomo, la cui anima è fatta a immagine sua, il cui pensiero penetra l´invisibile, arriva a contemplare ed amare il suo Creatore.

E che non ha fatto Iddio per l´uomo? « L´hai fatto di poco inferiore agli angeli — canta il salmo 8 — di gloria e di onore l´hai coronato e costituito sopra le opere delle tue mani, tutto hai assoggettato ai suoi piedi ».

Ed avendo egli prevaricato sognando di divenir simile a Dio, Egli, Dio stesso, ha voluto compiere un´opera di incredibile umiliazione, facendosi uomo per salvarlo e redimerlo con la sua morte!
E ancora: qual è il lavoro incessante di Dio su ciascuna creatura e soprattutto su noi uomini da Adamo ad oggi, nella storia dell´umanità, nello sviluppo della civiltà, nel succedersi dei secoli e dei popoli? La storia della Chiesa, che rappresenta al vivo nel suo corpo mistico la presenza di Gesù Cristo sulla terra e l´opera sua nelle anime che vuol salvare; è la più eloquente dimostrazione del suo lavoro segreto, costante, paziente, misericordioso, mirabile.

Che se vogliamo toccare con mano la sua presenza operosa in ciascuno di noi, basta che facciamo un breve esame di coscienza sulla nostra vita, sulla nostra famiglia, sull´educazione ricevuta, i pericoli scampati, le grazie elargiteci senza numero, ad onta della nostra natura indocile o ribelle: è il filo d´oro della divina presenza in noi che ha tessuto a poco a poco la nostra vocazione e ci ha portati al divino servizio, regale posizione privilegiata, di cui non abbiamo nessun merito, ma che pesa sulle nostre spalle come responsabilità di figli prediletti e predestinati alla gloria.

Carissimi confratelli e figliuoli, questa breve meditazione sul lavoro di Dio nel mondo creato, nella vita della Chiesa, della Congregazione e di ciascuno di noi deve portarci naturalmente a considerare quanto accurato dev´essere il lavoro nostro con Dio, su noi stessi e in favore del prossimo col quale stiamo vivendo. E una conseguenza logica, doverosa, stringente!
a) I nostri rapporti con Dio. Quando facciamo l´esame di coscienza dell´Esercizio di buona morte, il primo punto dell´interrogatorio verte sulle « pratiche di pietà ». Ecco il nostro lavoro diretto con Dio, ecco il primo dovere essenziale dell´anima religiosa, ecco il termometro della nostra laborio-sità spirituale. Dio lavora in noi con la sua grazia, con la presenza sacramentale quotidiana, con i mille richiami dell´orario, della campana, dell´esempio fraterno; e noi come corrispondiamo? Dal « Vi adoro » del mattino all´ultima giaculatoria « Gesù Giuseppe Maria, spiri in pace con Voi l´anima mia » dovrebb´essere tutto un inno di lode alla divina bontà, che continua la sua opera creativa conservandoci in vita e beneficandoci; ma noi come siamo distratti, impazienti, frettolosi! come preghiamo male, quanto poco siamo coscienti di vivere sotto lo sguardo amorevole di Dio, e quanto poco ci pentiamo delle nostre sgarbatezze, anzi forse della nostra insolenza col Signore, con la Madonna e coi Santi, cui pure rivolgiamo la preghiera: Indica me, Deus, et discerne causam meam de gente non sancta.
Oh se il buon Dio ci pigliasse in parola!
E non è forse questo il lavoro più proficuo di tutta la nostra giornata? E che dire di coloro che stoltamente si dispensano da pratiche di pietà essenziali e vitali come la meditazione, la santa Comunione, che celebrano la santa Messa con precipitazione e distrattamente, che pensano a tutt´altro nelle piccole orazioni o compiono l´opus Dei del Divino Ufficio irriverenti e distratti?
È per questo lavoro trascurato o mal fatto che si perdono le vocazioni e si soccombe alle tentazioni del demonio, del mondo e della carne! Manca il respiro dell´anima a Dio, manca il sangue vivo: è la leucemia che porta alla tomba!
b) Ma c´è un altro lavoro doveroso ed essenziale: il lavoro su noi stessi. Anzitutto l´illibatezza dell´anima, affinchè sia meno indegna dello sguardo di Dio che sempre l´assiste, la vivifica, la illumina. Pensiamo tanto all´igiene del corpo, dell´ambiente in cui viviamo, alla vanità del vestito, al galateo del contegno... e lavoriamo così poco per rendere il nostro carattere amabile, eguale, interiormente ed esternamente, con i Superiori, con gli eguali e inferiori. Che fatica a vincere i pensieri ed affetti continuamente importuni o contrari alla retta ragione; l´ambizione, l´egoismo, l´iracondia, l´invidia, la pigrizia spirituale non sono forse i difetti che al termine della giornata riempiono la pattumiera ad un esame di coscienza ben fatto? Vincere se stessi è un lavoro improbo, ma pure altamente meritorio.

c) Forse il lavoro a cui dedichiamo con maggior passione e merito la nostra giornata è il lavoro a vantaggio del prossimo, nel disimpegno della nostra obbedienza: ministero, scuola, assistenza, ufficio, responsabilità varie. Ed ecco anche qui la norma che ci detta San Paolo (Col., 3, 17-24): « Tutto quel che fate in parole o in opere, tutto fatelo nel nome di Nostro Signore Gesù Cristo rendendo grazie a Dio Padre per mezzo suo ». È dunque Gesù che lavora in noi anche nel lavoro materiale, se a Lui offriamo la nostra attività: quale conforto e merito!
Ora per cogliere una norma generale compendiosa che abbracci tutto il nostro lavoro di sacerdoti, chierici, coadiutori, superiori e sudditi, apostoli della parola, dell´insegnamento, della fraterna collaborazione, forse non erro indicandovi la preghiera che ogni giorno ripetiamo mattino e sera al nostro Angelo custode. Anche noi abbiamo il compito di custodire le nostre comunità, le parrocchie, gli allievi, i cooperatori ed ex allievi in mille e mille varietà di lavoro; e sempre si tratta di illuminare, custodire, reggere e governare il prossimo nostro: illumina, custodi, rege et guberna gregem mihi commissum.
Che lavoro nobilissimo, utilissimo, angelico, divino! Illuminare le menti con le verità della nostra Fede, che deve permeare sempre il nostro insegnamento, scolpire l´idea di Dio creatore, Redentore, unica fonte di verità, scuola di amore e di pace. Oh il Catechismo per noi dev´essere lo strumento di apostolato ininterrotto, ammannito in mille forme, dal pulpito e dalla cattedra, nella conversazione e nel divertimento, verbo et opere, con la parola e con l´esempio. Non vediamo ogni giorno più come i nostri giovani vengono´ a noi digiuni e inconsci delle verità più elementari della Fede e della morale? svagati e distratti dal mondo che li circonda anche in famiglie cristiane, avidi di divertimento, di spettacoli, di sport, di novità e per nulla preoccupati dell´anima, di Dio, del dovere e anche della serietà dello studio? Tocca a noi questo lavoro paziente e accurato di illuminare la mente e di indirizzare la volontà al vero, al bene, alla vera vita cosciente.

Custodire, difendere dal male, dal peccato: non si vuoi sentire oggi da taluni la parola peccato, perchè, tolto Dio dalla mente e dal cuore, non esiste il peccato ma solo ciò che piace, ciò che lusinga, ciò che asseconda le passioni: libitum libitum ossia è lecito ciò che piace! E per questo cresce la delinquenza giovanile e anche molti educatori corrono sulla via delle concessioni, non osano più impedire il male e lasciano fare, con la scusa che oggi i giovani vogliono libertà d´azione e non tollerano freni e proibizioni. Oh San Giovanni Bosco che cosa direbbe? Egli che tollerava tutto tranne il peccato e che nei sogni vedeva sempre alcuni suoi giovani vittime del demonio e dei cattivi compagni, e li voleva come San Luigi, come San Domenico Savio: « la morte ma non peccati », come angeli di Dio in Cielo, allegri e sereni nell´innocenza della mente e del cuore.

Che lavoro da fare, miei cari, senza soste e senza timori, per custodire queste anime, almeno nel tempo che trascorrono con noi, preparandole alle dure vicende della vita.

Reggere .e governare significano il lavoro di fortificare, raddrizzare, sollevare nelle debolezze inerenti alla poca esperienza.

L´educazione del carattere assume un compito arduo, laborioso, personalissimo, doveroso per ogni educatore. Oggi si parla molto di « personalità »: parola difficile e un po´ ambigua, pretenziosa in bocca a un giovane che non ha ancora finito lo sviluppo fisico e sta conquistando la sua modesta cultura nel maremagno del sapere umano. Carattere invece è parola più chiara e semplice, tanto più per chi nel sacramento del Battesimo e della Cresima ha ricevuto il carattere cristiano.

Se avete letto le parole che sabato 4 gennaio S. S. Paolo VI ha rivolto ai laureati cattolici raccolti nella Basilica di San Pietro, vi sarete sentiti pungere dal desiderio di preparare un laicato cattolico che sia « una partecipazione al sacerdozio spirituale di Cristo ». « Si parla — dice il Papa — di una consecratio mundi e si attribuiscono al laico prerogative particolari nel campo della vita terrena e profana, campo di possibile diffusione di luce e della grazia di Cristo, proprio perchè il laico può agire sul mondo profano dal di dentro, mentre il Sacerdote non può influire in generale su di esso che per via esterna con la parola e il ministero ». « Voi potete essere i segnalatori più vigilanti, gli informatori più diligenti, i testimoni più qualificati, gli avvocati più avveduti, i collaboratori più generosi circa tanti bisogni del nostro mondo: nel mondo scolastico, amministrativo, legale, sociale, giornalistico, artistico, caritativo ... Siete ´ il ponte ´ tra la società Ecclesia e la società Civitas, sicché si determina in voi una 4 geminazione psicologica ´ reclamata dalla vostra appartenenza simultanea alla società ecclesiale e temporale ».

Ecco l´ideale della formazione cui tutti dobbiamo mirare nel lavoro apostolico a noi affidato: preparare drappelli di uomini e donne pronti a collaborare con il Sacerdozio, a diffondere le idee e la pratica della vita cristiana in ogni settore, a viso aperto, con sicura dottrina e generosa esemplare moralità.

La complessità di molte nostre Case concorre in proporzione inversa ad ottenere questi risultati; e le necessità di ricorrere a molto personale esterno, non sempre qualificato, diminuisce pure l´efficacia educativa sognata da Don Bosco e dal Papa in aiuto al Clero secolare e a tutta l´attività apostolica del laicato. Dobbiamo quindi anche noi perfezionare il nostro lavoro educativo, mirando a preparare leve disposte a vincere lo spirito laicista della società moderna, con uomini di più aperta professione religiosa, conquistatori di anime a Cristo Gesù. Con essi potremo raggiungere la mèta del nostro lavoro che si riassume nell´ultima parola: illumina, custodi, reggi et guberna: amen! l
4. IL NOSTRO CAPITOLO GENERALE 1964
Nella speranza di poter celebrare il nostro XIX Capitolo Generale a Roma, nella nuova sede del Pontificio Ateneo Salesiano, d´accordo col Capitolo, ho chiesto alla Santa Sede
1. Vi segnalo due studi interessanti e salesianissimi sull´argomento del lavoro: P La grande indulgenza del lavoro, L.D.C., Torino, 1963. L. 350, pag. 92, del nostro Don Nazareno Camilleri: commento all´estensione dell´indulgenza del lavoro a tutto il mondo dei lavoratori; 20 Religiosi nuovi per il mondo del lavoro, P.A.S., Roma, 1961, del nostro Don Pietro Braido. Documentazione per un profilo del Coadiutore salesia”, L. 800, pag. 290.

Ambedue serviranno ai Superiori per illustrare l´argomento della santi l´autorizzazione a spostare -la data della celebrazione, che avrebbe dovuto essere per i primi di agosto.

In attesa del consenso della Sacra Congregazione dei Religiosi, tramando al prossimo numero degli Atti la convocazione ufficiale e la pubblicazione dei temi da trattarsi, nonchè l´invito a mandare le eventuali proposte da parte dei singoli Confratelli.

Carissimi Confratelli e figliuoli, San Giovanni Bosco e la Vergine Immacolata ci aiutino a trascorrere questi due primi mesi in perfecta charitate Dei et patientia Christi, in unione di spirito con il Sommo Pontefice.

Vi ricordo ogni giorno nelle mie preghiere ed invoco il vostro memento, mentre mi dico
vostro aff.mo in C. J.

SAC. RENATO ZIGGIOTTI
Era già impaginato questo numero degli Atti, quando dalla Segreteria di Stato di Sua Santità provvidenzialmente ci giunse la seguente lettera, quasi in risposta alla piccola circolare citata in principio, da me inviata ai Confratelli. Son lieto di darne il testo a vostra edificazione.

SEGRETERIA DI STATO DI SUA SANTITÀ
Dal Vaticano, iI gennaio 1964
N. 11932
Reverendissimo Signore,
in ossequio al desiderio da Lei manifestato con la stimata lettera del 29 dicembre 1963, questo Ufficio non ha mancato di portare a conoscenza del Santo Padre il contenuto dell´invito rivolto ai suoi Confratelli e Consorelle, nonchè ai Cooperatori, agli allievi ed ex allievi salesiani, in vista dell´allora imminente pellegrinaggio in Palestina.
Nulla di più accetto avrebbe potuto la S. V. Rev.ma offrire in tale circostanza, della filiale promessa di impetrare dal Cielo, mediante l´offerta di fervide preghiere e di opere buone, sulle auguste intenzioni del Pellegrino Apostolico le divine compiacenze.
Il Sommo Pontefice ha tratto motivo di spirituale conforto da questa nuova testimonianza di generosa adesione alle incessanti sollecitudini del Suo universale ministero, e per mio mezzo cordialmente ringrazia.
La Benedizione Apostolica, che ben volentieri il Vicario di Cristo imparte, sia per tutta la Famiglia Salesiana pegno della Sua grata e particolare benevolenza.
Profitto dell´occasione per professarmi con sensi di religiosa stima
della S. V. Rev. ma
Reverendissimo Signore dev.mo nel. Signore
Sac. Renato Ziggiotti
ANGELO DELL´ACQUA
Rettore Maggiore della
Pia Società Salesiana                SOSTITUTO
TORINO
Il Direttore Spirituale 1. AI TIROCINANTI
È innegabile la constatazione che ogni anno un numero non indifferente diserta le file della Congregazione. Giovani che sembravano promettenti, che durante l´anno di noviziato erano tutto fervore, che nello Studentato filosofico erano sereni e pii e si preparavano con zelo alla loro futura missione, durante il tempo del tirocinio non si dimostrarono più quali li voleva Don Bosco, trovarono la vita salesiana insipida, irta di difficoltà, si disanimarono e voltarono le spalle al Signore.

Confessiamo che oggi la vita è difficile, le attrattive del mondo più allettanti, le tentazioni più violente, ma tutto questo non può giustificare la leggerezza di una tal decisione. Non rimarrà nella coscienza di costoro un rimorso pungente di aver tradita la loro vocazione? Infatti non si può pensare che il Signore permetta delle difficoltà superiori alle nostre forze.

Riconosciamo pure che non sempre coloro che vi devono guidare e aiutare, sono in grado di prestarvi quest´aiuto fraterno, ma questo vi può esimere da ogni responsabilità? Non saprà supplire con le sue grazie anche straordinarie Colui che vi ha chiamati, se voi gli state vicini?
Cari tirocinanti, mosso da un sincero desiderio di farvi cosa utile, vi do alcuni suggerimenti che, da voi praticati, potranno conservare il vostro tesoro, la vostra vocazione.

a) Nel Noviziato avete incominciato la vostra formazione salesiana, ma non avete avuto la possibilità di completarla. È adesso che dovete dimostrare con i fatti la vostra buona volontà. Chi non ha forte volontà non combinerà mai nulla nè in Congregazione, nè fuori.

Desiderio di santità, costante progresso nell´umiltà, imparar l´arte di non offendere nessuno e di non offendersi, lasciarsi guidare, sforzarsi per imparare il sistema e lo spirito di Don Bosco, sono mezzi per formarvi un carattere, quale si addice a un apostolo.

Senza volontà, senza sforzo, senza spirito di sacrificio non si persevera nel servizio del Signore.

b) Abbiate fiducia nel buon Dio e pregate con fervore per rendere operante la vostra volontà. Chiedete di poter fare regolarmente le vostre pratiche di pietà e ricordate che senza un amore affettuoso a Gesù, senza una vita interiore vissuta integralmente e costantemente, senza una sincera devozione alla Madonna, ogni vostro sforzo sarà vano. Così le buone Confessioni, le fervorose Comunioni e visite sono e saranno sempre caparra di buona riuscita.

c) Conservate il vostro entusiasmo e temete la rilassatezza. Ne sono segni sicuri: la trascuratezza nel dovere quotidiano e nelle pratiche di pietà; il non vedere nel Superiore il rappresentante di Dio; il commettere facilmente peccati veniali; il non sforzarsi per conoscere e correggere i propri difetti; il lavorare solo per fini umani e il pretendere di saper far da sè; il cedere ad affezioni sensibili e alla mondanità nel modo di giudicare, di parlare, di trattare, di vestire, nelle letture e nei divertimenti; l´abbandonarsi facilmente alla mormorazione; il non occupare utilmente il tempo libero specialmente durante i periodi di vacanza... Ricordate questi richiami nella meditazione e nell´esame di coscienza. Ogni vostra vittoria, per piccola che sia, vi renderà più padroni di voi stessi e più sereni e sicuri della vostra vocazione.

d) Ricordate sempre i vostri santi voti. L´osservarli è fonte di felicità, il trascurarli, l´infrangerli porta maledizione e rovina.

L´osservanza delle sante Regole faciliterà l´osservanza dei Voti. Se vedete qualcuno che in questo non vi dà buon esempio, evitatelo e pregate per lui.

Fonte di santità è fare la santa volontà di Dio e voi sapete benissimo che nell´osservanza della Regola sta la volontà sua.

e) Siate particolarmente fedeli al rendiconto. Fatelo regolarmente e con confidenza filiale. Fidatevi dei vostri Superiori, desiderate, provocate il loro aiuto e i loro consigli, praticate volentieri quanto vi dicono per il vostro bene e per formarvi educatori e apostoli, come vi vuole Don Bosco e la Congregazione. Allora il vostro tirocinio non sarà la tomba della vostra vocazione, ma un tempo di utile tempera del vostro carattere, una magnifica esperienza della vera vita salesiana, una completa esplicazione del suo apostolato.

2. VOCAZIONI
È proprio necessario andarle a cercare in regioni lontane, quando centinaia di migliaia di giovani ci circondano? Ai tempi di Don Bosco tutte le Case erano Aspirantati. Don Bosco non concepiva diversamente la Casa salesiana. Convinciamoci: moltissimi giovani hanno le qualità, le doti per seguire Gesù, ma non hanno chi li faccia riflettere, chi li aiuti a vincere le inevitabili difficoltà, chi li indirizzi.

I Salesiani possono essere catalogati sotto moltissimi aspetti. Ci sono di quelli che, anche a loro insaputa, attirano i giovani alla causa del Signore, sanno accendere in essi il desiderio di una vita santa, apostolica, mariana, e li sanno guidare al monte santo del Signore. Ci possono essere di quelli che non attirano nessuno, non riscaldano, perchè sono freddi, mancano di pietà e forse di altre virtù, imprescindibili per un Salesiano. Per disgrazia ci possono essere anche di coloro che allontanano le
vocazioni, che porteranno per sempre nell´anima il rimorso di essere stati causa della rovina di una vocazione. Poverini...

Chi non vede quale sperpero è costretta a fare la Congregazione, obbligata a cercare le vocazioni tra giovani sconosciuti? Basta confrontare il numero dei chierici e dei coadiutori che giungono ai voti perpetui, con il numero di coloro che passarono negli Aspirantati. Chi non geme constatando che ogni anno un numero di Confratelli giovani lascia la Congregazione? Siamo capaci di guidare una classe, un laboratorio, ma non abbiamo la virtù di formare le anime. Questa è la malattia dei nostri tempi, malattia pericolosa, distruggitrice, che fiacca le forze della Congregazione. Chi lo medita alla presenza di Gesù, saprà formulare propositi efficaci e sentirà impellente il bisogno di aggiornarsi nello spirito del Padre, per non presentarsi al Giudice Divino a mani vuote.

Sì, amati Confratelli, la Congregazione ha bisogno di sempre nuova vitalità, di nuove e scelte vocazioni. Se in questo ci lasciamo vincere, siamo sulla via del declino, non diamo gloria al nostro Padre, tradiamo la speranza della Chiesa.

Già nelle accettazioni degli allievi conviene tener presente questo bisogno della nostra Famiglia salesiana e dare la preferenza ai giovani di famiglia sana, numerosa, cristiana. E poi perchè non parlare ai giovani di vocazione, di apostolato, di missioni? Perchè non parlare delle nostre opere facendole conoscere? Degli ingenti bisogni che la gioventù ha di apostoli? della bellezza di una vita offerta generosamente per gli interessi di Dio e delle anime? E del premio grande che il Signore riserva per coloro che tutto lasciarono per un ideale santissimo?
Quando nella classe, nelle Compagnie, abbiamo scoperto un giovane, veramente buono, che simpatizza per la nostra Famiglia, conviene mandarlo quanto eitius all´Aspirantato, perchè cominci la sua formazione salesiana più intensamente. Tra i compagni non chiamati, facilmente si perderebbe.

« Non nascondo le difficoltà dei tempi, ma se tutti fossimo accesi del sacro fuoco della carità per le anime che ardeva in petto al nostro Padre, sapremmo trovare nel cuore nostro tali e tante sante industrie da superarle o almeno renderle meno sensibili. Don Bosco ci ha ordinato di coltivare le scienze umane, solo per aver diritto di insegnare la scienza divina, che forma i veri cristiani e soprattutto per suscitare, cooperando all´opera di Dio stesso, numerose vocazioni nell´immenso campo giovanile, destinato alle nostre cure.

» È vero che Dio solo è l´autore delle vocazioni, ma non dimentichiamo che Egli vuole servirsi della nostra cooperazione per farle germogliare e fruttificare. In ogni vocazione c´è la parte di Dio e la parte dell´uomo. Ogni chiamata alla vita religiosa e all´apostolato ha la sua naturale, feconda sorgente nel cuore di Dio. E Dio, perchè ama la Chiesa, perchè ama gli Istituti religiosi che lo servono fedelmente, perchè ama le anime e vuole salvarle, incessantemente e a piene mani getta i germi della vocazione nel cuore dei suoi figli » (DON ALBERA).

Vi raccomando di leggere la lettera circolare del nostro padre Don Albera di s. m. del 31 maggio 1913.



COMUNICAZIONI E DOCUMENTI
1 - Movimento delle nostre Cause di Beatificazione e Canonizzazione durante l´anno 1963
1. Venerabile Don MICHELE RUA
Dei due miracoli attribuiti all´intercessione del Ven. Don Rua, proposti anni fa all´esame della Consulta medica, uno offre tutte le morali garanzie per la discussione di carattere teologico che terranno a suo tempo Consultori, Prelati e Cardinali della S. C. dei Riti. L´altro invece — che trovò difficoltà in qualche membro della Consulta medica e che fu sottoposto a nuovo approfondito esame avendo lasciato ancora qualche dubbio in uno dei periti, è stato ritirato. Manca pertanto il secondo miracolo per la Beatificazione.

Nel frattempo furono esaminati privatamente parecchi casi che offrivano qualche probabilità di successo; ma, o per difetto di prove o essendo possibile una spiegazione naturale, dovettero essere abbandonati.

2. Servo di Dio Don ANDREA BELTRAM
Il 10 marzo 1959 venne discussa in Congregazione Antipreparatoria la Posizione sulle Virtù, contenente il Sommario o riunione delle testimonianze e dei documenti sul Servo di Dio, l´Informazione o cenni sulla sua vita e sulle sue virtù, desunti dalle testimonianze e dai documenti, le Animadversiones o difficoltà mosse dal Promotore generale della Fede, e la Risposta a dette Animadversiones. Aspettiamo dal 1959 che il Promotore generale della Fede fonda e rediga in forma le obiezioni che nella Congregazione Antipreparatoria i Consultori della S. C. dei Riti credettero di dover fare all´eroicità delle virtù del Servo di Dio.

  1. Servo di Dio principe AUGUSTO CZARTORYSKI

Questa Causa è a un passo dall´anteriore: infatti ha pronta la Posizione sulle Virtù, con le quattro parti sopra enumerate, e attende dal 1960 di essere discussa in Congregazione Antipreparatoria.

  1. Serva di Dio Suor TERESA VALSA-PANTELLINI

Questa Causa è a sua volta a un passo di distanza dall´anteriore. Ha pronte infatti le due prime parti della Posizione sulle Virtù, e aspetta dal 1957 le Animadversiones del Promotore generale della Fede.

  1. Servo di Dio ZEFFIRINO NAMUNCURÀ

Ottenuto l´anno scorso il Decreto sulla Validità dei Processi, si sono allestiti il Sommario e l´Informazione della Posizione sulle Virtù. A febbraio e a maggio, rispettivamente, di quest´anno si ottenne dal Sottopromotore generale della Fede il Nulla osta per la loro stampa. Ora, il Sommario e l´Informazione, riuniti in un volume di 500 pagine in formato grande, attendono come la Causa anteriore le Animadversiones del Promotore generale della Fede.

  1. Servi di Dio Mons. LUIGI VERSIGLIA e Don CALLISTO CARAVARIO

Nei mesi di gennaio e febbraio dell´anno scorso furono presentate al Promotore Generale della Fede il Sommario e l´Informazione della Posizione sulla Validità dei Processi. Si dimostrava in essi che tanto nel Processo Ordinario di Shiu Chow quanto nei Processi Apostolici di Torino e di Hong Kong si erano osservate sostanzialmente le norme prescritte.

Nel mese di novembre dell´anno scorso il Promotore generale della Fede ci consegnò le Animadversiones in proposito. Si preparò subito la Risposta, che a detta di persone versate in materia, era abbondante ed esauriente in tutti i punti. Quindi la Posizione, con le quattro parti, venne consegnata al Promotore generale della Fede per essere discussa in apposito Congresso della S. C. dei Riti.

Si prevedevano difficoltà contro il Processo Ordinario di Shiu Chow, perché, nonostante la dovuta preparazione e la buona volontà e solerzia di coloro che diressero i lavori, la scarsità del personale e altre difficoltà non permisero l´esatta osservanza di tutte le norme canoniche. La Posizione fu lungamente discussa, ed essendosi potuto fornire i dati richiesti, il 5 luglio fu emesso il Decreto sulla Validità dei Processi.
Ora è in preparazione la Posizione sul Martirio dei due Servi di Dio.

  1. Serva di Dio Donna DOROTEA CHOPITEA VED. SERRA

Appena la Cancelleria della S. C. dei Riti consegnò a questa Postulazione, il 14 febbraio 1963, la Copia pubblica del Processo Apostolico di. Barcellona, furono allestiti il Sommario e l´Informazione per la Validità dei Processi: Ordinario e Apostolico di Barcellona e Processo Ordinario di Torino.

Ottenuto il 25 marzo il Nulla osta dal Sottopromotore generale della Fede, furono presentati al Promotore generale della Fede per riceverne le consuete Animadversiones. Consegnateci queste il 13 luglio, se ne curò la Risposta e alla fine di luglio si presentò la Posizione sulla Validità dei Processi al Promotore generale della Fede per essere discussa a suo tempo in apposito Congresso della S. C. dei Riti.

Detto Congresso non ha ancora avuto luogo a causa dei lavori del Concilio Ecumenico in corso e particolarmente del tema sulla Liturgia, che pesa in massima parte sui membri della S. C. dei Riti. Speriamo che possa effettuarsi quanto prima e sia emanato il Decreto sulla Validità dei Processi. Nell´attesa stiamo elaborando la Posizione sulle Virtù.

  1. Serva di Dio Madre MADDALENA MORANO

Già nel 1957 si erano consegnate al Promotore generale della Fede le prime quattro parti della Posizione sull´Introduzione della Causa, e cioè: l´Informazione, il Sommario, le Lettere Postulatorie e il Decreto di approvazione degli Scritti della Serva di Dio. Il Promotore generale della Fede studiò accuratamente la Causa servendosi pure di ima biografia di M. Morano, e il 26 giugno di quest´anno diede alle stampe le Animadversiones. Stesa subito la Risposta, si consegnò al Promotore della Fede la Posizione completa sull´Introduzione della Causa, facendo voti che venga presto il giorno in cui sia discussa in Congregazione Ordinaria e sia finalmente introdotta, mediante il Placet del Santo Padre e il relativo Decreto.

  1. Servo di Dio Don FILIPPO RINALDI

Nel 1959 si consegnarono al Promotore generale della Fede anche per Don Rinaldi l´Informazione, il Sommario, le Lettere Postulatorie e il Decreto di approvazione degli Scritti. Speriamo di poter ricevere presto le Animadversiones e di avvicinarci all´Introduzione della Causa.

  1. Serva di Dio LATTEA VicuRA

Nel 1961 furono consegnate al Promotore generale della Fede, come per Don Rinaldi, le prime quattro parti dell´Introduzione della Causa. Attendiamo anche per questa Causa le Animadversiones per avviarci alla sua Introduzione.

  1. Servo di Dio Don LUIGI VARIARA

Di Don Luigi Variara — che, nato a Viarigi (Asti) nel 1875, trascorse quasi tutta la sua vita sacerdotale nel Lazzaretto di Agua de Dios (Colombia) e morì nel 1923 in concetto di santità — si è ottenuto il 17 dicembre p. p. l´approvazione degli Scritti. Daremo ora alle stampe le prime quattro parti dell´Introduzione della Causa e le consegneremo al Promotore generale della Fede per le Animadversiones.
Oltre la biografia del Servo di Dio scritta in spagnolo dal rev. Don Rodolfo Fierro, ne è pronta un´altra scritta in italiano dal nostro Procuratore Generale Don Luigi Castano. Esse faranno conoscere a tutta la Congregazione la figura di questo Confratello, apostolo dei lebbrosi e fondatore delle Suore dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, diffuse in Colombia ed Equatore e prossime all´approvazione pontificia.

  1. Servo di Dio Don LUMI MERTENS

Nato a Bruxelles nel 1864 e ordinato sacerdote nel 1889, entrò pochi anni dopo nella nostra Congregazione. Visse quasi sempre a Saint-Denis e a Liegi come direttore e parroco, e morì il 25 aprile 1920 in concetto di santità.

Finiti a suo tempo i Processi Ordinari di Liegi, se ne mandarono le copie alla S. C. dei Riti, che cominciò subito a preparare le Copie Pubbliche per la Postulazione e a far esaminare gli Scritti da due Censori segreti. Questi terminarono l´esame con voto favorevole nel. 1961.

Nel mese di febbraio di quest´anno la S. C. dei Riti ci consegnò la Copia Pubblica del Processo Ordinario di Liegi del 1947-51.

Ora, mentre attendiamo dal 1961 l´approvazione degli Scritti, stiamo ricercando altri documenti utili alla Causa. Del Servo di Dio possediamo una bella biografia scritta in francese da Don Alberto Lhermitte, Vicepostulatore della Causa.

  1. MARTIRI SPAGNOLI (Valenza-Madrid-Siviglia)

Son ormai ultimate le Copie Pubbliche dei tre Processi sui nostri 97 Martiri. Rimane da fare la Collazione con i loro rispettivi originali o Transunti; dopo di che ci saranno consegnate per lo studio d´ufficio.

  1. Servo di Dio Mons. LUIGI OLIVARES

Di Mons. Luigi Olivares, Vescovo salesiano di Sutri e Nepi, morto in concetto di santità il 19 maggio 1943 ,a 70 anni di età e 26 di episcopato, si cominciò presto a preparare il Processo di Beatificazione, pur senza poterlo mai cominciare. Superate finalmente´ l´anno scorso le ultime difficoltà, il Vicariato di Roma con l´autorizzazione della S. C. dei Riti costituì il Tribunale Ecclesiastico il 24 maggio u. s. festa di Maria SS. Ausiliatrice; e 1´11 ottobre, festa della Divina Maternità di Maria, cominciò l´escussione dei testi. Le due feste della Madonna che hanno dato l´avvio al Processo ci sembrano un regalo del Cielo e un lieto presagio per l´esito della Causa. Faxit Deus! Sono già stati uditi alcuni testimoni tra i quali il rev.mo Rettor Maggiore e S. E. Rev.ma Mons. Marcellino Olaechea, arcivescovo di Valenza.

  1. Servo di Dio Don RODOLFO KOMOREK

Essendo finiti gli ultimi preparativi, a Dio piacendo il 31 gennaio 1964 si aprirà a Sào José dos Campos (Brasile) il Processo Ordinario di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Don Rodolfo Komorek, nato in Polonia nel 1890 e morto a Sào José dos Campos nel 1949, dopo 36 anni di sacerdozio dei quali 25 trascorsi in Brasile.

  1. Servo di Dio SIMONE SRUGI

È in preparazione il Processo Ordinario del Servo di Dio Simone Srugi. Coadiutore salesiano, nato a Nazareth di Galilea nel 1878 e morto in concetto di santità a Beitgemal, presso Betlemme, il 27 novembre 1943. Gli Articoli — che contengono in modo particolareggiato la vita e le virtù del Servo di Dio e che saranno distribuiti ai testi del Processo per la loro preparazione — sono prossimi alla stampa. Voglia il Signore che si possa cominciare presto anche la Causa di questo Salesiano, gloria dei nostri Coadiutori.

NB. Attualmente nessuna delle nostre Cause ha i miracoli richiesti per la Beatificazione. Raccomandiamo quindi vivamente il ricordo e l´invocazione dei nostri Servi di Dio — particolarmente del Ven. Don Michele Rua e dei Servi di Dio che hanno in corso la Posizione sulle Virtù o sul Martirio e che perciò sono più prossimi alla Beatificazione — perchè il Signore si degni esaltarli con la gloria dei Santi.
Preghiamo inoltre di voler comunicare a questa Postulazione le grazie di carattere straordinario o miracoloso, per eventuali studi più approfonditi in ordine a Beatificazioni e Canonizzazioni.
Marzo-Aprile 1964         N. 235
1. IL RETTOR MAGGIORE:
1. Preghiamo e prepariamoci al prossimo Capitolo Generale. — 2. La Congregazione Salesiana « qualis esse debet »: altri due diamanti, Fede e Speranza. — 3. « Sumite scutum fidei ». — 4. «Resistite fortes in fide ». — 5. L´apostolato della nostra fede. — 6. Nomine pontificie e nuova Prefettura apostolica. — 7. Fondazione del Pontificio Istituto di Alta Latinità. — 8. La biografia di Don Pietro Berruti. — 9. Trasporto della salma del Card. Giovanni Cagliero da Roma a Viedma.

Roma, 24 dicembre 1963
Sac. CARLO ORLANDO
2 - Aggiornamento delle opere delle singole Case per l´aElenco generale »
I rev.mi signori Ispettori sono pregati di aggiornare le diciture dell´Elenco generale riguardanti le opere delle singole Case e specialmente delle Scuole professionali, eliminando le sezioni o i laboratori che non sono più in attività, e comunicare le variazioni al Segretario generale.

3 - Facoltà concesse ai Vescovi residenziali per le: quali non occorrerà più rivolgersi alla Santa Sede nè al Rettor Maggiore
Nella lettera apostolica Pastorale Munus pubblicata in sintesi ed in traduzione italiana sull´Osservatore Romano del 4 dicembre 1963, pag. 7, S. S. Paolo VI conferisce ai Vescovi residenziali varie facoltà per facilitare il loro ministero pastorale. Mentre rimandiamo al documento originale, che dovrebbe uscire sugli Acta Apostolicae Sedis, richiamiamo per ora l´attenzione dei signori Ispettori e Direttori su alcune concessioni che essi, per maggiore speditezza, potrebbero d´ora in avanti ottenere dai Vescovi residenziali, anzichè rivolgersi al Rettor Maggiore o alla Santa Sede, tramite il Capitolo Superiore:
DIREZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO  TORINO
IL RETTOR MAGGIORE                        Torino, 24 gennaio 1964
Carissimi confratelli,
ho il piacere di completare gli Atti del Capitolo già pronti per la spedizione, con la immediata comunicazione della risposta ricevuta ieri dalla Sacra Congregazione dei Religiosi, in merito al ritardo nella convocazione del nostro Capitolo Generale.
I motivi che ci hanno costretti a domandare tale dilazione sono i seguenti:

  1. Il nostro desiderio di farlo a Roma come inaugurazione del Pontificio Ateneo Salesiano, nel quale ci sarà dato finalmente di alloggiare insieme comodamente tutti i Capitolari che saranno oltre 150.
  2. L´impossibilità di ultimare i lavori dell´Ateneo per il prossimo agosto, che doveva essere la data normale di convocazione.
  3. La primavera del 1965 parve epoca opportuna e conveniente ai due emisferi, perchè è dovunque in corso l´anno scolastico e l´assenza dell´Ispettore e del Delegato è meno sentita.
  4. Un motivo pure che ci sembrò importante era che nella prossima sessione del Concilio Vaticano II dovranno essere trattate le questioni inerenti alla vita dei Religiosi nei loro rapporti con le Diocesi, le Missioni e l´apostolato sociale.

La risposta della Sacra Congregazione è stata immediata e favorevolissima, giacché ci concede di rimandare il Capitolo Generale fino al 31 maggio 1965, convalidando l´autorità dell´attuale Capitolo Superiore fino a quell´epoca.

Quindi vengo ad annunciarvi che, considerate le varie ragioni di convenienza per la nostra Famiglia, la data di convocazione del nostro Capitolo Generale resta fissata per la sera della domenica 14 marzo 1965 in cui avranno inizio gli Esercizi spirituali; dal 22 marzo in poi potranno svolgersi il lavoro delle Commissioni, le elezioni dei Superiori e le discussioni sui temi.

I rev.mi Capitolari potranno così certamente godere il periodo pasquale a Roma, inviando ai loro confratelli ed amici dalla Basilica Vaticana e dal Pontificio Ateneo l´alleluia festoso con la benedizione del Sommo Pontefice.

Altro motivo di esultanza speriamo che sarà la consacrazione del Tempio a San Giovanni Bosco sul Colle natìo, con i rappresentanti ufficiali di tutta la Congregazione.

Nel prossimo numero degli Atti del Capitolo mi darò premura di inviare i temi che dovranno essere trattati nei vostri Capitoli Ispettoriali nel corso dell´anno 1964, affinché tutte le relazioni e le proposte dei confratelli possano giungere a Torino per il Natale prossimo.

Siano ringraziati toto corde Maria SS.ma Ausiliatrice nostra Madre e il caro padre San Giovanni Bosco nella cui Novena ho potuto darvi l´attesa notizia; continuiamo a pregare molto tutti insieme, invocando la loro protezione e gli aiuti necessari per l´adempimento dei nostri doveri.

Credetemi sempre vostro aff.mo in C. J.

Sac. RENATO ZIGGIOTTI
Il Rettor Maggiore
Torino, 9 marzo 1964
Confratelli e Figliuoli carissimi
1. PREGHIAMO E PREPARIAMOCI AL PROSSIMO CAPITOLO GENERALE
Nel giorno sacro al nostro santo giovinetto Domenico Savio mi è caro inviarvi questo numero degli Atti, mentre stiamo preparando i temi che saranno oggetto di studio nei vostri Capitoli Ispettoriali e poi nel Capitolo Generale dell´anno prossimo a Roma.

Oh come dobbiamo tutti sentire l´importanza dell´avvenimento che si deve realizzare nella Città santa, sotto gli occhi del Sommo Pontefice, nella nuova sede del Pontificio Ateneo Salesiano, a cent´anni dal decreto di approvazione della nostra Congregazione e dall´inizio dei lavori del Santuario della Madre nostra Maria SS.ma Ausiliatrice!
Sia questo un anno di fervorose preghiere e di impegno quotidiano per concorrere a impreziosire il manto simbolico sognato da Don Bosco, con i diamanti delle virtù a noi più necessarie e a Dio più care. Questa dev´essere la nostra santa ambizione: dare alla Congregazione il suo vero ritratto qualis esse debet, per ottenerle dal Signore grazie copiose su tutte le opere nostre e sulla Chiesa universale.

Ed ora eccomi a darvi alcuni pensieri sulle virtù che dobbiamo praticare in questi due mesi: la fede e la speranza, ma in modo particolare sulla fede, che è « il principio della nostra salvezza, fondamento e radice della nostra giustificazione, luce per l´intelletto, forza, della volontà, consolazione nel dolore, vittoria che vince il mondo ». Nella fede si radica la speranza, e dalla fede prende il primo impulso la carità, compendio di tutta la teologia dogmatica, morale ed ascetica.

Lux in tenebris lucet et tenebrae eam non comprehenderunt. In mondo erat et mundus Eum non cognovit.
Quando ci fermiamo con la mente a considerare quella parte del mondo che ci circonda, che non conosce il vero Dio, o non si ricorda o non vuole pensare a Lui, specialmente nei nostri paesi, cui da secoli è brillata la luce del Vangelo, non è vero che sentiamo una stretta al cuore e il bisogno di prostrarci ai piedi degli altari, per compensare con l´adorazione e la preghiera l´offesa fatta a Dio da tanti fratelli nostri? E non vi pare che, dopo duemila anni di Cristianesimo, l´eresia materialista, l´ateismo militante, l´esclusione voluta e organizzata di tutte le verità cristiane, la superba pretesa di divinizzare l´uomo, sia un´aperta dichiarazione di guerra a Dio, simile a quella di Lucifero? Forse mai nella storia siamo arrivati a tanto dilagare di empietà, che si inizia con l´educazione atea dei bambini, continua a sconvolgere tutta la gioventù, trascinandola alla dissolutezza, e si completa con la formazione di una società che riconosce solo la ragion di Stato, sacrifica ogni libertà e non conosce altro amore che al danaro e agli istinti, ridotta ad una schiavitù peggiore di quella dei giumenti?
2. LA CONGREGAZIONE SALESIANA « QUALIS ESSE DEBET »: ALTRI DUE DIAMANTI, « FEDE » E « SPERANZA ».

La meditazione dei due stendardi, che forma quasi il cuore degli Esercizi di Sant´Ignazio e che ogni tanto ritorna alla nostra considerazione nel corso dell´anno, ci presenta Lucifero seduto sul fumante e infuocato suo trono, con testa alta e cipiglio baldanzoso, che invita gli uomini a scalare il cielo e a detronizzare l´Altissimo. Ma ora egli usa un´altra tattica: non parla affatto di Dio, invita l´uomo a farsi vero assoluto padrone del mondo, a seppellire gli idoli antichi come pure la religione cristiana: la vita presente vuole regolata con la scienza e con l´industria, con la forza del denaro, e se qualcuno si oppone, con la forza delle armi: o con noi o contro di noi; la ragione del numero, della forza bruta, della massa organizzata e resa schiava.

Gli esempi che abbiamo avuto in Spagna, nel Messico, nell´ultima guerra e ora a Cuba e nelle terre dell´Europa orientale e della Cina parlano chiaro: sono i frutti funesti della dea Ragione, ragione senza Dio; è la vera lebbra che ammorba il mondo moderno.

3. « SUMITE SCUTUM FIDEI »
Carissimi Confratelli, perdonatemi se per parlarvi della fede sono partito da questo preambolo tenebroso: tenebrae Eum non comprehenderunt: le tenebre tentano di soffocare la Luce e tocca a noi impedire l´oscuramento, per salvare i nostri fratelli con lo spettacolo incomparabile e sereno della fede in Dio, nel Verbo incarnato e nella Chiesa Maestra e Madre, unica arca di salvezza nel diluvio universale: vos estis lux mundi.
All´inizio della nostra vita, alle porte della Chiesa, alla domanda: « Che chiedi alla Chiesa di Dio? » noi abbiamo risposto: « La fede ». « E che cosa ti dona la fede? ». « La vita eterna ». « La fede, nostro scudo e nostra vittoria » è il titolo vibrante del sogno di Don Bosco (M. B., XII, 350-355) in cui i giovani vedono partire dal fianco della Madonna gli angeli alati, che portano in dono a ciascuno uno scudo luminoso, ornato d´oro e di diamanti, e li invitano alla battaglia contro i mostri tentatori: Sumite scutum fidei: haec est vittoria vestra quae vincit mundum: fides vestra. « Eccovi lo scudo della fede: in essa sarà la vostra vittoria sulle lusinghe del mondo ».

Il peccato di Lucifero, come quello di Adamo, fu un peccato contro la fede, e la punizione fu terribile. Invece la risposta di Maria SS.ma all´angelo nell´Annunciazione fu un atto di fede perfetto: Fiat mihi secundum Verbum tuum, ed ebbe come conseguenza immediata l´incarnazione del Verbo divino. Altrettanto solenne fu la risposta di Gesù all´atto di fede di San Pietro: Tu es Christus, filius Dei vivi. Et ego dico tibi quia tu es Petrus et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam. Il Papato è frutto d´un atto di fede.

E per venire subito a noi, anche Don Bosco fanciullo ebbe fede nel suo primo sogno e non si arrestò mai dinanzi alle difficoltà che tentarono la sua fede: dai nove ai quindici anni, da cascina Moglia a Chieri, dalle cinque stazioni del suo incipiente Oratorio fino al 12 aprile del 1845, e poi ancora sempre, sempre ostacolato e vincitore, con lo sguardo fisso nel suo Sacerdozio salvatore della gioventù, nel lumen vitae della sua fede gigante incrollabile!
« Un giorno tutto comprenderai » gli aveva profetato il primo sogno; e nel 1887 alla Messa di consacrazione del tempio al Sacro Cuore in Roma, sentì riecheggiare al suo orecchio quella voce e pianse di gioia, pianse contemplando gli effetti mirabili della sua fede invitta.

4. « RESISTITE FORTES IN FIDE »
A questa scuola dobbiamo crescere anche noi. Resistite fortes in fide (I Petri, V, 9) per essere maestri di questa virtù essenziale a tutti coloro che dobbiamo edificare con il nostro esempio. E cominciamo con un atto di umiltà. Dobbiamo riconoscere che la fede è un dono di Dio, non soltanto quando ci viene donata nel sacramento del Battesimo, ma anche in seguito, quando ci confondiamo nel nostro nulla confessando le nostre colpe o ricevendo Gesù nell´Eucaristia; quando ascoltiamo le lezioni catechistiche sui misteri di Dio, sull´incarnazione del Verbo, sulle massime evangeliche e sulla miracolosa propagazione della fede nel mondo. La vita cristiana è tutta intessuta di mistero e il grande nemico della fede è l´orgoglio intellettuale di chi vuole abbassare tutto al proprio giudizio e non accettare se non ciò che arriva al livello della ragione. Anzi man mano che si cresce in età e in cultura è doveroso innalzare la preghiera degli Apostoli a Gesù: Domine, adauge nobis fidem, affinchè non si oscuri in noi la giusta visione della verità e riconosciamo sempre la nostra insufficienza e pochezza. Ogni mattina nella preparazione alla santa Messa trovo commovente e mirabile la preghiera di San Tommaso: Ecce accedo ad Sacramentum Unigeniti Filii tui: mi. accosto a Te come un ammalato al medico della vita, come immondo alla fontana della misericordia, come un cieco alla luce dell´eterna chiarezza, povero e miserrimo dinanzi al Signore del Cielo e della terra. E quindi prego che ti degni di curare le mie infermità, di lavare le mie sozzure, d´illuminare la mia cecità, d´arricchire e vestire la mia povertà.

Ecco le ragioni del Domine, non sum dignus ut intres sub tectum meum e la certezza di essere accolti con amore paterno e compassionevole dal Re dei re e Signore dei dominatori: « In spirito di umiltà ed in animo contrito ». Con questa disposizione-base impareremo a pregare: Domine, dote nos orane, e a vivere di fede: lustus ex fide vivit, dando a Dio il posto che merita in tutta la nostra vita.

Non per nulla siamo di professione religiosi ´; la virtù della religione è appunto quella che « inclina la volontà a rendere a Dio il culto che gli è dovuto per la sua infinita eccellenza e per il supremo suo dominio sopra di noi ». Rendere tutta la nostra vita un atto di religione, ecco lo sviluppo esatto dell´atto di fede, che ci fa vedere e riconoscere la sua presenza sempre e dovunque: nel mistero per i sensi, ma nella certezza per l´intelletto e per la volontà. Il merito nostro consiste appunto in questo: la ragione ci guida alla fede e la certezza della divina rivelazione conforta la nostra ragione.

È solo la mancanza della fede che spiega la perdita della vocazione che deploriamo nel periodo della prima prova e più ancora quando si è raggiunta la maturità dopo venti o trent´anni di vita religiosa! Come mai questi infelici Confratelli volgono indietro lo sguardo, provano la stanchezza del servizio di Dio, dimenticano d´essere stati invitati a una vita che loro apre le porte del Cielo e che darebbe loro la gioia di essere utili al prossimo in quello che ha di più prezioso, l´anima, e tornano al mondo credendo di trovare maggiore libertà d´azione? La fede in loro s´è illanguidita; credono a se stessi o alle lusinghe del mondo più che alle certezze della fede; ragionano e non pregano; la superbia, l´avarizia, l´irascibilità, la lussuria, l´accidia hanno preso il sopravvento sui doni dello Spirito Santo: non hanno pietà, non ascoltano consigli, sono fiacchi, diventano insipienti, ossia hanno perduto il gusto delle cose di Dio e perdono la strada vera che li porterebbe con poca fatica al Paradiso.

Oh l´importanza quindi di chiedere ogni giorno di cuore: Signore, accrescete la mia fede! Domine, salva nos, perimus! E Gesù ci risponderà: Uomo di poca fede, perchè dubiti? Beati qui non viderunt et erediderunt! Beati coloro che credono senza pretendere di vedere l´invisibile e di scrutare i disegni di Dio con la presunzione di migliorarli.

5. L´APOSTOLATO DELLA NOSTRA FEDE
Ecco un pensiero di San Giuseppe Benedetto Cottolengo: « Quanto più Dio entra in noi profondamente con la fede, tanto più noi possiamo con la bontà entrare nel cuore del prossimo ». Questo è il termometro che misura la santità e l´efficacia dell´apostolato. Anche noi, nella vita attiva cui siamo chiamati per vocazione, non illudiamoci di fare un vero apostolato, se non lavoriamo con spirito di fede. Non si può dimenticare Dio per soccorrere il prossimo nelle varie incombenze che ci impone la nostra obbedienza. Prima di tutto sviluppiamo la vita interiore, e ogni lavoro avrà il sigillo di Dio, sarà da Lui benedetto, farà dell´apostolato fecondo, anche se non apparirà allo sguardo degli uomini. Chi mai può negare l´efficacia dell´apostolato che hanno compiuto Maria SS.ma e San Giuseppe per trent´anni nel loro tacito servizio a Gesù? E i monasteri di clausura, gli antichi monaci, i solitari del deserto non furono forse la forza della Chiesa nei periodi difficili delle lotte degli eretici e dei persecutori? Le più umili nostre occupazioni nelle Case hanno forse maggior valore apostolico dinanzi a Dio che il lavoro di direzione, la predicazione e la vasta propaganda di chi corre a conquistare le masse con troppa fiducia in se stesso.

Ma veniamo al concreto. L´assistenza materna e oculata a tutti i nostri giovani nelle scuole, nei laboratori, nei cortili e nelle chiese; la scuola morale opportunamente impartita con gli avvisi, le raccomandazioni, le riprensioni a tempo debito; saper inserire il pensiero buono anche negli insegnamenti che paiono estranei alla fede; soprattutto l´esempio della nostra pietà e devozione quando preghiamo; e la scuola di religione, il catechismo, il lavoro delle compagnie, le confessioni,,il canto sacro, la liturgia delle sacre funzioni, lo stesso giuoco... quale lavoro apostolico alla mano di tutti per infondere nei cuori l´amor di Dio, il rispetto alla sua legge, la fede7nella sua presenza, la gioia di compiere ogni dovere secondo ragione, in perfetta libertà, in vista d´un premio eterno! Ecco la miniera d´oro a nostra disposizione, che arricchisce il Salesiano di meriti e sparge tesori di fede nelle anime giovanili ogni giorno, ogni momento. Confortiamoci quindi, misurandone l´efficacia dal benevolo compiacimento di Dio, che scruta i cuori e compensa con premio infinito anche un solo bicchier d´acqua dato in suo nome.

6. NOMINE PONTIFICIE E NUOVA PREFETTURA APOSTOLICA
Ho il piacere di notificarvi che in data 30 gennaio è stato nominato Amministratore apostolico della nuova diocesi di Tezpur (India-Assam) S. E. mons. Oreste Marengo, vescovo di Dibrugarh.

E insieme alla stessa data fu creata la Prefettura apostolica di Ariari (Colombia) e ne fu nominato Prefetto il rev. Don Gesù Coronado, già direttore dell´Istituto tecnico di Bucaramanga.

Accompagniamo con le nostre congratulazioni e soprattutto con intensificate preghiere i nostri neoeletti, affinchè il Signore li benedica nella nuova ardua Missione.

7. FONDAZIONE DEL PONTIFICIO ISTITUTO DI ALTA LATINITÀ
In data 22 febbraio 1964, festa della Cattedra di San Pietro, Sua Santità Paolo VI si è degnato di emanare il decreto di erezione del Pontificio Istituto di Alta Latinità e di aggregarlo al nostro Pontificio Ateneo Salesiano.

È un attestato di fiducia che altamente ci onora e che insieme ci impegna seriamente a realizzare i desideri del Sommo Pontefice e della Sacra Congregazione dei Seminari, per l´incremento dello studio della lingua latina nei Seminari e nelle Case di formazione al sacerdozio di tutte le Famiglie religiose.

L´alta direzione è affidata a, S. Em. il Cardinale Prefetto della Sacra Congregazione dei Seminari e delle Università degli Studi, che ne sarà il Gran Cancelliere, mentre il Rettor Maggiore fungerà da Vice Cancelliere in collaborazione col nostro Magnifico Rettore dell´Ateneo.

Come sapete, in vista di questa decisione, eravamo stati pregati di aggiungere alle costruzioni per la nuova sede del P. A. S. in corso a Roma un apposito locale per questa nuova Facoltà e speriamo di poterlo inaugurare insieme alle altre costruzioni per il prossimo anno 1965. Intanto anche i nostri Ispettori si diano premura di preparare qualche sacerdote da inviare a suo tempo a compiere questi studi, affinchè poi concorra a instaurare un più approfondito e didattico studio del latino nelle nostre Case di formazione sacerdotale, dai primi corsi degli aspirantati, proseguendo gradatamente ai corsi dei filosofi e teologi. Lo scrivere e il parlare latino dovrà essere una santa ambizione di tutti i sacerdoti e particolarmente dei docenti di lettere nelle Case di formazione.

Consideriamo questo studio come un vincolo di unione nella Chiesa e nella Congregazione sotto tutti i cieli. Roma locata: il Papa ha parlato!
Il testo del motu proprio è riportato tra i « Documenti ».
8. LA BIOGRAFIA DI DON PIETRO BERRUTI
Mi pare doveroso presentarvi la biografia del compianto nostro Don Berruti, or ora uscita dalla SEI, in un bel volume di 925 pagine, per opera del suo diligente e devoto segretario Don Pietro Zerbino.

« Luminosa figura di Salesiano » è il sottotitolo eloquente che definisce la sua esemplarità; e le quattro parti in cui è suddivisa la trattazione: Salesiano, Superiore, Maestro, L´olocausto, ce lo presentano nelle vicende principali della vita e nel disimpegno dei suoi ardui compiti, ma soprattutto nella figura morale, documentata dalla sua corrispondenza e dalle testimonianze numerosissime dei Confratelli ed amici, elencate fino a 306; sicchè ben si può dire trattarsi di vere memorie biografiche d´una « Salesianità vissuta ». È mia personale convinzione che la lettura di questa biografia sarà edificantissima per tutti i Confratelli che potranno leggerla sul testo, e servirà ai Superiori come documento sicuro nelle varie trattazioni e conferenze, per infervorare alla pietà, alla disciplina religiosa, alla pratica della carità fraterna e al culto del sistema educativo, che è la più preziosa eredità del nostro caro Padre.

Stiamo iniziandone la spedizione; e siccome il prezzo di copertina della voluminosa biografia è di L. 5000, mi pare opportuna l´occasione per invitare le Case a compensare la spesa che ci siamo assunta direttamente noi, con l´invio di un bel carro di mattoni per il Tempio a San Giovanni Bosco. Entriamo infatti nell´ultimo periodo della costruzione: cupola, tetto e torri campanarie; e poi dobbiamo iniziare la preparazione degli altari: tredici nella chiesa inferiore della Comunità e tredici nel vero Santuario. Pensiamo di metterli a concorso tra le Nazioni e Ispettorie salesiane e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, degli ex allievi e Cooperatori: ai migliori offerenti l´onore di avere un altare con tutto l´arredamento; e se non basteranno gli altari offriamo pure le future cappelle del Santo Rosario che collocheremo nelle adiacenze.

9. TRASPORTO SOLENNE DELLA SALMA DI S. E. IL CARDINAL GIOVANNI CAGLIERO DA ROMA A VIEDMA.

Dal cimitero di San Lorenzo al Verano (Roma), per l´ardita iniziativa di S. E. mons. Giuseppe Borgatti, il 20 del prossimo aprile, dal porto di Genova, sul Giulio Cesare partirà la salma del defunto apostolo della Patagonia, per essere accolta a Buenos Aires l´8 maggio e là si preparano accoglienze e onoranze trionfali alla salma, col concorso di tutte le autorità ecclesiastiche e civili, in tutto il tragitto che percorrerà da Buenos Aires a Viedma.

In rappresentanza dei Superiori Capitolari il sig. don Modesto Bellido, Consigliere delle missioni, vi prenderà parte ufficialmente, per onorare l´ardito missionario, il nostro primo vescovo, il primo cardinale salesiano, il figlio prediletto del nostro caro padre Don Bosco.

Uniamoci in ispirito al trionfo, e preghiamo per tutti i nostri missionari, vivi e defunti.

Concludo, carissimi Confratelli e figliuoli, porgendovi gli auguri di santa Pasqua: sia essa per tutti portatrice di un aumento di fede e di speranza nel premio promesso al nostro apostolato.

Non dimenticate il 6 aprile prossimo di elevare al Cielo speciali preghiere per la Causa di beatificazione del venerabile Don Rua. Oh se potessimo raggiungere la mèta mentre ci prepariamo al Capitolo Generale! Il sottoscritto è ancora uno
Casella di testo: Anno XLV	degli ultimi Confratelli che hanno fatto i voti nelle sue mani il 15 settembre del 1909: 55 anni fa! Chiuderei volentieri il mio curriculum vitae nell´aureola del primo successore di Don Bosco, glorificato nella Basilica di San Pietro, dal papa Paolo VI, che tanta stima ed affetto ha dimostrato sempre alla Famiglia Salesiana.

In unione di preghiere e di lavoro santificato
vostro aff.mo in C. J.

SAC. RENATO ZIGGIOTTI

Maggio-Giugno 1964          N. 236
IL RETTOR MAGGIORE:
I. Per il prossimo Capitolo Generale. — 2. Gli Altari del Tempio a San Giovanni Bosco. — 3. Il diamante della Carità. — 4. Il quadro della Sacra Famiglia: gli esempi di San Giuseppe, di Maria SS.ma e di Gesù adolescente. — 5. La parola del Santo Padre Paolo VI.

Il Rettor Maggiore
25 aprile 1964
Confratelli e figliuoli carissimi,

  1. TEMI DEL CAPITOLO GENERALE - NOMINA DEL REGOLATORE - PREGHIERA PROPIZIATORIA

Abbiamo concluso la preparazione dei temi da trattarsi nel Capitolo Generale e ve li mando in fascicolo a parte, pregando i Direttori di metterne una copia a disposizione dei Confratelli, invitandoli a manifestare le loro opinioni o i loro suggerimenti a coloro che saranno ufficialmente incaricati di rappresentare la Comunità al Capitolo Ispettoriale. Se qualcuno crederà necessario fare proposte direttamente al Capitolo Generale, lo potrà fare indirizzando la lettera al Rev.mo Don Archimede Pianazzi, che nomino ufficialmente fin d´ora Regolatore del medesimo.

Intanto per accompagnare i lavori preparatori e ottenere a tutti l´aiuto celeste tanto necessario, mi pare opportuno invitare le Comunità a recitare dal lo maggio prossimo l´inno Veni Creator prima della Meditazione. Penso che sia più conveniente dirlo da tutti in quest´ora anche in seguito per la glorificazione dei nostri Servi di Dio.

  1. GLI ALTARI DEL TEMPIO A SAN GIOVANNI BOSCO

È tempo ormai di pensare agli Altari da erigere nel Tempio del Colle Don Bosco, nelle due chiese inferiore e superiore, che serviranno una per la comunità e l´altra per il pubblico. Come dissi nell´ultimo numero, sono tredici nell´una e tredici nell´altra; tre principali: il maggiore e i due del transetto, più dieci laterali.

Non dico quanti studi e quante consultazioni furono necessari per determinare la dedicazione di ciascun altare; nè ora penso di proporre una gara tra le 72 Ispettorie per l´assegnazione di essi: non si riuscirebbe ad accontentare i desideri comuni e non sarebbe edificante suscitare contrasti in famiglia. Come abbiamo fatto per i mattoni, collocheremo nell´albo delle varie Ispettorie anche i nomi degli offerenti per gli Altari e per la decorazione globale del Tempio, con la certezza che questi nomi saranno registrati anche in Cielo, e serviranno alla beatificazione finale di ciascuno, quando sarà chiamato al rendiconto dell´intiera vita.

Tuttavia ci faremo un dovere per le feste della Consacrazione di pubblicare l´elenco dei maggiori offerenti, nel numero unico che illustrerà le bellezze artistiche del Tempio e la riconoscenza della Famiglia Salesiana ai devoti del Santo.

Quando sarà? Consideriamo un ambito regalo della Divina Provvidenza e della nostra Ausiliatrice se potremo per la Pasqua 1965 arrivare a consacrare il Tempio a San Giovanni Bosco sul Colle natio e ad inaugurare a Roma il Pontificio Ateneo Salesiano, presenti i rappresentanti di tutta la Famiglia per il Capitolo Generale XIX. Speriamo che il sogno diventi realtà a comune soddisfazione.

  1. IL DIAMANTE DELLA CARITÀ PER MAGGIO E GIUGNO

Dopo i diamanti del Lavoro e della Temperanza, della Fede e della Speranza, eccoci al diamante più luminoso, centrale, che deve irradiare col fascino della sua preziosa bellezza le nostre menti e i nostri cuori, ed eccitare la volontà ad un lavoro indefesso sull´inesauribile programma di perfezione e di santità che ci propone Don Bosco.

Ed io mi sento confuso e incapace di parlare a voi, Confratelli carissimi, di questo argomento, che da solo abbraccia e compendia tutto, perchè Deus charitas est, la carità è Dio stesso, e Deus omnia in omnibus, Dio´è tutto in ogni cosa. Ma -vi esporrò alcuni pensieri che vengono spontanei in occasione dei due mesi maggio e giugno, consacrati dalla tradizione al culto della Vergine SS.ma e del Cuore sacratissimo di Gesù, mesi che da qualche anno per felice combinazione si aprono con il culto a San Giuseppe operaio, al 1° maggio. Così la festa della Sacra Famiglia, che in gennaio passa quasi inosservata a conclusione delle feste natalizie, in quest´epoca dell´anno viene a proposito, specialmente per noi Salesiani, educatori di professione, che secondo l´esempio di Don Bosco dobbiamo formare con i nostri allievi una famiglia e adottare in pieno il sistema familiare, inspirandoci alla Religione, alla ragione e all´amorevolezza, fiore profumato della Carità. Chi non vede come questo trinomio trova nella Sacra Famiglia una incarnazione perfetta? Gesù è l´oggetto della Religione nostra, in Maria SS.ma s´incarna l´amore perfetto a Dio e al prossimo, e San Giuseppe, uomo, operaio, custode della Sacra Famiglia ci richiama ai mezzi umani e ai doveri che la ragione ci suggerisce nella vicenda quotidiana del nostro lavoro.

Non mi pare fuor di posto l´osservazione seguente: le tre grandi chiese costruite dal nostro caro Padre: di Maria Ausiliatrice e San Giovanni Evangelista a Torino e del Sacro Cuore a Roma, ci presentano il quadro della Sacra Famiglia in posto d´onore nel transetto: in Maria Ausiliatrice è rappresentata a tutela della Casa madre, su cui piovono amorevolmente i fiori passando dalle mani di Maria a quelle di Gesù; nel bel San Giovanni, pure essendo la cappella dedicata all´Addolorata, Don Bosco volle collocarvi ugualmente il quadro della Sacra Famiglia; e a Roma nella Basilica del Sacro Cuore, mentre in cornu Evangelii fu posta l´Ausiliatrice Regina, in cornu Epistolae la Sacra Famiglia sta a benedire e proteggere la Chiesa universale, di cui San Giuseppe era stato solennemente proclamato patrono da papa Pio IX nel 1870, a chiusura del Concilio Vaticano, dopo l´occupazione di Roma.

Era dunque una devozione tanto cara al nostro buon Padre; e perciò m´è sembrato opportuno prenderla come modello della nostra vita di famiglia e della pratica della virtù della carità.

4. IL QUADRO DELLA SACRA FAMIGLIA
Contempliamo un istante nella casa di Nazareth la scena che spesso ci venne raffigurata dai nostri artisti: San Giuseppe al banco di lavoro; Gesù adolescente che, irradiato di luce celeste, si addestra al maneggio della pialla o del martello; in un angolo la Madonna seduta, intenta a filare e con lo sguardo rapito nell´adorazione segreta del suo Divin Figliuolo, quasi ripetendo interiormente il suo canto del Magnificat: Et exultavit spiritus mens in Deo salutari meo / quia feeit mihi magna qui potens est. Scena di sovrumana bellezza, cattedra di tutte le virtù, sublimate dall´armonia celestiale dei doni dello Spirito Santo e dal compiacimento perfetto dell´eterno divin Padre! Ecco il modello umanato della carità perfetta di Dio per noi.

A questa scuola impariamo l´arte di educare i figli, di Dio che affollano a migliaia i nostri Istituti, le nostre Parrocchie e Missioni: non c´è differenza di categorie e di età, di ambienti, nazionalità e attitudini: a noi tocca il compito di San Giuseppe custode, capofamiglia, lavoratore, assistente, mentre la Madonna ci ispira devozione, amore, santità perfetta, e Gesù rappresenta divinamente colui al quale prestiamo il nostro servizio nei giovani affidati alle nostre cure e ci infonde per loro un assoluto rispetto, un amore sublimato dalla divina presenza, una dedizione generosa, costante, fraterna, instancabile, pazientissima.

a) L´esempio di San Giuseppe
« Custode dei vergini, capo della Sacra Famiglia, giusto, casto, prudente, forte, obbediente, fedele, specchio di pazienza, amante della povertà, esemplare operaio » sono i titoli che ricavo dalle litanie in suo onore e rappresentano le virtù che debbono risplendere in ciascuno di noi, nella nobilissima missione a cui siamo stati chiamati: educare! È con queste virtù che possiamo dimostrare la nostra carità verso Dio e verso il prossimo.

Chi non vede in esse il profilo perfetto dell´educatore, del Superiore d´una Casa religiosa, del savio amministratore, del professore, del confessore, del giovane assistente, del Confratello coadiutore nelle più svariate occupazioni che gli possono venire affidate per il buon andamento della casa? San Giuseppe non ha parole registrate nel Vangelo, e agli Angeli che gli comunicavano i divini voleri ubbidì umilmente, con fede cieca; così dovremmo fare noi in ogni circostanza della nostra vita, reputandoci felici di non dover seguire la nostra volontà e trovando sempre più utile compiere le Regole e far ciò che piace ai Superiori.

Ma la caratteristica più salesiana di San Giuseppe è forse quella dell´assistente della Sacra Famiglia. Saper assistere sempre, con la presenza attiva e cordiale; non sottrarsi a questo compito spesso pesante e apparentemente inutile; assistere studiando i caratteri e indovinando le vie migliori per migliorarne la condotta; custodire dai pericoli che minacciano l´anima e il corpo, l´intelligenza e la volontà; correggere sapientemente, illuminare nelle incertezze e nei dubbi... Tutti siamo assistenti in questo senso, a partire dal Superiore che deve farsi tutto a tutti, scendendo a chi amministra, a chi fa scuola, a chi dirige un laboratorio, a chi confessa o predica, a chi scrive una lettera o prepara un articolo, anche dal letto d´un´infermeria o riposando con i nostri giovani in una camerata: è la nostra missione di educatori considerata in tutti gli aspetti e sempre attuale, nobilissima, ma molto esigente e meritoria.

b) L´esempio di Maria SS.ma
La scuola della maternità perfetta: Maria! Congiungere ai doveri della paternità l´amore santo di cui ci sono esempio le mamme verso i loro bambini, che poi diventano ragazzi, giovani, uomini, è collocare la Madonna al nostro fianco, invocarla ausiliatrice e madre del buon consiglio, sede di sapienza e fonte di serenità, profumata e mistica rosa, regina dei nostri pensieri ed affetti. È ciò che insegnava San Giovanni Bosco col suo esempio e con le sue esortazioni continue: ed è questa devozione tenerissima che gli ottenne grazie straordinarie nel corso di tutta la vita, è questa devozione che produce tuttora i frutti meravigliosi che noi andiamo raccogliendo, ad onta di tutte le nostre imperfezioni e miserie.

Quando debbo firmare le domande di dispensa dai santi voti, mentre sento una stretta al cuore, mi viene spontaneo levare lo sguardo al quadro della Madonna che mi sta innanzi, per chiederle perdono di tali diserzioni di figli, che Essa aveva coltivati con tante cure, perchè fossero apostoli e salvatori di anime a servizio del suo Divin Figlio. Ma insieme mi domando: come avvengono questi voltafaccia, queste defezioni frequenti, questi ritorni al mondo? come si rinnova la parabola del figliuol prodigo, mentre in casa nostra c´è una Mamma così tenera, che nulla ci lascia mancare e che merita tutto il nostro affetto?
Eppure se noi sapremo infondere ai nostri allievi l´amore alla Madonna come fece Don Bosco, certamente non ci mancheranno le vocazioni e la Congregazione proseguirà il suo cammino anche in mezzo alle burrasche, come nel sogno famoso: « Se voi sarete a Me figli devoti io sarò per voi Madre pietosa ». Perciò Maria SS.ma deve essere considerata sempre la Regina delle nostre Case e per ciascuno di noi la Regina dei nostri cuori, invocata in ogni momento, per noi, per i nostri fratelli e figliuoli, nei bisogni dell´anima e della vita, a conforto, a difesa, a stimolo nel nostro compito familiare.

e) Gesù adolescente, « Rex et centrum omnium cordium»
Come Gesù è il sole della Sacra Famiglia, così la nostra gioventù è il centro d´attrazione e l´oggetto delle nostre cure familiari; e se noi ci inspirassimo all´idea di coltivare Gesù nelle anime dei nostri giovani, acquisteremmo una forza morale insuperabile per risolvere tutti i problemi che essi ci presentano.

Oh certamente Maria SS.ma e San Giuseppe non ebbero alcun problema educativo da risolvere, e bastò quell´unica parola che Gesù pronunciò a dodici anni: in his quae Patris mei sunt oportet me esse per persuaderli che Egli era fin dalla nascita il Maestro universale, la luce del mondo, pieno di grazia e di verità. Ma l´esempio suo di accettare l´obbedienza a due creature, rendendosi subditus illis, fino ai trent´anni, è di tale efficacia per i nostri giovani, che è più che sufficiente per frenare gli istinti indisciplinati e prepotenti, che purtroppo affiorano fin dall´infanzia e minacciano ad, ogni passo la formazione cristiana degli allievi a noi affidati. Non bastano loro certamente da soli il Battesimo e la Cresima, nè la Confessione e la Comunione, se non sono accuditi giorno per giorno, corretti e sostenuti dall´occhio vigile paterno e dalle attenzioni materne dei genitori e degli educatori.

Qui si rileva l´insufficienza della scuola che provvede solo all´istruzione e alla disciplina delle ore di lezione, e non pensa affatto alla vita interiore del giovane, alla cura dell´anima, agli interessi spirituali del presente e dell´avvenire! E noi pure oggi con le masse di allievi che crescono a dismisura, senza proporzione con il numero degli educatori di professione, corriamo il rischio di ridurci al livello delle scuole pubbliche statali, ove non è possibile pensare all´educazione, e gli educatori si riducono per lo più ad essere professori, gli uomini del libro, del compito scolastico, della lezione, della disciplina scolastica e quasi nulla della formazione morale cristiana!
Carissimi Confratelli, ecco il punto cruciale per noi, ecco la missione sublime che deve costituire l´ideale e, dobbiamo dirlo, l´assillo, il tormento, la preoccupazione d´ogni ora. Alcuni sognano l´apostolato parrocchiale, la predicazione, lo stesso confessionale come l´apice della vocazione salesiana; e non vedono come la nostra vera preparazione a tali compiti che spettano all´età matura, deve farsi nell´ambiente educativo tra i giovani, nella scuola, nell´assistenza, nella ricreazione, nello studio dei caratteri, nella pazienza continua, nella fraterna collaborazione della famiglia nostra.

È in questo campo specifico che .si prepara il Salesiano a conoscere se stesso, ad acquistare l´unione. con Dio, a moderare il proprio carattere, ad essere umile e sottomesso, cordiale e comprensivo, nell´educare il ragazzo a queste virtù essenziali di cui avrà egli pure bisogno nella sua vita e con le quali farà certamente fortuna: l´amore al dovere, il rispetto alla legge morale, la presenza di Dio, l´imitazione di Gesù Cristo e dei Santi, il bisogno di Dio...

Come è necessario per noi il triennio di tirocinio pratico per preparare il Sacerdote e il Maestro d´arte, così è necessario un più lungo tirocinio educativo nell´età matura, per addestrare il Salesiano alla difficile arte educativa della gioventù, non solo all´insegnamento delle varie discipline, ma alla cura delle anime giovanili, alla formazione cristiana e umana, che non è riservata ai Direttori e Catechisti, ma spetta a tutti e singoli i confratelli in ogni Casa.

A comune edificazione vi invito a rileggere nelle Memorie Biografiche le pagine che illustrano la vita dell´Oratorio nei primi tempi, con la presenza di Mamma Margherita e nelle strettezze che la bontà di Don Bosco sapeva superare con arte da santo (M. B., III, 351-63); le avventure tipiche delle passeggiate autunnali (M. B., VI, 267-83 e 1011-37); la famosa lettera al maestro Bodrato (M. B., VII, 760) e le trattazioni che molti nostri biografi e studiosi hanno saputo dettare sull´educatore sapiente, santo, ispirato e sulla vita di famiglia salesiana.

È un argomento amplissimo ed edificante, che tutti dovremmo singolarmente assaporare con frequenza, per corroborare il nostro spirito, nelle ore di stanchezza o nei periodi di riposo, di vacanza.

5. LA PAROLA DEL SANTO PADRE PAOLO VI
Per concludere mi viene a proposito l´illuminata parola del Sommo Pontefice, rivolta recentemente, il 22 marzo, agli assistenti e delegati della Gioventù di Azione Cattolica. Ne stralcio i punti più salienti:
L´arte sovrana di educare, di cavare cioè dal bambino il fanciullo perfetto, dal fanciullo l´adolescente perfetto, dall´adolescente il giovane perfetto, sottintende lo sviluppo pieno, normale, vigoroso, lieto, cosciente delle doti naturali del soggetto nella simbiosi dei princìpi soprannaturali, cioè nella delicata e stupenda fusione degli aiuti e delle esigenze che la nostra religione, esattamente concepita e sapientemente praticata, innesta nella vita umana. La vostra formula educativa dev´essere completa, dev´essere armonica...

... l´educatore non è un osservatore passivo dei fenomeni della vita giovanile; dev´essere un amico, un maestro, un allenatore, un medico, un padre, a cui non tanto interessa notare il comportamento del suo pupillo in determinate circostanze, quanto preservarlo da inutili offese e allenarlo a capire, a volere, a godere, a sublimare la sua esperienza. Ed è ciò che voi, con quanti hanno a cuore la salute e la bellezza dei nostri adolescenti, cercate di fare.
... Voi fate bene: svegliate nella giovane anima la capacità di giudicare, di liberarsi, di affermarsi, d´essere persona e non numero nella massa.
E cotesto ricorso alle energie morali del ragazzo, ricorso caratteristico e indispensabile nella disciplina cristiana, vi difende da un altro pericolo, quello di anteporre l´azione al pensiero, e di fare dell´esperienza la sorgente della verità.
... L´azione non può essere luce a se stessa. Se si vuole curvare l´uomo a pensare come egli agisce, bisogna educarlo ad agire com´egli pensa. Anche nel mondo cristiano, dove l´amore, la carità hanno importanza suprema, decisiva, non si può prescindere dal lume della verità, che all´amore presenta i suoi fini ed i suoi motivi ».
Carissimi Confratelli, vedendo Gesù nei nostri giovani e ispirandoci al lavoro di Maria SS.ma e di San Giuseppe nella Sacra Famiglia, consacreremo loro i mesi di maggio e giugno nella pratica della carità, e saremo largamente compensati del nostro lavoro salesiano.

Sempre uniti nella preghiera e nel lavoro, credetemi
vostro aff.mo in C. J.

SAC. RENATO ZIGGIOTTI
Il Prefetto Generale
IL VERO SCOPO DEL PROSSIMO CAPITOLO GENERALE
Avvicinandosi la data del prossimo Capitolo Generale, vari Confratelli vanno esprimendo i loro voti e la speranza che esso abbia a risultare di grande beneficio per la nostra Congregazione; ciò che noi tutti ci auguriamo e facciamo oggetto delle nostre preghiere.

Alcuni vorrebbero confrontare il Capitolo Generale con il Concilio Vaticano II, augurando che quanto si spera da questo abbia a verificarsi anche per la Congregazione. Forse si dà a questo raffronto un´importanza esagerata, sia per l´enorme differenza che passa fra i due termini di raffronto, sia perchè il Concilio viene quasi cent´anni dopo l´ultimo, mentre la Congregazione ha il suo Capitolo Generale, ordinariamente, ogni sei anni!
Ma quello che è più notabile in questa aspettativa riguardante il Capitolo Generale è che si direbbe che alcuni si attendano da esso chissà quali riforme o decisioni: c´è chi parla di revisione delle Regole e dei Regolamenti, di aggiornamento del sistema preventivo, di « ridimensionamenti » ecc., come se la Congregazione fosse venuta avanti zoppicando, in passato, per chissà quali storpiature. Ma resterebbe deluso chi aspettasse simili risultati da un Capitolo Generale, destinato, secondo le Regole, bensì a « trattare delle cose di maggior importanza che riguardano la Società, e provvedere a quanto i bisogni della Società ovvero i tempi e i luoghi richiedono » (art. 122); ma in modo che « tutte le deliberazioni del Capitolo Generale » abbiano « sempre per base le Costituzioni, approvate dalla Santa Sede » e non contenere « alcunchè di contrario allo spirito delle medesime » (art. 123). Anche i mutamenti e le aggiunte da farsi alle Costituzioni, che si possono proporre alla Santa Sede, devono corrispondere « allo spirito e alle ragioni per cui le Costituzioni stesse furono approvate » (art. 124).

Ora, è logico che il Capitolo Generale faccia un serio studio di antichi e nuovi problemi per adeguarsi sempre meglio ai bisogni di un mondo che cammina; dovrà soprattutto fare un serio esame di coscienza per vedere se le eventuali deficienze non derivino tanto da difetti nelle regole e regolamenti, quanto piuttosto da difettosa o mancata applicazione e osservanza.

È certo — e ne siamo tutti persuasi — che, se fossimo più osservanti delle nostre Regole e dei santi Voti, la nostra vita religiosa sarebbe più santa e più edificante; e, se lavorassimo con maggior aderenza al sistema educativo salesiano, lasciatoci da Don Bosco, i frutti del nostro lavoro sarebbero più abbondanti e duraturi.

Vien fatto di ricordare quello che suggeriva un umorista, che aveva letto in qualche rivista che ormai i Dieci Comandamenti si potevano abolire, perchè non servivano a nulla e il mondo andava peggio che mai: « Ecco, — diceva — io sarei del parere di metterli prima in pratica sul serio per qualche tempo, per vedere se davvero non servano a nulla ».

A questo proposito, del resto, ricordiamo tutti le parole del nostro grande Amico, Pio IX, che Don Bosco cita nella Introduzione alle Regole: « Se i Salesiani, senza pretendere di migliorare le loro Costituzioni, si studieranno di osservarle con precisione, la loro Congregazione sarà ognor più fiorente ». Sotto questa citazione Don Bosco pone l´esortazione: « fuggiamo lo spirito di riforma », come il primo dei « cinque difetti da evitare ».

Prepariamoci perciò al prossimo Capitolo Generale anzitutto con la preghiera fiduciosa, e poi col proposito di assecondare il pensiero e il desiderio della Chiesa, la quale, per mezzo del Concilio, desidera avviare tutti i suoi Figli verso maggior perfezione cristiana, pur preoccupandosi anche di aggiornarsi secondo i bisogni dei tempi. Anche noi vogliamo andare « con i tempi », ma con Don Bosco!
Il Direttore Spirituale
AI MAESTRI DI NOVIZIATO
Avrete ricevuto o riceverete presto la Vita di don Pietro Berruti, ampiamente e magistralmente presentata dal nostro don Pietro Zerbino. Ve la raccomando con tutto il cuore: fatene tesoro per voi stessi e per i vostri cari novizi.

Particolarmente richiamo la vostra attenzione sopra i capitoli che trattano del chierico Berruti novizio e di don Berruti maestro dei novizi. Vi troverete un modello perfetto da imitare.

Lamentiamo la mancanza di biografie adatte per la formazione dei novizi e giovani Confratelli. Tutti ricordiamo con quanto piacere e utilità leggevamo nel Vade mecum di don Barberis le brevi biografie in quello inserite. Peccato che col tempo siano scomparse dal libro. La nostra formazione, la nostra spirituale inserzione nella Famiglia salesiana, più che con la dottrina svolta, si effettua con la visione di questa vita vissuta da soggetti degni di ogni encomio. Così ne sento il richiamo anche nel sogno dei dieci diamanti: « Predicate incessantemente, a tempo e fuori tempo. Ma le cose che predicate, fatele sempre, sicchè le vostre opere siano come una luce, che sotto forma di sicura tradizione, si irradi sui vostri fratelli e figli di generazione in generazione ».

Ecco un modello impareggiabile per trasmettere la tradizione salesiana: don Pietro Berruti. Nella preziosa biografia defunctus adhuc loquitur, irradia, commuove, ci mostra la retta via. Maestri di noviziato, fate tesoro di questo prezioso libro, invogliate a leggerlo i vostri alunni, traetene il maggior frutto possibile, e farete opera grande, costruttiva per la Congregazione.

Amo pensare che se noi sapessimo far tesoro del grande regalo che Dio ci diede nella persona di don Berruti, la Madonna farebbe in modo che un giorno venisse glorificato anche dalla Chiesa. Chissà se il secondo miracolo necessario per la Beatificazione del venerabile don Rua, non tardi proprio perchè non apprezziamo abbastanza i nostri Santi e non li glorifichiamo con una vita conforme alle nostre sante tradizioni?
E termino con le parole del sogno dei dieci diamanti: « Tra-le molte cose ho potuto con sicurezza rilevare che il Signore ci usa grande misericordia. La nostra Società è benedetta dal Cielo, ma Egli vuole che noi prestiamo l´opera nostra. I mali minacciati saranno prevenuti, se noi predicheremo sopra le virtù e sopra i vizi ivi notati; se ciò che predichiamo, lo pratichiamo, lo tramanderemo ai nostri fratelli con una tradizione pratica di quanto si è fatto e faremo ».

2. PIA UNIONE DEI DEVOTI DI MARIA AUSILIATRICE
Il prossimo mese di Maria Ausiliatrice m´incoraggia a ricordare a tutti i Direttori quanto inculcai già in altre occasioni: il dovere cioè di propagarne la devozione e di curare personalmente o per mezzo di uno zelante Confratello le iscrizioni nella Pia Unione.

Qualcuno notò che questo era necessario farlo ai tempi di Don Bosco, ma che adesso non ce n´è più bisogno.

Io però non sono del suo parere. Se c´è un tempo in cui il mondo e la nostra Società hanno bisogno dell´aiuto di Maria Ausiliatrice, è proprio questo. Stiamo lottando con il potere delle tenebre, con un materialismo che tenta invadere e avvelevare tutto. Ci adoperiamo in tutti i modi per trovare un numero sufficiente di vocazioni e purtroppo constatiamo che il demonio ce ne rapisce un numero rilevante. Chi meglio della nostra Patrona celeste ci può difendere e sostenere efficacemente in questa lotta? Quando nel discorso di apertura papa Giovanni XXIII di santa memoria pronunciò quella per noi dolcissima invocazione: Auxilium Christianorum, Auxilium Episcoporum, tutti noi sentimmo un fremito di gioia e pensammo al grande trionfo della Santa Chiesa auspicato dal nostro Padre, trionfo da ottenersi con la protezione dell´Aiuto dei Cristiani. Non sarà dunque nostro dovere promuovere e vivere questa dolce, vivificante e trionfatrice devozione? Come per il passato, così in ogni tempo la nostra perseveranza e il nostro progresso saranno vincolati alla devozione della nostra celeste Patrona.

Prossimamente pensiamo di istituire un´inchiesta presso tutti i Direttori, perchè c´informino quanti sono i soci iscritti nella Pia Unione (Arciconfraternita) di Maria Ausiliatrice.

Vi prego pertanto di mettere e tenere in ordine il Registro della Pia Unione, di richiedere al mio ufficio immaginette per le nuove iscrizioni o da darsi a chi l´avesse perduta. Il vostro zelo in questo sarà senza dubbio un´affermazione della vostra devozione mariana salesiana.

3. LA RIVISTA « LA VETTA » PER LE VOCAZIONI
Tutti i Rev.mi Ispettori sono pregati di abbonarsi alla rivista della Pontificia Opera delle Vocazioni Ecclesiastiche presso la Sacra Congregazione dei Seminari, intitolata: « La Vetta ».

Detta rivista trimestrale, bellissima pubblicazione a quattro colori, è organo della Santa Sede e molte volte porta anche le iniziative del Santo Padre.

È conveniente che gli Ispettori ne facciano una generosa diffusione. Le richieste si rivolgono a « La Vetta », Pontificia Opera delle Vocazioni Ecclesiastiche, Piazza Pio XII, 3 - Roma.

Luglio-Agosto 1964 N. 237
IL RETTOR MAGGIORE:
1. Importante allocuzione di S. S. Paolo VI ai Religiosi:
10 Ai « dilettissimi figli » religiosi radunati per i rispettivi Capitoli Generali — 20 Importanza e compiti degli Istituti Religiosi nella Chiesa — 30 Gli immutabili valori dei Consigli Evangelici — 40 La disciplina, la osservanza, le iniziative — 50 Incremento, adattamento. rinnovamento — 60 Vita pastorale e apostolato odierno — 70 L´accordo con la Sacra Gerarchia — 80 Paterna esortazione e Benedizione apostolica.

Il Rettor Maggiore
Torino, 24 giugno 1964
Confratelli e figliuoli carissimi,
in questi giorni — 21 giugno — ricorre l´anniversario della elezione di S. S. Paolo VI ed è doveroso per noi elevare a Dio la nostra preghiera di ringraziamento per il dono che ha fatto alla Chiesa universale, al mondo tutto e anche alla Famiglia Salesiana, chiamando a succedere all´amabilissimo Papa Giovanni XXIII l´attuale Pontefice, che ebbe con la Famiglia Salesiana tante relazioni amichevoli dal primo periodo del suo servizio alla S. Sede con i Papi Pio XI e Pio XII, e poi soprattutto come Cardinale Arcivescovo di Milano.

Dominus conservet Eum, vivificet Eum, et beatum faciat Eum in terra! Protestiamogli insieme la nostra devozione e preghiamo sempre secondo le sue sante intenzioni per il bene universale dell´Umanità intiera.

1. IMPORTANTE ALLOCUZIONE DI S. S. PAOLO VI
ho creduto doveroso riportare in questo numero degli Atti la traduzione italiana, e in appendice il testo latino, del discorso che S. S. Paolo VI pronunciò il 23 maggio scorso nella speciale udienza concessa ai Capitoli Generali dei Padri Cappuccini, dei Minimi, dei Passionisti, dei Monfortiani, degli Stimmatini e Agostiniani, uniti a trenta provinciali dell´America latina della Compagnia di Gesù, accompagnati dallo stesso loro Preposito Generale. Il discorso rivela chiaramente l´intenzione del Sommo Pontefice che esso venga conosciuto da tutte le Famiglie religiose.

Figli dilettissimi,
AI RELIGIOSI RADUNATI PER I RISPETTIVI CAPITOLI GENERALI
È con grande gioia e con il cuore pieno di speranze che osserviamo qui radunati Voi, che rappresentate per autorità e per elezione illustri e venerabili Famiglie religiose; è per Noi un piacere rivolgervi il più caldo saluto e manifestarvi insieme il Nostro pensiero e la gratitudine Nostra.

Siete convenuti qui a Roma per lo svolgimento del Capitolo Generale dei vostri singoli Istituti. Benchè tale evento interessi soprattutto il vostro Ordine o la vostra Congregazione, esso ha pure ripercussione sulla vita della Chiesa, la quale dalla florida condizione della vita religiosa attinge gran parte della sua vitalità, dello zelo apostolico e dell´ardore nell´acquisto della santità.

Siete poi venuti a visitarci, non solo per tributare al Vicario di Cristo l´ossequio di figli affezionatissimi e amantissimi, ma anche per impetrare l´Apostolica Benedizione a favore di voi stessi, dei vostri Istituti, e soprattutto a favore dei temi che tratterete nei vostri Capitoli Generali, dai quali, come fermamente confidiamo, si ricaveranno frutti salutari per una vita religiosa più profonda e più generosa.

Molto volentieri avremmo ricevuto in udienza i singoli Capitoli separatamente e parlato a ciascuno d´essi conforme al loro spirito e ai loro bisogni, ma abbiamo preferito ricevervi tutti assieme per dare maggior risalto a questo colloquio comunitario e ancor più perchè, data l´opportunità di questa occasione, abbiamo deciso di esporre alcuni concetti che interessano tutte quante le Famiglie religiose sparse nel mondo.

2° IMPORTANZA E COMPITI DEGLI. ISTITUTI RELIGIOSI NELLA CHIESA
Per prima cosa vogliamo che riguardiate l´importanza degli Istituti Religiosi come grandissima e il loro ruolo nella Chiesa come assolutamente necessario in questi tempi.

Bisogna pur riconoscere che oggi si inculca assai, e giustamente, la dottrina della vocazione universale alla santità dei fedeli di qualsiasi ordine e condizione, fondata sul fatto che essi ricevono la prima consacrazione a Dio col ricevere il Battesimo. Per di più i bisogni del nostro tempo esigono che divampi in seno al mondo stesso il fervore della vita cristiana e ne accenda gli animi; esigono cioè la CONSECRATIO MUNDI: missione questa che spetta soprattutto ai laici. E tutto questo avviene per disegno provvidenziale di Dio, ed è perciò che godiamo di iniziative tanto salutari.

Bisogna tuttavia star ben attenti che per questi motivi non venga ottenebrato il concetto genuino di VITA RELIGIOSA quale fu sempre in vigore nella Chiesa, e si devono mettere in certo modo sul chi va là i giovani che pensano alla scelta di uno stato religioso, dal momento che non vedono più in modo chiaro e distinto il ruolo particolare e il valore immutabile dello stato religioso nella Chiesa.

Ci è parso bene perciò richiamare alla mente il valore inestimabile della -vita religiosa e la sua funzione necessaria. Questo stato infatti, che riceve il proprio carattere dalla professione dei voti evangelici, è, secondo l´esempio e la dottrina di Gesù Cristo, LA REGOLA PERFETTA DI VITA (PERFECTA VIVENDI RATIO), dal momento che ha per fine il progresso e il perfezionamento della carità. Agli altri generi di vita invece sono inerenti delle limitazioni e degli impegni temporali, sia pur rispettabili e legittimi in sè.

D´altra parte oggi soprattutto occorre alla Chiesa una testimonianza pubblica e sociale, proprio quale viene offerta dalla vita religiosa. Difatti quanto più urgente è per i laici il dovere di impostare e propagare la vita cristiana nel mondo stesso, tanto più si pretende che risplendano gli esempi di coloro che hanno fatto la vera rinuncia al mondo ad aperta dimostrazione che il Regno di Cristo non è di questo mondo.
E così avviene che con la emissione dei voti evangelici nella professione si aggiunge alla consacrazione propria, del Battesimo, quasi completandola, una nuova speciale consacrazione, per cui il cristiano si mette completamente nelle mani di Dio e gli si vota, mettendo a esclusivo servizio di Lui l´intera sua vita.

Tutto questo si riconnette con un altro argomento, che con cuore paterno e sollecito vi proponiamo ad esortazione: occorre cioè che teniate nel massimo conto i voti religiosi e che trattiate diffusamente della loro applicazione pratica. In nessun altro modo infatti potreste condurre una vita coerente e consentanea allo stato da voi scelto e nel quale dovete diportarvi in modo che esso vi sia d´aiuto a progredire e a perfezionarvi nella carità e da esso i fedeli ricevano la testimonianza della vita cristiana e ne siano infiammati.

3° GLI IMMUTABILI VALORI DEI CONSIGLI EVANGELICI
Benchè le condizioni degli uomini in questi ultimi tempi siano assai cambiate e perciò si renda necessario un accomodamento ad esse della regola di vita religiosa, tuttavia quei concetti che derivano dalla natura stessa dei consigli evangelici, mantengono in pieno la loro forza e non si possono in alcun modo sminuire.

Nella vostra condotta abbiate dunque in sommo grado il culto dell´OBBEDIENZA RELIGIOSA.

Essa è e deve rimanere il cosiddetto « olocausto della propria volontà offerta a Dio ».

E tale sacrificio di sè consiste nella sottomissione ai legittimi Superiori, per quanto l´esercizio dell´autorità debba essere circoscritto dalla carità e dal rispetto della persona umana e per quanto la nostra presente epoca chiami i religiosi ad assumersi più numerose e più gravose incombenze e ad affrontare le iniziative con maggior disinvoltura.

Non stancatevi poi dall´istillare l´amore della POVERTÀ, di cui oggi si fa gran parlare nella Chiesa.

Infatti la vera povertà evangelica deve risplendere agli occhi di tutti attraverso l´esempio dei religiosi. Bisogna perciò che essi amino quella povertà che hanno spontaneamente abbracciata. E non basta circa l´uso dei beni dipendere dal beneplacito dei Superiori, ma occorre che i religiosi stessi si accontentino delle cose che sono di necessità per vivere e rifuggano dalle comodità e dalle delicatezze che snervano la vita religiosa. Ma oltre alla povertà propria dei singoli membri, non è lecito trascurare la povertà del sodalizio intero: dev´essere evidente anche questa povertà di famiglia.
Pertanto gli Istituti religiosi devono evitare nei loro fabbricati e in qualsiasi loro opera ogni vistosità o decorazione troppo ricercata e tutto ciò che sa di lusso, tenendo conto della condizione sociale della povera gente che abita attorno a loro.

Si astengano pure dall´eccessiva preoccupazione di batter cassa, e pensino piuttosto a sovvenire ai bisogni dei fratelli poveri, sia connazionali che esteri, con i mezzi materiali che la Divina Provvidenza ha loro largito.

Ma con un´attenzione tutta speciale i religiosi custodiscano il prezioso diamante della CASTITÀ.
È risaputo che in tutte le attuali condizioni di vita riesce difficile l´esercizio della castità perfetta, non solo per il dilagare dei perversi costumi, ma anche per le dottrine erronee che, esaltando la natura oltre ogni limite, inoculano nelle anime un virus mortale. E questa situazione ci offre motivo a risvegliare più ancora la fede, per cui crediamo alle parole di Cristo sul valore soprannaturale della castità richiesta all´affermazione del Regno dei Cieli; fede che non ci lasci il minimo dubbio che con l´aiuto della grazia divina si può conservare intatto questo candido giglio.

E perchè questo felicemente si avveri, occorre un impegno più deciso nell´esercizio della mortificazione e una più diligente custodia dei sensi. Perciò non si conceda transazione alcuna nè a libri, nè a giornali, nè a spettacoli disonesti o poco decorosi, neppure sotto il pretesto di venir a conoscere cose utili o di aggiornarsi nella cultura umana. Si può, se mai, fare un´eccezione per una documentata necessità di studi, che sia stata riconosciuta dai Superiori religiosi.

Nessuno mai, in un mondo così soggetto a nefandezze, potrà sperare di esercitare con efficacia il sacro ministero, se non chi risplenda dell´aureola del voto di castità e sia corazzato della corrispondente virtù. E di ciò, basti. Ora poi abbiamo in mente di toccare in breve qualcosa che riguarda la struttura stessa degli Ordini religiosi e il loro ordinamento.

I lavori dei Capitoli Generali vertono infatti soprattutto su tale materia.

4° LA DISCIPLINA, L´OSSERVANZA, LE INIZIATIVE
È pacifico che la giusta regola di una vita religiosa ha bisogno di una disciplina, di leggi precise e di condizioni atte ad osservarle. Perciò compito principale dei Capitoli Generali sia quello di serbare integre col trascorrere del tempo le norme stabilite dal proprio Padre e Legislatore.

Dovete quindi opporre un saldissimo sbarramento a tutti quei modi di agire che svigoriscono a poco a poco il nerbo della disciplina, ossia alle consuetudini nocive alla vita religiosa, alle esenzioni non necessarie, ai privilegi contestabili. Così pure dovete guardarvi da qualsiasi rallentamento della disciplina, che sia consigliato non da autentica necessità, ma dall´alterigia del pensiero o dalla riluttanza ad obbedire o dall´amore del mondo.

Per quanto riguarda il lanciarsi in nuovi settori di apostolato, astenetevi da quelli che non risponderebbero affatto allo scopo principale del vostro Istituto o al pensiero del vostro Fondatore. Poichè gli Istituti religiosi restano vitali e fiorenti fin tanto che perdura e aleggia integro lo spirito del Fondatore nella loro disciplina, nelle loro opere e nella condotta dei propri associati.

5° INCREMENTO, ADATTAMENTO, RINNOVAMENTO
Le corporazioni religiose poi, proprio a guisa di un corpo vivente´ agognano tutte, e a buon diritto, a crescere e ad espandersi. Ma tale incremento del vostro Istituto deve basarsi su una più scrupolosa osservanza delle vostre regole, piuttosto che sulla quantità numerica dei soci e sulla formulazione di nuove leggi. Anzi la molteplicità delle leggi non sempre si accompagna al progresso della vita religiosa, perchè spesso avviene che quanto più si legifera, tanto meno l´animo si orienta alla pratica. Perciò i Capitoli Generali, del diritto legislativo di cui sono investiti, facciano uso sempre con moderazione e con prudente criterio (semper modice et quidem prudenti iudicio).
Infine un lavoro della massima importanza, che deve assorbire le principali sollecitudini dei Capitoli Generali, è questo: l´assiduo aggiornamento delle leggi del proprio Istituto alle mutate condizioni dei tempi. Ma questo lo si deve realizzare in modo che si conservi intatta la natura e la disciplina proprie dell´Istituto. Infatti qualsiasi Famiglia religiosa ha una sua funzione particolare ed è necessario che rimanga fedele a questa funzione medesima: qui sta il segreto della sua fecondità e qui sta per lei la inesauribile fonte delle grazie celesti. Non si deve perciò introdurre nessuna innovazione disciplinare che non sia intonata alla natura stessa dell´Ordine o della Congregazione o che in qualche modo si allontani
dal pensiero del Fondatore. E tale innovazione disciplinare richiede -anche questo: che proceda soltanto da competente autorità. Perciò Ano a che una innovazione disciplinare non sia stata perfettamente definita, i membri del sodalizio non devono introdurre di propria iniziativa alcunchè di nuovo, nè devono rallentare le redini dell´osservanza, nè fare epicheie sulle proibizioni, ma si diportino in modo da favorire con la loro fedeltà e con la loro obbedienza quest´opera di rinnovamento e da renderla più spedita. Se così avverrà, si cambierà sì la lettera delle vostre Regole, ma non lo spirito, che rimarrà integro.

6° VITA SPIRITUALE E APOSTOLATO ODIERNO
Nell´attendere a questo aggiornamento dei vostri Istituti vi deve sempre accompagnare la preoccupazione che la parte principale sia sempre data alla vita spirituale dei vostri membri. Perciò tanto presso di voi quanto presso tutti quei religiosi che hanno un impegno apostolico di vita attiva, non vogliamo affatto che prevalga quel falso concetto che si debba dare il primo posto alle opere esteriori e il secondo allo zelo della perfezione interiore, con la scusa che così richiedono le esigenze di oggi e le necessità della Chiesa.

L´operosità zelante e la cura della vita interiore, anzichè nuocere l´una all´altra, richiedono uno strettissimo rapporto, in modo da progredire di pari passo. Quindi nell´effervescenza delle opere avvampi adeguatamente il fervore della preghiera, il candore di una coscienza illibata, la pazienza nei contrattempi, la carità ingegnosa e sempre desta nel prodigarsi per la salvezza delle anime. Se si trascurano queste virtù, non solo verrà meno il frutto e l´efficacia del lavoro apostolico, ma a poco a poco si spegnerà anche lo spirito e non si potrà più a lungo sottrarsi a quei pericoli che insidiano l´esplicazione stessa del sacro ministero.

Per quanto concerne l´apostolato affidato allo zelo dei religiosi vorremmo aggiungere le seguenti considerazioni: gli Istituti religiosi debbono adeguare con cura il loro proprio apostolato alle esigenze e strutture odierne. A un tale compito si debbono formare ed educare soprattutto i giovani Confratelli, con la prospettiva però che lo zelo apostolico, da cui devono essere accesi, non sia circoscritto alla cerchia del proprio Istituto, ma si estenda alle immense necessità spirituali di questi tempi. E questo non è tutto. Costoro siano formati a quella squisita consapevolezza dei loro doveri, in forza della quale essi, sia nell´agire che nel parlare, si manifestino sempre veri ministri di Dio, spiccando per purezza di dottrina e per integrità di vita. E in questo lavoro i soci non siano lasciati a se stessi, ma la loro azione sia sempre soggetta al controllo vigile dei Superiori, specie se si tratta di iniziative che abbiano grande incidenza sulla vita civile e sociale.

7° L´ACCORDO CON LA SACRA GERARCHIA
Ci sta poi sommamente a cuore che l´apostolato dei Religiosi proceda d´amore e d´accordo con le norme della sacra Gerarchia. L´esenzione infatti, di cui godono gli Ordini religiosi, non contraddice in alcun modo alla costituzione data da Dio alla sua Chiesa, in forza della quale ogni sacerdote, specie nell´esercizio del sacro ministero, deve obbedire alla sacra Gerarchia. Difatti i membri di un Istituto religioso sono sottoposti anzitutto — sempre e dovunque — all´autorità del Romano Pontefice, come a loro Superiore Supremo (can. 499). Gli Istituti religiosi perciò sono a disposizione del Romano Pontefice in quelle opere che riguardano il bene di tutta quanta la Chiesa. Per quanto invece riguarda l´esercizio dell´apostolato nelle varie Diocesi, i membri religiosi sono pure soggetti alla giurisdizione dei Vescovi, ai quali son tenuti a portar aiuto, salva sempre la natura specifica del proprio apostolato e le esigenze della vita religiosa. Di qui si vede quanto giovi al bene della Chiesa l´opera dei Religiosi prestata d´amore e d´accordo in aiuto al Clero Diocesano: è sempre l´unione che fa la forza!
8° PATERNA ESORTAZIONE E BENEDIZIONE APOSTOLICA
Ecco ormai, prediletti figli, ricordate in breve quelle direttive che ci sembrano oggi necessarie per l´incremento della vita religiosa. Tutto questo vi confermi quanto Ci stiano a cuore i problemi della vita religiosa e quante speranze Noi riponiamo nella vostra opera di collaborazione. La via che vi abbiamo indicato da percorrere è certamente ardua e faticosa. Ma innalzate i cuori alla speranza, perché qui non si tratta di una causa nostra, ma della causa di Gesù Cristo. E Cristo è la nostra forza, la nostra fiducia, il nostro sostegno: Egli sarà sempre con noi. Perciò studiatevi di diffondere, a raggio più largo possibile, il buon odore di Cristo, mediante l´integrità della fede, la santità della vita e la pratica assidua di tutte le virtù.

Noi frattanto, mentre vi ringraziamo della visita, facciamo voti e chiediamo a Dio con fervide preci che, mediante l´intercessione della benignissima Vergine Maria, Madre di Dio, educatrice materna delle virtù religiose, i vostri Istituti abbiano a prosperare ogni giorno piú e a portare frutti di salvezza sempre più copiosi. Propiziatrice di tali frutti scenda la Benedizione Apostolica che di gran cuore Noi impartiamo ad ognuno di voi, diletti figli, e a tutti quanti i vostri Confratelli.

2. DUE RILIEVI
Carissimi, a queste solenni norme e raccomandazioni del Vicario di Cristo in terra, mi sia concesso di aggiungere due pensieri.

P Il ricordo del Centenario del primo decreto di lode emanato dalla, Sacra Congregazione dei Religiosi a favore della Società Salesiana. Il decreto, riportato in disteso in M. B., VII, pagg. 705-706, dopo una breve introduzione sull´opera caritativa svolta dal Superiore sac. Giovanni Bosco, viene alla conclusione con queste parole memorande:
« La Santità di nostro Signore Pio Papa IX, in data 10 luglio 1864, attese le lettere commendatizie dei predetti Vescovi, lodò e commendò con amplissime parole la predetta Società, quale Congregazione di voti semplici sotto il governo del Superiore Generale, salva la giurisdizione degli Ordinari, secondo il prescritto dei Canoni e delle Costituzioni, differendo a tempo più opportuno l´approvazione delle Costituzioni ».

Insieme col decreto di lode sono state fatte tredici osservazioni sulle Costituzioni, a cui don Bosco diligentemente rispose, ma che ritardarono l´approvazione delle medesime di altri dieci anni, dal 1864 al 3 aprile 1874.

Ringraziamo il Signore e rileggiamo con devozione l´appendice n. 7 a pagg. 871-86 del volume VII, che ci riporta la prima stesura delle nostre Costituzioni e in modo particolare il cap. XVI sugli Esterni, che rivela nel nostro Fondatore l´ispirazione profetica dei Cooperatori, quale terza famiglia, lanciata all´apostolato laico vivendo nel secolo, nella propria casa, in seno alla propria famiglia, con una semplice promessa, partecipando dei beni spirituali dell´intera Società.

In preparazione ai nostri Capitoli Ispettoriali e Generale, a tutti gli Ispettori e Delegati sarà utile la lettura di questo documento, nel quale troviamo la mente, il cuore, lo spirito del nostro Fondatore, affinchè nelle deliberazioni e variazioni che dovremo studiare per il nostro aggiornamento, sappiamo meglio discernere ciò che può essere conforme o incompatibile e pericoloso per la vera vita salesiana.

2° In questa seconda metà dell´anno il sogno dei Diamanti ci presenta ora lo studio dei tre voti, del digiuno e del premio. Ma data l´importanza somma che ha la nostra professione religiosa nella vita spirituale di ciascuno e nell´andamento delle Case, credo che potremo accontentarci di considerare brevemente i tre voti, dedicando loro luglio-agosto per l´obbedienza, settembre-ottobre per la castità, novembre-dicembre per la povertà.

Fratelli e figliuoli carissimi, non ho nulla di nuovo da dirvi, perchè questi argomenti formano l´oggetto di studio dal Noviziato alla tomba; ma se la pratica perfetta di essi è purtroppo sempre difficile, è pur vero che forma l´incanto del Paradiso ed è la sorgente delle celesti benedizioni sul nostro apostolato.

Ecco il linguaggio di Gesù in tutta la sua vita Nesciebatis quia in his quae Patris mei sunt oportet me esse? Sono le prime parole alla Madre che lo ritrova nel tempio.

E parlando agli Apostoli (Jon., 6, 38): Descendi de coelo, non ut faciam voluntatem meam, sed Eius qui misit me; e al
Getsemani (MATTH., 26, 39): Pater, si possibile est, transeat a me calice iste; veruntamen non sicut ego volo sed sicut Tu. Ed in croce spirando: Consummatum est; in manus tuas Domine commendo spiritum meum, (Luc., 23, 46).

La risposta della Madonna alle parole dell´Arcangelo è pure un atto di obbedienza perfetta: Fiat mihi secundum verbum tuum che illumina tutta la vita della celeste Madre.

Gli Apostoli e i Santi tutti furono gli esecutori più perfetti della divina volontà nell´infinita varietà delle vicende della loro vita; ma per contrasto le eresie, gli scismi, le rovine morali che elenca la Storia ecclesiastica, da quale peccato principalmente presero le mosse? dalla superbia e dalla disobbedienza a Dio e ai Superiori.

Oh come ho goduto in questi giorni nella lettura del « Giornale dell´anima » di papa Giovanni XXIII! Egli ha saputo ispirare tutta la sua vita al motto del card. Baronio oboedientia et pace e, come disse anche a me nella prima memorabile udienza, al cap. XXIII del libro III dell´Imitazione di Cristo: « Studiati, o figliuolo, di preferire la volontà altrui alla tua. Desidera e prega sempre affinché in te si compia perfettamente la volontà di Dio ».

Sento con grande soddisfazione che dovunque è arrivata la biografia di don Pietro Berruti vien letta con vero profitto spirituale e con interesse crescente. Ma mi sia permesso di raccomandare, specialmente ai Superiori delle Case di Formazione e a tutti i predicatori di Esercizi, di corroborare le conferenze, le istruzioni e la loro direzione spirituale con citazioni abbondanti spigolate anche da questa miniera preziosa del Papa testè defunto.

Ecco alcune parole a proposito di obbedienza. Pensando alle umiliazioni di Gesù subditus illis mi son sentito riempire gli occhi di lacrime e ho pianto come un fanciullo (pag. 93). Dei nove propositi da lui fatti dopo il servizio militare a 21 anni e che egli ha intitolato post captivitatem Babylonis eccone un saggio: « Santo devo essere a qualunque costo, nunc coepi — la via è l´umiltà — Contra Regulam nil scire, omnia scire est. Ubbidienza e confidenza nel padre spirituale ».

A pag. 151: la gioia occupa il primo posto tra i fiori dell´Altare ed è elemento importantissimo della vita spirituale. È l´amor proprio che infonde tristezza; la mortificazione invece richiama la vita, la serenità, la pace — oboedientia et pax
A pag. 178: considerarsi come vittima disposta al sacrificio hostiain puram, viventem, sanctam, Deo placentem (Rom., XII, 1). E a pag. 189 una battuta di spirito: Mi guarderò dal mostrare la mia preferenza per un ordine di occupazioni o per un altro. « Andiamo là — come mi ripete sempre il mio padre spirituale — con la testa nel sacco... della divina Provvidenza » ossia sempre pronto per l´obbedienza!
Dando uno sguardo complessivo a questo quadro meraviglioso della vita spirituale di papa Giovanni, il suo lavoro è costantemente basato sull´umiltà, per raggiungere la perfezione dell´obbedienza, della mitezza, del buon tratto col prossimo, per diffondere pace intorno a sè. Curiosa per esempio questa battuta: « Nel contegno e nelle parole si impone molta cautela: meglio una carezza che un pizzicotto con chicchessia ´ ». A pag. 274 invoca San Giuseppe come patrono dei diplomatici e ammira lo spirito di San Francesco di Sales, mitis et humilis corde, concludendo: « Lascio a tutti la sovrabbondanza della furberia e della cosiddetta destrezza diplomatica e continuo ad accontentarmi della mia bonomia e semplicità di sentimenti, di parole e di tratto ». Le somme infine tornano a vantaggio di chi resta fedele alla dottrina e agli esempi del Signore. Hoc est philosophiae culneeu, secondo San Giovanni Crisostomo: simplicem cum prudentia per confondere la sapienza del inondo. « Tutto ciò che è pretesa e tono di imposizione personale, non è che egoismo ed insuccesso » (pag. 294).

Per noi religiosi il voto d´obbedienza ci garantisce di compiere sempre la divina volontà e per lo contrario ogni qual volta arbitrariamente manchiamo ai nostri doveri, sentiamo l´interiore rimprovero della coscienza d´aver meritato una diminuzione delle compiacenze di Dio e di aver fatto danno alla nostra Comunità.

Da che cosa proviene ogni dissesto familiare e sociale se non dallo spirito di indipendenza reciproca, dall´egoismo imperante, dalla presunzione di saper far meglio da soli? E invece la prosperità delle nostre famiglie, l´armonia delle menti e dei cuori, il buon esito del nostro lavoro educativo non dipende in massima parte dalla comune soggezione volontaria alla volontà dei Superiori, dall´osservanza della Regola, dal rispetto reciproco e dal sentirsi tutti figli di Dio?
Carissimi Confratelli, chi non vede che i famosi cinque difetti da evitare sono la lebbra dell´obbedienza, e contagiano l´osservanza delle Regole, la vita comune, il rispetto ai Superiori, l´adempimento esatto dei doveri, lo spirito d´unione con Dio? Quale campo di lavoro intimo e fecondo ci presenta quindi la cura di questo diamante, specialmente in questi mesi durante i quali si dispensano le obbedienze e avviene il movimento del personale in molte delle nostre Case?
Rileggiamo il capitoletto di don Bosco nella introduzione alle « Costituzioni», e facciamo uno studio sull´ampia trattazione che ne fece il compianto don Ricaldone a commento della strenna « Fedeltà a don Bosco santo »; troveremo materia abbondante di riflessione e ci sentiremo animati a dare il massimo splendore al diamante dell´obbedienza, evitando i pericoli a cui ci espone l´inosservanza e confermandoci nell´amore alla nostra vocazione.

Ci assistano in questo impegno la Madre nostra, Virgo fidelis, San Giovanni Bosco nostro Padre e la scuola di papa Giovanni con il suo motto oboedientia et pax.
In unione di preghiere
vostro aff.mo in C.J.

SAC. RENATO ZIGGIOTTI
COMUNICAZIONI E DOCUMENTI
Allocuzione di S. S. Paolo VI ai membri dei Capitoli Generali di vari Ordini e Congregazioni Religiose, del 23 maggio 1964 (testo latino)
(Dall´Osservatore Romano 24 maggio 1964)
Dilettissimi filii,
Magno gaudio affetti neque modicam spem concipientes, vos .Amtuemur, qui coetus delecti iique auctoritate graves estis venerabilium et illustrium Familiarum Religiosarum; vobisque Nos iuvat salutem dicere plurimam, atque egregiam, quam de vobis habemus, opinionem gratumque animum Nostrum significare.

Convenistis Romam ad celebrandum Capitulum Generale uniuscuiusque Instituti vestri; quae quidem res, licet in primis Ordinem vel Congregationem vestram tangat, tamen etiam in vitam Ecclesiae redundat, quae a fiorenti condicione vitae religiosae magnam re-petit partem vigoris sui, studii apostolici, ardoris sanctitatis adipiscendae.

Praeterea Nos adiistis, non solum ut obsequia Christi Vicario qua filii addictissimi et amantissimi praeberetis, sed etiam ut Benedictionem Apostolicam impetraretis, quae vobis ipsis, Institutis vestris et praesertim negotiis in Capitulis vestris tractandis prodesset, e quibus, quamadmodum probe confidimus, salutares percipientur fructus, ita ut vita religiosa impensius et alacrius ducatur.

Quamvis singulos hos coetus vestros libentissime seiunctim coram admisissemus, et ad unumquemque pro peculiari indole et necessitate verba fecissemus, tamen praeoptavimus omnes simul excipere, quo maius pondus huic colloquio communi tribueremus, eo vel magis quod, hac opportuna oblata occasione, Nobis visum est quaedam exponere, quae ad omnes pertinent religiosos, quotquot sunt per orbem terrarum.

Imprimis vos animadvertere volumus Institutorum religiosorum -´—momentum maximum et eorum munus plane necessarium esse Ecclesiae hisee temporibus. Est quidem fatendum doctrinam de universali ad sanctitatem vocatione fidelium cuiusvis ordinis et condicionis multum in praesenti, ac merito quidem, commendari; quae eo innitur, quod primaria ratione ii baptismo Deo consecrantur. Praeterea horum temporum necessitates postulant, ut ardor vitae christianae in ipso mundo ferveat et animos accendat, scilicet consecrationem mundi » requirunt, cuius rei officium praesertim ad laicos pertinet. Haee omnia e providentis Dei consilio contingunt, estque cur de tam salutaribus inceptis gaudeamus.

Cavendum tamen est, ne ea de causa germana notio vitae religiosae, ut semper in Ecclesia viguit, obscuretur, atque iuvenes, cum de deligendo vivendi genere cogitant, aliquo modo praepediantur, propterea quod peculiare munus et momentum immutabile status religiosi in Ecclesia non amplius distincte et dilucide perspiciunt.

Visum est igitur Nobis inaestimabile pondus vitae religiosae eiusque munus necessarium in mentem revocare; hic enim status, qui e votorum evangelicorum professione indolem propriam accipit, est, secundum exemplum ac doctrinam Iesu Christi, perfecta - vivendi ratio, quippe quae eo spectet, ut caritas augeseat et ad absolutionem perducatur; aliis autem vitae generibus fines, utilitates, officia temporalia, quamquam per se legitima, sunt proposita.

Altera ex parte nunc cum maxime Ecelesiae opus est testimonium publicum et sociale, quod vita religiosa impertitur. Nam quo impensius officium laicorum expetitur vitam christianam in ipso mundo agendi et propagandi, eo magis postulatur, ut exempla praefulgeant eorum, qui mundo re vera renuntiant, atque adeo aperte demonstretur Regnum Christi non esse de hoc mundo (cfr. Io. 18, 36).

Ita fit, ut professio votorum evangelicorum adiungatur consecrationi, quae propria est baptismatis, et hanc, quasi quaedam consecratio peculiaris, compleat, eo quod Christifidelis se Deo penitus committit ac devovet, totam vitam suam efficiens eius unius famulatum.

Flaec omnia cum alia re conectuntur, de qua paterno et sollicito animo vos monemus: scilicet oportet plurimi faciatis vota religiosa eorumque usui et exercitationi magnum momentum tribuatis. Nullo enim alio modo ducere potestis vitam congruentem et consentaneam statui, quem elegistis et in quo sic vobis est versandum, ut efficaciter adiuvet progressionem ad caritatem perfectam, et fideles inde accipiant testimonium vitae christianae ad eamque inflammentur.

Quamquam hominum condiciones temporibus proxime praete,ritis non leviter sunt immutatae atque adeo religiosorum vivendi ratio ad eas necessario est accommodanda, tamen ea, quae ex ipsa natura consiliorum evangelicorum consequuntur, vim suam omnino retinent nec ullo pacto queunt imminui.

Summopere igitur in vitae actione religiosam oboedientiam excolite.

Ea est et manere debet holocaustum, uti appellant, propriae voluntatis, quod Deo offertur. Quod sacrificium sui eo fit, quod submisse legitimis Moderatoribus paretur, quamvis auctoritas exercenda sit intra fines caritatis et cum respectu personae humanae, et licet haec nostra aetas religiosos vocet ad plura gravioraque munera obeunda et ad incepta alacrius et expeditius suscipienda.

Ne desieritis studium paupertatis inculcare; de qua hodie multus est sermo in Ecclesia. Religiosi enim exemplo verae paupertatis evangelicae omnibus debent praelucere. Quapropter paupertatem, qua se sponte astrinxerunt, ament oportet; neque satis est, circa usum bonorum, e Superiorum arbitrio pendere, sed religiosi ipsi contenti sint rebus necessariis, quibus vitae rationibus consulitur, et fugiant commoditates et lautitias, quibus vita religiosa enervatur. Sed praeter paupertatem, quae singulorum propria esse debet, non licet neglegere paupertatem, qua familia ipsa seu totum corpus sodalium eniteat oportet. Itaque Instituta religiosa in aedificiis suis et quibusvis operibus cultum et ornatum nimis exquisitum, et quidquid luxum redolet, devitent atque rationem habeant conclicionis socialis hominum qui circa habitant. Abstineant quoque a nimio studio quaestus faciendi, immo subsidiis temporalibus, quae divina Providentia iis est largita, veris necessitatibus fratrum indigentium subveniant, sive hi sunt conterranei sive aliis in orbis terrarum partibus degunt.

Singulari vero cliligentia religiosi servent, quasi pretiosam gemmam, castitatem.
Notum est omnibus vitae condicionibus, quae nunc obtinent, difficilem reddi exercitationem castitatis perfectae non solum eo quod pravi mores pervagantur, sed etiam ob doctrinas falsas, naturam plus nimio extollentes, quae animis exitiale virus infundunt. Haec tamen causam praebeant, ut fidem magis magisque excitemus, qua credimus verbis Christi praedicantis pretium supernaturale castitatis, quae propter Regnum caelorum exquiritur, et qua minime dubitamus, quin ope divinae gratiae hoc candidum lilium servari possit intaminatum. Quod ut feliciter contingat, acriore cum studio exerceatur oportet christiana mortificatio et diligentiore cura sensus custodiantur. Itaque nullus omnino locus detur, ne specie quidem cuiusdam desiderii cognoscendi scitu utilia vel amplificandi cultus humani, libris vel ephemeridibus atque spectaculis inhonestis vel indecoris; excepta fortasse studiorum probata necessitate, quae a religiosis moderatoribus explorata sit. Nemo umquam acque aestimare poterit efficaciam sacri ministerii in mundo tot obnoxio turpitudinibus, dummodo is, qui id obit, luce fulgeat castimoniae Deo consecratae eiusdemque virtute roboretur.

Haec hactenus. Nunc autem Nobis in animo est aliquid etiam breviter attingere, quod ad ipsam Institutorum religiosorum structuram et ordinationem spectet. Hac enim in re Capitulorum Generalium labores potissimum versantur dr Patet restam religiose vitae rationem disciplina, certis legibus, ..--condicionibus ad eas observandas idoneis omnino indigere. Quare Generalium Capitulorum praecipuum munus esco, religiosae familiae normas a Legifero Patre suo statutas, labente tempore sartas tectas servare. Vobis igitur curandum est ut firmissimum opponatur repagulum iis omnibus agendi rationibus, quae disciplinae robur pedetemptim enervent, scilicet moribus religiosae vitae infestis, exemptionibus non necessariis, privilegiis minus probandis. Item cavere prorsus debetis a qualibet disciplinae remissione, quam non vera necessitas, sed mentis arrogantia, vel oboedientiae fastidium vel saeculi amor suadeant. Quod attinet autem ad nova ineunda incepta et opera, ab iis abstinete, quae praecipuo Instituti vestri muneri, vel menti Conditoris non omnino respondeant. Religiosa enim Instituta tamdiu vigent et florent, quamdiu in eorum disciplina et operibus, et in sodalium moribus ac vita, integer Conditoris animus perstat ac spirat.

Deinde religiosae Sodalitates, utpote corporis viventis similitudinem referentes, assidua incrementa capere iure merito exoptant. Hoc autem Instituti inerementum in diligentiore regularum vestrarum observantia ponendum est, potius quam in sodalium numero aut in novis conditis legibus. Immo legum multiplicitas non semper religiosae vitae profectum comitem habet; saepe enim fit ut quo plures normae condantur, eo minus ad illas animus intendatur. Quare Generalia Capitula leges ferendi iure, quo gaudent, modice et quidem prudenti iudicio semper utantur.

Denique maximi momenti opus, in quo Capitula Generalia curas praecipuas povere debent, hoc est, ut Instituti sui leges ad mutatas temporum eondiciones assidue • accommodent. Id tamen ita est procurandum, ut propria Instituti natura et disciplina indemnis servetur. Religiosa enim quaelibet Familia suum peculiare munus habet, eidemque omnino necesse est ut fidelis permaneat; hine vitae ubertas Instituti sita est, atque hic etiam caelestium gratia-rum copia numquam defutura Nulla ergo disciplinae renovatio inducenda est, quae cum Ordinis vel Congregationis natura non congruat, aut a mente Conditoris quoquo modo discedat. Quae quidem disciplinae renovatio hoc etiam postulai, ut a competenti auctoritate tantummodo procedat. Quare donec haec disciplinae accommodatio ad perfectum exitum adducta est, religiosi sodales ne quid novi proprio marce inducant, neu disciplinae habenas laxent vel censuris indulgeant, sed ita se gerant, ut fidelitate et oboedientia sua hoc renovationis opus potius iuvent et expeditius efficiant. Quod si contigerit, regularum vestrorum littera quidem immutatibur, non autem spiritus, qui integer perstabit.

In huiusmodi autem vestrorum Institutorum renovatione pro(uranda, vobis semper cura habenda est, ut spirituali sodalium vestrorum vitae praecipuae semper partes tribuantur. Quare apud vos et apud religiosos omnes, quorum munus est sacri apostolatus operibus vacare, omnino nolumus, falsa illa quicquam valeat opinio, operibus externis primas dandas esse curas, intimae vero perfectionis studio secundas, quasi id aetatis huius ingenio et Ecclesiae necessitatibus postuletur.

Alacris operositas et spiritualis vitae cura, nedum altera alteri noceat, artissimam reqununt coniunctionem, ita ut ambo pari gradu et gressu semper procedant. Ferventibus igitur operibus, congruenter ferveat precandi studium, intemeratae conscientiae nitor, rerum adversarum patientia, actuosa et pervigil caritas in animorum salutem impendenda. Quibus virtutibus negleetis, non solum robur et fructus deerunt apostolici laboris, sed etiam sensim animus defervescet, nec diu satis cavere poterit a periculis, quae in ipsa sacri ministerii perfunctione latent.

Ad apostolatum autem quod attinet, qui religiosorum sodalium curae concreditus est, haec addere velimus. Instituta religiosa ad hodiernas rerum eondiciones et adiuneta apostolicum munus ipsorum proprium sedulo conformare debent. Sodales iuniores praesertim ad id rette instituendi atque educandi sunt; ita tamen, ut apostolicum studium, quo incensi esse debent, non infra fines sui Ordinis circumscribatur, sed pateat ad ingentes spirituales necessitates horum temporum. Neque in irto omnia. Sed iidem ad illam etiam exquisitam munerum suorum conscientiam excolantur, vi cuius ipsi loquendo operandoque semper se exhibeant veros Dei ministros integritate doctrinae praestantes et vitae innocentia commendator. Qua in re religiosi sodales ne cibi ipsis relinquatur, sed ipsorum opera vigilatine moderatorum semper obnoxia esse debet, praesertim si de navitate agitur, quae in civili societate magnum habere solei momentum.

Magnopere etiam nobis tordi est, ut religiosorum sodalium cum Sacrae Hierarchiae normis concordi ratione procedat. Religiosorum enim Ordinum exemptio nullo modo constitutioni, divinitus Ecclesiae datae, repugnat, vi cuius quilibet sacerdos, praesertim in sacri ministerii perfunctione, sacrae Hierarchiae parere debet. Religiosi enim sodales semper et ubique Romani Pontificia potestati, utpote supremo suo Moderatori, in primis subiciuntur (Can. 499 par. 1). Instituta religiosa igitur praesto sunt Romano Pontifici in iis operibus, quae ad bonum Ecclesiae universae pertinent. Quod autem attinet ad sacri apostolatus exercitium in variis dioecesibus, religiosi sodales subsunt etiam Episcoporum urisdictioni, quibus auxilium praebere tenentur, salva semper apostolatus natura ipsorum propria et vitae religiosae necessitatibus. Ex quo patet, quantopere conferat ad Eeelesiae bonum socia atque adiutrix religiosorum opera dioecesano clero praestita, cum vires unitatae fortiores validioresque evadant.

(.; Habetis iam, dilettissimi fluii, ea breviter commemorata, quae STobis ad religiosae vitae incrementum hodie magnopere conferre videntur. Quae omnia vobis testentur, quanta sollieitudine religiosae vitae rationes consideremus atque aestimemus, quantamque spem in adiutrice opera vestra collocemus. Iter, quod terendum vobis monstravimus, arduum sane est et lalioris plenum. Sed animum ad spem erigite, quia non nostra, sed lesu Christi causa agitur. Christus fortitudo nostra est, fiducia nostra, robur nostrum; ipse semper nobiscum erit. Quare fidei integritate, vitae sanctitudine, impensissimoque virtutum omnium studio bonum Christi odorem quam latissime diffundere pergite. Nos interea, dum vobis de obsequio gratias persolvimus, vota facimus a Dooque supplieibus petimus precibus, ut, deprecante suavissima Deipara. Virgine Maria, materna religiosarum virtutum altriee, Instituta vostra ampliora cotidie incrementa eapiant, afferantque uberiores usque salutares fructus.

Quorum quidem fructum conciliatrix esco Apostolica BeRedictio, quam vobis singulis, diletti filii universisque vestris sodalitan effusa cantate impertimus.

Il Rettor Maggiore
Torino, 8 settembre 1964
Natività di Maria SS.ma
Confratelli e figliuoli carissimi, 1. I DESIDERI DEL PAPA
Prima di partire per prendere parte alla terza sessione del Concilio Vaticano II, mi pare opportuno invitarvi anzitutto a intensificare le vostre preghiere per il felice esito dei lavori che sono in programma e che debbono preoccupare ciascuno di noi, in adesione al desiderio del Sommo Pontefice espresso chiaramente nell´Enciclica testè emanata Ecclesiam suam. Egli sente viva la sua responsabilità di « quest´ora in cui la Chiesa deve approfondire la coscienza di sè nel piano provvidenziale del mistero nascosto da secoli in Dio; desidera correggere i difetti inevitabili nel corpo della Chiesa militante e trovare il metodo per portarla a maggior perfezione; si propone il problema del dialogo fra la Chiesa e il mondo moderno, problema la cui vastità, complessità ed urgenza pesa nell´animo suo quasi un tormento apostolico, che vuole condividere con il Corpo Conciliare e con tutti i fedeli del mondo ».

Noi certamente sentiamo ripercuotersi in noi stessi l´ansia del Papa, e non mancheremo di unirci in ispirito a Lui e al mirabile consesso della Gerarchia tutta, per ottenere dal Signore i lumi dello Spirito Santo su tutti i lavori in corso.

Il viaggio in Terrasanta a Natale, la visita ad Orvieto nel Centenario della festa del Corpus Domini, il continuo mirabile colloquio con i suoi visitatori, che cosa dicono al nostro cuore? Chi non vede nel Vicario di Cristo una delle più sensibili presenze di Dio tra noi, a conforto della nostra fede e a sostegno delle più luminose verità, che la sua parola richiama continuamente all´orecchio dei fedeli e di tutto il mondo? Come appare evidente l´intervento di Dio nella storia umana! Quando mai la Chiesa santa ebbe tante possibilità di apostolato, tanta espansione nel mondo; tante relazioni diplomatiche, tanto ascendente anche sui popoli d´altra fede? Credevano i suoi nemici di ridurla al silenzio delle Catacombe quel giorno in cui riuscirono a impossessarsi del potere temporale dei Papi, chiudendo Pio IX prigioniero in Vaticano; ed ecco che, a distanza di un secolo, il Papa è più che mai il Re universale dei suoi sudditi, acclamato, ascoltato dappertutto, venerato come Maestro di verità, angelo annunziatore di pace, di giustizia, di amore universale.

2. I TRE GRANDI AMORI SALESIANI - STRENNA 1965
Il Papa — con l´Eucaristia e l´Ausiliatrice — è uno dei tre grandi amori che ci ha raccomandati il nostro santo Fondatore sul letto di morte. Mi pare perciò doveroso invitare tutta la nostra Famiglia a prendere quest´anno come strenna generale questo invito paterno, anche perchè non deve passare dimenticato il fatto che nel 1965 si compiono i centocinquant´anni dalla nascita di Giovannino Bosco. Avremo occasione, è vero, di solennizzare tale data carissima con il Capitolo Generale, con la consacrazione del Tempio sul Colle natio e con l´inaugurazione del Pontificio Ateneo a Roma, a Dio piacendo; ma tali avvenimenti avranno tanto maggior importanza e valore morale quanto più ciascuno di noi vi concorrerà con le fervorose preghiere e la santità della vita personale. Un mezzo di sicura efficacia e di vasta portata mi pare che potrà essere l´impegnarci tutti, facendone scuola ai nostri allievi, cooperatori, cx allievi ed amici, nella devozione sovrana a Gesù Eucaristico nel santo Sacrificio della Messa e nella santa Comunione. Oggi, dopo le norme emanate dallo stesso Concilio Ecumenico, si parla molto di partecipazione liturgica alla santa Messa, ed anche noi dappertutto cerchiamo d´infervorare i giovani delle scuole e i fedeli delle parrocchie e degli oratori a prendere parte attiva ai grandi misteri della nostra Fede. Perciò sarà uno stimolo ancor maggiore la strenna dello stesso nostro Padre Don Bosco, che fu un pioniere della Comunione frequente: l´Eucaristia, il mistero della perenne presenza reale di Gesù, la santa Messa, rinnovazione del Sacrificio del Calvario e della gran Cena, il santo Tabernacolo, mistico paradiso in terra, fonte di misericordia, arca di salvezza, testimonio silenzioso dell´amore di Gesù per gli uomini, così poco riconoscenti, distratti e spesso increduli: Et mundus Eum non cognovit. Quotquot autem receperunt Eum, dedit eis potestatem filios Dei fieri. Ecco l´occasione propizia per dare ai nostri fedeli ascoltatori lezioni di fede, inviti all´amicizia di Gesù, argomenti inoppugnabili contro l´incredulità dilagante.

L´ateismo è oggi l´eresia paurosa che minaccia tutte le nazioni, non soltanto quelle invase dal comunismo: e noi con la Crociata Eucaristica cercheremo di porre argine, di elevare un muro di difesa nelle menti e nei cuori contro l´opera di Satana che vuoi divinizzare l´uomo, detronizzando il vero Dio, con tutte le conseguenze funeste di cui è testimonio eloquente l´attuale perversione. Ecco dunque la strenna 1965:
STRENNA 1965
Nel terzo cinquantenario della nascita di San Giovanni Bosco — 1815-1965 — coltiviamo in noi stessi e diffondiamo tra i nostri allievi e fedeli le devozioni care a Don Bosco: all´Eucaristia, a Maria Ausiliatrice e al Papa, e in modo particolare all´Eucaristia.
Le strenne particolari a cui saranno invitati i giovani (l´educazione del carattere) ed i Cooperatori ed cx allievi (l´educazione dei figli in famiglia) possono benissimo trovare l´ispirazione e la base più sicura nel culto all´Eucaristia e nella frequenza ai santi Sacramenti, mentre l´amore all´Ausiliatrice e al Papa saranno le sovrane guide della loro vita.

Intanto, per concludere l´anno in corso, nei quattro mesi che ancora rimangono potremo arricchire il manto prezioso del sogno sulla Pia Società Salesiana, lavorando in settembre ed ottobre sulle virtù della Povertà e della Castità, mentre avrò modo di esortarvi a concluderlo con novembre e dicembre fissando la vostra attenzione sul prezioso orlo e sulla scritta ancor più preziosa.

3. L´ISTITUTO SECOLARE: « VOLONTARIE DI DON BOSCO »
Concludendo, ecco la bella novità che ho il piacere di presentarvi ufficialmente: l´inizio, ormai consolante di frutti, dell´Istituto secolare Volontarie di Don Bosco. Un cenno storico ne illustra le origini per opera del Servo di Dio Don Rinaldi; la prima conferma e approvazione di S. Eminenza il Card. Maurilio Fossati, arcivescovo di Torino gli apre la via all´espansione. Posso confidarvi che ormai le aderenti effettive superano le trecento e che il Capitolo Generale sarà informato dello Statuto sul quale esse vanno organizzandosi e dell´utilità che potranno recare alla vita della Chiesa e delle nostre due Famiglie religiose. Il loro lavoro, oltre la vita religiosa intima, sarà tra i Cooperatori, nelle parrocchie, nelle scuole e nelle più svariate organizzazioni cattoliche, nella ricerca di vocazioni e per tutti i bisogni sociali. La Madonna Ausiliatrice che ha ispirato questa nuova opera si degni di assisterla, proteggerla, moltiplicarla a gloria di Dio e per il bene delle anime.

Vi porgo i saluti più cordiali e l´assicurazione che a Roma avrò sempre presente tutti e ciascuno ogni qual volta potrò godere della presenza del Vicario di Cristo e della sua paterna benedizione.

Anche voi ricordatevi spesso del vostro aff.mo
SAC. RENATO ZIGGIOTTI
DECRETO DI APPROVAZIONE
DELL´ARCIVESCOVO DI TORINO
MAURILIUS
TITULI S. MARCELLI S.R.E. PRESBYTER CARDINALIS
FOSSATI
DEI ET APOSTOLICAE SEDIS GRATIA
ARCHIEPISCOPUS TAURINENSIS
SACRAE THEOLOGIAE ET IURIS UTRIUSQUE FACULTATUM
MAGNUS CANCELLARIUS
Orientis Salesianae Familiae cum primum divus Ioannes Bosco Constitutiones Sacrae Episcoporum et Regularium, Congregationi probandas dedisset, alterum quoque ordinem Sociorum Externorum exhibuerat, qui suae quisque domus nativae consuetudine servata, praecepta religiosa vitae condicioni consentanea tenerent et Societatis praecipuae operibus adstipularentur.
Praematura vero fuisse studia tempora edixerunt. Causa igitur ad commune statutum canonicum reducta, Dei Vir Cooperatorum Salesianorum Piam, Unionem aperuit. Is denique qui piissimi Conditoris sortem tertius excepit, Dei Serre Philippus Rinaldi, quod animis studium iampridem inhaeserat sitienter expetivit et anno MCMXVII Piam Adsociationem praeformavit puellarum seu virginum, quae in saeculo castitatis privato voto Deo sacratae et paupertatis ac oboedientiae amore devinctae, ceteris solutae curis, christiani apostolatus oflciis, praesertim in adulescentularum coetibus, vacarent.
Admodum Reverendus Renatus Ziggiotti, qui universae Salesianorum Societati nunc sollertissimus praesidet, huius temporis necessitatibus Operam aequavit. Quo factum est ut brevi Consociatio floruerit et in Italas aliasque gentes diffluxerit maioris in dies incrementi praenuncia.
Pastoralis Nostri °filai onera meditati tantisque operibus laetati, quae in Nostrae Diocesis dicione primordia habuerunt, negotium hoc libentissimi perpendimus et Reverendissimi Domini Sacerdotis Renati Ziggiotti, Societatis Salesianae Moderatoris Supremi precibus adnuentes, hoc Nostro Decreto Piam, Associationem canonicis praeceptis congruentem erigimus acque iuris capite donamus sub titulo « Volontarie di Don Bosco » eiusdemque Statuta adprobamus iuxta tabulas heic additas. Supremo vero Societatis Salesianae pro tempore Rectori quodlibet in Associationem « Volontarie di Don Bosco » regimen seu manum ex qua Nos fruimur potestate tribuimus.
+ M. CARD. FOSSATI Archiepiscopus
Can. TITUS BADI Cancell. Arch.
Dalum Augustae Taurinorum in Festo S. Ioannis Bosco, die 31 mensis ianuarii, anno 1964
(segue traduzione italiana)
MAURILIO
DEL TITOLO DI S. MARCELLO CARDINALE PRETE DI S.R.C.

FOSSATI
PER GRAZIA DI DIO E DELLA SEDE APOSTOLICA
ARCIVESCOVO DI TORINO
GRANDE CANCELLIERE
DELLE FACOLTÀ. DI TEOLOGIA E UTRIUSQUE DIRITTO
Nelle Costituzioni della nascente Famiglia Salesiana consegnate da San Giovanni Bosco alla Congregazione dei Vescovi e Regolari per la debita approvazione, Egli accennava anche ad un secondo Ordine di « Soci Esterni », i quali, pur conservando il tenore di vita dell´ambiente natale, osservassero però delle Regole proprie dello stato di vita religiosa e si dedicassero alle opere specifiche della principale Società.

Ma questo progetto si rivelò prematuro per quei tempi. Pertanto l´Uomo di Dio rielaborando l´idea secondo le norme comuni del diritto canonico, istituì la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani.

Finalmente il Servo di Dio Filippo Rinaldi che come terzo Successore raccolse l´eredità del piissimo Fondatore, con ardore riprese in mano il progetto che da tempo era nelle aspirazioni, e nell´anno 1917 diede vita a una Pia Associazione di Fanciulle e Vergini, che, consacrate a Dio con voto privato di castità nel secolo, e pervase da spirito di povertà ed obbedienza, libere da ogni altra cura, si dedicassero ad impegni di apostolato cristiano, soprattutto tra le classi delle giovinette.

Il Reverendo Don Renato Ziggiotti, che ora regge con molta solerzia le sorti dell´intera Società Salesiana, volle adeguare l´opera alle necessità dei tempi moderni. In seguito a ciò l´Associazione in breve tempo fiorì e si diffuse in Italia e all´estero, lasciando presagire sviluppi sempre maggiori.

Noi, consci dei doveri del Nostro pastorale ministero, lieti per tante opere, che nell´ambito della Nostra Diocesi ebbero i natali, abbiamo esaminato di buon grado questo negozio e accogliendo la supplica del Reverendissimo signore Sacerdote Renato Ziggiotti, Rettor Maggiore della Società Salesiana, con questo Decreto la erigiamo in Pia Associazione a norma delle disposizioni canoniche e le diamo personalità giuridica sotto il nome di « Volontarie di Don Bosco », e ne approviamo gli Statuti secondo il testo qui allegato.

Inoltre demandiamo di autorità nostra ordinaria al Rettor Maggiore pro tempore della Società Salesiana qualunque potere di governo sull´Associazione delle « Volontarie di Don Bosco ».
MAURILIO FOSSATI
(timbro)                                                                  Arcivescovo
Can. TITO BADI Cancell. Arciv.
Dato in Torino nella Festa di San Giovanni Bosco, il giorno 31 del mese di gennaio, anno 1964

Novembre-Dicembre 1964                                        N. 239
IL RETTOR MAGGIORE:
1. La Chiesa nel mondo attuale. — 2. La conclusione del sogno di
San Benigno. — 3. Gli altari del Tempio a San Giovanni Bosco.

Il Rettor Maggiore
Roma, 25 ottobre 1964
Confratelli e Figliuoli carissimi,
. LA CHIESA NEL MONDO ATTUALE
Questo numero degli Atti, come vedete, è datato da Roma, nella Festa di Cristo Re, mentre stiamo a metà della terza sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II, e mentre si svolge interessantissima la trattazione del tema: « La Chiesa nel mondo attuale ». In queste due ultime domeniche si svolse nella Basilica di San Pietro dapprima la Canonizzazione dei martiri dell´Uganda e il mondo si commosse leggendo gli atti del loro martirio, che nulla avevano da invidiare a quelli dei nostri primi martiri al tempo delle grandi persecuzioni degli imperatori romani, per la´ ferocia brutale che seppero sopportare e per la serenità, la gioia, il coraggio con cui si lasciarono martoriare per amore alla loro fede, nella certezza del premio. Nel giorno sacro a Cristo Re, oggi, 25 ottobre, abbiamo assistito alla beatificazione del sacerdote Luigi Guanella, che quando si vide ostacolato dalla setta imperante nei suoi sogni apostolici passò tre anni già sacerdote con Don Bosco; e poi, tornato al clero secolare, divenne fondatore delle due Congregazioni dei Servi della Carità e delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza, mantenendosi strettamente unito al nostro caro Padre, come il beato Murialdo.

Sono fulgori di santità modernissimi che ben possono essere proposti come modelli ai nostri giovani e a noi, per stimolarci a vincere tutte le nostre difficoltà nel divino servizio.

Anche « la Chiesa nel mondo attuale » trova sempre occasioni di martirio e di immolazione se vuole compiere la sua missione di bene. E perchè non ricordare, carissimi, una statistica che ho colto in questi giorni sulle labbra di un nostro Vescovo, il quale in una conferenza sul comunismo potè presentare agli uditori a Salerno le prodezze compiute dai comunisti in Spagna nei tre anni famosi 1936-39? 17 vescovi trucidati, 15.272 sacerdoti e oltre 7.000 laici uccisi, 20.000 chiese profanate o distrutte: ecco i frutti preziosi che la Chiesa ha colto anche nei nostri tempi per la sua santa causa, mentre le guerre di questi cinquant´anni hanno mietuto milioni e milioni di vittime e moltitudini senza numero sentono gravare da lunghi anni il giogo di satana, nelle zone a noi ben note!
Ma questo è soltanto uno degli aspetti, e certamente il più tragico, della vita attuale della « Chiesa nel mondo »!
Più consolante e oggetto dello studio piú accurato è il contributo che la Chiesa si propone di portare nel mondo tutto, vicino e lontano, dall´uomo singolo all´uomo nella società, dal nucleo familiare ai complessi industriali, commerciali e politici, nel campo educativo e in tutta la cultura, nel tempo libero, nel divertimento, nelle comunicazioni sociali, in paesi cristiani come tra i musulmani e i pagani, nei centri metropolitani e nelle missioni, tra i malati d´ogni specie, gli affamati e in tutta la gamma dei lavoratori: dovunque la Chiesa può portare la luce della verità, della ragione e dell´amore, purchè riesca a penetrare e a trovare orecchie e cuori disposti ad ascoltarne la buona novella.

Carissimi Confratelli, nell´ascoltare le dotte e pastorali esplicazioni di questo tema vastissimo, che per la prima volta viene trattato da un Concilio Ecumenico su vasta scala, e con una rappresentanza veramente universale del mondo civile e missionario, penso alla nostra partecipazione, piccola, minuscola invero, ma fervorosa e per divina grazia efficacissima nel corso di questo nostro primo secolo di vitalità! Le moltitudini di giovani sognate dal nostro santo Fondatore si sono succedute e moltiplicate di anno in anno tra tutte le Nazioni del mondo; chiese, cappelle e case di formazione, scuole e laboratori; parrocchie, oratori e missioni; Cooperatori, Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, Famiglie religiose a noi associate, sotto tutti i climi e con il medesimo metodo, con la ispirazione e protezione materna dell´Ausiliatrice... Oh siano rese grazie a Dio! si è lavorato e si lavora in perfetta armonia con i nostri vescovi alla conquista delle anime a Dio. Nel nostro piccolo Don Bosco nel mondo è già una bandiera spiegata, a realizzare ciò che il Concilio desidera e proporrà dopo lungo studio, per dar norme e coraggio a tutti in questa vastissima e nobilissima impresa. Non credo di mancare al segreto professionale presentando anche a voi alcune proposizioni del proemio di detto schema in discussione, per animarvi a cogliere l´invito della Chiesa ad un´attività sempre più fervida nel campo a noi riservato.

« Le gioie e i dolori, le speranze e le ansie degli uomini di questo tempo, specialmente dei poveri e dei tribolati, sono pure le ansie e le speranze, le gioie e i dolori di questo Concilio. Siamo tutti egualmente uomini, membri dell´innumerevole famiglia creata da Dio ad abitare la terra a noi affidata, affinchè la coltiviamo unanimi, nella prospera e nell´avversa fortuna, nel comune sforzo del progresso. E noi per di più siamo chiamati a formare la vera famiglia dei figli di Dio in Cristo Gesù, che abbraccia nel suo amore tutti gli uomini d´ogni razza e d´ogni lingua, d´ogni nazionalità e condizione, perchè Egli venne a liberare tutti dalla miseria del peccato, per riunire tutti e governarci con la legge dell´amore, dell´unità di spirito e della pace.

Chi non vede quanto lontano sia il genere umano dalla vera soluzione della cultura? Non camminano di pari passo la tecnica e la sapienza umana! E quale compito ´è per la Chiesa parlare un linguaggio comprensibile e accettabile a tutte le categorie di uomini, ai distratti, agli svogliati e ai sordi e ciechi volontari, per presentare loro Cristo vero Dio e vero uomo, luce e salvezza del mondo! ».

Ecco in sintesi lo studio che sta facendo in questi giorni il Concilio e che domani anche noi per la nostra modesta partecipazione ci proporremo di fare, in preparazione e nel corso del prossime Capitolo Generale: andare incontro alla nostra gioventù e a tutte le categorie di persone con cui dobbiamo trattare nelle nostre Case e Missioni, con l´animo disposto a tutto sacrificare per comprenderne i bisogni, rinnovandoci nello spirito per soccorrere, dirigere, salvare le anime, partecipando loro la divina Grazia e la visione del premio eterno.

2. LA CONCLUSIONE DEL SOGNO DI SAN BENIGNO
Carissimi, è prossimo l´Avvento, e ci attendono presto le feste dell´Immacolata e del Santo Natale. Quale modo migliore per santificare questo periodo che ricordare l´ultimo pensiero che ci presenta il sogno di. Don Bosco sul manto prezioso di cui dobbiamo rivestirci?
Ci resta da fare un breve commento alle massime che adornano l´orlo del manto e che nella loro apparente semplicità racchiudono come il segreto della conquista delle grandi virtù, diamanti splendenti, a cui si arriva gradualmente, pazientemente, con la pratica delle piccole virtù:
Argomento della predicazione: mattino, mezzogiorno e sera: Colligite fragmenta virtutum: raccogliete le briciole delle virtù ´ (le piccole virtù) è vi costruirete un grande edificio.

Guai a voi se disprezzate le piccole cose: a poco a poco cadrete, andrete in rovina ».

E quali sono le piccole cose che costituiscono i tarli in sostituzione dei diamanti? È un elenco pauroso l´enumerazione che il sogno fa presentandoci il manto nella seconda scena del sogno: sonno e accidia, riso e discorsi frivoli, negligenza nel compimento dei doveri verso Dio, ricerca di se stesso, golosità, abuso del danaro, oziosità, concupiscenza degli occhi, superbia della vita, comodità nelle camere, nel cibo, nel vestito; soverchio attaccamento alle cose terrene e possiamo aggiungere oggi: la ricerca delle notizie mondane dei giornali frivoli, divertimenti, gite, ecc.

C´è da fare un esame accurato di coscienza per tutti, cari Confratelli, e da rimanere pensosi, o forse da impallidire come Don Cagliero, da svenire come Don Lasagna o meglio da mettersi in ginocchio a pregare come Don Francesia, il conte Cays e Doh Barberis.

Dio ci liberi da questi tarli roditori dello spirito salesiano e rovina delle nostre Comunità: come potremmo correre alla salvezza dei nostri fratelli, se non sappiamo vincere noi stessi e mantenere il fervore dell´osservanza, della pietà, della vita comune, dell´umiltà, dell´amore fraterno, dello zelo per la salvezza delle anime?
Nel mese di novembre che ci ravvicina ai nostri defunti, pensiamo ad imitare quelli che ci hanno preceduti con il loro esempio, con la loro parola e con il loro affetto; nel mese di dicembre gettiamoci con filiale confidenza ai piedi di Maria SS.ma Immacolata, invocando la sua materna protezione e corriamo umilmente pentiti alla grotta di Betlemme, adorando l´annientamento del Verbo incarnato, giurandogli maggior fedeltà alla nostra santa vocazione e maggior zelo, per cooperare con Lui alla conquista del mondo iutiero e alla vittoria sull´eterno implacabile, perfido nemico delle anime, satana, attuando il programma apostolico del Concilio Ecumenico.

3. GLI ALTARI DEL TEMPIO A SAN GIOVANNI BOSCO
Siamo giunti ormai ai lavori per l´interno delle due Chiese che si sovrappongono nel Tempio al Colle Don Bosco e mi pare doveroso accompagnare il cenno che ve ne dà l´Economo Generale, rev.mo Don Pilla, in questo stesso numero degli Atti.
Fu una delle ultime preoccupazioni del defunto sig. Don Giraudi determinare la dedicazione degli altari in ambedue le Chiese, inspirandosi alle nostre tradizioni e alle principali devozioni familiari salesiane.

Il Capitolo Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice ha già fatto una prima generosa offerta per l´altare di Santa Maria Mazzarello; le due Ispettorie degli Stati Uniti si sono proposte di erigere l´altar maggiore della Chiesa superiore; ed ora io vengo a offrire a tutte le Ispettorie nostre l´occasione propizia per unirsi fraternamente e liberamente nell´impegno di lasciare una memoria perenne della loro filiale devozione, assumendosi le spese per gli altri altari e gli accessori consueti. Avranno tempo e modo gli Ispettori di accordarsi durante il Capitolo Generale; intanto noi procediamo nella preparazione, pensando pure al modo più conveniente di perpetuare la memoria di tutte le offerte ricevute nella campagna dei mattoni, come pure per la dedicazione degli altari.

Concludo, carissimi, inviandovi da Roma tutte le benedizioni che riesco a ricevere dal Sommo Pontefice e i più cordiali
auguri per il Santo Natale e il nuovo anno 1965. Anche voi pregate per me,
aff.mo in C. J.

SAC. RENATO ZIGGIOTTI



COMUNICAZIONI E DOCUMENTI
1. Movimento delle nostre Cause di Beatificazione e Canonizzazione durante l´anno 1964

  1. VENERABILE DON MICHELE RUA

Assecondando l´aspettativa di tutta la Congregazione e specialmente le ansie paterne del rev.mo Rettor Maggiore, si sono prece in attenta considerazione alcune guarigioni attribuite all´intercessione del venerabile Don Michele Rua. Qualcuna riveste il carattere evidente di semplice grazia; altre sembrano rasentare i confini del prodigio, ma non è sempre facile avere tutti gli elementi tecnici e le testimonianze qualificate che occorrono per avviare un processo canonico.

Una guarigione singolare degli ultimi tempi è allo studio, nella speranza che possa offrire tutti i requisiti del caso tanto invocate. Si raccomanda d´insistere nella richiesta di grazie e nella preghiera onde avere al più presto il fatto miracoloso da presentare al supremo verdetto della Santa Sede.

  1. SERVO DI DIO DON ANDREA BELTRAMI

Nel 1959 ebbe luogo la Congregazione Antepreparatoria sulle virtù, ma per circostanze particolari non se ne conobbe l´esito fino a quest´anno. Il 2 aprile u.s. il Santo Padre, informato dal Promotore Generale della Fede, concesse benignamente la facoltà di procedere oltre; e otto giorni dopo ci erano consegnate le Animavversioni o difficoltà fatte nel 1959 dai Padri Consultori contro l´eroicità delle virtù del Servo di Dio.

Data l´importanza praticamente decisiva di ogni Congregazione Preparatoria (quella che pressimamente toccherà alla Causa del Servo di Dio), si è curata con particolare diligenza la Risposta alle difficoltà; e il 10 ottobre fu consegnata al Promotore Generale della Fede la Nova Positio super Virtutibus, nella speranza che alla prossima discussione incontri il parere favorevole dei sigg. Cardinali, Prelati e Consultori.

Si ottennero a questo effetto due voti privati di valenti teologi degli Atenei romani su particolari questioni e si stampò un florilegio di lettere del servo di Dio.

  1. SERVO DI Dio DON AUGUSTO CZARTORYSKI

Fin dal 1960 è pronta la Posizione sulle Virtù presso il Promotore Generale della Fede, in attesa che sia discussa in Congregazione Antepreparatoria.

  1. SERVI DI Dio SUOR TERESA VALSE-PANTELLINI E ZEFIRINO NAMUNCURA.

Il Sommario e l´Informazione delle rispettive Posizioni sulle Virtù sono presso il Promotore Generale della Fede che le studia d´ufficio onde presentarci, appena pronte, le sue Difficoltà.

  1. SERVI DI DIO MONS. LUIGI VERSIGLIA E DON CALLISTO CARAVARIO

Ottenuto l´anno scorso il Decreto sulla validità dei Processi Ordinari e Apostolici — Decreto che riconosce degne di fede le testimonianze e le dichiarazioni scritte in essi riportate — si sono diligentemente preparati e fatti stampare il Sommario sul Martirio dei Servi di Dio con le deposizioni giurate e i documenti (un volume di 500 pagine) e la Informazione che espone in modo breve e ordinato i cenni biografici dei presunti martiri e la dimostrazione storica e teologica del loro martirio.

Le due parti riunite, con l´aggiunta del Sommario sugli Scritti, furono consegnate al Promotore Generale della Fede il 30 maggio u. s. per lo studio d´ufficio che è di sua competenza. Dopo di che si potrà addivenire alla discussione sul martirio.

  1. SERVA DI DIO DONNA DOROTEA CHOPITEA VED. SERRA

Il 6 febbraio di quest´anno fu emanato il Decreto sulla Validità dei Processi Ordinari e Apostolici di Barcellona e Torino. Sono ora in preparazione e in corso di stampa il Sommario e l´Informazione sulle sue Virtù.

  1. SERVA DI DIO SUOR MADDALENA MORANO

È pronta dall´anno scorso la Posizione per l´Introduzione della Causa e si attende che venga discussa in Congregazione Ordinaria.

  1. SERVI DI DIO DON FILIPPO RINALDI e LAURA VICURA

Il Sommario e l´Informazione delle rispettive Posizioni per l´Introduzione della Causa giacciono da tempo presso il Promotore Generale della Fede in attesa delle Difficoltà di rito.

  1. SERVO DI DIO DON LUIGI VARIARA

L´anno scorso furono approvati i suoi Scritti; ora è in preparazione il Sommario super Causae Introductione. È pronta un´ampia e documentata biografia.

  1. SERVO DI DIO DON LUIGI MERTENS

L´anno scorso la Cancelleria della Sacra Congregazione dei Riti consegnò alla Postulazione la Copia Pubblica del Processo Addizionale di Liegi. L´ll maggio di quest´anno si è ottenuto il Nulla Osta del Sant´Officio; e il 30 luglio abbiamo ricevuto la Copia Pubblica del Primo Processo di Liegi.

Si aspetta ora l´approvazione degli Scritti, mentre si pensa alla stampa del Sommario super Causae Introductione. Gli scritti del Servo di Dio sembrano offrire importante materiale per lo studio della sua vita interiore.

  1. MARTIRI DI VALENZA E BARCELLONA

Il 2 settembre u. s. furono consegnate alla Postulazione le Copie Pubbliche, in 6 volumi, dei Processi Ordinari tenutisi a Valenza (Spagna). Ora si sta preparando la Posizione sugli Scritti dei Servi di Dio, essendo già pronti i voti dei due Revisori Teologi nominati d´ufficio per la revisione.

  1. MARTIRI DI MADRID E SIVIGLIA

Riteniamo imminente la consegna alla Postulazione delle Copie Pubbliche dei Martiri di Madrid, e speriamo vengano presto anche quelle dei Martiri di Siviglia. Anche per gli Scritti dei due gruppi di martiri sono pronti i voti :dei rispettivi Revisori Teologi.

  1. SERVO DI DIO MONS. LUIGI OLIVARES

Al Processo Ordinario cominciato a Roma il 24 maggio dell´anno scorso, si tennero finora 26 Sessioni e furono già escussi 18 testimoni. Mentre è in corso questo Processo, si è cominciato quello Rogatoriale nelle Diocesi di Nepi e Sutri onde esaminare i testimoni che non possono presentarsi a Roma.

  1. SERVO DI Dio DON RODOLFO KOMOREK

Come si annunciò l´anno scorso il Processo Ordinario del Servo di Dio si è iniziato a San José dos Campos (San Paolo, Brasile) il 31 gennaio di quest´anno, festività di San Giovanni Bosco. Le sessioni tenutesi finora sono più di 50 e sono 18i testimoni già esaminati.

  1. SERVO DI DIO SIMONE SRUGI

L´ll maggio u. s. ebbe inizio a Gerusalemme il Processo Ordinario del Servo di Dio, gloria dei nostri Coadiutori. Le sessioni si susseguono con regolarità e furono già esaminati parecchi dei 60 e più testimoni che, come nelle due Cause precedenti, si presenteranno a deporre sulla vita e virtù del Servo di Dio.

Come si vede le Cause dei nostri Servi di Dio, nonostante che molte energie della Sacra Congregazione dei Riti siano consacrate specie quelle degli Em.mi Cardinali, ai lavori del Concilio Ecumenico Vaticano II, sono in movimento.

Si spera anzi di offrire presto alla Congregazione un volume contenente i profili spirituali di tutti i nostri candidati all´onore degli altari. Occorre però che s´invochi fiduciosamente il loro patrocinio. Vorremmo indicare a questo proposito in modo particolare, dato l´avanzamento delle loro Cause, i Servi di Dio Don Andrea Beltrami e Principe Augusto Czartoryski.

Roma, 24 ottobre 1964.

SAC. CARLO ORLANDO
2. Calendario di Segreteria
Per facilitare la desiderata e tanto necessaria puntualità nei rapporti degli Uffici Ispettoriali con il Capitolo Superiore, offriamo, ad experimentum, un elenco cronologico dei vari documenti che devono essere spediti ogni anno, affinchè si organizzi il lavoro in modo da soddisfare tempestivamente a questo obbligo d´ufficio, tanto importante per il buon andamento generale.
Se qualcuno trovasse qualche inconveniente nelle date proposte, si prega di farlo presente per eventuali modifiche.
Mese di Gennaio
Per le Ispettorie del II volumeldell´Elenco Generale
Entro la prima quindicina del mese. Devono giungere al Capitolo Superiore le Proposte per le Nomine dei Direttori, Economo Ispettoriale, Consiglieri e Maestro di Novizi di prossima scadenza, valendosi dei moduli appositi che si possono richiedere alla Segreteria Generale. Quando si tratta del Direttore di una Casa nuova, si indichi la data di erezione canonica (se fu già fatta), lo scopo della Casa e l´indirizzo postale.

Mese di Febbraio
Per le Ispettorie del II volume dell´Elenco
Entro il mese. Deve giungere ogni anno al Capitolo Superiore:
1° La Relazione Ispettoriale annuale, corrispondente all´anno scolastico
anteriore, secondo la traccia stampata nelle due pagine interne della copertina spedita all´uopo. Ricordiamo la speciale importanza del punto 14°, da svolgersi in risposta ai quesiti della Relazione quinquennale alla Santa Sede.

2° Contemporaneamente alla Relazione Ispettoriale devono giungere le Statistiche dell´anno scolastico anteriore (Case, Prospetto generale, Defunti, Usciti). Il foglio speciale riguardante l´Ispettoria non occorre più, perchè compreso nelle risposte alla Relazione quinquennale alla S. Sede.

Per tutte le Ispettorie
Le Cronache delle singole Case da spedirsi al Capitolo Superiore devono riassumere un periodo di cinque anni corrispondenti a quelli della Relazione quinquennale alla Santa Sede (cfr. Atti del Capitolo Superiore, n. 226), 1963-67, 1968-72... ecc. Appena trascorso il relativo quinquennio, entro il mese di febbraio seguente, le suddette Cronache dovranno giungere al Capitolo Superiore in doppia copia. Non si dimentichi però che, per le Case e per la propria Ispettoria, questa Cronaca storica deve essere compilata ogni anno (cfr. Atti del Capitolo Superiore, n. 213, Pag. 20). ,
Mese di Marzo
Per le Ispettorie del II volume dell´Elenco
Entro il mese. Devono giungere alla Segreteria Generale le prime bozze per il nuovo Elenco, vol. IL Per questo lavoro si utilizzino le stesse bozze dell´anno anteriore, spedite da questa Segreteria Generale, completate e corrette secondo le istruzioni annesse. Siano spedite per via aerea, quanto prima, affinchè giungano a destinazione non oltre al 31 marzo. Ogni ritardo cagiona inconvenienti; per ciò si prega di anticipare il più possibile tale spedizione, anche a costo di comunicare in seguito qualche modifica. A tale scopo si spediscono ordinariamente nuove bozze per le ultime correzioni, quando le prime sono giunte per tempo.

Mese di luglio
Per le Ispettorie del I volume dell´Elenco
Entro il mese. Devono giungere al Capitolo Superiore le Proposte per le nomine delle cariche di prossima scadenza, seguendo le stesse norme indicate sotto il mese di gennaio per le Ispettorie del II volume.

Mese di Ottobre
Per le lspettorie del I volume dell´Elenco
Entro il mese. Devono giungere alla Segreteria Generale le prime bozze per il nuovo Elenco, vol. I. Si rileggano le osservazioni fatte sopra, sotto il mese di marzo, per la spedizione delle bozze del II volume dell´Elenco, (applicabili anche al I), riguardo all´urgenza di anticipare il più possibile tale spedizione, mai oltre il 31 del mese.
Per tutte le Ispettorie
Nella prima quindicina del mese. Devono giungere alla Segreteria Generale: 1° La lista delle Case nuove, aperte o da aprirsi durante l´anno, con le opere che abbracciano; da pubblicarsi nella lettera annuale del Rettor Maggiore, sul Bollettino Salesiano.
2° La richiesta del numero di copie occorrenti per il nuovo anno, dei vari stampati che si spediscono d´ufficio a tutte le Ispettorie, ossia:
Elenco Generale della Congregazione, I e II vol.

Atti del Capitolo Superiore in carta ordinaria e in carta leggera per la spedizione aerea alle Ispettorie extra Europa.

Casus Conscientiae e liturgici per i sacerdoti e teologi di 3° e 40 corso, con le rispettive Solutiones per i Superiori.

Ordo Missae per i Sacerdoti e per le varie Cappelle o Cappellanie.

Moduli per i Rendiconti amministrativi delle Ispettorie e delle Case.

Moduli per le nomine di Direttori, Consiglieri, ecc.

Opuscolo dei Privilegi per i nuovi Sacerdoti, che non li abbiano ricevuti nello Studentato.

Mese di Novembre
Per le Ispettorie del I volume dell´Elenco. - Entro il mese:
1° Deve giungere al Capitolo Superiore la Relazione Ispettoriale annuale, corrispondente all´anno scolastico anteriore, secondo la traccia stampata nell´interno della copertina. Ricordiamo la speciale importanza del punto 14°, da svolgersi in risposta ai quesiti della Relazione quinquennale alla Santa Sede.

2° Insieme alla, Relazione Ispettoriale, unire le Statistiche dell´anno scolastico anteriore (Vedi punto 2° del mese di febbraio per le Ispettorie del II vol.).

Si procuri di tenere sottomano questo calendario e consultarlo col dovuto anticipo per poter essere puntuali al suo adempimento.
Roma, 16 novembre 1964.

Confratelli e figliuoli carissimi,
mi sono affrettato ad aggiungere agli Atti del Capitolo in corso di stampa la bellissima notizia che ho appreso oggi dell´andata del Sommo Pontefice nel nostro Collegio Don Bosco di Bombay nelle giornate del Congresso Eucaristico prossimo.

Ho subito inviato una lettera di ringraziamento a S. Santità per il dono inatteso, altamente onorifico, che concede a quel nostro Istituto; e sento il dovere di comunicare a voi tutti questo avvenimento straordinario, affinchè il nostro coro di preghiere e di affetto verso il Vicario di Cristo sia a Lui di conforto e ottenga a noi specialissime benedizioni e grazie nei giorni del suo pio pellegrinaggio.

Ho pure creduto doveroso umiliare ai suoi piedi una graziosa offerta in unione con tutti i Vescovi del Concilio per completare il dono della preziosa Tiara che egli donò al Congresso per la campagna della fame a favore di quel gran popolo.

Vi prego di animare tutta la nostra gioventù dei Collegi, le Parrocchie, gli Oratori, le stesse Missioni a intensificare nei giorni del Congresso Eucaristico le preghiere e le opere sante, affinchè il Congresso riesca un trionfo di Gesù e una glorificazione del suo Vicario per la prima volta pellegrino in quelle terre.

Rinnovati auguri di Santo Natale e ringraziamenti per gli auguri onomastici che mi avete mandato.

Aff.mo
SAC. RENATO ZIGGIOTTI
Gennaio-Febbraio 1965                                             N. 240
IL RETTOR MAGGIORE:
1. Anno Santo Salesiano — 2. Maria Santissima Madre della Chiesa e della nostra Congregazione — La Strenna 1965, sull´Eucaristia.

Il Rettor Maggiore
Torino, 1. gennaio 1965
Confratelli e figliuoli carissimi,
1. ANNO SANTO SALESIANO
In prossimità della festa che tutti ci unisce attorno all´altare del nostro caro Padre, ho chiesto a Lui una specialissima benedizione per tutti noi e per le nostre case, allievi, ex allievi, cooperatori ed amici. Ricordiamo infatti i 150 anni dalla sua nascita (1815-1965) e i 30 anni dalla sua canonizzazione (1934), e ci prepariamo al XIX Capitolo Generale, che si annuncia solenne per la sua celebrazione in Roma, all´ombra del Vaticano e sotto gli occhi del Papa, con lo studio accurato di problemi importanti a cui avete apportato una collaborazione straordinaria, accuratissima.

Il nostro caro Padre, attorniato in Paradiso dalle migliaia di figli e devoti, in estatica contemplazione della Madre Ausiliatrice della Chiesa, del suo divin Figlio e della Trinità Santissima, non mancherà certamente di intercedere per noi pellegrini verso la Città santa, e di concederci tutte le grazie di cui abbiamo bisogno, per compiere sempre meglio la nostra umile missione terrena.

È questo per noi un anno santo, nel quale ci proponiamo di erigere in suo onore il tempio sul Colle natìo e di inaugurare la sede del Pontificio Ateneo Salesiano: debbono essere come due grandiose fontane di salesianità, simili a quelle che cantano un inno perenne in piazza San Pietro, e che alimenteranno l´una la devozione al nostro caro Padre e l´altra la diffusione del suo spirito nella nostra Famiglia dall´Oriente all´Occidente, da settentrione alle estreme punte meridionali dell´Asia, dell´Africa e dell´America.

Vorrei che tutti sentiste la commozione e l´entusiasmo che per questi avvenimenti provano certamente gli anziani e i responsabili dell´andamento della Congregazione, per animarvi a trascorrere l´anno in devoto raccoglimento e in fervorosa preghiera. A noi il Signore concede la grazia di assistere allo svolgimento del Concilio Vaticano II e di goderne già i primi frutti deliziosi; a noi concede di accompagnare il Sommo Pontefice nei suoi voli missionari e di ascoltarne la viva voce o di leggere i suoi messaggi evangelici quasi ogni giorno, come mai nella storia della Chiesa; a noi la gioia di ammirare la provvidenziale storia di questi 150 anni, dal primo vagito di Giovannino nella casetta dei Becchi, allo sviluppo attuale della sua Famiglia, che pare corrisponda pienamente al disegno di Dio nella lotta ingaggiata dalla Chiesa contro il razionalismo e il laicismo dilagante dalla rivoluzione francese ad oggi.

2. MARIA MADRE DELLA CHIESA E DELLA NOSTRA CONGREGAZIONE
Nella festa recente dell´Immacolata Concezione mi fiorì nella mente un pensiero che voglio accennare anche a Voi, cari Confratelli, ad onore della Madonna.

Nel secolo scorso in Europa si sono succedute parecchie apparizioni celebri, che ora sono ricordate da tre celeberrimi Santuari: alla Salette nel 1846, a Lourdes nel 1858, a Fatima nel 1917. E sempre i piccoli furono i prediletti della Vergine, e le folle accorrono anche oggi numerosissime e si moltiplicano i miracoli a confusione degli increduli e degli indifferenti. Ma noi abbiamo documentate nelle Memorie Biografiche una serie ininterrotta di apparizioni al nostro caro Padre dal 1824, quando fanciullo contava appena nove anni e poi in tutto il corso della vita, nei sogni, nelle previsioni, nella lettura delle coscienze, nelle guarigioni portentose. E il Santuario che attrae le folle di giovani e di anime è la nostra Congregazione, nelle quasi tremila Case che la Madonna ha fatto nascere e continua a fabbricare per mano dei suoi Figli e delle sue Figlie che insieme sommano ormai a quarantamila. Come non riconoscere che ciò fu fatto dal Signore per la potente intercessione della nostra Ausiliatrice? Come non sentirci commuovere a tale spettacolo e animare a sempre maggior impegno di riconoscenza e di devota osservanza? A Domino factum est istud et est mirabile in oculis nostris diceva già il personaggio misterioso a conclusione del sogno dei diamanti, che abbiamo meditato l´anno scorso e che risale al 1881. Chi non vede oggi avverata la profezia? Continuiamo dunque a praticare le virtù in esso raccomandate e quest´anno perfezioniamo la virtù centrale della carità, dedicando alla SS. Eucaristia l´adorazione e il culto col massimo zelo nel campo a noi assegnato.

3. LA STRENNA 1965, SULL´EUCARISTIA
Sinceramente, cari Confratelli, mi sento impari al compito di trattare per Voi l´argomento sublime del culto eucaristico che abbiamo scelto come Strenna per quest´anno (vedi Atti Cap. Sup., n. 238, p. 5). A voi non mancano i libri e gli studi per coltivare la vostra devozione e inculcarla opportunamente alle nostre comunità e alle varie categorie di persone che attendono da voi il nutrimento quotidiano.

A me preme soprattutto infervorarvi a compiere meglio le pratiche quotidiane del nostro culto eucaristico, corroborandole con atti di fede e di amore che profumino tutta la nostra giornata e diano maggior efficacia alla nostra attività apostolica a vantaggio del prossimo.

Il pensiero dominante che dovrebbe essere oggetto delle nostre meditazioni eucaristiche è quello della presenza reale di Gesù nei nostri Tabernacoli, in tutte le nostre Cappelle, giorno e notte, e durante le funzioni liturgiche e nelle lunghe ore di silenzio e di solitudine che Egli trascorre, misterioso e instancabile amante dell´uomo.

Come non sentirsi confusi e sgomenti al considerare che, per rimediare all´insipienza dei nostri progenitori, che commisero il primo peccato di superbia e di disobbedienza, volle umiliarsi e farsi obbediente al punto di vestirsi dell´umana natura e compiere la sua missione di Redentore, vivendo come uno di noi per trentatrè anni, accettando di essere processato e condannato alla morte di Croce? Quale mistero di amore infinito, quale confusione per coloro che gli rifiutano il culto, non accettano le sue proteste di amore, l´offendono impudentemente e persino lo bestemmiano con l´incredulità più • sfacciata?
Carissimi Confratelli e figliuoli, lo spettacolo che oggi abbiamo quotidianamente sotto gli occhi dell´ateismo proclamato e organizzato satanicamente nei paesi che sono stati da secoli cristianizzati, ci deve indurre a fare una campagna, una crociata vera e propria, molto più necessaria che quelle combattute nel Medioevo per la liberazione del santo Sepolcro dal dominio dei Musulmani. Il santo Sepolcro era un puro ricordo storico che veniva profanato dai seguaci di Maometto, i quali però credevano e credono in Dio. Ma oggi siamo dinanzi ad una eresia che vorrebbe distruggere la verità fondamentale della ragione umana, la credenza in Dio, in Gesù Cristo figlio di Dio e Redentore dell´umanità, rinnovando la ribellione dell´angelo prevaricatore Lucifero e meritando scientemente e volutamente l´ira di Dio e la distruzione dell´umanità intiera, come minacciano le bombe atomiche.

E noi che facciamo?
Non è certamente compito nostro armarci di spada, elmo e corazza come gli antichi crociati; ma un apostolato di predicazione, di stampa e soprattutto di fervente adorazione e preghiera è ciò che possiamo e dobbiamo fare senza indugio e senza paura, ciascuno nel proprio campo, nella scuola e in chiesa, nelle conversazioni e dovunque se ne presenta l´occasione.

La Strenna sull´Eucaristia ci dà argomento per incrementare la fede nella divina presenza e per cogliere nel corso della giornata tutte le occasioni per ravvivarla in noi e negli altri.

Seguendo il ciclo liturgico dall´Avvento alla Pentecoste ci sarà facile contemplare, adorare, studiare l´anima di Gesù Bambino a Betlemme, adolescente, operaio a Nazareth, nel deserto a compiere il digiuno, maestro per le vie della Palestina, trionfatore a Gerusalemme e sulla via del Calvario e sulla Croce nella Settimana Santa, alla gran Cena e nel. Sepolcro, risorto e reduce al Cielo... ma sempre presente tra noi vivo e vero nei Tabernacoli, nella santa Messa e nella sua parola evangelica, nella Chiesa militante e nel Papa, suo Vicario indefettibile. Dio con noi, l´Emmanuele, sempre pieno di compassione e pronto ad esaudire le nostre suppliche, che parla sempre a tutte le coscienze,

Ecco il tema sconfinato della nostra Strenna, che porgerà argomenti svariatissimi di meditazione, di preghiera, di predicazione e di lavoro a vantaggio del nostro prossimo.

In questi primi mesi dell´anno, da Natale a Pasqua (19 aprile) sarà facile e gradito lo studio della vita di Gesù dalla nascita alla morte, seguendo la liturgia delle settimane che ininterrottamente ce lo presentano adorabile Maestro di vita.

Contemplarlo nelle nostre meditazioni, adorarlo col celebrante o nella nostra celebrazione della santa Messa, parlargli nelle nostre visite, unirci alla Madonna nella recita del santo Rosario che ne ricorda i momenti più solenni, ricordarci di Lui con frequenti giaculatorie nel corso della giornata, riconoscerlo presente e parlante nei Superiori e rispettarlo nel prossimo, invocarne la misericordia e il perdono per i poveri peccatori, per gli infedeli e i pagani... ecco il lavoro spirituale confortante e altamente meritorio a cui siamo invitati dal nostro venerato Fondatore e dall´Ausiliatrice nostra tenerissima Madre.

Anche i nostri giovani e fedeli siano frequentemente esortati a compiere questa elevazione spirituale, approfittando di tutte le occasioni propizie e delle sante ispirazioni che il Signore ci manderà ad ogni nostra filiale richiesta.

Ricordiamoci la parola di Don Bosco: la nostra pedagogia senza l´Eucaristia è un corpo senz´anima. In tal modo sono certo che i lavori preparatori al nostro Capitolo Generale e specialmente il periodo di tempo che impiegheremo per lo svolgimento di esso, saranno benedetti da Dio e conseguiranno i benefici risultati che tutti desideriamo.

Vi porgo a nome di tutti i Superiori gli auguri di buon anno e vi prego di estenderli a tutta la vostra Famiglia di allievi, ex allievi, fedeli, cooperatori, parenti ed amici.

In C. I. aff.mo
Sac. RENATO ZIGGIOTTI
NB. Ecco un piccolo repertorio di libri nostri, a cui attingere argomenti adatti al nostro pubblico a commento della Strenna 1965:
La Santa Messa, edito dal Cantiere delle Compagnie nel 1962, con nove articoli di D. Aubry per gli educatori.

HAMON, Il più grande amore del mondo, L.D.C., Torino-Leuman, L. 600, pp. 178. ALno ALUFFI, La Messa, L.D.C., Torino-Leuman, L. 650, pp. 208.

V. GAMBINO, Iniziazione dei fanciulli alla Santa Messa, L.D.C., L. 650, pp. 207.

P. ZERBINO, Don Pietro Berruti, luminosa figura di Salesiano, S.E.I., Torino, 1964, da p. 591 in poi.

Il Direttore Spirituale
IL RINNOVAMENTO LITURGICO
SECONDO IL CONCILIO VATICANO II
1. ATTUAZIONE PROGRESSIVA
Dopo la promulgazione della Costituzione sulla Sacra Liturgia, avvenuta il 4 dicembre 1963, la Santa Sede ha emanato due altri documenti per la sua attuazione graduale.

Essi sono: il Motu Proprio del 25 gennaio 1964 e l´Instructio della Sacra Congregazione dei riti e del Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia, del 26 settembre 1964.

Col primo documento venivano poste in vigore, a partire dalla prima domenica di Quaresima del 1964, le seguenti disposizioni:

  1. gli articoli 15, 16 e 17 della Costituzione Liurgica riguardanti l´insegnamento liturgico nei seminari e studentati;
  2. gli articoli 45 e 46, sull´istituzione di una Commissione Liturgica diocesana, come pure di Commissioni per la Musica e l´Arte sacra;
  3. l´articolo 52, che prescrive l´omelia durante la santa Messa nelle domeniche e nei giorni festivi;
  4. l´attuazione parziale di altri articoli (almeno in parte) riguardanti la cresima (71), il matrimonio (78), il Divino Ufficio (89 e 95-98), e l´autorità delle Conferenze episcopali territoriali in materia liturgica (22); per territoriale è da intendersi per ora « nazionale ». Occorre quindi stare a quanto viene stabilito, nei limiti dell´autorità descritta nella Costituzione, dalle Conferenze Episcopali di ciascuna nazione.

Col secondo documento vengono stabilite numerose attuazioni particolari, gran parte delle quali riguardano direttamente l´operato delle Conferenze Episcopali Nazionali.

Esse entreranno in vigore la prima domenica di Quaresima del 1965 (7 marzo).

Di interesse per i sacerdoti e i fedeli sono in modo particolare:

  1. i nn. 11-19 sulla formazione liturgica e spirituale dei chierici (Costituz., art. 16-18);
  2. i nn. 18-19 sulla formazione liturgica dei membri degli istituti religiosi e l´educazione liturgica dei fedeli (Costituz., art. 19);
  3. i nn. 32 e 33 sul rispetto dei singoli uffici nelle celebrazioni liturgiche (Costituz., art. 28);
  4. il n. 36 sulla semplificazione di alcuni riti (Costituz., art. 34);
  5. i nn. 37-39 sulle celebrazioni della Parola di Dio (dette anche « Veglie biblico-liturgiche ») (Costituz., art. 35, 4);
  6. gli articoli 48-56 sull´Ordinario della Messa, le letture e i canti interlezionali, l´omelia e la preghiera comune, o dei fedeli (Costituz., art. 50-53);
  7. i nn. 85-89 sulla lingua da usarsi nella recita dell´Ufficio Divino (Costituz., art. 101);
  8. i nn. 90-98 sulla costruzione delle chiese e degli altari in modo da facilitare la partecipazione attiva dei fedeli.

2. RINNOVAMENTO DI MENTALITÀ
Più importante ancora che le singole disposizioni che attuano gradualmente la Costituzione, è lo studio dello spirito che le informa. _È necessario che tutti i sacerdoti posseggano copia dei tre documenti sopra accennati (Costituzione, Motu Proprio, Instructio), e ne studino in modo particolare i principi essenziali: quelli della Costituzione ripresi nella Instructio ai nn. 4-8. Di particolare importanza il n. 7: anche se la liturgia non esaurisce tutta l´attività della Chiesa (cfr. Costituz., art. 9), si deve tuttavia curare attentamente che tutte le opere pastorali siano in giusta connessione con la sacra Liturgia, e, nello stesso tempo, che la pastorale liturgica non si svolga in modo separato e indipendente, ma in intima unione con le altre attività pastorali.

Particolarmente necessario è uno stretto legame tra la Liturgia e la catechesi, l´istruzione religiosa e la predicazione.
Siccome si tratta di un lavoro di grande portata, occorreranno giornate di studio, e più ancora un serio e continuato studio personale, con la formazione di specialisti in ciascuna ispettoria che dirigano questo lavoro.

Si prenda viva parte alle iniziative diocesane e regionali o nazionali promosse dai Vescovi a questo fine.

Per le disposizioni pratiche, come per l´indicazione di adatta bibliografia, dato che esse variano a seconda delle diverse nazioni, ci ripromettiamo di dare alcune indicazioni generali per i casi che sono più abituali e per le nazioni di cui sono più note le deliberazioni al momento presente.

Dove esiste già un aggiornato Direttorio Nazionale sulla santa Messa, lo si dovrà seguire. Se questo offre alternative varie, la scelta potrà essere fatta d´intesa con i Superiori, consultando, se necessario, il Catechista Generale. (Il Catechista gradirebbe ricevere due copie dei Direttori per la Messa delle singole nazioni).

Il Regolatore del Capitolo Generale CIRCA LE PROPOSTE
Mentre nota con ammirazione e plauso il lavoro diligente ed amoroso fatto da moltissimi Capitoli Ispettoriali in preparazione al Capitolo Generale, deve segnalare il mancato arrivo — quasi due mesi dopo l´ultima data utile! — di un numero assai rilevante di rapporti e proposte di Capitoli Ispettoriali.
Ciò ritarda ed intralcia i lavori di preparazione del Capitolo Generale.
Prega i sigg. Ispettori che non l´avessero ancora fatto a voler sollecitare l´immediato invio delle proposte. Se no, esse non potranno essere prese in considerazione.
Il Consigliere per le Parrocchie, gli Oratori e gli ex allievi 1. PARROCCHIE
Al principio di novembre 1964 furono inviate a tutti gli Ispettori due copie delle Norme Direttive per le Parrocchie Salesiane affinchè l´Ispettore e il Delegato al Capitolo Generale ne prendessero visione in tempo per eventuali osservazioni e ritocchi da farsi in occasione del Capitolo. Sarà pure distribuito nella stessa occasione il fascicolo degli Atti con le relazioni dei due convegni Parroci del luglio 1964 a Conegliano Veneto e a Paestum: potrà servire come orientamento e norma a tutti i Parroci salesiani delle varie Nazioni.

  1. ORATORI

In questi anni non mancarono ripetute insistenze e raccomandazioni per i nostri Oratori (vedi Atti Cap. Sup., nn. 223229-233-234). In Italia furono tenuti numerosi convegni con i Direttori interessati per sviluppare sempre più le Compagnie religiose e per dar vita soprattutto al « Circolo » che è l´organizzazione tipica degli adolescenti oltre i 15 anni. Per essi sorse il periodico Dimensioni che è entrato nel suo terzo anno di vita rigogliosa e sempre più promettente.

A tutti i Salesiani che lavorano negli Oratori si raccomandano questi tre periodici di formazione: a) Ragazzi in azione;
COMUNICAZIONI E DOCUMENTI
1. IL RETTOR MAGGIORE SUBDELEGA ALCUNE FACOLTÀ AI REV.MI SIGNORI ISPETTORI
La Santa Sede, con decreto del 4 novembre 1964 a firma del Card. Amleto Giovanni Cicognani, Segretario di Stato di Sua Santità Papa Paolo VI, ha concesso ai Supremi Moderatori delle Religioni Clericali di diritto pontificio una serie di facoltà, delle quali alcune subdelegabili dai medesimi agli altri Superiori Maggiori. Ecco l´elenco di queste ultime, che intendo subdelegare ai nostri Rev.mi Signori Ispettori e Visitatori:

  1. « Permittendi, boni Religiosorum causa, sacerdotibus subditis suis tantum, iusta de causa, ut Missam qualibet diei bora in suis domibus celebrent et sacram Communionem distribuant; servatis ceteris servandis, et salvis iuribus Ordinarii !od., quod spectat ad Missam per utilitatem fidelium celebrandam ».
  2. « Concedendi sacerdotibus subditis suis facultatem Missam celebrandi in domo religiosa extra locum sacrum, sed loco honesto et decenti, excepto cubiculo, super petram sacram, aut, si de Orientalibus agatur, supra antimension: quod concedi potest tantum per modum actus, et iusta de causa; si vero de constanti eiusmodi celebratione agatur, causa gravior requiritur ».
  3. « Permittendi, de consensu sui Consilii, propriis subditis, ut iusta de causa a domo religiosa non ultra annum absint. Quae venia, si infirmitatis gratia detur, usquedum necessitar perdurabit dari potest; si vero obeundi opera apostolatus gratia, etiam ultra annum, iusta de causa dari potest; dummodo et obeunda apostolatus opera cum finibus Religionis coniungantur, et normae sive iuris communis, sive iuris peculiaris serventur... Ceteri Superiores Maiores subdelegati ea uti nequeunt, nisi suo ipsorum Consilio consentiente ».
  4. « De consensu sui Consilii, concedendi suis subditis vota simplicia professis, id rationabiliter petentibus, faeultatem cedendi sua

bona patrimonialia, iusta de causa, exceptis bonis necessariis ad sustentationem Religiosi in casu discessus a Religione... Ceteri Superiore Maiores subdelegati ea uti nequeunt, nisi suo ipsorum Consilio consentiente ».

  1. « Concedendi suis subditis, vota simplicia professis, ut testamentum suum mutare possint ».
  2. « Commutandi pro suis subditis, ob visivae potentine debilitatem aut aliam ob causam, usquedum haec durai, Offlcium Divinum in recitationem saltem tertiae partii Rosarii Beatae Virginis Mariae, aut aliarum precationum, pro sui ritus more ».

Sac. RENATO ZIGGIOTTI
Rettor Maggiore
2. NOTE DI SEGRETERIA
1. Aggiunta al Calendario di Segreteria (vedi Atti Cap. Sup., n. 239, p. 20).

Per tutte le Ispettorie:

  1. Entro il mese di febbraio: devono giungere alla Segreteria Generale le pagelle delle Ammissioni al Noviziato, delle professioni, e delle Ordinazioni, avvenute da settembre a gennaio.

Si raccomanda di´ compilarle in tutti i loro dettagli di nomi di persona, luoghi e date, in modo completo senza omissioni. Quanti vuoti nei nostri Registri, con spiacevoli conseguenze, per non aver tenuto conto di tale esattezza!
Queste pagelle non si devono confondere con le Proposte-verbale, destinate al Direttore Spirituale Generale.

  1. Entro il mese di settembre: devono giungere alla Segreteria Generale le stesse pagelle di cui sopra, per le ammissioni al Noviziato, professioni e ordinazioni avvenute da febbraio ad agosto, con la stessa esattezza e completezza nella compilazione.

e) Sono degni di lode quegli Uffici ispettoriali che si fanno premura di spedire i suddetti documenti appena avvenuto il fatto che attestano; di ciò li ringraziamo vivamente.

2. Per qualsiasi pratica o documento riguardante nostri Confratelli o Novizi si prega di usare i nominativi (cognome paterno e
nome di battesimo) come si trovano nell´Elenco Generale, aggiungendo tra parentesi il cognome materno, solo nel caso in cui lo registra l´Elenco Generale.

  1. Nella domanda di dispensa dai santi Voti il richiedente indichi se è chierico o coadiutore, se è professo perpetuo o temporaneo (del 10 o 20 triennio). Essa sia sempre accompagnata dal consenso scritto dell´Ispettore.
  2. Le relazioni annuali delle Ispettorie e le Cronache quinquennali delle singole Case, siano tutte indirizzate alla Segreteria Generale.

Marzo 1965         N. 241
I - ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE IL RETTOR MAGGIORE:
In occasione del prossimo Capitolo Generale XIX.

Il Rettor Maggiore
Torino, lo marzo 1965
Confratelli e figliuoli carissimi,
IN OCCASIONE DEL PROSSIMO CAPITOLO GENERALE XIX
In questa prima Domenica di Quaresima che ci unisce finalmente tutti in ispirito attorno ai nostri altari nella celebrazione comunitaria della Santa Messa, con le novità liturgiche volute dal Concilio Vaticano, ad un solo mese di distanza dall´inizio del nostro Capitolo Generale e delle feste pasquali, sento il bisogno di venire nelle vostre comunità a porgervi gli auguri, ma soprattutto a raccomandarvi di intensificare le vostre preghiere per tutta la durata del nostro Capitolo. Prevediamo che abbia a prolungarsi nel mese di maggio, perché solo dopo Pasqua potremo iniziare il lavoro delle Commissioni, che prenderanno in esame i verbali dei Capitoli Ispettoriali e le numerosissime proposte, diligentemente schedate e vagliate dalle sei commissioni precapitolari. Poi procederemo alle elezioni dei Superiori che dovranno assumersi la responsabilità delle importanti decisioni, previste o proposte nelle varie vostre Comunità e riunioni. Può darsi quindi che si debba arrivare nel cuore del mese di maggio, nella novena della nostra cara Ausiliatrice, per commemorare insieme a Torino il centenario della prima pietra del Santuario e i centocinquant´anni dalla nascita di San Giovanni Bosco e dalla proclamazione della festa dell´Ausiliatrice, voluta da Papa Pio VII, dopo i cinque anni di prigionia a Fontainebleau, 24 maggio 1815.

Ora vedete in quale cornice s´inquadra questo nostro Capitolo generale e quante bellissime occasioni ci presenta la liturgia per accompagnarlo con ferventi preghiere: dal periodo quaresimale alla Pasqua e da Pasqua al mese dell´Ausiliatrice, di anniversario in anniversario.

Ed io vi posso confidare che, per la mia ormai non più breve esperienza, un simile fervore di partecipazione da parte dei confratelli, una quantità di proposte e di suggerimenti quale è pervenuta finora qui al centro non si sono mai verificati in passato. Le commissioni incaricate dell´esame e del primo studio di cernita ebbero un lungo lavoro per schedare e ordinare il materiale; ma tutti siamo rimasti persuasi che, su queste basi e con tale confortevole aiuto, le decisioni che il Capitolo generale potrà prendere serviranno a dare nuovo impulso vitale alla Congregazione, a rinforzare lo spirito apostolico, a migliorarne il metodo educativo, a stringere in unione fraterna e solidale le comunità, a facilitare ai Superiori il compito direttivo, a dilatare il campo di lavoro in ogni ramo d´attività e specialmente tra la gioventù bisognosa: nel ramo studentesco e professionale, negli esternati e pensionati, negli oratori e nelle parrocchie, nei grandi centri e nelle Missioni, ovunque l´Ausiliatrice e Don Bosco ci apriranno le vie di conquista del Regno di Dio.

Chi non vede come crescono i bisogni per la vita soprannaturale in mezzo al tumulto delle idee sovversive, col crescere dell´industria e del commercio, con la fame del benessere e del godimento materiale, con la dimenticanza di Dio e della vita eterna, con tanto ateismo e comunismo dilagante?
È contro questi nemici delle anime che tutti sentiamo l´urgenza di serrare le file e di armarci di fede, di speranza e di carità; è con la pratica fervente della nostra professione religiosa in obbedienza, povertà e castità, è con la pietà nella concelebrazione quotidiana con i nostri allievi e fedeli che dobbiamo incrementare la nostra vita comunitaria e superare con gioia gli immancabili ostacoli al nostro apostolato.

Da mihi animas, caetera tolle » ecco il motto che sintetizza la nostra missione dal giorno della nostra prima professione all´ora del nunc dimittis.
Eccoci dunque uniti nel doppio lavoro interiore ed apostolico, per ottenere che questo XIX Capitolo segni nella nostra storia un passo decisivo verso l´alto, non solo per conseguire aumenti di case e di personale, di opere e di stima nel mondo, ma perchè Dio sia da noi glorificato e si estenda il suo regno tra gli uomini; perchè l´Ausiliatrice e San Giovanni Bosco siano sempre più benevoli verso di noi e ci aiutino a realizzare i piani di conquista che il Signore ci prepara nella sua divina sapienza e bontà.

A nostra edificazione credo bene concludere questa mia esortazione presentandovi alcuni dati statistici, che dimostrano come la nostra Famiglia sia stata voluta e benedetta largamente da Dio in questo suo primo secolo.

Dal 1845 al 1865 attorno a Don Bosco si formò il primo nucleo di 80 Salesiani, con soli 11 sacerdoti e le tre case di Valdocco, Mira-bello e Lanzo (vedere M. B., VIII, 3). Nel 1885 nel secondo ventenni° i professi perpetui e triennali erano già 560 di cui 187 sacerdoti, con 20 case in Italia, 6 in Francia, 2 in Spagna, 10 in America: totale 38 case.

Nel 1915 all´inizio della prima guerra, nel primo centenario della nascita di Don Bosco, erano già 4560 i professi e novizi, con 198 case in Europa e 100 in America. Ora nel 1965 eccoci alle cifre ricavate dai cataloghi di quest´anno: case 1368, confratelli 22.500. « A Domino factum est istud et est mirabile in oeulis nostris ».
Carissimi confratelli e figliuoli, a me è toccata la sorte di assistere allo sviluppo di queste nostre opere dal 1899 quando fanciullo di 7 anni entrai allievo nel mio collegio Manfredini di Este. Erano allora 250 le case e 3470 i confratelli ed ascritti. Pensate come si esalta il mio spirito nel vedere coi miei occhi questo prodigioso sviluppo della Famiglia nella quale ho ricevuto con la grazia della vocazione tanti tesori di vita spirituale!
E quanti furono i nostri morti dall´inizio ad oggi? Come non contare questi nostri fratelli che dal Cielo ci assistono, pregano per ciascuno di noi e per le nostre case e forse aspettano ancora il nostro suffragio per raggiungere l´eterna beatitudine? Essi sono la corona aurea, l´aureola luminosa della nostra Famiglia; è per merito loro se le nostre opere sono nate, cresciute e si sono moltiplicate nel mondo. Dal computo fatto sul Necrologio fino a tutto il 1964 sono 5974. Uniamoci anche a loro e invochiamone l´aiuto, considerando che sono ormai un centinaio che hanno meritato di entrare nel coro dei Servi di Dio a far corona a San Giovanni Bosco, Santa Maria Mazzarello, San Domenico Savio e Don Rua.

Cerchiamo dunque di trarre dalle deliberazioni del prossimo Capitolo l´entusiasmo santo che ci renda « superiori ad ogni ostacolo, tenaci nelle risoluzioni, rigidi con noi stessi, amorevoli col prossimo ed esatti in tutto », attuando il programma di San Domenico Savio con una « sincera, illimitata, filiale fiducia in Maria Santissima Ausiliatrice ».

Con questi voti augurali di santa Pasqua e fervente mese di maggio, mi raccomando alle vostre preghiere e mi dico
vostro in C. J.
Sac. RENATO ZIGGIOTTI