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Seminario 2016 - Manuale del Direttore Salesiano: Omelia Don Attard

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 6,19­23               

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 

«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà   anche il tuo cuore. 

La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà    luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce    che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!». 

Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. 

Il vangelo di oggi con la sua frase centrale ­ dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore ­ ci      pone al centro del nostro carisma, ci dà una luce sul tema per il quale siamo radunati:  riflettere sul direttore salesiano. Permettetemi di raccogliere in due parole il messaggio che condivido con voi questa mattina –  povertà  e  autenticità ​ . 

Povertà nel senso positivo, cioè quel senso di libertà davanti a tutto quello che si crede di  possedere ma che alla fine rischia di rendere schiavo il nostro cuore. Povertà, allora, che è il  segno più eloquente di un cuore libero, pronto a non lasciarsi mai condizionare, a non rendersi mai incatenato dalle cose o dalle persone. 

In che modo, in che senso, per noi che siamo chiamati ad essere educatori ed evangelizzatori, a vivere la leadership​ questi due termini ci sfidano? Come esattamente si traducono nella nostra vita di consacrati il non accumulare tesori sulla terra, e il mantenere la semplicità luminosa? 

Propongo una storia che ho letto su un sito internet ultimamente:  Durante il mio secondo mese di scuola per infermieri, il nostro professore ci fece fare un test a sorpresa. Io ero uno studente diligente e risposi facilmente a tutte le domande, finché lessi l’ultima: “Come si chiama la signora che fa le pulizie nella  scuola?” 

Sicuramente questo era una specie di scherzo. Avevo visto la signora delle pulizie molte volte. Era alta, con i capelli scuri, sulla cinquantina, ma come avrei potuto  sapere il suo nome? Consegnai il mio foglio, lasciando in bianco l’ultima domanda.  Prima che la lezione finisse, uno studente chiese se l’ultima domanda avrebbe contato nella graduatoria del nostro test. 

“Certamente”, disse il professore. “ ​ Nella vostra professione incontrerete molte persone. Tutte sono significative. Esse meritano la vostra attenzione e cura, anche se tutto quello che fate è sorridere e dire ciao ”.  

Non ho mai dimenticato quella lezione. E ho anche imparato che la signora si  chiamava Dorothy. 

Ecco allora il primo spunto per noi: quanto siamo ‘liberi’ e positivamente ‘poveri’ da avere tempo da sprecare per coloro che sono gli ultimi in questo mondo, per quelle persone, specialmente giovani e collaboratori, che nelle nostre strutture portano avanti la quotidianità in maniera semplice, nascosta e il più delle volte sofferta? 

Nelle nostre comunità questo discorso e questa capacità ha bisogno di essere preso sul serio perché non è sempre presente. In poche parole facciamo bene a chiederci ‘quanto siamo  pronti ad essere ‘poveri’ per diventare davvero persone ‘ricche’ della nostra umanità?  Autenticità : il sito del dizionario Treccani così descrivi la parola ‘autenticità’: nella filosofia esistenzialista, autenticità dell’esistenza, l’esistenza in cui il singolo ritrova il proprio più profondo sé stesso, lontano dal modo d’essere quotidiano, superficiale e impersonale, in cui l’uomo vive abitualmente

​ .  Autenticità è un corpo luminoso, lontano dalla superficialità. Quanto urge per noi Salesiani non perdere il valore grande di essere persone autentiche, piene di luce, luminose. Quanto  apprezzano i giovani e tutti coloro che incontriamo che in noi non trovano maschere ma volti, non vedono facciate ma facce umane. 

Concludo con una testimonianza che mette insieme nella figura del nostro Padre e Maestro  le due parole. È una testimonianza su don Bosco di don Francesco Bodrato, primo Ispettore in Argentina, che il 5 marzo 1877 in una lettera ai suoi novizi risponde alla domanda Chi è D. Bosco?

​ :  Chi è D. Bosco? Che ve lo dica io? Sì ve lo dico proprio davvero, come l’ho appreso e sentito dire da altri. D. Bosco è il nostro amatissimo e tenerissimo padre. Questo lo diciamo tutti noi che siamo suoi figli. D. Bosco è uomo provvidenziale o l’uomo della provvidenza dei tempi. Questo lo dicono i veri dotti. D. Bosco è l’uomo della  filantropia. Questo lo dicono i filosofi. Ed io dico, dopo aver ammesso s’intende tutto  ciò che dicono i suddetti, che D. Bosco è veramente quell’amico che la Santa Scrittura qualifica ​ un gran tesoro . Ebbene noi l’abbiamo trovato questo vero amico e questo grande tesoro . Maria SS ci ha dato il lume per poterlo conoscere e il Signore ci   permette di possederlo. Dunque guai a chi lo perde . Se sapeste miei cari fratelli  quante persone vi sono che invidiano la nostra sorte [ … ] E se conveniste con me a   credere D. Bosco il vero amico della Santa Scrittura, allora dovete guardare di possederlo sempre e curare di copiarlo in voi stessi .   1

1 F.  BODRATO ,  Epistolario ​ , a cura di  B. CASALI  (LAS, Roma LAS 1995) pp. 131­132.