IL RETTOR MAGGIORE:
1. Dopo la scomparsa dell'angelico, indimenticabile Pio XII, il nostro omaggio al nuovo grande Padre della Cristianità S. S. Giovanni XXIII. — 2. Consacrazione del Tempio a San Giovanni Bosco e posa della prima pietra del P. A. S. in Roma. — 3. Centenario di Michele Magone. — 4. Visitatori straordinari. -- 5. Nuove Ispettorie e Visitatorie. — 6. Nuovo Vescovo Salesiano e morte di Mons. Caicedo. — 7. Auguri Natalizi.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE Il Rettor Maggiore
Torino, Festa di Maria Immacolata 1958.
Confratelli e Figliuoli carissimi,
mentre spedivamo alle Case il numero degli Atti precedenti, tutto il mondo si commoveva e volgeva lo sguardo a Roma, ove quasi improvvisamente scompariva dalla scena di questo mondo l'angelico Pontefice Pio XII e, a distanza di soli venti giorni, saliva alla Cattedra di S. Pietro S. S. Giovanni XXIII. Il Bollettino Salesiano giungeva a tempo per dare il nostro contributo di lode alla gigantesca figura del Papa defunto, e in questi giorni, il numero di dicembre ci darà l'attestato della nostra figliuolanza al novello Sommo Pontefice, unito da vincoli di antica devozione a Maria SS. Ausiliatrice, a San Giovanni Bosco e a San Domenico Savio e quindi ripetutamente poi, nella lunga e gloriosa sua carriera ecclesiastica, partecipe delle nostre gioie e dei nostri dolori.
Non erano trascorsi due mesi da quel 14 agosto, in cui tutto il Capitolo Generale per la prima volta ebbe la sorte di inginocchiarsi ai piedi di S. S. Pio XII, di udirne la incoraggiante parola e di riceverne la benedizione; e il 9 ottobre segnava l'ultima ora di Colui che aveva elevato agli onori degli altari San Domenico Savio e Santa Maria Domenica Mazzarello, che aveva dato un programma d'azione ai nostri
Cooperatori nel convegno internazionale, che aveva dichiarato Don Bosco Patrono degli apprendisti, ultimo ambito riconoscimento dell'opera sociale del Santo. Quanto dobbiamo essere riconoscenti al defunto Pontefice per queste sovrane esaltazioni dei nostri Santi e del programma salesiano! Come resterà anche nella nostra umile storia glorioso e benefico -il suo Pontificato, mentre brillerà di imperitura altissima fama per le sue straordinarie imprese e benemerenze per la Chiesa Universale!
Permettete, carissimi Confratelli e figliuoli, che ora mi dilunghi alquanto nell'illustrarvi con indicibile compiacimento, in. queste pagine che resteranno a perenne memoria, qualche ricordo che ho potuto raccogliere dai contatti intimi che il Pontefice attuale S. S. Giovanni XXIII ebbe con la nostra Famiglia in parecchi momenti della sua vita.
Anzitutto desterà piacevole sorpresa ricordare che Don Bosco stesso inviò, per mezzo di Don Rua, alla famiglia Roncalli la sua benedizione. Fu lo stesso Cardinale Roncalli che a Venezia, in uno dei tanti colloqui col nostro Ispettore Don Michelangelo Fava, raccontò questi particolari intimi di famiglia. Don Bosco allora aveva tante opere in corso, spedizioni missionarie da organizzare, Case da arredare e soprattutto tante bocche da sfamare, giovani privi di tutto da vestire e mantenere. Don. Rua, il braccio destro del grande Apostolo, faceva arrivare, a nome del maestro, le sue richieste di mezzi, di viveri e di vestiario un po' dovunque ci fossero cuori disposti a donare. Uno di questi foglietti capitò anche in casa Roncalli e la santa mamma, pur gravata da tante preoccupazioni, e non certo ricca di mezzi, trovò modo nella sua generosità materna di inviare a Torino un pacco di vestiario. Don. Bosco mandò in ringraziamento una sua benedizione alla buona mamma e a tutta la famiglia, disponendo che fosse inviato il Bollettino Salesiano e le altre operette, che, uscite dalle mani del Santo Educatore, portavano nelle famiglie dei benefattori tanta luce e soavissime impressioni di bene.
A Don Bosco e ai suoi Salesiani Don Roncalli guardò sempre con viva simpatia. Quand'era a Roma alloggiava di fronte al Sacro Cuore, e non andò molto che una certa consuetudine si creò tra quell'anima tanto promettente e l'ambiente salesiano di via Marsala; anche perchè nell'educazione salesiana l'ardente giovane diplomatico trovava quelle caratteristiche che più s'intonavano al suo spirito devoto a San Francesco di Sales e amante della gioventù.
Un documento prezioso, che conserviamo in archivio, è la lettera di S. Eminenza il Card. Roncalli al Rettor Maggiore in occasione della Canonizzazione di San Domenico Savio. In essa troviamo la conferma della sua giovanile devozione a San Giovanni Bosco e Maria Ausiliatrice.
Venezia, 6 giugno 19M.
Rev.mo e caro Padre,
nel momento di iniziare il Corso di santi spirituali Esercizi a Villa Immacolata di Torreglia, assieme ai venerati Confratelli dell'Episcopato Triveneto, non possò dimenticare che esso avrà termine proprio quando le campane di Roma annunceranno al mondo la canonizzazione di Domenico Savio. Mi faccio perciò premura, e reco a mio onore, di unire lo spirito mio alla esultanza della Famiglia Salesiana, a cui va la ammirazione riconoscente di Venezia per il gran bene che quivi operano i figli di Don Bosco Santo.
Amo prevenirla, rev.mo Signor Rettore, che sarò ben lieto di associarmi, qui in diocesi, alla celebrazione cittadina che si venisse a suo tempo predisponendo.
La Provvidenza ci concede di vedere con i nostri occhi avvenimenti davvero straordinari, e di vivere ore di letizia spirituale e di conforto, che sono incoraggiamento al retto sentire ed al retto operare. A quindici giorni dalla glorificazione di un Papa venuto su da umile gente, ecco l'esaltazione di un giovanetto del nostro popolo: il primo fiore dell'Oratorio Salesiano!
L'umile scrivente è cresciuto — si può dire — ed ha allargato gli orizzonti del suo spirito, dopo di essersi nutrito in famiglia delle « Letture Cattoliche » ideate da Don Bosco a primo e più efficace complemento alla formazione religiosa e civile del fanciullo; ed ha sempre viva davanti agli occhi la cara immagine dell'Ausiliatrice — una semplice riproduzione da un numero del Bollettino Salesiano — che pendeva dalle pareti della sua camera da letto.
Conservo tra i ricordi più cari della mia vita una visita fatta in Piemonte nella primavera del 1914 accompagnando come segretario il mio grande vescovo di Bergamo, Mons. Radini Tedeschi, che fu la stella benefica del mio sacerdozio. Era la settimana di Pasqua. Con Mons. Spandre vescovo di Asti ci recammo al cimitero campestre di Mondonio per visitarvi l'umile tomba del piccolo Domenico Savio, situata presso il muro di destra entrando; da dove sarebbe stata levata pochi giorni dopo il nostro passaggio per essere trasferita a Torino. Mons. Vescovo mio aveva desiderato di pregare sulle spoglie del giovanetto santo prima di pronunciare in suo onore, l'indomani, un magistrale elogio di lui all'Oratorio di Valdocco per cui era stato da tempo invitato dal Superiore Generale, Padre Albera. Quel discorso fu il canto del cigno per l'insigne oratore che quattro mesi dopo si moriva; ma riprodotto in magnifico esemplare a stampa fu il primo annunzio ufficiale della causa di canonizzazione, che allora si apriva il passo, e dopo quarant'anni doveva condurci alla esultanza odierna.
Ho ben presente quella circostanza del mio primo incontro con il centro della Congregazione Salesiana a Valdocco. Vivevano ancora parecchi dei primi compagni e figli del venerabile fondatore. Fu un convegno quanto mai solenne ed imponente; il teatro dell'Oratorio già vasto e capace fino da allora, fatto splendente, intorno alla porpora del Card. Richelmy e dei Duchi di Genova, da quanto di più eletto e distinto nell'ordine ecclesiastico e civile onorava la Torino di quel tempo.
Unendomi adunque di cuore alla gioia della Chiesa universale per la. esaltazione di Domenico Savio, formulo l'augurio che come questo fiore è spuntato accanto a Don Bosco, così questa germinazione di anime innocenti, per lo zelo dei suoi figli, si estenda sempre più a letizia del popolo cristiano, e ad assicurazione di nuove grazie del cielo.
Voglia gradire e far gradire alla sua grande Famiglia religiosa il mio saluto benedicente
ANGELO GIUS. Card. RONCALLI Patriarca di Venezia.
Circa quarant'anni dopo l'Em.mo Cardinale Roncalli rinnovò il suo pellegrinaggio a Maria Ausiliatrice in occasione del Congresso Eucaristico Nazionale nel 1953. Giunto a Valdocco all'improvviso la sera del 12 settembre mentre S. E. Mons. Rotolo predicava l'ora di adorazione, - fece la sua fervida adorazione a Gesù in Sacramento, quindi rivolse ai fedeli paterne, edificanti parole. Rievocò alcuni ricordi della sua fanciullezza, tra i quali la notizia della morte di Don Bosco nel 1888; disse come i suoi fossero Cooperatori Salesiani della prima ora e rivelò, tra la commossa ammirazione dei presenti, come lo avesse accompagnato per lunghi anni un'immagine di Maria Ausiliatrice che, giovanetto, aveva ritagliato dal Bollettino Salesiano e posta in capo al letto. « Quante preghiere — esclamava — quante confidenze davanti a quell'umile effigie! E Maria Ausiliatrice mi ha sempre aiutato ». Quindi volle pregare davanti all'altare di San Giovanni Bosco, di Santa Maria Mazzarello e di San Domenico Savio.
Nel maggio del 1955 l'Em.mo Cardinal Patriarca onorava con la sua presenza il solenne omaggio reso dalla città e diocesi di Verona a San Domenico Savio e teneva una elevata omelia, nella quale rievocava con accenti di commozione la benefica impressione che aveva prodotto su di lui ragazzo la lettura della biografia di Domenico Savio: « Ricordo con sentimenti di tenerezza tutto il bene che la vita di Domenico Savio, e di altri fiori dell'Oratorio Salesiano, fecero al mio spirito giovinetto, più di 64 anni or sono ». Di queste letture edificanti parlò più volte, aggiungendo particolari graziosi come questo: che leggeva di preferenza in campagna, all'ombra di una pianta, in riva ad un torrentello che scorreva a presso. Anzi una volta accadde che s'immerse tanto nella lettura che arrivò tardi a scuola e ne ebbe un richiamo.
Nella citata omelia, dopo aver ricordato la sua visita alla tomba di Domenico Savio e a Valdocco, concludeva: « Ma più ancora che i ricordi miei personali che riaffermano i vincoli di antica, di grande e fedele stima ed affezione al prodigioso apostolato di San Giovanni Bosco e dei suoi figli in Italia e nel mondo intero, mi piace segnalare il prezioso messaggio di San Domenico Savio all'età nostra: messaggio egualmente ammonitore ai piccoli e ai grandi, ai giovani ed ai maturi: la purezza dei costumi e la semplicità della vita ».
Di questa sua « antica, grande e fedele stima e affezione » a Don Bosco e ai suoi figli S. Santità dette continue prove: come Delegato Apostolico a Istanbul, secondo quanto afferma il Segretario Generale del Capitolo Superiore Don Puddu, a cui il Santo Padre è rimasto fino ad oggi legato con vincoli di grande benevolenza; a Parigi, come Nunzio Apostolico, visitando, aiutando e confortando i Confratelli salesiani di Francia; soprattutto come Patriarca di Venezia, dove era come di casa in tutti i nostri Istituti, lieto di accrescere lo splendore delle feste con la sacra porpora, e la gioia dei Confratelli e giovani con la sua paterna e arguta bontà.
Particolare affetto portava al Centro Arti e Mestieri della Fondazione Cini nell'Isola di San Giorgio. In occasione del Santo Natale tutto l'Istituto di circa 600 persone, banda in testa, si recava a fare gli auguri al Patriarca; Egli li riceveva in cappa magna nel salone d'onore e nelle sale attigue, ascoltava i canti, gradiva l'omaggio augurale e poi s'intratteneva con i Superiori e ammetteva tutti i giovani al bacio dell'anello.
Recentemente Egli accettò di intervenire alla solenne inaugurazione dell'Istituto Rainerum ricostruito e affidato ai Salesiani a Bolzano, il 16 febbraio 1958. E tenne un discorso denso di ammaestramenti e di esortazioni salutari. Eccone uno stralcio per noi: « Gli occhi ammirano la modernità di questo grande edificio: vi si soffermano un poco, ma le solenni parole liturgiche richiamano la nostra attenzione su ciò che le pietre — oggi cemento armato — sono invitate a custodire e difendere: " Effondi, o Signore, sopra questo Istituto l'abbondanza della tua benedizione e della tua pace; sia essa salvezza per i suoi abitatori, come accadde a Zaccheo, quando Tu entrasti nella sua casa; ordina ai tuoi Angeli che lo custodiscano e ne discaccino ogni potestà delle tenebre. I maestri riempili dello spirito di scienza, di sapienza e di timore del Signore. I discepoli poi riscalda con la grazia celeste, affinchè ciò in cui vengono istruiti a salvezza, comprendano con l'intelletto, ritengano nel cuore e mettano in pratica " (Rit. Rom.: Benedictio domus scolaris). Magnifiche sante parole. Esse dànno alle pietre un loro linguaggio, fiorito e forte, suadente e penetrante...
E nella conclusione... « Nei rapporti dell'umana convivenza tante e tante cose interessano lo spirito sotto l'aspetto scientifico, tecnico, economico e politico: ma ciò che vale è la solida formazione dell'uomo e la sua preparazione ai compiti della vita. Questa è una ricchezza che previene e supera di gran. lunga ogni altro buon successo nello studio, nel lavoro e nella professione.
» Dalle note storiche relative al Rainerum mi ha fatto impressione constatare come esso apre i suoi padiglioni ai figliuoli forniti di intelligenza e di buona volontà, ma le cui famiglie soffrono di qualche disagio economico a fare proseguire ad essi gli studi da sè sole senza altro aiuto di Provvidenza.
» Venendo da Venezia, dove i figli di Don Bosco mi sono familiari in quattro grandi istituzioni intese a favorire l'istruzione e l'educazione professionale dei figli del popolo, il mio spirito si allieta di ritrovarli in questa nobile città.
» L'opera di Don Bosco diffusa ormai in tutto il mondo, ha le sue note inconfondibili che sono queste: Il metodo così detto preventivo: semplicità prudente e saggia: e sempre e sempre letizia e coraggio. Parole presto dette, ma di cui ognuna è come lo scrigno che contiene la pietra preziosa di cui parla il Vangelo ».
A Verona pure, come Patriarca di Venezia, accettò di onorare di presenza le celebrazioni in onore del Santo Patrono dei giovani Domenico Savio. A conclusione della giornata indescrivibilmente solenne, rimase scolpita nel cuore di tutti la «buona notte». Raccontò con quella sua arguta piacevolezza e incantevole familiarità quali sentimenti e quali preghiere accompagnano il suo coricarsi a notte col pensiero di Dio, alla Vergine Santa e ai bisogni spirituali dei suoi fedeli e il suo risvegliarsi all'indomani per la gioia di coloro che il nuovo giorno gli farebbe incontrare. E ricordò la mamma sua con commozione filiale, che strappò lacrime di tenerezza indimenticabile.
L'ultimo atto ufficiale in favore nostro come Patriarca di Venezia fu l'incoronazione solenne d'una artistica statua di Maria SS. Ausiliatrice nella Basilica palladiana dell'Isola di San Giorgio, ufficiata dai Rr. Padri Benedettini e la proclamazione dell'Ausiliatrice come Patrona dell'Isola di San Giorgio, il 24 maggio ultimo scorso. Gli Acta Apostolicae Sedis del 4 ottobre u. s. ne riportano la lettera apostolica. Nè va dimenticato che volle affidare ai Salesiani in Venezia la nuova Parrocchia di San Gerolamo Emiliani nel territorio ove lavoriamo dal 1911 nell'Istituto professionale Coletti.
Salutando a Venezia il nostro Direttore Don Alberto Conti la vigilia della partenza per il Conclave, gli ricordava che « a San Giorgio i Salesiani devono essere consapevoli che stanno preparando la futura aristocrazia di Venezia, l'aristocrazia del lavoro, secondo lo spirito del Vangelo ». E fu eco di tale raccomandazione il telegramma che, eletto Papa, inviava in risposta alla « Fondazione Cini» di cui si gloriava d'essere il Presidente.
Ed ora che ci è dato di contemplare il novello Cristo in terra in Colui che ci diede sì care prove di affetto nel corso della sua già lunga vita, non sarò accusato di indiscrezione se mi permetto di comunicarvi pure alcuni fortunati incontri di nostri Confratelli, che per il loro incarico privilegiato poterono avvicinare S. Santità fin dai primi momenti dopo la sua elevazione al Sommo Pontificato.
Tanto il nostro Procuratore Generale Don Luigi Castano, come Don Angelo Gallenca del personale della Segreteria di Stato, ebbero modo d'avvicinare. S. Santità nei giorni 28 e 29 ottobre; e mentre chiedevano la Benedizione per la iutiera nostra Famiglia, confidenzialmente il Sommo Pontefice all'uno e all'altro in tempi diversi si compiacque di affermare che « non ultimo motivo dell'aver scelto il nome di Giovanni fu la sua devozione al Santo Curato d'Ars Giovanni Vianney — Patrono dei Parroci — e a San Giovanni Bosco patrono della gioventù. Pubblica conferma di ciò l'abbiamo nel telegramma di risposta al Rettore del Pontificio Ateneo Salesiano:
« Augusto Pontefice — benaccetto filiale omaggio paternità Vostra, Professori, Alunni codesto Ateneo ringrazia devoti auguri che ricambia per i loro studi invocando su docenti e discenti protezione San Giovanili Bosco di cui Santo Padre è particolarmente devoto e di gran cuore a tutti invia confortatrice e propiziatrice Benedizione apostolica. — Tardini Prosegretario — Da Città Vat., 10 nov. 1958».
A chiudere la serie di questi documenti ecco il testo del telegramma di omaggio che a nome di tutte le nostre Famiglie ho inviato il 29 ottobre:
«A S. Santità Giovanni XXIII — Città del Vaticano.
» Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, Cooperatori, allievi ed Ex Allievi esultanti plaudono novello Pontefice che assumendo nome Giovanni sarà nostro visibile Padre e Protettore con San Giovanni Bosco. Presentano e assicurano assoluta filiale devozione, quotidiane fervorose preghiere.
Don Ziggiotti Rettor Maggiore ».
E la preziosa risposta che ne ricevetti dal Vaticano il 4 novembre:
« Paternamente lieto devoto omaggio augurale codesta Famiglia Religiosa Augusto Pontefice ringraziando invia di cuore pegno divini favori propiziatrice apostolica Benedizione.
Tardini Prosegretario ».
Con fratelli e figliuoli carissimi, son certo che anche Voi avrete notato un. punto saliente del messaggio di S. Santità ai Veneziani del 10 novembre, in cui raccomanda l'educazione della gioventù: « Nulla infatti ci è stato e ci sta più a cuore di questa porzione così delicata del nostro gregge, in un tempo di tanto disorientamento spirituale ed in mezzo a un mondo spesso in contrasto con gli insegnamenti del Vangelo.
» Si prodighi pertanto ogni migliore energia affinchè i cari giovani siano adeguatamente nutriti del celeste alimento delle verità divine e siano educati al culto e all'amore della virtù ».
La paternità commovente che il regnante Pontefice ha dimostrato in parecchie occasioni verso le opere nostre e verso i giovani, ci incoraggia a intensificare il nostro lavoro educativo in ogni angolo della terra, con la sicurezza di svolgere quella parte di programma che a noi incombe per vocazione, in perfetta unione spirituale col Vicario di Cristo.
Spero che mi sarà concesso quanto prima di avere una udienza, nella quale potrò vederlo e umiliare ai suoi piedi l'omaggio di tutta la grande Famiglia Salesiana, assicurando la nostra filiale devozione e l'impegno d'ognuno di lavorare con tutte le forze per l'estensione e il trionfo del Regno di Gesù Cristo sulla terra.
2. - CONSACRAZIONE DEL TEMPIO A SAN GIOVANNI BOSCO E POSA DELLA PRIMA PIETRA DEL P. A. S. IN ROMA. — A Dio piacendo, nella primavera del 1959, speriamo di poter consacrare e inaugurare solennemente il maestoso Tempio di San Giovanni Bosco a Roma-Cinecittà. La prima Messa che mi fu concesso di celebrare il 12 agosto u. s. sull'altare provvisorio, eretto nel cuore del Tempio, sotto la volta dell'immensa cupola, circondato dai 120 Capitolari, che ben rappresentavano tutta la Congregazione, fu soltanto una piccola soddisfazione che ci siamo procurata insieme, per approfittare della eccezionale visita al monumento più grandioso eretto finora al nostro caro Padre.
Ma nei giorni benedetti della consacrazione e inaugurazione del Tempio, un numero eccezionale e desideratissimo del programma sarà anche la posa della prima pietra del Pontificio Ateneo Salesiano. Grazie a Dio, le difficoltà che dal 1954 ad oggi si sono frapposte all'inizio dei lavori sono state superate, ed ora con animo fidente stiamo preparando disegni e progetti, per dare una degna e ampia sede alla nostra più importante Casa di formazione. E mi pare che la felice coincidenza che unirà il Tempio del culto al Padre col Tempio della più delicata coltivazione dei Figli, in Roma centro della cattolicità, sarà il più bell'augurio e una perpetua benedizione su ambedue le istituzioni.
Faremo conoscere appena sarà possibile il programma delle Feste, affinché tutti possiate convergere mente e cuore a Roma, cedendo l'onore della vostra rappresentanza a quelli che potranno partecipare in persona al fausto avvenimento. Intanto mi faccio un dovere di comunicare a tutti ciò che ho detto al Capitolo Generale e che non ho fatto pubblicare sugli Atti precedenti, per farne oggetto di speciale raccomandazione in questo momento.
La costruzione e l'attrezzatura dell'imponente edificio che sarà necessario per ospitare degnamente il P. A. S. con le sue quattro Facoltà, i Superiori, i Sacerdoti e chierici studenti, con tutte le esigenze d'una Università di studi, dell'alloggio e della vita comune d'una famiglia che potrà arrivare a 500 persone fin dal primo tempo, voi tutti comprenderete che presuppone un'ingente spesa, cui deve far fronte il Capitolo Superiore.
Ma è evidente che in questo caso, per la prima volta, dobbiamo appellarci alla buona volontà, anzi all'impegno formale di tutta la Congregazione, che ne godrà i frutti speriamo in perpetuo, inviando di anno in anno i suoi figli prediletti e meglio disposti a compiere gli studi di filosofia, teologia, diritto e pedagogia, nelle nostre scuole, e per la Sacra Scrittura, storia ecclesiastica, pastorale, musica ecc. presso gli Atenei speciali romani.
I signori Ispettori si sono solennemente impegnati a mandare ogni semestre (cioè nei giorni dei due natalizi di San Giovanni Bosco in terra e in Cielo: 31 gennaio e 15 agosto), le quote che potranno raccogliere dalle proprie Case e dai propri benefattori, per aver diritto alla cittadinanza dei propri rappresentanti, in questa che chiameremo cittadella salesiana degli Studi sacri. Ma non si tratta tanto di abilità amministrative dell'Ispettore e dell'Economo ispettoriale; qui desideriamo il contributo di ciascun Confratello e di ciascuna Casa, che realizzando economie personali, vivendo più strettamente in spirito di povertà, cercando aiuti da fonti benevole, con sante industrie di cui in tante circostanze si son visti copiosi frutti, potranno rendere possibile all'Economo generale il proseguimento e l'acceleramento dei lavori, senza interruzioni e senza debiti.
Noi non fissiamo nessuna quota, per non mortificare quelle Ispettorie che hanno poche possibilità e non limitare la generosità di chi potrà contribuire più largamente; ma terremo diligente registrazione di tutto, per dare al termine la debita lode pubblica e forse qualche premio al merito distinto. Notate però, Confratelli carissimi, che il primo vostro contributo ispettoriale necessario per il mantenimento delle Case di formazione non deve per nulla essere diminuito; anzi, col crescere del numero degli aspiranti, novizi, chierici e coadiutori, teologi e universitari, ammalati e missionari, ogni Confratello deve rendersi esatto conto che la pratica della povertà, oltre che mirare alla santificazione personale, serve moltissimo per rendere possibili ai Superiori tante opere buone, tanta carità e gli aiuti vicendevoli.
Non ho il minimo dubbio che l'Ausiliatrice e San Giovanni Bosco porteranno a compimento l'opera grandiosa cui poniamo mano per la maggior gloria di Dio e per il bene delle anime a noi affidate. Ma insieme sarà dolce conforto per tutti concentrare lo sforzo nella preghiera, nella migliore osservanza della povertà e del nostro lavoro, affinchè nello svolgersi di brevi anni sia coronato il nostro sogno da felice risultato con piena soddisfazione di tutti. Faxit Deus!
3. - CENTENARIO DI MICHELE MAGONE. — Il 21 gennaio 1959 ricorre il Centenario della morte del caro Michele Magone, prediletto figlio di Don. Bosco e secondo modello dei nostri giovani allievi.
L'innocenza di San Domenico Savio per moltissimi resta inimitabile, dopo le prime cadute spesso incoscienti o solo relativamente colpevoli. Invece l'esempio di questo ragazzo vivace e birichino, conquistato dall'arte incomparabile di Don Bosco e condotto nelle vie della santità in breve tempo e per impegno d'una ferrea volontà, esercita influsso salutare sulla massa dei giovani, che trovano in lui se stessi e si dispongono volentieri ad imitarlo. Approfittiamo della bella occasione per citarne gli esempi, farne leggere la vita, stimolarne l'imitazione nelle nostre scuole, oratori e Missioni, e, per noi educatori, per ripetere spesso e dappertutto qualche conquista simile tra i nostri allievi.
Il sig. Don Modesto Bellido visiterà le due Ispettorie dell'India e le Case di Birmania.
Riprendiamo così dopo dieci anni il turno delle visite straordinarie completato nel 1957 e speriamo che sia possibile compierlo in minor tempo.
Accompagnamò i nostri Superiori nel loro grato, ma faticoso compito, con le nostre preghiere e specialmente nella Salve Regina serale per il Papa, i nostri Superiori e Missionari.
1° - In Ispagna:, l'Ispettoria di Valenza, staccata da quella di Barcellona, intitolata a San Giuseppe, con sede ispettoriale a Valenza e Ispettore Don Tommaso Baraut. A Barcellona nuovo Ispettore è Don Isidoro Segarra.
2° - In Brasile: l'Ispettoria Amazzonica, staccata da quella di Recife, con sede ispettoriale a Manaus, intitolata a
San Domenico Savio, Ispettore Don Michele D'Aversa. A Recife nuovo Ispettore è Don Agenore Pontes.
3° - In Argentina: l'Ispettoria de La Plata, staccata da Buenos Aires, con sede ispettoriale a La Plata, Ispettore Don Filippo Salvetti, intitolata a Nostra Signora de
4° - In Brasile: Visitatoria di Santa Caterina, staccata da San Paolo, con. sede a Rio do Sul e Vi,sitatore Don Alfredo Bortolini, intitolata a San Pio X.
5° - Visitatoria delle Isole Filippine, staccata dall'Ispettoria Cinese. Visitatore Don Carlo Braga, sede a Manila, intitolata a San Giovanni Bosco.
E insieme ho l'amarezza profonda di comunicarvi la morte del nostro Vescovo di Cali in Colombia, S. E. Mons. Giulio Caieedo, specchio di virtù pastorali, amato e stimatissimo dal suo Clero e dal popolo. Vi unisco agli Atti la lettera mortuaria e vi chiedo larghi suffragi per la sua anima eletta. È il quarto lutto nostro nell'Episcopato, in questo stesso anno.
Permettete che vi chieda, data l'ingente spesa reciproca che vorrei risparmiare alla Congregazione per la costruzione
dell'Ateneo, di ridurre la corrispondenza con gli esterni al puro necessario e conveniente, risparmiando a me una nuova ondata di corrispondenza dopo quella del mio onomastico. Sarà un fioretto molto utile, se, invece di scrivere, intensificheremo le reciproche preghiere, l'offerta di sante Messe ben ascoltate, di Comunioni e Rosari, di mortificazioni e lavoro santificato.
Nella realtà del Corpo mistico l'intesa delle anime è perfetta e istantanea a tutte le distanze in terra, nel Purgatorio e in Cielo. Il buon Gesù, Maria SS.ma e i nostri Santi sono sempre in ascolto, sempre esaudiscono i nostri voti e rendono efficaci i nostri auguri di bene.
Sapermi ricordato così sarà per me la più dolce soddisfazione. E Voi state certi che mai vi dimentica nella preghiera e nel lavoro quotidiano il vostro aff.mo
Sac. RENATO ZIGGIOTTI
COMUNICAZIONI E NOTE
1. - OMELIA DEL CARDINALE PATRIARCA DI VENEZIA S. EM. ANGELO RONCALLI, ORA S. S. GIOVANNI XXIII, DETTA NELLA GLORIFICAZIONE
DI SAN DOMENICO SAVIO A VERONA
IN S. ANASTASIA IL 15 MAGGIO 1955
Dio mirabile nei suoi Santi: nel suscitarli, nel formarli, nel glorificarli ad edificazione del popolo cristiano.
E ciascun Santo compie una missione, nella sua vita: la compie nella sua sopravvivenza. Eccoli: apostoli, evangelisti, dottori, pontefici, martiri, confessori, eremiti, fondatori di Ordini religiosi, o rimasti nel clero secolare, o nel laicato. La linea di santificazione è una sola: ma le fisionomie sono molteplici.
Dell'arte è detto: ars una: species mille. Così dei Santi. Voi conoscete le loro litanie: tante volte le cantaste. Tutti si assomigliano nel loro insieme tranquillo e placido: ma ciascuno si distingue per un suo volto personale come tutte le creature di Dio. Santi antichi, e Santi moderni. Questi aggiungono perfezione e bellezza alla Chiesa trionfante, verso la quale si affissano gli sguardi della Chiesa militante, che tutti ci accoglie madre benigna.
— Or chi sei tu, o piccolo Santo giovanetto, che da un anno appena a noi sei arrivato, ultima stella del firmamento, cinta la fronte dell'aureola della santità: e quale messaggio è il tuo nella Chiesa del Signore?
— Io mi chiamo Domenico Savio: figlio di umile gente di campagna dei colli astigiani. Vissi solo quindici anni: negli ultimi tre — dal 1854 al 1857 — fui figlio spirituale prediletto di Don Bosco, che mi allevò alla grazia, mi preparò alla gloria: ed oggimai alla sua famiglia io appartengo sulla terra ed in cielo. Don Bosco scrisse la mia piccola storia che tu leggevi a soli dieci anni andando e tornando dalla prima scuola di latino, che il tratto un po' brusco del tuo primo maestro rendeva' motivo di pena. Lo ricordi?
Ora, passato quasi un secolo dalla mia morte, il Signore mi ha rimandato quaggiù per recare al mondo giovanile dei fanciulli, degli adolescenti, dei collegiali, dei figli di famiglia, dei congregati, degli adunati nelle schiere dell'Azione Cattolica, il messaggio della purezza e della semplicità —.
Miei fratelli e figli di Verona: sì, io ricordo tutto con precisione: e con un po' di rossore mi permetto di parlare delle cose mie. Ricordo con sentimento di tenerezza tutto il bene che la vita di Domenico Savio, e di altri primi fiori dell'Oratorio Salesiano, fecero al mio spirito giovinetto, più di sessantaquattro anni or sono. Come pure rammento di avere visitato, giovane prete, in compagnia di due illustri e venerandi prelati l'umile tomba di Domenico Savio nel pio Cimitero di Mondonio d'Asti, nella primavera del 1914, poche settimane prima che venisse trasportata di là all'Oratorio di Torino: e la circostanza della prima celebrazione oratoria pubblica e solenne di lui nella imminenza della introduzione della Causa di Beatificazione, alla presenza di ciò che la nobile capitale subalpina aveva di più eletto nei vari ordini sociali.
Ma più ancora che i ricordi miei personali che riaffermano i vincoli di antica, di grande e fedele stima ed affezione al prodigioso apostolato di San Giovanni Bosco e dei suoi figli in Italia e nel mondo intero, piacemi segnalare il prezioso messaggio di San Domenico Savio all'età nostra: messaggio egualmente ammonitore ai piccoli ed ai grandi, ai giovani ed ai maturi: la purezza del costume, e la semplicità della vita.
Per la purezza, in quanto concerne la moralità della famiglia, della scuola, delle forme molteplici della umana convivenza, mi basti ripetere l'antico mònito della storia: « Generazione dei forti: generazione dei casti! ». E ciò senza discussione e senza compromessi.
Occorre scegliere fra ciò che è progresso, e ciò che è decadenza. La legge è fatale.
Quanto alla semplicità, noi siamo arrivati a tal punto di complicazione, di artifizio, nei rapporti sociali fra uomo e uomo, fra sincerità ed inganno, da sentire sempre più diffidenza ed imbarazzo nel mutuo trattamento fra noi; nel gusto, nel giudizio, nello scrivere, nel pensare. Riguardando certe forme di arte lontana, il barocco per esempio, ed altri stili, il sorriso sprezzante ci è divenuto abituale, e non ci rendiamo conto dello smarrimento e del ridicolo in cui ci veniamo ponendo noi stessi in faccia alle produzioni artistiche, oratorie, diplomatiche, commerciali divenute un giuoco di astruseria e di destrezza, neppur sempre in buona fede.
Oh! beata semplicità di questo Domenico Savio ritornata a noi con tanta spontaneità, ed innocenza di vita e di aspirazioni, con un programma breve e facile di adesione e di conformità al Vangelo di Gesù, che prediligeva i fanciulli sino a dire che il Regno dei Cieli era tutto per loro! Certo la storia della Chiesa lungo i secoli ci offre saggi copiosissimi di questa evangelica semplicità che incantava Sant'Agostino, l'aquila di Ippona, e lo inteneriva.
Noi- Italiani — ma tutti gli abitanti del globo sono italiani in questo — siamo attenti alla sensibilità di San Francesco di Assisi, e di San Francesco di Sales, il singolare patrono a cui si intitola la Società dei Figli di Don Bosco. Ma questa è la nota caratteristica della spiritualità di San Domenico Savio: grande insegnamento per tutti, più o meno piccoli o adulti che noi siamo.
Tale insegnamento ci fa risalire alle sorgenti della celeste dottrina, che i Libri Sacri contengono a luce perenne del mondo intero, in elogio della semplicità, che è riflesso della natura e dello splendore di Dio: è richiamo di vita, di letizia e di gloria per l'umanità.
O parole divine del Sacro Testo! — La fortezza del semplice è la vita del Signore (Prov., X, 10, 29). La giustizia del semplice dirige il cammino dell'anima semplice (Prov., 11, 5). I figli di Dio vivono in semplicità. Con loro Egli conversa affabilmente (Phil., 2, 15). Essi prendono il loro cibo con esultanza e semplicità (Act., II, 46). Chi cammina in semplicità procede con coraggio. Con coraggio sino alla morte, sino all'eroismo: Moriamur in sintplicitate nostra.
Questo insegnamento diventa consegna vigorosa sotto la penna di San Paolo. « Questa la nostra gloria: il testimonio della buona coscienza; nella semplicità del cuore: nella sincerità del Signore » (2 Corint., 1, 12).
— Figlioli: obbedite in semplicità di cuore come a Cristo. Obbedite al Signore in semplicità e nel santo timore suo.
Così la promessa antica trova il suo avveramento: « Il giusto che vive in semplicità lascierà i suoi figli in beatitudine » (Prov., XX, 7).
Oh! Domenico Savio. Quanto ti siamo grati di questi richiami alla saggezza antica, a cui .tu ispirasti la tua breve vita, e delle suadenti parole che il tuo Santo biografo e padre, San Giovanni Bosco, raccolse e conservò a nostra edificazione ed incoraggiamento.
Il duplice messaggio che tu riporti dal Cielo sia lume e incitamento quotidiano alla ricerca di quei beni della vita superiore che sono garanzia di prosperità anche terrena.
Benedici alle elette falangi dei suoi giovani fratelli che sono sparsi nelle 24 Case salesiane che, in unione di pensiero e di sentimento con quanti
compongono l'A. C., trapuntano di gaiezza e di baldanza la regione Triveneta, a sicurezza di lieto avvenire per la Chiesa e di preparazione della verace grandezza d'Italia. Così sia.
2. - MOVIMENTO
DELLE NOSTRE CAUSE DI BEATIFICAZIONE
E CANONIZZAZIONE DURANTE L'ANNO 1958
Anche durante il 1958 si è potuto lavorare intensamente al progresso delle nostre Cause, alcune delle quali hanno raggiunto mète consolanti.
Come di consueto, le passiamo in rassegna ad una ad una: dando le informazioni di maggiore importanza.
Il 20 giugno si ottenne, dopo gli studi e le formalità del caso, il decreto di validità dei processi apostolici costruiti nelle Curie di Crema, Ferrara e Torino intorno alle due presunte guarigioni miracolose che si intendono proporre per la Beatificazione del Servo di Dio.
Si è anche stampato il relativo Sommario; e siamo informati che il Promotore Generale della Fede ha nominato i quattro periti d'ufficio — due per ogni presunto miracolo, e all'insaputa l'uno dell'altro — i quali sono chiamati ad esaminare i casi in questione sulla base delle prove testimoniali e scientifiche esibite.
Qualora detti periti consegnino prima di fine d'anno i loro voti medico-legali, e questi siano favorevoli, nel corso del 1959 si penserà alla digcussione della Commissione Medica della Sacra Congregazione dei Riti, e alla preparazione della Positio super miraculis per la Congregazione Preparatoria.
Nel corso dell'autunno si doveva tenere la Congregazione Antipreparatoria sulle virtù. Gli avvenimenti romani dell'ottobre-novembre hanno obbligato a un rinvio. Siamo però informati che la Causa di Don Beltrami è al primo posto tra quelle che debbono andare prossimamente in discussione. Forse le toccherà il suo turno nel gennaio o febbraio del 1959.
Durante l'anno questa Causa ha avuto un arresto. Non si è potuto provvedere allo studio e alla stampa dei documenti richiesti per l'integrazione dei processi informativi e apostolici. Si spera di riuscire nel corso dell'anno prossimo.
La Postulazione, dopo aver fatto quanto era di sua spettanza, attende ora che il Promotore Generale della Fede emetta le sue Awimadversiones o difficoltà, onde poter avviare la discussione sulle virtù eroiche della Serva di Dio. Si sono fatte molte insistenze, ma il rilevante numero di Cause che si trovano in analoghe condizioni obbliga a un turno e a lunghe attese.
La Cancelleria della Sacra Congregazione dei Riti non ha ancora consegnato alla Postulazione la Copia pubblica dei processi apostolici di Torino; ragione per cui non si può ancora addivenire allo studio sulla validità dei processi e relativo decreto, e all'allestimento della Positio super martyrio.
È una delle Cause che più ha camminato durante il 1958. •
Ottenute le Litterae Remissoriales per i quattro processi apostolici, si predispose il necessario con le rispettive. Curie, allo scopo di poterli tutti celebrare nel più breve spazio di tempo.
In febbraio il Postulatore Generale si recò in Argentina per dirigere il processicolo di Moròn, e quello principale di Viedma. Nel giro di poche settimane, grazie all'appoggio dei nostri Ecc.mi Confratelli, Mons. Michele Raspanti, Vescovo di Moròn (Buenos Aires), e Mons. Giuseppe Borgatti, Vescovo di Viedma (Rio Negro), si poterono costituire i Tribunali del caso; esaminare i testimoni superstiti dei processi informativi di Viedma e Buenos Aires, ed altri supplementari; fare i relativi transunti o copie manoscritte di tutti gli atti processuali e portarli a Roma per la canonica apertura e relativi studi. Va notato che, al termine del processo apostolico di Viedma, il Tribunale si trasferì a Fortìn Mercedes, sul Colorado, e con la partecipazione del Postulatore Generale, di Superiori e Confratelli, procedette alla ricognizione dei resti del Servo di Dio, che rimpatriati da Roma, si conservano in una modesta cappella, accanto al bel Santuario di Maria; Ausiliatrice.
Frattanto anche presso la Ven. Curia Metropolitana di Torino e presso il Vicariato di Roma si tenevano gli altri due processicoli apostolici nella primavera e nell'estate; e i rispettivi transunti erano inviati alla Postulazione e presentati alla Sacra Congregazione dei Riti.
Il 9 maggio si otteneva il decreto per l'apertura del processicolo di Moròn; il 9 luglio per il processo di Viedma; il 25 luglio per il processi-colo di Roma, e il 30 settembre per quello di Torino.
Ora si spera di avviare presso la Cancelleria le traduzioni e trascrizioni del caso onde arrivare alle copie pubbliche di ognuno dei quattro processi.
7. - Serva di Dio Donna Dorotea Chopitea Villota Veti. Serra.
Altrettanto si è potuto fare per questa nobilissima Causa. Si esaurirono infatti le formalità e gli studi per ottenere il decreto super non culto che reca la data del 14 febbraio 1958; e il 28 dello stesso mese si ottenne la dispensa dal processo apostolico super continuatione sanctitatis famae.
Tosto si stamparono gli Articoli del Postulatore Generale per i processi apostolici e si richiesero le opportune Litterae Remissoriales per la Curia Episcopale di Barcellona.
Una volta ottenute, si pensò alla costruzione del processo, per il quale esisteva la difficoltà dei testimoni. Essendo morta la Serva di Dio nel 1891, non era facile trovare persone che l'avessero conosciuta e trattata con qualche dimestichezza. Nel mese di settembre il Procuratore Generale si recò sul posto a studiare il problema. Dei 19 testimoni presentati nel 1927 ai processi informativi, ne sopravviveva soltanto uno. Bisognò pensare a testimoni de auditu a videntibus e anche a documentis. L'Ecc.mo Arcivescovo-Vescovo di Barcellona mostrò tutta la sua benevolenza includendo tra i membri del Tribunale alcuni insigni religiosi della Città ed anche alcuni Confratelli.
Fu possibile in tal modo inaugurare il processo il 15 di novembre e iniziare subito i lavori. Con due lunghe sedute ogni giorno si riuscì in breve ad esaminare 24 testimoni, scelti fra i parenti della Serva di Dio, e gli appartenenti a Istituti religiosi maschili e femminili da essa largamente beneficati. Il primo posto per numero e qualità dei testimoni fu dato, com'è logico pensare, a Salesiani e a Figlie di Maria Ausiliatrice.
Attualmente si sta preparando il transunto per Roma. Si prevede che il processo - potrà tenere la sua ultima sessione, per chiudere e inviare a Roma detto transunto, nella primavera dell'anno prossimo.
Rimane da aggiungere che il 5 novembre u. s. la Sacra Congregazione dei Riti concedeva la dispensa dal riconoscimento giuridico dei resti della Serva di Dio conservati nella nostra Chiesa di Maria Ausiliatrice di SarriàBarcellona. Infatti, essendo stato violato il sepolcro della Serva di Dio durante la, rivoluzione marxista spagnuola del 1936-39, detta ricognizione fu fatta dalla competente autorità diocesana al ristabilirsi l'ordine sociale e politico a Barcellona.
Superando non leggere difficoltà, si è riusciti a fare stampare il Sommario e le Litterae Postulatoriae per ottenere l'introduzione della Causa.
Problema previo è quello dell'approvazione degli scritti, connesso però con la pregiudiziale — non tanto giuridica quanto teologica — dell'età della Serva di Dio: tredici anni non compiuti.
Molto tempo è andato in contatti e discussioni preliminari, che dovrebbero appianare la difficoltà, la quale — conviene rilevarlo — è di carattere generale e non particolare, essendo varie le Cause che si trovano di fronte allo stesso scoglio.
Si nutrono buone speranze di veder presto superato l'ostacolo. A tale effetto si sono stampati anche gli stessi esigui scritti che rimangono della Serva di Dio.
Prossimamente l'Avvocato stenderà la sua Informati°.
Conviene notare che all'inizio dell'estate, a cura della Postulazione è uscita per i tipi della S.E.I. una elegante biografia della Serva di Dio: Laura Vietala, l'eroica Figlia di Maria delle Ande Patagoniche, scritta dal Procuratore Generale.
Anche la Causa di Don Rinaldi ha fatto evidenti progressi.
Dopo anni e anni di attesa, si ottenne dalla Cancelleria della Sacra Congregazione dei Riti la Copia pubblica dei processi ordinari o informativi di Torino e Barcellona: cinque grossi volumi manoscritti di oltre duemila facciate complessive.
Subito se ne fece lo spoglio per trascegliere il materiale da stampare nel Sommario. Questo è riuscito di 374 pagine formato grande. La vita, le virtù e principalmente la fama di santità del Servo di Dio vi sono ampiamente illustrate e documentate.
Ora si stanno raccogliendo le Litterae Postulatoriae dei Vescovi d'Italia. Anch'esse saranno presto date alle stampe. Quindi l'Avvocato, come per la Causa di Laura Vicuria, preparerà la sua Informati° di prammatica.
Nel corso dell'anno si raggiunse l'approvazione degli scritti della Serva di Dio: decreto dei 29 maggio. La seduta ordinaria durante la quale gli Em.mi Cardinali e gli Mani Prelati dei Riti avevano dato il loro favorevole parere si era tenuta 1'11 marzo precedente.
La Positio super Oausae Introductione poi, sin dall'ottobre 1957, è nelle mani del Promotore Generale delg Fede per le Animadversiones del caso, le quali però tardano a venire.
Non si è riusciti a fare nulla a vantaggio di questa Causa durante l'anno.
Mentre si prepara la copia pubblica dei processi informativi, già tradotti all'italiano, si è condotta a termine con buoni risultati una ricerca supplementare di scritti di alcuni Servi di Dio, e in particolare del capogruppo Don Giuseppe Calasanz.
È tuttora in corso di traduzione il processo.
Chiusi i processi a Madrid il 27 novembre 1957, furono tosto recati a Roma e il 7 dicembre la Sacra Congregazione dei Riti, su richiesta della Postulazione, rilasciava tre decreti per l'apertura dei tre processi: sulla fama di martirio, sul non. culto, e sugli scritti dei vari Servi di Dio.
Durante il 1958 si sono anche stampati gli Articoli per l'inizio dei processi di Don Luigi Variara, salesiano, fondatore in Colombia dell'Istituto delle Suore dei Sacri Cuori di Gesù e Maria.
Sono in preparazione invece quelli di Mons. Luigi Olivares e di Don Rodolfo Komorek.
D. GIULIO BIANCIIINI
Roma, lo dicembre 1958. Postulatore Generale.
3. - Le nostre Statistiche. — Ricordiamo agli Uffici Ispettoriali che durante il prossimo mese di gennaio 1959 devono giungere alla Segreteria Generale i Dati statistici delle Case e delle Ispettorie, insieme ai fogli dei defunti e degli usciti. Per le Ispettorie del I volume del Catalogo, devono corrispondere all'anno scolastico 1957-58; per quelle del II volume, a tutto il 1958. Si raccomanda la puntualità e la maggior esattezza possibile.
Gennaio-Febbraio 1959 N. 205
I. - ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE IL RETTOR MAGGIORE:
1. Prima memoranda udienza di S. S. Papa Giovanni XXIII. Tre raccomandazioni. — 2. Consacrazione del Tempio a San Giovanni Bosco a Roma. Tre anniversari degni di speciale memoria. — 3. La Strenna generale sulla Santa Messa.
Carissimi confratelli e figliuoli,
Son certo di procurare a tutti intima soddisfazione riportando, tra i documenti più preziosi per la nostra Famiglia, questo discorso di S. S. Giovanni XXIII ai lavoratori della Tipografia Vaticana dopo la S. Messa, il 31 gennaio 1959 festa di S. Giovanni Bosco.
DISCORSO DI S. S. GIOVANNI XXIII
IN ONORE DI SAN GIOVANNI BOSCO IL 31 GENNAIO 1959
AI DIPENDENTI DELLA TIPOGRAFIA VATICANA
[Dall'Osservatore Romano, 1° febbraio 1959]
Questa mattina sabato, festività di San Giovanni Bosco, il Santo Padre si è compiaciuto di celebrare la S. Messa per i lavoratori della Tipografia Poliglotta Vaticana e delle attività dipendenti, e per le maestranze della Tipografia de L'Osservatore Romano.
Il sacro Rito si ,,è svolto nella sala del Concistoro, ove, sotto il baldacchino, era stato preparato l'Altare.
Sua Santità è giunto accompagnato dalle Loro Eccellenze Rev.me i Monsignori ,Callori di Vignale e Nasalli Rocca di Corneliano, Maggiordomo e Maestro di Camera, e dai Camerieri Segreti partecipanti Monsignori Bafile e Tacoli.
Dopo le preci della Preparazione, l'Augusto Pontefice ha rivestito i sacri paramenti ed ha iniziato la celebrazione della Santa Messa. Era assistito all'altare dal Prefetto delle Cerimonie Apostoliche Sua Eccellenza Mons. Dante, e dal primo dei Maestri delle Cerimonie Pontificie, Mons. Calderari. Servivano i Cappellani Segreti, i Cappellani Comuni e i Religiosi Agostiniani della Sagrestia Pontificia.
Un coro dei presenti ha eseguito l'Introito della Messa di San Giovanni Bosco: Dedit illi Deus, il Sanctus e, al termine del sacro Rito, l'Inno dei poligrafici al Papa.
I tipografi erano accompagnati dal Superiore della Comunità salesiana della Città del Vaticano, Rev.mo Don Savino Zagaria, Direttore della Poliglotta Vaticana e Direttore amministrativo della Tipografia de L'Osservatore Romano; dagli altri Superiori e dai Dirigenti tecnici Comm. Giacomo Pagliassotti e Cav. Berardo Rizzo.
Presente altresì il Procuratore Generale della Pia Società Salesiana, Rev.mo D. Luigi Castano ed altri Religiosi.
Terminato il Ringraziamento, l'Augusto Pontefice ha rivolto ai presenti la Sua paterna parola.
Anche oggi — incominciava Sua Santità — le circostanze e la sacra Liturgia Ci presentano numerosi Giovanni. Era stato da qualche istante letto il testo dell'Evangelista che chiude il Divin Sacrificio; la S. Messa era quella di S. Giovanni Bosco; nelle lezioni del Breviario figura il commento fatto da un altro grande Giovanni, il Crisostomo (il suo corpo è stato portato dalle rive del Bosforo alla Basilica Vaticana), al brano del Vangelo di San Matteo, la cui meditazione è proposta dalla Chiesa, il 31 gennaio. Nell'Omelia infatti del grande Vescovo Costantinopolitano è spiegato lo sfondo luminoso da cui, molti secoli più tardi, sarebbe emersa l'eccelsa figura di S. Giovanni Bosco.
Nel riferito tratto del Vangelo il motivo dominante è la piccolezza del bambino posto vicino a Gesù, e sul quale scendono le parole divine: « talium est enim regnum coelorum ». Ora su questo episodio si sofferma, con profonda eloquenza, quel grande Padre della Chiesa. Quale è l'ordinario giudizio del mondo? Se un essere umano — esso proclama — non è dotato di speciali qualità, va eliminato. Il bambino, finchè resta tale, è' del tutto inutile.
Il. Signore invece — rileva il Crisostomo — parla assai diversamente. Proprio dagli umili, dai piccoli, Gesù prende le immagini efficaci per considerare la vera grandezza; con essa prospetterà anzi la salvezza: «risi conversi fueritis et efficiamini sicut parvuli, non intrabitis in regnum coelorum ».
Abbiamo dunque la esaltazione delle virtù semplici, delle cose umili e miti, considerate siccome quelle che costituiscono la vera ricchezza anche sulla terra, e, ben si può aggiungere, la vera gloria del Cristianesimo.
Bellissima armonia! Per la festa di San Giovanni Bosco, la sua lode, cioè la esaltazione della dottrina da cui Don Bosco ha preso ispirazione e vigore per tutta la sua opera, è fatta da San Giovanni Crisostomo. Sia consentito anche all'umile Successore di tanti Giovanni di poter rendere omaggio alla memoria del caro Santo.
L'Augusto Pontefice conserva un ricordo preciso fra i tanti della sua infanzia. Aveva sette anni, quando, in un mattino di festa, dopo che aveva già servito la S. Messa, vide giungere, nella casa di uno dei primi Cooperatori Salesiani, ove Egli si trovava, la partecipazione con cui Don Michele Rua dava notizia dell'avvenuta morte del Fondatore. Il piccolo Roncalli già aveva avuto modo di leggere il Bollettino Salesiano; ma ora Gli sovviene che, da quel giorno, vide accrescere sempre più la venerazione per Don Bosco e la stima per l'opera sua, la quale già tanto prosperava, pur avendo avuto modestissimi esordi. Non c'è perciò da meravigliarsi se il Signore scelga qualche altro povero ed umile sacerdote, e gli conferisca quanto occorre per assolvere compiti anche gravi. Questo prodigio, che altre volte si è attuato, assume, con S. Giovanni Bosco un risalto così singolare, e un aspetto così penetrante da vivificare la edificazione del popolo .cristiano e da suscitare l'interessamento del mondo contemporaneo. Da quella lettera di Don Rua, infatti, si è aperta una letteratura meravigliosa in tutte le lingue, che non cessa di inneggiare al figlio di Mamma Margherita, nel quale la scintilla della grazia del Signore ha saputo portare una natura semplice, buona e innocente a suscitare imprese tali, che tuttora stupiscono l'umanità. Sull'esempio del Fondatore, i Religiosi suoi figli ne continuano lo spirito e le opere, fiduciosi nella SS.ma Trinità, nella Madonna, Maria Ausiliatrice, e in San Francesco di Sales, che ha dato il pensiero, lo slancio, la ispirazione celeste all'intera Famiglia di San Giovanni Bosco.
I Giovanni sono tanti e i Salesiani gareggiano con essi: sono infatti numerosi, grandi, potenti, della potenza del bene .e dell'apostolato; di quella potenza che, appunto perchè rivestita della grazia, ne consegue le finalità più alte, quali sono l'educare la gente della nostra epoca, al servizio di Dio e all'entusiasmo per le anime.
Durante la S. Messa, nell'oremus in onore del Santo del giorno è la invocazione « animas quaerere, tibique soli servire ». L'Augusto Pontefice si diceva lieto di aver accolto il filiale invito di celebrare il Divin Sacrificio in quell'Aula, che è dei grandi consigli, delle grandi relazioni, dei grandi avvenimenti; ma che diviene preziosa innanzi a Dio sia per le anime semplici che colà recano lo spirito di Don Bosco, sia per quelli che operano imprese memorabili in faccia al mondo. Negli uni e negli altri vi sarà successo, se sarà presente qualche cosa della virtù superna di cui si accompagna la grazia del Signore.
Il Santo Padre aggiungeva che se non fosse accaduto ciò che s'è verificato tre mesi or sono, Egli oggi si sarebbe recato alla grande chiesa di San Giorgio in Venezia, la quale riesce ancora a dare i palpiti ed i fremiti che l'arte e la storia ivi hanno accumulato. Non resta che da seguire le vie indicate dalla Provvidenza. Rimangono però sempre identiche le due verità ed aspirazioni: zelare il bene delle anime e cercare di servire Dio solo. Si tratta, com'è chiaro, di un compito individuale, quello dei nostri doveri verso Dio; e di una attività di apostolato, quella a vantaggio del nostro prossimo.
Sua Santità si compiaceva di vedere dinanzi a Sè coloro che cooperano, anche con il loro lavoro quotidiano, alla difesa e alla costruzione della verità; il che è un tributo a quanto può esservi di più solido per la base dell'ordine sociale, per qualche cosa che è garanzia anche della perennità della grazia.
'Questa, infatti, assiste gli uomini, specialmente quando si lasciano da essa condurre nelle opere dell'apostolato.
Occorre pertanto continuare a cogliere l'odierno insegnamento. Se nón diventeremo e resteremo piccoli come i fanciulli, il che è quanto dire: se non continueremo nel culto di ciò che ha fatto grande San Giovanni Bosco, non entreremo nel Regno dei Cieli; mentre lo avremo assicurato, se manterremo la tradizione del Santo e ad essa faremo onore.
Di conseguenza: semplicità, purezza, innocenza della vita; i comandamenti del Signore; e osservati ed applicati con quel rivestimento di grazia e di buona maniera da Don Bosco indicato; un vero culto della semplicità, della sincerità sempre, ad ogni costo; e, nel, contempo, l'aprirsi, come fiori di primavera, alla rugiada della grazia.
Di poi, « animas quaerere ». Si tratta in realtà del motto programmatico di San Giovanni Bosco, come lo si leggeva già nelle prime annate del Bollettino Salesiano, ove era la scritta: « Da mihi animas, eoetera Lolle ». Esso costituisce veramente l'espressione, il punto discriminante di quella che fu la sua grande ed immensa attività: « animas! animas! ». Non la costruzione di città, di palazzi, di altri edifici, considerati nella loro materialità: ma ogni cosa al servizio del trionfo della verità; del trionfo di Cristo, del suo nome, della sua legge nelle anime; del trionfo della vera civiltà cristiana.
Riassumendo: amore della ispirazione benedetta della semplicità, per non distaccarsi mai dal Vangelo, per non dimenticare il grande commento di San Giovanni Crisostomo; e poi fuoco acceso nel cuore nostro. Gli umili laici possono parimente adeguarsi alle altezze dei grandi apostoli. Anche nel lavoro, nell'impiego della propria intelligenza, nella fatica quotidiana, pur se concerne cose modeste, tutto diventa sublime, se guardate dagli Angeli del Signore; per cui la nostra vita sarà degna di benedizione.
Se poi nella vita di ciascuno c'è anche quello che è il rapporto della convivenza sociale: una famiglia, dei figlioli, bisogna sempre tener fede, sempre guardare con rispetto ai ricordati principii, e giammai erubescere di possederli, di praticarli, di farli trionfare.
Sua Santità invocava su quanto aveva detto, e sui propositi dei devoti ascoltatori, la protezione di Maria Santissima Ausiliatrice, che in quel momento rivedeva nella grandiosità del suo altare alla Basilica di Valdoeco, gloriosa, con il segno della sua regalità, circondata dai Santi Pietro e Paolo e dai principali testimoni del suo aiuto largito quaggiù. 13 provvido ricorrere sempre a tanta Madre che, con un intervento, di cui non v'è l'uguale, con la sua presenza nelle singole case, sarà pegno di pace, di letizia, di amore, di conformità perfetta ai voleri del Signore. Maria Ausiliatrice! Questo mirabile appellativo sembra quasi allargare le ali della sua stessa -protezione; e mentre dà ornamento all'opera che tutti i figli di Don Bosco continuano a compiere nel mondo intero, costituisce, per coloro i quali cooperano a tale apostolato, un elemento straordinario di pace ed è incoraggiamento perenne al bene.
Il convincimento di queste verità arreca una delle più elette soddisfazioni, tanto più se dovessero esser presenti spine ed avversità. In questo caso, anzi, la configurazione della vita con la vita di Gesù, la penetrazione delle attività con quella che proviene dal Vangelo e dalla imitazione dei nostri Santi diventano più perfette.
Con questi pensieri, di gran cuore beneaugurando a tutti i Suoi ascoltatori, il Santo Padre, in nome della Santa Trinità, in nome di Maria Madre nostra, tanto diletta ed esaltata da San Giovanni Bosco, procedeva a impartire la Benedizione Apostolica.
Alla fine della riuscitissima riunione, è stato cantato l'Inno al Papa dei Poligrafici vaticani.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE Il Rettor Maggiore
Festa di S. Giovanni Bosco, 31 gennaio 1959
Confratelli e Figliuoli carissimi,
di ritorno dall'Udienza che il S. Padre Giovanni XXIII volle concedermi il 15 corr., vengo a comunicarvi i particolari di essa, dopo aver inviati ai signori Ispettori e a tutte le Case di formazione l'annuncio e il documento della Sua Benedizione, accompagnati dalla fotografia che S. Santità si degnò di fare col sottoscritto. Il Bollettino Salesiano di marzo porterà anche altre fotografie e darà relazione pure dell'Udienza concessa nel giorno seguente alle rev.de Madri del Capitolo Superiore delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
L'animo mio era preparato al ricevimento cordiale del Sommo Pontefice, che avevo avuto la fortuna di visitare a Venezia, quale Cardinale Patriarca, e di cui ormai tutto il mondo conosce la bontà condiscendente, l'umiltà esemplare, la squisita paternità. Ma vi posso assicurare che,' dal primo all'ultimo momento dell'Udienza, la realtà ha superato di gran lunga ogni mia aspettativa e che se dapprincipio il pensiero di trovarmi dinanzi al Vicario di G. Cristo mi metteva in cuore sentimenti di soggezione e di profonda riverenza, al primo suo gesto e alle sue prime dolci parole, sentii di trovarmi solo dinanzi ad un padre amantissimo.
Pensate infatti come rimasi al vederlo venirmi incontro col più amabile sorriso dicendo: « Oh che grande personalità viene oggi a visitarmi! Benvenuto il Rettor Maggiore dei Salesiani! ».
M'inginocchiai per baciargli l'anello ed Egli mi fece subito sedere accanto al suo tavolo di lavoro e cominciò col ricordarmi che fin dai dieci o undici anni egli vedeva entrare in casa il Bollettino Salesiano e sentiva parlare di Don Bosco dal suo venerando Parroco che ne era devoto cooperatore. Poi come Segretario di S. E. Mons. Radini Tedeschi, l'aveva accompagnato a Torino per pronunciare il famoso discorso sul giovanetto Domenico Savio, di cui si iniziavano le pratiche per la causa di Beatificazione col trasporto delle spoglie da Mondonio a Torino. Mi ricordò pure d'essersi recato a Mondonio a visitarne la povera casetta. Poi i suoi rapporti coi Salesiani s'erano moltiplicati all'estero nella Delegazione Apostolica di Costantinopoli e ancora nella Nunziatura di Parigi. Ma i suoi ricordi di Venezia si sono in questi giorni rinnovati, per la presentazione di un albo di letterine dei ragazzi del Centro Professionale Fondazione Giorgio Cini. Continuando una bella costumanza del S. Natale, quei ragazzi avevano inviato ciascuno una letterina al S. Padre, ricordandogli la felicità dei loro incontri nel Patriarcato di Venezia; ed Egli, scorrendo quelle lettere ingenue e filiali, ne provava viva commozione e benediceva il nostro lavoro educativo tanto efficace, insieme coi benefattori insigni che ci hanno dato la possibilità di formare sapientemente quella ch'Egli si compiace di chiamare « la nuova aristocrazia del lavoro » nelle scuole professionali e agricole. E qui il S. Padre mi raccomandò di conservare le buone relazioni coi benefattori, dopo che essi ci hanno aiutati a fondare le nostre opere. La cura dei benefattori è una missione di bene tanto importante quanto la cura dei beneficati: ne hanno bisogno e ne hanno un vero diritto.
Lo ringraziai di tali incoraggiamenti e del regalo fattoci, che abbiamo considerato un vero privilegio, quando al termine del recente messaggio natalizio al mondo intiero, per concludere aveva solennemente invocato Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis.
Anche a questo mio cenno si compiacque di ricordare che fin da fanciullo l'immagine dell'Ausiliatrice l'aveva accompagnato nella casa paterna e nella sua lunga carriera sacerdotale, e che uno degli ultimi suoi atti ufficiali a Venezia era stata la proclamazione di Maria Ausiliatrice Patrona dell'Isola di San Giorgio e l'incoronazione della sua artistica statua nella stessa Basilica.
Quando io osai farmi eco dell'entusiasmo del mondo intiero per i gesti paterni compiuti in questi mesi, Egli scrollò il capo umilmente e mi disse: « Eh, sono contento di vedere come il mondo plaude al Papa e ne parla con soddisfazione... ma non vorrei che domani, se avremo necessità di dire qualche parola di rimprovero o di correggere errori e deviazioni, non vorrei che l'entusiasmo si smorzasse ».
« Speriamo, Padre Santo, che ciò non avvenga » Gli dissi e, per cambiare discorso, mi venne facile entrare nell'argomento che mi premeva: la prossima consacrazione del Tempio a San Giovanni Bosco in Roma. Egli ne aveva veduto una fotografia, ne ammirava le linee architettoniche, concordava pienamente circa l'opportunità della data da noi prescelta — i primi di maggio — e si riprometteva di far una visita a tempo opportuno.
Gli parlai pure della nuova costruzione che stiamo progettando in Val Melaina per il nostro Pontificio Ateneo e gli chiesi una Benedizione speciale, affinchè possiamo prepararlo degnamente e servircene poi per il bene delle anime e l'incremento del regno di Dio.
Era trascorso più di un quarto d'ora e mi parve doveroso passare a congedarmi, chiedendogli di presentargli alcuni confratelli che attendevano in anticamera. Tra essi — gli dissi — c'è un'antica sua conoscenza di Costantinopoli, il sig. Don Puddu. Si compiacque di poterlo rivedere e prima Egli stesso m'invitò a posare davanti al fotografo in sua compagnia e poi all'aprirsi della porta, quando entrarono il gruppo dei confratelli, volto al sig. Don Puddu, con le braccia aperte e col più "aperto sorriso: « Oh qui ci vuole un abbraccio, caro Don Puddu » esclamò e con familiare bontà gli diede un doppio abbraccio, mentre Don Puddu, confuso, lacrimante e senza parola, credeva di sognare.
Presentai ad uno ad uno gli altri confratelli della Procura, i quali portavano ciascuno un omaggio al S. Padre. L'ultima annata del Bollettino Salesiano, aperto al numero di dicembre col ritratto del nuovo Papa in copertina lo fece esclamare: « Oh, questo poveretto!... » e poi vedendo nel numero precedente il ritratto del defunto Pio XII orante, di nuovo esclama: « Ah ecco Pio XII._ quant'era buono! ».
L'albo dei giovani di Valdocco, che sottoscrissero una bella lettera cumulativa, suscitò il compiacimento del S. Padre e il ricordo delle lettere dei giovani di Venezia. Si compiacque pure di ammirare le fotografie del Tempio di Don Bosco e dei due Istituti annessi e ne rilevò i motivi architettonici ispirati a modernità e insieme alle linee classiche antiche. Gli presentammo pure copia di Don Bosco nel mondo e Le sfingi di ghiaccio del nostro esploratore Don De Agostini.
Quando ci disponemmo per la foto, vedendo che alcuni si inginocchiavano, si affrettò a dir loro: « No, no; in piedi, tutti in piedi! ». Nel prendere congedo però, quando gli chiesi la Benedizione, Egli stesso precisò che intendeva estenderla a tutta la nostra Famiglia religiosa, ai giovani, ai cooperatori, ex allievi ed amici tutti e alle opere sparse in tutto il mondo.
Noi gli assicurammo le nostre preghiere ed Egli: « Sì, voglia-temi bene, aiutatemi un po' e consideratemi sempre un vostro buon amico ».
Ecco, carissimi confratelli e figliuoli, la breve cronistoria di quei momenti preziosi che ci fu dato di trascorrere accanto
al Sommo Pontefice, in rappresentanza di tutta la nostra bella Famiglia.
Lasciate ora che vi faccia brevemente tre raccomandazioni come ricordo duraturo e salutare.
1) Il Papa Giovanni XXIII ci rappresenta al vivo Gesù,
mite ed umile di cuore ». — Tutto i] mondo ha compreso il suo messaggio di mitezza, nell'amabilità che dimostra verso tutti, nella sua volontà decisa di praticare tutte le opere di misericordia e di combattere i seminatori di discordia, i violenti, i superbi. Le sue visite paterne ai carcerati, agli ammalati, la sua compassione per i poveri e bisognosi, l'amore ai fanciulli, agli operai, lo rassomigliano a Gesù che si fece tutto a tutti, per trarre tutti a salvamento.
E non è questa la virtù più necessaria anche a noi educatori e pastori di anime? Non è questo l'esempio classico di San Francesco di Sales nostro Patrono e di S. Giovanni Bosco nostro Padre? La pratica del sistema preventivo non si basa appunto su questa virtù, e non è vero che è arduo praticarla nelle innumerevoli occasioni che ci presenta la vita quotidiana?
E l'umiltà del Papa che trapela da ogni suo discorso e lo rende a tutti simpatico, è pure per noi di prima necessità. Credo anzi che l'accenno paterno e spontaneo, fattoci durante l'Udienza, di essere riservati e modesti nel parlare delle cose nostre, gli sia stato ispirato e che lo dobbiamo prendere come un monito celeste. L'umiltà è alla base della nostra Fede, è inseparabile dalla vera carità verso il prossimo; non può mantenersi l'angelica purezza, nè l'obbedienza, nè la povertà di cui abbiamo fatto voto, se non regna nel profondo del nostro spirito l'umiltà. La più alta dignità che sia sulla terra ci si presenta sempre vestita d'un basso concetto di sè e conquista i nostri cuori, egualmente come il cuore di Dio: impariamo questa vera sapienza e spogliamoci delle nostre vanità, prendendo l'ispirazione anche dalla S. Messa, la preghiera per eccellenza, durante la quale il sacerdote ad ogni passo protesta la sua indegnità, chiede perdono, invoca la mondezza di cuore, delle labbra, delle mani, si protesta peccatore, si batte il petto, o s'inchina, o s'inginocchia adorando la santità di Dio, per essere reso più degno suo ministro.
Secondariamente, facciamoci uno speciale impegno di ascoltare la parola del Papa. Sarei lieto di sapere che almeno nelle nostre grandi case, almeno in quelle di lingua neolatina, arrivasse e fosse messo in lettura l'Osservatore Romano, nel quale sempre viene riportata la parola genuina del Pontefice ed ogni sua speciale attività. Gli altri giornali o non ne parlano o ne fanno brevi riassunti, che non servono come documento o talvolta si permettono critiche' e maldicenze. Noi dobbiamo nutrirci di ciò che il Papa dice, propone, desidera e fa per la vita della Chiesa: Egli è il nostro Superiore infallibile e il Maestro sapientissimo, che attinge con sicurezza alla fonte della Verità e della Giustizia, che dà norme alla Gerarchia e a tutte le autorità della terra, per provvedere ai bisogni spirituali dell'umanità. C'è sempre da imparare leggendo e studiando ciò che dicono e ciò che dissero i Papi. Sarei anche lieto di vedere in tutte le nostre pubblicazioni periodiche di propaganda qualche cenno sul Papa, sulle sue frequenti allocuzioni, su episodi caratteristici della sua vita: tutto serve a mantenere vivo e presente tra noi il Vicario di Cristo in terra (1).
(1) Mi piace anticiparvi una bella notizia su questo argomento. I Superiori e professori del nostro Pontificio Ateneo, per venire incontro al desiderio di molti, stanno preparando, con una pubblicazione sussidiaria al Salesianum, una diligente. pratica e periodica informazione su quanto maggiormente interessa la vita cattolica, pedagogica, liturgica, ascetica e pastorale per l'ambiente nostro salesiano. Speriamo che possa essere presto una bellissima realtà.
2. - CONSACRAZIONE DEL TEMPIO A S. GIOVANNI BOSCO A ROMA. — Posso già notificare ufficialmente che il sabato, 2 maggio, sarà consacrato il Tempio di S. Giovanni Bosco in Roma e la domenica seguente, Esaltazione di Santa Croce, comincerà l'Ottavario della Dedicazione, al quale ci proponiamo di dare la massima solennità, invitando a pellegrinare a Roma, almeno dall'Italia, e con una piccola rappresentanza, anche dalle varie Nazioni d'Europa, confratelli, giovani, cooperatori, ex allievi e devoti del nostro Santo.
Vi sarà comunicato a tempo il programma, e ai Rev.mi Ispettori lo manderemo per via aerea.
Ciò che mi pare doveroso ricordare a tutti in preparazione a questo avvenimento è la felice coincidenza di date della nostra storia. L'anno scorso 1958 si parlò a lungo della prima visita di Don Bosco a Roma un secolo fa e della presentazione delle Regole al Pontefice Pio IX. Quest'anno 1959 ricordiamo i cent'anni della nostra prima comparsa come famiglia religiosa. Fu il 18 dicembre 1859 — l'anno della seconda guerra d'indipendenza — che « piacque ai sacerdoti Don Giovanni Bosco e Alasonatti Vittorio, al diacono Savio Angelo, al suddiacono Rua Michele e ai chierici Cagliero, Francesia, Provera, Ghivarello, Lazzero, Bonetti, Anfossi, Marcellino, Cerruti, Durando, Pettiva, Rovetto, Bongiovanni e Chiapale, erigersi in Società o Congregazione, avendo di mira il vicendevole aiuto per la santificazione propria, proponendosi di promuovere la gloria di Dio e la salute delle anime, specialmente delle più bisognose d'istruzione e di educazione». E fu costituito il primo Capitolo, a suffragi segreti, dai quali risultò Direttore spirituale il Ch. Rua, Economo il diacono Savio Angelo, consiglieri i chierici Cagliero, Bonetti e Ghivarello, mentre Don Bosco s'era riservato di nominare Prefetto Don Alasonatti (cfr. Mem. Biogr., VI, 335).
Due altri anniversari vanno pure ricordati: il 30° della Beatificazione e il 25° della Canonizzazione. A sì breve distanza ecco come il Signore si degna di glorificare nuovamente il povero Don Bosco, erigendogli a spese dei suoi benefattori un monumento, che non avremmo potuto neppure sognare di costruire con le nostre forze.
Diamone gloria a Dio e procuriamo di compiere la nostra parte come Salesiani, pensando che non i mattoni, i marmi e le statue mute valgono a dare vera gloria a Don Bosco, ma i figli fedeli, operosi, osservanti.
3. - LA STRENNA GENERALE SULLA S. MESSA. — Vedo con grande soddisfazione che le nostre pubblicazioni periodiche: i Bollettini, le riviste delle Compagnie e degli Ex allievi e soprattutto " Catechesi " hanno pubblicato articoli, didascalie, illustrazioni abbondanti sul modo migliore di accompagnare il sacerdote celebrante, in base all'ultima Istruzione della S. Congregazione dei Riti del 3 settembre 1958 De musica sacra et sacra liturgia. Anche i recenti convegni dei Catechisti delle case d'Italia a Roma e a Milano durante il periodo natalizio, ne fecero oggetto di larga trattazione, come vi dirà in questo stesso numero degli Atti il nostro Catechista Generale. Sarà dunque impegno generale intensificare le istruzioni e suscitare il fervore dell'intiera nostra Famiglia, per rendere veramente come il sole della giornata e fonte di spirituale ricchezza la celebrazione e l'assistenza della S. Messa quotidiana.
Noi sacerdoti, per primi, procureremo di sentire la dignità altissima di cui siamo investiti, come strumenti delle divine operazioni, interpreti della parola di Dio, primi partecipanti e distributori della Grazia del Sacrificio perenne. E poi approfittiamo di tutte le buone occasioni per infondere nell'animo dei giovani e dei fedeli più chiara intelligenza di tanti misteri, per suscitare i sentimenti di compunzione, di adorazione, di riverenza, di generosa offerta, di lode e di consacrazione, di amore sincero e universale, che i vari momenti del Sacrificio possono destare in chi attentamente e col cuore aperto segue le varie parti della Messa.
Per ottenere questi risultati debbono concorrere i Superiori tutti, gli insegnanti e gli assistenti, la musica ben preparata, il lavoro delle Compagnie, le raccomandazioni opportune, brevi, fervorose dei Catechisti, le buone notti che preparano e indicano le intenzioni comuni e i bisogni occasionali, i testi preparati apposta di preghiere in comune, i giovani dicitori, ben educati al compito di guide e interpreti della pietà dei compagni; tutte 'insomma quelle minuzie che servono a formare una coscienza dell'atto più sublime della vita cristiana e dei vantaggi spirituali che ne possiamo ricavare per noi e per tutti i nostri cari.
Approfittiamo perciò delle nostre pubblicazioni e delle ordinanze che vengono anche dalle autorità ecclesiastiche locali, per concorrere coi mezzi abbondanti che ci presentano le nostre Comunità a fomentare la pietà, a renderla gradita ai giovani e ai nostri fedeli, e a far sentire l'importanza della preghiera cum Ecclesia.
Carissimi confratelli e figliuoli, concludo inviando di cuore tutti e a ciascuno, specialmente ai Superiori, ai lontani, agli ammalati, ai Missionari la Benedizione del Santo Padre, affinché ci sostenga nell'arduo compito di conquistare le anime a Dio. Nella solennità delle celebrazioni che stiamo facendo in onore di San Giovanni Bosco e nella solenne chiusura dell'anno Mariano, troviamoci uniti in ispirito ai piedi degli altari. Credétemi sempre vostro aff.mo in C. J.
Don RENATO ZIGGIOTTI
COMUNICAZIONI E NOTE
1. LA FESTA DI MARIA SS. AUSILIATRICE
IL 24 MAGGIO. ESTESA A TUTTA LA POLONIA
con rito doppio di seconda classe
DECRETO
Sacra Congregatio Rituum - Prot. N. D. 37/958.
DIOECESIUM POLONIAE
E .mus ac Rev.mus Dominus Stephanus Cardinalis Wyszyriski, A rchiepiscopus Gnesnensis et Varsaviensis, Primas Poloniae, una cum caeteris Nationis Archiepiscopis ad Sanctissimi Domini nostri Joannis Papae XXIII pedes humiliter provolutus, Eundem Sanctissimum Dominum nostrum enixe adprecatus est, ut in universa Polonia Festum Beatae Mariae Virginis sub titulo Auxilium Christianorum die 24 Maii mensis celebrari queat sub ritu duplici secundae classis, ut memoriale perenne gratitudinis fidelium Poloniae pro gestis Dei in Patria. Sacra porro Rituum Congregatio, vigore facultatum cibi ab ipso Sanctissimo Domino nostro tributarum, benigne annuii pro gratia juxta preces, adhibitis officio ac Missa propriis et approbatis. Servatis de caetero Rubricis ac Decretis. Quibuslibet contrariis minime obstantibus.
Die 4 Decembris anno 1958 C. Card. CICOGNANI
S. R. C. Praef.
Henricus Dante, Subst.
2. BREVE
DI S. S. P10 XII CHE PROCLAMA SAN DOMENICO SAVIO CELESTE PATRONO DEI " PUERI CANTORES " PIUS PP. XII
Ad perpetuam rei memoriam
Carmina sacra argutis niodulantesvocibus, pueri efficiunt ut, dum Christiana Tempia festivis eorunt resonant cantibus, audientium animi flectantur et ad incorporalia erigantur, ad caelestia. Qua» ob rem, Apostolica haec Sedes hujusmodi choris nullo non tempore magnopere favit, ac Nosmet Ipsi praecipuo amore complexi sumus « Pueros Cantores », cum, paucos ante annos in Petriana Basilica Nos circumfluentes, gratissimos tollerent sonos in tholum Bonarrotianum. Quorum •praesides, ad XXVI pertinentes Nationes, non ita pridem conventum agentes, expetivere, ut Sanctum Dominicum Savio, qui, Divo Joanne Bosco magistr o usus, divinas laudes, religionis diligens, canebat, caelestem apud Deum Patronum iisdem constitueremus. Quibus precibus, Dilecti Filii Nostri Mauricii, Sanctae Romanae Ecclesiae Presbyteri Cardinalis Feltin, Archiepiscopi Parisiensis, commendatione suffultis, Nos qui puerum illum, suavissinium, atque candidi lilii fragrantem odore, ad Beatorum Sanctorumqu,e provehendo honores, universae juventuti proposuimus ad imitan,dunt, liberati animo statuimus obsecundare.
Quae cum ita sint, Nos ex Sacrae Rituum, Congregationis consulto, certa scientia ac matura deliberatione Nostra deque Apostolicae potestatis plenitudine, harum litterarum vi perpetuumque in modum Sanctum Dominicum Savio, Confessorem, Caelestem apud Deum Patronum Puerorum cantorum» eligimus et constituimus, omnibus adjectis honoribus et privilegiis liturgicis, quae coetuum, seu ordinum Patronis rite competunt. Contrariis quibusvis nihil obstantibus.
Haec edicimus, statuimus, decernentes praesentes Litteras firmas, validas atque efficaces jugiter extare ac permanere; suosque plenos atque integros effectus sortiri et obtineri; illisque, ad quos spectant, seu spectare poterunt, nunc et in posterum pienissime suffragari; sicque rite judicandum esse ac definiendum; irritumque ex nunc et inane fieri, si quidquam secus, super his, a quovis, auctoritate qualibet, scienter sive igno - ranter attentare contigerit.
Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die VIII mensis Junii, anno MDCOCCLV I, Pontificatus Nostri duodevicesimo.
De speciali mandato Sanctissimi pro D. no Cardinali a p ublicis Ecclesiae negotiis
GILDO BRUGNOLA
A Brevibus Apostolicis
I fanciulli, con le loro limpide voci, eseguendo le sacre lodi, mentre fanno risuonare i Templi cristiani di canti festivi, commuovono gli animi degli ascoltatori e li elevano verso le cose spirituali, verso le cose celesti. Per ciò questa Sede Apostolica ha sempre favorito e incoraggiato queste corali e Noi Stessi abbiamo circondato di particolare benevolenza i « Pueri Cantores » quando, pochi anni fa, nella Basilica di San Pietro, intorno a Noi festanti, facevano risuonare incantevoli esecuzioni sotto la cupola Michelangiolesca. I loro Presidenti, appartenenti a ventisei Nazioni, raccolti in una recente Assemblea, ci hanno fatto pervenire una supplica perchè proclamiamo San Domenico Savio, che sotto la guida di San Giovanni Bosco, cantava con fervido amore le lodi divine, come celeste Patrono presso Dio dei « Pueri Cantores ». A questa supplica, appoggiata dalla raccomandazione del nostro caro Figlio Maurizio Feltin, Cardinale di Santa Romana Chiesa e Arcivescovo di Parigi, con animo lieto, Noi abbiamo deciso di accondiscendere, Noi che abbiamo elevato agli onori dei Beati e dei Santi questo Fanciullo, pieno di soavità e fragrante di liliale candore, la cui imitazione Noi abbiamo proposta a tutta la gioventù.
Pertanto Noi, sentito anche il parere della Sacra Congregazione dei Riti, di certa scienza e dopo matura deliberazione, con la pienezza del Nostro potere Apostolico, in forza delle presenti Lettere, e per sempre, eleggiamo e proclamiamo San Domenico Savio, Confessore, quale Celeste Patrono presso Dio dei v Pueri Cantores », con tutti gli onori e privilegi liturgici, normalmente attribuiti ai Patroni di Associazioni e di Ordini. Nonostante qualsiasi disposizione in contrario.
Questo proclamiamo e stabiliamo, decretando che le presenti Lettere siano e restino sempre stabili, valide ed efficaci; ottengano sempre il loro pieno e integro effetto e che, adesso e in avvenire, siano completamente osservate da parte di coloro a cui corrisponda o possa corrispondere; e che conforme ad esse si giudichi e si decida, e fin d'ora si dichiara irrita e nulla qualunque azione si tentasse, o scientemente o per ignoranza, da chiunque, di qualunque autorità, contraria a quanto in esse stabilito.
Dato a Roma, presso San Pietro, sotto l'anello del Pescatore, 1'8 di giugno dell'anno 1956, 180 del Nostro Pontificato.
D'ordine speciale del Sommo Pontefice per Sua Em. il Cardinale incaricato degli Affari pubblici della Chiesa
GILDO BRUGNOLA
Cancelliere dei Brevi Apostolici
3. LETTERA DI SUA SANTITÀ PIO XII
nel Centenario della morte di San Domenico Savio
(9-m-1957)
Diletto Filio Renato Ziggiotti
Societatis S. Francisci Salesii Moderatori Generali
PII TS PP. XII
Quemadmodum Mariali vertente anno, quent, Nos ubique gentium celebrandum indiximus, primo exeunte saeculo a definito Immaculatae Conceptionis B. Mariae Virginis dog - mate, (cfr. Litt. Enc. Fulgens corona, A.A.S. XLV, a. 1953, p. 577 sq.) summa laetitia affetti sumus quod Nobis licuit in Petriani Fori majestate, ingenti adstante moltitudine, Sanctorum Caelitum honoribus adulescentem innocentissimum decorare Dominicum Savio, ita in praesens, primo exeunte saeculo ex quo idem ad Superos evolavit, placet admodum celebrationes ejusmodi participare vestras, et christifideles omnes, eos praesertim, qui juvenili aetate fruentes, rite a vobis diligenterque instituuntur atque educantur, paterno adhortari animo ut carissimum hunc Joannis Bosco discipulum in exemplum intueantur. .
Nihil profecto pulchrius, nihil amabilius quam candida juventus, quae mentis animique ornamentis niteat, ac praesertim sanctitatis splendoribus refulgeat, ut in hoc Legiferi Patris vestri alumno contigisse laetamur. Cujus quidem vitam considerantibus nobis Providentissimus Deus praeclarum, voluisse videtur quasi specimen rectae illius juvenilis institutionis educationisque praebere, qua Salesianae Societatis Conditor tantopere praestitit. Vixdum siquidem in Religiosam Familiam ve stram ingressus est, sui Magistri monitis hortamentisque ultro libenterque obtemperans, nihil aliud egit, nisi ad sanctitatis apicem citatiore cotidie gradu, contendit. Ad id spectat firmissima ejus voluntas quidquid jacturae ac vel mortem, ipsam, tolerare potius quam, qualibet peccati labecula foedare animuni; ad id spectat impensissima pietas erga Divinum Redemptorem Eucharisticis velis delitescentem, ejusque Sanctissimam Matrem,; ad id denique spectat incensum apostolatus studium, quo suos aequales ex juvenilibus vitiorum illecebris abstrahere, eosque- una secum ad christianam assequendam virtutem revocare omni ope enisus est. Quod autem peculiari modo hoc in adulescente placet innocentissimi animi candor est, ejusque propositum validissimum intaminatae pudicitiae lilium per totius vitae cursum servandi incolume, ita ut juventuti nostrae salutariter praefulgeat, tot hodie tantisque periculis insidiisque circumventae. Eum igitur colant, venerentur atque aemulari contendant aduleseentes potissinium optamus; iique nominatim, qui vestris curis educandi commissi sunt; ita enim fiet, aspirante juvanteque Deo, ut casta, serena, hilara ac fortis juventa in Catholicae Ecclesiae civilisque societatis spem feliciter succrescat.
Ad quod quidem efficiendum conferant saeculares celebrationes, quae proximae habebuntur, cupimus; atque interea caelestium munerum, auspicem, peculiarisque benevolentiae Nostrae testem, cum tibi, dilette fili, tum cunctis Salesianae Societatis moderatoribus, sodalibus atque alumnis Apostolicam Benedictionem peramanter in Domino impertimus.
Datum Romae, apud Sanctum Petrum, die XXXI mensis Januarii, in festo S. Joannis Bosco, anno MDCCCCLVII, Pontificatus Nostri duodevicesimo PIUS PP. XII
A quel modo che nel corso dell'Anno Mariano, la celebrazione del quale fu da Noi indetta per il mondo intero in occasione del 1° centenario dalla definizione dogmatica dell'Immacolata Concezione della B. Vergine Maria, Noi provammo sommo gaudio perchè Ci fu concesso nella grandiosità della Piazza San Pietro, alla presenza di un'ingente moltitudine, di decorare con gli onori dei Santi del Cielo l'innocentissimo adolescente D omefico Savio, così al presente, chiudendosi il 10 secolo da quando Egli volò tra i Celesti, Ci torna sommamente gradito prender parte alle vostre celebrazioni in suo onore ed esortare paternamente tutti i fedeli cristiani, e specialmente quelli che in età ancor giovanile vengono da voi nel debito modo e con tanta cura istruiti ed educati, a fissare attentamente lo sguardo, come a modello, in questo carissimo discepolo di Giovanni Bosco.
Senza dubbio non v'è niente di più bello nè di più amabile che una giovinezza immacolata, la quale brilli per belle doti di mente e di cuore e soprattutto risplenda per i fulgori della santità, come con gioia constatiamo essere avvenuto in questo alunno del vostro Padre e Maestro. E mentre attentamente ne consideriamo la vita, Ci pare che il Provvidentissimo Iddio abbia voluto presentarlo come l'ideale luminoso di quel retto sistema di educazione della gioventù, nel quale il Fondatore della Società Salesiana fu così eminente. Poiché appena egli entrò a far parte della vostra Famiglia, sottomettendosi spontaneamente e volentieri ai consigli e alle esortazioni del suo Maestro, altro non fece che correre, con passo ogni dì più rapido, al vertice della santità. A questo mira la sua fermissima decisione di sopportare ogni danno e perfino la morte piuttosto che bruttare l'anima di qualsiasi benché piccola macchia di peccato; a questo mira la sua intensissima pietà verso il Divin Redentore nascosto sotto i veli Eucaristici e la sua Santissima Madre; a questo ancora mira quella sua fiamma viva di apostolato, per la quale si sforzò con ogni mezzo di strappare i suoi coetanei dalle attrattive del vizio proprie della loro età, e associarseli nella pratica della cristiana virtù.
Ma ciò che in modo speciale piace in questo adolescente si è il candore dell'anima innocentissima e il suo saldissimo proposito di conservare intatto per tutto il corso della vita il giglio della purità, cosicchè Egli efficacemente rifulge allo sguardo della nostra gioventù, insidiata oggi da tanti e così gravi agguati e pericoli. È quindi nostro vivissimo desiderio che Lui onorino, venerino e si sforzino di imitare gli adolescenti, ed espressamente quelli che per la loro educazione vengono affidati alle vostre cure; poichè in tal modo avverrà che col favore e l'aiuto divino cresca felicemente, secondo le speranze della Chiesa Cattolica e della civile società, una gioventù casta, serena, lieta e forte.
Ad ottenere questo desideriamo che giovino le celebrazioni centenarie che prossimamente avranno luogo; e frattanto, come auspicio dei favori celesti e in segno della Nostra particolare benevolenza, col più grande affetto nel Signore, impartiamo a te, diletto figlio, e a tutti i superiori della Società Salesiana, ai confratelli e alunni l'Apostolica Benedizione.
Dato a Roma, presso San Pietro, il giorno 31 di gennaio, nella festa di S. Giovanni Bosco, l'anno 1957, diciottesimo del Nostro Pontificato.
PIUS PP. XII
EREZIONE CANONICA
delle ultime Ispettorie e Visitatorie
Il Rev.mo Rettor Maggiore, Don Renato Ziggiotti ha emanato il Decreto di erezione canonica delle seguenti Ispettorie e Visitatorie:
In data 25 marzo 1958:
1) In Colombia—Medellin Ispettoria « San Luigi Bertrando ».
Eretta in base all'autorizzazione del S. C. dei Religiosi, rescritto n. 15376-58, risultante dalla divisione dell'antica unica Ispettoria della Colombia, assegnandole le Case di Barranquilla, Parrocchia - Barranquilla, Seminario - Cali - Cartagena - Ibagué, coli. San Giuseppe - Ibagué; Scuola agricola - La Ceja, Dom. Savio - La Ceja, Sacro Cuore - Medellín S. C. - Medellin, Suffragio - Pasto - Pereira - Tulua (Case 13, con sede Ispett. a Medellín, Suffragio.
In data 5 dicembre 1958:
Con rescritto della S. C. dei Religiosi, n. 15489/58 del 25-11-58, risultante dalla divisione della antica Ispettoria Tarragonese di Barcellona, assegnandole le Case di Alcoy - Alicante - Andorra - Burriana - Cabezo de Torres - Campello - La Almunia - Pamplona, S. Giov. Bosco - Pamplona, S. Frane. Saverio - Valencia, Sant'Antonio - Valencia, S. G. Bosco - Villena - Zaragoza. (Case 13, con Sede Isp. a Valencia, Sant'Antonio).
Con rescritto della S. C. dei Religiosi n. 15487/58 del 25!11-58, risultante con le seguenti Case, distaccate da altre Ispettorie della stessa Nazione: Avellaneda - Bernal - Campodonico - Del Valle - Don Bosco - E. Castex - Ensenada - Gen. Pico - Geb Piran - Lanús - La Plata S. C. - La Plata S. Michele - Mar del Plata - San José - S.ta Rosa Coll. - S.ta Rosa Parroc. Trenel - Uribelarrea Col. - Uribelarrea Parr. - Victorica. (Case 20, con Sede Isp. La Plata, S. Cuore).
Con Rescritto della S. C. dei Religiosi n. 15488/58 del 25-11-58, risultante dalla divisione dell'antica Ispettoria Brasile Nord, assegnandole le Case di Ananindeua - Belem - Manaus M. A. - Manaus, S. Dom. S. e la Prefettura Apost. di Rio Negro, con le residenze di Barcelos - Cauabori - lona - Jauareté - Parí Cachoeira - Tupuruquara - Taracud - Uaupés. (Case 12, con Sede Ispett. a Manaus, M. A.).
In data 24 ottobre 1958:
Distaccata dalla Isp. Brasile S. Paulo e assegnandole le Case di Arrozeira - Ascurra - Bagé - Caritibo - Itajaí - Massaranduba - Porto Alegre, Coll. - Porto Alegre, Parr. - Rio Grande - Rio do Sul - Taquari. (Case 11, con Sede Visit. Rio do Sul).
Marzo-Aprile 1959 N. 206
I. - ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
IL RETTOR MAGGIORE:
1. Roma onora, San Giovanni Bosco nel XXV Anniversario della sua canonizzazione. — 2. Descrizione del Tempio. — 3. Il vero Tempio, la Famiglia Salesiana. — 4. Rito della Dedicazione della chiesa. 5. La Consacrazione della Famiglia Salesiana al S. Cuore di Maria. — 6. Suffraghiamo l'anima del compianto Ispettore Don Antonio Ragazzini.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore
10 Aprile 1959.
Carissimi confratelli e figliuoli,
1. — Nell'anniversario XXV della canonizzazione del nostro Fondatore e Padre vengo a presentarvi il dono spettacolare che la generosità di alcuni nostri benefattori ci fecero, creando in Roma un autentico quartiere salesiano, con al centro la mole imponente del Tempio che prossimamente sarà consacrato e dedicato a San Giovanni Bosco, e adiacenti i due grandi Istituti scolastici per i Salesiani .e le Figlie di Maria Ausiliatrice, con annessi oratori festivi. Le autorità municipali vollero poi che gli stessi nomi delle vie inquadrassero il Tempio, col Viale San Giovanni Bosco, la Piazza San Giovanni Bosco e il Viale dei Salesiani. La parrocchia, che in questi pochi anni è già cresciuta a 20.000 anime, sarà un campo d'attività formidabile e insieme glorioso nel cuore della Cristianità, se pensiamo che già dobbiamo curare le altre parrocchie del S. Cuore, di S. Maria Liberatrice, di Maria Ausiliatrice, e quella recentissima presso l'istituto Marchesa Teresa Gerini a Ponte Mammolo.
Il Tempio di San Giovanni Bosco sorge in segno di riconoscenza e di culto doveroso a Lui, che nel 1858 per la prima volta entrò nella Città Eterna e si prostrò devoto dinanzi al Pontefice Pio IX per presentargli l'abbozzo delle Costituzioni e il chierico Michele Rua, ora Venerabile e in via di beatificazione. E siccome per benevola concessione della S. Sede abbiamo ottenuto di trasportare, per la solenne consacrazione del Tempio, l'Urna preziosa che ne contiene le sante Reliquie, nell'anno centenario si vedrà l'attuale Pontefice Giovanni XXIII uscire dal Vaticano e onorare con la Sua augusta presenza e con la Sua desideratissima parola, l'umile sacerdote nella gloria, del Tempio romano.
Sarà un ottavario memorando per noi, per la Famiglia, Salesiana e per tutti i devoti di San Giovanni Bosco. I fortunati che potranno raccogliersi in Roma in quei giorni si daranno premura di interpretare il pensiero e la devozione degli assenti, invocando grazie e applicando a tutti le benedizioni molteplici che Sua Santità, i Cardinali e i Prelati distribuiranno nelle varie funzioni liturgiche e nelle assemblee che avranno luogo in tanto propizia occasione.
2. - DESCRIZIONE DEL TEMPIO. - Mi pare doveroso anche negli Atti del Capitolo dare una breve descrizione del Tempio monumentale, che sorse nei primi sei anni del mio Rettorato, senza che a noi incombesse la gravissima preoccupazione dell'ingente spesa, ma con la sola collaborazione intelligente del nostro Economo Generale, il sig. D. Fedele Giraudi e dei suoi rappresentanti in loco.
La Divina Provvidenza chiaramente volle dimostrarci come abbia saputo ripagare le fatiche estenuanti sostenute dal nostro santo Fondatore dal 1862 fino al termine della sua vita, per erigere il Santuario di Maria Ausiliatrice e la chiesa di San Giovanni. Evangelista in Torino, e negli ultimi suoi anni, dal 1882 al 1887, la Basilica del Sacro Cuore in Roma per volere del Papa.
Il Tempio di Roma, di cui ebbi l'onore di porre la prima pietra nell'estate del 1952, è ora completo, grandioso, riccamente ornato, ammirato con letizia da allievi, allieve, oratoriani e parrocchiani.
L'architetto progettista è l'Ing. Gaetano Rapisardi; la ditta costruttrice « Provera-Carassi » della famiglia Provera di Mirabello Monferrato, tanto cara a Don Bosco stesso, è quella stessa a cui fu affidato l'ampliamento della basilica di Maria Ausiliatrice. La piazza antistante misura 125 x 195 metri e, con l'architettura unitaria dei palazzi che la inquadreranno, sarà un goiello d'arte. La chiesa larga m. 45 e profonda 78 sorge a fianco dell'Istituto salesiano e si erge su una base quadrangolare alta circa 20 metri, sulla quale crescono il tamburo e la cupola con altri 47 metri d'altezza. L'ingresso principale è preceduto da ampio portico a cui si accede con piano inclinato in vasto semicerchio.
Sulla parete centrale della facciata un altorilievo in marmo di Carrara di m. 4,50 x 6 presenta in armonica composizione l'apoteosi di San Giovanni Bosco, sollevato al cielo da quattro angeli, incorniciato da giovani e salesiani, e dagli agnelli del primo sogno. Sotto la scritta: Sancto J. Bosco A. D. MCMLVIII.
In alto i due Arcangeli Gabriele e Michele ricordano del Santo la devozione a Maria SS.ma e l'impegno costante a combattere il demonio, tante volte veduto nei suoi sogni, nemico delle anime. Nelle arcate che si aprono al disopra delle porte sono sistemate le due statue in bronzo di S. Giovanni Battista e di Gesù Risorto, a celebrare il nome del Santo e la festa della sua Canonizzazione.
Ai fianchi, nelle quattro nicchie, le statue di San Francesco di Sales, exemplar ac tutor, di S. Giuseppe Cafasso, adiutor et magister, e dei Papi Pio IX, alter Salesianae Societatis parens, e Pio XI, Joannis Bosco notes et praeco.
Il rivestimento delle pareti è tutto in travertino, la copertura delle cupole in alluminio ossidato quasi plumbeo: ai due angoli posteriori si innalzano a circa 38 metri i due campanili, con un concerto di nove campane, azionate elettricamente a tastiera e a distesa.
Il coronamento finale della cupola, in forma di piramide che s'innalza per 15 metri, è costituito da una sfera intorno a cui corre una grande fascia. Quattro grandi angeli, poggiando un piede sull'emisfero superiore, reggono in alto una corona sormontata dalla Croce, e pare che portino continuamente a Dio la preghiera e il ringraziamento nostro, raccogliendolo dai quattro punti cardinali nel cuore della Cristianità.
Entriamo nel. Tempio e procediamo subito verso l'altar maggiore, che sorge su una base larga 8 metri in marmi svariati, rosa aurora del Portogallo, lapislazzoli, ametiste, sculture in bronzo e fregi ornamentali che sarebbe lungo descrivere. La parete retrostante costituisce un originale scenario di sfondo di circa 220 metri quadrati, che richiama l'attenzione dei devoti da qualsiasi punto della chiesa, con un mosaico centrale a forte tinta rossa, incassato tra due gigantesche quinte di marmo bianco di Carrara, ricamate da sculture. Il mosaico, che misura da solo oltre 100 metri quadrati, è opera del pittore Giovanni Brancaccio e raffigura la gloria di Don Bosco, in paramenti sacerdotali, tra gli angeli e sotto la materna protezione di Maria SS.ma, ispiratrice e ausiliatrice del Santo. Ai lati sono distribuiti in quattro gruppi i personaggi più rappresentativi delle sue opere. I Servi di Dio Don Michele Rua, Don Andrea Beltrami e Don Augusto Czartoryski, in costume di principe polacco; San Domenico Savio con altri due giovinetti. Le missioni d'Occidente sono rappresentate dal Cardinale Giovanni Cagliero tra due patagoni e il Servo di Dio Zefirino Namuncurà, mentre Mons. Versiglia e Don Caravario con un cinesino ricordano le missioni d'Oriente. Una Figlia di Maria Ausiliatrice, che presenta Laura Vicufía, completa la visione del Paradiso salesiano. Le due grandi fascie marmoree che incorniciano il mosaico, divise in otto pannelli, sono bassorilievi di 14 metri quadrati ciascuno, opera di quattro illustri scultori: ne riporto le scritte per dispensarmi dal descriverne i particolari.
A sinistra dal basso:
d) l'arrivo all'umile culla salesiana con la sola madre accanto.
A destra dall'alto:
d) il tramonto del Padre retaggio di luce ai figli.
Le lampade ai fianchi dell'altare sono sorrette da due angeli in bronzo, poggianti su due pilastrini di granito e portano a caratteri d'oro queste due scritte: Eenefacitis attendentes quasi lucernae lucenti in caliginoso loco. Et lucerna eius est Agnus et ambulabunt gentes in lumine Eius.
A chiusura del presbiterio, largo m. 17 e profondo 15, corre ai tre lati una balaustra in marmo broccatello con decorazioni in bronzo di angeli e simboli eucaristici. Agli angoli anteriori due bei pilastri reggono gruppi di angeli porta-reliquie, ove saranno collocate in permanenza reliquie insigni del Santo titolare.
In alto ai lati del presbiterio due vaste tribune, una per i fedeli l'altra per la cantoria e per un organo monumentale con 5400 canne, 80 registri e tre tastiere con pedaliera di 32 pedali, opera della ditta Giovanni Tamburini di Crema. I due parapetti delle tribune portano pure una balaustrata in 22 riquadri di marmo, ciascuno dei quali è vivificato da graziosissimi angeli in bronzo, simboleggianti i titoli della. Madonna o le sue virtù: con organo, con la Croce, in posa protettrice, a mani giunte, sorridente, con tamburello, con scettro, con rosa, con corona, con lira, con stella, con corona di spine, con giglio, con porta, con tromba, con ramo d'alloro, con luna ecc., una vera festa di cori angelici, che trasse l'ispirazione da quella che nella cupola minore rallegra l'altar maggiore del Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino.
LE CAPPELLE E GLI ALTARI LUNGO LE NAVATE LATERALI. - Il corpo del Tempio, cui sovrasta la grande cupola, misura in larghezza 29 metri per la navata centrale e soltanto 2,75 per le due navatine laterali in cui i 12 pilastri fanno cornice alle 12 cappelle.
Le due prime cappelle vicine all'entrata principale sono senza altare e si aprono l'una al culto di un grande Crocifisso in bronzo, austero e solenne; l'altra al Battistero, di concezione originale, che illustra la scritta: ab immaculato divini fontis sinu in novam renata creaturam, progenies eoelestis emergat.
Le altre cappelle con altare illustrano le nostre grandi devozioni e portano ciascuna un quadro dipinto a olio di 26 metri quadrati (5,05 x 5,15) incassato tra lesene di marmi variati, e sormontato da un bassorilievo di marmo bianco di Carrara di m. 5,05 x 2,26 con figurazioni in rapporto col dipinto sottostante.
In ordine dal presbiterio, gli altari sono così distribuiti: in cornu Evangelii:
In cornu epistolae:
Le Stazioni della Via Crucis in altorilievi in bronzo di m. 1,24 x 1,15 sono opera dello scultore Venanzio Crocetti.
Il portico d'ingresso dà adito alle cinque porte della chiesa. La centrale è alta 10 metri. Sulla piatta-banda è scolpito il motto Da mihi animas, cetera tolte. È decorata coi simboli degli Evangelisti e con 4 pannelli in bronzo scolpiti da Federico Papi con le seguenti didascalie:
Pio IX benedice l'ardito pensiero del Santo — Leone XIII gli affida l'erezione di un tempio — Saggio d'apostolato giovanile in Roma — Commossa visione d'un gran sogno avverato.
Bellamente scelte mi paiono le citazioni scritturali che ornano le varie porte, quasi a ricordo delle sentenze che Don Bosco lasciò nel primo portico da lui costruito per i suoi ragazzi a Valdocco:
Ingredere in templum, Dei.
Dedit potestatem filios Dei fieri his qui credunt
in nomine Eius.
Audite verbum Domini qui ingredimini per portas has
ut adoretis Dominum.
Attonite portae capita vestra ut ingrediatur rex gloriati.
Ego sum resurrectio et vita.
Adimple servo tuo promissum tuum quod datura est
timentibus Te.
Bonas facite vias vestras et studia vestra et habitabo
vobiscum in loco isto.
Gloria laus et honor tibi sit, Rex Christe Redemptor -
Hosanna in excelsis.
Per la costruzione del Tempio e dei due Istituti si sono impiegati circa sei anni e vi hanno lavorato 41 artisti e circa 60 ditte per le varie forniture.
3. — Ecco, carissimi confratelli e figliuoli, quale si presenta al nostro sguardo il monumentale tempio di San Giovanni Bosco in Roma; ma tutti sappiamo che il vero tempio vivo e parlante su cui si posa continuamente lo sguardo di Dio, della Vergine SS.ma e dei nostri Santi è la Famiglia Salesiana, sono le anime nostre, dei nostri allievi ed Ex allievi, Cooperatori e fedeli. Domandiamoci: Come abbiamo costruito e consacrato finora il tempio dell'anima nostra, in corrispondenza alle grazie senza numero che il Signore ci ha elargito di ora in ora, di anno in anno, nei vari periodi della nostra esistenza e nelle varie incombenze che ci furono affidate?
Vos estis templum Dei. — Se ci fosse concesso di vedere l'effetto del Battesimo nell'anima del neonato su cui s'imprime il divino carattere di cristiano; se potessimo vedere l'armatura santa che ci fu regalata con la santa Cresima (ne parla così eloquentemente S. Paolo nella lettera agli Efesini, che ci fu cento volte commentata per la nostra vestizione), o quale trasformazione apporta nell'anima un'assoluzione sacramentale; quale aumento di bellezza interiore ne viene da una santa Comunione, da un atto di amor di Dio, da una meditazione ben fatta, da una giornata di lavoro offerta in olocausto al Signore! Non c'è paragone tra le bellezze architettoniche del tempio di pietra, per quanto ornato di statue, di marmi e di quadri artistici e la bellezza delle anime in grazia. La fede ci trasporta in un mondo di realtà spirituali, che purtroppo i nostri sensi e la stessa-ragione non possono percepire nè gustare, ma che toccano l'oggetto della nostra fede e l'incanto delle anime cristiane.
Noi religiosi, noi sacerdoti siamo chiamati a realizzare in tutta la nostra vita questo lavoro di suprema bellezza, dapprima in noi stessi e poi nel nostro prossimo: dimenticare o trascurare questa missione fondamentale è un tradire la nostra vocazione, un impoverire la Chiesa di Dio, anzi un aprire brecce pericolose al nemico delle anime in continuo agguato.
Di questo nostro impegno essenziale ci parla eloquentemente l'augusto cerimoniale della consacrazione delle Chiese e l'intera ufficiatura che noi sacerdoti recitiamo nella S. Messa e nel Breviario della Dedicazione.
Permettetemi che a breve commento della descrizione del Tempio, richiami pure a tutti i punti principali del cerimoniale che, a detta dei liturgisti, con la consacrazione dei sacerdoti e dei Vescovi, è il più solenne e ricco di significati mistici: il Rito della Dedicazione di una chiesa.
Servirà come ricordo del grande avvenimento e se qualche Direttore crederà di completare questi cenni commentando qualche passo del Pontificale Romano, troverà materia abbondante per infondere nell'animo dei confratelli un più profondo rispetto alle nostre chiese e alla divina presenza.
4. - RITO DELLA DEDICAZIONE DELLA CHIESA. - T erribilis est locus iste: hic dornus Dei est, et porta coeli; et vocabitur aula Dei (Introito della Messa della Dedicazione).
Che Dio abbia la sua casa, la sua reggia, la sua dimora in mezzo agli uomini è un concetto noto ad ogni religione. Ma questo concetto si verifica in modo speciale nelle nostre chiese, soprattutto per la presenza reale di Gesù nel tabernacolo.
Le nostre chiese sono anche il simbolo del regno di Dio sulla terra, della Chiesa militante, dell'anima cristiana (consacrata in un modo superiore alle chiese mediante i- riti sacramentali, soprattutto del Battesimo e della Cresima: « Non sapete che i vostri corpi sono templi dello Spirito Santo che abita in voi? »).
Le nostre chiese sono anche la casa della preghiera e perciò è sommamente conveniente che esse vengano dedicate, consacrate a Dio e al culto divino, rese sante e sacre, donate in proprietà a Dio, sottratte all'uso profano.
Sostanzialmente la Consacrazione della chiesa consiste nella presa di possesso che Dio fa della chiesa e, nella chiesa, dell'altare. A tale scopo sono indirizzati i numerosi riti di purificazione, che costituiscono « uno dei quadri più grandiosi,' ma anche dei più complessi della nostra Liturgia » (Righetti). Questi riti rimontano ad un'epoca in cui regnava sovrano il simbolismo liturgico. Anche oggi, come in passato, vanno considerati « come l'espressione rituale di una vera epopea mistica, la transizione dalle tenebre alla luce » (Righetti), qualche cosa di simile a quanto avviene nell'anima mediante il rito battesimale. Il preesistente rito battesimale ha influenzato il successivo rito della Dedicazione della chiesa.
E poiché sin dai primissimi tempi cristiani c'è stata l'usanza di unire all'altare la tomba dei Martiri, fa parte del rito della Dedicazione della chiesa e dell'altare il solenne, trasporto e la trionfale deposizione delle reliquie dei Martiri nel sepolcro dell'altare.
Ecco il seguito delle varie cerimonie della funzione con qualche spiegazione.
1. - Cerimonie riguardanti le reliquie dei Martiri che dovranno
essere deposte nel sepolcro dell'altare.
La sera della vigilia il Vescovo prepara una teca contenente le reliquie dei Martiri. In essa vengono poste le reliquie di almeno due S. Martiri, tre grani d'incenso, un documento in pergamena che comproverà l'avvenuta Dedicazione della chiesa. La teca viene sigillata con il sigillo del Vescovo ed esposta quindi sino all'indomani alla venerazione dei fedeli. Davanti a queste reliquie il clero reciterà il Mattutino e le lodi dell'ufficio dei Martiri.
L'indomani mattino all'inizio della funzione, nella cappella delle reliquie si recitano i sette salmi penitenziali, mentre il Vescovo indossa i paramenti.
A metà circa della funzione le reliquie vengono prelevate e portate solennemente in processione nella nuova chiesa per essere deposte nel sepolcro dell'altare. La processione, prima di entrare in chiesa, gira attorno alla chiesa stessa.
a) Fuori della chiesa. — Dopo la recita dei 7 salmi penitenziali davanti alle reliquie, ci si reca davanti alla porta della Chiesa per la recita di un'antifona con relativo oremus e della prima parte delle Litanie dei Santi. Il Vescovo quindi benedice l'acqua, e asperge con essa (con un fascetto di issopo) tre volte i muri esterni della chiesa (nella parte superiore, mediana e in basso). Questa aspersione viene fatta girando tre volte attorno alla chiesa. Dopo ogni giro il Vescovo si ferma davanti alla porta della chiesa e, dopo aver pregato, batte con il pastorale alla porta intimando che essa venga aperta. Ha luogo a questo punto un drammatico dialogo tra il Vescovo e un diacono che si trova dentro la chiesa. Attollite portas principes vestras... Solo dopo il terzo giro, la terza aspersione e il terzo dialogo, al grido di tutti i presenti « aprite, aprite, aprite »,
la porta si aprirà e il Vescovo con il clero entrerà in chiesa per prenderne solennemente possesso in nome di Dio. Il Vescovo, prima di entrare, traccia un segno di croce con il pastorale nella parte inferiore della porta, dicendo: « Ecco il segno della croce, fuggano tutti i fantasmi ».
b) Dentro la chiesa. — La chiesa, già purificata nel suo esterno, deve essere purificata anche internamente.
Appena il Vescovo è entrato in chiesa, un chierico traccia su tutta la superficie del pavimento della chiesa, con cenere, due grandi linee trasversali che vengono a formare un gran segno di croce in forma di X. Dopo il canto del Veni Creator e la seconda parte delle Litanie dei Santi, il Vescovo scrive con la punta del pastorale sulle due linee trasversali segnate sul pavimento i due alfabeti greco e latino in lettere maiuscole dall'A all'S2, dall'A alla Z. Il segno tracciato a terra è il monogramma di Cristo, il quale, accompagnato dapprima dalle apocalittiche lettere A e Sì, si compenetrò con esse, e si svolse, sino a richiamare il tracciato dell'intero alfabeto (Schuster, I, p. 149). Vuol dire che Cristo prende possesso, santificandolo, del suolo stesso su cui sorge la chiesa.
Nel corso della funzione seguono altri riti di santificazione:
Il Vescovo, dopo aver benedetto l'acqua gregoriana, composta di acqua, sale, vino e cenere, si reca alla porta della chiesa e sulla parte interna di essa traccia con la punta del pastorale due segni di croce.
Più tardi, dopo le aspersioni dell'altare, asperge con l'acqua gregoriana le pareti interne della chiesa tre volte (in basso, a metà e in alto).
Subito dopo ha luogo l'aspersione del pavimento della chiesa. Il Vescovo traccia con l'acqua gregoriana una linea ehe va dall'altare alla porta della chiesa, e un'altra trasversale, nel mezzo, dal lato destro della chiesa al lato sinistro. Recatosi quindi in mezzo alla chiesa, asperge il pavimento nella direzione dei quattro punti cardinali.
Più tardi, prima di entrare in chiesa con le reliquie, il Vescovo unge con il crisma i due stipiti della porta nel posto dove sono scolpite due croci.
Finalmente, dopo aver consacrato l'altare, il Vescovo, montando su apposita scaletta, unge con il crisma e incensa le dodici croci disposte sulle pareti interne della chiesa, che simboleggiano i dodici apostoli benemeriti della diffusione della Chiesa in tutto il mondo.
Ogni volta che si consacra una chiesa deve essere consacrato almeno un altare della chiesa. Questa consacrazione avviene in vari punti della funzione.
La Chiesa vuole che sia benedetto con apposite formule tutto ciò che deve servire al culto divino.
La chiesa e l'altare sono ormai consacrati. Si conclude con l'atto più importante della religione, la S. Messa della Dedicazione della chiesa.
Carissimi confratelli, la consacrazione della chiesa sarà preceduta da una lunga veglia di preghiere davanti alle reliquie dei Martiri. Il Vescovo e coloro che hanno chiesto la consacrazione digiuneranno il giorno precedente la consacrazione, perchè la Chiesa ha sempre considerato il digiuno « come coefficiente prezioso per la degna celebrazione di una grande festa liturgica » (Righetti).
Il ricordo della consacrazione della chiesa deve tener sempre vivo in noi un grande amore e rispetto profondo per la chiesa e l'altare e insieme deve ricordarci che anche noi siamo templi vivi dello Spirito Santo in cui ogni giorno scende Gesù ad abitare sacramentalmente.
5. - LA CONSACRAZIONE DELLA FAMIGLIA SALESIANA AL S. CUORE DI MARIA. — Nel 1942, in piena guerra, il defunto Pontefice Pio XII consacrò il mondo intero al Cuore Immacolato di Maria; e prima di morire, al Legato Pontificio che designò per la conclusione del Centenario di Lourdes, esprimeva il desiderio che venisse rinnovata tale consacrazione.
Molte Nazioni, Diocesi e Parrocchie sappiamo che compirono tale cerimonia, secondando l'invito del Papa: ora i Superiori del Capitolo vedono quanto mai opportuna ed edificante sia anche per l'intera nostra Famiglia tale consacrazione, dopo il fervore suscitato l'anno scorso in tutte le Case dalla Peregrinatio Mariae e dal Centenario Lourdiano.
Il Sig. Catechista generale nel mese di febbraio diede comunicazione ai B.mi Ispettori di questa iniziativa tanto efficace per propiziarci le benedizioni della Vergine Santissima; ed ora vengo appunto a darne la conferma a tutti i Confratelli e ai nostri giovani, nonchè ai fedeli a noi affidati, agli Ex allievi e Cooperatori.
Il 31 maggio prossimo cade in domenica ed è la festa di Maria SS. Regina mundi. Quale migliore conclusione del mese dedicato alla Vergine SS.ma? Non si tratta di una consacrazione individuale, come facciamo ogni mattina, ma di tutta la Congregazione che vuol riconoscere la regale autorità di Maria SS.ma; ringraziare la celeste Regina per l'opera svolta dalle origini ad oggi a beneficio nostro; promettere fedeltà ai propri doveri, alle Costituzioni e norme lasciateci dal fedel servo di Maria S. Giovanni Bosco; riparare le offese recate alla Madre di Dio con le bestemmie e i peccati contro la purezza; e finalmente vuole supplicare l'Ausiliatrice di continuarle la sua protezione, di concederle sempre più abbondanti vocazioni, di suscitare nuovo fervore di osservanza e di zelo apostolico, per essere nella Chiesa Cattolica una forza sempre più adatta all'estensione del Regno di Dio nelle anime.
Prepariamo quindi con la massima sollecitudine tutte le persone che da noi dipendono in ciascuna casa a compiere quest'atto di omaggio, con l'esatta conoscenza della sua importanza nella vita religiosa personale e per l'avvenire della Congregazione. La Vergine SS.ma, qual tenera Madre, ascolterà le nostre preghiere e sarà larga distributrice di grazie segnalate.
Questa sarà la preghiera di Consacrazione che gli Ispettori si daranno cura di tradurre e comunicare a tutte le loro Case:
Atto di consacrazione
della Congregazione Salesiana al Cuore Immacolato
di Maria SS.ma Ausiliatrice
O Vergine Santissima, che fin dalle origini fosti costituita dal tuo divin, Figlio Madre e Maestra della Congregazione Salesiana, ecco che noi oggi, sparsi su tutta la terra, ma uniti con un cuor solo ed un'anima sola, ci presentiamo a Te per celebrarti Regina del Mondo e per consacrare in modo solenne e ufficiale la nostra Società al tuo immacolato sacratissimo Cuore.
Noi riconosciamo e confermiamo anzitutto la completa e totale appartenenza della nostra Congregazione alla tua regale sovranità. Tu insieme col tuo divin Figlio l'hai voluta, Tu l'hai ispirata al nostro santo Fondatore, Tu ne hai guidato ogni passo e diretto il prodigioso sviluppo, Tu ne fosti proclamata la Madre, la Tesoriera e l'unica Ancora di salvezza.
In questa storica circostanza noi vogliamo proclamare la nostra filiale riconoscenza per gli incalcolabili benefici a noi concessi; particolarmente ti ringraziamo della straordinaria abbondanza di mistici carismi di cui hai arricchito l'amatissimo nostro Padre Don Bosco, dei tesori di santità eroica profusi in tanti Servi di Dio nostri confratelli e di averci chiamati a far parte di questa Famiglia a Te tanto cara.
Noi pertanto, o dolcissima Vergine Maria, alla presenza della Santissima Trinità, di tutti i nostri Angeli e Santi Protettori, consacriamo al tuo sacratissimo Cuore Immacolato noi stessi e tutta la Congregazione Salesiana. Accogli, o Madre, sotto il tuo amplissimo manto regale, tutti e singoli i membri della nostra Famiglia: Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, tutte le Ispettorie e le Case, le nostre Opere nei paesi di civiltà cristiana come in terra di missione; i sacerdoti, i chierici e i coadiutori, i novizi e gli aspiranti, presenti e futuri; i carissimi allievi ed ex allievi, cooperatori e benefattori, i nostri diletti genitori e parenti, e particolarmente tutti i fratelli che soffrono oppressi e quelli passati all'eternità.
Per rendere efficace questa consacrazione, aiutaci a mantenere questo solenne triplice impegno:
Come Salesiani, c'impegniamo di realizzare l'ideale della Congregazione qualis esse debet, come Tu stessa ce l'hai rivelato nel giorno del tuo santo Nome.
Come educatori, c'impegniamo di praticare fedelmente e di custodire il prezioso tesoro paterno: il Sistema Preventivo. Come apostoli infine, c'impegniamo di lavorare in unione perfetta di mente e di cuore col Sommo Pontefice e la sacra Gerarchia ecclesiastica, sempre e unicamente per la maggior gloria di Dio e la salvezza delle anime: Da mihi animas, caetera tolle. E infine, o Madre nostra tenerissima, eccoti la nostra gioventù di tutto il mondo: studenti, artigiani, oratoriani, anche i giovani di altre religioni che nei paesi di missione corrono a noi, inconsci dei disegni di Dio sulle loro anime; accetta la loro ingenua e fervente consacrazione, preservali dal male e conducili per mano nelle aspre vie della vita terrena al porto della salvezza. Convalida, o Maria, questo universale atto di consacrazione dinanzi al trono del tuo divin Figlio Gesù, e benedici alle nostre promesse. Vorremmo che tutti gli uomini si unissero a noi in quest'atto di omaggio e che tutta la terra potesse goderne i frutti salutari e perenni di amore, di giustizia e di pace universale. Così sia.
6. — Concludendo questa lettera piuttosto lunga vi prego di leggere pure con devozione la lettera mortuaria che vi unisco del compianto Ispettore del Centro America Don Antonio Ragazzini, stroncato nell'incidente aereo che tutti già conoscete. Egli può dire di essere morto veramente sulla breccia e di essersi immolato per le anime dei suoi fratelli. Ricordiamolo nelle nostre preghiere e imitiamone i fulgidi esempi di pietà, di laboriosità e di spirito apostolico salesiano.
Pregate anche per me sempre vostro aff.mo in C. J.
Don RENATO ZIGGIOTTI
Maggio-Giugno 1959 N. 207
I. - ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
IL RETTOR MAGGIORE:
1. Dopo i trionfi di Roma: La nostra Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria. -- 2. Don Bosco e l'Opera sua nei piani della Divina Provvidenza. — 3. La nostra riconoscenza al Santo Padre Giovanni XXIII. — 4. Autorevoli consensi. — 5. Il compito nostro in quest'ora. 6. Un po' di esame di coscienza. — 7. Ricordi per gli Esercizi Spirituali. — 8. Visitatori straordinari. — 9. Nuovi Vescovi salesiani.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE 11 Rettor Maggiore
31 maggio 1959
Confratelli e Figliuoli carissimi,
reduce dai trionfi di Roma e da una rapida visita alle Case della Sardegna, son giunto a tempo per concludere nella Basilica di Maria Ausiliatrice questo mese di maggio, che resterà fissato nei nostri Annali come un mese di gloria per il nostro incomparabile Padre San Giovanni Bosco.
1. — La Consacrazione solenne di tutta la nostra Famiglia al Cuore Immacolato di Maria, che si è ripetuta in tutte le lingue salesiane in questo giorno e che tutti ci ha legati in un unico vincolo di devozione ai piedi della Vergine Santissima, fu compiuta nel nostro caro Santuario con uno sguardo universale e per tutti da questo vostro povero successore di Don Bosco, presente il Capitolo Superiore, la grande comunità di Valdocco, una bella rappresentanza delle Figlie di Maria Ausiliatrice con a capo le R.de Madri Capitolari, tra una folla di cooperatori, cooperatrici, ex allievi e devoti, raccolti per la seconda conferenza dei cooperatori.
Quale conclusione migliore potevamo ideare per ringraziare la nostra Ausiliatrice degli innumerevoli e amplissimi favori
concessi alla nostra Famiglia dall'umile casetta dei Becchi nel lontano 1815 fino ad oggi?
Meminisse iuvabit. È dolce ricordare il primo sogno e le parole fatidiche: « un giorno tutto comprenderai », parole che strapparono lacrime e singulti a Don Bosco alla vigilia della sua morte nella consacrazione del Tempio al Sacro Cuore nel maggio 1887, parole che ora più che mai suonano profetiche e solenni per noi, che abbiamo assistito a queste onoranze, superiori ad ogni nostra aspettativa. Era la Madonna che parlava prevedendo il futuro, nascosto a tutti e non a Lei, partecipe della divina prescienza; anche questa volta « obbediente l'avvenir rispose » perchè trovò in Don Bosco un fedelissimo servo, interprete dei disegni di Dio.
Non vi ripeterò qui la cronaca di quelle giornate, perchè il Bollettino Salesiano di giugno, tutto « dedicato alle celebrazioni romane in onore di San Giovanni Bosco » mi parve un vero capolavoro per la sua fedeltà storica e per i commenti dettati dalla commozione, dalla meraviglia, dall'incanto per l'inatteso spettacolo, che si andò ripetendo e moltiplicando di giorno in giorno, di ora in ora. Anche Voci Fraterne fece il suo numero commemorativo con delicate filiali riflessioni.
Lasciate invece che io vi faccia alcuni commenti che mi paiono tanto opportuni, per valorizzare a nostro vantaggio le lezioni di sì importanti avvenimenti.
2. — L'economia della Provvidenza divina ordinariamente compie opere gigantesche servendosi di mezzi sproporzionati al fine: sceglie persone e ambienti sprovvisti di mezzi, permette attorno a loro difficoltà che paiono insormontabili, esige sacrifici e virtù eroiche; ma quando trova piena corrispondenza alla sua grazia, umiltà e fede, zelo e coraggio a tutta prova, ecco uscire dalle Catacombe la sua Chiesa, ecco nascere dal periodo barbarico i trionfi del Medio Evo cristiano, dalle lotte contro gli eretici il fulgore della verità, dagli scismi sanguinosi la santità conquistatrice dei martiri e degli Ordini religiosi, dalle rovine paurose delle rivoluzioni e dell'anticlericalismo la dilatazione del regno di Dio sotto tutti i cieli e la nascita di innumerevoli famiglie di apostoli, che si dedicano a tutte le più disparate necessità sociali.
In questo concerto armonioso di anime ecco anche il pastorello dei Becchi, che nasce alla caduta di Napoleone, cresce nella povertà, bisognoso di tutti, si consacra all'educazione della gioventù tra mille stenti e contrasti, si fa amici e cooperatori in tutti gli strati sociali, crea due famiglie religiose che continuino il suo lavoro e muore benedetto ed amato come. un padre, confidando nelle promesse della Madonna.
E dopo la sua morte noi siamo testimoni del premio che la Divina Provvidenza ha assegnato al servo fedele e ai suoi generosi collaboratori della prima ora.
Sono ancora viventi i pochi superstiti che lo videro da ragazzi e ne seguirono le orme. Sono trascorsi appena ottant'anni da quel giorno ed essi piangono le lor lacrime di incontenibile commozione nel vedere ciò che è oggi Don Bosco nel mondo; ma non cantano il nunc dimittis perchè sognano di lavorare ancora per altri trionfi.
Il Sommo Pontefice disse ben a proposito che « il Cuore di Gesù e la Madonna sorridono a tutti i missionari, ai figli di un antico apostolato che si rinnova continuamente. Non siamo sulla terra dei morti, ma siamo sulla terra dei vivi, vivi, vivi »; e scoppiarono gli applausi al gesto vigoroso del Vicario di Cristo, che pareva ringiovanito e festante dinanzi alla folla di Piazza Don Bosco.
Sono stati ben vivi infatti anche i primi figli dell'apostolato di Don Bosco: il Ven. Don Rua, il Card. Cagliero, Mons. Fagnano, Mons. Lasagna, Mons. Costamagna, Don Vespignani, Mons. Versiglia, Don Unia, Don Rabagliati, Mons. Giordano, Don Piccolo, Don Manassero, Don Marchisio, Don Albera, Don Rinaldi, Don Tozzi, Don Belloni, Don Tomatis, i fondatori delle prime Missioni e Ispettorie, che avevano avuto la sorte di toccare il lembo della veste del Santo, e di avere da lui le prime obbedienze.
Ringraziamo, carissimi confratelli e figliuoli, questi meravigliosi discepoli del nostro Maestro, che ne hanno portato lo spirito dappertutto, con un coraggio da leoni e una serenità invidiabile, formando intorno a sè numerose famiglie, infondendo in tutti i grandi amori del Padre, sognando nuove conquiste ad ogni passo, spettacolo agli angeli e agli uomini. Non vedo differenze tra i prodigi d'espansione che operarono ai loro tempi Benedettini, Francescani, Domenicani, Gesuiti, Lazzaristi e Fratelli delle Scuole Cristiane; ma Don Bosco raddoppiò le sue conquiste lanciando sulle medesime vie di apostolato anche una grande Famiglia di Religiose, che seppero dedicarsi alla cura della gioventù femminile non solo, nelle città e nei villaggi, ma persino nelle Missioni, rendendo più vasta l'opera di conquista e più rapida l'evangelizzazione dei popoli a noi affidati dalla Santa Sede.
Ora le feste che furono celebrate per la beatificazione e canonizzazione dei nostri Santi, e i cinquantesimi, i settantacinquesimi, gli ottantesimi delle case e delle Ispettorie, ieri in. Argentina, ora in Brasile, che ora si susseguono a brevi distanze, e in particolare il trionfo di Roma, cui concorsero si può dire anche tutta l'alta Gerarchia Ecclesiastica e le rappresentanze di tutte le Famiglie Religiose di Roma, che cosa dicono alla nostra mente e al nostro cuore? Non è questa una evidente solenne approvazione universale al lavoro compiuto in questo secolo di attività e allo spirito d'apostolato che prende le mosse da San Giovanni Bosco? Non è quindi doveroso per noi stringerci attorno al nostro Padre, credere alle sue parole, interpretarne i desideri, imitarne gli esempi? Christus peri, hodie et in saecula: come Gesù e il suo insegnamento non sono soggetti a mutamenti per variar di secoli e di situazioni, così lo spirito e il metodo del nostro Padre, che attinge alla fonte perenne della santità e dell'amor cristiano, ci dà garanzia di sicurezza e dev'essere nostro impegno mantenerci ad esso fedeli, in unione di mente e di cuore coi Superiori che ne sono gli interpreti. I responsabili dell'avvenire della Congregazione oggi siamo noi, come ieri lo furono i grandi Salesiani che abbiamo elencati or ora: le nostre mancanze, le deviazioni, gli atteggiamenti arbitrari, le novità pericolose che noi ci permettessimo, influiranno sinistramente sull'andamento generale e allontaneranno le benedizioni di Dio, che finora ci hanno portato tanta gloria.
3. — Prima di scendere a qualche particolare raccomandazione, desidero farvi conoscere la lettera che, dopo la conclusione delle feste romane, mi son sentito in dovere di inviare a Sua Santità Giovanni XXIII in ringraziamento e promessa di fedeltà alle nostre Regole e sante tradizioni. Siccome la scrissi a nome di tutti, desidero che tutti si sentano moralmente impegnati a sottoscrivere quelle parole, che ho ricavate dai recenti discorsi dello stesso Sommo Pontefice.
Roma, 12 maggio 1959.
Beatissimo Padre,
se Vostra Santità ha dichiarato ripetutamente d'aver « pieno l'animo di profonda e commossa esultanza » nel contemplare gli spettacoli di fede di ier sera in piazza San Pietro e di domenica 3 corr. in piazza San Giovanni Bosco, può ben pensare come non vi siano parole sufficienti ad esprimere la commozione e l'entusiasmo dell'intera Famiglia Salesiana, a conclusione dell'ottavario della consacrazione del Tempio e del trionfale trasporto dell'Urna, per solennizzare il ritorno di San Pio X alla Basilica di San Pietro.
Le Vostre parole, Santità, l'accento caldo e commovente con cui ce le avete rivolte in ambedue le occasioni, le vostre lettere e persino il telegramma di compiacimento e di benedizione, saranno da noi conservati e meditati a lungo, con intimo compiacimento, e saranno sprone efficacissimo a comprendere la gioventù con intelletto benevolo, a guidarla con braccio robusto e parola sincera, ad amarla e stimarla, aiutandola dolcemente ma fermamente nella ricerca di ciò che è veramente importante nella vita presente, per guidarla a Dio.
Continueremo a far nostra e a praticare la suprema raccomandazione di San Giovanni Bosco: amore all'Eucarestia, alla Madonna e al Papa; ci impegneremo ad essere maestri nella attuazione del sistema preventivo nella educazione dei nostri allievi studenti, artigiani e oratoriani; a moltiplicare le vocazioni ecclesiastiche e religiose, a disporci docili e fervorosi nel lavoro missionario per la conservazione e dilatazione del Regno di Gesù Cristo, in stretta unione con le Gerarchie ecclesiastiche, per « rafforzare ovunque i vincoli della fraternità, conquistare i cuori, salvare le famiglie e i popoli ».
La Vostra Benedizione, Santità, corrobori i nostri propositi e ci conforti nel nostro lavoro apostolico.
Prostrato al bacio del sacro Piede, mi dichiaro per tutta la triplice Famiglia Salesiana
dev.mo e um.mo figlio SaC. RENATO ZIGGIOTTI
Ecco, carissimi, ciò che il Papa ci raccomanda e ciò che noi vogliamo fare per tenere bene il nostro posto nel corpo della Santa Madre Chiesa.
4. — Sentite ora queste parole di S. Eminenza il Card. Van Roey, Arcivescovo di Malines, nella pastorale di quest'anno:
« Ora, cari fratelli, tutta l'attività esterna della Chiesa
è volta a formare questo corpo mistico, a svilupparlo ed a perfezionarlo senza posa; e qui si delinea la sublime missione di questa istituzione, che molti non comprendono, poichè la giudicano con gli stessi criteri con cui giudicano le altre società umane. La sua missione è essenzialmente spirituale; essa si compie, e non può essere altrimenti, soltanto sul piano soprannaturale; essa non ha nulla in comune con gli ordinari scopi e le ordinarie ambizioni degli uomini; essa consiste nell'assicurare la salute delle anime, unico ed ultimo obiettivo. Tutto nella Chiesa non serve e non tende ad altro; procurare alle anime di buona volontà la vita divina attraverso la grazia quaggiù e la beatitudine celeste più tardi.
» Far vivere gli uomini in amicizia con Dio, dar loro la luce della fede, dispensare o rendere loro la grazia, mettere costantemente alla loro portata i mezzi indispensabili per condurre una vita veramente sovrannaturale attraverso i Sacramenti e la cura delle coscienze: questo è il programma tracciato per la Chiesa dal suo divino Fondatore; essa non è altro. Essa perpetua attraverso le generazioni che si sono succedute dopo il Calvario e che si succederanno sino alla fine dei secoli l'opera redentrice e salvatrice del Cristo. Opera identica per ogni essere umano, povero o ricco, dotto o ignorante, bambino o vecchio, barbaro o civilizzato, bianco o nero o giallo, a qualsiasi razza e paese egli appartenga: tutti gli uomini sono chiamati a beneficiarne ».
E non voglio tralasciare un'altra citazione ancor più eloquente del Santo Padre a un gruppo di sacerdoti durante la scorsa Quaresima, ricordando il Centenario del Santo Curato d'Ars:
« Come ultimo ricordo del Nostro incontro vi raccomandiamo un altro grande amore, che deve trasfigurare la vostra vita: l'amore delle anime. Ben sappiamo che questo è il vostro ideale, ma non crediate superflua la Nostra ammonizione. Essa è dettata da una considerazione, che addolora i pastori di anime: come mai, dopo tanti sforzi e sacrifici, dopo innumerevoli seminagioni, il frutto raccolto è spesso tanto scarso? Come mai, pur adoperando tutti i mezzi dell'apostolato, non risorgono i morti figli della Chiesa, così come all'azione del servo del profeta Eliseo, di cui parla l'odierna liturgia quaresimale, il fanciullo rimase inerte? Non surrexit puer! Talvolta non avvengono i miracoli spirituali, perchè l'intenzione non è sempre pura; forse perchè non si cerca sempre e soltanto il bene delle anime, sacrificando per esse noi stessi; forse perchè si confida troppo in mezzi simili a quelli umani e perciò labili, senza fondarsi sulla preghiera e sul sacrificio totale.
» Vero amore alle anime vorrà dunque dire lavorio costante alla propria santificazione, con l'uso dei mezzi classici che la Chiesa inculca con particolare insistenza, specialmente nel tempo di Quaresima: Hoc genus in nullo potest exire, visi in oratione et ieiunio (MABc. 9, 28): vorrà dire pertanto amore alla preghiera e alla contemplazione pratica della penitenza: continua ricerca di miglioramento ascetico, senza peraltro usare forme che eccessivamente imbriglino o mortifichino la adulta personalità di ognuno.
» Nel comunicarvi questi pensieri, un grande esempio si leva al Nostro e vostro sguardo, nella figura radiosa del Santo Parroco di Ars, che ha veramente vissuto, al di fuori di ogni posa e di ogni retorica, gli ideali della vita sacerdotale. Egli fu uomo di Dio: amò l'Altare e le pure fonti della Rivelazione, toccò con la mistica verga della purificazione le anime, e cooperò attivamente alla loro salvezza. È stato detto che " non si conosceranno mai le grazie di conversione, ottenute per le preghiere e soprattutto per la Santa Messa del Curato Vianney " (F. TROCHU, Vita, ed. ital., p. 246).
»E la sua semplice e convinta predicazione scendeva al cuore di tutti, per operarvi prodigi di grazia, mentre un tempo egli era stato giudicato poco fornito di doni intellettuali! Quale prova più convincente che non le umane risorse conquistano le anime, ma solo la virtù di Dio, che opera attraverso i suoi docili strumenti? ».
5. — Cari confratelli, le condizioni attuali del nostro lavoro, dobbiamo dirlo, sono apparentemente più comode e in molti luoghi più facili che nel secolo scorso e prima delle guerre che abbiamo combattuto in Europa e nel mondo. Le case sono meglio attrezzate, non manca a nessuno il necessario per vivere, le nostre scuole sono in auge e il corteo degli ex allievi e cooperatori fa risuonare al nostro orecchio lodi e compiacimenti che possono lusingare il nostro amor proprio. Talora anzi l'esame delle nostre statistiche e i confronti facili con altre Famiglie Religiose possono essere un pericolo di vanagloria e suscitare ragionevoli critiche e umane gelosie, quando taluni le proclamano anche pubblicamente nei discorsi, o nelle nostre stampe, più o meno a proposito.
Ma non è vero che in paragone coi tempi passati abbiamo bisogno di consolidarci nello spirito di umiltà, di sacrificio, di osservanza? Non è il giudizio degli uomini la norma del nostro operare, ma Dio che tutto vede e scruta renes et corda ossia le interne disposizioni, che pesa il nostro nulla e sdegna la superbia, ha in orrore l'egoismo, la superficialità, l'indocile individualismo, i famosi cinque difetti che Don Bosco ci ha segnalati come rovina della nostra Società.
Piacere a Dio e preoccuparci in primo luogo delle anime: ecco l'orgoglio santo di cui dobbiamo permeare il nostro apostolato, col metodo usato da Don Bosco e che è l'unico che noi dobbiamo usare per la conquista dei cuori.
Mi scrive in questi giorni un caro ex allievo che milita in prima fila nelle battaglie della Chiesa per la difesa e la conquista del bene: « Lei è erede d'un'opera santa, che si presenta agli uomini con il profumo della semplicità e dell'amicizia e che conquista gli uomini con queste armi che sono l'espressione della bontà ». Oh ben vengano anche tra noi gli studiosi e gli scienziati di Pedagogia, per meglio preparare i nostri giovani educatori e allargare il campo della loro cultura e meglio addestrarli all'insegnamento; ma restiamo tutti persuasi che per la conquista delle volontà verso il bene e per la difesa dalle lusinghe del male, la strada unica e diritta è quella del santo Don Bosco, quella compendiata nel meraviglioso art. 111 dei nostri Regolamenti, dettato quasi per riassumere la breve rassegna teorico-pratica del sistema preventivo.
« Questi sono gli articoli preliminari del nostro Regolamento. Ma a tutti è indispensabile la pazienza, la diligenza e molta preghieral senza cui sarebbe inutile ogni regolamento ».
6. — Ora domandiamoci: preghiamo molto noi Salesiani del 1959-60? sappiamo fare del lavoro preghiera come Don Bosco, Don Rua e compagni della prima ora? accompagniamo con la preghiera i momenti difficili della giornata, i casi dolorosi, i giovani che mal corrispondono, l'insegnamento e l'apostolato, la ricreazione e il riposo?
E quanto alla diligenza, che discende come figlia primogenita dal verbo diligere ossia amare: amiamo il nostro dovere qualunque esso sia? lo amiamo con tutto il cuore come si deve amare Dio, perchè esso rappresenta chiaramente la volontà di Dio per ciascuno di noi? Amiamo i nostri confratelli con cui stiamo combattendo la buona battaglia, per attuare il più perfettamente possibile il disegno di Dio su noi e sulla nostra Casa? Amiamo i nostri dipendenti: giovani o anziani, studenti o artigiani, impiegati o famigli, parrocchiani o oratoriani, cooperatori o cooperatrici, cristiani o infedeli, amici o nemici?
Amiamo in queste persone le anime o gli interessi umani,' la riuscita nel tempo o nell'eternità, le virtù e i difetti, per umana simpatia e riconoscenza o solo per Dio e per il progresso spirituale?
Quanto poi alla pazienza, saper soffrire senza far soffrire il prossimo, dominare i nervi e la sensibilità, mantenersi calmi ed equanimi di carattere, attendere i momenti opportuni per agire e reagire, non pretendere dagli altri quello che non riusciamo a ottenere da noi stessi, sopportare la vivacità e l'insolenza dei giovani per aver sempre ragione su di essi e cogliere il momento giusto per avvisare e correggere, perdonare, perdonare, perdonare generosamente ogni offesa personale per indurre a chiedere a Dio il perdono delle offese a Lui fatte, praticare i due grandi propositi che Don Bosco fece alla sua prima Messa: a) per la salute delle anime sempre pronto a soffrire, agire, umiliarmi; b) ]a carità e dolcezza di San Francesco di Sales illumini ogni mia azione...? Oh che programma di vita salesiana in ogni campo d'azione e con tutte le persone, in ogni tempo!
Questo è il segreto magico dei grandi risultati che la nostra Famiglia può ottenere in perpetuo, senza condizione di tempi e di luoghi, nei grandi collegi e nella cura d'anime, tra i pagani come coi selvaggi, con le più alte autorità e con le persone modeste del popolo.
L'attrattiva quasi inesplicabile che il nostro caro Padre continua a esercitare su noi e sui suoi devoti proviene da queste virtù elementari ma tanto sublimi, che Egli apprese nel diuturno contatto con Santi come il Cottolengo, il Cafasso, Mons. Franzoni, il teologo Borel e perchè no? con mamma Margherita, sublime esempio di educatrice secondo il cuore di Dio, armata solo di preghiera, diligenza e pazienza eroica.
Ecco, carissimi confratelli e figliuoli, le semplici considerazioni che il Signore mi ha ispirato in questi giorni di maggio, mentre passavo da Venezia, ove venerai il Santo Pio X nella Basilica di San Marco e ne ammirai il potente influsso che esercita il ricordo delle sue virtù tra il popolo minuto che fu il suo amore e la sua passione, a Roma ove vidi piangere la donnetta e il vecchio ex allievo, i sacerdoti e i ragazzi in un succedersi incessante di devoti che anelavano avvicinarsi all'Urna del Santo quasi per toccarne l'anima beata e ottenere le grazie desiderate, fino in Sardegna ove quelle poche case nostre e delle Figlie di Maria Ausiliatrice hanno aperto un solco profondo di riconoscente affetto e hanno educato generazioni di allievi che ora illustrano l'opera nostra. Le ragioni del felice successo sono inequivocabilmente riposte nelle virtù del nostro Santo e nella generosa imitazione dei suoi figli. Quod aeternum non est, nil est si può benissimo applicare anche al caso nostro: lavorare per l'eternità e con mezzi di eterno valore, ecco il segreto.
7. - I RICORDI DEGLI ESERCIZI 1959-60. — Arrivo così alla conclusione pratica dandovi i Ricordi che potranno essere svolti a termine dei nostri Esercizi Spirituali.
Uno dei bisogni più sentiti e che fece esclamare più volte a Don Bosco: Salviamo la moralità, mi induce a far riflettere tutti su alcuni punti di tale vastissimo argomento.
Sia oggetto di opportune raccomandazioni in questo argomento la vigilanza sulle stampe pericolose, sui cinema, sulla televisione, sulle colonie marine e montane, sui vestiti sportivi ecc.
La lettura e il commento della circolare Santità è purezza del compianto Don Ricaldone potrà essere utilissima a .tutti i confratelli.
Riassumendo, i Ricordi 1959-60 potranno essere:
Salviamo la moralità
con la nostra angelica modestia
con l'assistenza assidua, paterna e paziente con la pietà sacramentale e mariana.
S. E. Mons. Giuseppe Pintado, eletto Coadiutore del Vicario Apostolico di Mendez (Equatore);
S. E. Mons. Giulio Gonzàlez, eletto Vescovo di Puno (Perù) e S. E. Mons. Francesco Lehaen, eletto Vicario Apostolico di Sakania (Congo Belga).
Per tutti i nostri Arcivescovi e Vescovi non manchiamo di elevare la nostra preghiera quotidiana, affinchè possano reggere il loro peso gravissimo di responsabilità e pascere sapientemente il loro gregge, poggiando sulla invincibile virtù di Dio. Son ben 42 e formano una delle nostre più ambite corone di gloria, mentre portano un generoso contributo della Famiglia Salesiana alla vita della santa Chiesa.
Concludo, carissimi confratelli e figliuoli, invocando su tutti e ciascuno la benedizione della nostra Ausiliatrice e chiedendo le vostre preghiere per me
aff.mo in C. J.
Sac. RENATO ZIGGIOTTI
COMUNICAZIONI E NOTE
1. - MESSAGGIO DI S. S. GIOVANNI XXIII a tutti i Figli di Don Bosco, in occasione della consacrazione del nuovo Tempio a Lui dedicato e della traslazione delle sue venerate spoglie nell'alma Città.
Al diletto Figlio
RENATO ZIGGIOTTI
RETTOR MAGGIORE
della Società di S. Francesco di Sales. Diletto Figlio,
la consacrazione del Tempio, dedicato a San Giovanni Bosco in questa alma Città, e la venuta a Roma, in tale circostanza, delle sue venerate spoglie, Ci porgono la grata opportunità di rivolgere alla grande Famiglia Salesiana la Nostra confortatrice parola.
E lo facciamo con viva compiacenza, e con intima commozione dell'animo. Siamo lieti, infatti, di rilevare il significato di questo duplice avvenimento: si consacra al grande apostolo della gioventù un Santuario, proprio in questa Roma che a lui fu tanto cara, e nella quale volle lasciare preziosi ricordi della sua pietà; ed in tale occasione egli, dopo più di cento anni dalla sua prima venuta, vi ritorna non più nella modesta semplicità con cui amava nascondere la sua persona, ma accompagnato dall'universale venerazione.
Ci è grato pertanto trovare in tali prossimi avvenimenti una conferma della provvidenziale disposizione, che strettamente avvinse il Santo piemontese e la sua incipiente opera a questa Città, come sede del Successore di Pietro. Non si può infatti comprendere appieno lo spirito che sempre animò San Giovanni Bosco, se si dimentica la sua specialissima devozione alla Cattedra Romana. D'altra parte i Nostri gloriosi Predecessori palesarono per- lui una paterna stima ed una profonda fiducia: Pio IX, infatti, lo incoraggiava a fondare la sua Società, e Leone XIII gli affidava l'erezione della Basilica del S. Cuore.
Quel piccolo seme, gettato allora da un umile sacerdote sulla parola del Supremo Pastore della Chiesa, doveva crescere e svilupparsi in un albero grandioso, che ha ormai esteso i suoi rami ospitali in tutte le regioni della terra, ovunque ci siano anime da salvare. Sicchè il ritorno di Don Bosco a Roma, in occasione della consacrazione del maestoso Santuario a lui dedicato, assume il valore di un nuovo, splendido episodio del suo amore all'eterna Città, ed altresì un tributo di riconoscenza di questa verso di lui.
Perciò Ci compiacciamo profondamente con Lei, diletto Figlio, e con l'intera Famiglia Salesiana. Ma un altro motivo rende più piena la Nostra soddisfazione: sappiamo infatti che, attorno al nuovo Tempio, sorgono grandiosi edifici di scuole e di oratori, modernamente attrezzati, per ospitare e formare la numerosa gioventù maschile e femminile dell'ampio suburbio tuscolano. Un nuovo campo di azione si apre dunque ai figli di Don Bosco; nè mezzo più opportuno poteva essere trovato per rendere più sensibile, diremmo quasi, la spirituale presenza del Padre e Maestro della gioventù in quella zona che da lui prenderà nome.
Confidiamo pertanto che fecondi frutti di bene maturino da tali nuove opere, e dai congiunti sforzi di tanti educatori, ripieni dello spirito soave e forte del Santo Fondatore. Le giovanili energie di mente e di cuore vanno infatti sapientemente coltivate, oggi come sempre, affinché possano svilupparsi in serena armonia di scienza e di virtù: e questo altissimo scopo non può essere raggiunto senza il genuino spirito cristiano, il solo che forma l'uomo nella sua completezza, e che assicura il bene durevole degli individui e della società. Da questo spirito è permeata l'opera di Don Bosco, ed i frutti finora raccolti sono la prova luminosa che il Signore l'ha largamente benedetta. Si continui dunque con fede, con dedizione, con amore in questa santa missione educativa, dalla quale la Chiesa e la società civile tanto si ripromettono per le future generazioni; si continui ad instillare nell'animo dei giovani, minacciato da tanti pericoli, quei grandi ideali sapientemente insinuati da Don Bosco — l'Eucaristia, la Madonna, il Papa — che soli possono custodire i grandi tesori che essi racchiudono, e plasmarli ai futuri doveri; e le nuove intraprese, che si stanno inaugurando, siano stimolo continuo a sempre più ardente amore alle anime.
Con questi voti paterni, eleviamo la Nostra preghiera al Signore, affinchè fecondi copiosamente le opere, iniziate con tanto zelo; ed a conferma delle celesti effusioni di grazie, impartiamo di cuore a Lei, ai suoi Collaboratori, ai Religiosi e Religiose della Famiglia Salesiana, ai Cooperatori, ed ai fedeli tutti della nuova Parrocchia, la Nostra propiziatrice Benedizione Apostolica.
Dal Palazzo Apostolico, il P aprile dell'anno 1959, primo del Nostro Pontificato.
JOANNES PP. XXIII.
2. - DISCORSO DI S. S. GIOVANNI XXIII rivolto alla Famiglia Salesiana e alla folla di fedeli (oltre 150.000) raccolti sulla Piazza San Giovanni Bosco, davanti al nuovo Tempio. Lo riportiamo come è sgorgato dalla commossa effusione del Suo cuore paterno e come si è potuto raccoglierlo dalle sue labbra con la registrazione magnetofonica.
Cari figlioli, lo spettacolo che voi offrite stasera è degno di poema: a Roma veramente tutto prende proporzioni grandi. Ma questa Roma della campagna, che avvolge l'Urbe antica, è particolarmente solenne. Penso che a rintracciare gli avvenimenti della storia passata qualche cosa di simile non mai si è potuto contemplare. Vi dirò che la prima impressione, consolantissima, è quella della giovinezza.
Quando ero piccolo, sentii dire che a Torino era morto Don Giovanni Bosco: d'altra parte si ascoltavano sovente le voci che la Chiesa era presto a finire, e i nostri buoni vecchi di allora ci dicevano: « Povero mondo! povera Italia! poveri i nostri paesi! coi ragazzi che vengono su con tutto il lavoro — cattivo lavoro — che si fa per pervertirli, per distrarli dalla tradizione dei padri. Chissà che cosa succederà!...».
Ecco invece che il vostro Pontefice vi può parlare, dopo di aver girato un po' il mondo e anche di essere passato attraverso anni e anni, diecine e diecine, in modo che si può dire vecchio, più vecchio di quelli che allora minacciavano un tristissimo avvenire. Siamo qua, voi giovanotti in piedi col vostro entusiasmo, e per il fatto stesso della presenza qui intorno a questo Tempio nuovo, presso l'urna di Don Bosco, accanto al Vescovo di Roma, al Capo della Chiesa universale, voi dite: « Ci siamo noi! ci siamo noi!» (applausi).
Noi abbiamo raccolto la tradizione dei padri, e non intendiamo di rinunziare. Siamo noi a dire che crediamo in Cristo, siamo noi a dire che accanto a noi c'è la Madre sua, sempre Madre nostra! siamo noi a dire che le pietre del Decalogo non sono spezzate. Qualcuno fa ciò che crede. Peggio per lui, poveretto! Si cercherà di aiutare anche lui, ma la legge santa è là, il Vangelo resta sempre il Libro eterno, nei nostri Tabernacoli palpita sempre il Cuore di Gesù, dai nostri altari la Madonna benedetta sorride! sorride alle madri, sorride alle vecchie, sorride alle spose, sorride all'innocenza, alla verginità che fiorisce, sorride a tutti i missionari, figli di un antico apostolato che si rinnova continuamente. Non siamo sulla terra dei morti, ma siamo sulla terra dei vivi, vivi, vivi (vivissimi applausi).
Ringraziamo Iddio, ringraziamolo di questo conforto, che nello stesso tempo è un grande incoraggiamento. Noi sacerdoti leggiamo tutti i giorni nel nostro breviario delle parole che qualche volta ci fanno rabbrividire: perchè parlano di ciò che accade a quelli che avendo rinunziato alla Salate e al Salvatore, pensano che prostrandosi avanti agli idoli della terra — l'oro, l'argento e la ricchezza, la potenza, la prepotenza e direi l'egoismo si possa trovare un poco di pace quaggiù. Niente pace! La pagina del Libro santo dice: — Niente pace agli empi! Avranno certamente qualche successo. Poveretti! bisogna compatirli, richiamarli, correggerli e avere pazienza anche con loro. Ma niente pace! La pace vera è nell'anima del giusto e di chi si tiene unito al Cristo, il quale infine resta sempre quaggiù. Qualche volta pare sepolto, in qualche parte sepolto del tutto. Invece no: c'è il fremito oltre la pietra, c'è il balzare della copertura del sepolcro e il trionfare di Cristo, Cristo vittorioso!
Prima cantavate: Christus vincit, Christus regnai, Christus imperat! Ebbene questo è il cantico nostro, un canto senza fierezze, un tanto senza avversione agli altri. Un canto che in fondo esprime un gemito, perchè la luce così splendente del Cristo apparisca sopra tutti, perchè non si possa credere che sulla terra ci possa essere una pace al di fuori di Lui.
Don Bosco, eccolo là! Guardatelo questo umile figlio del popolo! Lo abbiamo conosciuto Noi fortunati per l'educazione che ci venne compartita, l'abbiamo conosciuto nelle belle pagine della sua vita e abbiamo potuto renderci conto che è la grazia del Signore che produce tutti questi miracoli, renderci conto per come la santa verità cristiana sia sempre palpito e sempre principio di elevazione, di grandezza, di forza, perchè è principio di carità, perchè è principio di pace.
Miei cari figlioli, sono tanto contento e vi ringrazio della soddisfazione che date all'umile mio cuore, che rappresenta così il cuore di tutta la Santa Chiesa Cattolica Apostolica e Romana, estesa in tutto il mondo (applausi). Vi ringrazio del conforto che voi mi date, poichè mi pare di trovare in esso precisamente tutto ciò che è l'affermazione della vostra presenza, del vostro grido tranquillo e pacifico intorno a chi rappresenta la Santa Chiesa.
Sapete cosa mi fa impressione? credetelo, non mi ci trovo volentieri sopra la sedia con la quale mi si porta in San Pietro. Io sarei tanto e tanto contento di andare a piedi; a piedi, come tutti gli altri. Ma cosa volete fare! se vado a piedi nessuno mi vede, come se non fossi in chiesa, 'e a questo titolo mi rassegno, ma vi assicuro che è sempre un esercizio di mortificazione (applausi).
E anche mi mortifica specialmente il sentire gridare, ecco ve lo dico subito, il gridare in molti... Siate quieti, guardate al vostro Pastore che passa, e un saluto, una preghiera per lui, e lasciamolo andare, lui va all'altare, va a pregare per voi, a compiere il sacro ministero. Voi volete gridare e alzate i segni delle bandiere e i distintivi della vostra giovinezza. Lasciamo andare!
Ciò che tocca sempre il cuore quando passo in mezzo alle moltitudini, e mai forse come qui... (veramente a Roma se ne vedono a Piazza San Pietro, che offre un quadro sempre come questo, e pure in altri posti, come a Fatima per esempio, un'estensione immensa coperta da un mezzo milione di persone).
Ma quel che specialmente mi commuove è vedere i giovani padri, i giovani sposi che alzano i loro bambini. Se essi li portano davanti a Chi rappresenta Dio, vuol dire che in questo c'è la promessa, c'è l'impegno, che in questo c'è la sicurezza della convinzione, che veramente tutto va bene, con pace e con fede e per il meglio, perchè c'è il Cristo. Cristo che lascia la sua grazia sopra l'innocenza, che allieta la famiglia, che conforta nei giorni dell'amarezza e nei giorni della mestizia.
Basta, non vi dico altro, perchè voi avete bisogno di poche parole. I Padri Salesiani, Padri carissimi e zelantissimi, sanno poi aggiungere loro, scrivendo e parlando e fabbricando e industriandosi in tutte le forme, dall'Oriente all'Occidente, dal Mezzogiorno a Mezzanotte. Oh sanno fare, sanno fare. È ciò che dicevo venendo qui stasera, dopo aver lasciato San Pietro davanti ad una folla molto molto grande che commemorava una Santa nuova, santissima per la sua epoca, ma riconosciuta al culto ora. Andiamo! chissà cosa Ci hanno combinato !pesti bravi Padri! Ma è una combinazione molto felice! vuol dire dunque che il tocco è immediato, vuol dire che le vostre anime sono vibranti, vuol dire che c'è una sensibilità religiosa, cattolica, di fede che veramente, nonostante altri spettacoli di cui possiamo avere notizia, consola il cuore e Ci incoraggia.
Ora vi do la mia santa benedizione, invocando la Vergine, Maria Ausiliatrice... Ecco, invochiamola come la invocano sempre i Salesiani. Eh! han preso la Madonna Ausiliatrice del popolo cristiano, levando il nome e l'invocazione dalle litanie, la forma più popolare, quindi invoco la benedizione dalla intercessione della Madonna Santa e di San Giovanni Bosco.
Vedete, per quel che è capitato qui in questi giorni, il cuore del Pastore esulta: s'è mosso San Pio X, un amico di Don Bosco, uno che lo conosceva tanto bene e ha potuto passare dalla sua tomba in San Pietro fino a Venezia. Dunque c'è un accordo fra i cittadini del Cielo, direi fra il cielo e la terra, per la conferma di questi propositi che sono la ragione della nostra vita, perchè sono direi la tranquillità delle nostre giornate, che sono il conforto della nostra speranza, la sicurezza che è al di là di quello che vediamo con i nostri occhi. Nell'alto dove eleviamo il nostro sguardo c'è un Cielo che ci aspetta e per il quale siamo fatti. Così dicendovi vi saluto e raccomando il Papa alle vostre preghiere, perchè comprendete che c'è da fare indubbiamente; ma il da fare è pure bello, è pieno di conforto, perchè il Papa sente quasi il contatto della grazia del Signore, che tocca gli umili e li esalta al disopra della plebe santa e che è tutta penetrata anch'essa dello spirito del Signore.
Coraggio! siamo vicini alla Pentecoste. Nel giorno della Pentecoste San Pietro (facciamogli omaggio, perchè avete qui il suo Successore), San Pietro che aveva tremato, poveretto, nei giorni del dubbio e della incertezza e così veramente aveva trovato ragione di umiliarsi, e qualche lacrimuccia era spuntata sopra le sue ciglia e sul suo viso un po' duro all'aspetto, ma San Pietro ebbe il coraggio in quel giorno là di magnificare la presenza del Cristo, che aveva rinnegato e di dire che a Lui si doveva l'onore, la gloria e la benedizione nei secoli e continua lui intercedendo le grazie per i suoi successori: così fate anche voi aiutando il Santo Padre, aiutando i Santi, aiutando San Giovanni Bosco a questa opera di intercessione che compiono per noi in Paradiso e cercando di essere sempre degni.
Vi do la Santa Benedizione (applausi).
Io vorrei sentirvi rispondere alle forme della Santa Benedizione: vediamo un po' se siete bravi, quelli che sanno cantare cantino, gli altri come possono, ma tutti in accordo, fierezza e armonia di grazia e veramente di grande gioia.
3. - LA SERA DEL 4 MAGGIO- GIUNGEVA ALLA PROCURA QUESTO TELEGRAMMA
REV.MO DON RENATO ZIGGIOTTI RETTORE MAGGIORE SALESIANI
Vicolo Minerva 51 - Roma.
-Con sensi di profonda soddisfazione rivolgiamo un commosso e grato pensiero ai diletti figli della Famiglia Salesiana et a quanti, oranti e plaudenti, si unirono a Noi nel solenne rito celebrato presso urna venerate spoglie San Giovanni Bosco nel nuovo Tempio a lui dedicato nell'alma Urbe, che gli fu tanto cara et nella quale ha lasciato così preziosi ricordi di pietà e di zelo stop.
All'espressione di paterno compiacimento uniamo il fervido auspicio che questi giorni di omaggio devoto all'inclito glorioso Santo e di intenso fervore religioso siano fecondi di edificanti frutti spirituali nelle anime, mentre rinnoviamo a Lei, ai suoi collaboratori, ai religiosi e religiose della benemerita Società Salesiana, ai cooperatori, ai fedeli tutti della nuova parrocchia, la propiziatrice e confortatrice nostra apostolica benedizione.
JOANNES PP. XXIII.
4. - DISCORSO DEL S. PADRE- GIOVANNI XXIII dinanzi alla Basilica di San Pietro, presenti le Urne di San Pio X e di San Giovanni Bosco la sera dell'Il maggio.
Venerabili Fratelli e diletti Figli!
Lo spettacolo che questa sera si offre alla contemplazione dei Nostri occhi Ci riempie l'animo di profonda e commossa esultanza. La grande piazza della Basilica di San Pietro, che da secoli apre le sue braccia marmoree al saluto delle folle oranti e pellegrine, invitandole al raccoglimento ed alla preghiera, riceve in questo vespero i due Santi gloriosi e tanto cari al cuore delle moltitudini cristiane: San Pio X, Pontefice Romano, e San Giovanni Bosco, Apostolo della gioventù.
Lo spazio, recinto dal colonnato possente del Bernini, è trasmutato in quest'ora come in un tempio solenne, in un altare di preghiera e di lode. Vi tornano le venerate spoglie del Pontefice Santo, dopo un mese, di quella che quasi vorremmo chiamare l'ultima visita pastorale nel Patriarcato che un giorno fu suo; ed in coincidenza felice di eventi, esse si incontrano coi resti mortali di San Giovanni Bosco, che, portato dalla pietà dei suoi figli nella chiesa a lui recentemente dedicata nel quartiere Tuscolano, sta per ritornare alla sua Torino.
Con viva soddisfazione dell'animo, ed anche con la personale partecipazione della parola, dello scritto e della presenza, abbiamo seguito giorno per giorno le due solenni manifestazioni, che tanto fervore e tanta devozione hanno ovunque suscitato nell'eco diffusa in tutto il mondo: Venerabili Fratelli Nostri e diletti Figli, consentite che nel momento conclusivo, che accosta in significazione così singolare ed amabile i due luminosi modelli di santità dei tempi nostri, abbiamo a rilevare lo spirituale valore dell'odierna circostanza.
1) Per quanto si riferisce a Pio X, la scena edificante di questa sera, è in tutto degna delle prime pagine del Libro Divino: degna di essere comparata a quel capo quarantanovesimo del Genesi, dove è detto che i figli di Giacobbe accompagnarono per la deposizione definitiva la salma del loro Patriarca alla tomba duplice, che Abramo si era fatta per sè e per i suoi in terra di Canaan, -nel campo di Efron Eteo, in faccia a Mambre (Gen., 49, 29-30).
Non diversamente i figli di Venezia, a cui per distinto segno di affezione avevamo concesso il grande favore, e il grande onore, di trasferire per breve tempo nelle Lagune, le spoglie sante di papa Pio X, già loro insigne -Patriarca, prima che Pontefice glorioso della Chiesa universale, come per aiutarlo al compimento di una sua antica promessa, eccoli ora pronti, in perfetta fedeltà, alla restituzione del sacro pegno, perchè, ricomposto nella Basilica di San Pietro, prosegua di qui una sopravvivenza di intercessione per quanti lo invocano, e di edificazione e di letizia per tutto il popolo cristiano.
Ma quale grandezza, quale trionfo in questa postuma peregrinazione del Patriarca antico presso la sua buona gente veneta: quale spirituale esaltazione sul suo passaggio presso re porte delle principali città, disposte lungo il suo cammino da Venezia a Roma: e qui in Roma, quanta cordialità devotissima ed entusiastica di accoglimento, sì da farci ripetere più volte: Illirabilis Deus in sanctis suis! (Ps., 67, 36).
Nulla è mancato invero alla solennità di questo ritorno e di questo ricevimento: innanzitutto la turba non solo « non modica», ma imponentissima; e i currus et equites pazienti o scalpitanti, poiché tutte le forme moderne di trasporto furono messe in azione, a renderlo più rapido e solenne.
Grande benedizione fu questa per le genti venete, e per la gente italica: apostolato efficacissimo di verità, di pietà religiosa e di pace!
Il rilevarlo oltre al riuscire di profonda soddisfazione al Nostro spirito, Ci apre il cuore alle più liete speranze.
La vita dei Santi che il Signore ha la bontà di donare di tratto in tratto alla sua Chiesa, ritrae moltissimo dalla varia configurazione dei luoghi, dei tempi e degli uomini, tra cui questi esseri privilegiati e generosi vissero e moltiplicarono le virtù predare ed i buoni esempi di cui si arricchisce il patrimonio spirituale di un popolo forte e cristiano.
È per questo, venerabili Fratelli e diletti Figli, che ringraziando Iddio per le ricchezze immense, moltiplicate da questo passaggio delle sacre Spoglie di un santo Pontefice, Noi le accogliamo nel loro ritorno all'Urbe, e le ricomponiamo con commossa riverenza, qui dove continueranno ad essere oggetto di venerazione da parte dei pellegrini di tutto il mondo.
Ad alcuni Santi più illustri nella Chiesa di Dio sono riservati talora compiti eccezionali che si prolungano nei secoli. Ogni santo poi ha la sua provvidenziale missione da compiere, ha una sua fisionomia, che lascia una particolare impronta nel tempo suo, e che talora si estende anche nell'ordine materiale e temporale.
Pio X è tutta una glorificazione dei compiti pastorali; e ad osservare minutamente gli undici anni del suo governo di Pontefice Sommo, se ne deduce una tale molteplicità e pienezza di saggi provvedimenti per la struttura interna dell'amministrazione ecclesiastica, per il rinvigorimento della pietà religiosa del clero e del popolo, per l'esercizio della carità e del ministero pastorale, da riempire l'anima di ammirazione e di stupore. A lui si potrebbe bene applicare come a pastore insigne, vigilante e incom, parabile, il trinomio in cui un altro dei suoi più lontani antecessori, in tempi più difficili ed aspri dei nostri, riassumeva la Chiesa Santa, quale egli la volle, ed in parte l'ottenne: cioè: « libera, casta, catholica».
Ed eccolo ora, il santo Pio X, come l'antico Patriarca Giacobbe, in faccia a Mambre, in possessionem sepuleri, e per sempre: eccolo al cospetto del popolo suo, di questa sua gens sancta, di questo regale sacerdotium, di questo « populus aequisitionis», così San Pietro lo chiamava a rammentare, come il morente Patriarca ai figli suoi esuli in terra straniera, i precetti del Signore.
Egli è qui: e la sua voce, che giunge dal seno di Dio, ricorda a tutti i cristiani la giusta via da seguire: l'apprezzamento esatto, che deve farsi delle cose terrene, e cioè non in vista semplicemente ed esclusivamente della prosperità materiale, ma nella preparazione, per ciascun uomo, del suo ritorno alla Casa del Padre, per cui tutti fummo creati, e segnati in fronte del divino sigillo della grazia.
O glorioso Pontefice nostro Pio! Eccoci innanzi alla tua tomba, al tuo altare. Nel rito di ricomporti nella pace serena e benefica dei Santi del Signore, Ci stanno intorno i Principi della Santa Chiesa, residenti nell'Urbe, componenti il Sacro Collegio dei Cardinali; e, accanto a loro, i primi e più preziosi e diletti collaboratori del governo ecclesiastico. Si aggiunge la distinta schiera dei prelati, Nostri e loro infaticabili cooperatori; dei sacerdoti specialmente consacrati al servizio delle anime, nei diversi gradi dell'ecclesiastico ordinamento parrocchiale: e i cori vibranti della gioventù novella, qui convenuta da ogni punto della terra ad educarsi alle conquiste dell'avvenire del Regno di Cristo nella Chiesa; ed infine la folla, la folla devotissima e pia, dei fedeli dell'Urbe e dell'orbe, che un fascino egualmente nobile e potente di ammirazione e di amore attira verso la tua protezione, o Padre Santo. Sii per tutti, o Santo Pio X, amico, ispiratore, intercessore.
2) Accanto a San Pio X, Noi porgiamo egualmente tributo affettuoso di venerazione e di esultanza, in mirabile unanimità di sentimenti e di affetti a San Giovanni Bosco.
Una felice concomitanza di significati preparò il suo ritorno nell'Urbe, a cento anni di distanza dalla sua prima venuta! L'umile sacerdote dei quartieri popolari di Torino non era sconosciuto, quando la prima volta capitò a Roma.
Per il popolo, Don Bosco fu sempre il prete dei ragazzi, dei giovani, che è quanto dire il sacerdote tutto dedito alla loro istruzione religiosa, alla educazione morale, alla formazione alle virtù civiche ed al lavoro. In questo, egli con sapiente lungimiranza vide la prosperità futura della Chiesa e della società e vi si applicò « con dolcezza conquidente e ferma dirittura ».
Ma per chi sapeva leggere a fondo, Don Bosco si mostrò subito, insieme che della giovinezza « il sacerdote del Papa »: il prete Romano, sì da far dire nella sua città, con una punta di gelosia: « Roma ti ammira: Torino ti ama ». A distanza di tanti anni, nell'irradiazione luminosa della sua figura e della sua Opera, ben a ragione si può dire, quasi correggendo la frase geniale: « Tutto il mondo ti ammira: tutto il mondo ti ama ».
Don Bosco è tuttora vivo nell'incanto che egli esercita sulle anime giovanili. Egli infatti ebbe la rara capacità di raccogliere e capire le aspirazioni della giovinezza. Non è vero che questa voglia sempre strafare, imporsi alla luce della dottrina, all'indirizzo della buona disciplina. Al contrario, essa vuole essere compresa, con intelletto benevolo, guidata con braccio robusto, con parola sincera: vuol trovare cuori che la amino e la stimino, aiutandola dolcemente e fermamente nella ricerca di ciò che è veramente importante nella vita; nella vita presente e nella direzione della futura.
Ciò è apparso con Nostro profondo compiacimento nella giornata radiosa di domenica 3 maggio, quando, tra le più che centomila persone che Ci attorniarono al quartiere Tuscolano, la maggior parte erano giovinezze vibranti, che acclamavano il Papa, e nel Papa la perenne giovinezza della Chiesa.
Ripensando a questa magnifica realtà, ripetiamo ai giovani le parole di Pio IX, che fu il • Pontefice dei tempi di Don Bosco: « Noi siamo con voi ». Il Papato, per cui Cristo governa le anime, ha il suo fondamento non nelle dimensioni territoriali di uno Stato, ma nelle espressioni di attività missionaria apostolica, caritativa, nelle forme di vita in cui si plasmano per il domani le anime giovanili.
In « questa sera di commozione e di amore », l'inno di gratitudine si eleva a Don Bosco, apostolo della gioventù, e con lui a tutti i fondatori e condottieri di istituzioni antiche e moderne, che dispiegano in Roma e nel mondo le loro energie alla educazione delle generazioni novelle con la sicurezza di un'alba sempre promettente di vita, di attività e di perfezione cristiana.
Venerabili Fratelli e diletti Figli!
Sulla soglia di questa Basilica, su cui si volgono gli sguardi dei fedeli cattolici di tutto il -mondo, Noi risentiamo in quest'ora, a mònito solenne e ad incoraggiamento suadente, le profetiche parole della Liturgia: Vidi coniunctos viros, habentes splendidas vestes, et angelus Domini locutus est ad me dicens: isti sunt viri santi fatti amici Dei.
Eccoli insieme questi amici di Dio, dopo il viaggio mirabile della loro esistenza terrena, durante la quale si conobbero e si amarono: eccoli dopo la peregrinazione di questi giorni da Roma a Venezia, da Torino a Roma.
In vero la supplicazione Ci sale commossa alle labbra: Sancii tui, Do-mine, mirabile consecuti sunt iter.
Il viaggio di questi Santi si è compiuto, anche nel voto di un incontro di San Pio X con i suoi Veneziani, e di San Giovanni Bosco con quella popolazione dell'Urbe affidata al ministero pastorale dei figli suoi.
Diletti Figli! Come gli occhi si volgono a queste Urne gloriose, così i passi di ciascuno di noi si dispongono a proseguire il cammino verso il compimento della vocazione terrena ed eterna.
Sancte Pie, ora pro nobis; Sancte loannes, ora pro nobis. O Santi del Signore! pregate per la Chiesa tutta intera, che vi acclama e vi venera; pregate perchè ciò che fu in cima ai vostri pensieri, ciò che fu l'applicazione costante del vostro lavoro apostolico sia sempre l'impegno nostro per la purezza della fede, per la santità del costume, per la carità dei rapporti fraterni e sociali. Pregate perchè si moltiplichino le buone famiglie, che dànno alla Chiesa ed alla società i servitori generosi e fedeli; pregate perchè gli uomini tutti, meditando pensieri di pace, giungano alla ferma convinzione che soltanto la bontà mite e generosa scioglie ciò che è arduo e difficile, rafforza i vincoli della fraternità, conquista i cuori, salva le famiglie ed i popoli.
5. - PAROLE DEL RETTOR MAGGIORE dopo la S. Messa di chiusura dell'ottavario nel Tempio di San Giovanni Bosco. Roma, 10 maggio 1959.
72 anni or sono, il 12 maggio 1887, Don Bosco celebrò la prima Messa nella attuale Basilica del S. Cuore di via Marsala, e si sciolse più volte in lacrime pensando al suo primo sogno e all'avveramento delle parole della Madonna: « Un giorno tutto comprenderai ».
Oggi il sogno del fanciullo presenta una nuova realizzazione in questo tempio monumentale, cui fece ritorno lo stesso Santo nelle sue preziose reliquie, onorate dalla visita e benedizione del Sommo Pontefice attualmente regnante Giovanni XXIII.
Anche noi ci sentiamo profondamente commossi pensando alla breve storia d'un secolo e alle grandi opere cui l'umile sacerdote ha dato l'avvio e che la Vergine Ausiliatrice seppe compiere per la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
E domani l'Urna del Santo si appresta a compiere l'inattesa gloriosissima conclusione del suo viaggio Torino Roma, accompagnando l'Urna del santo Pontefice Pio X, reduce dalla sua Missione di Venezia, salendo i gradini della Basilica di San Pietro tra le folle plaudenti per ricevere un'altra benedizione del Vicario di Cristo. L'amore al Papa che coll'amore all'Eucarestia e alla Vergine formò il programma e l'eredità sacra di Don Bosco ai suoi figli, trova così in questi giorni il più ambito suggello e la più ampia glorificazione.
Ecco come il Signore premia l'umile fedeltà dei suoi Santi. Quali utili conseguenze vogliamo trarre, carissimi, da questi straordinari avvenimenti? In attesa della parola ispirata che S. Santità ci rivolgerà domani in piazza San Pietro, mi sia lecito qui nel Tempio recentemente consacrato, dinanzi all'Urna benedetta del Santo, tra tanti confratelli e Figlie di Maria Ausiliatrice, allievi ed ex allievi, cooperatori ed amici vicini e lontani, elevare in primo luogo un inno di ringraziamento a Dio e alla Vergine SS. Ausiliatrice per tanti favori concessi alla nostra Famiglia dal primo sogno del Santo ad oggi. Lustus ut palma florebit et sicut eedrus Lybani nvultiplicabitur cantiamo nella Messa di San Giovanni Bosco: ne siano rese grazie a Dio che tutto dispone e tutto fa con la sua sapienza e bontà.
Ma poi dobbiamo promettere tutti di moltiplicare la nostra fedeltà al programma del Santo: dammi le anime, salviamo le anime dei giovani, cerchiamole senza posa, educhiamole santamente, difendiamole dai pericoli, portiamole a Dio nelle scuole e nei laboratori, nei cortili e nel divertimento, con la pietà e col lavoro, nelle famiglie, nelle parrocchie e nelle Missioni, con la ragione e con l'amore ad ogni costo, tutti invitando a cooperare in quest'opera santa tra le più sante, benefica tra le più benefiche.
E San Giovanni Bosco benedica dal cielo a piene mani quanti lavorano a questa impresa e conquisti alla Chiesa santa vicini e lontani, affinchè Gesù, che trovò la sua delizia tra i giovani, sia sempre più da essi lodato, benedetto ed amato.
6. - DELEGATIO FACULTATIS circa Libros et Ephemerides prohibita.
Rector Maior, attentis praesentibus rerum circumstantiis necnon studiorum ac S. Ministerii exigentiis, utendo potestate sibi ab Art. 77, § 1. Privilegiorum nostrae Societatis tributa, omnibus Inspectoribus ac Visitatoribus, perdurante munere, habitualiter delegat facultatem permittendi sibi subditis ut libros et ephemerides prohibita, rationabili de causa et adhibitis opportunis cautelis, legant ac apud se retineant.
Omnes tamen Inspectores ac Visitatores enixe hortatur ut in id caute omnino procedant, licentiam nonnisi nominatim, ad tempus ac circumscriptam, quantum fieri potest, ad opera definita et non ad universa concedant, et insuper sedulo advigilent ne abusus irrepant vel damnum personis obveniat.
Datu,m Augustae Taurinorum die 9 lunii 1959.
D. R. ZIGGIOTTI.
Casella di testo: Luglio-Agosto 1959 N. 208
I. - ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE IL RETTOR MAGGIORE:
Relazione della seduta 22 maggio 1959 dei Superiori generali religiosi sulle necessità dell'America Latina:
1. Parole d'apertura. — 2. Breve relazione - Gravità della situazione - Concorde collaborazione. — 3. Il pericolo protestante nella e per l'America Latina - Le regioni più bisognose - L'utile e necessario contributo delle Famiglie religiose. — 4. Assistenza religiosa, morale e sociale agli studenti latino-americani negli Stati Uniti Conclusione del P. Janssens S. J., Presidente. — 5. Dati Statistici: nostro contributo all'America dal 1946 al 1959. — 6. Epistolario di S. Giovanni 'Bosco: 40 volume - Epistolario di Don Rua.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore
Torino, 24 luglio 1959
Confratelli e figliuoli carissimi,
mi pare doveroso inviare a tutta la nostra Famiglia il verbale della riunione dei Rev.mi Superiori generali degli Ordini e Congregazioni religiose, tenutasi a Roma nel maggio scorso, perchè l'argomento mi pare di somma importanza e può servire a suscitare più vivo interesse alla vita della Chiesa universale, zelo per moltiplicare ad ogni costo le nostre vocazioni e generosità nell'offrirsi a partire in aiuto, dalle regioni più ricche di vocazioni a quelle in maggiore necessità.
Seconda riunione dei Rev.mi Superiori Generali degli Ordini e Congregazioni religiose presieduta dall'Em.mo Sig. Card. Marcello Mimmi
Relazione
Il 22 maggio 1959 sono stati convocati alle ore 16,30 nell'Aula Magna del collegio San Roberto Bellarmino (via del Seminario, 120 - Roma) i Rev.mi Superiori Generali degli Ordini e delle Congregazioni Religiose — membri del rispettivo Comitato Romano — per ascoltare una nuova esposizione di urgenti necessità dell'America Latina.
Presiedeva S. Em. Rev.ma il sig. Card. Marcello Mimmi, Segretario della S. Congregazione Concistoriale e Presidente della P. Commissione per l'America Latina, della quale erano presenti i seguenti Membri:
S. E. R. Mons. Antonio Samorè, Segretario della S. C. degli AA. EE. SS., S. E. R. Mons. Dino Staffa, Segretario della S. C. dei Seminari, Rev.mo P. Arcadio Larraona, Segretario della S. C. dei Religiosi, in rappresentanzà di S. E. R. Mons. Pietro Palazzini assisteva il Rev.mo Mons. Claudio Morino, Aiutante di Studio della S. C. del Concilio. Gli altri Membri della Commissione si erano scusati.
Erano presenti 95 Superiori Maggiori.
i. PAROLE DI APERTURA. — Apriva la seduta l'Em.mo Cardinale Presidente: « Ieri mi ha visitato un sacerdote — disse che piangeva: i protestanti avevano aperto nell'ambito della sua parrocchia un luogo di culto molto frequentato dai suoi fedeli». Ricordò Sua Eminenza anche l'accorato appello del Santo Padre per la Cina, ma l'odierna seduta richiamava l'attenzione di tutti verso l'America Latina, presa d'assalto dal protestantesimo, che pretende di andare a convertire i cattolici.
Basandosi su dati statistici impressionanti (numero di pastori, grandi mezzi finanziari e notevoli risultati ottenuti), Sua Eminenza invitò a un'attiva mobilitazione, alla quale grande contributo possono dare in maniera speciale gli Ordini Religiosi, già molto meritevoli nella diffusione e difesa della fede. Il protestantesimo infatti è la più grave minaccia attuale dell'America Latina: esso è peggiore di quello del secolo XVI e ha una forza di espansione superiore alla primitiva.
Concludendo, l'Eminentissimo esortò ad. avere grande fiducia in Dio, che non chiede a noi un pianto sterile, ma una cosciente e fattiva collaborazione alla Sua grazia; è necessario risvegliare tutte le forze, utilizzare tutte le energie disponibili e saper correre alla battaglia, per fare opera di propagazione e sviluppo della fede. Con questo spirito, che ben si adatta ai Santi. Fondatori se ad essi fosse dato di vivere nell'ora attuale, bisogna che tutti rispondano con generosità al pressante appello che la P. Commissione ancora una volta, in forma straordinaria, compie il dovere di rivolgere agli Istituti di Perfezione, perchè favoriscano — con aumento di personale e con adeguate attività — i Paesi dell'America Latina.
2. BREVE RELAZIONE. — Sulle direttive della Sacra Congregazione del Concilio in materia di Difesa della Fede.
In assenza di S. E. Mons. Palazzini, viene letta dal Rev.mo Mons. Claudio Morino, Aiutante di Studio presso la Sacra Congregazione del Concilio, la relazione di cui a continuazione si riporta il testo.
a) Direttive Pontificie.
«Dalla sua vasta e multiforme competenza nel campo pastorale e catechistico, dopo la creazione dell'Ufficio Catechistico Centrale (motu proprio ' Orbem Catholicum' del 29 giugno 1923), la Sacra Congregazione del Concilio è stata indotta da tempo ad interessarsi in modo particolare della grave e pericolosa situazione dell'America Latina.
Nell'immediato dopoguerra il Concilio ha opportunamente e ripetutamente interpellato gli Eccellentissimi Ordinari diocesani ed i Rappresentanti Pontifici sulla situazione, i pericoli e le difficoltà di indole pastorale delle singole diocesi e nazioni al fine di avere una documentazione il più possibile esatta e completa. In seguito, per mandato del Sommo Pontefice Pio XII, di felice memoria, fu tenuta presso la Sacra Congregazione del Concilio una riunione di tutti i Cardinali dell'America Latina e furono concordate norme ed. iniziative particolarmente intese all'incremento dell'istruzione religiosa, alla formazione cristiana dei fedeli e alla difesa della fede (Circolare del 5 maggio 1946, n. 4/46. 0. C.).
Nel suo ordinario ed ininterrotto lavoro la Sacra Congregazione ha cercato poi di far tradurre in pratica le norme e le iniziative concordate, e così nelle risposte alle relazioni catechistiche quinquennali ha ripetutamente insistito sulla necessità dell'istruzione religiosa, sulla creazione degli Uffici Catechistici diocesani, sulla organizzazione catechistica parrocchiale, sulla preparazione e formazione spirituale di catechisti laici, sulle sacre missioni e sui mezzi e metodi moderni di istruzione religiosa per gli adulti. E non si è limitata a dare istruzioni ai singoli Ordinari, ma ogni nazione è stata presa in esame nel suo complesso e sono state date norme generali, che sono servite di base per parecchie Conferenze Episcopali Nazionali. A norma della Circolare del 5 maggio 1946 devono essere costituiti in ogni nazione Segretariati Generali per la difesa della Fede e questi ogni due anni devono dare relazione delle loro attività alla Sacra Congregazione del Concilio, ed anche per questo il Concilio ha cercato di fare del suo meglio per coordinare, indirizzare, stimolare ed. incoraggiare tutti ad una azione intelligente ed efficace.
b) Gravità della situazione.
Quantunque le sapienti disposizioni e le opportune iniziative della citata Circolare e la costante sorveglianza del Concilio abbiano suscitato un risveglio non indifferente in campo cattolico, ed in seguito sia stata intrapresa dalla Santa Sede 'un'azione più intensa e più coordinata, la situazione permane grave e preoccupante. Non è mio compito illustrare tale situazione e sottolinearne la gravità; mi limito perciò ad alcune considerazioni.
Nel 1900 la popolazione dell'America Latina era di 63 milioni di abitanti; nel 1950 di 163 milioni; secondo approfonditi rilievi statistici nel 2000 si aggirerà attorno ai 500 milioni. A giudizio di competenti studiosi di pastorale occorrerebbe almeno un sacerdote ogni 1000 abitanti. In Italia, dove pure già si risente la mancanza di clero, vi è un sacerdote circa ogni 800 abitanti. In America Latina sí ha attualmente un sacerdote ogni 6000 abitanti; ci vorrebbero in America oggi 160.000
sacerdoti; nel 1955 risultavano invece 15.700 sacerdoti diocesani e circa 15.000 religiosi. Nel 2000 sarebbero necessari almeno mezzo milione di sacerdoti e forse non raggiungeranno neppure i 50.000, tenuto presente che attualmente risulta soltanto uno studente di teologia e filosofia ogni 27.000 abitanti.
I cattolici dell'America Latina sono attualmente un terzo di tutti i cattolici del mondo, nei prossimi anni potrebbero diventare la maggioranza o potrebbero anche costituire una dolorosa spina ed una grave pena per la Chiesa; se in America Latina si avrà una evoluzione in senso cristiano cattolico, la Chiesa aumenterà in modo mirabile i suoi figli, se questa evoluzione avverrà invece contro o senza la Chiesa, le conseguenze per le anime e per il mondo sono imprevedibili.
e) Concorde collaborazione.
Le Loro Paternità Reverendissime sono ben consapevoli di tutto questo e vedono ben chiaramente questo immenso ed importante campo di lavoro, che richiede gli sforzi congiunti e concordi di tutti: della Gerarchia e del clero locale, della Santa Sede, ed in modo particolare degli Ordini, delle Congregazioni, degli Istituti Religiosi. In campo religioso e spirituale non basta dettare leggi, dare indirizzi e promuovere iniziative; è necessario un intelligente, prudente, attivo, concorde, costante lavoro apostolico di migliaia e migliaia di anime generose, specialmente sacerdotali, che con entusiasmo, abnegazione, sacrificio ed eroismo si consacrino alla causa delle anime e della Chiesa.
Apostolatò dei Religiosi per la formazione di un laicato catto. lico. Le necessità sono tanto grandi ed i campi di apostolato tanto vasti che io non vorrei indicarne e specificarne alcuno. Mi basta accennare alla istruzione e formazione cristiana della gioventù. Sono_ moltissimi in America Latina i collegi e le scuole dipendenti dall'Autorità Ecclesiastica, ma finora non sono ancora riusciti a formare in maniera sufficiente un laicato cattolico, che sappia far valere in campo politico, civile e sociale quelli che sono i diritti di Dio e le direttive della Chiesa. La forMazione di un laicato cattolico ben formato e ben preparato è una delle cose più necessarie e più urgenti nell'America Latina, e questo dovrebbe essere compito in modo speciale delle scuole, dei collegi e delle Università cattoliche.
In alcune nazioni, per esempio nel Canadà, le scuole della Chiesa sono il vivaio vivo e fiorente delle vocazioni ecclesiastiche e religiose. Quantunque le condizioni generali e l'ambiente particolare dei collegi in America Latina siano alquanto diversi, credo nondimeno che la Chiesa possa a buon diritto aspettarsi e sperare che anche da tali collegi sorgano buone e numerose vocazioni. Forse potrebbe essere presa in considerazione l'opportunità di ridimensionare i collegi e di intensificare la formazione spirituale anche in vista di suscitare e coltivare vocazioni per il clero secolare e regolare.
La grave mancanza di clero impone più che mai e più che altrove la necessità di chiamare all'apostolato, specialmente catechistico, anche i laici, ed è proprio dai collegi e dalle scuole della Chiesa che dovrebbero uscire dei valenti e generosi catechisti. Nel motu proprio ' Orbem Catholicum' del 29 giugno 1923 il grande Pontefice Pio XI non solo raccomandava agli alunni delle scuole della Chiesa una più profonda e più completa conoscenza della religione cattolica in modo da potere facilmente difenderla e efficacemente propagarla, ma esprimeva anche il suo vivo desiderio che sorgessero presso i collegi e gli istituti più importanti delle vere scuole per la formazione degli insegnanti di religione: " Illud etiam magnopere cupimus in praecipuis quibusque sedibus religiosarum sodalitatum quae iuventuti instituendae sunt deditae, ibi, praesidibus ducibusque Episcopis, scholas aperiri delectis ex utroque sexu adolescentibus, qui accomodato studiorum curricolo formentur iidemque, facto periculo scientiae suae, rite renuntientur habiles ad magisterium doctrinae christianae historiaeque sacrae et ecclesiastiche obtinendum".
Non accenno neppure all'immenso ed impegnativo campo di apostolato diretto in mezzo ai fedeli. L'evoluzione travolgente, la lotta dei nemici, le difficoltà sempre crescenti per la vita cristiana esigono più che mai un cattolicesimo cosciente, conseguente, generoso e qualche volta anche eroico, ciò che non è possibile senza un'adeguata formazione spirituale, e questa, nelle. condizioni attuali è demandata in gran parte al clero religioso. La S. C. del Concilio osa domandare ancor più agli Ordini e Congregazioni Religiose, nella speranza che il comune lavoro scongiuri gravissimi pericoli >.
3. IL PERICOLO PROTESTANTE NELLA E PER L'AMERICA LATINA. - Il Rev.mo Padre Prudencio Damboriena S. J., professore della Pontificia Università Gregoriana, passa ad esporre il tema affidatogli, con quella profonda conoscenza che ha del probléma protestante nei Paesi dell'America Latina.
a) Pericoli per l'America Latina.
« Sua Santità Pio XII, parlando dei pericoli che minacciano la Chiesa nell'America Latina (Discorso al II Congresso mondiale dell'Apostolato dei Laici), li enumerava nel seguente ordine: protestantesimo, comunismo e laicismo. La pericolosità degli ultimi due — ovunque si presentano — è di per sè evidente. Il fatto però che, agli occhi del grande Papa scomparso, il protestantesimo figurasse alla pari con gli altri, ci dà un'idea della preoccupazione che Gli causavano i suoi continui progressi.
Non è esagerazione retorica l'affermare che al giorno :d'oggi nell'America Latina il cattolicesimo è impegnato in una delle sue più grandi battaglie. I 183 milioni di abitanti di questo continente — di cui quasi 160 milioni sono cattolici -- costituiscono il 33 per cento, cioè quasi la terza parte della popolazione cattolica mondiale. Per conseguenza il suo avvenire, umanamente parlando, è intimamente legato a quello della stessa Chiesa Cattolica. Per molto tempo siamo partiti dalla supposizione che quei popoli fossero definitivamente guadagnati alla causa della Chiesa. Storicamente è vero: per il battesimo che la maggioranza dei suoi figli ha ricevuto, per l'adesione alla Cattedra di Pietro e la volontà di vivere nella fede degli avi l'America Latina continua ad essere cattolica. Nondimeno il suo cattolicesimo in molte parti lascia non poco a desiderare. D'altra parte la Chiesa non sempre dispone colà di quei mezzi indispensabili per aiutare i suoi fedeli. Per conseguenza — e nuovamente humano modo loquendi — corriamo il serio pericolo di perdere vasti settori di quell'emisfero.
b) Pericolo protestante.
Il protestantesimo si è ben reso conto di ciò. Quando un secolo fa esso cominciò a infiltrarsi in quelle regioni, lo faceva senza troppo entusiasmo. Nell'anno 1903 non impiegava nell'America Latina se non il 3 per cento di tutta la sua forza missionaria mondiale. Nel 1935 la proporzione non oltrepassava il 10 per cento. D'altra parte, allora i suoi grandi campi di, missione si, trovavano nell'Asia e nell'Africa. A partire invece dall'anno 1938, e di fronte alle crescenti difficoltà sorte nei territori asiatici, le chiese protestanti nordamericane (che costituiscono il 75 per cento delle sue missioni nel mondo) hanno volto gli occhi verso l'America Latina. Il numero degli adepti è salito da 169.000 a più di 5 milioni. L'impulso di questi ultimi tre decenni è stato fenomenale. Secondo le loro statistiche ufficiali, l'America Latina assorbe il 26,49 per cento del personale e delle risorse missionarie. Di fatto, l'emisfero meridionale si è convertito nel suo primo campo di missione. E tutte le previsioni sono per l'aumento in volume e in efficienza di tali infiltrazioni. L'America Latina sta convertendosi per il protestantesimo missionario in vera terra promessa: ciò per la prossimità alle basi domestiche, per le minori difficoltà linguistiche e materiali, per avere infine assicurata la protezione in casi di qualsiasi emergenza. I suoi dirigenti sperano che se in questi ultimi trent'anni hanno potuto triplicare -i propri effettivi e le proprie conquiste, le prospettive dell'immediato futuro sono pertanto molto più ottimistiche. Alcuni hanno parlato della possibilità di arrivare a più di 30 milioni di protestanti per la fine del secolo. I presbiteriani del Brasile — che stanno celebrando le loro feste centenarie — hanno dato come parola d'ordine ai propri seguaci: conseguire nel prossimo decennio il numero di adepti che non si sono ottenuti se non in cento anni. Si calcola che la Chiesa Cattolica in America Latina perde ogni giorno più di mille persone che vanno al protestantesimo.
Il protestantesimo aumenta però non solo i propri effettivi e le proprie conquiste, ma va anche consolidando fortemente le sue posizioni. Le chiese e le sette stanno realizzando un'intensa campagna di predicazione nelle grandi città, nei villaggi, persino nei casolari più distanti. Inviano anche squadre di oratori: il gruppo della Youth for Christ ', i famosi guaritori come Oral Roberts, e rinomati predicatori come Billy Graham. Distribuiscono milioni di Bibbie, di Nuovi Testamenti e di Vangeli (l'aumento è stato dai 500.000 esemplari del 1916 ai 6.500.000 del 1955), così come innumerevoli foglietti e libri, nella maggioranza ingiuriosi verso la nostra santa religione. Hanno anche più di trecento riviste e alcune case editrici. Le loro potenti stazioni di radiodiffusione — a cominciare da 4 La voz de los Andes ' di Quito — sono un modello di tecnica e di abilità propagandistica. Nel 1955 i protestanti svolgevano programmi regolari in più di cento stazioni radio tra le duecentoventuno esistenti nel Brasile. Il problema sta parimenti delineandosi con la televisione. Il campo educativo (soprattutto sotto la forma di collegi di insegnamento medio) va convertendosi in un altro dei loro principali obiettivi. L'insegnamento della lingua inglese, le numerose borse di studio che distribuiscono, la modernità dei loro metodi pedagogici, così come la moda di tutto ciò che è nordamericano, costituiscono alcuni tra i più efficaci mezzi di attrazione, impiegati con successo. Il danno religioso che recano questi centri educativi è terribile: gli alunni che si fanno protestanti sono pochi, ma la maggioranza di essi è perduta per la Chiesa. Il protestantesimo sta poi penetrando sistematicamente nelle zone degli indios (più di 20 milioni), aiutandoli con medicine, lottando contro l'analfabetismo (col metodo Laubach ufficialmente adoperato dall'Unesco) e, naturalmente, facendo tra di loro opera di proselitismo. Però in nessuna sfera si nota forse lo sforzo sistematico dei protestanti come in quella della formazione del clero nazionale o indigeno e degli ausiliari sudamericani. Essi hanno più di un centinaio di scuole bibliche per la formazione di laici che si dedicano totalmente al proselitismo. I loro seminari maggiori (Theological Seminaries) sono più di 50 e molti fra di essi si valgono di magnifico personale insegnante, sia del luogo che forestiero, specialmente preparato nelle università nordamericane ed europee. In alcune città il numero degli studenti di teologia supera quello dei nostri. Rockfeller ha donato 4 milioni di dollari da distribuire fra i seminari dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina.
Tutto ciò vuole dire che, se non si pone rimedio, nei prossimi 50 anni il protestantesimo otterrà nell'America Latina incredibili successi, che i suoi capi già prevedono. Alcuni loro storici ce ne vogliono spiegare il perchè: nel secolo XVI, essi dicono, la riforma protestante non crollò nei Pàesi latini, ma semplicemente ebbe un ritardo, per tornare ad apparire nel secolo XX non già nella vecchia Europa, ma nell'America Latina. Continuando il loro ragionamento, essi aggiungono che, al giorno d'oggi la situazione del cattolicesimo in quelle Repubbliche rassomiglia molto a quella che, quattro secoli or sono, rese necessario l'avvento del protestantesimo in Europa.
c) Urgenza del nostro aiuto.
Di fronte a questo panorama, oscuro ma per disgrazia realista, si pone il dovere per la Chiesa tutta di correre in aiuto ai nostri fratelli dell'America Latina. Essa ci sollecita e con urgenza: ogni ritardo potrebbe risultare criminale. Non si tratta di conquistare nuovi territori per Cristo, ma di preservare quelli che gli appartengono per secolare possesso. Siamo ancora in tempo, ma a condizione che anche noi religiosi moltiplichiamo i nostri effettivi, lavoriamo in stretta unione tra noi stessi, coi nostri fratelli secolari e con tutte le forze di apostolato e — almeno in alcuni casi — modernizziamo anche i nostri metodi.
d) Le regioni più bisognose.
È rischioso tentare di limitare le zone sudamericane che si trovano nella maggiore necessità di ricevere la nostra cooperazione. Si offre tuttavia un breve elenco di quei territori che corrono maggiore pericolo di essere invasi dal protestantesimo.
Il Brasile occupa il primo posto. L'immenso territorio, causa la sua crescente popolazione, l'enorme scarsità di clero e soprattutto la sistematica penetrazione di cui è stato fatto oggetto lo rendono un punto veramente pericoloso. Tutte le chiese protestanti vi hanno una forte organizzazione: il 75 per cento dei pastori è nativo; le piccole sette realizzano un fanatismo furibondo nelle zone più abbandonate dell'interno. Insieme con lo spiritismo, il progresso protestantico costituisce un sintomo di vera gravità nel Paese.
Anche il Chile è gravemente attaccato da questo morbo. Le sette pentecostali hanno fatto nel suo territorio progressi straordinari mediante una organizzazione autoctona che serve di modello a tutto l'emisfero. Dato il fanatismo ad oltranza che essi praticano in ogni parte, esiste il reale pericolo che, prima di un decennio, in una popolazione che non tocca i 7 milioni, i protestanti si avvicinino al milione.
Il caso della Bolivia conserva molte somiglianze col precedente. La crisi economica e la scarsità di clero hanno attratto nel Paese forti contingenti di missionari protestanti. L'azione della Chiesa, in questi ultimi anni, è stata magnifica, ma non è stata sufficiente ad arginare il male: la Bolivia ha necessità di aiuto economico e di personale, se si vuole allontanare il pericolo che le incombe.
Entro la zona del Caribe, si trovano due regioni delicate: Cuba e Haiti. Nel primo di questi Paesi, la penetrazione protestante, avvenuta per mezzo di collegi e scuole, è stata molto profonda. I protestanti godono di molto prestigio e stanno organizzando magnificamente le loro forze di comando. Si parla perfino della possibilità di aprire un'Università protestante a La Habana. Gli ultimi avvenimenti politici sono serviti per aumentare la sua popolarità. In Haiti le infiltrazioni protestanti sono dí tipo popolare. Sia i battisti come i pentecostali e i testimoni di Geova stanno facendo grandi conquiste. La scarsità di clero, a detta dei nostri Vescovi, rende in alcuni punti la situazione pressochè disperata.
Fra le Repubbliche centroamericane, il pericolo non è trascurabile nel Nicaragua e grave è la penetrazione protestante nell'Honduras. Nel Guatemala i progressi dei nostri avversari sono ancora più solidi e profondi: il loro numero va aumentando in maniera allarmante: scuole e collegi godono di molto prestigio e del pieno appoggio ufficiale. È un Paese che figura tra quelli selezionati per una penetrazione sistematica.
Il Messico conta una popolazione protestante abbastanza grande, ma i cattolici sono ben organizzati ed hanno un buon numero di sacerdoti. Il vero pericolo si trova nelle zone degli indios.
Portorico, per la sua speciale situazione con gli Stati Uniti, presenta un caso particolare. I protestanti vantano, certo non senza esagerazione, di possedere il... 20 per cento della popolazione: grave problema costituiscono gli emigrati Portorichegni negli Stati Uniti e soprattutto a New York.
c) L'utile e necessario contributo delle Famiglie religiose..
Questo è il quadro tragico e queste le urgenti necessità. I campi aperti all'apostolato delle Famiglie religiose sono svariatissimi.
Nel novembre 1957, il Consiglio Episcopale Latino Americano (CELAM) trattò specialmente sul tema della Colaboracion de los religiosos con el CELAM. È molto utile meditare, per attuarle, quelle pratiche conclusioni.
Abbiamo in mano' una gran parte della predicazione, in forma di cultura religiosa, insegnamento catechistico nelle scuole pubbliche, missioni popolari soprattutto per mezzo di squadre di missionari, esercizi spirituali ecc.
Dobbiamo dedicarci anche alle opere sociali fra le classi semplici, religiosamente più sane, nella certezza di formare i nuclei migliori delle nostre famiglie cristiane.
L'insegnamento, soprattutto in forma di collegi e specialmente di lingua inglese, ci apre prospettive magnifiche. Dobbiamo unirci, sia per nazione che come emisfero, per avere le nostre riviste, le nostre pubblicazioni periodiche, le nostre case editrici di vera importanza internazionale.
È necessario fare un gigantesco sforzo per moltiplicare il numero delle vocazioni religiose e fomentare il più possibile anche quelle del clero secolare. In alcune. Repubbliche la Santa Sede ci ha affidato la direzione di Seminari o la collaborazione con gli esistenti mediante professori o padri spirituali. Ogni nostra generosità in tale materia sarà sempre poca. È uno dei campi in cui meglio possiamo servire la nostra santa Chiesa. Questa riconosce il nostro contributo: " Il CELAM — si dice nel documento sopra citato del 1957 — compie un grave dovere nel ricordare che furono i Religiosi, insieme con i Descubridores, gli strumenti della Provvidenza per portare la fede nell'America e per fondare parrocchie, scuole e università nel Nuovo Mondo. Questo ci obbliga a una perenne gratitudine verso gli istituti religiosi i cui membri realizzarono e realizzano con tanta abnegazione una così grande impresa a maggior gloria di Dio ".
f) Esortazione finale.
Con frequenza la Gerarchia latinoamericana, attraverso la P. Commissione per l'America Latina si rivolgerà a noi in cerca di un aiuto che, come Famiglie religiose, siamo talvolta
gli unici a poterlo prestare. Il soddisfare simili richieste esigerà forse sacrifici, anche lo spostamento di un personale che si credeva indispensabile altrove: dobbiamo saperli compiere, con generosità, perchè saranno veri atti di carità fraterna verso Paesi bisognosi; dobbiamo saperli fare con tutta urgenza, ora, non più tardi in un futuro lontano o prossimo, perchè ogni ritardo potrebbe essere fatale. La maggiore ricompensa ci verrà concessa centuplicatamente dal Signore della messe s.
4. S. E. Mons. Samorè illustra quindi alcuni aspetti
particolari dell'azione che possono svolgere gli Stati di Perfezione in difesa della fede, e si riferisce specialmente all'assistenza religiosa, morale e sociale agli studenti latinoamericani negli Stati Uniti.
Si rivolge alle Comunità che hanno fondazioni sia nell'America Latina sia negli Stati Uniti ed esorta caldamente a voler destinare, in una o più case degli Stati Uniti, un religioso che si interessi soprattutto di organizzare tale assistenza. Fa presente come i 12-15 mila studenti latinoamericani, che si annoverano attualmente negli Stati Uniti, rappresentano altrettanti centri di irradiazione, al ritorno nelle loro patrie dopo il periodo di studi superiori all'estero. Si tratta quindi dei futuri dirigenti nel prossimo avvenire: nell'industria, nel commercio, nell'educazione, nella politica. È quindi sommamente •importante dedicare al loro interesse spirituale quelle cure che verranno a beneficare in definitiva un numero molte volte maggiore di anime.
Gli studenti latinoamericani negli Stati Uniti si possono classificare in tre categorie: quelli che studiano a proprie spese; quelli che sono aiutati da organizzazioni cattoliche nordamericane; e quelli che fruiscono di borse di studio concesse dal Dipartimento di Stato o da altri Enti governativi o intergovernativi.
Per i primi si può svolgere opera diretta ad indicare loro università o istituti cattolici; e opera di assistenza spirituale se frequentano istituti non cattolici. Esiste — e può essere utilmente consultata — una Guía de informaciones sobre las instituciones católicas estadounitenses. È pubblicata a cura del Catholic Committee on inter-american student problenis, Huntington, Indiana, U.S.A.; ne è interessato alla diffusione il CELAM (Consiglio Episcopale Latino Americano); molto possono i Religiosi e le Religiose, che dirigono istituti di educazione nell'America Latina e molte delle scuole indicate nella Guía.
Inoltre sarebbe necessario interessarsi affinchè vadano ad alloggiare in case e pensioni gestite da organizzazioni cattoliche. Ve ne sono molte negli Stati Uniti, e il Foreign Visitors' Office, N.C.W.C., sta cercando di coordinarle.
Benefico interessamento può essere svolto per ottenere che le organizzazioni cattoliche nordamericane estendano sempre più il loro influsso agli studenti latinoamericani, e sarà bene inoltre far sì che le stesse scuole cattoliche degli Stati Uniti accolgano con una certa larghezza gli studenti che vengono dal sud.. Nè ci si deve fermare dinanzi alle difficoltà che si incontrano per ottenere l'assegnazione di borse di studio da parte del dipartimento di Stato o di altri organismi governativi o intergovernativi. Bisogna chiedere, saper chiedere, adoperarsi con zelo, come fanno gli altri, ossia quelli che non sono con noi.
In ogni caso è di vitale importanza: che lo studente latinoamericano non sia lasciato andare, bensì invece quasi consegnato dal suo collegio del Paese d'origine a un religioso dello stesso Ordine o Congregazione del collegio, che negli Stati Uniti si incarichi di seguirlo, di affidarlo, di raccomandarlo o all'università cattolica che frequenterà, o al cappellano del Newmann Club dell'università non cattolica che lo studente ha scelto, o al parroco, o al Vescovo del luogo dove quello studente avrà deciso di recarsi. È proprio quest'assistenza personale che assicurerà al giovane la continuità della formazione spirituale e non permetterà che egli, in due o tre anni di soggiorno negli Stati Uniti, in uso purtroppo di una libertà che la famiglia gli consente, si svuoti di quei principi religiosi che ha avuto durante gli studi secondari, e che dovrà essere capace di trasfondere nel periodo futuro dell'esercizio della sua professione. Quindicimila studenti assistiti bene, ossia almeno cinquantamila in dieci anni, saranno altrettanti dirigenti cattolici nel prossimo avvenire. Si pensino invece le disastrose conseguenze di una mancata assistenza.
Monsignor Samorè insiste su questa idea, notando come qualcosa si sia pur fatto in questi anni, e sottolineando che le sue parole non rivestono nè vogliono rivestire carattere di critica per nessuno, tanto più che il problema è complesso: un'adeguata soluzione può venire solo dall'organizzata collaborazione di molti, nel Nord e nel Sud America: istituti di educazione, Vescovi, sacerdoti e Comunità religiose.• Dà lettura di una recente Lettera dell'Em.mo Cardinale Arcivescovo di Boston il quale annuncia per la prossima estate l'apertura nella sua città di una Segreteria Generale della « Society of St. James the Apostle », da lui recentemente fondata, dove saranno disponibili alloggi per i Membri della Gerarchia e del Clero latinoamericano in visita, e saloni per riunioni di giovani dell'America Latina studenti al Massachusetts Institute of Technology, ad Horward University.
Allo scopo di fornire ai Reverendissimi Superiori Maggiori utili azioni per una provvidenziale azione in materia, si riportano le liste degli organismi cattolici nel campo dell'educazione.
a) In America Latina.
teramericana de Educación» e «Boletín Informativo » (Carrera 13A 23-80 - Bogotà, Colombia).
Raggruppa le seguenti Federazioni nazionali:
ARGENTINA Consejo Superíor de Educación Catòlica (Cochabamba 1682 - Buenos Aires)
BRASIL Associnao de Educaoo Catòlica
(Rua Martins Ferreira No. 23 - Río de Janeiro)
BOLIVIA Federación B-oliviana de Educación Catòlica
(Colegio. de La Salle - Apartado 126 - La Paz)
COLOMBIA Confederación Nacional de Colegios Privados
(Cra. 13A N. 23-80 - Bogotà, Colombia)
COSTA RICA Federación Nacional de Colegios Católicos (Palacio Arzobispal - Apartado 497. San José)
CUBA Confederación de Colegios Cubanos Catolicos
(5a Avenida No. 3201 - Miramar - La Habana - Marianao)
C HILE Federación Nacional de Colegios Particulares
Católicos
(Santo Domingo 1546 - Apartado 202. Santiago)
ECUADOR Confederacion Nacional de Establecimientos de
Educación Catolica
(Nueve de Octubre, No. 830 - Quito)
EL SALVADOR Federación Nacional de Colegios Católicos (Liceo Salvadorefío Hermanos Maristas - San Salvador)
HONDURAS Federación de Colegios Catolicos
(Colegio San Miguel - Tegucigalpa)
NICARAGUA Federación Nacional de Colegios Católicos (Instituto Pedagogico de Varones - Managua)
PANAMA Federación Nacional de Colegios Católicos
(Colegio La Salle - Apartado 554 - Ciudad de Panama)
PARAGUAY Asociación Paraguayana de Ensefíanza Católica
(Liceo San Carlos - México 580. Asunción)
PERú Consorcio de Colegios de la Iglesia
(Palacio Arzobispal - Lima)
REPUBBLICA DOMINICANA Unión Nacional de Colegios Católicos
(Colegio Santo Domíngo - Ciudad Trujillo)
URUGUAY Unión Nacional de Educación Católica
(Palacio Arzobispal - Montevideo)
VENEZUELA Asociación Venezolana de Educación Católica (Edificio San Mauricio 4o. Piso - Caracas)
b) Negli Stati Uniti, per l'America Latina
Il quadro tracciato e le cifre date non potevano non impressionare; egli era sicuro di interpretare i sentimenti dei presenti nel promettere che ogni sforzo sarebbe stato compiuto per rispondere all'appello della Santa Sede: secondo le direttive dell'Em.mo Card. Mimmi, tenendo presenti le norme e le istruzioni della S. Congregazione del Concilio, ispirandosi ai punti elencati dal Rev.mo P. Damboriena, procurando di coordinare le attività di apostolato esterno delle Comunità religiose e dedicando, in particolare, seria attenzione alla gioventù studentesca, specialmente all'estero (Stati Uniti).
A questo proposito il Rev.mo P. Janssens rilevava come i Religiosi si trovino particolarmente impegnati, e relativamente in migliori condizioni: chè nelle loro mani stanno tante scuole e tanti collegi. Riferendosi all'appello rivolto da Mons. Samorè sottolineava l'opportunità di curare l'assistenza degli studenti latinoamericani negli Stati Uniti, proprio a motivo della loro eccezionale importanza per l'attività che essi sono chiamati a svolgere, a studi compiuti, nelle loro patrie con largo raggio di influenza. Prometteva quindi che il Comitato avrebbe dato attenzione all'appello, nell'intento di promuovere utili iniziative: per esempio la concessione di borse di studio da parte degli istituti educativi statunitensi cattolici agli studenti latinoamericani, la creazione di qualche centro, presso le principali università non cattoliche degli Stati Uniti per l'accoglienza di quegli studenti.
I Reverendissimi Superiori Generali erano stati pregati di portare all'adunanza una breve relazione scritta circa le attività svolte dal loro istituto in favore dell'America Latina dal giugno dello scorso anno. Molti dei presenti l'hanno portata. Non essendo stato distribuito un preciso questionario, meno facilmente possono queste relazioni essere sunteggiate ín un quadro sinottico. Saranno tuttavia studiate dalla Segreteria della Pontificia Commissione, nella speranza di trovarvi segni di un provvidenziale risveglio in favore di quell'America Latina, che costituisce una parte tanto rilevante del cattolicesimo mondiale.
Peraltro già fin d'ora la Pontificia Commissione è in grado di fare la felice costatazione che qualcosa di nuovo e di buono si nota: molte pratiche sono state iniziate e parecchie condotte a felice esito. L'odierna adunanza ha illustrato uno degli aspetti e uno dei motivi dí preoccupazione; altri ve ne sono che saranno fatti conoscere successivamente. I risultati ottenuti e il molto da fare sono sprone per un ulteriore fervore di opere.
5. — Carissimi confratelli, a commento di questa Relazione impressionante, voglio sottoporre anche alla vostra considerazione la statistica del nostro contributo portato dal 1946 al 1959, compresa la spedizione missionaria di quest'anno, alle varie Ispettoríe dell'Amerièa Latina. Il desiderio del Sommo Pontefice che d'ora innanzi si intensifichi l'opera di soccorso all'America e all'Africa certamente troverà un'eco nel cuore di noi tutti e susciterà il fuoco missionario caratteristico tra noi, fin dai tempi del nostro caro Padre.
DATI STATISTICI
SALESIANI 1027
FIGLIE di M. A. 395
1946 1959
» F. M. A. 286 399
» F. M. A. 3513 5611
F. M. A. 657 913
6. — Ho il piacere di annunciarvi che l'ultimo lavoro del compianto D. Cena è giunto felicemente a termine. Il 24 maggio, Festa della nostra cara Mamma Maria Ausiliatrice, mi è stato consegnato il quarto ed ultimo volume dell'Epistolario di D. Bosco.
Debbo ringraziare da queste pagine il nostro amato Economo Generale, Dott. D. Fedele Giraudi, che, in mezzo alle molte preoccupazioni del suo ufficio, ha trovato il tempo per occuparsi anche di questo, e con le sue insistenze e col suo interessamento è riuscito a condurre in porto quest'opera magistrale.
Invito quindi tutte le Case a volersi provvedere di questa documentazione di prim'ordine e a volerla porre, insieme con le Memorie Biografiche, a, disposizione dei Confratelli. L'edizione è extra-commerciale e la si può acquistare presso la Segreteria Generale del Capitolo Superiore.
Intanto mi è venuto sott'occhio un pensiero di Mons. Costa-magna, che mi sembra di dover prendere come una vera ispirazione celeste. Egli scrive: '« Le lettere di D. Rua con quelle di Don Bosco formeranno un giorno il più prezioso epistolario che potranno mai avere i Salesiani».
L'epistolario di D. Bosco è cosa fatta. Perchè non penseremo anche all'epistolario di D. Rua?
Invito quindi, insistentemente e in modo particolare, tutti i Confratelli che possedessero o fossero a conoscenza di lettere del Ven. D. Rua, che non furono inviate per la causa di Beatificazione, affinchè mandino copia fedele di tali lettere all'archivista del Capitolo Superioré.
Voi comprendete, cari Confratelli, che tale raccolta non sarà lavoro di un giorno, ma se tutti saranno solleciti nel rispondere a questo mio invito, potrà darsi che fra non molto noi abbiamo tale copia di materiale, da poter cominciare il lavoro di redazione. E quale monumento migliore alla gloria di D. Rua potremmo noi immaginare, di questa raccolta di lettere ed insegnamenti, che altrimenti cadrebbero per molta parte nell'oblio?
Non oso chiedervi i manoscritti originali, ma sarò immensamente riconoscente a chi si sentisse di farne dono. Per la, serietà del lavoro desidererei però che si sapesse con certezza dove si trovano e che fossero possibilmente custoditi nell'archivio di una casa e non in proprietà privata di confratelli, per evitarne la perdita.
Sarei pure riconoscentissimo se, in luogo di mandarne una copia fedele, si provvedesse a inviare una fotocopia ben chiara, dato che questa è equivalente, nel garantirne l'autenticità, alla copia originale.
Siamo nell'anno centenario dell'inizio della Congregazione. È nostro dovere raccogliere questi documenti della storia e della tradizione salesiana, a nutrimento delle nostre anime e a conservazione dello spirito dí D. Bosco per le generazioni future.
Concludo, carissimi, invocando da S. Giovanni Bosco, il cui giorno natalizio ricorderemo il 16 del prossimo agosto con la professione religiosa dei nostri Novizi (quest'anno ne sono entrati in Noviziato 1222 complessivamente) benedizioni e grazie su tutta la nostra Famiglia e sull'opera a noi affidata.
Pregate per me vostro
aff.mo in C. J.
Sac. RENATO ZIGGIOTTI