Gentilissimo Rettor Maggiore, Don Angel Fernandez Artime
per impegni istituzionali precedentemente assunti, non posso essere oggi qui all’inaugurazione del 28esimo Capitolo Generale. Tuttavia vi prego di accettare, insieme alle mie scuse, un breve messaggio di affettuoso saluto che porgo a nome mio personale e della Città di Torino.
Proprio lei Rettor Maggiore, qualche anno fa nel corso di un’omelia pronunciata a Colle Don Bosco, nel corso della funzione che apriva le celebrazioni del Bicentenario del Santo, aveva descritto la Famiglia Salesiana come un grande albero le cui radici si estendono in tutte le parti della terra.
Ebbene, da torinese e senza nascondere una nota di orgoglio, mi fa piacere ricordare che il seme da cui è nata questa grande pianta è germogliato proprio a Torino. Questo seme che, in poco più di due secoli di storia, ha lasciato segni indelebili e contribuito a connotare in maniera forte il carattere della nostra città.
Carattere che, come le attività della congregazione salesiana, si rispecchia nell’impegno continuo a educare i giovani, ad insegnare ad essere solidali e attenti ai più deboli, ad accogliere senza pregiudizi chi lascia il proprio paese d’origine e sogna di costruirsi una nuova vita.
La strada tracciata da Don Bosco, seguita dai suoi successori, è fatta di impegno tra la gente e si manifesta ogni giorno come presenza viva e attiva tra coloro che più hanno bisogno di sostegno, di essere aiutati a diventare donne e uomini capaci di contribuire, con il proprio lavoro e l’impegno nel sociale, alla crescita della propria comunità.
Un percorso che invita i giovani a impiegare le proprie migliori energie in campo professionale e all’interno della società civile, così come nel servizio al prossimo.
Da parte mia e della Città di Torino, insieme all’augurio di buon lavoro per il 28esimo Capitolo Generale, un grazie sentito al mondo salesiano per ciò che ha dato e che continuerà a dare alla nostra comunità cittadina.
Chiara Appendino,
sindaca della Città di Torino
AI MEMBRI DEL CAPITOLO GENERALE DELLA CONGREGAZIONE SALESIANA
(Torino, dall’Arcivescovado, 22 febbraio 2020)
Cari amici, vi ringrazio per aver scelto Torino come sede del Capitolo generale della Congregazione salesiana. Qui avete le vostre radici e tornare a riflettere e stare insieme in questo luogo, santificato dalla presenza delle spoglie di San Giovanni Bosco, nella Basilica da lui voluta in onore della Madonna Ausiliatrice, rende ancora più ricchi di contenuto spirituale, ecclesiale e pastorale i vostri lavori di questi giorni. La Chiesa di Torino deve molto alla vostra Congregazione e vive ancora oggi dello spirito salesiano, lasciato in eredità dal Santo fondatore, che ne orienta in particolare l’impegno con e verso i giovani.
Il tema del Capitolo è molto importante e decisivo per orientare il vostro cammino di oggi nel mondo: «Quali Salesiani per i giovani di oggi?». Desidero richiamare a questo proposito quanto Papa Francesco, proprio su questo stesso tema, ha consegnato, nel suo discorso tenuto nella Basilica di Maria Ausiliatrice, a tutta la famiglia salesiana presente alla sua visita a Torino nel 2015, in occasione dei 200 anni dalla nascita di san Giovanni Bosco.
Il Papa ha sottolineato come l’esempio di Don Bosco sia anche oggi molto attuale e moderno e rappresenti un punto di riferimento fondamentale per orientare il compito educativo di ogni salesiano verso i giovani. Con loro Don Bosco agì con fermezza e costanza, fra ostacoli e fatiche, con la sensibilità di un cuore generoso. «Non diede passo, non pronunciò parola, non mise mano ad impresa che non avesse di mira la salvezza della gioventù... Realmente non ebbe a cuore altro che le anime» (Costituzioni Salesiane, 21). Il carisma di Don Bosco ci porta ad essere educatori dei giovani attuando quella pedagogia della fede che si riassume così: «evangelizzare educando ed educare evangelizzando» (Direttorio Generale per la Catechesi, 147). Si tratta di evangelizzare i giovani, educarli a tempo pieno, a partire dai più fragili e abbandonati, proponendo uno stile fatto di ragione, religione e amorevolezza, universalmente apprezzato come “sistema preventivo”.
Perciò, vi incoraggio a proseguire con generosità e fiducia le molteplici attività in favore delle nuove generazioni: oratori, centri giovanili, istituti professionali, scuole e collegi. Senza dimenticare coloro che, ai tempi di Don Bosco, erano chiamati “ragazzi di strada”: questi erano i suoi prediletti, perché avevano tanto bisogno di speranza, di essere formati alla gioia della vita cristiana. Oggi la Chiesa si rivolge a voi, figli e figlie spirituali di questo grande Santo, e in modo concreto vi invita ad uscire, ad andare sempre di nuovo a trovare i ragazzi e i giovani là dove vivono: nelle periferie delle metropoli, nelle aree di pericolo fisico e morale, nei contesti sociali dove mancano tante cose materiali, ma soprattutto manca l’amore, la comprensione, la tenerezza, la speranza. Andare verso di loro con la traboccante paternità di Don Bosco.
L’oratorio di Don Bosco è nato dall’incontro con i ragazzi di strada e per un certo tempo è stato itinerante tra i quartieri di Torino. Possiate annunciare a tutti la misericordia di Gesù, facendo “oratorio” in ogni luogo, specie i più impervi; portando nel cuore lo stile oratoriano di Don Bosco e mirando a orizzonti apostolici sempre più ampi. Dalla solida radice che egli ha posto duecento anni fa nel terreno della Chiesa e della società sono spuntati tanti rami: trenta istituzioni religiose ne vivono il carisma, per condividere la missione di portare il Vangelo fino ai confini delle periferie. Il Signore ha poi benedetto questo servizio suscitando tra voi, lungo questi due secoli, una larga schiera di persone che la Chiesa ha proclamato santi e beati. Vi incoraggio a proseguire su questa strada, imitando la fede di quanti vi hanno preceduto.
Cari amici, dal patrimonio di esperienza che ci ha lasciato Don Bosco, possiamo trarre anche oggi alcuni tratti fondamentali di ogni azione educativa: l’autorevolezza dell’educatore, la centralità della relazione personale, l’educazione come atto di amore (“questione di cuore”, come diceva don Bosco), la formazione integrale della persona, la corresponsabilità per la costruzione del bene comune. Quello che oggi è cambiato, tuttavia, rispetto al suo tempo, in modo tumultuoso e rapido, sono alcuni punti di riferimento, in passato precisi e fondati, che la cultura e la società moderna stanno mettendo in forte crisi, per cui si parla di vera e propria “emergenza educativa”. Educare non è mai stato facile, ma oggi appare a molti genitori, docenti, sacerdoti, catechisti, educatori un’impresa ardua e spesso addirittura impossibile. D’altra parte, si aprono anche impreviste opportunità, per chi sa mettersi in gioco con impegno e responsabilità e sa gestire le relazioni educative in modi nuovi, coinvolgenti, che sanno affrontare senza timore il problema, sorretti dalla fede in Colui che è il primo educatore, Dio, che mai abbandona chi in lui confida e si affida. Occorre però esercitare un equilibrato e sapiente discernimento sulle radici profonde dell’emergenza, per trovare anche le risposte adeguate alla sfida.
Questo è quanto siete chiamati ad affrontare ogni giorno, sia negli oratori che nelle scuole professionali e in tutti quegli ambiti di servizio ai giovani che come salesiani svolgete. Il Capitolo che vivrete, sorretto e posto sotto la guida di Maria Ausiliatrice, vi permetta di affrontare questa sfida e di trovare le vie più adatte per farvi fronte, animati sempre dalla speranza che Don Bosco ci ha insegnato e su cui ha scommesso il suo fecondo apostolato con i giovani.
X Cesare Nosiglia,
Arcivescovo di Torino
ai Salesiani riuniti nel Capitolo generale 28°
Torino, 22 febbraio 2020
Suor Yvonne Reungoat fma
Di tutto cuore, anche a nome del Consiglio generale e di tutte le Figlie di Maria Ausiliatrice, ringrazio per l'invito ricevuto a partecipare alla solenne apertura del vostro CG 28.
Saluto i Vescovi e i Cardinali salesiani, tutte le autorità e i rappresentanti di altri gruppi della Famiglia salesiana qui presenti. Con particolare affetto e gratitudine saluto il Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime, centro di unità di questa grande Famiglia, che in questi sei anni ne ha accompagnato la crescita e lo sviluppo con amore di padre.
Saluto i membri del Consiglio generale e tutti i Salesiani partecipanti al Capitolo generale 28° della Congregazione.
Il tema del Capitolo: “Quali Salesiani per i giovani di oggi?”, si pone in continuità con il cammino iniziato nel CG 26 che proponeva alla riflessione il da mihi animas cetera tolle di don Bosco e nel CG 27 sul tema Testimoni della radicalità evangelica. Lavoro e temperanza. La passione educativa e missionaria di don Bosco hanno costituito l’ispirazione e l’impulso per il rinnovamento dello stile di vita e per la vitalità carismatica delle vostre comunità in tutto il mondo.
Ora l’Assemblea capitolare è chiamata a tracciare l'identikit del Salesiano, secondo il cuore di don Bosco, per il Terzo Millennio, in fedeltà al progetto di Dio, che ci chiama a continuare ad essere apostoli del mondo giovanile, e in fedeltà alle sfide del tempo in cui siamo inseriti, ai nuovi bisogni educativi di adolescenti e giovani nei cinque Continenti.
Il tema trova un chiaro ed esauriente sviluppo nella Lettera di convocazione del Rettor Maggiore (24 maggio 2018) e, successivamente, nello Strumento di Lavoro indirizzati a tutti i Salesiani. La lettera di convocazione, nella ricchezza delle sue articolazioni, è stata oggetto di riflessione anche da parte nostra. Molte delle affermazioni risuonano nell'intera Famiglia Salesiana e ci stanno accompagnando nella preparazione del nostro CG XXIV, per la comune attenzione alla contemporaneità dove il Signore ci sta parlando, chiamando e inviando nel suo nome a portare la gioia del Vangelo e la bellezza del carisma salesiano.
L'interrogativo che vi guida "Quali Salesiani per i giovani di oggi?" tocca la radice dell'identità vocazionale. È come chiedervi: "Cosa e come farebbe don Bosco, oggi? Di qui l'efficacia pastorale e la fecondità vocazionale della vostra missione. Solo Salesiani autentici e santi sapranno parlare con efficacia a questi giovani di Gesù, aiutarli a diventare "buoni cristiani e onesti cittadini", come voleva don Bosco e come ci ricorda la Strenna del Rettor Maggiore di quest'anno.
Papa Francesco ci chiama in questo anno 2020, con tutte le altre persone che nel mondo sono interessate al mondo giovanile, ad un Rinnovato Patto Educativo Globale. È un appello che certamente vi trova particolarmente sensibili, come pure tutta la grande Famiglia Salesiana. Don Bosco ne avrebbe gioito e, dal Paradiso, ne gioisce grandemente.
I due Sinodi dei Vescovi sulla famiglia, il Sinodo sui giovani e il Sinodo speciale sull’Amazzonia ci hanno fatto intravvedere nuove strade, hanno destato interrogativi, hanno aperto a scelte "in uscita" inedite nel passato. Sono appelli ad un impegno particolarmente attento per voi e per il vostro CG 28. Attendono aperture di orizzonti in sintonia con il carisma salesiano perché risponda al bisogno di educazione ed evangelizzazione che attraversa il mondo giovanile, oggi.
L'essere espressione di una Chiesa in uscita missionaria è connaturale al nostro carisma. Papa Francesco, che conosce bene il mondo salesiano, nella prefazione del libro di don Antonio Carriero "Evangelii Gaudium con don Bosco", ha scritto che don Bosco entrò "nella periferia sociale ed esistenziale!” che cresceva nella Torino dell’800, capitale d’Italia e città industriale. Là ha portato l’amorevole e saggia cura del vero educatore a tutti i ragazzi che strappava dalle strade. Essi trovavano a Valdocco un’oasi di serenità e il luogo in cui apprendevano ad essere buoni cristiani e onesti cittadini, indicando questa sua attenzione come segno della sua santità.
Mi pare che il Papa abbia già dato una risposta all'interrogativo del vostro CG 28: il Salesiano è “un uomo concreto, come il vostro fondatore… che sa guardarsi attorno, vede le situazioni critiche e i problemi, li affronta, li analizza e prende decisioni coraggiose. È chiamato ad andare incontro a tutte le periferie del mondo e della storia, le periferie del lavoro e della famiglia, della cultura e dell’economia, che hanno bisogno di essere guarite".
I nostri due Capitoli generali si svolgono quasi alla vigilia di alcune celebrazioni significative: il 150° anniversario della prima spedizione missionaria dei Salesiani; il 150° anniversario della fondazione dell’Istituto delle FMA; il centenario delle morte di don Paolo Albera e di madre Caterina Daghero.
Sono preziose opportunità per far rivivere oggi la passione apostolica e missionaria che ha alimentato gli inizi della Famiglia salesiana e che oggi cerchiamo di mantenere viva. Le nuove generazioni infatti continuano ad avere bisogno di educatori interamente consacrati al loro bene perciò pronti ad affrontare ogni disturbo, ogni fatica per conseguire il fine dell'educazione integrale che culmina nella santità.
Nel vostro CG 28, come nel nostro CG XXIV, è presente Maria Ausiliatrice e non potrebbe essere diversamente: la lettera di convocazione, datata 24 maggio da Torino, si conclude con la preghiera per il CG che è rivolta a Maria Ausiliatrice. Il Capitolo stesso si svolge all'ombra della Basilica edificata da don Bosco per cantare le glorie di Maria.
Sia lei, la Madre di tutta la Famiglia Salesiana a dirvi il nostro grazie, cari Fratelli salesiani, per il servizio di animazione spirituale e sacramentale che garantite nelle nostre comunità, alle consorelle e ai giovani, ai laici che condividono la nostra stessa missione. I giovani hanno bisogno dello spirito di famiglia che ci unisce per sentirsi accompagnati nel loro cammino di ricerca del senso della vita, per la crescita della loro fede, per essere sostenuti nella speranza.
Rinnovo il mio grazie al Rettor Maggiore che in questi sei anni ci è stato Padre e Fratello e che ha arricchito tutta la Famiglia salesiana con il suo magistero e con l'entusiasmo per la vocazione salesiana. Lo ringrazio per tanti gesti di fraternità e gli assicuro la preghiera mia personale, del Consiglio Generale e di tutte le FMA.
Siamo sicure che dal vostro CG 28 avremo benefici anche noi e tutta la Famiglia salesiana: sono una benedizione per tutte/i i Salesiani entusiasti e capaci di rispondere al progetto di Dio, aperti alla costruzione insieme, in una grande sinergia, di un futuro spalancato sui grandi orizzonti della missione. Su tutti voi, Capitolari qui presenti, invoco la benedizione di Dio e di Maria Ausiliatrice.
Grazie per l’ascolto e buon cammino capitolare!
ASSOCIAZIONE DI MARIA AUSILIATRICE
Associazione ecclesiale pubblica e fedeli
Caro Rettor Maggiore,
Cari Salesiani di Don Bosco,
sono felice ed emozionato nel farvi questo saluto oggi, all'apertura dei lavori del 28° Capitolo generale della congregazione. E' un'emozione grande avervi tutti riuniti qui a Valdocco e la prima parola che sento di rivolgervi a nome di tutta l'Adma (Associazione di Maria Ausiliatrice) e penso a nome di tutti i laici che fanno parte della Famiglia Salesiana è GRAZIE. Grazie perché la vostra presenza nel mondo è un dono, le vostre parole sono importanti, la vostra benedizione è indispensabile, il vostro accompagnamento è vitale per i giovani, le famiglie, le comunità a cui avete dedicato la vostra vita. Lo sguardo di un salesiano amico può essere ciò che "cambia l'esistenza", voi come Don Bosco sapete farci sentire amati e chi si sente amato diviene capace di amare, chi si sente accolto è capace di accogliere, chi si sente perdonato è capace di perdonare.
"Quali salesiani per i giovani di oggi" è il titolo del vostro capitolo. Un tema che è allo stesso tempo l'origine ed il futuro, il sogno e la realtà, il centro e la periferia della vostra missione. E' un tema che ci riguarda tanto da vicino: Quali Salesiani per i nostri figli? Per noi? Per le nostre parrocchie? Per la società? Per i giovani del mondo?
Vogliamo allora augurarvi un tempo forte di incontro, di preghiera e di discernimento su questi temi, certi che questo capitolo porterà grandi frutti.
Vogliamo anche condividere con tutti voi la grazia che come Adma abbiamo ricevuto in questi anni di cammino. "Condividere la grazia" è proprio il motto che i nostri giovani hanno voluto utilizzare nel 150° anno dell'Associazione perché - ci hanno detto - "una cosa bella non puoi tenerla per te ma devi donarla".
Vi lasciamo allora tre pensieri che sono il frutto della nostra esperienza:
Noi vi accompagniamo cari salesiani in questo capitolo con la preghiera ed in particolare affidiamo a Maria Ausiliatrice e a don Bosco i lavori del Capitolo, perché grazie alla loro potente intercessione lo Spirito Santo illumini i vostri cuori e le vostre menti e preghiamo anche con voi e per voi perché il Signore ci mandi tanti nuovi salesiani ad operare nella sua messe.
Sig. Renato Valeria
Presidente della Primaria