Carissimi fratelli,
Un saluto amico e fraterno ad ognuno di voi. Il nostro forte legame di affetto e di preghiera vicendevole continui a rallegrarci ed a rassicurarci in questo cammino vocazionale e missionario che stiamo percorrendo insieme. Salutandovi in questo giorno, si rafforza ancora di più la comunione di preghiera e di missione che la Congregazione ha con i confratelli ammalati e i confratelli anziani che si trovano nei diversi continenti, in particolare quelli nelle infermerie e case di cura della Congregazione.
Incomincio a scrivere questa lettera a Shillong, nel nordest dell’India, e riesco ad inviarvela da Dilli, capitale di Timor Leste. Quello che io riesco a fare attraverso faticose giornate di viaggi, unendo nord e sud, est e ovest, voi riuscite a farlo molto meglio di me, a volte senza uscire dalle vostre camere, ma unendo tutti i punti del globo nella vostra preghiera e offerta silenziosa. Davvero, grazie e auguri!
Oggi è l’undici novembre e ricordiamo, con riconoscenza e ammirazione, quel coraggioso e luminoso primo invio missionario salesiano del 1875. Ho ancora viva nel cuore la bellissima celebrazione della 150° Spedizione Missionaria presieduta dal Rettor Maggiore appena qualche settimana fa a Valdocco. Questa Spedizione – celebrata alle porte del Mese Straordinario indetto da Papa Francesco per l’ottobre che è appena trascorso – è stata anche straordinaria e straordinariamente sostenuta dalle vostre preghiere e dalla vostra offerta di vita, quotidiana e silenziosa. Di tutto cuore, e anche a nome del Rettore Maggiore, un vivo e sentito GRAZIE!
I trentasei neo-missionari, la maggioranza giovani confratelli tirocinanti, sono stati non solo frutto dell’appello missionario straordinario fatto dal Successore di Don Bosco, ma anche un fecondo frutto delle vostre perseveranti preghiere per le missioni e per i missionari. Vi prego e vi esorto: che questo grido orante non si spenga, perché la nostra cara Società di San Francesco di Sales continui ad essere sempre e dappertutto missionaria, come il nostro Padre l’ha sognata, voluta e fondata.
Questi nuovi e giovani missionari della 150° Spedizione stanno poco a poco raggiungendo le loro tanto diverse destinazioni. Continuate a pregare perché le difficoltà migratorie e anche le loro fatiche per imparare nuove lingue, nuovi climi e nuove culture non facciano diminuire, ma anzi facciano crescere, la loro passione apostolica salesiana.
Infatti, Papa Benedetto XV, scrivendo la Lettera Apostolica Maximum Illud cento anni fa (il 30 novembre 1919), voleva riaccendere il fuoco missionario in tutta la Chiesa e suggeriva alcuni passi di questo cammino. Fuoco e cammino sono due parole-chiave per comprendere questa Lettera Apostolica ed anche l’intenzione di Papa Francesco in questo mese missionario straordinario, che commemora questo centenario. Con la vostra offerta quotidiana, anche quelli tra voi che non riescono più a muoversi molto, contribuiscono a far sì che questo fuoco continui ad ardere in ogni angolo della Congregazione, costantemente in cammino.
Un profondo dolore ed una lacerante prova sono stati i due martirii subiti durante il primo semestre di quest’anno 2019. Due missionari spagnoli, nella stessa Ispettoria dell’Africa Francofona Occidentale (AFO), uccisi nello stesso paese, Burkina Faso, che è una delle otto nazioni che formano questa Ispettoria: don César Fernández (72 anni) ucciso il 15 febbraio nelle vicinanze della frontiera con il Togo, e don Fernando Hernández (60 anni), ucciso il 17 maggio, nella nostra comunità di Bobo Dioulasso, nel nostro stesso refettorio mentre i confratelli pranzavano. Il Rettor Maggiore ha scritto per ognuna di queste due occasioni, una lettera ad hoc per tutta la Congregazione nel mondo. In quella del 16 febbraio ci diceva:
“Vi invito anche a chiedere al Padre che aiuti questa sua Umanità a mettere fine a queste escalation di violenza che fanno solo del male. E voglia il Buon Dio che il suo sangue, sparso in terra africana, sia seme di cristiani, seguaci fedeli di Gesù, e di giovani vocazioni al servizio del Regno.
Fratelli, continuiamo più uniti che mai nel servizio al Popolo di Dio e dei giovani più poveri. Il male non ha mai l´ultima parola. La Risurrezione del Signore ce lo ha dimostrato e continua a essere vero, pur nel dolore, che il Signore trasforma tutte le cose”.
Che questi pensieri del Rettor Maggiore, carissimi confratelli, riempiano le vostre lunghe e generose ore di preghiera e di contemplazione. Continuiamo a pregare per l’eterno riposo di questi nuovi martiri salesiani, per la fecondità vocazionale e missionaria del loro sangue. Non preghiamo perché il Signore mandi più martiri. Assolutamente, no! Ma, forse, perché tutti i salesiani del mondo vivano quotidianamente in “stato di martirio”. Dunque, che siano – sempre e dappertutto – pronti a “dare ragione della loro speranza”, ad irradiare la loro fede, anche se questa predicazione dovesse essere sfumata con il rosso del proprio sangue.
Questi due martiri ci aiutino davvero ad avvicinarci sempre di più alle risposte più adeguate alla domanda cruciale del prossimo Capitolo Generale 28°: “quale tipo di Salesiano…?” Potremmo dire, un Salesiano che viva in permanente stato di martirio.
Grazie! Mi affido alle vostre preghiere e alla vostra benedizione! Spero e desidero tanto di potervi venire a trovare al più presto, quando il Buon Dio me lo permetterà.
In don Bosco Santo
Don Guillermo Basañes
Consigliere per le Missioni