Seminario per la promozione delle cause di beatificazione e canonizzazione
nella Famiglia Salesiana
Roma – Salesianum 6-10 aprile 2016
I casi miracolosi della beatificazione e canonizzazione di
Marie Alphonsine Ghattas
Fra Francesco Maria Ricci, O.P., postulatore
Maria Alfonsina Ghattas nacque a Gerusalemme il 4 ottobre 1843. In famiglia ricevette una buona formazione cristiana. Frequentò le scuole delle Suore di San Giuseppe dell’Apparizione, le quali l’accolsero tra le loro file nel 1858. Dopo la professione (1863) si dedicò con encomiabile zelo all’insegnamento del catechismo prima a Gerusalemme poi a Betlemme. Il 6 gennaio 1874 le apparve la Madonna e le chiese di dar vita ad un’altra fami- glia religiosa che prese il nome di Congregazione delle Suore del Santo Rosario. Fatta la professione nel nuovo Istituto (1885), per più di 40 anni svolse un’intensa attività di apostolato, anche come missionaria in Giordania e Superiora a Betlemme. Morì il 25 marzo 1927 in concetto di santità. L’eroicità delle sue virtù è stata dichiarata il 15 dicembre 1994. Per la sua beatificazione è stato presentato un evento che ha del miracoloso, avvenuto alla fine di maggio del 2003.
Il miracolo della beatificazione
Il 30 maggio 2003 undici giovani, ragazzi e ragazze, tra cui Nathalie Elias Zananiri, a Beit-Hanina di Gerusalemme, festeggiavano insieme un compleanno. Il gruppetto si era riunito in un cortile sotto il cui pavimento, in cemento, c’era una cisterna adibita a pozzo nero. Durante la festa il pavimento cedette all’improvviso e al centro si aprì una voragine che ingoiò gli undici giovani, con modalità diverse a seconda della posizione in cui si trovavano. Nathalie, che aveva 16 anni e pesava kg. 60, trovandosi al centro precipitò per prima e rimase sommersa, ritrovandosi aggrappata la piccola Yassmin, di 6 anni e 16 kg. di peso.
I soccorsi furono immediati, ma il pozzo nero misurava m. 4 di profondità, altri 4 di larghezza e 5 di lunghezza. Nathalie e Yassmin furono le ultime ad essere tratte in salvo: la prima fu Yassmin, perché si trovava più in alto rispetto a Nathalie; subito dopo fu estratta anche Nathalie, la quale però durante l’immersione era riuscita a trattenere il respiro almeno per 2-3 minuti, evitando così d’ingerire liquidi e liquami. Portata subito a casa dal padre, fu accuratamente lavata ed accompagnata al centro medico di Beit-Hanina dove le fu praticata un’antitetanica, le furono somministrati degli antibiotici e le fu fatta una radiografia al torace che risultò negativa.
Secondo i Medici la caduta di persone in un pozzo nero pieno di liquami, come nel nostro caso, può determinare affogamento, lesioni esterne con ferite, contusioni, ematomi, fratture; inoltre vi sono rischi dovuti a streptococchi, stafilococchi e anaerobi, e vi è anche il pericolo di affezioni congiuntivali, di faringotonsilliti e di otiti, nonché di gravi infezioni intestinali e polmonari.
Ora, tanto nella visita effettuata al Pronto soccorso, come nei giorni e nei mesi successivi su Nathalie non è stato riscontrato nulla di patologico; per cui dai tecnici e medici l’evento è stato dichiarato uno “scampato pericolo scientificamente inspiegabile”.
Intercessione
Dalla conclusione unanime della Consulta Medica risulta dunque che Nathalie non è guarita da una qualche malattia fisica, ma che è stata preservata dall’imminente pericolo di morire affogata nel pozzo nero di Beit-Hanina, in cui cadde all’improvviso rimanendovi sommersa almeno per lo spazio di alcuni minuti sotto m. 3,70 di liquami, oppure di contrarre gravi malattie di vario genere. Tale “preservazione” sembra doversi mettere in relazione con le preghiere che sul mezzogiorno dello stesso 30 maggio 2003, la mamma di Nathalie rivolse alla serva di Dio Maria Alfonsina Ghattas invocandone l’intercessione per la salute dei figli, come aveva già fatto in precedenza.
Ecco dunque come si svolse il ricorso alla serva di Dio Alfonsina Ghattas. La sig.ra Hélène Ramzi H. Zananiri, madre di Natalie, di origine araba e di religione cristiano-ortodossa, molto religiosa, giornalista, racconta che il 24 maggio 2003 le Suore del S. Rosario si recarono a casa sua per la recita del rosario e che prima di ripartire le lasciarono un libretto dal titolo “Il giglio di Gerusalemme”, cioè la biografia di Maria Alfonsina, che ella lesse con interesse dal 26 al 29 maggio 2003.
La mattina del 30 maggio 2003, mentre sbrigava le faccende domestiche ripensava ai miracoli ottenuti per intercessione di Maria Alfonsina, e subito si rivolse a lei perché proteggesse i suoi figli. Infatti, sapeva che nel pomeriggio di quello stesso giorno ci sarebbe stato un incontro tra giovani nel cortile del palazzo per festeggiare il compleanno di un’amica dei suoi figli; ma sapeva anche che il pavimento di quel cortile era poco stabile, tanto è vero che ne aveva avvertito i proprietari, ma senza ottenere che se ne fossero interessati.
Quindi, temendo che stesse per succedere qualche disgrazia si rivolse con fede alla Serva di Dio e disse:
«Oh Marie Alphonsine! Intercedi per me presso la Madonna, io so che la Vergine ti ascolta, proteggi i miei figli. Io spesso sono assente da casa perché il mio lavoro è al pomeriggio e non so cosa succede ai miei figli, proteggili, o Vergine, fai con me come facesti con Marie Alphonsine».
Nonostante avesse il sinistro presentimento che quella sera sarebbe accaduto qualcosa di doloroso, andò ugualmente al lavoro, ma rivolgendosi a Maria Alfonsina, la quale tra l’altro “aveva salvato delle ragazze che erano cadute in un pozzo d’acqua”, disse:
«Fa che avvenga a noi come avvenne a te nel fatto del pozzo, intercedi per noi presso la Vergine affinché ci avvenga come avvenne a te».
Mentre era al lavoro ricevette una strana telefonata da parte del marito; insospettitasi chiamò il figlio e seppe dell’accaduto; corse subito a casa e avuta conferma del temuto incidente, fra la commozione di tutti esclamò: “Questo è un miracolo... Oggi è avvenuto un miracolo”. Quindi raccontò del presentimento che aveva avuto fino dal mattino e che perciò aveva pregato la serva di Dio Maria Alfonsina dicendo:
«Proteggi me e i miei figli, chiedi per me alla Madonna che faccia a me come fece con te. Io sono sicura che è stato un miracolo... Inoltre sono certa che c’è stato un collegamento tra il fatto accaduto e la preghiera che avevo fatto ...».
«... Con grande fede chiesi la sua intercessione e ottenni quello che chiedevo».
Come si vede, il ricorso all’intercessione della serva di Dio Maria Alfonsina avvenne per iniziativa di una sola persona che è appunto la Sig.ra Hélène Ramzi Zananiri, madre di Nathalie, ma non mi sembra che si possano avanzare dubbi in proposito per varie ragioni: anzitutto perché la teste ne ha parlato sotto giuramento davanti ai Giudici del Tribunale, ne ha riferito davanti a numerose persone e scritto ripetutamente dando sempre la stessa versione del fatto e dei particolari, infine perché il suo racconto è stato confermato, sempre sotto giuramento, da diversi testimoni processuali degni di fede e bene informati.
Hanno confermato il ricorso all’intercessione di Maria Alfonsina da parte della signora Hélène Zananiri i seguenti testimoni: Sr. Davida Turwal, Sig.ra Maisun Zananiri, Nathalie Zananiri, il Dr. Sabella, M. Zananiri ed Elias Zananiri.
Sembra certo, dunque, che tra la preghiera che la signora Hélène fece verso mezzogiorno del 30 maggio 2003 alla serva di Dio Maria Alfonsina affinché proteggesse i suoi figli e l’incolumità di Nathalie coinvolta poche ore dopo nell’incidente di Beit-Hanina, ci sia uno stretto nesso di causalità; non si spiegherebbe altrimenti non solo che Nathalie non sia morta affogata, ma neanche come non abbia riportato alcun danno per la sua salute.
La “preservazione” da morte sicura e da altre possibili e gravissime conseguenze di salute a cui andò incontro Nathalie Zananiri nell’incidente del 30 maggio 2003 si deve attribuire all’intercessione della Venerabile Serva di Dio Maria Alfonsina Ghattas.
Il miracolo della canonizzazione
Protagonista dell’asserito miracolo è il sig. Emìl Munìr Salìm
Eliàs. Nato in Palestina il 5/07/1977, Ingegnere, Perito catastale (addetto cioè alla misurazione di aree), all’età di 32 anni più 4 mesi e mezzo, venerdì 20/11/09 poco prima delle ore 12, mentre stava compiendo una misurazione nei pressi di Tel Aviv, alzando un’asta in alluminio di circa 5 m., con la mano dx inavvertitamente toccò una linea elettrica ad alta tensione (24.000 V).
Siccome era privo delle protezioni necessarie contro le sovratensioni, fu colpito da una violenta scarica elettrica che lo gettò a terra privo dei sensi. Il transito della corrente avvenne in ambiente relativamente umido, con temperatura esterna di circa 22°, corrente alternata 50Hz, passaggio dalla mano destra al piede sinistro.
Un agente delle Forze Speciali Israeliane cercò subito di rianimare il ferito che era in preda a convulsioni, non respirava, senza battito cardiaco e in perdita di urine. Alle ore 11.47 chiamò l’ambulanza ed iniziò il massaggio cardiaco. Lʼambulanza arrivò dopo circa 6 min., lasciò il luogo alle 12.13 e alle 12.19 giunse al P.S. dellʼOspedale “Assaf Harofeh Medical Center”.
Al momento del ricovero il sig. Emìl era in stato di coma di terzo grado, tachicardia sinusale e respirazione assistita, P.A. 135/80, ritmo cardiaco regolare, frequenza 109 battiti al m., segni evidenti di agitazione psicomotoria. Trasferito nel reparto di rianimazione fu sottoposto ad una terapia con ipotermia.
La mattina del 22/11/09, alle ore 6, al termine della terapia ipotermica, il paziente, ancora in sedizione farmacologica ed assistenza ventilatoria, e sebbene gli fosse stata somministrata una ulteriore quantità di anestetico, fu trovato cosciente, attento, capace di eseguire gli ordini ricevuti, temperatura corporea di 37°. Accertato dunque il suo stato di normalità completa la mattina del 23/11/09 fu dimesso.
Dopo circa tre mesi il sanato riprese il suo consueto lavoro e negli anni 2010-2011 tre specialisti studiarono attentamente il suo caso e conclusero che il sig. Emìl Munìr Salìm Eliàs assoggettato a folgorazione, non poteva che avere esito letale e che pertanto l’esito favorevole è scientificamente inspiegabile.
Intercessione
La straordinaria guarigione del sig. Emìl Munìr Salìm Eliàs avvenne in occasione della Beatificazione della Venerabile Maria Alfonsina Ghattas, presieduta dal Cardinal Angelo Amato Rappresentante del Santo Padre Benedetto XVI il 22 novembre 2009 nella Basilica dellʼAnnunciazione, a Nazaret.
Per la circostanza, da Amman erano arrivate 3 suore del Rosario ed erano ospiti della sig.na Nadima Dbayyat, zia di Emìl e cugina di 2 delle suddette suore.
Venerdì 20 novembre 2009, verso le ore 20 la sig.na Nadima fu avvertita per telefono della disgrazia capitata in mattinata al nipote. Subito, su invito di sr. Eulalia, fu invocata l’intercessione di Maria Alfonsina Ghattas: le suore e i parenti di Emìl recitarono il rosario e fecero la novena; pregarono per circa 2 ore. La sig.na Nadima dice che pregava davanti all’immagine di Maria Alfonsina come se fosse presente davanti a me.
Muntaha Raja Dbayyat precisa che alla fine di ogni mistero veniva chiesta l’intercessione della Venerabile Maria Alfonsina per la guarigione di Emìl e che alle preghiere, durate all’incirca un paio di ore, parteciparono una decina di persone.
Sr. Apolline, Sr. Therèse e Alìn Raja Istanbuly, parente di Emìl, hanno confermato i particolari dellʼinvocazione di Alfonsina Ghattas. Sabato 21 novembre 2009, sempre secondo la deposizione della sig.na Nadima Dbayyat, le preghiere continuarono a incominciare dalla S. Messa del mattino, offerta per la guarigione di Emìl tramite l’intercessione di Maria Alfonsina. Inoltre, sparsasi la dolorosa notizia del gravissimo incidente, tutte le suore della Congregazione del Rosario presenti a Nazaret pregarono la Fondatrice per la guarigione del malcapitato, chiedendo il miracolo per la canonizzazione di Maria Alfonsina.
La sera del sabato 21 novembre 2009 sr. Praxède chiese alle consorelle di pregare per Emìl, e lo stesso fece con alcuni sacerdoti la domenica mattina 22 novembre, prima di sapere che egli era già guarito. Infatti, proprio il 22 novembre 2009 fin dal mattino fu riscontrata l’avvenuta guarigione, improvvisa e completa, del sig. Emìl, il quale perciò fu dimesso il 23 novembre 2009.
Conclusione
La perfetta ricostruzione storica dei fatti, le conclusioni pressoché unanimi dei medici e dei tecnici circa la inspiegabilità scientifica della guarigione del sig. Emìl Munìr Salìm Eliàs, la certezza dell’invocazione univoca di M. Alfonsina Ghattas, lo stretto rapporto come di causa ed effetto esistente fra preghiere e guarigione, sono altrettanti elementi chiari da cui risulta che in casu si è trattato di un evento soprannaturale, ossia di un miracolo di III grado quoad modum, che come tale deve essere attribuito all’intercessione della Beata Maria Alfonsina Ghattas.
Il fatto che detta guarigione sia avvenuta poche ore prima della cerimonia liturgica della beatificazione della Venerabile Serva di Dio non impedisce che il “miracolo” possa essere approvato per la canonizzazione della Beata Maria Alfonsina, sia perché avvenne dopo che la Beatificazione era stata già decretata dal Santo Padre, sia perché risulta inequivocabilmente che era stato richiesto per la canonizzazione della novella Beata.
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