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“Processo formativo del salesiano coadiutore”

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DIREZIONE GENERALE OPERE  DON BOSCO
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Consigliere generale per la formazione

Processo formativo del salesiano coadiutore

Péliföldszentkereszt, 18 ottobre 2013

L’attuale “Ratio” circa la formazione dei salesiani è stata pubblicata nell’anno 2000. Con il passar del tempo essa ha avuto bisogno di revisione per essere adeguata a nuove situazioni che si sono create nella Congregazione e urgenti sfide formative. All’inizio del sessennio il Rettor Maggiore con il Consiglio Generale ha preso la decisione di non produrre una nuova “Ratio”, poiché nel suo insieme essa rimaneva valida; chiese però che fossero riviste le parti che risultavano insufficienti.
Così, in coerenza con questa decisione del Rettor Maggiore e Consiglio generale, nel 2009 è stato riscritto il capitolo 6° sul prenoviziato; nel gennaio 2012 poi fu approvato un nuovo testo a riguardo della formazione dei salesiani coadiutori; nel luglio 2012 infine furono approvati nuovi orientamenti sugli studi nella formazione iniziale, in sostituzione dell’Allegato 3 della “Ratio”. In collaborazione con la pastorale giovanile nel luglio 2011 è stato approvato anche l’orientamento su “L’esperienza dell’aspirantato”, che è in continuità con le scelte della “Ratio” e in particolare del prenoviziato.

1. Motivazioni della revisione della “Ratio”

Ci domandiamo ora perché è stato necessario rivedere la formazione dei salesiani coadiutori e quindi riscrivere alcune parti della “Ratio” al riguardo. Ecco in sintesi alcune motivazioni.
1. Innanzitutto era diventato evidente da tempo che il programma di formazione dei salesiani coadiutori nelle diverse fasi era limitato, incerto e facilmente soggetto all’improvvisazione; era quindi diventato necessario offrire alle ispettorie un programma chiaro e completo di formazione che fosse “paritario” rispetto al programma di formazione dei salesiani presbiteri.
2. Inoltre c’era una crescente consapevolezza della scarsa attenzione prestata al discernimento vocazionale lungo tutto il processo di formazione: c’era poca esperienza e una visione limitata della dimensione laicale della loro vocazione; non c’era molta chiarezza circa i criteri da applicare per distinguere la vocazione al presbiterato salesiano da quella al laicato salesiano; c’erano pure in alcuni contesti frequenti richieste di salesiani coadiutori che chiedevano di passare al presbiterato.
3. Poi si constatava che in alcune parti della Congregazione gli studi accademici non venivano visti come importanti per i salesiani coadiutori; non molti erano convinti della necessità di un fondamento teologico e pastorale insieme a quello filosofico e pedagogico per i confratelli laici; tali studi erano in alcuni casi più o meno “tollerati”.
4. Infine non molta importanza veniva data alla qualificazione professionale dei salesiani coadiutori; infatti essa non faceva parte del loro processo di formazione. Ciò portava a una identità povera e incerta e a una scarsa incidenza del loro lavoro tra i giovani.

In questo contesto e con questa consapevolezza, quando il Capitolo Generale 26 ha introdotto una nuova prospettiva circa la vocazione del salesiano coadiutore, mettendo in evidenza l’unicità della vocazione consacrata salesiana nelle sue due forme, c’era la sensazione che era giunto il momento di dare ai salesiani coadiutori una formazione di qualità: essa doveva permettere loro di vivere la loro vera identità di consacrati salesiani laici e soddisfare le esigenze apostoliche del giorno d’oggi.

Per offrire una visione di insieme della formazione del salesiano coadiutore, è stato riscritto il paragrafo 323 della “Ratio”, che offre in sintesi le varie novità introdotte; esso così recita:

In tutte le fasi formative si tenga concretamente in considerazione l’uguaglianza di base e la differenziazione dovuta alla specificità vocazionale di ogni formando. In particolare:
nel prenoviziato si presenti la vocazione consacrata salesiana e le sue due forme, ministeriale e laicale, anche attraverso incontri con figure significative; in questo modo il prenovizio può acquisire una maggior conoscenza e un primo orientamento sulle forme della vocazione salesiana, senza giungere a una decisione in proposito;
nel noviziato ogni novizio, sotto la guida del maestro, compia il discernimento su entrambe le forme della vocazione salesiana, per giungere all’opzione di salesiano coadiutore o salesiano presbitero/diacono permanente; tale discernimento e opzione precedano la domanda di ammissione alla prima professione, in cui occorre esprimere la propria decisione vocazionale; in questo processo sia coinvolto anche l’Ispettore;
nel postnoviziato i salesiani coadiutori facciano, con l’aiuto del Direttore e dell’Ispettore, il discernimento circa l’ambito professionale in cui si sentono chiamati a sviluppare i propri doni e capacità in risposta ai bisogni dell’Ispettoria; in tale fase essi svolgano due o tre anni di studi filosofici e pedagogici;
assicurati almeno due anni di studi filosofici e pedagogici, i salesiani coadiutori inizino o continuino un periodo di “formazione tecnico-scientifica o professionale”, al fine di acquisire una “qualifica specifica” con titolo riconosciuto[1], possibilmente prima del tirocinio;
per il tirocinio i salesiani coadiutori vengano inseriti preferibilmente in ambienti dove possono praticare la qualifica professionale acquisita e verificare il discernimento fatto nel postnoviziato circa l’ambito professionale futuro;[2]
la formazione specifica dei salesiani coadiutori, come per i salesiani chierici, segua immediatamente il tirocinio,[3] abbia la durata di due anni e sia compiuta in uno dei centri regionali o interregionali approvati dal Rettor Maggiore con il Consiglio generale;
la preparazione per la professione perpetua sia fatta, per quanto possibile, dai salesiani coadiutori e salesiani chierici insieme, prima o durante la formazione specifica;
il ‘quinquennio’ coinvolga sia i salesiani presbiteri/diaconi permanenti nei primi cinque anni dopo la loro ordinazione sia i salesiani coadiutori nei primi cinque anni dopo la loro formazione specifica;
dopo la formazione specifica, in un tempo opportuno, se necessario, ciascun salesiano coadiutore abbia la possibilità di concludere una specializzazione nel suo campo professionale specifico e nelle competenze necessarie per l’espletamento dei diversi compiti o ruoli che gli saranno affidati, completando in questo modo la qualificazione professionale iniziata durante il tempo della professione temporanea”.

2. Apporto dei diversi momenti formativi

In questo secondo momento del mio intervento vi conduco, passo dopo passo, attraverso questo nuovo programma di formazione del salesiano coadiutore, che non si è limitato al paragrafo 323 della “Ratio”, ma che ha ripercorso e rivisto tutte le fasi formative; potrete così comprendere quali sono le implicazioni pratiche e formative di ciò che è stato stabilito nella revisione della “Ratio”.

Prenoviziato

Al CG26 va il merito di aver portato un cambiamento nel nostro modo di guardare e presentare la vocazione del salesiano coadiutore. L’identità della nostra vocazione consacrata salesiana non è principalmente questione di ciò che facciamo, ma di chi siamo. Siamo persone consacrate che, chiamate da Dio, hanno scelto di seguire il Signore Gesù donandosi completamente a Dio nel servizio dei giovani sull’esempio di Don Bosco; tale servizio è da noi svolto in una duplice forma vocazionale: come salesiani presbiteri o come salesiani laici.
Per aiutare le ispettorie a presentare la vocazione salesiana in modo corretto secondo questa visione, nel 2009 il Settore per la formazione ha preparato e diffuso un sussidio con i contenuti distribuiti in 15 unità tematiche, pronte per l´utilizzo negli aspirantati e prenoviziati.[4]
Nel 2012 poi il Rettor Maggiore e il suo Consiglio hanno promulgato un curricolo di formazione intellettuale per la formazione iniziale. Tra le altre cose in esso si chiedere ai prenoviziati di favorire la conoscenza e l’amore per Don Bosco, la visione e l’apprezzamento della presenza della Congregazione salesiana nel mondo e la comprensione e l’attrazione per la vita consacrata salesiana neelle sue due forme, quella ministeriale e quella laicale. Inoltre chiedeva ai prenovizi di leggere le biografie di alcuni esempi notevoli di entrambe le forme di vita consacrata salesiana.[5]
È anche significativo che la Congregazione ha chiesto che nell’equipe dei formatori del prenoviziato “ci sia almeno un salesiano coadiutore per permettere ai prenovizi di venire direttamente a conoscenza delle due forme della vocazione salesiana”.[6]
Pertanto i nuovi orientamenti hanno messo in chiaro che nei primi anni fino al prenoviziato bisogna dare a tutti i candidati e prenovizi una buona conoscenza ed esperienza della vocazione salesiana nelle sue due forme, ma che non si deve richiedere loro di scegliere tra il presbiterato e il laicato salesiano; tale decisione sarà da effettuarsi in seguito durante il noviziato.
Queste modifiche riguardano la formazione durante il prenoviziato, ma esse hanno influsso anche sull’aspirantato e sulla promozione vocazionale. La prassi passata di alcune ispettorie di avere aspirantati per i candidati al presbiterato salesiano distinti da quelli per i candidati al laicato salesiano non sembra più valida oggi. Inoltre per l’animazione vocazionale una corretta presentazione della vocazione salesiana ai giovani deve sempre comprendere il presbiterato salesiano e il laicato salesiano come due modi di vivere la stessa vocazione salesiana.

Noviziato

Il noviziato è un periodo di intensa formazione e di discernimento. Le nuove linee-guida chiedono che ogni novizio chiarisca il proprio orientamento vocazionale come futuro salesiano presbitero o futuro salesiano coadiutore prima di fare la richiesta di essere ammesso alla professione; difatti, egli deve dichiarare la sua decisione vocazionale nella sua domanda alla prima professione.[7]
Il maestro dei novizi lo aiuta a fare questo processo di discernimento, avvalendosi in particolare dei criteri espressi in “Criteri e norme”, ai numeri 84-87.[8] Il novizio discerne se, nel lavoro educativo- pastorale con i giovani, ha una maggiore propensione per “il valore proprio della sua laicità, che lo rende specifico testimone del Regno di Dio nel mondo, vicino ai giovani e alle realtà del lavoro”[9] oppure per il “ministero, che lo rende segno di Cristo pastore, particolarmente con la predicazione del Vangelo e l’azione sacramentale”.[10] In questo discernimento è coinvolto anche l’ispettore.[11]
Per favorire un corretto discernimento e per evidenziare la vocazione consacrata salesiana, se durante il noviziato vi è la consuetudine di dare ai salesiani chierici la veste talare, questa viene differita al momento della conclusione del noviziato.[12]

Postnoviziato

Il programma di studio del postnoviziato comprende una serie di materie come la filosofia, la pedagogia, gli studi salesiani, la psicologia, la sociologia e la comunicazione. La filosofia è la materia principale; essa richiede l’uso della ragione per arrivare a una comprensione più profonda della persona, della sua libertà, e del suo rapporto con il mondo e con Dio.[13] Lo studio della filosofia, oltre che per i candidati al presbiterato, è importante per chi voglia capire il pensiero postmoderno del giovane, il relativismo diffuso in molte parti del mondo, il rapporto tra creazione ed evoluzionismo, e una serie di molti altri temi di attualità. Essa perciò fa parte integrante della formazione del salesiano coadiutore, il quale è chiamato a essere educatore e pastore dei giovani.
Ormai in numerosi postnoviziati della Congregazione la formazione viene di solito completata in tre anni; alcuni postnoviziati hanno perfino un quarto anno. Secondo i nuovi orientamenti per la formazione dei salesiani coadiutori, “la durata degli studi filosofici e pedagogici per il salesiano coadiutore durante il postnoviziato deve essere di almeno due anni. Per favorire poi un tempo idoneo per la qualificazione professionale, ordinariamente non è conveniente che egli protragga gli studi filosofici e pedagogici del postnoviziato per più di tre anni.”[14]
Durante l’ultimo anno del postnoviziato, il postnovizio salesiano coadiutore, con la guida del direttore e dall’ispettore, compie un discernimento a riguardo del campo professionale, in cui si sente chiamato a sviluppare le sue doti e capacità in risposta alle esigenze dell’ispettoria: scuola, formazione professionale, comunicazione sociale, lavoro sociale, amministrazione e gestione, ecc.[15]

Qualificazione tecnica, scientifica o professionale

Subito dopo il postnoviziato, viene data al salesiano coadiutore l’opportunità di impegnarsi in “studi tecnici, scientifici o professionali” per qualificarsi nella professione che ha individuato nel dialogo di discernimento del postnoviziato.[16] Bisogna fare tutto il possibile per garantire che gli studi diano al salesiano coadiutore una competenza che lo ponga in situazione di parità con i laici che esercitano la stessa professione nella società civile.[17]
Questa è una novità nel programma di formazione dei salesiani coadiutori, ma non è difficile capire il motivo per cui è stata inserita. Da un lato, non sembrava giusto che i salesiani coadiutori, seguendo il programma formativo antecedente, passassero attraverso tutte le varie fasi della loro formazione e facessero la loro professione perpetua senza mai aver avuto un contatto diretto e serio con il campo professionale, cioè con la “laicità” della loro vocazione. D’altra parte, sembra ovvio che, se i coadiutori devono potere praticare un’azione educativa tra i giovani durante il loro tirocinio, hanno bisogno di formazione e qualificazione nel settore professionale.
Mi sembra che su questo punto vi sia una grande convergenza teorica, ma una notevole difficoltà nella pratica. Tutto ciò richiede a ogni ispettoria di elaborare e concretizzare un buon piano per garantire la formazione professionale dei suoi coadiutori, possibilmente, prima del tirocinio.

Tirocinio

Da quanto è stato appena detto sulla qualificazione professionale, ne consegue che durante il tirocinio i salesiani coadiutori devono essere collocati preferibilmente in situazioni in cui possono esercitare le qualifiche professionali che hanno acquisito. Ciò aiuta anche a rafforzare e a verificare le loro motivazioni per la scelta della vocazione consacrata salesiana laicale.

Formazione specifica

La formazione specifica non è una fase facoltativa per i salesiani coadiutori; essa è parte del loro cammino di formazione. Così come, dopo il tirocinio, i chierici procedono immediatamente alla loro formazione specifica, nello stesso modo i coadiutori, dopo il loro tirocinio, procedono immediatamente alla loro formazione specifica.
L’articolo 116 delle Costituzioni dice: “Dopo il tirocinio il salesiano completa la formazione iniziale. La formazione specifica del candidato al ministero presbiterale segue gli orientamenti e le norme stabilite dalla Chiesa e dalla Congregazione e mira a preparare il sacerdote pastore educatore nella prospettiva salesiana. La formazione specifica offre al salesiano laico, con l’approfondimento del patrimonio spirituale della Congregazione, un’adeguata preparazione teologica nella linea della laicità consacrata e completa la sua formazione in vista del lavoro educativo apostolico”.
Questo articolo fu promulgato nel 1984, ma per quasi vent’anni, la formazione specifica dei salesiani coadiutori non si è concretizzato, nonostante alcuni tentativi fatti qua e là. Nel 2005 abbiamo preso l’iniziativa di organizzare questa fase formativa per i coadiutori. Oggi in tutte le parti del mondo ci sono sei centri regionali o interregionali approvati dal Rettor Maggiore e il suo Consiglio per il programma biennale di formazione specifica per i salesiani coadiutori: a Manila nelle Filippine per la Regione Asia Est e Oceania; a Shillong in India per la Regione Asia Sud; a Yaoundé in Camerun per i salesiani francofoni dell’Africa e a Sunyani in Ghana per quelli di lingua inglese; a Guatemala per le due Regioni dell’America; a Torino per le tre Regioni d’Europa. Inoltre, Torino serve anche come un centro mondiale, aperto ai salesiani coadiutori provenienti da tutte le Regioni della Congregazione. Proprio come alcuni chierici vengono inviati a Roma o a Gerusalemme per la loro formazione specifica a causa dei particolari vantaggi che questi luoghi possono offrire, così anche i salesiani coadiutori possono essere inviati a Torino per la loro formazione specifica per i vantaggi che derivano dal vivere presso i luoghi di Don Bosco .
La formazione specifica dei salesiani coadiutori è la risposta a un bisogno particolare: essi hanno bisogno di nutrire la loro vita con la Parola di Dio; ciò implica lo studio della Sacra Scrittura. La fede trasmessa nel catechismo e insegnato nel prenoviziato e nel noviziato ha bisogno di essere approfondita; ciò viene fatto nella Teologia, che non è altro che la comprensione della fede. Ci sono molte questioni morali oggi che richiedono una buona conoscenza della dottrina cattolica su ciascuna di esse; basti citarne alcune: l´aborto, l´eutanasia, la contraccezione, i matrimoni gay e il controllo della popolazione; questo è il campo della teologia morale. Cattolici istruiti oggi, i coadiutori inclusi, necessitano una conoscenza della dottrina sociale della Chiesa cattolica, perché essa getta luce su una vasta gamma di problemi, come i diritti umani, la pace e la giustizia, la moralità della guerra, il traffico di esseri umani, lo sviluppo del terzo mondo e la globalizzazione. E’ poi importante un approfondimento della teologia della vita consacrata e del processo di crescita nella vita spirituale e avere una maggiore comprensione della spiritualità salesiana; allo stesso tempo c’è bisogno di essere meglio preparati per la pastorale giovanile salesiana, per la comunicazione della fede attraverso la catechesi, per una proficua valorizzazione educativa e pastorale della comunicazione sociale.
Per questa fase ci vuole una comunità apposita per i salesiani coadiutori con il proprio direttore e personale formativo dalle diverse Ispettorie. Inoltre si domanda, con l’eccezione degli studi salesiani, ci siano lezioni diversificate per i coadiutori. I corsi accademici sono aperti anche ad altri religiosi. La durata della fase è per lo più biennale.

Preparazione alla professione perpetua

La preparazione alla professione perpetua non consiste in un corso condotto nelle ultime settimane prima della professione stessa, dopo che le ammissioni siano state fatte. La “Ratio” afferma che essa comprende “il processo di discernimento e la verifica che precede l’opzione definitiva, la domanda, l’ammissione, e la preparazione immediata all’atto della professione”.[18] Il cammino di preparazione può durare un anno o diversi mesi; può essere effettuato durante il tirocinio o la formazione specifica per mezzo di attività, esperienze personali e di gruppo, una guida adatta, ecc.[19] Ordinariamente tale preparazione viene fatta dai salesiani chierici e coadiutori insieme.[20]
Durante la preparazione i confratelli vengono invitati a riflettere ancora una volta sulle Costituzioni e sui temi fondamentali della vita consacrata; una guida spirituale, competente ed sperimentato, viene offerta per seguire ogni individuo e il gruppo. In particolare tutti, salesiani chierici e salesiani coadiutori, sono invitati a prestare attenzione al discernimento riguardante le due forme, ministeriale e laica, della vocazione salesiana in vista della scelta definitiva.[21] Concretamente, ciò significa che essi verificano la loro vocazione alla luce dell’esperienza vissuta, maturano una nuova sintesi motivazionale personale, e concludono il loro discernimento con la decisione di abbracciare definitivamente il progetto apostolico di Don Bosco come salesiano prete o salesiano coadiutore.[22]
Nelle ispettorie in cui la formazione specifica precede la professione perpetua, “lo stesso discernimento accurato deve essere fatto prima dell’inizio della formazione specifica”.[23]

“Quinquennio”

I primi anni di pieno inserimento nell’attività pastorale sono particolarmente importanti per il salesiano presbitero e salesiano coadiutore, perché pongono nuove sfide e problemi: “Il passaggio da una vita orientata e accompagnata, qual è quella vissuta nelle comunità formatrici, alla piena responsabilità personale nel lavoro apostolico comporta generalmente un cambiamento di impostazione dell’esistenza, l’adeguamento ad un ritmo diverso di vita e di lavoro, e domanda una sintesi vitale nuova”.[24] Questo è il periodo in cui alcuni bisogni cominciano a farsi sentire con più forza: l´affermazione di sé, la ricerca di fecondità, l´iniziativa personale e la creatività. La tensione può crescere quando si nota la discrepanza tra ciò che si è appreso nella varie fasi della formazione iniziale e ciò che si trova nella vita quotidiana; ci può essere anche un senso di inadeguatezza per i propri nuovi ruoli e responsabilità, con possibili frustrazioni e disaffezioni.[25]
Di conseguenza, ogni Ispettoria sceglie i modi in cui intende accompagnare e aiutare i suoi giovani sacerdoti e coadiutori nei loro primi cinque anni di inserimento nel lavoro educativo pastorale dell’ispettoria dopo la loro formazione specifica. Essa pensa a particolari iniziative e programmi in cui entrambi sacerdoti e coadiutori prendono parte insieme. Al riguardo ci sono anche iniziative e programmi a livello di Regione.

Specializzazione

Come abbiamo visto, la specializzazione o qualificazione professionale è diversa dalla formazione specifica. In un momento adatto, dopo la sua formazione specifica, ogni salesiano coadiutore, di regola e secondo necessità, “abbia la possibilità di concludere una specializzazione nel suo campo professionale specifico e nelle competenze necessarie per l’espletamento dei diversi compiti o ruoli che gli saranno affidati, completando in questo modo la qualificazione professionale iniziata durante il tempo della professione temporanea”.[26]
Nella lettera sulla qualificazione dei confratelli,[27] ho raccomandato vivamente che le ispettorie abbiano un piano di qualificazione dei confratelli, che risponda alle necessità dell’ispettoria e che tenga conto delle capacità e propensioni dei confratelli. Senza qualificazioni non si può assicurare la consistenza qualitativa delle comunità salesiane e la qualità del lavoro educativo pastorale.

Formazione permanete

Oltre l’impegno personale, comunitario e ispettoriale per la formazione permanete, vorrei segnalare ciò che le Regioni stanno facendo: nel corso di un sessennio organizzano uno o due Convegni regionali sul salesiano coadiutore, in cui invitano anche ispettori, delegati ispettoriali per la formazione e pastorale giovanile, formatori, … Si potrebbe pensare ad un Convegno europeo.

3. Frutti attesi

Quali sono i frutti attesi da questa revisione della formazione del salesiano coadiutore? Non mi dilungo nello sviluppo di questo punto, perché possiamo trovarne una trattazione diffusa negli orientamenti apparsi sugli Atti del Consiglio Generale all’inizio del sessennio scorso.[28]

Ci attendiamo che nella Congregazione possa maturare una maggiore consapevolezza e una più chiara visione dell’identità del salesiano coadiutore; inoltre abbiamo la speranza di potere offrire ai salesiani coadiutori una formazione di qualità; abbiamo anche fiducia di poter concretizzare attraverso l’animazione vocazionale un maggiore impegno nella promozione di tale vocazione entro il quadro proposto dal CG26, ossia quello di una sola vocazione consacrata salesiana nelle sue due forme; infine ci aspettiamo una nuova modalità di inserimento del salesiano coadiutore nelle comunità educative pastorali, in modo che sappia offrire un contributo specifico all’interno delle nostre opere e che diventi così segno visibile della vocazione consacrata tra i giovani.

Ciò che vi ho presentato è una visione della formazione del salesiano coadiutore oggi nella Congregazione salesiana. Ciò che rimane ora da fare è un cambio di mentalità e di prassi nella vita delle ispettorie, iniziando dalla revisione della sezione formazione del direttorio ispettoriale.

[1] Cfr. Reg. 95.

[2] Cf. FSDB 442.

[3] Cf. C 116, FSDB 479.

[4] SETTORE PER LA FORMAZIONE, La vocazione alla vita consacrata salesiana nelle sue due forme: salesiano coadiutore, salesiano presbitero, Roma 2009.

[5] RETTOR MAGGIORE E CONSIGLIO GENERALE, Valutazione e Orientamenti circa la formazione intellettuale nella formazione iniziale, Roma 31 luglio 2012, p. 4.

[6] FSDB, Revisione, 345.

[7] FSDB, Revisione, 323.

[8] FSDB, Revisione, 371, 384.

[9] C 45.

[10] C 45.

[11] FSDB, Revisione, 323.

[12] FSDB, Revisione, 384.

[13] Cf. Pastores dabo vobis, 2.

[14] FSDB, Revisione, 425.

[15] FSDB, Revisione, 323.

[16] Cf. FSDB, Revisione, 417.

[17] Cf. FSDB, Revisione, 409.

[18] FSDB 503.

[19] Cf. FSDB 507.

[20] Cf. FSDB, Revisione, 323.

[21] Cf. FSDB, Revisione, 512.

[22] Cf. FSDB 504.

[23] Cf. FSDB, Revisione, 512.

[24] FSDB 532.

[25] Ibid.

[26] FSDB, Revisione, 323.

[27] La lettera porta la data di 4 giugno 2012 e viene indirizzato agli Ispettori e ai Delegati ispettoriali per la formazione.

[28] F. CEREDA, Cura e promozione della vocazione del salesiano coadiutore, in ACG 382, Roma 8 giugno 2003.