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2013/14
“Da mihi animas, cetera tolle”
NOTIZIARIO
10
Redazione SalesianiNordEst.it
ottobre/novembre/dicembre/gennaio
SPECIALE DON BOSCO2
LETTERA DELL’ISPETTORE
Lettera dell’Ispettore
Cari confratelli,
il mese di gennaio ci porta quest’anno a festeggiare don Bosco con in cuore l’immen-
sa gratitudine al Signore per quanto il passaggio della sua reliquia insigne ha susci-
tato nella nostra ispettoria. In ogni opera abbiamo accolto la visita di “nostro padre”
con trepide attesa e attenta preparazione. La grande accoglienza tributatagli da folle
composte e comprese, di ogni ceto e condizione, ci ha aperto gli occhi su quanto don
Bosco abbia amato in vita e anche dopo, su quanto egli stesso sia oggi cercato e invo-
cato. I giovani delle nostre scuole, centri e oratori gli hanno espresso il loro “grazie”
e hanno chiesto a lui “grazie”. Le famiglie, specie quelle prossime o appena nate,
hanno affidato i loro figli, i loro progetti. La autorità politiche e militari lo hanno
declamato come fondatore di una schiera di educatori indispensabili anche oggi. I
vescovi di tutte le diocesi dove operiamo hanno pregato San Giovanni Bosco perché
tenga vivo nei suoi figli e nella Chiesa la premura e la cura per le giovani generazioni
vivendo in pienezza il suo Sistema Preventivo. In ogni nostra opera abbiamo messo
al centro don Bosco e lui ci ha condotto a mettere al centro ciò che lui aveva a cuo-
re: Gesù Eucaristia, la Riconciliazione, l’amore all’Ausiliatrice, al Papa, alla Chiesa.
Siamo davvero grati al Rettor Maggiore, don Pascual Chavez, che ha voluto la pe-
regrinazione dell’urna; davanti ad essa le nostre comunità e i gruppi della Famiglia
Salesiana hanno rinnovato voti e promesse. Siamo orgogliosi di essere noi oggi, pur
con tanti limiti, il volto concreto di don Bosco nella terra del Nord-Est. Don Bosco ha
trovato una realtà salesiana viva e desiderosa di incarnarne sempre più la fecondità
del carisma per il bene dei giovani.
La Strenna del Rettor Maggiore, da poco arrivata nelle comunità, è traccia di navi-
gazione per concretizzare sin da subito il desiderio di vivere con radicalità la nostra
vocazione e non far diminuire il fuoco che il passaggio di don Bosco ha acceso nei
nostri cuori. “Attingiamo all’esperienza spirituale di don Bosco, per camminare nella
santità secondo la nostra specifica vocazione”: non solo un titolo ma un programma
di vita. Don Chavez cita nella lettera il suo predecessore, don Viganò: “La mia con-
vinzione è che non c’è nessuna espressione sintetica che qualifichi meglio lo spirito
salesiano se non: da mihi animas, cetera tolle. Essa sta ad indicare un’ardente unione
con Dio che ci fa penetrare il mistero della sua vita trinitaria manifestata storicamente
nelle missioni del Figlio e dello Spirito quale Amore infinito ad hominum salutem
intentus”. Il motto della nostra Congregazione racchiude la nostra mistica e le nostra
ascetica per vivere una autentica carità pastorale lì dove il Signore ci ha posti, senza
alibi di sorta.
Ancor oggi vivere in Congregazione lo spirito di don Bosco da consacrati contenti e
convinti è via di santità e di fecondità. Lo testimonia la recente beatificazione di Ste -
fano Sándor, “dono di Dio Trinità alla nobile nazione ungherese, alla Congregazione
Salesiana e alla Chiesa intera” (dall’intervento di Mons Amato). Egli lascia a noi un
triplice messaggio che merita richiamare:
- Innanzi tutto l’invito a essere autentici figli di San Giovanni Bosco, mediante la
fedele osservanza della vita consacrata nella gioia, nel lavoro, nella comunità. Era
un giovane entusiasta della sua vocazione di Salesiano coadiutore. È commovente
rileggere quello che scriveva nella domanda alla prima professione: «Mi sono adope-
rato a passare il periodo del noviziato con la continua aspirazione alla vita perfetta,
assimilando sempre più lo spirito del nostro santo Padre Don Bosco […]. È mia ferma
decisione trascorrere la mia vita in conformità alla sacre regole, per santificare la mia
Don Roberto Dal Molin3
LETTERA DELL’ISPETTORE
anima e quella degli altri, e per impiantare nel maggior numero di giovani anime
il bianco stendardo mariano di Don Bosco» 1 . Con felice sintesi di lui si afferma che
amava i libri, l’altare e l’oratorio 2 .
- Il secondo messaggio riguarda la sua ansia educatrice. Fedele al carisma salesiano,
il Beato Stefano Sándor non solo era un maestro tipografo di alta professionalità, ma
anche un impareggiabile maestro di vita. Gli allievi ricordano con ammirazione le
sue esortazioni alla vita buona del Vangelo. Era giustamente convinto che i giovani
apprendisti, oltre al mestiere della tipografia, avessero bisogno anche di un’educa -
zione spirituale 3 . Li assisteva nel lavoro e nel tempo libero. Era un instancabile or-
ganizzatore dei loro giochi. Per questo aveva un gruppo di 50-60 giovani studenti e
artigiani, che costituivano anche la culla delle vocazioni alla vita salesiana.
- Il martirio è il suo terzo messaggio. Per il cristiano, il martirio di sangue è la su-
prema testimonianza della sua fede, della sua speranza e della sua carità. A ogni
Salesiano, coadiutore o sacerdote, il nostro Beato ricorda che l’esistenza consacrata è
un autentico martirio bianco, consumato giorno per giorno nella fedeltà al Vangelo
e al nostro carisma. Un gesto eroico non si improvvisa. Tra le testimonianze raccolte
per il processo di beatificazione, ci sono alcune che raccontano come il signor Stefano
Sándor un giorno abbia salvato dalla morte per dissanguamento un ragazzo finito
sotto la ruota di un tram, togliendosi la giacca e fermando l’emorragia. Un altro gior-
no, ai genitori di un suo allievo gravemente ammalato di tifo, promise di dare il suo
sangue se fosse stato necessario 4 . Quando, sotto il regime comunista, fu imprigiona-
to, torturato, falsamente accusato di misfatti mai commessi e infine ucciso, il nostro
Beato rimase saldo nella fede, preferendo la morte piuttosto che riparare all’estero o
rinnegare la sua vocazione salesiana. I superiori gli avevano concesso di rifugiarsi
in Austria; dopo aver contraffatto i documenti e camuffato l’aspetto, in procinto di
partire, si era recato in famiglia per salutare genitori e fratelli a cui era molto legato.
Sul tavolo scorse una copia di quel Bollettino Salesiano che gli aveva permesso di
conoscere don Bosco e aveva suscitato in lui per la prima volta il desiderio di farsi
salesiano. Fu un attimo il riandare a quel primo “sì” rinnovandolo in quell’istante; fu
per fedeltà a quella prima scelta che non espatriò.
In questo mese di gennaio guardiamo a don Bosco e ad altri modelli di Salesiani forti
nell’affrontare le prove della vita, senza mai scoraggiarsi. Essi ci trasmettono la pro-
fezia dell’importanza dell’educazione dei giovani, per contrastare una cultura che
spesso si oppone ai valori della vita, della carità, della laboriosità, del perdono, della
fraternità.
Vi vogliamo corrispondere vivendo la nostra vita di consacrati in unione con tutta la
Congregazione che si appresta a vivere il Capitolo Generale. In particolare vogliamo
in questo mese essere fedeli alle “pratiche di pietà” che le nostre Costituzioni pre-
scrivono e ancora far conoscere sempre più quanto oggi don Bosco opera nel mondo
diffondendo sempre di più il Bollettino Salesiano.
Buon mese di gennaio, buon mese di don Bosco!
Don Roberto Dal Molin
Ispettore
1 Positio, p. 242-243.
2 PIERLUIGI CAMERONI, Stefano Sándor, martire del Vangelo della gioia, Don Bosco Kiadó,
Budapest 2013, p. 33.
3 Positio, p. 96.
4 Positio, p. 124-125; 161.
4
RETTOR MAGGIORE
Attilio Giordani Venerabile:
messaggio del Rettor Maggiore
Come già annunciato, il 9 ottobre il Santo Padre Francesco ha autorizzato la
Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto riguardante le
virtù eroiche del Servo di Dio Attilio Luciano Giordani, laico e padre di fami-
glia, Cooperatore della Società Salesiana di San Giovanni Bosco. Con questo
atto il Sommo Pontefice riconosce al Servo di Dio il titolo di Venerabile.
Il Rettor Maggiore, desiderando sottolineare questa meta del processo di beatifi-
cazione di Attilio Giordani, ha inviato un messaggio alla Famiglia Salesiana e in
particolare all’Associazione dei Salesiani Cooperatori al fine di valorizzare questa
testimonianza di laico salesiano.
Attilio Giordani, marito e padre esemplare, animatore dell’oratorio e catechista,
missionario ed evangelizzatore, figura attualissima di Salesiano Cooperatore, ora
è Venerabile.
Don Chávez presenta innanzitutto il venerabile Giordanicome modello di vita
famigliare ispirato al carisma di Don Bosco. Quindi ne evidenzia l’esemplarità
nellapratica del Sistema Preventivo in oratorio, manifestando l’arte dell’educato-
re salesiano chepone al centro della sua missione educativa l’annuncio del vange-
lo e il servizio catechistico vissuto con creatività e credibilità.Infine è modello di
santità salesiana laicale, realizzata nella gioia.
Divenuto Salesiano Cooperatore, vive la fede entro la propria realtà di laico, ispi-
randosi al progetto di vita apostolica di Don Bosco. È un’incarnazione limpida
della spiritualità salesiana in chiave laicale.
Il Rettor Maggiore conclude il suo messaggio evidenziando come in questo Anno
della Fede e nell’ultimo anno di preparazione al bicentenario della nascita di Don
Bosco la testimonianza di Attilio Giordani sia un dono prezioso che stimola a
formare laici salesiani fortemente identificati e decisamente impegnati a portare il
messaggio del vangelo in famiglia, nell’educazione e nella vita sociale e politica.
Per questo esorta a promuovere un movimento di preghiera affinché si possa pre -
sto venerare Attilio tra i membri glorificati della Famiglia Salesiana e invocarlo
come intercessore speciale per le famiglie e per gli oratori.
Don Pascual Chávez Villanueva5
RETTOR MAGGIORE
Relazione conclusiva
Visita straordinaria INE
Carissimi confratelli,
con quest’incontro si conclude la visita straordinaria alla vostra Ispettoria iniziata
il 25 aprile scorso. Essa mi ha condotto in ciascuna delle 35 comunità dove ho
potuto dialogare con ogni confratello, incontrare i laici più direttamente coinvolti
nella responsabilità pastorale, conoscere – sia pure in breve – la storia dell’opera
ed il contesto sociale odierno. Ho fatto visita a diversi vescovi diocesani, dai quali
ho ricevuto unanime apprezzamento per la testimonianza ed il servizio reso dalle
nostre comunità.
Ho lasciato in ciascuna comunità una breve relazione conclusiva, contenente
indicazioni e riflessioni da riprendere ed approfondire. La visita straordinaria,
come ebbi modo di chiarire nell’assemblea iniziale, non è orientata prioritaria-
mente alla soluzione dei problemi. Essa testimonia anzitutto la vicinanza e l’at-
tenzione del Rettor Maggiore verso ciascun confratello. Il visitatore straordinario
non esautora né si sostituisce alla responsabilità dei Direttori e dei consigli locali,
dell’Ispettore e del consiglio ispettoriale o degli altri organismi di animazione e di
governo di una ispettoria. Essa è una visita fraterna, e comporta – come tale – an-
che la correzione fraterna che può arrivare certamente – in casi particolari - all’e-
sercizio del potere di giurisdizione conferito dal Rettor Maggiore (cfr. Reg. 104),
ma che solitamente si esprime attraverso un richiamo dei confratelli alla fedeltà
agli impegni liberamente assunti con la professione religiosa ed una lettura della
vita e della missione della comunità, proattiva, incoraggiante, propositiva.
In tal senso va letta la relazione lasciata a ciascuna comunità al termine della
visita. “In essa - si potrebbe dire - un confratello inviato dal Rettor Maggiore e
scevro da pregiudizi, che ci ha ascoltato uno per uno e si è reso conto dell’anda-
mento della nostra opera, ha sintetizzato le sue impressioni e ci ha lasciato alcune
indicazioni di cammino”. Che farne? Riservare ad essa una lettura frettolosa od
accantonarla come insignificante è certamente possibile, specie quando essa non
coincide con le proprie visioni; eppure proprio in questa discontinuità e disso-
nanza può esserne individuato il valore. L’autenticità di una profezia non risiede
nella corrispondenza con le attese; anzi, se guardiamo la storia biblica, dovrem-
mo affermare il contrario.
In tale indicazione troviamo un elemento prezioso per l’animazione e il governo
delle comunità che è la dimensione spirituale e profetica. Lo Spirito Santo è con-
tinuamente all’opera per “rinnovare la faccia della terra”; Egli è Spirito Creatore
che fa passare la realtà umana (e non solo quella fisica) dal caos al cosmos; Egli
si esprime e raggiunge l’uomo attraverso molte voci: i segni dei tempi, coloro
che Egli ha suscitato come guide del suo popolo, la Parola, ecc. Esse sono “pro-
fezia” parola adatta al momento, luce per il cammino. Comprendiamo quindi
il frequente richiamo biblico allo “shemà”, all’ascolto, a tenere desto il cuore, a
non spegnere lo Spirito, a non disprezzare le profezie, a riconoscere le visite del
Signore, perché è possibile avere occhi e non vedere, orecchie e non udire! Com-
prendiamo anche perché la Regola di San Benedetto si apre proprio con le parole
“Obsculta, o fili”.
L’animazione ed il governo di una comunità religiosa, prima ancora che atto giu-
ridico, organizzativo e gestionale, è un atto spirituale, cioè esercizio continuo di
Don Pier Fausto Frisoli6
RETTOR MAGGIORE
discernimento nello Spirito, e ciò avviene solitamente in un clima contrassegnato
dalla preghiera e dall’umile ricerca fraterna.
In tale contesto, la visita straordinaria, come quella ordinaria dell’Ispettore, una
lettera del Rettor Maggiore o le indicazioni del Vescovo diocesano, le situazioni
umane con le loro sfide od il passaggio delle reliquie di Don Bosco, la liturgia
quotidiana o i tempi di rigenerazione mensili ed annuali, sono appelli, messaggi,
parola attraverso i quali lo Spirito non cessa farsi presente, poiché Egli prende sul
serio la nostra invocazione quotidiana: “Veni, Sancte Spiritus”.
La presente relazione, dunque, vuole rendere tale servizio di carattere sapienzia-
le. Essa descrive la visione che dell’ispettoria ho maturato lungo questi mesi e
prepara, assieme ad altri dati, la discussione che verrà fatta nel Consiglio gene-
rale, a cui seguirà la lettera del Rettor Maggiore che di solito richiama ad alcune
indicazioni per il cammino della ispettoria nel prossimo sessennio.
1. Un’ispettoria che esprime grande vitalità salesiana
La prima e più evidente impressione che si ricava al termine della visita alle co-
munità è quella di una grande vitalità del nostro carisma. Tale impressione non
fa riferimento immediatamente al numero delle opere, all’articolazione dei settori
all’interno di esse, al numero dei destinatari o alla mole di lavoro dei confratelli,
ma alla presenza percepibile e visibile del carisma salesiano. Chi non conoscesse
nulla di Don Bosco e volesse conoscere la sua missione ed il suo spirito, dopo
aver visitato la vostra Ispettoria ed incontrato confratelli e laici, ne avrebbe un
quadro completo, chiaro, eloquente. Comprenderebbe, in altre parole, la storia di
Don Bosco prolungata nel tempo e nello spazio, lo percepirebbe vivo nell’azione
dei salesiani, nella configurazione delle opere, nella condivisione del medesimo
spirito di numerosi laici, nella attrattività che egli esercita in giovani che decidono
di lasciare tutto per dare la vita al Signore come ha fatto lui. Probabilmente tale
ignaro visitatore non adopererebbe la parola “carisma”, ma percepirebbe un’in-
dubbia vitalità.
Su cosa fondo questa mia prima affermazione? Sulla constatazione che il cuore
del carisma salesiano e cioè la dedizione ai giovani, è ben vivo e pulsante nella
ispettoria. Non ho fatto la somma dei fanciulli, dei ragazzi, degli adolescenti e dei
giovani che voi incontrate o che accogliete, sia nelle opere di educazione formale
che in quelle di ampia accoglienza, ma dappertutto le opere sono piene di giovani
e dappertutto c’è forte tensione per loro. Non mi sembra di aver visto rami secchi.
Inoltre, è bene espressa la predilezione per i più poveri, nelle varie accezioni del
termine, a partire da quella economica e culturale, sia nelle comunità per minori,
che nel servizio reso dai centri di formazione professionale, che nelle scelte di
missione in Romania e Moldavia, che in quell’attenzione trasversale a chi – pur
sicuro economicamente – è divenuto insicuro affettivamente, o esprime una po-
vertà interiore e spirituale.
L’insieme delle opere dell’ispettoria è armonico: ambienti di educazione formale
(scuole e centri di formazione professionale, università), presenze pastorali terri-
toriali (parrocchie) con forte attenzione sia all’ampia accoglienza informale che a
percorsi strutturati nell’iniziazione alla vita cristiana e nei gruppi formativi (ora-
tori), comunità alloggio per minori, animazione cristiana di territori interparroc-
chiali, presenze missionarie di impiantazione del carisma in Romania e Molda-
via, centri di consulenza psicopedagogica e di aiuto.7
RETTOR MAGGIORE
La vitalità si è espressa poi nella capacità di riprogettare l’esistente, di inventare
il nuovo, di offrire nuove risposte a domande e bisogni nuovi.
Comprendo bene che dinanzi a tale valutazione ampiamente positiva, si solleve-
rà l’obiezione di qualcuno che potrebbe definirla una lettura ingenua, o parziale
o superficiale del visitatore, o scorgervi l’ottimismo di maniera di chi vuol vedere
o far vedere tutto di colore rosa. Eppure proprio tali posizioni – qualora fossero
presenti – indicano limiti oggettivi ed atteggiamenti interiori dinanzi a cui riflet-
tere.
I limiti oggettivi fanno riferimento alla conoscenza ridotta che diversi confratelli
hanno dell’ispettoria, dell’attuale ispettoria, formatasi nel 2003. Non so quanti
hanno potuto visitare almeno una volta tutte le comunità, o ne saprebbero in-
dicare la missione. Non credo siano tanti. Per questo, talvolta, alcuni giudizi e
valutazioni non si basano su una conoscenza diretta, ma su informazioni ridotte,
approssimative e, dunque, con forte probabilità di inesattezza.
Gli atteggiamenti interiori di indifferenza o di negatività nei confronti di una real-
tà bella, quale quella della propria ispettoria nel suo complesso, - qualora presenti
- possono avere radici differenti. Ferite personali, memoria negativa del proprio
passato, non condivisione di decisioni prese, relazioni ridotte od insoddisfacenti,
tensioni vissute nei confronti di chi esercita il servizio dell’autorità, sono ragio-
ni che pesano e impediscono di gioire del bene dei fratelli e di percepirlo come
bene proprio. Non è semplice porsi dinanzi a tali storie, come sarebbe ingiusto
liquidarle come insignificanti o dare un giudizio morale sulle persone che le vi-
vono. Esse sono piuttosto messaggi, appelli ed indicazioni per instaurare stili di
relazione adeguati.
2. Un grande passato e grandi potenzialità di futuro
Il secondo dato complessivo che porto con me è la percezione di una regione,
quella del Triveneto, con una grande storia salesiana da raccontare e molte parole
ancora da dire. Un dato tra tutti è quello degli 86 confratelli missionari viventi,
sparsi in ogni parte del mondo e nati in queste regioni, a cui si aggiungono i 24
confratelli residenti in altre ispettorie italiane per motivi di docenza o di servizio
alla Congregazione.
Vistando le comunità, molte di esse hanno una storia centenaria che rimanda alle
origini del carisma salesiano, alla presenza di Don Bosco, ai suoi numerosi con-
tatti con vescovi, benefattori, autorità locali. Tutto ciò non è di poco conto, non
riguarda solo la cronaca, ma ha comportato legami vivi con persone, tradizioni;
ha permesso la conoscenza e la trasmissione “in presa diretta” del carisma del
fondatore. Ho incontrato decine e decine di confratelli, specie tra i più anziani,
che sono portatori di una storia molto interessante, i quali hanno colto il cari-
sma salesiano non dai libri, ma dalla vita dei salesiani che hanno incontrato ed a
loro volta, l’hanno reinterpretato vivendolo. La tradizione salesiana più che nelle
mura, si coglie nei racconti di chi trasmette ciò che a sua volta ha ricevuto, nella
gratitudine degli ex allievi, nella continuità della presenza di opere che per de-
cenni hanno segnato e continuano a segnare la vita di centinaia di persone. Non
dimentichiamo poi che le vostre regioni hanno espresso il quinto successore di
Don Bosco ed alcuni membri del Consiglio generale di grande valore.
Una conferma evidente della fondatezza di queste affermazioni viene, in queste
settimane, dall’accoglienza di gran lunga superiore alle attese che sta avendo il 8
RETTOR MAGGIORE
passaggio dell’urna di Don Bosco nelle vostre comunità e città. Quell’entusiasmo
non si improvvisa, ma si riannoda ad una storia ininterrotta, ad un legame per-
sonale vivo.
Questa storia salesiana luminosa, a sua volta, rimanda al radicamento ed alla
fecondità della fede nelle vostre terre, nelle vostre famiglie. In questi mesi, con
grande commozione, ho ascoltato le storie personali dei confratelli che sono il
riflesso delle storie familiari, di un popolo che ha vissuto per generazioni la ric -
chezza della fede cristiana. La prima formazione che molti di voi hanno ricevuto
non è quella dell’aspirantato o del noviziato, ma quella impartita da papà e mam-
me ricchi di fede e generosi.
Aggiungo a questi dati, l’altro rilievo assai interessante della fecondità attuale
del carisma salesiano. In dieci anni, dal 2004 ad oggi, pur in un contesto molto
diverso da quello dei decenni passati, 40 giovani di questa terra sono entrati in
noviziato, in genere frutto di cammini di accompagnamento e di discernimento
molto attenti.
Sono dunque i confratelli, dai più anziani ai più giovani, con la loro storia e la loro
esperienza o il loro entusiasmo, il “capitale umano”, la vera ricchezza dell’ispet-
toria: una storia fatta di persone che hanno mantenuto vivo il carisma salesiano
e lo incarnano oggi nelle comunità rendendolo ancora eloquente ed attraente per
i giovani.
Il grande passato da raccontare, le cronistorie e le memorie degli anni che furono,
i ricordi e la gratitudine degli ex allievi, però, servirebbero a poco se non ispiras-
sero le parole da dire oggi, ai giovani di questi territori e di questi anni con i loro
bisogni e le loro sfide.
Le potenzialità sono enormi. Siete nelle regioni del Nord Est d’Italia. Siete l’unica
presenza salesiana in Romania e Moldavia. La condizione giovanile vi interpella
con le sue nuove forme di povertà, specie affettiva. La presenza di immigrati di
prima e seconda generazione pone di fronte a compiti nuovi. L’insignificanza
della fede ed il distacco dalla comunità cristiana degli adolescenti, nonostante i
lunghi percorsi di catechesi, resta una sfida. Il legame causale sempre più forte
tra il benessere o malessere dei giovani e quello dei loro genitori vi rimanda alla
pastorale familiare. I modelli culturali ispirati al pragmatismo ed al relativismo
etico rendono assai difficile il richiamo ad una visione dell’educazione che fa del-
la verità e della bellezza e della bontà i suoi cardini.
Queste ed altre sono le sfide che avete dinanzi e che giustificano ampiamente il
dare la propria vita per il Signore e per i giovani oggi. Il compito è molto alto ed
esige riflessione, preghiera, confronto comunitario, coraggio. Dinanzi ad esso, si
ha la sensazione di trovarsi dinanzi ad un tema da svolgere, dalla traccia ampia
e complessa, più che ad un dettato. Questo rende attraente la nostra vocazione
salesiana, che non è certo rifugio di persone insicure, ma partecipazione alla pas-
sione di Dio per il suo popolo.
3. Una comunità ispettoriale in cammino
Questa storia e queste potenzialità sono affidate alla responsabilità del singolo
confratello, di ogni comunità locale e della comunità ispettoriale nel suo comples-
so. Riguardo a quest’ultima, osservo che l’unificazione delle opere e dei confini
ispettoriali non comporta – di per se stessa - immediatamente la comunione delle
persone. Non intendo riferirmi a posizioni che esprimono nostalgia del passato 9
RETTOR MAGGIORE
o rivendicazione (a mio parere ormai assai residue), ma ad una duplice necessi-
tà. Da un lato quella di favorire l’incontro, la comunicazione, l’interscambio tra
i confratelli; dall’altro quella di considerare le opere a servizio della missione e
non viceversa.
Sul primo punto è stato fatto molto cammino. Esso ha coinvolto di più i confratel-
li in ruoli di responsabilità, attraverso l’articolazione delle consulte ispettoriale,
ed i giovani confratelli. Sono sempre molto partecipate ed apprezzate le assem-
blee ispettoriale con un buon clima fraterno; la comunicazione attraverso i canali
cartacei e della rete, è intensissima; l’animazione ispettoriale in ogni ambito è
puntuale, attenta, instancabile. Meno evidente, a mio parere, è stato l’interscam-
bio dei confratelli.
Non intendo, con queste parole, indicare che il trasferimento frequente da una
comunità all’altra dei confratelli sia un fine da perseguire. Il cambio di un confra -
tello, dopo molti anni di permanenza, è sempre una decisione delicata che esige
discernimento e tatto. Eppure esso può essere un mezzo che aiuta il confratello
a porsi di fronte a nuovi impegni pastorali, specie dopo un lungo servizio nel
medesimo compito, a ravvivare le motivazioni di fede della propria vocazione
che non sono legate ad un ruolo o ad un’opera, a rigenerare le proprie energie. Se
è un valore la stabilità delle persone che, in un’opera, consolida la memoria e la
sana tradizione e permette la capitalizzazione delle esperienze, è un valore anche
la disponibilità per nuovi compiti e nuovi ambienti che permette l’interscambio
delle esperienze ed il rinnovamento del volto delle comunità e, in esse, lo stile
comunitario e la lettura della missione.
Comunità in cui non c’è più nulla da dire perchè tutto è stato già provato e speri-
mentato e nelle quali l’esistente (sia per la vita della comunità che per la missione
dell’opera) è il meglio che si possa fare od ottenere, sono oggettivamente più
povere. Persino gli ordini monastici che contemplano la stabilitas come voto e
valore, sperimentano la forma della gemmazione di nuove comunità e lo sposta-
mento dei suoi membri.
La creatività e flessibilità, proprie dello spirito salesiano (cfr. Cost. 19), fanno ri-
ferimento alla capacità di dare risposte tempestive alle necessità dei giovani, a
seguire il movimento della storia. Esse sono, dunque, un atteggiamento mentale
richiesto ai confratelli di ogni età, indipendentemente dagli anni di permanenza
nella medesima comunità. In tal senso, sarebbe auspicabile che ciascun confra-
tello, di qualsiasi età, rinnovasse spesso all’ispettore la propria disponibilità e la-
sciasse alla sua saggezza il compito decidere per il bene dei giovani, della persona
e delle comunità; e ciò senza mai dimenticare che la sequela di Cristo obbediente
può comportare il sacrificio di relazioni e ruoli consolidati e di legittime aspira -
zioni personali.
Il senso di appartenenza ad una famiglia più ampia di quella locale si esprime poi
con il desiderio di conoscere, di condividere, di gioire del bene dei propri fratelli.
“Il mandato apostolico che la chiesa ci affida – come ci ricorda l’art. 44 delle Co -
stituzioni – viene assunto ed attuato in primo luogo dalle comunità ispettoriali e
locali”. L’amore ai giovani si manifesta attraverso le molteplici forme di presenza
che definiscono il volto della vostra ispettoria. La singola opera o un singolo set-
tore di essa, dunque, non sono un assoluto, ma sono a servizio di una missione
più ampia conferita alla Congregazione dalle Chiese locali.
Talvolta, invece, si ha l’impressione che l’opera e le abitudini consolidate siano
ritenute intoccabili. Il glorioso passato, se da un lato ci rallegra e ci sostiene, non
può ingessarci. La fedeltà al carisma salesiano ci impone la fedeltà ai giovani, ai
loro bisogni, alle loro domande.10
RETTOR MAGGIORE
Il “per voi” di Don Bosco ripetuto 4 volte (Cost. 14) e la sua promessa solenne
al Signore di dare per i giovani “fin l’ultimo respiro” sono il criterio permanente
per valutare il presente ed il futuro delle opere di un’ispettoria e la generosità di
ciascun confratello.
Ho ammirato tanti di voi che, a dispetto dell’età, coltivano la freschezza delle
motivazioni, la libertà del cuore, le generosità del servizio, la disponibilità al con-
fronto ed all’innovazione.
In altri casi (circoscritti, in verità) hanno notato forme di “pensionamento vo-
cazionale” di confratelli che pur avendo ancora dinanzi a sé un’attesa di vita di
diversi anni e condizioni di salute accettabili, si chiudono in se stessi o nell’ope-
ra, precludendosi la gioia della condivisione fraterna e del servizio apostolico.
Alcuni confratelli mi sono apparsi oggettivamente poco impegnati. Non intendo
sottoporre a giudizio le persone, ma una mentalità, segnalare un rischio che po-
trebbe insidiare anche i confratelli più giovani con forme di chiusura nel soggetti-
vismo pastorale, nella autoreferenzialità, nella indisponibilità al confronto ed alla
leale accettazione della dimensione comunitaria della missione, scarso senso di
appartenenza alla propria comunità.
Tali considerazioni, risultano, a mio parere, preziose anche per orientare il discer-
nimento in ordine alle opere della vostra Ispettoria. La vitalità del carisma non è
data dal numero di opere o di destinatari, ma dalla reale possibilità di vivere in
ciascuna di esse, in forma armonica, tutte le dimensioni del carisma: quella misti-
ca, quella fraterna, quella apostolica.
Il fronte attuale mi sembra adeguato alle forze disponibili, ma occorre realisti-
camente guardare a diversi fattori: il progredire nell’età di molti confratelli che
oggi hanno responsabilità nelle comunità; il mutamento delle condizioni ester-
ne (competitività spinta nel settore scolastico, crisi economica, contrazione della
popolazione in città e quartieri un tempo fiorenti); il delicato tema della sosteni-
bilità economica e della complessità gestionale delle opere. Questi fattori sono
determinanti ed imporranno nel breve e medio periodo riflessioni e decisioni non
dilazionabili. Il vostro Progetto organico Ispettoriale (POI) ha indicato delle linee
e delle scelte coerenti.
4. La risorsa della comunità educativa pastorale
È questo uno degli impegni che ho particolarmente apprezzato tra le linee di go-
verno della ispettoria. Da anni vi siete resi conto che è significativamente mutato
il soggetto della missione salesiana: fino agli anni ’70 era costituito dai Salesia -
ni, oggi da un nucleo di Salesiani e da numerosi laici. Nelle scuole e nei Centri
di formazione professionale oltre il 90% dell’attività formativa è gestito da laici.
Identiche percentuali si riscontrano nelle parrocchie ed oratori. Lavorando attor-
no a questo fenomeno vistoso che ha cambiato il volto delle opere salesiane, avete
compreso molto. Anzitutto avete riscoperto lo stile di lavoro di Don Bosco, agli
inizi della sua missione, la sua visione di una Congregazione come animatrice di
un vasto movimento a servizio dei giovani, avete rivisitato la ecclesiologia del
Concilio Vaticano II ed il Magistero sui Christifideles Laici. Avete riletto il Capito -
lo Generale 24° che non parla di una progressiva sostituzione dei Salesiani con i
laici, in un lento ed inarrestabile declino, ma di “Salesiani e Laici” come due sog-
getti, entrambi necessari, che sperimentano la “comunione e condivisione nello
spirito e nella missione di Don Bosco”.11
RETTOR MAGGIORE
La vostra ispettoria è da anni incamminata su questa strada. Ora ne sta assumen-
do più lucida consapevolezza e sta dando un’impostazione organizzativa coeren-
te che salvaguardi il ruolo insostituibile sia dei Salesiani come coloro che incarna-
no e interpretano il carisma, che dei laici che partecipano al carisma di Don Bosco.
State anche riscoprendo la fecondità dell’articolo 47 delle Costituzioni, quello sul-
la Comunità educativa pastorale che è una fonte ispiratrice ed orientatrice formi-
dabile e dell’articolo 5 dei Regolamenti generali. In qualunque ambiente od opera
il nostro obiettivo è quello di superare lo schema “fornitore di servizi/utente”,
ma di tendere verso la costruzione di una comunità a carattere educativo pastora-
le, corresponsabilizzare le persone, coinvolgere il destinatario e farlo sentire parte
di un progetto: “essa coinvolge, in clima di famiglia, giovani e adulti, genitori ed
educatori, fino a poter diventare un’esperienza di Chiesa”.
Si comprende immediatamente la ricchezza e la fecondità di tale visione che può
moltiplicare a dismisura le energie e le forze di una comunità locale. Entro tale vi-
sione, essa può far conto non solo sulla persona, l’età, l’energia, le competenze dei
Salesiani, ma può porsi come centro animatore e catalizzatore di una molteplicità
di persone, energie e competenze potenzialmente illimitate.
Basti pensare all’immensa risorsa costituita dai giovani. Don Bosco non li ha visti
come destinatari, ma come corresponsabili del processo educativo e persino della
missione affidatagli da Dio, a tal punto da far nascere con loro la Congregazione
salesiana. Avete nelle vostre opere tantissimi ragazzi e giovani ricchi di risorse. I
laici collaboratori ed i laici corresponsabili, i cooperatori e gli ex allievi, i genitori,
coloro che guardano con simpatia a Don Bosco: sono queste le risorse preziose da
considerare ed attivare.
Si tratta di cambiare paradigma, impostazione, stile di governo. Da un’imposta-
zione piramidale nella quale la comunità salesiana è al vertice che emana disposi-
zioni ad un’impostazione circolare nella quale la comunità salesiana, guidata dal
direttore, è al centro per formare, motivare, leggere assieme orizzonti ed opportu-
nità. Non è un cambio di stile facile ed immediato per tutti. Occorrerà tempo per
convincersi della fecondità di tale visione e per sperimentare la corresponsabilità
più che la delega, la ricerca in comune, la promozione del dialogo e della parteci-
pazione, più che la direttività di chi ritiene di vedere sempre meglio e più lontano
degli altri.
Se la comunità educativa pastorale non è una struttura, ma un obiettivo verso
cui tendere, una realtà sempre in costruzione, essa richiede un nucleo animatore,
costituito da tutti i salesiani della comunità locale (compresi gli anziani) e da quei
laici che in maniera consapevole condividono il carisma salesiano.. Anche questo
non è un organismo o una struttura, ma un centro ispiratore in cui tutte le risorse
(l’esperienza, la preghiera e l’esempio degli anziani, l’energia e le intuizioni dei
più giovani, la visione complementare dei Salesiani e di quei laici, per così dire
“interni” all’opera) si incontrano, si integrano e contribuiscono a leggere la realtà
ed individuare prospettive ed interventi.
Infine, c’è bisogno di un organismo – il consiglio della CEP - costituito (da uno o
più salesiani e da quei laici in ruoli di responsabilità) che stabilmente e periodica-
mente si incontri ed affronti non solo le scadenze e le modalità organizzative, ma
tenga vigile l’attenzione sull’orizzonte, sulla direzione da prendere, sulle priorità,
sulle persone da coinvolgere. Alcune comunità hanno già attivato tale consiglio,
altre sono in via di definizione. La comunità salesiana, entro tale visione, non sta
a guardare. Essa ha i suoi due organismi fondamentali - l’assemblea dei confra-
telli ed il consiglio locale – ciascuno con le sue precise responsabilità consultive
e decisionali, previste dalle Costituzioni e dai Regolamenti generali. Ma al di là 12
RETTOR MAGGIORE
di essi, sono molteplici e per lo più informali, le modalità di coinvolgimento e di
partecipazione di tutti i confratelli, anche dei più anziani od ammalati, alla vita
ed alla missione di un’opera.
Mi permetto anche di segnalare a tutti voi la preziosità del vostro Progetto edu-
cativo pastorale ispettoriale. È molto ben fatto. Esso ha richiesto un paziente la-
voro di condivisione di molti confratelli e raccoglie gli elementi fondamentali
del nostro carisma e le scelte che l’Ispettoria ha fatto. L’approvazione del Rettor
Maggiore ne riconosce l’autenticità dell’ispirazione. Esso è dunque il primo pun-
to di riferimento per orientare la riflessione dei Salesiani e dei laici. Esso, inoltre,
aiuta a sentirsi parte di un progetto più ampio, a svincolarsi dalla soggettività
pastorale e dell’autoreferenzialità, a fare unità (Salesiani e laici) attorno ai valori
fondamentali del nostro carisma, a non enfatizzare alcuni aspetti ed alcune scelte
a discapito di altre.
È, insomma, la fonte ispiratrice continua del progetto educativo pastorale locale,
o meglio, del continuo progettare locale. Accantonarlo, a mio parere, sarebbe un
grave impoverimento.
Non posso, quindi, che complimentarmi per il cammino di convergenza e di
unità svolto in questi anni e delle scelte attuali che vogliono imprimere un’ac-
celerazione al processo di trasformazione in atto: da opere gestite dai Salesiani a
comunità educative pastorali, ricche, ampie, articolate, dalle molteplici risorse e
coinvolgenti, ma con un cuore e un centro che è la carità del Buon Pastore.
5. il ruolo strategico della comunità locale
Credo che sia sotto gli occhi di tutti l’intensa animazione ispettoriale, in ogni
ambito: formazione, pastorale, economia. Davvero non mancano le proposte, ben
curate ed organiche e l’accompagnamento delle comunità.
Essa è a servizio delle comunità locali che sono il luogo immediato della “attua-
zione del progetto apostolico” (Cost. 44). Io aggiungerei, il luogo “decisivo”. Ho
incontrato tutte le comunità e tutte mi sono sembrate sinceramente orientate ver-
so la fedeltà a Don Bosco ed il bene dei giovani e della gente.
Richiamo, in forma sintetica, quanto ho detto in maniera più diffusa nell’una o
nell’altra comunità. È vero che nulla può sostituirsi alla responsabilità del singolo
salesiano, ma la comunità, nei suoi ritmi, nei suoi orari, nelle sue scelte, nello stile
dei rapporti tra i confratelli, nello stile di animazione e di governo del direttore,
ha delle variabili decisive per la creazione di un clima nel quale ogni confratello
possa crescere e dare il meglio di sé.
In concreto faccio riferimento a cinque strumenti o risorse il cui impiego non è
senza frutto e conseguenze: il consiglio locale, l’assemblea dei confratelli, il gior-
no della comunità, la buonanotte del direttore, il colloquio con il direttore.
È difficile che la comunità cresca in ciascuna delle sue dimensioni (mistica, frater-
na apostolica) senza la valorizzazione di esse, sotto l’attenta regia del Direttore.
Qualsiasi lettera del Rettor Maggiore, orientamento della Congregazione, inter-
vento dell’ispettore può cadere nel vuoto e vanificarsi, se non vi è in comunità
un clima adeguato all’accoglienza, un’abituale tensione formativa ed autoforma-
tiva, la cura ad alimentare la riflessione pastorale, a dialogare su cose importanti
e serie, l’abitudine a comunicare tra confratelli gioie e dolori ed a condividere
esperienze e progetti apostolici (cfr. Cost. 51). È lo spirito di famiglia, un clima
di relazioni che non è frutto del caso, ma di scelte, di attenzioni, di decisioni. Il
Direttore non può cambiare i confratelli, ma può e deve contribuire a cambiare il 13
RETTOR MAGGIORE
clima che si respira nella comunità.
Per questo diffido di una visione efficientistica e pragmatica che orienta la comu -
nità, e dunque i ritmi e gli orari, al fare, alle cose da fare, all’ azione (apostolica?).
Così come diffido della scorciatoia direttiva che guarda all’obiettivo, ai risultati
da raggiungere, dimenticando che occorre raggiungerli assieme, forse in tempi
più lunghi, attraverso un paziente lavoro di condivisione e di coinvolgimento.
Il tempo che i confratelli impiegano per parlarsi, per confrontarsi non è tempo
perso. Talvolta, dopo poche esperienze (o di silenzio imbarazzante o di scontro) si
evita di incontrarsi o si riduce l’incontro a comunicazioni di attività e di impegni.
Mi sembra che su questo punto occorra una riflessione ulteriore ed un sereno e
serio esame di coscienza.
Il prossimo Capitolo Generale ci pone di fronte ad uno specchio. Siamo “testimo-
ni della radicalità evangelica”? Siamo “mistici nello spirito profeti di fraternità,
servi dei giovani”? Come diventare ogni giorno ciò che siamo chiamati ad essere?
Questa riflessione, se fatta con spirito di conversione e non di rivendicazione,
potrà riequilibrare la vita di diversi confratelli, che mi sembra eccessivamente
sbilanciata e ridare anche alle comunità un maggiore equilibrio.
Esse non sono delle società per l’azione. La comunità attraverso il giorno della
comunità ed il progetto annuale della comunità cura se stessa, si prende cura di
se stessa, valorizza tutte le sue componenti (i più anziani ed i più giovani). Come
e di cosa si alimenta la comunità nella sua dimensione spirituale, pastorale, pe-
dagogica? Quali i tempi di riflessione, di studio, di aggiornamento, di confronto?
Come vengono vissuti i tempi di refezione e di distensione? Come ci si è disposti
a tavola? Come vengono preparati e condotti gli incontri e le riunioni?
Sono consapevole di parlare di temi in parte poco familiari sia a confratelli più
anziani nati e cresciuti in tempi di poco dialogo e di forte suddivisione del lavoro,
sia a confratelli più giovani molto disponibili alla comunicazione intra-generazio-
nale, e meno allenati a quella inter-generazionale.
Sono anche consapevole che non si è allenati ad una preghiera comune più calma
e distesa, (secondo le indicazioni dei Regolamenti generali). L’ansia del fare non
sempre denota tensione apostolica; se non è sostenuta da un’abitudine a racco-
gliersi in Dio, a stare per gli uomini di fronte a Dio può diventare qualcos’altro:
attività, impegni, occupazione e non più missione.
Si comprende subito che attorno a questi temi decisivi per l’equilibrio della per-
sona del confratello e della comunità come gruppo umano, nel suo complesso, la
regia del Direttore e la piena disponibilità dei confratelli sono decisive. I cinque
strumenti indicati (consiglio locale, assemblea dei confratelli, buonanotte, giorno
della comunità, colloquio col Direttore) hanno ciascuno finalità proprie descritte
dalle Costituzioni e dai Regolamenti e sollecita la responsabilità di ogni confra-
tello per contribuire a costruire la propria comunità. L’oblio o la trascuratezza di
uno di essi non è senza conseguenza.
Per questo, invito a ripensare l’attribuzione al Direttore di compiti di economia e
gestionali che lo distraggono dal suo primo compito che è “animare la comunità
perché viva nella fedeltà alle Costituzioni e cresca nell’unità” (Cost. 55).
Non è il numero delle opere o dei corsi e degli allievi che darà futuro a questa ed
alle altre ispettorie, ma, principalmente, l’unità dei confratelli e la fedeltà delle
comunità alle Costituzioni. Solo a queste condizioni sarà fruttuoso invitare dei
ragazzi e dei giovani a condividere con noi momenti di preghiera e di vita. Se
verranno, troveranno un “noi”?14
RETTOR MAGGIORE
6. La qualità della pastorale giovanile e l’animazione vocazionale.
Visitando le comunità e partecipando a diversi appuntamenti ispettoriale ho per-
cepito una grande vivacità pastorale. Si vede che c’è stato un cammino lungo e
coerente di formazione degli animatori e di proposte ben curate in ogni ambi-
to della pastorale. Basti pensare al Movimento Giovanile Salesiano ispettoriale,
all’animazione missionaria, all’animazione vocazionale, al cammino degli Amici
Domenico Savio. È una grande ricchezza dell’ispettoria che ha dato e continua a
dare molteplici frutti, così come è ammirevole la sintonia e la collaborazione tra
Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice.
Nelle comunità locali il quadro è variegato, in relazione sia alle specifiche situa -
zioni, che alle esperirne attuate. Segnalo tre ambiti delicati e promettenti su cui
proseguire la riflessione: quello della iniziazione alla vita cristiana nelle parroc -
chie ed oratori, quello dei gruppi formativi e quello della animazione pastorale
della scuola ed a partire dalla scuola.
Il primo ambito è assai ampio e tuttora numeroso. Ho visto in atto esperienze
diverse ed un cantiere aperto di ricerca e di riflessione. Ci si rende conto che la ca -
techesi in vista della ricezione dei Sacramenti, di tipo prevalentemente scolastico
ed affidata a persone della terza età non è efficace e determina, per lo più l’allon -
tanamento e la disaffezione. Nello stesso tempo avete in campo delle esperienze
molto interessati e molto feconde che – a mio parere – vanno seguite con attenzio-
ne perché possono diventare un laboratorio e divenire trasferibili. Esse per lo più
partono da un nucleo animatore costituito da giovani animatori/catechisti, la cui
formazione cristiana è ben curata. Si articolano in un percorso in cui il momento
conoscitivo/kerygmatico si svolge all’interno di un intenso cammino di gruppo
che contempla altri momenti tipici della costruzione dell’identità cristiana quali
la condivisione di vita, il servizio, la celebrazione della fede. Altra caratteristica
è l’attenzione personalizzata a ciascun ragazzo ed alla sua crescita spirituale. In
alcune esperienze il riferimento esplicito è alle Compagnie ideate da Don Bosco,
con una progressività di impegno e di appartenenza, mantenendo sempre l’aper-
tura al Movimento Giovanile Salesiano ispettoriale.
Ritengo molto interessante questa esperienza, certamente da approfondire e da
seguire con attenzione. Così come ho percepito la ricchezza di quegli ambienti,
specie di oratorio, nei quali l’ampia accoglienza è condizionata al rispetto delle
regole ed al mantenimento di un clima educativo assolutamente affidabile e nei
quali la proposta dei gruppi formativi è chiara ed il loro cammino stabile e ben
curato.
Faccio riferimento alla positiva esperienza degli Amici Domenico Savio, degli
Scout e dell’Azione cattolica, dove presente. Lì dove tutto ciò è presente ed è
stato curato nel tempo, la differenza e la qualità sono palpabili. Anche a questo
riguardo, i riferimenti e le linee-guida del Progetto Educativo Pastorale Ispetto-
riale sono illuminanti e chiari.
Anche nelle scuole e nei centri di formazione professionale ho registrato una forte
tensione alla formazione cristiana. In esse operano per lo più confratelli giovani
con entusiasmo, ma talvolta anche con fatica, data l’ampiezza del fronte. Ho rac-
comandato la formazione delle équipes di animazione pastorale, con il coinvol-
gimento dei laici. La composizione variegata della nostra popolazione scolastica
impone interventi plurimi ed cerchi concentrici, per la massa, i gruppi, i singoli.
Siamo tutti convinti che l’animazione pastorale di una scuola o cfp salesiano non
riguarda solo il catechista, né è racchiusa in alcune ore od alcuni appuntamenti
(buon giorno, ritiri, ecc.), ma passa attraverso lo specifico della scuola che sono le 15
RETTOR MAGGIORE
discipline scolastiche o formative, le metodologie didattiche, le relazioni tra allie-
vi e con i docenti. Essa ha nell’Insegnamento della Religione Cattolica un’oppor-
tunità molto forte, a condizione che esso sia bene impostato, in modo organico,
culturalmente valido e dignitoso. È un aspetto su cui mi sembra ci sia da fare per
acquisire ulteriori competenze, condividere e rendere stabili le esperienze.
Le scuole in Ispettoria sono numerose e tutte dalla lunga tradizione. Non mi sof-
fermo sulle difficoltà odierne, perché ripeterei temi già affrontati in sede locale.
È certamente un fronte delicato, esposto a fattori esterni sempre più incidenti.
È in atto un intenso lavoro di coinvolgimento e di corresponsabilità dei laici. La
loro formazione didattica, educativa, salesiana è decisiva e non potrà che passare
attraverso programmi organici, tempi e risorse economiche specifiche. So che è
un cammino arduo e che si ha la sensazione di “navigare a vista”. In tale cam-
mino occorre contemperare i numeri (allievi, classi, indirizzi) con la sostenibilità
economica dell’insieme, ma è indubbiamente un fronte caratterizzante il nostro
carisma.
Più stabile è il quadro della Formazione professionale che ha in diverse opere
dei centri di eccellenza costruiti con la competenza, la passione e la dedizione di
tanti confratelli, specie coadiutori. Questo del Triveneto è certamente uno degli
esempi meglio riusciti delle scuole professionali volute da Don Bosco. Non posso
che incoraggiare gli sforzi in atto che sono ampiamente premiati dalla fiducia di
tante famiglie ed allievi, specie di quelli che hanno bisogno di ritrovare fiducia in
se stessi e motivazioni.
Ampio è anche il quadro delle Parrocchie nelle quali è in atto una riflessione
pastorale feconda, in sintonia con le Chiese locali. Ho ricordato in tutte che la
parrocchia affidata alla Congregazione si distingue per l’attenzione ai giovani e
considera l’oratorio cento giovanile parte integrante del suo progetto (Reg. 26). In
genere il clima è molto buono, si respira una forte condivisione ed è generalmente
assai valida la preparazione dei laici membri dei consigli pastorali. Mi sembra
che sia vigile l’attenzione ai bisogni pastorali del territorio ed una sana tensione
missionaria.
Intendo, infine, esprimere un forte apprezzamento per l’impostazione dell’ani-
mazione vocazionale ispettoriale e locale. La prima ha alle spalle una lunga tra-
dizione che è poi confluita nelle Progetto di animazione vocazionale ispettoriale
“Darei la vita” attuato ora da tutte le ispettorie italiane. A nome di tutte queste,
vorrei esprimere la gratitudine per questo bel cammino avviato anni fa da cari
confratelli (alcuni dei quali in cielo) e che si è rivelato così fecondo.
Molto interessante è l’animazione vocazionale in atto in diverse comunità. Mi
sembra che le due dimensioni (quella ispettoriale e quella locale) siano comple-
mentari e che la seconda – la comunità locale – sia il luogo naturale dell’annun-
cio, della proposta e dell’accompagnamento. Essa può in tal modo riscoprire la
sua capacità testimoniante e generatrice. Fa bene a tutti i confratelli accogliere
dei ragazzi e degli adolescenti per brevi periodi di condivisione (della preghiera,
della mensa, dell’attività apostolica). Tali esperienze ricordano loro l’identità di
consacrati per giovani ed aiutano la comunità nel suo insieme a testimoniare l’e-
quilibrio della vita salesiana che ha nella preghiera comune, nella fraternità vera
e condivisa, nella generosità apostolica le sue tre dimensioni fondamentali.
E queste tre sono le dimensioni che ovunque nella Chiesa, in qualsiasi contesto
culturale, stanno dimostrandosi feconde ed attraenti perché antidoto e risposta ai
mali più vistosi del nostro tempo.
Non posso, quindi, che incoraggiare a proseguire su questa strada sia ispettoriale,
che locale.16
RETTOR MAGGIORE
7. L’attenzione alla gestione ed all’amministrazione dei beni
Sotto questo profilo la vostra ispettoria ha molto riflettuto e molto sta riflettendo,
soprattutto al fine di sollevare le comunità locali da compiti di gestione che da un
lato divengono sempre più complessi ed onerosi, dall’altro possono impedire ai
confratelli di concentrarsi su quei compiti pastorali e profetici loro propri.
Oltre a quanto avviato per la conduzione dei consigli delle comunità educative
pastorali (CEP), e sull’unificazione di alcuni servizi amministrativi, si sta riflet -
tendo sulla possibilità di avviare modalità più agili di gestione del personale, di
approvvigionamento di beni e servizi che rendano possibile economie di scala e,
soprattutto, sollevino i confratelli dalla preoccupazione della gestione. Questo
certamente non esautora la responsabilità del Direttore e del consiglio locale in
ordine all’amministrazione dei beni ed al personale laico, né la funzione di indi-
rizzo e di controllo.
Invito a valutare con attenzione questa esperienza che incoraggio, perché può
rivelarsi assai utile, specie nella previsione della diminuzione di confratelli da
impiegare in compiti amministrativi.
Non posso, inoltre, che apprezzare l’attenzione posta nelle ristrutturazioni ap-
propriate e nel mantenere il decoro degli ambienti, nonché redazione corretta
e puntuale dei rendiconti locali ed ispettoriale. A questo riguardo segnalo che
l’attenta amministrazione dei beni che la Provvidenza ed il lavoro dei confratelli
ci hanno affidati non è solo un’espressione di povertà, ma è – nello stesso tempo
– preciso dovere richiesto dalle leggi. In questo campo, superficialità e trascura -
tezze si pagano a caro prezzo. Indico, come riferimento, gli articoli 198-200 dei
Regolamenti generali che invito a tenere sempre in considerazione. Così come
segnalo la necessità di rendere abituali ad ogni livello e per ogni attività la stesura
di bilanci preventivi e consuntivi.
8. Conclusione
A conclusione di questa visita straordinaria, che è anche l’ultima del mio servi-
zio da Consigliere regionale, sento il bisogno di ringraziare ciascuno di voi, per
l’accoglienza, la confidenza, la fraternità dimostrate. Dopo quasi 400 visite alle
comunità ed oltre 4000 confratelli ascoltati, insieme alla gratitudine allo Spirito
Santo per la luce, la forza e la pace che mi ha donato in questi anni, rimane il ricor-
do indelebile di tanti bravi confratelli, di tanti giovani, di tante comunità: un mo-
saico che mi ha mostrato da prospettive diverse il medesimo volto di Don Bosco.
All’ispettore, il carissimo Don Roberto Dal Molin, ai membri del Consiglio ispet-
toriale, a tutti voi direttori, ai cari confratelli della INE il mio affettuoso e rico-
noscente grazie, per il dono della vostra vita a Dio ed ai giovani e per quanto in
questi mesi avete donato anche a me.17
RETTOR MAGGIORE
Don Chávez premiato a Perugia per i 90 anni
di presenza salesiana
In occasione dei novant’anni di attività della presenza dei Salesiani a Perugia,
Don Pascual Chávez, Rettor Maggiore dei Salesiani, ha ricevuto dal sindaco
della città, Wladimiro Boccali, il premio “Baiocco d’Oro”.
Sempre nell’ambito delle celebrazioni per l’anniversario della comunità salesia-
na, nel pomeriggio del 17 ottobre, Don Chávez ha celebrato l’Eucaristia nella Cat-
tedrale di San Lorenzo, affianco all’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti.
Il 18 ottobre, invece, il Rettor Maggiore ha tenuto nell’Aula Magna della Facol-
tà di Scienze della Formazione dell’Università di Perugia una Lectio Magistra-
lis dal titolo: “I giovani alla ricerca del senso della vita: i giovani d’Europa a
confronto con i giovani del mondo globalizzato”.
Presenti fin dagli anni ‘20 nella città, inizialmente nel borgo di S. Angelo con l’o -
ratorio e uno studentato, e poi dagli anni ‘60 con le scuole secondarie e superiori
e con il Centro di Formazione Professionale, nella zona di S. Prospero, i salesiani
hanno sempre lavorato per i giovani più poveri e bisognosi.
In quei giorni di festa per la comunità perugina, che hanno culminato il 22 e il 23
ottobre con l’arrivo della reliquia di Don Bosco, era prevista anche l’inaugurazio-
ne della nuova residenza universitaria salesiana.18
FORMAZIONE
Teologi
Buonanotte dalla Crocetta
Carissimi confratelli,
siamo davvero felici di potervi raggiungere nelle comunità attraverso la preghie-
ra e questo pensiero di buonanotte. Dopo aver concluso le intense attività estive
e, per alcuni di noi, terminata l’esperienza del tirocinio, abbiamo ripreso gli studi
di teologia qui alla Crocetta (Torino), luogo di certo caro anche a molti di voi, che
qui si sono preparati al sacerdozio.
Quest’anno formativo vede la presenza di una sessantina di studenti, provenien-
ti da dodici nazioni diverse; la nostra Ispettoria è rappresentata da dieci allegri
confratelli.
Frequentano il terzo anno di studi: Aldo Castenetto e Daniele Ercoli, che hanno
celebrato da appena due mesi la loro professione perpetua e si preparano ora
a ricevere, nel mese di giugno, il diaconato nella Basilica di Maria Ausiliatrice.
Questo è per loro, senza dubbio, un anno impegnativo anche a livello universita-
rio; dovranno, infatti, sostenere a giugno, poco prima dell’ordinazione diaconale,
l’esame di baccalaureato, concludendo così il primo ciclo dei loro studi teologici.
Sono, invece, al secondo anno: Andrea Lovisone, Andrea Gazzo, Emanuele Zof,
Fabio Maistro e Paolo Biscotti che si stanno preparando al ministero dell’accolita-
to, nel mese di aprile, e alla professione perpetua, prevista ai primi di settembre.
In fine, Andrei Laslau, Matteo Chiarani, Michele Bortolato, hanno iniziato
quest’anno a confrontarsi con gli studi di teologia e, ad aprile, riceveranno il mi-
nistero del lettorato.
Uno sguardo alla comunità formativa. Siamo in tutto un’ottantina di salesiani tra
studenti e formatori e alla guida di questo piccolo esercito, rimane, confermato
per il suo quarto triennio da direttore, l’intramontabile don Luigi Testa. Assieme
a lui, ci sono molte altre persone probabilmente famigliari anche ad alcuni di voi:
don Fausto Perrenchio, sempre insegnate di antico testamento, don Ferdinando
Bergamelli, che ha festeggiato da poco la pubblicazione di un suo ultimo libro
sulla figura di S. Ignazio di Antiochia; don Stefano Mazzer, che ha felicemente
concluso, la settimana scorsa, il suo dottorato in teologia sistematica, don Paolo
Merlo, tutt’ora insegnante di teologia morale, don Andrea Bozzolo, preside della
facoltà. E poi don Marco Rossetti, don Roberto Carelli, don Cristian Besso, da
quest’anno nuovo vicario della comunità, don Giovanni Campanella, don Lucia-
no Carrero, che alcuni ricorderanno docente di storia della Chiesa, don Giovanni
Cherubin, sempre presente in biblioteca; don Mario Colombo, cappellano del-
la nostra chiesa esterna, don Giuseppe Gianolio, don Paolo Ripa, don Giuseppe
Rossetto, don Giovanni Rossini, don Stefano Rosso; e poi gli indimenticabili e
insostituibili cav. Marra Crescentino e sig. Carlo Pecchielan. Inoltre, per quanti lo
conoscono, ha lasciato la comunità, dopo quasi quarant’anni passati alla Crocetta,
don Sabino Frigato che ora si trova nella centro ispettoriale del Piemonte, a Val-
docco. Tra tutti i nostri formatori don Quadrio è di sicuro quello più importante.
Dall’anno scorso, abbiamo la grazia di poterlo pregare proprio nella nostra chie-
sa, dove è ora conservata la sua salma. Il 23 ottobre, abbiamo ricordato i 50 anni
trascorsi dalla sua morte, che è avvenuta, per suo esplicito desiderio, proprio qui
alla Crocetta. 19
Di certo la sua vita è, per noi, un invito continuo a camminare con decisione verso
il Signore, anche stando sui banchi di scuola e dello studio.
Davvero per il salesiano la formazione iniziale, più che attesa, è già tempo di la-
voro e di santità, tempo di dialogo con Dio, nell’impegno costante della propria
formazione. (Cost.105) E come dicono ancora bene le nostre Costituzioni, in que-
sto cammino ci sentiamo profondamenti sostenuti dalla preghiera, dalla direzio-
ne spirituale, dalla riflessione, dallo studio e dai rapporti fraterni.
Abbiamo scoperto come la teologia sia davvero uno studio molto arricchente, che
parla al cuore della nostra vita e della nostra umanità. Spesso ci rendiamo conto
che molte cose non riusciamo a comprenderle bene ma forse è perché ci troviamo
davanti a realtà così grandi che sono, in fondo, loro a comprendere, in sé, tutta la
nostra esistenza. Sicuramente, quello che stiamo vivendo è un tempo di appren-
dimento ma, più ancora, è un tempo di grazia da non sciupare.
La dimensione dello studio si colloca, per fortuna, in un bell’ambiente di relazioni
fraterne, coltivate nella condivisione e nella preghiera reciproca, in particolare
per l’ispettoria con recita settimanale del rosario tutti assieme. Il contatto con l’i-
spettoria è tenuto vivo anche attraverso la collaborazione con varie attività della
pastorale giovanile, come la preparazione dei sussidi di preghiera e dei corsi ani-
matori estivi. É sempre bello, poi, accompagnare i gruppi delle nostre case, che
vengono a Torino per visitare i luoghi di don Bosco.
Per noi è prezioso saperci sostenuti dalla vostra preghiera e dal vostro affetto fra-
terno, sia da parte dei molti che abbiamo conosciuto ma anche da parte di coloro
che non conosciamo ancora personalmente. Ci sembra, infatti, di sentirci rivolte,
come se pronunciate da voi tutti, le parole scritte da don Quadrio a suo nipote,
che si preparava al sacerdozio: “Sei presente ogni giorno nella mia messa e nelle
mie preghiere, perché sono troppo interessato alla tua formazione sacerdotale.
Non sai infatti quanto mi stia a cuore la maturazione definitiva del tuo carattere
in quelle virtù umane e naturali che ti renderanno un uomo autentico, completo,
conquistatore. Queste virtù umane sono generalmente molto modeste e dimesse,
ma basilari: la sincerità, la lealtà, l’amabilità, l’accondiscendenza, la generosità, la
padronanza assoluta di sé, l’alacrità nell’azione la calma imperturbabile nei con-
trattempi, la forza di volontà che sa volere con chiarezza e pacata irremovibilità”
(don Quadrio al nipote Valerio, 24 gennaio 1956).
Desideriamo salutarci proprio con questo reciproco invito a vivere pienamente la
nostra vocazione salesiana, sostenendoci a vicenda, uniti dallo spirito e dal cuore
di don Bosco, che, come solo i santi riescono a fare, è, in questi giorni, sia da voi
che da noi.
A tutti un saluto fraterno da Torino!
Vostri… Daniele, Aldo, Andrea, Andrea, Emanuele, Fabio, Paolo, Andrei, Matteo e
Michele
FORMAZIONE
Teologi20
MISSIONI
Don Filippo Perin
Carissimi amici, come state?
Spero bene in questo mese di ottobre de-
dicato alle missioni. Vorrei raccontarvi
qualche cosa a partire da questa parola:
RICOMINCIARE.
Ricominciare: ad andare in un nuovo vil-
laggio, Kambo, dove più di cento perso-
ne stanno chiedendo da qualche mese la
Chiesa, la presenza di un prete, la scuola.
Ricominciare: a fare strada, con la mac-
china 10 minuti, poi a piedi due ore, at-
traversando un piccolo fiume a nuoto,
spingendo su una zattera improvvisata i
vestiti, le scarpe e i libri di catechismo per-
ché non si bagnino.
Ricominciare: a partire da zero nell’an-
nunciare chi è Dio, nel dire il nome del
nostro Dio, Padre Nostro, e suo Figlio,
Gesù Cristo, e l’Amore che hanno per noi,
nell’insegnare il segno della croce, il Pa-
dre Nostro, l’Ave Maria…
Ricominciare: a conoscere nuove perso-
ne, tantissimi bambini e ragazzi, giova-
ni, adulti, tante mamme, imparare nomi
nuovi, abbinare nomi a facce, creare sim-
patia, volergli bene.
Ricominciare: a vedere i bambini più
piccoli piangere, perché mi hanno visto e
hanno visto per la prima volta un bianco.
Ricominciare: ad essere non solo prete,
ma dottore per chi sta male e vuole an-
dare Nyinenyang per curarsi, autista
della macchina, meccanico, insegnante,
costruttore..
Ricominciare: a pensare a fare un pozzo
di acqua, perché non ce l’hanno, un muli-
no per fare la farina, quello che c’era è da
mesi che è rotto, una scuola, un campo da
calcio e un pallone…
Ricominciare: a pensare soprattutto per i
giovani, al loro futuro, la scuola, come an-
dare a Nyinenyang e continuarla, aiutarli
per la casa, il cibo e i libri.
Ricominciare: ad avere la macchina pie-
na di persone che dal villaggio vanno a
Nyinenyang.
Ricominciare: a programmare un pome-
riggio da passare nel villaggio per la pre-
ghiera e per stare con la gente.
Ricominciare: ad allungare la lista delle
persone per cui pregare ogni giorno nella
Messa.
Ricominciare, ricominciare, ricomincia-
re: che bello ricominciare a essere stru-
mento del Signore nel portare la sua Pa-
rola, la sua Chiesa, il suo Amore.
Certo con qualche difetto, con qualche
peccato, ma Lui continua sempre ad ave-
re fiducia in noi e ad affidarci comunque
la sua missione.
Intanto abbiamo iniziato le attività nei
vari villaggi dove siamo presenti da più
tempo: la s. Messa a Nyi, Matar, Muon,
Bareyrual e Biro mitol, catechismo, coro,
chierichetti…
Gli asili in questi cinque villaggi, con
insegnanti e con il pranzo per ogni bam-
bino…
Le attività di oratorio: campo da calcio,
pallavolo, palloni, magliette, calcetti e
Foto di
Barey Rual:
acqua e amicizia
Don Filippo ci scrive.... n°4421
MISSIONI
ping pong, corde e elestici per i più piccoli, incontri….
La libreria: a Nyin e Matar per dare la possibilità agli studenti di avere un tavolo e una
sedie e soprattutto i libri scolastici da consultare e studiare, ogni giorno alla sera…
Progetti agricoli: finista la stagione delle piogge stiamo raccogliendo sia il granoturco
nelle varie cappelle, sia gli ortaggi che abbiamo seminato, sia curando gli alberi che
abbiamo piantato…
E poi incontro con i catechisti, visita e preghiera nelle famiglie, aiuto agli studenti
che vanno a Gambella per terminare le scuole superiori…
Ma ci sono anche notizie brutte: domenica scorsa, alla fine della partita di calcio Etio -
pia-Nigeria per qualificarsi al campionato in Brasile del prossimo anno, l’Etiopia ha
perso all’ultimo minuto per 2-1, è scoppiata la tensione a Nyinenyang tra i soldati, che
sono lì a difendere il villaggio da ribelli del Sudan e portare una certa sicurezza e i nuer,
i quali erano a favore della Nigeria. Naturalmente questa è stata la scintilla e poi non
si sa chi ha iniziato a sparare per primo, così per un’ora c’è stata una sparatoria tra i
soldati, che sono etiopi e la gente con la polizia, che sono tutti nuer, di origine sudanese,
sparatoria riprese anche durante la notte per varie volte.
Tante persone si sono rifugiate da noi, i nuer nella chiesa, mentre alcuni etiopi che han-
no soprattutto negozi e qualche commercio, nella libreria, sanno che la nostra chiesa è
neutrale e sicura.
Il giorno dopo è intervenuto subito il presidente della regione e moltissimi altri soldati
per vedere cosa era successo e riportare la pace, anche se purtroppo sono morti 3 nuer
e 7 soldati etiopi.
Per una settimana non abbiamo avuto scuola e tutto è rimasto bloccato nel villaggio, la
gente solo ora sta tornando alla normalità, grazie alle riunioni che ogni giorno si stanno
facendo tra soldati e la gente del villaggio.
Abbiamo pregato molto per la pace e per una convivenza pacifica e con l’aiuto di Dio
e di tutti la situazione sta tornando alla normalità. Qui per salutarsi la gente usa il
termine “male” in nuer e “salam” in etiope, che significano entrambi “pace” e spe -
riamo che sia così.
Un abbraccio a tutti e a presto
Abba filippo22
COMUNICAZIONI
DON BOSCO È QUI!
“Egli andava quasi ogni giorni a visitarli”
Di seguito l’immagine con l’elenco progressivo delle tappe di peregrinazione dell’urna
di don Bosco nelle realtà salesiane del Triveneto.
Per maggiori informazioni sull’evento itinerante: www.donboscoequi.it23
COMUNICAZIONI
Cresce l’attesa nel Triveneto per l’arri-
vo dell’urna di Don Bosco. I Salesiani,
le Figlie di Maria Ausiliatrice e tutta
la Chiesa del Triveneto si preparano
ad accogliere da questa sera, 20 no-
vembre, fino al 13 dicembre, l’insigne
reliquia. Ventitré le tappe previste,
lungo un cammino che andrà da Mo-
gliano Veneto a Conegliano.
Innumerevoli le manifestazioni colla-
terali che si realizzeranno nelle gior-
nate che precedono e accompagnano
l’arrivo nelle città della reliquia. Sono
previsti incontri con studenti ed exal-
lievi, solenni celebrazioni, veglie e pel-
legrinaggi per incontrare e conoscere il
“Santo dei Giovani”. Molti i vescovi o
i vicari episcopali che parteciperanno
direttamente alle celebrazioni, in alcu-
ni casi anche ospitando l’urna nel duo-
mo o nella cattedrale della diocesi.
“La peregrinazione dell’urna – raccon-
ta Don Roberto Dal Molin, Superiore
dei Salesiani dell’Ispettoria dell’Italia
Nord Est – ci dice che oggi Don Bosco
continua a prendersi cura dei giovani.
Era lui che si scomodava, che andava a
visitarli in mezzo ai lavori, nelle botte-
ghe e nelle fabbriche. Lì rivolgeva una
parola ad uno, un’attenzione ad un
altro, e lasciava tutti con una grande
gioia. Allo stesso modo verrà da noi,
nelle nostre città consegnandoci nuo-
vamente quella passione di Dio che lo
ha portato ad essere appassionato dei
giovani, specialmente i più poveri. Ci
farà uscire dai nostri piccoli orizzonti,
dalle nostre sicurezze per chiederci di
essere protagonisti nel grande e ine-
sauribile sogno di Dio”.
L’evento sarà seguito dai mezzi di comu-
nicazione e dalla stampa; aggiornamenti
costanti si potranno trovare sui social net-
work Facebook e Twitter e sui siti istitu-
zionali dell’evento.
Logo dell’evento
Don Bosco va in Triveneto24
CASE SALESIANE
TUSINI - Bardolino
In questo numero, dedicato a don Bosco, alcuni
racconti dalle Case Salesiane sulla peregrinazione
dell’urna nel Triveneto.
Tutte le cronache delle tappe sono reperibili sul sito:
www.SalesianiNordEst.it
Don Bosco a Bardolino
La peregrinazione dell’urna di don Bosco pri-
ma di giungere a Bardolino ha fatto tappa nel-
la parrocchia di Garda dove è stato vissuto un
momento di preghiera con i ragazzi del cate-
chismo, a seguire è stata celebrata l’Eucarestia
e quindi la sera è stata proposta la veglia di pre-
ghiera per i giovani. Ad accogliere don Bosco
i parrocchiani di Garda e di alcuni paesi vicini
e il…. lago! Proprio bello il momento del tra-
monto sul lago con don Bosco! Dopo la veglia
dei giovani a Garda, don Bosco è andato presso
la nostra casa di Bardolino accolto da una casa
risistemata in tanti sui spazi, specie all’ingres-
so: prima un momento di preghiera tutti as-
sieme e poi la veglia notturna animata tutta la
notte dalle ragazze della comunità Shalom di
sr. Rosalina. Il mattino seguente rinnovo della
professione religiosa dei salesiani e quindi ini-
zio della giornata con il “Buongiorno con don
Bosco” con tutti i ragazzi del CFP: un bel mo-
mento, ben vissuto, in cui i ragazzi stessi erano
coinvolti nel leggere brani della vita di don Bo-
sco. Tutti sono poi passati davanti all’urna per
una preghiera o semplicemente un saluto a don
Bosco. A fine mattinata l’Eucarestia, presieduta
don Luciano, aperta a tutti i fedeli e anche ai
ragazzi che volevano parteciparvi. Il saluto è
stato dato in cortile: i ragazzi c’erano tutti. Foto
di rito e poi la partenza verso Venezia (forconi
permettendo!!). E qualcuno per memorizzare
questa data così importante del passaggio di
don Bosco diceva: “Don Bosco è venuto da noi
il 11 del 12 del 13 !”.
Accoglienza a Garda sul lago
I ragazzi del catechismo con Don Bosco
L’Eucarestia per la comunità parrocchiale di Garda
In processione dal lago alla chiesa25
CASE SALESIANE
TUSINI - Bardolino
I Cooperatori rinnovano la promessa!
Don Alberto anima i momenti di riflessione
Eucarestia aperta a tutti a fine mattinata….
Veglia notturna con Don Bosco…
Arrivo notturno a Bardolino…
Portachiavi per tutti i ragazzi del CFP!
I ragazzi del CFP salutano don Bosco!
Il “Buongiorno”26
CASE SALESIANE
RAINERUM - Bolzano
Don Bosco a Bolzano
“Son venuto a trovare mio padre!”. Così ha det-
to oggi un anziano arrivando dinanzi all’urna
di don Bosco, a conferma che don Bosco è dav-
vero padre, maestro e amico! Bella l’accoglien-
za a Bolzano presso la parrocchia San Giovanni
Bosco che si trova in un quartiere intero dedi-
cato da don Bosco. Una chicca: l’accompagna-
mento musicale fatto con l’arpa era la colonna
sonora di Frisina della fiction su don Bosco. Ha
creato proprio un bel clima! Ci si è poi spostati
al Duomo è stata celebrata l’Eucarestia per la
città presieduta dal Vescovo e animata da ben
cinque cori della federazione dei cori dell’Alto
Adige: liturgia impeccabile, tono solenne, de-
vozione palpabile. Il Sindaco, parlando sia in
tedesco che in italiano, ha ringraziato i salesia-
ni per la loro presenza e per la preziosa attività
a favore dei giovani. È seguita poi la fiaccolata
verso il Rainerum accompagnata dalla banda
cittadina. Al Rainerum la festa è proseguita con
una rassegna corale e con alcuni pezzi musicali
eseguiti dalla banda. La notte di veglia ha visto
un via vai di persone della città e la presenza
fino al mattino di alcuni giovani del Rainerum.
Il mattino è stato dedicato soprattutto alla scuo-
la: tutte le classi sono passate ad una ad una
e vi è stata l’eucarestia sia per la scuola media
che superiore. Durante la messa della scuola
media, il direttore non è riuscito a concludere
la sua splendida omelia: la commozione ha pre-
so il sopravvento nel momento in cui ha detto
che “Don Bosco ha portato i giovani a Gesù e
Gesù ai giovani”. Nella messa della scuola su-
periore ha fatto la sua apparizione direttamente
dall’Etiopia anche don Filippo Perin che ha in-
vitato i giovani a fare un regalo a don Bosco in
occasione del suo bicentenario. Il saluto è stato
è stato epico: tutti i giovani della scuola presen-
ti, lancio di palloncini, interviste agli autisti, en-
tusiasmo a mille! Salutando una signora ha det-
to: “Momenti come questi scaldano l’inverno
dei giovani. Danke don Bosco!!”.
Tutti in attesa di don Bosco…
Don Bosco accolto in Duomo
Il vescovo di Bolzano presiede l’Eucarestia in Duomo
Don Bosco accolto nella Parrocchia don Bosco!27
CASE SALESIANE
RAINERUM - Bolzano
Don Ivan vigila…
Eucarestia con la Scuola Media
Eucarestia con la Scuola Superiore
Rassegna bandistica e di cori al Rainerum
Fiaccolata dal Duomo al Rainerum
Le classi passano ad un ad una da don Bosco
Il Rainerum saluta don Bosco!!
I giovani vegliano tutta la notte con don Bosco….28
CASE SALESIANE
SAN LUIGI - Gorizia
Don Bosco a Gorizia
A Gorizia accoglienza “da Oscar” per Don
Bosco! Sembrava di essere in una pista di un
aeroporto illuminato con fiaccole colorate ben
ordinate: tutti erano schierati in attesa dell’at-
terraggio del santo dei giovani! “Neanche la
messa di mezzanotte di Natale l’abbiamo mai
attesa così tanto”, ha detto un animatore. Tra
i momenti proposti per attendere Don Bosco
una rappresentazione teatrale su di lui ideata
dagli animatori di Gorizia. Dopo l’arrivo non
si è perso un attimo e subito è iniziata la veglia
di preghiera nella Chiesa del San Luigi, che gli
animatori di Gorizia dicono essere una delle
più salesiane dell’ispettoria per le tante raffigu -
razioni salesiane che ha. Nella veglia ognuno
ha portato ai piedi dell’urna una stoffa bianca
quasi a dire a don Bosco “siamo un fazzoletto
nelle tue mani” .Tutta la notte è poi proseguita
la veglia notturna. Il mattino l’Eucarestia è sta-
ta presieduta dal vescovo che ha spiazzato tutti
distribuendo un foglio con la foto di Don Bo-
sco che confessa. E nell’omelia ha commentato
questa foto. Bello! Non è mancato il ricordo a
don Victor che attendeva tanto l’urna per ve-
derla perché non era mai stato a Torino. “Don
Bosco è venuto a prenderselo”, dicevano i più
grandi. Grazie don Victor!
Attendendo don Bosco…
Grazie don Bosco che sei qui!
Inizia la messa: carabinieri e coro in posizione!
Accoglienza al San Luigi nel cortile29
CASE SALESIANE
SAN LUIGI - Gorizia
Presiede l’Eucarestia il vescovo di Gorizia
Gli animatori attorno a don Bosco
Nuova icona su don Bosco a Gorizia
Dopo la messa, folla attorno all’urna…
S. Messa in streaming: chiesa full!
Bambini in festa attorno a don Bosco
Cari amici, don Bosco vi ringrazia di cuore!!!
Preghiere a don Bosco30
CASE SALESIANE
DON BOSCO - Pordenone
Don Bosco a Pordenone
“Don Bosco, benvenuto a casa tua!”. Così don
Silvio ha accolto lunedì 25 novembre don Bo-
sco nella casa di Pordenone. Scortato da moto-
rini e macchine fin dalla zona della Fiera, don
Bosco è stato accolto nel cortile da due “ali” di
giovani e dalla colonna sonora del canto “Gio-
vani Orizzonti”. Nella mattinata tutte le classi si
sono succedute ad una ad una davanti all’urna
in silenziosa preghiera. Nel pomeriggio sono
arrivati anche alcuni gruppi della zona, tra cui
la parrocchia di Fontanafredda che vede la pre-
senza delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Verso
sera lo spostamento in Duomo: prima la veglia
con una rappresentazione dell’incontro di don
Bosco con Bartolomeo Garelli, poi il rosario e in-
fine l’Eucarestia presieduta dal Vescovo Mons.
Pellegrini che con forza ha detto: “Guardia-
mo a don Bosco!”. Ritorno al Collegio con una
fiaccolata cantando “Giù dai colli” e gridando
“Uno di noi, don Bosco è uno di noi!”. Tanta
partecipazione, tanta fede, tanta speranza.
Tutti in attesa!
Una delegazione lo accoglie ufficialmente…
Arrivato!
Di corsa incontro a don Bosco che arriva!31
CASE SALESIANE
DON BOSCO - Pordenone
La gioia dei più piccoli…
Il Vescovo al Collegio don Bosco
Duomo gremito…. Tutti da Don Bosco!
Tutte le classi passano a turno da Don Bosco…
Tutto il giorno ragazzi in preghiera davanti a DB
Eucarestia serale nel Duomo di Pordenone
Festa fuori dal Duomo
…scrivendo a don Bosco i propri sogni…32
CASE SALESIANE
DON BOSCO - Schio
Don Bosco a Schio
Schio ha fatto letteralmente “volare” don Bo-
sco con…l’ascensore! Era l’unico modo per evi-
tare il centinaio di scalini che portano al Duomo!
Così è cominciata la visita a Schio di Don Bosco:
accoglienza dinanzi al Duomo, e poi ivi l’Euca-
restia presieduta dal Vescovo di Vicenza alla pre-
senza di varie autorità sia della città di Schio, sia
della Regione Veneto. Dal Duomo con una pro-
cessione festosa caratterizzata dalla presenza di
tante bandiere e al grido “Si vede, si sente don
Bosco è qui presente!”, i giovani hanno accom-
pagnato don Bosco al Palazzetto dell’oratorio.
Bella la cornice del palazzetto: un luogo diver-
so dal solito, ben preparato, giovanile… adatto
ad accogliere il santo dei giovani. Subito molti
si sono accostati all’urna lasciando scritte le pro-
prie richieste in un libro di preghiere apposita-
mente preparato. In serata la veglia per i giova-
ni, animata dal coro Mani Aperte, ha aiutato i
presenti a mettersi a confronto con Don Bosco.
La veglia è stata caratterizzata da alcune efficaci
testimonianze: Piero e Nicolò, giovani salesiani
partiti da Schio, Elisa, ora FMA cresciuta pro-
prio nel palazzetto dell’oratorio, una volontaria
dell’operazione Mato Grosso, e infine France -
sco Lorenzi voce del gruppo musicale The Sun:
“Siamo qui perché un bambino di nove anni fa
ha fatto un sogno!”. Vero, proprio vero! I giova-
ni hanno sostato accanto a don Bosco per tutta
la notte. Al mattino l’Eucarestia che ha visto, un
po’ inaspettatamente, la presenza di molti fedeli.
A fine mattinata, appoggiando la mano destra
sull’urna, vi è stato il rinnovo della consacrazio-
ne religiosa: ha vissuto questo gesto anche qual-
che laico che diceva di essere salesiano… a tut-
ti gli effetti! Nel pomeriggio attorno all’urna si
sono ritrovati i ragazzi dello sport e dei gruppi;
il direttore don Alberto, commentando il Vange-
lo della chiamata di Zaccheo, ha detto che Don
Bosco è il “nostro sicomoro” che ci permette di
vivere l’incontro con Gesù. Don Bosco è andato
poi nel cortile dell’oratorio dove è stato salutato.
Si poteva leggere sul volto di una mamma di un
giovane salesiano: “Ti affido mio figlio: te l’ho
dato. Tu ora custodiscilo”.
Don Bosco arriva a Schio al Duomo
Il saluto del Vescovo e lo sguardo vigile di don Alberto
Il coro Mani Aperte ha animato l’Eucarestia
Don Bosco prende l’ascensore!33
CASE SALESIANE
DON BOSCO - Schio
In preghiera davanti a don Bosco
Tanti amici da don Bosco e in fondo la mostra
Il saluto nel cortile dell’oratorio
Accoglienza di don Bosco in palazzetto
Una “passeggiata” con don Bosco!
Il libro delle preghiere e del saluto a DB
Il saluto di Schio con i palloncini e lancio di caramelle!
Veglia serale dei giovani con don Bosco…34
CASE SALESIANE
DON BOSCO - Tolmezzo
Don Bosco a Tolmezzo
Fin da subito una sorpresa: fuori dal casello
dell’autostrada di Tolmezzo c’erano circa 50
persone che attendevano don Bosco! Un cal-
do benvenuto fin da subito quindi, preparato
dalla preghiera del rosario guidato dal parro-
co di Amaro. Dai salesiani i ragazzi hanno gioi-
to all’arrivo di don Bosco che è stato posto nella
veranda davanti alla direzione. Si sono sus-
seguiti molti ragazzi e adulti davanti all’urna
con devozione e in preghiera. Nel pomeriggio,
verso le 17.00, in processione lo spostamento al
Duomo di Tolmezzo accompagnato dalla ban-
da cittadina: alla preghiera personale è succe-
duta alle 20.00 la celebrazione dell’Eucarestia
presieduta dal Vescovo di Udine Andrea Bru-
no Mazzoccato. Era presente anche il vescovo
emerito mons. Pietro Brollo e con lui quasi
una ventina di concelebranti. Molti i sindaci
presenti e tante persone provenienti da parroc-
chie anche lontane. Il Vescovo ha ringraziato
la Famiglia salesiana per quanto ha fatto e fa
per la Chiesa locale e ha sottolineato che Don
Bosco nell’urna è vestito da Sacerdote per-
ché al centro c’è l’Eucarestia! Don Bosco prete
sempre, prete dell’Eucarestia. La preghiera è
poi continuata con la veglia personale fino alla
celebrazione eucaristica delle 6.30 in cui i sa-
lesiani rinnoveranno la propria consacrazione
religiosa.
Folla in attesa fuori dall’autostrada
In silenzio da Don Bosco
Don Bosco non è rimasto mai solo
Arrivo al Don Bosco…35
CASE SALESIANE
DON BOSCO - Tolmezzo
Anche la piccola Alessia, di solo un mese, da d. Bosco
Tolmezzo in festa…. Arriva don Bosco!
In preghiera dinanzi a don Bosco
La processione per le vie di Tolmezzo
Inizio della processione
L’eucarestia presieduta dal Vescovo
La mostra “don Bosco è qui” in Duomo
Sono i ragazzi che spingono il carretto!!36
CASE SALESIANE
MARIA AUSILIATRICE - Trento
Don Bosco a Trento
La città di Trento ha dimostrato subito un gran-
de affetto e una diffusa passione per don Bosco.
Davvero vasta la partecipazione fin dall’arrivo
al Duomo e all’Eucarestia presieduta dal vesco-
vo e concelebrata da una trentina di sacerdo-
ti. Al termine, il sindaco, ha ringraziato per la
presenza e la significatività dell’opera salesia -
na. Usciti dal Duomo una sorpresa per tutti:
l’urna di don Bosco è stata staccata dal suo car-
rello e posta su un carro tradizionale trentino
trainato da due cavalli bianchi: scena maesto-
sa e unica, che si è inserita nella cornice di una
città addobbata per Natale. La fiaccolata è stata
accompagnata dalla banda, dai ragazzi della
scuola e da molti fedeli. “È un onore per noi
portare a cavallo il santo dei giovani”, ha det-
to il padrone dei due cavalli bianchi. Presso la
casa salesiana, dopo l’Eucarestia, si è svolta nel-
la serata la veglia per i giovani; presenti i gio-
vani del convitto ma anche tanti giovani della
zona, tra cui quelli venuti con le nostre FMA di
Pergine: alcuni di questi non conoscono ancora
bene don Bosco ma, han detto, “ci siamo trova-
ti subito come a casa”. Come da altre parti c’è
poi stata la veglia notturna per tutta la notte.
All’Eucarestia mattutina è seguita quella per la
scuola presieduta dal direttore. L’eucarestia fi-
nale era rivolta a tutti i sacerdoti della diocesi e
ai religiosi e religiose, ma ha visto anche la pre-
senza di tanti amici di don Bosco. Tanti i grup-
pi che sono passati. Tra questi la nostra scuola
media di Mezzano (TN) che, purtroppo, non
riuscirà ad avere le spoglie di don Bosco. Una
bella iniziativa della scuola di Trento è consisti-
ta nel fare in modo che i ragazzi della scuola
facessero da animatori dell’evento e da guide
alla mostra: era uno spasso vederli spiegare la
vita di don Bosco, vederli invitare gli adulti a
scrivere una preghiera o vederli semplicemente
a dire “Buongiorno… ben arrivati!”, alle porte
della Chiesa. A un certo punto un signore ha
chiesto a due ragazzi: “Ma quello là in fondo
è un morto?!”. E i ragazzi all’unisono: “No!!! È
un santo!!”.
Don Bosco sta arrivando! I fedeli attendono…
Il Duomo di Trento è così gremito..
Finita l’Eucarestia tutti pronti per la processione
Il vescovo di Trento presiede l’Eucarestia in Duomo37
CASE SALESIANE
MARIA AUSILIATRICE - Trento
Due cavalli bianchi portano don Bosco per la città!
I ragazzi di terza media di Mezzano da Don Bosco
Il libro delle preghiere….
I giovani vegliano tutta la notte con don Bosco….
Veglia serale dei giovani con don Bosco…
I ragazzi fanno da guida alla mostra…
Due ragazzi salgono sul furgone per pulire l’urna.
CIAO DON BOSCO!
Eucarestia con la Scuola Media38
CASE SALESIANE
SAN MARCO - Mestre
Don Bosco a Mestre
La tappa di Mestre è iniziata con una grande
festa di accoglienza parte di tutto l’Istituto Sa-
lesiano San Marco, dello IUSVE, della sede
ispettoriale e della casa Artemide Zatti. Due
ali di giovani dal cancello fino alla palestra
sono state la splendida cornice per l’entrata di
don Bosco.
In palestra hanno preso la parola il direttore,
quindi il rappresentante della municipalità e
infine i due parroci, dato che la cittadella sa -
lesiana di Mestre si colloca tra due parrocchie.
Un inizio caratterizzato dalla presenza di tanti
giovani: don Bosco è stato certamente conten-
to di questo! Prima dello spostamento in Me-
stre città, vi è stato un face to face tra la CEP e
don Bosco; poi il nostro padre è stato in visita
per un paio di ore alla casa Artemide Zatti: un
incontro apparso come speciale fin dalle prime
battute. L’apice della commozione è arrivata
quando il direttore don Paolo ha fatto espri-
mere ad alta voce le grazie che ciascuno vole-
va chiedere.
Il Sig. Lamon, tra le innumerevoli grazie, ha
chiesto un coadiutore per la cantina di Cremi-
san e vocazioni sante per la Terra Santa; don
Amedeo la grazia di continuare ad essere par-
te del corpo mistico sofferente di Cristo, ed un
signore apparso tra i confratelli la grazia del-
la maternità per la propria figlia che non può
avere figli. Ancora una volta questa comunità
e quella di mons. Cognata si sono rivelate “un
parafulmine” per la nostra ispettoria!
La peregrinazione è continuata a Mestre città,
per la precisione nella parrocchia Sacro Cuore
dove è stata celebrata l’Eucarestia e poi la ve-
glia per i giovani; ambedue le celebrazioni sono
state presiedute dal patriarca che si è rivelato
un ottimo conoscitore di don Bosco e della mis-
sione salesiana.
Tra i vari passaggi degli interventi mons. Fran-
cesco Moraglia ha detto che “Don Bosco ha
intuito che l’oratorio doveva essere legato al
ministero sacerdotale più che alla parrocchia.
Infatti i giovani andavano da don Bosco!”. È
una prospettiva pastorale molto interessante
Grande attesa fuori dall’Istituto San Marco…
Il direttore, commosso, accoglie don Bosco!
Tutti attorno a don Bosco!
C’erano proprio tutti!39
CASE SALESIANE
SAN MARCO - Mestre
che, a detta del Patriarca, non abbiamo anco-
ra fatto nostra: l’invito è stato quello di conti-
nuare nella strada tracciata da don Bosco, che
oggi sembra apparire più che mai profetica.
Tutta la notte alcuni giovani dell’istituto San
Marco hanno vegliato con don Bosco: una bella
presenza, un bel momento, frutto del prezioso
lavoro di preparazione all’evento fatto al San
Marco. Un’attività che ha aiutato a prepararsi
alla peregrinazione è stata la presentazione del-
la mostra.
Circa 50-60 gruppi di ragazzi della catechesi o
di giovani sono passati al San Marco per visita-
re la mostra guidati dai ragazzi stessi o da qual-
che prof.
La mattinata è stata molto ricca: visite a don
Bosco da parte delle classi, via vai di persone
della zona, incontro con la famiglia salesiana e
quindi con i giovani dello IUSVE.
Infine bel momento con la scuola materna della
parrocchia: è stato bellissimo vedere la spon-
taneità dei più piccoli dinanzi a don Bosco!
E qualcuno tra i banchi sussurrava: “Questo
momento è una scuola di preghiera… Grazie
don Bosco!”.
Prime preghiere a don Bosco…
Don Paolo accoglie don Bosco…
Tutti hanno una grazia da chiedere…
Tante persone arrivate al San Marco per don Bosco…40
CASE SALESIANE
SAN MARCO - Mestre
Il Patriarca in preghiera…
Le classi passano da don Bosco
Preghiera dello IUSVE con altri fedeli
Anche il Patriarca porta la sua preghiera…
L’Eucarestia nella parrocchia Sacro Cuore
Evviva don Bosco! I bambini della scuola materna
Famiglia Salesiana in preghiera
La veglia con i giovani della diocesi di Venezia…41
CASE SALESIANE
DON BOSCO - Verona
Don Bosco a Verona
Il don Bosco di Verona è stata l’ultima delle
tappe nella città di Verona. Lasciato l’Istituto
San Zeno, don Bosco si è recato velocemente
all’Istituto don Bosco dove ad accoglierlo c’era
tutta la scuola. Due ali di giovani hanno accom-
pagnato l’urna dal cortile delle superiori al cor-
tile delle medie: tutti i ragazzi e giovani della
scuola, dai più piccoli ai più grandi, facevano
da corona. La banda ha creato un bel clima di
gioia e il direttore ha salutato: “Benvenuto don
Bosco nella tua casa! Sei venuto perché ci vuoi
troppo bene! Come allora vieni a trovarci! E
lo fai oggi per prepararci al tuo compleanno!”.
Poi l’urna è stata portata nella chiesa davanti
all’altare. Ed è subito iniziata la fila per prega -
re davanti all’urna: giovani di oggi, giovani
di ieri e anche giovani dell’altro ieri affezio-
nati all’opera si sono succeduti per chiedere
qualche grazia. Tanti hanno scritto la propria
preghiera su un biglietto di carta a tal pun-
to che non ci stavano più sotto l’urna! La sera
l’Eucarestia per tanti amici dell’opera presiedu-
ta da don Umberto Benini e partecipata dalla
comunità. Poi un “fuori programma”: l’urna
era attesa a Cerna, frazione di Sant’Anna d’Al-
faedo presso il santuario di recente costruzione
dedicato a Maria Stella dell’Evangelizzazione.
Ad accogliere l’urna a mezzanotte gli abitanti
del paese, la banda e don Guido Todeschini,
fondatore e direttore di Telepace. La veglia con
don Bosco ha durato tutta la notte e s è chiusa
con l’Eucarestia celebrata alle 5.00. Ovviamen-
te tutto è stato trasmesso in diretta TV da Tele-
pace. Bella e significativa anche la presenza di
50 giovani del don Bosco che hanno raggiunto
Cerna in bus e hanno vegliato per tutta la notte.
Il mattino seguente ritorno al Don Bosco, euca-
restia e tempo per le classi per passare a pregare
in chiesa. Anche la scuola elementare ha vissu-
to il suo momento dimostrando la sua gioia di
stare accanto a don Bosco. Nel primo pomerig-
gio saluto del vicepreside del biennio a nome di
tutti e partenza verso Bardolino.
Il don Bosco accoglie il suo “titolare”!
Al direttore il primo saluto….
Subito tante preghiere…
Tappeto rosso per don Bosco!42
CASE SALESIANE
DON BOSCO - Verona
Il coro della scuola
Veglia tutta la notte a Cerna….
Amici di don Bosco….
La banda a mezzanotte accoglie don Bosco a Cerna
I confratelli rinnovano la professione religiosa
La scuola elementare da don Bosco!
Il saluto del direttore a don Bosco… alla prossima!
Don Guido Todeschini guida la preghiera….43
UN LIBRO AL MESE
Diego Rosemberg, “Il cielo e la terra”
Don Severino Cagnin
“Il pensiero e l’esempio di Papa Fran-
cesco sulla missione della Chiesa nel
XXI secolo”
Con immediatezza e spontanea uma-
nità Jorge Mario Bergoglio, il primo
pontefice del continente americano,
ha conquistato il cuore dei fedeli e
l’ammirazione dei non credenti.
Ma chi è veramente Papa Francesco?
A raccontarcelo è lui stesso, attraverso
un colloquio amichevole e appassio-
nato – avvenuto quando era ancora ar-
civescovo di Buenos Aires – con Abra-
ham Skorka, rettore del Seminario
rabbinico della capitale argentina.
Queste riflessioni con il “fratello” ebreo
sono in 29 brevi capitoli, preceduti dal-
la introduzione Il dialogo come espe-
rienza di Skorka e da La facciata come
specchio di Bergoglio. Il dialogo tocca
i temi fondamentali della vita dell’uo-
mo: la nascita e la morte, le forme della
convivenza civile, le insidie del potere,
la possibilità di un’etica condivisa tra
laici e credenti, l’omosessualità, l’euta-
nasia. I due propongono una collabo-
razione, aperta a tutti: agli atei nella
comune scoperta delle ricchezze dell’a-
nimo umano; a chi opera per la giusti-
zia sociale; alle gerarchie ecclesiastiche
per ritrovare l’antica umiltà e il valore
del dubbio, cifre di una dimensione
pastorale, gradita al Signore e benefica
per il suo popolo.
Il cielo e la terra rivela il segreto di
Papa Francesco, la scelta di Dio Pa-
dre e della Chiesa verso i poveri e
i peccatori: a questa luce appaiono
luminose tutte le sue parole e ge-
sti, dall’annuncio della sua nomina il
13 marzo fino agli eventi del mese di
luglio: lunedì 8, visita a Lampedusa,
cuore sofferente del Mediterraneo nel
ricordo dei 300 morti in un naufragio e
per oltre 6000 clandestini, rinchiusi in
accampamenti di fortuna.
È annunciata per il 5 luglio la prima en-
ciclica Lumen fidei, che, seguendo gli
appunti del suo predecessore, ne por-
terà anche la firma.
Il cielo e la terra appare già un docu-
mento storico fra i maggiori del no-
stro tempo.
Copertina
del libro44
CALENDARIO ISPETTORIALE
Calendario
Liturgico
Chiesa
Congregazione
Ispettoria INE Pastorale Giovanile
Consiglio –
Ispettore
1 M Maria SS. Madre
di Dio
47ª Giornata Mondiale
della Pace
2 G Preghiera per le
vocazioni
Quinquennio (4) Quinquennio
3 V Quinquennio
4 S
AV> 3° Giovani per i Giovani - 3° Gruppo Ricerca - 4° Faccia a
faccia M-F - Santa Giustina (6)
Quinquennio
Camm. Voc.
5 D 2° domenica
dopo Natale
Camm. Voc.
6 L Epifania del
Signore
Camm. Voc.
7 M
Convegno Nazionale
Parr.-Orat. h.15.30 (10)
VI S. MARIA
LA LONGA
8 M
5° Consiglio Direttivo CNOS FAP
Mestre (h. 15-17)
VI S. MARIA
LA LONGA
9 G Roma
10 V
CISI+CII
h.15.30
11 S Preghiera per le
Missioni
Ass. PG h.9.00 (12) 4° Tirocinanti (12) CISI+PG
12 D Battesimo del
Signore
TGS > Incontro dell’Amicizia – Mogliano V.to
AM> 3° Scuola di Mondialità (uscita)
CISI+PG h.14
CISI h.15.30
13 L CISI h.14
14 M
VI MOGLIANO
Astori
15 M Beato Luigi
Variara
VI MOGLIANO
Astori
16 G
Giornate di Spiritualità
Famiglia Salesiana (19)
VI MOGLIANO
Astori
17 V
VI MOGLIANO
Astori
18 S
Sett. di preghiera per
l’unità dei cristiani (25)
AV > 3° Giovani Orizzonti (19)
2° DBLive + DBService - Mestre (19)
VI MOGLIANO A.
VI MOGLIANO CP
19 D 2° t. ord
DOMISAL – Domenica
Missionaria Salesiana
3° Un anno con Don Bosco – Mestre h.15-19
2° Staff Eventi Jesolo 2014 h.15-18.30
20 L
Cons. Isp.
Udine
h. 9.00-19.00
21 M VI UDINE
22 M Beata Laura
VIcuña
VI UDINE
23 G VI UDINE
24 V S. Francesco di
Sales
VI UDINE
25 S Conversione di
S. Paolo
Messa di san Francesco di Sales -
Treviso
Treviso
26 D 3° t. ord
27 L
In sede
VI PORDENONE
28 M VI PORDENONE
29 M VI PORDENONE
30 G Bronislaw
Markiewicz
VI PORDENONE
31 V S. GIOVANNI
BOSCO
Gennaio 201445
CALENDARIO ISPETTORIALE
Calendario
Liturgico
Chiesa
Congregazione
Ispettoria INE Pastorale Giovanile
Consiglio –
Ispettore
1 S Salesiani
Defunti
Urna DB ILE (28) VI Belluno
2 D Presentazione del
Signore 4° t.o.
18ª Giornata della Vita Consacrata
36ª Giornata per la Vita
VI Belluno
3 L
Cons.Isp.Godego
h. 9.00-19.00
4 M VI BOLZANO
5 M
6° Consiglio Direttivo CNOS FAP
Mestre (h. 15-17)
VI BOLZANO
6 G Preghiera per
le vocazioni
AV > 5° Faccia a Faccia - Pinerolo (9)
VI BOLZANO
VI TRENTO
7 V Beato Pio IX
Economi +
Commercialisti (10)
VI TRENTO
8 S
AV > 3° Gruppo Leader (9)
AV > 4° Gruppo GXG zonale
VI TRENTO
9 D 5° t. ord
B. E. Palomino
Delegati AM 4° Consulta Direttori (10) AV > 4° Gruppo GXG zonale Mestre
10 L
Convegno PG CEI (13)
22ª Giornata del malato
Cons. Isp.
h. 14.30-19.00
11 M Preghiera per le
Missioni
Ufficio Vocazioni (12) VI - MEZZANO
12 M
Commissione Regionale
Formazione (14)
Roma
13 G Roma
14 V SS. Cirillo e
Metodio
Direttivo Cnos/Scuola
(15)
5° Tirocinanti - Roma (16) VI San Donà
15 S
TGS > Direttivo
Nazionale - Roma (16)
AM> 4° Scuola di Mondialità (16) VI San Donà
16 D 6° t. ord EE.SS. Monteortone (22)
4° Un anno con Don Bosco – Mestre h.15-19
3° Staff Eventi Jesolo 2014 h.15-18.30
17 L 2° Consulta Parroci (h.9-13) Monteortone
18 M Monteortone
19 M VI ESTE
20 G
2° Consulta Coordinatori
Educativo-Didattici - Mestre
VI ESTE
21 V VI ESTE
22 S Cattedra di San
Pietro
AV > 4° Giovani Orizzonti (23) CG27
23 D 7° t. ord CG27
24 L CG27
25 M Santi Versiglia
Caravario
CG27
26 M
Consulta Emarginazione
e disagio (h. 10-13)
CG27
27 G CG27
28 V CG27
Febbraio 201446
CALENDARIO ISPETTORIALE
Calendario
Liturgico
Chiesa
Congregazione
Ispettoria INE Pastorale Giovanile
Consiglio –
Ispettore
1 S Urna DB Lituania (16) 3° DBLive - Mestre (2) CG27
2 D 8° t. ord
Workshop 1° fase - Mestre
3° DBService - Mestre
CG27
3 L CG27
4 M CG27
5 M Mercoledì delle
Ceneri
7° Consiglio Direttivo CNOS FAP
Mestre (h. 15-17)
CG27
6 G Preghiera per le
vocazioni
Consiglio Direttivo
Nazionale Cnos/Fap (8)
CG27
7 V
4° DBLive + DBService - Mestre (9)
Workshop 2° fase - Mestre
CG27
8 S CG27
9 D 1° dom.
quaresima
FESTA DEI GIOVANI - Jesolo Jesolo
10 L CG27
11 M Preghiera per le
Missioni
CG27
12 M CG27
13 G CG27
14 V
5° DBLive + DBService - Mestre (16)
Workshop 3° fase - Mestre
CG27
15 S Beato A. Zatti
TGS > Assemblea
Nazionale (16)
Staff Ragazzi III media x FdR - Jesolo CG27
16 D 2° dom.
quaresima
FESTA DEI RAGAZZI – Jesolo
17 L Assemblea Nazionale SCS CG27
18 M CG27
19 M S. Giuseppe CG27
20 G CG27
21 V CG27
22 S 6° Tirocinanti (6)
TGS > Meeting Su e Zo
AM> 5° Scuola di Mondialità (23)
CG27
23 D 3° dom.
quaresima
TGS > Incontro di Benvenuto Leader – Mogliano V.to
5° Un anno con Don Bosco – Mestre h.15-19
CG27
24 L Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri CG27
25 M Annunciazione
del Signore
CG27
26 M CG27
27 G CG27
28 V
Incontro Nazionale
Cooperatori (30)
AV> 4° Gruppo Ricerca EESS - Caorle (30) CG27
29 S CG27
30 D 4° dom.
quaresima
36° Su e Zo per i Ponti CG27
31 L CG27
Marzo 201447
CALENDARIO ISPETTORIALE
Calendario
Liturgico
Chiesa
Congregazione
Ispettoria INE Pastorale Giovanile
Consiglio –
Ispettore
1 M
Ufficio Vocazioni h.10
(2)
CG27
2 M
8° Consiglio Direttivo CNOS FAP
Mestre (h. 15-17)
CG27
3 G Preghiera per le
vocazioni
CG27
4 V AV> 4° Giovani Orizzonti EESS (6) CG27
5 S CG27
6 D 5° dom.
quaresima
EE.SS. Caorle (12) CG27
7 L CG27
8 M CG27
9 M CG27
10 G
Assemblea Nazionale
Cnos/Fap (12)
CG27
11 V Preghiera per le
Missioni
AV> 4° Giovani per i Giovani EESS (13) CG27
12 S
TGS > 1° Incontro Formazione Leader – Asolo (13)
AM> 6° Scuola di Mondialità (13)
CG27
13 D Domenica delle
Palme
29ª Giornata della
Gioventù
14 L
Cons. Isp.
h. 9.00-19.00
15 M
16 M
17 G Triduo pasquale
18 V
19 S
20 D Pasqua di
Resurrezione
21 L Lunedì
dell’Angelo
22 M
23 M
24 G 2° Équipe di PG – Mestre (h. 9-13)
25 V FESTA ISPETTORIA
Festa
Ispettoria
26 S
27 D 2ª di Pasqua
28 L Faccia a Faccia M - Roma (1)
Cons.Isp. VRsc
h. 9.00-19.00
29 M S. Caterina
30 M
Aprile 201448
DEFUNTI
Don Sillo Gaetano Guiotto
Deceduto a GE-Sampierdarena il
15.09.2013, a 85 anni di età, 65 anni
di professione religiosa e 55 anni
di sacerdozio. È sepolto a Novale
Valdagno (VI), suo paese natale.
Don Gianni Pilutti
Deceduto il 18.09.2013 a Udine, di
anni 83, missionario salesiano in
Uruguay per 40 anni. Entrato nella
diocesi di Udine nel 1996 ha fatto il
Parroco fino al 2010, da tre anni viveva
nella casa del clero.
Sig. Domenico Venier
Deceduto a Castello di Godego il
26.08.2013, a 89 anni, 57 anni di
professione religiosa. Proveniva dalla
casa di San Donà. È stato missionario
in Madagascar per 21 anni. È stato
sepolto a Sernaglia della Battaglia
(TV).
Sig. Giovanni Pavan
Defunto a Mestre il 29.09.2013, a
76 anni, 58 di professione religiosa.
Proveniva dalla casa del San Zeno
(VR). È stato anche missionario nel
nordest del Brasile per 8 anni. È stato
sepolto ad Arcade (TV).
Don Albino Simonetti Deceduto
ad Arco (TN) il 07.10.2013 a 74 anni,
54 di professione religiosa e 45 di
sacerdozio. Missionario Salesiano
nelle Antille. È stato sepolto a
Saccone di Brentonico (TN), suo paese
natale.
Sig. Antonio Secco
Deceduto all’Ospedale di Castelfranco
(PD) il 13.10.2013 a 75 anni e 58
di professione salesiana. È stato
missionario in Cina per 15 anni. È
stato sepolto a Presina di Piazzola sul
Brenta.
Don Giulio Giovannini
Deceduto all’Ospedale di Castelfranco
(PD) il 13.10.2013 a 83 anni di età, 64
come salesiano, 55 come sacerdote. È
stato sepolto nella tomba della casa, a
cui apparteneva, di Mogliano Veneto.
Don Aldo Bort
Deceduto in casa Zatti a Mestre (VE)
il 18.10.2013 a 88 anni di età, 71 come
salesiano, 60 di sacerdozio.
I funerali si sono celebrati a Mogliano
Veneto ed è stato sepolto a Verona
accanto al fratello salesiano Don Pio.
Don Viktor Godnic
Deceduto a Gorizia, il 30.11.2013 a
93 anni, 67 come salesiano, 58
di sacerdozio. I funerali si sono svolti
al San Luigi di GO, presieduti dal
Vescovo ed è stato sepolto ad Aurisina
(TS), suo paese natale.
Don Francesco Andriolo
Deceduto a Castello di Godego
“Mons. Cognata” il 02.12.2013 a 89
anni, 72 di professione religiosa,
63 come sacerdote. Il funerale si è
tenuto a Pontepossero di Sorgà (VR),
celebrato dal nipote Don Giuseppe.
È stato quindi sepolto nel paese.
Sig. Giuseppe Arman
Deceduto il 04.12.2013 a Gorizia a 93
anni di età e 75 come salesiano.
È stato sepolto a Gorizia.
Don Viktor Godnic
Deceduto a Gorizia, il 30.11.2013 a
93 anni, 67 come salesiano, 58
di sacerdozio. I funerali si sono svolti
al San Luigi di GO, presieduti dal
Vescovo ed è stato sepolto ad Aurisina
(TS), suo paese natale.
Ricordiamo i nostri confratelli49
DEFUNTI
Don Francesco Andriolo
Deceduto a Castello di Godego
“Mons. Cognata” il 02.12.2013 a 89
anni, 72 di professione religiosa,
63 come sacerdote. Il funerale si è
tenuto a Pontepossero di Sorgà (VR),
celebrato dal nipote Don Giuseppe.
È stato quindi sepolto nel paese.
Sig. Giuseppe Arman
Deceduto il 04.12.2013 a Gorizia a 93
anni di età e 75 come salesiano.
È stato sepolto a Gorizia.
Don Giorgio Marchiori
Deceduto l’11.12.2013 a 74 anni, 57
come salesiano, 46 da sacerdote, a
Mestre nella Comunità “A. Zatti”.
È stato sepolto a Premaore di
Camponogara (VE).
Don Renzo Flessati
Deceduto il 21.12.2013 a 89 anni,
71 come salesiano, 63 di sacerdozio,
della Comunità “Mons. Cognata” di
Castello di Godego TV. È stato
sepolto a Pordenone dove ha passato
buona parte della sua vita come
insegnante.
Sig. Antonio Vianello
Deceduto il 27.12.2013 a 92 anni, 72
come Figlio di San Giovanni
Bosco, nella Comunità “Mons.
Cognata” di Castello di Godego TV. È
stato sepolto a Castello di Godego
dove ha trascorso i suoi ultimi 39 anni.50
DEFUNTI
Sr Maria Verzotto
FMA deceduta a Rosà (VI) il
16.09.2013 a 89 anni. Sr Maria è
conosciuta da diversi Salesiani,
perché è stata apprezzata Educatrice
nella Scuola dell’Infanzia “Mamma
Margherita” al Quartiere “Don Bosco”
di Padova nel ventennio 1970-1990.
Sr Bertilla Venzo
FMA deceduta a Rosà (VI) il
19.09.2013 a 85 anni. La affidiamo al
Signore della vita e della gioia!
Sig. Mario De Lorenzi
Deceduto il 7.09.2013 a Villafranca
Padovana a 82 anni, fratello di
don Franco, missionario salesiano in
Thailandia.
Sr Maria Dalla Vecchia
FMA deceduta il 29.09.2013 a
Rosà a 97 anni. Per parecchi
anni (1967-1985) si è preso cura dei
Sacerdoti Cappellani che risiedevano a
Conegliano “Collegio Immacolata”.
Sig.ra Agostina Simeoni,
Mamma di don Giancarlo Perini,
deceduta il 02.10.2013 a 96 anni
a Grumes (TN). Don Giancarlo,
missionario in Brasile, fa parte della
Comunità di Trento.
Sr Giovanna Salvador
FMA deceduta il 04.10.2013 a 91 anni
a Montebelluna (TV). La affidiamo
alla Madonna del Rosario che tanto ha
amato per lunghi anni.
Sig.ra Emilia Panont
Mamma di don Alberto Maschio,
deceduta il 06.10.2013 a San Donà
di Piave a 90 anni. Don Alberto è
Direttore della casa di Schio.
Sr Agnese Guiotto
FMA, deceduta l’08.10.2013 a 94 anni
a Conegliano (TV). La affidiamo allo
Sposo che ha servito con serenità
per 63 anni. Un anno (1969-1970) ha
prestato il suo servizio di cuoca a
Mezzano.
Sig.ra Maria Gonzo
Deceduta il 29.10.2013 a S. Benedetto
di Magrè (VI), sorella di don
Mario Gonzo della Comunità del
“Don Bosco” di Verona.
Sig.ra Giuseppina Bosello
Deceduta l’8.11.2013 a 86 anni
di età, un’altra sorella di Don
Ferdinando, Direttore di Belluno.
Sig Celestino Toniolo
Deceduto il 14.12.2013 a 77 anni di età,
fratello di Don Pietro Toniolo della
Comunità Mons. Cognata di Castello
di Godego.
Sr Luisa Pietrogrande
Canossiana a Schio, deceduta il
29.12.2013 a 89 anni, sorella di
Don Guido della Comunità di
Bardolino.
Sig.ra Annamaria Picchetti
Deceduta il 29.12.2013 a San Donà di
Piave a 83 anni, sorella del sig. Luigi
della Comunità San Marco di Mestre.
Ricordiamo inoltre nella preghiera di suffragioLettera dell’Ispettore
Rettor Maggiore
Formazione
Missioni
Comunicazioni
Case Salesiane
Un libro al mese
Calendario Ispettoriale
Defunti
Sommario
pag. 02
pag. 04
pag. 18
pag. 20
pag. 22
pag. 24
pag. 43
pag. 44
pag. 48
pag. 51