“INSIEME PER I GIOVANI DELL’EUROPA” COME DON BOSCO HA FATTO E FAREBBE OGGI
Carissimi fratelli e sorelle,
siamo ormai giunti alla conclusione di questo Incontro degli Ispettori di Europa, in cui abbiamo avuto un’esperienza intensa di comunione, confronto, approfondimento e condivisione. Ci siamo trovati “per analizzare insieme la situazione sociale, politica, economica, culturale, religiosa” in cui come salesiani siamo chiamati a vivere la nostra vocazione e missione, cercando di “vagliare le possibilità e le risorse, affrontare le sfide e disegnare una presenza di futuro”in questo Continente (Discorso del Rettor Maggiore di apertura dell’Incontro).
Come salesiani desideriamo contribuire nello sforzo della Chiesa di “dare un’anima” cristiana al processo di integrazione dell’Europa, perché essa attui quella vocazione chiara nel progetto dei padri fondatori: essere una famiglia di popoli uniti e di nazioni riconciliate, impegnate alla costruzione dell’unità dell’intera famiglia umana. Desideriamo anche dare in nostro apporto carismatico all’opera della nuova evangelizzazione per contribuire alla edificazione della “Ecclesia in Europa”.
La motivazione iniziale del nostro incontro è stata determinata da un orientamento del CG25, che richiedeva al Rettor Maggiore e al Consiglio Generale di prospettare “una nuova distribuzione e organizzazione delle Ispettorie in Europa” (CG25 129). Nel Consiglio si era visto che più importante della sola configurazione delle Ispettorie e Regioni erano “la definizione del tipo di presenza che vogliamo per questa Europa d’oggi e di conseguenza i cambi strutturali che la rendono possibile” (Discorso del Rettor Maggiore di apertura dell’Incontro). Per questo il nostro ritrovarci ha assunto una maggior ampiezza di compiti e di prospettive.
Fin dall’inizio ci siamo lasciati guidare dal testo degli Atti degli Apostoli che riguarda la fondazione della Chiesa di Antiochia (At. 11, 19-26). Esso ci ha offerto un modello concreto e l’atteggiamento più adeguato per affrontare la situazione presente.
Ad Antiochia si sviluppa un nuovo modello di Chiesa, una comunità di pagani convertiti, che nasce dalla persecuzione ed in cui si intrecciano una diversità di lingue, culture, razze. Essa vive la grazia e la libertà della fede; per questo supera il pericolo di chiudersi nell’ambito della cultura giudaica. Il vangelo manifesta la sua spinta missionaria e i discepoli per la prima volta sono chiamati cristiani.
Ad Antiochia Barnaba esercita il discernimento sulla nuova situazione: “vide la grazia del Signore, si rallegrò e da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore”. Il discernimento avviene nello Spirito e nella fede, riconosce la grazia di Dio, provoca gioia ed induce a perseverare.
Noi ci siamo radunati come Barnaba per leggere la realtà della nuova Europa, per assumere le sfide che ci presenta, per fare i conti con le risorse disponibili, per dare spazio a una presenza salesiana con futuro, per suscitare persone capaci di dare una svolta. L’Europa è un mondo pluriculturale, multietnico e plurireligioso, in cui le nostre comunità possono vivere la gioia dello Spirito, esercitare il discernimento e trovare le nuove vie della missione.
Abbiamo vissuto questo incontro con la passione del “da mihi animas” di Don Bosco, con il suo cuore pieno di carità pastorale e di dinamismo giovanile, con la sua fiducia illimitata nei giovani, con la sua fede nella loro educazione ed evangelizzazione. Capaci di vedere sempre i semi di bene presenti in qualunque situazione, anche la più difficile, di scoprire la grazia del Signore e rallegrarsene, di divenire, come comunità salesiane profezia nella nostra cultura europea.
1. Orizzonti dell’Europa
Nel nostro itinerario ci hanno accompagnato figure eminenti della cultura, della Chiesa e dell’economia in Europa. Ci è stato di grande aiuto aver avuto una visione ampia, una base solida, un’apertura profonda sulla situazione del Continente. I testimoni privilegiati che ci hanno introdotto nella comprensione della storia, delle dinamiche e delle prospettive dell’Europa ci hanno condotto subito ad un livello alto della riflessione e ci hanno fatto comprendere che la posta in gioco del nostro compito era grande.
Il Cardinal Joseph Ratzinger ci ha aiutato a comprendere l’identità europea, che è nata dall’incontro di varie culture e che ha trovato la sua unità nell’annuncio missionario e nel dinamismo dell’evangelizzazione. La fede cristiana ha offerto la prospettiva dell’universalità e l’attenzione alla razionalità. L’illuminismo ha provocato una forte divaricazione tra il vangelo e la cultura; oggi siamo in un momento serio della storia dell’Europa, in cui si può profilare lo scontro con il cristianesimo o se ne può propiziare l’incontro. Il pericolo maggiore è il laicismo che, affievolendo il rapporto vicendevole tra la ragione e la religione, minaccia le fondamenta stesse dell’umanesimo che ha caratterizzato la cultura europea e richiede ai cristiani la ricerca di una nuova sintesi positiva tra la ragione umana e la fede religiosa, come aveva già prospettato il Concilio Vaticano Secondo.
Monsignor Aldo Giordano ci ha aiutato a riflettere sui due fatti nuovi della Europa di oggi: l’allargamento dei suoi confini verso Est e quindi sulla questione cruciale dei confini dell’Europa e il nuovo Trattato costituzionale Europeo con la questione delle radici cristiane. La Chiesa in Europa è testimone del Signore Gesù, Crocifisso e Risorto, per questo offre il suo impegno di nuova evangelizzazione, aiuta lo sviluppo della cattolicità e del dialogo, porta avanti il cammino ecumenico, incontra le diverse religioni, aiuta l’Europa a capire la sua vocazione culturale, tiene aperta la prospettiva della visione escatologica.
Il Dottor Antonio Fazio ha sviluppato il tema della globalizzazione e l’Europa. Percorrendo il cammino del Continente europeo nel quadro dell’evoluzione dell’economia e dei sistemi sociali, ha rilevato che la globalizzazione ha reso attuale la necessità di un nuovo ordine internazionale. Esso deve porre al centro la persona umana e il bene comune, promuovere il superamento del problema della povertà e dell’emarginazione attraverso un robusto e sostenuto sviluppo economico e l’affermazione della pace. In questo sforzo della costruzione europea ha rilevato anche il problema della scristianizzazione, frutto del neoliberalismo che promuove una mentalità materialista, consumista e individualista.
2. Sfide alla vocazione salesiana in Europa
Illuminati da questi riferimenti abbiamo scoperto le sfide principali che presenta questa realtà europea alla nostra vocazione salesiana. L’unificazione europea offre nuovi modi di agire aldilà delle frontiere, offre la possibilità di essere più aperti ad altre culture, al dialogo interreligioso ed interculturale, offre l’opportunità di ripartire con un nuovo inizio.
2.1. La profezia della comunità
Di fronte alla società europea, che spesso si costruisce sempre più su una cultura individualista, autoreferenziale e consumista e su un’antropologia senza Dio e senza Cristo, noi Salesiani ci sentiamo chiamati a dare una testimonianza profetica della nostra vita comunitaria. Il centro di questa profezia é la testimonianza di Dio, il cui amore può colmare una vita e che ci conduce a vivere la santità. E’ pure profezia di una fraternità vissuta felicemente, che manifesta il fatto che persone di diverse età e mentalità culturali possano vivere insieme. E’ anche profezia di un impegno per Dio che dura tutta la vita. Finalmente é la profezia del dono di sé e della dedizione senza risparmio della propria vita per gli altri, per i giovani. Riteniamo che noi abbiamo un ruolo profetico importante nella situazione giovanile in Europa oggi; a noi raccogliere la sfida di mostrare e realizzare comunità, in cui si vive la passione per Dio e la passione per i giovani.
2.2. La proposta dell’evangelizzazione
Di fronte alla cultura di un’Europa chiusa in se stessa, che ha smarrito la memoria dell’eredità cristiana e di fronte alla domanda religiosa dei giovani spesso confusa e vaga, con risposte insoddisfacenti e fuorvianti, noi salesiani ci sentiamo interpellati a vivere il nostro impegno carismatico nel campo dell’evangelizzazione come risposta ai grandi interrogativi di senso dei giovani, come promozione dei valori della dignità della persona e del gusto della vita, come offerta del sistema preventivo in dialogo con la cultura stessa, in termini di educazione, di progresso sociale e sviluppo politico, come valorizzazione della comunicazione sociale in quanto presenza in spazi visibili, come proposta esplicita dell’incontro con il Signore Gesù e dei cammini di fede. Riteniamo che abbiamo un carisma tipico nell’avvicinare i giovani, nell’essere presenti tra loro, nel farci loro compagni di viaggio, nell’aiutarli nella loro crescita, nel proporre loro l’annuncio evangelico e l’incontro con Cristo, nella proposta vocazionale; la sfida che ci provoca è rasmettere la fede alle nuove generazioni.
2.3. Il compito dell’inclusione
Di fronte alle nuove povertà, materiali e spirituali, che affliggono in special modo i giovani in Europa, e al rischio crescente dell’esclusione sociale, noi salesiani ci sentiamo coinvolti nel superamento delle varie forme di emarginazione giovanile, nel favorire l’inclusione, nel trovare spazi di integrazione. Infatti la situazione dei giovani sta cambiando ed emergono fenomeni quali povertà, migrazione, emarginazione, mancanza di esperienza di Dio, consumismo, relativismo etico, ricerca di valori, mobilità interna all’Europa vissuta come ricerca di spazi più vivibili, famiglie conflittuali o disgregate, ecc… Riteniamo che l’impegno di don Bosco per i giovani poveri e la nostra storia salesiana ci chiedano di rendere più visibile il nostro impegno per i giovani poveri, per gli immigrati, per i giovani di altre religioni, cercando le vie dell’integrazione, del dialogo interreligioso, dell’esperienza interculturale, dell’aiuto alla famiglia.
3. Presenza nuova e nuove presenze in Europa
Nell’Europa dobbiamo rendere nuove le presenze che già abbiamo e nello stesso tempo pensare anche ad alcune nuove presenze per rispondere meglio ai bisogni dei giovani. Per fare questo, la prima novità nelle nostre presenze siamo noi stessi, ispettori, direttori, singoli confratelli, comunità salesiane, se riusciamo a vivere come don Bosco. Egli è stato un uomo di una sola causa e di una grande passione; fu tutto per i giovani, per i quali ha consegnato totalmente ed esclusivamente la sua vita; la sua passione furono “le anime”. Allora saremo capaci di vivere in ogni nostra presenza l’esperienza di Don Bosco a Valdocco, che “rimane criterio permanente di discernimento e di rinnovamento di ogni attività e opera” (Cos. 40).
Per rendere nuove le opere istituzionali che abbiamo, quali le Scuole, i Centri di Formazione Professionale, le Parrocchie, gli Oratori e Centri giovanili, le Residenze universitarie, … si tratta di
Dobbiamo però impegnarci anche ad avere nuovi tipi di presenze:
Per rendere nuove le presenze si debbono assicurare alcune condizioni
4. Collaborazioni da realizzare in Europa
Consapevoli che abbiamo già fatto alcuni passi, abbiamo affrontato il tema delle collaborazioni a livello dei Settori di animazione e governo della Congregazione, considerando le esperienze che sono già in atto nelle Regioni dell’Europa e le prospettive di futuro. Ci si è soffermati sul fatto che occorre creare una mentalità di collaborazione che superi l’ambito delle Ispettorie e delle Conferenze, ma anche quello delle tre Regioni salesiane presenti in Europa; si tratta di pensare e progettare come Europa in senso unitario.
Formazione. Si potenzi la proposta dei noviziati “europei” di Pinerolo e Genzano, con un’armonizzazione dei cammini di prenoviziato, con l’allargamento dl Curatorium, con una maggior conoscenza della lingua italiana, con la possibile presenza di altri formatori. Si favorisca la nascita di una comunità di formazione specifica per salesiani coadiutori a Torino o Roma. Si studi come valorizzare per tutta l’Europa la comunità formatrice e il centro di studio di Benediktbeuern. Si incrementi lo studio delle lingue per i giovani confratelli, soprattutto italiano e inglese. E’ da studiare qualche iniziativa comune per la formazione di salesiani e laici insieme. Si studino strategie europee e strutture comuni per la formazione.
Pastorale Giovanile. Si continui a lavorare con le forme di coordinamento europeo che si stanno realizzando nella scuola e formazione professionale, nell’emarginazione, nelle associazioni del tempo libero, nel MGS ed aprire nuove possibilità nel campo della evangelizzazione e catechesi e nell’ambito della cultura. Si appoggino le iniziative giovanili europee, promosse dalle diverse Ispettorie e Centri salesiani. Si promuovano strumenti efficaci di informazione e di scambio di esperienze e progetti, approfittando dei moderni mezzi di comunicazione. Si promuova Don Bosco International, come strumento di comunicazione e di coordimamento tra le diverse realtà, organizzazioni e proposte salesiane a livello europeo.
Missioni. Si aiutino le Ispettorie e le Regioni a riscoprire la missionarietà all’interno dell’Europa stessa e a valorizzare la reciprocità nella conoscenza dei valori culturali e religiosi di tutte le nazioni.
Comunicazione Sociale. Si curi la formazione dei salesiani e dei laici alla comunicazione sociale. Si valorizzi lo scambio delle nostre iniziative, attività ed eventi che si svolgono nelle nostre ispettorie. Investire sulla nostra agenzia ANS attraverso un responsabile che comunichi le notizie e faccia conoscere le informazioni salesiane all’interno delle nostre Ispettorie e ad extra e diffondere il Bollettino Salesiano. Studiare la trasmissione dei contenuti nelle varie lingue. Collaborare a creare programmi e a formare delle équipe di produzione di mezzi di comunicazione sociale e stimolare l’esistente collaborazione interispettoriale tra editrici.
Famiglia Salesiana. Si valuta positivamente l’esistenza della Consulta ispettoriale della FS, come espressione di comunione e di condivisione da potenziare, con attenzione alla formazione, spiritualità salesiana e pastorale giovanile. Essere maggiormente presenti come Famiglia Salesiana nei dibattiti culturali, sociali, politici e religiosi che trattano di giovani ed educazione.
Economia. Si favoriscano alcune linee convergenti: concepire l’economia a livello ispettoriale ed interispettoriale come organizzazione della solidarietà; favorire la trasparenza nell’amministrazione e la comunicazione dell’informazione, soprattutto con la valorizzazione del bilancio preventivo e consuntivo; testimoniare la povertà religiosa; amministrare con criteri di professionalità e con la consulenza di esperti competenti; aiutare i confratelli a percepire i vantaggi di una corretta centralizzazione di aspetti generali senza deresponsabilizzare le comunità locali; site le competenze richieste dalla gestione economica e amministrativa, ridefinire il ruolo dell’economo locale e ispettoriale.
5. Difficoltà e scelte dell’Europa salesiana
5.1. Difficoltà e scelte a livello di Ispettorie
Davanti a questi traguardi nelle Ispettorie si riscontrano alcune difficoltà.
Per questo si propongono le seguenti scelte.
5.2. Difficoltà e scelte a livello di Regioni e di Europa
Nelle Regioni e nell’Europa si riscontrano le seguenti difficoltà.
Per questo si propongono le seguenti scelte:
6. Per concludere
Don Bosco incominciò la sua particolare esperienza spirituale apostolica in un sogno in cui si sentì chiamato ad essere un segno dell’amore di Dio per i giovani, specialmente i più poveri, bisognosi e pericolanti.
E sin dall’inizio contò sulla presenza materna di Maria Immacolata e Ausiliatrice, alla cui scuola imparò la missione da svolgere a favore dei suoi destinatari e il metodo per realizzarla. Non è stato mai indifferente per lui il fatto che la sua opera avesse avuto inizio l’8 dicembre (1841), festa della Immacolata.
In quanto Immacolata, Maria rappresentò per Don Bosco la pedagogia divina, il dinamismo dell’amore che ha l’immensa energia di aprire i cuori di uomini e donne, quindi quelli dei giovani, che “li fa sentire amati” – direbbe lui –, che li porta a “imparare a vedere l’amore in quelle cose che a loro naturalmente piacciono poco, come sono la disciplina, lo studio, la mortificazione di se stessi, e a fare queste cose con amore” (MB XVII, 110).
Non è da meravigliarsi che Don Bosco centrasse tutta la sua pedagogia nell’amore e nella amorevolezza. Questo lo spinse a fare proprio il Sistema Preventivo, che mette l’accento nell’andare incontro ai giovani, nel fare sempre il primo passo, nel prediligere gli ultimi, nel credere alle loro energie di bene. L’Immacolata rappresentò per Don Bosco l’incarnazione dell’amore preventivo di Dio.
In quanto Ausiliatrice, Maria rappresenta sia la difesa dei più bisognosi e sfiniti, che la cura materna di chi ti prende per la mano e ti guida, ti educa e ti forma. Senza dubbio, il titolo di Ausiliatrice aveva altre risonanze nei tempi di Don Bosco, differenti da quelle che può avere in questo tempo. Il vero è che le principali vittime delle espressioni negative del modello sociale attuale in Europa sono i giovani, o perché, privi dalle cose necessarie, compromettono il loro sviluppo normale; o perché si sentono tentati a cercare forme di vita che non sbocciano nella pienezza di questa; o perché, chiusi in loro stessi e nella ricerca del confort, perdono il senso della vita, la capacità di donarsi, la gratuità e il servizio, e finiscono per organizzare la loro vita al margine della realtà di Dio, fonte della vita.
Il nostro Incontro si conclude nell’inizio del triduo della Festa dell’Immacolata, quando la Chiesa sta per celebrare appunto il 150° anniversario della proclamazione del dogma. Mentre la ringraziamo per continuare ad essere presente tra noi e guidarci nel cammino della storia, affidiamo a Lei le nostre persone, le nostre ispettorie dell’Europa e le nostre grandi convinzioni:
Sappiamo che questo è un lungo cammino, ma nelle realizzazioni già in atto ne vediamo i semi, perciò ci impegniamo nei prossimi anni a ridare un nuovo volto alla presenza salesiana in Europa.
Vogliamo superare le nostre paure e resistenze rinnovando la nostra passione per Dio vissuta nella passione per i giovani, rendendo vivo Don Bosco, il suo cuore, la sua mente, la sua parresia, la sua creatività apostolica.
Don Pascual Chávez Villanueva
Salesianum – 5 dicembre 2004