"MANDATI AD ANNUNZIARE AI POVERT UN LIET0 MESSAGGIO"
La recente lettera del Rettor Maggiore sulla povertà ha orientato in maniera evidente la scelta del tema centrale di questo incontro degli economi ispettoriali. Personalmente sono contento di potermi intrattenere con voi prima che su aspetti più specificamente economico finanziari e gestionali, proprio su di un contenuto carismatico che si riferisce direttamente alla nostra identità di religiosi consacrati e che, come economi, è affidato direttamente dalla tradizione salesiana alla nostra responsabilità e alla nostra cura. Del resto il nostro impegno nel campo economico, pur ispirandosi all'autonomia delle realtà secolari e pur accettando di essere regolato da leggi proprie, è finalizzato alla testimonianza trasparente della consacrazione religiosa e alla missione giovanile salesiana. Affronteremo pertanto anche argomenti tecnici e specializzati, ma è provvidenziale che essi siano inseriti nell'ampia realtà della nostra identità di consacrati a Dio per la missione giovanile.
Intendo addentrarmi nell'analisi della lettera del Rettor Maggiore in due momenti diversi, come indicato nel programma. Nel primo incontro mi propongo di presentare i1 contenuto della lettera nei suoi punti essenziali e collegandolo direttamente alla riflessione del CG24. Nel secondo intervento, seguendo i1 commento apparso sullo stesso numero degli ACG, presenterà alcune problematiche più operative e concrete sulle quali, credo, saranno anche utili una analisi corale e le opportune integrazioni alla realtà che vivono le ispettorie qui rappresentate.
(Capitolo II della III parte "Verso il futuro".)
Il CG24 lo sottolinea con chiarezza, proprio per evidenziare che la missione salesiana è portata avanti da diverse identità complementari : Don Bosco ha voluto consacrati al centro della sua opera:
Ma ad alcuni Don Bosco chiede di più: Chiede di restare con lui sempre, di impegnarsi per i giovani a tempo pieno e a piena esistenza e votare la propria vita, alla sequela di Cristo obbediente, povero e casto, per un servizio fedele a Dio e ai giovani". (CG24, 149). I religiosi dovevano essere punto di riferimento del suo carisma proprio attraverso la loro dedizione totale. I salesiani consacrati sono, nei diversi contesti, "Don Bosco d'oggi"(CG24, 150) per i giovani con cui vengono a contatto e per i laici con i quali condividono la missione giovanile.
AI n. 152 del CG24 si sottolinea in particolare il valore della povertà liberamente abbracciata per il Regno, intesa come 'imitazione delle scelte radicali di Cristo" e si indicano i seguenti percorsi:
- la scelta degli "ultimi, i poveri, il ceto popolare,' i giovani";
- la condivisione di vita con i poveri, rifiutando la sicurezza delle strutture, dello stipendio, del dominio;
- la sola sufficienza di Dio come unica sicurezza e fondamentale ricchezza;
- il dinamismo, recato all'interno della CEP, per il trionfo della giustizia, della solidarietà, della carità.
Il punto di partenza per la riflessione che faremo sulla povertà non può essere che questo, sia per una questione di metodo che per un corretto orientamento della lettura dei contenuti. Don Vecchi del resto sta proponendo a tutta la Congregazione, come hanno fatto già i suoi predecessori, una attualizzazione dei voti intendendo in questo modo concretizzare la programmazione del sessennio, ispirata al grande ed impegnativo programma tracciato da CG24. Dobbiamo riflettere anche sulla povertà in questa luce, evidenziando lo specifico della testimonianza del Salesiano SDB nella pluralità d'identità che convergono nella CEP per realizzare la missione salesiana.
Credo utile, prima di analizzare la struttura e i contenuti della lettera, evidenziare alcune espressioni che mi sembrano essere un'eco diretta e immediata alla riflessione del CG24 e che ritrovo nel paragrafo intitolato "Libertà e distacco".
Gesù è il bene più grande: "Nell'incontro con Gesù e nella sua persona abbiamo scoperto beni infinitamente superiori a quelli temporali che pur hanno un loro valore. Tale è il senso della nostra povertà" (pag.5). Ciò dice molto anche a noi economi sui rapporti di forza tra la gestione dei beni che deve essere sempre funzionale ed orientata a "beni di altra natura".
In tale prospettiva, facendo eco all'espressione del CG24 "la sufficienza di Dio" (152), Don Vecchi sottolinea, quasi come tematica soggiacente a tutte, il distacco "perché i beni temporali sono al di sotto del nostro desiderio e ne abbiamo scoperti altri superiori" che "si applica agli affetti, alla salute, alla libertà individuale, al potere, alla propria preparazione culturale, alla sufficienza della nostra intelligenza, al mezzo materiale, alla nostra volontà e alle nostre decisioni: in tal senso la povertà converge e viene a fondersi con l'ubbidienza" (pag.6).
E' pertanto evidente che la povertà è vissuta soprattutto a livello di convinzioni e di atteggiamenti interiori, prima che con gesti esterni e visibili. "La povertà bisogna averla nel cuore", secondo l'espressione di Don Bosco "Comprendiamo perché il 'povero' nella Scrittura rappresenta non solo chi si limita nell'uso del beni materiali, ma chi è entrato nel mistero dell'esistenza umana, bisognosa dell'infinito di DIO' (pag.6).
I. Introduzione:
riferimento al GC24, obiettivi della lettera, suggerimento ad una lettura creativa.
II. La nostra povertà.
Questa prima parte della lettera è una presentazione della nostra tradizione salesiana in riferimento alla povertà, cosi come è stata codificata dalle Costituzioni rinnovate, in collegamento diretto con Don Bosco e in ascolto del contesto odierno. Fondamento e orizzonte del nostro impegno concreto di povertà sono le due grandi realtà della comunità e della missione. I punti offerti dalla lettera sono i seguenti:
I. Libertà e distacco
II . Investire nella comunità: in senso pieno sia per quanto riguarda l'oggetto da condividersi che i soggetti con i quali condividere.
Solidarietà e condivisione: "La solidarietà con i poveri genera atteggiamenti di condivisione: presenza fisica, anzitutto là dove povertà significa degrado, insufficienza di condizioni essenziali, carenze educative, assenza di prospettive. E con la presenza, anche condivisione delle condizioni di vita, partecipazione nello sforzo per uscirne"(pag.8).
III. Segno della missione salesiana: la nostra povertà tende ad esprimersi in un servizio concreto, perché il 'distacco del cuore' viene ordinato al 'servizio del fratelli':
le risorse sono a servizio del giovani; in tal senso siamo intraprendenti;
incidenza sociale della nostra missione con valenze educative : il bene comune, la giustizia, l'attenzione al deboli e agli svantaggiati.
IV. Lavoro e temperanza: la spiritualità dell'azione apostolica collega il lavoro alla povertà ed anche alla temperanza e si riferisce sia allo stile di vita dei singoli confratelli che il ritmo di vita delle comunità stesse.
V. Amministrare con saggezza: "..la nostra povertà include la buona amministrazione dei beni: precisa, oculata nel prevedere, saggia nel disporre, trasparente e comunitariamente corresponsabile" (pag. 15).
III Le sfide odierne (Lettera, pagg. 16-19).
In questa seconda parte della lettera il Rettor Maggiore affronta, specificandone alcune, le tendenze del costume di oggi, che spesso sono contrapposte al quadro di riferimento tracciato sopra e pertanto esigono da noi una puntuale verifica della qualità della nostra testimonianza.
I . Il mondo è diviso dal possesso dei beni:
si procede a diverse velocità sulla strada dello sviluppo;
mentalità consumistica; nei contesti più poveri: coraggioso discernimento:
II . La rilevanza del valore economico e I'importanza del denaro nel sistema economico e sociale:
il denaro, più determinante del lavoro;
più agile e crescente solidarietà;
i benefattori e la Provvidenza.
III . La complessità della gestione economica
elevati costi delle nostre strutture;
risvolti commerciali delle nostre attività, imposizioni fiscali, adempimenti nel campo del diritto del lavoro;
necessità di ingenti quantità di denaro.
IV. La tendenza ad una gestione autonoma del proprio vissuto tendenza individualista nell'organizzare la vita; rispetto e responsabilità personale in rapporto alle esigenze del voto di povertà.
V. Le icone della povertà salesiana (Lettera, pagg. 19-3 0)
Seguendo le Costituzioni e la riflessione di Vita Consecrata don Vecchi elabora su tre icone bibliche che aiutano ad approfondire e ad orientare, proiettando su di esse la testimonianza della povertà di Don Bosco
I. II discepolo: colui che segue Gesù
- L'aspetto cristologico della povertà, intesa appunto come innesto nel mistero di Cristo;
- lo svuotamento in Cristo;
- la dipendenza da un Altro;
- la preghiera come caratteristica del povero.
II. Un lieto messaggio ai poveri
- L'aspetto ecclesiale della povertà, intesa come chiave della fecondità della Chiesa;
- i poveri: primi destinatari della missione;
- la povertà è contenuto dell'annunzio;
- l'insegnamento di Gesù sulla ricchezza e sui beni;
- povertà caratteristica irrinunciabile del missionario evangelizzatore.
III. I primi cristiani
- L'aspetto sociale, solidale della povertà evangelica;
è comunione e condivisione in senso pieno in un vastissimo orizzonte.
IV. La povertà di Don Bosco
- orientato all'ideale di Gesù povero;
- povertà personale ed esigenze dell'opera educativa;
- elemosiniere per il bene della gioventù;
- incrollabile fiducia nella Provvidenza.
V. Alcune indicazioni (Lettera, pagg.30-37)
Il Rettor Maggiore, dopo l'ampio ancoraggio motivazionale offerto, offre alcuni
orientamenti per la prassi, insistendo sulla necessità di un saggio discernimento, concentrarsi
sull'essenziale e affidarsi alla memoria interpretativa dello Spirito.
i. Attenta responsabilità
- la virtù della vigilanza;
è lo scrutinium paupertatis a livello personale e comunitario per l'austerità profetica.
ii. Destinazione apostolica dei beni
- Destinazione educativa, formativa e caritativa dei beni;
- Criterio di conservazione dei beni: pronta disponibilità apostolica;
è Provvidenza e previdenza.
- ill . Solidarietà
- dovere costituzionale;
- responsabilità del governo ispettoriale;
è piano periodico di solidarietà economica.
iv. Educare all'uso dei beni
- l'idolatria del benessere e la tendenza allo spreco;
- visione cristiana orientatrice circa i beni e la loro gestione;
è formare i giovani alla dimensione sociale della carità.
V. Amare i poveri in Cristo
- sentirsi povero tra i poveri;
- consapevolezza differenziata della povertà.
Conclusione
Nella sua conclusione Don Vecchi si ispira a Maria che canta nel Magnificat la povertà e si presenta nella tradizione di poveri di Yavhè: 'La storia ricomincia sempre dai poveri e si apre al futuro secondo la misura della loro speranza'.
Don Vecchi ci ha proposto una lettura sulla povertà lineare, immediata e certamente stimolante. Egli stesso, nell'introduzione, si augura che di tale lettera, come del resto anche di altre, venga fatta nelle comunità una lettura "creativa". Proprio in tal senso ho pensato di proporvela in occasione di questo incontro degli economi ispettoriali. Penso ad una lettura viva, proprio perché il riferimento è alla nostra vita di consacrati, ad una esperienza che cerchiamo di vivere e non già a nozioni che cerchiammo di assimilare in maniera distaccata. In tal senso ci organizzeremo a gruppi puntando sulle "sfide odierne" e sulle "Indicazioni per I'oggi", tenendo ben presente il quadro di riferimento. Ricordiamo tutti il sogno dei diamanti e i due scenari che rappresentano il volto della Congregazione. Con sereno equilibrio, ma anche con forte senso di responsabilità ci confrontiamo con le gravi parole del nostro Fondatore: 'La nostra società è benedetta dal cielo, ma Egli vuole che noi prestiamo l'opera nostra. I mali minacciati saranno prevenuti, se noi predicheremo sopra le virtù e sopra i vizi notati; se ciò che predichiamo lo pratichiamo, lo tramanderemo al nostri Fratelli con una tradizione pratica di quanto si è fatto e faremo" (MB. Vol. XV, pag. 187).
Oggi il significato di questo sogno e la preoccupazione di Don Bosco ci interpellano e ci inducono a ritornare alle sorgenti rigeneratrici della nostra consacrazione e alla pratica fedele della povertà.