ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE Il Rettor Maggiore.
Torino, 24 agosto 1952.
Carissimi Confratelli,
ho atteso che terminasse il Capitolo Generale XVII e che le date gaudiose del 15 e 16 agosto fossero solennizzate dovunque con le nuove professioni nel ricordo della nascita del nostro caro Padre e Fondatore, prima di inviarvi questa mia prima lettera, che metto sotto la speciale protezione della nostra Madre Maria SS. Ausiliatrice, nel giorno sacro alla sua commemorazione mensile.
A Lei infatti dobbiamo se il XVII Capitolo Generale si è svolto con tanta serenità e unione di cuori; a Lei dobbiamo se la Congregazione Salesiana affidata ora al povero sottoscritto continuerà il suo cammino e combatterà le sue battaglie sante a difesa e incremento del regno di Gesù Cristo in terra.
In primo luogo torno a ringraziare Superiori, Confratelli e giovani delle felicitazioni e degli auguri che mi ,hanno inviato in occasione della mia nomina a Rettor' Maggiore e interpreto pure il pensiero di tutti gli altri Capitolari, :-assicurando vivissimo fraterno ricordo di preghiere per tutti e per ciascuno, specialmente se, nella moltitudine delle lettere, qualcuna non avesse ricevuto il doveroso riscontro.
2. - Faccio a vostra edificazione un breve cenno di questi giorni, rimettendo al numero susseguente degli Atti Capitolari la cronistoria ufficiale dei nostri lavori.
Il 24 luglio sera cominciammo gli Esercizi Spirituali, dettati per le Meditazioni da S. E. Mons. Salvatore Rotolo, Prelato di Altamura ed Acquaviva delle Fonti, e per le Istruzioni da S. E. Mons Riccardo Pittini, Arcivescovo di S. Domingo, Ciudad Trujillo. L'ambiente della Casa Madre, la Chiesetta di S. Francesco di Sales, la vicinanza della Basilica di Maria SS. Ausiliatrice che custodisce tante preziose reliquie salesiane, le nuove provvidenze di locali che permisero di alloggiare degnamente tutti i Rev.mi Ispettori e Delegati e persino la mitezza insolita della temperatura, tutte queste condizioni favorevoli unite all'unzione e salesianità esemplare dei nostri due Eccellentissimi predicatori, ci permisero di fare gli Esercizi Spirituali con speciale raccoglimento e fervore. Avevamo ognora presenti tutti i nostri confratelli sparsi pel mondo e li ricordavamo ad ogni occasione, per meglio sentire la nostra responsabilità dinanzi al Signore.
Il 31 luglio sera nella Chiesa di S. Francesco si fece la cerimonia d'apertura del Capitolo Generale col canto del Veni
Creator, brevi parole del Prefetto Generale, la lettura degli articoli delle Costituzioni prescritti e la Benedizione del SS. Sacramento.
L'indomani 10 agosto, festa di San Pietro in Vincoli, iniziammo le sedute capitolari nel suggestivo ambiente del nuovo teatro dell'Oratorio, bellamente preparato allo scopo, ampio, fresco, di una eccezionale sonorità che escludeva l'uso degli altoparlanti e riuniva in un cerchio familiare tutta l'assemblea attorno al palco dei Superiori.
E fu circa le ore 13 di quel giorno che, completati i lunghi preparativi necessari, il giuramento degli elettori e lo scrutinio solenne, toccò al povero sottoscritto l'onore incomparabile per un Salesiano e insieme la gravissima responsabilità di divenire quinto successore di San Giovanni Bosco.
Non vi dico, carissimi Confratelli, la mia confusione e la mia gioia insieme nel vedermi applaudito, festeggiato, abbracciato con visibile commozione da tutti i Membri del Capitolo Generale e in modo particolare da parecchi miei antichi amati Superiori e compagni, dagli anziani e dai giovani, che vedevano chiuso il periodo di lutto e iniziato un nuovo Rettorato.
La commozione vicendevole fuse i nostri cuori in un canto di ringraziamento e di supplica, quando traversato il cortile affollato di confratelli, giovani, ex allievi e cooperatori, potemmo raccoglierci in Basilica ai piedi di Gesù Sacramentato esposto all'adorazione per il 10 venerdì del mese, e adorammo insieme e intonammo il IVIagnificat a pieno coro, in onore della nostra Madre Ausiliatrice.
Nel pomeriggio le elezioni di tutti gli altri Membri del Capitolo Superiore si svolsero ordinatissime e in uno spirito di famiglia veramente edificante. Ne uscirono eletti:
Prefetto generale il sig. Don Albino Fedrigotti.
Catechista generale il sig. Don Giovanni Antal.
Economo generale il sig. Don Fedele Giraudi.
Consiglieri generali in ordine di maggioranza di voti: Don Modesto Bellido, Don Secondo ~ione, Don Giorgio Seriè, Don Antonio Candela, Don Giovanni Resende.'
Come tutti avete già rilevato, dopo tali elezioni la famiglia del Capitolo Superiore è risultata composta dai rappresentanti delle principali nazionalità ove s'è sviluppata l'Opera salesiana, essendosi ora aggiunto l'antico Ispettore dell'Ungheria quasi a rappresentare i fratelli gementi « oltre cortina » e l'Ispettore di S. Paolo del Brasile, regione tanto importante dell'America latina. Nella distribuzione dei compiti, dei cinque Consiglieri generali il R.mo sig. Don Resende sostituirà il R.mo sig. Don Fedrigotti e gli altri continueranno a svolgere le precedenti loro attività.
Non deve mancare a questo punto un pubblico cordialissimo ringraziamento al Rev.mo sig. Don Pietro Tirone, già Catechista generale dal 1925, che ci diede esempi ammirevoli di laboriosità indefessa, di zelo e di paternità salesiana e che ora con non minore modestia trasmette al suo successore il còmpito delicato, che le forze diminuite più non possono reggere.
San. Giovanni Bosco lo conforti e prolunghi a nostro vantaggio la sua vita pel nuovo lavoro che egli desidera fare.
L'Ispettoria Slovacca pure cercò modo di farsi rappresentare, pur non avendo potuto riunire il Capitolo Ispettoriale. Un Confratello sacerdote, di cui non è prudente pubblicare il nome, riuscito a evadere, giunse tra noi il 23 luglio alla vigilia degli Esercizi Spirituali ed espose il suo segreto mandato. Sottoposto il caso alla S. Congregazione dei Religiosi, Essa autorizzò benevolmente e immediatamente la delega del Confratello, il quale a suo tempo potè fare ai Capitolari una relazione commovente sullo stato dei nostri confratelli e sul fervore religioso che li anima, per sostenersi a vicenda materialmente e moralmente.
Le trattazioni dei temi si svolsero con la massima diligenza, dapprima in sede di commissione, nei giorni 2, 4 e 5 ordinatamente poi ebbero il loro collaudo nelle sedute generali che, iniziate il 6 luglio, ebbero termine il 14 sera, vigilia della festa di Maria SS. Assunta in Cielo. Ne pubblicheremo quanto prima le decisioni conclusive, con la certezza che saranno a tutti gradite e serviranno a dar nuovo incremento a tutte le opere nostre e specialmente alle scuole professionali, alle missioni e alle nostre case di formazione.
Ma il nostro problema è duplice in questo argomento: dobbiamo moltiplicare dappertutto e con ogni sforzo le vocazioni; dobbiamo adoperarci per mantenerle fedeli e rinvigorirle, renderle esperte, abili, generose nei vari generi d'apostolato a cui sono meglio disposte e di cui abbiamo maggior bisogno.
Quale pena infatti per tutti i Salesiani di vero zelo sentire che dappertutto siamo chiamati a soccorrere la gioventù abbandonata, le cristianità senza pastori, le missioni immense e prive di operai! quale amarezza dover rispondere ai benefattori, alle autorità civili, ai Vescovi, alle Sacre Congregazioni Romane, al Sommo Pontefice stesso, che ci invita a qualche opera apostolica: non possiamo, non abbiamo personale! quale stretta al cuore per molti Ispettori vedersi offrire Istituti e Case bell'e pronte, attrezzate di tutto punto e non poter accettare per mancanza di personale!
E dobbiamo pure considerare che alcune Case si appoggiano ancora molto su personale esterno, non salesiano e talora tutt'altro che preparato al sublime còmpito dell'educatore cristiano... sicchè, prima di allargare il campo d'azione in altre fondazioni, urge sostituire in molta parte tale personale con salesiani di egual competenza tecnica ma di maggior rendimento morale, per rendere più nostre le Case.
Ora ecco l'importanza assoluta di preoccuparci tutti di questa necessità universale di vocazioni ecclesiastiche e religiose, mentre attorno a noi il famoso « leone ruggente » adopera tutti i mezzi per trascinare anime alla rovina, con una abilità e tenacia da sconcertarci.
5. - Sono giunte da ogni Ispettoria proposte e suggerimenti dettati dallo zelo di molti cari confratelli per ovviare a tanti inconvenienti e pericoli per le vocazioni dei giovani e dei confratelli. Ora anche in questo punto dobbiamo far nostra la parola del Sommo Pontefice felicemente regnante: « È l'ora dell'azione ».
Dobbiamo essere audaci nel bene, con la santa audacia di San Giovanni Bosco. I giovani non amano i mezzi termini: o si educano all'eroismo del bene o infiacchiscono nella stagnante mediocrità e diventano scettici. Gli educatori che credono di essere aggiornati quando assecondano i gusti deteriori degli allievi, saranno domani disprezzati e derisi; la stima dei giovani va a chi esige sforzo, sacrificio, rinuncia, a chi addita mete nobili e generose e li aiuta sapientemente a raggiungerle.
Non preoccupiamoci di rendere facile e amena la vita dei nostri allievi, ma piuttosto di suscitare entusiasmo per l'arricchimento dell'anima nella vita della Grazia, nell'acquisto delle virtù necessarie nella vita: la giustizia, la fortezza, la carità, il dominio di sè, l'emulazione nel bene. Anche nella vita ordinaria di studio, di lavoro, di pietà, di serena letizia e di educazione fisica, non dobbiamo mai dimenticare questa sovrana educazione morale, che forma la dignità e la serietà dell'uomo e che prepara veramente alla vita coi suoi dolori e le sue prove immancabili.
Ora le palestre di tale ginnastica morale dove le troviamo se non nelle Compagnie religiose fiorenti?
Cari Confratelli, permettetemi che vi faccia una calda raccomandazione: se vogliamo vocazioni tra i giovani e se vogliamo conservare le vocazioni dei nostri confratelli triennali, è necessalgo che in tutte le nostre Case trovino terreno adatto e fioriscano le nostre Compagnie. Chi le credesse inadatte, sorpassate sarebbe nel più grave errore e dimostrerebbe di non aver capito Don Bosco e il suo sistema.
Dappertutto ha dato frutti mirabili l'Azione Cattolica, sapientemente organizzata nelle varie Nazioni e Diocesi; alla Azione Cattolica dobbiamo noi pure indirizzare i nostri giovani come alla mèta finale per coloro che sentiranno la vocazione di militare nelle sue file dopo la vita collegiale. Ma nei nostri Istituti e Oratori la via regia per coltivare lo spirito religioso, la frequenza dei S. Sacramenti, la familiarità, l'allegria, il sistema preventivo, l'intesa amichevole tra i ragazzi e l'amore allo studio, al lavoro, alla disciplina è l'organizzazione sapiente delle Compagnie. Devono occuparsene tutti i Superiori o direttamente o indirettamente, devono favorirne le iniziative, concorrere con la stima e con l'opera a valorizzarle davanti ai giovani e nei rapporti con gli esterni. Fortunati quei Direttori che sapranno unire menti e cuori a questo intento: troveranno facilitato il loro còmpito educativo e moltiplicheranno le belle iniziative per rendere serena e fruttuosa la vita degli internati e degli Oratori. Ma si deve far in modo che le Compagnie possano allargare la loro attività in ogni settore della Casa, portando ovunque lo zelo per il buon andamento di tutto ciò che interessa l'educazione morale, intellettuale e fisica; dalla chiesa alla ricreazione, dalla scuola al laboratorio, le Compagnie debbono tutto vivificare con la carità fraterna affinchè i buoni siano sempre e dappertutto i primi con l'appoggio di tutti i Superiori. Così la pensava San Giovanni. Bosco, come ben appare dalla vita del Beato Domenico Savio. Sarà così che prepareremo alla Società dei generosi e simpatici apostoli e alla Chiesa dei ministri ricchi di risorse in ogni ramo di attività. Saranno così i giovani stessi che porteranno in casa la gioia, l'amore al lavoro e all'apostolato e i Superiori avranno il còmpito di guidarli con prudenza e tatto a sicure mete.
6. - Ma, Confratelli carissimi, se andiamo alla radice della prosperità della Congregazione, se cerchiamo la fonte della vitalità nostra, dobbiamo riconoscere che soltanto una ,vita spirituale fervente in ciascuno dei confratelli permetterà al Signore di moltiplicare fiori e frutti di zelo nelle Case e nelle anime a noi affidate. Chi è freddo nella pietà produrrà attorno a sè la freddezza della carità, della fede, dell'entusiasmo per il bene e ostacolerà il lavoro degli altri, facendo da freno ad ogni santa iniziativa, deviando talora i giovani e i confratelli verso mete pericolose mai sognate da Don Bosco e dai Superiori.
Oh Dio non permetta che l'egoismo individuale, la trascuratezza nell'adempimento del dovere, la dimenticanza che lavoriamo per il Signore e per la salvezza eterna dei nostri giovani, induca qualcuno a essere la pietra d'inciampo prevista da San Giovanni Bosco nell'ultimo capitolo dell'Introduzione alle sante Regole.
Invito perciò tutti a rinnovarsi quotidianamente nello spirito, rivestendoci dell'uomo nuovo, fatto secondo Dio, umiliandoci nell'obbedienza santa, nella castità perfetta e nella povertà voluta dalle nostre sante Regole.
In questo clima fioriranno vocazioni, si manterranno perseveranti e i nostri giovani si uniranno a noi con letizia e sincero affetto, rispondendo in pieno all'educazione salesiana.
7. - Affinchè questo fervore di bene sia universale e costante, come già annunciai ai Rev.mi Capitolari in una delle prime sedute, penso di fare cosa gradita a tutte le Ispettorie invitandole a unirsi a me nella preghiera, come già avevo proposto per festeggiare l'anno giubilare del defunto sig. Don Ricaldone. In ciascuna settimana dell'anno prossimo uniamoci fraternamente nella preghiera per ciascuna Ispettoria, per i Superiori, confratelli, allievi e dipendenti, per i cooperatori e gli ex-allievi, per i vivi e per i defunti. Tutti i confratelli si uniranno con le loro intenzioni ed io applicherò una S. Messa a quello scopo, all'altare della nostra Regina Ausiliatrice o del nostro buon Padre San Giovanni Bosco. Le Ispettorie interessate facciano poi ciò che il Signore ispirerà per unirsi spiritualmente al Rettor Maggiore e a tutti i confratelli in tale intento.
Mi pare che questo sarà un buon mezzo per coltivare l'unione di tutte le Ispettorie col centro spirituale della vita salesiana, nel Santuario di Maria Ausiliatrice.
Per maggior comodità di tutti e per una distribuzione più semplice l'assegnazione delle settimane dell'anno comincerà dalla prima domenica di gennaio. Ogni Ispettoria godrà così dalla domenica al sabato successivo la propria settimana di preghiere. Penso di riservare il sabato alle esclusive intenzioni delle Figlie di Maria Ausiliatrice che appartengono all'àmbito di ciascuna nostra Ispéttoria. Quest'anno essendo già stampato l'Ordo divini Officii troverete in esso un foglietto promemoria; in seguito faremo in modo che l'Ordo stesso ricordi a tutti questa distribuzione di preghiere e questo scambio fraterno di aiuti spirituali.
la Sett. 4 Genn. 1953 = Ispettoria Centrale
2a » 11 » -= » Subalpina
3a » 18 » = » Adriatica
4a » 25 » = » Ligure-Toscana
5a » 1 Febbraio = » Lombardo-Emiliana
6a » 8 » = » Napoletana
7a » 15 » = » Novarese
8a » 22 » = » Romana
9a » 1 Marzo — » Sicula
10a » 8 » = » Veneta
11a » 15 Marzo = » Austriaca
12a » 22 » = » Belga
13a » 29 » = » Boemo-Morava
14a » 5 Aprile = » Slovacca
15a » 12 » = » Francese-Nord
16a » 19 » » Francese-Sud
17a » 26 » = » Germanica
18a » 3 Maggio = » Inglese
19a » 10. » = » Jugoslava
20a » 17 » » Olandese
21a » 24 » » Polacca-Nord
22a » 31 » » Polacca-Sud
23a » 7 Giugno = » Portoghese
24a » 14 » » Spagna-B etica
25a » 21 » » Spagna-Celtica
26a » 28 » » Spagna-Tarragon.
27a » 5 Luglio 1953 = Ispettoria Ungherese
28a » 12 » = » Orientale
29a » 19 » = » Antille-Messico
30a » 26 » = » Argent. S. F. Sales
31a » 2 Agosto = » Argent. S. F. Solano
32a » 9 » » Argent. S. F. Zaverio
33a » 16 » = » Argent.-Paraguay
34a » 23 » = » Brasiliana M. Aus.
35a » 30 » » Brasiliana S. L. Gonz.
36a » 6 Settembre = » Brasiliana S. Alfonso
37a » 13 » = » Brasiliana S. G. Bosco
38a » 20 » = » Centro America
39a » 27 » = » Cilena
40a » 4 Ottobre = » Colombiana
41a » 11 » = » E q uatoriana
42a » 18 » = » Perù-Boliviana
43a » 25 » = » Stati Uniti Est
44a » 1 Novembre = » Stati Uniti Ovest
45a » 8 » — » Uruguaiana
46a » 15 » = » Venezuelana
47a » 22 » =_- » Cinese
48a » 29 » = » Giapponese
49a Y, 6 Dicembre = » Indiana del Nord
50a » 13 » » Indiana-Sud
51a » 20 » = » Siamese
52a » 27 » » Malati e Case di formazione
Concludendo, carissimi Confratelli, mi piace comunicarvi subito la decisione presa unanimemente in Capitolo, dopo la commovente relazione del Delegato slovacco. Per incoraggiare quei confratelli e far sentire a tutti più vivo e pressante il bisogno di preghiere per loro e per la causa della Chiesa Cattolica perseguitata nei paesi di regime bolscevico, abbiamo votato di aggiungere, « pro tempore » dopo la lettura spirituale, in seguito all'invocazione à1 S. Cuore di Gesù per le vocazioni, questa preghiera,:, tratta dalle preci feriali:
Oremus pro fratribus nostris afflictis et captivis.
R. Salvos fac servos tuos, Domine, et libera eos ex omnibus tribulationibus suis.
Ciascun Ispettore potrà anche tradurla in lingua volgare, affinchè sia da tutti meglio compresa e meglio recitata.
Preghiamo pei nostri fratelli afflitti e prigionieri.
R. Salva, o Signore, i tuoi seni e liberali da tutte le loro tribolazioni.
Carissimi Confratelli, vi saluto anche a nome di tutti gli
altri Capitolari e mi raccomando vivamente alle vostre orazioni.
Aff.mo in C. J.
Sac. RENATO ZIGGIOTTI
IL RETTOR MAGGIORE:
1. Convegno dei Cooperatori Salesiani a Roma, 11-13 settembre. Discorso del Papa. — 2. Udienza pontificia, 21 settembre. — 3. Visita straordinaria delle Ispettorie: Congo Belga, Sud Africa, Orientale, Spagna, Africa Nord, Antille e Messico, Brasile, Argentina, Paraguay, Uruguay. — 4. Presentazione delle Deliberazioni del XVII Capitolo Generale. — 5. Strenna 1953.
IL DIRETTORE SPIRITUALE GENERALE:
Circa l'Associazione dei Divoti di Maria SS. Ausiliatrice.
Comunicazioni e Note.
I. Bolla di Canonizzazione di S.ta Maria Domenica Mazzarello (in latino e italiano). — 2. Ufficio proprio di S.ta Maria Mazzarello (in latino e italiano). — 3. Concessione alla Società Salesiana della Messa ed Ufficio in onore del B.to Pio X. — 4. Decreto Introduzione della Causa di Mons. Versiglia e Don Caravario. — 5. Discorso di S. S. Pío XII al Convegno dei Cooperatori Salesiani, a Roma il 12 settembre 1952.
7 Ottobre 1952 - Festa del SS. Rosario.
Carissimi Confratelli,
1. Quasi a suggello dei lavori del Capitolo Generale, il Convegno dei Cooperatori salesiani indetto per l'11-12-13 settembre in Roma, mi diede l'occasione propizia di recarmi nella Città Santa, ove si raccolsero oltre duemila rappresentanti della Pia Unione tra i quali parecchi delegati delle nazioni estere d'Europa e d'America, con tutti gli Ispettori che non avevano ancora potuto tornare alle loro sedi.
Era la prima volta che il Convegno si riuniva a Roma e, ringraziando il Signore, il successo fu veramente consolante per il numero dei partecipanti, la pietà e l'ordine delle varie manifestazioni, l'eloquenza e la dignità degli oratori ufficiali, la presenza di una ventina di eccellentissimi Vescovi, del Sostituto Segretario di Stato S. E. Mons. Giovanni Montini, e degli Eminentissimi Cardinali: Clemente Micara, Vicario della Diocesi di Roma; Benedetto Aloisi Masella nostro insigne Protettore; Giuseppe Pizzardo, che, avendo frequentato qualche tempo l'Oratorio festivo di Savona, ci onora dicendosi anche nostro ex-allievo.
Leggerete nel Bollettino Salesiano la cronaca minuta delle tre giornate; a me basterà segnalare all'attenzione di tutta la Congregazione il momento solenne in cui S. E. il Cardinale Vicario benedisse la prima pietra del tempio in onore del nostro santo Fondatore S. Giovanni Bosco, al centro d'un'opèra grandiosa a vantaggio della gioventù. Quella via Tuscolana che nasce dalla Chiesa Madre di tutte le Chiese S. Giovanni in Laterano e che S. Giovanni Bosco con visione profetica segnalò popolata di case salesiane, ora vede allinearsi già la Chiesa parrocchiale in onore di Maria Ausiliatrice accanto all'Istituto Pio XI, la nuova costruzione della Chiesa in onore di S. Giovanni Bosco e sulle colline prospicienti le case di Frascati, Capocroce, Grottaferrata, Castelgandolfo, Genzano' e L anuvio. Ne sia ringraziato il Signore che ci permette di lavorare nella città del Papa e di svilupparci in essa con opere adatte ai bisogni dei tempi.
Nella stessa giornata di venerdì 12 settembre la lunga comitiva dei Congressisti saliva in autopulmann a Castelgandolfo, ove Sua Santità si disponeva a concederci l'udienza desideratissima. Il cortile interno, letteralmente gremito, ci serrò come in un cuor solo attorno e ai piedi del Sommo Pontefice, che si presentò al comodo balcone per parlarci e benedirci. La gioia comune al suo apparire esplose in evviva ed applausi frenetici, cui il Papa rispondeva col suo sorriso volgendosi ora agli uni _ ora agli altri, quasi per accontentare tutti e rallegrarsi con noi. Quando si accinse a parlare, il nostro religioso silenzio accolse la sua parola come dal labbro di Nostro Signore. Credo opportuno riportare per iutiero il prezioso documento tra le Comunicazioni ufficiali di questo numero degli Atti, affinchè i Direttori se ne servano coi loro Cooperatori e tutti i Bollettini lo possano riprodurre traducendolo e commentandolo opportunamente. È stata la prima volta che la Pia Unione dei Cooperatori salesiani ha avuto la sorte di ricevere direttamente dal Papa l'incoraggiamento e l'approvazione piena al loro lavoro apostolico, nel programma loro tracciato con chiara visione dei tempi da San Giovanni Bosco.
I nostri benemeriti Cooperatori devono sentirsi infervorati da tale benevolo messaggio pontificio e tocca a noi valorizzarlo, commentarlo opportunamente, soprattutto per unirli sempre più strettamente al Papa, ai Vescovi, alla Chiesa per mezzo del loro amore a San Giovanni Bosco e alle opere d'ambedue le Famiglie da Lui create.
2. Se grande è la gioia di vedere il Papa, l'emozione di chi può essere ricevuto in udienza privata è veramente inesprimibile. Al povero sottoscritto poi tale aspettativa fu prolungata da due o tre rimandi, sicchè dal primo annuncio alla data decisiva trascorsero una dozzina di giorni. Purtroppo per queste ragioni non fu possibile trattenere a Roma tutti i Rev.mi Capitolari, convocati appunto per essere presentati collettivamente dopo l'udienza e dovetti andare accompagnato soltanto dal sostituto Procuratore e da uno dei Segretari.
S. Santità si degnò di ricevermi domenica mattina 21 settembre e con la sua paterna accoglienza mi tolse subito ogni soggezione e mi aprì il cuore alla più filiale confidenza. Lo ringraziai del paterno discorso preparato con tanta cura pei nostri Cooperatori e lo assicurai che lo terremo come il più prezioso documento per la nostra Unione, in preparazione al Centenario della fondazione. Gli esposi brevemente i lavori del nostro XVII Capitolo Generale, dalle elezioni che diedero come risultato un Capitolo veramente internazionale, ai temi trattati: le scuole professionali, le missioni, la formazione accurata del personale. Si compiacque assai di ciascuno di questi argomenti e mostrò la sua preoccupazione soprattutto per l'educazione della gioventù operaia. Le rovine prodotte dal bolscevismo Lo tengono sempre con l'animo in angoscia, poichè vede come il demonio si serve di quest'arma per seminare nel mondo l'odio a Dio, -alla Chiesa, al Papa, ai Sacerdoti e come è arduo contrapporre un argine a tanto male, specialmente dove la propaganda avversa ha potuto affermarsi e impedire l'opera del Clero. « Lavorate — mi disse — lavorate con tutte le vostre Forze per impedire o per rimediare a tanta rovina ».
Quasi a confortarlo gli presentai la relazione che il nostro delegato della Slovacchia aveva fatto durante il Capitolo Generale e gli dissi che se tanto è il male che opera il nemico di Dio, i cristiani sono tuttora numerosi, fermi nella fede, arditi nelle loro iniziative e ferventi nell'attesa della liberazione, che anelano possa preparare un trionfo inaudito per Gesù Cristo e la sua Chiesa.
Il tempo che m'era stato assegnato era già trascorso due volte, sicchè m'affrettai ad inginocchiarmi per chiedere la Benedizione. Furono introdotti anche i miei due fortunati confratelli e il Papa elevando ambe le braccia e lo sguardo al Cielo, con quell'atteggiamento caratteristico di profonda fede e di paterna bontà, benedisse le nostre tre grandi Famiglie e i singoli componenti, le opere e le persone, incaricandomi di trasmettere a tutti la sua preghiera, pegno del suo affetto. Mi son dato premura di eseguire il desiderio del Vicario di Gesù Cristo inviando a tutte le case di formazione tale messaggio, ma ora mi faccio un dovere di comunicare a ciascuno dei confratelli, alle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai, Cooperatori, allievi, Ex allievi, parenti ed amici tutti la paterna benedizione, chiedendo in coni-penso la recita più fervorosa del Pater, Ave e Gloria quotidiano secondo le intenzioni del Sommo Pontefice.
3. Mi è caro comunicarvi che i Superiori Capitolari hanno già ricevuto l'incarico di riprendere le visite straordinarie alle Ispettorie che non erano ancora state visitate dopo il 1940. Ecco come sono stati distribuiti gli incarichi.
Il R.mo D. Albino Fedrigotti visiterà di seguito il Congo Belga, l'Africa meridionale, l'Ispettoria Orientale e l'isola di Malta.
Il R.mo D. Giovanni Antal visiterà nella Spagna le Ispettorie Tarragonese e Celtica.
Il R.mo D. Antonio Candela visiterà il Nord Africa e l'Ispettoria Betica.
Il R.mo D. Giorgio Seriè visiterà l'Ispettoria del Messico-Antille e le Ispettorie di Maria Ausiliatrice e di S. Giovanni Bosco del Brasile.
Il R.mo D. Modesto Bellido continuerà la sua visita alla Ispettoria Argentina del- S. Rosario e all'Uruguay.
Il R.mo D. Giovanni Costa Resende visiterà le Ispettorie brasiliane di S. Luigi e di Sant'Alfonso.
In tal modo possiamo sperare che per la fine del 1953 si possa dire d'aver visitato l'intera Congregazione in questo turbinoso dopoguerra e che sarà più agevole trattare i problemi delle singole Ispettorie, grazie alla conoscenza diretta che ne hanno i Rev.mi Visitatori. Vogliate perciò usare con essi la confidenza filiale che rende facile il loro compito e utile all'avvenire delle vostre Ispettorie la conoscenza completa del personale e delle vostre attività.
Il Capitolo Generale XVII iniziò i lavori il 1° agosto 1952; vi furono 17 sedute. Nelle due prime (1° agosto) si procedette alla Elezione del Rettor Maggiore e degli altri Superiori del Capitolo.
Nelle seguenti vennero trattati i temi proposti nella circolare di convocazione: Scuole Professionali - Missioni - Case di formazione - Proposte varie.
Parve conveniente per le proposte varie trattare dapprima i rilievi e suggerimenti pervenuti dai Confratelli delle varie Ispettorie riguardanti la disciplina religiosa, le varie attività e il loro orientamento; studiando poi le vere proposte intese a modificare articoli delle Costituzioni o dei Regolamenti.
Lavorarono quindi cinque Commissioni, composte ciascuna di circa 20 Capitolari. Ogni tema venne accuratamente studiato dalla rispettiva Commissione: i risultati furono presentati dal Relatore all'Assemblea Generale per la discussione: dopo la quale vennero approvate con regolare votazione, quasi sempre ad unanimità, le Deliberazioni, che, promulgate dal Rettor Maggiore, hanno forza di Regolamento; di più si formularono dall'autorevole assemblea Raccomandazioni utili per la migliore attuazione delle Deliberazioni.
Qui vengono riportate per ogni tema le deliberazioni e le raccomandazioni.
Le varie deliberazioni, meglio curate nella forma e con opportuna numerazione, verranno poi stampate in una nuova edizione di Costituzioni e Regolamenti a completaniento o in sostituzione degli articoli finora in vigore sullo stesso argomento.
Viviamo tutti e sempre nel cuore e nello spirito di San Giovanni Bosco, coltivando la fede e l'amore a Gesù nella SS. Eucarestia.
Vi giungano graditi i miei auguri per l'inizio o per la chiusura dell'anno scolastico con l'assicurazione delle mie quotidiane preghiere per tutti.
Vostro aff.mo in C. J.
Sac. RENATO ZIGGIOTTI.
DELIBERAZIONI E RACCOMANDAZIONI DEL XVII CAPITOLO GENERALE DELLA NOSTRA SOCIETÀ
1° TEMA: SCUOLE PROFESSIONALI ED AGRICOLE
A) DELIBERAZIONI
Per quanto riguarda il Regolamento per i Coadiutori (Regol. III, pag. 28) il Capitolo Generale lascia intatti gli articoli: 58, 59, 61. L'art. 60 viene modificato così:
« Ai Confratelli Coadiutori, dopo il periodo del Perfezionamento e durante i voti temporanei, sia applicato quanto prescrive l'art. 53 per i Chierici del Tirocinio pratico, e rifacendosi anche all'art. 184 delle Costituzioni ».
Del Regolamento in prova per il perfezionamento dei Confratelli Coadiutori furono approvati i seguenti articoli:
1) È prescritto per i Coadiutori, dopo la prima Professione, un periodo di Perfezionamento, per completare la loro formazione religiosa e professionale.
Per i Confratelli Coadiutori artigiani o agricoltori questo periodo si trascorrerà in una Casa all'uopo destinata ed avrà la durata di tre anni.
Gli altri Confratelli Coadiutori, non artigiani nè agricoltori, saranno destinati per un biennio a Case di formazione del’lnspettoria, oppure a qualche altra che sia di specchiata osservanza, e ove il Direttore sia in grado di compiere, a loro riguardo, i doveri impostigli dagli articoli 184 e 195 delle Costituzioni.
Le Ispettorie abbiano possibilmente una Casa di Perfezionamento, nel cui governo ed andamento si seguirà il Regolamento generale per le Case, ispirandosi anche a quanto è detto sopra all'art. 53 (Capo II, per i Chierici - « Costituzioni e Regolamenti »).
Ove questo non sia possibile, gli Ispettori, specie in una medesima Nazione, si intenderanno per stabilire un Corso Interispettoriale in una Casa adatta delle loro Ispettorie. Queste Case destinate al Perfezionamento dovranno avere per tale scopo, l'approvazione del Rettor Maggiore.
B) DIRETTIVE PER IL CORSO DI PERFEZIONAMENTO DEI CONFRATELLI COADIUTORI
1) Si dia al Corso di Perfezionamento l'organizzazione e l'attrezzatura adatte al duplice scopo del medesimo, che è non solo la compiuta formazione professionale dei nostri giovani Coadiutori, ma soprattutto la loro preparazione culturale e religiosa. A ciò sia quindi indirizzato l'intero andamento del corso a norma però del Regolamento Generale per le Case (Articoli 53, 309).
Per la parte professionale: teoria approfondita della propria arte; elementi di tecnologia meccanica ed elettrotecnica; disegno tecnico e professionale; amministrazione e direzione del laboratorio; lavoro ed insegnamento professionale agli allievi...
La biblioteca poi abbia opere adatte di cui i Confratelli possano approfittare per la loro istruzione religiosa e professionale.
Siano anche incoraggiati a sostenere presso la Curia del luogo l'esame di abilitazione all'insegnamento catechistico.
C) RACCOMANDAZIONI
Le raccomandazioni, fatte dal Capitolo Generale nel corso della discussione, possono essere raggruppate sotto i tre titoli seguenti: 1) Il Personale per le Scuole Professionali ed Agricole. - 2) Le Scuole stesse. - 3) Argomenti vari.
I. - PERSONALE-COADIUTORI.
Si rileva il grande bisogno che abbiamo di Confratelli Coadiutori ben preparati per le nostre Scuole Artigiane già esistenti e anche di fronte alle numerose richieste di tali Istituti che pervengono ai Superiori da ogni parte. Onde il dovere che a tutti incombe di cercare e promuovere ogni mezzo adatto per incrementare le vocazioni.
Ogni Ispettoria cerchi di rendersi autosufficiente con una sempre maggiore cura delle vocazioni artigiane.
a) Prima del Noviziato.
Questo periodo si può trascorrere negli Aspirantati o negli Istituti Professionali o Agricoli: in ambedue i casi son da seguirsi fedelmente i nostri programmi ed orari nelle loro caratteristiche. In modo particolare, le Case per Aspiranti diventano una necessità, se vogliamo assicurare la vita delle nostre Scuole Professionali ed Agricole.
Ove vi sia la possibilità, l'Ispettoria abbia il suo Aspirantato artigiano, e, ove non fosse possibile gli Ispettori procurino di intendersi, in una medesima Nazione, per creare Aspirantati Professionali ed Agricoli Interispettoriali, dove si preparino i nostri giovani aspiranti artigiani. Si procuri che il giovane aspirante, che verrà mandato al Noviziato, abbia compiuto di regola i cinque anni della Scuola Professionale od Agricola.
Ai mezzi, poi, tradizionali per creare nelle Case quell'ambiente di pietà e di famiglia che favorisce le vocazioni, si aggiungono le seguenti raccomandazioni:
b) Durante il Noviziato.
È bene preoccuparsi di offrire al Novizio Coadiutore la possibilità di praticare qualche ora al giorno il proprio mestiere; non sarà sempre cosa facile, ad ogni modo si faccia quello che è possibile. Vi sono delle materie che sempre si possono insegnare: il disegno, le nozioni di amministrazione, di sociologia, lo studio di qualche lingua e anche la Tecnologia del mestiere.
e) Dopo il Noviziato. - Periodo di perfezionamento.
Si insiste che dopo il Noviziato nessun Confratello Coadiutore sia mandato direttamente nelle Case per lavorare, ma si osservino in proposito rigorosamente gli articoli del Regolamento per i Coadiutori deliberato da questo Capitolo Generale.
II. - SCUOLE PROFESSIONALI ED AGRICOLE.
4) Si ricorda che questo organico comprende essenzialmente quattro gruppi di materie:
e) tecnologia del mestiere;
d) pratica del mestiere: questa comprende esercizi progressivi e lavori utili.
5) La proporzione di questi gruppi di materie è chiaramente specificata nei programmi dell'Ufficio del Consigliere Professionale Generale.
6) Si ritenga in modo speciale che il tempo assegnato alle esercitazioni pratiche sia di quattro a cinque ore giornaliere. Si snelliscano le ore dì pratica per i primi Corsi, dando più tempo alla cultura generale in modo da poter in seguito maggiormente intensificare la prima.
7) Le vacanze estive per le Scuole Artigiane, secondo la nostra tradizione, non oltrepassino i due mesi.
8) Si favorisca la compilazione di testi da parte di nostri Confratelli Coadiutori pèr le differenti specializzazioni 'dei vari mestieri.
9) Si esprime il desiderio di avere un Orario-tipo completo della giornata per le nostre Scuole Professionali ed Agricole, in cui poter contemperare le tradizionali attività Salesiane.
10) Non si trascuri la preparazione sociale dei nostri allievi Artigiani; quindi si insegnino le nozioni di Sociologia Cristiana e di organizzazioni di Azione Cattolica, orientandoli opportunamente e mettendoli in contatto con gli organismi Sindacali Cattolici.
11) Si provvedano le Scuole Professionali ed Agricole di ottimi Catechisti e di competenti Consiglieri possibilmente provvisti di titoli accademici Tecnici.
III. - ARGOMENTI VARI. 1) Scuole esterne.
Si raccomanda, ove se ne veda la convenienza, specialmente nelle grandi città industriali, la creazione di Scuole Artigiane per Esterni.
Si fa notare:
Ove sia conveniente e possibile, si stabiliscano corsi serali per favorire la formazione dei giovani che non hanno la possibilità di frequentare le Scuole (corsi di Disegno, di Contabilità, di Lingue, ecc.).
Aiutare i nostri Allievi a trovare un impiego presso Ditte che diano una buona garanzia e, in caso di disoccupazione, interessarsi della loro sistemazione.
Si fa notare che bisogna preoccuparsi sin dall'inizio di indirizzare i giovani a quel mestiere, che poi potrà essere redditizio (specializzazione del mestiere a seconda delle Regioni, delle circostanze locali, ecc.).
Si raccomanda che non si tralascino mai i nostri esami Professionali semestrali e finali, oltre quelli legali, e si dia il nostro Diploma di compiuti corsi Professionali o Agricoli.
Facilitare ai nostri Confratelli il conseguimento di Titoli Legali e di Abilitazioni tecniche.
Incrementare la preparazione universitaria per il conseguimento di Lauree in Ingegneria, Agraria, Meccanica ed Elettromeccanica.
2° TEMA: LE MISSIONI
Agli articoli 67 - 68 - 69 del Regolamento (« Costituzioni e Regolamenti »): Capo VI0 « Per i Missionari » vanno sostituiti i seguenti:
Articolo 67 - « In via ordinaria egli si recherà prima che altrove alla Casa Ispettoriale della regione in cui stabilirà la sua temporanea dimora, per presentarsi all'Ispettore, consegnargli la lettera di accompagnamento e mettersi da quel momento fino al suo ritorno in Missione, sotto la sua giurisdizione. L'Ispettore, dopo che il missionario avrà trascorso un mese di riposo in famiglia, gli fisserà la Casa Salesiana in cui dovrà dimorare e procurerà che vi trovi cordiale e fraterna assistenza ».
Articolo 68 - « Converrà anche che il Missionario affidi alla custodia dell'Ispettore il danaro ricevuto dal proprio Superiore, quello per il ritorno ed anche ogni oggetto di speciale valore; e con lui si intenda per le visite e i viaggi, per le spese e gli acquisti che dovesse fare, e per il ritorno ».
Articolo 69 - « L'Ispettore della Missione informi sempre il Superiore del Capitolo incaricato delle Missioni, del rimpatrio temporaneo del Confratello; e questi, ritornato alla propria Missione, ne dia tosto avviso ai Superiori ed ai parenti per loro tranquillità ».
I. - VOCAZIONI MISSIONARIE.
1) Allo scopo di fomentare lo spirito missionario e di suscitare le vocazioni missionarie nei nostri Istituti, negli Oratori Festivi, e tra l'elemento esterno, si faccia attiva propaganda del nostro «Bollettino Salesiano», di « Gioventù Missionaria », di biografie e altre pubblicazioni missionarie.
Con i debiti permessi si promuovano Giornate e Congressini Missionari, Conferenze tenute possibilmente da Missionari con proiezioni fisse e cinematografiche e recite missionarie. Si approfitti a questo scopo delle possibilità offerte dalla Radio e dalla Televisione. Inoltre con i banchi di beneficenza, con lotterie e con feste missionarie si educhino i giovani e il popolo allo spirito di generosità e di sacrificio in favore delle Missioni.
Si parli frequentemente delle Opere Missionarie Pontificie e delle Missioni, nelle prediche, nelle conferenze salesiane ai Cooperatori ed. Ex allievi, nel sermoncino della sera, nelle Compagnie Religiose e nelle Associazioni di Azione Cattolica. Anche nelle scuole si può fare opera utile con compiti scolastici di argomento missionario, concorsi e lettere ai Missionari od altro.
Non si dimentichi però che dopo la preghiera, il mezzo più efficace per ottenere vocazioni sarà il buon esempio e lo zelo dei Confratelli.
In tutte le Case di formazione sia coltivato intensamente lo spirito missionario. Si faccia sapere, particolarmente negli Aspirantati, che coloro che chiedono di partire per le Missioni e a giudizio dei Superiori hanno le doti necessarie, potranno seguire la loro vocazione, anche prima del Noviziato.
Le esperienze fatte sembrano consigliare di inviare i missionari nelle Missioni, o a fare il Noviziato o immediatamente dopo. Confrontando le statistiche delle varie spedizioni, si può constatare come la percentuale più alta di perseveranza sia nei gruppi di coloro che sono partiti più giovani.
Ciò non impedisce che anche Confratelli già maturi e specialmente novelli sacerdoti e capi di arte possano ben ambientarsi ed essere ottimi Missionari.
II. - VITA MISSIONARIA ED ORGANIZZAZIONE DELLE OPERE MISSIONARIE.
Nelle residenze ci siano almeno due sacerdoti. A loro si potrà convenientemente aggiungere un coadiutore; ma non si lasci un coadiutore con un solo sacerdote.
Sono opere ausiliarie, gli ospedali, i lebbrosari, i dispensari, gli orfanotrofi, gli ospizi, i collegi, le scuole professionali ed agricole, gli oratori festivi e altro.
Si raccomanda grande prudenza ai Missionari che si debbono occupare di ospedali e dispensari. Questo genere di lavoro sia preferibilmente affidato alle Suore.
III. - AIUTI ECONOMICI ALLE MISSIONI.
1) Aiuto economico delle Case. - Ogni Casa della Congregazione deve sforzarsi di promuovere iniziative per raccogliere mezzi economici per le Missioni.
Si stabilisca per ogni Casa una speciale Festa Annuale per le Missioni Salesiane.
Mezzi per raccogliere offerte possono essere: una lotteria con l'interessamento degli Allievi, Ex allievi e Cooperatori; accademie e recite teatrali a favore delle Missioni; salvadanai collocati nella prefettura o altrove; ecc.
Il danaro raccolto sia inviato all'Ispettore, il quale a stimolo di tutti, farà conoscere la somma raccolta da ogni Casa.
2) Aiuto economico delle Ispettorie. - Ogni Ispettore per conto suo mandi tutti gli anni al Rettor Maggiore il contributo della Cassa Ispettoriale, per il sostegno delle Opere Missionarie.
3) Uffici Missionari Ispettoriali. - Raccoglieranno per inviare al Rettor Maggiore le offerte fatte per le Missioni in genere, accompagnandole con la distinta delle singole Case o persone offerenti, per eventuali premiazioni.
Invieranno invece direttamente ai destinatari quelle che siano fatte per una Missione o un Missionario o uno scopo determinato, informando però il Rettor Maggiore anche di queste offerte.
Stimoleranno nell'Ispettoria l'interesse per le Missioni Salesiane, cooperando con le attività ed iniziative dell'Ufficio Centrale e con iniziative proprie.
4) Ufficio Missionario Centrale. Coordinerà il lavoro degli Uffici Missionari I spettoriali. Inoltre stimolerà l'interesse per le Missioni in tutta la Congregazione con le seguenti attività:
5) Opere Pontificie. - Pur esplicando zelantemente tutte queste attività in favore delle nostre Missioni, in ossequio alle norme della Santa Sede, si faccia propaganda delle Opere Pontificie. Si invitino i giovanetti fino ai 12 anni ad iscriversi nella Santa Infanzia e tutti gli altri (Ex allievi, Cooperatori, fedeli) nell'Opera della Propagazione della Fede. Le condizioni sono molto facili e le indulgenze numerose. Si prenda occasione dalla Giornata Missionaria Mondiale per sviluppare queste Opere Pontificie.
3° TEMA: TIROCINIO PRATICO DEI CHIERICI E CASE DI FORMAZIONE
Furono presenti ai Membri del Capitolo Generale nelle discussioni:
Il Capitolo Generale volle anzitutto fissare le seguenti premesse:
3) È utile in calce ai vari articoli dei Regolamenti citare
i Canoni di Diritto Canonico o altri documenti Pontifici che regolano la formazione dei Religiosi.
4) Va considerato che la redazione rifinita richiede tempo e quindi può essere rimessa ai Superiori.
A) DELIBERAZIONI
In base a tali consideraiioni il Capitolo Generale:
I. - Quanto al Tirocinio pratico lascia intatti gli articoli dal n. 51 al n. 57 del Regolamento del 1924, salvo queste modificazioni:
- Per quanto riguarda le Case di formazione (Aspirantati, Noviziati, Studentati) vanno pói collocati i vari Regolamenti accanto alle Costituzioni a pag. 79: riassorbono o sostituiscono o confermano gli articoli 261... 333; a pag. 79 però al momento si parla solo di Noviziato e di Studentati di Chierici. Va fatto quindi posto per gli Aspiranti e il Perfezionamento dei Coadiutori.
Perciò il titolo a pag. 79 sarà modificato così: « Regolamenti per le Case di Aspirantato, di Noviziato, di Studentati per Chierici e di Perfezionamento per i Coadiutori » ed invece di due Sezioni, ve ne saranno quattro:
Sezione I: Delle Case di Aspirantato. II: Delle Case di Noviziato.
» III: Degli Studentati filosofici e teologici.
» IV: Delle. Case di Perfezionamento per i Coadiutori.
Ecco ora i testi dei Regolamenti approvati:
SEZIONE I. - DELLE CASE DI ASPIRANTATO
NOTA. - Gli altri articoli del Regolamento del 1938 passano senza altra modificazione nelle « Norme ».
SEZIONE II. - DELLE CASE DI NOVIZIATO
1) Ciascuna Ispettoria abbia possibilmente una sua Casa di Noviziato.
2) Per l'ammissione al Noviziato si segua fedelmente quanto è stabilito nelle « Norme per l'accettazione ».
3) Non si ammetta alcuno, se non dopo un'accurata visita di un medico che conosca le esigenze della nostra vita e rilasci il relativo certificato. Si dia molta importanza alle informazioni assunte sulle condizioni della famiglia dei candidati (Instructio S. C. Rel., 10 dicembre 1931, n. 6 - Atti del Cap. Sup. n. 58) e si tenga presente l'art. 305 dei Regolamenti.
4) Per la durata del Noviziato, per le assenze, le interruzioni e i trasferimenti si stia rigorosamente ai Canoni: 555-556.
5) La vita del Noviziato sia regolata in modo conforme con la vita dei Confratelli che vivono nelle altre Case; perciò si procuri che, basata su di una regolarità ed un fervore esemplare, essa si svolga in un ambiente di naturalezza e semplicità, secondo il volere di Don Bosco e la sana tradizione Salesiana, evitando singolarità ed esagerazioni (art. 195 Cost.).
(Gli altri articoli da 268 in poi seguono tali e quali).
6) All'art. 286 si modifichi così: « Il Socio e l'Assistente, preferibilmente sacerdote... ».
7) Art. 295. - Oltre alle pratiche di pietà prescritte dalle Costituzioni e in uso nelle Case Salesiane:
8) All'art. 307 si aggiunga l'art. 54 del Regolamento del 1938, cioè « Non si conceda ai nuovi Professi di andare a fare vacanza in famiglia o in diverse Case nostre; ma, debitamente assistiti, prendano il necessario riposo tutti insieme nella Casa più adatta, fissata dall'Ispettore ».
NOTA. - Saranno collocati tra le « Norme » gli altri articoli del Regolamento del 1938 con queste variazioni:
e) Art. 39. - Nelle domeniche e feste vi sia la visita senza Rosario, essendo già stato recitato nella Messa della Comunità. — Nei giorni festivi sia tralasciata la Meditazione (finora richiamata nell'Orario giornaliero a pag. 21 del Regolamento del 1938).
SEZIONE III. - DEGLI STUDENTATI FILOSOFICI E TEOLOGICI
CAPO I. - ARTICOLI GENERALI
1) È riservata al Rettor Maggiore col suo Capitolo l'erezione degli Studentati Filosofici e Teologici (Cost. 104).
2) Qualora siano Interispettoriali:
Ma in casi straordinari per Chierici di altre Ispettorie sia consultato l'Ispettore di origine.
3) Scopo degli Studentati è non solo la cultura intellettuale dei Chierici, ma soprattutto la formazione ecclesiastica e salesiana, per cui non è permesso ai Chierici fare gli studi Filosofici e Teologici fuori degli Studentati.
CAPO II - STUDENTATI FILOSOFICI
CAPO III - STUDENTATI TEOLOGICI
Si tengano pure presenti l'art. 180 delle Costituzioni e l'art. 305 dei Regolamenti.
NOTA. - Il resto dei Regolamenti del 1938 passa nelle « Norme » con qualche ritocco negli articoli 47, 48, 60 del Regolamento per gli Studentati Teologici.
B) RACCOMANDAZIONI
I. - PERSONALE DELLE CASE DI FORMAZIONE.
È condizione essenziale per il buon funzionamento degli Studentati che detto personale sia ben formato:
II. - STUDENTI DI FILOSOFIA E TEOLOGIA.
III. - TESTI SCOLASTICI.
Si fa voti che venga provveduto alla compilazione di testi scolastici nostri e adatti ai diversi corsi, specie per Religione, Filosofia, Pedagogia, Teologia.
4° TEMA: RILIEVI E SUGGERIMENTI SULLA VITA E DISCIPLINA RELIGIOSA
Quanto qui è accennato non riguarda l'introduzione di nuove disposizioni, ma sono richiami a disposizioni già esistenti ed avvertimenti utili a mantenere l'esatta osservanza religiosa e il u buono spirito » nelle nostre Case.
I. - SPIRITO RELIGIOSO.
Devono considerarsi come abusi e deviazioni dallo spirito religioso Salesiano:
Quindi si esorta ad applicare dovutamente gli articoli del. Regolamento che vietano queste cose, rendendo responsabili gli Ispettori, ove si tratti di concedere o negare eventuali permessi. Lo spirito di paternità non consiste nel concedere quanto la regola non concede, ma nel vigilare paternamente affinchè sia in fiore l'osservanza, tanto necessaria per conservare lo spirito religioso.
II. - VITA DELLE CASE.
Lo spirito di famiglia è preziosa eredità della nostra Congregazione. Dobbiamo quindi praticarlo e conservarlo nelle nostre Case, sia nelle relazioni tra confratelli, sia nelle relazioni tra confratelli e giovani, come anche nella rispettosa deferenza verso i confratelli più anziani. Guai a noi se si introducesse nelle nostre Case la freddezza del puro Regolamento, come già lamentava il personaggio del noto sogno di Don Bosco, per cui tutto si riducesse ad un susseguirsi di scuola, di studio, di partite al pallone, di cinema e disciplina, ora troppo rilassata ora militaresca, mentre la pietà languisse, le feste fossero celebrate con svogliatezza e impreparazione e le Compagnie non fossero stimate e valorizzate. In questo caso non avremmo più il collegio Salesiano, ove si formano i buoni cristiani e gli entusiasti ex-allievi, ma una semplice scuola, non amata come famiglia, ma subita di mala voglia, con desiderio di uscirne al più presto.
Per ovviare questo pericolo, che sempre ci incombe, procuri il Direttore:
I Sigg. Ispettori poi procurino:
- ORATORI.
Ricordando che lo scopo dell'Oratorio è la formazione religiosa dei giovani, vogliamo impedire ad ogni costo quelle deviazioni che ne renderebbero vana l'attività. Ora, ecco alcune situazioni che potrebbero crearsi in un Oratorio:
incessante, dentro e fuori dell'Oratorio (magari con divise sportive intollerabili nei nostri ambienti), con inviti a gente estranea che invadono l'Oratorio togliendo ai Confratelli ogni possibilità di azione e di sorveglianza sui giovani, anzi mettendoli essi stessi in gravi pericoli.
Di questo passo l'Oratorio di Don Bosco perderebbe completamente la sua vera fisionomia. Si fa quindi calda raccomandazione:
Che la scuola di Catechismo si cominci subito a principio d'anno, con insegnanti ben scelti tra i confratelli, i giovani più maturi della Casa e dell'Oratorio stesso, i Cooperatori. Ci siano le gare e gli incoraggiamenti soliti ad usarsi nelle nostre Case.
IV. - IL CINEMA.
Sono sempre in vigore le norme date dal Capitolo Gene-' rale XVI al riguardo.
Per quanto ne sia difficile l'osservanza, si esortano tutti i Superiori e Confratelli ad impegnare ogni loro sforzo per attuarle. Che il Cinema attuale sia dannoso alla formazione dei giovani, per quello spirito che generalmente lo pervade, ogni educatore cristiano lo sa.
Si obbietta che, se non c'è il cinema, gli oratoriani abbandonano l'Oratorio e vanno altrove; o che i collegiali, spinti anche dalle relazioni dei compagni esterni, se non hanno cinema si irritano, mormorano, tengono la vita di collegio come un peso e diventano restii ad ogni esortazione alla pietà ed alla bontà. Questa difficoltà la trovano anche i buoni genitori che vogliono conservare buoni i loro figliuoli, allontanandoli da spettacoli indegni; eppure, con la buona volontà, con lo zelo, con assiduo lavoro di persuasione, ma soprattutto fomentando la pietà dietro l'esempio di Don Bosco si riuscirà a vincere anche questa grave battaglia.
Del resto si tenga presente la grave responsabilità che ci addossiamo quando la rappresentazione fosse meno conveniente. Ricordiamo l'alto concetto. che Don Bosco ci ha insegnato di tutto quello che riguarda la purezza dell'anima, e facciamo in modo che, mentre sono sotto la nostra responsabilità, i nostri giovani ricevano solo impressioni salutari.
Anche per il Cinema Parrocchiale richiamiamo le norme del Capitolo XVI. I confratelli non partecipino agli spettacoli destinati al pubblico.
Quanto poi ai cinema quasi parrocchiali, quelli, cioè, che funzionano in casa nostra da cinema parrocchiali in collaborazione con Parrocchie non Salesiane, o per comodità della popolazione cattolica di qualche zona cittadina e di qualche paese, si ritenga che non avendo noi in questo caso il dovere di: provvedere al cinema sano, queste sale devono essere prudentemente sottratte a tale prestazione, salvo casi che gli Ispettori segnaleranno al Capitolo Superiore per un'eventuale eccezione.
A questo riguardo il Capitolo Generale ha preparato per gli Ispettori delle norme particolareggiate che riassumiamo qui brevemente:
e) Si dia incremento alla Ginnastica: gare di corsa, di lancio, di forza, pattini, bicicletta, calcio, palla a volo, ma con squadre interne, in famiglia.
- FORMAZIONE RELIGIOSA.
Vi sono due speciali atteggiamenti che si possono manifestare talvolta tra i Confratelli, e che va bene segnalare: l'esagerata passione per lo sport, e lo smodato desiderio di divertimenti, specialmente del cinema.
È necessario che nelle Case di formazione si insista molto sulla formazione della volontà e sullo spirito di mortificazione, senza del quale non si dà vera vita religiosa. Nelle altre Case poi il Direttore richiami prudentemente chi ne avesse bisogno, per fargli comprendere quanto sia sconveniente ad un religioso questa forma di spirito mondano.
Le gestioni di Confratelli eventualmente addetti a piccole vendite (oggetti sacri, francobolli, bibite, dolci ecc.) devono essere controllate dal Prefetto.
Le gite degli alunni non siano dispendiose nè troppo lunghe, sia per non gravare indebitamente i loro parenti, sia per non incorrere pericoli morali che possono verificarsi in simili casi.
Gli Atti del Capitolo Superiore siano letti sempre in pubblico ed eventualmente commentati dal Direttore nelle sue conferenze; del «Bollettino Salesiano» sia data lettura nel refettorio dei Confratelli e possibilmente anche in quello dei giovani.
Si tenga aggiornato l'elenco dei Cooperatori e Benefattori di ogni Casa, affinchè non avvenga che, cambiando il Superiore, si dimentichi chi ha dei meriti e diritto alla nostra riconoscenza. Lo stesso si dica per gli Ex-allievi.
50 TEMA: PROPOSTE VARIE
Vennero approvate dal Capitolo Generale le seguenti modifiche di articoli dei Regolamenti:
Art. 361 del Regolamento: si modifichi così: « L'Economo rediga ogni anno il Rendiconto da inviarsi all'Economo Generale con le firme dell'Ispettore e di tutto il Consiglio. Tale rendiconto deve comprendere: a) una relazione particolareggiata del movimento della Cassa Ispettoriale; b) un riassunto della situazione patrimoniale dell'Ispettoria; e) un riassunto dei rendiconti finanziari delle singole Case ».
4) L'Art. 146 delle Costituzioni sia, per chiarezza, espresso così nell'ultimo comma: « Quanto ai Consiglieri basta una sola scheda per tutti e cinque insieme; è richiesta però anche per loro la maggioranza assoluta ».
Venne infine approvata ad unanimità la seguente proposta del Rev. Rettor Maggiore:
Si aggiunga « pro tempore » dopo la lettura spirituale, dopo l'invocazione al S. Cuore di Gesù per le vocazioni, questa preghiera:
Oremus pro fratribus nostris afflictis et captivis.
*. Salvos fac servos tuos, Domine, et libera eos ex omnibus tribulationibus suis.
Potrà essere anche tradotta in lingua volgare, affinchè sia da tutti meglio compresa e meglio recitata.
SOPRA L'ASSOCIAZIONE DEI DIVOTI DI MARIA SS. AUSILIATRICE.
Ricorda a tutti la prescrizione fattaci dalle nostre Costituzioni all'art. 9, di promuovere l'Arciconfraternita dei divoti di Maria Ausiliatrice. Il nostro S. Fondatore ha voluto fissare in tale articolo delle Costituzioni una delle sue raccomandazioni più frequenti, ripetute poi sempre con pari insistenza dai suoi Successori.
Quanto stesse a cuore a D. Bosco la diffusione di detta associazione ce lo dicono chiaramente le molte sollecitudini da lui avute per farla arricchire di indulgenze dai Sommi Pontefici e farla conoscere dai fedeli, anche attraverso opuscoli fino a considerarla, come ben fa rilevare in una sua circolare il compianto sig. D. Ricaldone, « quasi parte integrante 'della Società Salesiana » (Atti n. 149, p. 46).
« L'Arciconfraternita dei Divoti di Maria Ausiliatrice — notava lo stesso compianto Rettor Maggiore — può considerarsi quale terzo monumento vivente innalzato da S. Giovanni Bosco al nome della sua celeste Madre e Maestra (ibi). Monumento davvero imponente e glorioso! Dai registri infatti dell'Arciconfraternita di M. A. di Torino, che risalgono solo all'anno 1891, ben 2180 risultano a tutt'oggi le associazioni di Maria Ausiliatrice erette in tutto il mondo e aggregate a quella principale di Torino.
Questo confortante risultato non può non rallegrare S. G. Bosco e noi. Egli però dal cielo ricorda ancora a tutti i Salesiani il dovere di mantenere e accrescere tale « monumento vivente ». Nel 1862, D. Bosco, parlando con l'allora D. G. Cagliero dell'erigenda Chiesa di Maria Ausil. e del titolo da imporle, affermò: « La Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice: i tempi corrono così tristi che abbiamo proprio bisogno che la Vergine SS. ci aiuti a conservare e difendere la fede cristiana ».
Carissimi confratelli, le tristi ore che la Cristianità tutta sta oggi attraversando, rendono di grande attualità le parole di D. Bosco e non meno urgente di allora l'aiuto dell'Ausiliatrice dei Cristiani.
È dovere pertanto di ogni salesiano accelerare l'avvento dell'ora di Maria, facendosi propagatore della sua divozione, utilizzando a tale scopo quell'efficace mezzo che è l'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice. « Sia adunque nostro impegno e nostro vanto promuovere questa Arciconfraternita: vi si facciano iscrivere, ogni anno tutti i nuovi alunni; la si faccia conoscere ai loro parenti, non vi sia nessuna nostra chiesa, nessun Oratorio festivo dove essa non sia eretta: se ne procuri l'erezione in centri lontani da Case Salesiane, ma popolati di Ex-allievi, Ex-allieve, Cooperatori e Cooperatrici, dovunque sia possibile e conveniente ». Così l'indimenticabile D. Ricaldone chiudeva lo studio sull'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice, che io vi invito a rileggere nella circolare: « La nostra divozione a Maria Ausiliatrice» (p. 47).
D. Albera, scrivendo a tutti i Salesiani, consigliava come mezzo efficace per far fiorire detta Arciconfraternita il « solen
COMUNICAZIONI E NOTE
1. BOLLA DI CANONIZZAZIONE
DI S.ta MARIA DOMENICA MAZZARELLO
Litterae Deeretales quibus Beatae Mariae Dominicae Mazzarello, Confundatriei Instituti Filiarum Mariae Auxiliatricis, Sanetorum, honores deeernuntur
PIUS
EPISCOPUS
SERVUS SERVORUM DEI
AD P ERPETUAM
REI MEMORIAM
DEI PROVIDEXTIS ea est ratio ut ad maxima quaeque gerenda ac perficienda « infirma mundi» eligat (I Cor. I, 27); idque sane, quemadmodum apud Apostolum legimus, ut in his « sempiterna quoque eius virtus et divinitas» ostendatur (Rom. I, 20). At mysterium illud, « quod absconditum fuit a saeculis et generationibus » (Col. I, 26) ita humanam intellegentiam superat, ut, visi manifestum fuisset sanctis, « quibus voluit Deus notar facere divitias gloriati sacramenti huius in gentibus, quod est Christus», nullo modo homini ad eam sapientiam contendere licuisset. Quodsi, suis diffisi viribus, at Christi gratia fulti, omne studium ad opera Dei probe perficienda contulerint homines, ad eam profecto immortalitatem, post brevissimum huius vitae cursum pervenient, ubi stabili certaque felicitate cum Jesu ipso fruentur. Ad quam sane vitae aeternae perpetuala beatitatem, ubi Caelitum est sedes, pervenisse praedicamus lectissimana acque inclitam virginem Mariam Dominicam 1Viazzarello, cui quidem supremos Sanctorum honores sollemni ritu hodie decrevimus. Maria Dominica in obscuro oppidulo Aquensis dioecesis, cui nomen Mornese, in Pedemontana terra, parentibus nata est humilibus, Josepho et Maria Magdalena Calcagno, die nono mensis Maii anno millesimo octingentesimo tricesimo septimo, liberorum, quos septem habituri erant, prima. Quo die nata est, eodem sacro abluta est lavacro. Quod quidem quam sapienter actum sit quamtumque optandum ut nostris quoque temporibus fiat nemo est quin videat. Neque hic parentum eius morum innocentiam silentio praetereundam putamus: etenim christiana fide ac pietate penitus imbuti, se liberis magistros ostenderunt virtutis, aequitatis, continentiae, modestiae; ac tam praeclare suis officiis muneribusque sunt functi, ut in filiorum mentibus evangelica praecepta inserere nullo non tempore studuerint. Dici vix potest quantas haec puerorum erudiendorum ratio habuerit utilitates et quam multos fructus tulerit, uberes quidem et praestantes. Nihil igitur mirum si tantis instructa domesticis virtutum exemplis, tam mirabiles progressus in Christiana professione vel a prima aetatula Maria Dominica fecit. Quae eximiae animi dotes in puella inerant, eae ad maximum splendorem, Dominici Pestarino Sacerdotis assidua complurium annorum opera, evectae fuerunt; ita quidem ut undecim agens annum, non modo inter aequales, verum etiam inter cives, exemplar christianae vitae haberetur. Cumque iam esset puella religiosis doctrinis satin erudita, licet in tam tenera aetate, illis temporibus, hoc esset inusitatum, sacrae Mensae fuit primum particeps fatta, atque haud multo postea almo chrismate inuncta. Quibus supernis roborata auxiliis vel constantius fortiusque perrexit virtutum iter, atque erga Divinum Redemptorem, praecipue sub eucharisticis delitescentem speciebus, vehementiore coepit ardere pietate. Etenim saepissime, summo mane, omnibus tempestatum frigorumque incommodis posthabitis, Angelorum pane enutriebatur sacroque Sacrificio piissime intererat. Duodevicesimum aetatis annum nondum attigerat cum, fragilem rerum humanarum mobilitatem atque inconstantiam pertaesa, et quaecumque apud caecos mortales prima putantur pro nihilo ducens, magnanima quadam alacritate piae « Societati Puellarum ab Immaculata Conceptione » nomen dedit, seque totam dicavit Deiparae Virgini, cui fuerat a prima aetate assictissima; neque facile dictu est quantum id ei fuerit adiumento ad perfectioris usque vitae genus amplec, tendam. Sed, ut erat in eeteros ardenti studio infiammata, non verbis modo, sed re etiam et actione operam navabat suam ut omnes, puellas praesertim, ad pietatem erga Deum magis ac magis incenderet atque excitaret et vel a periculis averteret, vel ad bonam frugem adduceret. Quo in exsequendo concilio a primis exordiis praeduras incurrit difficultates; at tandem, anno millesimo octingentesimo sexagesimo quinto, cum nonnullis aliis puellis vitam communem in parva domo, non longe a curialibus aedibus, quam pius sacerdos Dominicus Pestarino sumptu suo instruxerat, agere instituit. Quibus deinde puellis maximo fuit commodo quod S. Joannes Bosco, anno circiter millesimo octingentesimo sexagesimo nono, novae vitae ducendae rationem, dedit. Mirum quanta alacritate Maria Dominica in recenti Institut° virtutibus omnibus studuerit! Ita scilicet ut in cotidiano vitae cursu eius animi ornamenta magis magisque splenderent, ac certa iam tum excellentium operum signa, quae brevi erat actura, elucerent. In primis vero, ut aequum erat, proximorum ad aeterna iuvandorum cupiditate ardebat flagrantissima; qua incitata Maria Dominica soeietatem puellis educandis, Joanne Bosco suasore, condere decrevit. Cuius propositi cum certior factus fuisset Pius IX, Decessor Noster, illud non modo probavit, sed etiam ut ad effectum adduceretur hortatus est. Igitur Joannes Bosco omnes rupit mores, atque, ad rem finito concilio cum Dominico Pestarino et Aquensi Episcopo, primas instituendaé societatis alumnas ex iisdem Puellis astisti voluit ad Immaculata Conceptione. Multis itaque effusis precibus habitisque deliberationibus, die quinto mensis Augusti anno millesimo octingentesimo septuagesimo secundo, tandem Puellae ab Immaculata Conceptione novae aodalitatis vestibus indutae sunt, atque astantibus Aquensi Episcopo, Joanne Bosco ac Dominico Pestarino, Maria Dominica Mazzarello et nonnullae aliae religiosa vota nuncuparunt. llaec plane humillima primordial fuerunt Instituti Mins, quod hodie latissime per omnem christianum terrarum orbem tam diffusum videmus. Ita non sine divino quodam Numinis instinctu evenisse censendum est ut, quemadmodum S. Joannes Bosco in puerorum educationem sapienter intensas intendit turas, non secus mulieres virtutibus omnibus praeditae in puellas etiam educandas operam impenderent assiduam. Ut vero hoc Institutum, cui « Filiarum a Maria Auxiliatrice » nomen S. Joannes Bosco indiderat, optatum acciperet muorementum, eius regimen Mariae Dominicae in primo vicaria potestate est concreditum, ac biennio post, die decimo quinto mensis Iunii anno millesimo octingentesimo septuagesimo quarto, communi omnium Sororum suffragio, non sine magno Sancti Joannis gaudio, suprema totius Instituti eadem moderatrix eletta est. Sed iam inde ab incunabulis, ut est in operibus Deo auctore susceptis usitatum, sodalitas graves natta est difficultates, praesertim ob asperrimam rei familiaris penuriam. Quam ob causam multiplicato, brevi temporis cursu, alumnarum numero, non modo vestium, supellectilis, verum etiam ciborum saepe copia defuit; atque vel eo perventum est, ut interdum sine cibo virgines Deo devotae somnum ceperint, ac multos annos panis tantum paucis frustulis mane corpus recrearent. Sed Maria Dominica nullis territa easibus ac mira animi constantia et fortitudine praedita, uni Deo providenti fidens, adversa omnia perferebat; nec tamen, licet tam multis premeretur angustiis, eas reiecit quae ut in domum acciperentur petebant ad religiosam vitam amplectendam. Quin immo tantum abfuit ut difficultatibus, in qual dilapsa erat, eius frangeretur animus, ut potius in iisdem eius gravitas, fides, constantia magis magisque essent perspicuae. Illud quoque memoria dignissimum est quod in Sororum exemplum agebat: non solum enim sententiarum gravitate et frugiferorum, quibus abundabat, praeceptorum sapientia eas adiuvabat, sed, quod caput est, eas vita atque sanctimonia praegrediebatur omnes. Inter cetera vero eius documenta ad mores integre informandos idonea, saluberrimum in primis est atque laudandum maxime, quod, S. Joanne Bosco magistro atque dottore, ad Instituti sui incrementum promovendum egit. Etenim paucis post annis ex quo hoc erat ortum tam late eius fama avolaverat, ut non solum, Episcopis postulantibus, in vicinis Dioecesibus id genus sodalitatel conderentur, sed etiam trans Alpes atque in plurimis exteris nationibus, quanto cum omnium bono atque commodo difficile est dictu. Ita factura est ut non diuturno temporis spatio Institutum a Maria Auxiliatrice sive in multis Europae territoriis, quae longum est enumerare, radices egerit, sive in dissitis etiam trans Oceanum oris: in America, in Brasilia, in Argentina, in Africa, in Asia; ubi Deo devotae Virgines christianum nomen mire propagarunt. Quarum propterea Virginum non paucas videas audaces, patria, parentibus, vitae commodis relictis, longinquas potere -regiones, ubi saepe eas immatura et acerba manet mors, nullo emolumento incitatas, hac una spe ductas, ut eorum crescat multitudo qui verum Deum excolant. Neque putandum est abs se conditi Instituti Sollicitudines a vero perfectoque evangelico vivendi genere eam avertisse, cum nihil antiquius ipsi esset, quam ut tam exiguo vitae spatio, virtutum omnium, in quibus sanctitas cernitur, fastigium attingeret. In primis, ut aequum est, ardenti pietatis studio caelestem Patrem venerabatur, cuius mirae bonitatis effusas in nos divitias omnibus praedicabat. Atque incredibili propterea amore in Christum ferebatur, cuius cruciatus prae oculis semper habuit, cuiusque Eucharisticum donum a prima aetate ad extremum vitae spiritum propensissimo animo coluit. Sanctissima vero ac purissima, Virginem Mariam ut oculos, aut si quid est oculis carius, et diligebat ipsa, et pro viribus contendebat ut aliae etiam Sorores diligerent, saepe eisdem suadens ne quidquam potius haberent quam tantae 1VIatris tutelam. Qui in Deiparam amor ita eius animum perfundebat voluptate ac laetitia, ut in terrenis molestiis et incommodis perferendis allevaret mirifice. Ex qua incensa erga Deum cantate, ut oportet, gemina manabat in proximos caritas. Quam ob rem aVIaria Dominica summa omnes benevolentia complectebatur, segue semper Sororum usai totam impendebat, sed praesertim cum eas aegrotantes conspiceret. Quae sane officia tanta benevolentia, tantaque comitato exsequebatur, ut summo illas repleret gaudio. Sed Dei amor, dummodo se eo quis moveri sinat, ad insignem virtutum omnium formam ducit. Quapropter ;Maria Dominica praestitit, toto vitae tempore, miro animi candore ac pudicitia, religioseque coluit pulcherrimum ac plane divinum virginitatis propositum. In ea excellens praeterea inerat indolis modestia ac verecun dia; ita ut Sancto Joanni Bosco, qui Instituti regulas praescripserat, quique consiliis et adhortationibus nullo non tempore ei erat auxilio, morem numquam non fideliter gereret. Sed non modo erga ipsum tam demisse faciebat, verum etiam in coenobio erga singulas, cum se Sororum omnium minimam existimaret, libensque idcirco humillima quaeque officia in universas conferret. Invitta denique constantia sive corporis infirmitates sive animi angores patienter sustinebat; et quamvis graviter ipsa aegrotaret, tranquillitatem numquam dimittebat, atque Sorores benigno placidoque semper vultu accipiebat. Quae omnia tam splendidum eius sanctitatis doeumentum praebuerunt, ut liceat asserere inclitam illam virginem, etsi litteris paene rudem, omnium tamen virtutum clarissima specimina edidisse et quaecumque vitae praecepta verbis docuisset, ea omnia in se ipsa expressisse. Talibus ornatam virtutibus virginem quis miretur si Deus existimaverit, quamquam haud provectae esset aetatis, iam Caelo maturami Pleuritico enim morbo correpta, acerbissimos cruciatus, duos amplius menses, aequo animo atque christiana fortitudine pertulit. De morte autern proxima cum esset sollicita, religiosissimam praeparationem adhibuit, extremisque voluit refici sacramentis. Quibus susceptis, placidissime obiit Niciae in Subalpinis, atque ad illam integram ac sempiternam migravit vitam, qua sanctissimus quisque fruitur die quartodecimo mansis Maii, anno millesimo octingentesimo octogesimo primo aetatis suae quadragesimo quarto. Quae vivens reverentiam omnium gratamque voluntatem erat demerita, omnibus lacrimas moriens excussit. Ab universis ordinibus civium immortalitate dignissimae, et complorata mors est et vita laudata. Cuius praeclara gesta nos docent quam intime vocem illam senserit tam frequenter a S. Joanne Bosco iteratam: « Da mihi animas, cetera tolte »; quam ardenter eam excitaverit exemplum exiinaii illius ac fortissimi viri, qui recentibus temporibus verbis atque operibus aurea Apostolorum tempora redintegravit in terris; quam alte sibi persuasum habuerit in christiana religione una cognita atque culta salutem populorum contineri. Sorores a Maria Auxiliatrice totaque civitas Nicia in Subalpinis atque comlures ex finitimis pagis ad demortuae corpus visendum convolaverunt. Dataque est opera ut piis exsequiis honestaretur, frequentissima civium multitudine astante; ac deinde in humili urbis sepulereto, nullo ornatu nulloque monumento condita est. Sed defunctae virginis splendidius ac perennius monuinentum eiusque sanctimoniae clarius indicium est mirum abs se conditi Instituti incrementum. Ad hunc namque annum Domus Filiarum a Maria Auxiliatrice erant numero mille septuaginta septem; Religiosae Sorores ubique terrarum undecim milia septingentae quadraginta duce; Novitiae mille octoginta una, ut silentio alias classes praetereamus eorum qui ab Instituti Sororibus beneficiis omnis generis afficiuntur, qui profecto ad multa centena milia crescunt. Neque Dei famulae sanctitas post eius obitum dia latuit, cum non pauci undique gentium eius merito et gratia a Deo in se collata dona praedicarent. Quo factum est ut de Beatorum Caelitum ho-n oribus ei decernendis causa agitari inciperet. Processus itaque ordinaria auctoritate ab anno millesimo nongentesimo undecimo ad millesimum nongentesimum decimum septimum habiti sunt; quibus et Romam missis, et a S. Rituum Congregatione probatis, Pius XI Decessor Noster, die vicesimo septimo mensis Maii anno millesimo nongentesimo vicesimo quinto introductionis Causae Commissionem sua signavit manu. Cum ea vero expleta essent, quae canonicae praescribunt leges, de Famulae Dei virtutibus Agi coeptum est, quas gradum heroicum attigisse auctoritate Sua Pius XI, die tertio mensis Maii anno millesimo nongentesimo tricesimo sexto constare sollemniter pronuntiavit, memorans praesertim lumen animi, consilii, ac singularem quandam rerum agendarum prudentiam, cum mira pectoris magnitudine et christianae humilitatis laude coniunctam. Institutis delude Processibus Apostolicis de duobus miraculis quae a Deo, Venerabili Maria Dominica Mazzarello deprecante, patrata ferebantur, atque investigationibus probationibusque peractis a S. Rituum Congregatione, Pius XI Decessor -Noster, dio vicesimo sexto mensis Mai anno millesimo nongentesimo duodequadragesimo sollemniter decrevit: i Constare de instantanea perfectaque sanatione cum, Herculinae Mazzarello ab insanabili paralysi infantili spinali acuta in inferioribus artubus, turo 1?osae Bellavita a gravissima peritonite tubercolari ascitica ». Denique die tricesimo primo mensis Iulii anno millesimo nongentesimo duodequadragesimo, idem Decessor Noster, « tuto procedi posse ad solleninent Venerabilis Mariae Mazzarello Beatificationem» publico decreto declaravit. Quae sacra sollemnia in Basilica Vaticana die vicesimo mensis Novembris anno millesimo nongentesimo duodequadragesimo, omnium ordinum viris ac mulieribus undique gentium aedem stipantibus, suetoque splendido ritu sunt celebrata. Neque multo post, crescentibus in dies prodigiis, quae Servae Dei gratia a Deo patrata dicebantur, ad Apostolicam Sedem undique dari supplices litterae coeptae sunt, quibus postulabatur ut eadem virgo maioribus augeretur honoribus. Quas Nos preces benigne admittentes, causae reassumptionis Decretum, die decimo sexto mensis Iulii anno millesimo nongentesimo quadragesimo primo Nostra manu signavimus. Cumque glia duo dicerentur accessisse miracula, apostolici instituti sunt Processus. Primum miraculum in oppidulo cui valgo nomen « Roppolo Castello », in dioecesi Bugellensi, contigit Sorori Maiorinae Avallo affectae morbo phlogistico suppurativo subacuto recidivante in abdomine, clinico insanabili, quo factum est ut ad extrema adduceretur neque ulla tantis incommodis medicina reperiretur. Quam ob rem cum ad partem corporis maxime dolore affectam Beatae Mariae Dominicae Mazzarello aegrota reliquias apposuisset illamque ut sibi succurreret precibus exorasset, notte illa, quae fuit ante diem decimum quin.tum mensis Augusti anno millesimo nongentesimo quadragesimo primo, omnino sanata est. Periti vero a S. Rituum Congregatione eletti una sententia miraculo sanationem obtentam esse dixerunt. Alterum quoque miraculum habendum est vere perspicuum, quod puellae evenit Carolae Ramponi nephrite acuta cum gravi urhaemia laboranti in pago Castano Primo, in Mediolanensis archidioecesis finibus. Cuius morbus eo gravitatis pervenerat, ut spes salutis iam illi esset nulla, visi in Dei benigni-tate ac potentia, atque paucas tantum vitae horas ei superesse nuntiaret medicus quo utebatur. Effusae sunt preces ad Deum per Beatam Mariani Dominicam Mazzarello et a Filiabus Mariae Auxiliatricis, quae sub puellulae caput beatae Mariae reliquias collocaverant, et a familia aegrotantis tota. Ac sub vesperum diei vicesimi quarti mensis Novembris anno millesimo nongentesimo quadragesimo quinto repente, praeter omnium exspectationem, puella omnino sanata est, ipsis medicis mirantibus, qui hall° sanationem miraculo tribuerunt. De utroque miraculo medicum Collegium, die declino mensis Octobris anno millesimo nongentesimo undequinquagesimo, disceptavit suamque de utroque sententiam edidit. De miris his sanationibus ex more in suetis S. Rituum Congregationis comitiis, ac postremo coram Nobis die decimo tertio mensis Martii hoc ipso anno disceptatum est: quo in generali conventu, dilecto Filio Nostro Alexandro Cardinale Verde Causae Ponente seu Relatore, dubium proponente: « An et de quibus miraculis post indultam eidem Beatae ab Apostolica Sede venerationem constet in casu et ad effectum, de quo agitur », omnes qui adfuerunt tum Patres Cardinales cum Praelati officiales Consultoresque sententiis suis affirmaverunt Nos vero, quae rei magnitudo est, sententiam Nostram aperire cunctati sumus, ut effusis precibus a Sancto Dei Spiritu lumen diutius impetraremus. Denique die vicesimo septimo mensis Martii hoc anno, tertia feria post Paschatis Domini festum, accitis S. R. E. Cardinalibus Clemente Mi-cara, Episcopo Veliterno ac S. Ritirino Congregationis Pro-Praefecto, et Alexandro Verde, Causae Ponente seu Relatore, necnon venerabili Fratre Alphonso Carinci, Archiepiscopo Seleuciensi ac S. Rituum Congregationis a Secretis, et Salvatore Natucci, Fidei Generali Promotore, postquam sanctissimam Hostiam immolavimus, sollemniter ediximus: « Constare de instantanea perfectague sanatione cum Sororis Maiorinae Avalle a morbo phlogistico suppurativo subacuto recidivante in abdomine, clinice insanabili, cum puellae Carolae Ramponi a nephrite acuta cum gravi urhaemia ». Unum igitur dubium adhuc supererat ut ad felicem exitum haec Causa perveniret, an scilicet, duobus miraculis rite probatis, ad Sanctorum Caelitum honores tuto provehi posset Beata Maria Dominica Mazzarello. Quod quidem dubium, coram Nobis in generali conventu, die tertio mensis Aprilis hoc ipso anno habito, a Cardinale Ponente propositum est, omnesque qui aderant Patres Cardinales, Praelati Officiales et Consultores, cunctis sententiis id affirmarunt. Nos vero rem .diutius perpendere cupientes mentem Nostram aperire distulimus, omnesque qui aderant hortati sumus ut supplices Deo preces effunderent, ut maius lumen Nobis impertiret. Re igitur mature perpensa, die primo mensis Maii hoc anno, Patribus Cardinalibus, quos memoravimus, apud Nos convocatis et Sacri Consilii Ritibus, tuendis viro a Sacretis atque Fidei Promotore Generali, sacris Eucharisticis peractis, hanc tulimus sententiam: « Tuto procedi posse ad sollemnem beatae Mariae Dcminicae Mazzarello Canonizationem ». Decessorum itaque Nostrorum exempla secuti, consueta Consistoria habenda statuimus. Secretum coactum est die vicesimo ottavo mensis Maii hoc anno, in coque venerabilis Frater Clemens Cardinalis Micara, S. Rituum Congregationis Pro-Praefectus, sermonem habuit de vita et miraculis Beatorum Confessorum Antonii Marine Gianelli, Episcopi Bobiensis, legiferi Patris Sororum Beatae Marine Virginis ab Horto; Francisci Xaverii Mariae Bianchi, sacerdotis e Congregatione Clericorum Regularium Sancti Pauli; ignatii a Laconi, laici professi Ordinis Fratrum Minorum Capulatorum, nec non beatarum Virginum Aemiliae de Vialar, ex Insti- tuto Sororum a Sancto Ioseph ab Apparitione; Mariae Dominicae Mazzarello, alterius Legiferae Matris Instituti a Maria Auxiliatrice, ac recensuit acta, quae in Causis Beatificationis et Canonizationis eorumdem Beatorum ac Beatarum S. Rituum Congregatio probaverat. Qua relations expleta, singuli Patres Cardinales suam aperuerunt sententiam. Eodem die, Consistorio Secreto absoluto, statim habitum est Consistorium publicum, in quo diletti Filii Consistorialis Aulae Advocati, ante solium Nostrum stantes, de illorum, quos modo diximus, Beatorum ac Beatarum vita, virtutibus et miraculis breviter singillatim retulerunt et a Nobis postularunt ut Beatis illis Sanctorum imponeremus coronam. Pro Beata autem Maria Dominica. Mazzarello dilectus filius Aloisius Philippus Re, alter ex Advocatis illis, eleganter peroravit. Nos vero, ut n ormae a maioribus praescriptae serva, rentur, per dilectum Filium Antonium Bacci, Apostolicarum Litterarum ad Principes a Secretis, respondimus non ante iudicium Nostrum laturos quam in Consistorio semipublico Purpuratos Patres iterum, atque venerabiles Fratres Patriarchas, Archiepiscopos et Episcopos, quotquot in Urbem adfuturi essent, sententiam rogaverimus. Quod quidem Consistorium hoc eodem anno die quarto mensis Iunii in consueta Vaticani Palatii aula coactum est, ibique Nos, brevi prius sermone astantes Cardinales et Sacrorum Antistites allocuti, ab ipsis exquisivimus ut, re plene cognita, tum ex iis quae gesta fuerant in Consistorio publico, tum ex actis S. Rituum Congregationis, quorum exempla unicuique ipsorum mandato Nostro iam tradita fuerant, quid de propositis Causis sentirent Nobis ex ordine significare vellent. Omnium suffragiis exceptis, laeto animo didicimus concordi eos sententia Beatos Caelites, de quibus agebatur, piane dignos aestimare qui sanctitatis infula decorarentur. De quibus omnibus ut acta iuridica forma conficerent astantibus Protonotariis Apostolicis mandavimus. Ad uniuscuiusque igitur Beatorum ac Beatarum illarum Canonizationem in Vaticana Basilica celobrandam diem diximus. Beatis autem Virginibus Aemiliae de Vialar et Mariae Dominicae Mazzarello Sanctitatis diademate simul redimiendis hune statuimus diem, vicesimum quartum nempe Iunii mensis. Cum itaque hic a Nobis praefinitus dies illuxit, omnes regularis et saecularis Cleri ordines, Romanae Curiae Praesules et Officiales, non pauci Abbates, Episcopi, Archiepiscopi, Patriarchae atque amplissimum Patrum Cardinaliurn Collegium in Petrianam Basilicam, magnifice exornatam et innumera fidelum multitudine, quos inter plurimae Sorores e Congregationibus a Beatis illis conditis, iam stipatam, convenerunt. Quibus omnibus pia supplicatione praeeuntibus, ac Maiores Litanias recitantibus et hymnum Ave Maris Stella praecinentibus, eandem Basilicam universo clero et populo plaudente, Nos ipsi ingressi sumus, atque brevi ad altare maximum effusa prece, ad Cathedram Nostram perreximus. Tunc, praestita prius Nobis, ut de more, ab astantibus Cardinalibus oboedientia, venerabilis, quem supra diximus, Frater Noster Clemens Cardinalis Micara, Episcopus Veliternus, utriusque Beatae Canonizationi procurandae praepositus, perorante dilecto Filio Aloisio Philippo Re, Consistorialis Aulae Advocato, instanter, instantius et instantissime postulavit ut Beatis Aemiliae de Vialar et 1VIariae Dominicae Mazzarello Sanctorum honores decerneremus. Cui peroranti Advocato Nos per dilectum, quem iam memoravimus, Filium Antonium Bacci respondimus Nos iam in eo esse ut duas illas sacras Virgines sanctitatis infula decoraremus, sed antea Divini Paracliti lumen, hymno Veni Creator, esse implorandum. Quo hymno expleto, Nos in cathedra sedentes, uti universae Christi Ecclesiae Magister, sollemniter adiximus: Ad honorem Sanctae et individuati Trinitatis, ad exaltationem Fidei Catholicae et Christianae Religionis augmentum, auctoritate Domini Nostri Jesu Christi, beatorum Apostolorum Petri et Pauli ac Nostra, matura deliberatione praehabita et divina ope saepius implorata, ac de venerabilium Fratrum Nostrorum Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalium, Patriarcharum, Archiepiscoporum, et Episcoporum in Urbe exsistentium, consilio, Beatam, Aemiliam de Vialar et Beatam Mariam Dominicam Mazzarello, Virgines, Sanctas esse decernimus et definimus ac Sanctorum Catalogo adscribimus, statuentes ab Ecclesia Universali illarum memoriam quolibet anno, die earum natali, Aemiliae, nempe, die vicesima quarta Angusti, et Mariae Dominicae die decima quarta Modi inter Sanctas Virgines non Martyres pia devotione recoli debere. In nomine Pep-Idris, et Spiritus Sancti. Amen. Qua Canonizationis formula a Nobis prolata, precibus annuentes eiusdem Cardinalis Micara, per eundem Advocatum Consistorialem Nobis adhibitis, hasce Decretales sub plumbo Litteras confici expedirique iussimus; astantibus vero Protonotariis Apostolicis ut de Canonizatione hac fide digna conficerent instrumenta mandavimus. Gratias mox Onnipotenti Deo egimus hymnum Te Deum Laudamus una cum confertissima multitudine canentes, ac novensilium Sanctorum patrocinium primi invocavimus, degne illis brevi homilia teximus elogium, animo gestientes quod per humilitatem Nostram Deus harum Caelitum gloriam manifestam fa-cere dignatus fuerit. Apostolicam denique benedictionem et plenariam admissorum indulgentiam astantibus peramanter impertivimus, atque pontificali sacro ad aram maximam celebrato, Canonizationis ritui finem imposuimus. Quibus rite peractis, id unum denique restat, ut omnes hortemur, in primis vero Filias Mariae Auxiliatricis, quarum quidem Maria Dominica Mazzarello, altarium honoribus decorata, prima Antistes quasique auetor fuit, ut vehementer laetentur, quod in ea quae latius ubique funditur scelerum colluvione rerumque omnium perturbatione, atque in hoc temporum motu in quo versamur, patronam, atque tutricem habeant amplissimam. Ab ea discant homines: « unam veramque scientiam», quae sane, ut ea scripsit, «in eo est collocata, ut nos ipsos sanctos reddamus ». Quae quidem sanctitatis celsitudo, pura atque serena, civilium et christianorum morum fons est atque mater, non sane comparanda speciosae illi atque fictae, quae nihil omnino confert ad aequos et sanctos fovendos promovendosque mores. Evangelicis profecto exemplis, quae in hac praeclaram virgine sumus admirati, semper haerentes, aliquando tandem, omni peccati sorde abiecta, digni erimus qui aeterni regni et gloriae participes efficiamur. Omnibus itaque quae inspicienda erant bene prospectis, certa scientia et Apostolicae auctoritatis Nostrae plenitudine, omnia et singula praedicta confirmamus, roboramus, atque iterum statuimus, decernimus universaeque Ecclesiae Catholicae denuntiamus. Mandamus insuper ut harum Litterarum tramsumptis, vel excerptis, etiam impressis, manu tamen Notarii Apostolici subscriptis eiusque sigillo munitus eadem prorsus tribuatur fides, quae iisdem bisce haberetur, si exhibitae vel ostensae essent. Si quis vero has Litteras definitionis, decreti, mandati, et voluntatis Nostrae infringere, vel eis temerario ausu contraire aut attentare praesumpserit, indignationem Omnipotentis Dei et Sanctorum Petri et Pauli Apostolorum eius se noverit incursurum. Datum Romae apud S. Petrum, die vicesimo quarto mensis Iunii, anno Domini millesimo nongentesimo quinquagesimo primo, Pontificatus Nostri tertio decimo.
Ego PIUS, Catholicae Ecclesiae Episcopus. (L. sigilli)
+ Ego Euorgius Episcopus Ostiensis àc Portuensis et Sanctae Rufinae Cardinalis TISSERANT, Sacri Collegii Decanus.
.+ Ego CIEMENS Episcopus. Veliternus Cardinalis MICARA.
+ Ego IOSEPHUS Episcopus Albanensis Cardinalis PIZZARDO.
+Ego BENEDICTUS Episcopus Praenestinus Cardinalis ALcosi MASELLA.
+Ego ADEODATUS Joannes Episcopus Sabinensis et Mandelensis Car‑
dinalis PIAZZA.
+Ego FRIDERICUS, Ep. Tusc. Cardin. TEDESCHINI S. R. E. Datarius.
+Ego ALEXAIVDER titulo S. Marine in Cosmedin Presbyter Cardinalis VERDE.
+Ego PETRUS titulo S. Crucis in Jerusalem Presbyter Cardinalis FuMASONI
+Ego Domigicus titulo S. Apollinaris Presbyter Cardinalis JoRio.
+Ego MAXIMUS titulo S. Marine in Porticu Presbyter Cardinalis MASSIMI.
+Ego NicoLaus S. Nicolai in Carcere Tulliano Protodiaconus Cardinalis CANALI Paenitentiarius Maior.
+Ego JOANNES S. Georgii in Velo Aureo Diaconus Cardinali MOSCATI. Ego IosEux S. Eustachii Diaconus Cardinalis BRUNO. Pro S. R. E. Cancellario
EUGENIUS Card. TISSERANT CLEMENS Card. MICARA
Sacri Collegii Decanus S. Rituum Congreg. Pro-Praefectus
ALFONSUS CARINCI, Ant. Seleucien., Dec. Prot. Ap. BERNARD() S DE FELICIS Prot. Ap.
Reg. in Cane. Ap. Vol. LXXXII - N. 53.
Traduzione italiana.
PIO
VESCOVO
SERVO DEI SERVI DI DIO
A PERPETUA MEMORIA DELLA COSA
È regola della Provvidenza divina scegliere deboli mezzi umani per portare a compimento le opere più grandi, e questo senza dubbio, come si legge nell'Apostolo, affinchè in esse si faccia palese anche la eterna potenza sua e la. sua divinità. Ma un tal mistero, che fu nascosto ai secoli e alle generazioni,, supera talmente l'intelligenza umana, che, se non fosse stato manifestato ai santi, ai quali Iddio volle far conoscere la ricchezza gloriosa di questo mistero verso i Gentili, che è Cristo, l'uomo non sarebbe assolutamente potuto-arrivare a quella sapienza. Se invece gli uomini, diffidando delle proprie forze, ma appoggiandosi alla grazia di Cristo, porranno ogni studio a ben compiere le opere di Dio, giungeranno per certo dopo il sì breve corso della vita presente a quella immortalità, in cui godranno con Gesù stesso una felicità durevole e sicura.
A questa perpetua beatitudine della vita eterna nel regno de' -Cieli dichiariamo essere pervenuta l'esemplarissima e insigne vergine Maria Domenica Mazzarello, alla quale con il solenne rito odierno abbiamo decretato i supremi onori dei Santi.
Maria Domenica nacque il 9 maggio 1837 nell'oscuro paesetto di Mornese della diocesi di A equi in Piemonte, da umili genitori, Giuseppe e Maria Maddalena Calcagno, prima di sette figli avuti da poi. Nel giorno stesso della nascita ricevette le acque del Santo Battesimo. Nessuno può ignorare quanto saggiamente siasi così fatto e quanto sarebbe desiderabile che così si facesse anche ai dì nostri.
Nè stimiamo doversi qui passare sotto silenzio l'integrità morale de' suoi genitori — poichè, profondamente imbevuti di fede e di pietà cristiana, si mostrarono ai loro figli veri modelli di virtù, di bontà, di riservatezza, di semplicità, adempiendo sì egregiamente i propri doveri ed uffici, che non cessarono -mai d'inculcare alla figliuolanza gl'insegnamenti del Vangelo. Sono indicibili i vantaggi arrecati da questa maniera di allevare i fanciulli e l'abbondanza e preziosità dei frutti che ne derivano. Nessuna meraviglia quindi se Maria Domenica alla scuola di così virtuosi esempi fece straordinari progressi fin dalla più tenera età nella pratica della vita cristiana.
Le belle doti di animo che adornavano la fanciulla salirono al più alto splendore per l'opera assiduamente prestatale per parecchi anni dal sacerdote Domenico Pestarino, sicchè undicenne era giudicata specchio di vita cristiana non solo fra le sue coetanee, ma anche fra i compaesani. Perciò, essendo già abbastanza istruita nella dottrina cristiana, fu, contro l'uso del tempo in sì -tenera età, ammessa alla prima Comunione, e non molto dopo ricevette il Sacramento della Cresima.
Corroborata da questi aiuti soprannaturali, prese a percorrere con fermezza ed energia ancor maggiore il cammino della virtù ed ,a nutrire una pietà più viva verso il Divin Redentore, massime nascosto sotto le specie eucaristiche. Infatti assai di frequente per tenspissimo, non curando qualsiasi disagio causatole da intemperie o dal freddo, andava a cibarsi del pane degli Angeli, mentre con gran divozione assisteva al santo sacrificio.
Non ancora diciottenne, sdegnando la caduca volubilità e inconsistenza delle cose umane e non facendo nessun conto di tutto quello che la cecità dei mortali sommamente stima, si inserisse con generosa prontezza nella pia « Associazione delle Figlie dell'Immacolata» e si consacrò interamente, alla Vergine Madre di Dio, della quale era stata fin dai suoi primi anni divotissima; nè sarebbe facile dire quanto le sia tornato ciò di aiuto ad abbracciare un tenore di vita sempre più perfetta.
Infiammata poi com'era di ardente amore del prossimo, si adoperava non solo con la parola, ma anche con mezzi pratici a ognor maggiormente infervorare e stimolare tutti e in special modo le fanciulle al filiale amore verso Dio, ora preservandole anche da pericoli e ora richiamandole sul buon sentiero.
Nell'esercizio di questo suo apostolato ebbe a incontrare da principio difficoltà molto serie; ma finalmente nel 1865 potè incominciare a condurre vita comune con alcune altre fanciulle non lungi dalla casa parrocchiale in una casetta, che il pio sacerdote Domenico Pestarino aveva fatto costruire a sue spese. Riuscì poi ad esse di grandissimo vantaggio l'avere S. Giovanni Bosco dato loro verso il 1869 un metodo per quella nuova vita.
Fu straordinario l'ardore con cui Maria Domenica nel novello Istituto si applicò alla pratica di tutte le virtù, a segno naturalmente che nella vita quotidiana risplendevano ogni giorno più le sue belle qualità e trasparivano fin d'allora sicuri indizi delle opere insigni, alle quali ben presto avrebbe posto mano.
Anzitutto, com'era giusto, ardeva di accesissima brama d'aiutare il prossimo al conseguimento dei beni eterni, mossa dal quale impulso pensò a fondare su consiglio di Giovanni Bosco una società per l'educazione delle fanciulle. Il Nostro Predecessore Pio IX, informato di questo disegno, non solamente lo approvò, ma incoraggiò anzi ad effettuarlo. Per conseguenza Giovanni Bosco ruppe ogni indugio e consigliatosi in proposito con Domenico Pestarino e con il Vescovo di Acqui, volle che le prime aspiranti all'Istituenda società si pigliassero dalle giovani stesse dell'Immacolata Concezione.
Pertanto, dopo molte preghiere e consultazioni, il 5 agosto 1872 finalmente le Figlie dell'Immacolata ricevettero l'abito della nuova società e alla presenza del Vescovo di Acqui, di Giovanni Bosco e di Domenico Pestarino, Maria Domenica Mazzarello e alcune altre fecero i loro voti religiosi. Questi furono i veramente assai umili primordi di quell'Istituto, che oggi vediamo larghissimamente diffuso per tutto il mondo cattolico; sicchè è da credere essere avvenuto non senza divina ispirazione che, come S. Giovanni Bosco rivolse sapienti e solerti cure all'educazione dei fanciulli, parimente donne adorne di ogni virtù si adoperassero anche con assiduità a educare le fanciulle.
Affinché poi l'Istituto, da S. Giovanni Bosco denominato delle « Figlie di Maria Ausiliatrice », avesse il desiderato incremento, ne venne affidato il governo a Maria Domenica da prima col titolo di Vicaria, e due anni dopo, il 15 giugno 1874, dal voto generale delle Suore e non senza grande compiacimento di S. Giovanni, fu eletta essa Superiora Maggiore di tutto l'Istituto.
Ma già fin dall'origine, come suole accadere nelle opere volute da Dio, la religiosa famiglia ebbe a provare gravi difficoltà, specialmente per la durissima penuria domestica. Quindi, essendosi in breve tempo moltiplicato il numero delle giovani, mancava spesso il sufficiente non solo nelle vesti e nei mobili, ma a volte anche negli alimenti, giungendosi talora al punto che le sacre Vergini dovevano andare a riposo digiune e per molti anni la mattina ristoravano il corpo solamente con pochi tozzi di pane.
Per altro, Maria Domenica, non ispaventandosi di nulla e con la sua straordinaria costanza e fortezza d'animo confidando unicamente nella provvidenza di Dio, sopportava ogni sorta di avversità, senza tuttavia, benchè incalzata da tante strettezze, respingere le postulanti che desideravano di essere accettate in casa per abbracciare la vita religiosa. Anzi, non che lasciarsi abbattere dalle difficoltà che incontrava, faceva spiccare allora sempre più la sua fede e fermezza di carattere.
È pur cosa degnissima di memoria la sua esemplarità dinanzi alle Suore; infatti non le aiutava solo con l'elevatezza dei pensieri e con la saviezza di utili insegnamenti, dei quali era ricca, ma, quel che più importa, le precedeva tutte nella santità della vita. Tra gli altri suoi metodi però atti alla formazione integrale delle anime il più fruttuoso di tutti e degnissimo di lode è quello di aver portato avanti il proprio Istituto seguendo le direttive di S. Giovanni. Bosco.
Infatti, pochi anni dopo che l'Istituto era sorto, la sua fama aveva preso sì largo volo, che non soltanto nelle vicine Diocesi a richiesta dei Vescovi si stabilivano comunità di tal genere, ma anche di là delle Alpi e in varie altre nazioni estere, con quanto beneficio e vantaggio generale non sarebbe facile descrivere. L'effetto fu che entro non lungo spazio di tempo l'Istituto di Maria Ausiliatrice mise le sue radici sia in molti paesi d'Europa che lungo sarebbe enumerare, sia anche in remote contrade oltre l'Oceano, come nell'America del Nord, nel Brasile, nell'Argentina, nell'Africa, nell'Asia, dove le sacre Vergini propagarono straordinariamente l'influsso della religione cristiana.
Inoltre non poche di loro si veggono arditamente abbandonare patria, parenti, comodità e recarsi in lontane terre, dove spesso le attende immatura e dolorosa morte, non attratte da verun interesse, ma condotte unicamente dalla speranza che si accresca il numero degli adoratori del vero Dio.
Nè si creda che le sollecitudini per l'Istituto da lei fondato distogliessero Maria Mazzarello dal pensare a una vita di genuina perfezione cristiana, nulla standole più a cuore che il pensiero di raggiungere in sì brevi giorni il vertice di tutte le virtù, nelle quali si dà a vedere la vera santità.
In primo luogo, com'è giusto, adorava con ardente trasporto di pietà il Padre Celeste, del quale mostrava a tutti i meravigliosi tesori di bontà profusi su di noi. E quindi nutriva straordinario amore per Cristo, i cui patimenti aveva sempre davanti agli occhi e il cui dono eucaristico onorò con tutto lo slancio del cuore dai primi anni di vita fino al suo ultimo respiro.
Santa poi e pura qual era, mentre amava essa stessa la Vergine Maria come la pupilla dei suoi occhi o come qualsiasi altra cosa più cara degli occhi, faceva di tutto perchè anche le altre Suore la amassero, esortandole spesso a non aver nulla in maggior pregio che la protezione di sì gran Madre. Questo amore alla Divina Madre le riempiva l'anima di tanta consolazione e gioia, che le arrecava mirabile sollievo nel sopportare le molestie e i disagi di quaggiù.
Da sì accesa carità verso Dio traeva necessariamente origine la gemella carità verso il prossimo. Perciò Maria Domenica voleva un gran bene a tutti e tutta si sacrificava sempre a vantaggio delle Suore, ma specialmente quando le vedeva inferme. E i suoi servigi prestava con tanta cordialità e buona grazia, che le colmava di contentezza.
Ma l'amor di Dio, purchè l'anima si lasci da quello condurre, porta a gradi elevati in ogni virtù. Onde Maria Domenica per tutto il tempo della sua vita si segnalò in straordinario candore d'animo e nella verecondia, osservando coscienziosamente il nobilissimo e veramente sovrumano proposito della verginità.
Aveva inoltre un'indole eminentemente modesta e rispettosa, sicchè mai non cessò di assecondare docilmente S. Giovanni Bosco, che le aveva dato le regole dell'Istituto e che non mancava mai di assisterla con i suoi consigli e con le sue esortazioni. Nè solo verso di lui si diportava così umilmente, ma anche verso ognuna delle Suore nella comunità, considerandosi l'infima di tutte e quindi rendendo volentieri ogni più basso servizio a tutte quante.
Infine con invitta costanza sopportava pazientemente sia le infermità fisiche sia le pene morali e benchè gravemente ammalata, non perdeva mai la sua tranquillità, accogliendo le Suore con volto sempre amorevole e sereno.
Tutto questo venne a formare un argomento così luminoso della sua santità da potersi asserire che la gloriosa vergine, sebbene quasi illetterata, diede tuttavia splendidissimi esempi di ogni virtù e che, qualunque norma di vita inculcasse con le sue parole, la mostrava sempre attuata in se stessa.
Una vergine adorna di tali doti, qual meraviglia se, benchè non ancora avanzata in età, Dio la giudicasse matura ormai per il Cielo?
Assalita da pleurite, so ff erse per oltre due mesi con calma di spirito e con fortezza cristiana acerbissimi dolori. Pensando all'approssimarsi della morte, vi si preparò con religioso fervore e volle il conforto degli ultimi sacramenti. Ricevuti che li ebbe, spirò placidamente a Nizza Monferrato e passò alla piena e perenne vita dei giusti il 14 maggio del 1881, quarantaquattresimo anno della sua età.
Come in vita aveva meritato il rispetto e la benevolenza generale, così in morte strappò universalmente il pianto. Da ogni classe di cittadini fu lacrimata la morte ed esaltata la vita di una vergine così degna d'eterna memoria.
Le magnifiche sue opere ci mostrano quanto ella si sentisse penetrata dal motto che S. Giovanni Bosco sì spesso ripeteva: Dammi anime e tienti il resto; quanto vivamente la stimolasse l'esempio di quell'uomo straordinario e fortissimo, che in anni recenti rinnovò sulla terra gli aurei tempi apostolici; quanto fosse profondamente persuasa che unicamente dalla conoscenza e dalla pratica della religione cristiana dipende la salvezza dei popoli.
Le suore di Maria Ausiliatrice e l'intera cittadinanza di Nizza Monferrato e molti dai vicini villaggi accorsero a visitare la salma della defunta. Si fece pure in modo che le si tributasse onore di pie esequie, celebrate con l'intervento di cittadini in grandissima folla; di poi fu riposta nell'umile cimitero del comune senza ornamento monumentale di sorta.
Ma più splendido e duraturo monumento della defunta vergine e più chiaro segno della sua santità è lo straordinario incremento dell'Istituto da lei fondato. Fino a quest'anno le Case delle Figlie di Maria Ausiliatrice erano in numero di 1077; le Suore prof esse sparse in tutto il mondo 11742; le Novizie 1081, per tacere d'altre categorie di persone che ricevono dalle Suore dell'Istituto benefìci d'ogni genere e che ascendono certamente a molte centinaia di migliaia.
Nè la santità della serva di Dio stette a lungo nascosta dopo la sua morte, perchè da ogni parte non pochi annunciavano grazie accordate loro da Dio per merito .e intercessione di lei; onde si cominciò a trattare della sua causa di beatificazione. Pertanto i processi ordinari si svolsero dal 1911 al 1917 e mandati che furono a Roma e approvati dalla Sacra Congregazione dei Riti, il Nostro Predecessore Pio XI addì 27 maggio 1925 firmò di proprio pugno la nomina della Commissione per l'introduzione della Causa.
Eseguite poi le prescrizioni delle leggi canoniche, si prese a trattare delle virtù della Serva di Dio, delle quali Pio XI il 3 maggio 1936 proclamò solennemente di sua piena autorità, che constava aver esse raggiunto il grado eroico, menzionando in modo speciale la chiarezza della mente e del consiglio e una singolare prudenza nell'agire unita con istraordinaria grandezza di cuore e altezza di umiltà cristiana.
Aperti in seguito i Processi Apostolici su due miracoli, che si dicevano operati da Dio per intercessione della Venerabile Maria Domenica Mazzarello e ultimate dalla Sacra Congregazione dei Riti le diligenti indagini relative, il Nostro Predecessore Pio XI, addì 26 maggio 1938, decretò solennemente «constare dell'istantanea e pedetta guarigione di Ercolina Mazzarello da insanabile paralisi infantile spinale acuta agli arti inferiori e di Rosa Bellavita da gravissima peritonite tubercolare ascitica ».
Finalmente il 31 luglio 1938 il medesimo Nostro Predecessore dichiarò con pubblico decreto «potersi procedere alla solenne Beatificazione della Venerabile Maria Mazzarello». La quale pubblica cerimonia fu celebrata il 20 novembre 1938 con numerosissimo concorso di uomini e di donne d'ogni classe sociale, venuti da tutte le parti del mondo, e con il consueto splendore del rito.
Non molto dopo, moltiplicandosi di giorno in giorno i prodigi, che si dicevano operati da Dio per intercessione della Sua Serva, cominciarono a giungere da ogni parte alla Sede Apostolica suppliche, nelle quali si domandava che la medesima vergine fosse elevata a più alti onori. Noi, accogliendo benignamente queste preghiere, firmammo di Nostra mano, addì 16 luglio 1941, il Decreto per la riassunzione della causa. E poichè si diceva essersi aggiunti due nuovi miracoli, furono aperti i relativi Processi Apostolici.
Il primo miracolo, avvenuto a Roppolo Castello in diocesi di Biella, si verificò nella Suora Maggiorina Avalle, affetta da infiammazione suppurativa subacuta recidivante nell'addome, clinicamente incurabile. Il male l'aveva ridotta agli estremi senza che si potesse trovare rimedio a tante sofferenze. Avendo perciò l'inferma applicato alla parte più dolorante del corpo alcune reliquie della Beata Maria Domenica Mazzarello implorandone il soccorso, in quella notte stessa del 15 agosto 1941 si sentì interamente guarita. E i periti scelti dalla Sacra Congregazione dei Riti furono unanimi nell'asserire che la guarigione era miracolosa.
È da ritenersi affatto evidente anche il secondo miracolo accaduto in Castano Primo sui confini dell'Archidiocesi Milanese, nella fanciulla Carolina. Ramponi, affetta da nefrite acuta con grave uremia. Il male era giunto a tal gravità da non esserci più alcuna speranza di guarigione fuorchè nella bontà, e potenza di Dio; il medico curante le dava solo poche ore di vita. S'innalzarono preghiere a Dio per intercessione della Beata Maria Domenica Mazzarello, sia dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, che sotto il capo della piccina avevano posto reliquie della Beata, sia dalla famiglia intera dell'inferma. Ed ecco sulla sera del 24 novembre 1945 la fanciulla contro ogni aspettazione repentinamente e del tutto guarita, con istupore degli stessi medici, che attribuirono la guarigione a miracolo.
Dell'uno e dell'altro miracolo discusse una Commissione medica il 10 ottobre 1949 e su entrambi pronunciò il suo verdetto.
Delle due prodigiose guarigioni si trattò poi regolarmente nelle ordinarie adunanze della Sacra Congregazione dei Riti e da ultimo anche alla Nostra presenza il 13 marzo del corrente anno. In questa adunanza generale il diletto Nostro Figlio Alessandro Cardinal Verde, Ponente ossia Relatore della Causa, propose il dubbio « se e di quali miracoli dopo la venerazione concessa dalla Sede Apostolica alla detta Beata vi sia certezza nel caso e per lo scopo, di cui si tratta ». Tutti i presenti, tanto i Padri Cardinali quanto i Prelati officiali e Consultori, diedero voto affermativo.
Noi, considerata l'importanza della cosa, indugiammo a manifestare il Nostro pensiero per poter con più prolungate preghiere implorare lume dal Santo Divino Spirito. Finalmente il 27 marzo di quest'anno, martedì dopo la Pasqua del Signore, convocati gli Eminentissimi Cardinali Clemente Micara, Vescovo di Velletri e Pro-Prefetto della Sacra Congregazione dei Riti, e Alessandro Verde, Ponente ossia Relatore della Causa, insieme con il venerabile Fratello Alfonso Carinci, Arcivescovo di Seleucia e Segretario della Sacra Congregazione dei Riti, e Salvatore Natucci, Promotore Generale della Fede, dopo aver immolata l'Ostia santissima, solennemente decretammo: Constare dell'istantanea e perfetta guarigione tanto di Suor Maggiorina Avalle da infiammazione suppurativa subacuta recidivante all'addome, clinicamente incurabile, quanto della fanciulla Carolina Ramponi da nefrite acuta con grave uremia.
Rimaneva dunque ancora un solo dubbio perchè questa Causa arrivasse a felice esito, se cioè dopo la rituale approvazione dei due miracoli potesse la Beata Maria Domenica Mazzarello essere con sicurezza innalzata agli onori dei Santi. Il dubbio fu dal Cardinale Ponente proposto dinanzi a Noi nell'adunanza generale del 3 aprile del corrente anno e tutti i presenti Padri Cardinali, Prelati Officiali e Consultori diedero voto affermativo.
Noi, desiderando ponderare più a lungo la cosa, prendemmo tempo a manifestare il Nostro pensiero ed esortammo tutti gli astanti a supplicare Iddio che ci volesse largire maggior lume. Quindi dopo matura riflessione il 1° maggio di quest'anno, convocati presso di Noi i suddetti Padri Cardinali con il Segretario della Sacra Congregazione dei Riti e il Promotore Generale della Fede, offerto il sacrificio Eucaristico, sentenziammo potersi con sicurezza procedere alla- solenne Canonizzazione della Beata Maria Domenica Mazzarello. Seguendo pertanto l'esempio dei Nostri Predecessori, stabilimmo di tenere i consueti Concistori. Quello segreto fu adunato il 28 maggio di quest'anno e in esso il venerabile Fratello Clemente Cardinale Micara, Pro-Prefetto della Sacra Congregazione dei Riti, tenne discorso sulla vita e sui miracoli dei Beati Confessori Antonio Maria Gianelli, Vescovo di Bobbio, fondatore delle Suore della Beata Vergine Maria dell'Orto; di Francesco Saverio Maria Bianchi, sacerdote della Congregazione dei Chierici Regolari di S. Paolo; di Ignazio da Laconi, laico professo dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini; e delle Beate Vergini Emilia di Vialar dell'Istituto della Suore di S. Giuseppe del'Apparizione e di Maria Domenica Mazzarello, confondatrice dell'Istituto di Maria Ausiliatrice, e passò in rassegna gli atti approvati dalla Sacra Congregazione dei Riti nelle Cause di Beatificazione e Canonizzazione dei medesimi Beati e Beate. Dopo questa relazione, i singoli Padri Cardinali espressero il loro parere.
Nello stesso giorno, terminato il Concistoro segreto, si tenne subito quello pubblico, nel quale i diletti figli Avvocati Concistoriali, dinanzi al Nostro trono, fecero distinte e brevi relazioni su vita, virtù e miracoli dei suddetti Beati e Beate e Ci postularono che imponessimo loro la corona della santità. Per la Beata Maria Domenica Mazzarello perorò elegantemente il diletto Figlio Luigi Filippo Re, il secondo di quegli Avvocati. Noi, osservando le norme stabilite dai maggiori, rispondemmo per mezzo del diletto Figlio Antonio Bacci, Segretario delle Lettere Apostoliche ai Principi, che non avremmo portato il nostro giudizio prima di aver chiesto nel Concistoro semipubblico il parere degli Eminentissimi Porporati nuovamente e di tutti i venerabili Fratelli Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi, che potessero essere presenti nell'Urbe. Questo Concistoro si riunì il 4 giugno dello stesso corrente anno nella consueta sala del Palazzo Vaticano e quivi Noi, rivolta una breve allocuzione ai Cardinali e Vescovi presenti, domandammo loro che, dopo aver studiata a fondo la cosa sia sugli atti del Concistoro pubblico sia su quelli della Sacra Congregazione dei Riti, dei quali atti per ordine Nostro era stata consegnata copia a ognuno, volessero l'uno dopo l'altro significarci il proprio pensiero intorno alle Cause proposte. Raccolti i voti di tutti, fummo lieti di constatare l'unanimità nel ritenere che i Beati, dei quali si trattava, erano ben degni dell'aureola dei Santi. Di tutto ciò ordinammo ai Protonotari Apostolici ivi presenti, che stendessero in forma giuridica gli atti.
Allora fissammo per ogni Beato e Beata il giorno della canonizzazione da celebrarsi nella Basilica Vaticana. Per le Beate Vergini Emilia di Vialar e Maria Domenica Mazzarello stabilimmo che fossero insieme ornate del diadema della santità oggi 24 giugno.
Spuntato pertanto il giorno da Noi prefisso, tutti gli ordini del Clero regolare e secolare, i Prelati e Officiali della Curia Romana, non pochi Abbati, Vescovi, Arcivescovi, Patriarchi e l'onorevolissimo Collegio dei Cardinali, convennero nella Basilica di S. Pietro magnificamente parata e già stipata da innumerevole moltitudine di fedeli, tra i quali moltissime Religiose delle Congregazioni fondate dalle due Beate.
Preceduti da tanta folla orante e dalla recita delle Litanie Maggiori e dal canto dell'Ave Maris Stella, facemmo il Nostro ingresso nella Basilica tra gli applausi di tutto il clero e il popolo e dopo breve orazione all'altare maggiore, proseguimmo fino alla Nostra Cattedra. Allora, prestata prima a Noi, secondo il rito, l'obbedienza dai Cardinali presenti, il suddetto venerabile Fratello Nostro Clemente Cardinale Micara, Vescovo di Velletri, preposto alla cura di preparare la Canonizzazione delle due Beate, per bocca del diletto Figlio Luigi Filippo Re domandò insistentemente, più insistentemente e insistentissimamente che fossero decretati gli onori dei Santi alle Beate Emilia di Vialar e Maria Domenica Mazzarello.
Alla perorazione dell'Avvocato Noi per bocca del mentovato diletto Figlio Antonio Bacci rispondemmo che eravamo già sul punto d'insignire del diadema della santità le due sacre Vergini, ma che prima bisognava implorare con il Veni Creator i lumi del Divino Paraclito.
Terminato l'inno, Noi assisi in cattedra, quale Maestro della Chiesa universale di Cristo, solennemente proclamammo: A onore della Santa e individua Trinità, a esaltazione della Fede Cattolica e a incremento della Religione Cristiana, con l'autorità del Signor Nostro Gesù Cristo, dei Beati Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dopo matura deliberazione e ripetute implorazioni dell'aiuto divino e udito il parere dei venerabili Fratelli Nostri Cardinali di Santa Romana Chiesa, Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi presenti in Roma dichiariamo e definiamo che la Beata Emilia di Vialar e la Beata Maria Domenica Mazzarello Vergini sono Sante e le inscriviamo nel catalogo dei Santi, stabilendo che la loro memoria si debba celebrare dalla Chiesa Universale tra le Sante Vergini non Martiri, ogni anno, nel loro giorno natale, cioè quella di Emilia il 24 agosto e quella di Maria Domenica il 14 maggio. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Pronunciata questa formola di Canonizzazione, Noi, annuendo alle preghiere rivolteCi dal medesimo Cardinale Micara per mezzo dello stesso Avvocato Concistoriale, ordinammo di preparare e spedire la presente Bolla sub plumbo e ingiungemmo ai Protonotari Apostolici astanti di compilare i documenti autentici della Canonizzazione.
Subito dopo rendemmo grazie a Dio Onnipotente intonando il Te Deum cantato da una fittissima moltitudine e per i primi invocammo il patrocinio delle nuove Sante e con breve omelia ne tessemmo le lodi, grandemente lieti che Dio si fosse degnato servirsi dell'umiltà Nostra per rendere manifesta la gloria di queste sue cittadine del Cielo. Finalmente impartimmo di gran cuore agli astanti la benedizione Apostolica e l'indulgenza plenaria e celebrata all'altare maggiore la Messa pontificale, ponemmo termine al rito della Canonizzazione.
Compiuto regolarmente tutto ciò, un'ultima cosa soltanto rimane a fare, che cioè esortiamo tutti, ma principalmente le Figlie di Maria Ausiliatrice, delle quali Maria Domenica Mazzarello, elevata agli onori degli Altari, fu la prima Superiora e quasi fondatrice, si rallegrino vivamente, che in questa colluvie di mali inondanti il mondo e in questo universale sconvolgimento di cose, in mezzo alle agitazioni contemporanee, abbiano una patrona e protettrice cotanto segnalata. Da lei imparino gli uomini l'« unica vera scienza», la quale, com'ella scrisse, « consiste nel farci santi». Questa altezza di santità pura e serena è fonte e madre di vera vita civile e cristiana, non certo paragonabile a quella superficiale e fittizia, che non giova punto al formarsi di abitudini rette e sante. Conformandoci sempre agli esempi evangelici ammirati in questa gloriosa Vergine, un giorno certamente, cancellata ogni macchia di peccato, saremo fatti degni di entrare nel regno della gloria eterna.
Postoci pertanto dinanzi agli occhi tutto quello che era da osservare, di certa scienza e con la pienezza della Nostra autorità Apostolica tutte e singole le cose dette sopra confermiamo, rafforziamo e nuovamente deliberiamo, decretiamo e intimiamo alla Chiesa Cattolica universale.
Ordiniamo inoltre che a riassunti o estratti di questa lettera, anche se stampati, purchè firmati da un Notaio Apostolico e muniti del suo sigillo, si presti l'identica fede che si presterebbe alla lettera, se fosse presentata e mostrata. E se alcuno presumesse svalutare la presente lettera, che contiene la definizione, il decreto, il comando e il volere Nostro o con temerario ardire osasse farvi contro o combatterla, sappia che incorrerà nello sdegno di Dio Onnipotente e dei Suoi Apostoli Pietro e Paolo.
Dato a Roma presso S. Pietro,
il 24 giugno 1951,
anno tredicesimo del Nostro Pontificato.
Io PIO, Vescovo della Chiesa Cattolica. (Luogo del sigillo)
+ Io EUGENIO Vescovo di Ostia e di Porto e Santa Rufina Card. TISSERANT, Decano del Sacro Collegio.
+. Io CLEMENTE Vescovo di Velletri Cardinale MICARA.
+ Io GIUSEPPE Vescovo di Albano Cardinale PIZZARDO.
+ Io BENEDETTO Vescovo di Palestrina Cardinale LUIGI MASELLA.
+ Io ADEODATO Giovanni Vescovo di Sabina e Poggio Mirteto Cardinale-PIAZZA.
+ Io FEDERICO Vescovo oli Frascati, Card. TEDESCEINI, datario di S. R. C. Io ALESSANDRO del titolo di S. Maria in Cosmedin Prete Cardinale VERDE. Io PIETRO del titolo di S. Croce in Gerusalemme Prete Cardinale FuMASONI BIONDI.
Io DOMENICO del titolo di S. Apollinare Prete Cardinale .TORIO.
Io MASSIMO del titolo di S. Maria in Portico Prete Cardinale MASSIMI.. Io NICOLA di S. Nicola in Carcere Protodiacono Cardinale CANALI, Penitenziere Maggiore.
Io GIOVANNI di S. Giorgio in Velabro Diacono Cardinale MERCATI.. Io GIUSEPPE di S. Eustachio Diacono Cardinale BRUNO, Pro Cancelliere di S. R. C.
+ EUGENIO Card. TISSERANT
+ CLEMENTE Card. MicARA Decano del Sacro Collegio Pro-Prefetto della S. Congreg. dei Riti.
+ ALFONSO CARINCI, Arcivescovo di Seleucia, Dec. Prot. Ap.
BERNARDO DE FELICIS, Prot.
Reg. in Cane. Ap. Vol. LXXXII - N. 53.
2. UFFICIO PROPRIO DI S.ta MARIA MAZZARELLO
SACRA RITUUM CONGREGATIO
Prot. N. A. 47/952
AMEN
Instante Rev.mo Domino Francisco Tomasetti, Societatis S. Francisci Salesii Procuratore Generali, Sacra Rituum Congregatio, vigore facultatum sibi a Santissimo Domino Nostro PIO Divina Providentia PAPA XII specialiter tributarum, additamentum ad sextam Lectionem II Nocturni, nec non Lectiones III Nocturni in festo Sanctae Mariae Dominicae Mazzarello; Virginis, prout superiore in exemplari jacent, approbavit atque ab iis omnibus, quibus jus est, adhibendas benigne concessit. Servatis de cetero Rubricis. Contrariis non obstantibus quibuscumque.
Romae, die 17 Junii 1952. C. Card. MicARA
Pro-Praef.
L. S. sp A. CARINCI Arch. Seleucien., Secretarius.
IN FESTO SANCTAE MARIAE DOMINICAE MAZZARELLO, Virginis.
In II NOCTURNO
Omnia ut in Officio jam approbato, praeter sequentem conclusionem sextae Léctionis:
« Pius Duodecimus Pontifex Maximus anno millesimo nongentesimo quinquagesimo primo eam Sanctarum Virginum fastis adscripsit ».
In III NOCTURNO
Lectio VII
Lectio sancti Evangelii secundum Lucam (Cap. 10, 21-28). — In illo tempore: dixit Jesus: Confiteor tibi, Pater, Dòmine caeli et terme, quod abscondisti haec a sapientibus et prudentibus, et revelasti ea parvulis. Et reliqua.
Homilia sancti Fran,cisci Salesii (Sermo XXII, in Dom. XVII p. Pent.).
Praecipuum indicium ad dignoscendum, an Deum, ut expedit, diligatis, est hoc: si dilexeritis proximum; neque enim ei, qui proximum oderit, Deum a se diligi fateri licet, ut ait magnus ille Joannes Apostolus. Sed qua dilectione proximus diligendus? Eadem, qua Deus nos diligit. Haec enim dilectio ex ipsius aeterni Patris corde, paene dixerim, haurienda est, ut sit, qualis esse debet, firma nempe, perseverane, immutabilis. Enimvero huiusmodi dilectio nec ineptias, nec speciem, neo res alterius respiciens, nullam mutationem, nullam invidiam habet: sicut dilectio inter homines, quae è supercilio aut obducto fronte alicuius, animum inclinationi aut desideriis nostris adversum prodente, protinus languet aut evanescit.
Lectio VIII
Dominus n oster indesinenter nos diligit; neque hic de illis loquor, qui lethali peccato obnoxii vitam degunt. Defectibus sive mendis nostris Deus indulget, nec tamen ea vult aut fovet. Consimili ratione nobis agenduna est cum fratribus, ita ut eos continenter toleremus, nec tamen eorum vitiis faveamus, imo vero eorum mores, quoad poterimus, eadem, qua nobiscum Suprema Bonitas utitur, caritate emendare studeamus.
Lectio IX
Verum Deus ad caeleste nos diligit praemium; quapropter animar in nobis magis quam corpora diligit. Ita ipsi quoque cum aliis nere debemus. Caelesti autem dilectione proximum prosegui nihil aliud est nisi obsecrationibus nostris supernas gratias ac benedictiones illi impetrare, omnesque verbis et exemplis ad virtutem colendam excitare. Quod si haec praestiterimus, donis, quae Deus aliorum animabus confert, gratia nempe, virtutibus, benedictionibus divinis magis perfruemur, quam divitiis caducisque ac perituris bonis, quae illis forte obvenerint.
Traduzione italiana.
PER LA FESTA DI SANTA MARIA DOMENICA MAZZARELLO
Aggiunta alla lezione Ga del 20 Notturno: « Pio XII P. M. nel 1951 la ascrisse nel novero delle Sante Vergini ».
30 Notturno: Lezione VII. — Lezione del Vangelo secondo Luca (X, 21-28). In quel tempo disse Gesù: — Io ti glorifico, o Padre, Signore del Cielo e della Terra, perchè nascondesti queste cose ai sapienti ed ai prudenti e le hai rivelate ai pargoli. — E il seguito.
Omelia di S. Francesco di Sales (Sermone XXII per la domenica XVII dopo la Pentecoste).
Il principale contrassegno per, conoscere se amate Dio davvero, è se voi amate il prossimo; chi odia il prossimo, non può dire che ama Dio, come afferma il grande Apostolo S. Giovanni. Ma con quale amore bisogna amare il prossimo? Con quello medesimo, con il quale Dio ama noi. Questo è un amore che si deve attingere, per così dire, dal cuore dello stesso Eterno Padre, se si vuole che sia quale dev' essere, cioè fermo, costante, invariabile. Solo un amore di tal fatta, non attaccandosi nè a frivolezze, nè a belle qualità, nè a condizioni altrui, non va soggetto a mutamenti nè ad avversioni, come l'amore umano, che quando lo sguardo severo o il volto freddo di alcuno rivela un sentimento contrario alla nostra inclinazione o ai nostri desideri, subito s'illanguidisce o va in fumo.
Lezione VIII. — Il Signore ci ama senza interruzione; non parlo qui di coloro che vivono in peccato mortale. Dio ci sopporta nei nostri difetti ed imperfezioni, senza tuttavia volerli o secondarli. In simil modo ci dobbiamo diportare noi con i nostri fratelli, tollerandoli sempre senza però favorirne i difetti, anzi studiandoci di correggere, finchè ci sarà possibile, le imperfezioni con la stessa carità usata con noi dalla Bontà Divina.
Lezione IX. — Ma Dio ci ama per il Cielo; quindi ama in noi le anime più che i corpi. Così dobbiamo fare anche noi con il nostro prossimo. E amare il prossimo per il Cielo non è altro che implorargli con le nostre preghiere grazie e benedizioni divine e stimolare tutti con la parola e l'esempio alla pratica delle virtù. Così facendo, dei doni conferiti da Dio alle anime altrui, quali sono la grazia, le virtù e le benedizioni divine, saremo più contenti che non di ricchezze e beni caduchi e perituri, che potessero toccar loro.
3. CONCESSIONE ALLA SOCIETÀ SALESIANA DELLA MESSA E UFFICIO CON RITO DOPPIO, IN ONORE DEL BEATO PIO X, PAPA
SACRA CONGREGATIO RITUUM
Prot. N. S. 67/952
SOCIETATIS S. FRANCISCI SALESII
Ad humiles enixasque preces Rev.mi Domini Francisci Tomasetti, Societatis S. Francisci Salesii Procuratoris Generalis, Sacra Rituum Congregatio, vigore facultatum sibi a Sanctissimo Domino Nostro PIO Divina Providentia PAPA XII specialiter tributarum, attentis peculiaribus in supplici libello expositis adiunctis, benigne indulsit ut, ab universa Salesiana Societate, Festum Beati Pii Papae Decimi, sub ritu duplici minori, cum Officio et 1VIissa de Communi Summorum Pontificum, praeter Orationem et Lectiones secundi Nocturni proprias et approbatas, quotannis, die tertia Septembris, recoli valeat. Servatis de cetero rubricis. Contrariis non obstantibus quibuscumque.
Romae, die 14 Maii 1952. C. Card. MICARA
Pro-Praef.
L. S. 44 A. CARigm, Arch. Seleucien., Secretarius.
4. DECRETO DI INTRODUZIONE
DELLA CAUSA DI BEATIFICAZIONE E CANONIZZAZIONE DI MONS. VERSIGLIA E DON CARAVARIO
SCIAOCEUVEN
BEATIFICATIONIS SEU DECLARATIONIS MARTIRII
SERVORUM DEI E SOCIETATE S. FRANCISCI SALESII
ALOISII VERSIGLIA
Episcopi Carysten., Vicarii Apostolici de Shiuchow
ET
CALLISTI CARAVARIO
Sacerdotis professi
IN ODIUM FIDEI UT FERTUR INTEREMPTORUM
SUPER DUBIO
An signanda sit Commissio Introductionis Causae in caso et ad effectum de quo»agitur.
Insignis piane vir, S. Joannes Bosco, cui Deus dedit prudentiam multam nimis et latitudinem cordis, quasi arenam quae est in littore maris (Reg. III, 4, 29), animorum zelo exardescens, totum optabat mundum ad Christum adducere. Quapropter, vix ei licuit, missionales viros Joanne Cagliero duce, ad. Patagones misit, eosque evangelii lumine perfusos ad Petri ovile compulit.
Nec satis; alios quoque meridionalis Americae Indos, in vastissimis regionibus dissipatos, catholicae Ecclesiae per suos filios adiunxit. S. Francisci Xaverii ad instar, Sinense imperium Christo subigere vehementi desiderio flagrabat. Verum, quod ipsi viventi non est datum, duodeviginti annis post beatum eius exitum felicitar atque abundantius est completum. Anno enim 1906 primi e Societate S. Francisci Salesii missionales viri Sinas appulerunt, eisque Apostolicum Vicariatum anno 1920 a S. C. de Propaganda Fide fuit concreditum, atque Aloisius Versiglia Vicarius Apostolicus nominatus. Abundantius diximus, glorioso enim martyrio idem Apostolicus Vicarius et Sacerdos Callistus Caravario fuere coronati. Panca de utroque delibemus.
Aloisius Versiglia in loco « Oliva Gessi», Tortonen. dioecesis, die 5 Iunii a. 1873 natus est. Parentes Joannem et 1VIariam Giorgi, pietate claros est nactus, duodecennis a S. Joanne Bosco in Taurinensi Oratorio fuit exceptus. Anno 1888 clericales vestes induit Salesianaeque familiae se adiunxit. Perpetuis votis nuncupatis, Fulgitii ac Romae in Pontificia Gregoriana Universitate studiorum curriculo emenso, anno 1895 die 21 Decembris ad sacrum Presbyteratus ordinem Eporediae (Ivrea) fuit promotus. Etsi missionalis ad exteras gentes, Sinicas praecipue, fieri optabat, tironum Romanae provinciae moderatoris munere aliisque ministeriis decennium ex oboedientia functus est. Anno 1906 iuxta suum votum condenda Sinensis missio in Macaonensi urbe ei est concredita, religiosaque familia moderanda. Sacra Congregatio de Propaganda Fide anno 1920 novum erexit Apostolicum Vicariatum de Shiuchow, quem Salesianae Familiae concessit, Servumque Dei Apostolicum Vicarium dia 22 Aprili» a. 1920 elegit atque Episcopum titulo Carysten. Die 9 Ianuarii a. 1921, in urbe Canton, episcopalem consecrationem accepit. Unanimi concordia testes eius virtutes mirabundi enarrant, humilitatem, pietatem, carnis mortificationem, fi dei dilatandae zelum ceterasque, quibus missionales atque episcipos ornari decet; dignum itaque se martyrio reddidit.
(Callistus Caravario in oppido Cuorgnè, in Taurinensi Archidioecesi anno 1903 die 8 Ianuarii e piissimis parentibus Petro ac Rosa 1VIorgando natus, inde a puero pietate, oboedientia, studio, animi candore enituit. Salesiano Taurinensi Oratorio ascitus, studiis incubuit; postea vero eidem religiosae familia° adhaesit, in qua anno 1924 perpetua vota nuncupavit. Vocatum se persentiens ad missiones, a superioribus ad Sinas eodem anno missus fuit. Adhuc autem clericus, prout licuit, missionale ministerium in urbe Schangai, in insula Timor denique in Vicariatu de Shiuchow, exercuit, in quo ab Episcopo Versiglia die 18 Maii a. 1929 Sacerdotio fuit auctus. Unanimi consensu testes de eius virtutibus omne genus, de indefesso missionali zelo, de religionis regularum observantia in exemplum, degne tenerrima pietate erga Sacrosanctum Eucharisticum Sacramentum deponunt.
Non est ab re commemorare ipsum, cum proficiscebatur ab insula Timor, sociis dixisse: Eamus, nosque paremur ad martyrium in Sinis. Iam itaque se ad martyrium comparaverat.
Iamvero die 25 Februarii anno 1930 ambo simul a latronibus occisi sunt. Quod autem martyrii fama, quae statim exorta est, sit legitima, occisionis adiuncta sunt perpendenda. Episcopus cum D. Callisto atque 3 puellis fluviali itinere ad oppidum Linchow pergebat. Latrones, ad minus decem, sclopetis instructi minaciter coegerunt viatores ut ad ripam appropinquarent_ Tune cymbam conscenderunt, atque ab Episcopo magnam pecuniae vim postularunt. Episcopus, fassus est se pecuniam non habere. Verum, vix latrones puellas cedesse adverterunt, mutato concilio, eas rapere moliti sunt. Missionales, ne hoc facinus latrones exsequerentur, suo corpore eas tueri conati sunt. Tunc ipsi puellas raptaverunt, atque furenti odio missionales atrociter percusserunt, ad terram vinculis alligatos traxerunt atque igneis ballistis occiderunt.
Quod latrones, eos necando, ab odio in christianam religionem et a libidine fuerint permoti aperte ostenditur eo quod crucifixi imaginem violenter abreptam e manibus unius puellae, blasphemando in fiumen proie. cerint et quod mortem intulerint missionalibus, quod latrones facere non solent quando pecuniam quaerunt; immo una ex raptatis puellis deponit eos dixisse se Europeos occidisse, eo quod illi rapere puellas non permitterent. Alia testis deponit eosdem missionalibus dixisse: Nolumus pecuniam sed vitam hominis; vos diaboli Europaei estis contra nos. Aaee verba significant mentem communistarum, qui catholicam Ecclesiam ferissimo odio prosequuntur. Haec, omissis ceteris, martyrii Umani, quae viget, comprobant.
Instante itaque Societate S. Francisci Salesii, in Apostolico Vicariatu de Shiuchow ordinaria auctoritate constructi sunt processus super scriptis atque martyrii fama. E scriptis nihil obstare quominus ad ulteriora posset procedi, S. R. C. die 18 Martii 1949 decrevit.
Plures quoque oblatae sunt Summo Pontifici litterae trium S. R. E. Cardinalium, pluriinorum Archiepiscoporum atque Episcoporum, Apostolicorum Vicariorum et Praefectorum, praesertim Sinensium, Maioris Rectoris Soc. S. Francisci Salesii, Fidelium Sinensium, Municipum oppidi Cuorgnè, cooperatorum Salesianorum nec non Vicariae Gen. Filiarum hlariae Auxiliatricis, enixe causae Introductionem postulantes.
R.mo itaque D. Francisco Tomasetti, causarum Societatis Salesianae Generali Postulatore, instante, E.mus ac R.mus D. Cardinalis Benedictus Aloisi Masella, Episcopus Praenestinus, causaeque Ponens, in Ordinaria Sacrorum Rituum Congregatione die 27 Maii anni huius habita, dubium proposuit, discutiendum. An signanda sit commissio Introductionis causae in caso et ad eff ectuin de quo agitar, de eaque retulit. E.mi Patres hac relatione, Officialium Praelatorum suffragiis et R. P. D. Salvatore Natucci, Fidei Promotore Generali auditis, rescribere censuerunt: Signandam esse commission,em si SS.mo placuerit.
Facta autem a subscripto Cardinali Sanctitati Sua subsignato die relatione, Beatissimus Pater rescriptum E.morum Patrum ratum habens, Commissionem Introductionis causae Aloisii V ersiglia et Callisti Caravario Sua Manu dignatus est subscribere.
Datum Romae die 13 Iunii a. D. 1952.
L. S. 4 CLEMENS Card. MICARA, Episcopus Veliternus
S. R. C. Pro-Praefectus
ALFoNsus CARiga, Archiepiscopus Seleucien. S. R. C. Secretarius.
5. DISCORSO DI S. S. PIO XII
AL CONVEGNO DEI COOPERATORI SALESIANI
A ROMA IL 12 SETTEMBRE 1952
La visita che oggi riceviamo di una così larga rappresentanza della grande Famiglia Salesiana — i Cooperatori e le Cooperatrici della valorosa milizia di San Giovanni Bosco — è uno di quei tratti delicati disposti dalla Provvidenza divina per metterCi ancora una volta dinanzi ad uno dei doveri più gravi e più cari al Nostro cuore, a quelle cioè che sono le cure d'ogni giorno, instantia quotidiana (2 Cor. 11, 28), del Nostro Apostolico ministero.
Tale dovere, a cui l'animo Nostro è assiduamente rivolto, ma al quale Ci richiama oggi anche più vivamente la vostra presenza, riguarda quella provvida Azione Cattolica, di cui i Cooperatori Salesiani sono ausiliari efficacissimi.
Voi infatti non ignorate, diletti figli, che la vostra pia Unione, innestata sul prolifico ceppo della Famiglia religiosa di San Giovanni Bosco, e partecipe della sua multiforme attività e dei suoi beni spirituali, non ha tuttavia per suo fine immediato di venire in ausilio alla Congregazione da cui prendete il nome, ma, piuttosto, come dichiarò il vostro Santo Fondatore, di « prestare aiuto alla Chiesa, ai Vescovi, ai Parroci, sotto l'alta direzione dei Salesiani; e questo, nelle opere di beneficenza, quali i catechismi, l'educazione dei fanciulli poveri, e simili».
Apostolo nato e suscitatore di apostoli, Don Bosco divinò, or è un secolo, con l'intuizione del genio e della santità, quella che doveva essere più tardi nel mondo cattolico la mobilitazione del laicato contro l'azione del mondo nemico della Chiesa. Così un giorno del lontano 1876 l'uomo di Dio, parlando dei suoi Cooperatori, potè uscire in questi audaci pensieri: « Finora pare una cosa da poco; ma io spero che con questo mezzo una buona parte della popolazione italiana diventi salesiana e ci apra la via a moltissime cose ».
Lo zelo lungimirante preconizzava, sotto i segni della istituzione salesiana, un nuovo provvidenziale movimento del laicato cattolico, che, sotto la spinta travolgente delle forze del male e la condotta illuminatrice dello Spirito, si preparava a scendere in campo, ordinato nei suoi quadri, formato all'azione, alla preghiera e al sacrifizio, affiancandosi alle forze di prima linea, cui per divino mandato spettano la direzione e la parte primaria nella santa battaglia.
Intimamente impregnati dello spirito salesiano, voi intendete bene, diletti figli, quali stretti rapporti siano i vostri col complesso di quelle opere che vengono sostenute e promosse dal laicato cattolico in aiuto alla Gerarchia secondo i tempi, i luoghi, le circostanze; e quale assegnamento Noi possiamo fare sulla vostra cooperazione. L'Azione Cattolica ha diritto di aspettarsi molto da voi nel campo della carità, della beneficenza, della buona stampa, delle vocazioni, dei catechismi, degli Oratori festivi, delle Missioni, della educazione della gioventù povera e pericolante. Questo è lo scopo precipuo che l'anima ardente di Don Bosco additava alla vostra attività; e il segnalarsi in questo campo dev'essere, come fu sempre fin qui, la vostra gloria.
Oggi questo dovere e questo vanto sono, come vedete, di una urgenza che supera l'aspettativa stessa del vostro Fondatore. Il mondo cattolico è, come non mai, il bersaglio di tutte le forze del male, e la gioventù, cioè il domani del mondo, è di queste forze coalizzate la posta ambita, che dà la garanzia della vittoria.
Se nelle angustie del presente è Nostro imperioso ufficio rinnovare senza posa il grido di risveglio, chiamare a raccolta, destare i dormienti e gl'incoscienti, incoraggiare i volenterosi, « predicare la parola, insistere a tempo, fuori di tempo, riprendere, supplicare, esortare» (cfr. 2 Tim. 4, 2), è altrettanto stretto dovere di tutti i Nostri figli di non disertare l'arena, ma di far onore coi fatti alla milizia cristiana solennemente professata.
Ai fatti s'impegnano, con nuovo esplicito arrolamento, gli ascritti all'Azione Cattolica; e voi, che nel nome portate la insegna — cooperare voi siete, all'ombra della Famiglia Salesiana, la milizia leggera, gli « attivisti» della causa del bene, che sparsi in tutte le classi ed esposti a tutte le più varie circostanze, lavorate con la vita, con la parola, con l'azione, a riparare le rovine, a prevenire il male, a gettare negli animi i germi della verità, della virtù, della fede, della religione e della pietà.
Con la vita anzitutto — diciamo — voi, diletti figli, dovete condurre il buon combattimento spirituale, affiancati all'Istituto di cui siete il felice rampollo. Poichè in questo genere di attività non conta tanto il fare, lo strafare, il dimenarsi in tutti i sensi, quanto la specchiata condotta cristiana, che in seno alle vostre famiglie e alla società, di cui siete membri, renda la testimonianza dei fatti al vostro multiforme apostolato.
Tanto con le opinioni, la logica, i costumi del monta contrasta in tutte le sue parti il messaggio affidato dal Divin Maestro a questo apostolato, che i suoi non possono pensare di esercitarlo efficacemente per il semplice fatto della loro azione esteriore. La società pagana o paganeggiante che lo riceve, sia nella collettività che nei singoli individui, anche se convinta e ammirata, non può non restar perplessa se l'apostolo dice e non fa; e quando anche l'effetto di tale apostolato non sia a rovina più che a edificazione, il mondo continuerà a ritenere utopistico o di pochi eletti l'effettivo ordinamento della vita a norma della fede e della morale cristiana.
Vita dunque esemplare in tutti i sensi deve essere la vostra, diletti figli, perchè la cooperazione, a cui siete votati, non sia una lustra, ma renda frutti di bene, qualunque voglia essere il campo sul quale è chiamata ad applicarsi. La forza irresistibile di ogni genere di apostolato cristiano è la pietà, di cui ha detto San Paolo che «è utile a tutto, ed ha la promessa della vita presente e della futura » (I Tim., 4-8).
La pietà è essa stessa il primo, il grande apostolato nella Chiesa di Gesù Cristo; e chi pretendesse, in omaggio alla attività esteriore, di ridurne il culto o di averla in minore considerazione, mostrerebbe scarsa o nessuna intelligenza della essenza del Cristianesimo, del suo nucleo sostanziale, che è l'unione dell'anima con Dio nell'amore fattivo e ubbidiente.
Insistiamo su questo grave affare, cari Cooperatori e Cooperatrici, affinchè non vi sfugga, sia anzi continuamente presente al vostro spirito, la chiave del felice successo nella vostra attività di validi fiancheggiatori nello schieramento della Gerarchia cattolica. Vi hanno chiamato — e siete in realtà — Terz'Ordine salesiano, a quel modo che hanno i loro Terziari altri Istituti e Ordini religiosi, con la differenza che in questi è messo in maggior evidenza l'elemento pietà, in voi, il fattore carità. Ora, come il pericolo dei primi è che, accanto all'elemento principe, la preghiera, essi non lascino sufficiente campo all'azione, il pericolo vostro è, al contrario, che l'azione spenga la fiamma dell'orazione, e mancando questa, l'azione senza anima sia esposta ai capricci delle passioni e al processo di dissolvimento.
Pensate pertanto, diletti figli, come l'urgenza stessa del vostro molteplice lavoro, oggi, diremmo quasi, angosciosamente richiesto dalla Chiesa, vi obbliga alla più gelosa cura della vostra vita interiore; di quella vita, cioè, a cui ben provvide la sapienza del Santo dell'azione, dettando a voi, non meno che alla sua duplice famiglia dei Sacerdoti Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, una Regola di vita spirituale, ordinata a formarvi,, pur senza la vita comune, alla religiosità interna ed esterna di chi seriamente fa sua, nel suo mondo familiare e sociale, l'opera, di tutte la più eccelsa, della perfezione cristiana.
A questo punto, lasciate, diletti figli, che il Nastro paterno spirito, consapevole della sua tremenda vicaria missione, s'innalzi, con la speranza che non confonde, alla contemplazione di una società — disseminata in tutte le sue classi, professioni, impieghi, mestieri, — di uomini e di donne che l'ideale salesiano attuino appieno, con fede, costanza, amore, in mezzo al mondo dei distratti, dei superficiali, dei deboli, degli scandalosi d'ogni nome. « Sale della terra » che penetri con l'ardore della fede vissuta in tutti i meandri della famiglia e del consorzio civile, questo ideale, affermato con la forza della mansuetudine evangelica, che nulla cerca, nulla teme dagli-uomini e dalle cose, di quale magnifica, se pur lenta, trasformazione di cuori non sarà, a lungo andare, capace!
E voi, Cooperatori e Cooperatrici della grande complessa opera salesiana, che, nella data giubilare della vostra fondazione, riandate le origini e la storia di così fecondo movimento, voi più che altri, pur benedicendo il Signore del gran bene compiuto per vostro mezzo, oggi dovete ricordare sopra tutto le vostre responsabilità e l'impegno che vi lega al cospetto di Dio e degli uomini per collaborare allo stabilimento e alla diffusione del Regno di Dio sulla terra.
Grati Noi stessi e lieti del bene che seminate e dei frutti che raccogliete, tutti i Nostri voti in questa fausta circostanza sono per il maggiore incremento della vostra Pia Unione nel numero e nel fervore. A questo fine imploriamo su di essa la più larga effusione della divina Grazia. E mentre chiediamo al Signore che lo zelo attivo dei Cooperatori e delle Cooperatrici non perda mai nulla del suo vigore, e la vostra istituzione sotto gli auspici di Maria Ausiliatrice e di S. Giovanni Bosco sia fiorente in ogni tempo di opere e di spirito, impartiamo di gran cuore ai suoi Dirigenti, ai suoi membri, a tutte le sue sante imprese l'Apostolica Benedizione.
SOMMARIO
I. - ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
IL RETTOR MAGGIORE:
1. Ricorrenze salesiane. — 2. 500 dell'Incoronazione di Maria Ausiliatrice. — 3. Centenario delle Scuole Professionali. — 4. Creare l'ambiente per le vocazioni. — 5. Incremento delle Compagnie Religiose. – 6. Congresso Eucaristico Nazionale a Torino, settembre 1953. – 7. Preghiere speciali per il Papa.
IL CONSIGLIERE SCOLASTICO GENERALE:
1. Collana Pedagogica « Don Bosco ». — 2. Vita di Don Francesco Cerruti, — 3. Rivista Salesianum. — 4. Programma del Quinquennio per i novelli Sacerdoti.
IL CONSIGLIERE PROFESSIONALE GENERALE:
1. Mostra Centenaria delle Scuole Professionali ed Agricole.
IL CONSIGLIERE DELLE MISSIONI:
1. Per i Missionari reduci in patria temporaneamente. — 2. Agenzia Missionaria Salesiana.
II. - COMUNICAZIONI E NOTE
Osservazioni: Domande alle S. C. Romane. — Nella corrispondenza si usi un foglio distinto per ogni affare diverso. — Si spediscano entro gennaio i moduli statistici compilati.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE II Rettor Maggiore.
Torino, 8 dicembre 1952. Festa dell'Immacolata.
Carissimi Confratelli,
1. - Vorrei che questa mia riuscisse come una lettera edificante per gli argomenti che sto per presentare alla vostra considerazione in questo ultimo mese dell'anno 1952 e in preparazione al 1953, ricco di anniversari tanto cari al nostro cuore di Salesiani.
Se il Signore avesse conservato in vita il compianto Don Ricaldone, il programma delle sue feste Giubilavi coincideva col Centenario delle Scuole Professionali, delle Letture Cattoliche e delle Compagnie religiose, col cinquantenario dell'Incoronazione di Maria. SS. Ausiliatrice e col XVII Capitolo Generale. Erano bellissime coincidenze che ci davano occasione di tributare un omaggio eccezionale e solennissimo alla nostra Madre Ausiliatrice e al Rettor Maggiore, che tanto aveva lavorato per le Scuole Professionali, per le Missioni, per le Compagnie e per il Catechismo. Avendo invece dovuto anticipare il Capitolo Generale per la di Lui morte, dobbiamo limitare le celebrazioni esteriori sia del Cinquantenario dell'Incoronazione di Maria Ausiliatrice, sia dei nostri Centenari, accontentandoci di celebrarli nelle nostre Case e Ispettorie o Nazioni, come meglio si potrà, animando i confratelli, gli allievi, i cooperatori e gli amici nostri a trarne profitto per le loro anime e per una santa propaganda di bene.
Speriamo che il 1954, Centenario del dogma dell'Immacolata Concezione di Maria SS., ci porga occasione propizia per una manifestazione solennissima di riconoscenza alla Vergine Santissima, Madre e Regina dell'Opera nostra. In attesa paziente e amorosa vi invito a trascorrere l'anno vigilare:
2. - 50° DELL'INCORONAZIONE DI MARIA AUSILIATRICE.
Per celebrare degnamente l'anniversario glorioso della prima incoronazione, dobbiamo proporci di moltiplicare la nostra devozione a Maria, porgendole nel corso dell'anno, di mese in mese, l'omaggio di una stella per la sua corona, fabbricata con le nostre mani, o meglio, con lo sforzo personale per l'acquisto d'una virtù salesiana.
Ci siamo proposti negli Esercizi Spirituali di acquistare lo spirito genuino di S. Giovanni Bosco: e di quali virtù esso si compone? Non vorremo certamente pretendere che il Salesiano si distingua dagli altri cristiani e religiosi con virtù del tutto speciali. Anche noi dobbiamo partire dalla pratica delle virtù teologali e cardinali, anche noi siamo stretti dalla professione delle virtù religiose di povertà, castità ed obbedienza secondo la nostra santa Regola e Tradizione; ed ecco già dieci stelle preziose da lavorare nel giro di dieci mesi, ad ogni esercizio di Buona Morte, con grande frutto per le anime nostre. Le altre due virtù caratteristiche che S. Giovanni Bosco spessissimo dichiarò essere distintivo del buon Salesiano, sono il lavoro e la temperanza e compaiono proprio sulle spalle del famoso personaggio del sogno di San Benigno Canavese nel
settembre del 1881 Pia Salesianorum Societas qualis esse debet. Offriamo a Maria SS. Ausiliatrice tale omaggio e ci attireremo dalla sua onnipotente bontà innumerevoli grazie.
3. - CENTENARIO' DELLE SCUOLE PROFESSIONALI. — Il 1953 è veramente l'anno centenario dell'inizio delle nostre scuole professionali. Il capo 56° del IV volume delle Memorie Biografiche, ne racconta con semplicità la gloriosa storia. A comune edificazione ne riporto il brano più importante.
I lavori di costruzione, nell'Oratorio erano stati spinti innanzi talmente che, nel mese di ottobre, metà della casa era compiuta, coi suoi portici tanto necessari nei giorni d'intemperie. Non appena resa abitabile, vi furono trasferite le scuole, il refettorio e i dormitori; la cappella antica fu destinata al solo uso di sala da studio e il numero dei giovani ricoverati giunse ben presto a sessantacinque. Allogata la comunità, Don Bosco volle subito attuare il disegno che aveva formato, di aprire a costo di qualunque sacrificio, laboratori interni nell'Oratorio. Quel mandare ogni giorno i giovanetti nelle officine della città, per quanto scelte, sorvegliate, mutate con ogni impegno, erano un pericolo se non un danno per la disciplina e per il profitto dei ricoverati... Don Bosco volle sottrarre la parte che potè dei suoi artigiani ai lamentati inconvenienti. Perciò col soccorso dei benefattori, comprati alcuni deschetti e gli attrezzi necessari, collocò il laboratorio dei calzolai in un piccolo corridoio di casa Pinardi presso il campanile della chiesa. Contemporaneamente destinava alcuni giovani al mestiere di sarto, e avendo trasportata la cucina nel locale nuovo, l'antica cucina diventò sartoria. Il Crocifisso e la statua della Madonna presero possesso dei due laboratori.
» Subito apparve un gran vantaggio spirituale, morale e materiale per quegli allievi. Don Bosco fu il primo maestro dei sarti, avendo già esercitata quell'arte quand'era studente; così pure di quando in quando andava a sedersi al deschetto per insegnare ai giovani il maneggio della lesina e dello spago impeciato per rattoppare le scarpe.
» Ma poi fece subito la scelta dei capi d'arte: Goffi Domenico, che era anche portinaio, fu preposto ai calzolai; un certo Papino ai sarti. Nello stesso tempo, a tutela della disciplina, della moralità e del profitto, Don Bosco componeva un regolamento, che si doveva praticare in ogni laboratorio ».
E le Memorie Biografiche riportano il Regolamento per i maestri d'arte, in nove articoli. « Così Don Bosco nel 1853 continua D. Lemoyne — senza strombazzare dava principio a. quest'altra sua gigantesca impresa, in così sottile misura, che sembrava, e non era, un puro esperimento. E infatti anche quest'opera si vedrà abbracciare i due mondi; e migliaia di ragazzi si trasformano continuamente in utili e onorati cittadini, in uomini per bene e di merito ».
Oggi, secondo la statistica raccolta nel 1952, le nostre Scuole Professionali educano 3244 tipografi, 10.720 meccanici, 1343 elettromeccanici, 4026 falegnami ebanisti, 2456 sarti, 1064 calzolai, 3876 agricoltori, un totale di 26.729 artigiani in continuo aumento e con una richiesta di posti che supera ogni nostra possibilità quasi dappertutto.
È chiaro che le Scuole Professionali sono oggi in tutti gli. Stati un vero problema sociale, che i governi e le industrie debbono affrontare arditamente e che anche noi nella maggior parte delle Nazioni dove lavoriamo dobbiamo cercar il modo di risolvere, sull'esempio del nostro incomparabile Fondatore.
Non preoccupiamoci di costruire e di attrezzare laboratori, perchè a questo penseranno i nostri benefattori o gli Enti che ricorreranno alla nostra buona volontà. Ciò che urge provvedere da parte nostra è la ricerca, la preparazione, il consolidamento delle vocazioni di buoni coadiutori. Finchè noi non avremo dappertutto Case per aspiranti coadiutori che riforniscano i nostri Noviziati, Case di perfezionamento che ci garantiscano la preparazione tecnica e religiosa dei giovani confratelli, finchè non otterremo che i coadiutori nel tirocinio pratico e nelle prime prove tra i giovani si trovino in ambienti adatti e siano curati e sostenuti nella loro vocazione, noi non potremo rispondere adeguatamente alle richieste d'apertura di Scuole Professionali e dovremo perdere tante bellissime occasioni di far quel bene che è una specialità quasi esclusiva della nostra Famiglia.
La mia più viva raccomandazione quindi giunga come un'eco del nostro Capitolo Generale, nel quale abbiamo trattato appunto questo argomento pel primo e ci siamo resi conto delle difficoltà da superare, ma abbiamo tutti formulato il proposito di lavorare più e meglio a questo nobilissimo intento.
Tutte le Scuole Professionali ed Agricole, tutti gli Oratori Festivi, tutte le Parrocchie debbono cercare e suscitare vocazioni di coadiutori; tutte le Ispettorie debbono trovar modo di coltivare o in locali appositi o in una sezione a parte presso le scuole esistenti, un gruppo scelto di giovani aspiranti; tutte le Nazioni o gruppi d'Ispettorie della stessa lingua debbono pensare a creare la casa di perfezionamento per i loro futuri capi d'arte, unendo le forze delle diverse Ispettorie. Con i capi esterni è inutile sognare di avere vocazioni: i nostri sforzi vengono facilmente resi vani dai mille incentivi dell'interesse, dell'ambizione, dell'ambiente secolare; e soltanto i buoni coadiutori nostri potranno suscitare nei giovani l'ideale della vita religiosa, per il bene dell'anima propria e per salvare tanta gioventù operaia pericolante.
4. - CREARE L'AMBIENTE PER LE VOCAZIONI. — Le nostre vocazioni nascono solo nell'ambiente ricco di spirito salesiano. Sia il Collegio che l'Istituto Professionale, sia l'Oratorio Festivo che la Parrocchia o la Missione, quando è in fiore la pietà, quando vi si pratica il sistema preventivo, quando c'è lo spirito di famiglia, quando le Compagnie religiose sono attive e fiorenti, quando i Superiori lavorano in buona armonia e in perfetta osservanza, il Signore li premia concedendo loro questa santa figliuolanza, a conforto delle loro fatiche e per la continuità dell'Opera Salesiana.
Ma i confratelli per primi debbono essere esemplari nella loro pietà, per infonderla nei giovani allievi, a base inconcussa della vocazione. Come può nascere una vocazione al servizio di Dio ove l'esempio dei Superiori fosse di freddezza, di trascuratezza, di fretta, di dissipazione o di palese assenteismo dalle pratiche in comune'? I giovani prendono la temperatura dell'ambiente e talora gli sforzi di molti sono annullati dal cattivo esempio d’uno solo!
La pratica costante del sistema preventivo diffonde nella Casa quel senso di serenità, di calma, di affetto reciproco, di santa libertà e familiarità che conquista i giovani e li rende affezionati per sempre ai loro Superiori, perchè li vedono ragionevoli, sentono l'influsso della loro religiosità e comprendono di essere santamente amati, compatiti, assecondati, compresi nei loro bisogni umani e soprannaturali.
Ma sarebbe una debolezza riprovevole e del tutto contraria alla sana pedagogia salesiana se in qualche Casa nostra si 4s-secondasse in misura dannosa l'amore dei giovani al divertimento e specialmente allo spettacolo cinematografico. È facile indicare in questo abuso una delle cause più esiziali della mancanza di vocazioni. La film che mette sotto gli occhi dei giovani e dei confratelli ciò che avviene nel mondo di più violento o di più astuto dei romanzi polizieschi, oppure certe scene amorose che non sarebbe dato di vedere in nessun luogo pubblico, film la cui trama è tutta peccaminosa e che si presenta in veste lussureggiante con attori abilissimi, come può essere conciliata con la nostra scuola di religione, con le ammonizioni di modestia, di mitezza, di purezza, di soggezione, di amor di Dio, di imitazione dei nostri Santi, di mortificazione, scuola che ogni giorno dobbiamo dare ai nostri allievi per educarli allo spirito cristiano?
Alla campagna iniziata dal Capitolo Generale contro l'abuso del cinematografo alcuni confratelli hanno fatto giungere ai Superiori le loro difficoltà e osservazioni. In nome di S. Giovanni Bosco io ho solo una parola da dire: nè il bisogno di divertire i ragazzi nostri, nè il motivo di distogliere da spettacoli pericolosi il pubblico delle parrocchie e i parenti dei giovani oratoriani, nè il bisogno di realizzare qualche incasso per sostenere la vita delle associazioni, nè altre ragioni speciose possono giustificare i Salesiani, di qualsiasi categoria e paese, a dare un divertimento in se stesso pernicioso al più piccolo dei nostri giovani.
I nostri spettacoli dobbiamo procurarli sempre adatti ai giovani, cui noi siamo consacrati, anche se alle nostre sale affluiscono i genitori e le persone mature. Che se tali persone non si appagano di tali spettacoli, non è nostro dovere nè nostra missione arrivare a provvedere a tali esigenze e ad evitare tutto il male possibile.
È tempo ormai di arrestarci sulla china pericolosa che lo spettacolo ha preso anche tra noi, costi quel che può costare. Il nostro caro Padre e la Vergine Ausiliatrice che hanno sviluppato a tal segno la nostra Famiglia coi mezzi che tutti ben conosciamo, ci aiuteranno a tener allegri i nostri giovani e a trovare la necessaria beneficenza, senza che ricorriamo a gestire sale cinematografiche con tanto danno per il nostro sistema pedagogico, per lo spirito cristiano e religioso e per le vocazioni dei confratelli e dei giovani.
5. - INCREMENTO DELLE COMPAGNIE RELIGIOSE. — Un'attività invece che deve portare nelle nostre Case la gioia dell'ambiente adatto alle vocazioni, sarà la cura e l'incremento delle nostre Compagnie Religiose. Ne ho fatto un cenno nella prima mia comunicazione degli Atti Capitolari dell'agosto scorso; ma credo opportuno aggiungere una nuova calda raccomandazione anche ora, traendo l'ispirazione dalla festa di Maria SS. Immacolata, che tra noi in Europa è propizia per le accettazioni e i tesseramenti dei soci nuovi e anziani.
Nella mente di S. Giovanni Bosco questi gruppi di giovani più volonterosi e buoni dovevano servire come mezzo potente ad attenuare l'esercizio dell'autorità dei Superiori sulla massa e a suscitare l'emulazione nel bene, l'attaccamento ai Superiori, l'intesa familiare spontanea in tutto l'andamento della casa. Era parte vitale del sistema preventivo e imitava in certo modo la divina economia, che si serve sempre dei mezzi secondi per attuare i suoi disegni sull'umanità.
In tale sapiente provvida organizzazione le Compagnie prendono le parole del Superiore e le fanno proprie. I Superiori desiderano la pietà fervente, le cerimonie ben eseguite, la frequenza dei Sacramenti; le Compagnie curano in primo luogo di ottenere dai soci e, per salutare influsso, dagli altri compagni, tali ottime manifestazioni della pietà, specialmente in prossimità delle feste, nei lutti, nelle vacanze in famiglia, ecc.
La ricreazione desideriamo che sia vivace, chiassosa, i giuochi ben distribuiti secondo i vari gusti, non gruppi appartaci e malinconici, non particolarismi nè risse; e le Compagnie si fanno un programma da attuare in tutte le ricreazioni, alleggeriscono la fatica dei Superiori, li circondano e festeggiano quando anch'essi vogliono prendervi parte, li suppliscono nei casi d'assenza o di impossibilità.
I Superiori desiderano maggior esattezza nel silenzio, maggior puntualità alla campana, più applicazione e diligenza, rappresentazioni teatrali, minori esigenze negli apprestamenti di tavola; le Compagnie organizzano la settimana del silenzio perfetto, la giornata della puntualità, il triduo della obbedienza, il mese della ricreazione senza risse, le gare sportive tra gruppi e gruppi e le recite e le accademie solenni.
Ma è necessaria una perfetta intesa tra i Superiori per conseguire tali risultati; è necessario che tutti valorizzino questo strumento educativo di primo grado; è necessario che addetti alle Compagnie siano confratelli esperti, generosi, abili nell'escogitare espedienti; è necessario dare il tempo e il luogo adatto alle riunioni generali e di presidenza e consentire che tutto proceda di buon accordo a bene comune.
Riceviamo, da varie Ispettorie, notizie di un lavoro vasto ed intenso per valorizzare le Compagnie e addestrare in esse i nostri giovani alla vita delle organizzazioni di Azione Cattolica che dovranno avere in essi i migliori dirigenti quando entreranno nella vita del mondo; ma sappiamo pure che molti di questi giovani passano dalla Compagnia al Noviziato e vengono a rinforzare le nostre file con spirito ardente e fermi propositi di apostolato.
Sappiamo che i nostri Studentati filosofici e teologici hanno preso a cuore l'invito dei Superiori di approfittare delle Compagnie per prepararsi a essere domani esperti dirigenti e assistenti delle medesime tra i giovani; e questo ci fa sperare che tale attività possa produrre presto frutti preziosi di bene sia per l'aumento delle vocazioni, che per le associazioni di Azione Cattolica e per la vita cristiana in genere.
6. - CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE A TORINO, SETTEMBRE 1953. — Intanto, ricorrendo quest'anno a Torino il Congresso Eucaristico Nazionale per commemorare solennemente il V centenario del miracolo del SS. Sacramento, noi procureremo di concorrere con un'adunata generale di soci delle varie Compagnie d'Italia e possibilmente d'Europa, nel mese di settembre, e invitiamo fin d'ora i Direttori e Catechisti a disporre i giovani a tale festoso pellegrinaggio premio, secondando le iniziative che saranno proposte dal Centro Internazionale delle Compagnie man mano che il programma verrà concretato.
Questa sarà una prova generale del Convegno internazionale che speriamo possa essere organizzato nel 1954 in occasione della Mostra professionale e missionaria, che da tempo è stata ideata e che speriamo di poter effettuare, a Dio piacendo, per, la canonizzazione del Beato Domenico Savio.
7. - PREGHIERE SPECIALI PER IL PAPA. — Intanto, affinchè si possa lavorare dappertutto a conservare ed estendere il Regno di Dio nelle anime, faccio eco al desiderio del Santo Padre che vede con ansia avvicinarsi il periodo delle elezioni politiche in Italia, invitando tutti e dappertutto a fare speciali preghiere, affinchè le forze avverse al Papa e al Regno di Gesù sulla terra non abbiano a prevalere nè a suscitare disordini e pericoli alla libertà e incolumità del Sommo Pontefice.
Quello che in molti paesi fu fatto nel 1951 per le elezioni amministrative della città di Roma, si ripeta e si estenda a tutte le nostre Case; se iie parli tempestivamente nelle chiese e nei nostri giornali, si interessino i giovani e i cooperatori, le famiglie e i fedeli cristiani. La causa del Papa è la causa di tutta la cristianità e noi Salesiani dobbiamo sentire nel profondo del cuore questa preoccupazione Sua e farla nostra e diffonderla, per intensificare la campagna di preghiere.
Termino, carissimi, augurandovi un santo Natale e un nuovo anno felice nella più generosa attuazione della strenna: Viviamo nello spirito e nel cuore di S. Giovanni Bosco, intensificando la nostra devozione a Gesù nella SS. Eucarestia.
Vi saluto coi Capitolari presenti e lontani e mi dico vostro
aff.mo in C. J.
Sac. RENATO ZIGGIOTTI
Il Consigliere Scolastico.
Oggi infatti non si può più far a meno di una certa conoscenza del progresso delle scienze su questo punto così delicato, sia per valorizzare e conoscere sempre più profondamente il nostro metodo, che per non lasciarci trascinare da tanti errori camuffati dall'orpello della novità più seducente.
Il compianto Signor Don Ricaldone, appunto per questo, volle l'Istituto Superiore di Pedagogia e questa collana, che, quando sarà terminata, darà una visione completa ed aggiornata di tutti i problemi e i fattori educativi nella luce della nostra esperienza e del nostro spirito.
Sarà tale lettura un omaggio gradito al nostro attuale Superiore Generale, e nello stesso tempo un vantaggio indiscutibile per i Confratelli, che troveranno in questo volume l'approfondimento della pedagogia del nostro Padre è un degno complemento al Don Bosco Educatore del compianto Signor Don Ricaldone. Chiedere copie alla S.E.I., L. 800.
Chi ha seguito la Rivista, si è accorto come, soprattutto in questi ultimi tempi, ci sia stato uno sforzo notevole per studiare problemi d'interesse prevalentemente salesiano, e questo a beneficio dei Confratelli. Diamo quindi il nostro contributo con l'abbonamento alla Rivista, perchè, come non è da dimenticare che è necessario sostenere la stampa cattolica, così bisogna ricordarsi che è un dovere sostenere la stampa salesiana. Tutte le Case di una certa consistenza dovrebbero essere abbonate... anche in vista dell'esiguità dell'abbonamento.
PRIMO ANNO
TEOLOGIA DOGMATICA. Theologia fundamentalis:De Revelatione:
1) Concetto e possibilità della Rivelazione.
De inspiratione: Esistenza, natura ed effetti dell'Ispirazione.
De Ecclesia:
1) La Chiesa è stata fondata da Nostro Signor Gesù Cristo come una società gerarchica e monarchica.
Letture consigliabili: T. DE MARIA, La Religione (L. D. C.). E. VISMARA, Chi è Gesù Cristo (L. D. C.). — D. BERTETTO, La Chiesa di Gesù Cristo (L. D. C.).
TEOLOGIA MORALE. De Actibus Humanis:
Fine ultimo dell'uomo e carattere fondamentale dell'atto umano. Volontà e libertà: loro impedimenti diretti ed indiretti. Moralità dell'atto umano e suoi elementi costitutivi.
Raffronto tra la soluzione teologica del problema morale e le principali soluzioni filosofiche.
De Conscientia:
Concetto di coscienza. Valore della coscienza retta, erronea, dubbia.
Cura della coscienza perplessa e della coscienza scrupolosa. Legittimità del probabilismo: suoi principii normativi, sue eccezioni.
De Legibus:
Nozione e valore della legge.
Obbligo diretto e indiretto della legge giusta.
Gravità dell'obbligazione della legge.
La excusatio e la dispensatio dalla legge.
Legge naturale e sue caratteristiche. Prove della sua esistenza. Legge positiva e sue specie. Valore obbligante in coscienza delle
leggi umane: penali, irritanti e inabilitanti, meramente civili
(in particolare, delle leggi tributarie).
De peccatis:
Natura del peccato: peccato mortale e peccato veniale. Norme per la distinzione specifica e numerica dei peccati. Cause ed effetti del peccato.
Peccati interni. Peccati capitali.
Letture consigliabili: T. LUPO, I fondamenti della Morale (L. D. C.).
— V. MIANO, Peccato e penitenza (L. D. C.). — R. DE SINETY, Psicopatologia e Direzione spirituale (Morcelliana, Brescia).
SACRA SCRITTURA.
STORIA ECCLESIASTICA.
DIRITTO CANONICO: Libro I del Codice e Canoni 87-107.
TERZO ANNO
TEOLOGIA DOGMATICA. De Deo Uno:
De Deo Trino:
1) Come si prova dalla S. Scrittura l'esistenza del mistero Trinitario.
De Deo Creante ed Elevante:
TEOLOGIA MORALE.
De Virtutibus Theologicis:
Obbligo di credere e oggetto necessario della fede per la salvezza eterna.
Valore, estensione e sanzione della proibizione dei libri e periodici.
Oggetto materiale e formale delle virtù teologiche della speranza e della carità.
Carità verso noi stessi e verso il prossimo: in particolare, dovere della elemosina, dell'istruzione degli ignoranti e della correzione fraterna.
Peccati contro la fede, la speranza e la carità: in particolare, il liberalismo, il comunismo, la disperazione, lo scandalo e la cooperazione ai peccati altrui.
De virtute Religionis:
Virtù della religione e suoi atti: in particolare, la preghiera, il voto, il giuramento, il culto pubblico e l'osservanza delle feste.
Peccati opposti alla religione: in particolare, la superstizione, l'ipnotismo e lo spiritismo, la bestemmia, il sacrilegio, fa simonia.
De virtutibus Cardinalibus (prudentiae, fortitudinis et temperantiae):
Nozioni e parti della prudenza, della fortezza e della temperanza.
Differenze fra castità, modestia, continenza, verginità.
Legge ecclesiastica dell'astinenza e del digiuno nel Codice e nella pratica attuale.
Peccati opposti alle virtù della prudenza, fortezza e temperanza. Peccati opposti alla castità.
Letture consigliabili: R. LOMBARDI, La salvezza di chi non ha fede (ed. Civiltà Cattolica, Roma). — R. SANTILLI, Spiritismo (ed. Fiorentina). — PIO XI, Enciclica « Casti Connubii ». — Dott. A. K., La continenza periodica nel matrimonio (ed. Fiorentina).
SACRA SCRITTURA.
STORIA ECCLESIASTICA.
DIRITTO CANONICO: Libro II del Codice (dal can. 108).
4) Il governo delle Religioni: cane. 499-537; posizione giuridica della Società Salesiana a norma del can. 618, 1 (e 488, 20, 501);
i diritti dell'Ordinario del luogo sulle Associazioni Religiose, specialmente a norma del can. 723, 20.
QUARTO ANNO
TEOLOGIA DOGMATICA.
De Verbo Incarnato et Redemptore:
De Beata Maria Virgine:
De Gratia:
1) La grazia santificante e la giustificazione del peccatore: loro natura e loro effetti.
2) La grazia attuale: sua necessità per osservare a lungo tutta la legge naturale, per compiere qualunque atto salutare o soprannaturale; grazia sufficiente e grazia efficace.
3) Il merito: natura, condizioni, oggetto. De Virtutibus Theologicis:
1) La fede: motivo, oggetto, proprietà, necessità per la salvezza.
Letture consigliabili: D. BERTETTO, Maria nel domma cattolico (S.E.I., Torino).
TEOLOGIA MORALE. De iustitia et iure:
Nozioni e parti della giustizia: in particolare, la giustizia sociale, la veracità e la restrizione mentale.
Il diritto di proprietà: suo fondamento naturale e sue applicazioni giuridiche.
Diritti di usufrutto, di servitù, d'ipoteca e di privilegio. La prescrizione giuridica: forme, requisiti, vantaggi.
De iniuriis et restituzione:
Omicidio e mutilazione. Feticidio. Duello.
Legittima difesa nazionale e privata.
Furto e occulta compensazione.
Peccati che violano il diritto personale all'onore e alla buona fama.
Radici della restituzione e condizioni richieste per tale obbligo.
Restituzione in solido e virile.
Circostanze della restituzione e cause scusanti.
Restituzione in specie per la violazione del diritto personale alla vita, alla buona fama e all'onore, ai beni di fortuna, all'integrità fisica e morale.
De contractibus et successione hereditaria:
Natura, requisiti, effetti del contratto..
In particolare: un contratto, a scelta, fra i gratuiti, uno fra gli onerosi commutativi, uno fra gli onerosi aleatori, uno fra i sussidiari.
Il quasi-contratto e le sue forme particolari.
Contratto di lavoro: diritti e doveri dei datori di lavoro e dei prestatori d'opera.
Forme e requisiti legali della successione ereditaria.
Successione legittima dei discendenti, dei fratelli, del coniuge, del fisco.
Testamento ad causas profanas e testamento in bonum Ecclesiae civilmente invalidi.
De obligationibus peculiaribus:
Obblighi particolari dei coniugi, dei genitori, dei figli, dei cittadini, dei padroni e dei domestici.
Morale professionale.
Obblighi particolari degli Ecclesiastici: il Celibato, il Divino Ufficio.
Obblighi dei religiosi.
Letture consigliabili: LEONE XIII, Enciclica « Rerum Novarum». XI, Enciclica « Quadragesimo anno ». — G. BICCEIIERAI, Il mondo degli affari e la morale (Morcellana, Brescia). E. JANVIER, Esposizione della Morale Cattolica (vol. III, La giustizia e il diritto).
SACRA SCRITTURA.
STORIA ECCLESIASTICA.
DIRITTO CANONICO: Libro III del Codice di Diritto Canonico.
zione (cann. 1337-1345), le scuole (cann. 1381-1382), la previa censura dei libri (can. 1386, ecc.), i beni temporali: cann. 1507, 1515-1516, 1550.
QUINTO ANNO
TEOLOGIA DOGMATICA.
De Sacramentis et Novissimis:
Letture consigliabili: BARTMAN, Manuale di Teologia dogmatica (ed. Tedesca, Francese, Italiana).
TEOLOGIA MORALE.
De Sacramentis in genere:
Validità ed applicazione della materia e della forma dei Sacramenti.
Requisiti del Ministro e del soggetto per la validità e la liceità del Sacramento.
Obbligo del Sacerdote di amministrare o di negare i Sacramenti. Natura, valore, uso dei Sacramentali.
De Baptismo et de Confirmatione:
Materia e forma, ministro e soggetto, padrini del Battesimo e della Cresima.
Annotazioni e prove del conferimento del Battesimo.
Effetti del Battesimo e della Cresima.
De Eucharistia:
Il sacrificio eucaristico e i suoi effetti.
Requisiti del Sacerdote per la valida e lecita celebrazione della S. Messa.
Obbligo di celebrare e applicazione della S. Messa.
Rito, tempo, luogo, suppellettile della celebrazione della S. Messa. Valore delle rubriche del Messale. Casi d'interruzione della S. Messa.
Il Sacramento dell'Eucarestia: ministro, soggetti, disposizioni interne ed esterne per la S. Comunione.
Rito e tempo per la distribuzione della S. Comunione. Comunione annuale, frequente, dei fanciulli, per Viatico. Custodia e culto della SS. Eucarestia.
De Poenitentia:
Materia e forma, effetti del Sacramento della Penitenza. Potere di giurisdizione in genere; in specie pei Religiosi e le Religiose.
Errore comune e giurisdizione probabile.
Assoluzione dei casi riservati e delle censure.
Doveri del Confessore durante e dopo la Confessione.
Atti del penitente; doti della Confessione e del Proposito. Sollecitazione in Confessione e obblighi relativi del penitente. Indulgenze: loro valore e requisiti per lucrarle.
De Extrema Unctione:
Natura ed effetti dell'Estrema Unzione.
Materia e forma, ministro e soggetto dell'Estrema Unzione.
De Ordine:
Natura ed effetti della sacra Ordinazione.
Materia e forma dei singoli Ordini.
La vocazione sacerdotale e gli altri requisiti interni ed esterni
per la sacra Ordinazione.
Impedimenti e irregolarità.
Testimoniali, esami, pubblicazioni, esercizi spirituali per i sacri
Ordini.
De Matrimonio:
Natura e fini del contratto naturale del Matrimonio.
Proprietà e beni del Matrimonio.
Requisiti del consenso matrimoniale.
Materia e forma, ministri e soggetti, effetti del Sacramento del
Matrimonio.
Poteri rispettivi della Chiesa e dello Stato sul contratto matrimoniale.
Divorzio e separazione legale.
Casi di scioglimento del Matrimonio. Privilegio Paolino e dispensa del Sommo Pontefice.
Impedimenti del Matrimonio e loro dispensa.
Forma canonica, celebrazione e convalidazione del Matrimonio.
Pubblicazioni, riti e cerimonie, tempo e luogo, annotazione e prove.
Gli sponsali.
Letture consigliabili: I. GIANNINI, Alle sorgenti della vita (L. D. C.). — G. SPALLA, La rigenerazione nell'acqua e nello Spirito Santo (L. D. C.). — V. PANZARASA, Il Sacramento dell'amore umano (L. D. C.). — A. GENNARO, La famiglia cristiana (L. D. C.).
SACRA SCRITTURA.
Letture consigliabili: G. CASTELLINO, Ile libro e dell'umanità (L. D. C.).
STORIA ECCLESIASTICA.
DIRITTO CANONICO: Libro IV e V del Codice di Diritto Canonico.
Nota. - Questo programma deve impegnare i novelli Sacerdoti ad uno studio personale, continuato ed accurato, durante tutto l'anno, onde ottenere lo scopo dell'aggiornamento nelle scienze ecclesiastiche.
Il raduno raccomandato dall'art. 364, di Programmi e norme gioverà a sciogliere difficoltà e alla preparazione immediata per l'esame.
Conviene che ogni Sacerdote interessato abbia copia di queste Scelte e sembrerebbe opportuno consegnarne copia ad ogni Sacerdote novello all'uscita dello Studentato Teologico.