LETTERE DEL RETTOR MAGGIORE - Don EGIDIO VIGANO´
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IL SINODO SULLA VITA CONSACRATA
ACS 351
Roma, 8 dicembre 1994
Introduzione. - La pi� numerosa Assemblea sinodale. - L�ottica ecclesiale
nella impostazione del tema. - L�intima natura della Vita consacrata. - L�importanza
del monachesimo. - La donna consacrata. - La piena dignit� dei Religiosi �Fratelli�.
- L�inserzione nella Chiesa particolare. - Le sfide della nuova evangelizzazione.
- L�urgente primato della �vita nello Spirito�. - La forza della vita fraterna
in comunit�. - Conclusione.
Lettera
pubblicata in ACG n. 351Solennit� dell�Immacolata
Cari confratelli,
un saluto fraterno
da parte anche dei membri del Consiglio generale, specialmente di don Martino
McPake che purtroppo da tempo non sta tanto bene di salute; egli si raccomanda
in modo speciale all�intercessione di don Rua; accompagnamolo con la nostra
preghiera.
Come gi� sapete, tra
i servizi del Consiglio generale in questi mesi si sono annoverate varie Visite
d�insieme; esse fanno constatare, da una parte, l�enorme bene promosso in
Congregazione dall�ultimo Capitolo Generale (il CG23) e, dall�altra, alcune
incompiutezze o lacune che ci obbligano a non dimenticare, guardando avanti,
l�indispensabile urgenza dell�evangelizzazione dei giovani. Per fortuna il
tema del CG24 non allontana affatto dagli impegni di tale missione, anzi ci
stimola a saper coinvolgere in tal senso numerose altre forze complementari.
Siamo ormai all�inizio
dell�anno nuovo �95; un anno che avr� per noi, come caratteristica, l�impegno
di preparazione del CG24; esso incamminer� la Congregazione verso la grandiosa
e profetica commemorazione bimillenaria dell�Incarnazione del Verbo e introdurr�
il carisma di Don Bosco nel terzo millennio della fede.
La recente Lettera
apostolica
Tertio millennio adveniente ci fa percepire la magnanimit�
della visione di fede di Giovanni Paolo II e lo straordinario impegno ecclesiale
nel preparare le celebrazioni del Grande Giubileo del 2000.
La Lettera apostolica
parla di due fasi di preparazione. La prima, che potremmo chiamare �antipreparatoria�,
va fino al 1996. La celebrazione del nostro CG24 � appunto inclusa in tale
fase. � bene tenerne presente la collocazione come proiezione di futuro. La
preparazione del Capitolo (�95) e la sua realizzazione (�96) ci faranno sentire
protagonisti nello sforzo di incorporare ai frutti del Grande Giubileo il
carisma di Don Bosco genuinamente rinnovato e reso contemporaneo nella capacit�
di rispondere alle sfide dei tempi.
�Il futuro del mondo
e della Chiesa � scrive il Papa � appartiene alle
giovani generazioni
che, nate in questo secolo, saranno mature nel prossimo, il primo del nuovo
millennio. Cristo attende i
giovani!�.1 Il
progetto apostolico del nostro Fondatore � tutto rivolto ai giovani e permeato
costitutivamente dalla virt� della speranza. I Capitoli Generali del postconcilio
ci hanno spinti ad essere, con sempre maggior concretezza, �missionari dei
giovani�.
Chiediamo alla Madonna,
che � al centro del grande evento del 2000, di accompagnarci nei lavori dei
prossimi Capitoli ispettoriali e nelle altre iniziative di preparazione a
quello che sar� l�ultimo Capitolo Generale del secolo.
Un evento di Chiesa
e di famiglia, particolarmente significativo per i nostri propositi di rinnovamento,
� stata, il 5 novembre scorso a Catania, la beatificazione di Suor Maddalena
Caterina Morano da parte del Santo Padre Giovanni Paolo II. Una nostra sorella
consacrata che fa brillare nella Chiesa, come apporto della nostra Famiglia,
l�autentico spirito salesiano di Don Bosco. Lo sguardo rivolto a lei per leggerne
la testimonianza spirituale, trasmessa in una laboriosa esistenza di carit�
apostolica, ci aiuter� a dare validit� operativa ai nostri propositi di miglior
qualit� salesiana.
A questo grande impegno
di identificazione carismatica ci sospinge in modo particolare il recente
Sinodo dei Vescovi (ottobre �94). Vi invito perci�, in questa circolare, a
considerarne insieme alcuni aspetti stimolanti.
� un Sinodo che certamente
entra � se pensiamo all�Esortazione apostolica che aspettiamo prossimamente
dal Santo Padre � nella fase antipreparatoria del Grande Giubileo. Facciamo
tesoro dei suoi contenuti ed orientamenti per intensificare e migliorare il
nostro processo di rinnovamento.
La pi� numerosa Assemblea sinodale Nel recente Sinodo
ordinario, il nono, � stato battuto il record di partecipanti: pi� di 240
�padri sinodali� (tutti Vescovi, con alcuni Superiori religiosi sacerdoti),
75 �uditori� (di cui 53 donne) invitati dal Santo Padre, 20 �esperti� (collaboratori
del Segretario generale), una diecina di �uditori� di altre Chiese non cattoliche;
in tutto quasi 350 membri.
Come � noto, il tema
era la �Vita consacrata�, pi� ampio della sola �Vita religiosa�; gli apporti
offerti nella fase di preparazione da parte di tutte le Chiese erano contenuti
in un pregevole �Documento di lavoro�, che fu pi� volte esplicitamente apprezzato
e che orient� gli interventi in aula e il fruttuoso dialogo di ricerca nei
14 gruppi linguistici e nella commissione per la elaborazione del Messaggio.
Erano rappresentati 55 Istituti maschili e 53 femminili.
Tra i �padri sinodali�
c�erano due cardinali salesiani (le loro Em.ze Castillo e Javierre), otto
nostri vescovi (le loro Ecc.ze Charles Bo, H�ctor L�pez, Juan Mata, Basilio
Mv�, Zacar�as Ortiz, Oscar Rodr�guez, Tito Solari, Ignazio Velasco) e inoltre
il Rettor Maggiore; tra gli �uditores� c�era l�Ispettore del Venezuela, don
Jos� Divass�n; e tra gli �esperti�, don Vittorio Gambino e suor Enrica Rosanna
FMA. Abbiamo potuto, al di l� dei lavori quotidiani, riunirci tutti insieme
in una cena familiare nella nostra comunit� del Vaticano � tanto ospitale
� con allegria, canti, vivaci conversazioni e convivenza piena di gioia e
di speranza che portiamo ancora nel cuore oggi: una pausa carismatica nell�occasione
del Sinodo!
Oltre agli apporti
dati da ciascuno nei singoli circoli linguistici, tutti questi nostri confratelli
hanno fatto in aula qualificati interventi secondo il Paese da dove provenivano,
nel clima a tutti comune dello spirito di Don Bosco (solo non ha potuto intervenire
Mons. Charles Bo, perch� arrivato in ritardo per difficolt� di permessi).
Il Santo Padre ha partecipato
con fedelt� quotidiana, con interesse e buon umore, a tutte le assemblee generali.
Una presenza particolarmente
ammirata e allo stesso tempo umilmente dimessa fu quella di madre Teresa di
Calcutta, sempre attenta e in preghiera; ha pronunciato nell�assemblea un
intervento commovente che ha fatto pensare alla genialit� femminile nel testimoniare
il valore della consacrazione religiosa tanto per la Chiesa che per il mondo.
Giovanni Paolo II,
armato di bastone, � stato un centro di comunione e anche di allegria con
il suo umorismo; la sua affabilit� e il suo senso di dialogo lo hanno portato
a prendere contatto con ognuno, invitando a pranzo e a cena � ogni giorno
� piccoli gruppi di otto o dieci, e l�ultimo giorno riunendo tutti in un grande
pranzo comune.
Bisogna riconoscere
che la celebrazione stessa del Sinodo, con la convivenza, l�ambiente di cordialit�,
gli incontri, i dialoghi, le discussioni, il clima di convergenza nella fede
nonostante le numerose differenze di provenienza, costituisce una preziosa
esperienza di comunione nella Chiesa e una positiva constatazione delle sagge
preoccupazioni pastorali del Papa e dei Vescovi. � certamente una grazia del
Signore l�aver potuto partecipare attivamente a un evento di comunione che
si pu� considerare unico nel mondo.
L�ottica ecclesiale nella impostazione del tema Noi in Congregazione
abbiamo gi� fatto insieme delle utili
riflessioni2
sull�importanza di questo Sinodo e sul carattere delle sue conclusioni. Rileggendo
la circolare del �92 sono rimasto impressionato per la sua aderenza a ci�
che � stato di fatto il Sinodo.
Come dicevamo, non
si pu� considerare questa Assemblea episcopale alla stregua di un Capitolo
Generale per i singoli Istituti; i Vescovi non sono partiti dall�ambito della
specificit� dei carismi, bens� dal significato globale e vitale che tutti
insieme hanno nella Chiesa. Scrivevamo: �In certo modo siamo invitati (noi
Religiosi) a fare un cammino inverso a quello degli ultimi Capitoli Generali:
l� eravamo impegnati � partendo dagli stimoli conciliari � a definire il nostro
carisma ereditato dal Fondatore (passavamo dal patrimonio conciliare comune
allo specifico dell�indole propria); qui, invece, dovremo saper portare �
partendo dall�esperienza della nostra identit� carismatica � luci ed approfondimenti
sui comuni valori di ecclesialit� (ossia, passare dallo specifico dell�indole
propria al patrimonio vitale
comune)�.3 Per questo non c�era
da aspettarsi dal Sinodo � che, oltretutto, � un evento di collegialit� episcopale
di
carattere propriamente pastorale per tutta la Chiesa � n� la formulazione
di una definizione tecnica della Vita consacrata, bastando la affermazione
chiara degli elementi costitutivi, n� la soluzione di determinati problemi
propri dei vari Istituti, n� una censura per eventuali errori e deviazioni
di gruppi di consacrati nel periodo del postconcilio, ma piuttosto, e in profondit�,
l�affermazione della sua dimensione ecclesiale, la sua vincolazione alla santit�,
il suo ruolo di protagonismo nella nuova evangelizzazione, la sua preziosit�
di dono dello Spirito Santo alla Chiesa e al mondo in prospettiva di futuro:
scrutare i grandi valori comuni, evitando tuttavia il pericolo di un piatto
genericismo.
�Potremmo dire � scrivevamo
� che ci aspettiamo, come frutto globale, un forte rilancio della Vita consacrata
nei suoi aspetti essenziali e vitali. Essa infatti, attraverso la feconda
azione dello Spirito Santo nei Fondatori e nelle Fondatrici lungo i secoli,
� chiamata a manifestare la ricchezza del mistero di Cristo facendo risplendere
nella Chiesa � suo �Corpo� nella storia � la multiforme grazia di Cristo-
Capo�.4 � interessante rileggere
oggi quella circolare che parrebbe redatta dopo la celebrazione del Sinodo;
in confidenza vi posso dire che noi Salesiani, durante i lavori sinodali,
ci siamo sentiti in felice sintonia con l�orientamento dell�assemblea e positivamente
stimolati a proseguire il cammino con rinnovate forze e con una profonda riconoscenza
verso lo Spirito Santo che ci ha guidato negli impegni di rinnovamento postconciliare.
Il Sinodo ci ha rallegrati
e ci ha fatto sentire collocati sulla giusta via, anche se ci invita a intensificare
gli sforzi di rinnovamento per raggiungere pure i vari traguardi ancora aperti.
Siamo invitati ad ascoltare
nel Sinodo la voce dell�Episcopato preoccupato di guidare bene il Popolo di
Dio. Dopo la riflessione sinodale sul laicato nella
Chiesa,5
e quella sul ministero
sacerdotale,6 i Vescovi con il Papa hanno approfondito ora la natura
e il ruolo della Vita consacrata. Le loro considerazioni mettono in rilievo
l�ecclesialit� dei carismi e le responsabilit� di servizio che essi stessi
dovranno avere verso la Vita consacrata, considerata un dono preziosissimo
dello Spirito del Signore a tutto il Popolo di Dio.
L�ottica con cui i
Vescovi considerano la Vita consacrata �, in certo modo, anteriore a quella
che segue ogni Istituto per se stesso, la legittima e la arricchisce, assicurando
una miglior visione globale, unitaria e integrale.
Ci conforta e ci stimola
sapere che i Pastori considerano come un loro dovere da privilegiare quello
del servizio ministeriale alla Vita consacrata: �de re nostra agitur� (= �si
tratta di un tesoro nostro�), ha affermato il Card. Hume, relatore generale,
nella sua prima relazione di avvio ai lavori; ed a spiegare tale affermazione
ha dedicato tutta la prima parte della sua relazione. Ha proposto una serie
di sei verbi che poi ha sviluppato: �� compito dell�Episcopato in comunione
con il Romano Pontefice e di ogni Vescovo nella sua diocesi rispettiva:
riconoscere,
apprezzare, discernere, tutelare, promuovere, armonizzare� la Vita consacrata.
�Il ruolo del Vescovo
nei confronti della Vita consacrata si estende, quindi, al di l� della programmazione
pastorale. Egli � pastore e guardiano anche delle persone consacrate e del
dono della Vita consacrata, in modo diverso secondo che si tratta di Istituti
di diritto pontificio o diocesano o esenti: ma sempre �de re nostra agitur!��.
E insiste: �Il dono della Vita consacrata fatto alla Chiesa � affidato dunque
alla nostra cura e alla nostra carit�
pastorale�.7 Perci�, afferma il
Card. Hume, le finalit� e gli obiettivi di questo Sinodo dovranno essere:
� far
capire, apprezzare ed accogliere la Vita consacrata da parte di tutta la Chiesa
;
� promuoverla nella sua
autenticit� teologale, apostolica e missionaria;
� facilitare la sua espansione
qualitativa e quantitativa.
Certamente si sono ascoltati in aula anche degli interventi critici su alcuni
aspetti negativi, sperimentati qua e l� in gruppi di consacrati inquieti.
Pensiamo, ad esempio, a certe forme di �parallelismo pastorale�, ad atteggiamenti
di prescindenza dal Magistero del Papa e dei Vescovi, a influssi di ideologie
di moda, a imprudenze nella programmazione della formazione, a modalit� secolariste
nello stile di vita, ad abusi di libert� nella liturgia, a codardia nell�esercizio
dell�autorit�, a superficialit� spirituale con caduta della contemplazione,
dell�ascesi e della disciplina religiosa. Bisogna riconoscere, per�, che tali
interventi non hanno dato il tono all�insieme delle riflessioni, che sono
rimaste chiaramente ancorate ai tre obiettivi sopra indicati per aiutare la
Vita consacrata in un tempo di rinnovamento.
L�intima natura della Vita consacrata�
������� Il �Messaggio� sinodale
ha sottolineato con chiarezza che nell�Assemblea �si � fatto risaltare una
distinzione importante: quella che c�� tra �Vita consacrata� in quanto tale
nella sua dimensione teologica, e le �forme istituzionali� che essa ha assunto
lungo i secoli. La Vita consacrata in quanto tale � permanente, non pu� mancare
mai nella Chiesa. Le forme istituzionali, invece, possono essere transitorie
e non sono garantite di perennit��.
Ci� significa che bisogna
considerare la Vita consacrata non semplicemente
nella Chiesa, ma come
un elemento costitutivo della natura
della Chiesa. Questa ottica vincola
costitutivamente la Vita consacrata con il mistero stesso di Cristo, con lo
stile di vita di Maria e degli Apostoli. Non �, quindi, una realt� ecclesiale
che incomincia semplicemente con il monachesimo; questo di fatto � una �forma
istituzionale� della Vita consacrata, anche se assai benemerita fin dai primi
secoli.
Cos� si capisce meglio
come la consacrazione attraverso i consigli evangelici (voti o altri vincoli
ecclesiali) sia vitalmente radicata nel Battesimo: sacramento che incorpora
direttamente a Cristo; ha la sua sorgente in Lui.
Da qui viene una visione
nuova del modo con cui dobbiamo orientare in profondit� il nostro rinnovamento
nella fedelt� alle primissime origini: occorre rifarsi direttamente alla sorgente
che � il mistero di Cristo. Gli stessi Fondatori non hanno inventato la Vita
consacrata, ma l�hanno ricevuta dalla tradizione viva della Chiesa; l�hanno
poi rivestita con un progetto originale di partecipazione alla missione del
Signore.
Una visione cos� teologale
della Vita consacrata ci immerge direttamente nel Vangelo; ci fa pensare al
nostro Fondatore, non tanto come a un monaco modernizzato, quanto come a un
instancabile collaboratore dei successori degli Apostoli, e orienta la nostra
ricerca di modelli da contemplare e da seguire alle soglie stesse della Pasqua
e della Pentecoste.
Con la nostra professione
religiosa ci impegniamo a riprodurre lo stile di vita testimoniato da Cristo,
obbediente povero e casto, partecipato splendidamente da Maria, trasmesso
agli Apostoli, fiorito nella prima comunit� cristiana (�un cuore solo e un�anima
sola�). Nella professione siamo collocati nel mistero stesso di Cristo e nell�intima
natura della Chiesa e ci sentiamo spronati a non defraudare chi ci guarda
come �segni e portatori� dell�amore di Dio.
Ne deriva l�urgenza
di concentrare il rinnovamento in ci� che avvicina di pi� a Cristo, soprattutto
nel fare dell�Eucaristia il centro quotidiano della vita interiore delle persone
e delle comunit�, ricordando quanto afferma il Vangelo: �I discepoli riconobbero
Ges�, il Signore, nello spezzare il
pane�.8 Insieme all�Eucaristia
merita una speciale cura, come impegno di contatto con Cristo � lo ha sottolineato
il Card. Baum �, la frequenza del sacramento della Riconciliazione attraverso
il quale rispecchiamo in Lui il nostro povero volto non sempre pulito a causa
di tanta polvere della quotidianit�; esso d� attualit� alla dimensione penitenziale
e all�indispensabilit� dell�ascesi e della prassi vissuta di una disciplina
religiosa secondo una Regola professata.
Tra i padri sinodali
si � discusso sul significato preciso di alcuni termini molto usati, come
�carisma�, �consacrazione�, �sacramentalit��, �professione�, senza giungere
per� a una totale convergenza. Si �
chiesto 9
di affidare ad una commissione di esperti la chiarificazione di detta terminologia
prima della pubblicazione della Esortazione apostolica.
Tra noi in Congregazione
l�uso di questi termini tanto significativi ha da tempo una valenza pacifica,
come si pu� vedere nella circolare
del �92.10
L�importanza del monachesimo La considerazione teologale
della Vita consacrata in se stessa precisa l�autenticit� della sua natura,
e guida la nostra ricerca in riferimento al primo modello storico. Certamente
il rapporto che si suole fare di tutte le forme di vita religiosa con il monachesimo
va riconsiderato con cura. Non si tratta di togliere a questa forma classica
di �vita religiosa� la sua importanza storica e il suo influsso oggettivo.
Senza dubbio il monachesimo offre una prassi collaudata su ci� che deve essere,
nelle linee sostanziali, una concreta Regola di vita.
Nel Sinodo c�era una
presenza monastica qualificata che ha offerto interventi di grande pregio;
c�erano monaci di Oriente e di Occidente, anche monaci ortodossi. Si � potuto
apprezzare la loro straordinaria testimonianza della consacrazione e la loro
efficacia nell�evangelizzazione lungo i secoli, ammirando gli aspetti profondi
del loro stile di vita.
Qualcuno dei padri
sinodali appartenenti a forme di vita apostolica aveva persino temuto che
il peso di questi valori monastici potesse sbilanciare il significato globale
del Sinodo. In realt� quello dei monaci � stato un apporto arricchente, che
ha fatto vedere che le Regole di vita dei vari Istituti di vita religiosa
hanno, di fatto, un particolare aggancio ai forti valori e alle grandi tradizioni
della vita monastica. Perci�, anche nel �Messaggio� sinodale, si � voluto
riservare un paragrafo al monachesimo orientale: �I Padri del deserto ed i
monaci d�Oriente hanno espresso quella �spiritualit� monastica che si estese
poi all�Occidente�. Essa � nutrita dalla lectio divina, dalla liturgia, dalla
preghiera incessante ed � vissuta nella carit� fraterna della vita comune,
nella conversione del cuore, nel distacco dalla mondanit�, nel silenzio, nei
digiuni e nelle lunghe veglie. La vita eremitica ancora oggi fiorisce intorno
ai monasteri. Tale patrimonio spirituale ha forgiato le culture dei relativi
popoli e, nello stesso tempo, � stato da esse
ispirato�.11��
������ Giustamente si afferma
in una delle Propositiones (la 6�) di avere in grande stima �quegli elementi
che sono originari del monachesimo delle Chiese orientali, ossia: l�imitazione
della k�nosi del Verbo, che costituisce la radice del monachesimo orientale;
la trasformazione in immagine di Dio, o deificazione; la rinuncia; la vigilanza;
la compunzione; la tranquillit�; l�oblazione totale di s� e di tutto ci� che
gli si riferisce in olocausto perfetto�.
� interessante notare
che in Oriente e tra gli Ortodossi non � esistita un�altra forma di vita religiosa
oltre quella monastica. L� c�� una prassi secolare della radicalit� nella
sequela del Cristo; l� c�� una speciale capacit� di dialogo ecumenico tra
i vari monasteri; l� c�� una grande possibilit� d�influsso su tutta la Chiesa
locale, anche perch� tra i migliori monaci sogliono essere scelti i membri
della Gerarchia.
Noi, nella nostra vita
consacrata apostolica, guardiamo innanzitutto alle origini apostoliche, ma
non possiamo prescindere dall�imparare dalla vita monastica il senso dell�ascolto
contemplativo, le esigenze concrete della k�nosi, l�esercizio della vigilanza,
l�impegno della vita comune con il ruolo vitale dell�autorit� e lo stile dell�oblazione
totale di s�; abbiamo bisogno di rivalutare nelle persone e nelle comunit�
la dimensione ascetica: urge � come abbiamo gi� ricordato in un�altra circolare
� saper vigilare, con la cintura ai fianchi e le lampade
accese!12La donna consacrata Nella Chiesa le donne
consacrate sono assai pi� numerose degli uomini consacrati: costituiscono
il 72,5 per cento. Si contano pi� di 3.000 Istituti femminili di diritto pontificio
o diocesano. C�� poi da osservare che oggi, tra i segni dei tempi, � apparsa
assai viva la promozione della donna, anche se marcata in certi ambienti da
forme di femminismo deviante. � perci� significativo che nel Sinodo si sia
riflettuto abbastanza sulla dignit� della donna consacrata, sottolineando
innanzitutto la sua multiforme capacit� di manifestare alla gente il volto
materno della Chiesa, ma anche per riconoscerle un ruolo pi� adeguato nelle
responsabilit� ecclesiali.
Giustamente il �Messaggio�
sinodale afferma: �Le donne consacrate debbono partecipare di pi� alle situazioni
che lo richiedono nelle consultazioni e nella elaborazione di decisioni nella
Chiesa. La loro partecipazione attiva al Sinodo ha arricchito soprattutto
la riflessione sulla Vita consacrata e sulla dignit� della donna consacrata
e della sua collaborazione nella missione ecclesiale�.
Per la prima volta
in un Sinodo hanno potuto intervenire, per lo spazio di sei minuti, gli uditori
e le uditrici, tra i quali c�erano anche rappresentanti di Chiese protestanti.
Si sono ascoltate in aula delle testimonianze bellissime di uditrici, alcune
auspicando un loro pi� adeguato impegno di responsabilit�, ma per la maggior
parte manifestando la loro speciale disposizione interiore del cuore e la
eroica sensibilit� nel servizio dei bisognosi. Particolarmente commovente
l�intervento in una �audizione� (esposizione specializzata di un tema per
uno spazio di 15 a 20 minuti) di madre Teresa di Calcutta.
Suor St�phanie-Marie
Boullanger ha messo in luce, nel suo intervento, �la sensibilit� (delle consacrate)
di fronte alle realt� della creazione, il loro senso innato della vita, il
senso dell�ascolto, del rispetto della persona, del dialogo, che permettono
loro di instaurare delle relazioni umane autentiche e di essere strumento
di comunione�. Il Vescovo di Bordeaux ha ricordato che le donne consacrate
hanno il carisma comune della femminilit� orientata verso Cristo per la fecondit�
della Chiesa; la loro consacrazione, ha detto, �sostiene la consacrazione
di tutti i membri del Popolo di Dio�.
La testimonianza evangelica
femminile, la capacit� contemplativa, l�intuizione e la delicatezza, la facilit�
di dialogo e il coraggio nel rispondere alle sfide pi� esigenti, costituiscono
uno degli aspetti pi� significativi e rilevanti nel Popolo di Dio. � vero
che, in tempi passati, ha ricordato suor Boullanger, la loro modalit� di vita
e di azione � generalmente dipesa molto dagli uomini; per� a partire dal Vaticano
II si sono aperte varie porte.
I segni dei tempi esigono
oggi, anche nella Chiesa, una revisione di tale situazione, riconoscendo la
dignit� e le ricchezze femminili proprie delle donne consacrate e donando
loro maggior fiducia e spazi di responsabilit�. Certamente uno dei frutti
del Sinodo sar� di aprire la Chiesa a questa novit� dei tempi con pi� convinzione
e concretezza.
Tutto questo mi ha
fatto pensare alle nostre responsabilit� e modalit� di animazione nella Famiglia
Salesiana. Ci sono in essa vari gruppi di donne consacrate; pensiamo in modo
particolare alle FMA. Dopo il Vaticano II si � capito di pi� l�importanza
di una loro pi� giusta autonomia. Ci� richiede in loro una crescita di responsabilit�
e in noi una comprensione e conversione all�ecclesiologia conciliare.
Si tratta di cambiamenti
profondi nella mentalit�, per loro e per noi; non � sempre facile procedere
con rapidit� e verit�.
Il problema � un po�
il seguente: una autonomia non adeguata potrebbe oscurare la comunione, che
� l�aspetto pi� importante; infatti l�autonomia non � la meta finale; essa
� un traguardo auspicabile per puntare validamente sulla meta finale, che
� appunto la �comunione�:
giusta autonomia in vista di una pi� autentica
comunione! Una comunione che non � solo quella ecclesiale ampia, ma che
si concentra per noi sul comune carisma, lasciatoci da Don Bosco come dono
prezioso alla Chiesa per l�evangelizzazione della giovent�, soprattutto povera
e popolare.
Il Sinodo ci deve impegnare
con pi� intelligenza ed efficacia nel raggiungimento di questa
comunione
di Famiglia.
Mi piace ricordare
qui quanto scrissi alla madre Ersilia Canta in occasione del centenario della
morte di Madre Mazzarello: �Se pensiamo al profondo significato che ha nella
rivelazione il binomio �uomo-donna�, ci apparir� pi� perfetta una Famiglia
spirituale cos� composta... (Infatti), nelle grandi Famiglie spirituali, cominciando
da quella di S. Agostino e di sua sorella (innominata, ma che diede inizio,
con delle compagne, all�esperienza femminile della Regola agostiniana), e
poi gi� con S. Benedetto e S. Scolastica, S. Francesco d�Assisi e S. Chiara,
ed altre sante coppie di Fondatori, la presenza della complementarit� femminile
� segno di una peculiare pienezza e importanza del carisma, della sua feconda
longevit� e della sua ricchezza di apporti alla missione della Chiesa.
Se tutto questo � vero,
vorr� dire che l�apporto femminile di S. Maria Domenica Mazzarello e dello
spirito di Mornese al carisma salesiano � solo incominciato nel passato e
deve crescere nel
futuro�.13La piena dignit� dei Religiosi �Fratelli��
������� Trattando della Vita
consacrata maschile, vari interventi hanno messo in rilievo la figura del
cosiddetto religioso
�fratello�;14 anzi
in una delle audizioni il Fratel Pablo Basterrechea, ex Superiore generale
dei Fratelli delle Scuole Cristiane, ha presentato in particolare �la vocazione
del Fratello nelle Congregazioni laicali, clericali o miste�.
L�argomento in se stesso
� servito per illuminare la retta maniera di concepire la natura propria della
Vita consacrata. Circola, infatti, in molti ambienti (anche tra i Pastori)
una concezione superficiale della Vita consacrata maschile; la si identifica
con quella del monaco o del
religioso-prete e facilmente si colloca
quella del �fratello� a un livello inferiore, dimenticando qual � la sorgente,
la dignit� e la vitalit� della Vita consacrata in quanto tale, per tutti.
L�aver concentrato l�attenzione sulla figura dei �Fratelli� ha significato
prendere sul serio la radicazione battesimale di ogni Vita consacrata: la
grande dignit� per tutti di partecipare in modo peculiare al sacerdozio, alla
profezia e alla regalit� di Cristo. � questo il massimo frutto dell�iniziazione
cristiana (Battesimo e Cresima) intensificata dalla nuova consacrazione carismatica
attraverso la professione dei consigli evangelici.
Da qui partono gli
apporti spirituali specifici per gli impegni della propria missione, anche
di quella ministeriale del prete arricchita poi dai doni dell�ordinazione.
Perci� si � insistito sull�indispensabilit� di una profonda e integrale formazione
per tutti nella comune dignit� e responsabilit� di consacrati.
� un peccato, per�,
che nel Sinodo non si sia neppure accennata la delicata e complessa problematica
del religioso-prete. Forse i tempi non sono ancora maturi e c�� bisogno, prima,
di ulteriori ricerche dottrinali. Ma il fatto che esistano Istituti propriamente
�clericali� (ossia vincolati in forma caratteristica con il sacerdozio ministeriale,
come, ad es., la Compagnia di Ges�), nei quali questo aspetto � costitutivo
dell�indole propria e del tipo di peculiare missione da realizzare, ha condotto
almeno a non accomunare i Fratelli di tutti gli Istituti in uno stesso tipo,
per un�eventuale revisione.
Vari padri sinodali,
soprattutto della corrente francescana, hanno insistito nell�aspetto della
cosiddetta �parit� giuridica� dei Fratelli in riferimento all�esercizio dell�autorit�.
Ci sono state, per�, delle precisazioni (anch�io ho consegnato al riguardo
un intervento scritto) per chiarire meglio ci� che si intendeva chiedere per
il futuro, tenendo conto della specificit� di ciascun carisma.
In questa linea, nelle
Propositiones da presentare al Santo Padre ce n�� una (la 10a) che
chiede innanzitutto il riconoscimento ufficiale di alcuni Istituti maschili
che possono chiamarsi �misti� (dei quali ora non si dice nulla nel canone
588 del Codice). In essi dovrebbe essere chiara la volont� del Fondatore che
non vede che influisca sull�indole propria dell�Istituto la differenza tra
�preti� e �non-preti�; e, poi, in tali Istituti � per determinazione dei propri
Capitoli Generali � che possa essere aperto ad ogni genere di membri l�accesso
all�esercizio dell�autorit� a tutti i livelli. (Ci sar� da aspettare la risposta
� che possiamo credere positiva � approvata dal Santo Padre).
Ci� che conta davvero
in tutto questo problema � la piena dignit�, la formazione integrale, l�indispensabilit�
e il corrispondente ruolo di responsabilit� della figura del Fratello, in
fedelt� al Fondatore e all�indole propria del suo carisma.
Da questo punto di
vista emerge l�importanza dell�indole propria di ogni carisma. Il tipo di
missione secondo il progetto del Fondatore deve interessare tutti i membri:
ognuno entra nell�Istituto per collaborare con tutte le forze � anche se con
modalit� differenti e complementari � alla realizzazione della missione specifica
comune a tutti.
Le nostre Costituzioni
ci presentano autorevolmente l�appropriato lavoro fatto al riguardo nei grandi
Capitoli postconciliari. Si tratta di percepirne l�originalit� e la bellezza
a favore di una pastorale giovanile che riunisce sotto il primato della carit�
pastorale un tipo di evangelizzazione dei giovani che incorpori anche la promozione
umana e la cultura: sempre con intenzionalit� pastorale.
L�inserzione nella Chiesa particolare
I Vescovi affermano
nel �Messaggio� sinodale che �tra le difficolt� che abbiamo riscontrato, in
spirito di fraternit�, c�� la necessaria integrazione delle comunit� e persone
di vita consacrata all�interno delle Chiese
particolari�.15
� un dato di fatto
che l�ecclesiologia del Vaticano II ha promosso l�importanza della Chiesa
particolare o locale; ed � anche un dato di fatto che, purtroppo, non sempre
gli Istituti �esenti� hanno assunto con generosit�, in armonia con il proprio
carisma, le concrete corresponsabilit� della pastorale locale. E anche i Pastori
non sempre hanno considerato gli Istituti di Vita consacrata come veri carismi
per la loro Chiesa locale.
Gi� il documento
Mutuae
relationes (nel n. 22) aveva sottolineato il rinnovamento portato dal
Concilio circa il concetto di �esenzione�.
� in questo sforzo
di genuina inserzione che si realizza in forma concreta quel
sentire cum
Ecclesia, in fedelt� al magistero del Papa e dei Vescovi, in solidariet�
d�impegno per la nuova evangelizzazione, in comunione operativa intorno al
Vescovo, con il clero, con i laici e con gli altri consacrati del territorio.
L�attenzione apostolica
al territorio concreto in cui si realizza la propria missione fa considerare
con pi� interesse da parte dei pastori e dei fedeli i diversi carismi quali
preziosi doni per la Chiesa.
La
Propositio sinodale
29,2 sottolinea l�importanza per i consacrati di una pi� profonda conoscenza
della teologia della Chiesa particolare per mettere al suo servizio il proprio
carisma, e per i Vescovi, per il clero e per i laici l�urgenza di conoscere
veramente e di stimare i gruppi di Vita consacrata per dar loro spazio nei
progetti pastorali e nei programmi di azione.
In questo ambito si
raccomanda il valido funzionamento della �Commissione mista� tra Vescovi e
Superiori maggiori e anche il mutuo interscambio di delegati tra le Conferenze
episcopali e le Conferenze di superiori.
Per noi l�impegno di
una tale inserzione fa pensare anche alla maggior comunione operativa che
dobbiamo saper far crescere in un territorio che vede presenti vari gruppi
della Famiglia Salesiana.
L�impegno nella missione
va pi� in l� delle singole opere e ci spinge non solo a formare dei laici
cooperatori, ma anche e soprattutto a saper creare nuove iniziative con una
intraprendenza particolarmente sensibile ai bisogni della Chiesa locale.
Una inserzione cos�
vissuta servir� per testimoniare la vantaggiosa inclusione della Chiesa universale
in quella particolare, come diceva il documento
Mutuae relationes:
�I Vescovi sapranno certamente riconoscere e apprezzeranno grandemente il
contributo specifico, col quale verranno in aiuto delle Chiese particolari
quei consacrati, nella cui esenzione essi trovano in certo modo anche un�espressione
di quella pastorale sollecitudine, che strettamente li unisce al Romano Pontefice
per l�universale solerte cura verso tutti
i popoli�.16
Le sfide della nuova evangelizzazione Nel Sinodo si � posto
un accento speciale sulla �missione� in rapporto con le sfide odierne e con
l�urgenza di nuove o rinnovate forme di apostolato.
In tal senso si � chiesto
innanzitutto ai consacrati di saper analizzare le sfide con ottica teologica.
Non basta descrivere sociologicamente (anche se � certamente utile) le diverse
situazioni di novit� o di ingiustizia o di urgenza.
Le sfide non sono semplici
dati statistici, ma devono essere considerate come interpellanze di Dio che
va mostrando con tali segni determinate esigenze ai vari carismi. C�� bisogno
di una
pedagogia dei segni dei tempi, gi� indicata nel Concilio, che
faccia scoprire nelle situazioni di fatto la voce del Signore che indirizza
verso nuovi areopagi.
Lo stesso Spirito Santo
ha guidato i Fondatori in tal senso. Confidando nello Spirito sar� bene coltivare
l�audacia della creativit�.
I padri sinodali hanno
proposto anche una criteriologia che sia come un metodo opportuno per discernere
le sfide. Eccone i punti considerati:
� una
chiara coscienza delle interpellanze mosse dallo Spirito alla missione della
Chiesa;
� l�oculata determinazione
delle priorit� da privilegiare nelle risposte;
� una sufficiente competenza,
in fedelt� dinamica al carisma del Fondatore;
� comunione sincera con
altri operatori ecclesiali impegnati nello stesso campo;
� un�attenta considerazione
degli uomini di buona volont� dediti al rinnovamento della societ�.
Oltre alla
pedagogia dei segni, la nuova evangelizzazione suppone altre
importanti esigenze di cambio di mentalit�.
Innanzitutto va detto
che anche nella cosiddetta �prima evangelizzazione� c�� bisogno di una vera
mentalit� �nuova� adattata, certo, alle svariate culture dei popoli: anche
nella �prima� c��, oggi, �nuova evangelizzazione�. Tra gli elementi di questa
mentalit� nel Sinodo si sono sottolineati alcuni aspetti di speciale attualit�.
Primo fra tutti uno
sforzo di
inculturazione che sappia curare simultaneamente la capacit�
di percepire e promuovere �i semi del Verbo� nelle differenti culture e l�acutezza
e il coraggio critico di individuare e correggere le eventuali e immancabili
deviazioni anche se ancestrali.
Inoltre �l�interesse
al
dialogo ecumenico e anche a quello
interreligioso, che �
uno dei desideri ferventi del Sinodo rivolto ai consacrati nei loro differenti
paesi�.17 C�� poi da privilegiare
la
competenza educativa, che tocca proprio il cuore di ogni cultura,
legando l�evangelizzazione alla promozione umana. In una delle
Propositiones
i padri sinodali raccomandano
l�apostolato dell�educazione, richiamando
a questa priorit� gli Istituti che ne hanno il carisma e preparando ad esso
anche tanti laici. Il Sinodo riconosce l�importanza e l�attualit� della Scuola
cattolica, delle Universit� e Facolt� cattoliche senza tralasciare iniziative
ed impegni che oltrepassino la sola educazione
formale.18�
������� Un areopago importante
a cui dedicarsi con sempre maggior competenza � quello della
comunicazione
sociale19 in sintonia
e collaborazione con la Chiesa locale, avendo la preoccupazione di preparare
un maggior numero di persone competenti.
Un�insistenza speciale
� stata riservata alla
missio ad gentes che costituisce la punta di
diamante di ogni evangelizzazione e che ha visto e vede gli Istituti di Vita
consacrata in prima fila con eroica generosit�, non solo quelli dedicati specificamente
alle missioni, ma anche tutti gli altri che realizzano con cuore missionario
la loro vita di preghiera e di lavoro, come ha testimoniato egregiamente S.Teresa
di Lisieux.
L�urgente primato della vita nello Spirito Nella circolare del
�92 sopra citata, parlavamo di grandi �traguardi aperti� e mettevamo in prima
fila la �vita nello Spirito�; alla domanda, poi, di che cosa ci aspettavamo
dal Sinodo rispondevamo che c�era da auspicare una rinnovata presenza del
mistero di Cristo nel mondo, intensificando l�impegno per debellare quella
pericolosa superficialit� spirituale che danneggia la vitalit� del carisma.
Il Sinodo � venuto appunto a proclamare per tutti i consacrati l�urgente primato
di questa vita nello Spirito.
Il Card. Hume, nella
sua prima relazione in aula, ha affermato che �la prima grande sfida rivolta
alla Vita consacrata riguarda la
spiritualit�, proprio perch� ne �
il cuore, e indica il contributo prioritario (dei consacrati) alla Chiesa.
Con essa si indica il rapporto personale con Cristo attraverso la sequela,
il primato dato a Dio attraverso la consacrazione, la disponibilit� all�azione
dello Spirito. Essa si esprime nella contemplazione, nella preghiera, nell�ascolto
della Parola di Dio, nell�unione con Dio, nell�integrazione delle diverse
dimensioni della vita personale e comunitaria, nell�osservanza fedele e gioiosa
dei voti�.20 Ogni Vita consacrata
� radicata nella spiritualit� e non pu� mai prescindere da essa; e il tipo
peculiare della propria spiritualit� � importante anche per tanti altri.
Un po� dappertutto,
anche nelle altre religioni e nella svariata ricerca del sacro, il tema della
spiritualit� si presenta oggi come una delle pi� importanti frontiere della
stessa missione.
Il fatto che il Sinodo
abbia sottolineato la distinzione tra natura teologale della Vita consacrata
e le sue forme istituzionali nei secoli, serve ad accentuare con ancor pi�
chiarezza la centralit� del mistero di Cristo e la partecipazione alla sua
santit�.
C�� da rapportare la
pratica dei consigli evangelici a una profonda e quotidiana amicizia personale
e comunitaria con Cristo per divenire davvero segni e portatori del suo amore.
La spiritualit� di ogni Vita consacrata, pur differenziata tra numerosi carismi,
consiste nel saper testimoniare uno stile di vita che renda visibile, oggi
e qui, lo stile di vita del Cristo obbediente, povero e casto; uno stile che
� intimamente vincolato, anzi che sgorga da quei dinamismi profondi della
filiazione divina che riempiono il consacrato dell�assoluto di Dio.
Le
Propositiones
offerte al Papa si dilungano su questo tema perch� considerato vitale e il
pi� significativo della consacrazione. Sottolineano l�importanza di assicurare
il primato di questo aspetto nella formazione, adeguando l�approfondimento
dei singoli consigli evangelici anche alle novit� e differenze culturali oggi
in evoluzione. Precisano pure alcuni dei principali mezzi da seguire al riguardo;
essi sono:
� la
centralit� della celebrazione dell�Eucaristia e la liturgia delle ore;
� la frequenza del sacramento
della Riconciliazione e la revisione di vita;
� il ritorno alle fonti
del Vangelo e allo spirito del Fondatore;
� la �lectio divina� nell�ascolto
della Parola di Dio;
� la capacit� di comunicare
ai fedeli le ricchezze del mistero di
Cristo.21
Lo sforzo quotidiano d�intensificare questo esercizio di �vita nello Spirito�
ci porta a sottolineare l�aspetto pneumatologico di ogni spiritualit�. C��
bisogno di riscoprire la missione della Persona-Dono della Trinit� che � protagonista
della consacrazione ed � presente per portarci a Cristo, il concepito di Spirito
Santo, e in Lui condurci al Padre. Lo Spirito � l�anima del rinnovamento di
ogni spiritualit�; la sua presenza e azione misteriosa, iniziata nell�evento
della consacrazione in occasione della professione dei consigli evangelici,
conduce a un rapporto intimo, personale e comunitario, con il Cristo, Amico
e Signore. La reciprocit� di amicizia con Cristo matura quella conversione
di mentalit� e di vita che ci fa essere speciali testimoni della santit� della
Chiesa nell�orbita apostolica tracciata dal Fondatore.
L�intimit� con lo Spirito
Santo, che � Amore, e la docilit� alle sue ispirazioni, ossia la nostra vita
intera palpitante spiritualmente nel cuore, ci porta alle origini sia del
mistero dell�Incarnazione che del carisma del Fondatore; ci ricorda che proprio
nello Spirito incominci� il ruolo di Maria, madre e modello della Chiesa;
ci ricorda anche che la santit� nella Chiesa � opera dello Spirito Santo;
Egli, perci�, permea e guida i consacrati nel lievitare la missione di tutto
il Popolo
di Dio.22 Questo primato della
vita nello Spirito, oggi tanto urgente, porta anche a fare della Vita consacrata
un centro dinamico di diffusione della spiritualit�. Nella relazione citata
il Card. Hume affermava esplicitamente che �questo � un campo da coltivare
con attenzione, talvolta da seminare con lungimiranza. Non sarebbe opportuno
moltiplicare scuole di spiritualit�, dove si trasmetta non solo l�insegnamento
della dottrina, ma si dia priorit� all�iniziazione e all�esperienza? La spiritualit�
dell�Istituto potrebbe irradiare meglio non solo tra i propri membri, ma anche
nella Chiesa, che � sempre stata arricchita e rinnovata dalle spiritualit�
dei santi e delle famiglie
religiose�.23 Cos� il Sinodo rafforza
il cammino del nostro rinnovamento, del �traguardo
aperto�24
per crescere nel futuro: assicurare che lo spirito di Don Bosco sia vivo nelle
persone e nelle comunit�, e si diffonda con vigore e autenticit� pi� in l�
delle nostre case.
In tal senso, il Movimento
giovanile salesiano ha come anima di vitalit� una spiritualit� giovanile ispirata
a Don Bosco; e la comunione e il coinvolgimento di numerosi laici (tema del
CG24) hanno come priorit� da assicurare con lungimiranza proprio la diffusione
della spiritualit� apostolica salesiana.
Dobbiamo ringraziare
il Sinodo per questo suo autorevole impulso nel mostrarci il nucleo centrale
dove esplode con vitalit� il futuro.
La forza della vita fraterna in comunit� La dimensione della
comunione di vita fraterna � si � insistito nel Sinodo � � un impegno necessario
in tutti gli Istituti di Vita consacrata, anche quando i membri non vivono
in comunit�, come negli Istituti secolari. Per le
Congregazioni �religiose�,
per�, � una comunione vissuta nella comunit�: � per loro una caratteristica
propria e distintiva. Ogni Istituto religioso, infatti, � strutturato sempre,
anche se con differenziate modalit�, da una concreta vita fraterna in comunit�.
Il Sinodo lo ha esplicitato, raccomandando anche lo studio del recente documento
vaticano
La vita fraterna in comunit�.
Il Card. Hume nella
sua gi� citata relazione considera questa come la �seconda grande sfida della
Vita
consacrata�;25 essa comprende anche la considerazione
e il retto esercizio dell�indispensabile servizio dell�autorit�.
La forza della vita
fraterna in comunit� si manifesta anzitutto con la testimonianza di comunione
nella convivenza, che � uno degli aspetti di cui hanno pi� nostalgia la famiglia
e la societ� di oggi.
Si � sottolineata l�interdipendenza
tra vita fraterna e fedelt� alla pratica dei consigli evangelici.
Si � apprezzata la
validit� e l�efficacia della comunione soprattutto nelle situazioni di oppressione
e di totalitarismo: confratelli e consorelle hanno potuto sperimentarne positivamente
il valore, nonostante gravissime difficolt�.
La sua forza si proietta,
in particolare, nella maggior efficacia e creativit� dell�evangelizzazione;
la comunit� appare il vero soggetto di missione che moltiplica le energie
apostoliche in un progetto comune.
Una comunit� che si
fa scuola di formazione permanente, cosciente anche dei limiti di ciascuno
dei membri, della necessit� di pazienza e di perdono, della consapevolezza
che la comunit� � sempre in costruzione perch� quella perfetta � solo escatologica
nella comunione dei santi. Una comunit� che esprime e vive se stessa anzitutto
nella celebrazione dell�Eucaristia e che sa dimostrare la �spiritualit� della
comunione� nell�interscambio di doni all�interno della Chiesa locale, con
la disponibilit� e la collaborazione, con la sincerit� nel dialogo, con la
ricerca dell�armonia e dell�unit�, con i rapporti mutui con gli altri membri
della
Chiesa.26 La gioia della testimonianza
comunitaria � anche portatrice di fecondit� vocazionale per assicurare alla
Chiesa l�avvenire del proprio carisma.
Conclusione Nel Sinodo si sono
affrontati anche tanti altri aspetti importanti; questa nostra riflessione
si limita ad alcuni dei pi� significativi per noi.
� stato bello e stimolante,
intanto, veder confermate e approfondite le linee direttrici proprie del nostro
processo di rinnovamento: non abbiamo camminato invano, anzi abbiamo corso
sulla retta via.
Della celebrazione
di questo Sinodo dobbiamo dire che � stato di fatto un evento di Chiesa per
il futuro, un vero momento di grazia, o, come si � espresso il Santo Padre:
�un�esperienza di Pentecoste. Si sentiva l�azione dello Spirito presente con
la sua incessante opera che d� alla Chiesa tanti carismi di Vita consacrata.
Partecipandovi si era condotti progressivamente verso ci� che c�� di pi� intimo
nella vita della Chiesa: la sua chiamata alla
santit��.27�
������� Vorr� dire, cari confratelli,
che ormai siamo pi� che illuminati su ci� che costituisce la nostra identit�
nella Chiesa e che la nostra ricerca e i nostri impegni devono puntare con
tutte le forze a farci camminare verso quei �traguardi aperti� che appaiono
ancora incompiuti nell�orizzonte del nostro rinnovamento.
Sia l�educazione dei
giovani alla fede (CG23), sia il coinvolgimento di molti laici nello spirito
e nella missione di Don Bosco (CG24) richiedono che concentriamo i nostri
sforzi di formazione permanente sull�intensificazione della
vita nello
Spirito e sulla cura prioritaria della
vita fraterna in comunit�.
Di qui passa la strada verso il terzo millennio: � un�ora germinale per entrarvi
con autenticit�.
Affidiamo questi nostri
propositi alla Madonna: Ella � all�origine del nostro carisma ed � maternamente
impegnata con noi per il suo rinnovamento. Il Sinodo ci ha mostrato la di
Lei pienezza di vita consacrata quale �prima discepola e madre di tutti i
discepoli, modello di fortezza e di perseveranza nella sequela del Cristo
fino alla croce. La Vergine Maria � il prototipo della Vita consacrata perch�
� la madre che accoglie, ascolta, intercede e contempla il suo Signore con
la lode del
cuore�.28 Pensiamo alla sua intimit�
con Dio nell�obbedienza (�Si faccia in me secondo la tua Parola!�), nella
povert� (�Lo depose in una mangiatoia�), nella verginit� (�Piena di grazia�
e senza macchia alcuna); il suo cuore contemplava incessantemente gli eventi
di Cristo; la sua permanente unione con Dio, specie nell�ampia visione dei
tempi nel Magnificat.
� bello immaginarsi
Maria assunta in cielo; mentre si vede coronata tra gli angeli e i santi,
non ha il minimo accenno di vanagloria. Possiamo immaginarla, nella gioia
della pi� vera umilt�, mettersi a proclamare davanti a tutti quel suo cantico
che � l�inno della bont� di Dio nella storia. �Mi chiameranno beata�: ecco
la gioia dell�umilt� che ci insegna la capacit� di lodare Dio dall�interno
dei doni della propria consacrazione e santit�.
Che ci aiuti la Vergine
Maria a far fruttificare in noi, con gioia e consapevolezza, i molteplici
doni di questo Sinodo e ci disponga ad accogliere con propositi di vita la
desiderata Esortazione apostolica con cui il Successore di Pietro ci offrir�
autorevolmente la portata pentecostale di questo evento di grazia.
Approfitto per porgere
a tutti i pi� fraterni auguri per il nuovo anno in cammino: Don Bosco ci guidi
e ci stimoli.
Cordiali saluti.
Con affetto nel Signore,
D. Egidio Vigan�
NOTE
LETTERA 62
1 Tertio millennio adveniente, 58
2 cf. ACG n. 342
3 ACG 342, pag 10
4 ib. pag. 38
5 Esortazione apostolica
Christifideles laici
6 Esortazione apostolica
Pastores dabo vobis �
7 HUME,
Relatio ante
disceptationem, 4
8 Lc 24, 35
09 cf. Propositio
3a D
10 ACG n. 342
11 Messaggio, VII
12 cf. ACG 348
13 ACG n. 301,
Riscoprire lo spirito di Mornese, pag.
67-68
14 NB: � questo il termine che i padri sinodali hanno voluto
usare per evitare la terminologia ambigua di Istituti �laicali� e di consacrati
�laici�; cf.
Propositio 8
15 Messaggio, V
16 MR 22
17 Messaggio, VIII
18 Propositio 41
19 Propositio 44
20 Relatio ante disceptationem, 19
21 Propositio 15 B
22 NB: Vale la pena rileggere l�Enciclica
Dominum et vivificantem
23 Relatio ante disceptationem, 19
24 cf. ACG n. 342
25 Relatio ante disceptationem, 20
26 cf. Propositiones 28, 29, 31, 32, 33, 34
27 29 ottobre, parole del Papa nel pranzo di chiusura
28 Messaggio, IX