Incontro dei Direttori BS, 19-22 maggio 2016
GRUPPI, SINTESI, ACCORDI
Don Filiberto Gonzalez Sommario
Don Heriberto Herrera Sommario
">Incontro dei Direttori BS, 19-22 maggio 2016
DIREZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO
Via della Pisana, 1111 P. 18333 - 00163 ROMA - Tel. 06.656.121 Fax: 06.65612556 - www.sdb.org
Dicastero per la Comunicazione Sociale: dicasterocs@gmail.com; Bollettino Salesiano: biesse@sdb.org
LE PAROLE PER CAPIRLO
Ha 140 anni, ma conserva una stupefacente vitalità. Il merito è tutto del suo inventore, che aveva una visione del futuro strabiliante e acuta.
Don Bosco fu un comunicatore nato. Di razza, incontenibile. Nella comunicazione modificava se stesso, diventato più moderno delle sue idee, inventava pedagogie. Mostrava d'aver capito bene la civiltà industriale, di cui per principio era nemico. E come tutti i grandi comunicatori, attraeva e faceva paura. Cento e ventiquattro anni dopo la morte, continua quell'effetto.
Per studiare il rapporto tra Don Bosco e i mass media bisogna partire da qui: l’ecclesiastico apparentemente moderato, e poi il saltimbanco e il prestigiatore, il prete che organizza i giovani facendoli «schiamazzare a piacimento», che fonda scuole e pubblicazioni, organizza spettacoli.
E infine il suo capolavoro di comunicazione: la reinvenzione, a misura della città industriale, dell'Oratorio. Che è un sistema integrato di scuola e lavoro, tempo libero e religione: «Una macchina perfetta in cui ogni canale di comunicazione, dal gioco alla musica, al teatro alla stampa, è gestito in proprio su basi minime, e riutilizzato e discusso quando la comunicazione arriva da fuori» (Umberto Eco).
Il senso generale delle ultime dispute sulla figura di Don Bosco hanno segnalato quanto fosse moderno e antico, geniale ed enigmatico il fondatore dei Salesiani. O meglio: quanto egli appaia ancora tale, contraddittoriamente, due secoli dopo la sua nascita.
Parte da un foglio dal nome improbabile il Bibliofilo Cattolico, lo cambia in Bollettino Salesiano.
La parola bollettino, secondo il dizionario, significa «pubblicazione ufficiale di comunicazioni a carattere pubblico».
Aveva un’origine nobile. Deriva da “bolla” Impronta del sigillo con cui si contrassegnavano le pubbliche scritture e i documenti solenni. Le bolle papali, per intenderci. Ed è usato ancora oggi per fini molto pratici: Bollettino medico, Bollettino di guerra.
Si addice ad uno stile pratico, senza fronzoli, manageriale. Per questo piacque a don Bosco.
ESSERCI
«Non potendo visitarvi tutti in persona…» queste parole della lettera di don Bosco sulla diffusione dei buoni libri ricorda le lettere di San Paolo. E soprattutto manifesta qualcosa di fondamentale in don Bosco e nel suo sistema: esserci, essere presente, essere accanto.
Don Bosco era un mago della conversazione conviviale, della parola. Se ne accorsero anche i cardinali romani nel 1858: «Trovandosi una sera in conversazione, non sappiamo bene se presso il Card. Gaude o il Card. Altieri, ed essendo presenti vari prelati, l'Eminentissimo gli disse: - D. Bosco, ci faccia un po' una predica come è solito a farla a' suoi ragazzi.
«Ma, interrogò D. Bosco, come debbo farla? L'ho da fare indirizzando la parola a Vostra Eminenza ed a questi Reverendissimi?»
«Bene faccia così».
«Ma non sarebbe meglio che essi facessero la predica a me ed io stessi ad udirli?»
«No, no, soggiunse il Cardinale; predichi proprio come se noi fossimo i suoi ragazzi».
E D. Bosco tutto tranquillo incominciò: Me cari fieui, e continuò per un po' di tempo a narrare in piemontese un tratto di storia ecclesiastica, intromettendo dialoghi pieni di brio, proverbi e frasi lepide, avvisi, rimproveri, promesse, interrogazioni ed esortazioni a' suoi uditori e via via. Quei signori, e per ciò che intendevano e per ciò che non capivano, incominciarono a ridere di cuore finché il Cardinale non potendone più lo interruppe dicendogli a stento: - Basta! basta così! - Nello stesso tempo però tutti conobbero la meravigliosa potenza della parola di D. Bosco sull'animo dei fanciulli» (Memorie Biografiche V, 892).
COMUNICARE
Alla base dell'avventura salesiana c’è l'istinto di comunicatore di Don Bosco. Il suo «sorriso furbo». La sua magica percezione degli uomini: «Era ancora piccolino assai e studiava già il carattere dei compagni miei. E fissando taluno in faccia, per lo più ne scorgeva i progetti che quello aveva in cuore. Per questo in mezzo ai miei coetanei era molto amato e molto temuto». Lo dice lui, di quando aveva dieci anni. Così successe in tutta la sua vita. Così, sembra, succede ancora. Dunque il sorriso furbo, l'occhio che vede.
E terza la parola: «Ciò che li raccoglieva attorno a me e li allettava fino alla follia, erano i racconti che loro faceva». Una parola che diventerà potente e capace di effetti pratici prima d'essere pronunciata: «Un giorno un carabiniere, vedendomi con un cenno di mano ad imporre silenzio ad un quattrocento giovanetti, che saltellavano e schiamazzavano pel prato, si pose ad esclamare: se questo prete fosse un generale, potrebbe combattere contro al più potente esercito del mondo».
All'origine della forza di parola, decisiva nel comunicatore Don Bosco, c'è qualcosa di più elementare del contenuto delle parole. Il messaggio viene dopo: in principio c'è la meraviglia di una parola che l'interlocutore avverte immediatamente come rivolta a se stesso. Le testimonianze su questa magia della parola personalizzata, che segue alla magia dello sguardo conoscitore, sono innumerevoli.
«Giunto in refettorio, se erano già usciti i soliti commensali, pranzava, attorniato dai giovanetti sopravvenuti, che lo circondavano così da togliergli quasi il respiro, assordato, dal loro chiasso, in mezzo ad un polverio e ad un ambiente non certamente gradito ai sensi, ma gratissimo a lui che non cercava i suoi comodi, sibbene il vantaggio de' suoi figliuoli». (Memorie Biografiche IV, 189)
Papa Ratti, il Pontefice che canonizzò Don Bosco e che nell'autunno del 1883 era stato ospite di Don Bosco, nella Casa Pinardi, ricorda: «Eccolo a rispondere a tutti: e aveva la parola esatta per tutto, così propria da meravigliare: prima infatti sorprendeva e poi troppo meravigliava».
Alcuni oggetti sono già un messaggio in partenza e Don Bosco li trasforma in proposte di vita: «II buon teologo Guala e don Cafasso mi davano volentieri immagini, foglietti, libretti, medaglie, piccole croci da regalare. Talvolta mi diedero mezzi per vestire alcuni che erano in maggior bisogno, e dar pane ad altri per più settimane».
SEMPLICITÀ
Don Bosco comunicatore non si ferma mai. Non teorizza, non ha un piano che non sia l'ansia evangelizzatrice e l'istinto comunicatore combinati insieme.
Forse una sola regola seguì Don Bosco nel muoversi dai mezzi di sussistenza ai mezzi di comunicazione: «Abbandonare la lingua e l'orditura dei classici, parlare in volgare dove si può, od anche in lingua italiana, ma popolarmente, popolarmente, popolarmente». E da quella regola vennero giornali e libri «da mettere nelle mani del basso popolo». I «cartelli» intitolati «Ricordi pei cattolici». Il «librettino» col titolo «Avvisi ai cattolici». Fino alle «Letture Cattoliche» che nascono nel 1853 ed hanno lo scopo di produrre «libri pel popolo», in «stile semplice, dicitura popolare». E anche gli avversali gli riconosceranno il «gran dono», di «farvi capire e farvi leggere dal popolo».
COLLEGAMENTO
Il primo numero “ufficiale” del Bollettino si apre con una lettera di don Bosco: «Ai Cooperatori Salesiani. Nel nostro Regolamento, o Benemeriti Cooperatori, è prescritto un Bollettino mensile che a suo tempo sarebbesi pubblicato per darvi ragguaglio delle cose fatte o da farsi onde ottenere il fine che ci siamo proposto. Secondiamo ora il comune desiderio, affinché ognuno possa prestare l'opera sua con unità di spirito e rivolgere unanimi le nostre sollecitudini ad un punto solo: La gloria di Dio, il bene della Civile Società.
A quest'uopo giudichiamo di servirci del Bibliofilo, Bollettino che da qualche anno si stampa nella nostra tipografia di Torino e che per l'avvenire sarà stampato nell'Ospizio di S. Vincenzo in Sampierdarena. Questo nostro bollettino esporrà:
1° Le cose che i soci o i loro Direttori giudicano di proporre pel bene generale e particolare degli associati, cui seguiranno le norme pratiche pei Cooperatori.
2° Esposizione dei fatti che ai soci riuscirono fruttuosi e che possono servire ad altri di esempio. Quindi gli episodi avvenuti, uditi, letti: purché siano collegati col bene dell'umanità e della religione; le notizie e le lettere dei Missionari che lavorano per la fede nell'Asia, nell'Australia e specialmente dei Salesiani, che sono dispersi nell'America del Sud in vicinanza dei selvaggi, è materia per noi opportuna.
3° Comunicazioni, annunzi di cose diverse, opere proposte; libri e massime da propagarsi, sono la terza parte del Bollettino».
Don Bosco vuole che i suoi amici si sentano ancora della famiglia, sentano ancora l’aria di casa, anche se adesso sono lontani.
DESTINATARI
Don Bosco non ha mai escluso nessuno. Per questo il Bollettino è indirizzato a tutti gli amici di don Bosco e a quelli che conoscendolo potrebbero diventarlo.
Si può pensare ad una serie di cerchi concentrici che si allargano dai più vicini ai più lontani, con il più efficaci dei mezzi di diffusione: il «passa parola».
Dovunque Don Bosco fa conoscere le iniziative dei salesiani ed ottiene sussidi. Invia il BS a più gente possibile e, dove c'è speranza di una maggiore adesione, aggiunge il diploma di cooperatore salesiano. Il BS inviato gratuitamente, penetra sia nelle case di ricchi che in quelle dei poveri. I ricchi mandano offerte consistenti che permettono di inviare il BS anche ai poveri e di portare la tiratura a quote rispettabili.
VISIBILITÀ
«Siamo in tempi in cui bisogna operare. Il mondo è diventato materiale, perciò bisogna lavorare e far conoscere il bene che si fa. Se uno fa anche miracoli pregando giorno e notte stando nella sua cella, il mondo non ci bada e non ci crede più. Il mondo ha bisogno di vedere e di toccare. Il mondo attuale vuole vedere il clero lavorare, istruire ed educare la gioventù povera e abbandonata con opere caritatevoli. E questo è l'unico mezzo per salvare la gioventù» (Memorie Biografiche XIII, 126-127).
«Si può dire che il BS, le molte circolari spedite... determinarono la scoperta mondiale di Don Bosco, uomo straordinario. Fino al 1874 i Salesiani costituivano una congregazione a raggio regionale. Dopo quella data, specialmente dopo 1 '80, si fecero più frequenti i giovani raccomandati a Don Bosco da ecclesiastici e laici, si moltiplicarono le richieste di case in varie città e nazioni» (Stella, Don Bosco, 1968).
«Il Bollettino, nella mente del nostro Padre, dev'essere lo strumento efficacissimo di quella propaganda, tanto e sempre da lui voluta, perché si avveri il precetto evangelico: «Videant opera vestra bona». Non trascuriamo dunque questo potente mezzo di propaganda, il Bollettino, che ha lo scopo appunto di mettere in luce e diffondere la conoscenza delle nostre opere, del nostro lavoro, delle nostre fatiche, e anche degli eroismi dei nostri confratelli nelle Missioni» (Ricaldone, ACS n.87, 1938).
IMMAGINE
«È bene che, entrando in quelle prospettive moderne che Don Bosco aveva di fatto anticipato, giungiamo a scorgere nel BS quello speciale tipo di pubblicazione che le vaste organizzazioni mettono in circolo per creare nell'opinione pubblica un'immagine positiva di sé. Se ne raccoglieranno i frutti» (Ricceri, ACS, n.287,1977).
La responsabilità del BS di essere il «biglietto di visita» della congregazione, investe sia gli aspetti contenutistici che quelli stilistici e grafici. Si tratta di presentare una congregazione dinamicamente viva, anche attraverso un'operazione di marketing.
Offrire l’immagine di un movimento salesiano, educativo e religioso, con una particolare metodologia .
«Si darà spazio all'attività salesiana nel mondo, soprattutto alle opere che presentano un servizio ai giovani in strutture di avanguardia e in attività di ricupero.
Essendo inoltre congregazione missionaria, occorrerà che i missionari stessi si trasformino in «corrispondenti»: ciò che non viene fatto conoscere «non esiste» (Cfr. Viganò, ACG 336, 1991, citato al n. 2.)
INFORMAZIONE
Nel primo abbozzo del regolamento dei Cooperatori «Ogni mese con un Bollettino o foglietto a stampa, si darà ai soci un ragguaglio delle cose proposte, fatte o che si propongono a farsi» (Memorie Biografiche XI, 538).
Secondo l'intuizione di D. Bosco il Bollettino salesiano non è una semplice cronaca di avvenimenti, ma divulga lo spirito della Congregazione, attraverso la narrazione di fatti e di opere, più che attraverso una diffusione di idee speculativamente dimostrate. Esso offre una lettura della realtà contemporanea dal punto di vista salesiano ed accoglie le provocazioni del mondo giovanile ed ecclesiale in vista di un progetto educativo e pastorale più globale.
«II Bollettino Salesiano aveva per suo obiettivo di mantenere fra i membri della pia unione la maggiore possibile identità di pensiero e armonia di azione per il raggiungimento del fine comune» (Memorie Biografiche XIII, 603).
«È bene che giungiamo a scorgere nel BS una specie di «house organ»(Ricceri, ACS n.287, 1977). «La impostazione che Don Bosco volle darvi risponde alla preoccupazione di unire i salesiani attraverso l'informazione sulle opere e attività che la congregazione svolge nel mondo. Successi e insuccessi, iniziative e bisogni, il BS, nel pensiero di Don Bosco, porta a nostra conoscenza tutta la vita della congregazione nel suo alternarsi di gioie e dolori, di trionfi e di prove. Si comprende allora come la lettura del BS serva per favorire la carità fraterna dei salesiani e ci si rende conto quale vincolo di unità si elimina in congregazione quando il BS non si legga oppure venga ridotto a un periodico di interesse puramente locale» (Ricceri, ACS n. 258, 1969).
BRAND
Il marchio di una società o di un’impresa è da salvare a tutti i costi. Il credito di fiducia che il brand “Don Bosco” e “Salesiano” hanno oggi in tutto il mondo è la nostra più grande ricchezza.
FEDELTÀ
La lealtà è, fra tutte, la qualità meno di moda. Sull'argomento non ci sono ricerche. Esistono invece moltissime ricerche e interventi sulla «lealtà al marchio», un fenomeno che simboleggia il nostro tempo.
La lealtà al marchio è un fenomeno per cui un consumatore tende a usare sempre la stessa marca di un prodotto. La parola «lealtà» è pienamente giustificata, perché con un prodotto c'è spesso un rapporto emotivo. Conosciamo tutti persone che si commuovono parlando della propria macchina fotografica, o si illuminano quando viene menzionata la marca della loro auto, o si entusiasmano per un vestito firmato. Un marchio condensa un insieme di ricordi e di esperienze, un modo di essere, uno stile, ed è molto più importante della qualità del prodotto.
Non solo. Il marchio ha la proprietà magica di racchiudere in sé facoltà e poteri che ognuno di noi vorrebbe avere: compra queste scarpe e avrai le ali ai piedi; acquista questo liquore e farai subito parte dell'aristocrazia; prendi questo profumo e avrai la bellezza degli dei. È facile capire che chi deve vendere un prodotto cercherà in ogni modo di assicurarsi la nostra fedeltà e quindi è pronto a promettere qualsiasi cosa pur di procacciarsela. Il consumatore deve continuare a dare i soldi a lui e non ai concorrenti. E il legame col consumatore quanto più dura tanto più si rafforza. Si comincia molto presto: la lealtà al marchio viene abilmente suscitata fin dall'infanzia perché possa rimanere una costante negli anni seguenti.
La lealtà al marchio è tutt'altro che un fenomeno superficiale. Sono convinto che si basi sul nostro disperato bisogno di aver fiducia in qualcuno o in qualcosa, di amare ed essere amati, di avere stabilità, protezione, appartenenza, significato. Abbiamo un grande bisogno di essere leali.
Ma perché c'è questo grande bisogno di lealtà? La risposta è semplice: perché la continuità e la stabilità delle relazioni è diventata una merce rara. Viviamo nell'Era della Distrazione, che è anche l'Era dell'Interruzione, in cui siamo di continuo invitati a pensare a qualcosa di diverso da ciò cui stavamo pensando. La lealtà è proprio il contrario. È uno «stare con». È non perdere il filo del discorso, non lasciarsi distrarre.
CULTURA VOCAZIONALE
Da molto tempo, soprattutto in Europa, la parola vocazione è sempre accompagnata dalla parola crisi. La flessione numerica è innegabile. Una delle cause di cui si parla poco, però, è il progressivo affievolimento della cultura vocazionale. Viene meno il terreno in cui le vocazioni possono germogliare e crescere.
MISSIONE
Il 17 settembre del 1885, al suo Consiglio della Congregazione, Don Bosco parlò del Bollettino Salesiano come di ‘potentissimo mezzo per i miei scopi’.
Nel terzo Capitolo Generale della Congregazione, svoltosi nell’anno 1883, don Bosco aveva già affermato: «A noi, non importa il ricevere cento lire di più o di meno, ma conseguire la gloria di Dio. Per questo, se i Governi non ci metteranno incaglio, il Bollettino Salesiano diverrà una potenza, non già per se stesso, ma per le persone che riunirà».
Don Viganò ai direttori dei Bollettini: «Il BS è rivista di un carisma, non semplice cronaca di fatti superficiali; informa, comunica, fa percepire la vitalità del movimento salesiano, dalla considerazione dei problemi della realtà, per collaborare con intelligente tempestività a una nuova evangelizzazione».
II CG 22, nel 1984, nell'edizione definitiva delle costituzioni ha ritoccato ancora l'articolo dei regolamenti, diventato l'attuale n. 41, che recita così: «Il Bollettino salesiano, fondato da Don Bosco, diffonde la conoscenza dello spirito e dell'azione salesiana, specialmente di quella missionaria ed educativa. Si interessa ai problemi dei giovani, incoraggia la collaborazione e cerca di suscitare vocazioni. È inoltre uno strumento di formazione e un vincolo di unità per i vari gruppi della famiglia salesiana. Viene redatto secondo del direttive del Rettor Maggiore e del suo Consiglio in varie edizioni e lingue».
COINVOLGIMENTO
Don Bosco ha avuto il carisma di coinvolgere una massa di collaboratori. Tra questi occupano un posto singolare gli stessi giovani. Ha avuto schiere di volontari nelle sue case: uomini e donne, giovani e adulti, ecclesiastici e laici. Si è creato anche dei cooperatori. Per loro ha voluto un’associazione tipica ed originale.
Ha avvinto gli altri, portandoli fuori dalle preoccupazioni di chiusura su se stessi, e aprendoli alla missione educativa ed evangelizzatrice a favore degli altri.
Ha dato inizio alle missioni. Ne ha fatto un’epopea, facendo sentire a tutti la gioia e l’entusiasmo di potere e sapere donare.
Per Don Bosco non si trattava solo di portare a conoscenza delle opere buone, di dare pubblicità al bene perché gli uomini divenuti materialisti si potessero rendere conto che vi erano quelli che operavano il bene, ma di diffondere le idee che sostenevano e motivavano il bene che si faceva, di fare tutto questo pacificamente, per cercare di «conquistare l'affetto delle persone alle nostre istituzioni».
Si può con ragione dire che Don Bosco, nella sua visione positiva delle persone, della realtà e della storia, aveva avuto l'intuizione interiore che il bene fatto e conosciuto era in grado di risvegliare i sentimenti buoni e anche il desiderio di coinvolgersi a livello operativo.
Questa è la convinzione espressa da Don Ricceri nella sua lettera circolare in occasione del primo centenario del BS: «La conoscenza positiva della realtà salesiana nel mondo può suscitare - in persone oneste, di sentimenti cristiani, e pensose per il futuro della gioventù - un desiderio di conoscere di più la realtà salesiana così impegnata in questo campo, e di associarsi a noi. Avviene uno spontaneo e graduale passaggio dall'assunzione di valori salesiani al formarsi di una vera e propria mentalità salesiana. E parallelamente matura il loro desiderio dell'appartenenza».
GLOBALIZZAZIONE
Un carisma non ha confini, né limiti linguistici. È semplicemente “umano”. Appare così del tutto vero quanto scriveva don Raineri: «II BS va considerato un'opera salesiana fondata da Don Bosco che, nel corso dei tempi, si è moltiplicata, come l'oratorio, le missioni. Il suo scopo è rendere presente il carisma salesiano e diffonderlo il più possibile, non per 'salesianismo', ma perché la 'salesianità' è un dono dello Spirito Santo a tutta la Chiesa»
Il documento finale del Capitolo Generale 24 dichiara: «Don Bosco concepì il BS come strumento di collegamento, animazione, formazione e coinvolgimento di tanti laici, che guardavano con simpatia alla sua opera.
Oggi il Bollettino, che si stampa in numerose edizioni nelle diverse aree geografiche del mondo, rappresenta uno strumento di comunicazione prezioso per una più piena condivisione dello spirito salesiano e un più aggiornato coinvolgimento nella missione educativa ed evangelizzatrice del Movimento e della Famiglia Salesiana».
In un’azienda sana l’insieme è più importante delle parti.
ENTUSIASMO
Il colore del Bollettino è l’entusiasmo. Significa trasmettere nel tono generale della rivista la convinzione di partecipare ad una grande impresa voluta da Dio. È la metacomunicazione che traspare dalla scelta di ogni elemento della pubblicazione.
LE 4P
Le 4P indicano le quattro variabili del marketing mix: Prodotto, Prezzo, Posizionamento, Promozione.
Il Prodotto non è costituito solo dal prodotto in sé, ma da tutto l’alone che lo accompagna. Il Bollettino può essere l’apripista di molte altre iniziative.
Il Prezzo e la Promozione del Bollettino adottano la formula più politicamente scorretta che esista: gratis e a tutti. È la stessa tecnica moderna degli opuscoli pubblicitari dei centri commerciali e dei call center.
Cito una fonte non salesiana per esprimere una certezza di don Bosco.
«E tipico il caso di quel sant’uomo che fu Bartolo Longo, il cui nome resterà legato in perpetuo al santuario della Madonna di Pompei. Venuto a trovare don Bosco non si sa bene se nel 1884 o nel 1885, lo interrogò quale fosse il segreto, con cui aveva conquistato il mondo.
“Ecco il mio segreto, rispose don Bosco: mando il Bollettino Salesiano a chi lo vuole e a chi non lo vuole”. Fu per il suo interlocutore una rivelazione. Egli non aveva ancora avvertito la potenza della stampa; ma tornato a Valle di Pompei, migliorò la tipografia che già aveva, accrebbe il numero delle macchine e moltiplicò le copie del suo periodico bimestrale intitolato Il Rosario e la Madonna di Pompei. Da quattromila che erano queste nel 1884, le portò in dieci anni a settantaduemila. Per tale motivo don Bosco viene considerato laggiù come colui che “segnò il passo alla seconda tappa del periodico di Pompei”».
Il Posizionamento è il più delicato: si tratta dell’identificazione del prodotto in mezzo a tanti altri. Questo significa che il “cliente” deve essere attirato dai valori di cui quel prodotto è portatore. È l’interiorizzazione del messaggio. Proprio quello che voleva don Bosco.
UN PRODOTTO «POPOLARE»
L’ABC del cronista (e dell’evangelista Marco) per un prodotto autenticamente “popolare”: Accuratezza, Brevità, Chiarezza.
Accuratezza
Brevità
Chiarezza
SWOT
La matrice SWOT (Da Strengths, Weakness, Opportunities, Threats) è un comodo sistema di monitoraggio. Il criterio su cui si fonda permette di considerare contemporaneamente variabili interne e fattori esterni per sfruttare i punti di forza dell’impresa, contenere i punti di debolezza, garantire la massimizzazione delle opportunità e minimizzare i rischi.
FATTORI FATTORI |
FORZA (S) |
DEBOLEZZE (W) |
OPPORTUNITÀ (O)
MINACCE (T) |
STRATEGIA SO Generare strategie che usino le forze per trarre vantaggio dalle opportunità. |
STRATEGIA WO Generare strategie per trarre vantaggio dalle opportunità attraverso il superamento delle debolezze. |
STRATEGIA ST Generare strategie che usino i punti di forza per evitare minacce. |
STRATEGIA WT Generare strategie che rendano minime le debolezze ed evitino minacce. |