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PROFILI DI MISSIONARI


Card. Giovanni CAGLIERO


Nasce a Castelnuovo d’Asti l’ 11 gennaio 1838
Muore a Roma il 28 febbraio 1926

Concittadino di don Bosco, venne accolto all’ Oratorio di Torino nel 1851. Fu tra i primi quattro che aderirono alla proposta di formare la Società Salesiana.
Dimostrò notevoli doti musicali: frequentò la scuola di armonia e iniziò ben presto a comporre sia musica sacra che ricreativa. Il suo talento vivace e creativo venne riconosciuto anche dal grande Giuseppe Verdi.
Nel 1875 don Bosco lo pose a capo della prima spedizione missionaria, in Argentina. Impegno iniziale: la cura degli immigrati italiani.
Richiamato dal Santo in Italia nel 1876, quale direttore spirituale della congregazione, rientrò in America nel 1884 come Vescovo Vicario Apostolico della Patagonia settentrionale e Centrale.
Riallaccio i rapporti con il governo Argentino, allora in rotta con la Santa Sede e accostò per la prima volta, insieme a don Fagnano le tribù degli Onas, Yagan, Alacalufes ( Terra del Fuoco)
Dopo essere rientrato in Italia, nel 1888, per la morte di Don Bosco, fonda in Argentina a Viedma il primo ospedale della Patagonia, affidandolo alle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Nel 1894 apre la missione della Candelara a Ushuaia all’estremo sud del continente Americano e vari centri di missione nel Chubut tra la popolazione dei Tehuelces.
Nel 1912, in El Salvador, dove si era recato per celebrare la sua messa d’oro, fonda due nuove diocesi .
Numerose le visite pastorali fino al 1915. Durante quest’anno il papa Benedetto XV lo richiamò in Italia e lo nominò Cardinale.
Nel 1920 venne nominato come Vescovo di Frascati, diocesi molto delicata allora rifiutata da altri Vescovi. Cagliero vi portò la sua cordialità e l’entusiasmo per il mondo delle Missioni. Muore il 28 febbraio 1926.
L’ Argentina, non solo Salesiana, reclamò la salma del suo Cardinale: nel 1964 venne finalmente trasferita nella capitale della Patagonia, Viedma.
La Santa sede riconobbe la sua opera missionaria con il conferimento della dignità pastorale. Il Generale Roca lo chiamò “ Civilizzatore della Patagonia” e disse che egli era: “ Il più abile dei diplomatici perché non usava diplomazia”.

Mons. Ignazio CANAZEI


Nasce a Bressanone l’ 8 giugno 1883
Muore a Shiu Chow (Cina) il 9 novembre 1946

Fin dall’inizio della sua opera missionaria si dedicò completamente ai Cinesi. Il suo motto, assai noto nell’ambiente salesiano, era :” I Cinesi a Dio, Io ai Cinesi”. Era giunto a Macau nel 1912. Grande entusiasmo e grande carità nel giovane missionario. Per le sue doti di guida e di pastore, nel 1924 venne nominato Ispettore per le case salesiane della Cina.
Nel 1930 la Santa Sede lo chiamò a succedere a Mons. Versiglia come vescovo di Shiuchow.
Tra altre iniziative, curò in particolare la scuola dei Catechisti e delle Catechiste e la formazione delle Suore.
Tradusse in Cinese il Vangelo di San Luca e il Giovane Provveduto (manuale di preghiera giovanile scritto da don Bosco), compilò un testo di storia Sacra e un dizionario dei vocaboli più usati e necessari per l’apostolato. Era un formidabile comunicatore. Predicava in latino, Cinese, Portoghese, Francese, Inglese e Tedesco.
L’ 11 Aprile 1946 il Papa onorò la Cina della Sacra Porpora e mons. Canazei fu il primo Ordinario della nuova gerarchia ecclesiastica.

San Callisto CARAVARIO, sacerdote strong>


Nasce a Courgné Torino l’ 8 giugno 1903
Muore a Lì Thou Tseni il 25 febbraio 1930

Fece i primi studi a Torino Valdocco. Diventato salesiano, completò il Liceo a Valsalice, con don Cimatti, e il tirocinio a Valdocco. Chiese di partire missionario.
Nell’Ottobre 1924 fece parte della 39° spedizione salesiana, diretta alla missione di Shangai (Cina). Superate le difficoltà per la lingua, si occupò dell’assistenza e istruzione degli orfani cinesi, avvicinandoli al Cristianesimo. Alcuni di questi allievi, divenuti cristiani, intrapresero anche il cammino al Sacerdozio.
A causa dei risvolti politici i Salesiani furono costretti ad abbandonare la scuola a Shangai. Caravario venne trasferito a Timor e anche qui ottiene tra i ragazzi un bel successo educativo.
Chiusa la missione a Timor venne trasferito a quella di Shiu Chow. Qui Mons. Versiglia lo ordinò Sacerdote e venne poi assegnato alla missione di Linchou.
Febbraio 1930. Don Caravario accompagnò Mons.Versiglia a Linchou per la visita pastorale. Durante il cammino, vennero aggrediti da una banda di pirati bolscevichi. Mentre cercavano di difendere tre ragazze catechiste, in viaggio con loro, vennero barbaramente uccisi.
Da chierico scrisse sul suo diario:“ Signore, la mia croce io non desidero che sia né leggera né pesante, ma come vuoi Tu. Solo ti chiedo di poterla portare volentieri”. Questa convinzione caratterizzò la sua breve vita.
Il 1 ottobre del 2000 il Papa lo proclamò Santo. Chi lo conobbe affermava: “E’ diventato santo non perché martire, ma è diventato martire perché santo!”

Don Luigi Carollo


Nasce a Thiene (Vicenza) il 6 marzo 1923.
Muore il 30 gennaio 1989, vicino a Sevilla.

Don Luigi Crollo
Nato a Thiene (Vicenza) il 6 marzo 1923, quando appena aveva 15 anni arriv� in Equatore, nell�ottobre del 1938, come prossimo missionario.�� Doveva ancora fare il Noviziato: lo fece a Cuenca. E fu salesiano per sempre. Inviato alla missione di Limon, dovette poi interrompere il suo lavoro per gli studi di teologia, che segu� con passione di un apostolo che si forma per i suoi destinatari. E fu ordinato sacerdote a Quito l�8 luglio 1951.� Subito ritorn� alla sua cara missione di Limon, dove rimase fino al 1959, quando dovette ritornare a Quito in qualit� di Procuratore delle missioni, incarico che lo vide impegnatissimo e zelante fino al 1972. Fu lui che ottenne dai diversi Governi che si succedevano, la fondazione di diversi collegi nel Vicariato di Mendez, proprio in favore della giovent� che pi� ne aveva bisogno.� Del Vicariato fu anche prezioso collaboratore come superiore.� Poi fu nominato Direttore della Comunit� appena fondata di Macas.
Don Carollo fu un uomo semplice, sincero, lavoratore instancabile e umile. Religioso esemplare, esercit� le sue belle doti come amministratore fedele e dinamico, nell�amore alla Congregazione e a don Bosco. Purtroppo un incidente d�auto tronc� la sua vita il 30 gennaio 1989, vicino a Sevilla. Il padre don Bosco lo attendeva nel giorno della sua festa.

Don Jose Luis CARRENO


Nasce a Bilbao, Spagna, il 23 ottobre 1905
Muore in Spagna, festa del Corpus Domini, 29 maggio 1986

Jose Luis Carreno nacque a Bilbao, Spagna, il 23 ottobre 1905 da Rogelio e Teresa. Battezzato il 28 ottobre, fu la stessa sua madre che si prese cura di lui come la più affettuosa delle maestre. “Fu un autentico bacio di Dio la sua educazione profonda e radicale” dirà più tardi di lei Jose Luis. Poté sperimentare, infatti, la intima amicizia di Dio fin dalla fanciullezza. E con la grazia della spirito dell’inabitazione di Dio e i suoi occhi di poeta, fu in grado di contemplare continuamente la bellezza di Dio nelle creature, la Sua Provvidenza in ogni circostanza, la Sua Misericordia nel perdono, riflesse nella bontà e squisita gentilezza delle persone che lo circondavano.

“Un giorno”, ricorda nelle sue memorie, mia madre mi portò a Messa. ‘Sta’ attento, mi disse, fra poco il sacerdote innalzerà una piccola ostia bianca. Quello è Gesù!’ Infatti, poco dopo ci fu il suono di un campanello e nella semi oscurità un piccolo oggetto rotondo cominciò a sollevarsi lentamente nelle mani del sacerdote. Dovetti probabilmente dare un piccolo grido, giacché immediatamente sentii una mano soffice chiudermi la bocca. Quella piccola cosa bianca si impresse per sempre nel mio animo. Fu la mia ‘rivelazione personale’ del mistero della transustanziazione”.
Jose Luis entrò alla scuola salesiana si Santader nel novembre 1913. “Entrare in una Casa di don Bosco significa rimanere permanentemente sotto l’attrazione gravitazionale della “Presenza reale di Gesù”.
Poi entrò all’aspirantato di di Campello. Ricorda:” Una Congregazione come la nostra, per la quale ci preparavamo a Campello, è costituita da uomini consacrati a Dio, cui essi vogliono condurre innumerevoli generazioni di giovani per mezzo dell’apostolato di una educazione cristiana. Ora, se educare è cosa altissima, il fare dei cristiani è cosa divina. Questi uomini devono essere superiori in tutto, ma specialmente nella raffinatezza dello spirito. Questo è il motivo per cui tutte le Case come Campello nel mondo possono impartire la migliore educazione”.
Si capisce allora quella che sarà poi la sua preoccupazione, in India e nelle Filippine, per stabilire dei centri di elevata capacità di formazione delle vocazioni native.
Da Campello si recò al Noviziato di Carabanchel Alto nel 1921, dove fece la sua Professione Religiosa il 25 luglio 1922. Dopo un breve tempo di servizio militare poté fare la sua Professione perpetua a Sartia l’11 dicembre 1928. Era stato descritto come “un eccellente giovane di pietà solida, di carattere sincero, gioviale e molto affezionato alla Congregazione. Ci si può aspettare grandi cose da lui”.
Fu ordinato sacerdote a Gerona il 21 maggio 1932. Per quella solenne occasione egli scelse come motto le parole di san Paolo “Cristo in tutti” (Col 3,11). La vigilia della sua ordinazione volle scrivere al Rettor Maggiore, don Pietro Ricaldone, chiedendo di essere inviato in missione. “Voglio offrirmi incondizionatamente ai miei superiori, per lavorare nelle missioni, come ho desiderato e chiesto nella preghiera lungo gli ultimi sette anni. L’unica cosa che le chiedo è che la mia destinazione si adegui alla mia debolezza. Non ho paura dei comunisti bolscevichi o dei pirati: ho paura di me stesso. Ma se posso, vorrei esprimere la mia preferenza per le missioni dell’Asia. Sono comunque pronto ad andare in qualunque posto della terra. Dove l’obbedienza voglia disporre di me”.
Passò l’anno seguente a Cowley, Inghilterra, studiando l’inglese. Poi salpò per l’India. Arrivò a Bombay nel 1933. A quel tempo in India c’era una sola ispettoria salesiana, e la casa ispettoriale era a Shillong, in Assam. L’ispettore era il futuro vescovo Mons. Mathias. Al Sud, a Madras, era arcivescovo il salesiano Eugenio Mederlet.
L’anno 1934 si stabilì una seconda ispettoria, sempre nel Sud, la cui casa ispettoriale si trovava a Vellore.
Alla morte dell’arcivescovo Mederlet, Mons. Mathias ne prese il posto nel 1935. L’ispettore del Sud era don Eligio Cinato.
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Don Carreno, sacerdote non ancora ventottenne, fu mandato al noviziato di Tirupattur, dove come primo Maestro dei Novizi doveva formare nuovi missionari, che arrivavano quasi tutti dai diversi Paesi dell’Europa.
Dal quel Noviziato uscirono quelli che sarebbero stati i fondatori della presenza salesiana in India. Don Luigi Di Fiore, uno dei suoi Novizi, che poi sarà Ispettore di Madras, scrive:” Senza dubbio la più importante eredità che don Careno ci lasciò fu lo spirito salesiano nelle sue caratteristiche essenziali: la sete di anime, l’amore fraterno, lo spirito di famiglia fondato sulla preghiera, il lavoro, la bontà, un sano ottimismo, l’ospitalità cordiale”.
Nell’agosto del 1939 l’India sentì gli eco della seconda Guerra Mondiale. Tutti gli stranieri, inclusi i missionari che provenivano da Paesi in guerra con la Gran Bretagna, furono condotti in campi di concentramento fino al 1942. Per fortuna don Careno apparteneva a un Paese neutrale e poté così essere di aiuto come loro intermediario davanti alle autorità inglesi.
Come un autentico missionario egli comprese la necessità di “rendere indiana” la presenza salesiana in India. Per questo ebbe a cuore cercare e formare vocazioni native. Più tardi, il blocco del Canale di Suez impedì il flusso regolare di Missionari dall’Europa. Il lavoro salesiana si trovava in grandi difficoltà. Dei 400 missionari rinchiusi nei campi di prigionia, 136 erano salesiani. In più, nel 1947 l’India proclamò la sua indipendenza dalla Gran Bretagna, ma il nuovo Governo adottò il metodo di non concedere Permessi d’entrata ai nuovi missionari stranieri. Dio stava scrivendo diritto su linee storte.
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Don Carreno dovette girare per le scuole, parlando di don Bosco. Avrebbe voluto entusiasmare tutti dell’ideale di salvare anime e voleva attrarli con la sua propria semplicità e bontà.
Proprio nel mezzo della Guerra, la Radio Vaticana emise un messaggio in cui si ordinava a don Carreno di farsi carico dell’ispettoria salesiana del Sud India. Doveva sostituire l’ispettore don Eligio Cinato con le facoltà proprie di un ispettore. Il vescovo Mons. Luigi Mathias lo invitò come suo Vicario Generale dell’archidiocesi di Madras, conferendogli dunque il titolo di monsignore.
Il peso del suo lavoro fu raddoppiato anche per le nuove fondazioni nell’ispettoria: Kotagiri (1946), Poonamallee (1947), Nagercoil (1947). Dovette viaggiare in diversi Paesi d’Europa chiedendo aiuto per il suo lavoro apostolico. Volle comunicare il suo messaggio anche per mezzo di canti. Chiedeva tre cose: preghiere, sacrifici e aiuto materiale. Ottenne anche che alcune banche fondassero donazioni e borse di studio per missionari, intitolate MISALMA (Missioni Salesiane di Madras).
In una relazione al Rettor Maggiore, di obbligo per tutti gli ispettori, circa lo stato dell’ispettoria, don Careno descrive lo sviluppo della sua ispettoria e principalmente di Bombay.

“A Bombay lo sviluppo dell’opera salesiana ha qualcosa di miracoloso. Il tereno è il più caro in India, ma nonostante le difficoltà don Maschio è stato capace tanto che fosse sufficiente per costruire un magnifico e moderno edificio di due piani, che ha attirato l’attenzione e la stima della popolazione per il lavoro di Don Bosco in India”.
Allora il Rettor Maggiore gli chiese di prendere il movimento dei Cooperatori di Spagna sotto la sua tutela.
Più tardi, terminata la Guerra, nell’ottobre 1952 fu mandato a Goa. “Goa fu un amore a prima vista” scrisse don Careno nel suo “ Ordito in tessitura”.
Alla fine della seconda Guerra Mondiale, dopo anni di campi di concentramento,alla maggior parte dei missionari fu concesso di ritornare al loro lavoro. Ma quelli che avevano dato più fastidio alle autorità dovevano necessariamente far ritorno alle loro patrie.
Don Carreno volò a Nuova Deli per parlare al Viceré, ma il Governo di Sua Maestà non volle ascoltarlo. “Benissimo, diss’egli, quegli uomini sono venuti in India per servire Cristo. Se voi non li volete nell’ India britannica, essi andranno nell’ India portoghese”. Così fe che sette di quei missionari andarono a Goa e cominciarono a lavorare in favore dei giovani.
Don Carreno si fermò cola ancora per altri 8 anni. Egli riassunse così il lavoro che aveva fatto: “Due Scuole Tecniche; una Scuola Elementare ed una Preuniversitaria; due chiese pubbliche: una a Panjim dedicata alla Vergine Pellegrina; l’affidamento e la cura di più di 600 ragazzi poveri, consegnatici dal Patriarcato e dal Governo Portoghesi; le pubblicazioni stampate dalle nostre tipografie; ‘L’Ora Cattolica’, della stazione radiofonica del Governo; e, soprattutto, il lavoro in favore delle vocazioni, delle quali Dio ci ha proporzionato una vera miniera”.
Subito dopo, il Governo Indiano ruppe le relazioni diplomatiche con il Governo portoghese e don Careno venne chiamato dal Pandit Nehru come intermediario nella liberazione dei prigionieri indiani a Goa. Alla fine dell’intervista don Carreno confidò a Nehru: “Signor Primo Ministro, io non sono stato mai un buon diplomatico”. “ No, padre – replicò Nehru – ma voi siete un uomo sincero”.
Quattro mesi dopo Goa ottenne l’amnistia per i prigionieri indiani, per la mediazione della Chiesa. Il Governo Indiano non concesse nulla in cambio. Tempo dopo le truppe indiane occuparono Goa.

I salesiani portoghesi espressero così la loro gratitudine e la loro ammirazione a don Careno: “L’oratorio di Panjim, con la sua Scuola Preuniversitaria, la Scuola Tecnica e il Centro Giovanile e gli altri oratori, l’aspirantato già iniziato e il vicino pensionato per ragazzi orfani; la diffusione della devozione a Maria Ausiliatrice e a don Bosco; la collaborazione con il clero locale e il prestigio guadagnato dal lavoro salesiano, sono tutte prove più che sufficienti delle fatiche feconde di don Carreno”.
A proof of his dedication and achievement was the medal given to him by the Portuguese Government.
Al termine del suo incarico come Direttore di Panjim nel 1960, quando stava per rientrare in Europa, gli studenti gli vollero dire: “Se noi sapessimo che lei non tornerà, non la lasceremmo andare all’aeroporto”.
La prova della sua generosa dedicazione per quanto aveva fatto e ottenuto fu la medaglia che gli volle assegnare il Governo Portoghese.
Dopo Madras e Goa don Carreno passò altri trent’anni in India. I salesiani gli vollero bene davvero. In lui videro la migliore e più completa immagine di don Bosco: un padre amante dal cuore grande, un uomo di iniziativa, sempre sorridente, dall’intelligenza superiore: un uomo con gli occhi fissi al futuro.
On his golden jubilee of priestly ordination he wrote on his souvenir card "If fifty years ago my motto as a young priest was ‘Christ is All’ today, old and overwhelmed by his love, I would write it in solid gold because in reality CHRIST IS ALL."
Dopo Goa gli venne assegnato un lavoro nelle Filippine, poi di là ritornò in Spagna, dove visse fino alla morte. E partì per la dimora celeste nella festa del Corpus Domini, il 29 maggio 1986. Più di 50 concelebranti vollero essere presenti alla sua messa funebre. Tutti erano convinti che don Careno fosse già in Paradiso.
Nel giorno del suo Giubileo d’oro di Ordinazione sacerdotale aveva scritto nell’immagine ricordo “ Se 50 anni fa il mio motto di giovane sacerdote fu ‘Cristo è tutto’, ora già anziano e sopraffatto dal suo amore io vorrei ancora scrivere in grosse lettere d’oro che realmente ‘Cristo è tutto’ “.

Don Luigi Casiraghi , sacerdote


Nasce il 14 giugno 1906 a Triuggio.
Muore a Quito il 2 novembre 1992.

Don Luigi Casiraghi
Nacque il 14 giugno 1906 a Triuggio, nella diocesi di Milano. Proprio durante l�ultimo anni di aspirantato a Ivrea gli fu comunicata la sua destinazione missionaria: Equatore. Ma dovette prima fare il Noviziato a Villa Moglia di Chieri, poi part�. E in Equatore, la sua seconda patria, fece la professione perpetua di salesiano nell�ottobre 1935.� Ritorn� in Italia per gli studi teologici: fu infatti ordinato sacerdote a Padova il 29 giugno 1940.
I superiori vollero che si perfezionasse negli studi di Licenza Teologica: perci� solo nel 1942 pot� ritornare in America.�� Destinato alla casa salesiana di Sevilla, fu poi trasferito a Gualaquiza, anche come direttore. Ma le missioni erano il suo sogno. Finalmente fu inviato a Bomboiza epoi, nel 1958, all�altra, pi� lontana missione di Taisha. Poi, ancora pi� in trincea, a Santiago, dove rimase fino al 1988, anno in cui ritorn� alla casa della prima obbedienza: Sevilla.�� Mor� a Quito il 2 novembre 1992.
Don Luigi fu un Sacerdote amatissimo dal popolo. Gli stessi Governi dell�Equatore e d�Italia vollero insignirlo del riconoscimento di benemerenza. Il suo tesoro erano gli indigeni della selva, ai quali si dedicava con tute le sue forze. Forse fu il missionario pi� benvoluto dagli Shuar.

Venerabile Vincenzo CIMATTI, sacerdote


Nasce a Faenza (Ravenna) il 15 luglio 1879
Muore a Tokyo (Giappone) il 6 ottobre 1965

Nel 1888 entra nell’Istituto Salesiano della sua città per frequentare il Ginnasio, decise di stare con don Bosco e fece il noviziato a Foglizzo (TO).
Amante della musica e dotato di una bellissima voce conseguì nel 1900 il Diploma di Composizione presso il Conservatorio di Parma. Successivamente nel 1903 si laurea in Scienze e nel 1905 acquisisce una nuova laurea, in Filosofia.
Ordinato Sacerdote da Mons. Cagliero, iniziò il suo lavoro pastorale nel Liceo Valsalice di Torino come docente di musica, agraria e pedagogia. Dal 1922 al 1925 è Direttore dell’Istituto. Valsalice è la casa di formazione dei giovani Salesiani. I chierici vedono in don Cimatti un padre: si sentono da lui accolti e amati come fosse lo stesso don Bosco.
Nel 1925 i Superiori pensano a lui per avviare la presenza salesiana in Estremo Oriente, in Giappone. Nonostante l’età, 46 anni, don Cimatti accetta con gioiosa fiducia. Parte da Genova il 25 dicembre 1925 e giunge a Moij nel Kiûsiû l’8 febbraio 1926. Il primo impegno è imparare la lingua e provare a fare apostolato avviando l’Oratorio. In breve due province giapponesi vengono affidate ai Salesiani. Quando venne istituita la Prefettura Apostolica di Miyazaki don Cimatti è nominato primo Prefetto Apostolico. Successivamente fonda una nuova congregazione religiosa indigena: le Suore della Carità di Miyazaki.
Nel 1952 ottiene il riconoscimento ufficiale del corso di Filosofia come collegio universitario. L’impegno di Mons. Cimatti e degli altri figli di Don Bosco consente all’opera salesiana di svilupparsi e diffondersi in modo sempre più consistente.
Il 13 novembre 1963 riceve dall’Imperatore la più alta onorificenza concessa ad uno straniero: la decorazione del “Terzo Grado al Merito Imperiale”.
Mons Cimatti apostolo, scienziato, musico, pedagogista fu un grande missionario. Sarebbe potuto diventare un dotto, un musico di valore ma rinunciò a tutto pur di
conquistare anime a Cristo. Anche se il suo giapponese non era perfetto, si faceva capire perfettamente con il linguaggio della bontà e il sorriso e con la musica, allegra e commovente, affascinante e intensa. Già in vita era considerato un santo dai confratelli e dalla gente.
Ora, avviato da tempo il processo di Beatificazione, si attende che anche la Chiesa ne riconosca la santità.