Roma, 29 novembre 2014
Cari Confratelli,
in questi giorni ci siamo radunati per riflettere come continuare a ravvivare il carisma di Don Bosco in Europa e per condividere come condurre avanti il progetto per questo continente, che il CG26 ci ha affidato e che il Rettor Maggiore con il Consiglio generale ha confermato per questo sessennio 2014-2020. La vitalità del nostro carisma in Europa, come d’altra parte ci indica il CG27 per tutta la Congregazione, si basa principalmente sulla testimonianza del vangelo vissuto radicalmente secondo la nostra vocazione.
Per questo, ormai all’inizio dell’anno della vita consacrata e nel bicentenario della nascita di Don Bosco, in questa Eucaristia ringraziamo Dio per il dono della vita consacrata salesiana in Europa, rinnoviamo l’impegno di testimoniare la sequela radicale del Signore Gesù sui passi di don Bosco, chiediamo allo Spirito il dono di questa vocazione nelle sue due forme, laicale e ministeriale, per i giovani europei. Ci affidiamo alla Vergine Maria, causa della nostra letizia e nostro aiuto, perché ci sostenga nel vivere con gioia tale dono.
Siamo giunti all’ultimo giorno dell’anno liturgico. In queste due settimane trascorse la liturgia ci ha aiutato a concentrarci sul tempo della fine e sulle realtà che ci aspettano al termine dell’esistenza e della storia. Anche le letture odierne ci suggeriscono come vedere le situazioni storiche attuali nella prospettiva della vita definitiva e come vivere il cammino quotidiano nell’ottica del traguardo che ci attende.
La prima lettura ci presenta un brano tratto dal capitolo finale del libro dell’Apocalisse, il capitolo 22, che parla della Gerusalemme celeste. Questo passo si collega al primo brano della Genesi, agli inizi della storia. Il fiume di acqua viva, limpida come cristallo, e l’albero della vita, che dà dodici raccolti e produce frutti ogni mese, sono simboli della pienezza e abbondanza di vita del giardino dell’Eden e della Gerusalemme di lassù. La promessa degli inizi si compie alla fine della storia, quando verrà il Signore.
Il trono di Dio e dell’Agnello sarà posto in mezzo alla città santa; i suoi servi lo adoreranno e vedranno la sua faccia. Dio sarà Signore di tutto e di tutti per sempre. Il primato di Dio e la sua signoria si manifesteranno nella storia. Cesserà ogni maledizione; non vi sarà più notte; non ci sarà bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio illuminerà i suoi servi ed essi regneranno nei secoli dei secoli. Ecco il Signore viene presto. Beati noi se custodiamo le parole di questa profezia.
Anche noi siamo nella stessa situazione degli eletti di cui parla tutto il libro dell’Apocalisse: non ci spaventino le difficoltà della cultura in cui viviamo in Europa, che tende a emarginare la fede cristiana, ma soprattutto a escludere Dio. La questione centrale di oggi è quella di ridare posto a Dio nella vita pubblica e nella società. Non dovremmo mai stancarci di riproporre la domanda di 'ricominciare da Dio'. E questo compito spetta specialmente a noi consacrati, che abbiamo scelto di vivere il primato di Dio.
Il vangelo, proclamato oggi, presenta la conclusione del capitolo 21 dell’evangelista Luca. Si tratta del discorso apocalittico, in cui Gesù parla della distruzione di Gerusalemme e del suo tempio. La persecuzione, che si scatena contro gli eletti, come segno premonitore della catastrofe finale, offrirà loro la possibilità della vera testimonianza evangelica. Essi metteranno a repentaglio la propria vita, subendo le accuse dei capi, il tradimento dei familiari e l’odio di tutti. Eppure non dovranno difendersi, perché Dio sarà la loro difesa.
La vicinanza del regno di Dio, l’imminenza del giorno del Signore e la certezza che le sue parole non passano, esigono da noi vigilanza, accortezza e preghiera. E’ ciò che ci dice il vangelo di oggi: “State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni e affanni della vita e che quel giorno vi piombi addosso improvviso”. Perciò “vigilate e pregate, perché abbiate la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo”.
Il regno di Dio e la venuta del Figlio dell’uomo sono presenti in ogni avvenimento della storia. La vigilanza cristiana è la capacità di leggere in profondità gli avvenimenti attraverso il discernimento; suppone un cuore aperto a scoprire la presenza e la venuta del Signore Gesù tra di noi; mobilita l’attenzione e le energie a essere presenti quando Egli passi; ci induce al dono di noi stessi in un’obbedienza fino alla croce; ci immerge nel gioco drammatico della libertà continuamente interpellata da Dio.
Noi consacrati abbiamo scelto di metterci al seguito di Cristo con radicalità evangelica, di attenderlo in ogni istante della nostra vita, di andargli incontro nelle diverse circostanze, di assumere la sua mentalità, il suo stile di vita, il suo modo di pensare e operare. Specialmente in Europa la domanda su Dio è risvegliata dall'incontro con chi ha il dono della fede, con chi ha un rapporto vitale con il Signore. L'uomo contemporaneo ha bisogno di vedere con i propri occhi e di toccare con mano come con Dio o senza Dio tutto cambia; a questo noi persone consacrate siamo chiamate in questa situazione.
Conclusione
Questa è l’identità fondamentale della nostra vita consacrata salesiana. Prima della profezia della fraternità e del servizio ai giovani, c’è il primato assoluto che diamo a Dio nella nostra vita e c’è la nostra relazione con il Signore Gesù, che su suo invito abbiamo scelto di seguire con radicalità evangelica: nello Spirito siamo cercatori di Dio e discepoli di Gesù. Siamo dei mistici sull’esempio di Don Bosco.
Solo nello Spirito e per mezzo dello Spirito potremo vivere questa vocazione. Se vivremo la nostra identità, saremo visibili e credibili. La Vergine Maria, che oggi ricordiamo e onoriamo come causa della nostra letizia, ci aiuti a vivere con gioia la nostra vocazione consacrata salesiana. AMEN