I. - ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE IL RETTOR MAGGIORE:
1. Breve commento alla Strenna sull'Eucaristia. - 2. Convegni. 3. Settimana di preghiere. - 4. Cinema. - 5. 11 nostro Pontificio Ateneo. - 6. Compagnie Religiose. - 7. I nostri Visitatori straordinari. - 8. I .Ricordi degli Esercizi Spirituali 1953.
II. - COMUNICAZIONI E NOTE
1. Sussidi per parlare \della Strenna 1953: - 2. Relazione sul P. Ateneo Salesiano. - 3. Rapporti tra le nostre Compagnie Religiose e la Gioventù Italiana di Azione Cattolica. - 4. Visita alle Figlie di M. A. - 5. Circa la Messa e Ufficio di Santa Maria Mazzarello. - 6. Spedizione Missionaria dell'anno 1952.
Torino, 31 gennaio 1953.
Carissimi Confratelli,
1. - BREVE COMMENTO ALLA STRENNA SULL'EUCARISTIA. — A chiusura delle feste di San Giovanni Bosco, dopo aver pregato al suo Altare e meditato i suoi mirabili esempi nel corso della sua solenne novena, vi mando un breve commento alla strenna di quest'anno, per animarvi tutti a vivere effettivamente nello spirito e nel cuore del nostro caro Padre, coltivando come lui la fede e l'amore a Gesù nella SS. Eucarestia.
Sono intimamente persuaso che ci sarà facile mantenere nelle nostre Case l'osservanza esatta della Regola, la carità fraterna, la pratica del sistema preventivo, lo spirito di lavoro e di temperanza se noi di giorno in giorno cresceremo nella fede e nell'amore all'Eucaristia.
Come vi ho già accennato nel n. 170 degli A. C., l'occasione che mi diede l'idea di darvi questa strenna è il V Centenario del Miracolo del SS. Sacramento di Torino, che celebreremo. in questa Archidiocesi con solenni manifestazioni e con un Congresso Eucaristico nazionale nel prossimo settembre.
Ma nella storia salesiana, e più precisamente nelle strenne di capodanno che il nostro venerato Padre S. Giovanni Bosco soleva dare ai giovani e ai confratelli, ho trovato che il motivo della SS. Eucaristia è ben frequente, anzi ben posso dire, dominante. Nei primi anni dell'Oratorio fino al 1858, quando la popolazione toccava i duecento o poco più, le Memorie Biografiche ci narrano che Egli soleva dare a ciascuno dei suoi figli un pensiero o una raccomandazione appropriata. Ma poi la molteplicità delle sue occupazioni e l'aumento dei giovani ricoverati lo costrinsero a dare una strenna pei confratelli, un'altra per i giovani, un'altra pei cooperatori. Fu nel 1861 che la Madonna gli dettò nuovamente una strenna per ciascuno ed egli si sobbarcò alla fatica di scriverle in mi. vecchio registro accanto a ciascun nome, -ritagliando poi la fettuccia di carta, man mano che i volenterosi venivano a prendere il messaggio personale della Madre celeste dalle mani del più tenero dei Padri. Furono 573 le strenne, di cui 48 poterono essere riconquistate e 13 'non furono neppure staccate, perchè i destinatari non osarono o non poterono presentarsi a riceverle.
Però anche quell'anno Don Bosco diede una strenna generale che fu questa: « Fatevi un grande impegno per ascoltar bene la S. Messa e procurate di attuare il consiglio del Concilio di Trento di accostarvi anche alla S. Comunione».
Ma delle venti strenne che le Memorie Biografiche riportano, ben tredici toccano' l'argomento essenziale e raccomandano la frequenza alla S. Comunione, l'ascoltar bene la S. Messa, l'amicizia con Gesù nel SS. Sacramento, quasi a conferma del famoso sogno delle due colonne, tra cui- la nave di Pietro si difende dai marosi e dai nemici.
Il nostro Don Eugenio Valentini in quel suo studio diligente pubblicato in Salesianum nel n. 4 dell'anno scorso, passa in esame la pedagogia di S. Giovanni Bosco e con frase ardita la chiama « pedagogia eucaristica». È un fatto che nel sistema educativo nostro la mèta da raggiungere e il mezzo principale per la formazione cristiana dei giovani è la fede schietta e l'amore sincero a Gesù nel SS. Sacramento. Tutte le nostre pratiche di pietà e tutta l'istruzione religiosa se non giungono a conquistare la mente e il cuore dei giovani fino a portarli alla frequente. Comunione ben possiamo dire che fallirebbero al loro scopo.
La giovinezza di S. Giovanni Bosco ci addita un esempio classico di ciò che più tardi egli stesso inculcò come sacerdote ed educatore. Già come garzone di campagna alla Cascina.
Moglia il suo divino istinto lo porta alla confessione ,e comunione settimanale. Poi a Chieri durante il Ginnasio la guida sapiente del Teologo Maloria, che egli' scelse come suo confessore stabile, lo incoraggiava a confessarsi e comunicarsi con maggior frequenza di quanto si usasse allora, quando « chi andava a confessarsi e a comunicarsi più di una volta al mese, era giudicato dei più virtuosi, e molti confessori nol permettevano » (M. B. I, 265). Quel medesimo confessore lo ebbe pure durante gli anni di Seminario e fu certamente col suo permesso o consiglio che il Chierico Giovanni Bosco usufruì del tacito consenso dei Superiori, fece la S. Comunione più volte anche durante la settimana, nella vicina chiesa pubblica di S. Filippo, sacrificando il caffè latte e stando digiuno fino a ora di pranzo.
Altri esempi eloquenti li abbiamo in famiglia e non va dimenticato quello di S. Maria Domenica Mazzarello, la cui santità ebbe le sue profonde radici nella fame eucaristica dei suoi anni giovanili, quando, ancora figlia di famiglia, sentiva il bisogno di adorare lo sposo divino fin dalle ore piccole, recandosi alla Chiesa parrocchiale per una strada lunga, tortuosa, e disagiata. Abbiamo l'esempio del Beato Domenico Savio, fedelissimo interprete del pensiero di Don Bosco ed emulo del piccolo S. Tarcisio, martire dell'Eucaristia, quando si profferse a morire colpito dalle sassate dei due compagni per impedirne la rissa. Ricordiamo i fervori eucaristici del Servo di Dio don Andrea Beltrami, che durante la sua lunga malattia non sentiva più i suoi disturbi e la sua debolezza mentre celebrava la S. Messa e trascorreva ore e ore in estatica preghiera.
Sappiamo tutti per esperienza che il termometro infallibile del buon andamento dei nostri Istituti e Oratori è la frequenza dei SS. Sacramenti e la mensa Eucaristica affollata ogni mattina.'
Ora, per suggerire a tutti un ottimo mezzo per la pratica della strenna in quest'anno, credo opportuno invitare tutti i 'Direttori a procurare ai loro giovani una serie di istruzioni domenicali sulla S. Messa e sulla S. Comunione. A complemento delle istruzioni scolastiche sarà un'occasione opportuna riprendere con una certa ampiezza la spiegazione del mistero Eucaristico, dell'intimo nesso tra il Sacrificio del Calvario e il santo Sacrificio della Messa, dell'essenza e del valore di esso,
per concludere con larghi cenni sulla liturgia mirabile con cui la Chiesa ha circondato il Sacrificio perenne di Nostro Signore a nostro ammaestramento e conforto. E mentre sarà impartita ai giovani questa più accurata spiegazione catechistica, tutti „i sacerdoti nel corso dell'anno si diano cura di riprendere in mano il trattato dell'augustissimo e santissimo Sacramento dell'Eucaristia, per ripassarlo diligentemente in tutti i suoi particolari edificanti; sarà cura dei Direttori di procurare ai nostri chierici tirocinanti e a tutti i confratelli coadiutori qualche libro di buona lettura sull'argomento eucaristico; sarà cura dei Catechisti- dare maggior lustro ai primi venerdì del mese, ravvivare nelle Compagnie la devozione al SS. Sacramento, la pratica delle visite particolari a Gesù, la esattezza delle cerimonie' nel servizio della S. Messa, la genuflessione fatta con fede, l'uso delle giaculatorie nel corso della giornata, la pratica della carità vicendevole e dello spirito di mortificazione sull'esempio e per amore di Gesù Eucaristico.
Ma soprattutto preoccupiamoci tutti noi sacerdoti di celebrare bene con maggior fervore, diete, attente ac devote la S. Messa, proponendoci ad esempio S. Giovanni Bosco; e coloro che debbono assistere alla S. Messa si facciano un proposito quotidiano di prendere sempre maggior coscienza dell'atto sublime e incomparabilmente santo che l'i Signore misteriosamente rinnova per sua bontà sui nostri altari, perpetuando il suo sanguinoso tragico sacrificio del Calvario. É ravvivando la nostra fede in questo mistero che potremo sempre più crescere nell'amore ,a Gesù eucaristico e al SS. Sacramento dell'Eucaristia.
Questi pensieri bramerei che fossero ripresi e sviluppati opportunamente dai Superiori alle nostre varie comunità nel corso dell'anno, a rinfocolare con frequenza il fervore dei confratelli, dei giovani, delle Figlie di Maria Ausiliatrice e dei nostri ex allievi e cooperatori. Qualche versetto del IV libro del De Imitatione Christi servirà insieme a suscitare sentimenti di compunzione nelle anime che soffrissero di aridità o tiepidezza.
Vi aggiungo in appendice 'una bella raccolta di fatti e di pensieri di Don Bosco, per semplici citazioni delle Memorie Biografiche ad uso di chi dovrà parlare sull'argomento.
2. - CONVEGNI. - Da molte parti giungono notizie di convegni che nel periodo delle trascorse vacanze natalizie o in occasione di celebrazioni anniversarie ebbero luogo nelle varie Case o Ispettorie.
Ben volentieri alla richiesta d'una parola di plauso o d'un messaggio telegrafico rispondo e invio la benedizione desiderata; ma spesso avviene che il mio saluto arrivi a festa finita e resti quasi lettera morta. Vengo perciò a pregarvi di usare anche in questo particolare il sistema preventivo; gli organizzatori favoriscano anticipare di qualche giorno la notizia e ben volentieri cercherò di corrispondere al desiderio, arrivando prima della riunione e facendo così un'adesione reale e quanto mai opportuna per fomentare l'unione e lo spirito di famiglia.
Ma i convegni che maggiormente mi stanno a cuore e cui plaudo a due mani, sono quelli indetti da parecchi Ispettori dopo il Capitolo Generale per comunicare ufficialmente ai Direttori le deliberazioni prese e spiegarne la portata, facendosi eco dello, spirito col quale furono emanate.
Altri convegni opportunissimi furono quelli dei Confessori, allo scopo di uniformare la prassi nostra in certe questioni delicate, di additare fonti preziose di cultura ascetica, di insegnare ai giovani le esperienze degli anziani e soprattutto di confermare ed elevare in essi la coscienza del compito loro affidato di guide spirituali in unione perfetta coi Direttori delle Casé.
È ora di moda, e dobbiamo riconoscerne la pratica utilità, fare riunioni di categoria: di Direttori, di Parroci, di Prefetti, di Catechisti e Consiglieri scolastici, di capidarte, di presidenze delle Compagnie religiose... Tali riunioni però debbono essere accuratamente preparate, bene organizzate per tutti i servizi Cosidetti logistici, ossia di viaggio, vitto, alloggio; bene dirette nelle discússioni, in modo che i problemi siano studiati da relatori competenti, seriamente discussi e conclusi con deliberazioni pratiche, accettate dalla maggioranza, attuate volonterosamente da tutti.
Ora perchè si verifichino tutte queste condizioni è necessario che gli Ispettori studino bene prima con gli incaricati tutta l'organizzazione dei convegni, affinchè ottengano il loro scopo è mentre procurano una bella occasione di incontrarsi e passare una o più giornate in santa letizia, diano direttive sicure e riescano di edificazione a tutti.
È anche opportuno e lodevole che prendiamo parte ai più importanti convegni che i Vescovi o le autorità scolastiche e civili promuovono pér la trattazione di argomenti che interessano direttamente le nostre attività nel campo religioso, pedagogico e sociale. Ispettori e Direttori scelgano confratelli capaci di sostenere i nostri punti di vista e di dare pareri opportuni con sicura competenza.
In quest'anno desidero raccomandare che si dia speciale importanza ai convegni ispettoriali o nazionali delle Compagnie e delle Scuole professionali.. La speranza vivissima che andiamo nutrendo di potere nel 1954 solennizzare i Centenari delle une e delle altre con una manifestazione grandiosa, deve animare tutti a preparare materiale vario sia per i convegni che certamente avranno luogo a nostro ammaestramento e conforto e sia per le mostre, di cui saranno date istruzioni a tempo opportuno.
3. - SETTIMANA DI PREGHIERE. - Abbiamo cominciato il turno di preghiere per ciascuna Ispettoria con la partecipazione speciale delle Ispettorie interessate. Tutti per uno, uno per tutti: è una santa gara di reciproco aiuto, che fa perno nella S. Messa del Rettor Maggiore e nell'Ispettoria cui converge l'attenzione dei confratelli del mondo intiero. Mi piace segnalare la gara dei nostri. Teologi del Pontificio. Ateneo alla Crocetta, i quali, rappresentando quasi tutte le Ispettorie Salesiane, si sono organizzati nell'illustrare i particolari più notevoli, le necessità spirituali, le statistiche del personale, le Case e Missioni della propria Ispettoria di turno; non solo, ma fanno pure preghiere speciali e le Compagnie liberamente si associano per confortare con omaggi spirituali i desideri espressi dai Soci per le loro Case e Ispettorie.
Sono certo che anche altrove, specialmente le Case di Formazione, renderanno efficace il voto del Capitolo Generale, tenendo vivo il ricordo delle Ispettorie di settimana in settimana e partecipando spiritualmente alla S. Messa del Rettor Maggiore, offerta a tale scopo.
Giacche sono sull'argomento delle preghiere voglio invitarvi a` farne una che mi pare debba interessare tutti i confratelli in questo anno centenario delle nostre Scuole professionali. Nella corona dei nostri Santi e Servi di Dio — sono quattordici ufficialmente canonizzati o in corso di studio — tutti notiamo una mancanza che vorremmo colmare: manca un• servo di Dio coadiutore salesiano. Perciò in primo luogo dobbiamo tutti unirci nella preghiera per ottenere dal Signore entro quest'anno il dono desiderato di una segnalazione celeste che ci metta sulla buona via di proporre un modello di santità specificamente adatto anche ai nostri confratelli coadiutori.
Quanti ne sono passati dappertutto all'altra vita in odore di santità! I profili dettati dal caro sig. D. Ceria a ricordo imperituro dei coadiutori dei tempi di D. Bosco hanno edificato tutte le Comunità che si affrettarono a leggerli nei refettori o come lettura spirituale; molte lettere mortuarie ci hanno fatto supporre virtù eroiche in molti di tali confratelli; recentemente qui all'Oratorio la morte del compianto architetto Giulio Valotti ha lasciato dietro a sè un profumo di santità che vogliamo rendere più vasto ed edificante con un'ampia biografia.
Dio voglia concederci questa nuova grande grazia per intercessione del nostro caro Padre e degli altri Servi di Dio: sarà un'aureola preziosa in questo nostro glorioso centenario.
Concludo portando il vostro pensiero alle cause dei nostri Servi di Dio. Siamo prossimi alla ultima Congregazione coram SS.mo per il Servo di Dio Don Michele Rua e vi invito perciò a pregare affinchè presto si giunga a celebrare la sua Venerabilità. Sarà un nuovo grande lustro per la Congregazione e da quel giorno certamente faremo a gara per invocarlo e conoscerne la santa vita a edificazione di tutti. Vi raccomando nel prossimo marzo di onorare il Beato Domenico Savio e di parlarne molto ai giovani, additandolo come loro modello in ogni virtù e interessando tutti a ottenere dal Signore la sua completa glorificazione per Panno prossimo, Centenario della proclamazione del Dogma di Maria SS. Immacolata.
4. - CINEMA. - Sento il bisogno di tornare sull'argomento del Cinema che da tutti ormai è stato riconosciuto di primissima importanza per salvare la pedagogia salesiana e lo spirito di Don Bosco nelle nostre Case. Le « Comunicazioni» inviate dúl Capitolo Superiore in seguito alle deliberazioni del Capitolo Generale hanno chiaramente indicato ciò che dobbiamo fare, per evitare di essere sommersi dalla produzione di films che l'industria produce a getto continuo e che il commercio abilmente impone a chiunque si lega con contratti e spettacoli a scadenza.
Don Bosco ci intima il non licet di fronte alla smania spettacolare che minaccia di pervertire gli stessi educatori, assuefacendoli a vedere coi propri occhi quello che fino a ieri era, assolutamente proibito leggere o vedere in fotografie e quadri d'arte.
Il Regolamento ci impone la revisione dei libri e giornali che gli allievi possono portare dalle loro famiglie e col cinema attuale talora diamo in pasto alla fantasia e ai sensi la visione di una realtà che nessun romanzo potrebbe rendere tanto perniciosa per le anime loro. A me preme fissare i princìpi sui quali tutti dobbiamo essere concordi, affinchè poi i Superiori possano agire di conseguenza, superando gradualmente ma senza compromessi le difficoltà che le situazioni locali possono frapporre.
Ma allora dobbiamo chiudere le nostre sale? No, allora dobbiamo solidalmente boicottare ogni spettacolo che piace al mondo e che è scuola di peccato, che esalta il vizio, non tiene conto di Dio e dei suoi comandamenti, mescola la procacità della moda o del comportamento anche alle vite dei santi, insegna a rubare, a uccidere, a. far violenze d'ogni specie, ad amoreggiare, a profanare il sacrario familiare, a far della vita un'avventura galante e via via di questo passo, che è il passo del 90 per cento dei films.
c) Dobbiamo anche escludere la ragione del lucro che ne può venire alla Casa, all'Oratorio, alla Parrocchia, alle opere assistenziali che abbiamo tra mano. Se non abbiamo altro mezzo per vivere e far del bene che l'incasso del cinema profano, dobbiamo confessare che il cinema ha esaurito le altre fonti di beneficenza consuete e ci ha messi su una strada sbagliata, dalla quale urge tornare indietro per non essere abbandonati dalla Provvidenza divina, che è sempre stata con noi larga e generosa. Certamente è più comodo incassare alla porta con un biglietto a prezzo fisso: do ut des. M,a se San Giovanni Bosco elemosinando per tutta la vita, provvide abbondantemente ai suoi orfani, alla costruzione di tre importanti basiliche, alle Missioni, ecc., anche noi dobbiamo lavorare coi mezzi consentiti dal nostro spirito sacerdotale e salesiano, economizzando in tutte le nostre spese, attivando le vere fonti della beneficenza che sono il nostro lavoro, la nostra povertà di spirito, l'organizzazione dei cooperatori, la propaganda orale e scritta delle opere benefiche che abbiamo, affinchè i ricchi si scuotano e vengano incontro ai poveri e diano il loro superfluo per amore, se non vogliono meritarsi il castigo che il comunismo va attuando violentemente, dovunque ha conquistato il potere.
Cari confratelli, questo è il punto critico cui stanno riducendosi alcune Case: vivere col reddito degli spettacoli, popolare gli Oratori col cinema, far concorrenza alle sale pubbliche e preoccuparsi dello spettacolo più che della moralità e dell'istruzione religiosa! Oh come si abbassa il livello dello spirito sale-. siano quando nella Casa entra questo caticro inguaribile. Consideriamolo veramente come un cancro, che conduce inesorabilmente alla rovina qualsiasi organismo, intaccato nelle partivitali.
d) E corriamo subito tutti ai ripari! L'esempio debbono darlo le Nazioni nelle quali siamo più numerosi e dove la Chiesa cattolica ha organizzazioni capaci di far fronte alla marea montante. L'Italia che ha più di duecento Case sta formando un centro di revisione e di noleggio che, col concorso di tutti, può procurare il divertimento onesto nella misura e nel modo che è stato deliberato.
A questo primo tentativo tutti debbono dare la loro pronta e operosa collaborazione: San Giovanni. Bosco che vuole una gioventù sana e cristiana ci aiuterà certamente a organizzarci in questo campo così importante. Anzi, giacche ogni ritardo è deleterio, ci dobbiamo proporre di offrire a Maria SS. Ausiliatrice nel 500 della sua incoronazione questo omaggio filiale: la volontà decisa di procurare ai nostri giovani e fedeli un divertimento come. lo vuole Don Bosco, perclaè l'ambiente morale delle nostre Case sia tale che da ciascuna possa nascere qualche vocazione e tutti gli spettatori abbiano a godere nelle nostre sale il sano divertimento che solleva lo spirito ed educa al bene.
5. - IL NOSTRO PONTIFICIO ATENEO. — Come avrete saputo per informazioni private, al nostro Pontificio Ateneo Salesiano, dopo dodici anni di Rettorato fu sostituito il R.mo Dott. Don Andrea Gennaro col R.mo Dott. Don Eugenio Valentini, già Direttore dello Studentato. La cerimonia di presentazione al corpo dei Professori fu fatta al 9 ottobre ed il Rettor 1Vlagnifico uscente lesse una breve relazione sul periodo del suo Rettorato, che mi pare opportuno riportare per iutiero nelle «Comunicazioni», quale documento di importanza storica per tutta la Congregazione. Desidero che si sappia da tutti quali furono le origini, e le prime vicende di questo Istituto, così provvidenziale per la nostra Famiglia e così necessario per l'uniformità, del nostro insegnamento filosofico, teologico e pedagogico.
Come fu detto durante il Capitolo Generale, i Superiori hanno la consegna di pensare prossimamente a provvedere al
P. A. S. una sede unica e conveniente, allo scopo di raccogliere in essa i rappresentanti di tutte le Ispettorie e di formarli con la massima diligenza ai compiti delicatissimi dell'insegnamento delle materie ecclesiastiche e della pedagogia alesiana. Già si è fatto qualche cosa in questo primo periodo, come leggerete nella relazione; ma molto di più e sempre meglio ci proponiamo tutti di fare e di ottenere con l'aiuto di Dio e la buona volontà degli Ispettori, dei Superiori e docenti del Pontificio Ateneo Salesiano.
Vada intanto un pubblico grazie al benemerito operosissimo Don Gennaro, che fu l'interprete fedele e l'esecutore infaticabile delle direttive del compianto Rettor Maggiore Don Pietro Ricaldone; e insieme l'augurio al nuovo Rettor Magnifico che possa proseguire e perfezionare il vasto programma che ancora resta da svolgere.
6. - COMPAGNIE RELIGIOSE. — Intesa 'con la G. I. A. C. (Gioventù Italiana di Azione Cattolica). Scaduta il 24 maggio 1952 la precedente Convenzione firmata dal compianto Don Ricaldone ad experimentum per tre anni, il Capitolo Superiore vollattendere l'elezione del nuovo Rettor Maggiore prima di prendere una decisione al riguardo. Avvenuta l'elezione del nuovo Rettor Maggiore parve opportuno affidare agli Ispettori d'Italia la soluzione del problema. Essi in una particolare riunione fissarono sei punti orientativi che riportiamo più sotto e quindi diedero il mandato al Vice-procuratore Generale, Don Evaristo Marcoaldi, quale loro Delegato di trattare con la Presidenza Centrale della Gioventù Italiana di A. C.
A coronamento di quelle cordiali trattative si firmarono la Dichiarazione e la Convenzione riportate più sotto.
Nel far conoscere alle Case d'Italia la nuova intesa che regola le relazioni fra le nostre Compagnie e la G. I. A. C. abbiamo aggiunto:
1) gli articoli concordemente formulati dagli Ispettori d'Italia nella riunione fatta durante il Capitolo Generale;
2) il commento alla dichiarazione e all'intesa con la G. I. A. C.
Come già pubblicato sulla Rivista « Compagnie » (fascio. 22, luglio-agosto 1952), in vista delle Celebrazioni Centenarie delle Compagnie e ancor più per rispondere al peculiare genio organizzativo dei, nostri tempi e rendere le Compagnie strumento sempre più efficacemente formativo alla vita sociale e apostolica dei nostri giovani, parve opportuno costituire la Confederazione Internazionale delle Compagnie che unisce le varie Federazioni Nazionali in una organizzazione analoga a quella dei nostri ex allievi.
A guidare questo movimento esiste già presso il Catechista Generale il CENTRO INTERNAZIONALE COMPAGNIE RELIGIOSE, ma a rappresentare, specialmente all'esterno, le Compagnie, era necessaria una persona adatta e degna.
Ora dopo aver pregato e pensato mi è parso che l'Avv. Giuseppe Angelo Brusa, per le sue benemerenze in campo religioso e sociale, per le ripetute prove dateci di fedele è affezionato ex allievo e membro delle Compagnie Primarie dell'Oratorio di S. Francesco di Sale's, possa assolvere il compito a Presidente Internazionale.
7. - I NOSTRI VISITATORI STRAORDINARI. — Sarà gradito a tutti avere qualche informazione sul lavoro compiuto in questi mesi dai Rev.mi Capitolari incaricati delle visite straordinarie. 31 Prefetto generale sig. Don Albino Fedrigotti ha già compiuto la visita alla Missione del Congo Belga, alle Case del Sud Africa appartenenti all'Ispettoria Inglese. Fece pure un volo a Mozambico, alla nuova Casa professionale che l'Ispettoria Portoghese ha accettata nel corso del 1952. Ora si trova nell'Ispet toria Orientale dalla Festa dell'Epifania: San Giovanni Bosco lo accompagni ed assista, dovendo passare in regioni turbate da continue lotte politiche
Il Catechista generale, il sig. Don Giovanni Antal, tornato come Visitatore nella Spagna ove fece pure il suo primo tirocinio, sta terminando l'Ispettoria Celtica ove ha ammirato una fioritura eccezionale di vocazioni e un fervore di opere commovente.
Il sig. Don Candela, Consigliere professionale, è nell'Ispettoria Betica, ove fu per lunghi anni Direttore e Ispettore e poi si dispone a passare nel Nord Africa.
Il sig. Don Seriè sta visitando le. Case delle Isole Antille e poi salirà al Messico eroico.
Il sig. Don Giovanni Costa Resende sta ora visitando l'alto Rio Negro al Nord del Brasile, avendo scelto opportunamente il periodo delle piogge per meglio raggiungere le residenze missionarie ed evitare le febbri malariche.
Ultimo a partire per riprendere le visite alle Ispettorie del S. Rosario e dell'Uruguay è stato il sig. Don Bellido, che ha dovuto attendere il ritorno degli allievi negli Istituti e la ripresa delle scuole che sarà nel mese di marzo.
Continuiamo ad accompagnarli quotidianamente nella loro fatica apostolica affinchè il Signore benedica le persone e le opere che Essi visitano e la Congregazione riporti copiosi frutti da questi contatti tanto desiderati.
8. - I RICORDI DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI 1953. — Siccome alcuni Ispettori mi hanno chiesto i: Ricordi per gli Esercizi Spirituali del 1953, comunico a tutti che saranno uguali alla Strenna:
Viviamo tutti e sempre nel cuore e nello spirito di San Giovanni Bosco coltivando la fede e l'amore a Gesù nella Santissima Eucaristia.
Invocando su tutti e su ciascuno la benedizione di San Giovanni Bosco e di San Francesco di Sales mi raccomando sempre alle vostre preghiere
aff.mo in C. J.
Sac. RENATO ZIGGIOTTI
COMUNICAZIONI E NOTE
i. - SUSSIDI PER PARLARE DELLA STRENNA 1953.
(Dalle Memorie Biografiche).
A) MESSA.
Come celebrava Don Bosco: I, 520; II, 27; IV, 453-58; XV, 62; XVI, 271, 617; XIII, 530-31 (episodio).
Come si preparava e ringraziava: IV, 455-56; XVI, 340 (episodio).
Messa di Don Bosco: estasi: XIII, 897.
» » » visioni: XV, 80-82, 88.
» » » luce per risolvere i suoi problemi: V, 725.
Portava sempre con sè il libretto delle cerimonie: IV, 455.
Pensiero di D. Bosco sulla durata della celebrazione: XII, 56.
Come corregge un sacerdote frettoloso (episodio): VII, 86.
Come è sollecito per le cerimonie: XVII, 617.
Come celebravano i preti giovani di D. Bosco: IV, 455.
Come celebravano i primi Direttori: XII, 53.
Sconvenienze durante la celebrazione (episodio): XI, 274.
I Direttori vigilino sulla celebrazione dei loro sacerdoti: XI, 348.
Vuole la pronunzia romana (episodio): XVI, 383.
Si ottiene la grazia che si chiede nella prima Messa: II, 36.
Regola nel mandare a dir Messa fuori: IX, 931.
Applicazione di Messe e povertà religiosa: VII, 404.
Era sollecito nell'insegnare a servirla: IV, 456-57.
D. Bosco serve Messa (episodio): IX, 933.
Colonna di un edificio educativo: III, 355.
Volumetti delle Letture Cattoliche sulla Messa: V,.66, 515; VI, 837; IX, 694.
B) COMUNIONE.
1° Zelo nel promuoverla:
Gran segreto dei successi educativi di D. Bosco (episodio): XVIII, 458.
Mezzo essenziale di educazione cristiana (dialogo): XVI, 168.
Fondamento dell'educazione (dialogo): VII, 556.
Comunione frequente e Messa quotidiana: colonne di un edificio educativo: III, 355; IV, 549.
Confessione e comunione: grandi mezzi preventivi: XIII, 85.
Frequente comunione: punto culminante per ottenere la moralità:4XIII, 270.
Frequente comunione: mezzo più atto per togliere dalla radice l'immoralità: XIII, 273.
Frequente comunione: primo mezzo per educare bene: W, 555.
Frequente comunione: la raccomanda come sorgente di grandi benedizioni: XIV, 831.
Il colnio della felicità per D. Bosco: la S. Mensa affollata: III, 138.
D. Bosco apostolo della comunione frequente: II, 137, 149 ss.; III, 216;
IV, 386, 550; VI, 264; VII, 788; XIII, 502; XVIII, 50.
Strenna: VI, 822; IX, 14; XV, 683; XVII, 512; XVIII, 477.
D. Bosco risponde a chi gli fa osservazione: IV, 458; VI, 339, 340.
Vuole vi sia la massima libertà: IV, 555; XIII, 827 (episodio); XVIII, 20.
Vuole eliminate le cause che impediscono la frequenza: VII, 496.
« Insisti sempre sulla comunione frequente» (a D. Bonetti): XVIII, 533.
I chierici debbono innamorare i giovani della S. Comunione: VII, 795.
Come D. Bosco sfruttava l'Esercizio della Buona Morte per tale frequenza: VI, 388.
Senza frequenza ai Sacramenti le Case non prosperano: XIII, 643.
Sante industrie per ottenere la frequenza ai Sacramenti: VII, 675.
Sante comunioni per l'approvazione della Società Salesiana: IX, 499.
Come favoriva la comunione all'Oratorio Festivo: II, 91; III, 162.
Esempio tipico del come sapeva animare alla frequenza eucarisfica: VIII, 823.
Si prepara alla drammatica udienza dal Ministro Farini con le comunioni e adorazioni dei giovani: VI, 670.
Confida nelle comunioni dei suoi figli anche per la propria salute: XIV, 14.
Chiede triduo di comunioni per affari di grande importanza: XIV, 24.
Assegnamento di D. Bosco sulle comunioni dei suoi figli: XIV, 261,381, 693.
Salvezza della Chiesa: Ostia sulla colonna: VII, 170.a
20 (Eliminare le cause dei sacrilegi:
Ai confessori: norme circa il modo di confessare: III, 466.
norme circa la frequenza: XIV, 4,6. .
norme circa i .frutti: XIII, 804; XV , 553-54.
come trattare certe categorie di penitenti: XIII, 405.
Raccomandando sovente di far bene le confessioni: VI, 903. .
" Invitandoli a fare fa confessione generale quando entrano nei nostri collegi:XII, 91. .
Invitandoli a cambiar confessore piuttosto che far sacrilegi: VI, 340.
Invitandoli a non confessarsi piuttosto che fare sacrilegi: VIII, 54.
Dando ampia libertà di confessori: XIII, 270.
Non mancano mai quelli che si confessano male: II, 152; XVII, 449.
D. Bosco stesso non aveva la confidenza di tutti!: XV, 707.
Vivissimo impegno di D. Bosco per impedire i sacrilegi: III, 137.
30 Varie:
Ottiene l'indulgenza plenaria per la comunione al popolo di Mornese: IX,812.
Ottiene l'indulgenza plenaria per la comunione ai giovani di Mirabello:IX, 813.
Ottiene l'indulgenza plenaria per la comunione ai giovani delle Case salesiane: XIV, 458.
Frequenza ai Sacramenti: mezzo per coltivare le vocazioni: I,.460; XI,254, 390; XII, 65, 88; XIV, 44.
Mezzo per coltivare la castità dei confratelli: IX, 709.
Comunione dei Salesiani e peccati veniali: XIII, 821.
Comunione di D. Bosco malato a Va;azze: X, 243.
Ultima comunione di D. Bosco: XVIII, 535.
Nelle feste a D. Bosco non manchi la nota caratteristica: la frequenza ai Sacramenti: XIX, 165, 328, 361, 380.
C) VISITA AL SS. SACRAMENTO:
L'adorazione al SS.mo salva i Salesiani da tori furibondi (sogno): XII, 465.
Visita: rimedio contro 11 peccato: IX, 355.
La raccomanda ai confratelli: IX, 576.
Efficacia della visita per evitare mali sociali: VIII, 917, 940; IX, 29, 918.
La visita dei giovani sia spontanea: XIII, 283.
Turni di adorazione per l'approvazione della Società Salesiana: IX, 538.
Gioia di D. Bosco quando ottenne di conservare in casa il SS.mo: IV, 449.
Fa pregare un mese intiero Gesù Sacramentato per certi affari: IX, 460.
Parlando ai giovani e al popolo.
Grande mezzo per placare l'ira di Dio: VI, 1071; IX, 270.
Comodità di ascoltarla nelle nostre Case: VII, 504.
Vincere la pigrizia e non perdere la Messa: VIII, 46.
Esempio di Giovannino Bosco alla cascina Moglia: I, 195.
Assistenza: consiglia i tre P di S. Leonardo: VI, 853.
Come il demonio distrae i giovani durante la S. Messa: VI, 1060.
Elevazione: tempo propizio per chiedere grazie: IV, 454; VI, 852; IX, 879.
Quali grazie chiedere all'elevazione: VII, 83.
L'elevazione dissipa i guadagni del demonio (sogno): X, 47.
Quel giovane serve così bene, perchè è un alunnU di D. Bosco »: IX, 708-709.
1° Ricevetela sovente:
Sacrifici di Giovanni Bosco alla cascina Moglia: I, 195.
Il eh. Bosco lascia la colazione per ricevere la comunione quotidiana: I, 378.
Comodità di riceverla nei nostri collegi (C. n. efficace): VII, 504.
Mezzo 'per perseverare sulla via del cielo: VI, 145.
Vincere il rispetto umano che do'inina anche nei collegi: VIII, 869.
Premunisce i giovani per l'età pericolosa: VII, 192.
Se non potete riceverla sacramentale, ricevetela almeno spirituale: III, 13.
Scrive ai giovani dell'Oratorio che per l'onomastico il dono a lui più gradito
sarà che tutti facciano la comunione: IX, 807.
Comunione: mezzo di santità (le due ali): VII, 50, 680.
Mezzo per vivere in grazia (penitente di S. Vincenzo): XII, 566-67.
Ricevetela anche durante le vacanze: XII, 366-67.
Porta il paragone della manna: VII, 678.
Ricevetela se volete conservare la purezza: XII, 144.
Mezzo per rendervi cari a Dio e agli uomini: XVII, 271.
Antidoto contro il colera. (episodi): XVII, 177, 230, 592.
Consola in morte: I, 468.
Mezzo per tenersi preparati alla morte: XII, 610.
Pegno di salvezza eterna: XII, 29.
Preservativo contro le pene dell'inferno: XVIII, 285. ,
Comunione: salvezza del mondo: VII, 583.
Comunione: salvezza della Chiesa (sogno due colonne): VII, 170.
Comunione: fonte di gioia: IV, 457.
Un consiglio per essere felici: frequentare la comunione: XV, 26.
Comunione frequente: chiave di tutto: XV, 28.
Comunione e confessione: due martelli per rompere le corna al demonio:XV, 60.
«Che festa fare oggi? » (episodio): VII, 772.
La consiglia a Michele Magone: VI, 9.
Comunione e visita: due pratiche che, il demonio maggiormente teme:VIII, 49.
Un giovane rifiuta di comunicarsi 'e poi gliene manca il tempo: VII, 820.
.20 Ricevetela bene!
Chiedete alla Madonna la grazia di riceverla sempre bene: VII, 679.
Norme salutari, per la frequenza ai Sacramenti: XII, 30.
Invito di D. Bosco il giorno del Corpus Domini: XI, 245.
Invito al raccoglimento nel giorno della Comunione: IX, 139.
Esempio di Comollo: I, 401.
Esempio di Giovanni Bosco: I, 402.
D. Bosco cita l'esempio di Domenico. Savio: VIII, 1057.
Comunione e pace con i propri• difetti non si accordano: VIII, 55.
Comunione quotidiana e violazione dei Regolamenti non si accordano:XII, 145-46.
La sola frequenza ai Sacramenti non è indizio di bontà: XI, 278.
30 Abbiate orrore per il sacrilegio:
Quando D. Bosco ne parlava, i giovani si sentivano agghiacciare il sangue:IV, 458.
Lingua nera, rivelatrice di sacrilegio: VII, 830.
Coltelli nel cuore: simbolo di sacrilegio (sogno). VIII, 130.
Anima del sacrilego: mare in burrasca: XII, 132-33.
Qualche sacerdote vede, comunicando, chi non è disposto: XII, 341.
Meglio non comunicarsi mai, che comunicarsi male: VIII, 54.
4° Al popolo:
Promette felicità ai coniugi che frequentano la comunione: XVIII, 275.
Nella frequente comunione: luce, forza, santità: XVI, 182.
Mette la comunione come condizione per ottenere grazie: XVI, 147-48:
Incoraggia la signora Louvet, che teme dí farci l'abitudine: XV, 605.
Il marchese di Ulloa a poco a poco arriva alla comunione quotidiana: XV,326.
Fatto significativo per i sacerdoti in cura d'anime: XIII, 405.
5ò Conferma del Cielo all'apostolato eucaristico di Don Bosco:
Comunione simboleggiata nei canestri di pane ,(sogno): VIII, 282. Confessione e comunione simboleggiate nella fontana d'acqua ferruginosa (sogno): VIII, 283.
Confessione e comunione simboleggiate nella forca a due punte (sogno): XI, 259.
Comunione simboleggiata nelle spighe (sogno): XII, 592.
Comunione simboleggiata nell'incudine (sogno): VII, 247.
Luigi Colle, apparendogli, gli raccomanda di promuovere la comunione frequente: XV, 87.
Sforzi del demonio per impedirla: uomo con marmottina (sogno): VI, 301.
Sforzi del demonio per impedirla: uomo con lanterna magica (sogno): VIII, 115.
Sforzi del demonio per impedirla: i capretti in chiesa (sogno): VIII, 315.
Sforzi del demonio per impedirla: i più grandi nemici del demonio (sogno): X, 43.
Giovane che durante la comunione vede un globo che riempie la chiesa: VI, 968.
O) VISITA Al SS. SACRAMENTO.
10 Presenza reale:
Miracolo di Torino: IV, 579-80; IX, 322.
Miracolo eucaristico in S. Pudenziana a Roma: V, 825.
Suora che vede alla Messa di D. Bosco Gesù Bambino grondante sangue:III, 237.
Giovane che alla Messa di D. Bosco vede Ostia grondante sangue: IV, 303.
Giovane che all'elevazione dell'Ostia vede Gesù Crocifisso: VI, 968.
30 bambini durante la benedizione vedono Gesù Bambino nell'Ostia: VIII,424.
1° miracolo moltiplicazione ostie: III, 441.
D. Bosco stesso lo conferma: VI, 970.
2° miracolo moltiplicazione ostie: VII, 644.
3° miracolo moltiplicazione ostie: XVII, 520.
Conferenza di D. Bosco ai soci della Compagnia del SS.: fede: VI, 185.
Conferenza di D. Bosco ai soci della Compagnia del SS.: riconoscenza:VI, 187.
D. Bosco cita l'esempio di Napoleone: IX, 402.
20 Visita:
Visita dei giovani: massima consolazione per D. Bosco: IX, 806.
La raccomanda a Carnevale: VII, 617.
Anche brevissima, purchè costante: III, 613.
Amore a Gesù Sacramentato: fonte di gioia: IV, 457.
Invito nella novena di Natale: VI, 351.
Efficace per ogni grazia: VI, 320.
Pegno di eterna salvezza: XII, 29.
Mezzo per vincere il demonio (« Volete molte grazie?...'»): VIII, 49.
Efficacissima: vari episodi interessanti: VI, 174 ss.
Fervori dei primi giovani dell'Oratorio: VI, 388.
Esempio di Luigi Comollo: I, 342.
» Domenico Savio: V, 207.
» Michele Magone: VI, 58.
» Francesco Besucco: VII, 496.
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2. - RELAZIONE SUL P. ATENEO SALESIANO
DEL RETTOR MAGNIFICO DOTT. DON ANDREA GENNARO.
Letta il giovedì 9 ottobre 1952, alle ore 15,30, nell'adunanza di tutti i Professori alla presenza del Rev.mo Sig. Don RENATO ZIGGIOTTI, degli altri Superiori Maggiori e di alcuni Ispettori.
Le origini del nostro Ateneo sono troppo note per essere ricordate in questo momento. Tutti sanno con quanta antiveggénza, amore e tenacia abbia -lavorato l'indimenticabile nostro D. Pietro RICALDONE per la erezione canonica e quanto abbia fatto per sostenerlo nei suoi primi anni di esistenza.
Se si pensa che in tutto il mondo esistono soltanto sei Università Ecclesiastiche e il nostro Ateneo è in questo esiguo numero, si comprende tutto il valore dell'espressione di Pio XI, quando D. Ricaldone gli manifestò per la prima volta il suo desiderio: Rem diffleilem postulasti, e tutto il coraggio suo nell'accingersi all'ardua impresa!
Dobbiamo però ricordare una particolare circostanza non a tutti nota. L'idea di un centro di Studi Ecclesiastici Superiori risale nientemeno al lontano 1912, quando il compianto D. Francesco CERRUTI, incaricato dal Ven.mo Don Paolo ALBERA, lavorò per la creazione di una Facoltà Teologica proprio a Foglizzo Canavese. L'esito delle pratiche permisero il conferimento del Baccalaureato a sette candidati nel 1913 e a nove nel 1914. S'era ottenuta anche nel 1915 la facoltà. di conferire venti Licenze, ma l'entrata dell'Italia nel conflitto mondiale non ne permise l'uso.
Adunque già 40 anni fa i Superiori Maggiori miravano seriamente alla creazione di una Facoltà di S. Teologia. Al compianto D. Ricaldone toccò l'onore di ottenere nientemeno l'erezione canonica di un PONTIFICIO ATENEO SALESIANO.
Non crediamo necessario soffermarci in una minuta disamina dell'attività del nostro Ateneo nei primi dodici anni della sua esistenza canonica, i cui frutti sarebbero stati più copiosi e anche più appariscenti se proprio del suo nascere non fosse scoppiato il secondo conflitto mondiale e se, come era nel programma del compianto Don Ricaldone, avesse potuto insediarsi in una sede unica e convenientemente attrezzata.
Tuttavia anche nelle condizioni tutt'altro che favorevoli, l'Ateneo potè svilupparsi e dare buoni frutti.
Il numero dei Professori andò crescendo ogni anno fino a giungere ai cinquanta attuali. E crebbe in tutti l'impegno di rendersi sempre più atti all'insegnamento universitario, senza perdere affatto la caratteristica della pedagogia e della didattica salesiana. Noi fummo testimoni ammirati dei sacrifici da tutti serenamente sopportati specialmente nel periodo dello sfollamento. Nè possiamo dimenticare qui le care e sempre ricordate figure di D. Alessio BARBERIS, di D. Eusebio VISMARA, di D. Alberto CAVIGLIA, di D.. Giovanni Battista GROSSO e di D. Gerolamo Luzi.
Il contributo scientifico dei Professori fu notevole, come ne fanno fede i resoconti triennali del Gran Cancelliere alla S. Congregazione dei Seminari e delle Università degli Studi.
Salesianum, nato nel 1939, pur nelle limitazioni del periodo bellico, potè sostenersi, crescere e affermarsi nel mondo scientifico, mediante il contributo di molti valorosi Professori.
Le Biblioteche si arricchirono di molti e preziosi volumi. Il che sa quasi del prodigioso, se si pensa che in pochi anni tra difficoltà gravissime, dai ventimila volumi iniziali si giunse ai quasi sessantamila!
Anche l'Istituto Superiore di Pedagogia, gli Istituti Scientifici di Psicologia sperimentale, di Biologia, di Fisica e Chimica, di Antropologia ed Etnologia e il Seminario di Scienze sociali, migliorarono costantemente la loro attrezzatura di apparecchi e di Biblioteca specializzata, destando l'ammirazione dei competenti e costituendo un valido strumento di indagine scientifica non solo per gli Alunni dell'Ateneo, ma anche per gli studenti e Professori dell'Università Torinese.
Gli alunni iscritti in questi dodici anni all'Ateneo raggiunsero il numero complessivo di settecento.
I Gradi Accademici conseguiti furono i seguenti:
Baccalaureati: 514; di cui 280 in S. Teologia;
67 in Diritto Canonico; 167 in Filosofia.
Licenze: 411; di cui 221 in S. Teologia;
51 in Diritto Canonico; 139 in Filosofia.
Lauree: 99; di cui 17 in S. Teologia;
14 in Diritto Canonico;
68 in Filosofia.
Ci dispensiamo dall'elencare i titoli accademici conseguiti dagli alunni nei singoli anni. Ciò risulta dalle relazioni dell'apertura accademica di ciascun anno.
Reputiamo invece utile mettere in rilievo l'apporto dell'Ateneo alla nostra Congregazione nel campo dell'insegnamento scolastico nelle Case di formazione, e nei Collegi Salesiani.
Non parliamo dell'influsso esercitato direttamente sugli studi ecclesiastici della Congregazione. Ciò appare evidente dalla serietà de' suoi programmi e dell'insegnamento impartito: influsso che, per naturale condizione di cose; ebbe ed ha anche il suo riflesso indiretto sull'andamento degli studi nelle altre Case di formazione filosofica e teologica.
Ma l'apporto più vero dell'Ateneo alla Congregazione nel, campo dell'insegnamento scolastico' salesiano è rappresentato dai molti alunni che in passato e attualmente mettono a servizio della Congregazione i titoli conseguiti nell'Ateneo stesso.
Infatti:
a) Dei cinquanta Professori, dell'Ateneo ben dieci sono ex allievi dell'Ateneo, dove conseguirono la Laurea nelle discipline di cui sono docenti. Altri otto ex allievi prestarono la loro opera di insegnamento nelle varie Facoltà; ed oggi, lasciato l'insegnamento, occupano posti di fiducia nella Congregazione.
b) Negli Studentati filosofici e teologici, a tutt'oggi, ben ottanta ex allievi dell'Ateneo col loro titolo accademico di Licenza o di Laurea furono docenti di Filosofia, o di Teologia o di Diritto Canonico. Di essi ancora cinquanta si trovano in servizio attivo, gli altri lasciarono la scuola o perchè dovettero incominciare gli studi teologici' o perchè furono destinati dai Superiori ad uffici di fiducia.
c) Non è possibile dare un elenco preciso degli alunni dell'Ateneo che col solo diploma di Licenza o di Laurea poterono ottenere presso le competenti Autorità scolastiche governative l'autorizzazione all'insegnamento nelle Scuole medie. La Segreteria dell'Ateneo deve frequentemente rilasciare certificati da presentare alle Autorità scolastiche civili.
Da notare che anche all'estero, specie in America, i nostri titoli accademici, non escluso quello di Pedagogia, sono apprezzati e riconosciuti dalle Autorità scolastiche civili come titoli validi per l'insegnamento nelle Scuole salesiane. Ne è prova la frequente richiesta di certificati da parte degli ex allievi dell'Ateneo.
Fatta questa breve riassuntiva relazione, sento il bisogno di rinnovare il mio ringraziamento al Rev.mo Sig. D. Renato ZIGGIOTTI, nostro Ven.mo Superiore Generale e agli altri Superiori Maggiori per avere esaudito la mia domanda di esonero dal Rettorato e dato a me la possibilità di dedicare i pochi anni di vita che mi restano ad alcuni lavori rimasti sospesi fino ad ora. Il mio ringraziamento vada pure ai carissimi Decani e a tutti i Professori che furono sempre tanto buoni verso di me e assecondarono sempre con generosità le mie iniziative.
Al mio successore, ancor giovane e ardimentoso, l'augurio cordiale che possa ottenere presto di unire tutto l'Ateneo in sede unica, veramente degna della grande importanza di questo massimo Istituto di alta cultura salesiana, e condurlo al raggiungimento delle mète volute dalla Santa Sede e dalla Congregazione.
Il nostro S. Fondatore D. Bosco, Maria Ausiliatrice Sede della Sapienza, siano sempre presenti con il loro spirito e con la valida loro protezione!
SaC. ANDREA GENNARO.
3. - RAPPORTI TRA LE NOSTRE COMPAGNIE RELIGIOSE
E LA GIOVENTÙ ITALIANA DI AZIONE CATTOLICA
PRECISAZIONI DEGLI ISPETTORI SALESIANI D' ITALIA
SULLE NOSTRE COMPAGNIE RELIGIOSE (Agosto 1952).
Di essa Associazione l'Assistente Ecclesiastico, sarà il Direttore dell'Oratorio, che potrà farsi supplire da un suo Delegato.
2° RAPPORTI TRA I SALESIANI E LA G. I. A. C.
RIGUARDO ALL'APOSTOLATO DEI GIOVANI.
I rapporti tra i Salesiani e la G. I. A. C., per ciò che concerne l'apostolato della gioventù, alla quale i Salesiani prestano le loro cure, sono ispirati alla dichiarazione che segue e regolati dall'annessa convenzione:
Dichiarazione.
Gli Ispettori delle Case salesiane dell'Italia. « nello spirito della fedeltà al Papa e alla Chiesa, ricordando che fin dal tempo di Pio XI la Famiglia Salesiana ha aderito con prontezza alle direttive pontificie sull'Azione Cattolica*, dichiarano quanto segue riguardo all'azione da svolgersi nelle Case salesiane per la formazione dei giovani all'apostolato e per l'esercizio di esso.
Lo spirito e il metodo educativo di S. Giovanni Bosco insieme con la genuina tradizione salesiana esigono il fiorire delle Compagnie dallo stesso Santo Fondatore istituite, quale mezzo fondamentale ,e inderogabile per la formazione cristiana della gioventù, anche ai fini dell'avviamento di essa a quell'apostolato che è proprio dei giovani cattolici del mondo odierno, secondo l'indirizzo voluto dalla Chiesa.
Si constata che gli statuti e le attività specifiche tradizionalmente svolte da tali Compagnie collimano perfettamente con le direttive dei Sommi Pontefici, e segnatamente di Pio XI e di S. S. Pio XII felicemente regnante, riguardo alla preparazione dei giovani all'apostolato ed alla sua attuazione pratica nel mondo attuale.
Il costante ed alacre adeguamento a tali direttive costituisce un intento primordiale di tali Compagnie.
Esse rimangono pertanto le Associazioni tipicamente salesiane, aperte , per la loro stessa istituzione e natura, a tutta quanta la gioventù, alla quale i Salesiani rivolgono, nelle loro Case ed Opere, il loro ministero educativo.
I Figli di D. Bosco nella formazione della gioventù loro affidata, seguendo lo spirito ed il metodo educativo di S. Giovanni Bosco, promuoveranno nelle Compagnie la conoscenza e la comprensione degli ideali e dell'azione della G. I. A. C.; ne favoriranno l'iscrizione e asseconderanno contatti abituali con essa.
Convenzione sui rapporti con la G. I. A. C.
I rapporti tra Salesiani e la G. I. A. C. si svolgeranno secondo la direttive seguenti:
1° Pei giovani dimoranti diu noctuque nelle Case salesiane.
Sarà efficacemente promossa l'iscrizione alle Associa2ioni della G. I. A. C. presso la loro parrocchia d'origine, nonchè la loro partecipazione cosciente e volenterosa alla vita di tali Associazioni, quando essi dimorano nel territorio della loro parrocchia.
Le Compagnie di S. Luigi, S. Giuseppe, SS. Sacramento, Immacolata, funzioneranno come Associazioni equivalenti alle corrispondenti Sezioni della G. I. A. C. I Dirigenti avranno a loro disposizione la stampa della A. C., allo scopo di dare ai Soci una conveniente informazione e di orientare tutti a prendervi parte.
2° Per gli altri .giovani ai quali si estende la cura dei Salesiani.
Sono istituite negli Oratori e nelle Parrocchie le Associazioni giovanili di Azione Cattolica che prenderanno il nome di Associazioni della « Gioventù Salesiana di Azione Cattolica ».
3° Le Associazioni della « Gioventù Salesiana di Azione .Cattolica » per quanto riguarda la struttura organizzativa, il tesseramento, i programmi, le attività, la stampa e l'apostolato organizzato, si atterranno alle direttive del Centro Nazionale della G. I. A. C., tramite il rispettivo Centro Diocesano.
4° « L'Assistente Ecclesiastico ed il Presidente di Associaiione - verranno nominati dal Vescovo Diocesano su proposta dell'Ispettore e del Direttore della Casa in cui ha sede l'Associazione ».
5° Pel collegamento fra la Gioventù Salesiana di Azione Cattolica ed il Centro Nazionale della G. I. A. C., gli Ispettori delle Case salesiane d'Italia nomineranno una Commissione, il Presidente della quale, che risiederà in Roma, sarà il Delegato degli Ispettori presso tale Centro.
6° Le disposizioni contenute nel presente schema d'intesa, sono adottate ad esperimento per un triennio e rappresentano lo strumento che, appare oggi il più idoneo per accrescere la fraterna collaborazione tra i Figli di Don Bosco colle loro Compagnie e la G. I. A. C., al servizio della Chiesa e dell'apostolato, quale da Essa oggi è voluto.
Roma, Festa dell'Immacolata del 1952.
D. FEDERICO SARGOLINI. MARIO Rossi.
D. EVARISTO MARCOALDL
3° COMMENTO ALLA DICHIARAZIONE E ALL'INTESA
CHE GLI ISPETTORI D'ITALIA INVIANO ALLE CASE.
Ciò ci impegna a lavorare intensamente in modo da trovarci all'avanguardia, dati tutti i mezzi che abbiamo a disposizione.
Il metodo di lavoro per -la formazione integrale del giovane è formare in lui la coscienza cristiana nella pratica dei doveri giornalieri sotto lo sguardo di Dio, nella fuga cosciente dei pericoli che il mondo presenta, nella confidenza filiale con Gesù e la Vergine Santa, nell'uso assiduo della preghiera, in una serena allegria che viene dalla pace col Signore (Domenico Savio).
Bisogna, inoltre, formare nel giovane una coscienza sociale, cioè d'interesse per il bene dei propri fratelli, nelle forme possibili all'età e all'ambiente, come il buon esempio e l'aiuto all'opera dei Superiori. Il che si manifesta nella docilità agli avvisi e alle disposizioni, nella cura dello sport interno a scopo di bene, nella partecipazione ad accademie e teatrini, e a quante iniziative possono essere permesse: come iniziative missionarie, della buona stampa; iniziative più ampie negli Oratori, dove è possibile esplicarle anche nella cura dei piccoli, nell'assistenza al Catechismo, ecc.
Occorre, infine, avviare per tempo i giovani a una valutazione cristiana dei vari avvenimenti.
L'organo Le Compagnie sarà una fedele guida a questo riguardo. Per informare i giovani sulle organizzazioni della G. I. A. C., ogni Casa riceverà — in abbonamento speciale — copia della stampa per i Dirigenti.
E estremamente conveniente che vi sia almeno una sala destinata alle Compagnie per il raduno sociale: i raduni delle Sezioni possono aver luogo nelle aule.
I Direttori determinino bene gli orari destinati alle adunanze delle Compagnie: ma non vi siano ostacoli, dovuti all'insistenza di Consiglieri e capi di laboratorio per, motivi di tempo o disciplina: perchè questa attività ha un'importanza non inferiore allo studio e alla scuola.
Negli Oratori può essere svolto il programma disposto dalla G. I. A. C., salvo eventuali modifiche di cose non conformi al nostro sistema educativo.
Ogni Casa riceverà in abbonamento ridotto le quattro pubblicazioni della G. I. A. C. per i dirigenti, a L. 250 caduna anzichè a L. 500; per cui è assorbita una quota d'aggregazione. Per quanto riguarda gli iscritti alle Associazioni di A. C. nel proprio paese, conviene che la stampa venga spedita all'indirizzo di famiglia e non in Collegio.
I giovani delle Compagnie degli Oratori, come risulta dall'Intesa, possono iscriversi ufficialmente alla G. I. A. C., senza uscire dalla Compagnia, costituendosi un'Associazione locale della G. I. A. C., alla quale aderiscono in ispirito anche gli altri membri della Compagnia e la cui formazione deve svolgersi nel metodo di San Giovanni. Bosco; di modo che praticamente sono da tenere in primo piario le Compagnie che soddisfano gli stessi scopi della G. I. A. C.; non vi devono quindi essere antitesi.
Le quote che vengono versate per le associazioni della Gioventù Salesiana di A. C. degli Oratori, valgono anche per le Compagnie; quindi le Compagnie, come tali, non verseranno la quota di aggregazione di L. 1000.
Poichè il lavoro formativo di dette associazioni deve svolgersi nel metodo e nello spirito di D. Bosco, le situazioni di lavoro non differiscono da quello che si svolge in collegio per le Compagnie. La parte organizzativa riguarda piuttosto formalità che interessano i dirigenti.
I Direttori facciano funzionare efficacemente le Compagnie, perchè i nostri giovani usciti dal periodo formativo del Collegio e dell'Oraíorio, siano preparati ad entrare nelle varie attività di apostolato che la Chiesa nel momento presente attende da loro, e perciò, siano debitamente informati sulle organizzazioni di dette attività, in modo speciale della G. I, A. C., ma anche dei Cooperatori salesiani, delle Conferenze di S. Vincenzo, delle A. C. L. I., dei Sindacati Cristiani, ecc.
4. - VISITA ALLE F. M. A.
Ai Rev.mi Ispettori il Rettor Maggiore fa presente che l'ultima visita canonica indetta dal compianto Don Ricaldone nel dicembre 1949 alle Figlie di Maria Ausiliatrice, doveva essere finita nell'anno 1950. Finora sono giunte le Relazioni delle 17 Tspettorie d'Italia, dell'Ispettoria Portoghése, Spagnuola N. S. del Pilar, Belga, Orientale, Uruguaiana, Brasilena S. Caterina, Indiana, Siamese. Il Rettor Maggiore attende da tutti gli altri Ispettori le relazioni della visita compiuta, dovendo fare egli pure la sua rela-' zione alla S. Sede ogni cinque anni.
È bene poi che gli Ispettori conoscano il valore della frase n. 19 dei Privilegi: « Salvis ordinariorum locorum iurisdietione atque iuribus» per la quale se gli Ispettori non compiono l'incarico ricevuto dal Rettor Maggiore quale Delegato apostolico, le Figlie di Maria Ausiliatrice debbono essere canonicamente visitate dall'Ordinario del luogo.
5. - CIRCA LA MESSA E UFFICIO DI SANTA MARIA MAZZARELLO
La Sacra Congregazione dei Riti, con Rescritto del 5 agosto 1952, ha concesso che la Festa di S. Maria Domenica Mazzarello, già fissata al 14 maggio con rito doppio minore, d'ora in poi si celebri dai Salesiani con rito doppio di II classe e nelle chiese e oratori delle Figlie di Maria Ausiliatrice (ma solo per la Messa) con rito doppio di I classe con ottava comune.
Nel 1953, siccome al 14 maggio ricorre la solennità dell'Ascensione, l'Ufficio di S. Maria Domenica MazzarelIo, secondo le leggi liturgiche (Add. et Var., IV, 3), dovrà trasferirsi al giorno 15.
È in corso di stampa il foglietto con il nuovo Ufficio (cfr. Atti, n. 170, pag. 56). A pag. 31 diamo le variazioni nell'Ufficio e nella Messa per i giorni 13, 14 e 15 maggio del 1953, conseguenti iI citato Rescritto, che ci giunse quando Ordo divini Officii era già stato stampato. Si pregano i Sig.ri Direttori di portarle a conoscenza dei sacerdoti e di esporle in Sacrestia a tempo opportuno.
Marzo-Aprile 1953 N. 173
I. - ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE IL RETTOR MAGGIORE:
l.. Morte di Mons. Chirichigno e tre nuovi Vescovi salesiani. 2. Visita fatta alle Case di Formazione d'Italia. -- 3. Qualche riflessione sulla visita. — 4. Moniti salutari (Oratorio quotid. Ex allievi - Cooperatori). — 5. Il Cinquantenario dell'Incoronazione dí Maria SS. Ausiliatrice.
IL CONSIGLIERE SCOLASTICO:
Studentati Filosofici. — Chierici del Tirocinio. — Chierici teologi e loro vacanze estive. — Passeggiate ed escursioni. — Studi Universitari. — Pontif. Ateneo Salesiano.
IL CONSIGLIERE PROFESSIONALE:
Per i Coadiutori e per le Scuole artigiane.
II. - COMUNICAZIONI E NOTE
1. Relazione del Presidente della Federazione Internazionale degli Ex allievi Salesiani. — 2. Sulla collezione degli Atti del Capitolo Superiore.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
Torino, 5 Aprile - Pasqua 1953.
Carissimi Confratelli,
1. - La notizia della morte di S. E. Mons. Chirichigno, Vescovo di Piura, vi è pervenuta attraverso ai giornali ed ora con gli Atti del Capitolo ne riceverete pure la lettera mortuaria. Egli fu la prima vocazione del Perù e il primo Vescovo della Diocesi di Piura; ma può vantare un primato ben più meritorio nel suo vivissimo amore alla Congregazione e nella sua operosità instancabile. A suggello di una vita esemplare il Signore gli concesse pure di sopportare con pazienza eroica l'ultima malattia, un tumore al cervello, che gli fece scontare in vita un durissimo purgatorio. Conceda il Signore al Perù molte e buone vocazioni per l'intercessione di questo primo fiore di santità salesiana.
La santa Chiesa però non ha voluto privarci della gloria di dare altri Vescovi alla Gerarchia Ecclesiastica e quasi contemporaneamente elesse tre nostri degnissimi confratelli alla dignità episcopale.
In data 29 dicembre ricevetti il decreto di nomina di Don Giovanni Costa Resende a Vescovo di Ilheus in Brasile. Egli ebbe l'onore di essere eletto Consigliere generale nel recente XVII Capitolo e di essere incaricato della visita straordinaria all'Ispettoria S. Luigi Gonzaga del Brasile. Ora ha già completato il suo lavoro e si prepara alla consacrazione episcopale in S. Paolo del Brasile, il 24 maggio prossimo, che ci darà l'undicesimo degli Arcivescovi e Vescovi Salesiani nell'immenso Brasile.
A Madras il 19 marzo con una solennità senza pari, alla presenza di una trentina di Vescovi e di oltre cinquantamila fedeli è già avvenuta la Consacrazione episcopale di S. E. Monsignor Mariaselvam uno dei primi Salesiani indiani e già da molti anni Vicario generale di. S. E. Mons. Luigi Mathias. Egli sarà Vescovo della Diocesi di Vellore di recente creazione, staccata dal territorio dell'Archidiocesi di Madras, la quinta Diocesi missionaria affidata ai Salesiani nell'India.
Il terzo Vescovo è S. E. Mons. Ottoniele Alcedo eletto ausiliare nella diocesi di Chachapoyas nel Perù.
A questi nostri carissimi Confratelli, chiamati a rappresentare più direttamente il Sommo Pontefice con la pienezza del Sacerdozio, in Diocesi che possiamo dire missionarie per le difficoltà che presentano, vadano le congratulazioni di tutta la nostra grande Famiglia e gli auguri e le preghiere quotidiane, affinchè possano reggere e governare con la fortezza e bontà necessarie il gregge loro affidato.
E voi, cari Confratelli, pregate affinchè possa quanto prima annunziarvi il degno successore del Consigliere Capitolare chiamato dall'obbedienza a più alta dignità.
2. - VISITA ALLE CASE DI FORMAZIONE D'ITALIA.
Ho potuto in tre tempi compiere la visita che mi ero proposta alle case di formazione d'Italia. In novembre e gennaio passai in tutte quelle dell'alta Italia; recentemente percorsi l'Italia centrale e meridionale toccando pure un bel numero di altre Case, come vedrete nel notiziario del Bollettino Salesiano dei prossimi mesi.
È ben consolante, cari Confratelli, pensare che quest'anno in Italia possiamo contare oltre tremila aspiranti, 275 novizi, 398 filosofi e 504 studenti di teologia; ma più consolante ancora constatarne il buono spirito, il fervore di pietà e di studio, l'attaccamento ai Superiori, lo zelo missionario, l'impegno per dar vita alle Compagnie e prepararsi al futuro lavoro salesiano.
Nella breve sosta che feci a Loreto il 21 febbraio, nel nostro aspirantato che cresce all'ombra di quel famoso Santuario, ho potuto celebrare una santa Messa nella santa Casa di Nazareth, attorniato da quei più che cento aspiranti e dai confratelli addetti. Quale sia stata la mia preghiera alla S. Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria che colà vissero uniti per trent'anni circa, non è difficile immaginare. Mi figurai di essere circondato dall'intiera famiglia dei nostri giovani e confratelli nel periodo della loro formazione e pensai che fra dieci o vent'anni, saranno essi il nerbo e il sangue vivo della nostra Famiglia religiosa. Quali li avremo preparati in questi anni essi saranno poi nell'attività del loro servizio. E perciò invocai instantemente per loro e per i Superiori che ne hanno la cura diretta ogni celeste aiuto, l'abbondanza dei doni dello Spirito Santo, del santo timor di Dio, della pietà, della fortezza e della sapienza in modo particolare, l'amore a Don Bosco, al suo spirito, la fermezza nella vocazione, la generosità e il buon carattere, la salute fisica e l'ingegno intraprendente, la concordia e le virtù tutte invocate da S. Paolo nell'epistola della Messa del nostro Fondatore e Padre. E la mia supplica intendo ora rivolgerla agli Ispettori e ai Superiori delle Case di Formazione. Facciano tutto il possibile perchè queste case siano interamente conformi alle prescrizioni dei Regolamenti dettati dagli ultimi Capitoli. Se negli anni giovanili abitueremo i nostri giovani salesiani a mettere basi ferme, radici profonde, ad agire per convinzione in tutto ciò che concerne la loro preparazione alla vita apostolica, a spogliarsi dello spirito mondano e a rivestirsi di Gesù Cristo, noi procureremo alla Congregazione un avvenire glorioso. Oh se anche tutti i Direttori considerassero che i Chierici e i Coadiutori nel loro tirocinio sono pure nel periodo. forse più arduo della loro formazione e non li abbandonassero a se stessi, ne avessero cura come confratelli dei più bisognosi, quanto ne guadagneremmo nello spirito e per la perseveranza di molti nella vocazione!
La Sacra Famiglia sia spesso presente alla considerazione di tutti i Superiori e specialmente di quelli delle Case di Formazione, e ci ottenga che ognuna di esse sia una piccola casa di Nazareth.
3. - QUALCHE RIFLESSIONE SULLA VISITA.
Se fu una gioia per tutte le Case di Formazione e per le altre Case il passaggio del Rettor Maggiore, debbo confessarvi che fu anche per me causa di profonda commozione e di intima edificazione vedere l'entusiasmo e l'amore dei nostri cx allievi, dei cooperatori e delle Autorità ecclesiastiche e civili al passaggio del quinto successore di S. Giovanni Bosco. Sentivo il bisogno di ripetere a tutti la mia meraviglia perchè a un povero sacerdote, il cui nome risuonava al loro orecchio e la cui figura compariva ai loro occhi per la prima volta, accorressero così numerosi a far festa e dimostrassero tanta venerazione ed affetto. E spiegavo loro il ben chiaro perchè: è la figura di Don Bosco che continua a vivere e che grandeggia sempre più nel mondo per opera dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice e per la propaganda che ne fanno dappertutto gli allievi ed ex allievi, i cooperatori e gli amici innumerevoli. E insistetti pure nel rilevare il motivo di tanta simpatia in tutte le sfere sociali: è perchè abbiamo la sorte fortunata di prenderci cura della parte più amabile e più cara della società: i giovani! Come essi formano la gioia delle famiglie e il motivo del lavoro appassionato dei genitori e parenti, così tutti coloro che si prendono cura speciale e sacrificano l'esistenza nell'istruire ed educare i giovani, naturalmente conquistano la simpatia di tutti. Se poi si aggiunga che una delle cure specifiche dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice è per la gioventù povera e più abbandonata negli oratori, negli orfanotrofi, nelle scuole professionali, nei convitti operai, nelle missioni, ecco come diventa prezioso e ricercato il nostro lavoro educativo anche dalle Autorità ecclesiastiche e civili e come non bastiamo mai alle numerose richieste, mentre crescono i bisogni dell'educazione popolare e incombe il pericolo di chi vuole educare la gioventù senza Dio e senza princìpi di moralità.
Oh quante e quanto interessanti conversazioni potei fare con Vescovi e Parroci, Prefetti di provincia e Sindaci di grandi città, con Senatori e Deputati, industriali e commercianti, tutti preoccupati del problema dell'educazione della gioventù, della creazione di istituti professionali, della redenzione dei minorenni traviati, delle maestranze operaie, dell'emigrazione qualificata, dello spettacolo immorale, della stampa giovanile, della cura dei giovani dai 18 ai 25 anni nel periodo prematrimoniale, militare, universitario! E come esultava il mio cuore in tali conversazioni, pensando alle mirabili intuizioni di Don Bosco e alle provvidenziali istituzioni che fu ispirato a iniziare un secolo fa, affinchè oggi maturassero nelle sue due Famiglie e fossero oggetto di tanta simpatia, avverando le parole del sogno di S. Benigno nel 1882: « Coloro che vedranno finire questo secolo e cominciare l'altro diranno di voi: questa è opera di Dio ed è una meraviglia agli occhi nostri. E tutti i vostri fratelli e i figli vostri canteranno a una voce: Non a noi, o Signore, non a noi, ma sia gloria al tuo nome ».
4. - MONITI SALUTARI.
Ora mi pare doveroso trarre da queste manifestazioni (che certamente si ripetono dappertutto nelle varie solennità delle nostre Case) i moniti salutari che sgorgano spontanei.
a) L'Opera Salesiana più caratteristica e che ci attira le maggiori benedizioni di Dio e degli uomini è l'Oratorio quotidiano. È incredibile l'efficacia che esercita nelle anime giovanili l'ambiente oratoriano quando è organizzato come lo voleva Don Bosco, per attirare ed educare i giovani alla vita cristiana. La parola che maggiormente mi colpì nella visita recente fu detta da un ragazzo dell'Oratorio de La Salette a Catania. A detta di tutti, ciò che ha ottenuto l'Oratorio Salesiano nella parrocchia de La Salette nel giro di soli sette anni ha del miracoloso: è un sobborgo che moralmente ha cambiato faccia. Ma il segreto dell'azione benefica lo disse quel ragazzo rivolto ai padri di famiglia che si affollavano e facevano da cornice alla massa dei ragazzi: « Siamo stati noi, disse rivolto ai genitori, siamo stati noi a portarvi all'Oratorio e in chiesa, cari genitori! » quasi dicesse: « Voi ci avete data la vita materiale, ma noi parlando di ciò che i Salesiani ci facevano per educarci, vi abbiamo portati dai Salesiani e per mezzo di essi siete tornati a Dio ».
Ecco l'efficacia dell'Oratorio ben fatto: è il vero centro di irradiazione salutare cristiana di tutta la Parrocchia e, in alcuni luoghi, d'un'intera città. Se io leggo le lettere circolari del venerato servo di Dio Don Rua, ad ogni passo trovo che Egli si preoccupava degli Oratori e ne raccomandava la fondazione, lo sviluppo, la fioritura. Cresciuto alla scuola di S. Giovanni Bosco, egli nella sua giovinezza aveva collaborato assiduamente con Lui a sostenere i primi Oratori torinesi di S. Francesco di Sales, di S. Luigi, dell'Angelo Custode e di S. Giuseppe. Aveva toccato con mano i frutti salutari che si potevano cogliere tra i giovani e nella matura età continuò a propagare l'idea madre dell'Opera Salesiana, godendo quando trovava nei Confratelli lo zelo e lo spirito di sacrificio che debbono caratterizzare coloro che si consacrano a tale ministero.
A imitazione del primo Successore di Don Bosco permettete che anch'io vi raccomandi quanto so e posso di correre incontro ai bisogni dei tempi con lo sviluppo degli Oratori festivi e quotidiani, dove ci è permesso di averli, ma specialmente nelle nostre parrocchie e istituti dove l'insufficienza del clero secolare ci offre la possibilità di iniziarli e incrementarli. Ci renderemo benemeriti dell'educazione popolare e ci attireremo le benedizioni del nostro santo Fondatore.
b) Il secondo monito che posso ricavare dalle recenti visite, è che dobbiamo sempre meglio occuparci dei nostri allievi che entrano nella vita e seguirli e richiamarli a noi mediante le associazioni degli ex allievi. Dovunque le opere nostre hanno raggiunto ormai cinquanta o settant'anni di vita, appare chiaramente che l'alone di benevolenza da cui sono circondate proviene soprattutto dalla buona propaganda che ne fanno i nostri ex allievi, divenuti padri di famiglia, autorità cittadine, persone influenti in tutte le categorie sociali. Non. è forse vero che ormai dappertutto incontriamo il volto amico dell'antico allievo che ci apre tutte le porte e che ci presenta ai suoi amici, si offre generosamente ad assecondare i nostri desideri e aiutare le nostre iniziative? Sono essi che fanno conoscere Don Bosco e i suoi figli molto più lontano che noi stessi possiamo pensare, sono essi che fanno apprezzare la modernità del sistema educativo, che ci difendono talora dai malevoli o nelle nostre manchevolezze e che nelle manifestazioni solenni proclamano commossi la loro devozione, esaltando quel poco che hanno ricevuto, come fosse tutto merito dei Salesiani la loro fortuna o la loro formazione cristiana.
In appendice ho pensato di pubblicare a vostra edificazione la diligente relazione del benemerito e affezionatissimo Presidente internazionale degli ex allievi, Comm. Arturo Poesio, sulla attuale organizzazione dei medesimi in Italia e all'estero. Vorrei che gli Ispettori e tutti gli incaricati degli ex allievi ne facessero tesoro per animarsi a lavorare alla ricerca di essi, alla organizzazione delle Unioni, all'educazione spirituale di esse attraverso i Convegni e gli Esercizi spirituali, specialmente nei grandi centri cittadini. È una missione delicata, non facile, ma di grande rendimento morale: molti ex allievi attendono appunto da noi l'invito e l'occasione per rifarsi spiritualmente e dare un tono più cristiano alla loro vita. Nessuno degli anziani Salesiani deve trascurare questa sua magnifica possibilità di apostolato tra i suoi antichi allievi; tutti i Salesiani debbono guardare agli ex allievi come alla' mèta cui tende il nostro lavoro educativo: pratica sempre più esatta del sistema salesiano, pazienza, amore alle anime, preoccupazione di formare dei buoni cristiani prima di ogni altra cosa.
c) Il terzo monito scende parallelo al precedente: i nostri benemeriti Cooperatori dobbiamo considerarli come consanguinei nostri e dimostrare loro una riconoscenza filiale. Il Signore si serve di essi per dar vita alle opere nostre. Chi credesse di poter sostenere il personale in formazione soltanto col contributo delle pensioni dei collegi dovrebbe considerarsi fuor di strada. S. Giovanni Bosco protestò di non aver fatto quasi nulla senza il concorso dei suoi Cooperatori, e noi dobbiamo mantenere questa direttiva paterna in piena efficienza. Ogni Casa abbia l'incaricato, ogni I spettoria il vero e proprio addetto ai Cooperatori. E non si faccia il conventino o la chiesuola dei gruppi locali isolati, per timore che i Cooperatori siano distratti a soccorrere altre opere più importanti. È stato concesso a tutti gli Ispettori esteri di distribuire i diplomi nella propria lingua colla firma del Rettor Maggiore a timbro, appunto per facilitare e unificare l'Unione nostra. Desideriamo che si stampino Bollettini in tutte le lingue, ma col medesimo tono familiare educativo, spirituale, missionario, universale ossia cattolico del Bollettino creato da Don Bosco. L'originalità o la novità esteriore per captare l'occhio e impressionare servono ben poco allo scopo di moltiplicare e organizzare la nostra Pia Unione. Se ne trattò nel Capitolo Generale e converrà che ci intendiamo meglio su questo argomento, che mi pare vitale. Don Bosco volle accentrare a sè e ai suoi Successori la Pia Unione, allo scopo di renderla più efficace e vitale nella Chiesa stessa; per Lui essere Cooperatore salesiano dovrebbe essere sinonimo di buon cristiano. Il discorso del Sommo Pontefice, pubblicato negli Atti del Capitolo dell'ottobre scorso, n. 170, dice chiaramente quale fu il pensiero di Don Bosco e quale la direttiva del Papa: « L'Azione Cattolica ha diritto di aspettarsi molto da voi nel campo della carità, della beneficenza, della buona stampa, delle vocazioni, dei catechismi, degli oratori festivi, delle missioni, della educazione della gioventù povera e pericolante. Questo è lo scopo precipuo che l'anima ardente di Don Bosco additava alla vostra attività e il segnalarsi in questo campo dev'essere, come fu sempre fin qui, la vostra gloria ».
Ripetiamole spesso nei nostri Bollettini queste parole, commentiamole nelle varie Conferenze ai gruppi dei sostenitori nostri e industriamoci per indurre tutti ad ascriversi alla Pia Unione, affinchè ne godano tutti i vantaggi spirituali e siano veramente uniti al centro, da cui l'Unione prende vita a tutto vantaggio della periferia. Facciamo conoscere la vita di Don Bosco e la vita di tutta la Congregazione, pure dando largo posto alle opere della Nazione o delle Nazioni che leggono i vari Bollettini. Ma soprattutto moltiplichiamo i Cooperatori e le Cooperatrici, tenendo conto non solo delle loro offerte materiali, ma anche della loro devozione a Maria SS. Ausiliatrice e a S. Giovanni Bosco, del loro attaccamento alle nostre opere, della loro vita religiosa e del contributo che possono apportare all'estensione del regno di Dio sulla terra.
5. - IL CINQUANTENARIO DELL'INCORONAZIONE DI MARIA SS. AUSILIATRICE. .
a) Mentre questo numero degli Atti viaggerà per raggiungere le Case lontane, a Torino e dappertutto sarà celebrato il 10 cinquantenario dell'Incoronazione della nostra taumaturga immagine di Maria SS. Ausiliatrice. L'Accademia Mariana del Pontificio Ateneo ha preparato per l'occasione e la Società Editrice Internazionale ha stampato, in un bellissimo volume dal titolo L'Ausiliatrice della Chiesa e del Papa, una bella serie di relazioni commemorative del fausto avvenimento. Molti autori salesiani e non salesiani, accogliendo prontamente l'invito loro rivolto, hanno scritto con competenza e con filiale devozione intorno alla celeste Regina, sollecitandone il materno intervento in quest'ora di emergenza per la Cristianità, mentre con inaudita violenza si rinnovano per il gregge di Cristo e per il suo Pastore visibile i pericoli e le insidie tese loro attraverso i secoli dai nemici del nome cristiano; quell'intervento stesso che in passato Le meritò più volte l'appellativo di Regina delle Vittorie. Dalla consonanza di tante voci è risultato un coro fesioso di lodi alla Madre di Dio e Madre nostra, invocata sotto il titolo di Ausiliatrice dei Cristiani. Di questo glorioso titolo litanico sono indicati, nella prima parte del volume, i fondamenti scritturali, teologici, storici e liturgici; nella seconda parte è sommariamente descritta l'azione mirabile dell'Ausiliatrice nella vita e nelle opere del suo apostolo S. Giovanni Bosco; mentre nella terza parte si dà un cenno della devozione alla Vergine sotto questo titolo. Il volume porta illustrazioni copiose dei nostri più bei santuari e delle figurazioni storiche più famose di Maria SS. sotto il titolo di Ausiliatrice. Potrà essere perciò una fonte di notizie preziose per ogni Direttore e per chi debba parlare del culto di Maria Ausiliatrice, e insieme un devoto omaggio da offrire a tutti gli Eccellentissimi Vescovi che hanno chiesto al Sommo Pontefice l'estensione del culto e dell'ufficio di Maria Ausiliatrice alla Chiesa universale. Lo raccomando perciò vivamente agli Ispettori e Direttori, affinchè ne facciano larga propaganda tra i più insigni nostri cooperatori ed amici. Il prezzo del volume è di L. 1000 presso il Pontificio Ateneo, Via Caboto, 27 ‑
Torino.
b) Una delle intenzioni che mi propongo nel presentare a Maria Ausiliatrice le preghiere dei devoti in questo prossimo mese e nell'ottavario solenne del 17-24 maggio, è di ottenere dalla potente nostra Madre un esito felice alle prossime elezioni politiche che avranno luogo in Italia il 7 giugno. Gli interessi della Chiesa e del Papa sono gli interessi di Maria Ausiliatrice e quindi di tutti i Figli e le Figlie di S. Giovanni Bosco, che la volle come nostra Madre e Regina sotto tale titolo glorioso.
Uniamoci perciò spiritualmente in questa santa intenzione e Maria Santissima ci mostrerà certamente il suo compiacimento materno.
Concludo, carissimi Confratelli, inviandovi l'augurio pasquale di S. Paolo ai Corinti: « Solennizziamo la nostra Pasqua col pane azzimo della purezza e della rettitudine ». Il mese di Maria SS. sia per noi e per i nostri cari ricco di grazia e di benedizioni celesti.
Vostro aff.mo in C. J.
Sac. RENATO ZIGGIOTTI.
Il Consigliere Scolastico
ricorda alcune norme regolamentari riguardanti la formazione dei nostri Chierici.
STUDENTATI FILOSOFICI.
Mai però sono da sacrificare le esigenze della formazione ecclesiastica, base per i successivi studi Teologici. Perciò in particolare: la Filosofia, la Religione, la Pedagogia si debbono svolgere secondo gli orari e i programmi delle « Norme » (Atti Cap., n. 138 bis). Vanno tuttavia evitati i sovraccarichi, dannosi alla salute e alla vera formazione intellettuale: là, dove vi è questo pericolo, si provveda a integrare le materie profane prima del Noviziato o con congruo aumento degli anni di Studentato.
CHIERICI DEL TIROCINIO.
Maggio-Giugno 1953 N. 174
Per il Rettorato di Don Ricaldone. Anni 1932-1951, dal n. 58 al n. 166. Si era anche incominciato a seguire una numerazione progressiva, fino al n. 69 inclusive; ma con il n. 69 bis (Santità è Purezza) fu interrotta la numerazione, poi ripresa e nuovamente interrotta; sicchè nel fare l'Indice Alfabetico di materie è stato necessario citare il n. degli Atti e la pagina corrispondente, risultando assai disagevole la ricerca.
I 109 numeri del Rettorato di Don Ricaldone si potrebbero distribuire in 3 volumi (dal n. 58-84; dal n. 85-126; dal n. 127-166) col proprio Indice Alfabetico di materie, alla fine del 30 volume.
Per il Rettorato del Sig. Don Ziggiotti, riprenderemo la numerazione progressiva (che facilita grandemente la ricerca) pur conservando anche la numerazione propria di ogni fascicolo. Per ciò, a cominciare dal presente numero, oltre alla numerazione propria del fascicolo nel centro della pagina, figura nell'angolo superiore esterno la numerazione progressiva tra parentesi.
Gli interessati sono quindi pregati di annotare la numerazione progressiva nei 6 numeri già pubblicati a cominciare dal n. 167, perchè a suo tempo si possa formare il volume o volumi del Rettorato del Sig. Don Ziggiotti, con la propria numerazione progressiva.
Per coloro che desiderano avere la serie completa degli Atti, si ricorda che nella serie ci sono i seguenti numeri bis: 55, 61, 63, 69, 79 e 138.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
IL RETTOR MAGGIORE:
I. D. Rua Venerabile! — 2. Notizie varie. - Nomina del nuovo Consigliere Capitolare e del nuovo Procuratore Generale. — 3. Feste per il 500 dell'Incoronazione di Maria SS. Ausiliatrice. —, 4. S. E. Mons. Secondo Garcia. — 5. Congresso Eucaristico Nazionale a Torino (6-13 settembre) - Convegno delle Compagnie Religiose Sa‑
' lesiane. — 6. Ammaestramenti d'attualità: a) Scuola di Catechismo.
b) Cura degli Oratori quotidiani e festivi. — 7. Il XII Capitolo Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
IL PREFETTO GENERALE:
Il cinema nelle nostre Case. -- Nuove fondazioni. — Lettere mortuarie. — Sulle nostre pubblicazioni. — Lettura del Bollettino Salesiano. — Studio della Lingua Italiana.
IL GONSULIERE SCOLASTICO GENERALE:
1. Alunni per l'Ateneo. — 2. Ammissioni allo Studentato Teologico.
II. - COMUNICAZIONI E NOTE
1. Decreto sull'eroicità delle virtù del Servo di Dio Don MICHELE RITA (testo latino ed italiano). — 2. Messa e Ufficio in onore del Beato Domenico Savio (testo latino ed italiano). — 3. Solenne Udienza Pontificia ai ragazzi del u Borgo Don Bosco » e discorso del Santo Padre. — 4. Norme per il cinema nelle Case salesiane. - Organizzazione per le Programmazioni. - Norme precettive della S. Congregazione dei Religiosi sul cinema. — 5. Pratiche presso la Santa Sede.
Torino, 26 giugno.
Carissimi confratelli,
1. - D. RUA VENERABILE! — Quella gioia stessa che il 6 agosto 1907 faceva scrivere al 10 Successore di. Don Bosco: « Don Bosco Venerabile! Questa è la più fausta novella che da tanti anni noi sospiravamo... questo è il felice annunzio che ripetuto in tutte le lingue per mezzo dei giornali ha rallegrato il cuore di innumerevoli amici ed ammiratori », quella stessa gioia riempie il mio cuore nell'annunciarvi che Don Michele Rua è stato oggi dichiarato Venerabile. Ma se per Don Bosco il titolo di Venerabile era solo l'inizio dello studio della sua causa presso la S. Congregazione dei Riti, nella prassi odierna per Don Rua è la proclamazione della eroicità delle virtù.
Il lungo studio della sua vita, degli scritti, delle testimonianze, col decreto che il Santo Padre oggi ha sottoscritto e che troverete in appendice, è concluso felicemente. Ora si attende il suggello divino dei miracoli che confermi il giudizio degli uomini e renda degno il Venerabile Servo di Dio di salire gli altari.
Quale onore per la nostra Congregazione! Quale predilezione divina e quindi quale responsabilità da parte nostra di far tesoro di tali esempi e di camminare sicuri sui modelli che Iddio stesso si è degnato di presentarci del vero spirito salesiano!
La prima raccomandazione che mi pare doveroso fare è che in ogni Casa si procuri di leggere la vita del Venerabile Don Rua e che se ne faccia in tutte le lingue una più breve, da diffondere tra il popolo, sollecitando preghiere e grazie dalla . sua intercessione.
« Don Rua, se vuole, può far dei miracoli » disse S. Giovanni Bosco quand'era in vita. Ora è proprio giunto il momento in cui dobbiamo costringerlo a farne, per ottenere che quanto prima Egli sia glorificato e posto sugli altari, esempio vivo e parlante del come va imitato il nostro Fondatore nel lavoro, nella pietà e nello spirito salesiano.
Mi riservo di tornare più ampiamente su questo vitale argomento e intanto vi presento in appendice il decreto del nuovo Venerabile con l'Oremus e l'Ufficio del nostro incomparabile allievo il Beato Savio Domenico, quale fu approvato recentemente dalla S. Congregazione dei Riti.
Prepareremo subito e spediremo con l'Ordo 1954 i fogli speciali per i Breviari e per i Messali a seconda delle ordinazioni che riceveremo.
2. - NOTIZIE VARIE. - NOMINA DEL NUOVO CONSIGLIERE CAPITOLARE E DEL NUOVO PROCURATORE GENERALE. — Mentre andavo pensando a comunicarvi la nomina del nuovo Capitolare che .doveva sostituire S. E. Mons. Giovanni Costa Resende, nominato Vescovo di Ilhéus in Brasile, il 4 maggio si spegneva a Roma il Rev.mo Don Francesco Tomasetti, nostro Procuratore Generale dal 1923, benemerito postulatone di tutte le nostre cause di beatificazione e cresciuto alla scuola di S. Giovanni Bosco fin dalla sua prima giovinezza. Insieme a questo numero degli Atti Capitolari vi giungerà la lettera mortuaria, piccolo compendio d'una vita spesa intieramente a gloria di Dio e del nostro caro Padre. Ho voluto onorare l'insigne Salesiano recandonii ai suoi funerali e alla commemorazione di trigesima, il 20 corrente, in cui S. E. Mons. Salvatore Rotolo, suo antico allievo, ne tessè eloquentemente l'elogio funebre nella nostra Basilica del Sacro Cuore in Roma. Scompare in Lui un'altra insigne reliquia della prima generazione salesiana che conobbe e godette la presenza di S. Giovanni Bosco.
Posso comunicarvi senz'altro che il nuovo Procuratore sarà Don Evaristo Marcoaldi, già nominato dal sig. Don Ricaldone sostituto Procuratore e iniziato al delicato compito fin dal luglio 1951. Egli sarà coadiuvato efficacemente da Don Luigi Castano, consultore presso la S. C. dei Riti e da Don Giulio Bianchini, cui sarà affidata la Postulazione delle nostre Cause di beatificazione e canonizzazione, ormai numerose e laboriosissime.
Tenendo conto della segnalazione che l'ultimo Capitolo Generale aveva fatto nelle elezioni dei Superiori e delle benemerenze acquistate nel suo non breve tirocinio di vita salesiana e di gravi responsabilità di governo in case e ispettorie, sentito il parere dei Rev.mi Capitolari presenti a Torino o in missione di Visitatori, ho creduto bene di chiamare al posto di Consigliere Capitolare addetto ai Cooperatori il M. R.do Don Luigi Ricceri, attualmente Ispettore della Lombardo-Emiliana.
Dovendo pure provvedere a proseguire la visita alle quattro Ispettorie del Brasile, e desiderando che entro l'anno 1953 possa essere completata, ho dato l'incarico di visitare l'Ispettoria di S. Paolo e quella di Rio de Janeiro al Rev.mo Don Giovanni Antal, quella del. Mato Grosso al Rev.mo Don Modesto Bellido. A Dio piacendo così potremo dire che dal 1947 al 1953 tutta la Congregazione ha potuto essere regolarmente visitata con grande soddisfazione dei confratelli e con comune vantaggio.
3. - FESTE PER IL 50° DELL'INCORONAZIONE DI MARIA SS. AUSILIATRICE. — Come leggerete sul Bollettino Salesiano, le progettate feste in onore di Maria SS. Ausiliatrice per commemorare l'incoronazione della sua taumaturga immagine, sono riuscite veramente solenni tanto a Torino, quanto in molte nostre Case e nei Santuari della nostra Madre e Regina sparsi nel mondo salesiano. Oh quanta riconoscenza dobbiamo a Colei che ci manifesta ad ogni passo il suo materno intervento e la sua predilezione singolare! Avete pensato, cari confratelli, a ciò che è avvenuto nella nostra Famiglia in questi cinquant'anni, dal 1903 al 1953? Mettetevi dinanzi agli occhi solo
alcune cifre e guardate il cammino percorso dai Figli di Don Bosco e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, se volete esclamare con ragione: Spectaculum facti sumus mondo et angelis et ho-minibus.
1903 Salesiani 3.102 1953 16.179
Case Salesiane 284 » 1.119
Novizi 673 » ]..177.
1903 Figlie di M. A. 2.462 » 12.467
Case 204 » 1.136
Novizie 420 » 1.190
Le cifre sono un indice dello sviluppo, ma non svelano che una piccola parte della mole di lavoro compiuto, delle anime avvicinate ed educate, della penetrazione lenta avvenuta nelle famiglie e nella società, delle benemerenze acquistate specialmente tra i figli del popolo e nel ceto dei professionisti in ogni Nazione.
Di tale lavoro l'animatrice sapiente, la Madre solerte, l'Ausiliatrice è stata sempre e dovunque Maria SS.ma; tutti ne siamo persuasi, perchè la storia di ogni vocazione nostra, la vita di ogni casa s'intesse di prodigiosi suoi interventi e di trionfi mirabili sulle potenze avverse.
Ringraziamola insieme e intensifichiamo la nostra devozione specialmente tra i giovani, sicchè portino con sè nella vita questo sigillo caratteristico, sull'esempio del nostro caro Padre S. Giovanni Bosco.
Il volume che la nostra Accademia Mariana del Pontificio
Ateneo Salesiano ha stampato in occasione del Cinquantenario, ha incontrato il plauso e l'ammirazione delle più alte autorità ecclesiastiche a cui ne fu fatto omaggio. L'edizione elegante e accurata, impreziosita dalla lettera che il S. Padre si degnò inviarci e che fu riprodotta con un bellissimo ritratto a colori di S. S. Pio XII, gli articoli d'autori di larga fama, densi di dottrina e di pietà mariana, l'illustrazione documentata delle glorie passate e della continua assistenza protettrice di Maria SS. nei più gravi bisogni della Cristianità, sono i pregi che rendono il volume adatto a documentare il culto della nostra Ausiliatrice, tessendole la vera corona teologica e storica delle sue eccelse benemerenze. Vi prego di dotarne la vostra biblioteca e di acquistarne copie per farne omaggio specialmente ai Vescovi, ai Sacerdoti e agli oratori dei nostri mesi mariani. Ogni volume costa L. 1000 ed è depositato alla S.E.I.
Vi prego di por mente al modo con cui si effettua l'indottrinamento tra i gregari e la conquista di aderenti. Ci dicono coloro che ne furono testimoni che la scuola è continua, quotidiana, obbligatoria, attiva, sicchè nessuno se ne può sottrarre e tutti devono interessarsene, leggere, discutere, manifestare le loro opinioni, scrivere il proprio esame di coscienza, informare di ciò che avviene, conquistare persone e gruppi, penetrare dappertutto, fingere e mentire, adescare con ogni mezzo, corrompere e disgregare, adattandosi agli ambienti e alle categorie pur di avvelenare gli incauti, i deboli e far proseliti. In tal modo si formano i gruppi di agitatori propagandisti imperterriti, ostinati, zelanti della loro missione e agguerriti nelle argomentazioni e nel metodo di controbattere, spudorati nel gergo e nelle affermazioni come nelle accuse e menzogne più sfrontate. Questi maestri di errore moltiplicati a migliaia, ben preparati e stretti tra loro da legami segreti e da promesse di sicuro avvenire .invadono le città e i paesi, entrano nelle conversazioni e nelle famiglie, portano stampe, si accaparrano posti e uffici, li troviamo nei municipi e nei ministeri, nell'esercito e nelle stesse questure, nelle scuole e persino nelle case religiose; spiano, controllano, preparano schede e scandali, pronti domani a denunciare i loro benefattori. Oh lo zelo dei figli delle tenebre! Abbiamo un bel pregare col Salmo 103: « Deficiant peceatores a terra et iniqui ita ut non sint, scompaiano dalla terra i peccatori e degli iniqui non vi sia più traccia ». Dagli eretici e persecutori dei primi tempi al protestantesimo, dal volterianismo della rivoluzione francese al periodo massonico e comunista siamo sempre sulla breccia e il Cristianesimo deve lottare per difendersi e per conquistare le anime a Gesù Cristo.
Ma noi, cari confratelli, noi che S. Giovanni Bosco ha educato col suo mirabile esempio a non darci posa finchè il demonio lavora a perdere i nostri fratelli, noi di fronte a questo quadro veristico e universale della lotta accanita del male contro il bene, del mondo che odia Gesù Cristo e dispone di mezzi giganteschi, noi che facciamo? L'esempio di Davide che si arma di pietre del torrente contro Golia vestito di ferro e orgoglioso della statura gigantesca, e l'esempio del sassolino che rotolando dall'alto colpisce la statua di Nabucodonosor e l'atterra, ci confortano a lavorare con le nostre armi pacifiche, ravvalorate da una fede invincibile e da uno spirito di sacrificio che non conosce tregua. Ma voglio raccomandarvi di opporre alle insidie del demonio, del mondo e della carne insieme collegati in ogni tempo e luogo ai danni nostri e dei nostri cari giovani:
Permettetemi un breve commento:
a) Scuola di Catechismo. — Il termine « addottrinamento » è rubato a noi che da secoli spieghiamo la dottrina cristiana. Ma non vi pare che la scuola di costoro sia molto più avvincente e conquistatrice che la nostra? La scusa che l'insegnamento dell'errore è più facile che quello della verità non regge di fronte allo zelo instancabile dei ministri di satana, e ci fa arrossire della
faciloneria e indolenza di taluni nell'impartire ai nostri fedeli le nozioni più necessarie del dogma e della morale cristiana. È un metodo nuovo di propaganda che deve scuotere ognuno di noi e moltiplicare le nostre energie per non mostrarci dammeno. La salvezza della nostra gioventù esige una più intensa e attraente istruzione religiosa. Dobbiamo impegnarci a fare sempre e meglio i nostri catechismi, a renderli attraenti e persuasivi, a non tralasciarli mai, anzi a moltiplicarli sotto forme diverse sia nelle scuole che nelle nostre chiese pubbliche, nelle conferenze, nelle buone notti, nelle varie esortazioni: è sempre sulla base del Catechismo che dobbiamo educare i giovani e i fedeli; bisogna ribadire i dogmi fondamentali e le leggi della morale cristiana a tutte le categorie di persone e in ogni buona occasione. Ricordiamo il precetto di S. Paolo a Timoteo: « Praedica verbum, insta opportune et importune: argue, obsecra, increpa in omni patientia et dottrina. Ti scongiuro dinanzi a Dio e a Gesù Cristo che giudicherà i vivi e i morti, per la sua venuta e pel suo regno: predica la dottrina evangelica, insisti a tempo e fuori di tempo, riprendi, supplica, esorta con ogni pazienza e dottrina » ossia con argomenti sodi, atti a persuadere.
Ricordate l'esempio del santo Curato d'Ars, che nei suoi primi anni di sacerdozio scriveva tutte le sue istruzioni al popolo e si assoggettava all'improba fatica dí impararle a memoria; ma questo sforzo fu premiato da Dio con l'efficacia della sua parola a convertire i suoi fedeli, portandoli gradualmente a un fervore di pietà esemplare.
E noi abbiamo ora scoperto nel nostro Archivio un pacco di quaderni manoscritti in cui il nostro incomparabile Padre San Giovanni Bosco fissò diligentissimamente tutte le sue istruzioni catechistiche dei primi anni di sacerdozio: egli che poteva da diacono improvvisare prediche e catechismi con facilità sorprendente, stimò suo dovere prepararsi con tanta cura alla sacra predicazione. Di lì l'efficacia della sua parola.
Dunque sia anche nostra cura arricchire il tesoro della nostra cultura teologica fissando in carta, preparando accuratamente l'esposizione della dottrina evangelica, scendendo al pratico, scuotendo le volontà nella visione delle verità eterne, « non con le parole persuasive della sapienza umana, ma nella manifestazione della forza del divino Spirito » che illustra le menti e muove i cuori ad esser docili agli insegnamenti della Fede « affinehè la Fede non si appoggi sulla sapienza umana, ma sopra la potenza di Dio ». Le nostre gare catechistiche siano perciò valorizzate e preparate con la massima diligenza dai Direttori, Catechisti e insegnanti di Religione. Non accontentiamoci della recitazione a memoria — pur necessaria nei primi anni e da non trascurarsi mai, almeno fino ai quindici anni d'età —; ma aggiungiamo sempre le esercitazioni per iscritto, le esposizioni orali, qualche difficoltà od obbiezione cui rispondere. Nei nostri Noviziati e Studentati filosofici o per i confratelli del Magistero si facciano a gara piccole lezioni pratiche su qualche domanda del Catechismo con l'esposizione di, qualche fatto di Storia Sacra, Ecclesiastica o di episodi scelti a commento di qualche verità.
Ai nostri Teologi poi dobbiamo procurare almeno due volte all'anno saggi pubblici di lezioni catechistiche a giovani piccoli e grandi, possibilmente di quattro categorie: dagli otto ai dieci anni, dai dieci ai quattordici, dai quattordici ai diciotto, dai diciotto ai ventuno. Il venerato Don Ricaldone desiderava che ogni dissertazione teologica pubblica terminasse con una lezione pratica catechistica; ma tutti hanno doVuto constatare che è assai più difficile preparare bene quest'ultima, pur essendo in lingua volgare e su argomenti di facile comprensione. Ed è a questa didattica catechistica che preme esercitare tutto il nostro personale; ed è l'esame di catechetica pratica che dovrebbe essere il vero esame conclusivo di tutti gli studi teologici, anche per i futuri dottori di teologia. Voglio sperare che questo invito sarà subito preso in considerazione in tutte le nostre case e scuole, ma specialmente in tutte le case di formazione, e mi sarà gradita ogni relazione particolareggiata di questi saggi di esercitazione, che mireranno a formare i nostri insegnanti di Religione nei vari gradi suindicati.
b) Cura degli Oratori quotidiani e festivi. — Vorrei dire che l'Oratorio quale l'ha concepito S. Giovanni Bosco e come è stato organizzato nei nostri più grandi centri o dove ha una vita autonoma è lo strumento più adatto per la evangelizzazione di una zona e per la conservazione della vita cristiana,. Specialmente nelle città, le Parrocchie che non hanno possibilità di creare nel loro seno e di mantenere in fiore un Oratorio, non possono sperare ormai d'aver vita prosperosa. E l'Oratorio esige ambienti adatti, vasti cortili, personale e mezzi di sussistenza adatti.
Ora, carissimi confratelli, pur senza volere addentrarmi in molti particolari di questo vitale problema per la vita cristiana, permettete che vi faccia una domanda: come vivono, come sono sistemati, in quale estimazione sono i nostri Oratori nelle nostre Ispettorie?
La famosa circolare del compianto Don Ricaldone sul-P« Oratorio festivo » merita di essere riletta e considerata dagli Ispettori, dai Direttori e da tutti i confratelli, anche se non hanno incombenze dirette negli annessi Oratori, affinchè ci rendiamo conto dello stato attuale di questa istituzione, dalla quale possiamo trarre immediati e vasti frutti di bene per i giovani e per le loro famiglie, per la salvezza morale della società. Sento purtroppo ripetere lagnanze sulla scarsità del personale addetto, sulle difficoltà per attirare i giovani nei giorni festivi, sul nuovo criterio da usarsi negli spettacoli, sulla difficoltà di ottenere aiuti sufficienti per la vita ordinaria dei confratelli e per promuovere le colonie estive, le gare sportive, le associazioni, i catechismi. Si parla molto di esigenze moderne dei giovani e delle famiglie e si pensa di assecondarle diminuendo le pratiche di pietà, allargando i criteri morali dello spettacolo, correndo incontro ai metodi dell'educazione laica o mondana, asserendo che oggi Don Bosco farebbe diversamente anche Lui...
Cari confratelli, in questo indirizzo si nasconde un'insidia assai pericolosa: chi si vergognerà di me e delle mie parole... Guai a noi se ci vergogniamo di Gesù Cristo e del suo Vangelo o se ci arroghiamo di attenuarne le massime per compiacere gli uomini e il mondo. Ecco il nemico: il mondo e le sue massime corruttrici. S. Giovanni Bosco non piegò mai su questi punti dottrinali e noi suoi figli dobbiamo fargli onore resistendo impavidi nella ricerca del bene delle anime e nella battaglia a viso aperto contro il peccato e le sue attrattive. I nostri Oratori debbono perciò mantenere il loro carattere fondamentale: cenacoli di pietà, scuole di vita cristiana e di sana moralità, attirare i giovani con l'onesto divertimento, non col divertimento a danno della formazione, organizzare sport e gite, colorde e gare, ma per aver occasione di santificare ciò che gli altri adoperano per dissipaíe e distogliere dalla vita di pietà. Nessuna scusa può essere valida quando il mezzo diventa fine o impedisce il raggiungimento del fine nostro.
È per questo che il Capitolo Generale ha alzato la voce contro il cinema messo alla base della vita oratoriana, divenuto indispensabile e distruttore della nostra scuola di moralità cristiana con films da far arrossire un sacerdote, un religioso, un operaio evangelico. Abbiamo resistito tenacemente e continueremo a resistere contro ogni vera e propria gestione commerciale dello spettacolo nei nostri Oratori e Parrocchie e contro ogni indebita rappresentazione nelle sale da noi dipendenti.
Per lo contrario invito tutti a farsi apostoli della vera vita oratoriana, escogitando mezzi per attirare i giovani piccoli e grandi, suscitando iniziative caritatevoli, mettendo a disposizione personale e abbondanti aiuti finanziari da parte delle Case che possono disporre, ravvivando la nostra fede nella causa santa del bene, che attende da noi quel coraggio e quella volontà di cui ci danno spettacolo talora i ministri di satana.
Sentite le parole del Sommo Pontefice ai 1000 ragazzi del Prenestino, raccolti in udienza il 19 aprile u. s. nella grande aula delle Benedizioni. -Vi riporto l'intero discorso in appendice, ma qui mi piace ripetervi il monito solenne e paterno rivolto a noi educatori:
E voi, diletti figli Salesiani di Don Bosco, abbiatevi tutto il Nostro paterno compiacim-ento e la Nostra gratitudine per quanto avete fatto e continuate a fare a vantaggio di questi ragazzi. Ogni vostra premura, ogni vostra aspirazione, ogni vostra ansia, voi l'avete per Gesù. Di fronte ai lupi, che tentano di penetrare nell'ovile della Chiesa per devastare quel tempio di Dio che è l'anima giovanile, sta ferma e potente la vostra azione di salvezza. Non vi stancate, diletti figli, in questa provvidenziale opera di redenzione e dii educazione. Abbiate sempre vivo dinanzi alla mente l'esempio luminoso del vostro grande Padre e Fondatore. Raddoppiate i vostri sforzi per moltiplicare il numero dei ragazzi da voi assistiti. E siano benedetti quanti collaborano con voi: quelli che spendono le loro energie, o che con l'obolo generoso vi mettono in condizioni di superare coraggiosamente tante difficoltà, di mantenere la vostra Casa, ed anzi di completarla ed attrezzarla, affinchè risponda ai più urgenti bisogni che le presenti condizioni esigono per il bene fisico e spirituale dei vostri protetti ».
7. - XII CAPITOLO GENERALE DELLE FIGLIE DI M. A. — Nel prossimo mese di luglio per l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice avrà luogo il XII Capitolo generale per le elezioni consuete e per la trattazione dei medesimi temi trattati da noi l'anno scorso: Scuole professionali, Missioni, Case di formazione.
Accompagniamo anche noi l'avvenimento dall'8 luglio al 24 circa, affinchè lo Spirito Santo, per l'intercessione potente di Maria SS. Ausiliatrice e dei Santi Fondatori, abbia ad assistere le Reverende Capitolari in 'tutti i loro lavori, sicchè l'Istituto ne abbia a sentire l'efficacia a bene delle anime e a maggior gloria di Dio.
La Madonna Ausiliatrice conceda al nostro lavoro il dono della fecondità spirituale.
In unione quotidiana di preghiere mi dico
vostro aff.mo in C. J.
Don RENATO ZIGGIOTTI.
COMUNICAZIONI E NOTE
(testo latino ed italiano).
DECRETUM TAURINEN. BEATIFICATIONIS ET CANONIZATIONIS VENERABILIS SERVI DEI MICHAELIS RUA SACERDOTIS PROFESSI RECTORIS MAIORIS SOCIETATIS S. FRANCISCI SALESII.
SUPER DUBIO
An constet de virtutibus Fide, Spe, Caritate cum in Deum turo in proximum necnon de cardinalibus, Prudentia, Justitia, Temperantia, Fortitudine earumque adnexis, in gradu heroico, in casu et ad effectmm de quo agitur.
S. Joannes Bosco, qui, ut immane pondus sibi a divina providentia impositum portareí, conversationem in coelis habebat, illam inde sapientiam hauriebat, quam omnes stupentes admiramur. Hic in animum adolescentis Michaélis Rua dernittens obtutum, felicia in eo virtutum germina introspexit, qual summa cura excolere sategit, eo fausto successu qualem postea eVentus comprobavit, ut ex dicendis constai.
Die 9 Junii anno 1837 Augustae Taurinorum e Joanne Rua ac Joanna Maria Ferrero, pauperibus, honestis pietateque praestantibus coniugibus natus, die 11 lustralibus aquis renatus est. Mature patre est orbatus, septennis enim erat, Christianarum Scholarum Fratrum ludos prius celebravit, ubi S. Joannem Bosco cognovit, apud quem sua admissa confiteri coepit, a quo per totam eius vitam nunquam recessit; postea vero, anno 1852 Salesiani Oratorii Collegium est ingressus. G-ymnasialibus studiis adhuc incumbens, clericales induit vestes. Philosoplaicis theologicisque disciplinis in Archiepiscopali Seminario cum laude attendit.
Cholerica lue anno 1854 Taurini grassante, S. Joannes Michaélem adhuc clericum in arduo eo morbo affectis assistendi munere socium assumpsit
quem adiutorem eximium probavit. Eodem anno Dei Famulus eundem Sanctum se nunquam relicturum statuit; hic autem vicissim eum sibi arctius coniunxit atque novi Instituti, cuius primordia moliebatur, velut primarium lapidem constituit; adhuc enim Subdiaconum anno 1859 spiritus moderatorem elegit. Ad sacrum Presbyteratus ordinem die 29 Julii eiusdem anni promotus fuit. Anno 1862 triennalia, anno vero 1865 perpetua vota nuncupavit.
Spes, quam Sanctus de adolescente conceperat, eum non fefellit. Humilitas enim, quae est virtutum fundamentum, carítas, harum corona, in Dei famulo adeo excreverant, ut S. Joannes dicere non haesitaverit: « Si quis mihi dixerit eum miraculum patrasse, facile credam ».
His perspectis atque perpensis dotibus, S. Joannes eo largiter pro re nata usus est ad multiplicia muoia ei concedenda, quae omnia egregie perfecit.
Ad superos, die 31 Januarii anno 1888, Sancto Societatis conditore votato, unanimi electorum suffragio Dei Famulus uti Maior Rector fuit Leoni Papae XIII praesentatus, qui electionem, die 11 Februarii anno eodem confirmavit.
S. Joannes Societatis fundamenta iecerat, atque praecipua lineamenta statuerat; Dei famulus, qui eo vivente, Vicaria auctoritate Societati praeerat, inceptaperfecit. Difficile dictu est quanta, vere fidelis servus et prudens, operntus sit et quanta sit assecutus. Ut patet, praeter vitae sanctitatem, religiosae societatis Rector supernaturali prudentia praeditus esse debet. «Prudentis autem viri, ut docet S. Laurentius a Brundusio, tria sunt vel maxime munera. Primum est, proposito fine, prospicere sibi ad eum consequendum media necessaria, utilia, sufficientia et quae sunt expeditiora et meliora; non enim temere nec praecipitanter operatur vir prudens sed consiliatur et secum cogitat, ut semper eligat meliora. Secundum est-inquisita inventaque media disponere et ordinare ad finem... sic vir prudens sollicitus est et diligens nec inconsiderate aut negligenter vel inconstanter agita Tertium est solerti animo et mente perspicaci praevidere et evitare pericula prudenterque declinare emergentes difficultates et timore rationabilia pericula semperque abundanti cautela uti» (vol. IX, p. 309).
Haee ad amussim Dei Famulus servavit ac, Deo adiuvante, Salesianam Societatem longe lateque propagavit, pietatem atque animarum zelum in sodalibus fovit, missionales expeditiones multiplicavit, sodalium optato leprosis assistendi libenti animo assensus est; ut in hospitiis, collegiis pietas, studia, disciplina servarentur summa diligentia curavit; nihilque neglexit, fortiter quidem sed suavissime, quod iuxta legiferi Patris mandata ad maiorem Dei gloriam cederei.
In sua agendi ratioile ita semper se gessit ut suis sodalibus voluti viventem regulam se proderet. Beatissimam Virginem Mariam « Auxilium Christianoium» tenerrimo cultu est prosecutus atque intimam cum Deo coniunctionem fidelissime servavit. Quapropter nihil mirum si sub eius paterno 22 annorum regimine Salesiana Societas maiores in dies progressiones perficeret.
Laboribus fractus, gravi cardiaco morbo licet affectus, a sancto labore non destitit usquedum vires omnino defecerint. Die 7 Aprilis anno 1910, sancte ut vixerat, Ecclesiae sacramentis confortatus atque Apostolica Beati. Pii X benedietione ditatus, lectissimum spiritum Augustae Taurinorum in domo Salesiana principe Deo reddidit.
Duodecim post annos, sanctitatis fama pererebescente, Ordinaria auctoritate canonicae inquisitiones usque ad annum 1928 in Taurinensi Archiepiscopali Curia peractae sunt. Die 15 Ianuarii anno 1936 Pius Papa XI fel. ree. commissionem Introduetionis causae manu Sua subsignavit. Apostolico processu ab anno 1936 ad annum 1939 Taurini constructo, servatis omnibus de iure servandis Antepraeparatoria Congregatio die 9 Decembris a. 1947 habita est, quam die 30 Novembris 1951 Praeparatoria est subsecuta. Demum die 21 Aprilis anni huius coram Ss.mo Domino Nostro Pio Papa XII coacta est Generalis, in qua Rev.mus Cardinalis Alexander Verde, Causae Ponens, dubium proposuit discutiendum: An constet de virtutibus theologalibus Fide, Spe, Caritate cum in Deum tum in proximum necnon de cardinalibus Prudentia,Iustitia,Temperantia, Fortitudine earumque adnexis in casu et ad effectum de quo agitur.
Rev.mi Cardinales, Officiales Praelati, Patresque Consultores suum .quisque suffragium tulit, quod attente Sanctitas Sua auseultavit; Suam autem sententiam edere distulit ut Sua mens a Deo, interpositis precibus, magis illustraretur. Diem hune selegit ut suam ederet sententiam.
Coatti sunt itaque Rev.mi Cardinales Alexander Verde, Causae Ponens, ac subscriptus S. Rit. C. Pro-Praefectus, necnon R. P. Salvator Natucci, Generalis Fidei Promotor atque infrascriptus a Secretis, Beatissimus vero Pater, divina l'ostia sancte litata, edixit: Constare de virtutibus Fide, Spe, Caritate cum in Deum, tum in proximum necnon de cardinalibus Prudentia, Temperantia, Fortitudine earumque adnexis in gradu heroico V enerabilis Michaélis Rua in casu et ad effectum de quo agitur.
Hoc autem decretum promulgavi ae in acta S. R. C. referri mandavit.
Datum Romae, die 26 Junii 1953.
CLEMENS Card. MICARA, Episcopus Veliternus, S. R. C. Pro-Praefectus.
ALFONSUS CARINCI, Archiep. Seleucien., S. R. C. a secretis.
Traduzione italiana.
DECRETO SULL'EROICITÀ DELLE VIRTÙ DEL VENERABILE MICHELE RUA, RETTOR MAGGIORE DELLA SOCIETÀ SALESIANA.
San Giovanni Bosco, per poter reggere il peso formidabile addossatogli dalla divina Provvidenza, si teneva in abituale unione con il Cielo, donde attingeva quella sapienza, che tutti con istupore ammiriamo in lui. Posando lo sguardo sull'indole del giovanetto Michele Rua, egli intuì germi preziosi di virtù, che si diede a coltivare, con somma cura e con il buon esito dimostrato poi dal fatto, come risulta da quanto stiamo per dire.
Nato il 9 giugno 1837 in Torino da Giovanni Rua e Giovanna' Maria Ferrero, poveri, virtuosi e piissimi coniugi, il bambino fu rigenerato l'11 nelle acque battesimali. Rimasto ben presto orfano di padre nell'età di sette anni, frequentò da prima le scuole dei Fratelli delle Scuole Cristiane, dove conobbe San Giovanni Bosco, dal quale cominciò a confessarsi, e che non lasciò più, finchè egli visse: in seguito poi, l'anno 1852 entrò nell'Oratorio Salesiano. Essendo ancora studente di ginnasio, vestì l'abito chiericale. Compì con lode i corsi di filosofia e di teologia nel Seminario Arcivescovile.
Scoppiato a Torino il colera nel 1854, San Giovanni si associò Michele ancor chierico nell'ardua opera dell'assistenza ai colpiti dal morbo ed ebbe a sperimentarne il valido aiuto. Nel medesimo anno il Servo di Dio prese la risoluzione di stare sempre col Santo, e questi a sua volta lo legò più strettamente a sè e ne fece come la prima pietra del nuovo Istituto, di cui stava gettando le basi; poichè nel 1859, sebbene fosse soltanto suddiacono, lo nominò Direttore spirituale. Venne ordinato Sacerdote il 29 luglio dello stesso anno. Nel 1862 pronunciò. i voti triennali e nel 1865 i perpetui.
Le speranze concepite dal Santo sul conto del giovane non gli andarono fallite. L'umiltà, fondamento delle virtù, e la carità, loro coronamento, erano giunte a tal segno nel Servo di Dio, che San Giovanni non esitò ad affermare: — Se mi si dicesse che egli ha fatto un miracolo, io non esiterei a credervi.
Alla vista e in considerazione di queste doti, San Giovanni secondo le occorrenze si valse largamente di lui per isvariati uffici, che tutti egli disimpegnò a meraviglia.
Chiamato al cielo il 31 gennaio 1888 il Santo Fondatore della Società, fu ad unanimità il Servo di Dio designato dagli elettori come Rettor Maggiore a Leone XIII, che ne confermò la scelta l'11 febbraio seguente.
Della Società il Santo aveva collocato le basi e fissato le linee essenziali, e il Servo di Dio, che, lui vivente, aveva rivestito nella Società la carica di suo Vicario, vi diede l'ultima mano. Sarebbe difficile accennare tutte le grandi opere, alle quali da servitore veramente fedele e saggio egli si accinse ed i grandi risultati ottenuti. Evidentemente un capo di Congregazione religiosa, oltre alla santità della vita, deve possedere una prudenza superiore all'umana. Tre sono, come insegna S. Lorenzo da Brindisi, le attitudini indispensabili ad un uomo- prudente. Anzitutto, propostosi uno scopo, saper individuare i mezzi necessari, utili, bastevoli e insieme più sbrigativi e più acconci al conseguimento di quello; giacch,è una persona prudente non va alla cieca nè a precipizio, ma- si consiglia e riflette per attenersi sempre al meglio. In secondo luogo saper disporre e indirizzare al fine voluto i mezzi cercati e trovati; perciò una persona prudente procede con attenzione e diligenza nè agisce sbadatamente o alla carlona o senza costanza. Terzo, oculatezza e sagacia in prevenire ed evitare pericoli e nello scansare regionevoli sorprese, abbondando sempre in cautela» (vol. IX, p. 309).
Tutto questo il Servo di Dio praticò a puntino e così con l'aiuto di Dio dilatò per ogni dove la Società Salesiana, promosse nei soci la pietà e lo zelo delle anime, moltiplicò le spedizioni missionarie, diede ben di cuore il suo assenso a confratelli desiderosi di dedicarsi all'assistenza dei lebbrosi; procurò coscienziosamente che negli ospizi e nei collegi si coltivassero la pietà, lo studio e la disciplina, e con forza bensì, ma anche con molta dolcezza nulla trascurò di quanto, secondo gl'insegnamenti del Fondatore, potesse ridondare a maggior gloria di Dio.
Nella sua maniera di vivere si comportò sempre in guisa, che appariva agli occhi dei confratelli come la regola vivente. Ebbe una tenerissima divozione verso la Beatissima Vergine Ausiliatrice dei Cristiani, e si mantenne costantissimamente in intima unione con Dio. Nessuna meraviglia quindi, se sotto il paterno suo regime oh 22 anni, la Società Salesiana andò ogni dì più progredendo.
Già affranto dalle fatiche e benchè travagliato da gravi disturbi cardiaci, non cessò dal suo santo lavoro, finchè non gli vennero assolutamente meno le forze. Il 7 aprile 1910, santamente, com'era vissuto, confortato dai sacramenti della Chiesa e allietato dalla benedizione apostolica del Beato Pio X, rese la sua bell'attinta a Dio in Torino nella Casa Madre dei Salesiani.
Dodici anni dopo, crescendo sempre più la sua fama di santità, venne aperto canonicamente presso la Curia Arcivescovile di Torino il Processo Ordinario, durato fino al 1928. Il 15 gennaio 1936 Sua Santità Papa Pio XI, di felice memoria, firmò di propria mano l'introduzione della causa. Svoltosi a Torino il processo Apostolico dal 1936 al 1939, a norma di tutte le prescrizioni canoniche, fu tenuta il 9 dicembre 1947 la Congregazione Antipreparatoria, seguita il 30 novembre 1951 dalla Preparatoria. Finalmente il 21 aprile di quest'anno alla presenza del Santissimo Signor Nostro Pio Papa XII si adunò quella Generale, in cui il Rev.mo Cardinale Alessandro Verde, Relatore della Causa, propose all'esame il dubbio: Se consti delle virtù teologali Fede, Speranza, Carità verso Dio e verso il prossimo, come pure delle cardinali Prudenza, Giustizia, Temperanza, Fortezza e delle altre connesse, nel caso e all'effetto di cui si tratta.
I Rev.mi Cardinali, Ufficiali Prelati e Padri Consultori espressero ognuno il proprio parere, che la Santità Sua ascoltò con attenzione; differendo però la manifestazione del suo pensiero, per ottenere da Dio maggiori lumi mediante la preghiera. Poi scelse questo giorno per dare il suo giudizio.
Furono pertanto convocati i Rev.mi Cardinali Alessandro Verde, relatore della Causa e il sottoscritto Pro-Prefetto della S. Congregazione dei Riti, non che il Rev. P. Salvatore Natucci, Promotore della Fede e l'infrascritto Segretario, e il Beatissimo Padre, celebrato il divin Sacrificio, pronunciò; Constare delle virtù Fede, Speranza, Carità verso Dio e verso il prossimo, non che delle cardinali Prudenza, Giustizia, Temperanza, Fortezza e delle altre
alle medesime connesse, in grado eroico, del Venerabile Michele Rua nel caso e all'effetto di cui si tratta.
Ordinò quindi la promulgazione del presente decreto e la sua inserzione negli atti della S. C. dei RR.
Dato a Roma, addì 26 Giugno 1953.
e CLEMENTE Card. MICARA, Vescovo di Velletri, Pro-Prefetto della S. C. dei RR.
e ALFONSO CARINCI, Arciv. di Seleucia, Segret. della S. C. dei RR.
NOTA. - Sono a disposizione delle case che non ne fossero provviste le seguenti biografie del Venerabile Don Michele Rua edite dalla S. E. I.
Sac. ANGELO AMADEI. - Il servo di Dio Michele Rua. Tre volumi. Vol. I, L. 750. Vol. II, L. 700. Vol. III, 750.
Sac. ANGELO AMADEI. - Un altro Don Bosco. L. 600
Sac. EUGENIO CERTA. - Don Michele Rua. L. 1000
Sac. AGOSTINO AUFFRAY. - Don Michele Rua. L. 400
(testo latino ed italiano).
SACRA CONGREGATIO
RITUUM
Prot. N. T. 6/951.
ASTEN. seu TAURINEN.
Beatorum caelitum honoribus anno Maximi Iubilaei MDCCCCL, in Patriarcali Basilica Vaticana, Venerabili Dei Famulo Dominico Savio, Confessori, sollemni ritu conlatis, hoc unum supererat ut novensilis Beati Officio ac Missa propriis annua recoleretur memoria. Hine Rev.mus Dominus Franciscus Tomasetti, Societatis S. Francisci Salesii Postulator Generalis, huiusmodi Officii et Missae una cum Ellogio in Martyrologium Romanum inserendo schemata redigenda curavit Sacrorumque Rituum Congregationis judicio pro opportuna adprobatione humiliter subjecit. Sacra porro eadem Rituum Congregatio vigore facultatum sibi a Ss.mo Domino nostro PIO PAPA XII peculiariter tributarum, proposita schemata diligenti studio a se revisa et emendata, prout in adnexis folfis prostant, probavit ac die festo Beati Dominici Savio ab omnibus, quibus est jus, adhibenda benigne concessit: Servatis de cetero Rubricis. Contrariis non obstantibus quibuscumque.
Die 11 Junii 1953. +Il C. Card. MICARA
Pro-Praef.
HENRICUS DANTE, Subst.
Die 9 Martii
B. DOMINICI SAVIO
CONFESSORIS.
MISSA: « Justus», de Communi Confess. non Pont. II loco.
ORATIO
Deus, qui in beato Dominico mirabile adolescentibus pietatis ac puritatis exemplar dedisti: concede propitius; ut Christi mortifieationem circumferentes in corpore, mundo corde tibi servire valeamus. Per Dominum.
IN II NOTTURNO
Lectio IV
Dominicus Savio, adolescens, praeclarus sancti Joannis Bosco alumnus, in subalpinis humi1i loco ortus, ipso natali die lustrali unda perfusus, incontaminatam toto vitae curricolo primam servare gratiam sategit; eamque ita adaugere, ut consummatus in brevi expleverit tempora multa. A teneris pietate atque orationis studio singulariter enituit. Puerulus adeo inter condiscipulos florebat, ut eum in exemplum suis natis matresfamiliae uno ore proferrent. Vix septennis, perraro quidem tunc temporis privilegio, dignus est habitus qui caelesti pane primum reficeretur. Eius animi fervor quo in Jesum et Mariam ferebatur illum induxit ad propositum edendum: potius mori quam lethali culpa foedari. Quo factum est ut aetate, crescerei et gratia, omnibus, tam indolis suavitate quam morum honestate, ut qui maxime carus.
Lectio V
A sancto Joanne Bosco in Taurinense ephebeum receptus, quamvis nondum duodecennis ad hoc acriter contendit, sub tanti magistri ductu, ut animae saluti, et sanctitati, suae condicioni consonae, prospiceret. Disciplinae observantissimus, atque litterarum studio apprime deditus, ut ingenio, ita inter coaequales angelica praestabat puntate, quam vultu, sermone, incessu spirare videbatur. Inexhausta ferebatur in sodales cari-tate, utpote qui in deliciis haberet alios catechismum edocere, infirmos invisere atque solari, desides ac tepidos ad pietatem allicere, litesque coinponere. Ad condiscipulos melius faciliusque iuvandos, sodalitatem quoque iniit a Virgine Immacolata, quo die singularis eius conceptio tamquam catholicae fidei dogma definita est. Romanum Pontificem summopere diligebat, et pro errantium ad Ecclesiam reditu enixis precibus orabat.
Lectio VI
Hane autem agendi rationem lectissimus adolescens, et maxima exornabat animi laetitia et iugi mortificatione tuebatur atque alebat. Praeter cruciatus quibus diu noctuqiíe tenue corpusculum afflictitabat, a prae-bitis obsoniis identidem se abstinebat, modico ac viliore cibo contentus. Licet contraria adhuc vigeret consuetudo, iuxta moderatoris consilium quotidie ad sanctissimum accedebat Eucharistiae sacramentum; gratiarumque actionem ita protrahebat, ut quandoque veluti ab ecstasi horis meridianis revocatus fuerit. Deiparam adeo diligebat, ut quam frequenter ad eius aram preces funderet, nihilque omitteret quod in eius laudem cedere fore arbitraretur. Nondum decimum quintum attigerat annum, cum subitaneo morbo correptus, Mondonii, quo se contulerat, die nona, Martii millesimi octingentesimi quinquagesimi septimi, angelus ad Angelos evolavit; quem miraeulorum gloria illustratum Pius Papa duodecimus, anno sacro iubilaei, beatorum fastis adscripsit.
ELLOGIUM in Appendice Martyrologii Romani inserendum.
Septimo Idus Martii. — Mondonii, in Astensibus, beati Dominici Savio, adolescentis, quem innocentia vitae conspicuum Pius Duodecimus, anno sacro iubilaei beatorum fastis accensuit.
Traduzione italiana.,
9 Marzo
B. DOMENICO SAVIO.
CONFESSORE
MESSA: « Justus» del Comune dei Confessori non Pontefici (II loco).
ORAZIONE
O Dio, che nel beato Domenico hai, dato alla gioventù un modello mirabile di pietà e di purezza, concedici benignamente che, praticando sempre la mortificazione di Cristo nel nostro corpo, noi possiamo servire a Te con mondezza di cuore.
NEL II NOTTURNO
Lezione IV
Domenico Savio, adolescente, alunno insigne di S. Giovanni Bosco, nato da umile famiglia piemontese, battezzato nel giorno stesso della nascita, fece quanto potè per serbare intatta in tutto il corso della vita la grazia prima e l'accrebbe a segno, che, perfezionatosi in breve, compì una lunga carriera.
Fin dai teneri anni risplendette straordinariamente per pietà e spirito di preghiera. Ancor piccolo si segnalava già talmente fra i compagni di scuola, che le madri a una voce lo proponevano quale modello ai propri figli. Appena settenne, per un'eccezione allora molto rara, fu giudicato degno di fare la sua prima comunione. Il fervente suo amore a Gesù ed a Maria lo portò a prendere la nota risoluzione: la morte, ma non peccati. Per conseguenza cresceva in età e in grazia, facendosi amare da tutti con la soavità del carattere e la gentilezza dei modi.
Lezione V
Accolto da S. Giovanni Bosco nel suo collegio di Torino, benchè non ancora dodicenne, sotto la direzione di tanto maestro fece energici sforzi per attendere al bene dell'anima sua e per acquistare la santità conforme al proprio stato. Osservantissimo del regolamento e applicato seriamente allo studio, come per ingegno, così spiccava fra i coetanei per angelica purezza, la qaule sembrava olezzargli dal volto, dalle parole e dal contegno. Era di una carità inesauribile verso i compagni, deliziandosi nell'insegnare ad altri il catechismo, visitare e confortare gl'infermi, far amare la pietà ai neghittosi e tiepidi e pacificare le contese.. Per poter giovare meglio e più agevolmente cei, condiscepoli, fondò anche la Compagnia dell'Immacolata nell'occasione in cui fu definito dogma di fede lo straordinario concepimento di Maria Vergine. Portava sommo amore al Romano Pontefice e innalzava le più calde preghiere per il ritorno degli erranti alla Chiesa.
Lezione VI
Questo tenore di vita l'esemplarissimo giovane abbelliva con la più schietta allegria, mentre aveva cura di tutelarlo e sostenerlo con una perseverante mortificazione. Oltre alle penitenze, con cui di giorno e di notte andava tormentando l'esile corpicciolo, si asteneva spesso da vivande apprestate, contentandosi di poco e scadente cibo. Benchè durasse ancora l'usanza contraria, egli secondo il consiglio del suo direttore, si accostava quotidianamente alla santissima Eucaristia e prolungava tanto il ringraziamento che a volte si dovette richiamarlo sul mezzodì come da rapimenti estatici. Amava tanto la Madre di Dio, che assai sovente si recava a pregarla dinanzi al suo altare e nulla tralasciava che giudicasse poter tornare a gloria di Lei. Non aveva ancora compiti i quindici anni, quando, assalito da repentina malattia, in Mondonio, dov'erasi recato, il 9 marzo 1857 volò angelo fra gli Angeli. Il Papa Pio XII, vedendolo glorificato da Dio con miracoli, ne decretò durante l'anno santo la beatificazione.
MARTIROLOGIO
9. marzo. — A Mondonio nell'Astigiano, il Beato Domenico Savio, adolescente, che, insigne per innocenza di vita, fu nell'anno santo annoverato da Pio XII fra i Beati.
ai ragazzi del « Borgo Don Bosco ».
Nella grande Aula delle Benedizioni sono convenuti il 19 aprile, Domenica del Buon Pastore, oltre mille ragazzi del « Borgo Don Bosco ». Essi hanno voluto, con l'omaggio al Santo Padre, coronare le celebrazioni del quinquennio della istituzione ammirevole, promossa dalla Congregazione Salesiana di S. Giovanni Bosco, per dare una casa, l'educazione e l'avviamento al lavoro ai piccoli che le vicende belliche ed altre cause avevano ridotto a una vita precaria e di estremo bisogno e disordine materiale e morale.
Con essi erano duecento convittori, provenienti da Istituti Salesiani della Ispettoria Salesiana del Lazio, e in veste di piccolo clero, perchè partecipanti al Concorso liturgico, celebrato in questi giorni nell'Istituto del Sacro Cuore.
Il vivo affetto per il Vicario di Gesù Cristo proruppe in fervore di entusiasmo filiale, vivacissimo, all'arrivo del Papa, benedicente sopra la folla che gremiva aula e tribune.
Assisosi Sua Santità in trono, i mille ragazzi, squillando in coro eseguirono in Suo onore l'inno Salve Decus Italorum dell'Antolisei.
Succedeva, poi, un religioso silènzio; e il Santo Padre rivolgeva l'augusta Sua esortazione ai piccoli visitatori.
Vi è qualche cosa di nuovo oggi in questa Aula, che ha veduto adunarsi, anche negli ultimi giorni, tante persone di diverse età e condizioni; poche volte però l'aria di una festosa e irrompente primavera è penetrata come ora in questa Casa del Padre comune, invasa da una moltitudine di vivaci e cari ragazzi.
Forse voi avete ricevuto chi sa quante raccomandazioni di essere buoni, di non fare chiasso e veramente date un magnifico esempio di ordine e di disciplina. Ma Noi desideriamo di assicurarvi che, se non foste così numerosi avremmo voluto scendere in mezzo a voi, per dimostrarvi anche più manifestamente quanto il Papa vi ama.
Abbiamo dinanzi agli occhi del Nostro spirito quel che doveva accadere ogni qualvolta i fanciulli riuscivano a farsi largo tra la folla e raggiungere Gesù. Non sarebbe esagerato l'immaginare che se ne impadronivano addirittura: ed Egli li lasciava fare e difendeva le loro intemperanze, e l'audacia di coloro che li conducevano, dai rimproveri degli Apostoli e di quanti temevano che quei piccoli turbassero la quiete e provocassero il disordine.
Risuonava così per le vie della Palestina, dolce e ferma, la parola di Gesù: « Lasciate che i fanciulli vengano a me» (MARC., 10, 13-14).
Vorremmo dirvi, diletti figli, ragazzi del Borgo Don Bosco, come un tenero amore, simile a quello che riempiva il Cuore divino di Gesù per tutti i fanciulli, accende il Nostro e lo fa traboccare di gioia oggi che avete voluto allietarCi con la vostra presenza così piena d'incanto.
Vi diamo dunque, cari ragazzi, il Nostro paterno benvenuto e approfittiamo dell'occasione per rivolgervi una semplice parola desiderosi come siamo di imitare in qualche modo quelle che vi direbbe Gesù, se fosse qui visibile al posto del suo indegno Vicario in terra .
Voi certamente ricordate — per averla udita tante volte raccontare — la parabola degli operai nella vigna (MATTEO, 20, 1 e segg.): Vi era una volta un padrone di casa, il quale ebbe bisogno di lavoratori per la sua vigna, e uscì di buon mattino a cercarli. Poi tornò alle ore terza, sesta e nona, e ogni volta un gruppo di operai si mosse per andare a lavorare. Uscito poi all'ora undecima, ne trovò altri che se ne stavano là sfaccendati, e disse loro: « Perchè ve ne state qui tutto il giorno oziosi?». Gli risposero: « Perchè nessuno ci ha presi ». E il padrone soggiunse; « Andate anche voi alla mia vigna ».
Questa scena evangelica fa correre il nostro pensiero a un avvenimento abbastanza recente: uno dei tanti fatti, che trapungono, come stelle luminose, il firmamento della Chiesa in tutta la sua storia.
In alcuni fra i più, popolari quartieri di Roma vi erano tanti ragazzi per la strada. Alcuni giocavano, altri si bisticciavano e ripetevano brutte parole e offendevano forse in molti modi il Signore.
E un giorno uscì un sacerdote, spinto dall'ansia di salvare quegli adolescenti, e riuscì ad andare in mezzo a loro e domandò: « Perchè state tutto il giorno per la strada senza far nulla?». Alcuni risposero: «Papà lavora, e la mamma non ha tempo di badare a tutti i figli: siamo tanti! ». Altri mormoravano: Papà e la mamma sono in giro in cerca di qualche cosa da mangiare: papà è disoccupato». Qualcuno piangendo disse: « Non so dov'è papà, e la mia mamma è morta». Tutti osservarono: « Nessuno ci raccoglie, nessuno ci vuole; per questo stiamo tutto il giorno oziosi, nella strada».
Allora il sacerdote esclamò: « Venite, vi daremo una casa, cercheremo di sostituire per voi la mamma e il babbo. Venite: abbiamo una piccola chiesa, dove Gesù, amico dei fanciulli, v'insegnerà a divenire più buoni. Venite: accanto alla chiesetta costruiremo laboratori e scuole: avrete maestri premurosi, che vi aiuteranno ad essere più bravi. Venite: non vi mancherà il nutrimento; avrete le medicine necessarie, vi saranno campi per giocare. Così diventerete più forti. Venite, e faremo un villaggio tutto per voi, e noi saremo i vostri amici. Lavoreremo con voi: studieremo con voi; giocheremo con voi, piangeremo, se fosse necessario, con voi. Saremo una grande famiglia, affidata alla onnipotenza e alla sapienza del Padre nostro che è nei cieli.
E i ragazzi presi per mano dal sacerdote, andarono: prima alcuni, poi altri, poi altri ancora. Oggi siete più di mille, e siamo stati informati che nel Borgo Don Bosco, in via Prenestina, vi è tutto un fervore di opere a vostro vantaggio: oltre trecento alunni interni e settecento esterni, che vi passano l'intiera giornata, lavorando, studiando e giocando. E intanto gl'instancabili religiosi Salesiani mentre procurano, con tanta abnegazione e fatica, che non manchi nulla al perfetto andamento del « Borgo », si prodigano per la vostra educazione civile, religiosa e morale, affinchè, divenuti grandi, possiate essere buoni cittadini, valenti e cristiani operai qualificati.
Corrispondete, carissimi, generosamente e lealmente alle loro cure. Profittate dei campi da giuoco, della ginnastica e dello sport in genere, per essere e mantenervi fisicamente sani.
Siate diligenti nelle scuole elementari, professionali, tecniche, e nei laboratori, per divenire sempre più bravi.
Soprattutto lasciate che Gesù, servendosi dell'opera dei sacerdoti e dei loro collaboratori, venga formando le vostre giovani anime. Certamente è necessario che le vostre membra si fortifichino e le vostre intelligenze si sviluppino; ma a che gioverebbe avere un organismo sano e forte e un intelletto acuto e pronto, se poi la volontà fosse cattiva, se l'anima fosse morta, perchè priva della grazia divina?
La Nostra parola si rivolge ma, brevemente a voi, padri, madri, parenti di questi ragazzi. Noi ben conosciamo le difficoltà e le angustie, fra le quali spesso vi dibattete e che v'impediscono di dedicarvi, come bramereste, direttamente ai vostri figliuoli; cercate dunque almeno di coadiuvare, per quanto vi sarà possibile, il sacerdote nell'opera educativa. Tal volta — è doloroso dirlo — è accaduto che alcune famiglie sono giunte invece a distruggere quanto era stato costruito nelle anime dei fanciulli nel mistico raccoglimento della devota cappella o nelle aule scolastiche. Noi vi scongiuriamo in nome del Signore: abbiate ogni cura di queste giovani vite, pupille degli occhi Nostri, e soprattutto pupille degli occhi del divino Maestro.
E voi, diletti figli Salesiani di Don Bosco, abbiatevi tutto il Nostro paterno compiacimento e la Nostra gratitudine per quanto avete fatto e continuate a fare a vantaggio di questi ragazzi. Ogni vostra premura, ogni vostra aspirazione, ogni vostra ansia, voi l'avete per Gesù.
Di fronte ai lupi, che tentano di penetrare nell'ovile della Chiesa per devastare quel tempio di Dio che è l'anima giovanile, sta ferma e potente la vostra azione di salvezza.
Non vi stancate, diletti figli, in questa provvidenziale opera di redenzione e di educazione. Abbiate sempre vivo dinanzi alla mente l'esempio luminoso del vostro grande. Padre e Fondatore. Raddoppiate i vostri sforzi per moltiplicare il numero dei ragazzi da voi assistiti. E siano benedetti quanti collaborano con voi: quelli che spendono le loro energie, o che con l'obolo generoso vi mettono in condizioni di superare coraggiosamente tante difficoltà, di mantenere la vostra Casa, ed anzi di completarla aumentarla ed attrezzarla, affinchè risponda ai più urgenti bisogni che le presenti condizioni esigono per il bene fisico e spirituale dei vostri protetti.
Il Santo Padre aggiungeva l'annuncio della Benedizione Apostolica, che stava per impartire a tutti i presenti piccoli e grandi, alle famiglie, ai loro intenti ed attività, alle religiose aspirazioni, ai propositi di virtù e di educazione cristiana.
Più volte sottolineato da fervidi applausi, il discorso di Sua Santità era salutato alla fine da ripetute acclamazioni.
Pastorale , svolgendo la loro attività secondo il Sistema e lo Spirito di Don Bosco.
PS. - Le Sale che attualmente hanno la licenza legale — industriale o
parrocchiale non sono tenute a denunciarla (essendo inattiva): basterà
non rinnovarla alla scadenza.
5. Pratiche presso la Santa Sede.
Si ricorda quanto prescrive l'articolo 47 dei Regolamenti, cioè che le pratiche per la Santa Sede siano fatte pel tramite del Capitolo Superiore. E questo perchè abbiano i dovuti requisiti, e per evitare perdite di tempo causato dal rinvio di dette pratiche da Roma a Torino prima di dar loro corso.
Luglio-Agosto 1953 N. 175
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE IL RETTOR MAGGIORE.
Il Rettor Maggiore.
1. - DON RUA VENERABILE! — Torno sull'argomento del Venerabile Don Rua, perchè nel giugno scorso potei appena accennarvi di volo. Ho inviato a tutti i Rev.mi Ispettori e anche ai Direttori d'Italia la vita del Ven. D. Rua, affinchè dappertutto se ne rinnovi la lettura, se ne parli nelle conferenze e si esorti a invocare la sua intercessione per ottenere grazie e miracoli a conferma della sua santità.
Ma mi pare doveroso invitare tutti i confratelli a fermare la loro attenzione sul novello Venerabile, proposto dalla Provvidenza divina come modello mirabile di vita salesiana e di quello spirito, che in questi anni è fra noi oggetto di studio, conformemente ai ricordi estremi lasciatici dal defunto Don Ricaldone.
Oh come viene opportuno l'esempio del primo figlio di Don Bosco, cresciuto alla sua scuola, scelto ed educato passo passo ad assumere tutte le più gravi responsabilità, facendo sempre a metà col Padre, quasi a indicarci come fu inteso lo spirito salesiano da Colui che, dimentico di se stesso, séguì le orme di Don Bosco e si santificò nella fedele imitazione del santo maestro; sicchè possiamo affermare che Don Rua è il più bel fiore e il frutto più squisito dell'educazione di San Giovanni Bosco.
La preparazione. - Nella vita di San Giovanni Bosco si innestano sempre con semplicità e naturalezza incomparabile il soprannaturale e l'ordinario, le intuizioni personali dell'uomo di genio e le illustrazioni dall'alto. Sogni e profezie, grazie ottenute istantaneamente o a distanza di anni, incontri fortuiti, soccorsi inesplicabili, si rivelano ad ogni tratto di questa « mirabil vita » e formano l'incanto dei suoi figli devoti, la meraviglia dei contemporanei e dei posteri.
Il Venerabile Don Michele Rua fu testimonio di tali avvenimenti dal primo uso di ragione. « Ho conosciuto il Servo di Dio Don Giovanni Bosco — egli depose nel processo dell'Ordinario — nel mese di settembre del 1845. Avevo allora otto anni ». Nel mese di agosto aveva perduto il babbo e la divina Provvidenza metteva al suo fianco un padre che, esperto della vita di orfanello, l'avrebbe santamente educato. Michelino vide anche il periodo randagio dell'Oratorio: dal Rifugio di San Pietro in Vincoli, ai Molini Dora, dalla Casa Moretta al prato Filippi, fino alla Pasqua del 1846 nella Cappella Pinardi.
Merita un rilievo il fatto che Michelino durante il tempo dell'aspra prova, quando anche i suoi benevoli andavan dicendo che Don Bosco era impazzito, ne fu tanto addolorato che pianse e più tardi esclamò: « Se si fosse trattato di mio padre, forse non ne avrei provato pena maggiore ». Era dunque già legato a Don Bosco di un affetto filiale, tenerissimo, che lo portò a frequentare l'Oratorio dal 1845 al 1847, quando diede, il nome alla Compagnia di S. Luigi, a dieci anni d'età. Nel sogno del pergolato di rose, appunto quell'anno, Don Bosco vide un drappello di preti, chierici e laici che gli vennero incontro dicendo: « Don. Bosco, siamo tutti suoi, eccoci pronti a seguirla ». A capo di essi era Don Rua. Proprio dopo questo sogno Don Bosco, incontratolo per via e richiesto d'un'immagine, gli prese la manina e facendo l'atto di tagliarla a metà e di restituirgliene mezza, gli disse: « Prendi, Michelino, prendi ». Gesto misterioso, che si ripetè più volte e la cui spiegazione venne soltanto nell'ottobre del 1852, dopo che ebbe indossato l'abito ecclesiastico, allorchè Don Bosco vide la prima realtà del suo sogno verificata in quel caro figliuolo, così assennato, diligente, volonteroso e già alla testa dei compagni disposti ad aiutarlo.
Nota Don Francesia che da allora fece a metà con Don Bosco anche nel vestito. La sua prima mantelletta da estate e il primo mantello da inverno erano stati usati dal Santo e bisognava vedere per credere in che stato erano ridotti! Ma poi possiamo ben dire che era il mantello d'Elia che passava in eredità al novello Eliseo.
La formazione. - Notiamo un'altra cosa. Non erano tempi rosei per il Clero e per gli allievi sacerdoti gli anni in cui il chierico Rua si mise al seguito di Don Bosco! Il Seminario dal 1848 era chiuso e i soldati lo occuparono fino al 1865. I chierici dell'Oratorio frequentavano scuole private presso teologi e canonici addetti alle Chiese e contemporaneamente aiutavano Don Bosco nelle assistenze dei vari Oratori cittadini.
In questo clima di straordinario lavoro, di pietà operosa, di apostolato svariatissimo, il chierico apprese a imitare Don Bosco: assistente generale nella sala da studio, in chiesa, in cortile, in refettorio, incaricato della scuola settimanale di catechismo e poi di aritmetica, amanuense di Don Bosco per le pubblicazioni delle Letture Cattoliche e della Storia d'Italia uscita nel 1855, direttore domenicale dell'Oratorio di Porta Nuova, era la meraviglia di tutti per la sua laboriosità, umilissimo sempre e fedele esecutore d'ogni desiderio di Don Bosco.
Mi piace richiamare questi particolari per far rilevare come non fu cresciuto tra sorrisi e lusinghe di comodità questo atleta dello spirito salesiano e come ha ben diritto di insegnarci che cosa vuole Don Bosco da noi, dopo essersi "addestrato in una simile palestra. Il mirabile si è però che in tanta attività il pensiero dominante è lo spirito d'orazione, l'amor di Dio e del prossimo, accesi e infiammati sempre più da un ideale dapprima avvolto in un alone di mistero e poi chiaramente svelato: l'abbozzo della Società Salesiana tracciato la sera del 26 gennaio 1854, presentata come una prova di esercizio pratico di carità verso il prossimo, per divenire col tempo una promessa e un voto al Signore. E il chierico Rua pel primo si addestra a fare in più la meditazione quotidiana, pascolo salutare dell'anima, esercizio che formerà per tutta la sua vita la gioia e il nutrimento interiore, dal quale non si dispenserà mai, neppure sul letto di morte.
L'occasione propizia per misurare il calore di carità di questo gruppetto di Salesiani eccola giungere nell'agosto di quello stesso anno: il colera entrato in Torino mena strage a Valdocco e Don Bosco non teme di mettere i suoi aiutanti ed allievi, e in capo a tutti Don Rua, al contatto dei colerosi.
Per rendersi conto della ricchezza interiore dei nostri primi tempi, bisogna rileggere i primi volumi delle Memorie Biografiche con la mente e il cuore attenti a cogliere le vie mirabili della Provvidenza che attorno a San Giovanni Bosco viene creando una tale fusione di tutte le virtù, una tale armonia di operosità, di letizia, di pietà angelica, di apostolato, un concerto di anime giovanili così pieno e perfetto sotto la direzione d'un tanto Maestro, che non si verifica sovente nella storia della carità e della pedagogia cristiana. In quegli anni dal 1845 al 1860, i primi tre lustri, Don Bosco solo guida l'Oratorio; i suoi aiutanti sono tutti chierichetti, unico sacerdote Don Alasonatti, comparso nel 1854; tutto prende le mosse e lo slancio da Don Bosco, diiettore delle anime in confessionale e armonizzatore incomparabile di quel piccolo mondo, con lo sguardo e l'orecchio intento alle voci dall'alto che sublimano ogni avvenimento, trasportando tutti in un'atmosfera celeste, soprannaturale. « Don Bosco — scriveva il Canonico Ballesio — è stato un sant'uomo, che faceva amare e praticare la virtù. Egli fu come un sole di fede luminosa e pratica che rischiarava e scaldava l'ambiente del primo suo istituto, che passò alla posterità col nome di Oratorio per antonomasia. Riesce difficile in questi giorni di scetticismo immaginarsi la vita di pietà, di santa e soave giocondità del nostro Oratorio. In quell'olezzante giardino crebbe un'eletta schiera di ottimi chierici, ottimi sacerdoti e fratelli laici, i quali aiutavano Don Bosco, animati dal suo spirito, affezionati a lui, e desiderosi d'imitarne i mirabili esempi. E tra questi eletti andava innanzi a tutti, come principe, il nostro Don Rua, il quale nei pensieri, nei sentimenti, nelle opere e in tutte le virtù, era una cosa sola con Don Bosco, una copia perfetta di lui ». (Ballesio, Vita intima di Don G. Bosco nel suo primo Oratorio. Torino, 1888).
Per l'attrattiva sempre più forte che Don Bosco esercitava sul chierico Rua, il 25 marzo 1855, giorno dell'Annunciazione e solennità dell'Archidiocesi Torinese per la proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione, nel silenzio della cameretta del Santo, egli pronunciò i voti privati di povertà, castità e obbedienza. Aveva 18 anni, era studente del 20 corso di filosofia e diveniva la prima pietra dell'opera meravigliosa di Don Bosco. Il Beato Domenico Savio cominciava in quei giorni a profumare l'Oratorio con le sue angeliche virtù, ma il suo passaggio fu rapido. Di Don Rua invece il Card. Cagliero
ricordava una parola detta da San Giovanni Bosco quando una volta parlò dei suoi primi allievi morti in concetto di santità: « Però oltre a questi ve n'ha uno, che li supera tutti, e quando volesse potrebbe fare miracoli ». Ecco in quale concetto lo teneva il nostro Santo Fondatore fin dai primi anni della sua formazione.
Ma l'attestato solenne di stima e di affetto che San Giovanni Bosco diede allora al chierico Rua, fu quello di prenderselo a compagno e segretario nel primo viaggio a Roma. Una scuola di romanità che mise profonde radici nel cuore del ventenne discepolo: il Papa, le tre udienze, lo studio delle Regole della nascente Società, i monumenti sacri visitati con Don Bosco e con la fede degli antichi romei.
Tuttavia ciò che non appare è la convivenza più intima che mai del Maestro santo e del Discepolo devotissimo, la trasfusione continua di esempi e precetti salutari, lo spirito di pietà e l'affetto cordiale che unirono quelle due anime elette in una reciproca comprensione, i cui effetti dureranno nei secoli. Il volume V delle Memorie Biografiche si estende a raccontare tale soggiorno storico per ben 9 capitoli da pag. 801 a 931.
Eravamo ormai alla vigilia delle Ordinazioni del chierico e della sua consacrazione sacerdotale. Dopo il ritorno da Roma toccò al chierico Rua ridare all'Oratorio la fisionomia voluta da Don Bosco, perchè nei due mesi d'assenza i giovani e i confratelli avevano sperimerítato la mancanza del Maestro e del suo aiutante nell'andamento disciplinare e nella conservazione delle sante tradizioni familiari. Don Alasonatti era un santo sacerdote, pio, sacrificato, generoso, affezionatissimo a Don Bosco, ma in quattro anni non si era potuto assimilare lo spirito del Santo; non sapeva farsi amare e insieme obbedire da quella massa di piccoli e di grandi, e aveva ottenuto l'obbedienza soltanto a danno della vita di famiglia.
Oh, come merita la nostra riflessione questo particolare della storia dell'Oratorio! Non è vero che si ripete spesso anche oggi nelle nostre Case, quando non si riesce ad ottenere la perfetta tempera di religione, ragione e amorevolezza nell'applicazione del sistema preventivo da parte di tutti e di ciascuno dei Superiori?
Il chierico Rua, senza dimostrare di voler riformare, riprese il suo sistema: assistenza, correzione amorevole, diligenza e
puntualità, spirito di sacrificio, per amor di Dio e di Don Bosco: e. l'armonia tornò a regnare festosa, intonata, in un concerto unanime. Don Bosco ne fu subito racconsolato e si accinse a dare forma stabile ai suoi Salesiani, invitandoli a legarsi spiritualmente a Dio con voti religiosi, preparando la futura Congregazione.
Il tirocinio della responsabilità. - Epico periodo quello del 1859-62: sono tre anni densi di avvenimenti dentro e fuori dell'Oratorio, di illustrazioni sovrannaturali continue per il nostro Padre, di decisioni generose e di vessazioni d'ogni specie per il Padre e per i figli: è un clima eroico di fede e di speranza in cui protagonista e pilota è il Santo, ma collaboratore indefesso, senza tentennamenti e malinconie è il Venerabile Don Michele Rua.
La sera del 18 dicembre 1859 attorno a Don Bosco si riunirono i primi membri nati della Società Salesiana, in numero di 17, per approvare il « disegno di erigersi in Società o Congregazione, avendo di mira il vicendevole aiuto per la santificazione propria e di promuovere la gloria di Dio e la salute delle anime, specialmente delle più bisognose di istruzione e di educazione »; e procedevano alla elezione dei membri che dovevano costituire il consiglio direttivo della Società. Poichè Don Alasonatti era stato scelto da Don. Bosco stesso come Prefetto, la prima elezione a scrutinio segreto fu quella del Catechista generale; e l'unanimità dei voti si pronunciò su Michele Rua, soltanto Suddiacono, « che non se ne ricusava » dice il verbale.
Così con una cerimonia semplice, ma da lungo preparata i primi figli si stringevano compatti attorno al Padre e il Padre il 31 di quel mese li ricambiava con queste solenni parole, davanti a tutta la comunità riunita per ricevere una famosa strenna: « Miei cari figliuoli, voi sapete quanto io vi amo nel Signore e come io mi sia tutto consacrato a farvi quel bene maggiore che potrò. Quel poco di scienza, quel poco di esperienza che ho acquistato, quanto sono e quanto posseggo, preghiere, fatiche, sanità, la mia vita stessa, tutto desidero impiegare a vostro servizio. In qualunque giorno e per qualunque cosa fate pure capitale su di me, ma specialmente nelle cose dell'anima. Per parte mia per strenna vi do tutto me stesso; sarà cosa meschina, ma quando vi dò tutto, vuol dire che nulla riserbo per me ». Tra tutti gli uditori di quella sera colui che più profondamente scolpì nel suo cuore quelle parole formando il proposito di ricambiare il Padre con la medesima dedizione e di imitarlo nei suoi uffici di responsabilità per tutta la vita, fu certamente don Rua.
L'imminenza del sacerdozio, che doveva infondergli nuove energie spirituali, l'impegno assunto come obbedienza per il voto de' suoi confratelli pochi giorni prima quale Catechista generale, l'amore a Don Bosco che di settimana in settimana ne dirigeva le spirituali ascensioni nel sacramento della Confessione e ogni giorno gli era accanto per confortarlo nel suo lavoro indefesso, le difficoltà esterne che minacciavano la vita stessa dell'Oratorio, la commovente corrispondenza dei giovani all'opera educativa familiare erano tutti motivi che concorrevano a confermare il giovane levita nella sua vocazione alla santità e a perfezionarsi nell'interpretare nelle più minute sfumature lo spirito salesiano inculcato con l'esempio e con la parola dal Maestro santo.
E vennero le .perquisizioni a ingrandire la figura di Don Bosco: dopo gli attentati a mano armata e le avventure del Grigio, ci voleva anche questa per aumentarne il prestigio e stringergli intorno la famiglia con un vincolo nuovo d'affetto e di venerazione. Infatti dopo la prima perquisizione eseguita il 26 maggio 1860 il Can. Luigi Anglesio, Superiore della Piccola Casa del Cottolengo, amicissimo di D. Bosco, gli mandò dire con tono profetico: « Oggi l'Oratorio di S. Francesco di Sales è messo dal Signore alla prova, ma da questo momento lo ha benedetto in modo speciale e sarà consolidato ». Effettivamente Don Bosco, anzichè sconcertarsi, una sera, riuniti i membri del Capitolo, disse loro: « La perquisizione ha dato occasione ai giornali sia benevoli, sia nemici, di parlare di noi e delle cose nostre. Il Signore per mezzo di questa angheria ci ha fatti conoscere al mondo; approfittiamoci di questa occasione e noi domani faremo l'acquisto dei locali attigui della Signora Geuna vedova Filippi. State tranquilli, l'anno venturo avremo un gran numero di giovani ».
E Don Rua al suo fianco imparava a mantenersi calmo e fiducioso nella Provvidenza divina e a giurare sulla parola del Padre, che non prometteva mai invano perchè guidato passo passo dalla sua Guida celeste. Chi non avverte in Cesto stato d'animo l'effetto delle parole che San Giovanni Bosco scrisse da Sant'Ignazio al suo diletto figliuolo che faceva gli Esercizi spirituali in preparazione al sacerdozio? Don Rua gli aveva scritto in lingua francese e Don Bosco gli raccomanda in bel latino: « Sii francese solo nel linguaggio, ma di spirito, di cuore e di azione sii romano intrepido e generoso. Bada alle mie parole « scito ergo et animadverte sermonem »: ti attendono molte tribolazioni; ma con esse il Signore ti darà molte consolazioni. Sii agli altri esempio di ben fare; bada a chiedere consiglio; fa sempre ciò che è bene agli occhi di Dia e se valgo qualcosa sarò tutto per te. La grazia del Signor Nostro Gesù Cristo sia sempre con noi ».
È una lettera che vibra di un vigore e risplende d'una luce che vengono dall'Alto. « Scito ergo et animadverte sermonem » richiama il passo di Daniele IX-23 ed ha un tono profetico che al figlio devoto non suona nuovo, anzi è consueto; ma in questa occasione acquista valore personale, conferma le relazioni passate dalla tenera infanzia alla virilità e apre orizzonti vastissimi di lavoro, di sacrifici e di imprese ardite da compiere nel nome e per la gloria di Dio.
La notte che il Servo di Dio trascorse in preghiera nella casa del barone Bianco a Caselle Torinese, la vigilia dell'ordinazione ebbe certamente per tema di contemplazione queste parole testamentarie, sulle quali egli si propose di modellare la sua vita sacerdotale e salesiana.
Graduale esercizio dell'autorità. - Dal 1860 al 1888 trascorreranno 28 anni ancora di convivenza e di reciproca perfetta comunicazione di pensieri e di affetti. Ma diventa sempre più difficile discernere l'opera Don Rua da quella di Don Bosco. È un'arte, uno studio singolarissimo da parte del figlio di nascondersi e operare all'ombra del Padre: egli è solo un esecutore inappuntabile, di un'obbedienza perfetta, d'un riguardo, d'una delicatezza finissima per far trionfare la volontà e la paternità di Don Bosco, pigliando per sè le parti penose, sempre vigile, sempre discreto, sempre in ombra. Egli doveva esserci d'esempio in ogni posto di responsabilità subordinata: nei capitoli delle Case, nei Consigli Ispettoriali, nel lavoro da farsi in comune, per favorire l'intesa e per mantenere la concordia tra le varie autorità in azione nel medesimo ambiente.
Solo per due anni Don Bosco provò a staccarlo dal suo fianco nella direzione dell'Istituto di Mirabello Monferrato dal 1863 al 1865. E per ogni Direttore, che deve considerarsi collocato da San Giovanni Bosco alla testa della sua casa, gli esempi del Venerabile Don Rua tracciano le direttive di marcia di ogni casa che voglia camminare alla scuola di Don Bosco. Il Santo fece questo passo importante dopo lunga e accurata preparazione. Egli prevedeva lo sviluppo futuro delle opere sue e nel porre questa prima pietra fuor di casa si preoccupò di collocarla bene. Sale al Santuario della Madonna d'Oropa, prepara il personale, stende le norme sapienti che aiuteranno Don Rua nel suo lavoro e, per facilitargli gli inizi, sceglie egli stesso un bel gruppo dei migliori ragazzi, perchè fossero come il buon lievito della nuova comunità. Don Rua aveva 25 anni allora: ma le quattro paginette di norme furono la Magna carta della sua vita. Anche come Rettor Maggiore le volle sempre avanti gli occhi, tenendole appese, inquadrate tra due vetri, sopra il divano della sua stanza. La breve introduzione svela con che affetto il santo seguiva il primo drappello di figliuoli in missione a Mirabello: « Siccome non posso trovarmi sempre al tuo fianco per dirti o meglio ripeterti quelle cose che tu forse avrai già veduto praticarsi, così stimo farti cosa grata scrivendoti qui alcuni avvisi, che potranno servirti di norma nell'operare. Ti parlo con la voce di un tenero padre, che apre il cuore ad uno dei suoi più cari figliuoli. Ricevili adunque scritti di mia mano come pegno dell'affetto che ti porto, e come atto esterno del mio vivo desiderio che tu guadagni molte anime al Signore ».
Seguono norme sapienti dei capitoli: « Con te stesso - coi maestri - cogli assistenti - con le persone di servizio - coi giovani studenti - con gli esterni » che fissano al discepolo il criterio generale da seguire nel compito direttivo. Fino a quel momento, dagli otto ai venticinque anni Don Rua ha veduto Don Bosco in azione, ne ha goduto i consigli privati, le conferenze, i colloqui, i sogni, le trepidazioni, le speranze, le graduali attuazioni: dal 1846 al 1863 della strada se ne è fatta;
ora la metà del lavoro è proprio tutta sua, in piena responsabilità, ed è degno di studio questo piccolo compendio di norme, frutto di lunga esperienza, di grande affetto e di una speciale meditazione, con cui il buon Padre invita il figlio prediletto a concentrare la sua attenzione su ciò che è essenziale per conservare nella direzione della nuova casa lo spirito dell'Oratorio. E il discepolo s'impegna con la tenacia e la perfezione consueta a non perdere sillaba di tali insegnamenti e a darci il primo saggio autentico di ciò che farà fra 25 anni, alla morte del Padre, per vivere lui e far vivere la Congregazione nello spirito e nelle tradizioni paterne.
Le cose gli riuscivano così bene che ai primi mesi del 1864 scriveva a Don Bosco, preoccupato di un sentimento di intima compiacenza nel vedere come il Signore lo favoriva. E il chierico Ruffino scriveva agli amici: « Don Rua a Mirabello si diporta come Don Bosco a Torino », e tutti eran concordi nel dire che il piccolo Seminario era un altro Oratorio, che vi regnava la stessa fraternità, lo stesso spirito di famiglia, la stessa ampia e serena letizia, perchè Don Rua era un altro Don Bosco.
Il Direttore Salesiano. - Fermiamoci un istante a ripassare le sette norme che Don Bosco gli diede per il suo contegno personale, che potranno essere lo specchio sul quale ogni Superiore e ogni Salesiano farà un ottimo esame di coscienza. 10 « Niente ti turbi » ossia calma e serenità di spirito, fiducia nell'aiuto di Dio, non meravigliarsi di nulla.
Don Rua doveva passare il mar Rosso -e il deserto, secondo le previsioni del Santo e doveva cominciare a Mirabello il suo tirocinio di pilota impavido.
20 « Ti raccomando di evitare le mortificazioni nel cibo e in ciascuna notte non fare meno di sei ore di riposo. Questo è necessario per conservare la sanità e promuovere il bene delle anime ».
L'aspetto di D. Rua lasciava sempre l'impressione di uomo mortificato e penitente. Ma le sue mortificazioni erano solo quelle permesse da Don Bosco al Beato Domenico Savio e da lui praticate: parco nel prender cibo, non si permetteva eccezioni fuor di pasto, si moderava nella quantità, riduceva e annacquava il vino, non soddisfaceva la sete, contrariava i gusti, non parlava di argomenti che toccassero le squisitezze di cibi o bevande... Dormiva il puro necessario, da giovane sempre su tavole e un materassino, da Superiore sul sofà che tuttora si può vedere nella sua camera e che di giorno serviva per i visitatori, mentre di notte diventava il suo invariabile lettino. Che pregasse a lungo la sera girando per i cortili e facesse l'assistente generale talora anche in ore piccole della notte, era una buona tradizione, di cui tutti riconosciamo l'utilità per difenderci « a negotio perambulante in tenebris ab incursu et daemonio meridiano ».
3° « Celebra la S. Messa e recita il breviario pie, attente ac devote e procura d'insinuarlo anche nei tuoi dipendenti ».
4° « Ogni mattina un poco di meditazione, lungo il giorno una visita al SS. Sacramento. Il rimanente come è disposto dalle regole della Società ».
La pietà dei nostri Santi si nutre delle pratiche ordinarie, ma investe del mio spirito la vita e ogni più piccola occupazione. Leggendo le biografie del nostro Venerabile si vedrà che egli prese da San Giovanni Bosco quella continua e perfetta unione con Dio, che è il segreto della santità e del vero spirito salesiano. Se tutti misurassimo il nostro attaccamento a Don Bosco e al suo spirito paterno da questa base, interiore, sì, ma di prima necessità, oh quanti giudizi errati e quante pericolose deviazioni si eviterebbero! Soltanto chi si nutre di unione con Dio può discernere chiaramente la via da battere nelle più svariate circostanze della vita salesiana, nelle contrarietà e nelle divergenze di pareri in casa e fuori.
Don Rua ha imitato Don Bosco meglio di tutti, perchè percorse la via della santità.
Il 50 monito compendia in quattro righe la sapienza del nostro sistema preventivo: « Studia di farti amare prima di farti temere; nel comandare e correggere fa sempre conoscere- che tu desideri il bene e non mai il tuo capriccio. Tollera ogni cosa quando si tratta di impedire il peccato; ogni tuo sforzo sia diretto al bene delle anime dei giovanetti a te affidati ».
Come il Venerabile abbia dovuto tener presente questi suggerimenti e tramutarli in sante abitudini lo si deduce dall'ufficio che esercitò fino ai cinquant'anni: assistente generale, pref etto, vicario del Santo in tutte le questioni più spinose, in casa e con le persone estranee. Eppure nel regime salesiano nessuno deve esercitare l'autorità facendosi temere ed escludendo l'amorevolezza necessaria per farsi amare. Don Rua ci è di esempio ammirabile in questo e, sostenuto indirizzato dal Maestro santo, contemperò l'autorità sua esigendo l'adempimento del dovere con forme di cortesia e con l'insistenza amorevole, sì da indurre anche i più ritrosi ad obbedire.
Don Francesia racconta d'aver incontrato nel 1909 già uomo maturo e padre di famiglia che da ragazzo per la sua condotta era stato allontanato da Mirabello durante il rettorato di Don Rua. « Desidero che mi faccia una commissione per Don Rua, gli disse. Ricorderà il mio nome, sono il povero P... Quanto amareggiai il suo cuore paterno! quanti disgusti non gli, diedi mai! Ero giovane, sì, ma sapevo quel che facevo. Mi tollerò più che non avrebbe fatto mio padre e usò le preghiere che non seppe fare mia madre. E tuttavia mi feci cacciare! Ricordo quella mattina: io volevo comparire indifferente, sfrontato, ma poi versai qualche lacrima. Egli mi volle benedire... Da quel giorno passarono molti anni: tornai nel buon sentiero, ma fu Don Rua che mi ha salvato! ». E quando Don Ria sentì questo racconto, tutto commosso disse a Don Francesia: Come ti ringrazio della buona notizia che mi hai dato! Dimentico volentieri tutto: e vedo proprio che non si ha mai a diffidare della misericordia di Dio: le nostre preghiere ottengono sempre la grazia che si implora! » (v. Amadei: Il Servo di Dio Don Michele Rua. Vol. I, p. 181-2).
La vocazione di Mons. Lasagna, entrato all'Oratorio nel 1862, scappato a casa e riaccettato da Don Bosco, che vide in lui buona stoffa come in Domenico Savio, maturò a Mirabello nel 1865 per le cure amorevoli di Don Rua, che seppe conquistare quel giovane ardente, con l'arte più squisita dell'educatore salesiano.
Il 60 e 70 suggerimento contemplano la virtù della prudenza: « Pensaci alquanto prima di deliberare in cose d'impor, tanza e nei dubbi appìgliati sempre a quelle cose che sembrano di maggior gloria di Dio. Quando ti è fatto rapporto intorno a qualcuno, procura di rischiarare bene il fatto prima di giudicare. Spesso ti saranno dette cose che sembrano travi e sono soltanto paglie ».
Ecco i criteri sani: la maggior gloria di Dio deve prevalere sulla prudenza umana, il rispetto alla verità e la carità comprensiva risolvono le questioni in buona pace: poichè conosciamo le cose sempre imperfettamente e le sentenze precipitose ben di raro sono conformi alla giustizia.
Quanto utili per l'avvenire del Venerabile anche questi due insegnamenti, nei gravi momenti che dovette passare dopo la morte del Santo: ma l'abitudine contratta alla ponderatezza, alla calma, alla comprensione delle opinioni e volontà per cui, fece di lui un uomo di governo umanamente dotato e perfezionato dalla preghiera, dalla visione soprannaturale d'ogni evento.
Nel 1865, quando Don Bosco compiva i cinquant'anni, il Signore lo provò con due lutti amarissimi: il Direttore di Lanzo, Don Domenico Ruffino muore a 25 anni il 15 luglio; Don Alasonatti pure ai' primi di ottobre cessa di soffrire e lascia scoperto il posto di Prefetto generale. Ma per suo 'grande conforto il Santuario di Maria Ausiliatrice s'elevava ormai alto verso il cielo e mattone per mattone cantava le glorie della Madonna.
Era giunto il momento in cui Don Rua doveva veramente fare a metà col Padre dell'anima sua e tornare ad associarsi al suo lavoro godendo l'immensa e unica fortuna di stargli sempre accanto per altri ventitrè anni. A questo punto mi pare opportuno tramandare ad altro numero degli Atti Capitolari queste note e considerazioni, perché sarebbe desiderabile che l'argomento fosse trattato a più riprese a maggior edificazione di ciascuno.
Intanto mi auguro che dappertutto si dia lettura nei refet tori della vita del Venerabile che ciascuna lingua ha- a sua disposizione; ma se mancasse, i rev.di Ispettori pensino a farla preparare quanto prima in vista dell'auspicata prossima Beatificazione. E preghiamolo molto e diffondiamone la imitazione e venerazione.
2° - CAPITOLO GENERALE DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE. — Dal 16 al 24 luglio, nella Casa Generalizia di Torino, le Figlie di Maria Ausiliatrice tennero il loro Capitolo Generale. Dalle elezioni riuscirono riconfermate in carica tutte le Madri del Capitolo Superiore. Porgo loro anche da queste pagine le congratulazioni più vive e gli auguri d'un fecondo lavoro per il bene dell'Istituto.
Una proposta che fiorì spontanea nel giorno di Santa Margherita e che la Commissione incaricata delle proposte fece subito sua e presentò al Capitolo Generale, ci interessa vivamente e merita di essere resa pubblica a nostro conforto e comune impegno:
Il CAPITOLO GENERALE XII considerando:
Il- capitolo Generale XII ha pensato: Non sarà questo il momento di mettere in piena luce le virtù di questa donna ammirabile, promuovendone la imitazione, chiedendole grazie, lavorando per aprirle così la via della Sua Glorificazione, perchè in un giorno non lontano la possiamo venerare Beata accanto al Figlio Santo che da Lei fu educato e preparato per gli Altari?
Pertanto, il Capitolo Generale XII convinto della potenza ed efficacia della virtù conquistatrice di Mamma Margherita e desiderando ardentemente vederne zelare la conoscenza e invocata protezione, fa umile domanda al Rev. Rettor Maggiore della Pia Società Salesiana, di voler benignamente ascoltare questo voto e questa supplica e iniziare le pratiche per introdurre la Causa di Beatificazione di Mamma Margherita Bosco.
Voglia il nostro caro Padre e suo diletto Figlio intercedere potentemente presso l'Ausiliatrice e ottenere la grazia che noi affretteremo con ferventi preghiere e umili sacrifici.
Per tutte
LA SEGRETARIA DEL CAPITOLO GENERALE XII
(Sr. Margherita Sobrero).
30 - CONGRESSO DELLE COMPAGNIE. — Mentre in Italia ci prepariamo al grande Congresso Eucaristico Nazionale e al nostro Congresso delle Compagnie, che speriamo riesca a infervorare i giovani e i Superiori per un lavoro sempre più proficuo, mi è caro porgervi il mio saluto nel nome di San Giovanni Bosco, la cui famiglia si arricchisce in questi giorni di centinaia di figli, speranza e promessa dell'avvenire della Congregazione.
Vostro aff.mo
Sac. RENATO ZIGGIOTTI
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
IL RETTOR MAGGIORE:
1. Vescovi Salesiani. — 2. I Visitatori. — 3. La nuova Ispettoria delle Antille. — 4. Visite del Rettor Maggiore in Germania, Spagna e Portogallo. — 5. Mostra Missionaria a Torino. — 6. Congresso delle Compagnie religiose, in occasione del Congresso Eucaristico di Torino. — 7. La Strenna per il 1954. — 8. Ricordi per gli Esercizi spirituali 1954.
IL PREFETTO GENERALE:
I. Uso del denaro. — 2. Attacco ai parenti.
IL CONSIGLIERE PER GLI Ex ALLIEVI ED ORATORI:
Convegno Nazionale dei Dirigenti d'Italia. — Modificazioni dello Statuto e Regolamenti. — Raccomandazioni varie.
II
COMUNICAZIONI E NOTE
Discorso del S. Padre Pio XII agli Assistenti ecclesiastici diocesani della G.I.A.C. sulla Formazione religiosa dei giovani. — Dati statistici.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
Torino, Festa del S. Rosario 1953. Carissimi Figli in G. C.,
Rinnovo ai due novelli Presuli le più cordiali felicitazioni, invocando dal Signore l'abbondanza di grazie, necessaria per il disimpegno dei loro doveri e per la conquista al Regno di Gesù Cristo dei vastissimi territori loro affidati.
In agosto una felice ispirazione mi portò a ricevere la professione religiosa dei 47 novizi di Ensdorf in Baviera e l'ottimo nostro Ispettore trovò modo di farmi visitare la maggior parte delle sue Case, anche quella di Berlino orientale; sicchè per concomitanza dovetti poi fare altrettanto in Austria, affrettandomi di casa in casa fino a Vienna e rientrando in Italia per Graz e Klagenfurt.
Quanto sia stato il mio contento, quello dei confratelli e dei giovani (purtroppo la maggior parte di questi ancora in vacanza) sarebbe difficile esprimere. Ma vi posso dire che da queste prime visite ho tratto un proposito, che spero incontrerà la piena approvazione di S. Giovanni Bosco e vostra: farò tutto il possibile per andare a visitare anche le Ispettorie e le Case più lontane, per costatare coi miei occhi le meraviglie operate da Maria SS. Ausiliatrice e da S. Giovanni Bosco per mezzo dei suoi Figli, delle Figlie di Maria Ausiliatrice e dei nostri benemeriti cooperatori, recando a tutti la loro benedizione.
In questo mese di ottobre avrò la gioia di benedire le vesti e le medaglie dei novizi di Spagna e Portogallo. Sono circa 250 nuove pianticelle che si preparano nei nostri vivai ai successivi trapianti, speranze sicure per l'avvenire di quelle Case e delle Missioni, compenso evidente delle dolorose perdite che abbiamo subìto nella Spagna martire, nell'Europa e nell'Asia orientale.
Mi riprometto da questo avvicinamento familiare una sempre più cordiale intesa coi confratelli e coi nostri ex allievi e cooperatori, maggior fervore di preghiere, entusiasmo nel lavoro e nello spirito salesiano, così provvidenzialmente attrezzato per correre incontro ai bisogni della moderna società.
Vorrei invitare i Superiori delle Case a studiare insieme all'inizio dell'anno un piano di lavoro e di organizzazione delle varie Compagnie: personale da incaricare, data di inizio delle riunioni, luogo e attrezzatura, formazione delle presidenze, attività generali e speciali, orario delle riunioni, concorso delle Compagnie nella vita interna: funzioni religiose, gare catechistiche, giuochi, filodrammatica, vita missionaria, accademie, lotterie, stampe, rapporti con l'Azione Cattolica diocesana. Insomma vorrei si concorresse da tutti a considerarle un'attività necessaria nella vita della Casa, importante" come ogni altra scuola o laboratorio per l'educazione cristiana e sociale dei nostri giovani migliori, palestre di apostolato vivace e moderno, ricco di serenità e di festevolezza, pieghevole a tutti i bisogni e a tutte le sane istanze della nostra gioventù.
Esse esigono certamente un superlavoro e i confratelli incaricati lo facciano con entusiasmo, d'intesa cordiale e premurosa con gli altri, affinchè non avvengano sorprese, screzi, esagerazioni o malintesi. Vorrei che tutti si persuadessero essere le Compagnie l'indice e il sostegno del fervore religioso delle Case, lo strumento più adatto in mano ai Superiori per ottenere l'amore allo studio, alla disciplina, al lavoro, il continuo richiamo alla pratica del nostro sistema educativo e la palestra ove si possono preparare i cattolici militanti del domani. Sarebbe ben triste cosa se qualcuno si accontentasse del felice esito degli esami o delle partite di giuoco e trascurasse o impedisse il lavoro formativo dell'anima dei giovani, che trova nelle Compagnie ben organizzate la sua scuola più efficace.
Come documento importantissimo del pensiero di S. S. Pio XII sulle responsabilità e sui criteri che debbono guidarci nella educazione della gioventù, mi pare doveroso pubblicare in appendice il discorso da Lui tenuto agli Assistenti ecclesiastici della Gioventù di Azione Cattolica Italiana (G.1.A.C.) 1'8 settembre u. s. Rare volte il Sommo Pontefice ha usato parole così forti contro chi insidia e corrompe la gioventù. Ma Egli parla a nome di Gesù Cristo e noi ne dobbiamo, sentire tutta la paterna preoccupazione e adoperarci con tutte le forze per attuare il programma educativo che propone a noi tutti, Assistenti ecclesiastici della gioventù salesiana per vocazione specialissima.
7. - LA STRENNA 1954. — Il 1954 è l'anno sacro al Centenario della proclamazione del dogma di Maria SS. Immacolata e la Strenna del 1954 viene a completare il programma di lavoro propostoci, come ben ricordate, dal compianto Don Ricaldone sul letto di morte: Viviamo tutti e sempre nello spirito, nel cuore e nella purezza angelica di Maria Immacolata Ausiliatrice.
Faremo la corte d'onore alla Madonna, come l'anno 1953 l'abbiamo dedicato a infervorarci nella devozione a Gesù Sacramentato. Il Sommo Pontefice nella recente Enciclica Fulgens corona dell'8 settembre ci ha tracciato un programma mirabile per onorare la Madonna e ci arricchisce quest'anno dei tesori delle sue speciali indulgenze, perchè tutto il popolo cristiano concorra a celebrare il faustissimo avvenimento unendosi in preghiere e festeggiamenti opportuni.
Da parte nostra intensificheremo le nostre istruzioni catechistiche e parleremo più spesso della Madonna ai confratelli, ai giovani, ai fedeli; ci adopreremo per imitare Maria SS.ma nella sua immacolatezza vivendo e raccomandando la vita di grazia; e in particolare asseconderemo il desiderio della Vergine di Lourdes recitando bene il S. Rosario ogni giorno, meditandone i misteri e ravvivando in tutti l'amore a questa pratica devota, che era tanto cara a S. Giovanni Bosco e che è tanto inculcata e praticata dal Sommo Pontefice anche con pubbliche audizioni.
8. - Affinchè i confratelli che iniziano le vacanze nel periodo natalizio abbiano già i ricordi degli Esercizi, li annuncio ora per tutti e li traggo dal tema della Strenna: Coltiviamo con la massima diligenza la virtù della purezza per onorare Maria SS. Immacolata.
Anticipo a tutti e singoli i confratelli e all'intera Famiglia Salesiana gli auguri: per il Santo Natale e per 1l nuovo anno, invocando da Gesù Bambino tutte le benedizioni e grazie di cui abbiamo bisogno per essere veramente figli di San Giovanni Bosco. Pregate per me,
vostro aff.mo
Don RENATO ZIGGIOTTI.
Dati statistici.
Si è già incominciato la spedizione dei Moduli per i Dati statistici annuali delle Case e delle Ispettorie. Si raccomanda la massima diligenza nella compilazione, curandone l'esattezza e non tralasciando nessuna delle voci richieste.
Si ricorda che ogni anno dobbiamo trasmettere questi dati alla Sacra Congregazione dei Religiosi.
Novembre-Dicembre 1953 N. 177
I. - ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE IL RETTOR MAGGIORE:
1. Anno Mariano immacolato. — 2. Preghiere e intenzioni speciali. 3. Visite alla Spagna e al Portogallo. — 4. Biografie di Don Pietro Ricaldone, Don Pietro Berruti e Don Eusebio Vismara. — 5. Auguri natalizi.
IL PREFETTO GENERALE:
Alcune osservazioni sulla formazione morale dei giovani, sulla poVertà, religiosa, sulla lettura dei giornali, sulla corrispondenza con i parenti, sui viaggi e automezzi, sulla assistenza e la scuola.
IL CONSIGLIERE PROFESSIONALE:
1. Le Mostre Professionali in occasione del primo Centenario delle nostre Scuole. — 2. Elenco delle Mostre e Convegni nell'anno Centenario.
IL - COMUNICAZIONI E NOTE
Lettera della Sacra Congregazione dei Religiosi per l'Anno Mariano 1954. Dati statistici.
Torino, 8 Dicembre 1953.
Carissimi Figli in G. C.,
1. - ANNO MARIANO IMMACOLATO. - La solennità eccezionale che il. S. Padre ha dato all'Anno Mariano, dalla Festa dell'Immacolata Concezione di quest'anno a quella del 1954, con la sua Enciclica, con le ricchissime indulgenze, con la preghiera da Lui stesso composta e con la rinnovazione del Comitato che già promosse e diresse tutto il movimento dell'Anno Santo 1950, ci dice eloquentemente quanto gli stia a cuore che esso venga celebrato dal popolo cristiano col massimo fervore.
E noi che ripetiamo le nostre origini appunto da questa cara solennità e che per tradizione facciamo di essa una delle feste più care e più devote, vi parteciperemo certamente in tutte le nostre Case moltiplicando l'impegno sacro per dimostrare a Maria Santissima tutto il nostro amore di figli.
Vedo perciò con intima gioia come in tutte le nostre pubblicazioni periodiche questo tema viene già svolto e commentato alle varie categorie di persone; so che le Compagnie Religiose si propongono di inserire tra le loro attività specifiche l'istruzione dei soci sulla vita, i titoli, i privilegi e le virtù eccelse della Madonna; sarà impegno di tutti solennizzare lo feste mariane, pellegrinare devotamente ai. Santuari vicini e regionali, partecipare alle manifestazioni locali e diocesane, sollecitare i giovani e le loro famiglie, i nostri antichi allievi, i cooperatori, i fedeli a fare corte d'onore a Maria dovunque sia possibile; ripetiamo loro sovente le sante intenzioni che il Sommo Pontefice ha enumerate nella sua. Enciclica e che abbracciano il mondo intero, gli interessi delle anime e della società, i problemi del lavoro e della miseria, la libertà della Chiesa, la pace, l'unione dei popoli, ecc.
È un panorama universale di bene che l'Anno Mariano apre ai singoli e a tutte le categorie, per contrastare l'opera satanica delle umane passioni e dei nemici di Dio, quasi per invitare Maria Santissima a calpestare col suo piede immacolato il, capo del serpente infernale, per vincerne l'arroganza e la perfidia, come sempre fece nel corso dei secoli.
La parola del Sommo Pontefice nell'Enciclica Fulgens corona mi pare che debba essere da noi meditata, specialmente in quella parte che spiega le sante intenzioni a cui vuole indirizzare le preghiere e le opere buone di tutto il popolo cristiano. Quale migliore fonte di esortazioni e di fioretti per tutte le nostre feste? Nel suo sguardo lungimirante Egli non dimentica nessuna categoria di persone e su tutte invoca l'aiuto della Vergine Santissima.
« Molte grazie — Egli scrive — tutti debbono implorare nelle presenti circostanze dall'aiuto della Beata Vergine, dal suo patrocinio, dalla sua potenza mediatrice ».
Quale gioia per noi assecondare il desiderio del Vicario di Gesù Cristo e fare dolce pressione al Cuore di Maria Santissima per tutto l'anno a Lei dedicato, a vantaggio di tutto il mondo!
Ma alla base di tutto conviene ricordare che dev'essere un anno immacolato, e questo sia l'impegno di tutta la nostra famiglia: trascorrere l'anno Mariano immacolati, senza macchia, in continuo stato di Grazia.
2. - PREGHIERE E INTENZIONI SPECIALI. — Contemporaneamente continueremo a ricordare ogni settimana un'Ispettoria come l'anno scorso e ciascuna Ispettoria festeggerà la, sua settimana con speciali preghiere per tutta la Congregazione, unendosi in ispirito al Rettor Maggiore e a tutta la nostra grande Famiglia.
Le relazioni ricevute nel corso di quest'anno da ogni Ispettoria e da moltissime Case mi hanno persuaso dell'utilità di questa « corona aurea ». Specialmente le Case di formazione andarono a gara per illustrare le particolarità notevoli, le benemerenze, i bisogni delle Ispettorie di turno, con cartine geografiche, collezioni di fotografie, bollettini e statistiche. La felice concorrenza di convegni o mostre o feste organizzate dai signori Ispettori nella medesima settimana ha fruttato maggior fervore ed entusiasmo, interessamento di autorità e larga propaganda delle opere nostre tra i cooperatori e gli amici nostri.
Per il 1954 è stato introdotto ufficialmente il pro-memoria nell'Ordo divini Officii prima di ogni domenica, con la nota: « hac hebdomada preces pro Inspectoria... » facilitando così il memento dei Sacerdoti e di chi si serve del nostro Orcio.
Siccome anche le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno voluto imitare la nostra settimana di preghiere, per le loro Ispettorie ho stabilito di dedicare la S. Messa di ogni sabato dell'anno, riservando sempre la domenica per ciascuna delle nostre.
Quest'anno le intenzioni principali di queste preghiere saranno: l'aumento delle vocazioni, specialmente di coadiutori; l'efficacia del lavoro delle nostre Compagnie Religiose tra i giovani; un maggior incremento dei nostri Oratori festivi e quotidiani e il felice risultato delle nostre Cause di Beatificazione e Canonizzazione, in particolare di quella del Beato Domenico Savio che volge al termine glorioso e dei Martiri della rivoluzione Spagnola, che stiamo iniziando con ogni diligenza.
3. - VISITE ALLA SPAGNA, E AL PORTOGALLO. - Il mese di ottobre potei trascorrerlo compiendo una fugace visita alle case di Spagna e Portogallo. Il motivo che mi. spinse fu di accontentare e premiare i confratelli e i giovani che avevano popolato i Noviziati con un numero consolantissimo di Novizi in ciascuna delle quattro Ispettorie, e per rendermi conto della copiosa messe di vocazioni che crescono ferventi nei numerosi Aspirantati e maturano negli Studentati filosofici e teologici. E ne fui oltremodo soddisfatto ed ho promesso che avrei segnalato a tutta la Congregazione il fatto nuovo e provvidenziale. I più che 40.000 morti per la Fede in Ispagna durante la rivoluzione bolscevica, tra i quali i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice si gloriano di ben 110 vittime, hanno germogliato in questi quindici anni una fioritura di vocazioni ecclesiastiche, religiose e missionarie, che compenseranno in brevi anni le enormi perdite e daranno alla Spagna una vitalità religiosa superiore a quella delle epoche più floride per la Chiesa. Per questo dono di Dio dobbiamo tutti levare un inno di ringraziamento e specialmente le Ispettorie missionarie o povere di vocazioni faranno opera lodevole aiutando con preghiere e anche con sussidi il mantenimento e la prima educazione dei giovani aspiranti, che potrebbero essere anche più numerosi se non difettassero i mezzi per accettarli e mantenerli. La Provvidenza è andata incontro ai nostri bravi Ispettori con soccorsi prodigiosi, sicchè hanno potuto fondare case nuove, allargare le antiche, collocare le folle di aspiranti, novizi, filosofi e teologi, provvederle di personale adatto e contemporaneamente aderire a nuove richieste delle Autorità e dei benefattori, per iniziare opere educative d'altissimo valore sociale, raddoppiando la loro espansione dal 1940 ad oggi.
È stata questa appunto la mia impressione nel confronto che posso fare tra ciò che vidi coi miei occhi nella visita compiuta nella primavera del 1940, accompagnando il defunto
sig. D. Berruti, e ciò che mi apparve ora tornando nelle stesse case o soffermandomi nelle, nuove, vestite a festa, popolatissime, circondate di benevolenza e stima. Come non commuoversi dinanzi a ben 1450 aspiranti, 247 novizi, 312 filosofi, 270 teologi sparsi in ben 15 case, metà delle quali sono state create in questi anni e le altre ampliate e migliorate nei locali e nell'attrezzatura?
Sento perciò il dovere di porgere una lode e un incoraggiamento speciale pubblico a queste nostre famiglie benedette, che sono di esempio a tutta la Congregazione nella campagna delle vocazioni e che meritano l'appoggio di tutte le nostre preghiere.
Ma credo pure doveroso ed edificante segnalare un risultato consolantissimo della educazione impartita col metodo preventivo insegnatoci da San Giovanni Bosco. Tanto noi Salesiani come le Figlie di Maria Ausiliatrice siamo stati invitati dalle autorità civili sia di Spagna che di Portogallo ad accettare dei Riformatori, ossia degli istituti di ragazzi corrigendi, e li abbiamo accettati a condizione che ci lasciassero piena libertà nel regime disciplinare, morale, amministrativo, quasi come se fossimo in collegi nostri.
Dopo ormai cinque o sei anni di gestione, ben possiamo dire che non c'è più traccia di riformatorio in nessuno di questi Istituti e che il regime famigliare, l'uso sapiente della Religione, della ragione e dell'amorevolezza, la convivenza continua dei Superiori con gli allievi, la pratica del nostro Regolamento delle Case, hanno ottenuto da quei giovani, che erano scapestrati e parevano ribelli, una corrispondenza così piena e confortante da meravigliare i nostri confratelli e più ancora le autorità tutte, che quasi non credono ai loro occhi e manifestarono a me la loro riconoscenza con parole e lacrime di soddisfazione.
Fu in uno di questi Istituti, a Villa do Conde in Portogallo, che i giovani allievi spontaneamente vollero attestare al successore di Don Bosco la loro gratitudine, preparandogli col proprio peculio e coniando una bellissima medaglia d'oro dal peso di 45 grammi, che mi presentarono con parole molto eloquenti. Essi riconoscevano che la loro vita era stata indirizzata al bene, al lavoro, all'onestà dagli educatori che avevano saputo far loro la parte dei genitori; sentivano di dover tutto il loro avvenire alla scuola sapiente dei Salesiani; e perciò al passaggio del loro Superiore generale avevan voluto premiare lui con quella medaglia; come di figli al padre. La scritta infatti dice laconicamente: «Filii Patri». Risposi che avrei serbato come il più caro tra i ricordi quel loro omaggio, ma che la medaglia l'avevano meritata sia gli allievi, corrispondendo bene alle cure dei loro educatori, che gli educatori praticando con sapienza il metodo insegnato da Don Bosco; ma primo fra tutti la meritava Don Bosco, incomparabile maestro della più umana pedagogia, che trova perfetta rispondenza sotto tutti i cieli.
Passando per Fatima ho celebrato la S. Messa nella cappellina delle Apparizioni ed ho pregato a lungo per tutte le nostre necessità spirituali e morali, per tutte le categorie di persone che fanno parte della nostra Famiglia, per i Missionari, i tribolati, gli infermi, i giovani e gli anziani, i vivi e i defunti, e ho chiesto alla Madonna la sua benedizione sull'anno Mariano imminente, affinchè sia apportatore di abbondanti grazie su tutti e su ciascuno. Pegno di questa preghiera fu la cartolina che ho spedito agli Ispettori e a tutte le case di formazione, come al capo e ai figli beniamini di ogni Ispettoria.
E voi pure, cari Confratelli e figliuoli, pregate molto per me vostro
aff.mo in C. J.
Sac. RENATO ZIGGIOTTI
Il Prefetto Generale.
Mostre e Convegni Professionali nell'anno centenario delle Scuole Professionali Salesiane.
Nella presente lista compaiono le Mostre di cui si è ricevuta qualche relazione o comunicazione e di cui si è parlato su Il Salesiano coadiutore.
Dicembre 1951 - Convegno in preparazione alla Mostra Centenaria. Mostra Colle Don Bosco, Torino.
Aprile 1952 - Convegno agricoltori, Torino.
1952 - Mostra Professionale Bologna.
Maggio 1952 - Mostra Scuole Professionali del Veneto, Verona.
1952 - Mostra Cairo.
1952 - Mostra Venezia - Coletti. 1952 - Mostra Tokyo (Giappone).
Giugno 1952 - Mostra Madrid-Atocha.
Luglio 1952 - Mostra Verviers (Belgio).
Settembre 1952 - Mostra Woluwe Belgio e Congo Belga.
Dicembre 1952 - II. Il Convegno e Mostre Colle Don Bosco, Oratorio, Rebaudengo e Bivio di Cumiana.
1952 - Convegno Coadiutori Ressins (Francia).
Gennaio 1953 - Convegno San Isidro (Argentina).
1953 - Mostra Mandalay (Birmania).
Marzo 1953 - Convegno Hong-Kong (China).
Maggio 1953 - Mostra al Cairo.
1953 - Mostra Catania - Sacro Cuore.
1953 - Convegno Cuenca-Yanuncay (Equatore).
Giugno 1953 - Mostra Sarrià (Venezuela).
1953 - Mostra Aleppo (Siria). 1953 - Mostra Betlemme.
Luglio 1953 - Mostra Napoli-Tarsia.
1953 - Mostra Siviglia (Spagna).
1953 - Prima Mostra Pindamonhangaba (San Paolo‑
Brasile).
1953 - Convegno Aggiornamento Prof. Messina.
1953 - Mostra Ravenna.
1953 - Convegno Estoril (Portogallo).
Ottobre 1953 - Mostra Interispettoriale della Spagna (Madrid).
Novembre 1953 - Mostra Professionale Salesiana (Parigi).
1953 - Esposizione Agricola Yanuncay (Equatore).
COMUNICAZIONI E NOTE
LETTERA DELLA S. C. DEI RELIGIOSI
PER L'ANNO MARIANO
Roma, 18 novembre 1953.
Reverendissimo Padre Generale,
faccio seguito alla Circolare inviatale in data 17 novembre 1953 concernente l'Anno Mariano.
Questa S. Congregazione è sicura che i Religiosi del Suo Ordine non avranno mancato di meditare con devota e filiale attenzione la Enciclica Pulgens Corona dell'8 settembre 1953, con la quale Sua Santità Pio XII ha indetto l'Anno Mariano. Essi avranno rilevato, senza dubbio, l'insistenza con cui il Santo Padre esorta tutti alla preghiera comune e alla penitenza, essendo « necessario chiamare in aiuto una forza maggiore di quella umana, che penetri negli animi e li rinnovi colla divina grazia rendendoli col suo ausilio migliori » (Enciclica cit.).
Consacrati come sono al Signore e al servizio della Chiesa, avranno sentito più degli altri, nel loro animo particolarmente sensibile, un poco dell'angoscia che stringe il cuore del Papa nell'enumerare tante miserie morali e materiali, tante persecuzioni e tanti dolori; alla parola del Vicario di Cristo più vivo che mai si sarà acceso in essi il desiderio di essere maggiormente degni della propria Vocazione specialmente in quest'Anno in cui si commemora « il mistero della Santissima Vergine, la cui concezione fu immacolata e immune da qualsiasi colpa originale ». Essi, poi, ben sanno che « nessuno può convenientemente fare cosa alcuna per il pubblico bene, se prima egli stesso non rifulge come esempio di virtù agli altri ».
Allo scopo di raccogliere in una sola risultante — sublimandole nell'unità e nella carità — le preghiere, le opere e i voti che il pa‑
DATI STATISTICI
Sono stati spediti a tutte le Ispettorie e per tutte la Case i Moduli per i Dati Statistici annuali. Si raccomanda la massima diligenza nella compilazione, curandone la esattezza e non tralasciando nessuna delle voci richieste.
Detti moduli, debitamente riempiti, devono essere di ritorno entro il prossimo Gennaio alla Segreteria Generale, dovendo questa trasmettere a sua volta i dati da essi ricavati, alla Sacra Congregazione dei Religiosi, entro il prossimo Marzo.