Intervento conclusivo di D.Juan Edmundo Vecchi
Si riporta, per intero, l'intervento programmatico del Rettor Maggiore ai direttori del Bollettino Salesiano, riuniti presso l'Istituto "Sacro Cuore" a Roma. In esso delinea la figura e i compiti del direttore, ma dà anche indicazioni su ciò che il Bollettino rappresenta per la Congregazione e la Famiglia Salesiana, secondo il pensiero di Don Bosco e nel tempo che oggi viviamo.
Buongiorno a ciascuno di voi con un augurio sentito di buon lavoro e di risultati sostanziali e duraturi per il Bollettino Salesiano mondiale da queste giornate che state vivendo. Mi congratulo con don Antonio Martinelli e il suo Dicastero per la preparazione di questa adunanza e per le finalità che con essa intende realizzare.
Siamo in una specie di snodo verso il futuro. Risuonano spesso alcune parole che annunciano lo scenario del terzo millennio: trasversalità, globalizzazione, multimedialità. La sfida del terzo millennio chiede anche a noi di ripensare non poche realtà. Tra esse quello strumento umile che però, per la Congregazione, è molto importante: il Bollettino Salesiano.
1. Richiamo di punti acquisiti
Apro la conversazione ricordando alcuni punti sui quali certamente avrete già riflettuto, ma che è sempre interessante richiamare all'attenzione.
a. Importanza del Bollettino nel progetto di Don Bosco.
Il primo di questi punti è l'importanza che ha avuto il Bollettino nel progetto di Don Bosco. Nella vita di Don Bosco ci sono momenti di feconde intuizioni e poi tempi lunghi nei quali tali intuizioni vengono pazientemente realizzate. Per esempio, il momento in cui l'oratorio gli apparve come "il suo sistema e la sua opera" è di intuizione e di creazione. Poi sono seguiti i tempi lunghi in cui l'oratorio ha preso la sua forma completa. Lo stesso possiamo dire della Basilica di Maria Ausiliatrice: è stata preparata dalla devozione alla Madonna, presente sin dai primi anni della vita di Don Bosco. Ad un determinato momento gli è venuta l'idea del Titolo e del Santuario; poi, i tempi lunghi di realizzazione di quel fenomeno che è avvenuto con e attorno al Santuario: la dimensione mariana popolare della pastorale salesiana. Qualcosa di simile avviene riguardo all'idea di fondare la Congregazione: un momento di intuizione che gliel'ha fatta balenare, poi il lento processo di convocare e formare i candidati, la stesura della Regola, il dare "volto" alla comunità.
Dobbiamo mettere il Bollettino in questo stesso ordine di cose. Gli è brillata l'idea di avere un organo di stampa a servizio del suo movimento e della sua Famiglia; da questa intuizione incominciano a snodarsi i lavori, gli sforzi, le mini organizzazioni, ecc.
Don Bosco intuì una cosa che poi di fatto è avvenuta: il Bollettino diede una nuova esistenza alla Congregazione e al movimento salesiano. Con un'espressione solo analoga, oggi diremmo che gli diede una esistenza virtuale su uno spazio che non è quello fisico, ma quello sociale, nel quale creò una rete di sintonia, di conoscenza, di collaborazione.
Su questo passaggio della vita del nostro Padre si potrebbe fare una conferenza. Tocca agli storici approfondirlo. Quello che conta per noi in questo momento è distinguere bene la diversa consistenza delle iniziative che Don Bosco ha intrapreso. Una cosa è, infatti, qualche lavoro occasionale da lui assunto, un'altra sono quelle iniziative che appaiono determinanti e che hanno una continuazione, con permanente sviluppo nel suo pensiero e nella sua opera: la decisione per la gioventù, la concezione dell'oratorio, le scuole professionali, la Basilica di Maria Ausiliatrice, la fondazione della Congregazione, il Bollettino Salesiano.
Il Bollettino, in verità, è collegato alla sua sensibilità per la buona stampa, ma, allo stesso tempo, all'interno della buona stampa, ha una sua esistenza e configurazione originale ed una sua finalità particolare riguardo alla Congregazione. Per questo non solo Don Bosco, ma dopo di lui tutti i suoi successori, senza eccezione, hanno parlato sulla sua importanza e identità; per questo, come si legge nell'articolo 41 dei Regolamenti, la sua redazione viene posta sotto la responsabilità del Rettor Maggiore e del suo Consiglio.
b. Finalità specifica del Bol lettino.
L'importanza accordata al Bollettino in tutte le fasi finora percorse dalla Famiglia Salesiana è dovuta alle funzioni che ha svolto. Le possiamo riassumere, seguendo le parole dello stesso Don Bosco, nelle seguenti:
- estendere, non dico la gloria e la fama, ma le possibilità apostoliche della Congregazione, la sua immagine al di là di ciò che potevano fare le opere e le persone;
- unire spiritualmente tutti quelli che in qualche modo si sentono legati all'opera salesiana, creando senso di appartenenza e disponibilità alla collaborazione;
- entrambe le precedenti finalità dovevano essere raggiunte attraverso la diffusione dello spirito salesiano espresso nelle opere e nella mentalità educativa della Famiglia Salesiana
Questi effetti erano nelle prospettive di Don Bosco e la storia li ha puntualmente confermati.
Su questi punti non intendo dilungarmi. Sono sicuro che li avete trattati o li tratterete. Volevo semplicemente ricordare 4 Riferimenti;r r l'orientamento atele del Bollettino
Quando pensiamo come realizzare oggi le stesse finalità, la mente vola in primo luogo non ai mezzi o agli strumenti, ma al contesto in cui viviamo. I mezzi, infatti, senza una nostra consapevole collocazione nelle coordinate della cultura, della Chiesa e della Congregazione, servirebbero a poco. Comporterebbero un investimento con poca resa. Non si tratta infatti di avere un organo per dire qualsiasi cosa anche buona. E invece urgente e necessariò entrare in dialogo con la società attuale e nella Chiesa. Per questo la prima cosa indispensabile è sapere in quale contesto parliamo oggi sul fatto salesiano.
Voglio dirvi come sento io il contesto attuale, per giustificare anche le direttive che, come Rettor Maggiore, vi indicherò. Non posso sviluppare molto nemmeno questo aspetto. Ciascuno dei punti a cui accenno richiederebbe un lungo commento, ma il nostro tempo è limitato. Si tratta dei segni del tempo che noi stiamo vivendo e che dovranno ispirare l'orientamento del Bollettino nei prossimi anni.
Per quanti anni? Non possiamo neanche fissare in modo preciso la durata dei segni e quindi delle direttive; potranno essere valide per tre, sei o dieci anni: tutto dipende dalla velocità del cambiamento. Importante però è lo sguardo verso la realtà e il proposito di non operare o rimanere al margine di essa.
Quali sono, dunque, i segni o le coordinate, cioè il clima salesiano, ecclesiale e culturale che noi stiamo vivendo e che prendiamo come punto di riferimento?
a. Il "tempo" della Congregazione: Salesiani e laici.
Dal punto di vista salesiano il grande spazio in cui dobbiamo oggi collocarci è la riflessione del CG24 e, per essere ancora più concreti, le ispirazioni ed i traguardi contenuti nella programmazione del Rettor Maggiore con il suo Consiglio (cf. ACG 358, numero speciale).
Su questo dobbiamo intenderci bene. Non si tratta di riportare letteralmente i punti della programmazione, ma di collocarci mentalmente nello spazio che essa crea e prospetta.
La programmazione e il Capitolo sottolineano il valore delle realtà laicali.
Quali sono queste realtà laicali? Tutti quegli avvenimenti, temi e soggetti che interessano la persona umana e favoriscono la dignità della convivenza tra gli uomini e che la Chiesa prende su di sé per chiarirli, approfondirli e fare emergere il senso di salvezza che portano.
La realtà laicale è poi la nuova partecipazione del laicato alla missione della Chiesa, indicata da autorevoli documenti di questa, presa dalla Congregazione come principale traguardo di questo sessennio.
Quale conseguenza può avere questo per il Bollettino Salesiano? Immediatamente una: non fare del Bollettino Salesiano una rivista clericale. E questo è veramente il minimo. Collocarsi, cioè, nelle realtà che gli uomini vivono. Non fare, quindi, una rassegna, in tutti i numeri, con fotografie e parole del Papa, del Vescovo, del Rettor Maggiore, della Superiora generale, dell'Ispettrice, dell'Ispettore e dei Direttori di turno della rivista. Questa è una prima conseguenza: collocarsi nel mondo, negli avvenimenti generali che la Chiesa stessa tratta perché rappresentano il cammino dell'uomo.
Parlando del laicato, noi Salesiani, insieme col CG24, guardiamo a quella rete di persone, cristiani e di altre religioni, che per collaborazione, per simpatia, per amicizia o perché sono attratti da progetti generosi, hanno Don Bosco come punto di riferimento e di aggregazione. Una delle nostre prime intenzioni, ma non la sola, è di raggiungere queste persone per accrescerne il numero e la comunicazione. Non ci fermiamo qui, però. Vogliamo parlare anche ad altri, non solo per guadagnare nuovi simpatizzanti, ma per dire una parola, forse attesa, su questioni che interessano la vita.
Tra queste persone la parola "laici" ci ricorda quel cerchio particolarmente vicino costituito dai gruppi della Famiglia Salesiana.
All'indicazione di badare alla realtà laicale, bisogna dunque connettere quella di tenere in mente la Famiglia Salesiana, il movimento salesiano, i numerosi amici di Don Bosco.
Per far giungere un messaggio a queste persone dobbiamo scegliere gli avvenimenti con il criterio della significatività: cioè, tenere presente che molte cose possono essere belle e degne di essere raccontate, ma occorre preferire quelle che con più chiarezza e immediatezza riescono a presentare la realtà salesiana. Non ne traggo delle conseguenze, perché voi siete direttori di rivista e dunque capaci di farlo da voi stessi. Ma ciò, voi lo capite bene, vuol dire che nel scegliere il materiale non ci si può lasciar portare dal bisogno di soddisfare le amicizie o le richieste di gente "ansiosa" di vedere la propria opera presentata dal Bollettino. A questo possono provvedere i notiziari ispettoriali, non il Bollettino Salesiano che si rivolge, per così dire, all'opinione pubblica.
b. La temperie ecclesiale.
Dicendo temperie ecclesiale, intendo indicare l'atmosfera, le macro-tendenze, l'ora che vive la Chiesa. Oltre a percepire il tempo salesiano, è importante mantenere l'attenzione agli avvenimenti della Chiesa.
Ne richiamo soltanto uno. La Chiesa sta vivendo una grande tensione, che è anche una grande sfida: la nuova evangelizzazione. È importante che il direttore di una rivista cattolica capisca bene quali sono le implicanze della nuova evangelizzazione. Vi capiterà di sentire l'espressione ad ogni pie' sospinto, a destra ed a manca, per raccomandare devozioni, propagandare iniziative e approfondire complesse questioni attuali.
Nuova evangelizzazione vuol dire presenza ecclesiale ed annuncio di Cristo negli spazi geografici aperti dagli ultimi avvenimenti; vuol dire anche intervento negli areopaghi moderni, come si dice spesso, e dialogo con gli interrogativi e i problemi dell'uomo. Tutte parole che sembrano troppo difficili, ma in realtà riguardano le cose che si fanno nel quotidiano. I problemi dell'uomo sono la vita e la morte, il lavoro ed il guadagno, la cultura e le questioni etiche, l'educazione e la pace.
Se il direttore di una rivista capisce bene qual è il movimento attuale della Chiesa e si colloca bene nel suo corso, migliora i messaggi e i commenti che offre nella sua rivista.
A volte immagino che il direttore del Bollettino Salesiano è una di quelle persone alle quali si pensa quando si cerca qualcuno che faccia una interessante conferenza sulla nuova evangelizzazione. Ciò non dovrebbe comportare per lui nessuna difficoltà. La gente infatti pensa: «Se questo dirige una rivista che porta messaggi cristiani, deve conoscere bene la linea nella quale si sta muovendo oggi la Chiesa».
La temperie ecclesiale è segnata anche dalle attuali dimensioni della comunione. Vanno considerati almeno due aspetti: la comunione tra le vocazioni sacerdotali, laicali e consacrate - chiarita e proposta nelle tre Esortazioni Apostoliche che riguardano questi stati: Christi fideles laici, Pastores dabo vobis, Vita Consecrata - e poi la comunione, oggi possibile, a diversi raggi, specialmente quelli più ampi.
Il Papa è stato chiamato il "parroco del mondo", perché, come abbiamo il villaggio globale in ambito civile, abbiamo la parrocchia globale in ambito ecclesiale.
Da qui possiamo ricavare subito una conseguenza: non è più il caso di raccontare solo le cose locali, con il pretesto che le cose lontane non interessano. Non c'è più nessuna cosa lontana nella vita della Chiesa. Alcune cose possono capitare a Roma, in India o nella Cina ed essere molto importanti per la Terra del Fuoco, perché sono grandi segni di vitalità ecclesiale. Non è più la distanza geografica ciò che segna l'importanza di una informazione per la gente di un posto. Delle notizie piccole del posto se ne possono occupare i notiziari che sono redatti e diffusi parecchie volte al giorno. Ad essi tocca comunicare le notiziole del posto, oltre alle notizie grandi.
Per una rivista mensile come il Bollettino la dimensione della co
municazione è la stessa delle temperie ecclesiale: il dialogo con il mondo. Ciò vuol dire prendere in considerazione i fatti salienti che fanno storia perché riguardano l'uomo. Ieri il Papa ha parlato dell'immigrazione, di quelli che speculano su di essa e mettono a rischio la vita dei poveri. Ci sono avvenimenti che si ripetono qui e là, che sono segnali di grandi fenomeni sui quali la Chiesa ha una parola da dire, per offrire su di essi il punto di vista cristiano. E forse anche la Congregazione ha un'esperienza da comunicare o una iniziativa da presentare.
Evangelizzazione e comunione si stanno vivendo con particolare intensità nel tempo giubilare che è incominciato ieri, prima domenica di Avvento (29 novembre), con la proclamazione della Bolla di indizione. Anche riguardo al Giubileo, non è solo questione di ripeterne l'accenno, ma di assumerne i grandi motivi che esso porta all'umanità e alle persone: entrarvi cioè spiritualmente per muoversi al suo interno.
c. L'emergenza della comunicazione sociale.
Un terzo segno da evidenziare riguarda proprio il vostro mondo: è l'emergenza della comunicazione sociale, capace di arrivare simultaneamente e con lo stesso messaggio ad un gran numero di soggetti e di modificare la modalità della comunicazione interpersonale e gruppale.
Ci interessa sottolineare che si tratta di un fenomeno pervasivo; che c'è concorrenza, sovrapposizione e confusione tra i messaggi; e, soprattutto, che è multimediale, cioè si avvale simultaneamente di svariati tipi di linguaggi e di mezzi.
Difficilmente, per esempio, una rivista è solo rivista. La rivista ha altri strumenti e canali che funzionano in combutta: l'Internet, il dischetto che vi offre come gadget. Alcune sono collegate a radio, televisione, centri culturali.
Un foglietto, insomma, da solo, in questa realtà così pervasiva, non riesce a far molto, anche se è indirizzato a soggetti scelti e selezionati. Tutto questo ci deve far capire che non bisogna isolare il Bollettino da altre forme di comunicazione che possono esistere nelle Ispettorie o nella Chiesa. Bisogna collegarsi in rete.
Un altro aspetto da tenere presente è che la comunicazione sociale è uno spazio di dialogo. Non ci si può accontentare soltanto di inviare messaggi, di parlare in una sola direzione. Oggi l'interattività è norma di quasi tutto il mondo multimediale: si inviano messaggi e si ricevono le reazioni. Si pongono domande e si raccolgono risposte. Si interagisce, persino alla TV che va diventando digitale.
Luogo di dialogo vuol essere la comunicazione per creare immagine; ma anche per dare vita ed animare iniziative. Alcune riviste e radio emittenti sono diventate centri di proposta in cui la gente può collaborare in favore di qualche causa che interessa l'ambiente immediato o lontano: sono frequenti le iniziative "occasionali", gli appelli, le raccolte di aiuto promosse per iniziativa della redazione o assecondando richieste di gruppi particolari: la comunicazione è azione, e non soltanto parola pronunciata o scritta.
d. La mondializzazione.
Segno del tempo che viviamo è la mondializzazione. Con essa, in generale, si vuole indicare che i fenomeni si manifestano simultaneamente nelle parti più lontane del mondo. Una variazione in Borsa si sente a Manila nello stesso tempo che a Londra; la Coca Cola si vende a Samoa e a Edimburgo e per le stesse ragioni. Sono esempi quotidiani alla portata di tutti. Ci sono anche macro-tendenze del pensiero e della cultura che attraversano tutti i continenti.
La mondializzazione indica anche la possibilità che una cosa, che è locale e particolare, rivesta o susciti un interesse mondiale.
Quello che si dice della mondializzazione degli avvenimenti secolari in generale si può dire della Congregazione in particolare. Anche per noi Salesiani i fatti hanno dimensioni mondiali e non soltanto perché ormai siamo in 120 paesi. Le cose che avvengono in posti lontani rispetto a quelli in cui noi viviamo, ad esempio in Cina o nel Vietnam, ci interessano. Se la situazione di quelle parti del mondo è singolare, incuriosisce tutti. Al Rettor Maggiore, quando passa di qua e di là, confratelli e membri della Famiglia Salesiana domandano come vanno le cose nell'Est o nella Cina. Per consolazione vostra vi devo dire che domandano anche come vanno le cose nell'Europa centronord, perché tutti sono sommariamente informati sul movimento vocazionale e sulla condizione della fede in quest'area.
Anche noi dunque, viviamo la mondializzazione, nel senso che molti fenomeni sono comuni, e che un fatto, che capita in una parte, interessa coloro che stanno vivendo in un'altra parte del mondo.
Bisogna ricordare anche che la mondializzazione rappresenta pure una possibilità di collegamento a raggio ampio per agire insieme su determinati fronti. Gli esempi non mancano.
3. Orientamenti per iI'Bollettino Salesiano
Alla luce di questo quadro di riferimento, di queste coordinate, quali sono gli orientamenti che potrei darvi per il Bollettino Salesiano? Li propongo per la conversazione, in adempimento dell'articolo 41 dei Regolamenti che dice: «Il Bollettino Salesiano viene redatto secondo le direttive del Rettor Maggiore e del suo Consiglio, in varie edizioni e lingue».
a. Prospettiva salesiana.
In primo luogo vi raccomando di assumere e mantenere il suo carattere salesiano. Nel titolo "Bollettino Salesiano", il termine salesiano, dal punto di vista grammaticale, è un aggettivo; in realtà però è un sostantivo. Il Bollettino, cioè, si caratterizza perché valuta le cose con sguardo salesiano e rappresenta la sensibilità di quell'insieme di persone che si riconoscono nel carisma e nella missione salesiana.
Al posto della parola "Bollettino" potremmo metterne un'altra. Siamo attaccati alla parola "Bollettino" perché ci viene da Don Bosco; ma essa è soltanto la sua definizione materiale, esprime solo il tipo di pubblicazione: è un Bollettino, non un giornale.
La sostanza viene invece indicata dall'aggettivo salesiano; con esso si vuol dire che noi leggiamo gli avvenimenti umani dal punto di vista salesiano e diamo un contributo nel dibattito di temi che ci interessano secondo il criterio salesiano.
Se salesiano è la sostanza, vuol dire che, se scade la salesianità, scade la rivista. Se la salesianità non appare o addirittura sparisce, la rivista perde la sua identità. È necessario dunque essere non soltanto materialmente fedeli, ma sostanziosi e profondi nella visione salesiana.
La. visuale salesiana va ripresa in varie forme ed in modo creativo; non, cioè, ripetendola verbalmente, ma modulandola ed arricchendola. Ci si può collocare dalla prospettiva pedagogica, da quella della spiritualità, qualche volta semplicemente dalla sensibilità umana verso certi problemi; tutto dipende dal pubblico al quale ci si rivolge e dal tema che si tratta.
Aggiungo che tale visuale e prospettiva salesiana deve caratterizzare ogni articolo. Non riguarda solo l'editoriale, ma la scelta di ogni fatto e messaggio, persino delle barzellette e vignette. Si ha una sensazione strana, infatti, quando tutto il Bollettino scorre in un certo modo e all'improvviso ci si imbatte in un "fumetto" o in una fotografia che non ha niente a che vedere con tutto il resto, che ubbidisce soltanto alla voglia di voler far ridere a qualsiasi costo. La salesianità deve caratterizzare tutti gli articoli come prospettiva; deve caratterizzare ogni numero nel suo insieme; deve caratterizzare la sequenza dei numeri che dà il volto alla testata.
Va chiarito, a scanso di equivoci, che parlando di salesianità non ci riferiamo alla quantità di avvenimenti salesiani riportati; non è necessario riportare tutte le commemorazioni che si fanno nell'Ispettoria o nel mondo. Non ci riferiamo nemmeno alla trascrizione di testi dei Salesiani o delle Figlie di Maria Ausiliatrice e nemmeno alla presentazione di opere salesiane. Ciò materialmente sarà presente in misura sufficiente e discreta. Noi però guardiamo soprattutto al criterio con cui si scelgono i soggetti o temi dai più diversi ambiti.
Si possono scegliere avvenimenti o argomenti di Chiesa, ma bisogna sapere quali e perché vengono scelti. Si può scegliere un fatto o un'opinione diffusa nel contesto secolare, anche riguardante aspetti di politica. Adesso stiamo discutendo in Italia sulla scuola: io ricordo di aver scritto sul Bollettino Salesiano anche un editoriale circa la libertà e la parità scolastica. Si può dunque dare spazio ad una discussione di questo tipo: anche lì, si tratta di vedere quali temi e perché. Si possono scegliere, come si fa sempre, fatti di Congregazione e di Famiglia Salesiana. Anche per questi è interessante conoscere il criterio salesiano che ne determina la presenza nell'economia del Bollettino.
Oltre il criterio con cui si scelgono i temi, i soggetti o gli avvenimenti, la prospettiva salesiana indica la chiave per interpretarli.___ Noi abbiamo interessi, cultura e ~, sensibilità specifiche: sensibilità] di educatori, interessi per le que-1 stioni giovanili, apertura umani-:, stica. Non è necessario ripetere" le parole, è importante tenere presenti i riferimenti. Se si ripetono le parole, si finisce per stancare il lettore. Quello che conta è il punto di vista da cui si guarda, che non deve essere chiuso, bensì originale.
Nessuno dà un'informazione asettica; l'informazione nuda non esiste; essa sottolinea sempre alcuni elementi, li ordina, li mette che interessano da vicino l'evangelizzazione. La legislazione riguardo alla vita e alla famiglia noi non la tratteremo come il Parlamento, però, se non vogliamo essere fuori dal mondo, qualche cosa dobbiamo esprimere dal nostro punto di vista. Ci sono ugualmente le questioni morali. Il Bollettino Salesiano è interessato a tutto questo, anche se non è una rivista giovanile, non è una rivista catechistica, non è una rivista pastorale: presenta l'esperienza salesiana e ne esprime la riflessione e la sensibilità sui problemi dell'uomo e sulla vita della Chiesa.
e. Senso di unità.
Dopo la prospettiva salesiana e l'apertura universale, metterei come punto di particolare attenzione il senso di unità.
E pertinente qui la domanda: uno o molti Bollettini? Voi l'avete già risolto: un Bollettino con diverse edizioni. Le diverse edizioni hanno la loro conveniente autonomia e nessuno vuole limitarla. Siamo stati sempre molto generosi nel dare spazio alla creatività. Allo stesso tempo, però, le diverse edizioni sono collegate, hanno una unità carismatica, una comune identità come organo della Famiglia e del movimento salesiano.
L'unità carismatica potrebbe avere oggi ulteriori espressioni istituzionali e operative per evidenziare che i diversi Bollettini sono edizioni nazionali di una rivista mondiale. Questo dovrebbe percepirlo il lettore. E non c'è molto da scandalizzarsi, come se si trattasse di un'eccessiva centralizzazione. Chi legge il RIDER'S DIGEST in Mato Grosso, per esempio, sa che è una edizione che riprende, adegua o aggiunge, conformemente al mercato proprio, ma sa che c'è un gruppo editore che si prende responsabilità dell'edizione inglese, francese o altre. Il gruppo editore segna l'indirizzo e lo stile e chi legge la rivista, in qualsiasi lingua, si accorge che è la stessa per le tendenze e i criteri che segue.
Io immagino, per i Bollettini, qualche cosa di analogo: l'autonomia', la scelta di alcuni materiali, l'elaborazione sono diverse, ma le caratteristiche e l'orientamento sono gli stessi, in italiano, in inglese, in francese o in spagnolo: una rivista mondiale capace di rispondere a interessi regionali, ma collegata a raggio internazionale da un certo indirizzo.
Questa unità dei Bollettini, che è di contenuto e di identità, potrebbe avere ulteriori manifestazioni: per esempio, un logo comune, una piattaforma programmatica comune, la parola del Rettor
Maggiore ripresa regolarmente o quando conviene.
Tutto questo lo concorderete voi, guardando al futuro.
d. Linea editoriale.
Il quarto orientamento che vi raccomando riguarda la linea editoriale.
I tre punti precedenti ci dicono che non possiamo andare avanti con il rischio della discontinuità e dell'individualismo, per cui il direttore di turno dà al Bollettino il suo indirizzo: giovanile, teologico, collocato nella linea delle tendenze più moderne, quali il femminismo o la teologia della liberazione o, se il direttore è un altro, sulla linea devozionale, difensiva, apologetica. Sono paradossi per sottolineare che non è possibile che una istituzione abbia una rivista di questa portata e non abbia una linea editoriale garantita.
La linea editoriale può variare, perché i tempi portano delle variazioni; ma deve essere consapevole, cioè fondata; esplicitata, messa cioè nero su bianco, di modo che sia pubblica e conosciuta, almeno da coloro che partecipano o si succedono nella redazione; coerente, tale cioè che le sue diverse dichiarazioni possano stare assieme; e mantenuta sia da coloro che scrivono gli articoli, sia nella successione dei direttori.
La nostra riuscita nei diversi campi come Congregazione è dovuta finora al fatto che abbiamo combinato bene due cose: la creatività e un certo individualismo ad essa collegato. I nostri missionari sono singolarmente capaci di concepire un'opera, cercare soldi e costruire l'edificio. Sono creativi ed allo stesso tempo pendono sul versante individuale, per cui tante volte si dice: «Quando verrà il prossimo gestore avrà tanti amici, riceverà tanti mezzi, saprà gestire questa struttura?». È un'incognita. L'individualismo è il rischio della creatività, ma può essere temperato_ o neutralizzato senza mortificare la creatività.
Nel Bollettino capiterebbe qualcosa di simile, se ciascuno si muovesse conforme alla propria genialità e alle proprie possibilità; se cercasse collaboratori, si facesse amico dei giornalisti, sognasse una nuova copertina senza regola e senza riferimenti normativi.
Mi diceva uno: «Io voglio fare una rivista giovanile», e io gli rispondevo: «Va benissimo se si tratta del tono, della veste o anche di trovare un centro per la totalità del contenuto; ma per il resto no. Il Bollettino non è la rivista di pastorale giovanile o di educazione della Congregazione Salesiana». Il Bollettino Salesiano è più ampio e vario come interesse: rivolto ad un pubblico più popolare.
E importante allora avere una linea editoriale consapevole, esplicitata, coerente e mantenuta nel passaggio fra una redazione e l'altra, che lasci spazio alla creatività ed allo stesso tempo la regoli ed orienti.
e. L'interattività.
Vi dicevo prima che oggi quasi nessuna rivista o organo di comunicazione manda messaggi senza esporsi anche alla reazione e al dialogo. Le radio emittenti impostano molti programmi sul dialogo; le riviste hanno la posta dei lettori e gli incontri periodici; alcune hanno un sito in Internet.
Pure il Bollettino Salesiano non deve essere un prodotto concluso in laboratorio e spedito, ma un'opera apostolica e pastorale, in cui si incontrano interlocutori in diverse forme. Non sempre il dialogo sarà verbale. L'attenzione del direttore agli umori dei lettori, la comunicazione occasionale con la totalità dei lettori e quella regolare con alcuni di essi sono forme complementari di un dialogo articolato.
In questa interattività è desiderabile la partecipazione della Famiglia Salesiana; occorre superare la gestione puramente individuale. Su tale partecipazione faccio però due brevi commenti. Il primo è per sottolineare che essa è necessaria. Non conviene dire: «Io faccio per tutti»; è meglio dire: «Mettiamoci assieme». Il secondo commento è per chiarire che questa partecipazione non è per lottizzazione o rappresentanza, ma per competenza. Operiamo con tutta la Famiglia Salesiana: chi è competente venga: competente nella direzione, nella redazione, nella distribuzione.
Ogni tanto si può fare anche un incontro di verifica in cui potranno venire dei rappresentanti. Ma è inutile, nella redazione ordinaria, avere rappresentanti non competenti che difendono il proprio ramo, rivendicando uno spazio materiale o una certa quantità di articoli. Bisogna essere aperti, offrire spazio alla collaborazione ed accettare collaborazione; ma allo stesso tempo averne il criterio giusto, che è quello della competenza. Una redazione non è un organismo politico, ma professionale.
E, finalmente, nell'interattività inseriamo quello che abbiamo commentato prima: comunicazione tra i Bollettini Salesiani. Non mi dilungo perché sono sicuro che questo incontro mondiale punta anche su un maggiore interscambio.
4. Disposizioni necessarie al direttori del Bollettino Salesiano.
Abbiamo insistito sull'originalità salesiana, l'apertura, l'universalità, l'unità del Bollettino. Se tutto questo è vero, quali sono le disposizioni necessarie al direttore del Bollettino Salesiano per realizzare quanto gli viene richiesto?
Mi guarderò bene dal farvi una lista troppo lunga che potrebbe portarvi a dire: «Se è così... mi dimetto!». Indicherò soltanto qualche esigenza del ruolo che siete chiamati a svolgere. Sono, secondo me, disposizioni che abbiamo tutti, per il fatto che siamo salesiani; ma sono da riscoprire e da sviluppare secondo la situazione particolare in cui vi trovate.
a. Impersonare Don Bosco.
Metto in primo luogo una disposizione interiore, un desiderio che è anche un atteggiamento: impersonare Don Bosco nella scelta, interpretazione e comunicazione dei messaggi e, più in generale, nella gestione del Bollettino. Noi lo diciamo agli Ispettori: «Tu sei Don Bosco nell'Ispettoria e nella zona, tu devi pensare che cosa farebbe Don Bosco, quali spazi si premurerebbe di occupare, che immagine darebbe della Congregazione». Lo stesso diciamo ai direttori: «Tu impersoni Don Bosco come direttore di una scuola o di un centro professionale; pensa che cosa farebbe Don Bosco con i ragazzi... ». Non so se Don Bosco si è dato il titolo di direttore del Bollettino: forse sì. Voi comunque continuate Don Bosco nell'ispirazione e nella realizzazione del Bollettino Salesiano. Ed è interessante pensare, alla luce di tutto quello che noi sappiamo di Don Bosco, come lui gestirebbe oggi questa rivista, quale dimensione, quale contenuto, quale scelta farebbe di lettori e di stile.
C'è il Don Bosco storico, cioè quella persona che è vissuta tra il 1815 ed il 1888. Lo comprendiamo attraverso la biografia e gli studi storici. E c'è il Don Bosco carismatico attuale, che è la realtà della Congregazione e della Famiglia Salesiana con la comunione organica in cui le mediazioni ed i tempi di discernimento hanno una loro importanza. Sono tutte cose che voi saprete prendere sempre con stile e ampiezza giornalistica.
b. Cultura e formazione salesiana.
Per impersonare bene Don Bosco, il direttore del Bollettino deve
avere una buona cultura e formazione salesiana. Anche riguardo a questo aspetto, tante volte penso che se in un ambiente o da parte di un gruppo si volesse sapere come è la Congregazione, come funziona la pastorale salesiana o quale è la nostra spiritualità, si dovrebbe pensare quasi automaticamente al direttore del Bollettino come ad un profondo ed aggiornato conoscitore.
Così come per informare dell'andamento della Banca d'Italia se ne chiama il Governatore, chi si dovrebbe avvicinare per sapere come si muove il mondo salesiano? Dovrebbe essere spontaneo pensare che chi dirige una rivista salesiana sa tutto questo, che non può essere ignorante della storia, delle intenzioni attuali, dei fronti di espansione o dei criteri che guidano la società il cui organo di stampa egli dirige. La gente infatti suppone che il direttore di una rivista conosca bene le cose di cui la rivista si occupa.
Cultura e formazione salesiana sono quindi competenze specifiche del direttore del Bollettino Salesiano. Questo richiede sensibilità e studio: sensibilità significa interesse ed attenzione; studio vuol dire lettura assidua ed attenta, conoscenza della salesianità interiorizzata ed accumulata. Non immagino un giornalista senza archivio personale dove egli raccoglie, annota e tiene a portata di mano osservazioni e dati; come elaborerebbe altrimenti i suoi servizi?
Una volta sono andato a visitare un giornale, una delle cose che ciascuno di noi ha cercato di fare nella vita. Mi hanno mostrato l'archivio dicendomi: «Vede, se domani muore, Dio non voglia, il Papa, noi tiriamo fuori questa cartella e possiamo scrivere in un paio d'ore, dove è vissuto, dove si è formato, quanti viaggi ha fatto, dove è stato, ecc.». In alcune ore, un gruppo di giornalisti sono in grado di fare tutta l'edizione, perché hanno già tutto sotto mano. E non scrivono qualsiasi cosa: ci ragionano.
Non mi sfuggono, naturalmente, le differenze che ci sono tra un giornale e un Bollettino; ma non è pensabile che un Bollettino con venti, trenta o cinquant'anni di esistenza non abbia lasciato niente di niente in archivio. Se poi uno dispone di mezzi tecnici migliori potrebbe affrontare questo problema in forma un po' più efficace e completa.
Nella stessa redazione del giornale di cui vi parlavo vi era una biblioteca specializzata. Possiamo pensare anche a una biblioteca del Bollettino super-specializzata, dove uno trova e prende rapidamente quello che gli serve. Può essere anche una biblioteca salesiana vicina, ma non deve mancare, e deve ubbidire alla specificità del Bollettino.
Insomma, bisogna essere convinti che oggi difficilmente si lavora bene senza strumenti di consultazione. La salesianità, per esempio, si è sviluppata molto dal punto di vista storico. E si vede subito chi domina la storia e chi non la conosce. Alcuni articoli sono molto poveri di riferimenti: non si collegano a Don Bosco ed al suo spirito se non attraverso quelle genericità che saprebbe dire chiunque. In altri articoli si vede che chi li ha stesi è andato alle fonti, ha fatto confronti. Non pubblichiamo poi sulla rivista tutto quello che abbiamo saputo attraverso le consultazioni, perché lo spazio è quello che è, ma il retroterra si sente nell'articolo, lo si percepisce come sfondo nelle singole parole e rimane come cultura salesiana per altri articoli.
Vi è anche, insieme a quanto ho detto prima, il dialogo con i responsabili della missione salesiana in loco: anche qui, non si tratta di riprodurre le parole dell'Ispettore o del Consiglio. Il parlare sovente con loro però vi mette in orbita, vi aiuta a capire verso dove va la sensibilità della Congregazione in questo momento.
c. Senso pastorale.
L'ultima delle disposizioni del direttore a cui voglio accennare è il senso pastorale. Dovremmo far riferimento qui alla spiritualità del comunicatore, che comporta rivivere e sentire internamente quello che si vuol comunicare, meditarlo, anche pregando; cercare la forma per arrivare al cuore delle persone, cioè toccare proprio quel punto dove nascono convincimenti, sentimenti e propositi.
Bisogna, dunque, accettare lo sforzo, il lavoro assiduo, la pazienza nello studiare, pensare, scrivere e migliorare. Tutto ciò va contro l'improvvisazione. È chiaro che sui giornali ci sono articoli che si devono scrivere di getto, perché l'avvenimento è capitato poche ore prima e bisogna andare in stampa. Ma, secondo quanto mi diceva un editorialista, per alcuni saggi anche brevi viene dato tempo; quindi li si prepara con calma, si cercano accenni o collegamenti, si leggono e si rileggono per correggerli e dare loro forma incisiva. Ciò può essere verificato: alcuni editoriali sono magistrali. A livello di elaborazione, quindi, c'è la forma rapida e quella che consente giorni di riflessione. Cercare la forma adeguata e arrivarci è da considerare come partecipazione alla comunicazione della Parola di Dio.
Insieme a questo, il senso pastorale vostro include la professionalità giornalistica, nella sottospecie pastorale. Anche nel giornalismo si danno dei comparti che hanno una base comune. Quando però questa base si riporta ad ambiti specifici, non è più generica. Se uno si presenta all'esame di giornalismo sportivo, gli fanno fare l'esame proprio su quell'area; se si presenta come commentatore politico, oltre alle generalità verificano le sue conoscenze e il suo fiuto sull'aspetto politico. Bisognerebbe quindi vedere che cosa può significare giornalismo pastorale dentro il fenomeno della comunicazione sociale della Chiesa.
Vi è poi la capacità vocazionale, la capacità cioè di formare collaboratori e successori. E questo su due fronti: il primo è quello salesiano. Voi certamente direte che questo dipende dagli Ispettori, che devono mettervi accanto per tempo qualcuno che vi aiuti. Riconosco che questa è una giusta osservazione. Però aggiungo che, in qualche caso, anche avendo qualcuno accanto non si è riusciti a formare un successore per incompatibilità o per lavoro individualistico.
Oltre ai Salesiani che vi possono mettere accanto ad aiutare e che voi dovreste chiedere, facendo vedere l'esigenza di una successione preparata, c'è da fare tutta la formazione dei collaboratori laici. Ad essi non solo bisogna chiedere una collaborazione materiale, ma immetterli gradualmente nella mentalità della rivista, comunicando loro lo spirito e la visuale salesiana.
Da ultimo, come tratto di senso pastorale, sottolineo la comunione con l'Ispettoria: comunione di missione, comunione personale e comunione di sensibilità.
Ecco, sono queste le cose che io ho pensato bene di dirvi in riferimento all'espressione dell'articolo 41 dei regolamenti: «Il Bollettino Salesiano viene redatto secondo le direttive del Rettor Maggiore e del suo Consiglio in varie edizioni e lingue».
Grazie per il vostro ascolto.
Roma, Sacro Cuore, 30 novembre 1998.
5.3 Vescovi Salesiani
1. Mons. HEIMLER Friedrich, Vescovo Coadiutore di UMUARAMA (Brasile).
In data 9 dicembre 1998 è stata pubblicata la nomina - da parte del Sommo Pontefice - del sacerdote salesiano Friedrich HEIMLER a Vescovo Coadiutore della Diocesi di UMUARAMA, nello stato di Paranà, in Brasile.
Friedrich Heimler è originario della Baviera, Germania, dove è nato - a Unterlaunnerthal - il 17 febbraio 1942. In Germania fece gli studi primari e secondari e a 17 anni, attratto dalla vocazione salesiana, entrò nel Noviziato di Ensdorf, dove emise la sua prima professione il 15 agosto 1960.
Poco dopo partì per il Brasile, e precisamente per l'Ispettoria del Mato Grosso, dove compì gli studi filosofici e fece l'esperienza del tirocinio, emettendo la professione perpetua a Campo Grande nel 1966. Tornò in Germania per il corso di teologia, che fece a Benediktbeuern, dove venne ordinato presbitero il 12 luglio 1970.
Tornato in Brasile, completò gli studi civili, conseguendo la licenza in Lettere. Quindi per vari anni svolse i compiti di animatore ed educatore, e di cooordinatore degli studi. Dal 1982 al 1985 fu direttore del Collegio di Santa Teresa a Corumbà. Nel 1985 venne nominato Economo ispettoriale, incarico che svolse con competenza per 12 anni, fino al dicembre 1994.
Nel dicembre 1994, al termine del mandato di Economo, era stato nuovamente nominato direttore della casa di Corumbà - "Santa Teresa", casa che stava preparandosi a celebrare i suoi 100 anni di vita. Qui lo ha raggiunto la nomina episcopale.
2. Mons. COTUGNO Nicola, Arcivescovo di MONTEVIDEO (Uruguay).
L'Osservatore Romano del 4 dicembre 1998 portava la notizia che il Santo Padre ha promosso il nostro confratello Vescovo Mons. Nicola COT UGNO alla Sede Metropolitana di MONTEVIDEO, nell'Uruguay, trasferendolo dalla Diocesi di Melo, pure in Uruguay, per la quale era stato nominato nel giugno 1996.
Come Arcivescovo di Montevideo, Mons. Nicola Cotugno succede a Mons. Giuseppe Gottardi, pure salesiano.
(Cf. dati anagrafici in ACG n. 357, pag. 66)