Don Bosco

Don Bosco e i Papi PIO X

Don Bosco nell'augusta parola dei Papi

A cura dell'Ufficio Stampa Salesiano
della Direzione Generale Opere Don Bosco Torino

Pio X
Indice

In udienza dal Papa Pio X - Programma da lui tracciato
lettura dei giornali e dei periodici ai chierici studenti
4. Amore al Vicario di Gesù Cristo.

Grande rispetto, obbedienza e affetto ai Pastori della Chiesa e specialmente al Sommo Pontefice.

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(Don Albera Torino, 25 gennaio 1911.)
In udienza dal Papa Pio X - Programma da lui tracciato
4. L'undecimo Capitolo Generale.

Questa imponente assemblea, preparata con una esemplarissima muta di spirituali esercizi, si apriva presso la tomba dei nostri Fondatori in Valsalice, la sera del 15 agosto. Dopo aver invocati i lumi dello Spirito Santo e ricevuta la benedizione del SS. Sacramento, i membri del Capitolo Generale si riunivano nella vasta sala destinata per le sedute.

Quale grata sorpresa per tutti i convenienti quando il Presidente D. Filippo Rinaldi annunziò che il grande Pontefice Pio X, a nessun altro secondo nell'amore ai poveri figli di D. Bosco, inviava con un venerato autografo, la sua apostolica benedizione! Senza dubbio voi siete ansiosi di conoscerne il tenore ed io di buon grado ve lo trascrivo.

Ai diletti figli della Congregazione Salesiana del Ven. Don Bosco raccolti per la elezione del Rettore Generale, nella certezza, che tutti, quacumque humana affectione postposita, daranno il voto a quel confratello, che giudicheranno in Domino il più adatto per mantenere il vero spirito della Regola, per incorag  giare e dirigere alla perfezione tutti i membri del religioso Istituto, e per far prosperare le molteplici opere di carità e di religione, alle quali si sono consecrati, impartiamo con paterno affetto l'Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, li 10 agosto 1910. Plus PP. X.

Alla lettura delle auguste parole del Supremo Gerarca della Chiesa, ascoltata in piedi e salutata con frenetici applausi, teneva dietro una lettera dell'Em.mo Cardinal Mariano Rampolla, nostro benemerito Protettore, nella quale noi non sapevamo se più ammirare la sublimità dei concetti, l'eleganza della forma o la delicatezza dell'affetto verso i Salesiani.

Se a tutto questo aggiungiamo ancora la benedizione del Em.mo Cardinal Richelmy, Arcivescovo di Torino, possiamo dedurre che forse nessun Capitolo Generale di altro Ordine o Congregazione religiosa si apri sotto più felici auspici. E ciò sia detto non già a vana soddisfazione del nostro amor proprio, poichè certo non mancano fra noi i motivi di umiliarci, ma piuttosto a nostro conforto ed incoraggiamento.

Sono fatti che dovremmo sempre ricordare per meglio apprezzare la Pia Società, a cui per grazia singolarissima ne trasse la mano di Maria Ausiliatrice, nostra Madre dolcissima, e renderci così più affezionati alla nostra vocazione.

6. Ai piedi del Santo Padre Pio X...

L'ultima riunione ebbe luogo il 31 agosto, ed io la sera del 1° settembre partiva per Roma. I miei primi passi dovevano essere diretti a prostrarmi ai piedi di Pio X, chiedergli la benedizione e porre me stesso, la nostra Pia Società e tutte le opere nostre nelle auguste sue mani. Appena arrivato, trovava alla Procura l'avviso che il giorno seguente, 3 settembre, il Santo Padre mi avrebbe dato udienza per il primo nelle ore antimeridiane.

L'accoglienza fu quella del più tenero dei padri. Mi chiamò per nome, e si degnò di rallegrarsi di vedere il Successore di D. Rua, che egli disse di considerare come un santo. Gradi i figliali ossequi degli altri membri del Capitolo Superiore e di tutti i Salesiani.

Malgrado la profonda emozione, ringraziai Sua Santità déll'autografo inviatoci al principio del nostro Capitolo Generale e poi dell'affettuosissimo telegramma con cui ebbe la degnazione di felicitare e benedire il nuovo Rettor Maggiore il giorno stesso delle elezioni, attestati che i poveri Salesiani, nati ieri, troppo conoscevano di non meritare.

Il S. Padre rispose che aveva creduto bene di agire in tal modo per far conoscere quanto gli torni cara l'attività che esercitano i Salesiani ovunque hanno impiantate le loro tende. « Siete nati ieri, è vero, ma siete sparsi in tutto il mondo e dappertutto lavorate molto ».

Il Papa si rallegrò dell'andamento del nostro Capitolo Generale esprimendo la speranza che abbondanti ne sarebbero i frutti. Mostrò stargli molto a cuore la formazione dei novizi, su cui riposa l'avvenire della Congregazione, e si compiacque molto della promessa che noi a ciò avremmo vegliato con zelo ardente, attenendoci scrupolosamente al decreto Regulari Discipline emanato dalla santa memoria di Pio IX.

Il Vicario di Gesù Cristo si fece vedere ben informato di quanto riguarda l'umile nostra Società, poichè mi felicitò delle vittorie già ottenute dai tribunali contro i nostri calunniatori. Egli però aggiunse una terribile parola: VIGILATE, disse, POICHÉ ALTRI COLPI VI PREPARANO I VOSTRI NEMICI.

7. ... e il programma da Lui tracciato.

Animato da tanta benignità mi feci ardito di chiedergli qualche norma pratica pel governo della nostra Pia Società, e il Papa con un dolcissimo sorriso sulle labbra rispose: e voi me lo chiedete? Voi non avete a far altro che seguire le tracce di D. Rua. Egli era un santo. In ogni cosa fate come avrebbe fatto egli stesso. NON VI SCOSTATE DAGLI USI E DALLE TRADIZIONI INTRODOTTE DA D. BOSCO E DA D. RUA. Tuttavia aggiungerò una parola: — Ricordate ai vostri dipendenti che Colui a cui servono, Dominus est. Stia loro fisso nella mente il pensiero della presenza di Dio, siano in tutto guidati dallo spirito di fede, con fervore' compiano le loro pratiche di pietà e a Dio offrano i loro lavori e sacrifici. Dio sia sempre nella loro mente e nel loro cuore.

Come era d'aspettarsi, raccomandò vivamente a tutti i Salesiani di mettersi in guardia contro gli errori dei modernisti; e quando gli richiamai alla memoria che sul letto di morte D. Rua ci aveva raccomandato grande rispetto, ubbidienza ed affetto ai Pastori della Chiesa e specialmente al Sommo Pontefice, con tutta affabilità espresse la sua ferma fiducia che i Salesiani avrebbero fatto tesoro di sì prezioso ricordo.

Mi si porse pure il destro di ricordare che il compianto Superiore aveva inviato a tutti i nostri sacerdoti la stupenda Exhortatio ad Clerum di Sua Santità Pio X, incoraggiandoli a farne pascolo salutare per la loro condotta, ed egli con evidente compiacenza gradi queste attestazioni di figliale attaccamento dei Salesiani verso la Santa Sede e l'augusta persona del Papa, e con tutta effusione di cuore ci benedisse.

Questo brevissimo riassunto della lunga e cordialissima udienza concessami dal S. Padre credetti opportuno inserire In questa mia circolare, affinchè ci sia d'incoraggiamento il pensier6 che il Vicario di Gesù Cristo ci ama, ci stima e fa assegnamento sulla nostra attività pel bene delle anime. Sia perciò nostro comune impegno di stringerci sempre più alla Chiesa ed al suo Capo Supremo, di seguirne con tutta docilità gl'insegnamenti e così raddolcire alquanto le amarezze di cui, per traviamenti di figli ingrati, è abbeverato il suo tenerissimo cuore.

Se non temessi di riuscire soverchiamente lungo vorrei ancora farvi parola delle consolantissime udienze che mi accordarono il Cardinal Rampolla, nostro Protettore, e il Cardinal Vives, Prefetto della S. Congregazione dei Religiosi. Vi dirò solo che se foste stati presenti, carissimi confratelli, ne sareste usciti col fermo proposito di rendervi sempre più degni della grande stima e dell'affetto che essi nutrono per noi. Quanto bene si aspettano dai Salesiani!
… In una parola sono d'avviso che per il momento il Signore non esiga che noi mettiamo mano ad altre opere, fossero pure ottime e di grande vantaggio alle anime, bensì vuole che rivolgiamo ogni nostro pensiero e tutte le nostre sollecitudini a consolidare le opere che ci furono lasciate da Don Bosco e da D. Rua. E questo, mi pare, significa eziandio la parola del Papa che raccomanda al nuovo Rettor Maggiore di seguire le orme di D. Rua. A me quindi stringe il dovere d'inculcare la stessa cosa a tutti i Salesiani, e poichè a ottenere ciò non bastano i Superiori da soli, mi raccomando vivamente alla cooperazione di tutti quanti i membri della nostra Pia Società. …
10. Osservanza delle leggi canoniche.

Ora voi, carissimi confratelli, mi domanderete: e quali sono le leggi della disciplina? Per poterle osservare conviene prima di tutto che noi le conosciamo. Eccovi la mia risposta: Debbono tenere il primo posto le leggi canoniche emanate dal Vicario di Gesù Cristo o dalle S. Corigregazioni Romane per il buon governo delle famiglie religiose, Se già è dovere d'ogni cattolico il professare il rispetto più profondo, la più illimitata ubbidienza e l'amore più intenso verso il Supremo Gerarca della Chiesa, tanto più lo debbono fare i Salesiani, perchè figli di D, Bosco. Noi dobbiamo fare proprii i sentimenti del nostro. Venerabile Fondatore Don Bosco verso la persona del Sommo Pontefice, ed è questo che sul letto di morte ci raccomandò il compianta suo Successore Don Michele Rua. Quindi: a) Accettiamo incondizionatamente qualunque insegnamento qualunque decisione dottrinale del Papa.

In questi atti vi è sempre la parola del Vicario di Gesù Cristo, del Successore di S. Pietro, del Maestro divinamente costituito e divinamente assistito, di tutti i fedeli. (Ricordiamo che è cosa pericolosissima e perniciosa il distinguere nel Papa, quando esercita gli atti del suo ministero, la persona pubblica e la persona privata ). Da noi la sua voce sia sempre venerata come la voce di Dio.

b) Sia da noi con filiale devozione accettata e puntualmente eseguita ogni prescrizione, ogni disposizione del Sommo Pontefice e delle S. Congregazioni Romane, sia che riguardi la Chiesa in generale, sia che riferiscasi alla nostra Pia Società. Non solo i comandi, ma i desideri e le raccomandazioni del Papa siano da noi accolti prontamente, sinceramente e con riverente ossequio della mente e del cuore.

Mi è parso conveniente esporre qui alcuni pensieri su tre argomenti connessi con lo spirito e la vita di fede, voglio dire sulla sacra liturgia, sulla devozione al Papa e sulla lettura dei giornali.

Lo spirito di fede necessariamente produce l'ainore al divin culto e alle sacre cerimonie; l'amore al Papa, Maestro infallibile della Fede; la sollecitudine d'evitare quanto possa diminuire la purezza e la vivezza della nostra fede, com'è senza dubbio la lettura dei giornali non informati a principii cattolici.

2. Sommo Pontefice.

Come cristiani sappiamo per fede che il Papa è il Successore di S. Pietro, il Vicario di Gesù Cristo sulla terra. Come Salesiani non possiamo dimenticare l'ultima raccomandazione di Don Bosco e di Don Rua sul loro letto di morte: Grande rispetto, obbedienza e affetto ai Pastori della Chiesa e specialmente al Sommo Pontefice.

Rammentiamo che Don Bosco premendo le orme dei Santi, e nominatamente di San Francesco di Sales, non s'appagava di quella sottomissione d'intelletto che si restringe alle definizioni ex cathedra, ma voleva la sottomissione sincera a qualsiasi insegnamento del Papa, e sotto qualunque forma impartito. Nè solamente ne seguiva e faceva eseguire gli ordini, ma reputava e voleva che i suoi figli reputassero qual legge e qual dolce comando ogni avviso, ogni consiglio, ogni desiderio del Vicario di Gesù Cristo.

Gli otto volumi delle Memorie biografiche di Don Bosco ci ripetono con una frequenza sorprendente l'amore di Don Bosco al Papa e quanto per sostenerne l'autorità abbia detto, operato e sofferto. Egli lo considerò sempre come il faro luminoso che doveva guidare i suoi passi. C'insegnò con la parola e con l'esempio a difenderlo, ad accoglierne gl'insegnamenti col massimo rispetto e con la più scrupolosa ubbidienza.

Ad imitazione pertanto di Don Bosco e di Don Rua, noi pure nutriamo in cuore sentimenti di venerazione, d'illimitata obbedienza e d'amore al Sommo Pontefice. Questi medesimi sentimenti procuriamo di trasfondere nei nostri alunni, valendoci all'uopo d'ogni occasione; quindi: a) nelle prediche, nel sermoncino della sera e in altre circostanze parliamo volentieri del Papa, della sua autorità, della sapienza delle sue disposizioni. Questo può farsi opportunamente, ad esempio nella ricorrenza delle due Cattedre di San Pietro ( 18 gennaio e 22 febbraio ), dell'onomastico ( S. Giuseppe) e natalizio (2 giugno 1835) del S. Padre Pio X. Altre occasioni saprà ben cogliere la vostra pietà. Invitiamo i giovani a pregare per lui. Studiamoci di formare nei nostri alunni una coscienza profondamente cattolica e papale che li aiuti a trionfare d'ogni insidia che in avvenire fosse tesa alla loro fede.

b) Nel programma delle nostre accademie dovrebbe sempre figurare qualche cosa che ricordi le benemerenze e le glorie del Papato, massime del Papa vivente.

c) Detestiamo e teniamo lontano dalle nostre case ogni scritto ove si dica male del Papa, se ne scemino l'autorità e le prerogative, se ne censurino le disposizioni o si contengano dottrine meno conformi a' suoi insegnamenti.

d) Nelle conversazioni non tolleriamo parola men rispettosa verso la persona o l'autorità del Papa o delle S. Congregazioni romane, o meno deferente alle disposizioni della Santa Sede.

e) Facciamoci un dolce obbligo di praticare le sue raccomandazioni. Quindi adoperiamoci a tutt'uomo per istruire, massime la gioventù, nella dottrina cattolica, per diffondere la Comunione frequente, per promuovere il canto gregoriano: Don Bosco in questo, voi lo sapete, ha prevenuti i desideri del Papa., Il Sig. D. Rua, nella prima udienza avuta dal S. Padre, qual Rettor Maggiore, gli riferiva che Don Bosco nell'ultima malattia, anche quando non aveva più che un fil di voce, di tratto in tratto, parlando ai Superiori che circondavano il suo letto, loro diceva: — Ovunque vadano i Salesiani, procurino sempre di sostenere l'autorità del Sommo Pontefice e d'insinuare e inculcare rispetto, obbedienza ed affetto alla Chiesa e al suo Capo. — A queste parole il S. Padre parve commoverai e disse: — Oh! si vede che il vostro Don Bosco era un santo simile in questo a S. Francesco d'Assisi, che quando venne a morire, raccomandò caldamente ai suoi religiosi di essere sempre figli devoti e sostegno della Chiesa Romana e del suo Capo. Praticate queste raccomandazioni del vostro fondatore e il Signore non mancherà di benedirvi (Raccolta Circolari D. Rua, pag. 22).

Torino, Festa di Maria Ausiliatrice 1911.

Carissimi Confratelli, 1. Sono ben note le disposizioni del Sommo Pontefice Pio X vietanti la lettura dei giornali e dei periodici ai chierici studenti. Nel Motu proprio Sacrorum Antistitum del 1° settembre 1910 il S. Padre dice: Cum clericis multa iam satis eaque gravia sint imposita studia sive quae pertinent ad sacras litteras, ad (idei capita, ad mores, ad scientiam pietatis et officiorum quam asceticam vocant, sive quae ad historiam Ecclesiae, ad ius canonicum, ad sacram eloquentiam referuntur; ne iuvenes aliis quaestionibus consectandis tempus terant et a studio praecipuo distrahantur, omnino vetamus diaria quaevis et commentaria quantumvis optima ab iisdem legi, onerata moderatorum conscientia qui ne id accidat religiose non caverint.

(2) Disposizioni poi mutate dall'Enciclica « Exhortatio ad Clerum » di Pio XII, per condizioni sociali profondamente variate, che richiedono ormai già nei novelli sacerdoti uscenti, dai Seminari cognizioni sufficientemente specificate per una proficua presenza pastorale anche a riguardo dei nuovi vasti movimenti sociali.

Il Segretario della C. Concistoriale card. De Lai in una léttera diretta al card. Primate d'Ungheria il 20 ottobre 1910 e pubblicata nel Bollettino Ufficiale della S. Sede (10 novembre 1910), per mandato del S. Padre stesso spiega il senso della proibizione. S. S. D. N. mens est ut firma sit lex qua prohibetur ut diaria et commentaria etzam optima, quae tamen de politicis rebus agunt quae in dies eveniunt, aut de socialibus et scientificis ,q'uaestionibus quae pariter in dies exagitantur quin adhuc de iis eérta sententia habeatur, haec, inquam, in manibus alumnorum. Seminarii libere non relinquantur. Nil tamen vetat quominus' Superiores Semina?* aut magistri si agatur de quaestionibus scientificis legant alumnis, aut legendos articulos in sua praesentia tradant eorumdem diariorum et commentariorum quos ad alumnorum instructionem utiles vel opportunos censent. Commentarla vero in quibus nil contentionis continetur sed notitias religiosas, S. Sedis dispositiones et Decreta, Episcoporum acta et ordinationes referunt, vel alia quae quamvis periodica non aliud sunt quam lectiones ad (idem et pietatem utiles, haec, inquam, possunt probantibus Seminarii moderatoribus prae manibus alumnorum relinqui tempore a studio et ab aliis praescriptis officiis libero.

Nei documenti riferiti si parla di alunni di Seminari. Ma ubi eadem est ratio eadem debet esse legis dispositio. Pare dunque ninno dovesse dubitare che le medesime' disposizioni si riferiscano pure agli studenti degli Istituti religiosi. Tuttavia in una dichiarazione della S. C. Concistoriale in data 25 settembre 1910 leggiamo che alla medesima Congregazione fu proposto, con altri dubbi, pur questo sotto il n. IV: « An prohibitio alumnis in Seminariis et ecclesiasticis collegiis facta legendi diaria quaevis et commentaria quantumvis optima etiam ad iuvenes regulares in monasteriis et in congregationibus studiis operam dantes extendatur? ». E che il S. P. il 24 dello stesso mese di settembre 1910 ordinò di rispondere affermativamente. « Et SS. Dominus Noster, in audentia die 24 huius mensis, Emo. Card. Secretario S. C.

Concistorialis concessa, respondendum mandavit... ad IV affirmative ».

Da questi documenti ben si può dedurre che cosa voglia il S. P. dai nostri Direttori circa il permettere o l'impedire la lettura dei giornali o periodici ai nostri chierici, che frequentano le scuole di filosofia e di teologia e che cosa dai chierici medesimi.

I Direttori devono impedire e i chierici devono evitare la lettura: 1° dei giornali politici senza alcuna eccezione; diaria quaevis... quae... de politicis rebus agunt quae in dies eveniunt: 2° dei periodici aventi fine politico o scientifico sociale e trattanti perciò bene spesso argomenti alieni dalle materie proposte allo studio dei nostri soci; e di quelli sopra tutto nei quali si agitano controversie atte a eccitare l'animo del giovane chierico e a distrarlo dagli studi. È solo permesso ai Superiori e ai maestri di leggere agli alunni o dare a leggere ai medesimi — presente però il Superiore o il maestro — quegli articoli di giornali o periodici intorno a questioni scientifiche che giudicassero utili all'istruzione dei chierici.

Possono i nostri chierici studenti leggere ( ma solo con l'approvazione dei Superiori e nelle ore non consacrate allo studio, alla scuola e agli esercizi di pietà) quei periodici, che, alieni da controversie, riferiscono notizie d'indole religiosa, atti della S. Sede, de' Vescovi, relazioni di missionari od altro che valga a coltivare lo spirito di fede e di pietà, come ad es.: Il Monitore Ecclesiastico, le Ephemerides liturgicae, Acta Apostolicae Sedis, Il Messaggero del S. Cuore, L'Ami du Clergé e altrettali.

Restano i periodici che, pur non avendo il fine e la natura di quelli ora accennati, nil contentionis habent e trattano argomenti dogmatici, morali, esegetici, pedagogici, didattici, ecc. non alieni dalle discipline che sono oggetto dei nostri studi. A questa classe di periodici appartengono La Civiltà Cattolica, La Scuola Cattolica, Les études, Razòn y fe, Stimmen aus Maria Laach, La Revue Thomiste, La Nuova Rivista delle Riviste di Macerata, La rivista di filosofia neoscolastica, La Scuola italiana moderna, Gymnasium. La lettura di periodici di questa classe ( quando siano di riconosciuta ortodossia, come i qui nominati) è dal S. Padre vietata ai chierici studenti? Ecco come ne parla il Vermeersch nel breve commento alla Lettera del Card. De Lai sopra citata: Sed inter utrumque quod describitur commentariorum genus, tertium interiacet eorum quae quaestiones dogmaticas, morales, exegeticas -sive scientifice explorant sive eleganti sermone vulgari ad multorum usum transferunt ( Revues littéraires de vulgarisation ) Haec neque expresse prohibentur neque expresse permittuntur. Restat itaque ut in arbitrio Moderatorum positura dicamus eadein, seciindum supremum canonem utilitatis studiorum, prudenter vel atmittere vel arcere. De bis agimus quae in nullam incurrunt modernismi suspicionem, sin minus iam prohibentur encycl. Pascendi etc. Itaque nihil obstare videtur quin quodpiam ex variis catholicis commentariis, Civiltà Cattolica, Les études... prudenter alumnis legendum tradatur.

Sebbene la proibizione non sia manifestissima, (l'eminente canonista non fu ancora contradetto dalla competente autorità) è però indubitato, che i Superiori sono tenuti a proibire la lettura di tali periodici, quando scorgessero ch'è d'impedimento agli studi, perchè la volontà del Santo Padre è che « ne iuvenes aliis quaestionibus consectandis tempus terant et a studio praecipuo distrahantur ». E poichè, di regola, tali letture distraggono dallo studio cui attendono i nostri chierici, gl'Ispettori e i Direttori non le permetteranno, se non nel caso in cui le 'giudicassero veramente atte ad agevolare l'acquisto della, scienza loro assegnata nelle lezioni o ne' trattati.

4. Amore al Vicario di Gesù Cristo.

E qui non è fuori di proposito richiamare alla vostra memoria il ricordo che ci lasciarono D. Bosco e D. Rua sul loro letto di morte: Grande rispetto ed ubbidienza ai Pastori della Chiesa, specialmente al Sommo Pontefice. Non tralasciate perciò di raccomandare ai Confratelli d'inculcare, in ogni occasione che si presenti, l'amore al Vicario di Gesù Cristo, di sostenere la suprema autorità, di ripeterne gl'insegnamenti. Con quanta gioia noi vedremmo figurare nei programmi delle nostre accademie le benemerenze e le glorie del Papato! Lo stesso regno così glorioso del S. Padre Pio X ci somministra abbondante materia per molti e svariati componimenti e per quanto diciamo della sua benevolenza verso l'umile nostra Congregazione, non potremmo mai dire quanto la gratitudine c'impone. Parlando della Chiesa, esaltando la suprema autorità dell'Augusto suo Capo siamo certi d'incontrare il gradimento delle persone che accorrono alle nostre feste, appunto perchè in esse non manca mai la nota religiosa, il sentimento della. pietà, l'insegnamento della morale cattolica.

Nutro fiducia che queste mie raccomandazioni da voi accolte con quell'affetto e con quello zelo di cui mi deste tante belle prove,, gioveranno a conservare ai nostri Istituti il carattere che D. Bosco volle loro imprimere, ed 'a mantenere vivo in tutti i confratelli lo spirito del nostro venerabile Fondatore.

Con questa dolce speranza imploro su di'voi, carissimi Ispettori, e su tutte le vostre case le più copiose grazie e benedizioni.

Sempre vostro aff.mo in Corde Jesu Sac. PAOLO ALBERA.

2. Sommo Pontefice.

Come cristiani sappiamo per fede che il Papa è il Successore di S. Pietro, il Vicario di Gesù Cristo sulla terra. Come Salesiani non possiamo dimenticare l'ultima raccomandazione di Don Bosco e di Don Rua sul loro letto di morte: Grande rispetto, obbedienza e affetto ai Pastori della Chiesa e specialmente al Sommo Pontefice.

Rammentiamo che Don Bosco premendo le orme dei Santi, e nominatamente di San Francesco di Sales, non s'appagava di quella sottomissione d'intelletto che si restringe alle definizioni ex cathedra, ma voleva la sottomissione sincera a qualsiasi insegnamento del Papa, e sotto qualunque forma impartito. Nè solamente ne seguiva e faceva eseguire gli ordini, ma reputava e voleva che i suoi figli reputassero qual legge e qual dolce comando ogni avviso, ogni consiglio, ogni desiderio del Vicario di Gesù Cristo.

Gli otto volumi delle Memorie biografiche di Don Bosco ci ripetono con una frequenza sorprendente l'amore di Don Bosco al Papa e quanto per sostenerne l'autorità abbia detto, operato e sofferto. Egli lo considerò sempre come il faro luminoso che doveva guidare i suoi passi. C'insegnò con la parola e con l'esempio a difenderlo, ad accoglierne gl'insegnamenti col massimo rispetto e con la più scrupolosa ubbidienza.

Ad imitazione pertanto di Don Bosco e di Don Rua, noi pure nutriamo in cuore sentimenti di venerazione, d'illimitata obbedienza e d'amore al Sommo Pontefice. Questi medesimi sentimenti procuriamo di trasfondere nei nostri alunni, valendoci all'uopo d'ogni occasione; quindi: a) nelle prediche, nel sermoncino della sera e in altre circostanze parliamo volentieri del Papa, della sua autorità, della sapienza delle sue disposizioni. Questo può farsi opportunamente, ad esempio nella ricorrenza delle due Cattedre di San Pietro ( 18 gennaio e 22 febbraio ), dell'onomastico ( S. Giuseppe) e natalizio (2 giugno 1835) del S. Padre Pio X. Altre occasioni saprà ben cogliere la vostra pietà. Invitiamo i giovani a pregare per lui. Studiamoci di formare nei nostri alunni una coscienza profondamente cattolica e papale che li aiuti a trionfare d'ogni insidia che in avvenire fosse tesa alla loro fede.

b) Nel programma delle nostre accademie dovrebbe sempre figurare qualche cosa che ricordi le benemerenze e le glorie del Papato, massime del Papa vivente.

c) Detestiamo e teniamo lontano dalle nostre case ogni scritto ove si dica male del Papa, se ne scemino l'autorità e le prerogative, se ne censurino le disposizioni o si contengano dottrine meno conformi a' suoi insegnamenti.

d) Nelle conversazioni non tolleriamo parola men rispettosa verso la persona o l'autorità del Papa o delle S. Congregazioni romane, o meno deferente alle disposizioni della Santa Sede.

e) Facciamoci un dolce obbligo di praticare le sue raccomandazioni. Quindi adoperiamoci a tutt'uomo per istruire, massime la gioventù, nella dottrina cattolica, per diffondere la Comunione frequente, per promuovere il canto gregoriano: Don Bosco in questo, voi lo sapete, ha prevenuti i desideri del Papa., Il Sig. D. Rua, nella prima udienza avuta dal S. Padre, qual Rettor Maggiore, gli riferiva che Don Bosco nell'ultima malattia, anche quando non aveva più che un fil di voce, di tratto in tratto, parlando ai Superiori che circondavano il suo letto, loro diceva: — Ovunque vadano i Salesiani, procurino sempre di sostenere l'autorità del Sommo Pontefice e d'insinuare e inculcare rispetto, obbedienza ed affetto alla Chiesa e al suo Capo. — A queste parole il S. Padre parve commoverai e disse: — Oh! si vede che il vostro Don Bosco era un santo simile in questo a S. Francesco d'Assisi, che quando venne a morire, raccomandò caldamente ai suoi religiosi di essere sempre figli devoti e sostegno della Chiesa Romana e del suo Capo. Praticate queste raccomandazioni del vostro fondatore e il Signore non mancherà di benedirvi (Raccolta Circolari D. Rua, pag. 22).

3. Giornali.

A tutti rinnovo le raccomandazioni fatte nella mia lettera del 24 maggio 1911, in seguito alle disposizioni del S. Padre Pio X: vi prego a quando a quando di rileggerla (1 ).

In essa, riferiti i documenti pontificii relativi alla proibizione di leggere i giornali fatta ai chierici, io ne inferiva: « I Direttori devono impedire e i chierici devono evitare la lettura: 1° dei giornali politici senza eccezione; 2° dei periodici aventi fine politico o scientifico sociale e trattanti perciò bene spesso argomenti alieni dalle materie proposte allo studio dei nostri giovani soci, e di quelli soprattutto nei quali si agitano controversie atte ad eccitare l'animo del giovane chierico e a distrarlo dagli studi.

(1) Vedi a pag. 43 « Disposizioni della S. Sede... » e apposito richiamo in nota a piè pagina, relativo all'Enciclica « Exhortatio ad Clerum » di Pio XII, con disposizioni nuove per condizioni sociali profondamente variate.

Possono i nostri chierici studenti leggere ( ma solo con l'approvazione dei Superiori e nelle ore non consacrate allo studio, alla scuola e agli esercizi di pietà) quei periodici, che, alieni da controversie, riferiscono notizie d'indole religiosa, atti della S. Sede, dei Vescovi, relazione dei missionari od altro che valga a coltivare lo spirito di fede e di pietà, come ad esempio: Il Monitore Ecclesiastico, le Ephemerides liturgicae, l'Acta Apostolicae Sedis, il Messaggero del S. Cuore, l'Ami du Clergé e altrettali ».

Raccomandava poi che degli stessi periodici non compresi nella proibizione non fosse dai Superiori concessa la lettura, se non nel caso che la giudicassero veramente atta ad ( agevolare lo studio di materie insegnate nella scuola o nei trattati.

Detto questo dei chierici io conchiudeva: « Per tutti quanti i confratelli poi si ricordano le vivissime raccomandazioni e le disposizioni di Don Bosco e di Don Rua, i quali hanno sempre inculcato che i giornali li leggessero (privatamente e mai passeggiando all'aperto) solo coloro che, a giudizio dell'Ispettore, ne avevano stretto bisogno; che anche costoro non v'impiegassero molto tempo e sopratutto nessuno, di propria iniziativa, leggesse fogli poco lodevoli pei loro principi. Ciò che per altro è perfettamente consono a quanto prescrivono le nostre Costituzioni all'art. 7 e nota ».

Debbo poi ora a tutti rammentare l'obbligo d'evitare la lettura di quei giornali che pur non combattendo ex professo la religione, non sono informati a principi veramente cattolici. A legittimarne la lettura non serve il dire che sono tecnicamente ben fatti, ricchi di notizie, ecc. Questi, pregi, ripeto, non possono scusare chi di noi legge i prefati giornali. Con tal lettura, s'insinua a poco a poca nell'animo nostro, senza che ce ne avvediamo, lo spirito che li penetra, che è spirito di mondo, pretto naturalismo, se pur non si voglia dire qualche cosa di peggio; scema in noi la venerazione ai Sacri Pastori, l'ossequio dovuto all'autorità. ecclesiastica, la stima e l'affetto delle cose spirituali e va a pericolo • la purezza medesima della nostra fede.

Non v'è bisogno di far nomi. Vi basti sapere che un giornale non è informato a principi cattolici e non può in nessun modo essere annoverato fra i giornali cattolici, per capire che se ne deve evitare e proibire la lettura. Ciascuno se ne faccia un dovere di coscienza. Ma i Direttori poi e in generale i Superiori vigilino che sì fatti giornali non entrino nelle nostre case e non vadano per le mani dei nostri chierici e dei nostri laici e neppure dei nostri sacerdoti. Non facendolo, essi vengono meno a un loro preciso dovere, e si rendono responsabili dinanzi a Dio del danno spirituale prodotto dalle accennate letture.