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Lettere negli Atti n.58, n.59, n.60, n.61, n.62, n.63, n.63 bis, n.64

24 Giugno 1932
n.58
Il RETTOR MAGGIORE: Primo saluto, compiacimento del Papa, designazione dei nuovi Capitolari, un´esortazione         pag. 2
I.

ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
61. Rettor Maggiore.

Figli Carissimi in C. J.

Il mio primo saluto è una preghiera. La nostra Società non è più nelle mani esperte e sante del B. D. Bosco, di D. Rua, di D. Albera, di D. Rinaldi: aiutatemi a ottenere dal Signore che, nelle mani del vostro nuovo Rettor Maggiore, non abbia ad affievolirsi il fervore del suo zelo e il ritmo della sua espansione.

Avrei desiderato inviarvi subito il mio saluto affettuoso, paterno, perchè subito il mio pensiero corse a tutti voi; ma il Capitolo. Generale, i molti ed urgenti affari da trattarsi cogli Ispettori e Delegati, il viaggio a Roma non me lo permisero fino ad oggi. Nel frattempo ho ricevuto tali prove della bontà dei vostri cuori che sento forte il bisogno di ringraziarvi: è stato un vero conforto per me il vedere la vostra adesione così finalmente cordiale e, quel che è più, accompagnata da promesse di raccomandarmi al Signore e di mantenervi fedeli all´osservanza delle Costituzioni e fortemente . attaccati allo spirito del nostro B. Dori Bosco.

Godo di poter ripetere, a proposito del nostro Capitolo Gene- rale, parole già scritte dal venerato Sig. D. Rua: c La carità, la concordia, il desiderio della gloria di Dio e del bene della Congregazione diressero ogni mossa... Fu consolante e gloriosa per la nostra pia Società l´unione..: e mi pare questo un segno chiaro che la Congregazione cammina bene, animata . da sentimenti di reciproco affetto e confidenza ».

Sarà certamente a voi, come fu per me, di grande consolazione sapere che gli stessi sentimenti si degnò esprimere il S. Padre Pio XI quando, il 31 maggio, ebbi la gioia di ascoltare l´augusta sua Parola.

Egli molto si compiacque dell´unità delle menti e dei cuori di cui il Capitolo Generale aveva dato così alto esempio e s´indugiò a metterne in rilievo i vantaggi pel buon andamento della Congregazione, ripetendo che ciò gli era stato particolarmente gradito e doveva essere a me ed a voi di conforto e stimolo. Anzi prendendo argomento da quanto si legge al cap. XXIX dei Paralelipomeni si degnava, nella sua paterna benevolenza, di lasciare a noi come ricordo la preghiera rivolta da Davide, in quella circostanza, al Signore: Domine... custadi in aeternum hanc voluntatern cordis eorum. — Sì, Egli diceva, conservi e accresca il Signore questa volontà che tanto fortemente vi unisce nel cuore del Fondatore, affinchè ne possiate attuare le aspirazioni di zelo e le ardite conquiste nello sviluppo delle. sue opere.

Preghiamo perchè il voto del S. Padre sia, oggi e sempre, una consolante realtà: solo nell´unione, figliuoli carissimi, noi vedremo crescere e ingigantire le pur meschine nostre forze.

Altro motivo di gioia al cuore del S. Padre fu il conoscere che quest´anno i novizi erano ben 1074. — Me ne compiaccio, Egli disse, non solo perchè questo numero è segno di vitalità e indice di fiducia,´ ma anche e soprattutto perchè così potrà essere più accurata e severa la scelta. Avviene talvolta, soggiungeva, che la scarsità dei soggetti può indurre i Superiori´ ad essere più longanimi nella tolleranza e più benigni nell´accettazione di individui meno atti e forse anche difettosi con grave scapito della osservanza religiosa e con evidente pericolo d´intaccare e affievolire lo spirito del Fondatore.

Sarà massimo impegno di tutti, lo spero, far sì che da questa augusta raccomandazione costantemente e fortemente osservata ne avvantaggi la nostra Società, il cui rapido sviluppo potrebbe itnaneo divenire un grave pericolo, qualora s´infiltrassero nel suo organismo elementi deleteri.

Infine si rallegrò dell´andamento delle nostre Missioni e di quanto facciamo per prepararne i soggetti negli Istituti Missionari, compiacendosi assai che Salesiani di varie nazionalità lavorino affratellati nello stesso campo missionario. In ciò Egli vede, oltre allo spirito di fede e di carità, praticamente attuato quel senso di cattolicità che, al disopra di ogni nazionalismo e all´infuori di qualsiasi politica, rende veramente fecondo il lavoro apostolico. Agire diversamente non è solo mettere in non cale le esortazioni del Vicario di Gesù Cristo, ma volersi condannare alla sterilità spirituale.
Queste sapienti e gravi considerazioni ci servano di norma ovunque ci porti l´ubbidienza o ci spinga lo zelo a immolarci per le anime.

Infine con paterna effusione benedisse i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, i Cooperatori, le Cooperatrici, gli Ex-allievi e le Ex-allieve, gli Alunni e le Alunne di tutta la Famiglia Salesiana.

Al Papa della beatificazione di D. Bosco, che ci è così largo di benevolenza e di sapienti direttive, corrispondiamo con devozione filiale innalzando per Lui, ogni giorno, ferventi suppliche al Cielo.

Altra lieta notizia godo di comunicarvi ed è la designazione dei nuovi Capitolari fatta dal Rettor Maggiore in virtù dell´articolo 67 delle Costituzioni. Dopo aver pregato e seriamente riflesso e chiesto consiglio mi parve di dover destinare alla carica di Prefetto Generale il Sig. D. Pietro Berruti, Ispettore del Cile, e all´ufficio di Consigliere Generale il Sig. D. Giorgio Serié, Ispettore dell´ispettoria di S. Francesco di Sales nell´Argentina. La carica di Consigliere Professionale parve conveniente affidarla al Sig. D. Antonio Candela, già Consigliere Generale.

Preghiamo perchè il Signore benedica i nuovi Membri del Capitolo Superiore e , conceda loro un apostolato fecondo a bene delle anime e della nostra Società.

Permettetemi che, prima di finire, io vi rivolga un´esortazione. Siccome i tempi sono difficili, vi raccomando di non volervi effondere in nuove opere, ma di raccogliervi per consolidare le molte già esistenti. Concentriamo le migliori energie nel rafforzare le case di formazione e facciamo sì che tutti, senza eccezione di sorta, chierici e coadiutori, possano compiere nel modo migliore i loro studi: l´avvenire della nostra Società è soprattutto nelle case ove si forma il personale.

Coraggio, figliuoli carissimi, tutta la nostra fiducia sia, oggi e sempre, in Maria Ausiliatrice: Essa ci sarà tenera Madre, se ci sforzeremo di rendere i cuori nostri non dissimili da quello del Padre. A Lui, Maestro ,e Guida, teniamo costantemente rivolto lo sguardo per attuarne integro il programma, calcarne fedelmente le orme e perpetuarne lo spirito nella molteplicità delle sue opere.

Ottenetemi da Dio e dalla nostra Ausiliatrice ch´io possa amarvi col Cuore del nostro Padre e guidarvi colla sua saggezza. Nulla valgo, ma tutto me stesso offro a Dio e a Voi per il bene delle vostre anime e della nostra Società. Sorreggetemi col vostro affetto e soprattutto colla preghiera.

Benedico di cuore Voi, le anime e le opere affidate alle vostre cure, mentre mi professo tutto vostro in C. J.

Torino, 24 giugno 1932.

Sac. PIETRO RICALDONE.

24 Novembre 1932
n.59
IL RETTOR MAGGIORE: Auguri e Strenna per il nuovo anno pag. 18
I.

ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
II Rettor Maggiore.

Figli Carissimi in C. J.,
Desidero far giungere a tutti, per tempo, i migliori auguri pel nuovo anno. Ve lo imploro dal Cielo denso di lavoro fatto p,;: Iddio e con Dio ove l´ubbidienza vi vuole; ricco di meriti; fa´: nell´osservanza della vita cristiana, religiosa, salesiana; trascorso nell´ambiente di quella carità fraterna che, unendoci nel Cuore Dio, rende più efficace la molteplice attività assegnataci dal nostro Beato Fondatore.

Permettete che io insista sulla pratica della regina delle virtù la carità. Leggevo con trepidazione, in questi giorni, le tremende. parole di S. Bernardo: «Perirà necessariamente l´uomo che i abbia carità anche se offrisse il suo corpo alle fiamme ». Ora noi. non solo non vogliamo miseramente perire, ma aspiriamo, con tutta l´ardenza della nostra giovinezza salesiana, alle manifestazioni di una vita sempre più esuberante a salvezza delle anime.

Mentre pertanto vi esorto a meditare particolarmente nell´Esercizio della buona morte, anzi ogni volta che andrete a confessar: e negli esami quotidiani di coscienza sui Ricordi degli Esercizi, Spirituali, ho pensato che può aiutarvi a tradurli più facilmente in pratica la seguente Strenna che mando a tutti indistintamente Confratelli, Giovani, Ex-allievi: Pensiamo bene di tutti, parliamo bene di tutti, facciamo del bene a tutti.

Miei buoni Figliuoli; ho una sola aspirazione, quella di vedervi felici. Ora sono persuaso che lo sarete e pienamente se la cavità arderà fortemente soave e soavemente forte nei vostri cuori e si manifesterà in tutte le opere del vostro zelo. La carità è la vita di Dio in noi, è il Paradiso in terra.

Vi benedice di cuore il vostro aff.mo in C. J.

Sac. PIETRO RICALDONE.

24 Gennaio 1933
n.60
IL RETTOR MAGGIORE: Circa l´importanza della pratica della povertà religiosa pag. 27
I.

ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
II Rettor Maggiore.
Figli carissimi in C. J.,
Il nostro Beato Padre D. Bosco nelle Memorie ai suoi Figliuoli Salesiani lasciò scritte queste gravi parole:
«RACCOMANDAZIONE FONDAMENTALE. Amate la povertà se volete conservare in buono stato le finanze della Congregazione. Procurate che ninno abbia a dire: questa suppellettile non dà segno di povertà; questa mensa, questo abito, questa camera non è da povero. Chi porge motivi ragionevoli di fare tali discorsi, egli cagiona un disastro alla nostra Congregazione che deve sempre gloriarsi del voto di povertà. Guai a noi se coloro da cui attendiamo carità vedranno che teniamo vita più agiata della vita loro ».

Ed altrove: « Nel permettere costruzioni o riparazioni di case si usi gran rigore nello impedire il lusso, la magnificenza e la eleganza. Dal momento che comincierà apparire l´agiatezza nelle persone, nelle camere o nelle case comincia nel tempo stesso la decadenza della nostra Congregazione ». « La Provvidenza, disse altra volta, ci mancherà in quel giorno in cui sciuperemo danari in cose superflue o non necessarie ».

Sempre ma specialmente in questi giorni di universale disagio è bene richiamare alla mente e più ancora studiarci di attuare appieno gli insegnamenti del Padre.

Prego pertanto i Sig.ri Ispettori e Direttori di fare un diligente esame in tutte le nostre case e in ogni loro dipendenza per accertarsi se tutto è in armonia colle sapienti direttive e le accorate raccomandazioni del nostro Fondatore. Gli Ispettori, a visita compiuti;. si compiaceranno di scrivermene una esatta relazione.

Nei parlatori, negli uffici, nelle camere, nei teatrini e altro potrebbero essere entrati dei mobili di lusso, dei tappeti, dei cuscini e delle cortine eleganti, delle gabbie con uccelli, degli oggetti i arte e portafiori, dei gingilli od altre cose che stonano colla serie e povertà religiosa.

V´è chi fa notare che la povertà non è osservata, qua e là, nel vesti di panno fino, negli abiti di taglio elegante e di colore, menu,:. le Costituzioni prescrivono il nero; e così pure si segnalano abuso nel vitto, nel ritener danaro, nei viaggi nè necessari nè fatti co a poveri si conviene, e financo nell´uso di biciclette e di automobili. Si tratta certamente di casi isolati, ma è bene di correre ai ripari fin dall´apparire dell´abuso.

Gl´Ispettori e Direttori pertanto sono pregati di levar via con santa fermezza e quanto prima tutto ciò che sia in contrasto colle paterne ma insolitamente severe istruzioni lasciateci dal Beato D. Bosco. Anche se si tratta di regali, è bene vendere i mobili e g oggetti di lusso ed acquistarne altri più conformi alla povertà religiosa.

I confratelli poi cooperino coi Superiori in questa opera s santa epurazione ovunque essa sia necessaria, senza dimentica mai la tremenda ammonizione del Padre: « Quando comincieran tra noi le comodità e le agiatezze la nostra Pia Società ha compiuto il suo corso ».

Figliuoli carissimi, in queste ore critiche, affratellati più e mai nella carità, affrontiamo con  serena generosità gli inevitabili disagi che pesano su tutti ricordando, come ci consiglia il nostro Fondatore, che «abbiamo fatto professione di povertà e che se vogliamo averne il merito dobbiamo sopportarne le conseguenze
Sarà di grande giovamento la lettura, in una prossima conferenza, dei paragrafi 3 e 4 dell´ultima lettera indirizzataci dal corre pianto Sig. D. Rinaldi. (Atti del Capitolo, n. 57, pag. 967-971 )
Mentre vi esorto a confidare nella Divina Provvidenza che non ci venne mai meno e a rendercela propizia colla fede viva, colla preghiera assidua e colla pratica della povertà, invoco su tutti le celesti benedizioni e mi professo vostro aff.mo in C. J.

Torino, 24 gennaio 1933.

Sac. PIETRO RICALDONE.

24 Marzo 1933
n.61
IL RETTOR MAGGIORE: Circolare a commento della Strenna. — Notizie di famiglia. — Esortazioni sull´Anno Santo      pag. 34
I.

ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
Figliuoli carissimi in G. C.,
Qualche confratello mi persuase che avrei fatto cosa giovevole mandandovi, in forma di circolare, alcune considerazioni, quasi a commento della Strenna. Assecondando il suggerimento vorrei aver fatto cosa utile a tutti. Vi offro pertanto, in apposito Supplemento agli Atti del Capitolo, dette considerazioni che saranno lette, tutte le Case, nel tempo e invece della Lettura Spirituale, in giorni successivi. Gradirei che gli Ispettori ne offrissero una copia tutti i confratelli nelle rispettive lingue. Seminiamo a piene mani la carità: essa sarà sempre il più ricco tesoro dei Figli del Beato D. Bosco e della Congregazione.

Passo ora a darvi qualche notizia di famiglia.

Sono lieto di comunicarvi il felice esito della Congregazione Preparatoria sopra l´eroismo delle virtù del Servo di Dio Domenico Savio. Le preghiere fatte ci procurarono la gioia di vedere soddisfatte pienamente le nostre aspirazioni: vi esorto a raddoppiare le suppliche e pel compimento di questa Causa e per quella del nostro Beato Padre D. Bosco.

Vi comunico pure che il S. Padre ci ha affidato la Prefettura Apostolica dell´Alto Orinoco nel Venezuela, eleggendone Prefetto  Mons. De Ferrari. Si tratta di una missione assai vasta ove tu, è da fare.

Infine apprenderete con gioia che fu iniziata un´Opera, che auguriamo abbia da diventare molto importante, a Tokio, capitale del Giappone. Di tutto ne siano rése grazie al Signore.

Ma ciò che più mi sta a cuore è di raccomandare alle vostre preghiere la Spagna e il Messico ove le Opere Salesiane versano in condizioni oltremodo difficili. Facciamo suppliche e mortificazioni speciali perchè abbia termine la tragica prova.

Vi esorto in ultimo a iniziare, con profondo spirito di fede, l´Anno Santo. Esso serva a nostra santificazione e ad implorare sulla Chiesa e sulla nostra Società speciali benedizioni. Seguiamone lo svolgersi delle pratiche divote con sentimenti di particolare pietà.

Il ricordo poi dei misteri della Vita e particolarmente della Passione di Gesù ci stimoli all´imitazione del Divino Modello, in cui è la fonte di tutta la santità.

Vi augura abbondanti meriti e consolazioni il
vostro aff.mo
Sac. PIETRO RICALDONE.

 

24 Maggio 1933
N:62
IL RETTOR MAGGIORE: Notizie consolanti. - Paterna udienza del S. Padre e suo grande amore per la nostra Società. - Norme di D. Bosco per l´accettazione e la formazione degli ascritti pag. 79
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
II Rettor Maggiore. •
Figliuoli carissimi in G. C.,
Sono lieto dì potervi comunicare alcune notizie consolanti.

La Causa di Canonizzazione del nostro Beato Padre ha fatto un nuovo passo. Il 9 maggio si tenne la Congregazione Antipreparatoria per l´esame di uno dei miracoli e l´esito fu favorevole. ´Mentre v´invito a ringraziare il Signore vi annunzio con gioia che il 25 luglio avrà luogo la Preparatoria. In tutte le case si raddoppino fin d´ora le preghiere, e nel giorno suindicato si facciano pratiche di pietà e suppliche speciali ,;per impetrare le benedizioni celesti sull´importante Consesso.

Altrettanto si faccia il 27 giugno, poichè in detto giorno si terrà la Congregazione Generale coram Sanctissimo per decidere .sull´eroicità delle virtù del Servo di Dio Domenico Savio.

Grande motivo di consolazione è pure la visita alle Case della Congregazione iniziata dai Superiori del Capitolo. Quest´anno furono visitati gl´istituti d´Italia. A complemento di detta visita vi sarà, dal 17 al 20 luglio, una riunione degli Ispettori, e, dal 13 al 23 agosto, una muta di Esercizi ´Spirituali, seguita da speciali turioni, per i Direttori delle Case visitate.

Altro motivo di consolazione per noi, devono essere le benevoli espressioni da me udite a Roma dagli Em.mi Cardinali e Prelati che ebbi l´onore di ossequiare. Il loro grande amore verso il no Padre li rende sommamente benevoli anche con i figli. Sforziamoci di essere quali essi ci credono.

Ma la gioia più soave, e della quale vi voglio partecipi a; pieno, fu quella da me provata il 29 aprile, quando potei inginocchiarmi ai piedi del Santo Padre per rinnovarGli la protesta di completa devozione della Famiglia Salesiana. M´intrattenne paternamente ben 57 minuti e manifestò vivo interesse e amore grande per l´umile nostra Società, del cui sviluppo si compiacque, assai.

Credo farvi cosa gradita soffermandomi ad esporvi il suo pensiero che sarà, ne son certo, di non lieve vantaggio alla nostra Congregazione. Di un secondo punto, che meritò il di Lui particole compiacimento, vi dirò in altra circostanza.

Parlando adunque dello sviluppo della nostra Società il Santo Padre fece questa riflessione: « È vero, noi dobbiamo anzitutto ammirare in esso le benedizioni di Dio: ma siccome Iddio si serve di cause seconde, così io penso che D. Bosco deve avere lasciato alla sua Congregazione delle norme sicure, sapienti e, quasi vorrei dire severe per l´accettazione e la formazione dei suoi soggetti. Senza di ciò potrebbe forse aversi uno sviluppo effimero, ma non così saldo e duraturo ».

Gli potei rispondere che effettivamente il nostro Padre ci aveva lasciate norme sapientissime, che fu e sarà nostro impegno di praticare.

Ora vorrei appunto, carissimi figliuoli, che richiamassimo alla mente tali norme, soprattutto in quest´epoca delle accettazioni e professioni religiose e delle ordinazioni sacerdotali. Non disponendo di spazio per trascriverle tutte od elencarne almeno le fonti, mi limiterò a ricordarvi qualche pensiero stralciato da alcuni sogni del nostro Padre. Vi consiglio inoltre di rileggere la circolare del 15 maggio 1921 del compianto Sig. Don Albera.

È fuor di dubbio che, secondo il pensiero di Don Bosco, la caratteristica dei Salesiani dev´essere la purezza. « Chi non ha fondata speranza, Egli dice, di poter conservare, col divino aiuto la virtù della castità nelle parole, nelle opere e nei pensieri non professi in questa Società, perchè sovente si troverebbe in pericolo ».
Ecco il punto fondamentale da ricordarsi spesso; ecco la virtù ch’Egli chiama « sommamente necessaria, virtù grande, virtù angelica, cui fanno corona tutte le altre e colla quale ci verranno tutti i beni». Ricorderete che già la Pastorella del primo sogno gli aveva detto: « Procura che i tuoi figli coltivino costantemente le virtù di Maria ».
Ma altri punti ancora devonsi frequentemente richiamare e inculcare soprattutto da coloro che lavorano nelle case di formazione.

Nel sogno fatto da Don Bosco a Lanzo, durante gli Esercizi del 1876, gli fu fatta una raccomandazione, nella quale volle taluno quasi sintetizzare, e non a torto, il programma della nostra Società: «Lavoro e temperanza ». A rincalzo poi gli vengono suggeriti cinque difetti da evitare: « la gola, le agiatezze, le mormorazioni, l´ozio, la mancanza di confidenza».

Anche i diavoletti ch´Egli vide raccolti in congresso avevano ´proposto come mezzi per annientare la nostra Società: «La gola, l´amore alle ricchezze, la libertà, il tumore della scienza vana ».

Altro difetto che D. Bosco considera così grave da meritare l´allontanamento dalla Società è la mormorazione. Nel sogno della fillossera, che rappresenta appunto quel tremendo vizio, D. Bosco lasciò scritte queste gravissime parole: «Gl´individui che seminano l´opposizione ai voleri dei Superiori e il disprezzo alle  obbligazioni della vita comune, vanno allontanati ».

In un altro sogno, che possiamo chiamare delle « Battaglie », dopo averci assicurati che avremmo numerose vocazioni se «fedeli alo spirito della Società, tratteremo con somma carità gli alunni promuoveremo tra loro la frequenza alla Santa Comunione», soggiunge: «Le nuove vocazioni daranno ottimi risultati, se si escluderanno i pigri e quelli che non dànno garanzia di moralità ».
Nel 1880 narrava ai novizi di S. Benigno il sogno del « Banchetto ». Quali i perseveranti? Il drappello dei giovani che avevano il giglio in mano e la schiera di quelli che portavano un mazzo di rose: i casti cioè e gl´infiammati di amore di Dio disposti alle immolazioni e ai sacrifizi.

Nel sogno di Porta Susa e in quello di Roma (1884) gli vie inculcata « la carità nella pratica del sistema preventivo » e la dolcezza, sotto la figura delle «confetture per i Salesiani ». Questo per indicarci quanto si debba insistere, durante il periodo di formazione su queste virtù fondamentali che costituiscono l´essenza del nostro lavoro educativo. Certi caratteri irascibili sono soggetti a debolezze di cuore: non di rado poi chi manca alla carità cade nel fango dell´impurità.

Ecco il ricordo che nei sogni delle Missioni Egli dà ai figli partenti: « Non con la scienza, non con la sanità, non con le ricchezze, ma con lo zelo e la pietà, farete del gran bene promovendo la gloria di Dio e la salute delle anime »; e ripeteva a Monsignor Cagliero e a quelli che lo accompagnavano: « Tutte le sollecitudini dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice siano rivolte a promuovere le vocazioni ecclesiastiche e religiose »: «Coll´umiltà, col lavoro, colla perseveranza sarà superata qualunque difficoltà».

Ma è soprattutto nel fatidico sogno del 10 settembre 1881 che, viene tracciato il tipo classico del Salesiano, rappresentato dal Personaggio misterioso, sul cui manto brillavano dieci diamanti, corrispondenti ad altrettante virtù che devono costituire le nostre caratteristiche.

Su di esse è doveroso insistere, come pure sui tarli, o vizi e difetti che potrebbero sciupare quel manto e condurre la nostra Società alla rovina. Tutti poi dobbiamo avere sempre presenti le parole dette dall´avvenente giovanetto bianco-vestito: « Ascoltate, egli dice e tenete bene in mente: Siate oculati nell´accettazione dei novizi forti nel formarli; prudenti nell´ammetterli. Provate tutti, ma tenete solo i buoni. I leggeri e gl´incostanti rimandate ».

Già nel sogno dell´8 maggio 1879 l´uomo che raffigurava San Francesco di Sales aveva detto di escludere i pigri ed i golosi, e di vegliare per avere garanzia sulla castità.

Nè ci devono sgomentare le difficoltà e gl´insuccessi. Ricordiamo ciò che il Sacerdote dice a D. Bosco nel sogno delle colombine: « Comprendi? Di tre, due; dillo a D. Barberis, maestro dei novizi. Non c´è da lusingarsi, nè da temere: chi per i parenti, chi per malattia, chi per incostanza od altro, parecchi vengono a mancare, ed è molto se di tre riescono due ».

D´altronde ricorderete che nella prima udienza concessami dal S. Padre Egli ci raccomandava appunto di essere molto diligenti nella selezione.

Con profondo sentimento di fede dobbiamo vedere nella parola del Vicario di Gesù Cristo la voce stessa di Dio. Leggevo non è molto che già il 21 febbraio del 1888 S. S. Leone XIII, nella prima udienza accordata a D. Rata, diceva queste memorande parole: « Raccomandate a chi li dirige di attendere diligentemente alla riforma della vita dei novizi. E quando non riescono a correggersi non abbiate timore di allontanarli. Meglio qualche membro di meno che avere individui che non abbiano lo spirito e le virtù religiose ».

Sforziamoci pertanto, figliuoli carissimi, di far rivivere il Beato D. Bosco, attraverso i suoi insegnamenti e le sue virtù, in ciascuno de´ suoi figli.

Il contatto paterno che D. Bosco in vita manteneva con i suoi e che ebbe su di loro tanta efficacia formativa, si direbbe che non sia cessato nemmeno dopo la sua morte. È un fatto che noi ce lo sentiamo vicino e questo sentimento fa sì che lo presentiamo ai nostri aspiranti e novizi ed ai giovani professi, non come un personaggio storico, ma come un Padre ancor vivente. Quindi ricordiamo frequentemente i suoi detti e i suoi atti che esercitano sugli animi quella attrattiva simpatica che giova immensamente a farne conoscere e a trasmetterne lo spirito.

Non vorrei offuscare la gioia delle liete notizie di questa lettera; ma è pur sempre vero che non v´è rosa senza spine.

Vi esortai parecchie volte a pregare per la Spagna. Dall´Enciclica del S. Padre avrete appreso quanto Egli, col cuore straziato, comunica al mondo intiero.

Dopo l´approvazione della legge contro le Congregazioni religiose le condizioni di quei nostri carissimi confratelli saranno sempre più difficili. Vi raccomando di moltiplicare le preghiere le suppliche per loro e per le altre Famiglie religiose. Iddio misericordioso accolga le nostre preci e i sacrifici di tante anime buone e ridoni a quella nobile Nazione, che ci è tanto cara, la pace religiosa che la rese così grande.

Pongo termine a questa lettera benedicendo fin d´ora i vostri Esercizi Spirituali, che accresceranno in voi, ne son sicuro, l´amore  e i frutti di una intensa vita spirituale. I «ricordi », in quest´Anno Santo, li racchiuderemo in questo solo pensiero: «La santità´ è purezza ».

Mi raccomando alle vostre preghiere mentre mi professo vostro
Aff.mo in C. J.

Sac. PIETRO RICALDONE

24 Settembre 1933
n.63
IL RETTOR MAGGIORE: Decreto sull´eroicità delle virtù del Venerabile Domenico Savio. - Congregazione preparatoria per la Canonizza-, zione di Don Bosco. - Esercizi spirituali e convegno dei Direttori d´Italia in Roma. - Udienza del S. Padre.        pag. 91
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
Figliuoli carissimi in G. C.,
V´invito a ringraziare con me il Signore. In questi ultimi mesi, con speciali benedizioni, Egli volle stimolarci alla sempre più fedele imitazione del nostro Beato ,Padre.

1° — Il 27 giugno, come vi è noto, ebbe esito felice la Congregazione Generale coram Sanctissimo, e il 9 luglio, con immensa gioia, potemmo assistere alla lettura del Decreto sull´eroicità delle virtù del Venerabile Domenico Savio. Il discorso pronunciato, in quel giorno memorando, dal S. Padre, e che troverete riprodotto in questo stesso numero degli Atti del Capitolo, mentre è un nuovo inno alla santità ed all´opera pedagogica del nostro Beato Fondatore, ci traccia, attraverso l´esame delle virtù del piccolo ma grande discepolo di D. Bosco, il magnifico programma che noi dobbiamo attuare, sulle orme del Padre, nell´educare la gioventù.

Ricordiamo che il lavoro nostro attingerà tutta la sua efficacia, dopo la grazia di Dio, dalla fedeltà di ognuno nel seguire le norme e nell´imitare gli esempi del nostro grande Patriarca, come si compiacque chiamarlo il Vicario di Gesù Cristo. Allora soltanto ogni nostra Casa continuerà ad essere l´ambiente adatto, il clima ideale— pervaso di pietà, profumato di purezza, caldo di cristiana carità, giocondato da quell´allegria ch´è il sorriso della Grazia e quasi un riflesso di Gesù Eucaristico che trionfa nei cuori — ove germinino e giungano a maturità i frutti di santità che rifulsero nel Venerabile Domenico Savio, cresciuto nell´Oratorio sotto la guida del nostro B. Fondatore.

Da oggi in poi noi sappiamo, avendocelo additato lo stesso Vicario di Gesù Cristo, quale debba essere il modello dei nostri giovani, e quali le virtù da far conoscere, amare e praticare da quanti vogliono — e ci proponiamo di lavorare perchè siano molti — associarsi all´apostolato dell´Azione Cattolica.

A noi sarà sempre di stimolo e conforto il pensare che il primo giovanetto laico proposto dal Papa a modello della Gioventù Cattolica è un alunno di Don Bosco, è un Socio, anzi il Fondatore, di una di quelle Compagnie che furono autorevolmente chiamate « le più preziose ausiliari dell´Azione Cattolica ».

2° — Altro motivo di gioia fu l´esito felice della Congregazione preparatoria nella quale si discussero i miracoli che devono servire per la Canonizzazione del nostro Beato Fondatore. Ora volgono a compimento i lavori che serviranno per la Congregazione Generale coram Sanctissimo. Vi avviseremo appena ne sia fissato il giorno, acciocchè raddoppiate, in quella circostanza, le vostre suppliche al Cielo.

3° — Vi comunico infine che, a coronamento della visita straordinaria alle Case d´Italia, si tennero a Torino speciali riunioni degli Ispettori di dette Case, e poi a Roma, nell´Istituto Pio XI, gli Esercizi e quattro giorni di adunanze per i Direttori. Tutto riuscì in modo edificante. Gli Esercizi furono coronati dall´acquisto del Giubileo. Lo spettacolo commovente della solenne sfilata di circa 190 sacerdoti, che, raccolti in devota preghiera, visitavano le Basiliche romane, ha lasciato in tutti un soavissimo ricordo. A S. Pietro attorno all´Altare della Confessione cantammo solennemente il Credo. In quei momenti io vi avevo tutti nella mente e nel cuore, e parevami che lo stesso nostro Beato Fondatore fosse là, circondato da tutti i suoi figli, per rinnovare al Divin Salvatore, nel diciannovesimo Centenario della Redenzione, e al suo Vicario in terra, il devoto omaggio della nostra fede e di tutto il nostro amore.

Altra grande consolazione ci era riservata in quei giorni. Il 23 agosto il S. Padre si degnava concedere una speciale udienza ai Superiori del Capitolo, agli Ispettori "e a tutti i Direttori. Accolto da vibranti acclamazioni, nella Sala Concistoriale, volle dare a baciare a tutti il S. Anello e ci rivolse poi paterne e incoraggianti_ parole, che rimarranno perennemente scolpite nei nostri cuori. Ho creduto bene di riprodurle in appendice negli Atti, a comune edificazione. Quel giorno memorando, così ricco di sante emozioni, ebbe felice coronamento con una visita alle Case di Frascati e di Castel Gandolfo, ove ammirammo pure i giardini della Villa papale, accolti ovunque con mille affettuose dimostrazioni da quei cari Confratelli. A tarda sera scendemmo alle Catacombe di San Callisto, e percorremmo quei santi luoghi al canto delle Litanie. La commozione suscitata in noi dal ricordo che il nostro Beato Fondatore aveva passato un´intiera giornata di sante meditazioni e preghiere in quelle stesse. gallerie che noi rischiaravamo coi tradizionali lumicini, e facevamo echeggiare dei nostri canti, era accresciuta dal pensiero che la bontà del S. Padre aveva voluto affidare la custodia di quei luoghi venerandi ai poveri figli del Beato Don Bosco.

Vadano ai Direttori e ai Confratelli delle Case che ci circondarono di tante affettuose delicatezze i ringraziamenti cordiali dei Superiori e dei Direttori tutti.

Voglia il Signore che le visite straordinarie che si susseguiranno alle altre Case siano coronate da frutti e benedizioni così consolanti.

L´Anno Santo infine ci richiami a quella vita di carità e di purezza che costituisce l´essenza della nostra vocazione.

Invoco su tutti le più copiose benedizioni, mentre mi professo
vostro aff.mo in C. J.

Sac. PIETRO RICALDONE.
Il Consigliere Capitolare.
Insiste sulla necessità urgente di preparare personale adatto per i nostri Oratori. Mentre non si possa provvedere diversamente ogni Oratorio costituisca il suo piccolo gruppetto di catechisti volontari tra i giovani meglio disposti. Per rispondere alle domande di parecchi nostri bravi Direttori sul modo di trovare e formare questi catechisti e di evitare le difficoltà per interferenze e pericoli di perdere l´indipendenza voluta, e che stava tanto a cuore al nostro Beato Padre, trascrive alcuni brani delle Memorie Biografiche di Don Bosco assai più eloquenti ed efficaci, nella loro schietta semplicità e praticità, che qualunque teoria. Non dubita punto che gli esempi del Beato nostro Fondatore saranno lezione, sprone ed incoraggiamento ai cari Confratelli che lottano più o meno colle stesse difficoltà. Ecco perchè, senza commenti, trascrive quanto sotto, con là, viva raccomandazione di farne tesoro.

Del modo di trovare aiutanti.
« Già prima, ma specialmente in questa necessità, dovetti imparare il modo´di trovare aiutanti. Fra gli stessi giovanetti scelsi alcuni e ne collocai, uno qua l´altro là in mezzo alla turba e si andava avanti alla meglio. Appena potei avere un chierichetto questi mi sembrò un´individualità di grande importanza e quanto ebbi subito a dargli da fare! Mi ricordo di Savio Ascanio che appena fu chierico gli affidai, subito il canto del vespro, una parte della assistenza e dei catechismi, e la direzione di varie altre cose. Io così incominciava ad essere un pochino sollevato: con qualche tranquillità mi disponevo alla predica, e mentre un altro intonava le litanie, mi vestiva degli abiti sacri per la benedizione senza preoccuparmi dei giovani. È vero che eziandio con questi piccoli aiuti al cader della sera io ero più morto che vivo, ma intanto senza tali cooperatori mi sarebbe stato impossibile continuare. Mio grande studio si fu lo sceglierli poco alla volta, di mano in mano che ne trovava di quelli, che avevano l´attitudine necessaria. Nello stesso tempo adoperava tutti i mezzi per conseguire eziandio un mio scopo particolare, cioè di riconoscere se alcuni avessero propensione alla vita comune per riceverli meco in casa. E poi questi miei giovani coadiutori non li abbandonava a se stessi, ma li dirigeva, dando loro nello stesso tempo tutta quella confidenza che era possibile. Incominciai a condurne alcuni a passare la giornata in campagna presso qualche mio amico, altri a villeggiare a Castelnuovo; or l´uno or l´altro invitava a pranzo con me, o loro permetteva che venissero alla sera a Valdocco, a leggere, a scrivere, a chiacchierare, a far ricreazione. Mi ingegnava a questo modo anche per porgere loro l´antidoto alle velenose opinioni del giorno, acciocchè non prestassero orecchio. come altri avevano fatto prima, alle dicerie dei sobillatori. Non posso negare che da principio abbia stentato molto a formarli quali io li voleva, ma poi i migliori vennero a porgermi veri aiuti, anche nelle occasioni più gravi ».

LEMOYNE, Mem. Biogr., vol. III, pag. 435.

Come D. Bosco sorvegliava i suoi catechisti.
Ma Don Bosco intanto colla sua ferrea volontà erasi rifatto da capo per provvedersi di nuovi catechisti, tanto più che una parte degli avvenimenti erano accaduti sul principiare delle istruzioni quadragesimali. La quaresima era incominciata il 25 febbraio e finiva colla Pasqua 1´11 aprile, ed ei non poteva distrarre il personale dall´Oratorio San Luigi, nè da quello de´ Santi Angeli Custodi che radunavano circa un migliaio di fanciulli, ai quali facevasi anche un po´ di scuola. Degli antichi in Valdocco eragli rimasto il solo giovanetto di 14 anni Giovanni Francesia, che abitava ancora presso i suoi parenti. A questi aggiunse allora Giovanni Cagliero, - altri suoi coetanei interni e qualche chierico, che furono sempre pronti ai suoi cenni. Erano, si può dire ragazzi, eppure ebbero ciascuno la propria classè di venti o venticinque vivaci monelli; e si impegnavano di compiere il loro ufficio. Quindi benchè più d´uno dei loro scolari fosse più grande del suo catechista, non veniva mai a nessuno per il capo la voglia di disturbare.

E poi Don Bosco girava sorvegliando. Aveva prescritto che si insegnasse a studiare il catechismo alla lettera, facendone dare anche di quando in quando pubblici saggi, e distribuendo piccoli premii. I nuovi catechisti, con una disinvoltura e prudenza superiore alla loro età, assistevano nei giorni festivi i molti esterni mentre si preparavano per confessarsi, durante la Santa Messa e la predica che si faceva subito dopo le funzioni della sera e durante le ricreazioni.

Sovente erano incaricati di distribuire un pane anche ai giovani esterni, tanto più se avevano fatta la Santa Comunione, poichè a molti di essi riusciva di grande disagio il ritornare digiuni a casa loro per la colazione. Don Bosco godeva nel vederli fare così buona riuscita, e non si stancava di ripetere loro: — Per carità raccomando di non lasciare mai soli i giovani, ma di assisterli sempre continuamente e dovunque. — E per animarli spiegava loro quel motto di Sant´Agostino: Animam salvasti, animam team praedestinasti.

LEMOYNE, Mem. Biogr., vol. IV, pag. 383.

Conservare le caratteristiche proprie.
In una conferenza preliminare e plenaria (di una commissione costituita per la federazione degli Oratori festivi di Torino) Don Bosco udite le ragioni di uno dei membri di quella, il Canonico Gastaldi, osservò in primo luogo non essere conveniente simile alleanza e rispose: — Incominciamo dall´Oratorio di Vanchiglia: Don Cocchis è tutto entusiasmato della ginnastica e per attirare a sè i giovani fa maneggiare bastoni e fucili: ma le
funzioni di chiesa del suo Oratorio sono quasi nulle. Io intendo invece che per noi il bastone sia la parola di Dio e le altre armi siano la confessione e la comunione frequente. I divertimenti li stimo solamente quali mezzi per condurre i giovani al catechismo. Gli altri varai capi d´Oratorio poi sono tutti, qual più qual meno, intriganti in passioni politiche e le loro prediche sovente non sono istruzioni religiose ma piuttosto esortazioni patriottiche. Io invece in politica non voglio immischiarmi nè punto nè poco. Come adunque è possibile mettere insieme d´accordo uomini che tengono opinioni contrarie e adoperano mezzi non conformi? Tuttavia io non condanno alcuno... e desidero di essere ancor io trattato ugualmente. Facciamo per tanto così: Omnis spiritus laudet Dominum!
Lei, signor Canonico, ha un piano fatto: lo eseguisca e faccia del bene: le occasioni per erigere nuovi oratori non le mancheranno. Io pure ho il mio piano: ne vedo le convenienze e i mezzi e lo conduco avanti; ciascuno proceda liberamente per la sua strada. Quel che importa è che si faccia il bene. E poi ho bisogno di autonomia, e se debbo circondarmi di molti giovani, ho necessità di preti, di chierici, di uomini che dipendano intieramente da me e non da altri.

  1. Allora, osservò il sig. Durando, ella vuole fondare una Congregazione?
  2. Sia una congregazione, sia quel che si vuole, io ho bisogno di erigere Oratori, Cappelle, Chiese, catechismi, scuole, e senza un personale a me devoto non posso far nulla.
  3. Ma come farà ´a mettersi in imprese di questa fatta! Ci vorrebbero locali e danari in quantità.
  4. Non ci vorrebbero solamente! Ci vogliono... E ci saranno.

Il signor Durando allora si alzò e disse: — Qui non è più il caso di ragionare.

E così finì quel tentativo ispirato da intenzioni lodevoli ma non illuminate. Si disse testardaggine la sua costanza, fu messo in canzone anche da´ suoi più intimi amici; ma restò irremovibile nel suo. programma. Non molto tempo dopo raccontando questo fatto ad alcuni de´ suoi primi chierici, ripeteva ciò che più volte aveva detto; e le sue parole furono conservate in uno scritto e a noi trasmesse: — Non mi sgomentavo di nulla perchè io sapevo, e ciò era il mio conforto, che il Signore avrebbe proseguita e compiuta l´opera sua per mezzo dei giovani stessi; stati allevati nell´Oratorio; e sul frontone di una casa, costrutta poi sullo spazio occupato dall´edilizio Pinardi, avente la forma attuale, prima ancora che esistesse, io avevo visto scritto a caratteri  cubitali : Hic Nomen Meum. Hinc inde exibit gloria mea... E sono sempre andato avanti col pensiero che ben presto avrei avuto chi mi presterebbe aiuto.

  1. E di chi erano queste parole? domandarono i chierici.
  2. Erano del Signore, rispose; io le avrei già fatte scrivere su questa Casa, se non fosse per non porgere a qualcuno occasione di darci la taccia di superbi.

LEMOYNE, Mem. Biogr., vol. III, pag. 454.

Torino, S. E. I.

 

24 Settembre 1933
n:63bis
COMUNICAZIONI E NOTE

  1. Decreto sulla eroicità delle virtìi del Ven. Domenico Savio (Testo latino)           .pag. 99
  2. Id. (Testo italiano) .........» 102
  3. Indirizzo al S. Padre del Rev.mo Don Pietro Ricaldone . » 104
  4. Discorso del Santo Padre Pio XI .                     .         .           . » 106
  5. Udienza concessa dal Santo Padre Pio XI ai Superiori salesiani il 23 agosto 1933:
  6. Indirizzo presentato al Santo Padre dal Rev.mo Don Pietro Ricaldone .        » 111
  7. Affettuose parole del Santo Padre .              .         . . .       . » 111

DECRETUM
ASTEN. SEU TAURINEN.

BEATIFICAT-IONIS ET CANONIZATIONIS
VEN. SERVI DEI
DOMINICI SAVIO
ADOLESCENTIS LAICI
SUPER DUBIO.

An constet de virtutibus, Fide, Spe, Caritate tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, lustitia, Temperantia, Fortitudine earumque adnexis in grado heroico in casu et ad  eff ectum de quo agitur.

Quum animo obversantur suavissimi adolescentuli Dominici Savio lineamenta virtutum, illud sponte occurrit quod, Deo inspirante, dicitur in libro Sapientiae (4, 13) Consummatus in brevi, explevit tempora multa. Vis trilustris enim adolescens, divina praeveniente gratia, ea fiorita, inter varia pericula, nitidissima morum innocentia, fervida pietate atque studiosissima in proximum caritate, ut merito in eo singulare sanctitatis in tenera aetate agnoscas exemplum.

Quod divinitus ideo factum videtur, ut praecellens opera, quam Beatus Ioannes Bosco ad informandam christianis moribus iuventutem, per se uosque sodales Societatis Salesianae, tanto zelo et tam mirifico successu hac nostra aetate suscepit, veluti quodam divinae benevolentiae testimonio confirmaretur.

Dominicus in pago vulgo dicto Riva di Chieri, in subalpinis, die 2 Aprilis mensis anno 1842 ortum duxit, eademque die baptismali lavacro Deo regeneratus est. Parentes habuit Carolum et Birgittam Gajato, christianis mori-bus spectatissimos, sed tenui admodum fortuna et victum manuum labore sibi comparantes. Mitissima indole puer vividoque praeditus ingenio, iam rode a tenella aetate ea pietate ferebatur in Deum, ut perraro eo tempore exemplo, prudentissimus Sacerdos eum dignum censuerit, qui vix septennis ad sacram synaxim admitteretur. Caelesti pane refectus, angelicus puer aetate crescebat et gratia, magistris aeque ac discipulis carus, omnibusque morum cornitate et candore amabilis. Sed provido consilio iam Deus paraverat, ut tam lectus pietatis flosculus latius bonum Christi efflaret odorem inter ephebos, quos magnanima caritate Beatus Ioannes Bosco in Oratorio, quod dicitur, ab eo Augustae Taurinorum condito, colligebat, unde, veluti. e fecunda scaturigine per totum orbem tam provida pro spirituali iuven- tutis salute institutio dimanavit.

Insignis ille educator benignissime, pro suo more, Dominicum nostrum, ingenue ei aperientem vividum, quo tenebatur, adipiscendae sanctitatis desider`ium excepit, intuens quam pretiosum virtutis thesaurum Deus sibi committeret. In hac nova christianae educationis palaestra, in quam Dominicus mense Octobri anno 1854 primum ingressus est, omnes in eo perfetti alumni illuxere virtutes, ut enascenti Salesiano Oratorio mirabile quoddam accederet exemplum atque ornamentum. Disciplinati observantissimus atque litterarum studio magno cum profectu intentus, ea renidebat morum innocentia, ut qui maxime frequentes cum eo quotidiana° vitae consuetudine conversabantur, nihil in quo vel leviter ille offendisset deprehenderint. Animi puritatem vultu, eloquio, incessu veluti spirare angelicus iuvenis videbatur. Ea vero caritate in proximum ferebatur, ut in tenero adolescente vix crederes. Sodalibus praesto in omnibus erat: moestos solari, devios fraterne corrigere, negligentiores ad sacramenta vxcipienda suaviter adducere, molestos patienter ferre, dissidentes inter se tomponere consuetum habuit: idque ea felici industria ac benignitate peragere satagebat, ut facile coniiceres quo pientissimus puer ferveret zelo, quove anhelitu, ut Beato Bosco patefecerat, sacerdotali muneri olim explendo aspiraret. Quas excellentissimas virtutes iugi corporis mortificatione tuebatur acque oratione alebat. Praeter alias, quibus tenue corpusculum afflictabat, poenitentias, saepius ab obsonio sibi obveniente abstinebat, ut illud sodalibus amice praeberet, contentus ipse panis vel casei, aliorumque similium fragmentis, quae forte in mensa dispersa aut humi collegisset: quod quidem paupertatis aeque ac mortificationis studio peragebat. Pientissimi eius animi fervor potissimum erga sanctissimum Eucharistiae sacramentum ferebatur atque in Beatam Mariam Virginem.. Angelico pani inlliabat, eique praeter communem eo tempore consuetudinem, quotidiana communione refici datum est. Diu coram SSmo Sacramento, nisi revocaretur, orationem protrahebat ita colletto animo atque oris adspectu, ut dilectum discipulum diceres in coana supra pectus Domini recumbentem. Dulcissimam matrem Mariam soavi animi colebat affectu, Eique se totum una cum nonnullis aliis pientissimis Salesiani Oratorii alumnis die 8 Decembris mensis anno 1854, vovit, quo ipso die a Summo Pontifice Pio IX sa. me. Immaculatae Conceptionis B. M. V. dogma sollemniter proclamatum est. Ac revera niveum animi candorem ac caelestem quandam sanctitatis lucem ab Ea referre purissimus iuvenis visus est. Quae omnia mirabiliora videntur consideranti candidissimum hoc sanctitatis lilium non intra religiosi claustri septa, veluti in horto concluso, floruisse; sed in frequentissima adolescentium multitudine, quorum siqui virtute lettissimi, plures tamen ex urbana plebecula, rudes adhuc animo moribusque, colletti: hunc vero perfectionis apicem ea iam pubescente aetate Dominicum nostrum attigisse, quae quanto solet esse morali robore infirmior, eo magis enascentium passionum motibus obnoxia.

Sed quum iam terris suavem sanctitatis suae fragrantiam diffudisset, caelo inseri pius adolescens properabat. Morbo tentatus, medicorum consilio domui paterna°, tunc Mondonii in oppido, restitutus est. Ingravescente, praeter expectationem, morbo, sacramentis Ecclesiae refectus paucos post dies placidissimo exitu innocentem animam Deo reddidit. Emortualis eius dies, quin immo natalis in caelo, fuit nona Martii mensis anno 1857.

Sanctitatis fama, qua vivens fruebatur, post eius mortem mire increvit. Quapropter Odinaria auctoritate a Cardinali Richelmy sa. me. Archiepiscopo Taurinensi, annis 1908 et 1909 super ea inquisitiones sunt peractae. Die 11 Februarii mensis anno 1914 Pius X fe]. ree. Commissionem Introductionis causae sua manu signavit. Apostolica deinde auctoritate Augustae Taurinorum tum inchoativus, tum continuativus confecti sunt processus. Interim sive de scriptis Servi Dei, sive de cultu numquam praestito edita sunt decreta. Anno 1925 iuridicus processuum tum Ordinarci tum Apostolici valor recognitus est. De virtutibus in tribus Congregationibus, Antepraeparatoria, Praeparatoria et Nova. Praeparatoria, severe, ut est in more, disceptatum est. Tandem die 27 nuper elapsi mensis coram Ssmo D. N. in Generalibus S. H. C. comitiis Rmus Cardinalis Alexander Verde, Causae Ponens seu Relator dubium discutiendum proposuit: An constet de virtutibus theologalibus Ride, Spe, Caritate tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, lustitia, Temperantia, Fortitudine, earumque adnexis in gradu heroico in casu et ad effectum de quo agitur. Rmi Cardinales, Officiales Praelati et Consultores suam quisque edidere sententiam. Beatisscmus Pater intento animo .omnium suffragia excepit, Stima tamen aperire mentem in hanc diem distulit, Dominicam quintam post Pentecosten, in cuius Missae Epistola pientissima Dominici vita veluti describitur. «Omnes unanimes, dicit B. Petrus, compatientes, fraternitatis amatores, misericordes, modesti, humiles:. non reddentes malum pro malo, nec maledictum pro maledicto, sed e contrario benedicentes (1 Petr. 3, 8-9). Perfette huic divinati normae Dominicus se conformavit. Divina itaque Hostia sancte litata, Rmis Cardinalibus Camillo Laurenti, S. R. C. Praefecto et Alexandro Verde, Causae Ponente seu Relatore, nec non R. P. Salvatore Natucci, Fidei Promotore Generali, meque infrascripto Secretario accitis pronunciavit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe, Caritate tum in Deum tum in proximum, nec non de cardinalibus Prudentia, Iustitia, Temperantia, Fortitudine earumque adnexis Venerabilis Servi Dei Dominici Savio in gradu heroico in casu et. ad effectum de quo agitur.

Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Sacrae Rituum Congregationis referri mandavit die 9 lulii a. D. 1933.

C. Card. LAURENTI, S. R. C. Praefectus.

L. + S.

A. Carinci, S. R. C. Secretarius.

2. Id. (Testo italiano).
DECRETO
BEATIFICAZIONE E CANONIZZAZIONE
DEL VÉNERABILE SERVO DI DIO
DOMENICO SAVIO
ADOLESCENTE LAICO
SUL DUBBIO
Se consti delle virtù teologali Fede, Speranza e Carità ´sia verso Dio che verso il prossimo, nonchè delle virtù cardinali Prudenza, Giustizia, Temperanza, Fortezza e loro annesse in grado eroico nel caso e all´effetto di cui si tratta.

Quando si affacciano all´animo nostro gli atteggiamenti particolari delle virtù dell´amabilissimo adolescente Domenico Savio, spontaneamente ci torna alla memoria quel detto inspirato che si legge nel libro della Sapienza (4, 13): Consummatus in brevi, explevit tempora multa. Poichè questo giovinetto, trilustre appena, prevenuto dalla grazia di Dio, pure tra vari pericoli, mostrò tale splendore di innocenza di costumi, di fervente pietà e ardentissima carità verso il prossimo da far scorgere giustamente in lui un singolare esempio di santità nell´età più tenera.

La qual cosa sembra essere avvenuta per disposizione divina, affinchè venisse confermata, come da testimonianza della benevolenza di Dio, quella eccellentissima opera per la cristiana educazione della gioventù fondata e sviluppata con tanto zelo e mirabile successo in questa nostra età dal Beato Giovanni Bosco e dai suoi figli, i Salesiani. Domenico Savio nacque in Riva di Chieri in Piemonte il 2 Aprile 1842 e nello stesso giorno fu rigenerato a Dio col santo Battesimo. Ebbe a genitori Carlo e Brigida Gajato, cristiani esemplari, ma di modestissima fortuna, viventi del lavoro delle loro mani. Il fanciullo, dotato di mitissima indole e di vivace ingegno, fin dalla più tenera età era talmente inclinato alla pietà e all´amore di Dio che, rarissimo esempio per quei tempi, fu ammesso non ancora settenne, sebbene con tutta prudenza, alla santa Comunione. Confortato dal pane celeste l´angelico fanciullo cresceva in età e in grazia, caro ugualmente ai maestri e ai condiscepoli, amato da tutti per la dolcezza ed il suo candore. Ma nella sua Provvidenza, Dio aveva già stabilito che un così eletto fiore di pietà spargesse più largamente il buon odore di Cristo tra i giovanetti che il Beato Giovanni Bosco, con grande spirito di carità, raccoglieva nel così detto Oratorio da lui fondato in Torino, dal quale, come da feconda e viva sorgente, si sparse per tutto l´orbe una così provvidenziale opera per la salvezza spirituale della gioventù.

Quell´insigne educatore accolse benignissimamente, secondo era suo costume, il nostro Domenico, che ingenuamente gli manifestava il suo vivissimo desiderio di farsi santo, comprendendo subito qual prezioso tesoro di virtù Dio gli affidava. In questa nuova palestra di educazione cristiana, dove Domenico Savio entrò nell´Ottobre 1854, rifulsero in lui tutte le virtù di un perfetto alunno, sì da costituire per il nascente Oratorio Salesiano mirabile esempio ed ornamento. Osservantissimo della disciplina ed intento con grande profitto allo studio, splendeva di tale innocenza di costumi che anche coloro, i quali più degli altri trattavano con lui per la consuetudine delle giornaliere vicende, mai ebbero a riscontrare nella sua condotta qualche cosa, anche minima, meritevole di riprensione.

Sembrava che l´angelico giovane spirasse la purezza dell´anima nel volto, nel parlare, nel portamento.

Si interessava del bene del prossimo con tale ardore che appena si può credere in un tenero adolescente. Aiutava i compagni in tutto: consolare gli afflitti, correggere fraternamente gli erranti, indurre con dolcezza i più negligenti ad accostarsi ai Sacramenti, sopportare con pazienza quelli che lo molestavano, riappacificare coloro che si erano bisticciati, era per lui cosa di ogni giorno e sapeva farla con industria così delicata e con tali amorevoli maniere che era facile vedere di quanto zelo fosse infiammato il piissimo fanciullo e con quanto ardore, come manifestò al Beato Don Bosco, anelasse al sacerdozio. E queste eccellentissime virtù le difendeva colla continua mortificazione del corpo e le nutriva con l´orazione. Oltre le altre penitenze con cui affliggeva il suo tenero corpo, spessissimo si privava del companatico, che gli spettava, per regalarlo amorevolmente ai compagni, contentandosi per sè dei pezzetti di pane, di cacio o di altro, che trovasse dimenticato nella mensa o riuscisse a raccogliere in terra, ciò che faceva e per spirito di povertà e per amore di mortificazione. Il fervore dell´animo suo piissimo si indirizzava soprattutto verso il Ss.mo Sacramento della Eucarestia, e verso la Beata Vergine Maria. Anelava al pane degli Angeli e gli fu concesso, derogando alla comune consuetudine di quei tempi, di accostarsi a riceverlo quotidianamente.

Se non ne era richiamato, rimaneva a lungo in orazione avanti al Ss.mo Sacramento, coll´animo così raccolto e con tale aspetto nel viso, che l´avresti detto il discepolo diletto riposante nell´ultima Cena sul petto del Signore. Con soave affetto del cuore amava la dolcissima Madre Maria e ad essa si votò tutto, insieme con alcuni altri piissimi alunni dell´Oratorio Salesiano, l´8 Dicembre 1854, nel quale giorno fu solennemente proclamato dal Sommo Pontefice Pio IX, di santa memoria, il Dogma della Immacolata Concezione della B. V. Maria. Ed infatti sembrò che il purissimo giovine da Lei ottenesse il niveo candore dell´anima ed una certa qual luce di santità. Le quali cose sembrano tutte ancor più mirabili se si consideri che questo candidissimo giglio di santità fiorì, non nel recinto di un chiostro, come in un giardino ben chiuso, ma in mezzo ad una moltitudine svariatissima di giovani, fra i quali, se ve n´erano alcuni per virtù sceltissimi, la maggior parte era tuttavia raccolta tra i ragazzi di strada, rozzi ancora d´animo e di costume: mentre invece il nostro Domenico Savio raggiunse questo apice della perfezione in quegli anni della puerizia, la quale quanto più suol essere debole di morale vigore, tanto più è incline a venir trascinata al male dagli impulsi delle nascenti passioni.

Ma avendo di già diffuso in terra la fragranza soave della sua santità, il pio adolescente affrettava il passo verso il cielo. Caduto malato, per consiglio dei medici fu rimandato ai suoi, che allora vivevano in Mondonio.

Aggravatosi il male, contro l´aspettazione di tutti, confortato dagli ultimi Sacramenti della Chiesa, dopo pochi giorni, con una morte placidissima rese l´innocente anima a Dio. Morì, anzi, nacque al cielo il 9 Marzo 1857.

La fama della sua santità, già grande in vita, crebbe mirabilmente dopo la sua morte. Per il che negli anni 1908-1909 il cardinale Agostino Richelmy, di f. in., Arcivescovo di Torino, colla sua propria autorità, fece eseguire le investigazioni richieste.

L´11 Febbraio 1914 Pio X, di felice memoria, firmò di propria mano la commissione dell´Introduzione della Causa. Indi, d´ordine dell´autorità apostolica, furono compiuti in Torino i processi Incoativo e Continuativo. Nel frattempo furono pubblicati i Decreti sugli scritti del Servo di Dio e sul non cultu. Nel 1920 fu riconosciuta la validità dei Processi Ordinario e Apostolico. Sulle virtù si discusse, colla consueta severità, in tre Congregazioni: Antipreparatoria, Preparatoria e Nuova Preparatoria. Finalmente il 27 dello scorso mese, nella Congregazione generale, tenuta dinanzi alla Santità di N. S. Pio Papa XI, il R.mo Cardinale Alessandro Verde, Ponente, ossia Relatore della Causa, propose a discutere il dubbio: Se consti delle virtù teologali Fede, Speranza e Carità, sia verso Dio sia verso il prossimo, nonchè delle virtù cardinali Prudenza, Giustizia, Temperanza, Fortezza e loro annesse in grado eroico nel caso e all´effetto di cui si tratta.

I RR. Cardinali, Prelati ufficiali e Consultori esposero ciascuno il loro voto. Il Santo Padre ascoltò attentamente il parere di tutti. Rimandò tuttavia la manifestazione del suo giudizio ad oggi, Domenica V dopo Pentecoste, nell´Epistola della cui Messa quasi si descrive la vita piissima di Domenico Savio. Tutti unanimi, dice il B. Pietro, compazienti, amatori della fraternità, misericordiosi, modesti, umili: non rendendo male per male, nè maledizione per maledizione, ma al contrario benedicendo (I Petr., 3, 8-9). Perfettamente Domenico si uniformò a questa norma divina. Perciò, dopo aver celebrato devotamente la S. Messa, chiamati a sè i RR. Cardinali Camillo Laurenti, Prefetto della S. Congregazione dei Riti, ed Alessandro Verde, Ponente ossia Relatore della Causa, nonchè il R. P. Salvatore Natucci, Promotore generale della Fede e me infrascritto Segretario, pronunciò la sentenza che consta delle virtù teologali Fede, Speranza e Carità sia verso Dio, sia verso il prossimo, nonchè delle virtù Cardinali Prudenza, Giustizia, Temperanza, Fortezza e loro annesse, del servo di Dio Domenico Savio, in grado eroico nel caso ed all´effetto di cui si tratta.

E ordinò inoltre di pubblicare questo Decreto e riportarlo negli Atti della S. Congregazione dei Riti in data 9 Luglio dell´anno del Signore 1933.

Card. LAURENTI, Prefetto della S. C. dei Riti.

L. + S.

A. Carinci, Segretario della S. C. dei Riti.

3. Indirizzo al S. Padre del Rev.mo D. Pietro Ricaldone.
Beatissimo Padre,
La Famiglia Salesiana, prostrata ai piedi della Santità Vostra, gode di poter porgere i più fervidi ringraziamenti a Dio e al suo Vicario per la grazia or ora concessale con la promulgazione del Decreto che riconosce avere il giovane Servo di Dio Domenico Savio — alunno del Beato Don Bosco nell´Oratorio di San Francesco di Sales in Torino — praticato le virtù in grado eroico.

Quando si pensa alla perfezione raggiunta in tanto giovane età da Domenico Savio, alla scuola del nostro Beato Padre e Maestro, c´è da sentirsi veramente consolati e confortati nella fatica quotidiana della modesta nostra opera educatrice, vedendo i preziosi effetti che nascono dal metodo educativo santamente iniziato dal Beato Don Bosco e lasciato in eredità ai suoi figli: effetti che risplendono di luce così vivida e piena nella persona di questo giovanetto, che di quel metodo è il frutto più esemplare e la sanzione più solenne.

I mezzi da lui usati per far convergere il lavoro pedagogico allo sviluppo della vita soprannaturale nel fanciullo e nell´adolescente, come deve fare ogni educatore cristiano e com´è sapientemente lumeggiato dalla Santità Vostra nell´Enciclica «Divini Illius », sono dunque atti non solo a produrre sicuramente frutti di ordinaria bontà, ma anche di innalzare le anime giovanili a gradi eccelsi di santità cristiana. È vero che, in questo caso, concorsero sovranamente allo scopo i rari doni celesti largiti a Colui che era chiamato a essere l´Apostolo della gioventù nel secolo XIX; ma non è men vero che egli segnò un cammino e che, rifacendo questo cammino con il suo spirito, si potranno pur sempre raggiungere le stesse mete.

Ma ancora sotto un altro punto di vista noi riscontriamo nel Discepolo giovinetto i fulgidi tratti della fisonomia paterna del Maestro.

La vita del Beato Don Bosco fu vita di unione con Dio, vita di zelo apostolico, vita di totale immolazione. Ora è per noi argomento di edificante commozione il rilevare nel piccolo Domenico un tanto abituale spirito di orazione, un adoprarsi così industrioso per ritrarre dal male o far avanzare nel bene i suoi coetanei, e non essi soltanto, una generosità tanto invitta nel soffrire disturbi e molestie e financo mali trattamenti, pur di promuovere la gloria di Dio, combattendo il peccato e allontanando lo scandalo! Il programma racchiuso nelle parole: Preghiera, Azione, Sacrificio, che la Santità Vostra non si stanca mai di ripetere a quanti del laicato consentono a mettere le loro forze al servizio della Gerarchia Ecclesiastica, come riassume a meraviglia il tenore di una vita sì breve e pur tanto feconda!
Ci stimammo sempre fortunati di aver potuto, fin dalla prima giovinezza, conoscere e apprezzare le virtù e gli esempi di Domenico Savio, anche dalla viva voce di chi gli era stato maestro nella scuola o compagno negli anni della sua permanenza nell´Oratorio: tutti concordemente lo proclamarono modello d´ogni più eletta virtù: ma oggi il nostro gaudio è pieno nel vedere la nostra ammirazione consacrata dall´augusta parola della Santità Vostra.

Permettete, o Beatissimo Padre, che, in una circostanza per noi tanto solenne e cara, mentre a nome di tutti i Salesiani io ho l´onore di umiliare ai piedi della Santità Vostra i più devoti ringraziamenti per il segnalato benefizio, chiegga di poter formulare la promessa che noi ci terremo ognor più stretti a questo glorioso modello di fedeltà nel seguire le orme del nostro Beato Fondatore, con la confortante certezza che, calcando tali orme, noi procederemo sicuramente nelle direzioni tracciate dalla mano del Vicario di Gesù Cristo.

Con questi sentimenti io mi prostro a implorare su tutti i Salesiani, sui loro alunni, cooperatori, ex-allievi e sulla Famiglia delle Figlie di Maria Ausiliatrice l´Apostolica Benedizione.

4. Discorso del Santo Padre Pio XI.
Torna, dilettissimi figli, torna in mezzo a noi — incominciava Sua Santità  e proprio in questo luogo, la grande figura del Beato Don Bosco, quasi accompagnando e presentando, in persona e di sua mano, il suo piccolo, anzi grande alunno, il Venerabile Domenico Savio. E ci pare rivederlo, il grande Servo di Dio, proprio come lo abbiamo veduto, — grande favore, questo, che mettiamo fra tutti quelli di cui la divina Bontà Ci ha elargito — proprio come lo abbiamo veduto, in mezzo ai suoi alunni ed ai suoi cooperatori ancora ».

Ed è veramente mirabile nei disegni di Dio, nei disegni, nelle preparazioni della Divina Provvidenza; è veramente mirabile — continuava l´Augusto Pontefice — questo ritorno del Beato Don Bosco, con questo frutto, tra i primi, fra i più belli, tra i primi il più bello, si può dire, il più squisito dell´opera sua educativa, dell´opera sua apostolica, poichè tutta la sua vita, tutta l´opera sua fu sempre un apostolato. Egli infatti, di spirito dell´apostolato tutta quanta pervase la sua esistenza, già permeata dello spirito che si esprimeva concisamente e completamente in quelle sue parole, in quella che fu la vera sua parola d´ordine, ereditata poi così fedelmente dai suoi figli: Da mihi animas, caetera tolle.

Provvidenziale ritorno del Beato Don Bosco. — Provvidenziale veramente questo ritorno: quando si pensi alle condizioni nelle quali si trova oggi, si può dire in tutto il mondo, la gioventù; quando si pensi a tutti i pericoli ed a tutte le male arti che insidiano la sua purezza; quando si pensi a questo turbino di vita esteriore, a questa eccessiva cura — e lo dicono anche quelli che sono unicamente condotti da considerazioni di umana pedagogia  a questo culto del corpo, delle forze fisiche e materiali, del materiale sviluppo, della materiale, fisica educazione, come dicono, in questa così diffusa, e, si può dire, proprio educazione alla violenza, a nessun rispetto di nessuno e di niente. Quando si pensi dunque a queste condizioni fatte alla gioventù odierna, a questi pericoli che ad ogni piè sospinto le si parano davanti; quando si pensi a questo sciagurato apostolato, (se è lecito applicare tale parola) apostolato del male, tanto attivamente, e con così terribile e malefica industria condotto per mezzo della stampa, della facile stampa appropriata ad Ogni condizione, ad ogni gradazione di età; a questo sfoggio continuo, generale, quasi inevitabile, per quelli che ci vivono in mezzo, a questo sfoggio di cose non solo inedificanti, ma veramente provocanti al male, allorchè si abusa anche delle più belle, delle più geniali trovate della scienza, che dovrebbero servire unicamente all´apostolato del bene, alla. diffusione della verità, della bontà; quando si pensi a tutte queste cose ed al grado che hanno raggiunto proprio ai giorni nostri, allora veramente c´è da ringra- ziare Iddio, da ringraziare la Divina Provvidenza che suscita e mette in atto, in piena luce, questa figura così edificante del buono e santo giovanetto. C´è proprio da essere, in modo speciale, profondamente grati al Signore per questa santità di vita, per questa perfezione di vita cristiana, in un giovanetto che non ha nessuno di quei grandi aiuti che tanto si confanno al compimento delle grandi cose; povero, umile figlio di modesta gente e di modestissima famiglia, non ricca che di ispirazioni cristiane, di vita cristiana, vissuta, sebbene nelle più modeste condizioni, nell´esercizio ordinario, nel compimento degli ordinari doveri di una vita comune; un giovanetto che non passa i suoi anni rinchiuso, come appunto il Decreto accennava, in un orto particolarmente custodito; ma, prima in mezzo al mondo, e poi là dove la Provvidenza lo aveva collocato, e quindi in mezzo ad una gioventù che la grande anima del Beato Don Bosco, adunava e formava, e veniva formando, riformando, santificando, ma dove era tanta miscela di buoni e non sempre buoni esempi, di buoni e non sempre buoni elementi. Era, infatti, il segreto del grande Don Bosco di mettere, talvolta, la mano proprio su elementi non buoni, con meraviglia di coloro che non avevano la sua fede, che non avevano la sua fiducia in Dio e nella bontà fondamentale della creatura di Dio; era il segreto suo di mettere, allargare, allungare la sua mano ovunque, per trarre anche dal male il bene, proprio come fa la mano di Dio.

Ma, per tornare subito al nuovo Venerabile ecco la prima felice constatazione. Alla scuola del Beato Don Bosco, crebbe, al suo esempio soprattutto, in rapida ma breve corsa, questa vita di adolescente che, a 15 anni, doveva chiudersi; questa vita, come fu detto con piena verità, del piccolo, anzi del grande gigante dello spirito: a 15 anni! A quindici anni una vera e propria perfezione di vita cristiana, e con quelle caratteristiche che bisognavano a noi, ai nostri giorni, per poterle presentare alla gioventù dei nostri giorni, perchè è una vita cristiana, una perfezione di vita cristiana sostanzialmente fatta, si può ben dire, per ridurla alle sue linee caratteristiche, di purezza, di pietà, di apostolato; di spirito e di opera di apostolato.

Purezza, pietà, apostolato. — Una purezza veramente liliale, angelica, ispirata alla Santissima Vergine, Madre ispiratrice di ogni purezza; e circondata delle cure le più sollecite: dapprima le cure materne e paterne, poi le cure del grande Servo di Dio e dei-suoi cooperatori; ma dal giovinetto custodita, sempre custodita, quasi si direbbe, con un vero istinto, con una vera continua aspirazione di purità, un bisogno nobilissimo; onde tutto quello che sembrava anche da lontano poter offendere questo candore, svegliava tutte le energie di quella piccola, anzi grande anima, alle più sollecite attenzioni,. alla più fedele custodia. La purezza! Questa prima disposizione, premessa a tutti gli altri doni di Dio, dono delle più alte vocazioni; la purezza, questo amore di Maria, questo amore del Divino suo Figlio, del Divino Redentore; questo profumo al quale il Cuore di Dio si apre come a cosa graditissima; la purezza: quanto bisogno di elevare uno stendardo di questo splendore, di questo candore in mezzo alla gioventù di oggi!
Ma si direbbe proprio che il piccolo, grande Servo di Dio dicesse a sè stesso quelle parole che la Divina Sapienza mette in bocca appunto allo spirito che va in cerca della purezza: « Quando ho veduto e considerato, Dio mio, che senza l´aiuto Vostro io non potrei essere continente e puro, mi sono rivolto a Voi ed a Voi ho domandato questo tesoro ». Per questo la purezza del Ven. Domenico Savio veniva sempre assistita da un grande spirito di pietà; in lui era proprio la pietà alla custodia della purezza; una pietà fatta di preghiera, di devozione alla Santa Vergine, di devozione al Santissimo Sacramento, di ispirazione la più alta, di ispirazione ai più elevati coefficienti della purezza stessa. A questa pietà poi, a questa preghiera dello spirito, un´altra preghiera andava sempre congiunta, quella che ben si può dire la preghiera del corpo, la preghiera propria della carne, la preghiera del corpo, come fu ben definita, ravvivato- dallo spirito, la pratica cioè della penitenza cristiana, che, quasi per istinto, sa e sente le possibili complicità del corpo e della materia, delle offese alla purezza, dei pericoli per la purezza; e corre al riparo, proprio come d´istinto; l´istinto dell´agnello che si difende dal lupo, dalla potenza nemica.

Preghiera e penitenza. — Una vita perciò, quella di Domenico Savio, tutta di preghiera e di penitenza, quella penitenza che se non assurge alle asprezze che la storia della santità conosce, è proprio però penitenza vera: anzi è quella di più utile istruzione a noi tutti e specialmente alla gioventù nostra, perchè è una penitenza a tutti possibile; essa infatti si riduce alla sua migliore sostanza, consiste in un esercizio continuo di vigilanza, di dominio, d´impero dello spirito sulla materia, di comando della parte più nobile sulla parte meno nobile; nell´impero insomma `dell´anima, di chi deve comandare, sopra la parte che deve obbedire a lei; uno spirito di penitenza preziosissimo che, da solo, allontana tanti pericoli, che, da solo, esercita nobilmente, fruttuosamente, le migliori energie dell´anima e dello spirito, che insegna al corpo, insegna alla parte meno nobile quello che anche essa deve fare e il contributo che deve offriré-non a rendere più difficile la virtù, ma a renderne più agevole e meritorio l´esercizio e la pratica.

L´araldo del bene. — E con tutto questo — proseguiva il Santo Padre, spiegando la triplice caratteristica del Venerabile — e come preparazione soprannaturalmente naturale, uno spirito d´apostolato che anima tutta la vita del felicissimo adolescente, tutta la vita di questo piccolo e grande cristiano. Appositamente Sua Santità aveva detto: una preparazione soprannaturalmente naturale, perchè, in fondo e in sostanza, è quella naturale tendenza del bene a diffondersi, a dilatarsi, a comunicare il più largamente possibile i proprii benefici, specialmente là dove ne è più visibile il bisogno, la privazione, tendenza che grandemente si riscontra nel caro giovinetto.

Piccolo, ma grande apostolo, in tutte le occasioni: attentissimo a coglierle, a crearle, facendosi apostolo in tutte le situazioni, dall´insegnamento formale del catechismo e delle pratiche cristiane fino alla partecipazione cordiale ai divertimenti della prima età, allo scopo di portare dappertutto la nota del bene, il richiamo al bene.

Or ecco appunto la vera provvidenza per i nostri giorni. È quello che il Sommo Pontefice viene sempre proclamando e inculcando alla cara gioventù, che, con tanto nobile slancio, risponde, in tutti i Paesi del mondo — ed Egli si compiaceva di rilevarlo con vivissimo senso di gratitudine a Dio ed agli uomini — al Suo appello; questa cara gioventù che in tutte le parti del mondo risponde alla Sua chiamata: di schierarsi in favore, a servigio della Azione Cattolica, che non altro vuol essere, non altro deve essere che proprio la partecipazione del laicato all´apostolato gerarchico.

E appunto per essere tale, per poter entrare .In questa linea, essa deve essere innanzi tutto una formazione più profonda, consapevole, squisita, di vita cristiana, di coscienza cristiana, e soprattutto nella purezza della vita, nello spirito della pietà, nella partecipazione innanzi tutto a questa grande pietà della Chiesa, alla incessante sua preghiera ed unione con Dio. Siffatta corrispondenza — ripeteva Sua Santità — è così vasta, e, nella sua abbondanza, così squisitamente preziosa, che veramente riempie il Suo cuore della più alta riconoscenza, e schiude anche l´animo Suo alle più belle speranze, che non sono unicamente Sue, della Chiesa, della Santa Religione, ma, per felice necessità, sono anche le speranze, le promesse sicure per la famiglia, per la società, per tutta quanta l´umanità.

Lo zelo per le anime. — È vero; il Papa li ha sempre chiamati questi cari giovani, sotto la gloriosa bandiera della preghiera, dell´azione, del sacrificio, perchè è con la preghiera e col sacrificio che si prepara l´azione, è con la preghiera ispirata alla pietà, con il sacrificio prima intimo, sacrificio personale, quel sacrificio che prende le sue radici sempre nello spirito, nella penitenza, nella mortificazione cristiana, è così, è unicamente così che ci si può preparare all´azione feconda dell´apostolato, una azione che non può compiersi con soli accorgimenti umani, per quanto altissimi, per quanto generosi, ma che ha bisogno essenziale dell´aiuto divino, un aiuto divino che non si può ottenere altrimenti. Ma, appunto per ciò torna di nuovo, ben a proposito, la figura del grande Servo di Dio, del Beato Don Bosco, Maestro del piccolo Venerabile Domenico Savio; torna ancora quella grande figura come il Santo Padre stesso l´ha veduta tanto da vicino e non per fuggevole ora, e proprio così, come il suo piccolo discepolo ce l´ha ripresentata nella sua vita, nei caratteri più cospicui della sua breve esistenza: un ardore incessante, divorante di azione apostolica, di azione missionaria, veramente missionaria, anche fra le pareti di un´umile camera; missionaria tra le piccole folle di bambini, di ragazzini, di adolescenti che continuamente lo circondavano; spirito di ardore, di azione; e con questo ardore uno spirito mirabile, veramente, di raccoglimento, di tranquillità, di calma, che non era la sola calma del silenzio, ma quella che accompagnava • sempre un vero spirito di unione con Dio, così da lasciare intravvedere una continua attenzione a qualche cosa che la sua anima vedeva, con la quale il suo cuore si intratteneva: la presenza di Dio, l´unione a Dio. Proprio così. E con tutto ciò uno spirito eroico di mortificazione e di vera e propria penitenza, per la quale, anche nei termini i più solenni, sarebbe bastata quella sua vita continuamente prodigata al bene altrui, sempre dimentica di ogni propria utilità, di ogni anche più scarso riposo; una vita di penitenza, non´ soltanto mortificata, ma di vera penitenza, a forza di essere apostolica.

La vera vita cristiana. — Queste cose l´Augusto Pontefice aveva trovate un poco nelle rimembranze del Suo spirito, e, ben più ancora nelle suggestioni carissime della breve, ma nobilissima vita del Venerabile Servo di Dio Domenico Savio. Queste cose, questi esempi, queste grandi linee rimangono sempre le linee sostanziali, essenziali, anche della vita tracciata a linee le più gigantesche dalla mano di Dio; e questi elementi, in fondo, che cosa sono? Gli elementi della vita cristiana, della vita cristiana vissuta, non come che sia, come purtroppo tanti e tanti si riducono a fare, ma con generosa fedeltà ai principii, ma con delicata cura, e non con negligenza. Ora è proprio un´indegna cosa servire negligentemente un Signore così buono, un Redentore così generoso; la vita cristiana, come lo stesso Santo Padre ebbe a dire or non è molto in presenza di alcuni devoti pellegrinaggi, deve essere vissuta non con una corrispondenza frammentaria, discontinua ai precetti, agli insegnamenti, agli esempi del Divino Redentore, del Divino Maestro e dei Suoi migliori discepoli, come quello che oggi contempliamo ammirando, ma con uno spirito di nobile precisione. Questa è vita cristiana, ed è già gran cosa poterla chiamare così perchè è inestimabile il tesoro che quel nome esprime; ma quanta vita cristiana vi è, oggi, con nessun senso di precisione, senza alcuna cura diligente, generosa, almeno un poco diligente, un poco generosa, corrispondente agli esempi, agli insegnamenti, ai desideri del nostro Divin Maestro...! Quanto bisogno invece di questi esempi proprio di precisione, di vite cristiane diligenti, generose, come il Cuore di Dio, il Cuore del Redentore le vuole. È questo un pensiero tanto più opportuno nel provvidenziale e magnifico consolantissimo svolgersi, al quale assistiamo, di questo Anno Santo della Redenzione, perchè il beneficio che noi celebriamo e ricordiamo con gratitudine, dobbiamo anche con ogni diligenza, dopo diciannove secoli del gran fatto della Redenzione nostra, far in noi fruttificare, in noi appunto alimentando la vera vita cristiana, poichè essa è proprio la vita totale venutaci dalla Redenzione divina; è il grande dono datoci dalle braccia del Figlio di Dio distese sulla Croce.

Il mondo non la conosceva questa vita; conosceva la vita pagana, con tutti i suoi errori ed orrori; appena iniziata, la vita cristiana subito si svolse con una meravigliosa fioritura di celesti bellezze, di celesti preziosità; sin dai primi momenti, da quei fanciulli che il Divino Redentore carezzava e abbracciava Egli stesso, fino ai Tarcisi di tutti i tempi, sino a questo nuovo Venerabile Servo di Dio.

Il tesoro della Redenzione. — Ecco il dono, il grande dono, il completo dono della Redenzione; essa è sempre la stessa cosa portata ai diversi gradi di perfezione ai quali la mano di Dio sa portarla; poiché è proprio la perfezione divina, per quanto irraggiungibile nella sua pienezza, quella che ci viene proposta; e tale perfezione è la vita cristiana, quella che ci si presenta nell´umile fedele, nella più modesta misura anche dell´ultimo fedele, fino alle più alte figure, alle più magnifiche, alle più gigantesche figure della agiografia, della santità di tutti i secoli; è la vita cristiana, grande, immensa ricchezza che noi portiamo dall´istante stesso del dono del santo Battesimo, poichè è in quell´ora benedetta che noi abbiamo cominciato a vivere questa vita, e quale preziosissimo tesoro noi la portiamo dentro le anime nostre, nei nostri corpi. E dunque perciò di continuo immanente in ciascuno e proprio incessante il richiamo: approfittare di questo grande dono e non lasciarlo inerte, negletto, scoperto con le nostre imprecisioni; approfittare, invece, con precisione, di questo tesoro magnifico, di questo tesoro di cui abbiamo una misura adeguata proprio in quel Sangue che, quale prezzo, il Divino Redentore ha pagato; il prezzo appunto del Sangue suo, della Sua Vita, della Sua Croce.

Detto questo, concludeva Sua Santità, Egli voleva innanzi tutto rallegrarsi con la famiglia, anzi con le famiglie del Beato Don Bosco, là così degnamente e largamente rappresentate, così largamente e meritoriamente rappresentate, si può ben dire, in tutte le parti del mondo — anche ieri Egli leggeva di alcuni tentativi, di nuovi conati dell´apostolato salesiano in regioni ancora impervie e non mai penetrate — con queste due famiglie, e con tutti quelli che ne vivono le opere e le aiutano, e con le preghiere e con i soccorsi ancora, Egli voleva felicitarsi. Passava poi ad impartire di tutto cuore la Benedizione Apostolica a(tutti quanti i presenti, a tutti, a ciascuno, a ciascuna, e poi ancora a tutto quello, a tutti quelli, cose e persone, che ciascuno e ciascuna portavano nel proprio pensiero, nel proprio cuore col desiderio che fossero benedetti insieme con loro.

5. Udienza concessa dal Santo Padre Pio XI ai Superiori salesiani il 23 agosto 1933.

  1. INDIRIZZO PRESENTATO AL SANTO PADRE DAL REV.MO D. PIETRO RICALDONE.

Beatissimo Padre,
Sono qui presenti per umiliare a Vostra Santità il loro devoto ossequio, i direttori delle Case Salesiane di tutta Italia coi loro Ispettori e Superiori Maggiori.

Nei giorni passati si sono raccolti qui a Roma nella Casa Salesiana, che prende il nome da Vostra Santità, per attendere ai santi Spirituali Esercizi, per lucrare l´Indulgenza del santo Giubileo e per sentire infine, in fraterni convegni, dai loro Superiori parole salutari di conforto, di consiglio, di luce e guida per l´adempimento della loro missione; parole che ai Superiori venivano suggerite dalle Relazioni dei Visitatori, i quali avevano, in quest´anno, percorso le singole Case, parole che speriamo abbiano a portare frutto di edificazione e di bene.

Certo al compimento di queste sante cose nessun altro luogo poteva presentarsi più atto e più rispondente in questo santo giubilare Centenario della Redenzione; ma anche come Figli del Beato Don Bosco, che così profondamente sentiva e con tanta soddisfazione manifestava il suo figliale e inalterabile attaccamento al Vicario . di Cristo, sentivano essi pure che il loro gaudio non sarebbe stato pieno, nè la loro gioia completa, se non avessero anche potuto avere la grande soddisfazione di vedere la Persona della Santità Vostra per protestarLe la loro viva riconoscenza e tutta la loro filiale devozione.

E ora che il loro voto è compiuto offrono con me alla Santità Vostra il loro fervido ringraziamento implorando l´Apostolica Benedizione, pegno e arra delle benedizioni celesti.

  1. AFFETTUOSE PAROLE DEL SANTO PADRE.

Il solo enunciare: direttori, ispettori, superiori maggiori, rettore maggiore, delle Case, delle opere Salesiane — Egli ha incominciato — di Don Bosco — il caro Beato rimane sempre «Don Bosco » anche se il suo titolo è variato — significa accennare tanti titoli e tutti così belli, distinti, commendevoli da costituire quella udienza una delle più gradite, care ed importanti, perchè basta soltanto ripetere quelle parole per dire proprio quelle opere che il Sommo Pontefice ebbe modo di ben conoscere personalmente e proprio con il Beato Fondatore stesso, autore di tali imprese grandiose, mentre, in questi ultimi anni, anche se non materialmente, ha avuto occasione, per ragioni intuitive, di conoscerle e seguirle ancor più largamente.

Un titolo questo, specialissimo per dare, anzi per rinnovare a quei dilettissimi figli un paterno, affettuoso « benvenuto », espressione ed eco della paterna predilezione ben meritata appunto in tante opere, alle quali essi consacrano le migliori energie, di ogni genere, in ogni direzione di bene, e che essi moltiplicano e fecondano così come le volle il loro Beato Fondatore, vero santo Patriarca.

L´Augusto Pontefice voleva poi congratularsi con quei Suoi figli per il fatto di poterli vedere in un momento così bello della loro vita, tutta e sempre spirituale, volta all´alto, ma ora specialmente dopo i Ss. Esercizi: una vera grande benedizione per le loro anime, cresciute e formate alla scuola delle celesti cose, anzi maestre delle celesti cose. Gli Esercizi sono dunque una vera benedizione che moltiplicherà l´intensità, la grandezza, l´importanza della loro missione, in favore di tante anime, e delle opere per esse esistenti. Si aggiunge poi, a tante grazie, l´altra specialissima benedizione della ricorrenza del Giubileo Straordinario della Redenzione, il ricordo cioè del Sacrificio Divino col quale il Salvatore diede tutto il Suo Sangue e subì la morte per la salvezza delle anime: e i Salesiani hanno per motto quello che il caro Don Bosco sentiva nella meditazione, nella luce della Redenzione: Da mihi animas, le anime! ciascuna delle quali rappresenta, per così dire, una stilla del Sangue del Figlio di Dio!
In modo veramente singolare dunque i Salesiani vorranno « ricordare» la Redenzione, « ringraziare » Iddio per i benefici con essa elargiti, « profittarne » per quella maggiore abbondanza di vita cristiana, per sè e per gli altri, a cui il Santo Padre, lo stesso Redentore Divino, l´autore, il portatore di tale vita, chiama, nella solennissima ricorrenza, tutti i fedeli.

Il Santo Padre passava poi ad impartire la Benedizione apostolica ai presenti, ai loro confratelli, alle loro attività, a tutta la grande famiglia Salesiana, ai cooperatori e collaboratori. a tutto guanto gli intervenuti avevano nel pensiero e nel cuore.

 

8 Dicembre 1933
n.64
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
IL RETTOR MAGGIORE: Circa la prossima Canonizzazione del Beato Don Bosco. - Strenna per il 1934              Pag. 115
Atti e Documenti riguardanti la Canonizzazione
del Beato Don Bosco:..

  1. Decreto col quale vengono approvati i due miracoli proposti per la Canonizzazione del Beato Don Bosco          Pag. 119
  2. Id. (traduzione italiana) . . . ... . . . . . . . . »     122
  3. Indirizzo al S. Padre del Rev.mo Don Pietro Ricaldone . » 125
  4. Discorso del Santo Padre Pio XI ...........  » 125
  5. Decreto, detto, del "Tuto " ........................  » 129
  6. Id. (traduzione italiana)   »............................ 132
  7. Indirizzo al Santo Padre del Rev.mo Preposito Generale della Compagnia di Gesù       » 135

S. Discorso del Santo Padre Pio XI......... » 136

ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.

Figliuoli carissimi in C. J.,
Vi scrivo da Roma e nella festa dell´Immacolata nostra Madre. L´animo è tuttora pervaso dalle soavi emozioni di questi giorni. È in cuore a tutti la convinzione, che, nel corso della nostra vita, non ci sarà dato di assistere ad avvenimenti più lieti e più gloriosi di quello che prossimamente si prepara. La Pasqua del 1934 sarà davvero per la nostra Congregazione Solemnitas Solemnitatum.

Sebbene il gran giorno debba tardare ancora qualche mese a spuntare, tuttavia la sua certezza fa sì che io senta imperioso il bisogno di non indugiare più oltre a condividere con voi la straordinaria letizia.

Belle, indimenticabili giornate furono per noi il 19 novembre e il 3 dicembre. Avete letti i due Decreti. Nel primo la Suprema Autorità Apostolica riconosceva, autenticava e proclamava la voce dei miracoli, attestante da parte di Dio la santità del nostro Beato Padre; con l´altro poi dalla medesima Autorità si apriva definitivamente la via alla solenne Canonizzazione.

Avrete notato come entrambi fossero preceduti, massime il secondo, da profili del Beato, che ne mettevano in chiara luce l´eroismo delle virtù e la grandiosità delle opere. Ma quanto avrei desiderato che poteste tutti trovarvi presenti alla pubblica lettura che se ne diede nella sala del Concistoro davanti a un numero cospicuo di. eminenti personaggi e al cospetto del Papa! Avreste così compresa assai meglio la stragrande importanza del duplice atto. Quando poi l´una e l´altra volta il Santo Padre si degnò prendere la parola per tratteggiare sotto vari aspetti la figura del Beato, allora la elevatezza dei concetti e la sovrana dignità dell´espressione erano animate da un sì cordiale e vivo sentimento, che ci tornava spontanea al pensiero la nota esclamazione evangelica: Ecce quomodo amabat eum!
Il Santo Padre in certe circostanze è solito far rilevare quelle che Egli chiama eleganze divine o eleganti combinazioni della Provvidenza.

 Posso bene anch´io appropriarmi un simile linguaggio a proposito di alcune coincidenze che non oserei dire fortuite. Voi non ignorate come nell´andamento della nostra Congregazione i momenti più decisivi si connettono d´ordinario con la Festa dell´Immacolata. Orbene ecco che al principio di quella novena il Papa fissava la gran data della Canonizzazione,  e alla metà della stessa novena veniva promulgato il Decreto così detto del Tuto, che all´atto della Canonizzazione non solo prelude, ma virtualmente l´assicura.

Non basta. Ricordate voi la Pasqua del 18462 Don Bosco, passato di tribolazione in tribolazione, reietto da ogni parte della città dove aveva tentato d´iniziare la sua opera, rimasto senza un lembo di suolo, del quale potesse liberamente disporre a pro dei suoi giovani, in quella Pasqua la Provvidenza lo metteva in possesso di tanto spazio che fosse sufficiente a piantare le tende e a cominciare con un principio di stabilità la propria missione.

Ravvicinate dunque la Pasqua del 1846 alla Pasqua del 1934, e dite se non sia la Provvidenza che, scelta la massima solennità dei redenti per far nascere una grande opera di redenzione, torna dopo ottantotto anni a scegliere la ricorrenza medesima per coronare, nella persona del suo fedele ministro, il trionfale successo dell´ardua impresa.

Le due Pasque aprono veramente e chiudono un primo ciclo storico dell´Opera salesiana e lo introducono a prendere ormai stabilmente il suo posto negli annali della Chiesa.

Ma con questa pasquale Canonizzazione di Don Bosco un´èra novella si dischiude all´attività de´ suoi figli, e a noi, che abbiamo la fortuna di vivere quest´ora solenne, si affaccia pure una solenne responsabilità.

Avvolgerci nella luce che s´irradia dalla santità del nostro Fondatore e Padre, sarebbe cosa men che vana, se trascurassimo di ammantarci delle virtù che furono sue. Con la pratica costante delle più eroiche virtù tanto bene egli operò in seno alla. Chiesa e alla Società,: solamente colla imitazione delle sue virtù noi saremo oggi i continuatori del suo apostolato e quindi i trasmettitori del genuino suo spirito anche a coloro che domani raccoglieranno la nostra eredità.

Io desidero di aiutarvi in tutti i modi a raggiungere felicemente questo scopo. Al presente, nell´occasione dell´annuale Strenna, v´invito a riflettere come il Beato Don Bosco sembri in questo momento additarci nell´Immacolata non soltanto l´oggetto di una sua tenera devozione e la celeste ispiratrice della multiforme sua attività, ma anche un ideale di vita per tutti i suoi figli.

Mi pare proprio che in questa circostanza Egli chiami e quasi convochi dalle cinque parti del mondo i suoi Salesiani, affinchè stretti intorno alla Vergine senza macchia, levino a Lei unanimi un alto grido d´implorazione, questo grido: Vitam praesta puram.

Rispondendo pertanto a uno degli aneliti più forti e più frequenti del nostro Beato Padre, io penso di inviarvi a titolo di Strenna per il 1934 questa parola d´ordine: Don Bosco ci stimoli a santificarci con la purezza della vita.

A Dio piacendo, spero di mandarvene più tardi un opportuno commento; basti per ora l´avervene data comunicazione.

Riceva ognuno questa Strenna quale paterno consiglio e incitamento del comun Padre nell´anno della sua. Canonizzazione; la vita illibata di lui risplenda più che mai durante quest´anno benedetto nei nostri preti, nei nostri chierici, nei nostri coadiutori, nei nostri allievi ed ex-allievi e crei nei nostri ambienti quell´atmosfera d´innocenza che santifichi noi e quanti a noi stanno vicini.

Mortificazione dei sensi, fuga delle occasioni, spirito di preghiera siano i tre grandi mezzi che, preservandoci da ogni impuro contagio, ci mantengano ognora tutti in perfetta integrità di mente, di cuore e di costume, secondochè si addice a figli non degeneri di sì angelico Padre.

Benedico voi, le vostre Case ed opere, i vostri propositi di vita santa e mi professo
vostro aff.mo in C. J.
Sac. P. RICALDONE.

Roma, festa della Immacolata Concezione, 1933.



ATTI E DOCUMENTI RIGUARDANTI LA CANONIZZAZIONE
DEL BEATO DON BOSCO

1. Decreto col quale vengono riconosciuti i due miracoli proposti per la Canonizzazione del Beato Don Bosco.
DECRETUM
TAURINEN.

CANONIZATIONIS
B. IOANNIS BOSCO CONF.
SACERDOTIS ET FUNDATORIS
PIAE SOC. S. FRANCISCI SALESII
ET INSTITUTI FILIARUM MARIAE AUXILIATRICIS
SUPER DUBIO
An et de quibus miraculis constet, post indultam eidem Beato ab Apostolica Sede-venerationem, in caso et ad ef ectum de quo agitur.

In hodierna sancii Evangelii lectione ea nobis Christi Domini verba recolenda proponuntur, quibus futura Ecclesiae incrementa divinus Conditor praenunciabat: Simile est regnum caelorum grano sinapis, quod... minimuni quidem est omnibus seminibus, quum autem creverit, fit arbor, ita ut volucres caeli veniant et habitent in rcmis eius (MATTI., XIII, 31-32).

Haec equidem humilitatis nota fere semper obsignata videro est eorum operum initia, quae a Deo promanant, eoque magis, quo mirabiliores in posterum divina providentia futuros successus disponit. Haec sponte animum subeunt, si mente consideres unde et quomodo originem duxerit magnificum illud christianae educationis opus, quod, auctore B. Ioanne Bosco, brevi temporis spatio, quaquaversus per orbem diffusum, vigere miramur.

Humilem vidisses, iuvenili adhuc aetate, sacerdotem, demisso habitu, hilari vultu, in deserto fere prato, ad Taurinensis urbis fines, derelictos urbanae plebis adolescentulos, a se amanter conquisitos, ludis exercere, iocis recreare, ac deinde in paupere quodam quasi tugurio adunatos suavi adloquio divina edocere, acque ad pietatem mirabiliter attrahere.

In eam tune temporis suburbanam, dictam Valdocco, plagam, ex aliis antea locis eiectus variisque persecutionibus iam exagitatus, ad grandia de eo disponente Deo, inops et a multis despectus confugerat, quasi peregrinus cum suis dilectis adolescentibus tetto carens.

Sed aestuabat ille divina caritatis fiamma, acque immensae molis opus, quod, Spiritu Sancto affiante, animo volvebat, in actum mirabiliter deducturus erat. Sane quae postea promanaverint ex eius opera beneficia, qualive auctu increverit utraque ab eo condita religiosa familia, comperta res est, sed quibus quantisque tanti viri laboribus, qua animi contentione, qua in-vieta inter omnigenas difficultates patientia, vix mente concipias, vix verbo efferas.

In oppido Castrinovi Hastensis die 16 Angusti anno 1815 humili genere ortus, supremum diem Augustae Taurinorum die 31 Ianuarii mensis anno 1888 oppetiit.

In eo asperrimo temporis tractu, tot populorum motibus agitato, tot rerum novarum cupiditatibus gliscente, tot in Ecclesiam Dei commotis persecutionibus, B. Ioannes Bosco, inter ceteros suscitatos sanctissimos viros, vere surrexit ut gigas ad currendam viam.

Sanetitatis fama celebrem, miraculis a Deo post mortem illustratum Ssmus D. N. Pius Papa XI Beatorum caelitum fastis die secunda Iunii mensis anno 1929 adscripsit. Resumpta in seguenti anno ad Canonizationem causa, super duabus miris sanationibus Apostolici processus tum Arimini tum Oeniponte adornati sunt, quorum iuridica vis per Sacrae Huius Congregationis decretum Aprili mense elapso anno comprobata est. De his sanationibus in Antepraeparatorio Coetu coram Rmo Cardinali Verde, Causae Ponente seu Relatore die 26 Iulii mensis anno 1932 disceptatum est. Verum cum miraculum, quod Oenipoten ferebatur evenisse, fuisset sepositum, Bergomi super alla sanatione Apostolicus processus fuit constructus, cuius validitas decreto diei 1 Februarii anni huius fuit recognita, et cuius relevantia in Antepraeparatoria Congregatione coram eodem Rmo Cardinali Ponente examini fuit subiecta. Quum nonnulla magis perspicue super priori sanatione declaranda essent, supplevitus processus Arimini habitus est, et priori adiectus.

Prior sanatio Arimini contigit.

Anna Maccolini, ab Octobri mense anno 1930 influentiali bronco-pulmonite fuit affetta, quae usque ad Februarium mensem sequentis anni perduravit. Circa medium Decembrem eodem anno 1930 morbo huic phlebites in sinistro crure et coxa accessit, qui morbus adeo in integrum artum invaserat, ut is duplo maior appareret, sublato motu. Porro phlebites vel in iuvenibus est gravis, in senibus autem multo gravior ob gangrenae discrimen ex arteriosclerosi. Unde duo curantes medici, qui in edicenda diagnosi concordabant, perpensa infirmae septuaginta quatuor annorum aetate et praesertim influentiali affectione, prognosim fere certo infaustam quod ad ipsam vitam infirmae edidere: impossibilem autem esse phlebitis sanationem in instanti omnes rei medicae magistri docent. Iamvero Anna notte quadam sub eiusdem anni finem, invocato B. Ioanne Bosco per triduanas preces et per particulae ex eius reliquiis arcui appositionem, in instanti et perfette a phlebite sanata est, artu non amplius dolente nec turgido, liber factus est motus, libera flexio. Perfectam esse sanationem, praeter curantes medicos, periti physici, qui Annam post decem,a sanatione menses, et nuper sex abhinc mensibus inspexerunt, testantur.

Tres periti ab H. S. C. adlecti unanimiter cum curantibus in diagnosim, prognosim et in miraculum agnoscendum conveniunt.

Nec minori evidentia miraculum alterum renidet. Catharina Pilenga nata Lanfranchi, arthritica diathesi afficiebatur. Arthrites genua praecipue et pedes attigerat cum organicis laesionibus, et quidem sub gravissima forma, ad functionem quod attinet, non autem ad vitam. Incassum curationibus omnibus cedentibus, quas ab anno 1903 adhibuerat, Lapurdum bis accessit, sed cum ne secunda quidem vice, Maio mense ineuntis anni 1931 sanationem a B. Virgine obtinuisset, antequam Lapurdo profisceretur, Eamdem sic est deprecata. « Quoniam hic, Lapurdi, sanata non sum, da saltem ob reigionem, qua erga B. Ioannem Bosco teneor, ipse meam sanationem Taurini valeat obtinere ». Evidens est tum Beati invocatio tum in generalem B. Mariae Virginis mediationem fiducia. E Gallia redux, dum in iisdem versabatur conditionibus, die 6 Maii ad taurinensem B. Mariae Virginis Christianorum Auxiliatricis Basilicam accedit: a sorore et ab auriga adiuta de curru descendit, in templum ingreditur, et contra urnam, B. loannis corpus continentem, sedei et orat. Paulo autem post per viginti circiter horae momenta genuflexa manet. Surgit, ad altare Beatae Virginis accedit, iterum genua fiectit. Tunc, veluti in se reversa, sanatam se agnoscit; nullo adiuvante libere exinde, omnibus stupentibus qui eam gradiendi impotentem noverant, ambulat, currus et scalar ascendit et inde descendit non amplius impedita. Sanatio usque adhuc perseverat, ut tres periti physici testantur. Miraculum curantes medici, tester omnes et Periti ab H. S. C. ex officio deputati conclamant.

De his itaque sanationibus secunda vice, in Praeparatoria Congregatione coram Rmis Cardinalibus disceptatum est die 25 elapsi mensis Iulii: demum die 14 mensis huius in Generali coram Ssmo D. N. Pio Papa XI, in qua Rmus Cardinalis Alexander Verde, Causae Ponens seu Relator, dubium proposuit: An et de quibus miraculis constet, post eidem Beato ab Apostolica Sede venerationem, in caso et ad eff ectum de quo agitur, Rmi Cardinales, Officiales Praelati et PP. Consultores suum quisque pandidere suffragium. Beatissimus vero Pater, intento animo iis exceptis, aliquantis percunctandum duxit, a Deo lumen imploraturus.

Diem autem hanc 19 Novembris mensis anno 1933, Dominicam XXIV post Pentecosten selegit, ut suam panderet sententiam. Quapropter Rmos Cardinales Camillum Laurenti, S. R. C. Praefectum, et Alexandrum Verde, Causae Relatorem, nec non R. P. Salvatorem Natucci, Fidei Generalem Promotorem meque infrascriptum Secretarium arcessiri mandavit, iisque adstantibus, Pronunciava: Constare de duobus miraculis, Beato Ioanne Bosco inter- cedente, a Deo patratis: nempe: De instantanea per f ectaque sanatione cum Annae Maccolini a gravi phlebite in artu sinistro; tum Catharinae Pilenga natae Lanfranchi a gravi morbo arthritico chronico in genibus et pedibus.

Hoc autem decretum promulgari et in acta S. R. C. referri mandavit.

Die 19 Novembris anno Domini 1933.

C. Card. LAURENTI, S. R. C. Praefectus.

L. + S.

A. CARINCI, Secretarius.

2. Id. (Traduzione italiana).

DECRETO
DI CANONIZZAZIONE
DEL BEATO
GIOVANNI BOSCO CONF.
SACERDOTE E FONDATORE
DELLA PIA SOCIETÀ DI S. FRANCESCO DI SALES
E DELL´ISTITUTO DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
SUL DUBBIO
Se e di quali miracoli consti, dopo che la Santa Sede concesse il pubblico culto al medesimo Beato, nel caso e all´effetto di cui si tratta.

Nell´odierna lezione del santo Vangelo si propongono alla nostra considerazione quelle parole di Nostro Signor Gesù Cristo con le quali il Divino Fondatore preannunciava il futuro sviluppo della Chiesa: Il regno dei cieli è simile al grano di senapa il quale, pur essendo il più piccolo fra tutti i semi, quando sia cresciuto, diventa come un albero così che gli uccelli dell´aria vengono a porre il nido fra i suoi rami (MATT., XIII, 31-32).

Di questa nota di umiltà si vedono quasi sempre segnate le origini delle opere che vengono da Dio e tanto più quanto per l´avvenire la Divina Provvidenza dispone che abbiano più mirabile sviluppo. Spontaneamente ci sorge in mente questo pensiero nel considerare donde e come ebbe origine quell´opera magnifica di cristiana educazione creata dal Beato Giovanni Bosco che in breve spazio di tempo vediamo prosperare diffusa per ogni parte del mondo.

Avresti veduto un tempo, un umile sacerdote, in ancor giovane età, dall´abito dimesso, col volto sorridente, in un prato quasi deserto, agli estremi della città di Torino, raccogliere con amorosa cura i giovanetti abbandonati del basso popolo, esercitarli nei giuochi, divertirli, e poi, radunatili sotto una povera tettoia, insegnare loro con amabili e soavi parole il catechismo, ed attrarli mirabilmente alla pietà.

Laggiù, in quella plaga allora suburbana chiamata Valdocco, scacciato già da altri luoghi, e perseguitato in più maniere, povero e disprezzato da molti, ma guidato da Dio che grandi disegni aveva su di lui, s´era egli rifugiato come pellegrino con i suoi amatissimi giovani senza tetto. Ma bruciava, egli, del fuoco della carità divina mentre si disponeva a porre meravigliosamente in atto quell´opera di immensa mole, il cui disegno, sotto l´ispirazione di Dio, rivolgeva di continuo nella mente. In vero, quanti benefici siano poscia sgorgati dall´opera sua, e con quale vigore si siano sviluppate le due famiglie religiose da lui fondate, ora è ben chiaro a tutti, ma è ben difficile pensare, ben difficile esprimere a parole quali e quante fatiche siano costate all´uomo insigne, che con saldo animo ed invitta pazienza per esse affrontò e superò difficoltà di ogni genere.

Nato in Castelnuovo di Asti da umile famiglia il 16 Agosto 1815, morì in Torino il 31 Gennaio 1888.

In tempi difficilissimi, tra tante agitazioni di popoli, frementi di nuove cupidigie, in mezzo a tante persecuzioni mosse contro la Chiesa, il Beato Giovanni Bosco, tra gli altri santi uomini suscitati da Dio, sorse davvero come gigante a percorrere la sua via. Già celebre per fama di santità, illustrato da Dio per miracoli operati dopo la morte, il nostro santo Padre Pio XI lo ascrisse tra i Beati il 2 Giugno 1929. Ripresa nell´anno successivo la causa di canonizzazione, furono fatti in Rimini e ad Innsbruck i processi Apostolici sopra due guarigioni miracolose attribuite al Beato, processi approvati con decreto di questa Sacra Congregazione nell´Aprile dell´anno scorso. Queste. due guarigioni furono discusse nella Congregazione antipreparatoria tenuta alla presenza del Reverendissimo Cardinale Verde, Ponente ossia Relatore della Causa, il 26 Luglio 1932. Però, essendo stato messo da parte il miracolo che si diceva avvenuto in Innsbruck, si fece un altro processo Apostolico in Bergamo, convalidato con decreto del lo Febbraio dell´anno corrente, ed i cui risultati furono discussi nella Congregazione antipreparatoria tenuta alla presenza dello stesso Reverendissimo Cardinale Ponente.

Facendo d´uopo ancora alcune più precise spiegazioni sulla prima guarigione, fu fatto in Rimini un processo suppletivo ed aggiunto al primo.

La prima guarigione avvenne in Rimini.

Anna Maccolini fu colpita nell´Ottobre 1930 da bronco-polmonite influenzale che le durò sino al Febbraio dell´anno seguente. Verso la metà di Dicembre del 1930 si aggiunse una flebite alla gamba ed alla coscia sinistra, e l´intero arto ne fu talmente invaso, che, impedito ogni moto, si gonfiò al doppio del naturale. Da notare che se la flebite è malattia grave nei giovani, molto più grave è nei vecchi per il pericolo della cancrena da arteriosclerosi. Per lo che i due medici curanti, concordi nella diagnosi, tenuto conto della grave età di 74 anni, e più ancora della infezione influenzale, emisero prognosi probabilmente infausta per la stessa vita dell´inferma. Che poi la guarigione istantanea della flebite sia impossibile, lo insegnano tutti i medici. Ora, la sunnominata Anna, una notte sul finire dello stesso anno, dopo un triduo al Beato Don Bosco, avendo applicato all´arto malato una reliquia del Beato, instantaneamente e perfettamente si trovò guarita dalla flebite, essendo scomparso ogni dolore e gonfiezza, tornandone liberi il movimento e la flessione. Che la guarigione sia stata perfetta, oltre i medici curanti lo attestano anche i periti che visitarono la suddetta Anna dieci mesi dopo la guarigione ed ultimamente or sono sei mesi. I tre periti nominati da questa Sacra Congregazione unanimemente con i dottori curanti convengono nella diagnosi, nella prognosi e nel riconoscere il miracolo.

Con pari evidenza risulta il secondo miracolo.

Caterina Pilenga, nata Lanfranchi, soffriva di diatesi artritica. L´artrite aveva colpite specialmente le ginocchia ed i piedi con lesioni organiche, e in forma gravissima per quanto riguarda le funzioni degli arti, non però la vita. Riuscite vane tutte le cure tentate ad incominciare dal 1903, per due volte si recò a Lourdes, ma non avendo ottenuto la grazia nemmeno la seconda volta, che fu nel Maggio 1931, prima di partire da Lourdes, pregò la Beata Vergine nella seguente forma: «Poichè non ho ottenuto la guarigione a Lourdes, concedimi almeno, per la divozione che ho verso il Beato Don Bosco, che mi ottenga lui la guarigione ín Torino ». È così evidente l´invocazione al Beato Don Bosco, e la fiducia nella universale mediazione di Maria Santissima.

Tornando dalla Francia e trovandosi essa nelle stesse critiche condizioni, il 6 Maggio si recò alla Basilica di S. Maria Ausiliatrice in Torino: con l´aiuto della sorella e del vetturino discese dalla carrozza, entrò nel tempio e sedette pregando avanti all´urna contenente il corpo del Beato Giovanni Bosco.

Poco dopo per circa venti minuti si pone in ginocchio. Poi sorge, va all´altare della Madonna, nuovamente s´inginocchia. Allora, come tornando in se stessa, si accorge d´essere guarita: senza alcun aiuto liberamente d´allora in poi tra lo stupore di tutti coloro che la conoscevano impotente a muoversi, cammina, sale in carrozza e per le scale e ne discende senza più alcun impedimento. La guarigione continua sino al presente come attestano i tre periti. I medici curanti ed i periti designati da questa Sacra Congregazione acclamano al miracolo.

Di queste miracolose guarigioni si discusse per la seconda volta, nella Congregazione preparatoria avanti i Reverendissimi Cardinali il 25 Luglio scorso; e finalmente il 14 del mese corrente nella Congregazione Generale tenuta alla presenza del Santo Padre Pio XI, nella quale il Reverendissimo Cardinale Alessandro Verde, Ponente ossia Relatore della Causa, propose il dubbio: Se e di quali miracoli, dopo che la Sconta Sede concesse il pubblico culto al Beato Giovanni Bosco, consti nel caso ed all´effetto di cui si tratta.

I Reverendissimi Cardinali, i Prelati Ufficiali ed i Padri consultori esposero ciascuno il suo parere. Il Santo Padre, però, stimò bene soprassedere alquanto per implorare da Dio la opportuna luce. Scelse poi quest´oggi, 19 Novembre, ventiquattresima domenica dopo Pentecoste, per manifestare il suo giudizio.

Per lo che comandò che fossero convocati i Reverendissimi Cardinali Camillo Laurenti, Prefetto della Sacra Congregazione dei Riti, ed Alessandro Verde, Relatore della Causa, nonchè il Rev. Padre Salvatore Natucci, Promotore generale della Fede, e me infrascritto, Segretario, ed alla loro presenza dichiarò: Constare dei due miracoli operati da Dio ad intercessione del Beato Giovanni Bosco, e cioè della istantanea e perfetta guarigione sì di Anna Maccolini, da grave flebite all´arto sinistro, che di Caterina Pilenga nata Lan- franchi, da grave morbo artritico cronico alle ginocchia ed ai piedi.

Comandò poi che questo Decreto fosse promulgato, e riportato negli atti della Sacra Congregazione dei Riti.

C. Card. LAURENTI, Prefetto della S. C. dei Riti.

L. + S.

A. CARINO, Segretario della S. C. dei Riti.

3. Indirizzo al S. Padre del Rev.mo Don Pietro Ricaldone.
Beatissimo Padre!
La lettura fatta or ora del Decreto che approva i due miracoli presentati per la Causa di Canonizzazione del nostro Fondatore, il Beato D. Bosco, ci riempie l´animo di gratitudine e di consolazione. Di gratitudine verso la Santità Vostra che, col suggello dell´Autorità Apostolica, mentre accelera il ritmo della Causa, ci assicura un´altra volta del Divino intervento nella glorificazione del nostro Beato Padre; di consolazione per noi, che, nel nostro cuore di Figli, già pregustiamo l´esultanza del gran giorno nel quale la Chiesa intera, per il Magistero del Vicario di Gesù Cristo, glorificherà il Padre nostro, circonfuso dell´Aureola dei Santi.

Oggi pertanto, rendendo grazie a Dio e alla Santità Vostra di sì segnalato benefizio, io sento nella mia voce vibrare il palpito della duplice Famiglia di Don Bosco (ci sia permesso di chiamarlo ancora una volta con questa denominazione in cui si assommano per noi i ricordi di tante e tante care cose), di quella duplice Famiglia che da Lui ripete l´origine, lo spirito e la fiducia nell´avvenire; origine che costò all´amato Padre diuturni, inenarrabili sacrifizi; spirito che con rinnovati propositi ci prefiggiamo di serbare integro e fervente; fiducia che per tante ragioni di ordine superiore ci si accresce di giorno in giorno, stimolandoci sempre più a lavorare con lena indefessa alla gloria di Dio e al bene delle anime nel campo assegnatoci dal Padrone Evangelico.

Anche il crescente affluire di numerosi operai a ristorare e a ingrossare le file delle spirituali Famiglie del Beato Don Bosco sicuramente ci affida che il suo grande ideale, la cristiana educazione della gioventù secondo gli insegnamenti della Chiesa e le direttive del suo Capo visibile sarà ognora in progrediente attuazione.

E per tal guisa il nostro Beato Padre ci ottenga di raccogliere sempre più copiosi i frutti della Redenzione, il cui diciannovesimo Centenario la Santità Vostra ha reso così solenne in tutto il mondo con questo straordinario Giubileo.

Ecco i sentimenti con i quali l´umile Successore del Beato Don Bosco si prostra stamane ai piedi della Santità Vostra per tributarLe l´omaggio della comune riconoscenza e per implorare sui Salesiani e sulle Figlie di Maria Ausiliatrice, sui loro allievi ed ,ex-allievi e sulla grande Famiglia dei Cooperatori, la grazia dell´Apostolica Benedizione.

4. Discorso del Santo Padre Pio XI.
Ecco la terza volta — incominciava il Santo Padre, rivolto a quei diletissimi figli e figlie — che Don Bosco — e diceva s Don Bosco » per ricordare dolci memorie — ci invita, ci mette anzi nella felice necessità di parlare di Lui, quasi a ricordo, e si direbbe anche a lui caro, dell´ormai lontano incontro personale e di quel poco di momentanea ma non sfuggevole consuetudine che la divina Bontà aveva concesso a Sua Santità di avere con il Beato.

Che cosa dire ed aggiungere, dopo quello che era stato già detto, dopo quello che anche il Decreto e le parole,, che ad esso avevano fatto seguito, avevano ricordato intorno al Servo di Dio? Che cosa aggiungere dopo quello che tante biografie, vite, e pubblicazioni su Don Bosco, in proporzioni massime e minime, hanno detto di Lui a quelli che avevano voluto saperne e a quelli anche che non volevano, imponendosi anche ai più disattenti per le meraviglie che narrano del Beato?
Eppure il Santo Padre sentiva la dolce tentazione di dare almeno un rapido sguardo sintetico a tutto quello che era già stato veduto, udito e detto. È infatti una magnifica sintesi quella che si profila — in merito alla vita ed all´attività del Beato — in orizzonte vastissimo.

DILEZIONE PER I PICCOLI E I POVERI.

Anzitutto una sintesi personale: si può e si deve ben dire che questa magnifica creatura di Dio nell´ordine naturale è creatura eletta altresì nell´ordine soprannaturale — giacchè lo stesso Dio è il Creatore del mondo naturale e dell´universo che è sopra la natura; — si può dire di questa magnifica figura soffusa di molteplici splendori, fatta di molteplici valori, di questa bontà generosa, di questo grande ingegno, di questa intelligenza luminosa, vivida, perspicace, vigorosa che, anche se si fosse limitata al cammino degli studi e della scienza, certo avrebbe lasciato qualche profonda traccia, come qualche traccia in questo stesso campo ha pur lasciato.

Un´altra sintesi può essere la seguente: quest´uomo che non ha avuto tempo se non per l´attività e l´azione, il lavoro costante e incessante in mezzo a piccoli fanciulli, a giovani, a vecchi, ha saputo scrivere moltissimo: sono circa un centinaio, infatti, le sue pubblicazioni, i suoi scritti dati alle stampe alcuni dei quali, già ancor lui vivente, hanno avuto un numero favoloso di edizioni e taluno ha raggiunto anche il milione di copie.

E inoltre, accanto a questa intelligenza così superiore e sorprendente, un cuore d´oro, virilmente paterno e, nel contempo — lo sanno tutti quelli che lo hanno avvicinato — un cuore che ha conosciute tutte le tenerezze del cuore materno, specialmente per i piccoli, per i poveri tra i piccoli, per i più poveri, e i più piccoli tra i poveri e i piccoli. E insieme a questo cuore una volontà gigante, indomita, e indomabile; come non fu domata da tanta quantità di opere e di straordinario lavoro!
UN ESERCITO PRODIGIOSO.

In servigio poi di tale intelligenza e di tale volontà un fisico, un corpo che, un po´ per felice temperamento e per le presto conosciute durezze della povertà, ma più ancora per forte volontà e disciplina, per vera e propria volontaria penitenza, mostrò una resistenza al lavoro veramente mirabile e non c´è da esitare a dirla miracolosa. Basterebbe ricordare sommariamente l´attività del Beato e vedere come Egli facesse bene ogni cosa: se si mette a scrivere — e il Santo Padre ricordava di averlo visto applicato a questa speciale attività — sembra che non debba fare altro: sono pagine e pagine, opuscoli, innumerevoli lettere: altrettanti benefici spirituali. Si sarebbe detto iloti. avere Egli altra occupazione ed altro tempo se non per parlare, ascoltare
tutti, per rispondere a tutti; e si sarebbe detto ancor più che Egli avesse molto tempo disponibile poichè spesso Egli riteneva come un dovere quello di familiarmente discendere tra i fanciulli per contentare specialmente i più disgraziati fra quei piccoli e per mettersi" a novellare e a giuocare con essi come se nella sua vita nessun altro compito od occupazione richiedesse la sua preziosa presenza; come se non avesse a fare tutto quello che così mirabilmente ha compiuto. È una meraviglia perciò pensare come Egli abbia potuto trovare tanto tempo e come e quando si concedesse quel minimo di riposo e di quiete, anche per lui, come per tutti, di assoluta necessità.

Ma — continuava l´Augusto Pontefice — questa sintesi o meglio questo insieme di sintesi personale, già così grande e magnifico, quasi scompare, per ricomparire poi come causa  davanti ai propri effetti, al confronto della, sintesi oggettiva dell´opera del Beato, specialmente se contemplata a tanti anni di distanza: dai pascoli dei « Becchi », dai primi umili inizi di Santa Filomena a Valdocco, alle grandiose fioriture di oggi. Dando uno sguardo complessivo generale, i figli e le figlie del Beato, i Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice si contano sui 19 mila: un esercito; e, si direbbe, tutto in una linea, in prima linea, tutto applicato ad un grande e produttivo lavoro, giacchè l´insegna del Beato e quella che è poi l´insegna della sua religiosa eredità. è il lavoro, e non appare bene nelle file dei Salesiani o delle Suore di Maria Ausiliatrice chi non è un lavoratore, quella che non è lavoratrice: il lavoro è il distintivo, la tessera di questo provvidenziale esercito. Ed altri dati lo provano: 1400 le Case, 80 le Provincie o, come i Salesiani dicono, le Ispettorie; migliaia e migliaia sono le chiese, le Cappelle, gli ospizi, i collegi, anzi è difficile elencarli tutti: parecchie centinaia di migliaia sono gli allievi presenti; a milioni bisogna valutare gli ex-allievi; un altro milione e più i componenti la terza grande famiglia: quella dei Cooperatori, questa longa manus, come D. Bosco la chiamava, e il Papa l´aveva proprio udito definirla così, quando, con umile compiacenza proprio di chi vuol dare importanza ad altri, il Beato diceva che, grazie appunto a tanti cooperatori, Don Bosco ha le mani abbastanza lunghe che possono arrivare a tutto. È difficile del resto, nonostante queste cifre, misurare anche in riassunti approssimativi, il bene che D. Bosco ha fatto e che vien facendo: sarebbe sufficiente il semplice accenno alle sedici missioni, vere e proprie missioni, alle quali si aggiunge ,più che il doppio di missioni sussidiarie ove i figli e le figlie di D. Bosco, lavorano assiduamente per la conversione degli infedeli,
" DA MIHI ANIMAS... ".

Un bene immenso, straordinario: basterebbe soltanto pensare a quel fervore di educazione, così molteplice — civile, professionale, commerciale, agricola — ma pur sempre una, sempre la stessa, quando si rifletta che essa è educazione cristiana, totalmente, profondamente, squisitamente cristiana.

Ecco, pur in un lontano e tenue scorcio, la più bella sintesi che ci evoca dinanzi allo spirito l´opera, grande si può ben dire come il -mondo, e la figura del Beato D. Bosco, rediviva e reduce in questi felici momenti.

Vien proprio fatto di domandarsi quale il segreto di tutto questo miracolo di lavoro, di straordinaria espansione, di conato immenso e di grandioso successo. E proprio il Beato ce l´ha data, 14 spiegazione, la chiave vera di tutto questo magnifico mistero: ce l´ha data in quella sua perenne aspirazione, anzi continua preghiera a Dio — poichè incessante fu la sua orazione, la sua intima continua conversazione con Dio e raramente si è come in lui avverato la massima: qui laborat, orat, giacchè Egli identificava appunto il lavoro con la preghiera — ce l´ha data in quella sua costante invocazione: da mihi animas, edera tolle: le anime, sempre, la ricerca delle anime, l´amore delle anime.

Come viene opportuno questo richiamo, questa preghiera personale de] Beato Servo di Dio nello svolgersi così bello, santo, edificante, fruttuoso, di questo Anno Santo della Redenzione: il Beato D. Bosco infatti aveva proprio studiato e meditato, bene meditato, costantemente, il mistero e l´opera della Redenzione per poter eseguire tutta la sua stupenda fatica. Si deve anzi dire che proprio ciò unicamente la spiega: egli ebbe da Dio il mandato specifico, la missione particolare di continuare l´opera della Redenzione, di diffonderne e applicarne sempre più largamente, sempre più copiosamente alle anime i frutti preziosissimi. Così risulta bene la grandezza della sua attività sia quando si pensa alle anime da Lui chiamate alla Redenzione durante la sua vita, sia quando si pensa a quelle chiamatevi dalla longa manus dei suoi figli e dei suoi cooperatori: o portando per la prima volta a tanti vere e proprie resurrezioni spirituali, o riportando le anime smarrite o dimenticate sulla via della salute; in tutto e per tutto e sempre la propagazione della Redenzione.

GLI INSEGNAMENTI DELLA CROCE.

Il Beato aveva dunque meditato profondamente il mistero della Redenzione. Ecco un richiamo oggi più che mai opportuno, giacchè esso è proprio quanto il Sommo Pontefice, per questo Anno Santo, ha ardentemente desiderato e sperato: che il pensiero di tutte le anime redente, di tutta l´umanità salvata, tornasse con memore ricordo, con riconoscente attenzione alla grandiosa opera di cui si raccolgono i benefici inestimabili, alla Redenzione e al Suo Autore, il Redentore.

Da mihi animas, cetera tolle; e il Redentore che cosa ci dice? che cosa dice a quelle anime che volenterosamente si mettono su questa via? La prima parola che scende da quella Croce ove appunto si consuma la Redenzione nel Sangue e nella Morte del Figlio di Dio è quella stessa che da Gesù fu detta quasi a prefazione di questa Sua opera divina: quid prodest homini si mundum universum lucretur, animae vero suae detrimentum patiaturf: che cosa giova conquistare tutto il mondo se l´anima dovesse soffrire detrimento? E ciò era già dire l´inestimabile valore trascendente delle anime, l´incomparabile valore delle anime. Ora questa stessa parola, questa stessa divina lezione ci dà dalla Croce il Redentore come testamento di Lui morente, scritto con il Suo. Sangue divino: ecco, Egli dice in quell´ora suprema, il valore delle anime tutte; di ciascuna perciò delle nostre anime. Per essa Egli non ha creduto di troppo dare dando tutto il Suo Sangue e la Sua vita, non ha creduto di troppo alto prezzo sborsare, elargendo tale prezzo di valore divinamente infinito. Sua Santità null´altro voleva aggiungere se non l´invito a rimanere con questa grande parola, con questo grande amore delle anime che alla parola e all´amore del divin Redentore tanto avvicinò il Suo fedele, valoroso, efficace operaio, il Beato D. Bosco, uno strumento così valido della Redenzione per tante anime.

E con questo stesso pensiero l´Augusto Pontefice passava a benedire i presenti secondo le intenzioni da essi formulate: tutti i figli e le figlie della famiglia Salesiana e di Maria Ausiliatrice; tutti gli altri che con la loro opera concorrono alla loro meravigliosa attività; tutti quelli e quello che in quel momento i convenuti avevano nel pensiero e nel cuore e desideravano veder benedetti insieme alle loro persone.

5. Decreto, detto, del " Tuto ".
DECRETUM
TAURINEN.

CANONIZATIONIS
B. IOANNIS BOSCO CONF.
SACERDOTIS ET FUNDATORIS
PIAE SOC. S. FRANCISCI SALESII
ET INSTITUTI FILIARUM MARIAE AÙXILIATRICIS
SUPER DUBIO
An, stante approbatione daorum miraculorum posi indultomi ab Apostolica Sede eidem Beato venerationem, Tuto procedi possit ad sollemnem ipsius Canonizationem.

Quum decimonono saeculo decurrente amarissimi maturescerent quaquaversus eorum germinum fructus, quae large anteacta aetas in perniciem Christianae societatis severat, tunc maxime in Italia multis agitata est Ecclesia procellis, quas in eam asperrima tempora atque hominum malitia concitaverant. At simul miserentis Dei consilio factum est, ut iis validis Ecclesia Lune etiam fulciretur auxiliis, quae extremam propulsarent ruinam, nostroque populo incolumen servarent eam sinceram Christi fidem, quam pretiosissimam prae omnibus haereditatem ab Apostolis acceperat. Sane, ea difficili aetate praeterlabente, spectatissimos sanctitate viros inter nos exurgere vidimus, quorum praeclara opera muros Israel disiicere hostilis impetus non valuit.

Quos inter celsitudine animi et rerum gestarum magnitudine supereminere cernimus Beatum IOANNEM Bosco, qui per asperas praetereuntium temporum vias velati miliaris columna superiore saeculo stetit, signans populis salutis iter. Suscitacit enim eum Deus, ut Isaiae utar verbis, ad justitiam et omnes vias eius direxit (Is., XLV, 15). E quidem B. IoANNES Bosco, Spiritus Santi operante virtute, in exemplum nobis fulget ut Sacerdos secundum cor Eius, iuventae incomparabilis educator, novarum Religiosarum Familiarum conditor, et sanctae fidei propagator.

Humili genere, rari, apud pagum vulgo dictum Castelnuovo d´Asti e Francisco et Margarita Occhiena, pauperibus quidem sed moribus et christiana fide claris, dio 16 Augusti mensis anno 1815 natus est IOANNES. Biennis patre´orbatus sub prudenti sanctaque matris disciplina ad omnem pietatem adolevit. Eluxit statim in puero egregia indoles, cui acre addebatur ingenium cum tenacipsima memoria, ita ut, quum scholas celebraret, quid-quid a magistris tradebatur quam citissime arriperet, et condiscipulos longe et discendi celeritate et intelligendi acumine superaret.
Dura laboriosaque paupertate ad fortia quaeque roboratus, matre probante, B. Iosepho Cafasso fautore, in Cheriense Seminariam est ingressus, in eoque per sexennium summa cum laude studiis incubuit. Die 5 Iunii mensis anno 1841, Augustae Taurinorum Sacerdotio auctus est.

Paucos post menses Ecclesiastico Collegio taurinensi ad S. Francisci Asisiensis adlectus, sub B. Iosephi Cafasso disciplina omnibus sacerdotalibus muniis in nosocomiis, in carceribus, in audiendis confessionibus, in Dei verbo praedicando, magno animarum emolumento functus est.

Quibus sanctissimis ministeriis edoctus et praeparatus, vividior eius animo excitata peculiarissima vocatio, quam inde ab adolescentia, affiante Deo, persenserat, adolescentulos, praesertim derelictos, in salutis tramitem adducere. Perviderat enim prudentissimus vir quo praecipuo momento id esset ad universam societatem praeservandam ab imminenti ruina; atque huic operi perficiendo generosum animum eo conatu feliciter admovit, ut inter christianae iuventutis educatores primas absque dubio aetate nostra retulerit. Nullis difficultatibus, persecutionibus nullis, ab hac immensae molis opera retrahi numquam potuit; tantum erat in eo erga periclitantes adolescentes caritas, tam firmum iuvenes Christo donandi propositum. Adolescentes, quos in compitis derelictos inveniebat, amanter advocabat, et suavissima cari-tate, sanctorum Francisci Salesii et Philippi Nerii spiritu plenus, eos alliciebat, ludis ac iocis recreabat, adeo ut hi frequentissimi ad eum, tamquam patrem amantissimum, undequaque accurrerent. Sed haec divina pro eis caritas, ei supernaturali prudentiae iungebatur, ut ad perfectissimam educationis methodum pervenerit, in paedagogica disciplina vere excellentissimum ac tutissimum signans iter.

Porro ex ipso indito suae institutioni nomine, quam Oratorium appellavit, facile videas cui firmo fundamento totum aedificium fuerit superstructum, Christianae scilicet doctrinae ac pietati, quo sublato, frustra quaeras iuvenum animos a vitiis eripere atque ad altiora erigere. Id tamen ea suavitate peragebat, ut veluti sponte iuvenes pietatem haurirent atque amarent, non vi sed amore ducti; eorumque animos semel sibi conciliatos ad bona quaeque sectanda facile adducebat. Idque erat ei fixum, ut potius praeveniendo, quam necessitate puniendi, adolescentium animi corrigerentur; quod quanto difficilius, tanto efficacius ad sanctos inducendos mores. Quos vero fructus inde perceperit, facta edicunt; nec defuere adolescentes, qui ad christianam usque perfectionem, atque ad heroicum virtutum exercitium perducerentur. Sale´ siana Oratoria, adhuc eo vivente, mire contra innumeras difficultates multiplicata, modo per totum orbem diffusa sunt, innumerasque animas Christo adducunt.

Ut autem horum perennitati prospiceret, et iuvenum educationi aptius consuleret, B. Iosepho Cafasso et Pio Papa IX sa. me. suadentibus, Piam Societatem S. Francisei Salesii et tractu temporis Institutum Filiarum Mariae Auxiliatricis fundavit.

Utriusque Familiae, domus ad mille quingentas, Sodales universi propemodúm ad viginti millia per totum orbem modo nuruerantur; millia millium utriusque sexus iuvenum ab his in scientiis et omnigenis artium disciplinis instituuntur: infirmorum, immo et leprosorum, curam eius filii et filiae volenti animo suscipiuHt; nec desunt qui contagione affecti caritatis victimae mortem oppetiere. Tanti Patris digna soboles!
Nec silentio praetereunda Cooperatorum institutio; fidelium plerumque laicòrum videlicet consociatio, qui Salesianae Societatis.spiritu animati, et cum ea ad omne caritatis opus parati, validum auxilium parochis, Episcopis immo ipsi Summo Pontifici pro rerum adiunctis praeberent. Actionis Catholieae nobile rudimentum! Pius IX Consociationem hanc approbavit. B. IoANNE adhuc vivente, octoginta millia Cooperatorum numerabantur.

Verum animarum zelus, quo cor eius aestuabat, intra catholicarum regionum limites non est passus contineri, sed dilatans spatia caritatis, ad barbaras gentes Christo adiungendas missionales viros e Sua religiosa familia misit. Primis, qui duce loanne Cagliero, sanctae et gloriosae memoriae, ad extremas Americae meridionalis oras evangelizandas progressi sunt, iam plurimi successere Salesiani alumni, qui hac illac per orbem Chtistum ethnicis gentibus strenue inferunt.

Quot quantaque pro Ecclesia et Romani Pontificis iuribus tuendis patraverit passusque sit, difficile est clictu. Itaque de B. IoANNE sicut de Salomone legitur, dici profecto potest: Dedit illi Deus sapientiam et prudentiam multam nimis, et latitudinem cordis quasi arenam quae est in littore maris (III Reg., 4, 29). Dedit illi Deus sapientiam:..quia terrenis omnibus abdicatis uni Dei gloriae et animarum saluti inhiabat. Da mihi animas, aiebat, cetera tolle.

Animi demissionem summopere coluit; orandi studio ita excelluit, ut eius mens iugiter in Deo conquiesceret, licet a plurimis negotiis distrahi videretur.

Singulari erga B. Virginem, Christianorum Auxiliatricem, pietate ferebatur, et ineffabili animi gaudio gestivit, quum nobile templum Augustae Taurinorum in eius honorem aedificare ei datum est, ex cuius summitate Virgo Auxiliatrix, universis Salesianis aedibus de Valdocco, Mater et Regina dominatur.

Die 31 Ianuarii mensis anno 1888 Augustae Taurinorum sancte in Domino quievit. Percrebrescente sanctitatis fama, constructis ordinaria auctoritate processibus, Beatificationis huius Dei Famuli causa a Pio X fel. rec. anno 1907 introducta est. Sollemvia vero Beatificationis in Vaticana Basilica, universa Ecclesia plaudente, die secunda lunii mensis anno 1929, celebrata sunt. Inseguenti anno resumpta causa, super sanationibus, quae Divino miraculo videbantur tribuendae, adornati sunt processus. Per decretum diei 19 Novembris anni huius duo miracula, eo intercedente, a Deo patrata approbata sunt.

Unum supererat discutiendum Dubium, nempe: An, stante duorum miraculorum approbatione post indultam eidem Beato ab Apostolica Sede venerationem, Tuto procedi possit ad sollemnem ipsius Canonizationem. Dubium hoc Rmus Cardinalis Alexander Verde, Causae Ponens seu Relator, in Generali S. R. C. Coetu coram Ssmo D. N. die 28 Novembris mensis proposuit. Omnes, quotquot aderant, Rmi Cardinales, Ofpici,ales Praelati e PP. Consultores unanimiter in affirmativam convenere sententiam, quam laetanti animo Beatissimus Pater excepit, Suam vero edere ad hanc diem distulit, tertiam Decembris mensis, Sacri Adventus Dominicam primam, S. Francisco Xaverio, operi Propagandae Fidei caelesti Patrono sacram. Sacrosancto itaque Eucharistico sacrificio ferventer litato, arcessitis Rmis Cardinalibus Camillo Laureasti, S. R. C. Praefecto, et Alexandro Verde, Causae Relatore, nec non R. P. Salvatore Natucci, Fidei Promotore Generali, meque infrascripto Secretario, edixit: TUTO procedi posse ad B. IOANNIS Bosco Canonizationem..

Hoc autem decretum promulgaci et in acta S. R. C. ref erri mandavit.

Die 3 Decembris anno Domini 1933.

CAMILLUS Card. LAURENTI, S. R. C. Praefectus.

L. + S.              ALFONSUS CARINCI, S. R. C. Secretarius.

6. Id. (Traduzione italiana).

DECRETO
DI CANONIZZAZIONE
DEL BEATO
GIOVANNI BOSCO CONF.
SACERDOTE E FONDATORE
DELLA PIA SOCIETÀ DI S. FRANCESCO DI SALES
E DELL´ISTITUTO DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
SUL DUBBIO
Se, stante l´approvazione dei due miracoli dopo che la Santa Sede concesse il pubblico culto al medesimo Beato, si possa procedere sicuramente alla solenne sua Canonizzazione.

Nel corso del secolo decimonono, allorchè per ogni dove giungevano a maturità i velenosi frutti, di cui il secolo anteriore aveva largamente disseminati i germi a distruzione della società cristiana, la Chiesa, in Italia soprattutto, si trovò in balìa di molte procelle sollevatele contro dalla tristezza dei tempi e della malvagità degli uomini. Ma insieme la divina misericordia inviò anche allora a sostegno della sua Chiesa validi campioni, che ne stornassero l´estrema rovina e al nostro popolo serbassero intatta la più preziosa delle eredità ricevuta dagli Apostoli, la genuina fede di Cristo.

Infatti fra le difficoltà di quei tempi si videro sorgere in mezzo a noi uomini di specchiatissima santità, per la cui attività prodigiosa nessun assalto di nemici valse a smantellare le mura d´Israele.

Spicca su gli altri per altezza d´animo e grandezza d´imprese il Beato Giovanni Bosco, che nell´aspro volgere dei tempi si aderse durante il secolo passato come pietra miliare, segnando ai popoli il cammino della salute. Poichè Dio lo suscitò per la giustizia, secondo l´espressione d´Isaia (XLV, 13), e resse tutti i suon passi. Invero il Beato Giovanni Bosco per virtù dello Spirito Santo ci splende dinanzi qual modello di Sacerdote fatto secondo il cuore di Dio, quale educatore incomparabile della gioventù, quale fondatore di nuove religiose famiglie e quale propagatore della santa fede.

Di umile condizione, ebbe Giovanni i natali in un campestre casolare presso Castelnuovo d´Asti da Francesco e Margherita Occhiena, poveri ma virtuosi cristiani, il 16 agosto 1815. Rimasto di due anni appena senza padre, crebbe nella pietà sotto la saggia e santa guida materna. Risplendette in lui fino da fanciullo un´indole eccellente, a cui andava di conserva acume d´ingegno e gran tenacità di memoria, sicchè, frequentando le scuole. imparava in un attimo quanto gli veniva dai maestri insegnato, primeggiava senza contestazione nelle classi per prontezza in apprendere e per penetrazione mentale. Dopo anni di dura e laboriosa povertà che ne ingagliardì la fibra ai più ardui cimenti, col consenso della madre e per la raccomandazione del Beato Giuseppe Cafasso entrò nel seminario di Chieri, dove per un sessennio attese con ottimo profitto agli studi. Ricevette finalmente l´ordinazione sacerdotale a Torino il 5 giugno 1841.

Pochi mesi dopo, ammesso ivi nel Convitto Ecclesiastico di S. Francesco d´Assisi, sotto la direzione del Beato Giuseppe Cafasso esercitò con gran vantaggio delle anime tutti i sacerdotali uffizi negli ospedali, nelle carceri, nel confessionale, nella predicazione della parola di Dio.

Formatosi con questo esercizio pratico del sacro ministero, sentì accendersi più viva nel cuore la peculiare vocazione balenatagli per ispirazione divina fin dall´adolescenza, di attendere ad avviare sul buon sentiero la gioventù, particolarmente quella abbandonata. Con la sua perspicacia aveva intuito di quanta utilità dovesse essere questo mezzo a preservare l´intera società dalla rovina che la minacciava, e all´attuazione di tale disegno diresse gli sforzi del suo nobile cuore con sì felici risultati, che fra gli educatori cristiani contemporanei occupa indubbiamente il primo posto.

Il nome stesso di Oratorio, dato da lui alla sua istituzione, ci fa vedere su che ferma base abbia costruito l´intero edificio, vale a dire sulla dottrina e pietà cristiana, senza di cui è vano ogni tentativo di strappare alle viziose passioni il cuore dei giovani per innalzarli a più nobili ideali. Ma in questo egli usava tanta dolcezza, che quasi spontaneamente i giovani bevevano e amavano la pietà, mossi non già da costringimento, ma da vero sentimento, e una volta ch´ei se ne fosse guadagnato l´affetto, li portava poi senza difficoltà al bene.

A fine poi di perpetuarne l´esistenza e così provvedere più efficacemente alla giovanile educazione, incoraggiatone dal Beato Giuseppe Cafasso e dal Papa Pio IX di santa memoria, fondò la Pia Società di S. Francesco di Sales e qualche tempo dopo l´Istituto. delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Ormai le due famiglie, hanno complessivamente circa millecinquecento case e quasi ventimila membri sparsi per tutto il mondo: a migliaia e migliaia i giovani d´ambo i sessi ricevono la loro formazione letteraria e professionale; anzi i suoi figli e le sue figlie generosamente si sobbarcano all´assistenza degli infermi e dei lebbrosi, e ve ne sono financo di quelli che, contratto questo morbo, soccombettero vittime della loro carità. Degni figli di tanto Padre!
Nè si deve passare sotto silenzio l´istituzione dei Cooperatori, un´unione cioè di fedeli, in massima parte laici, che animati dallo spirito della Società salesiana e al pari di essa pronti ad ogni opera di carità, hanno per iscopo di portare secondo le circostanze valido aiuto ai parroci, ai Vescovi, e allo stesso Sommo Pontefice. Notevole primo abbozzo di Azione Cattolica! L´Associazione fu approvata da Pio IX e, vivo ancora il Beato Giovanni, i Cooperatori toccarono gli ottantamila.

Ma lo zelo delle anime, che gli ardeva in petto, non sofferse di restringersi entro i confini delle Nazioni cattoliche, poichè, allargando gli orizzonti della sua carità, egli spedì missionari della sua religiosa famiglia, che conquistassero a Cristo barbare genti. Ai primi, che, capitanati da Giovanni Cagliero di santa e gloriosa memoria, si spinsero a evangelizzare le estreme terre dell´America Meridionale, tennero dietro molti e molti altri Salesiani, che qua e là per il mondo portano animosamente il cristianesimo tra gli infedeli.

Quante e tanto grandi cose egli abbia fatte e patite per la Chiesa e per la tutela dei diritti del romano Pontefice, difficile sarebbe a dirsi. Pertanto del Beato Giovanni, come leggiamo di Salomone, si può senza esitazione ripetere: Diede Iddio a lui sapienza e prudenza oltremodo grande, e magnanimità immisurabile, com´è l´arena che sta sul lido del mare (III Reg., 4, 29). Dio gli diede sapienza; poichè, rinunziato a tutte le cose terrene, aspirò unicamente a promuovere la gloria di Dio e la salvezza delle anime. Era suo motto: Dammi anime, e tienti tutto il resto.

Coltivò in sommo grado l´umiltà; nello spirito di orazione fu così insigne, che la sua mente stava del continuo unita a Dio, benchè sembrasse sempre distratta da una moltitudine di affari.

Nutriva straordinaria devozione verso Maria SS. Ausiliatrice e fu per lui una gioia ineffabile quando potè edificare in suo onore a Torino il celebre tempio, dove dall´alto della cupola la Vergine Ausiliatrice campeggia Madre e Regina su tutta la Casa salesiana di Valdocco.

Moriva santamente nel Signore a Torino il 31 gennaio 1888. Crescendo di giorno in giorno la sua fama di santità, furono istituiti dall´Autorità Ordinaria i processi; la Causa di Beatificazione fu introdotta da Pio X di f. m. nell´anno 1907. La Beatificazione poi fu solennemente celebrata nella Basilica Vaticana, plaudente tutta la Chiesa, il 2 giugno dell´anno 1929.

Riassunta l´anno seguente la causa, furono istituiti i processi sopra guarigioni che sembravano doversi attribuire a miracolo divino. Con Decreto del 19 novembre di quest´anno, furono approvati due miracoli operati da Dio per l´intercessione del Beato.

Rimaneva ancora a sciogliere un Dubbio, se cioè, stante l´approvazione dei due miracoli dopo che la Santa Sede concesse il pubblico culto al medesimo Beato, si possa procedere sicuramente alla solenne sua Canonizzazione. Questo dubbio fu proposto dall´Em.mo Cardinale Alessandro Verde, Ponente ossia Relatore della Causa. nella Congregazione Generale della S. C. dei Riti, alla presenza del Santo Padre, il giorno 28 del mese di novembre. Tutti quanti i presenti Em.mi Cardinali, Officiali Prelati, e Padri Consultori unanimemente diedero parere affermativo, che il Santo Padre lietamente accettò, differendo tuttavia il suo giudizio al 3 dicembre, prima domenica d´Avvento, sacra a S. Francesco Saverio, celeste Patrono dell´Opera della Propagazione della Fede. Pertanto dopo avere ferventemente celebrato il S. Sacrificio della Messa, chiamati a sè i Cardinali Camillo Laurenti, Prefetto della S. Congregazione dei Riti e Alessandro Verde, Relatore della Causa, come il Rev. Mons. Padre Salvatore Natucci, Promotore generale della Fede, e me infrascritto Segretario, dichiarò: potersi procedere sicuramente alla Canonizzazione del Beato Giovanni Bosco.

C. Card. LAURENTI, Prefetto della S. C. dei Riti.

L. + S.                A. CARINCi, Segretario della S. C. dei Riti.

7. Indirizzo al S. Padre del Rev.mo Preposito Generale della Compagnia di Gesù.
Beatissimo Padre!
Con particolar commozione prendo la parola all´augusta presenza di Vostra Santità in questa faustissima circostanza, in cui la divina Provvidenza ha soavemente disposto che toccasse all´umile successore di S. Ignazio il grande onore e la grande consolazione di presentare alla Santità Vostra i vivi ringraziamenti della duplice vasta famiglia del Beato Don Bosco per il Decreto che ormai assicura i supremi onori della Canonizzazione al loro meraviglioso Padre e Fondatore. Ma non sono soli i suoi figli e le sue figlie a rallegrarsi per la imminente glorificazione di Lui: a loro si associano tutti gli alunni ed ex-alunni degli Istituti salesiani, tutte le anime beneficate dalla loro attività apostolica, tutti i loro amici e cooperatori: anzi si può ben dire che tutto il mondo vi prende e prenderà parte; perchè si tratta di uno di quegli uomini veramente provvidenziali, che fanno epoca nella storia della Chiesa e dell´umanità; uno di quegli uomini, che Dio nella sua misericordia suscita di tanto in tanto, ma con quella sapiente parsimonia che li fa tanto più apprezzare quanto sono più rari; uno di quegli uomini, di cui si può dire con verità che in omnem terram exivit Bonus eorum et in fines orbis terrae verba eorum.

La mia consolazione nel partecipare così da vicino alla gioia della grande Famiglia salesiana, che con tanto fervore di opere, di missioni, di apostolato di ogni genere e in ogni campo, ha preso uno dei primi posti nella vigna del Signore, la mia consolazione, dico, si accresce ripensando alla costante e così schietta amicizia che il futuro Santo ebbe sempre e luminosamente dimostrò verso la Compagnia di Gesù e i suoi membri, ricordando la profonda venerazione che sempre nutrì e promosse verso i Santi della Compagnia, in particolare verso San Luigi Gonzaga e San Francesco Saverio, amicizia e divozione ch´Egli lasciò in eredità ai suoi figli, i quali oggi forse più che mai a noi uniti nel vincolo della carità, colgono con fraterna premura ogni occasione per attestarci il loro affetto e il loro aiuto. Mi sia lecito ricordare qui in modo speciale con profonda riconoscenza quanto essi, e prima di tutti il loro Reverendissimo Rettor Maggiore, hanno fatto per noi nelle recenti tribolazioni della nostra Compagnia nella Spagna, e in particolare quanto cordialmente s´industriino di confortare quei Padri e Fratelli che hanno cercato rifugio nel Piemonte.

Accanto al grande e notissimo Beato Don Bosco ci si presentano oggi anche tre umili figli di S. Ignazio, poco noti certamente al resto del mondo, ma diventati ormai popolari nelle regioni un tempo da essi evangelizzate e irrigate col loro sangue, e soprattutto grandi dinanzi a Dio per quel titolo, che S. Ambrogio proclamava equivalente al più bel panegirico: Dixi martyrem, praedicavi satis. Tutti e tre, ma specialmente il loro capo Venerabile Padre Rocco Gonzàlez, sono tra i primi fondatori di quelle famose «riduzioni » che resero celebre il « Cristianesimo felice » del Paraguay, così ben descritto da Ludovico Antonio Muratori. La loro glorificazione quindi, di cui già si vedono i primi albori nell´odierno Decreto, desta molto giustamente il santo entusiasmo delle fiorenti Repubbliche dell´America Meridionale, tra cui è ora diviso il vasto teatro dell´eroismo dei nostri tre Venerabili sulle sponde del Rio de la Plata, cioè l´Argentina, il Brasile, il Paraguay e l´Uraguay: tutte quelle cattoliche popolazioni, con a capo i rispettivi e Governi e Pastori, come l´hanno ardentemente implorato, così ora già vivamente pregustano il gaudio di poter salutare in essi i primi Beati Martiri di quelle regioni; il che tanto più vale del Ven. P. Rocco Gonzalez, in quanto che egli, nato nella città dell´Assunzione, capitale del Paraguay, stato sacerdote secolare prima di farsi religioso della Compagnia, entrato in questa per fuggire gli onori di più alte cariche ecclesiastiche, e fattosi poi apostolo delle tribù abitanti sulle rive del Rio. de la Plata, tra cui trovò la desiderata palma del martirio, è veramente in tutto il senso della parola cittadino dell´America Meridionale e, collocato sugli altari, sarà il suo primo fiore purpureo indigeno, spuntato e colto sul suo suolo, come S. Rosa ne è il primo vaghissimo fiore verginale.

Nè potevano mancare, in questo così straordinariamente solenne Anno Santo della Redenzione, le palme dei Martiri a far corona al Divino Martire del Golgota. E con umile compiacenza e profonda riconoscenza, la famiglia di S. Ignazio ringrazia di tutto cuore prima il Datore di ogni bene e poi la Santità Vostra .dell´insigne favore che tali palme di Martiri da intrecciarsi alla meravigliosa fioritura di nuovi Santi e Beati dell´Anno Giubilare siano state scelte proprio nel modesto giardino della Compagnia di Gesù.

Beatissimo Padre! — In questo inizio del nuovo anno liturgico che già invita tutte le genti alla culla del divin Redentore, in questo giorno sacro al grande Patrono delle Missioni San Francesco Saverio, il Beato Don Bosco ci fa sentire il suo motto, grido accorato insieme ed innamorato: Da mihi animas, e i tre Venerabili Martiri dell´America Meridionale ci mostrano fino a qual punto si debbano amare le anime redente col Sangue dell´Uomo-Dio. Ai piedi della Santità Vostra, mentre ringraziamo vivamente della gioia oggi procurataci, rinnoviamo il proposito, così bene rispondente allo spirito del Beato Don Bosco e di. S. Ignazio, di lavorare con tutte le forze, per la pacifica conquista di tutto il mondo al Regno di Cristo sotto la guida del suo Vicario in terra.

Degnatevi, Beatissimo Padre, avvalorare questi nostri propositi con l´Apostolica Benedizione, che imploro per le nostre rispettive Famiglie religiose, per le nazioni che nel Signore si gloriano di questi nuovi eroi, per tutti i presenti e per quanti sono a noi uniti di mente e di cuore.

8. Discorso del Santo Padre Pio XI.
Avete udito, dilettissimi figli, i Decreti letti, avete pure raccolta la bella, pia, fraterna illustrazione che di essi è stata fatta: avete veduto come ritorna fra noi la gigantesca e pur così cara figura del Beato D. Bosco accompagnante e rendendo i dovuti omaggi ai Martiri del Redentore divino, poichè il martirio è il supremo onore, come è il frutto supremamente prezioso della Redenzione, di quel Redentore, a quo omne martyrium sumpsit exordium, come così bene e così solennemente dice la Chiesa. E poichè la Bontà divina Ci ha già concesso di parlare e di intrattenerCi altre volte intorno al Beato D. Bosco,
Ci soffermeremo ad ammirare questi grandi Martiri — pur senza tralasciare, come vedremo, un accenno allo stesso Beato D. Bosco — che tanto opportunamente vengono a mettersi nel corteo trionfale che accompagna la memoria diciannove volte centenaria della divina Redenzione stessa e del divino Redentore.

L´INSEGNAMENTO DEI MARTIRI.

Dopo questa premessa, il Santo Padre, a proposito appunto dei nuovi Martiri, rilevava l´opportunità, per ognuno di noi, di porsi qualche domanda su-quello che dobbiamo non solo ammirare, ma anche imitare; poichè è pure sempre nell´economia altamente educatrice della Chiesa di non mai presentare così eccelse figure alla venerazione dei fedeli se non con lo scopo di eccitarne la salutare imitazione: ut imitari non pigeat quos celebrari delectat.

E, anzitutto, che cosa possiamo noi fare se non tributare la nostra ammirazione, quando ci troviamo dinanzi a questi eroi della fede, eroi sino al sangue e sino alla morte? Eppure ecco subito una grande utilità per le anime, per tutte quante le anime, appunto in questa ammirazione che a tutti si impone: l´utilità è in questo stesso onore di ammirazione dinanzi ad azioni che, come fu così bene detto, costituiscono le più fastose, le più magnifiche e splendide testimonianze che siano concesse all´umana natura, a noi poveri uomini, di poter rendere alla Verità che tutto e tutti giudica, che tutti e tutto sovrasta e a tutto sopravvive; una testimonianza più di ogni altra grande e degna: la testimonianza del sangue. Un genio l´ha detto e genialmente: è questo il gesto più fastoso che l´uomo possa compiere.

E in tale campo, dinanzi a tali grandezze, è già un beneficio segnalato anche il semplice soffermarsi in tanta visione di cose. Poichè come non si desterebbe, anche nelle anime più lontane dal mondo soprannaturale, se pur fornite di doti naturali, come non si desterebbe, anche in loro, con l´ammirazione, l´apprezzamento di così grandi cose e, con l´apprezzamento, chissà? forse un principio di desiderio e col desiderio un principio di conato, di sforzo verso queste sublimi elevazioni? ciò solo già costituirebbe un immenso guadagno per l´educazione delle anime.

Ma poi quali e quanti evidenti vantaggi anche nell´elevazione stessa di questi eroismi supremi, pur se essi restano più ammirabili che imitabili; giacchè un poco di riflessione basterà per far scorgere che vi sono taluni momenti e situazioni speciali di vita ed anche alcune ordinarie condizioni di vita, che esigono di ispirarsi da quello che ci insegnano questi supremi esempi di fedeltà, di pazienza, di eroismo condotto sino ai sacrifici più alti.

Situazioni e momenti della vita a cui il Santo Padre accennava, sono quelli nei quali l´adempimento di un dovere, la rinuncia ad un vietato guadagno, ad un non lecito piacere può costare sacrificio: allora, proprio in quei momenti, sono questi grandi spiriti che ci ammoniscono, che ci indicano di fronte a tutte le debolezze e le esitazioni, a tutte le lotte trepide tra il dovere e il piacere, la via da percorrere, la legge da osservare; essi che hanno dato i] sangue e la vita per trionfare, con la fortezza cristiana, di tutti gli ostacoli, a tutti ripetono: nondum usque ad sanguinem restitistis: che cosa si domanda a voi, a confronto di quello che fu a noi richiesto? E sono tanti quelli che hanno dato il sangue e la vita per restare fedeli a Dio, per non perdere il frutto della Redenzione!

DOVERI E MARTIRIO.

E poichè tutto ciò può diventare molto pratico che cosa è mai — dicono i Martiri — che cosa è mai, per esempio, il sacrificio che la professione della vita cristiana, l´onore del nome, della dignità cristiana richiede a povere figliuole, a giovani donne, chiamandole a rinunciare ad una moda che offende Iddio, che offende il nome di cristiano, che offende anzi la stessa dignità umana? e che cosa è mai questa rinuncia in confronto di questi supremi sacrifici offerti per la fedeltà a Dio?; che cosa è, in confronto ad essi, il dovere umano e cristiano di rinunciare ad una non retta industria o ad un facile non onesto guadagno, di cui forse nessuno saprà mai, ma che non sfugge all´occhio di Dio? Che cosa si domanda a una giovane vita, a uù giovane uomo che sente tutta la dignità della sua professione cristiana, del suo nome cristiano quando si chiede di sfidare con nobile coraggio il rispetto umano (ciò che non dovrebbe essere poi troppo difficile) e di rinunciare a spettacoli, a convegni, a danze che vilipendono l´umana dignità oltrecchè l´onore cristiano?
Ecco, in tutto ciò, dei martirii ridotti, ridottissimi, che dai grandi, completi martirii debbono ricavare una forza, una luce celeste, un´ispirazione alla quale nessuno deve rifiutarsi.

Ma poi vi sono delle condizioni intere di vita, ordini di cose, nei quali si riscontra una magnifica pratica di martirio. Quante volte si avvera la bella parola di S. Agostino: s La verginità non è onorevole perchè anche tra i vergini e le vergini si è avuto il martirio, ma sibbene perchè è essa che fa i martiri ». Non ideo honorabilis virginitas quia etiam in virginibus martyrium reperitur, sed quia facit ipsa martyres. Magnifica parola; poichè, infatti, ecco una vita, una pratica di virtù, una vita elevata e alimentata da questa virtù, che rassomiglia non poco ad un lungo martirio; una vita così alta, proprio modellata su quella portata in terra dal Signore degli Angeli col suo esempio; una vita fatta tutta di rinunce a quello che la vita mondana cerca invece con tanta avidità ingorda. Ora, tal genere di vita ci fa pensare che tante volte quelle virtù sono nate dall´ammirazione tributata ai Santi Martiri, proprio come lo stesso S. Agostino, parlando della molteplicità dei martirii, diceva: le celebrazioni dei Martiri sono esortazioni al martirio; exhortationes sunt martyriorum.

EROICHE SOFFERENZE NASCOSTE.

Con la stessa meraviglia che ci fa tributare onore ai Martiri del sangue noi consideriamo questi altri veri martirii, così molteplici e tanto mirabili agli occhi nostri, ma spesso sconosciuti, seppelliti nell´ambito di una Casa religiosa, ai piedi di un altare, nel più completo nascondimento, in una penitenza di vita innocentissima, nella immolazione completa, nel desiderio, anzi, vivissimo, di arrivare sino al sangue e alla morte, pur di serbare fedeltà a Dio. Il mondo non conosce, nè conoscerà mai questi martirii compiuti da tante anime dimentiche di sè, vere vittime innocenti, e a null´altro intente se non ad allontanare — e quante volte li allontanano — proprio dal mondo i rigori della divina Giustizia, specie in questi difficili e tristi tempi, per attirarli sulle proprie persone. Quanti buoni e veri padri cristiani vi sono di numerose famiglie, fedeli in tutto ai loro doveri di coniugi, di parenti, di operai, di lavoratori cristiani, di servi cristiani, fedeli a tutti i loro doveri, a costo anche di indicibili angustie e privazioni, a costo di combattere continuamente l´inclemenza delle condizioni del momento: ecco dei veri altri martiri della vita cristiana.
E ancora: all´infuori di queste situazioni veramente gravi, alle quali spesso non manca nemmeno la nota tragica per essere martirii, quante altre vite più serene che si svolgono, almeno apparentemente, senza difficoltà: ma pur sono così ripiene di ostacoli nobilmente, cristianamente superati. Sono tante le vite che si consumano proprio nell´adempimento di modesti compiti, senza particolari durezze, ma con doveri precisi che non mancano di certe responsabilità e adempiuti sempre ogni giorno, tutti i giorni, tutti eguali. E ciò _ nella tremenda monotonia di tante vite obbligate ad un dovere che non pre- senta neppure qualcuno di quegli Blateri o forze di propulsione ed incitamento che tante volte ne facilitano appunto lo svolgimento; in quel terribile quotidiano lavoro che non varia mai e che richiede sempre le stesse diligenze, la stessa coscienza, esattezza e puntualità, senza morali compensi. Ecco dei martirii molto più modesti, molto meno fastosi dei grandi martirii, ma pur veri martirii anch´essi. E tanti ve ne sono: e anche ad essi i Martiri del sangue ripetono a vitale incoraggiamento: nondum usque ad sanguinem restitistis.

E ancora un´altra riflessione. Glorificando questi nuovi Martiri noi li ammiriamo ed onoriamo quando essi sono giunti alla cima del loro calvario, che non è ottenebrato come il Calvario del Re dei Martiri ma da Lui riceve splendida luce; e non pensiamo che a questi grandi arrivi essi si son preparati con viaggi molto modesti, con quella pazienza, perseveranza e fortezza che si richiedeva dal piccolo martirio della loro vita quotidiana. Varrà un esempio: il Santo Vescovo, Fruttuoso, di Tarragona, viene condotto all´estremo supplizio, dopo tutta una giornata di strazii e di tormenti: uno dei suoi sgherri vedendolo così esausto, sfinito, riarso dalla sete per tanto sangue perduto, gli offre un calice d´acqua; il Santo Vescovo ringrazia, ma ricusa dicendo: non posso perchè è giorno di digiuno e non siamo ancora al tramonto. E giustamente il grande scrittore cristiano, Alessandro Manzoni, commenta: chi non sente che questo rispetto così riverente, così diligente e premuroso verso la legge divina fu proprio quello che aveva preparato il Martire all´ultimo sacrificio?

I SANTI ONORE DELL´UMANITÀ.

A questo punto il Santo Padre soggiungeva un opportuno riferimento al Beato Don Bosco che trova bene il suo posto in questo magnifico ambiente e contesto di cose. Ecco una vita — ed il Papa l´aveva potuto vedere davviciao e proprio particolarmente apprezzare —. ecco una vita che fu un vero, proprio e grande martirio: una vita di lavoro colossale che dava l´impressione dell´oppressione anche solo a vederlo, il Servo di Dio; una vita di pazienza inalterata, inesauribile, di vera e propria carità sì da aver sempre Egli un resto della propria persona, della mente, del cuore, per l´ultimo venuto ed in qualunque ora fosse arrivato e dopo qualunque lavoro; un vero continuo martirio nelle durezze della vita mortificata, fragile, che sembrava frutto d´un continuo digiunare. Ecco perciò il Beato Don Bosco rientrare perfettamente al proprio posto fra questi campioni della fortezza cristiana professata sino al martirio.

Onore gli uni, onore l´altro di queste grandi Famiglie che oggi così giustamente e più che mai esultano nella loro memoria ed esaltazione!
Con entrambe il Santo Padre si congratulava per aver prodotti tali atleti ed esempi al mondo, all´umanità redenta. poichè solo là Redenzione poteva produrli. Ma esempi anche e campioni per l´umanità senza aggettivi, giacchè mai essa è più onorata come quando lo è da questi prodotti usciti proprio dalle sue file, veri grandiosi compensi per altre manifestazioni, per altri uomini che portano sì il nome di uomini, ma tali non sono per l´onore dell´umanità poichè non fanno che alimentare le proprie più ignobili passioni. contro la virtù, contro Dio, contro la verità e il bene, contro tutto ciò, in una parola, che può formare e forma l´onore stesso dell´umanità.

L´Augusto Pontefice si congratulava con la famiglia del Beato Don Bosco e con la famiglia di S. Ignazio anzi con la Chiesa tutta, col mondo intero giacche le glorie esaltate non appartengono soltanto ad un popolo, ma sono il prodotto del genere umano ed appartengono a tutta l´umanità redenta. All´umanità dunque, che si gloria di questi nuovi eroi che dal divin Fondatore della Chiesa Signore e Re hanno avuta educazione e formazione e santità sino al martirio, le vive ed affettuose felicitazioni del Vicario di Gesù Cristo.

Il Santo Padre passava quindi ad impartire le chieste Benedizioni anzitutto per quei Paesi che sin d´ora sorridono di gioia dinnanzi al rifulgere di queste glorie supreme di santità e di martirio; e poi a tutti quanti avevano partecipato a quel convegno di cose sante, con l´augurio che le Sue Benedizioni rimanessero in essi per sempre.