Don Bosco

Don Bosco e i Papi PIO IX

Dalle MB 1

Altra fonte, da cui si ricavano queste notizie, è un prezioso manoscritto in pochi quaderni dello stesso D. Bosco, nel quale egli espone la sua biografia fino all'anno 1855. Aveva estrema ripugnanza a scrivere di sè, perchè ben conosceva l'avviso dello Spirito Santo: “La bocca altrui e non la tua dia lode a te (1)”. Ma nel 1858 il Sommo Pontefice Pio IX lo consigliava a stendere queste pagine, e nel 1869 gliene dava l'ordine, sicchè egli verso il 1870 dovette accingersi ad obbedire.

Da MB 2

L'Aporti entrava tanto nella grazia del Re, che questi più tardi lo proponeva a Pio IX perchè fosse consecrato Arcivescovo di Genova, e lo nominava Senatore del Regno…
Soddisfatto questo tributo di gratitudine al Papa defunto, D. Bosco disse che non potendo la Chiesa rimanere senza Capo visibile a governarla, come non può un gregge rimanere senza pastore, glie ne sarebbe dato un altro; e intanto esortò i giovani a pregare anch'essi che lo Spirito Santo illuminasse e dirigesse i Cardinali ad eleggere presto un nuovo Papa; ed essi pregarono con singolare fervore. Ed ecco il 16 dello stesso giugno 1846 uscire eletto il Cardinale Giovanni Mastai Ferretti, Vescovo di Imola, che assumeva il nome di Pio IX. Anche le umili volte della nuova cappelletta di S. Francesco di Sales risuonarono poco dopo dell'inno di ringraziamento a Dio, per aver dato in sì breve tempo un altro Capo alla sua Chiesa, un altro Padre a tutti i fedeli cristiani, ed in cui l'Oratorio avrebbe acquistato sì grande benefattore.

Il nuovo Pontefice era d'animo mite, generoso, ma fermo, e di una bontà di cuore incomparabilmente grande; di svegliato ingegno, di molta scienza, di facile parola, di soda e profonda pietà, esperto nelle cose politiche, conoscitore delle arti settarie. A tutti eran noti i naturali sentimenti di patria,

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cristianamente da lui accarezzati; Già predicatore di missioni in Sinigallia, Segretario del Nunzio nel Chilì, era amantissimo della Vergine Immacolata, e aveva una predilezione speciale per i fanciulli poveri, essendo stato Presidente dell'Ospizio di Tata Giovanni e dell'Ospizio di S. Michele. Nutriva adunque le stesse inclinazioni di D. Bosco, del quale avrebbe compreso così bene le idee, da farsi suo munifico e affettuoso protettore.

Appena salito al trono, pubblicò alcuni editti di riforme amministrative e il 17 luglio concedeva un largo perdono a quelli che erano carcerati o esiliati per delitti politici, ossia a più di mille, tutti convinti di congiura o di ribellione. Appena proclamata l'amnistia, il grido di viva Pio IX risuonò in tutta l'Italia e in tutto il mondo. Roma repentinamente sembrò in preda ad un delirio di gioia, ad un'orgia insolita. Dimostrazioni popolari, feste, banchetti, passeggiate patriottiche, archi trionfali, illuminazioni, inni, musiche, ovazioni di un popolo immenso ovunque il Pontefice movesse il piede. Raccomandava egli moderazione come prova di obbedienza; ma le sette organizzatrici di quei moti popolari, contenuti dentro ai limiti voluti dai caporioni segreti; aiutati inconsciamente per fede ed amore dall'immensa maggioranza dei veri Cattolici; continuavano per le loro trame ad agitare le masse del popolo col pretesto di esaltare il Papato. Fu un lavorio incredibile per spingere Pio IX di concessioni in concessioni, facendogli sempre cadere sull'augusto capo nembi di fiori. I settarii andavano gridando, Pio IX essere un Papa liberale, colla speranza che non venisse smentita la loro calunnia. Scrittori avvezzi ad insultare il Papato, ora levavano alle stelle Pio IX. I principali giornali d'Europa acclamavano al suo amor patrio al fine di vincere la perplessità e le resistenze di Re Carlo Alberto. Massimo d'Azeglio scriveva articoli per sette giornali, tra cui due riviste, una inglese e l'altra

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francese, nelle quali si esaltava e magnificava Pio IX come speranza d'Italia. Fingevasi essere lui un Papa quale aveanlo dipinto le Istruzioni settarie del 1820. Torino faceva eco a Roma, e l'impulso a libertà, che bugiardamente si proclamava venuto dal Vaticano, si comunicava eziandio al clero. I Mazziniani tacevano, e supplicavano Mazzini che tacesse e lasciasse libero il campo a Gioberti, ad Azeglio, a Mamiani e ad altri che lavoravano a raggiungere lo stesso suo fine, ma provvisoriamente non colla repubblica, sibbene colla preparazione di un governo costituzionale.

D. Bosco però, non ostante il suo affetto e il suo entusiasmo per il Papa, non si lasciò illudere da tanta lirica piazzaiuola. Quantunque sembrasse che gli onori resi a Pio IX fossero un giusto tributo alla sua divina autorità, alle sue virtù, pure in essi egli scorgeva un germe di gravi rivolgimenti politici e perniciosi alla Chiesa. Quindi avvertiva i suoi collaboratori e i giovani più avanzati e più giudiziosi di tenersi all'erta, non lasciarsi ingannare dalle voci popolari, ma stare uniti al Papa ed all'Arcivescovo, pronti ad essere ossequenti alle loro istruzioni. Eziandio Mons. Fransoni, il quale, forse primo tra i Vescovi, intravedeva il precipuo movente di quelle dimostrazioni, l'ipocrisia e le bieche mire delle sette, non tardò molto a premunire con sicurezza i suoi diocesani, e specialmente i suoi più intimi, tra i quali era presente D. Bosco, a non lasciarsi accalappiare da quelle parvenze di libertà e di amore al Papato. Per ciò andava crescendo in certe consorterie il sordo malumore contro l'esimio Prelato, il quale pronto a soffrire qualunque persecuzione piuttosto che venir meno al proprio dovere, con mirabile serenità di animo, continuava a reggere tranquillamente la sua diocesi, provvedendo con sollecitudine ai bisogni delle singole parrocchie…
Siccome molti ed evidenti vantaggi erano già derivati da questa pia pratica, così la Marchesa bramava che si eseguisse eziandio in alcuna chiesa pubblica, ma ad istanza del rispettivo parroco o rettore. Non volendo però l'Arcivescovo accordare la licenza senza il beneplacito della S. Sede, la Marchesa supplicò il Sommo Pontefice Gregorio XVI e ne ottenne graziosamente per mezzo della Sacra Congregazione dei Riti un Rescritto di approvazione il 16 marzo 1846. Quindi, dietro sue nuove domande, il 6 aprile lo stesso, Pontefice concedeva a tutti i fedeli l'indulgenza plenaria per una sola volta, nell'ultimo giorno di questo pio esercizio, da praticarsi tanto nelle chiese dei pii stabilimenti di S. Anna e di Santa Maria Maddalena, quanto in una chiesa pubblica da designarsi dall'Ordinario; purchè in tale giorno i fedeli, veramente pentiti, confessati e comunicati, visitassero qualcuna di queste chiese e pii oratorii, e pregassero secondo l'intenzione di S. S. per qualche tempo; ed inoltre fossero intervenuti a tutte le funzioni prescritte. Ogni volta poi che, con cuore almeno contrito, avessero divotamente assistito alla prefata pratica divota, anche per un giorno solo e pregassero, come sopra, accordava volta per volta l'indulgenza di 100 giorni. Queste indulgenze dovevano essere in vigore per sette anni e con facoltà di applicarle in suffragio dei fedeli defunti. In ultimo, per le replicate istanze della Marchesa, Pio IX il 7 agosto confermava in perpetuo le anzidette indulgenze…

MB 3

Omai la pubblica tranquillità dipendeva dal beneplacito di costoro, e l'Angelico Pio IX, senza quasi avvedersene, era da loro assediato nella sua capitale, mentre non cessavano le pubbliche e assordanti feste in suo onore…
Qualche tempo dopo, D. Bosco annunziò che alcuni grandi personaggi si erano fatti ascrivere alla Compagnia di S. Luigi, come socii di onore, ed essi rimasero non poco edificati ed ammirati, quando udirono il nome del Grande Pio IX, del Cardinale Giacomo Antonelli, di Mons. Luigi Fransoni, di Monsignor M. Antonucci, allora Nunzio Apostolico alla Corte di Torino e poi Cardinale Arcivescovo di Ancona, ed altri….

Eziandio in Roma i capi delle congiure seguivano fedelmente le istruzioni di Mazzini sul modo di circonvenire il Papa e gli altri Sovrani. “ Il Papa, aveva scritto, si avanzerà nelle riforme per principio e per necessità... Profittate della menoma concessione per riunire le masse, non fosse altro per attestare la riconoscenza: feste, canti, assemblee... dare al popolo il sentimento della sua forza e renderlo esigente... uno scalino per volta….Ottenuta una legge liberale, applaudite e domandate quella olio deve seguire ”.

Il Papa infatti, animato da santi pensieri, disposto a far tutto pel bene del suo popolo gli accordava certe libertà che più parevano desiderate; e subito si organizzarono imponenti dimostrazioni popolari per ringraziarlo e per chiedere ad alta voce nuove riforme. E Pio IX il 15 marzo aveva concessa la legge sulla stampa con una libertà dentro giusti limiti, la quale però non impedì che in agosto nella sola Roma si pubblicassero cinquanta giornali, la maggior parte detestabili, corruttori dello spirito dei cittadini. Il 14 giugno.

Egli nominava un consiglio di Ministri, composto però di ecclesiastici, e i settarii, aspettando il momento opportuno per imporre al Papa un Ministero di laici, fecero udire unito al grido di Viva Pio IX, quello di Viva Gioberti, Viva l'Italia, e misto ad inni quasi repubblicani. Il 5 luglio avendo poche truppe a' suoi ordini permetteva che fosse istituita la guardia civica per la tutela dell'ordine pubblico, e così i rivoluzionarii ebbero le armi. Alcun tempo dopo, ordinato e nominato, il Consiglio comunale di Roma, inaugurava la Consulta di Stato; ma fra i consultori che rappresentavano le singole città del regno erano stati eletti non pochi cospiratori fra i più pericolosi. E intanto non vi era lode e gloria che non si tributasse a Pio IX.

A Torino giungevano le notizie di Roma ed anche qui continuavano ad ogni occasione le grida frenetiche, ostinate di Viva Pio IX. Mons. Fransoni però aveva compreso tra i primi che sotto quelle esagerate espressioni di entusiasmo si celava l'artificio delle sette, e sollecitato dal Papa a muovere i fedeli in aiuto degli Irlandesi che lottavano contro la fame, il 7 giugno 1847 scriveva in una sua lettera pastorale: “ Quella essere un mezzo assai acconcio di mostrare ossequio al Pontefice, e perciò averglisi a dar plauso. Non come quei tali che applaudono a Pio IX, non per quello che è, ma per quello che vorrebbero Egli fosse. Doversi ancora riflettere, che non il battere fragoroso di palma a palma, nè l'incomposto acclamar tumultuoso, sono gli applausi che possono a Lui tornar graditi, bensì l'ascoltarne docilmente gli avvisi, e il pronto eseguirne, non che i comandi, gli inviti ”. D. Bosco non la pensava diversamente dal suo Arcivescovo. Naturalmente anche all'Oratorio era un gridare a tutta gola di viva e di osanna al gran Pontefice; tanto più che D. Bosco parlava sempre del Papa colla massima stima; ripeteva frequentemente essere necessario di stare uniti al Papa perchè egli era quell'anello che unisce i fedeli a Dio, e preconizzava fatali cadute e castighi a quelli che presumevano osteggiare o censurare anche menomamente la S. Sede; e tanto era l'amore che sapeva infondere verso di questa ne' suoi giovani, che sentivansi disposti ad esserle sempre obbedienti e fedeli e a difenderla anche a costo della vita. I giovani adunque ripetevano: Evviva Pio IX; ma con meraviglia intesero D. Bosco che cercava di cambiar loro le parole in bocca: - Non gridate Viva Pio IX, ma Viva il Papa!
- Ma perchè, gli domandarono, Ella vuole che gridiamo Viva il Papa? Pio IX non è appunto il Papa? - Avete ragione, replicava D. Bosco: ma voi non vedete più in là del senso naturale; vi è certa gente che vuol separare il Sovrano di Roma dal Pontefice, l'uomo dalla sua divina dignità. Si loda la persona, ma non veggo che si voglia prestar riverenza alla dignità di cui è rivestita. Dunque se vogliamo metterci al sicuro, gridiamo Viva il Papa! - E tutti i giovani ripetevano: Viva il Papa!...

- Ed ora, continuava D. Bosco, se volete cantare un inno in lode del glorioso Pontefice, s'intoni pure quello che ha testè composto il Maestro Verdi:
Salutiamo la santa bandiera Che il Vicario di Cristo innalzò.

E tutti prorompevano in un coro fragoroso cantando quell'inno che secondo l'interpretazione di D. Bosco, era un omaggio al vessillo della santa Croce.

Più di una volta vennero alla Domenica, nei giorni di maggior fermento, alcuni signori in voce di buoni cristiani, ma liberali. Entusiasmati al vedere tante centinaia di baldi giovani, dopo brevi parole d'incoraggiamento li invitarono a gridare Viva Pio IX; ma riuscì loro non grata sorpresa sentire un tuono di cinquecento e più voci che rispondeva: Viva il Papa! - Non era stata dimenticata la lezione di D. Bosco, e perchè questa rimanesse sempre più impressa, egli collocò in ogni parte del piccolo Oratorio cartelli stampati per invitare i giovani ad obbedire al Papa, a riverirne gli ordini, a rispettarne l'autorità. Su uno si leggeva: - Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa - Su un altro:
- Dove è Pietro ivi è Dio - Un terzo: - Io sono con voi sino alla consumazione de' secoli - Dove è Pietro ivi è la Chiesa - Pasci le mie pecorelle.

Narrava D. Bosco al Card. Bernabò nel 1873: “ Nel 1847 lessi alcuni fogli di arrabbiati rivoluzionarii; eravi scritto: “ S'incominci a gridare Viva Pio IX ma giammai Viva il Papa; si dia opera a screditare i Gesuiti, ma non toccate il Pontefice. I preti buoni lodateli, incoraggiateli e tentate lusingarne l'amor proprio colla lode, i preti cattivi se potete tirarli dalla vostra parte farete un gran guadagno ”. E questo programma fu messo in pratica alla lettera, e fin d'allora, chi non fosse stato cieco, si poteva vedere, come ogni mossa dei liberali fosse diretta a tribolare e spodestare il Papa, togliendogli tutti i mezzi e gli appoggi umani. Essi vanno tuttora ripetendo: Quando non abbia più nessuna speranza di riacquistare ciò che gli fu tolto, bisognerà pure che ceda e si pieghi ai nostri voleri ”.

Intanto D. Bosco preparava dimostrazioni e sfilate di altro genere. Il due settembre aveva comprato per 27 lire una statua di Maria SS. Consolatrice col suo piedestallo, e deliberò che in quell'anno e nell'anno successivo si portasse processionalmente nel dintorni dell'Oratorio quando ricorrevano le feste principali della Gran Madre di Dio Stabilì eziandio che in onor di S. Luigi la prima Domenica di ciaschedun mese si facesse una bella processione nel recinto dell'Oratorio, fissando per l'esercizio mensile della Buona Morte l'ultima Domenica. Questo esercizio fu arricchito da Pio IX con una Indulgenza Plenaria applicabile alle Anime sante del Purgatorio, e a tutti quelli che intervenissero alla processione furono concessi 300 giorni.

E Pio IX, che pur conosceva chi fosse Gioberti, gli aveva risposto che, ove questo giovasse a consolidare la pace e a rendere felice l'Italia, egli il farebbe. Gioberti erasi abboccato ovunque con tutti i capi partito e la sua opera non parve caduta a vuoto.

INNO A PIO IX.

Su, compagni, letizia cantiamo
Al magnanimo core di Pio
Che alla santa favilla di Dio
S'infiammò del più dolce pensier.

Pace, pace risuoni ogni lido!
Gioia, gioia risponda ogni core;
Benedetto il sorriso d'amore
Che dischiude a salute il sentier.

Gloria al santo Gerarca divino,
Gloria, gloria, esultiamo, esultiamo;
Dei fratelli al soave richiamo
Si riscuote ogni petto di gel.

Di virtudi sul colle fiorito
Procediamo con spirto sincero;
Una voce risuoni dei vero:
Pace, amore, giustizia e dover.

Il meschino anzi tempo orfanello
Nella faccia paterna s'affisa,
E le care sembianze ravvisa
Alla luce diletta del dì.

Lieti, o figli, stendete le braccia,
Accorrete all'amplesso negato:
Ecco il giorno, ecco il giorno aspettato,
Che vi rende la vita del cor.

Le preghiere di tanti infelici
Trovâr grazia al cospetto di Dio,
Che mandò la clemenza di Pio
A portar vera pace ed amor.

O compagni, esultiamo, esultiamo,
Grazie, grazie risponda ogni cor:
Ecco il giorno, ecco il giorno aspettato,
Ecco il giorno di pace e di amor.

Viva gridiamo unanimi
Figli d'un padre stesso:
Viva il gran Pio concesso
Dal Cielo al nostro amor.

Tutti gridiam con giubilo:
Evviva Pio NONO;
Viva; e dei viva al suono
Risponda amore e fè.

VIVA PIO IX.

Pertanto la sera del 23 novembre, mentre il tempo nuvoloso e la notte oscura parevano rendere impossibile la partenza del Sovrano di Roma, Pio IX entra nel suo Oratorio privato e fa una calda preghiera a Gesù Crocifisso, raccomandandogli il suo Vicario. Dopo si alza, muta divise, e travestito ed accompagnato da un solo domestico, con una lanterna in mano, entra per una porta segreta, traversa lunghi corridoi, e coll'aiuto del Cielo riesce ad illudere la vigilanza de' suoi sgherri. Ad un luogo stabilito trova il conte Spaur, ambasciatore del Re di Baviera, che lo accoglie nella sua carrozza e lo conduce nel regno di Napoli. Pio IX giungeva sano e salvo in Gaeta, la sera del 25 novembre.

Egli ciò fece eziandio perchè erasi prefisso di sostenere l'Autorità del Papa, finchè il Pontefice fosse rimasto in Gaeta, e smise appena Pio IX fu rimesso dai Francesi sul trono apostolico. Il suo ritirarsi fu causa di sventura all'Istruttore, perchè questo, mutato poi indirizzo e direttore, cadde in mano di scrittori liberali.

D. Bosco intanto nel frattempo degli esercizii non aveva tralasciato di celebrare una messa alla mezzanotte del Santo Natale, colla Comunione generale, avendogli Pio IX rinnovata questa facoltà per altri tre anni; e donava ai giovani dell'Oratorio cinquecento copie di una lode a Gesù Bambino, colle note musicali, stampate per suo ordine da Speirani e Ferrero.