Recteur Majeur

Omelia nella Messa della II Domenica del TO-C - GFS 2016-1-17

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Omelia nella Messa della II Domenica del TO-C

Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana

Casa Generalizia Salesiana, Roma 2016.01.17

[introduzione a braccio]

Carissimi tutti, a conclusione di questa edizione 2016 delle Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana, e partendo dal Vangelo odierno, voglio sottolineare quattro aspetti della vita della nostra Famiglia. Voglio parlarvi di una festa, di una Madre, di un bisogno e di un elemento semplice ma essenziale.

Il quarto Vangelo comincia il suo “libro dei segni” con una festa: una festa di nozze, addirittura.

Si tratta, quindi, di una festa piena di vita e di speranza, di spirito di unione e senso di famiglia e di amicizia. In una festa del genere, se tutto va bene, tutti si sentono fratelli e sorelle, e coinvolti nell´intreccio del passato dei nuovi sposi, con le proprie radici e storie di provenienza. E anche tutti godono con speranza verso il futuro di questa nuova famiglia, di questo nuovo albero che si spera darà tanti frutti. Quindi, un intreccio tra il passato e il futuro, tra le radici diverse e i frutti attesi.

Anche noi, Famiglia Salesiana siamo come in una festa di nozze, non solo intanto che durano queste giornate, ma ogni volta che ci troviamo e, direi, ogni giorno, nel quotidiano svolgersi delle nostre vite, servizi e missioni. Anche noi siamo un intreccio di culture, radici, storie, e ci fa molto bene celebrare la nostra fratellanza, amicizia e comunione perché ci riempie di speranza verso il futuro di questo albero che continua a dare tanti frutti di vita e santità.

A Càna c´era una Madre, la madre di Gesù, dice il Vangelo. Anche oggi qui a Roma, alla Pisana, c´è una Madre: Lei stessa, la madre di Gesù. La vedete? La sentite? Certo che si trova qui, altrimenti la festa non sarebbe lo stesso. Lei viene a tutelare, incoraggiare e, come no, a coccolare, la nostra fratellanza. L´articolo quarto della Carta d´identità della Famiglia Salesiana dice che siamo “una comunità carismatica e spirituale … legata da rapporti di parentela spirituale e di affinità apostolica”. Bella espressione! E questa parentela ha, al suo centro, una Madre che come donna e come madre è capace di essere sempre attenta ai suoi, sempre con gli occhi aperti e sorveglianti al fine di percepire le necessità dei suoi piccoli, anche se questi “piccoli” siano già maggiorenni. Così è capitato nelle nozze incidentate a Càna di Galilea. Lei avverte il suo figlio Gesù: “Non hanno vino”. E senza vino, è finita la festa. Prima c´era, ma è finito. Nel cuore della festa, venne a mancare uno degli elementi che la caratterizza e non solo in un senso letterale e superficiale, ma piuttosto in un profondo senso simbolico.

Ecco, nel cuore della festa, immagine della vita e anche della nostra Famiglia, emerge all´improvviso un bisogno. Noi, parentela e amici e amiche di Don Bosco, sappiamo bene che il mondo oggi manifesta tanti bisogni. Il mondo della post guerra (le grande guerre mondiali, la guerra fredda, alcune guerre regionali, ecc) sembrava incamminarsi finalmente verso un mondo migliore, più unito e solidale, più umano, sviluppato e fraterno, e ci ha fatto sognare con quel “better place” della nostra preghiera di venerdì mattina. Ma parecchie volte ci accorgiamo che ancora ci manca tanto ...

La nostra domanda dovrebbe essere: quanto di più possiamo fare noi, che, infatti facciamo già tanto? E´ importantissimo, fondamentale direi, imparare dalla nostra Madre a essere attenti, ad alzare sempre lo sguardo, a non restare chiusi in noi stessi, nelle nostre difficoltà, nelle nostre sofferenze, egoisticamente, ma sempre svegli e vigilanti, con i nostri occhi soprattutto amichevolmente indirizzati agli ultimi, ai giovani per i quali siamo nati, fondati e inviati. Ancora una volta, non mi stancherò di chiedere una vera Famiglia Salesiana in uscita da sé stessa, dalle mura delle nostre opere, con capacità di andare aldilà dei suoi stessi progetti, programmi, successi e [2] Al mondo, e anche tante volte alle nostre comunità e famiglie, manca il vino, cioè l´allegria e la festa della vita, che si esprime in una vita che vale la pena di essere vissuta. E noi, carissimi, abbiamo ereditato una cantina: il nostro carisma condiviso! Il nostro amato Padre Don Bosco ha scritto una lettera bellissima a P. Costamagna, allora ispettore a Buenos Aires. Mi riferisco a quella scritta il 10 agosto 1885, in occasione dei prossimi esercizi spirituali dei confratelli. Tra l´altro, diceva così: “Di poi vorrei fare io stesso una predica o meglio una Conferenza sullo spirito Salesiano che deve animare e guidare le nostre azioni ed ogni nostro discorso. Il sistema preventivo sia proprio di noi”. 2 C´è una traduzione spagnola che da molta forza a questa frase: “Que lo nuestro sea el sistema preventivo”, soprattutto prendendo conto del contesto e del testo della lettera. E in una lettera rivolta a Cagliero, allora Vicario Apostolico della Patagonia, quattro giorni prima, si leggeva: “Carità, pazienza, dolcezza [...] fare del bene a chi si può, del male a nessuno. Ciò valga per i Salesiani tra loro, fra gli allievi, ed altri esterni od interni”. 3 Abbiamo detto che senza vino, non c´è festa. Per noi, carissimi fratelli e sorelle, Il sistema preventivo è il proprio nostro, quindi, senza il vissuto del sistema preventivo non c´è per noi spirito (cioè non percorriamo insieme l´avventura dello Spirito!) e non c´è vera vita salesiana: è finita la festa.

Questo vino, non è un frutto tutto nostro… ma frutto del percorrere il cammino indicato da Gesù e animato dallo Spirito. Fu Gesù a fare vino dall´acqua. Ma sono stati i servitori a seguire l´indicazione della Madre di Gesù, a provvedere e portare l´acqua. Ecco, un elemento semplice, ma essenziale e di base. Stiamo attenti al “comandamento della Vergine” come è stato chiamato dalla nostra consorella Maria Ko, per consegnare della nostra acqua, anche se possa sembrare veramente strano quello che ci viene richiesto. Ma, attenzione, che quello che ci si chiede, anche se sembra semplice e di poco valore in confronto con i bisogni e con il “vino” mancante, è di per se essenziale e fondamentale. Infatti, per arrivare ad avere della vera acqua, abbiamo bisogno di attingere dal pozzo, e quanto più in profondità riusciamo ad arrivare, un acqua più pura sorge perché sorge dal profondo del nostro cuore e del nostro essere.

Vi ho proposto nella strenna un cammino di profondità per voi, per i giovani e per la gente alla quale siamo stati inviati. Questo cammino che ho chiamato “Sfide e Proposte” ha un doppio movimento in profondità e verso l´esterno. Ve lo enumero ancora una volta: Guardare dentro; Cercare Dio; Incontrarsi con Gesù; Diventare/Essere dei suoi; Appropriarsi dei valori fondamentali della vita umana, quali la famiglia, l´amicizia, la solidarietà, l´ecclesialità e la vita come donazione; e, finalmente, Maturare un progetto di vita che risponda alla chiamata di Dio.

Una festa, una Madre, un bisogno e un elemento da consegnare.

Regaliamo a tanti, di ciò che abbiamo nella nostra cantina ereditata dal cuore di Don Bosco e lasciamoci accompagnare ogni giorno da Lei, la Madre di Gesù che prende cura di noi e ci insegna a fare lo stesso gli uni gli altri.

La nostra Madre Ausiliatrice e Madre della Chiesa ci aiuti a camminare e servire in ogni angolo della terra e “Con Gesù, a percorrere insieme l´avventura dello Spirito”.

2 MB XVII, 628

3 MB XVII, 626