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La pastorale giovanile salesiana - Quadro di riferimento 2014

La  Pastorale Giovanile Salesiana
Dicastero per la  Pastorale Giovanile  Salesiana
Quadro di  Riferimento

>>> Quadro di riferimento CG27 2014 <<<

Hanno collaborato nel lavoro preparatorio:
Con Don Fabio Attard, SDB
Consigliere per la Pastorale Giovanile
Andrea Bozzolo - Antonino Romano - Antonio Jiménez - Centro Nacional Salesiano Pastoral
Juvenil (Spagna) - Centro Salesiano Pastorale Giovanile (Italia) - Chris Ford - David O’Malley
- Dominic Sequeira - Equipo del Teologado Don Bosco (Guatemala) - Gianantonio Bonato -
Istituto per la pastorale giovanile Don Bosco (Germania) - Joe Arimpoor - José Antonio Vega -
José Miguel Núñez - Joseph Gevaert - Marek Chrzan - Don Bosco Center (Filippine) - Osvaldo
Gorzegno - Pier Fausto Frisoli - Riccardo Tonelli - Ronaldo Zacharias - Rossano Sala - Savio
Hon Tai Fai - Thomas Menamparambil.
Hanno collaborato nella stesura del documento:
Alberto Martelli - Carlo Loots - Charles Maria Antonysamy - Chiara Bambozzi - Erino Leoni
- Fernando García - Francesca Ciolfi - Francisco Santos - Francesco Cereda - Gianni Filippin -
Giovanni Doff Sotta - Gregoire Kifuayi Nzilimpiem - Javier Valiente - José Francisco M. Zazo
- José Luis Aguirre - Jose Luis Plascencia - Koldo Gutiérrez - Marcello Baek - Mario Olmos
- Marta Cesteros - Miguel Angel Alvarez - Miguel Angel Garcia - Pier Fausto Frisoli - Rafael
Borges - Robert Simon David - Samuel Segura - Santiago Domínguez - Santiago G. Mourelo
- Sergio Castellini - Tarcizio Moráis.
Disegno grafico: Artia Comunicación
Illustrazioni: Javier Carabaño
Proprietà riservata al Dicastero per la Pastorale Giovanile, SDB
Terza edizione 2014
Edizione extra commerciale
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
Casella Postale 18333
00163 Roma Aurelio
Tipografia «Grafisur S.L.» • D. L.: M-5662-2014Il Concilio Vaticano II è stato un evento di grande importanza nella vita della
Chiesa. Al suo interno ha dato inizio ad un lungo processo di riflessione
che sì è ravvivato alle fonti delle grandi Costituzioni Conciliari: la Chiesa,
come comunità di credenti, trova nella Parola e nella vita sacramentale-
liturgica, specialmente nell’Eucaristia, la forza per essere segno di speranza
e  gioia  per  il  mondo.  Il  cammino  sinodale,  con  le  sue  Esortazioni
Apostoliche,  ha  continuato  a  nutrire  e  sostenere  quel  processo.  Le
Esortazioni Apostoliche Evangelii Nuntiandi e Catechesi Tradendae, insieme
all’Enciclica  Redemptoris  Missio  e  il  Direttorio  Catechistico  Generale,
hanno dato ulteriore vigore alla missione evangelizzatrice della Chiesa.
Dall’immediato  post  Concilio,  la  Congregazione  si  è  profondamente
impegnata a leggere i segni dei tempi e a rispondere con generosità e
creatività pastorale ai nuovi bisogni e alle nuove urgenze. Ripensando la
propria missione, la Congregazione ha offerto in questi decenni una
riflessione  attualizzata  sul  Sistema  Preventivo  di  Don  Bosco .  Ha
pure svolto una riflessione sulla Comunità salesiana, oggetto e soggetto
dell’evangelizzazione. Una speciale attenzione è stata data alla Comunità
Educativo-Pastorale, con una chiara visione del suo Progetto Educativo-
Pastorale Salesiano, un progetto che definisce l’identità evangelizzatrice
ed educativa di ogni tipo di presenza salesiana.
La  Congregazione  si  è  anche  impegnata  a  dare  risposte  alla  domanda
di  senso  e  alla  ricerca  spirituale  attraverso  la  proposta  della  Spiritualità
Giovanile Salesiana, vissuta da un vasto movimento di persone.
In  questi  decenni,  il  Dicastero  per  la  Pastorale  Giovanile,  ha
accompagnato le Ispettorie con un’animazione sistematica e continua. Un
impegno che aveva come obiettivo quello di rafforzare la conoscenza e
l’applicazione del modello pastorale della Congregazione che trova le sue
radici nelle nostre Costituzioni (31-39).
In questo cammino di animazione, il Dicastero ha trovato un sostegno solido
e chiaro nel magistero dei Rettori Maggiori che in modo incessante e
  
8
Presentazionepreciso hanno offerto la loro riflessione e guidato con saggezza questo
processo di evangelizzazione ed educazione.
Sulla frontiera pastorale, occorre rafforzare questo sforzo di assimilazione,
chiarimento  e  realizzazione,  perché  cresca  ancora  di  più.  Si  nota  un
profondo desiderio da parte di tutti i soggetti pastorali di rispondere con
le migliori forze alle domande della gioventù.
C’è da riconoscere che la presente edizione del «Quadro di Riferimento»
è in continuità con le precedenti edizioni. Si è cercato di arricchirlo con
la riflessione che la Chiesa ha maturato in questi ultimi anni. La presente
edizione  è  il  frutto  di  un  cammino  che  è  partito  dalle  comunità  ed  è
maturato all’interno di ogni Ispettoria.
Qui abbiamo una ricca visione d’insieme del patrimonio pastorale salesiano
che viene illuminata dal magistero della Chiesa in risposta alle sfide odierne.
È una sintesi organica che tiene sempre presente una lettura empatica
della storia dei giovani che trova in Cristo la sua fonte: una sintesi che si
rende sempre più cosciente del suo patrimonio carismatico e della
sua identità pastorale. Un manuale che la CEP assume come dono e
responsabilità. Per questo lo traduce in un PEPS, che dà ad ogni ambiente
e ad ogni opera una chiara proposta di evangelizzazione ed educazione e
che segue linee progettuali comuni per una proposta salesiana oggi.
Il  «Quadro  di  Riferimento»  è  uno  strumento  offerto  dal  Dicastero  per
la  Pastorale  Giovanile  per  illuminare  e  orientare  il  cammino  pastorale
di ogni CEP Ispettoriale e locale; per guidare l’azione pastorale di ogni
delegato ispettoriale e locale di Pastorale Giovanile e delle loro équipes;
per  contribuire  alla  formazione  di  tutti  coloro  -  salesiani,  educatori  ed
educatrici - che sono corresponsabili della missione salesiana.
Fabio Attard
Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile
Roma, 8 dicembre 2013
9Il  Capitolo  Generale  26  del  Salesiani  (2008)  ha  deliberato  che  il  Rettor
Maggiore  “curi,  attraverso  i  Dicastero  competenti,  l’approfondimento  del
rapporto  tra  evangelizzazione  ed  educazione,  per  attualizzare  il  Sistema
Preventivo e adeguare il quadro di riferimento della pastorale giovanile alle
mutate condizioni culturali” (CG26, n.45).
Immediatamente dopo il CG26, il Dicastero per la Pastorale Giovanile ha
iniziato un processo di consultazione per arrivare a questa meta. Inizialmente,
sono stati interpellati tutti i Centri di Studio della Congregazione, i Centri
Nazionali di pastorale giovanile, i Centri di Formazione Permanente, oltre
a Salesiani esperti in materia. Il loro contributo è servito come base per
elaborare  uno  strumento  al  fine  di  sollecitare  la  riflessione  di  tutte  le
comunità della Congregazione. Dopo questa ampia fase di condivisione,
il  Dicastero  ha  ricevuto  da  ogni  ispettoria  una  relazione  sul  processo
condotto.  La  diversità  dei  temi  e  delle  sfumature  di  queste  relazioni,
provenienti da ogni parte della Congregazione, è stato oggetto di studio
da  parte  di  un’equipe  che  ha  elaborato  la  presente  edizione  cercando
di facilitare l’unità organica dei diversi elementi costitutivi della Pastorale
Giovanile Salesiana.
Il testo, che per le sue finalità di guida e di strumento di formazione, si
colloca in continuità con quanto affermato nelle precedenti edizioni, cerca,
nello stesso tempo, di cogliere le nuove esigenze educativo-pastorali e le
sfide culturali ed ecclesiali odierne.
La pubblicazione di una nuova edizione è l’occasione per ribadire la centralità
dei giovani, particolarmente i più bisognosi, nel cuore della Pastorale Giovanile
Salesiana.  Il  testo,  infatti,  richiama  nelle  prime  pagine  (capitolo  I)  questa
scelta carismatica: l’ottica che qui abbiamo scelto è quella di vedere come la
Congregazione Salesiana comprende o, meglio ancora, sente, dai tempi di
Don Bosco ad oggi, il suo impegno nei confronti dei giovani.
La struttura e i contenuti fondamentali della 2a edizione (2000) sono stati
arricchiti e sviluppati da una riflessione teologica, spirituale e carismatica
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Premessa 
alla terza edizionepiù ampia (capitoli II e III). Inoltre, è stata data attenzione particolare alla
diversità dei contesti, divenuti da tempo pluriculturali e plurireligiosi, dove
è presente la Congregazione.
Nel capitolo III attenzione particolare è data a due aspetti particolari: la
comprensione del rapporto evangelizzazione-educazione, da una parte;
e dall’altra, si è guardato al Sistema Preventivo come progetto formativo,
proposta di spiritualità e metodologia educativa.
La  nuova  edizione  viene  arricchita  da  una  aggiornata  presentazione
della  Spiritualità  Giovanile  Salesiana  e  degli  itinerari  di  educazione  alla
fede, cercando una maggiore aderenza alla situazione giovanile odierna
(capitolo IV).
Il  capitolo  V  presenta  in  maniera  dettagliata  la  Comunità  Educativo-
Pastorale (CEP) e con essa offre anche una nuova sezione che descrive “il
cuore dell’educatore salesiano”.
Il  Progetto  Educativo-Pastorale  Salesiano  (PEPS)  è  presentato  nelle  sue
dimensioni costitutive nel capitolo VI. Strettamente legato al PEPS, questa
edizione sottolinea alcuni orientamenti per una maggior attenzione alla
cultura  vocazionale,  all’animazione  missionaria  e  al  volontariato,  e  al
mondo della comunicazione sociale.
Il capitolo VII, offre le linee operative all’interno dell’attività e dell’opere di
Pastorale Giovanile Salesiana: servizi e opere nei diversi ambienti salesiani
che hanno una forte incidenza educativo e pastorale. È un capitolo che
è  stato  ristrutturato  notevolmente,  alla  luce  delle  nuove  realtà  sociali,
culturali e salesiane.
Il capitolo VIII presenta una lettura dei vari strumenti pastorali e come essi
vanno compresi e applicati all’interno di una Pastorale Giovanile Salesiana
organica. La progettazione pastorale locale, ispettoriale e interispettoriale
è spiegata in modo che possa essere meglio attuata.
11Il disegno grafico intende facilitare la lettura, lo studio e la riflessione in
comune tra gli operatori pastorali. In più, è stata privilegiata la centralità
della Parola di Dio, insieme al riferimento delle fonti salesiane: sono queste
il filo conduttore del testo, presentate nei ‘quadri di testi’ che arricchiscono
ogni capitolo. Tutte le citazioni del testo sono tratte dalla documentazione
che  segue  questa  premessa.  Particolare  attenzione  è  stata  data  al
linguaggio  proprio  delle  Costituzioni  e  Regolamenti,  al  patrimonio  del
magistero della Chiesa e dei Rettori Maggiori.
Per una lettura più chiara e logica, il testo è diviso in tre parti, salvaguardando
sempre la struttura dei singoli capitoli. In vista di percorsi formativi, ogni
capitolo può essere letto separatamente o in un ordine diverso da quello
proposto.
Un  vivo  ringraziamento  a  tutti  coloro  che  durante  questi  ultimi  anni  ci
hanno accompagnato con la loro preghiera, riflessione e suggerimenti. In
maniera speciale vorrei ringraziare Miguel Angel Garcia Morcuende, che
da vicino ha seguito il percorso e la formazione del testo, Rafael Borges,
Mario Olmos e Robert Simon che hanno partecipato con generosità alla
revisione del testo.
È doveroso esprimere una sentita riconoscenza a tutti coloro che con il
loro  prezioso  e  nascosto  lavoro  di  traduzione  hanno  assicurato  che  la
riflessione pastorale della Congregazione possa raggiungere tutte la parti
del mondo. Il loro generoso servizio è un vero e proprio ministero che è
sempre più apprezzato.
12  
Documentazione
Documenti della Chiesa
• Lumen Gentium. Costituzione dogmatica Concilio Vaticano II sulla
Chiesa (21 novembre 1965).
• Gravissimum Educationis. Dichiarazione del Concilio Vaticano II
sull’educazione cristiana (28 ottobre 1966).
• Gaudium et Spes. Costituzione pastorale del Concilio Vaticano II sulla
Chiesa nel mondo contemporaneo (7 dicembre 1966).
• Evangelii Nuntiandi. Esortazione apostolica di Paolo VI sull’impegno
di annunziare il Vangelo (8 dicembre 1975).
• La scuola cattolica. Documento della Sacra Congregazione per
l’Educazione Cattolica (19 marzo 1977).
• Conferenza di Puebla. Documento della Conferenza Generale
dell’Episcopato Latinoamericano (28 gennaio 1979).
• Familiaris Consortio. Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II circa i
compiti della famiglia cristiana nel mondo di oggi (22 novembre 1981).
• Codice di Diritto Canonico. Promulgato da Giovanni Paolo II (25
gennaio 1983).
• Christifi deles Laici. Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II su vocazione
e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo (30 dicembre 1988).
13• Juvenum Patris. Lettera di Giovanni Paolo II (31 gennaio 1988).
• Ex Corde Ecclesiae. Costituzione Apostolica di Giovani Paolo II sulle
Università Cattoliche (15 agosto 1990).
• Redemptoris Missio. Lettera enciclica di Giovanni Paolo II (7 dicembre
1990).
• Presenza della Chiesa nell’università e nella cultura universitaria.
Congregazione per l’educazione cattolica, Pontificio Consiglio per i
laici, Pontificio Consiglio per la Cultura (22 maggio 1994).
• Direttorio Generale per la Catechesi. Congregazione per il Clero
(15 agosto 1997).
• Novo Millennio Ineunte. Lettera apostolica di Giovanni Paolo II (6
gennaio 2001).
• Deus Caritas Est. Lettera enciclica di Benedetto XVI sull’amore
cristiano (25 dicembre 2005).
• Spe Salvi. Lettera enciclica di Benedetto XVI sulla speranza cristiana
(30 novembre 2007).
• Nota dottrinale su alcuni aspetti dell’evangelizzazione.
Congregazione per la Dottrina della Fede (3 dicembre 2007).
• Lettera di Sua Santità Benedetto XVI a Don Pascual Chávez Villanueva, Rettor
Maggiore S.D.B. in occasione del Capitolo Generale XXVI (1 marzo 2008).
• Caritas in Veritate. Lettera enciclica di Benedetto XVI sullo sviluppo
umano integrale nella carità e nella verità (29 giugno 2009).
• Verbum Domini. Esortazione Apostolica di Benedetto XVI sulla Parola
di Ddio nella vita e nella missione della Chiesa (11 novembre 2010).
• Porta Fidei. Lettera apostolica di Benedetto XVI (11 ottobre 2011).
• Messaggio al Popolo di Dio. XIII Assemblea Generale Ordinaria del
Sinodo dei Vescovi (7-28 ottobre 2012).
14Fonti salesiane
• Cronache dell’Oratorio di San Francesco di Sales di Domenico
Ruffi no (Roma, Archivio Salesiano Centrale, quaderno 5).
• Memorie dell’Oratorio di S. Francesco di Sales dal 1815 al 1855
di Giovanni Bosco. Saggio introduttivo e note storiche a cura di Aldo
Giraudo (Roma, LAS 2011).
• Vita del giovanetto Santo Domenico allievo dell’Oratorio di 
san Francesco di Sales di Giovanni Bosco, in Giovanni Bosco, Vite 
di giovani. Le biografi e di Domenico Savio, Michele Magone e 
Francesco Besucco. Saggio introduttivo e note storiche a cura di Aldo
Giraudo (Roma, LAS 2012).
• Introduzione al Piano di Regolamento per l’Oratorio maschile 
di San Francesco di Sales (1854) di Giovanni Bosco, in Pietro Braido
(ed.), Don Bosco educatore scritti e testimonianze. Istituto Storico
Salesiano, Fonti, Serie prima, n. 9 (Roma, LAS 1997).
• Il giovane provveduto per la pratica de’ suoi doveri degli 
esercizi di cristiana pietà di Giovanni Bosco (1847), in Pietro Braido
(ed.), Don Bosco educatore scritti e testimonianze. Istituto Storico
Salesiano, Fonti, Serie prima, n. 9 (Roma, LAS 1997).
• Il Sistema Preventivo nella Educazione della Gioventù (1877)
di Giovanni Bosco, in Braido P. (ed.), Don Bosco educatore scritti 
e testimonianze. Istituto Storico Salesiano, Fonti, Serie prima, n. 9
(Roma, LAS 1997).
• Lettera da Roma di Giovanni Bosco (1884), in Pietro Braido (ed.),
Don Bosco educatore scritti e testimonianze. Istituto Storico
Salesiano, Fonti, Serie prima, n. 9 (Roma, LAS 1997).
• Lettera di Giovanni Bosco a Don Giacomo Costamagna (10
agosto 1885), in Braido P., (ed.), Don Bosco educatore scritti e 
testimonianze. Istituto Storico Salesiano, Fonti, Serie prima, n. 9
(Roma, LAS 1997).
15• Lettera Circolare sulla Diffusione di Buoni Libri di Giovanni Bosco
(19 marzo 1885), in Ceria E., Epistolario di san Giovanni Bosco, volume
4º, lettera 2539.
• Memorie biografi che di don [del venerabile servo di Dio / del 
beato / di San] Giovanni Bosco di Giovanni Battista Lemoyne -
Angelo Amadei - Eugenio Ceria, 19 voll.
Documenti della Congregazione
e della Famiglia Salesiana
• Atti del Consiglio Generale della Società Salesiana di 
San Giovani Bosco. Organo uffi ciale di animazione e di 
comunicazione per la Congregazione Salesiana. Direzione
Generale Opere Don Bosco.
• Capitolo Generale Speciale della Società Salesiana (1971).
• Capitolo Generale 21 della Società Salesiana (1978).
• Capitolo Generale 22 della Società Salesiana (1984).
• Capitolo Generale 23 dei Salesiani di Don Bosco. «Educare i 
giovani alla fede» (1990).
• Capitolo Generale 24 dei Salesiani di Don Bosco. «Salesiani e 
laici: Comunione e condivisione nello Spirito e nella missione di 
Don Bosco» (1996).
• Capitolo Generale 25 dei Salesiani di Don Bosco. «La comunità 
salesiana oggi» (2002).
• Capitolo Generale 26 dei Salesiani di Don Bosco. «Da mihi 
animas, cetera tolle» (2008).
16• Costituzioni e Regolamenti della Società di San Francesco di 
Sales (1984).
• Sistema Salesiano di Comunicazione Sociale. Linee orientative 
per la Congregazione Salesiana. Dicastero per la Comunicazione
Sociale (2011).
• Il volontariato nella missione salesiana. Manuale di Guida ed 
Orientamenti. Dicasteri per la Pastorale Giovanile e per le Missioni
(2008).
• Carta d’identità carismatica della Famiglia Salesiana. D. Pascual
Chávez (2012).
• Identità delle Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore.
Direzione Generale Opere Don Bosco (2003).
• Politiche per la presenza Salesiana nell’educazione superiore 
2012-2016. Direzione Generale Opere Don Bosco (2012).
Sigle e abbreviazioni
ACG/ACS  Atti del Consiglio Generale/Superiore della Società
Salesiana di San Giovani Bosco.
Cost./Reg.  Costituzioni e Regolamenti della Società di San
Francesco di Sales (1984).
CG  Capitolo Generale dei Salesiani di Don Bosco.
IUS  Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore
PEPS  Progetto Educativo-Pastorale Salesiano
PEPSI  Progetto Educativo-Pastorale Salesiano Ispettoriale
CEP  Comunità Educativo-Pastorale
CFP  Centro di Formazione Professionale
MGS  Movimento Giovanile Salesiano
POI  Progetto Organico Ispettoriale
17ABITARE LA VITA E LA CULTURA
DEI GIOVANI DI OGGI
I
DAL CRISTO EVANGELIZZATORE
ALLA CHIESA EVANGELIZZATRICE
II
EVANGELIZZARE ED EDUCARE:
LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
IIIPARTE
PRIMA
In questa prima parte si tracciano le linee di una Pastorale
Giovanile Salesiana rinnovata, a partire da un approccio teologico
ed antropologico. Si indicano alcune chiavi interpretative per la
comunicazione della Buona Notizia perché possa essere ricevuta dai
giovani, in sintonia con le loro attese.20
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANAI
CAPITOLO
ABITARE LA VITA E LA CULTURA
DEI GIOVANI DI OGGI
«Si commosse per loro…
e si mise a insegnare»
  (Mc 6, 34)22
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
       Il Signore ha indicato a Don Bosco i giovani,
specialmente i più poveri, come primi e principali
destinatari della sua missione. Chiamati alla
medesima missione, ne avvertiamo l’estrema
importanza: i giovani vivono un’età in cui fanno
scelte di vita fondamentali che preparano l’avvenire
della società e della Chiesa. Con Don Bosco
riaffermiamo la preferenza per la «gioventù povera,
abbandonata, pericolante», che ha maggior bisogno
di essere amata ed evangelizzata, e lavoriamo
specialmente nei luoghi di più grave povertà»
(Cost. 26)
       Guarda, mi disse (...) Ecco il tuo campo, ecco
dove devi lavorare»
(Memorie dell’Oratorio, Introduzione)23
Il primo capitolo  ha  carattere  ispi-
ratore. Oltre a dare alla pastorale una prospettiva positiva
della realtà giovanile, la rende aperta a tutte le attese, anche
nascoste ed inconsapevoli, dei giovani. Solo abitando il loro
mondo se ne possono realmente apprezzare le potenzialità.
Abbandonando una pastorale ripiegata su se stessa, apriamo
lo sguardo con speranza, tenendo sempre presente chi è più
debole e chi è più a rischio. I nuovi paradigmi culturali e le
sfi de dei vari contesti provocano attenzioni specifi che, e sfi -
dano il senso stesso della pastorale e dell’essere Chiesa. In
questo capitolo vorremmo mettere in luce la motivazione che
mosse Don Bosco e la Congregazione con lui e dopo di lui, nel
suo impegno nei confronti dei giovani.
ABITARE LA VITA E LA CULTURA DEI GIOVANI DEI OGGI24
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Ecco il tuo campo,
ecco dove devi lavorare
Giovanni Bosco, a casa, in famiglia e nell’ambiente dei Becchi in cui viveva,
parlava certamente il dialetto piemontese tipico delle sue terre contadine.
È utilizzando questo dialetto, crediamo, che Maria, la donna dal maestoso
aspetto del sogno dei nove anni, parlò in sogno a Giovannino. Ora, nel
dialetto del tempo, la frase che Maria disse per indicare a Giovanni il suo
futuro campo di azione, «ecco dove devi lavorare» non è ben tradotta
col il verbo “lavorare”, ma in modo più verosimile il verbo arare: «ecco il
campo che dovrai arare».
Siamo fi gli di un aratore e questo ci conferma come il carisma salesiano
abbia in sé una virtù del tutto particolare che sostiene la missione giovanile
che ci caratterizza: la virtù della speranza.
L’aratore  non  si  guarda  indietro,  non  misura  la  fatica  con  i  frutti  che
immediatamente raccoglie. Egli, secondo il clima del Piemonte, ha a che
fare col terreno sassoso e incolto, con la terra fredda dell’autunno o ancora
compatta all’inizio di primavera. Non ha la visione del seminatore, non la
gioia del mietitore, ha soltanto la speranza, la certezza del futuro che egli
vede già in fi ore, anche se in quel momento è fatto di sudore e fatica.
Sono queste le virtù di chi vuol evangelizzare ed educare i giovani: non ci si
può permettere di perdere tempo, non si può perdere la strada e contemplare
il passato, guardandosi troppo indie-
tro, ma non si può nemmeno preten-
dere di vedere subito i frutti. Occorre
invece sperare, guardare in avanti e
saper, coltivare nel cuore la certezza
che quello che si sta facendo porterà
molto frutto, frutti di santità, frutti di
buoni cristiani e onesti cittadini.
Noi salesiani guardiamo ai giovani
come  l’aratore  guarda  la  terra
«Nelle cose che tornano a vantaggio
della pericolante gio ventù o servono a
guadagnare anime a Dio, io corro avanti
fi no alla temerità»
(MEMORIE BIOGRAFICHE XIV, CAP. XXVIII)
125
Simpatia e volontà di
contatto con i giovani
L’arrivo  di  Don  Bosco  nella  Torino
del 1841 corrisponde, per il giovane
prete  di  campagna,  alla  scoperta
di  un  mondo  giovanile  inaspettato
e  nuovo  rispetto  a  quello  cui  era
abituato fi n da piccolo: da un lato
sono  molti  i  ragazzi  e  giovani  che
convergono sulla capitale dello Stato
sabaudo per cercare lavoro e sostentamento per il futuro, dall’altro lato, Don
Bosco scopre un volto della società più pericoloso, più crudele e più duro di
quello che aveva vissuto ai Becchi o anche nella cittadina di Chieri.
Don  Bosco  si  trova  catapultato  in  un  mondo  nuovo,  dove  non
mancano i problemi sociali, economici, politici e religiosi, dove sta crescendo
l’anticlericalismo e dove il normale sentire della gente “nobile”, compresa una
parte della Chiesa, è che i giovani non sono e non saranno mai adatti ad
una vita civile. Diversi di loro sono analfabeti, ignoranti, religiosamente non
praticanti, dediti al furto e ai crimini. Unico rimedio: «La Generala», il carcere
minorile.
Don Bosco, grazie anche alla guida spirituale e pastorale di don Cafasso,
guarda questa situazione con occhi diversi: vede nei carcerati possibili
futuri  onesti  cittadini,  nei  ragazzi  di  strada  dei  buoni  cristiani,  negli
spazzacamini e nei giovani lavoratori i futuri santi, pilastri della società e
della Chiesa del presente e del futuro.
su cui sta lavorando, con la ferma testardaggine del contadino, con la
temerità che caratterizza il nostro fondatore quando intuisce che i suoi
progetti vengono da Dio; con gli occhi e la mente intenti nel presente
come luogo della speranza perché quello è il tempo dei giovani, perché,
anche se non sembra, quella terra su cui sta lavorando è già feconda di
santità, deve solo essere curata nel modo giusto.
ABITARE LA VITA E LA CULTURA DEI GIOVANI DEI OGGI
2
«Basta che siate giovani, perché io vi ami
assai»
(IL GIOVANE PROVVEDUTO, INTRODUZIONE “ALLA GIOVENTÙ”)26
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Questa è la grandezza della speranza, che è capace non solo di amare
(come la carità), ma di amare ciò che sarà domani, non solo di credere e
sapere (come la fede), ma credere e sapere il domani.
Lo sguardo di Don Bosco è segnato innanzitutto dalla simpatia. Egli
si cala nei panni dei suoi ragazzi. Ha maturato, durante la sua formazione
vocazionale,  un  modello  di  prete  caratterizzato  dalla  vicinanza,  dalla
capacità di empatia, di contatto immediato, di consentire con i giovani e la
gente. Il modello pastorale che Don Bosco intuisce, costruisce e sperimenta,
sotto la guida di Maria, è quello del prete simpatico, non del burlone o
dell’amicone, ma di colui che ti fa sentire subito a tuo agio perché ti fa
sentire subito amato per quello che sei e in quello che sei.
Il lavoro pastorale di Don Bosco, la scelta di partire dai più giovani, la sua
inventiva progettuale, non ha alla base la semplice indagine sociologica
sui vizi della società, o la sola constatazione psicologica della potenzialità
insita nella fase giovanile della vita, nemmeno il puro fi lantropismo di
chi viene mosso all’azione soltanto dal disagio che vede nelle persone
intorno a sé.
Muove Don Bosco lo stesso cuore del Buon Pastore che, vedendo
attorno  a  sé  un  gregge  smarrito  e  vagabondo,  colto  da  profonda
commozione, si mette a predicare loro la Parola e a fornire loro da mangiare
per il sostentamento del corpo e dello spirito, qui e per l’eternità: «Come
Gesù  fu  sbarcato,  vide  una  gran  folla  e  ne  ebbe  compassione,  perché
erano come pecore che non hanno pastore; e si mise a insegnare loro
molte cose» (Mc 6, 34).
L’azione pastorale della Congregazione è, dunque, segnata da una pro-
fonda capacità di trovare occasioni di contatto, di vicinanza, di comunione
con i giovani. Va a cercare i propri destinatari là dove si trovano, dove è la
loro libertà e dove, anche fi sicamente, sono i loro interessi (cfr. Cost. 38).
Come il Buon Pastore, il salesiano si lascia interpellare dallo smarrimento
dei propri destinatari, dai loro desideri, adattandosi a loro, chiedendo allo
Spirito Santo il dono della simpatia, modellata sulla mitezza del cuore di
Cristo (cfr. CG20, n. 100).
Per far questo, l’azione pastorale deve essere svolta in modo professio-
nalmente corretto, valorizzando ogni aiuto che provenga dalle scienze e
dalla sapienza umana, ma deve essere soprattutto orientata dalla con-27
templazione  della  situazione
giovanile con lo stesso sguardo
di  Dio,  quello  sguardo  che  Don
Bosco ebbe nella sua vita a partire
dal  sogno  dei  nove  anni  fi  no alla
fi ne di essa, con la preghiera, l’af-
fi  damento  a  Maria,  l’obbedienza
alla Chiesa, la consonanza dei pro-
pri desideri e sentimenti con quelli
di Cristo: «Abbiate in voi lo stesso
sentimento che è stato anche in Cristo Gesù» (Fil 2, 5).
Un discernimento di
educatori e di credenti
La contemplazione ci porta a vedere la realtà nella sua profondità. Sono
celebri  i  molti  sogni  in  cui  Don  Bosco  descrive  la  propria  azione  e  gli
avvenimenti  dell’Oratorio  come  una  lotta,  a  volte  anche  cruenta,  tra  il
bene e il male, o meglio, tra il diavolo e Maria e Gesù.
Queste visioni non sono soltanto pedagogicamente studiate per essere
metafora formativa per i ragazzi che ascoltavano Don Bosco nelle buo-
nanotti di Valdocco, essi sono la visione della realtà con gli occhi di chi
contempla la vita con lo sguardo di Dio. È effettivamente in corso una
lotta tra Gesù e il potere del male: una lotta che è già sicuramente vinta
(questo fonda il nostro ottimismo e la nostra speranza) ma che non è
ancora fi nita.
La  nostra  pastorale  si  inserisce  in  questa  lotta  ancora  cruenta  per  la
liberazione  dei  giovani  da  ciò  che  è  la  vera  schiavitù  e  il  vero
male: il peccato. Un peccato che si manifesta in molti modi: nel peccato
personale, nel peccato della Comunità ecclesiale, nelle strutture di peccato
della società; un peccato che opprime l’uomo e offusca l’orizzonte della
salvezza nella quale già progredisce e che lo attende in Paradiso.
giovani e i giovani ameranno ciò che
piace ai superiori»
(MEMORIE BIOGRAFICHE XVII, CAP. III)
ABITARE LA VITA E LA CULTURA DEI GIOVANI DEI OGGI
328
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
È in questa lotta che la nostra pastorale si inserisce, fronteggiando tutte le
implicazioni: spirituali, materiali, strutturali, politiche, sociali, economiche
e giuridiche, affi nchè ogni giovane possa conseguire pienamente quella
vita degna di Dio e della felicità che gli è riservata.
Il  salesiano  assume  con  responsabilità  (cfr.  Cost.  18)  e  con  allegria  e
speranza  (cfr.  Cost.  17)  la  fatica  di  ascoltare,  osservare  e  discernere  la
situazione  di  peccato  di  questo  mondo  e  si  sforza,  con  la  sua  azione
quotidiana personale e comunitaria, di disporre gli strumenti per attuare
la sua missione: una vita felice, ora e nell’eternità, per tutti i giovani, anche
i più lontani.
Per questo motivo, ad immagine del Buon Pastore che raduna le sue pecore
e le guida ai veri pascoli, la pastorale salesiana è evangelizzazione ed
educazione insieme. Essa è opera di trasformazione dell’intera vita del
giovane. Essa si sforza di ascoltare e conoscere in modo approfondito e
competente  la  realtà  in  cui  viviamo  per  poterla  trasformare  secondo  il
disegno divino (v. capitolo III).
Così la missione salesiana, secondo l’intuizione del Fondatore, è coesten-
siva a tutta la persona e a tutto il mondo. L’ansia pastorale missionaria di
don Bosco si prende cura di tutto il giovane, in tutte le sue componen-
ti, personali e sociali, e per tutti i giovani del mondo. Nasce da qui, fi n
dall’inizio della Congregazione salesiana, la scelta di andare incontro ai
giovani nelle situazioni e nei luoghi in cui si trovano per comunicare loro
il Vangelo.29
Comunione nell’amore
con gli altri
Nelle nostre opere formiamo la Comunità Educativo-Pastorale e in essa e
per mezzo di essa noi salesiani siamo segni e portatori dell’amore di
Dio ai giovani (cfr. Cost. 2, 47).
Questo  duplice  punto  di  riferimento  illumina  e  dà  il  senso  alla  nostra
missione.
In primo luogo la nostra missione si svolge nell’ambito della stessa missione
di Cristo, che è venuto perché tutti gli uomini abbiano la vita e l’abbiano
in abbondanza (Gv 10,10): non una vita qualsiasi, ma la sua stessa vita,
essendo egli, appunto, la vita in persona, la verità che la illumina e la via
per raggiungerla (Gv 14,6).
La vita divina che Cristo incarna e manifesta sulla terra e testimonia fi no alla
morte di croce è la stessa vita di Dio, la vita del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo, unico movimento di comunione e di amore.
Siamo dunque in primo luogo fermamente convinti che lo scopo ultimo della
nostra missione nella Chiesa e nel mondo è quello di offrire ai giovani,
specialmente ai più poveri, la stessa vita di Cristo, vita di relazione, di
amore, di comunione trinitaria col Padre, fi ne ultimo della nostra esistenza
e  origine  della  nostra  felicità  nel
tempo e nell’eternità.
Soltanto nella comunione piena con
Dio,  Trinità  d’amore,  nella  stessa
forma del Figlio fatto uomo, i gio-
vani possono trovare il senso della
propria vita, ossia il compimento di
se stessi, nel concreto del quotidia-
no, la verità che Dio ha in serbo per
loro: pienezza di vita e di felicità.
ABITARE LA VITA E LA CULTURA DEI GIOVANI DEI OGGI
4
«Comunione e missione sono
profondamente congiunte tra loro, al
punto che la comunione rappresenta la
sorgente e insieme il frutto della missione»
(CHRISTIFIDELES LAICI 32)30
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Ma  questo  compimento  personale  non  è  solitario;  si  costruisce  fi  n
dal principio  nella  comunione  trinitaria che ci caratterizza come fi gli di
Dio e come uomini. Creato nella forma del Figlio, l’uomo è creato per
la  comunione.  La  promozione  di  questa  spiritualità  di  comunione  è  il
principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l’uomo e il cristiano (cfr.
Novo Millennio Ineunte 43). Per questo motivo la nostra missione non si
esprime in primo luogo nella organizzazione di opere e di progetti, ma
nella vivifi cazione di Comunità Educativo-Pastorali che rifl ettano qui
in terra la stessa comunità trinitaria del cielo, ove siamo chiamati
a dimorare.
Siamo certi che l’amore di Dio da noi portato ai giovani si sviluppa nella
loro vita con l’allegria, l’ascesi e la vita sacramentale, che combattono
il  peccato  dell’individualismo,  della  solitudine  e  dell’autosuffi cienza.
Siamo  chiamati  alla  comunione  nell’amore,  gli  uni  con  gli  altri.
Svolgiamo in comunità la nostra missione e ci sforziamo continuamente
di dar vita a comunità che vivano qui in terra come Dio ci ha pensati
nell’eternità.
La Pastorale Giovanile
Salesiana esprime la
missione salesiana
La  missione  salesiana,  che  dà  a  tutta  la  nostra  esistenza  il  suo  tono
concreto, specifi ca il compito che abbiamo nella Chiesa e determina il
posto che occupiamo tra le famiglie religiose (cfr. Cost. 3), si esprime
nel concreto della sua azione storica in quell’insieme di progetti, opere,
ambienti  educativi,  luoghi  di  formazione  e  attività  di  evangelizzazione,
con il nome complessivo di Pastorale Giovanile Salesiana.
La Pastorale Giovanile Salesiana non esaurisce la ricchezza della missione
della Congregazione. La missione, infatti, è una realtà teologale, stretta-
mente collegata alla vocazione stessa della Congregazione e di ogni sin-
531
ABITARE LA VITA E LA CULTURA DEI GIOVANI DEI OGGI
golo confratello. Essa però non può non esprimersi in azioni concrete. La
pastorale giovanile è l’espressione prima e tipica della missione.
Essa  è  pastorale  perché,  in  primo  luogo,  è  l’espressione  multiforme
di  una  comunità  ecclesiale,  nel  cui  nucleo  animatore  è  presente
la  comunità  dei  consacrati  salesiani,  assieme  a  laici  collaboratori
(cfr.  CG25),  costituendo  tutti  insieme  quella  comunità  ecclesiale  sul
territorio,  contrassegnata  dal  carisma  salesiano,  che  esprime  la  sua
missione evangelizzatrice attraverso le opere educativo-pastorali che di
volta in volta mette in campo.
Essa  è  giovanile  perché  al  centro  della  sua  azione  sta  la  persona  dei
giovani, specialmente dei più bisognosi. Si tratta di cercare i giovani nella
loro realtà, con le loro risorse e diffi coltà, e scoprire le sfi de dei contesti
culturali, sociali e religiosi in cui vivono, dialogando con loro per proporre,
attraverso la pedagogia dell’accompagnamento, un cammino di incontro
vivo e comunitario con Gesù Cristo (cfr. CG20, n.360).
Infi ne essa è salesiana perché ha nel carisma di Don Bosco, secondo l’i-
spirazione della carità educativa del Buon Pastore, il proprio riferimento
principale, espressione della pedagogia preventiva, amabile, pronta al dia-
logo e alla fi ducia, la misura della propria verità ed effi cacia, il metro del
progettare e dell’agire.
Espressione della missione ecclesiale nello stile di don Bosco, la Pastorale
Giovanile Salesiana avverte l’evangelizzazione come l’urgenza principale
della  sua  azione,  consapevole  che  suo  compito  fondamentale  risulta
dunque quello di proporre a tutti i giovani di vivere l’esistenza umana come
l’ha vissuta Gesù perché si incontrino gradualmente con Cristo, vivano in
pienezza la loro umanità e diventino protagonisti e corresponsabili nella
costruzione  del  regno  di  Dio  nel
mondo.
La  pastorale  salesiana  non  è  altra
da quella ecclesiale, che è appunto
tutta  evangelizzatrice.  Si  caratte-
rizza  per  uno  stile  di  mediazione
educativa, ma anche è una pasto-
rale che passa attraverso la stessa
esperienza educativa.
«Noi dobbiamo avere per scopo primario
la cura della gioventù, e non è buona
ogni occupazione che da questa cura ci
distragga»
(MEMORIE BIOGRAFICHE XIV, CAP. XI)32
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
In primo luogo i nostri destinatari privilegiati sono i giovani, che don Bosco
defi nisce la parte più preziosa e delicata di tutta l’umanità e delizia del
Signore. La categoria “giovani”, pur designando inevitabilmente una spe-
cifi ca età evolutiva, non è utilizzata né in forma psicologica né sociologica.
L’età giovanile è quindi da intendersi non soltanto come età di passaggio
in vista del futuro «essere buoni cristiani e onesti cittadini», ma in duplice
ottica:
• da un lato essa non può essere pensata se non come parte del tutto
della vita della persona, incomprensibile se non nella correlazione con
le età che la precedono e che la seguono, parte di uno sviluppo di
crescita verso l’età adulta;
• dall’altro lato è necessario mettere a fuoco ciò che è unico di que-
sta età, necessariamente da assumere per passare a quella successiva
senza carenze.
Così  le  singole  età  non  si  succedono  in  maniera  tale  che  la  nuova  età
decreti semplicemente la decadenza della precedente e l’età giovanile rap-
presenta una forma fondamentale dell’esistenza umana, un modo carat-
teristico della vita dell’uomo, del suo cammino dalla nascita alla morte; un
modo di sentire, di comportarsi nei confronti del mondo.
Così veniamo a scoprire che la giovinezza, insieme con l’adolescenza che
la precede, sono la parte più preziosa della umanità perché sono pro-
prio la parte della vita in cui si sperimenta se stessi, si riconosce l’emergere
della  libertà  come  un  compito,  il
compito del volere la propria veri-
tà, segnata dalla vocazione divina
e  dalla  solidarietà  con  gli  altri.  È
l’età  in  cui  comprendere  e  volere
la propria missione nella vita, affi n-
ché, dopo un periodo di prova, in
cui il soggetto mima se stesso nelle
varie possibili identità future, possa
compiere  quel  salto  iniziatico  che
fa passare dal provvisorio alla deci-
sione defi nitiva di sé. È l’età in cui
la fortezza diventa la virtù cardinale
per eccellenza, è la fase dell’ideale,
della sfi da alla realtà in nome del-
«La gioventù de’ nostri giorni (è) la
porzione più delicata e la più preziosa
dell’umana Società, su cui si fondano le
speranze del presente e dell’avvenire»
(INTRODUZIONE AL PIANO DI REGOLAMENTO PER L’ORATORIO
SAN FRANCESCO DI SALES)
«Ricordatevi, o giovani, che voi siete la
delizia del Signore»
(MEMORIE BIOGRAFICHE III, CAP. LIII)33
la memoria dei padri e della forza
della scelta compiuta per il vero e il
bene. È il coraggio della missione,
di “gettare le reti” sulla promessa
di una parola autorevole.
La  Pastorale  Giovanile  Salesiana
persegue  tutto  questo  non  solo  a
favore dei giovani, ma con uno stile
particolare: assieme ai giovani. Don Bosco è il primo santo che fonda una
Congregazione non solo a favore dei giovani, ma assieme ai giovani
stessi, valorizzandone in modo inaudito il protagonismo tipico di questa
età  e  coinvolgendoli  in  prima  persona  nell’avventura  della  loro  crescita
religiosa e umana. Per questo la pastorale salesiana è giovanile: non solo
perché vede nei giovani i propri destinatari e la propria misura, ma perché
li assume come protagonisti.
Un protagonismo non cieco. Superando le separazioni generazionali e un
certo paternalismo pastorale, attiva, nello stile della famiglia, una respon-
sabilità educativa in un dialogo franco e aperto e valorizza la correspon-
sabilità del soggetto nella comunità, proporzionata alla sua maturità, ma
con la consapevolezza che chi non diventasse protagonista di sé e del
proprio dialogo con Dio non potrà mai essere coinvolto nell’avventura
della santità.
Infi ne, proprio perché la pastorale è giovanile, essa è sempre e contempo-
raneamente evangelizzazione ed educazione, o forse, potremmo dire, una
evangelizzazione che, proponendo ai giovani di vivere la propria vita sulla
base della forma con cui Cristo stesso l’ha vissuta, è anche sempre forma-
zione integrale della persona e, quindi, educazione.
ABITARE LA VITA E LA CULTURA DEI GIOVANI DEI OGGI
«Nostro compito fondamentale risulta
dunque quello di proporre a tutti di vivere
l’esistenza umana come l’ha vissuta Gesù»
(CG26, N.36)
La Pastorale Giovanile Salesiana dunque è
azione organica di una Co-
munità Educativo-Pastorale che, mossa da una missione carismati-
ca, vuole abilitare i giovani a crescere fi no alla propria maturitá, fi no a
coglierne il richiamo religioso, e fi no alla comunione nella Chiesa con
Gesù Cristo avvertito come colui che dà pienezza alla vita, essendone
il fondamento, e, ancora, fi no a essere, grazie agli interventi educativi,
“onesti cittadini e buoni cristiani”.34
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Moltiplicare e qualifi care i
luoghi di incontro con i giovani
La  Pastorale  Giovanile  Salesiana  è  per  defi  nizione  attenta  ai  segni  dei
tempi, perché i giovani non sono mai gli stessi e la loro età e condizione è
mutevole e cangiante per natura. Per questo motivo la pastorale salesiana
non teme di cambiare i propri paradigmi e di mettersi nella condizione di
una conversione pastorale.
I contesti in cui ci muoviamo sono caratterizzati da notevole complessità e
contraddizione. Questo è un dato di fatto che mai come ora siamo chia-
mati a mettere a tema in modo esplicito.
L’esperienza religiosa dei giovani si presenta variegata e anche con tratti
di contraddittorietà; a volte, un’esperienza accanto alle altre, nella quale
la fede non riesce a farsi perno di progettualità unitaria della vita. Per molti
giovani  la  proposta  cristiana,  accostata  sporadicamente  o  con  una  certa
continuità  nella  catechesi,  celebrazione  o  attraverso  una  qualsiasi  altra
iniziativa ecclesiale, risulta poco signifi cativa rispetto alla loro esperienza, poco
eloquente, poco capace di interpellare i concreti problemi della vita. Talvolta la
proposta suppone, se non un esplicito interesse per la fede, almeno una certa
apertura verso la dimensione religiosa della vita o una esplicita domanda sul
senso della vita. Molti giovani, invece, presi dalle diffi coltà della quotidianità e
dalla ricerca d’interessi molto immediati, si trovano di fatto altrove, non tanto
e non solo fi sicamente, ma soprattutto mentalmente. Si rileva allora una certa
indifferenza nei confronti della fede. Tale indifferenza, si noti, è in rapporto
alla proposta e non va intesa come chiusura assoluta nei confronti della fede,
della presenza di Dio, del bene che dà speranza e senso alla vita.
Tale complessità non riguarda solo il mondo dei giovani. La Congregazione
salesiana è ormai stabilmente di dimensioni mondiali. Essa vive la feconda,
ma innovativa tensione tra la fedeltà alla propria identità e la declinazione
di essa nelle molteplici e complesse realtà in cui vive e di cui vive.
È nella polivalenza di questi processi di globalizzazione e di cambiamento
strutturale, e non solo superfi ciale, che come Salesiani siamo chiamati e
6Duplice fedeltà
La simpatia per don Bosco si traduce oggi nella consapevolezza di
dover verifi care la nostra azione pastorale affi nché sia sempre guida-
ta da una duplice fedeltà: fedeltà al sentire dei giovani, ai loro de-
sideri profondi, al clima culturale che vivono e di cui vorremmo renderli
protagonisti e non solo destinatari o consumatori; e fedeltà
al sentire della Chiesa, alla sua missione evangelizzatrice,
nella capacità di vivere, grazie all’azione dello Spirito Santo,
la missione nel presente, non soltanto come applicazione
protocollare di un passato che sta alle spalle, ma come
una verità sempre feconda di storia e di novità, che
ci rinnova incessantemente e ci conduce alla unione
con lo Sposo (cfr. Lumen Gentium 4).
È necessario, cioè, abitare un terreno comune, in
sintonia, e vivere nel profondo quella assistenza e
convivenza con i giovani di cui ha scritto don Bosco
nella lettera da Roma del 1884: urgenza non solo
di presenza fi sica, ma anche di vicinanza spirituale,
culturale, affettiva, propositiva; non paternalistica,
ma cosciente di ciò che il giovane vive; urgenza di
una vicinanza che nella relazione educativa scopra
la novità di Dio e la sua chiamata ad esprimere e
vivere  la  vocazione  della  Chiesa  in  modo  sempre
nuovo.
Questa duplice fedeltà storica, al mondo giovanile
e  alla  missione  ecclesiale,  pone  qui  anzitutto  la
necessità  di  moltiplicare  e  qualifi  care  i  luoghi  di
riscoprire con forza le radici della nostra identità, a contemplare con fede
i  nostri  progetti  pastorali  e  ad  incarnare  con  maggiore  verità  la  nostra
missione giovanile, così da essere proposta forte e creativa di nuove ed
attuali forme per l’annuncio della “bella notizia“ del Vangelo.
ABITARE LA VITA E LA CULTURA DEI GIOVANI DEI OGGI
736
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
incontro con i giovani del nostro tempo, di scoprire, sperimentare e proporre
nuove forme di ascolto, condivisione e proposte. Questa è la conversione
pastorale che viene oggi richiesta e qui la radice della creatività pastorale
(Cost. 19) che coltiviamo nelle nostre opere e progetti. Tale conversione
è un’operazione di verifi ca e di rilancio della pastorale a partire da
questa fedeltà al mondo e al Vangelo, non statica, ma eminentemente
innovatrice e missionaria.
Qui sta il cuore della Nuova Evangelizzazione, atto di rinnovata assunzione da
parte della Chiesa del mandato missionario del Signore Gesù Cristo che l’ha
voluta e l’ha inviata nel mondo, perché testimoni la salvezza ricevuta e annunci
il volto di Dio Padre, artefi ce primo dell’opera di salvezza. Essa non è solo rin-
novamento, cambio di paradigma o rinnovo di progetti, ma una vera e propria
conversione perché è cammino di santità, di lotta al peccato e di conformazio-
ne sempre più piena a Cristo Buon Pastore.
Per  questo  noi,  salesiani  e  laici,  essendo  stati  carismaticamente  chiamati
come  Comunità  Educativo-Pastorale  ad  annunciare  la  Buona  Novella,  ci
sentiamo  particolarmente  interpellati dall’urgenza della Nuova Evangeliz-
zazione, come impegno per tutta la Chiesa oggi. Urgenza che ci spinge
a trovare, nella fedeltà rinnovata al carisma, una nuova spinta apostolica,
nuovo slancio di contatto con i giovani e soprattutto, a rivedere la nostra
azione pastorale perché sia sempre più effi cace nell’annuncio del Vangelo,
nella collaborazione all’avvento del Regno di Dio, nella formazione di buoni
cristiani e onesti cittadini nel presente e nel futuro.37
ABITARE LA VITA E LA CULTURA DEI GIOVANI DEI OGGI38
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANAII
CAPITOLO
DAL CRISTO EVANGELIZZATORE
ALLA CHIESA EVANGELIZZATRICE
  «…Per radunare
i figli di Dio
  che erano dispersi…»
  (Gv 11, 52)40
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
       Noi, salesiani di Don Bosco (SDB), formiamo
una comunità di battezzati che, docili alla voce dello
Spirito, intendono realizzare in una specifi ca forma
di vita religiosa il progetto apostolico del Fondatore:
essere nella Chiesa segni e portatori dell’amore
di Dio ai giovani, specialmente ai più poveri. Nel
compiere questa missione, troviamo la via della
nostra santifi cazione»
(Cost. 2)
       (…) per riunire insieme i fi gli di Dio che erano
dispersi” (Gv 11, 52). Le parole del santo Vangelo che
ci fanno conoscere il Divin Salvatore essere venuto dal
cielo in terra per radunare insieme tutti i fi gli di Dio,
dispersi nelle varie parti della terra, mi pare che si
possono letteralmente applicare alla gioventù dei nostri
giorni. Questa porzione la più delicata e la più preziosa
dell’umana società, su cui si fondano le speranze di un
felice avvenire (…) Questa fu la missione del Figlio di
Dio; questo può solamente fare la santa sua religione (…)
Quando mi sono dato a questa parte di sacro ministero
intesi di consacrare ogni mia fatica alla maggior gloria di
Dio e a vantaggio delle anime; intesi di adoperarmi per
fare buoni cittadini in questa terra, perché fossero poi un
giorno degni abitatori del cielo. Dio mi aiuti di poter così
continuare fi no all’ultimo respiro di mia vita»
(Introduzione al Piano di Regolamento per l’Oratorio San Francesco di Sales)41
DAL CRISTO EVANGELIZZATORE ALLA CHIESA EVANGELIZZATRICE
Un’aggiornata  impostazione  della  Pa-
storale Giovanile Salesiana richiede una rifl essione non solo
di tipo carismatico ma di tipo teologico. La pastorale giovani-
le come azione della comunità ecclesiale ci spinge ad un ap-
profondimento  teologico  ed  ecclesiologico.  Questo  secondo
capitolo espone tre convinzioni di fondo: Gesù Cristo, evange-
lizzatore ed annunciatore della comunione con Dio e della co-
munione tra gli uomini (amore fraterno), che è la rivelazione
piena di Dio Comunità-Amore; la Chiesa, «Mistero di comunio-
ne e di missione», animata e sostenuta dallo Spirito di Dio; la
Congregazione salesiana condivide con la Chiesa la missione
evangelizzatrice con la specifi ca scelta giovanile.42
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Gesù Cristo, Buon Pastore,
manifestazione piena
dell’Amore di Dio
Il prezioso testo del nostro Santo Fondatore (v. sopra), oltre a indicare l’integralità
dell’educazione salesiana che, attraverso il Sistema Preventivo forma “onesti
cittadini e buoni cristiani”, ci dischiude chiaramente la profondità teologica
della  missione  affi datagli  da  Dio.  Questa,  nei  contesti  nuovi  e  molto
diversi da quelli in cui Don Bosco visse e lavorò, continua ad essere anche la
nostra missione. Siamo chiamati ad essere, nella Chiesa, “segni e portatori
dell’amore di Dio ai giovani, specialmente ai più poveri” (Cost. 2).
L’amore di Dio si è manifestato pienamente in Gesù Cristo, come dice la pri-
ma lettera di Giovanni: “Quello che era da principio, quello che noi abbiamo
udito, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo
della Vita – la Vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo
testimonianza e vi annunciamo la Vita eterna, che era presso il Padre e che
si manifestò a noi –, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo
anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi” (1 Gv 1, 1-3a).
In questo senso Gesù è il Profeta per eccellenza; a differenza dei profeti
dell’Antico Testamento, attraverso i quali in molti modi e tempi Dio ha parla-
to al suo Popolo (cfr. Eb 1), Egli è la Parola di Dio, nella quale Dio si comunica
con tutti gli uomini e con tutte le donne del mondo in maniera defi nitiva.
L’amore di Dio manifestato in Gesù Cristo è la Buona Notizia per eccellenza
data a tutti gli uomini, l’euanghèlion. Questo amore costituisce anche la
pienezza di ogni donna e uomo, nella loro realtà integrale. Gesù lo dona
attraverso la comunione con Dio, soprattutto nel perdono dei peccati, e
attraverso la comunione tra tutti gli uomini, nel “comandamento nuovo”:
“Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni
per gli altri” (Gv 13, 35).
Gesù comunica l’Amore di Dio che porta alla salvezza di tutti senza
escludere nessuno, ma con una predilezione speciale per quelli che sono
emarginati, socialmente o religiosamente, per diverse ragioni: i più poveri, i
143
DAL CRISTO EVANGELIZZATORE ALLA CHIESA EVANGELIZZATRICE
malati – in particolare i lebbrosi e gli
affi tti dallo spirito maligno –, persino
i  più  lontani  da  Dio,  i  peccatori
pubblici  (pubblicani  e  prostitute:
cfr. Lc 7, 36-50; Lc 15, 1-3). Mostra
ugualmente  una  grande  bontà  e
tenerezza verso i bambini, dei quali
persino afferma: “Chi non riceve il
Regno  di  Dio  come  lo  accoglie  un
bambino, non entrerà in esso” (Mc
10, 15).
Questa  manifestazione  dell’Amore
di Dio verso tutti gli uomini e tutte le
donne non è soltanto una promessa
che  si  compirà  nel  futuro:  Gesù
rivela  l’Amore  di  Dio  attraverso  i
suoi segni salvifi ci: “passò facendo
del bene” (Atti 10, 37-38).
D’altra parte, tutti quelli che hanno
fatto esperienza dell’Amore di Dio
attraverso  la  parola  e  l’azione  di
Gesù Cristo, i più “bisognosi” nelle
diverse  situazioni,  diventano,  essi
stessi, evangelizzatori: i malati, i più
poveri,  la  samaritana  disprezzata,
persino chi era posseduto da una
legione di demoni (cfr. Mc 5).
Gesù  stesso  ha  voluto  raffi  gurare  la  sua  missione  con  l’immagine  del
Buon Pastore (cfr. Mt 18, 12-14; Lc 15, 4-7; Gv 10, 1-8), “che conquista
con la mitezza e il dono di sé” (Cost. 11).
Come  Buon  Pastore,  Gesù  ha  sempre  una  preoccupazione  missionaria:
“È necessario che io annunci la buona notizia del Regno di Dio anche
alle altre città; per questo sono stato mandato” (Lc 4, 43-44). “E ho altre
pecore  che  non  provengono  da  questo  recinto:  anche  quelle  le  devo
guidare.  Ascolteranno  la  mia  voce  e  diventeranno  un  solo  gregge,  un
solo pastore” (Gv 10, 16). Amando tutte le sue pecorelle, il Buon Pastore
DAL CRISTO EVANGELIZZATORE ALLA CHIESA EVANGELIZZATRICE
«La povertà allude direttamente alla loro
situazione socio-economica; l’abbandono
richiama la ‘qualifi ca teologica’ di
privazione di sostegno a causa della
mancanza di una mediazione adeguata
dell’Amore di Dio; il pericolo rimanda
ad una fase determinata della vita,
l’adolescenza-gioventù, che è il tempo
della decisione, dopo la quale molto
diffi cilmente si possono cambiare le
abitudini e gli atteggiamenti adottati»
(DON  PASCUAL  CHÁVEZ,  ACG  384,  «CONTEMPLARE  GESÙ
CON LO SGUARDO DI DON BOSCO»)
«Gesù Cristo si fece piccolo coi piccoli e
portò le nostre infermità. Ecco il maestro
della famigliarità»
(LETTERA DA ROMA, 1884)44
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
ha  una  predilezione  persino  sconcertante  verso  quella  che  è  smarrita,
manifestando la sua amorevole premura col cercarla fi nché la trova, e la
sua amorevolezza “caricandola, pieno di gioia, sulle sue spalle” (Lc 15, 5).
Il senso più profondo dell’Incarnazione del Figlio di Dio, inviato dal Padre
“per opera dello Spirito Santo” e che trova la sua realizzazione più
piena  nel  Mistero  Pasquale,  morte  e  risurrezione  di  Gesù,  è  proprio
questo:  rivelarci  “fi  no all’estremo”  (Gv  13,  1ss.)  l’Amore  divino,  per
radunare nell’unità di questo Amore tutti gli uomini e donne del mondo:
“Egli è la nostra Pace, Colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo
il  muro  di  separazione  che  li  divideva  (…)  per  mezzo  di  Lui  possiamo
presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito” (Ef 2, 14.18).
Gesù ci rivela il Mistero di
Dio, Comunità di Amore
Ma Gesù non soltanto ci rivela l’amore di Dio per noi, ma il volto del vero
Dio, che è in se stesso Comunione di Amore: il Padre dona se stesso al
Figlio, generandolo, e insieme spirano lo Spirito Santo: questo è il cuore
della fede cristiana.
Questa Comunione di amore non solo viene manifestata agli uomini dal
Figlio,  ma  attraverso  l’azione  di  Gesù  e  dello  Spirito  Santo  è  realmente
partecipata. Essa costituisce l’impegno fondamentale del cristiano: costruire
nel nostro mondo il Regno di Dio, che è un Regno “di giustizia, di amore e
di pace”. “Padre, ti prego perché tutti siano una sola cosa, come tu, Padre,
sei in me e io in Te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi
hai mandato” (Gv 17, 21).
245
DAL CRISTO EVANGELIZZATORE ALLA CHIESA EVANGELIZZATRICE
La Chiesa, chiamata a
continuare la missione di Gesù
Questa è la ragione di essere e la missione fondamentale della Chiesa:
continuare la missione di Gesù Cristo, con la luce e la forza dello Spirito
Santo, per manifestare il Dio che è Amore, e costruire la comunione con Lui
e tra tutti gli uomini e donne, senza nessuna esclusione, ma privilegiando
“gli ultimi”, secondo le diverse situazione nello spazio e nel tempo della
storia. Questa continuità viene segnata nel Nuovo Testamento, nell’opera
giovannea, attraverso una costatazione citata due volte: “Dio, nessuno lo
ha mai visto” (Gv 1, 18; 1 Gv 4, 12); ma, se la prima volta sottolinea la
missione di Gesù: “Il Figlio unigenito, che è Dio, ed è nel seno del Padre, è
Lui che lo ha rivelato”, la seconda volta “trasferisce” questa missione alla
comunità dei credenti in Cristo: “Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane
in noi e l’amore di Lui è perfetto in noi”.
La Chiesa è, nella sua essenza più profonda, “mistero di comunione e di
missione” (Christifi deles Laici 32): continuazione della Missione di Gesù
Cristo, nell’annuncio dell’Amore di Dio per l’edifi cazione della comunione-
comunità dei fi gli e fi glie di Dio. L’esperienza di Chiesa è esperienza di
comunione con Dio e con gli uomini.
È una comunità sostenuta dallo Spirito, dove la fede
si vive in comunità (koinonia)
si rifl ette e diventa coerente testimonianza (martyria)
si celebra (liturgia)
si trasmette nel servizio e nella azione pastorale (diakonia)
si traduce in atteggiamenti di vita (spiritualità)
 
La sua comunitarietà si manifesta e si realizza a diversi livelli. Ha la propria
meta nel compimento escatologico della Comunione di amore con Dio, e
degli uomini tra di loro: la pienezza del Regno di Dio. Strumento privilegiato
e luogo di attuazione di tale amore, già qui sulla terra, è la Comunità
ecclesiale, comunione di amore che si costruisce ogni giorno e, al tempo
stesso, indispensabile servizio ministeriale per la realizzazione del Regno
DAL CRISTO EVANGELIZZATORE ALLA CHIESA EVANGELIZZATRICE
346
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
attraverso l’opera di evangelizzazione e di catechesi, la celebrazione dei
Sacramenti,  l’esperienza  dell’amore  fraterno  nelle  comunità,  il  dialogo
ecumenico  e  interreligioso,  la  promozione  umana  che
porta  al  superamento  di  ogni  discriminazione  ed
emarginazione.
Perciò,  la  Chiesa  è  essenzialmente
missionaria,  e  porta  l’annuncio  di  Cristo
ad ogni popolo e cultura come suo dovere
prioritario. La missione ecclesiale dà il tono
alla stessa identità della comunità cristiana:
il compito ricevuto da Cristo di evangelizzare
i popoli non è soltanto una “cosa da fare”, ma
fa parte della natura stessa della Chiesa e denota
la sua identità. Come dice un bel testo liturgico:
“Fare  di  tutte  le  nazioni  un  solo  popolo
nuovo, che ha come fi ne il tuo regno, come
condizione  la  libertà  dei  tuoi  fi gli,  come
statuto il precetto dell’amore”  (MESSALE
ROMANO, PREFAZIO COMUNE VII)
La missione salesiana
Il  carisma  salesiano  partecipa  della  missione  universale  della
Chiesa: è un’esperienza dello Spirito, un Dono di Dio dato alla Chiesa e
all’umanità attraverso Don Bosco, con proprietà distintive:
•  i destinatari specifi ci: “radunare” i giovani;
•  la predilezione per “i più poveri, abbandonati, in pericolo”:
“lontani”  da  Dio,  emarginati  dalla  comunità  umana,  più
carenti dell’esperienza dell’amore di Dio;
447
DAL CRISTO EVANGELIZZATORE ALLA CHIESA EVANGELIZZATRICE
•  uno  stile  tipico  che  privilegia  l’amorevolezza  (amore
educativo  che  fa  crescere  e  crea  corrispondenza)  e  la
comunitarietà (spirito di famiglia), per superare la solitudine
e lo sfruttamento;
•  la  “mediazione  privilegiata”  dell’educazione  e  l’esperienza
della Comunità Educativo-Pastorale, “esperienza di Chiesa,
rivelatrice del disegno di Dio” (Cost. 47).
Maria, Madre e Maestra
“Tutti erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne
e con Maria, la Madre di Gesù” (At 1, 14). La presenza materna di Maria
nella prima comunità, al centro dei “fratelli e sorelle” di Gesù, continua
lungo i secoli. “Volto materno dell’Amore di Dio”, Ella ci porta verso Gesù,
perché tutti, uomini e donne del mondo,  possiamo diventare fi gli e
fi glie nel Figlio. E, come nelle nozze di Cana, la sua preoccupazione e
predilezione materna è per tutti quelli che “non hanno più vino” (Gv 2,
3): in particolare per i tanti giovani che non trovano il senso della loro
vita perché non si sentono amati da Dio, emarginati per causa della loro
condizione socio-economica, familiare, affettiva o professionale. Facendoci
noi compagni di strada soprattutto per questi giovani, “la Vergine Maria
è una presenza materna in questo cammino. La facciamo conoscere come
Colei che ha creduto, aiuta e infonde speranza” (Cost. 34).
DAL CRISTO EVANGELIZZATORE ALLA CHIESA EVANGELIZZATRICE
548
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANAIII
CAPITOLO
EVANGELIZZARE ED EDUCARE:
LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
«Dammi dell’acqua
viva, perché
non abbia più sete»
  (Gv 4, 15)50
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
       La nostra missione partecipa a quella della
Chiesa che realizza il disegno salvifi co di Dio,
l’avvento del suo Regno, portando agli uomini
il messaggio del Vangelo intimamente unito allo
sviluppo dell’ordine temporale. Educhiamo ed
evangelizziamo secondo un progetto di promozione
integrale dell’uomo, orientato a Cristo, uomo
perfetto. Fedeli alle intenzioni del nostro Fondatore,
miriamo a formare “onesti cittadini e buoni
cristiani”»
(Cost. 31)
       Questo sistema si appoggia tutto sopra la
ragione, la religione, e sopra l’amorevolezza»
(Il Sistema Preventivo nella Educazione della Gioventù)51
EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
La vita in pienezza  e  la  felicità
degli esseri umani è il senso ultimo del piano di Dio. Il Vangelo
di  Cristo  ha  una  grande  fi ducia  nell’umano.  Occorre  porre
attenzione alla realtà unica di ogni persona e la disponibilità ad
accoglierne la vocazione e il destino in Cristo, “uomo perfetto”.
Il  Vangelo  propone  la  bella  notizia  (la  persona  di  Gesù),
che  invita  ognuno  a  partecipare  della  fi gliolanza  in  Cristo,
fondamento della libertà e della dignità di ogni persona. Don
Bosco educa ed evangelizza attuando un progetto di promozione
integrale:  l’educazione  come  crescita  della  persona,  come
insieme  di  mediazioni  necessarie  a  servizio  delle  persone;
l’evangelizzazione ispira e illumina la pienezza della vita piena
offerta in Gesù, rispettando la condizione evolutiva del soggetto.
Infi ne, la scelta del campo apostolico: i giovani, soprattutto i più
poveri, e gli ambienti popolari, per i quali e nei quali si umanizza
e si evangelizza la cultura.52
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
La vita in pienezza e la
felicità dell’essere umano
Costruirsi come persona è il compito quotidiano, legato alla gioia e alla
fatica di esistere. A volte, un’impresa particolarmente impegnativa. Si ha
la sensazione di doversi inventare da sé (e da soli) un percorso inedito, che
non è mai lineare, ma segnato da alti e bassi, da momenti di soddisfazione e
momenti di frustrazione, di speranze e disillusioni: un costruirsi che spesso
rimane  un  intreccio  di  situazioni  e  esperienze  senza  grandi  riferimenti
ideali o grandi preoccupazioni di coerenza e di unità.
In questo senso, il contesto odierno provoca il nuovo disagio, non tempo-
raneo ma permanente. Al cambiamento incessante che caratterizza la
società e la cultura, si unisce la debolezza delle istituzioni che accompa-
gnano i giovani in questa situazione. Diventa urgente e importante l’atteggia-
mento responsabile dell’educatore salesiano e la solidità della sua proposta.
La rifl essione di Paolo VI, che indicava come la rottura tra fede e cultura
è un dramma del nostro tempo, non perde la sua attualità (cfr. Evangelii
Nuntiandi  20).  La  cultura  attuale,  non  omogenea,  infl  uisce  sui  giovani
attraverso  la  sua  complessità  e  la  sua  frammentazione;  con  i  suoi  vari
stimoli e le sue virtualità porta ad una comprensione consumistica anche
di quello che è affettivo e lascia i giovani nella giungla dei desideri, di
fronte alla dura realtà di una crisi economica ed esistenziale.
Accanto a questa dura realtà, stan-
no nel cuore delle persone quel-
le capacità e possibilità incredi-
bilmente preziose che portano ad
imprese straordinariamente grandi;
ciascun  uomo  e  ciascuna  donna,
nella  loro  singolarità,  se  rifl ettono
su  se  stessi,  se  si  interrogano  sul
senso  del  vivere  (da  dove  vengo,
dove vado, come ci voglio andare,
con chi voglio andarci), alla fi ne, o
1
«Noi crediamo che Dio ci sta attendendo
nei giovani per offrirci la grazia
dell’incontro con Lui e per disporci a
servirlo in loro, riconoscendone la dignità
ed educandoli alla pienezza della vita»
(CG23, N.95)53
EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
coscientemente o nei fatti, stabiliscono un orientamento preciso alla vita.
Nell’orizzonte ultimo dell’umano si trova la vita in pienezza, nel giovane e
nell’educatore, che li coinvolge entrambi.
Nell’interpretazione  del  vissuto  delle  persone  contempliamo  il  bisogno
di  essere  amati,  il  senso  della  gratuità,  il  gusto  di  sentirsi  valorizzati  e
importanti per come si è e non a condizione di obiettivi o risultati raggiunti:
avvertiamo che l’indirizzo sbagliato del vivere quotidiano è un problema di
senso, un problema di progetto di vita. Per questo urge che come educatori
individuiamo ciò per cui vale spendere la propria esistenza e donare se stessi
a favore degli altri. Urge vedere nei giovani non dei contenitori da riempire,
ma  delle  persone  da  accompagnare.  Li  aiutiamo  ad  essere  se  stessi,  a
scoprire la bellezza della propria vocazione.
In questa logica, come cristiani, leggiamo il progetto di vita sotto il segno
della vocazione, chiamata di Dio che suscita, sostiene e rafforza la libertà
del giovane, rendendola capace di corrispondere con libertà e con gioia
alla propria identità e missione.
La vita in pienezza del Vangelo non solo apre alla dignità dell’umano ma
anche libera e sostiene la sua capacità di risposta responsabile e matura
a Dio. La vita umana si colloca così sotto il segno della vocazione,
la quale chiede grande apertura di spirito, responsabilità nell’assunzione
di un impegno fedele: “responsabilità” signifi ca letteralmente assumere la
bellezza del “rispondere”.
È in questa dinamica che il giovane viene coinvolto a misurarsi, a uscire
da sé, a lasciarsi interpellare da esperienze nuove, verso incontri che lo
spingono ad andare oltre, ove si riapproprierà più profondamente di sé. È
in questo spazio che si colloca anche la proposta della fede e la risposta del
progetto di vita. Il giovane oggetto della chiamata di Dio è protagonista
nell’ascoltarla e nel risponderle: ne è il “responsabile”.
Essere consapevole di una “vocazione” è il modo di intendere con verità la
propria vita e la propria libertà. Solo quando la libertà assume questo compito,
essa va oltre l’io particolare, entra nella sfera dell’amore, ed accetta di costruire
il bene anche per gli altri. In una parola: vocazione è amare, donarsi, fare di
se stessi un dono che con intelligenza amorosa testimoni una nuova cultura.
La vocazione è una risposta d’amore. Qualsiasi progetto di vita che nasce da
una vocazione è un dono da donare, che trascende il proprio io.54
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Orientato a Cristo,
uomo perfetto
INTEGRARE L’AMORE PER LA VITA
E  L’INCONTRO CON GESÙ CRISTO
La fede ci fa scoprire che il progetto di vita e la trascendenza della persona
richiamano  a  Cristo,  nella  sua  condizione  storica  di  unico  vero  «Uomo
nuovo». Noi salesiani siamo una comunità di battezzati e ci presentiamo
nella Chiesa e nel mondo con un compito, una vocazione e una ragione
d’essere  particolare:  proporre  a  tutti  di  vivere  l’esistenza  umana
come l’ha vissuta Gesù, e che la sequela di Cristo può riempire la vita.
Ci domandiamo: come proporre il Vangelo di Gesù in modo che es so
risulti provocatorio per la maturazione nella vita? In che modo i desideri
dell’uomo possono misurarsi con Gesù Cristo?
La persona di Gesù, esperto in umanità, interagisce con il suo messaggio con
tutti i desideri umani: mostra una grande fi ducia nell’umano, ove ritrova i segni
del bene e della presenza di Dio. Gesù ha preso sul serio i bisogni dell’umano,
il desiderio di star bene con la propria corporeità, con la propria mente, nel
vasto mondo delle relazioni, nelle esperienze affettive. Sa che cosa c’è nel
cuore dell’uomo, il suo desiderio di sentirsi riconciliato con il proprio essere
profondo, spesso frantumato, senza che tutto questo sia frutto di un merito,
ma solo per bontà e tenerezza. E, in fondo, porta una radicale simpatia, nel
senso etimologico del termine, evocato dalla Gaudium et Spes:
“Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli
uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro
che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze
e  le  angosce  dei  discepoli  di  Cristo,  e  nulla  vi  è  di
genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”
(GAUDIUM ET SPES 1)
Gesù offre una proposta liberatrice carica di umanità, fatta di gesti e parole
di accoglienza, di reciprocità, di ascolto. Ciò implica, sul piano dell’antro-
pologia cristiana, la consapevolezza dell’intima correlazione tra la ricchez-
2
1 255
EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
za dell’ umanità di ogni persona e
l’esperienza  umana  di  Gesù.  Essa
si fonda sull’Incarnazione di Cristo:
la vita umana, anche sotto le appa-
renze più povere e meschine, è resa
degna di divenire, ad imitazione di
Cristo, il luogo dove Dio si fa pre-
sente  ed  è  chiamata  a  svilupparsi
fi no alla comunione piena con Dio
attraverso il dono di sé. Per l’Incarnazione Gesù di Nazaret è l’unica stra-
da accessibile per conoscere il mistero di Dio e quello dell’uomo. Il
mondo di Dio e quello dell’uomo non sono lontani e incomunicabili. Dio e
l’uomo sono in dialogo pieno a partire da Gesù Cristo, l’interprete più pro-
fondo della verità dell’uomo.
La  missione  di  Gesù  si  è  manifestata  in  un  contesto  di  incarnazione-
inculturazione. L’Incarnazione, come massima espressione di inculturazione,
non è un fatto secondario, ma la via scelta da Dio per auto-manifestarsi:
la  rivelazione  è  stata  trasmessa  attraverso  l’Incarnazione.  La  missione
della Chiesa, guidata e suscitata dalla missione dello Spirito Santo, si è
realizzata e si realizza sempre in categorie spazio-temporali, di profonda
inculturazione  nella  vita  dei  popoli.  La  Nuova  Evangelizzazione  si
compie nell’inculturazione della fede. Questo implica la scelta di tre
strategie: una evangelizzazione nuova attraverso la catechesi e la liturgia
(evangelizzare  catechizzando);  una  evangelizzazione  nuova  attenta  alla
promozione integrale del popolo, dai poveri, per i poveri, al servizio della
vita e della famiglia (evangelizzare promuovendo); una evangelizzazione
nuova impegnata a penetrare gli ambienti della cultura urbana e non urbana
(evangelizzare  inculturando).  Nell’epoca  della  Nuova  Evangelizzazione,
la  nuova  pastorale  (cfr.  Don  Pascual  Chávez,  ACG  407,  «La  Pastorale
Giovanile Salesiana») deve essere quella che simultaneamente catechizza,
promuove  e  incultura.  Se  la  Nuova  Evangelizzazione  non  si  traducesse
nella promozione umana e nell’inculturazione, non risulterebbe autentica
e non farebbe maturare nella storia l’energia della fede.
Essendo il Mistero di Cristo, nella sua Incarnazione-Morte-Risurrezione, la rive-
lazione piena e compiuta dell’umanità, e dell’enorme grandezza di ogni per-
sona, la Chiesa può farsi interprete dell’umano, può mostrarsi esperta
in umanità, può giocarsi liberamente, senza paura, sul terreno dell’umano:
un’antropologia cristiana, dove la centralità della persona, non certo in con-
correnza col primato di Dio, si comprende nell’orizzonte della Sua iniziativa. La
«Senza Dio l’uomo non sa dove andare
e non riesce nemmeno a comprendere
chi egli sia»
(CARITAS IN VERITATE 78)56
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
consapevolezza di vivere immersi nel dono di salvezza di Dio e di essere, in Gesù
Cristo, «creature nuove» (Rm 8) è un’esperienza che unifi ca l’esistenza.
La  fi ducia  cristiana  nella  vita  e  nell’uomo,  nella  sua  ragione  e  nella  sua
capacità di amare, non è frutto di un ingenuo ottimismo, ma proviene da
quella “speranza affi dabile” (Spe Salvi 1) che ci è donata con la fi gliolanza in
Cristo: essa dà fondamento alla dignità, alla libertà e alla capacità di amare
e di essere amati e consente alla persona di vivere in modo autenticamente
umano, conforme alla propria natura e alla propria chiamata. Cristo incrocia
lo spazio più intimo dell’umanità. Proprio rivelando il mistero del Padre e del
suo amore, «Cristo svela pienamente l’uomo all’uomo» (Gaudium et Spes
22) e gli rende nota la sua altissima vocazione.
La pastorale giovanile abilita i giovani a scoprire la profondità della propria
esperienza  fi  no a  coglierne  l’appello  religioso,  la  piena  comunione  con
Gesù  Cristo.  Gradualmente  Gesù  Cristo  diventa  una  persona  centrale
in  riferimento  a  cui  si  dispone  la  vita:  atteggiamenti,  scelte,  azioni,
comportamenti.  Oggi  incontriamo  anche  modelli  pedagogici  differenti,
permeati da valori positivi, ma che prescindono nella loro antropologia da
ogni riferimento a Gesù Cristo e, quindi, da una visione integrale dell’uomo
che indirizza la vita verso la meta della salvezza, come vita nuova, per la
maturazione piena della persona.
L’azione  salesiana,  in  qualsiasi  ambiente  si  svolga,  comprende  sempre
nel suo intimo l’annuncio di Cristo e la sollecitudine per la salvezza dei
giovani: questa «predilezione per i giovani, dà signifi cato a tutta la nostra
vita» (Cost. 14). In ogni iniziativa educativo-pastorale, questa sollecitudine
costituisce sempre l’intenzione e il desiderio principale. Il tutto va esplicitato
a mano a mano che i soggetti se ne rendono capaci. Questo è il “progetto
apostolico” di Don Bosco: “essere, con stile salesiano, i segni e portatori
dell’amore di Dio ai giovani, specialmente ai più poveri” (Cost. 2).
Desideriamo che sentano Dio Padre, che conoscano Gesù Cristo. Siamo
convinti che la proposta del Vangelo porti energie insospettate alla costruzione
della  personalità  e  allo  sviluppo  integrale  che  ogni  giovane  merita.  È  un
processo pedagogico che tiene conto di tutti i dinamismi umani, e favorisce
nei ragazzi e nei giovani quelle condizioni che rendono ogni risposta un atto
di libertà. Il senso del realismo, la pazienza della gradualità sono atteggiamenti
che rispettano la situazione personale di ogni giovane, dal più fragile al più
forte, dal più lontano dalla fede e dall’esperienza ecclesiale al più vicino.57
EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
L’ORIGINALITÀ E L’AUDACIA DELL’ARTE
EDUCATIVA DI DON BOSCO
La  pedagogia  di  Don  Bosco  assume  con  esplicita  insistenza  l’autentica
fi nalità religiosa della vita in un processo educativo positivamente orientato
a  Cristo  e  illuminato  dal  suo  messaggio:  l’integrazione  di  fede  e  vita,
nutrita dalla sua forza. È fondamentale riconoscere che la preoccupazione
pastorale di Don Bosco si situa all’interno del processo di umanizzazione
che promuove la crescita integrale della persona dei giovani: la scoperta
del progetto di vita e l’impegno di trasformazione del mondo secondo
il  progetto  di  Dio  su  ognuno  di  essi.  L’originalità  e  l’audacia  della
proposta della «santità giovanile» è intrinseca all’arte educativa di
Don Bosco: una santità che non delude le profonde aspirazioni dell’animo
giovanile (bisogno di vita, di espansione, di gioia, di libertà, di futuro, ecc.);
una santità che gradualmente e realisticamente i giovani sperimentano
come «vita di grazia», di amicizia con Cristo, e come realizzazione dei
propri ideali più autentici: «Noi qui facciamo consistere la santità nello
stare sempre allegri» (San Domenico Savio).
2 2
Evangelizzare ed educare
secondo un progetto di
promozione integrale
L’O RIZZONTE DI COMPRENSIONE
DELLA EVANGELIZZAZIONE
L’evangelizzazione,  in  modo  concreto,  si  rende  veicolo,  ed  espressione
dell’annuncio chiaro e inequivocabile del Signore Gesù: comunica il
suo messaggio, la sua proposta di vita e la salvezza realizzata da Dio, per tutti,
con la potenza dello Spirito. La rifl essione ecclesiale sull’evangelizzazione
persuade ogni credente all’impegno evangelizzatore che renda accessibile
la ricchezza, la profondità, l’organicità e la molteplice articolazione di quel
messaggio. In quest’ottica, l’evangelizzazione, nel senso più lato, è:
3
1 358
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
◗  l’impegno  per  l’estensione  del
Regno  e  dei  suoi  valori  tra  tutti  gli
uomini e l’azione a servizio dell’uomo
per  la  giustizia  sociale  riguardante  i
diritti umani, la riforma delle strutture
sociali ingiuste, la promozione socia-
le, la lotta contro la povertà e le strut-
ture che la provocano;
◗  il  progressivo  avvicinamento
dei  popoli  agli  ideali  e  ai  valori
evangelici:  il  rifi  uto della  violenza
e della guerra, il rispetto di ogni persona, il desiderio di libertà,
di  giustizia  e  di  fraternità,  il  superamento  dei  razzismi  e  dei
nazionalismi,  l’affermazione  della  dignità  e  del  valore  della
donna;
◗  l’intervento  operativo  negli  areopaghi  del  mondo  moderno  e
nelle grandi aree o settori di sofferenza dell’umanità: i profughi,
i  rifugiati,  i  migranti,  le  nuove  generazioni,  i  popoli  emergenti,
le minoranze, le aree di oppressione, di miseria e di catastrofi , la
promozione della donna e del bambino, la salvaguardia del creato,
i rapporti internazionali e il mondo della comunicazione sociale.
Evangelizzare implica una pluralità di aspetti: presenza, testimonianza,
predicazione  (annunzio  esplicito),  appello  alla  conversione  personale,
formazione  della  Chiesa,  catechesi;  ma  anche,  inculturazione,  dialogo
interreligioso, educazione, opzione preferenziale dei poveri, trasformazione
della società. La sua complessità ed articolazione è stata rilevata in forma
autorevole  dalla  Evangelii  Nuntiandi  (n.  17)  e  molto  ben  presentata  in
Redemptoris Missio (nn. 41-60):
“L’Evangelizzazione,  abbiamo  detto,  è  un  processo
complesso e dagli elementi vari: rinnovamento dell’u-
manità,  testimonianza,  annuncio  esplicito,  adesione
del  cuore,  ingresso  nella  comunità,  accoglimento  dei
segni, iniziative di apostolato. Questi elementi possono
apparire contrastanti e persino esclusivi. Ma in realtà
sono complementari e si arricchiscono vicendevolmen-
te”  (EVANGELII NUNTIANDI 24)
«Evangelizzare signifi ca non soltanto
insegnare una dottrina bensì annunciare
il Signore Gesù con parole ed azioni,
cioè farsi strumento della sua presenza e
azione nel mondo»
(NOTA DOTTRINALE SU ALCUNI ASPETTI
DELL’EVANGELIZZAZIONE 2)59
EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
2 3
Questa visione ampia dell’evangelizzazione convalida il primo compito
della  missione  salesiana:  la  promozione  integrale  delle  persone,
secondo  le  urgenze  delle  molteplici  situazioni  concrete  (cfr.  Cost.
31). Operare in questo campo, ispirati dall’amore di Cristo e sotto il
segno del suo Regno, è evangelizzazione. La comprensione salesiana
dell’evangelizzazione è animata da una preoccupazione d’integralità,
cui  segue  la  preoccupazione  educativa  per  la  crescita  della  persona
nella sua totalità. L’educazione è il luogo umano dove presentiamo il
Vangelo e dove esso acquista una fi sonomia tipica. Questa impostazione
antropologica  ci  porta  a  capire  meglio  come  gli  spazi  d’azione
dell’educatore  salesiano  siano  felicemente  segnati  dall’umanesimo
integrale e dalla sua dimensione trascendente.
IL RAPPORTO DELL’AZIONE EDUCATIVA CON L’AZIONE
EVANGELIZZATRICE
La meta proposta dalla Pastorale Giovanile Salesiana ad ogni giovane è
la costruzione della propria personalità, che ha Cristo come riferimento
fondamentale;  riferimento  che,  facendosi  progressivamente  esplicito  e
interiorizzato, lo aiuti a vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come
Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna Lui, a vivere
in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo (cfr. CG23, nn.112-115).
Una vera e reale conversione missionaria richiede alla Pastorale Giovanile
Salesiana  di  scoprire  e  vivere  il  profondo  e  inscindibile  rapporto
dell’azione educativa con l’azione evangelizzatrice.
I risvolti educativi dell’ antropologia cristiana
Partire  dall’educazione  non  signifi  ca  seguire  la  deriva  antropologica,
come  in  una  sorta  di  ‘secolarizzazione’  della  missione  evangelizzatrice;
non signifi ca nemmeno muoversi lontano dagli orizzonti e dai fondamenti
teologali.  Si  può  pensare  la  mediazione  educativa  nell’orizzonte  della
storia della salvezza. La rifl essione teologica post-conciliare ha considerato
nella fede l’approccio all’educazione: trattando, ad esempio, del primato
del Regno di Dio o del processo di salvezza nel contesto della Chiesa e
delle sue mediazioni pastorali; o riconoscendo come luoghi teologali le
situazioni di vita dell’uomo, e stimolando a leggerle quindi con lo sguardo
della fede.
ALA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
La centralità della persona nell’antropologia cristiana ha risvolti educativi.
L’educazione viene assunta nella sua accezione ampia e comprensiva: come
crescita della persona e come insieme di mediazioni che si mettono al suo
servizio per renderla consapevole della sua identità, aiutarla ad abbracciare
quanto di buono ha posto il Creatore in essa, e aprirla al senso e al mistero.
Mettere a fuoco la questione educativa è questione di tutti, non solo dei
cristiani. La scelta di pensare l’educazione nell’azione pastorale diventa
sempre più urgente, a conferma della centralità dell’educazione come
mediazione privilegiata a servizio delle persone.
L’educazione attiva tutte le potenzialità del giovane, dalle capacità intellet-
tuali, a quelle emotive fi no alla libera volontà. Facendosi carico del giovane,
la  proposta  educativo-pastorale  salesiana  accompagna  e  educa  in  senso
largo le sue ragioni per vivere e, attraverso di esse, di tutta la sua crescita.
Il punto di partenza imprescindibile è l’incontro con i giovani nella condizio-
ne in cui sono, ascoltando attentamente le loro domande e le loro aspira-
zioni, per valorizzare il potenziale di crescita che ognuno di essi porta in sé.
Vista in questo modo, l’educazione dei giovani non è una manifestazione
opzionale della carità o un aspetto settoriale della missione: è la via che bi-
sogna percorrere. La preoccupazione educativa dell’azione pastorale
vuole lasciarsi raggiungere dalla storia di vita del giovane è riconoscere
che l’azione di Dio passa per la nostra mediazione.
Da tutto ciò segue che sono necessarie le mediazioni culturali e pedago-
giche a servizio delle persone: se l’educazione mette al centro la persona
curandone l’armonia delle diverse dimensioni, le strutture, o le istituzioni, ne
sono mediazioni, in risposta ai bisogni dei giovani ai quali siamo inviati
(cfr. Cost. 26). Si riconosce pertanto la funzione preziosa di tutti gli
interventi educativi nell’educazione della fede: essi hanno il compi-
to di attivare, sostenere e mediare il processo di salvezza.
Non tutti i modelli educativi offrono il servizio prezioso dell’e-
ducazione ai processi di evangelizzazione. In particolare scom-
mettiamo  in  un’educazione  che  si  misura  con  la  prassi  del
Regno, che è restituire vita in abbondanza a tutti, dentro una
prospettiva di umanizzazione più piena. Ci riconosciamo in
una prassi educativa che non diventa mai assoluta, e non
assolutizza strategie, contenuti, strumenti; che gestisce il 61
EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
processo educativo in maniera aper-
ta, dall’esito imprevedibile, non ma-
nipolabile, perché ha a che fare con
il mistero della libertà delle persone e
dell’azione di Dio nella vita di ciascu-
no e anche in quella delle comunità
e delle istituzioni.
L’educazione alla maturità umana e
cristiana evoca più immediatamen-
te la prospettiva pedagogica: è un
aiuto  per  proporre  il  Vangelo  con
realismo educativo e pedagogico.
Il Vangelo,
ispirazione radicale
L’intenzionalità  dell’«azione  edu-
cativa» si distingue, in se stessa, da
quella dell’«azione evangelizzatrice»;
ognuna ha una fi nalità sua propria e
vie e contenuti peculiari. Dobbiamo
saperle  distinguere;  non,  però,  per
separarle, bensì per unirle armonica-
mente nella prassi. Operano entram-
be sull’unità della persona del giova-
ne: sono due modi complementari
della  cura  per  i  giovani,  confl ui-
scono nell’intento di «generare» l’uomo nuovo. Sono fatte per collabora-
re in pienezza nella crescita unitaria, integrale del giovane. La pastorale abita il
terreno dell’umano e, allo stesso tempo, il terreno della fede.
L’evangelizzazione dialoga con l’educativo
L’evangelizzazione si misura sul terreno umano che incontra, assume e rigenera
la vita quotidiana dei giovani e la loro esigenza di senso e pienezza a quanto
accade  nel  loro  mondo.  L’evangelizzazione,  liberando  tutte  le  potenzialità
educative del messaggio di Cristo, orienta alla maturazione in umanità, illumina,
propone, interpella la libertà. L’educazione, aiutando le persone a raggiungere
«Il loro (salesiani) carisma li pone
nella situazione privilegiata di poter
valorizzare l’apporto dell’educazione nel
campo dell’evangelizzazione dei giovani.
Senza educazione, in effetti, non c’è
evangelizzazione duratura e profonda,
non c’è crescita e maturazione, non si
dà cambio di mentalità e di cultura. I
giovani nutrono desideri profondi di
vita piena, di amore autentico, di libertà
costruttiva; ma spesso purtroppo le loro
attese sono tradite e non giungono a
realizzazione. È indispensabile aiutare
i giovani a valorizzare le risorse che
portano dentro come dinamismo e
desiderio positivo; metterli a contatto con
proposte ricche di umanità e di valori
evangelici; spingerli ad inserirsi nella
società come parte attiva attraverso il
lavoro, la partecipazione e l’impegno per
il bene comune»
(LETTERA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A DON PASCUAL
CHÁVEZ VILLANUEVA, RETTOR MAGGIORE S.D.B. IN
OCCASIONE DEL CAPITOLO GENERALE XXVI)
B62
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
la pienezza della loro vita, risulta fondamentale per la costruzione della persona;
interessa tutti coloro ai quali sta a cuore il bene dell’uomo. Il messaggio cristiano
si colloca così in ottica educativa, si offre nella logica di un progetto che favorisca
una  crescita  vera  ed  integrale.  L’evangelizzazione  sembra  attraversata
dalle istanze dell’educazione, ove può risuonare il Vangelo di Gesù Cristo,
come condizione perché esso sia accolto nella sua verità.
L’attenzione educativa si esprime nello sforzo di offrire la proposta evangelica
in  modo  esistenzialmente  signifi cativo,  cioè  di  calibrarla  farla  interagire
con le problematiche di vita del giovane e, più in generale, della ricerca
di senso. Poiché l’educazione è un processo ed è chiamata ad adeguarsi
continuamente al divenire sia del soggetto sia della cultura, essa deve far
percepire il senso della gradualità del cammino ed aiutare a programmarne
gli itinerari; deve saper svolgere anche una funzione critica positiva riguardo
a certe modalità di evangelizzazione che possono peccare di ingenuità e di
astrazione; saper stimolare, nella progettazione pastorale, una indispensabile
coscienza pedagogica per non prescindere mai dalla fondamentale positività
dei valori umani, anche se feriti dal peccato. La pastorale si lascia interpellare
dall’esperienza dei giovani. Il riconoscimento delle domande ultime che sono
nel loro cuore, consente alla fede ed all’annunzio evangelico di dialogare in
modo fecondo con loro.
Il Vangelo come ispirazione radicale
D’altra parte, il punto qualifi cante è il Vangelo, la sua funzione orientativa
e la sua ispirazione radicale: è un annuncio che interpreta la vita, più
in profondità di qualsiasi altro. L’evangelizzazione ha una forza che
provoca.  Non  giunge  “dopo”.  Il  Vangelo  entra  nella  logica  formativa
dell’unità strutturale della personalità. I suoi criteri valutativi e operativi
si  rifanno  a  Gesù  Cristo.  Un  servizio  educativo  che  con  intelligenza
miri  alla  formazione  integrale  dei  giovani  non  ha  paura  d’interrogarsi
continuamente sul signifi cato e sulle ragioni dell’evangelizzazione.
L’azione educativa si radica in quella di Gesù; non solo la prende come modello,
ma la prolunga nel tempo. Trova il suo signifi cato integrale e una ragione di
forza maggiore nel messaggio di Gesù Cristo. Anzi, trova nel Vangelo l’aiuto
per la maturazione della libertà e della responsabilità. Il Vangelo è guida nella
ricerca di identità e di senso, illuminante per la formazione della coscienza;
si  presenta  come  modello  sublime  per  l’autenticità  dell’amore,  ed  offre
l’orizzonte più chiaro e impegnativo alla dimensione sociale della persona. 63
EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
Il Vangelo ispira i criteri di giudizio, guida le scelte fondamentali della vita,
illumina la condotta etica privata e pubblica, regola i rapporti interpersonali
e  indica  l’orientamento  dell’operare  e  del  vivere.  La  dignità  della  persona
viene elevata nell’interazione con la fede. Nell’incontro con la buona notizia
la persona umana giunge al vertice dell’«immagine di Dio», che rivela alla
vita il suo destino trascendente, mentre ne illumina di luce nuova tutti i diritti.
Ecco l’integralità della proposta: l’educazione che si arricchisce del suo
essere evangelicamente ispirata fi n dall’inizio; l’evangelizzazione che già dal
primo momento riconosce la bellezza di essere opportunamente adattata
alla condizione evolutiva dei giovani. La mediazione educativa è ultimamente
orientata a favorire in ciascuno una personale esperienza dell’incontro con
Dio: orientare positivamente il processo educativo verso l’apertura a Dio e
verso la confi gurazione a Cristo, uomo perfetto. Questa prospettiva supera
il problema, sostanzialmente metodologico, di come e quando annunciare il
Vangelo e di come comporre nei concreti ambienti pastorali e negli itinerari
educativi tutte le dimensioni del Progetto Educativo-Pastorale.
Buona notizia nella varietà delle culture e tradizioni religiose
Il Progetto Educativo-Pastorale salesiano si è rivelato di grande attualità
nei contesti più diversi. Ha già dimostrato la sua validità anche in ambienti
di  altre  tradizioni  religiose,  contesti  pluriculturali  e  ambienti  secolarizzati.
Oggi tuttavia, in società estremamente pluraliste, dal punto di vista culturale
e religioso, è evidente che i riferimenti cristiani del Sistema Preventivo non
possono essere sempre esibiti esplicitamente. Vanno interpretati ed adattati,
accentuandone quell’umanesimo integrale, base di ogni educazione, aperto
alla dimensione etica e religiosa che sa attribuire la dovuta importanza alla
conoscenza e alla stima delle culture e dei valori spirituali delle varie civiltà.
Quello che ci è richiesto oggi, è di conoscere bene lo strumento di cui
disponiamo, applicandolo in sintonia con la sensibilità moderna, nei diversi
contesti. L’urgenza educativa invita ad una educazione integrale, che miri
a formare tutto l’uomo e ogni uomo.
La  libertà  religiosa  favorisce  l’esercizio  delle  facoltà  umane  creando  le
premesse  necessarie  per  la  realizzazione  di  uno  sviluppo  integrale,  che
riguarda unitariamente la totalità della persona in ogni sua dimensione
(cfr. Caritas in Veritate 11).
C64
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
1 4
La scelta di campo apostolica
I GIOVANI, SPECIALMENTE I PIÙ POVERI,
SONO LA NOSTRA SCELTA DETERMINANTE
Un amore costante e forte verso i più poveri
Don Bosco  orienta  la  sua  opera  decisamente verso la gioventù; sceglie
consapevolmente di rendersi disponibile ad accogliere i ragazzi e i giovani
“a rischio”: una scelta che diventa criterio di impostazione dell’evan-
gelizzazione per la loro liberazione integrale. La priorità verso “i gio-
vani, specialmente i più poveri” – le parole sono di Don Bosco – è anche la
nostra scelta determinante (Cost. 6, 26-29, 41; Reg. 1,3,11,14,15, 25,26;
CG20, nn.45-57).
Don Bosco sceglie la condizione evangelica di farsi povero con i poveri. Assume
su di sé la povertà, anche materiale, del Figlio di Dio per andare verso i lontani.
Fa della strada, delle piazze, dei posti di lavoro, del prato-cortile i luoghi di
incontro e di primo annuncio. Accoglie i giovani senza preclusioni e pregiudizi,
Le opere salesiane, in forza della loro vocazione missionaria all’universalità,
sono  sollecitate  dalla  presenza  di  religioni  e  fedi  diverse  ad  un  miglior
dialogo con le altre tradizioni spirituali e religiose. Non si tratta di rinunciare
alla  propria  identità  o  al  mandato  missionario,  meno  ancora  assumere
atteggiamenti fondamentalisti. Il pluralismo religioso costituisce un’occasione
per una migliore comprensione dell’identità cristiana. Anzi, in questo senso la
coscienza della propria identità è la premessa irrinunciabile di qualsiasi dialogo
serio. Sono da evitarsi tutte le forme di una lettura puramente secolarista, così
come lo stesso vale per tutte le forme di rigidità di fronte all’apertura verso
altre religioni. Sono due atteggiamenti che impediscono la vera testimonianza
dei credenti nella vita civile e politica.
A
465
EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
riconoscendo e valorizzando quanto
essi portano in cuore (i loro sogni, le
loro diffi coltà, le loro sfi de). Cammina
insieme ad essi, adeguandosi al loro
passo. L’incontro con ogni ragazzo
è  per  lui  occasione  di  dialogo  e
dell’eventuale  incontro  con  la
fede.  È  quello,  semplicemente,  il
terreno  dove  la  proposta  di  fede  si
svela  nel  suo  essere  risorsa  di  vita,
potenziale di pienezza di vita. I giovani
più  poveri  aspettavano  di  essere
accolti, di essere presi sul serio nelle
loro aspirazioni, di sentire che i loro desideri più grandi trovavano uno sbocco.
L’atteggiamento di Don Bosco è quello di chi accompagna: non sostituisce, non
invade, non ha pregiudizi, non fi nge una fi ducia. Cammina davvero insieme a
loro, li sostiene, li anima.
Egli oppone alla loro povertà negativa, strumento di corruzione e causa
di abbruttimento, la povertà liberante del Figlio di Dio. Dedito alla sua
missione di cura delle anime, è pronto a pagarne il prezzo e a lasciare
tutto (Da mihi animas cetera tolle). Egli abbandona se stesso e le proprie
comodità per essere tutto dedito ai suoi, vicino ai suoi, povero con i poveri.
Per questo, costruisce il suo progetto in modo adeguato ai giovani,
soprattutto ai più deboli e in pericolo, per aiutarli a cogliere la ricchezza
della vita e i suoi valori, attrezzarli a vivere con dignità in questo mondo e
renderli più consapevoli del loro destino eterno (cfr. Cost. 26).
Don Bosco, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, ebbe un’acuta coscienza
di esser chiamato da Dio ad una missione singolare in favore dei giovani
poveri. Senza di essi Don Bosco sarebbe irriconoscibile: “Io per voi studio,
per voi lavoro, per voi sono disposto anche a dare la vita” (Cost. 14). Segni
dall’alto,  attitudini  naturali,  consigli  di  persone  prudenti,  discernimento
personale, circostanze che si susseguivano provvidenzialmente, lo convin-
sero che Dio, arricchendolo con doni singolari, gli chiedeva una dedizione
totale ai giovani:
“Ho promesso a Dio che fi n l’ultimo mio respiro sarebbe
stato per i miei poveri giovani”  (COST. 1)
«Vedere turbe di giovanetti, sull’età dei 12
ai 18 anni; tutti sani, robusti, d’ingegno
svegliato; ma vederli là inoperosi,
rosicchiati dagli insetti, stentar di pane
spirituale e temporale, fu cosa che mi fece
inorridire»
(MEMORIE DELL’ORATORIO, SECONDA DECADE 1835-1845, N.11)66
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Nell’attuale urgenza di una Nuova Evangelizzazione è da raccomandare lo stesso
spirito missionario dell’azione pastorale di Don Bosco: uno spirito missionario
che spinga là dove i bisogni e le domande dei giovani non sono ancora curati.
La povertà compromette le riserve educative
e la crescita dei giovani
Questa scelta di campo salesiana ci offre un modo di guardare la realtà e di
interpretarla:  il  punto  di  vista  dei
giovani.  Siamo  dunque  sensibili  alle
condizioni  che  favoriscono  la  loro
educazione  ed  evangelizzazione,
come anche a quelle che le pongono
rischi. Siamo attenti agli aspetti posi-
tivi, ai nuovi valori e alle possibilità di
ripresa. Tutte le forme di povertà
bloccano  o  giungono  a  distrug-
gere  le  risorse  educative  della
persona e compromettono la cre-
scita dei giovani come fi gli di Dio.
Ciascun giovane porta dentro di sé i
segni dell’amore di Dio nel desiderio
di vita, nell’intelligenza e nel cuore. Ai
credenti è chiesto di avere cuore per
tutte queste espressioni, nuove e an-
tiche, di povertà e di inventare nuove
forme d’attenzione, di solidarietà e di
condivisione per risanarle.
Evangelizzare ed educare in questi
contesti  signifi ca  accogliere,  rida-
re  la  parola,  aiutare  a  ritrovare  se
stessi, accompagnare con pazienza
lungo  un  cammino  di  recupero  di
valori e di fi ducia. Questa scelta de-
terminante è parte essenziale della
spiritualità  salesiana,  che  professa
la  forza  redentrice  della  carità  pa-
storale e proclama il desiderio e la
B
«I giovani ci stanno a cuore in modo tutto
particolare, perché loro, che sono parte
rilevante del presente dell’umanità e
della Chiesa, ne sono anche il futuro […]
Vogliamo sostenerli nella loro ricerca e
incoraggiamo le nostre comunità a entrare
senza riserve in una prospettiva di ascolto,
di dialogo e di proposta coraggiosa verso
la diffi cile condizione dei giovani. Per
riscattare, e non mortifi care, la potenza
dei loro entusiasmi. E per sostenere in
loro favore la giusta battaglia contro i
luoghi comuni e le speculazioni interessate
delle potenze mondane, interessate a
dissiparne le energie e a consumarne
gli slanci a proprio vantaggio, togliendo
loro ogni grata memoria del passato e
ogni serio progetto del futuro. La nuova
evangelizzazione ha nel mondo dei
giovani un campo impegnativo ma anche
particolarmente promettente […] Ai
giovani va riconosciuto un ruolo attivo
nell’opera di evangelizzazione soprattutto
verso il loro mondo»
(SINODO DEI VESCOVI, MESSAGGIO AL POPOLO DI DIO 9)67
EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
determinazione di “salvare” coloro
che  sono  da  tutti  abbandonati.  È
un amore che si esprime in risposte
agili  ed  immediate  di  fronte  al  di-
sagio giovanile, un amore che s’im-
pegna a dare vita e speranza. Que-
sto originario compito della Chiesa
e  della  Congregazione  è  il  nucleo
dell’annuncio di Cristo (cfr. Evangelii Nuntiandi 32).
L’annuncio della salvezza ai poveri, segno per eccellenza del Regno di Cristo,
è la componente più profonda della nostra missione educativo-pastorale. La
relazione con Gesù Cristo ed il suo Vangelo è un dono da offrire a tutti, una
fonte che soddisfa la sete e la ricerca del senso: se Cristo si dà ai più poveri e
bisognosi, non possiamo far loro ritardare il dono dell’incontro con Lui.
L’opzione preferenziale per i giovani, soprattutto per i più poveri, ci conduce
agli  ambienti  popolari,  in  cui  essi  vivono  (cfr.  Cost.  29).  Negli  ambienti
popolari siamo chiamati a portare uno spirito di famiglia e di comprensione
con il contatto quotidiano della nostra azione apostolica.
L’UMANIZZAZIONE E L’EVANGELIZZAZIONE
DELLA CULTURA
Fedeltà al Vangelo e fedeltà alla cultura
Il  fi  ne  proprio  dell’educazione  e  di  una  vera  attività  culturale  è  quello
di  liberare  il  giovane,  di  renderlo  cosciente  dei  propri  diritti  e  doveri,
partecipe consapevolmente delle vicende della propria epoca, capace di
autodeterminazione e collaborazione per una società più umana. Educare,
in questo modo, produce cultura, la apre e la arricchisce. Questo processo
diventa realtà, non solo immettendo nella società idee, nuovi impulsi e
nuova linfa, ma soprattutto preparando persone coraggiose, portatrici
di rifl essione critica e di una sana condotta di vita.
L’evangelizzazione non è solo conformità ai valori del Vangelo, trasmessi dal
Fondatore: è anche incontro con la cultura. L’indispensabile impegno culturale
A
2 4
«È l’ora di una nuova fantasia della
carità»
(NOVO MILLENNIO INEUNTE 50)68
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
comporta l’incontro con le nuove do-
mande di vita che la cultura genera,
domande che mettono alla prova il
realismo della nostra proposta cristia-
na e confermano la nostra capacità
di dialogo. Occorre, perciò, una co-
noscenza  adeguata  della  complessa
realtà culturale e socio-politica. È ne-
cessario  l’esercizio  di  «discernimen-
to», riformulando l’esperienza cristia-
na in rapporto alle concrete situazioni
storiche in cui essa è chiamata a re-
alizzarsi. In verità, l’evangelizzazione
delle culture rappresenta la forma più
profonda e globale di evangelizzazio-
ne di una società.
Il mondo giovanile è il “luogo”
per  eccellenza  in  cui  si  mani-
festano  più  immediatamente
i tratti culturali tipici della no-
stra società. Qui si richiedono un
attento discernimento e la capaci-
tà di cogliere in profondità i pro-
blemi posti dai mutamenti in cor-
so. Urge capire la loro realtà cul-
turale, con il suo insieme di valori
e di limiti, di esperienze, linguaggi
e simboli. Sono questi gli elementi
che formano la loro mentalità e la
loro sensibilità. Le sfi de non sono
un ostacolo problematico, ma una
provocazione positiva che ci inter-
pella e sollecita ad un intervento
coraggioso.  L’azione  che  la  Con-
gregazione  svolge  nei  confronti
della cultura, come è stato detto,
complessa e articolata, non può più essere compresa all’interno di un
universo culturale omogeneo, bensì in un orizzonte determinato da una
pluralità di situazioni. Numerosi fattori concorrono, infatti, a disegnare
«Per la Chiesa non si tratta soltanto di
predicare il Vangelo in fasce geografi che
sempre più vaste o a popolazioni sempre
più estese, ma anche di raggiungere e
quasi sconvolgere mediante la forza
del Vangelo i criteri di giudizio, i valori
determinanti, i punti di interesse, le
linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i
modelli di vita dell’umanità, che sono
in contrasto con la Parola di Dio e col
disegno della salvezza»
(EVANGELII NUNTIANDI 19)
«Con il termine generico di “cultura”
vogliamo indicare «tutti quei mezzi
con i quali l’uomo affi na e sviluppa le
molteplici capacità della sua anima e
del suo corpo; procura di ridurre in suo
potere il cosmo stesso con la conoscenza
e il lavoro; rende più umana la vita
sociale, sia nella famiglia che in tutta la
società civile, mediante il progresso del
costume e delle istituzioni; infi ne, con
l’andar del tempo, esprime, comunica
e conserva nelle sue opere le grandi
esperienze e aspirazioni spirituali,
affi nché possano servire al progresso di
molti, anzi di tutto il genere umano»
(GAUDIUM ET SPES 53)69
EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
un panorama culturale sempre più frammentato e in continua e velocis-
sima evoluzione. Elenchiamo alcune di essi:
◗  le diverse situazioni di povertà e di esclusione sociale: sempre
più frequentemente fragilità e marginalità sfociano in fenomeni
di dipendenza dalle droghe, di devianza, di violenza;
◗  la  situazione  e  la  comprensione  della  famiglia,  con  le
problematiche umane ed etiche conseguenti;
◗  le questioni riguardanti la vita e la sua capacità di trasmissione
dei valori;
◗  la  sfera  affettiva  ed  emotiva,  l’ambito  dei  sentimenti,  come
quello  della  corporeità,  sono  fortemente  interessati  dalla
temperie culturale;
◗  i sistemi educativi e la qualità e integrità della formazione che
offrono;
◗  la cultura digitale che favorisce e, talvolta, provoca essa stessa
continui  e  rapidi  cambiamenti  di  mentalità,  di  costume,  di
comportamento;
◗  uno  degli  orizzonti  più  complessi  e  affascinanti  delle  odierne
società: la identità multiculturale e multireligiosa dei popoli;
◗  i presupposti antropologici che sottostanno alle interpretazioni
sociologiche ed educative;
◗  le  correnti  di  pensiero  che  insistono  sulla  negazione  della
trascendenza,  il  misconoscimento  della  struttura  relazionale
dell’uomo e della relazione fondata su Dio.
Le sfide della cultura attraversano tutte le esperienze pastorali
L’attenzione  prioritaria  alla  cultura  attraversa  tutte  le  esperienze
pastorali e, vi si rilevano sfide per tutti: per il credente e per il non
credente, per chi appartiene alla Chiesa, e per chi non vi appartiene,
per il giovane e per l’adulto. Sono le sfide scritte all’interno della vita
B70
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
stessa, nella sua povertà e nella sua ricchezza, nella sua dignità, nei
suoi  doni  e  nei  suoi  appelli,  che  si  impongono  a  tutti  e  sono  una
promessa per tutti.
L’educatore salesiano si misura seriamente con questa cultura, coglie in essa
i segni della presenza di Dio e gli appelli al rinnovamento della pastorale,
del  linguaggio  e  degli  atteggiamenti.  In  quest’ottica  l’evangelizzazione
si fa sensibile all’istanza del dialogo. Diventa prioritaria la sollecitudine
positiva  per  i  valori  e  le  istituzioni  culturali,  come  anche  per  le
scienze  antropologiche  che
hanno  un  loro  contributo
specifi co da offrire. Il confronto è
arricchente, perché ha la capacità
di  portare  all’unità  il  contributo
qualifi  cante  di  ogni  disciplina.  È
un  vasto  orizzonte  che  bisogna
conoscere,  abitato  da  valori  ricchi
e, in parte, da disvalori. Tutto, nel
suo insieme, incide profondamente
sul  modo  di  pensare  e  di  agire,
come anche sulle modalità di vita
delle persone, delle famiglie e delle
istituzioni sociali.
Come  Don  Bosco,  manifestiamo
particolare interesse al mondo del
lavoro (cfr. Cost. 27). Egli ha avuto
la  lungimirante  preoccupazione  di
dotare le giovani generazioni anche
di  una  competenza  professionale
e  tecnica  adeguata.  Notevole  poi
la  sua  preoccupazione  di  favorire
una sempre più incisiva educazione
alla  responsabilità  sociale,  sulla  base  di  una  accresciuta  dignità  personale:
un’educazione  al  sociale  cui  la  fede  cristiana  non  solo  dona  legittimità,
ma  conferisce  energie  di  incalcolabile  portata.  Attraverso  il  lavoro  e  l’uso
corretto delle risorse “l’onesto cittadino” non solo si realizza come persona,
ma  contribuisce  al  bene  comune,  dando  un  apporto  sostanziale  all’utilità
sociale: un progetto che ha le sue radici in quella visione evangelica dell’uomo
impegnato per il bene di tutti.
«Abbiamo ricevuto un segno, che cioè
alla soglia del nuovo millennio – in
questi nuovi tempi, in queste nuove
condizioni di vita – torna ad essere
annunziato il Vangelo. È iniziata
una nuova evangelizzazione, quasi si
trattasse di un secondo annuncio, anche
se in realtà è sempre lo stesso»
(GIOVANNI PAOLO II, OMELIA TENUTA DURANTE LA S. MESSA
NEL SANTUARIO DI S. CROCE, MOGILA, 9 GIUGNO 1979)
Attraverso la Chiesa, il Signore Gesù
ci chiama a realizzare una nuova
evangelizzazione: «nuova nel suo ardore,
nei suoi metodi e nelle sue espressioni»
(GIOVANNI PAOLO II, DISCORSO ALLA XIX ASSEMBLEA DEL
CELAM, 9 MARZO 1983)71
EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
I  nostri  ambienti  educativi  sono
chiamati  ad  essere  centri  di
irradiazione  della  cultura  della  vita
verso  le  famiglie,  i  vari  gruppi,  il
territorio  e  la  società.  La  Nuova
Evangelizzazione  esprimerà  la  sua
novità  nel  rinnovato  ardore  della
testimonianza  della  carità,  nella
proposta  di  nuovi  metodi  di  un
gioioso  annuncio  di  Cristo,  e  nelle
convinte  espressioni  di  dialogo
intelligente con la cultura rivolto ai
giovani e a tutti coloro che aspettano
in  vari  modi  il  buon  annuncio  –
euanghèlion (cfr. Cost. 30).
«In realtà, il richiamo alla nuova
evangelizzazione è prima di tutto un
richiamo alla conversione. Infatti,
attraverso la testimonianza di una
Chiesa sempre più fedele alla sua
identità e più viva in tutte le sue
manifestazioni, gli uomini e i popoli di
tutto il mondo, potranno continuare a
incontrare Gesù Cristo»
(GIOVANNI PAOLO II, DISCORSO ALLA IV ASSEMBLEA CELAM,
12 OTTOBRE 1992)IL SISTEMA PREVENTIVO:
UNA ESPERIENZA
SPIRITUALE ED EDUCATIVA
IV
COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE:
FARE DELLA CASA
UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
V
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE
 SALESIANO:
 STRUMENTO OPERATIVO
VIPARTE
SECONDA
I tre capitoli di questa seconda parte approfondiscono le scelte
della Pastorale Giovanile Salesiana, cioè, il modo proprio salesiano
di svolgere la missione evangelizzatrice. La fonte carismatica è il
Sistema Preventivo che ispira la Comunità Educativo-Pastorale e la
sua proposta operativa è il Progetto Educativo-Pastorale.74
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANAIV
CAPITOLO
IL SISTEMA PREVENTIVO:
UNA ESPERIENZA
SPIRITUALE ED EDUCATIVA SPIRITUALE ED EDUCATIVA
«Io sono venuto
perché abbiano vita,
e l‘abbiano in
abbondanza»
(Gv 10, 10)76
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
       Guidato da Maria che gli fu Maestra, Don
Bosco visse nell’incontro con i giovani del primo
oratorio un’esperienza spirituale ed educativa
che chiamò “Sistema Preventivo”. Era per lui
un amore che si dona gratuitamente, attingendo
alla carità di Dio che previene ogni creatura con
la sua Provvidenza, l’accompagna con la sua
presenza e la salva donando la vita. Don Bosco ce
lo trasmette come modo di vivere e di lavorare per
comunicare il Vangelo e salvare i giovani con loro
e per mezzo di loro Esso permea le nostre relazioni
con Dio, i rapporti personali e la vita di comunità,
nell’esercizio di una carità che sa farsi amare»
(Cost. 20)
       La pratica di questo sistema è tutta appoggiata
sopra le parole di s. Paolo che dice: La carità è
benigna e paziente; soffre tutto, ma spera tutto e
sostiene qualunque disturbo»
(Il Sistema Preventivo nella Educazione della Gioventù)77
La chiamata,   da parte di Dio, di Don Bosco per
una missione di salvezza della gioventù, specialmente dei più
poveri, coinvolge molte persone e gruppi in una convergenza
spirituale ed in condivisione educativa e pastorale: il Sistema
Preventivo.  Questa  è  la  fonte  e  l’ispirazione  di  una  forma
concreta e originale di vivere e attuare la missione salesiana
che  chiamiamo  la  Pastorale  Giovanile  Salesiana.  In  questo
quarto  capitolo  prende  gradualmente  corpo  la  proposta
educativo-pastorale  a  partire  dal  suo  principio  ispiratore:
la  carità  pastorale.  La  sua  centralità  diventa  una  reale
prospettiva  di  rinnovamento  per  la  pastorale  dei  giovani  e
quindi criterio, perno della progettazione pastorale a tutti i
livelli. Il Sistema Preventivo, in quanto progetto educativo di
educazione  integrale,  si  articola  sostanzialmente  secondo
due  direzioni:  come  proposta  di  vita  cristiana  (Spiritualità
Giovanile Salesiana) e come metodologia pedagogica pratica.
IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA78
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
La missione salesiana è
illuminata dalla prassi di
Don Bosco
LO SPIRITO SALESIANO SI ISPIRA ALLO STILE DEL BUON
PASTORE
Don  Bosco  intravide  la  fi  nalità  originale  della  sua  missione:  rivelare  ai
giovani poveri l’amore di Dio per loro (cfr. Cost. 2, 14). Intuì pure i principi
ispiratori di uno stile pastorale adeguato a questa fi nalità: quello
del Buon Pastore. L’evocazione biblica che apriva il capitolo I di questo
testo  offriva  un’icona  eloquente  dell’esperienza  di  Valdocco:  la  folla
affamata e smarrita e la commozione di Gesù.
Lo spirito salesiano, ispirato dallo stile del Buon Pastore, qualifi ca la nostra
spiritualità e la nostra azione educativo-pastorale. Questo spirito si trova
incarnato, in primo luogo, in Don Bosco. Egli e la missione che da lui è
derivata sono il nostro punto di riferimento storico-carismatico.
Don  Bosco  offrì  tutta  la  sua  vita  per  i  giovani  in  un  progetto  di  vita
fortemente unitario: la sua vita sacerdotale e la sua azione educativa, le
sue molteplici relazioni e la sua profonda interiorità, tutto era orientato al
servizio dei giovani. Un servizio che li ha aiutati a crescere, rendendoli essi
stessi protagonisti del loro progetto di vita:
“Non diede passo, non pronunciò parola, non mise mano
ad impresa alcuna che non avesse di mira la gioventù”
(COST. 21)
Dio  non  smette  di  chiamare  molti  altri  per  continuare  questa  missione
di  Don  Bosco  per  i  giovani.  Tra  loro  i  salesiani  religiosi  (SDB)  sono  da
Lui consacrati, radunati e inviati ad essere nella Chiesa segni e portatori
dell’amore  di  Dio  ai  giovani,  specialmente  i  più  poveri.  Insieme  con
loro,  condividono  la  missione  di  Don  Bosco,  altri  gruppi  della  Famiglia
Salesiana, secondo le loro specifi che vocazioni e il loro stile di vita. È un
1 1
179
vasto movimento di persone e di gruppi, uomini e donne, appartenenti
alle più diverse condizioni di vita che costituiscono il Movimento Salesiano.
La missione salesiana, che in Don Bosco e nella sua esperienza a Valdocco,
trova il suo criterio permanente di discernimento (cfr. Cost. 40), è cresciuta
ulteriormente, convocando molte persone e gruppi ad una convergenza
spirituale e ad una condivisione nella missione educativa e pastorale per la
promozione integrale dei giovani, specialmente i più poveri.
L’INCARNAZIONE DELLO «SPIRITO SALESIANO»
È IL SISTEMA PREVENTIVO
L’attuazione (l’attualità) pastorale-spirituale-pedagogica
di Don Bosco
La missione e il progetto di vita di Don Bosco si esprimono in uno stile di
vita e di azione: lo spirito salesiano.
L’incarnazione più caratteristica
ed  espressiva  dello  «spirito  sa-
lesiano» è il Sistema Preventivo.
Il Sistema Preventivo ci ricollega all’a-
nima, agli atteggiamenti e alle scelte
evangeliche di Don Bosco. La prassi
salesiana ha come quadro di riferi-
mento e come misura di auten-
ticità  l’attuazione  del  progetto
pastorale-spirituale-pedagogico
di  Don  Bosco.  La  «genialità»  del
suo  spirito  è  legata  alla  attuazione
del  Sistema  Preventivo:  un  sistema
riuscito,  che  è  modello  e  ispirazio-
ne per quanti oggi sono impegnati
nell’educazione  nei  vari  continenti,
in contesti multi-culturali e pluri-re-
ligiosi, un modello che chiede a tutti
una continua rifl essione per favorire
sempre di più  la  centralità  dei gio-
vani come destinatari e protagonisti
2 1
A
«Di poi vorrei a tutti fare io stesso una
predica o meglio una conferenza sullo
spirito salesiano che deve animare e
guidare le nostre azioni ed ogni nostro
discorso. Il sistema preventivo sia proprio
di noi. Non mai castighi penali; non mai
parole umilianti, non rimproveri severi
in presenza altrui. Ma nelle classi suoni
la parola dolcezza, carità e pazienza.
Non mai parole mordaci, non mai uno
schiaffo grave o leggero. Si faccia uso dei
castighi negativi, e sempre in modo che
coloro che siano avvisati, diventino amici
nostri più di prima, e non partano mai
avviliti da noi»
(LETTERA DI GIOVANNI BOSCO A DON GIACOMO
COSTAMAGNA, 10 AGOSTO 1885)
IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA80
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
della missione salesiana (cfr. Don Pascual Chávez, ACG 407, «La Pastorale
Giovanile Salesiana»).
La parola «Sistema» suggerisce l’idea della completezza, cioè un’esperienza
organica: una proposta articolata verso un dinamismo pedagogico. Nel
Sistema Preventivo, infatti, si possono distinguere alcune articolazioni, che
sono profondamente legate tra loro: il principio ispiratore, che crea un
determinato  atteggiamento  spirituale  nella  persona:  la  carità  pastorale.
Una triplice realtà dinamica:
◗  una «spinta pastorale», cioè, ispira un progetto educativo di
promozione integrale (v. il presente capitolo IV, n.2);
◗  una spiritualità per una proposta di vita cristiana - Spiritualità
Giovanile Salesiana – (v. il presente capitolo IV, n.3);
◗  una  metodologia  pedagogico-pratica  ispirata  al  “criterio
oratoriano”, che guida le modalità concrete delle scelte e degli
interventi operativi che vanno proposti (v. capitolo V, n.3).
Il principio ispiratore è la carità pastorale
Per Don Bosco educare comporta uno speciale atteggiamento dell’educatore
ed un insieme di interventi, fondati su convinzioni di amore, ragione e di
fede. Al centro della sua visione sta la «carità pastorale». Si tratta di ricercare
in particolare il bene spirituale dei giovani, la salvezza dei giovani, il
loro bene integrale («Da mini animas»).
Il Sistema Preventivo trova la sua sorgente e il suo centro nell’esperienza
della  carità  di  Dio  che  previene  ogni  creatura  con  la  sua  Provvidenza,
l’accompagna con la sua presenza e la salva donando la vita (cfr. Cost.
20). Don Bosco aveva una profonda fede nella benignità e nella paternità
misericordiosa di Dio. La scelta di san Francesco di Sales quale esempio
per i suoi collaboratori e quale protettore della sua Congregazione ne è
una conferma.
Quest’esperienza  punta  all’accoglienza  di  Dio  nei  giovani:  in  loro
Dio  ci  offre  la  grazia  dell’incontro  con  Lui,  ci  chiama  a  servirlo  in  loro.
Un’esperienza che riconosce la loro dignità, rinnova la fi ducia nelle loro
risorse di bene, li educa alla pienezza della vita (cfr. CG23, n.95). In questa
dinamica educativa, l’attenzione ai giovani li educa ad essere protagonisti
dell’evangelizzazione.
B81
La  carità  pastorale  salesiana  ha  un’altra  qualifi cazione  più  precisa  che  la
defi nisce  meglio:  è  una  carità  pedagogica.  Dimostra  passione  educativa,
ma anche tatto, buon senso, misura, affetto e rispetto all’adolescente e al
giovane. Tale atteggiamento è frutto della convinzione che ogni vita, anche
la più povera, complessa e precaria, porta in sé, per la presenza misteriosa
dello Spirito, la forza del riscatto e il seme della felicità (cfr. CG23, n.92).
Un’espressione  sintetica,  il  «primato  della  carità  educativa»,  rifl ette
quell’ amore che sa creare un rapporto educativo: si esprime sulla misura
dell’adolescente, di quello povero che deve essere aiutato ad aprirsi, a scoprire
la ricchezza della vita, a crescere. Per questo, per l’adolescente povero, a volte
privo di coraggio, di educazione, di parole e di pensiero, la carità pedagogica
dell’educatore diventa comunicazione dell’amore di Dio: una carità che arriva
agli ultimi, ai più umili, a coloro che hanno maggiori diffi coltà. E’ espressione
di una saggezza paterna che insegna ad affrontare la vita.
Il Sistema Preventivo coinvolge l’educatore
e la comunità da cui fa parte
Intima è l’unità di un’esperienza che è insieme spirituale ed edu-
cativa, così da costituire il punto di riferimento ed il volto della Famiglia
Salesiana nella Chiesa. Lo si può defi nire come l’autentica spiritualità della
C
Pedagogia
(Metodo
pedagogico
pratico)
Spiritualità
(Proposta
di vita cristiana)
Pastorale
(Progetto educativo
di promozione
integrale)
CARITÀ
PASTORALE
IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA82
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
nostra azione apostolica. Dissociare il metodo pedagogico di Don Bosco
dalla sua anima pastorale sarebbe distruggere entrambi.
Il Sistema Preventivo coinvolge tutta la persona dell’educatore e la comunità
di cui è parte, accanto e per i giovani, con una modalità propria di pensiero
e di sentimento, di vita e di attività, che ispira e caratterizza tutta l’esistenza.
Nell’impegno operativo del Sistema Preventivo, simultaneamente pedagogico
e spirituale, l’attività educante si apre con costante e competente intelligenza
al Vangelo di Cristo: è il «criterio metodologico» della missione salesiana per
l’accompagnamento dei giovani nel delicato processo di crescita della loro
umanità nella fede. A sua volta, la spiritualità salesiana respira e agisce nell’a-
rea educativa come proposta originale di vita cristiana, organizzata attorno ad
esperienze di fede, scelte di valori e atteggiamenti evangelici che costituisco-
no la Spiritualità Giovanile Salesiana.
Nella  fedeltà  a  questo  patrimonio  pedagogico  (il  Sistema  Preventivo)  e
nella sua continua attualizzazione, i Salesiani trovano la loro identità. La
meta fondamentale del progetto è sintetizzata nella nota formula “onesti
cittadini e buoni cristiani”, secondo la quale don Bosco voleva “formare
costruttori della città e uomini credenti”. Due termini di un binomio che
si presentano come un tutt’uno inscindibile in Don Bosco: le due polarità
costituiscono un’unità indivisibile.
Il Sistema Preventivo come
spinta pastorale
UN PROGETTO EDUCATIVO INTEGRALE
Il Sistema Preventivo ispira un progetto educativo di promozione
integrale presente nella proposta di evangelizzazione per i giovani nei
diversi contesti. Mette in luce, allo stesso tempo, la ricchezza umanistica
e il cuore essenzialmente religioso del sistema, nel dinamismo di ragione,
1 2
283
religione, amorevolezza. Il Sistema Preventivo diventa metodo per l’azione,
caratterizzata dalla centralità della ragione, ragionevolezza delle richieste
e  delle  norme,  fl  essibilità  e  persuasione  delle  proposte;  della  centralità
della  religione,  intesa  come  sviluppo  del  senso  di  Dio  insito  in  ogni
persona e sforzo di portarvi la bellezza della buona notizia; della centralità
dell’amorevolezza, amore educativo che fa crescere e crea corrispondenza.
LA DUPLICE VALENZA DELL’EDUCAZIONE PREVENTIVA
La  prassi  preventiva,  pur  con  sfumature  diverse,  si  compone  di  due
attività  inseparabili:  soddisfare  i  bisogni  primari  dei  giovani  (vitto,
vestito, alloggio, sicurezza, lavoro, sviluppo fi sico e psichico, inserimento
sociale,  un  minimo  di  valori)  e  dare  vita  ad  una  azione  educativa  più
organica, alla formazione sociale, morale e religiosa della persona. Di
fatti, l’intenzionalità dell’ Oratorio di Don Bosco nasce come istituzione
assistenziale ed educativa.
Questa duplice istanza è attuale, essendo in atto una decisa valorizzazione
delle valenze assistenziali e sociali del progetto educativo salesiano,
come  anche  la  promozione  e  la  crescita  della  dimensione  cognitiva,
affettiva, etica e spirituale.
Il Sistema Preventivo nelle situazioni di disagio e recupero
La “preventività” nelle situazioni di disagio e di recupero ci riporta al Don
Bosco che visitava le carceri, che andava per le strade e nei luoghi di lavoro
a  cercare  i  ragazzi,  che  anche  dopo  l’istituzionalizzazione  dell’Oratorio
soccorreva i ragazzi appestati nelle case e nei vicoli di Torino, che mandava
i salesiani missionari presso i giovani che non avevano «luoghi» per la loro
buona crescita umana e sociale.
Oggi, in un’epoca di “emergenza” educativa, questo stile preventivo può
conseguire risultati più soddisfacenti. L’umanesimo pedagogico cristiano,
su cui si fonda il Sistema Preventivo costituisce una risposta assistenziale
e sociale insieme educativa e pastorale. La ”carità educativa” non può
non essere “carità sociale”. L’evangelizzazione si presenta sempre stret-
tamente integrata con la promozione umana e con la libertà della pro-
IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA
2 2
A84
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
posta  cristiana.  Il  comandamento
dell’amore  è  unico,  pur  avendo
due  poli  di  riferimento,  Dio  e  il
prossimo.
Le  profonde  trasformazioni  avve-
nute  nella  «società  complessa»
mostrano una più articolata feno-
menologia  della  «condizione  gio-
vanile»  e  in  particolare  di  quella
che don Bosco chiamava: «povera,
abbandonata,  pericolante».  Una
gioventù fortemente problematica
sotto  l’aspetto  dell’educazione  e
della rieducazione, quella dei gio-
vani  colpiti  dall’emarginazione  e
dalla  povertà  economica,  sociale,
culturale, affettiva, morale e spirituale. Sull’accumularsi di queste povertà,
frequente nei paesi in via di sviluppo, come anche nelle grandi città dei
paesi più sviluppati, si articola il panorama del disagio giovanile che invoca
urgentemente l’intervento educativo. Occorre prevenire il male con il
rimedio dell’educazione.
Di fronte alle gravi situazioni di ingiustizia e alle violazioni perpetrate contro
i diritti umani nelle nostre società, il carisma di don Bosco e il suo sistema
educativo ci sollecitano all’opera, sul piano personale e su quello collettivo.
Con  uno  slancio  rinnovato,  la  preventività  deve  trasformare,  mediante
l’educazione, le strutture della miseria e dell’emarginazione, in particolare
dei minori. Abbiamo la possibilità di offrire una preventività che promuove
il  bene:  interventi  educativi  che  rafforzano  l’integralità  dei  diritti
fondamentali civili, culturali, religiosi, economici, politici e sociali.
C’è anche bisogno di creare delle comunità capaci di riproporre i valori
fondamentali, forse assenti già nella prima età della vita. “L’educazione
liberatrice” del Sistema Preventivo mira ad accompagnare gli adolescenti
e  i  giovani,  già  segnati  da  condizionamenti  negativi:  situazioni  che  li
rendono  poveri  dal  punto  vista  socio-culturale,  economico,  morale,
spirituale e religioso (cfr. CG20, n.61). La preventività salesiana si esprime
dunque in moltissime scelte pratiche: essa risponde all’urgenze che ogni
contesto indica. Questo pluralismo operativo per i giovani più bisognosi
«Dovremo quindi procedere nella
direzione di una riconferma aggiornata
della scelta socio-politica-educativa di
Don Bosco. Questo signifi ca formare ad
una sensibilità sociale e politica che porta
a investire la propria vita come missione
per il bene della comunità sociale, con un
riferimento costante agli inalienati valori
umani e cristiani»
(DON PASCUAL CHÁVEZ, ACG 415, «COME DON BOSCO
EDUCATORE»)85
è  espressione  della  ricchezza  dell’educazione  salesiana,  nella  quale
l’affettività vissuta o recuperata riesce a unirsi in maniera feconda con la
ragione e la religione.
L’«esperienza  preventiva»  di  Don  Bosco  tende  a  diventare
«sistema»  di  assistenza,  educazione  e  socializzazione.  Educare
signifi ca «prevenire», in tutte le possibili accezioni. Educare si esprime
nell’«accogliere»,  «ridare  la  parola»  e  «comprendere».  Educare  vuol
dire  aiutare  i  singoli  a  ritrovare  se  stessi,  accompagnarli  con  pazienza
in  un  cammino  di  recupero  di  valori  e  di  fi ducia  in  sé;  comporta  la
ricostruzione delle ragioni per vivere scoprendo una nuova visione della
vita più positiva. Educare dice anche una rinnovata capacità di dialogo,
ma anche di proposta ricca di interessi e saldamente ancorata a quello
che è essenziale per una vita migliore; coinvolgere i giovani in esperienze
che li aiutino a cogliere il senso dello sforzo quotidiano; offrire strumenti
fondamentali per guadagnarsi da vivere, rendendoli capaci dì agire da
soggetti responsabili in ogni circostanza. L’educare richiede di conoscere
le problematiche sociali giovanili del nostro tempo (v. capitolo I).
L’arte di educare in positivo
La  «preventività»  si  esprime  in  un  progetto  formativo  di  educazione  in
positivo:
«L’arte  di  educare  in  positivo,  proponendo  il  bene
in  esperienze  adeguate  e  coinvolgenti  (arte,  teatro,
musica, media), capaci di attrarre per la loro nobiltà
e bellezza; l’arte di far crescere i giovani dall’interno,
facendo  leva  sulla  libertà  interiore,  contrastando  i
condizionamenti  ed  i  formalismi  esteriori;  l’arte  di
conquistare  il  cuore  dei  giovani  per  invogliarli  con
gioia e con soddisfazione verso il bene, correggendo le
deviazioni  e  preparandoli  al  domani  attraverso  una
solida formazione del carattere»
(JUVENUM PATRIS 8)
La formula ragione, religione, amorevolezza, che sintetizza il sistema di don
Bosco,  viene  intesa  come  l’ispirazione  fondamentale  di  un  progetto
educativo  di  promozione  integrale  della  persona  che  intende  fornire
B
IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA86
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
una risposta piena alla domanda di evangelizzazione del mondo giovanile.
L’amore pedagogico, nel metodo di Don Bosco, si sviluppa in tre attitudini:
l’amore-cordialità, l’amore-ragionevolezza, l’amore-fede. Il Sistema Preventivo
diventa  un  progetto  formativo  e  pedagogico:  un  insieme  di  elementi  che
compongono la totalità nella triplice valenza affettiva, razionale e religiosa:
La forza liberante dell’amore educativo
L’amore pedagogico è anzitutto un amore umano autentico: il principio
del metodo è l’amorevolezza, che si esprime come un amore educativo
che fa crescere e crea corrispondenza in relazioni cordiali. Qui abbiamo la
grande intuizione di Don Bosco: la forza liberante dell’amore educativo.
A contatto con educatori che nutrono profonda passione e amorevolezza
educativa, i giovani si sentono sollecitati a esprimere la loro parte migliore
e apprendono a far propria l’esperienza culturale e religiosa che li precede.
La carità pastorale, centro e anima dello spirito salesiano, richiama alcuni
atteggiamenti  di  fondo.  Anzitutto  i  rapporti  personali.  Per  Don  Bosco,
l’amore pedagogico è nello stesso tempo spirituale e affettivo. È un amore
che scaturisce dalla volontà, che porta l’educatore a cercare unicamente
il  bene  dell’educando,  dimenticando  totalmente  se  stesso.  In  forza  di
questo amore, l’educatore è fortemente portato all’azione e allo spirito di
sacrifi cio. Così, la realtà più spirituale dell’amore educativo è chiamata a
manifestarsi in cordialità e affetto. L’amore cordiale consiste anzitutto nel
voler veramente bene all’altro in quanto persona. L’amore maturo è nello
stesso tempo caratterizzato dalla volontà e dall’affetto.
Ci sembra che l’amore-cordialità sia stato illustrato da Don Bosco soprattutto
nella Lettera da Roma del 1884, in relazione ad una situazione di crisi che
La forza
liberante
dell’amore
educativo
L’amore
pedagogico è
basato sulla
fede Le diverse
forme della
ragionevolezza
nelle proposte
RELIGIONE
RAGIONE
AMOREVOLEZZA87
si manifestava nei suoi istituti. Egli espone ciò che gli sembra essenziale nel
rapporto educativo. Rifacendosi alla propria esperienza, cerca di far capire
che l’amore di volontà con il totale impegno dell’educatore, è certamente
cosa apprezzabile e buona, ma insuffi ciente e senza risultati pedagogici,
se i giovani non «sentono» l’amore, o se esso non diventa linguaggio e
segno che sboccia in comunanza e in cordialità. L’educatore che si dona
interamente ai giovani, ma non riesce a far «sentire» che ciò che a lui
interessa  è  il  bene  del  giovane,  non  avrà  risultati  pedagogici.  La  prima
cosa nell’amore non è l’azione, ma l’attenzione alla persona come tale. È
la forza dell’incontro gratuito, che ha signifi cato e dà valore a tutti
gli altri valori.
Le diverse forme della ragionevolezza nelle proposte
L’amore  pedagogico  di  Don  Bosco  è  anche  un  amore-ragionevole.  Su
questo  Don  Bosco  pone  l’attenzione:  l’amore  pedagogico  deve
essere accompagnato dalla ragionevolezza, che si manifesta in molte
forme: la ragionevolezza delle richieste e delle norme, non la pressione
emotiva e sentimentale; la fl essibilità e il buon senso nelle proposte; la
cura dello spazio di comprensione, di dialogo e di pazienza,
partendo dal mondo concreto dei giovani; il realismo e
lo spirito d’iniziativa, la naturalezza e la spontaneità;
la  sensibilità  per  ciò  che  è  concretamente  fattibile;
l’appello alla convinzione personale.
Si  tratta  di  quell’azione  educativa  che  da
una  parte  stimola  i  giovani  a  sviluppare  i
propri  talenti  e  ad  essere  attivi  ed
intraprendenti nel lavoro, dall’altro li
educa a non fare affi damento solo
su se stessi, ad evitare l’ambizione
e  l’orgoglio  intellettuale.  La
ragionevolezza  aiuta  l’educatore
a  offrire  adeguatamente  i  valori
che nel presente concreto sono buoni
e  permettono  al  giovane  di  essere
realmente persona. In una società che
si  trasforma  rapidamente  e  in  cui  la
capacità  di  giudizio  e  il  senso  critico  sono
indispensabili, si presenta un terreno magnifi co
IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA88
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
per  l’educazione  basata  sulla  ragionevolezza.  Essa  aiuta  a  valutare  le
cose con senso critico e a scoprire il valore autentico delle realtà terrene,
rispettandone l’autonomia e la dignità secolare.
L’amore pedagogico è basato sulla fede
L’amore  pedagogico  è  illuminato  dalla  fede,  nello  sviluppo  del  senso
di  Dio  insito  in  ogni  persona  e  nello  sforzo  di  evangelizzazione
cristiana. Per Don Bosco l’amore cordiale e ragionevole si alimenta da una
radice profonda. I giovani sono persone chiamate verso la reale pienezza
della vita, la comunione con Dio e con il prossimo. Don Bosco giudicava
che fuori di questa prospettiva la proposta educativa perde la sua forza e il
suo signifi cato. L’amore educativo del salesiano è simbolo dell’amore di Dio
per i giovani. Il Don Bosco fondatore, padre degli orfani, maturo educatore,
sognatore  e  temerario  imprenditore,  intuitivo  promotore  di  iniziative
pastorali ed educative viene compreso a partire da due nuclei dinamici della
sua  vocazione:  un  naturale  atteggiamento  cordiale  e  affettuoso  verso  i
giovani e, d’altra parte, il dono incondizionato di sé a Dio in risposta ad una
missione ricevuta.
Nel  sistema  preventivo  la  religione  è  quella  della  «buona  novella»,  del
Vangelo,  delle  beatitudini,  di  Gesù  che  ha  considerato  i  suoi  discepoli
amici e non servi, e chiama tutti a cercare il Regno di Dio e la sua giustizia,
ed è con noi ed opera con noi tutti i giorni fi no alla fi ne del mondo. La
religione del Sistema Preventivo è popolare, semplice, e va all’essenziale:
«amore di Dio e amore del prossimo».
Più concretamente: è la religione dell’umanesimo devoto di san Francesco di
Sales, che da Dio ha imparato ad essere amorevole, buono, capace di pazienza
e di perdono; e nell’Incarnazione del Signore riconosce che tutti siamo chiamati
nel  Figlio  a  condividere  la  santità:  cioè  a  vivere  secondo  il  Vangelo  in  ogni
condizioni di vita, in ogni momento, in ogni situazione, in ogni età.
Più  profondamente:  è  la  religione  vissuta  nello  Spirito  che  aiuta  a
discernere nel tempo i segni della Sua presenza e della volontà di Dio. È
Lui la fonte dell’ottimismo: non lascia che cadiamo nel pessimismo e che
ci abbattiamo nelle diffi coltà.
Nei contesti secolarizzati, dove la cultura sembra muta, incapace di parlare
del Padre di Gesù Cristo, occorrerà educare le invocazioni di trascendenza 89
e le grandi domande di senso poste dalla vita e dalla morte, dal dolore e
dall’amore, senza nascondere il raggio di luce che a noi viene dalla nostra
fede (cfr. CG23, nn.76, 77, 83).
Nei contesti delle grandi religioni monoteistiche e di quelle tradizionali,
il primo dialogo educativo sarà coi laici più vicini per riconoscere insieme
a loro la grazia presente in esse, incoraggiare il desiderio di preghiera e
valorizzare i frammenti di Vangelo e di sapienza educativa presenti nella
cultura, nella vita, nella esperienza dei giovani (cfr. CG23, nn.72-74, 86).
Il Sistema Preventivo come
proposta di spiritualità
Il trinomio ragione, religione, amorevolezza, articolazione della carità pasto-
rale e anima del Sistema Preventivo, non solo dice il progetto educativo di
formazione integrale e nemmeno è soltanto il metodo pratico che l’educa-
tore deve utilizzare, ma rivela anche i tratti fondamentali di una spiritualità
da scoprire, vivere, e rinnovare continuamente (cfr. Don Egidio Viganò,
ACG 334, “Spiritualità salesiana per la nuova evangelizzazione”). La Pasto-
rale Giovanile Salesiana affonda quindi le sue radici in una spiritualità viva
che la nutre e la spinge a cercare Dio servendo i giovani.
La  spiritualità  è  una  rilettura  del  Vangelo,  capace  di  unifi  care  i  gesti  e
gli atteggiamenti che caratterizzano l’esistenza cristiana. Frutto di questo,
alla  radice  della  Pastorale  Giovanile  Salesiana,  troviamo  una
spiritualità per il nostro tempo. Signifi ca la possibilità dell’esperienza
di Dio nel contesto della propria vita: un cammino di santità, un progetto
specifi co di vita nello Spirito.
C’è  una  spiritualità  cristiana  fondamentale  che  sgorga  dal  messaggio
del Vangelo, anche se esistono, poi, differenti tipi di spiritualità cristiana
secondo le sfumature storiche, e soprattutto carismatiche di rilievo, che
scopriamo nell’esperienza del Dio trinitario, a livello personale o comuni-
IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA
390
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
tario. Alcuni valori evangelici sono stati fortemente rilevati nella tradizione
ecclesiale da diversi Fondatori, fedeli alla Parola di Dio, illuminati e guidati
dal suo Spirito.
Di conseguenza, possiamo parlare
di  una  spiritualità  salesiana:  una
spiritualità carismatica che arric-
chisce tutta la Chiesa con un mo-
dello di vita cristiana caratterizzato
da  un  concreto  cammino  di  san-
tità.  Una  spiritualità  apostolica
perché, guidati dallo Spirito, siamo
inviati  a  collaborare  alla  missione
del  Padre  che  dà  effi  cacia  salvifi  -
ca alla nostra azione educativa ed
evangelizzatrice tra i giovani e, al
contempo, unifi ca tutta la nostra esistenza nel suo centro ispiratore. Una
spiritualità che, infi ne, fa dei giovani gli evangelizzatori di altri giovani.
Pertanto,  questa  spiritualità  non  si  riduce  ad  un  insieme  di  pratiche
psicologiche o terapeutiche rivolte ad assicurare un benessere psicofi sico
alla  persona.  In  queste  pratiche  la  ‘vita  spirituale’  si  costituisce  come
l’adesione ad un sentimento, ad un dato soggettivo sentito interiormente,
come esperienza del tutto intimistica. In queste impostazioni si riconoscono
gli infl ussi di molte fi losofi e e ideologie che negano i contenuti rivelati
della fede cristiana e si pongono come un’alternativa a essa: negano la
trascendenza di Dio e il suo essere personale; non si confrontano con la
realtà del peccato né considerano la necessità della grazia e della salvezza
in Cristo. Ritengono che il benessere sia ottenuto dall’uomo con le sue
sole forze, e Gesù Cristo sia una fra le tante manifestazioni del divino che
si sono avvicendate nella storia umana sotto nomi diversi.
Al contrario, la Pastorale Giovanile Salesiana propone una spiritualità che
faciliti e favorisca una visione unitaria della vita, indicando lo stretto e
connaturale legame che abbraccia la gratuità di Dio, la gioia dell’incontro
con Cristo e la libertà della vita nello Spirito.
La nostra azione educativa deve
«riproporre a tutti con convinzione
questa ‘misura alta’ della vita cristiana
ordinaria»
(NOVO MILLENNIO INEUNTE 31)91
LA SPIRITUALITÀ È PRIMA DI TUTTO VITA NELLO SPIRITO
Il primato della gratuità di Dio
La spiritualità è prima di tutto vita nello Spirito: a Lui soltanto appartiene
l’iniziativa. Egli ha il primato della gratuità, dell’iniziativa d’amore di Dio e
dell’incontro con Gesù Cristo.
La vita spirituale ha in Dio, Mistero d’Amore, la sua fonte, il suo
centro  e  la  sua  meta.  Possiamo  intendere  la  vita  spirituale  come  un
gustare l’amore di Dio, vivere l’esperienza di amicizia e di intimità con Lui e
riconoscerci inviati da Lui nella missione per i giovani. Anche in essi opera
lo stesso dinamismo di scoperta dell’amore e di chiamata a testimoniarlo.
Dio è il centro unifi catore della nostra vita, la sorgente della nostra comunione
fraterna, l’ispiratore della nostra azione. Vivere “alla presenza di Dio” signifi ca
coltivare una profonda e continua relazione con Dio, ricolmati del suo Amore e
inviati ai giovani. Signifi ca accogliere i segni della Sua misteriosa presenza nelle
richieste e attese di uomini e donne del tempo presente.
L’incontro con Cristo
Centro della vita spirituale è l’esperienza della fede cristiana, l’incontro con
Gesù Cristo, Vangelo di Dio. Radicarsi in Cristo e conformarsi a Lui è un dono
e, al contempo, l’orizzonte della Pa-
storale Giovanile Salesiana. Nella vita
cristiana e nell’azione pastorale sono
importanti l’ascolto della Parola, la li-
turgia, la vita dei sacramenti e il dono
di sé nel servizio ai fratelli.
La vita nello Spirito Santo
La  vita  spirituale  consiste  nell’ac-
cettare  che  la  nostra  esistenza
A
B
C
IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA
1 3
«All’inizio dell’essere cristiano non c’è
una decisione etica o una grande idea,
bensì l’incontro con un avvenimento, con
una Persona, che dà alla vita un nuovo
orizzonte e con ciò la direzione decisiva»
(DEUS CARITAS EST 1)92
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
sia plasmata dallo Spirito nell’azione della grazia. In questa relazione
di  amore  possiamo  constatare  il  primato  della  grazia  e,  insieme,  il
contributo libero e consapevole dell’uomo. L’essere umano collabora
ponendosi in ascolto e tenendosi disponibile e docile. Il suo desiderio è
di incontrarsi con il Signore. Nella preghiera chiede che questo incontro
avvenga, e contribuisca, nella sua vita, alla missione.
La vita spirituale è un dinamismo che si sviluppa in un processo temporale
che assume tutte le dimensioni dell’essere umano, con un proprio ritmo e
con i propri momenti di crescita e prova.
UNA PROPOSTA ORIGINALE DI VITA CRISTIANA:
SPIRITUALITÀ GIOVANILE SALESIANA
La spiritualità salesiana, espressione concreta
della carità pastorale
La  carità  pastorale  educativa  è  il  cuore  dello  spirito  salesiano  che  vive
nell’incontro  e  nella  confessione  di  Gesù  Cristo,  il  Signore.  Il  Sistema
Preventivo è veramente una proposta di spiritualità per tutti: salesiani,
laici coinvolti nello spirito e nella missione di Don Bosco, famiglie
e  giovani.  Don  Bosco  nella  sua  esperienza  pedagogica  e  pastorale  ha
indicato  il  cammino  della  santità  giovanile  e  dimostrato  nel  metodo  la
validità della sua alta fi nalità, con risultati ammirevoli.
Il  segreto  dell’esito  di  Don  Bosco  educatore  è  la  sua  intensa  carità
pastorale,  quell’energia  interiore  che  ha  unito  inseparabilmente  in  lui
l’amore di Dio e l’amore del prossimo, rendendolo capace di comporre
in  sintesi  l’attività  evangelizzatrice  e  l’attività  educativa.  La  spiritualità
salesiana, espressione concreta della carità pastorale, costituisce, dunque,
un elemento fondamentale dell’azione pastorale: la spiritualità salesiana,
fonte  di  vitalità  evangelica,  anima  della  carità  pastorale,  ne  rimane
il  principio  d’ispirazione  e  d’identità,  il  suo  criterio  di  orientamento.
Dobbiamo esserne convinti e renderci aggiornati promotori di questa sua
saggezza pastorale. Una spiritualità vissuta è l’atteggiamento proprio dei
credenti impegnati. Non è uno spiritualismo di fuga, ma una spiritualità
di frontiera, di ricerca, di iniziativa, di coraggio, in una parola, di realismo.
A
2 393
In don Bosco tutto questo prende il nome di “cuore oratoriano”:
fervore,  zelo  apostolico,  effusione  di  tutte  le  risorse  personali,
ricerca  di  nuovi  interventi,  capacità  di  resistere  nelle  prove,  volontà
di ricominciare dopo gli insuccessi, ottimismo coltivato e diffuso; è la
sollecitudine, piena di fede e di carità, che trova in Maria un esempio
luminoso  di  donazione  di  sé  (cfr.  Carta  d’identità  carismatica  della
Famiglia Salesiana, n.29).
Programma e cammino della Spiritualità Giovanile Salesiana
Una spiritualità adeguata ai giovani, vissuta con e per i giovani,
pensata  e  realizzata  all’interno  dell’esperienza  del  giovane,  si
propone di generare un’immagine cristiana proponibile a chi, inserito nel
nostro tempo, ne vive la condizione odierna; si rivolge a tutti i giovani
commisurandosi ai «più poveri», capace allo stesso tempo di indicare mete
a quelli che progrediscono di più; intende rendere il giovane protagonista
di proposte per i coetanei e nell’ambiente di vita.
Questa  spiritualità  si  ricollega  al  Sistema  Preventivo;  è  lo  sviluppo  del
Progetto  Educativo-Pastorale  Salesiano  offerto  a  tutti  i  soggetti  della
Comunità Educativo-Pastorale, tradotto in itinerari di maggior impegno. I
seguenti elementi si compenetrano vicendevolmente; ciascuno rappresenta
un’accentuazione che richiama quanto è espresso negli altri: la vita, Cristo,
le beatitudini, la Chiesa, Maria, il servizio sono punti di riferimento per
rifl ettere e vivere in unità la totalità dell’esperienza cristiana.
La vita quotidiana come luogo dell’incontro con Dio
La  spiritualità  giovanile  salesiana  considera  la  vita  quotidiana  un  luogo
di incontro con Dio (cfr. Cost. 18; CG23, nn.162-164; CG24, nn.97-98;
Carta d’identità carismatica della Famiglia salesiana, nn.27-28, 34). Alla
base  di  questa  comprensione  del  quotidiano  e  della  valutazione
positiva della vita c’è la fede e la continua comprensione dell’evento
dell’Incarnazione: una spiritualità che ci si lascia guidare dal mistero di Dio
che con la sua Incarnazione, Morte e Risurrezione, afferma la sua presenza
di salvezza, in tutta la realtà umana.
Il quotidiano del giovane è fatto di dovere, socialità, gioco, tensione
di crescita, vita di famiglia, sviluppo delle proprie capacità, prospettive
di  futuro,  richieste  di  intervento,  aspirazioni.  È  questa  realtà  che  va
B
IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA94
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
assunta, approfondita e vissuta alla luce di Dio. Secondo Don Bosco
per farsi santo occorre fare «bene» ciò che si deve fare: egli considera
la fedeltà al dovere nella sua quotidianità come criterio di verifi ca della
virtù e come segno di maturità spirituale. Un realismo pratico centrato
sul quotidiano, il senso religioso del dovere nei singoli momenti della
giornata.
Perché  la  vita  quotidiana  possa  essere  vissuta  come  spiritualità,  è
necessaria  la  grazia  di  unità  che  aiuta  ad  armonizzare  le  diverse
dimensioni della vita attorno ad un cuore abitato dallo Spirito di Amore.
La grazia di unità che rende possibile la conversione, la purifi cazione e
la forza del sacramento della Riconciliazione, mezzo privilegiato; che fa
sì che attraverso “il lavoro e la contemplazione” il cuore si mantenga
libero,  aperto  a  Dio  e  donato  ai  fratelli,  specialmente  ai  giovani  e  ai
giovani poveri.
Don Bosco si ispirò a San Francesco di Sales, come al maestro di una
spiritualità  semplice  perché  essenziale,  popolare  perché  aperta  a  tutti,
simpatica perché carica di valori umani e perciò particolarmente disponibile
all’azione educativa.
Tra gli atteggiamenti ed le esperienze del quotidiano da viversi con
profondità nello Spirito possono essere:
◗  la vita della propria famiglia;
◗  l’amore  al  proprio  lavoro/studio,  la  crescita  culturale  e
l’esperienza scolastica;
◗  la coniugazione delle «esperienze forti» con i «cammini ordinari
della vita»;
◗  la visione positiva e rifl essiva di fronte alla propria epoca;
◗  l’accoglienza responsabile della propria vita e il proprio cammino
spirituale di crescita nello sforzo di ogni giorno;
◗  la  capacità  di  orientare  la  propria  vita  secondo  un  progetto
vocazionale.
Una spiritualità pasquale della gioia e dell’ottimismo
La verità decisiva della fede cristiana è il Signore risorto. La gloria eterna
è la nostra meta ultima, ma anche già fi n d’ora perché si è fatta realtà
nel corpo di Gesù Cristo. La spiritualità giovanile salesiana è pasquale ed
escatologica.95
Le tendenze più radicate nel cuore della persona sono il desiderio
e la ricerca della felicità. La gioia è l’espressione più nobile della felicità
e,  insieme  alla  festa  e  alla  speranza,  è  caratteristica  della  spiritualità
salesiana. La fede cristiana è per vocazione un annuncio di felicità radicale,
promessa  e  conferimento  di  «vita  eterna»,  senza  confi  ni  di  spazio,  di
tempo, di limiti nelle aspirazioni. La scoperta del Regno e l’incontro con
Cristo  diventano  beatitudine  dell’uomo.  Queste  realtà,  però,  non  sono
una conquista, bensì un dono: Dio è la fonte della vera allegria e della
speranza. Senza escludere il valore pedagogico dell’allegria, se ne afferma
anzitutto il valore teologico. Don Bosco vede in essa un’imprescindibile
manifestazione della vita di grazia.
Don Bosco ha inteso, e ha fatto capire ai suoi giovani, che impegno e gioia
vanno insieme, che santità e allegria sono un binomio inseparabile.
Don Bosco è il santo della gioia di vivere e i suoi giovani appresero bene la
sua lezione di vita, nel linguaggio tipicamente oratoriano, che la “santità
consiste  nello  stare  sempre  allegri”  (cfr.  CG23,  n.165).  La  Pastorale
Giovanile  Salesiana  propone  un  cammino  di  santità  semplice,  allegra  e
serena (cfr. Cost. 17; CG23, nn.165-166; Carta d’identità carismatica della
Famiglia salesiana, n.33).
La valorizzazione della gioia come atto dello Spirito, fonte d’impegno e
suo frutto, comporta che si favoriscano nei giovani alcuni atteggiamenti
ed esperienze:
◗  l’esperienza gioiosa dell’affetto alle persone in un ambiente di
partecipazione e di relazioni sinceramente amichevoli e fraterne;
◗  la  libera  espressione  nelle  feste  giovanili  e  negli  incontri  di
gruppo;
◗  l’ammirazione e il gusto per le gioie che il Creatore ha messo sul
nostro cammino: la natura, il silenzio, le realizzazioni compiute
assieme nel sacrifi cio e nella solidarietà;
◗  la grazia di poter vivere la croce e la sofferenza sotto il segno e
la consolazione della Croce di Cristo.
Una spiritualità dell’amicizia e della relazione personale
con il Signore Gesù
La spiritualità giovanile salesiana porta il giovane all’incontro con Gesù
Cristo e rende fattibile una relazione di amicizia con Lui alimentata nella
fi  ducia,  in  un  vincolo  vitale  e  in  un’adesione  fedele.  Molti  giovani
IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA96
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
nutrono un sincero desiderio
di  conoscere  Gesù  e  cercano
una  risposta  alle  domande  sul
senso della propria vita che solo
Dio può dare.
Amico, Maestro e Salvatore sono
i titoli che descrivono la centralità
della persona di Gesù Cristo nella
vita  spirituale  dei  giovani  nel
metodo salesiano (cfr. Cost. 11; CG23, nn.167-168; CG24, n.61; Identità
carismatica della Famiglia salesiana, nn.24, 36). È interessante ricordare
che Gesù è presentato da Don Bosco come amico dei giovani – «I giovani
sono la delizia di Gesù», diceva - ; come maestro di vita e di sapienza;
come modello di ogni cristiano; come redentore che consegna tutta la
sua vita nell’amore e nella passione per la salvezza fi no alla morte; come
presente nei piccoli e nei bisognosi. Ricorre spesso la citazione «Ogni volta
che avete fatto queste cose a uno dei più piccoli di questi miei fratelli,
l’avete fatto a me» (Mt 25 ,40).
Ecco, a modo di esempio, alcuni atteggiamenti ed esperienze da fa-
vorire e sviluppare per un cammino di progressiva conformità a Cristo:
◗  la partecipazione di fede nella comunità che vive della memoria
e  della  presenza  del  Signore  e  lo  celebra  nei  sacramenti
dell’iniziazione cristiana;
◗  la  pedagogia  della  santità  che  Don  Bosco  ha  mostrato  nella
riconciliazione con Dio e con i fratelli attraverso il sacramento
della Penitenza;
◗  l’apprendimento  della  preghiera  personale  e  comunitaria,
mediazioni privilegiate per crescere nell’amore e nella relazione
personale  con  Gesù  Cristo.  Quella  salesiana  è  una  preghiera
semplice e per tutti, affonda le proprie radici nella vita quotidiana;
◗  l’approfondimento  sistematico  della  fede,  illuminata  dalla
lettura e dalla meditazione della Parola di Dio.
Una spiritualità ecclesiale e mariana
L’esperienza e l’intelligenza adeguata della Chiesa sono distintivi
nella spiritualità cristiana. La Chiesa è comunione spirituale e comu-
nità che si fa visibile attraverso gesti e convergenze anche operative; è
«Dobbiamo aiutare i giovani ad
acquistare confi denza e familiarità con
la sacra Scrittura, perché sia come una
bussola che indica la strada da seguire»
(VERBUM DOMINI 104)97
servizio agli uomini dai quali non si stacca come una «setta» che consi-
dera buone soltanto le opere che portano il segno della propria apparte-
nenza; è il luogo scelto e offerto da Cristo, nel tempo e nello spazio della
nostra storia, per poterLo incontrare. Egli ha consegnato alla Chiesa la
Parola, il Battesimo, il Suo corpo e Suo sangue, la grazia del perdono dai
peccati e gli altri Sacramenti, l’esperienza di comunione e la forza dello
Spirito che muovono alla carità verso i fratelli. Ci vuole un senso sempre
più responsabile e coraggioso d’appartenenza alla Chiesa particolare e
universale. Di fatti, la Famiglia di Don Bosco ha tra i tesori di casa una
ricca tradizione di fedeltà fi liale al Successore di Pietro, e di comunione
e collaborazione con le Chiese locali (cfr. Cost. 13; CG21, nn.96, 102;
CG23, nn.169-170; CG24, nn.62-64, 91-93; Carta dell’identità carisma-
tica della Famiglia Salesiana, n.26).
Gli atteggiamenti e l’esperienze da creare sono dunque:
◗  l’ambiente concreto della casa salesiana come luogo in cui sì
sperimenta  un’immagine  di  Chiesa  fresca,  simpatica,  attiva,
capace di rispondere alle attese dei giovani;
◗  i  gruppi  e,  soprattutto,  la  Comunità  Educativo-Pastorale,  che
unisce giovani ed educatori in un ambiente di famiglia attorno
ad un progetto di educazione integrale dei giovani;
◗  la partecipazione alla Chiesa locale che collegano tutti gli sforzi
di fedeltà dei cristiani in una comunione visibile e in un servizio
percettibile in un territorio concreto;
◗  la stima e fi ducia verso la Chiesa universale, vissuta nel rapporto
di amore verso il Papa; nell’informazione sulle situazioni in cui
il popolo di Dio è limitato nel suo desiderio di vivere la fede;
nella conoscenza dei santi e delle personalità signifi cative del
pensiero e delle realizzazioni cristiane nei diversi campi.
La  Spiritualità  Giovanile  Salesiana  è  una  spiritualità  mariana.
Maria fu chiamata da Dio Padre ad essere, nella grazia dello Spirito,
madre  del  Verbo  e  a  donarLo  al  mondo.  La  Chiesa  guarda  a  Maria
come esempio di fede: Don Bosco ebbe questo sguardo e noi siamo
chiamati  ad  imitarlo  in  comunione  con  la  Chiesa  (cfr.  Cost.  34,  92;
CG23, n.177; CG24, nn.68, 188; Carta dell’identità carismatica della
Famiglia Salesiana, nn.11, 37).
Siamo convinti che lo Spirito Santo suscitò, con l’intervento materno di
Maria, l’opera salesiana (cfr. Cost. 1): Ella indicò a don Bosco il suo campo
IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA98
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
di azione tra i giovani, lo guidò e lo sostenne costantemente ed è presente
tra noi e continua la Sua missione di Madre della Chiesa e Ausiliatrice dei
cristiani (cfr. Cost. 8). Nell’Oratorio di Valdocco Maria era una presenza
viva: l’ispiratrice, la guida, la maestra. Domenico Savio, Michele Magone
e tanti altri giovani non l’hanno contemplata come un ideale astratto o
un  semplice  oggetto  di  culto  e  devozione,  ma  come  una  persona  viva
e operante, che riempie la casa e fa sentire e sperimentare la vicinanza
dell’amore di Dio. La spiritualità giovanile salesiana stimola un affi damento
semplice e confi dente all’assistenza materna della Vergine Maria.
Essa è anche riconosciuta come Madre di Dio e nostra; come l’Immacolata,
piena di grazia, totalmente disponibile a Dio, santità, vita cristiana vissuta
con coerenza e totalità; come l’Ausiliatrice, aiuto dei cristiani nella grande
battaglia della fede e della costruzione del Regno di Dio, colei che protegge
e guida la Chiesa; sostegno e appoggio della fede, considerata da Don
Bosco «la Madonna dei tempi diffi cili».
In Maria Ausiliatrice abbiamo un modello e una guida per la nostra azione
educativa ed apostolica. Viene proposta con amore-ammirazione al culto
e  all’imitazione,  nella  condivisione  delle  celebrazioni  e  nella  memoria
dei  suoi  messaggi.  Madre  e  maestra  della  nostra  esperienza  formativa,
noi la invochiamo in modo speciale nella preghiera (cfr. Cost. 84.87.92;
Carta d’identità carismatica della Famiglia Salesiana, n.37), meditando nel
Vangelo i suoi atti e le sue parole.
Una spiritualità del servizio responsabile
La vita assunta come incontro con Dio, il cammino d’identifi cazione con
Cristo,  l’impegno  per  il  Regno,  la  Chiesa  percepita  come  comunione-
servizio dove ciascuno ha un posto e dove c’è bisogno dei doni di tutti,
fanno emergere e maturare una convinzione: la vita si porta dentro una
vocazione di servizio (cfr. Cost. 7, 19; CG23, nn.178-180; CG24, nn.94-
96; Carta d’identità carismatica della Famiglia Salesiana, n.35).
Ciò  trova  largo  riscontro  nell’esperienza  di  Don  Bosco,  giovane  e
apostolo. Egli, a partire dal sogno dei nove anni, ha percepito e vissuto
la  propria  esistenza  come  vocazione.  Ascolta  e  risponde  con  cuore
generoso  a  un  invito:  mettersi  tra  i  giovani  per  salvarli.  Don  Bosco
invitava i suoi giovani ad un “esercizio pratico di amore al prossimo”.
La Spiritualità Giovanile Salesiana è apostolica: ha la convinzione che 99
siamo chiamati a collaborare con Dio nella Sua missione, con dedizione,
fedeltà, fi ducia e disponibilità totale. Un impegno concreto al servizio
del bene secondo le proprie responsabilità sociali e i bisogni materiali
e spirituali degli altri.
Il servizio responsabile comporta alcuni atteggiamenti ed esperienze da
favorire. Essi possono enuclearsi attorno a quattro aree:
◗  apertura alla realtà e al contatto umano: Don Bosco chiedeva
ai suoi giovani di diventare “bravi cristiani ed onesti cittadini”.
Essere onesto cittadino comporta oggi per un giovane che egli
promuova la dignità della persona e i suoi diritti, in tutti i conte-
sti; che viva con generosità nella famiglia e si prepari a formarla
sulla base della reciproca donazione; che favorisca la solidarietà,
specialmente con i più poveri; che sviluppi il proprio lavoro con
onestà e competenza professionale; che promuova la giustizia,
la pace e il bene comune nella politica; che rispetti la creazione
e favorisca la cultura (cfr. CG23, n.178);
◗  impegno serio per individuare il proprio progetto di vita;
◗  maturazione graduale e scelte progressive e coerenti, di servizio
alla Chiesa e agli uomini. Questo servizio responsabile si svilup-
pa nella testimonianza della vita e si concretizza in molti ambiti:
l’animazione educativo-pastorale e culturale, il volontariato e la
missionarietà;
◗  prontezza nell’affrontare situazioni nuove e capacità di rinuncia-
re a cose secondarie per far propri i valori essenziali.
La  Spiritualità  Giovanile  Salesiana  vuole  quindi  aiutare  ciascun  giovane
nel cammino vocazionale, perché scopra il senso della propria vita, nella
verità, in dialogo con Dio.
Progettare itinerari di educazione alla fede
La spiritualità, prima che formulazione sistematica, è «esperienza» di vita.
Occorre tradurre la sintesi teorica in itinerari pedagogici strutturati
in  tappe  graduali,  secondo  la  condizione  dei  ragazzi  e  dei  giovani
che  li  devono  attuare  (obiettivi,  atteggiamenti,  conoscenze,  impegni
concreti  e  esperienze)  con  alcuni  contenuti  chiaramente  defi  niti.  La
Congregazione salesiana ha indicato quattro aree di maturazione umana
e cristiana: l’identità umana; l’incontro con Cristo; l’impegno per il Regno
e l’appartenenza ecclesiale (cfr. CG23, nn.120-157).
IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA
C100
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Don Bosco, predisponendo il suo sistema educativo-pastorale, ha traccia-
to una via «facile» di santità per i giovani, creando un ambiente idoneo
per la loro crescita come uomini e come cristiani e riuscendo a persona-
lizzare i percorsi educativi concepiti sulla loro misura. Basta accostare le
tre biografi e di Domenico Savio, Francesco Besucco e Michele Magone e
sarà chiaro come gli itinerari fossero fortemente unitari negli intenti edu-
cativi e sapientemente differenziati secondo la singolarità dei soggetti.
Cosa signifi ca in breve elaborare itinerari? Ecco alcuni criteri operativi
che orientino la dinamica dell’itinerario di fede:
◗  la fl essibilità che supera le rigidità strutturate ed il fi ssismo. L’itine-
rario deve adeguarsi ai ragazzi che vivono diverse situazioni per-
sonali e ambientali, anche se si misura sempre con la meta a cui
tendere. Si tratta perciò di pensare percorsi aperti, riproponendo
il messaggio integro nel modo e nelle forme adeguate alle varie
età e alle condizioni culturali e spirituali dei giovani concreti;
◗  la continuità, contraria alla periodicità e all’improvvisazione, e
la gradualità che supera la logica del «tutto e subito» a favore
di una sapiente pazienza e attesa educativa. L’itinerario assume
così la caratteristica di un percorso iniziatico, capace di stimo-
lare e coinvolgere la libertà del giovane nel compiere quei pas-
si ed assumere quelle responsabilità che il cammino educativo 101
simbolicamente prospettate mediante la proposta di contenuti
progressivi e di modalità di interiorizzazione. Bisogna stabilire
gli uni e le altre, presentando in ogni tappa le mete essenziali e
fondamentali della crescita umana e cristiana;
◗  l’orientamento ad un punto di approdo e al raggiungimento di
risultati formativi: camminare verso la meta del «buon cristiano
e dell’onesto cittadino», cercando di consolidare permanente-
mente  valori,  atteggiamenti  e  capacità  fondamentali.  Questo
signifi ca concretezza, cioè, aderenza alla realtà per discernere
attraverso i risultati comprovabili, l’adeguatezza delle proposte
e degli interventi;
◗  l’organicità in vista della promozione integrale della personalità di
ciascuno: armonizzare con criterio educativo l’espansione dell’e-
sperienza umana, la scoperta del signifi cato cristiano, l’espressio-
ne della fede. L’itinerario unifi ca i tre fattori in circolarità, per cui
l’uno richiama, provoca e fa crescere gli altri, giungendo ad una
ricca unità personale cristiana. Educare il “buon cristiano e l’one-
sto cittadino” richiede quindi che l’intera proposta educativa e le
singole tappe di ogni itinerario abbiano come orizzonte di senso
e di azione tutte le dimensioni della persona del giovane.
L’impostazione pedagogica del metodo, in stretta connessione con quel-
la dei contenuti e della dinamica, è importante. L’attenzione agli stili re-
lazionali e di comunicazione, a tutti gli elementi che dicono la dinamica e
la qualità del processo è subordinata all’obiettivo e ai contenuti. Si devo-
no privilegiare le forme più adatte all’età giovanile, quelle maggiormente
fl essibili che diano ampio spazio all’approfondimento sistematico e alla
creatività: alcuni «punti di non-ritorno», molto importanti, nascono dalla
realtà. Gli educatori salesiani non possono ignorare i tratti principali che
caratterizzano i giovani contemporanei e che incidono profondamente
nel vissuto, anche religioso, altrimenti rischiano l’inadeguatezza e l’inef-
fi cacia delle proposte. La pastorale giovanile è autentica se è connotata
da fl essibilità e creatività.
In questo senso, il metodo è anche messaggio. I giovani richiedono uno
stile di annuncio cristiano propositivo, capace di stabilire una comunica-
zione corretta e di dare spazio alla creatività e alle modulazioni linguistiche
di oggi. Per la realtà dei giovani e per la qualità degli obiettivi e dei con-
tenuti da comunicare, è necessario prendere in considerazione i seguenti
criteri di metodo:
IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVALA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
102
La
concretezza
i giovani apprezzano e accolgono i passi concre-
ti, le azioni intraprese, l’effi cacia di quanto vie-
ne proposto. Tutto quanto si fa, si deve vedere,
sottolineare, ringraziare, valutare e verifi care nel
concreto del quotidiano;
Il
simbolo
è  necessario  educare  la  capacità  simbolica,
ossia la capacità di comunicare e di entrare in
comunione  con  ciò  che  non  viene  trasmesso
attraverso il solo concetto, ma ha bisogno della
cooperazione della sensibilità e della creatività.
Iniziare a comunicare esperienze e realtà con il
gesto e con esperienze antropologiche di carat-
tere rituale (il saluto, la festa, lo scambio della
pace…).  La  dimensione  simbolica  nasce  dalla
necessità di entrare in comunione con il Mistero
di Dio già presente nella realtà di ogni giorno. In
questo senso, i linguaggi liturgico, catechistico
ed esperienziale, debbono essere utilizzati tutti
armonicamente;
La
narrazione
più che il discorso di dimostrazione, giustifi ca-
zione  o  convincimento,  i  giovani  preferiscono
il racconto, il suggerimento, il coinvolgimento
nelle narrazioni di storie di vita. Utilizzare i ge-
neri evangelici come la parabola è indispensa-
bile, è più credibile. Si deve essere in grado di
raccontare la propria storia e la fede in essa.
“Quanto abbiamo visto e udito” è ciò che dob-
biamo trasmettere;
L’
interiorizzazione
perché l’itinerario di fede sia effettivo, è neces-
sario che l’esperienza e le attività siano vaglia-
te  nell’interiorità  della  persona  (testa,  cuore  e
mano), dando parola al vissuto, condividendolo,
comunicandolo, così che diventi scelta, percor-
so, cambiamento;103
L’
esperienza
partire dall’esperienza, suscitare esperienza,
tornare  all’esperienza,  leggere  l’esperienza.
L’esperienza  della  propria  vita  è  la  risorsa
educativa principale, completata e stimolata
lungo il processo da altre nuove esperienze
ulteriori.  Esperienza  è  anche  il  consolidare
o il contrastare ciò che si rileva e si scopre.
Essa deve essere accompagnata e letta, per-
ché diventi parte del tessuto personale e vita-
le, superando la tendenza al semplice accu-
mulo di dati;
Il
protagonismo
 e
la
partecipazione
i giovani hanno bisogno di essere protagonisti
del proprio essere, credendo nelle proprie ca-
pacità di crescita e di cambiamento. Vogliono
essere considerati e interpellati. Bisogna ri-
schiare,  dando  loro  responsabilità,  secondo
la loro situazione e le loro capacità. Non esi-
ste  maturità  senza  responsabilità,  nessuna
fi ducia  se  non  avvertono  fi ducia.  Non  sono
oggetto, ma soggetto del processo di vita;
La
personalizza-
zione e
socializzazione
tenere conto della libertà effettiva cui è giunto
il giovane e del legittimo pluralismo educati-
vo che rispetti le diverse situazioni in cui i gio-
vani vivono. Bisogna essere fl essibili, pensare
a ciascuno in maniera specifi ca, curare il suo
processo personale. La personalizzazione si
attua nel riferimento agli altri, avviene con gli
altri (gruppo) e attraverso gli altri. Tutti si ri-
conoscono in rapporto agli altri, con la storia
e con il mondo. Si cresce in relazione.
IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA104
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANAV
CAPITOLO
COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE:
FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA
PER I GIOVANI PER I GIOVANI
«Gesù si avvicinò
e camminava
con loro»
(Lc 24, 15)106
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
       Don Bosco voleva che nei suoi ambienti ciascuno
si sentisse “a casa sua”. La casa salesiana diventa
una famiglia quando l’affetto è ricambiato e tutti,
confratelli e giovani, si sentono accolti e responsabili
del bene comune. In clima di mutua confi denza e di
quotidiano perdono si prova il bisogno e la gioia di
condividere tutto e i rapporti vengono regolati non
tanto dal ricorso alle leggi, quanto dal movimento
del cuore e dalla fede. Tale testimonianza suscita
nei giovani il desiderio di conoscere e seguire la
vocazione salesiana»
(Cost. 16)
       Senza familiarità non si dimostra l’amore
e senza questa dimostrazione non vi può essere
confi denza. Chi vuole essere amato bisogna che
faccia vedere che ama»
(Lettera da Roma, 1884)107
COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
La Pastorale    Giovanile  Salesiana  richiede
la convergenza delle intenzioni e delle convinzioni da parte
di tutti quelli che sono coinvolti nella progettazione e nella
realizzazione  della  Comunità  Educativo-Pastorale,  dove
essa  si  svolge.  In  questo  capitolo  ne  esporremo  l’identità
comunitaria, i suoi dinamismi, il suo stile di corresponsabilità
e le modalità di animazione della sua crescita. La comunità
è chiamata a investire sulla fi gura dell’educatore salesiano.
Affrontando  il  discernimento  e  il  rinnovamento  di  ogni
attività  e  opera,  rivolgiamo  lo  sguardo  allo  stile  salesiano,
al  “criterio  oratoriano”  che  ci  collega  con  le  intuizioni
pratiche del carisma (modalità di convivenza e di comunione)
diventate  patrimonio  comune,  applicabili  a  tutti  i  contesti
dove operano i salesiani. Si dà importanza al modo di offrire
i segni del Vangelo nel quotidiano, con la cura di relazioni e
comunicazioni autentiche.108
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Pastorale Giovanile
Salesiana: un’esperienza
comunitaria
L’ESPERIENZA COMUNITARIA NELLO
SPIRITO SALESIANO E NELLA MISSIONE
Una comunione al servizio d’una stessa missione
L’evangelizzazione  è  sempre  un’azione  ecclesiale.  Perciò  il  primo
elemento fondamentale per la realizzazione della Pastorale Giovanile Sa-
lesiana è la comunità che coinvolge, in clima di famiglia, giovani e adulti,
genitori ed educatori, fi no a diventare esperienza di Chiesa (cfr. Cost. 44-
48; Reg. 5): una comunione che vive i diversi doni e servizi come realtà
complementari, in mutua reciprocità, al servizio d’una stessa missione
(cfr. CG24, nn.61-67). L’evangelizzazione è frutto di un percorso corale,
una missione tra consacrati e laici, che uniscono le loro forze in colla-
borazione  nello  scambio  dei  doni,  pur  nelle  differenze  di  formazione,
di compiti, di carismi e gradi di partecipazione a questa missione. Una
comunità nella quale tutti, consacrati e laici, sono soggetti attivi, prota-
gonisti dell’evangelizzazione dei singoli e delle culture (cfr. Christifi deles
Laici 55-56; CG24, n.96).
Questa comunità, soggetto e, al tempo stesso, oggetto e ambito
dell’azione educativo-pastorale è la “Comunità Educativo-Pastorale”
(CEP). È il nostro essere Chiesa, la nostra pastorale specifi ca inserita nella
pastorale ecclesiale. L’educazione e l’evangelizzazione sono frutto della
convergenza di persone, interventi, qualifi che, in un progetto condiviso
e attuato corresponsabilmente (cfr. Cost. 34; CG21, nn.63, 67; CG24,
n.99). La Pastorale Giovanile Salesiana da azione di singoli operatori di-
viene coordinamento dei diversi interventi, ricerca d’intesa e di comple-
mentarietà tra tutti, ricerca di collaborazioni, sforzo di organicità e
di progettazione.
A
1 1
1109
COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
La forma salesiana di essere presenti tra i giovani
Fin dai primi tempi dell’Oratorio Don Bosco costituisce attorno a sé una
comunità-famiglia nella quale gli stessi giovani erano protagonisti:
un ambiente giovanile impregnato dei valori del Sistema Preventivo, con
caratteristiche spirituali e pastorali ben defi nite, con obiettivi chiari ed una
convergenza di ruoli pensati in funzione dei giovani. Da questa comunità
nacquero la Congregazione e la Famiglia Salesiana. Secondo lo stesso Don
Bosco, i Salesiani, con la loro vita in comune, sono centro di comunione
e di partecipazione per gli educatori che apportano il loro contributo al
progetto e ne diffondono il carisma (cfr. CG24, nn.71-72, 75).
Nella memoria degli inizi di Valdocco abbiamo incontrato non solo il cuore
pastorale di Don Bosco ma anche la sua capacità di coinvolgimento: chie-
sa, camere e cortili diventano realtà educative grazie all’apporto di eccle-
siastici e di laici. Il Sistema Preventivo è attento al rapporto personale, ma
è anche comunitario. La sua proposta è intensamente “comunionale”. La
CEP è la forma salesiana d’animazione di ogni realtà educativa intesa alla
realizzazione della missione di Don Bosco. Non è una nuova struttura che
si aggiunge agli altri organismi di gestione e di partecipazione esistenti
nelle diverse opere o ambienti pastorali e non è neanche soltanto un’or-
ganizzazione di lavoro o una tecnica di partecipazione.
La presenza salesiana è chiamata a farsi casa ac-
cogliente,  abitabile,  per  i  giovani.  Con
la CEP vogliamo formare, in ogni
nostra  presenza,  una  comu-
nità di persone, orienta-
ta  all’educazione  dei
giovani,  che  possa
divenire per loro un’e-
sperienza di Chiesa
e  li  apra  all’incon-
tro  personale  con
Gesù Cristo. La
CEP (cfr. Cost.
47;  CG24,
n.156) è dun-
que:
B110
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
La CEP coinvolge molte persone intorno
al Progetto Educativo-Pastorale Salesiano
La  sfi da  della  CEP  richiede  la  ricostruzione  di  un  maturo  senso  di
appartenenza  ed  anche  di  un  rinnovamento  di  mentalità,  quanto  al
modo di pensare, di valutare e di agire, di porsi di fronte ai problemi e allo stile
delle relazioni (con i giovani, tra gli educatori e gli operatori della pastorale).
Si tratta di una comunità articolata in cerchi concentrici, nella quale i giovani,
punto di riferimento fondamentale, sono al centro (cfr. Cost. 5): la comunità
salesiana, garante dell’identità salesiana, nucleo di comunione e partecipazione;
le  famiglie,  primi  e  principali  responsabili  dell’educazione  dei  giovani;  i  laici
a vario titolo responsabili e collaboratori, tra i quali anzitutto i membri della
Famiglia  Salesiana,  che  operano  nell’ambito  dell’opera,  con  l’apporto  delle
caratteristiche e della ricchezza vocazionale del proprio gruppo di riferimento.
Le iniziative pastorali più signifi cative si articolano come una rete:
tutti  collaborano  ai  diversi  livelli  nell’elaborazione  del  PEPS,  centro  di
convergenza di ogni attività, cooperando nello stesso processo educativo,
arricchendosi vicendevolmente in un cammino comune di formazione (cfr.
CG24,  n.157).  L’esperienza  formativa  coinvolge  la  comunione  di  criteri
C
comunità: perché coinvolge in un clima di famiglia giovani e adulti,
genitori ed educatori, dove l’elemento fondamentale di unità non
è  il  lavoro  o  l’effi cacia,  ma  un  insieme  di  valori  vitali  (educativi,
spirituali,  salesiani...)  che  confi gurano  un’identità  condivisa  e
cordialmente voluta;
educativa: perché colloca nel centro dei suoi progetti, relazioni
e organizzazioni, la preoccupazione per la promozione integrale
dei  giovani,  cioè  la  maturazione  delle  loro  potenzialità  in  tutti
gli  aspetti:  fi sico,  psicologico,  culturale,  professionale,  sociale,
trascendente;
pastorale: perché si apre all’evangelizzazione, cammina con i gio-
vani incontro a Cristo e realizza un’esperienza di Chiesa, dove con i
giovani si sperimentino i valori della comunione umana e cristiana
con Dio e con gli altri.111
COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
(mentalità),  convergenza  di  intenti  (obiettivi)  e  organicità  d’interventi
(corresponsabilità,  confronto,  ricerca,  verifi  che).  Il  PEPS  contribuisce  ad
unifi care in sintesi il Vangelo e la cultura, la fede e la vita (cfr. CG24, n.96).
La CEP e la famiglia
Come è stato detto, la CEP è un centro di accoglienza e convocazione
del maggior numero possibile di persone interessate agli aspetti umani e
religiosi del territorio. Una sfi da pastorale ben rilevata è quella di realizzare
una condivisione più piena con la famiglia, la prima e indispensabile
comunità  educante.  Riconosciamo  che  la  famiglia  è  la  cellula  della
società e della Chiesa. Essa, pur con tutte le sue diffi coltà, è stimata dai fi gli
stessi che ne ricevono l’indispensabile affetto. Per i genitori, l’educazione
è un dovere essenziale, connesso alla trasmissione della vita, originale e
primario  rispetto  al  compito  educativo  di  altri  soggetti,  insostituibile  e
inalienabile, non delegabile né surrogabile (cfr. Familiaris Consortio 36).
È  interessante  e  promettente  la  nascita  di  centri  di  ascolto  a  sostegno
dell’educazione,  in  soccorso  delle  problematiche  familiari,  gestiti  sia  da
laici che da consacrati. Interessanti anche i tentativi di accompagnamento
di gruppi di genitori che si coinvolgono nell’educazione alla fede dei loro
fi gli. Ogni CEP s’impegna a rendere coscienti i genitori della loro respon-
sabilità educativa, di fronte ai nuovi paradigmi emergenti, e ad accompa-
gnare con particolare attenzione le giovani coppie, coinvolgendole atti-
vamente nella CEP stessa. È necessario operare un attento discernimento
comunitario, SDB e laici, per riconoscere e rispondere alle problematiche
più urgenti della famiglia, cogliendone le molteplici risorse. È auspicabile
un coinvolgimento sempre più partecipativo della famiglia nel PEPS.
La CEP, come esperienza significativa di Chiesa nel territorio
Per  la  sua  capillare  presenza  nel  territorio  ogni  opera  salesiana
dispone di un potenziale educativo straordinario. La missione salesiana
non si identifi ca né si riduce alla comunità salesiana e all’opera salesiana;
questa tuttavia è necessaria come luogo di convocazione e di formazione
del vasto movimento che lavora per la gioventù, dentro e fuori delle strutture
salesiane, nella Chiesa e nelle istituzioni della società civile (CG24, n.4). La
CEP, così articolata, collabora e si apre a quanti lavorano per la promozione
e formazione dei giovani nel territorio, agli ex-allievi/e che si sentono solidali
con essa, ai giovani e agli adulti della zona, ai quali offre la sua proposta
D
E112
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
educativa. In quanto soggetto della pastorale essa vive e agisce nella Chiesa
e nel mondo (cfr. Cost. 47), come presenza signifi cativa:
◗  Si  integra  nella  pastorale  della  Chiesa  locale  inserendo  il
PEPS nel piano pastorale della Diocesi o regione; coordinando
il  proprio  lavoro  con  le  altre  forze  cristiane  che  lavorano  per
l’educazione dei giovani; esprimendo comunitariamente questa
appartenenza alla Chiesa attraverso gesti proporzionati al livello
di fede raggiunto dalla CEP.
Intervenendo  nella  comunità  ecclesiale  con  il  suo  contributo
specifi co, la CEP arricchisce la Chiesa locale con il dono della
Spiritualità  Giovanile  Salesiana,  del  Sistema  Educativo  di  Don
Bosco, della vitalità della Famiglia Salesiana e del Movimento
Giovanile Salesiano, sia che partecipi attivamente al Consiglio
pastorale parrocchiale o zonale, sia che offra il proprio contributo
professionale  di  educatori  dei  giovani  o  presenti  proposte  e
iniziative  al  servizio  della  missione  educativo-pastorale  della
Chiesa a favore dei giovani.
◗  Opera  come  punto  di  aggregazione  delle  forze  sociali
esistenti  sul  territorio,  e  tende  ad  integrarsi  nella  realtà  in
cui vive. Mantiene con queste forze un dialogo e un confronto
arricchente;  partecipa  alla  formazione  e  promozione  umana
e  cristiana  dei  giovani,  collaborando  con  gli  organismi  che
lavorano  per  le  stesse  fi  nalità  (cfr.  CG21,  nn.17,  132;  CG23,
nn.229-230; CG24, n.115).
Essendo  centro  di  comunione  e  partecipazione,  la  CEP  si
costruisce come spirale il cui nucleo centrale irradia sensibilità
e corresponsabilità alle periferie, curando la signifi catività e la
comunicazione (cfr. CG24, nn.49, 114, 135). Rende signifi cativa
la  presenza  salesiana  che,  con  la  propria  identità  educativa  e
pastorale, diventa centro di accoglienza e di aggregazione, segno
di comunione e di partecipazione, e proposta di trasformazione
dell’ambiente (cfr. CG23, nn.225-229; CG24, nn.173-174).
◗  Opera  come  agente  di  trasformazione  dell’ambiente.
Essa  è presente  attraverso  i  suoi  membri non solo nella vita
del  territorio,  ma  partecipa  “all’impegno  della  Chiesa  per  la 113
COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
giustizia e per la pace” (Cost. 33) e favorisce la conversione
delle  situazioni  contrarie  ai  valori  del  Vangelo  (cfr.  Cost.  7).
La sua competenza educativa e pastorale potrà essere richie-
sta per rispondere a problematiche riguardanti i giovani (cfr.
CG24, n.235). Si rende presente nei contesti umani in cui essi
vivono, in particolare gli emarginati o gli esclusi, attenta agli
elementi che infl uiscono di più sulla loro educazione ed evan-
gelizzazione, discernendovi i segni della presenza salvifi ca di
Dio; partecipa decisamente al dibattito culturale e ai proces-
si  educativi  attraverso  le  diverse  forme  dell’associazionismo,
del volontariato e della cooperazione sociale, apportando una
proposta educativa originale per la creazione di una mentalità
e  di  una  coscienza  sociale  e  civile  solidale  e  cristiana,  e  per
l’evangelizzazione della cultura.
Questo dinamismo porterà la comunità a valutare criticamente
quanto accade all’intorno e a incoraggiare i cristiani impegnati
nel territorio.
◗  Opera  come  presenza  della  Chiesa  in  contesti  pluri-
religiosi e pluri-culturali: La Pastorale Giovanile Salesiana si
realizza anche in contesti di pluralismo culturale e religioso, con
una notevole presenza di laici di diverse culture e credenze che
partecipano alla nostra missione. Per questo deve essere sempre
aperta al dialogo e alla collaborazione con le diverse tradizioni
religiose,  promuovendo  con  loro  lo  sviluppo  integrale  della
persona e la sua apertura alla trascendenza. Questa prospettiva
dice l’esigenza di una profonda inculturazione della pastorale. Il
Sistema Preventivo è il criterio di base per questa collaborazione:
“con coloro che non accettano Dio possiamo fare un cammino
insieme basandoci sui valori umani e laicali presenti nel Sistema
Preventivo;  con  coloro  che  accettano  Dio  o  il  Trascendente
possiamo procedere oltre, fi no a favorire l’accoglienza dei valori
religiosi;  con  quelli,  infi  ne, che  condividono  con  noi  la  fede
in  Cristo  ma  non  nella  Chiesa,  possiamo  camminare  ancora
di più nella strada del Vangelo” (CG24, n.185). Per questo è
importante  che  nella  CEP  i  cristiani  vivano  in  fedeltà  la  loro
vocazione e la missione evangelizzatrice della Chiesa secondo il
carisma salesiano (cfr. CG24, nn.183-185).114
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
L’ANIMAZIONE DELLA CEP
La CEP più che una struttura o istituzione già fatta, è un organismo vivente che
esiste nella misura in cui cresce e si sviluppa. Per questo non si deve curare sol-
tanto la sua organizzazione ma, soprattutto, sviluppare la sua vita. In ogni CEP
si devono assicurare la promozione e la cura delle molteplici modalità di
animare, di accompagnare le persone. Per questo motivo possiamo parla-
re di un originale accompagnamento pastorale salesiano. Accompagniamo le
persone a diversi livelli, attraverso: l’ambiente generale della CEP, i gruppi e il
rapporto personale - accompagnamento personale.
Accompagnamento di ambiente
In primo piano, si accompagna innanzitutto costruendo un ambiente educati-
vo. In esso, da una parte, i giovani si sentono a casa loro, dall’altra, in un clima
di sostegno, di circolazione d’idee e di affetti, ricevono proposte educative che
li stimolano a fare delle scelte e ad impegnarsi. L’ambiente che una CEP offre in
un’opera salesiana deve essere capito, in primo luogo, negli aspetti più esterni
ed operativi, cioè, nella sua organizzazione e nel suo coordinamento: la
qualità e l’adeguatezza dei processi informativi e comunicativi tanto all’interno
come all’esterno della CEP; il coinvolgimento degli sforzi di tutti nei processi
educativi; il rispetto di ruoli, funzioni e contributi specifi ci delle diverse voca-
zioni; la presenza reale di spazi per la partecipazione nell’elaborazione, realiz-
zazione e verifi ca insieme del PEPS; l’intenzionalità educativo-pastorale degli
obiettivi, dei contenuti offerti e delle realizzazioni delle diverse équipe.
Per  maturare,  il  giovane  ha  bisogno  di  stabilire  rapporti  educativi  e  di
identifi cazione con diverse fi gure di adulti nella CEP. Ciascuna di que-
ste persone dà un proprio contributo e lascia il segno della propria perso-
nalità e della propria competenza. In ogni CEP occorre assicurare relazioni
aperte,  con  fi  gure  diversifi  cate  che  promuovano  rapporti  personalizzati
tra il mondo degli adulti e quello dei giovani, rapporti che vanno oltre le
relazioni puramente funzionali e favoriscono relazioni fraterne, di rispetto
e d’interesse alle persone. È il principio dell’assistenza salesiana.
Per ultimo: l’ambiente deve favorire l’impegno costante di formazione
permanente di qualità a diversi livelli, spirituale, cristiana e salesiana,
A
2 1115
COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
poiché  la  CEP  non  è  solo  soggetto,  ma  anche  oggetto  della  pastorale
giovanile. A tale scopo, si devono attivare percorsi di formazione per tutti:
la proposta educativo-pastorale va tracciata non solo per i giovani, ma
deve ispirare itinerari per gli adulti (laici e salesiani insieme) che, oltre a
consentire loro di vivere «per» i giovani, li aiutino a crescere «con» loro, a
ritmare i propri passi con quelli delle nuove generazioni.
Accompagnamento di gruppo
Tutte le persone che formano parte di una CEP entrano in contatto con un’u-
nica proposta di vita e di spiritualità. In qualche modo camminano percor-
rendo un unico itinerario, al cui interno vengono privilegiati diversi luoghi
educativi e religiosi. Uno di questi sono i gruppi. Questi accompagnano le
persone precisamente curando la gradualità e la differenziazione, dentro un
unico cammino, per rispondere agli interessi diversi delle persone. Si armo-
nizzano a livello personale le diverse appartenenze in una forma di appren-
dimento attivo, in cui si fa ricorso allo sperimentare, al ricercare, all’essere
protagonisti, all’inventare e ri-esprimere iniziative. Sono un segno di vitalità,
permettendo ai giovani di elaborare i valori con le categorie culturali cui sono
più sensibili. I gruppi possono essere per i giovani il luogo in cui le loro attese
entrano in contatto con le proposte di valore e di fede e, venendo coinvolti in
forma leale nella scoperta dei valori, li assimilano vitalmente.
Aiutano  i  giovani  a  ritrovare  più  facilmente  la  propria  identità  e  a
riconoscere ed accettare la diversità degli altri, passaggio quasi obbligato
per maturare un’esperienza di comunità e di Chiesa.
L’accompagnamento  attraverso  i  gruppi  aiuta  a  crescere  nel  senso
di  appartenenza  alla  CEP.  Ogni  gruppo  deve  riconoscere  il  suo
coinvolgimento a un riferimento più grande: la CEP. I gruppi, diventando
propositivi, costituiscono una mediazione tra la grande massa, in cui si
rischia l’anonimato, e la solitudine esasperata chiusa in se stessa A mano a
mano che il gruppo si consolida internamente, interagisce positivamente
con la CEP scambiando in essa proposte, intuizioni e attese, e favorendo
la partecipazione affettiva ai suoi momenti e simboli.
Accompagnamento personale
Un  terzo  compito  si  prospetta,  accompagnare  ciascuno  dei  membri
della CEP nella sua crescita umana e cristiana e nelle sue scelte più
C
B116
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
personali. Ciò comporta che la persona sia raggiunta nella sua individualità,
“a tu per tu”, anche quando essa è attivamente inserita in un ambiente
o in un gruppo. La prassi pedagogica di Don Bosco ha sempre unito allo
stare insieme in cortile la parola personale «all’orecchio», all’incontro tra
tutti in momenti suggestivi il dialogo personalizzato, il rapporto educativo
nella relazione. L’obiettivo del percorso di questa pedagogia dell’ “uno per
uno” è l’autenticità personale.
La vita dei membri della CEP non si esaurisce nell’ambiente o nel gruppo,
anche  se  in  essi  le  esperienze  sono  decisive.  L’incontro-colloquio  ha  un
valore  e  una  funzione  particolare.  Il  dialogo  restituisce  atteggiamenti
pastorali, come li vediamo nell’incontro del ragazzo Giovanni Bosco con
Don  Calosso  o  quell’altro  colloquio  di  Don  Bosco  prete  con  Bartolomeo
Garelli.  L’azione  salesiana  vuole  svegliare  nel  giovane  una  collaborazione
attiva e critica al cammino educativo, misurata sulle sue possibilità, scelte ed
esperienze personali: la ricerca di motivazioni di fondo per vivere; il bisogno
di chiarezza in un momento puntuale; il desiderio di dialogo e discernimento;
l’interiorizzazione  delle  esperienze  quotidiane,  per  decifrarne  i  messaggi;
il confronto e l’istanza critica; la riconciliazione con se stessi e il recupero
della calma interiore; il consolidamento della maturità personale e cristiana.
I tempi di queste scelte e di queste esperienze non sono i medesimi in tutti
e neppure sono uguali le situazioni e le decisioni di fronte alle quali i giovani
si trovano. L’accompagnamento svolge un servizio educativo-pastorale nei
confronti dei singoli, valorizzandone il vissuto personale, e fa della vita il
tema centrale del dialogo educativo e spirituale.
La  CEP  offre  molteplici  possibilità  di  comunicazione  personale.  L’unico
obiettivo  è  raggiungibile  in  una  gamma  varia  di  modalità,  di
circostanze  e  di  interventi.  I  momenti  spontanei  e  informali  di
condivisione sono i più frequenti. Ma altri più sistematici sono indispensabili.
Tra  questi,  la  direzione  spirituale.  Qui  si  consolida  la  fede  come  vita  in
Cristo  e  come  radicale  senso  dell’esistenza.  Essa  aiuta  a  discernere  la
vocazione personale di ognuno nella Chiesa e nel mondo, e a crescere
costantemente nella vita spirituale fi no alla santità.
Ogni giovane, sentendo il peso della molteplicità delle proposte che lo
raggiungono e la fatica interiore di doverle vagliare in vista della propria
crescita, desidera uno spazio – affettivamente carico ma rispettoso della
sua libertà – che gli permetta di “respirare”, di interrogarsi, di esercitare
la propria responsabilità; uno spazio dove trovare appoggio per potersi 117
COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
pazientemente  appropriare  di  se  stesso.  A  rigore,  si  tratta  di  una
domanda di educatori, di guide, di fi gure educative capaci di operare
l’accompagnamento personale.
La CEP deve offrire occasioni e possibilità di dialogo “a tu per tu”: non può
essere sorda alla richiesta di questo spazio. Questo richiede che si garanti-
scano tempi e luoghi dove il comunicare personale non sia né impedito né
frettoloso. La cura per la dimensione personale garantisce ossigeno alla CEP,
creando occasioni perché ognuno verifi chi il proprio vivere e si renda consa-
pevole del proprio orientamento. Si sente sempre più urgente il bisogno di
persone pronte all’ascolto ed a accogliere le confi denze con rispetto, senza
mai invadere l’intimità della coscienza. Occorrono persone che abbiano il
dono dell’ascolto e accettino la responsabilità educativa di assistere i giova-
ni, particolarmente nel loro sforzo di crescita. Camminare accanto ad ogni
giovane per aiutarlo a individuare la sua strada è un’esperienza umana e di
fede che lascia nella sua vita un’impronta permanente.
UN SERVIZIO SPECIFICO DI ANIMAZIONE:
IL NUCLEO ANIMATORE
L’animazione salesiana della CEP comporta alcuni interventi che assicuri-
no l’organizzazione, il coordinamento, l’accompagnamento pedagogico,
l’orientazione educativa con i suoi obiettivi e contenuti, la formazione dei
soggetti che interagiscono, e il rafforzamento della originalità salesiana
dell’opera. Sono tutti necessari e si richiamano a vicenda per un’a-
nimazione corporativa, nella quale la diversità dei compiti e dei ruoli e
la corresponsabilità di tutti facilitano il raggiungimento degli obiettivi (cfr.
CG24, nn.106-148).
Un gruppo di persone in reciproco arricchimento
Tutti i componenti della CEP, SDB e laici, partecipano alla sua animazio-
ne, ma alcuni hanno il compito specifi co di favorire il contributo di
tutti, promuovendo la responsabilità del più grande numero possibile dei
membri,  curandone  la  qualità  e  il  coordinamento  e  avendo  particolare
cura dei livelli più determinanti per l’identità salesiana e la qualità edu-
cativa ed evangelizzatrice. Con la loro testimonianza carismatica, queste
persone costituiscono il “nucleo animatore” della CEP.
A
3 1118
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Il cuore, nella persona, pur essendo un piccolo organo rispetto al resto del
corpo, è capace di far arrivare il sangue, e quindi la vita, a tutte le parti del
corpo, a patto però che tutte le “valvole” lavorino sinergicamente per questo.
Così, il nucleo animatore è un gruppo di persone composto da salesiani e laici
che si identifi ca con la missione, il sistema educativo e la spiritualità salesiana e
assume solidalmente il compito di convocare, motivare, coinvolgere tutti
coloro che si interessano all’opera, per formare con essi la comunità educativa
e realizzare il progetto di evangelizzazione ed educazione dei giovani.
Va sottolineato che la comunità religiosa salesiana (cfr. Cost. 38, 47; Reg.
5),  il  suo  patrimonio  spirituale,  il  suo  stile  pedagogico,  i  suoi  rapporti
di  fraternità  e  di  corresponsabilità  nella  missione,  rappresentano  una
testimonianza di riferimento per l’identità pastorale del nucleo animatore:
“svolge il ruolo di riferimento carismatico a cui tutti s’ispirano” (CG25,
n.70). La comunità religiosa non costituisce da sola il nucleo animatore
ma ne è parte integrante. Ai laici che lavorano in un’opera salesiana senza
comunità religiosa si deve assicurare che, nei modi convenienti, sia aperta
una  reale  partecipazione  e  una  vera  responsabilità  nell’organizzazione,
nella gestione e anche nelle funzioni proprie del nucleo animatore.
Il Consiglio della CEP è l’organismo che anima e coordina l’attuazione
del Progetto Educativo-Pastorale, è il luogo privilegiato della correspon-
sabilità dei salesiani, dei laici, dei genitori e dei giovani. Opera mediante la
rifl essione, il dialogo, la programmazione e la revisione degli interventi previsti
(cfr. CG24, nn.160-161, 171). Essendo un organismo di coordinamento per il
servizio dell’unità di tutti nel Progetto locale, coopera con tutte le altre istanze
che agiscono nella CEP. Compete all’Ispettore con il suo Consiglio offrire i crite-
ri di composizione, le competenze e i livelli di responsabilità, in coordinamento
con le attribuzioni del Consiglio della comunità salesiana (cfr. CG24, n.171).
Questo tema è trattato in maniera ampia al capitolo VIII, n.2.1/d.
Nuovi modelli organizzativi
II  Capitolo  Generale  26  (n.  120)  riconosce  che  vi  è  attualmente  in
Congregazione  una  pluralità  di  modelli  di  gestione  delle  opere:
opere gestite da una comunità salesiana che è nel nucleo animatore di una
più ampia Comunità Educativo-Pastorale; attività ed opere interamente
affi date dai Salesiani ai laici, o create dai laici, e riconosciute nel progetto
ispettoriale (secondo i criteri indicati dal CG24, nn.180-182); modalità di
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COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
Il cuore
dell’educatore salesiano
Abbiamo individuato nella CEP i soggetti con i quali si costruisce questa
esperienza. Merita, ora, rifl ettere sulla persona dell’educatore, sul profi lo
a cui debba ispirarsi e sugli atteggiamenti da coltivare. Accenniamo breve-
mente al cuore dell’educatore salesiano, di colui che, in qualsiasi ambito
di presenza e di impegno, è fedele al modello di educatore e di evangeliz-
zatore che Don Bosco ha lasciato in eredità.
L’INDISPENSABILE «INTERIORITÀ APOSTOLICA»
Entrare più profondamente nel Vangelo
L’indispensabile «interiorità apostolica» porta ad una maggiore consape-
volezza del signifi cato e delle esigenze dell’essere educatore-pasto-
re: si cresce in una più completa e profonda conoscenza di Cristo, Buon
Pastore, e in una autentica esperienza di fede nell’operosità quotidiana.
gestione diversifi cate, non riconducibili ad un unico modello, nelle quali
permane  il  rapporto  tra  una  comunità  locale  e  l’opera,  o  più  opere,  o
ambienti pastorali gestiti dai laici. Tali situazioni richiedono, ovviamente,
nuovi  modelli  organizzativi:  per  l’animazione  della  CEP,  ove  manchi  la
presenza della comunità salesiana, il nucleo animatore, costituito da laici,
si  ispira  ai  tre  criteri  di  identità,  comunione  e  signifi catività  dell’azione
salesiana ed è messa in atto sotto la responsabilità dell’Ispettore e del suo
Consiglio (v. capitolo VIII, n.2.2).
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2120
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Soltanto una “persona interiore” ha capacità di ascolto, può distinguere
l’apparente  dall’autentico,  può  essere  aperta  alle  necessità  degli  altri  e
lasciarsene toccare. Questa interiorità raggiunge il suo culmine nell’uomo
“pieno di Dio”, l’uomo che vive e cammina “alla presenza di Dio”, che
ha scoperto Dio che si rivela nella storia quotidiana e, in modo speciale, si
rivela nella storia dei ragazzi e dei giovani di cui è al servizio.
Per incidere di più non basta essere più numerosi o disporre di mezzi più
potenti; è necessario, soprattutto, essere più discepoli di Cristo, entrare
più  profondamente  nel  Vangelo.  La  forza  di  attrazione  che  vivifi ca
l’azione educativo-pastorale procede dalla carità pastorale, ossia da una
motivazione  vocazionale  di  servizio  al  Vangelo.  Questa  scelta  basilare
permea in tal modo la coscienza dell’educatore, che tutte le sue attività,
qualunque  sia  la  loro  natura  propria,  acquistano  una  intenzionalità
evangelica  (cfr.  Ez  34,  11.23,  il  vero  pastore).  Persone  veramente
competenti,  che  unifi cano  nella  loro  vita  una  interiorità  evangelica
salesiana e ricca umanità, che vedono nel loro impegno educativo un
aspetto  della  loro  missione.  Senza  una  speciale  cura  dell’interiorità
apostolica nei consacrati, nei laici e nei giovani non avremo una vera
evangelizzazione. È la carità pastorale radicata nel cuore che risulta il
centro vivo dello spirito salesiano.
La prima forma di evangelizzazione è la testimonianza
Mossi  da  questa  interiorità  apostolica,  l’evangelizzatore  è  consapevole
che  la  buona  notizia  non  solo  risiede  nella  verità  che  si  annuncia,  ma,
soprattutto nella convinzione della testimonianza con cui la propone (cfr.
Evangelii  Nuntiandi  42).  L’educa-
tore  salesiano  testimonia  non  per
chiedere  l’imitazione,  ma  per  far
intravedere la possibilità di una vita
lievitata dal Vangelo e per aiutare
così  la  personale  interpretazione
di ciascun giovane. Una testimo-
nianza nella logica del dialogo
e  dell’annuncio,  esige  una  forte
capacità di vivere manifestamente
la  fede  tra  i  giovani.  La  pastorale
giovanile necessita non solo di ma-
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«L’uomo contemporaneo ascolta più
volentieri i testimoni che i maestri, -
dicevamo lo scorso anno a un gruppo di
laici - o se ascolta i maestri lo fa perché
sono dei testimoni»
(EVANGELII NUNTIANDI 41)121
COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
estri  aperti  al  potere  illuminante  del  Vangelo,  ma  anche  testimoni  che
parlano di Dio, essendo abituati a parlare con Dio.
Bisogna che ogni educatore fortifi chi in modo consapevole le motivazioni
della  fede.  A  volte  qualche  apporto  educativo,  che  pure  viene  dato  in
collaborazione con la comunità ecclesiale, non sgorga da esse. È importante
che il servizio nasca da un sincero desiderio di vita e di promozione della
vita. II cammino educativo tocca il cuore (nel senso biblico) della persona
e, in senso cristiano, è cammino di spiritualità, vita nello Spirito di Cristo,
alimentata dalla fede verso la sua pienezza.
LA IDENTITÀ CARISMATICA SALESIANA
L’identità  carismatica  illumina  il  progetto  di  vita.  Facendo  dell’educa-
zione una ragione e una scelta di vita, Don Bosco ha maturato gra-
dualmente la sua vocazione educativa e il suo modo specifi co di essere
cittadino, cristiano e sacerdote. Ieri come oggi, il Sistema Preventivo ha
bisogno di persone che facciano dell’educazione una scelta di vita; che
l’educazione divenga come il centro di unifi cazione della vita personale e
il punto ispiratore e dinamico della loro azione, funzioni e ruoli personali.
Don Bosco era solito affermare:
“Fate  conto  che  quanto  io  sono,  sono  tutto  per  voi,
giorno e notte, mattino e sera, in qualunque momento.
Non ho altro di mira che di procurare il vostro vantaggio
morale, intellettuale e fi sico. Io per voi studio, per voi
lavoro, per voi vivo e per voi sono disposto anche a dare
la vita”  (CRONACHE DELL’ORATORIO DI SAN FRANCESCO DI SALES)
Riproponendo e approfondendo continuamente il quadro di riferimento
teorico e pratico del Sistema Preventivo, l’eredità salesiana diventa com-
petenza educativa, morale e spirituale, fortemente radicata in disposizio-
ni interiori: il desiderio di rispondere all’appello di aiuto che proviene dal
giovane; la disponibilità a dedicare a favore dei giovani il proprio tempo,
le proprie energie, le proprie conoscenze e abilità; la capacità di conti-
nuare con sistematicità e perseveranza, nonostante diffi coltà e disillusio-
2 2122
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
ni, nella ricerca del bene individuato. L’evangelizzazione oggi non può
essere vissuta in maniera diversa, ne può essere affi data a persone senza
coraggio, permanentemente insoddisfatte e pessimiste. La passione e la
vocazione educativa siano al primo posto.
NELLA VIA DELL’EDUCAZIONE PRIVILEGIA
LO STILE DELL’ANIMAZIONE
Privilegiare nelle persone i processi
di personalizzazione e di crescita
L’educatore salesiano privilegia la pratica dell’animazione per condur-
re le persone all’ascolto e all’accoglienza di Gesù. Il modello è quello
del cammino di Emmaus: l’avvicinarsi missionario alla persona del giovane,
il venire incontro con atteggiamento di ascolto e di accoglienza, l’annun-
cio del Vangelo con una offerta di accompagnamento (cfr.CG20, nn.360-
365; CG23, nn.94-111). L’animazione privilegia nelle persone i processi
di  personalizzazione  e  di  crescita  della  coscienza,  educa  le  motivazioni
che guidano le loro opzioni e la loro capacità critica, come anche attiva
il loro coinvolgimento per renderli responsabili e protagonisti dei propri
processi educativi e pastorali. Si punta a creare comunione attorno ai va-
lori, ai criteri, agli obiettivi e ai processi della Pastorale Giovanile Salesiana,
approfondendo l’identità vocazionale degli educatori, rafforzando la co-
municazione e la condivisione tra tutti, promuovendo la corresponsabilità.
S’impegna a favorire la collaborazione, la complementarità e il coordina-
mento di tutti attorno ad un progetto condiviso.
La presenza attiva degli educatori tra i giovani
Ciò implica uno sforzo di essere dove i giovani vivono e s’incontrano,
istituendo con loro un rapporto personale, allo stesso tempo propositivo e
liberante. Si tratta di un impegno di condivisione da parte degli educatori
adulti, fatto di incontro, ascolto e testimonianza. Ciò richiede la presenza
fi  sica  dell’educatore  nella  forma  che  don  Bosco  chiamò  “assistenza”,
intesa come accompagnamento, vicinanza animatrice, attenzione a tutto
ciò  che  avviene,  possibilità  di  intervento  tempestivo  ed  esempio.  Una
scena molto eloquente nella vita di Don Bosco viene rappresentata negli
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COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
atteggiamenti  contrastanti  di  alcuni  personaggi,  cortesi  ma  distaccati e
lontani,  a  paragone  con  l’atteggiamento  paterno  del  sacerdote  Don
Calosso:
“C’erano molti bravi preti che lavoravano per il bene
della  gente,  ma  non  riuscivo  a  diventare  amico  di
nessuno. Mi capitava sovente di incontrare per strada
il  parroco  e  il  viceparroco.  Li  salutavo  da  lontano,
mi  avvicinavo  con  gentilezza,  ma  loro  ricambiavano
soltanto il mio saluto, e continuavano la loro strada.
Più  volte,  amareggiato  fi no  alle  lacrime,  dicevo:  ‘Se
io  fossi  prete,  non  mi  comporterei  così.  Cercherei  di
avvicinarmi ai ragazzi, darei loro buoni consigli, direi
buone parole’”
(MEMORIE DELL’ORATORIO, PRIMA DECADE 1825-1835, N.4)
Questo originale stile educativo si fonda su alcune convinzioni fondamen-
tali che sono allo stesso tempo scelte operative precise: se i giovani, per
sviluppare le energie che si portano dentro, hanno bisogno del contatto
con educatori, questi ultimi devono nutrirsi di una profonda amorevolezza
educativa. Per loro è obbligo aprirsi a tutti i giovani e ad ogni giovane,
non minimizzando le attese educative, ma offrendo ad ognuno ciò di cui
ha bisogno “qui e ora”. Questa decisione attiva implica l’accoglienza del
giovane nel punto in cui si trovano la sua libertà e la sua maturazione, che
si risveglino gradualmente le sue potenzialità e che si apra la sua vita a
nuove prospettive, attraverso diversi percorsi educativi e religiosi.
Di qui, la matura e affettuosa paternità salesiana che rende inconfondibile
l’educatore salesiano, nei confronti del mondo contemporaneo, sempre
più “orfano” e solo. Secondo i testimoni della sua vita, Don Bosco ebbe
una bontà paterna espressa a modo di delicatezze innumerevoli: modi di
fare disinteressati, piccoli regali, lettere gentili, gesti di attenzione, parole
di conforto e vita, il cui solo ricordo rasserenava i cuori. La paternità, quella
di Dio e quella degli uomini, si defi nisce quando genera alla vita. E non si
genera se, in qualche modo, non si dona se stessi nel segno della gratuità.
Possiamo dire che generare alla vita comporta sempre un morire, che per
gli educatori non è mai perdersi, ma è sempre ritrovarsi in una vita più
grande. Oltre la forma della dedizione e della gratuità, non c’è paternità
senza un’affettività avvolgente protesa a raggiungere tutti. Quanto hanno
bisogno i giovani non solo di saperci, ma anche di sentirci guardati con 124
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
bontà! Hanno bisogno, anzi, “diritto” di toccare la paternità di Dio
nello stile di vita dell’ educatore: il suo modo di pensare, di dire, di
sentire, di comportarsi, lascia trasparire la benevolenza di Dio.
INTELLIGENZA PASTORALE PER
DINAMIZZARE IL PEPS
Leggere «educativamente» l’attuale condizione giovanile
Urge una qualità pastorale e culturale per dinamizzare il PEPS, è necessa-
rio attrezzarsi di una preparazione adeguata per il compimento in
pienezza della propria missione. La formazione mira ad una multipla
conversione del cuore, della mente e dell’azione pastorale. Ne conseguo-
no un ripensamento ed una ricomprensione della pastorale stessa.
La chiamata a leggere «educativamente» l’attuale condizione giovanile,
esige coltivare una coscienza acuta dell’urgenza educativa e pastorale
dei  segni  dei  tempi,  individuando  i  valori  emergenti  che  attraggono  i
giovani: la pace, la libertà, la giustizia, la comunione e la partecipazione,
la promozione della donna, la solidarietà, lo sviluppo, le urgenze ecolo-
giche, la pluralità delle culture, la convivenza pacifi ca tra etnie diverse,
l’impegno contro lo sfruttamento di qualunque tipo dei minori e contro
le nuove forme di schiavitù. Come servi dei giovani, siamo chiamati a
valutare  gli  eventi  e  le  correnti  di  pensiero  del  nostro  tempo  che  più
infl uiscono sull’uomo.
L’impegno paziente di adattamento e di formazione
All’educatore, con la coscienza di essere un mediatore, è chiesto un im-
pegno paziente di adattamento e di ripensamento, per vari aspetti: nel
compito  di  progettare  cammini  di  fede  che  sappiano  valorizzare  i  lin-
guaggi oggi disponibili che fanno aggancio con la condizione dei giovani;
nell’incisività vitale e chiara della proposta evangelica ed educativa, punti
strategici per l’evangelizzazione delle culture. La vita diventa una lezione
continua:  opportunità  per  rifl ettere  sull’esperienza  educativa,  cammino
segnato dalla creatività, prontezza alla verifi ca, senza accontentarsi di ciò
che si è sempre fatto, riducendosi alla ripetizione.
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4 2125
COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
La  formazione  è  disponibilità  della  mente  e  del  cuore  a  lasciarsi
educare dalla vita e lungo tutta la vita. La persona è intelligentemente
attiva e pronta a imparare. Tale disponibilità non s’improvvisa né nasce dal
nulla: sorge dalla nostra vocazione educativa.
Si è confermata l’insuffi cienza di cammini formativi unilateralmente cen-
trati  sui  contenuti  o  sull’acquisizione  di  competenze  e  tecniche  profes-
sionalmente valide. Diventiamo sempre più convinti dell’importanza che
l’educatore sia coinvolto con tutta la sua persona nel compito educativo:
le abilità comunicative ed educative si devono radicare nella propria iden-
tità ed in un reale cammino personale. Possono essere possedute tutte le
informazioni, si possono padroneggiare metodologie e didattiche aggior-
nate ed esibire risorse e professionalità: ma il processo di formazione pro-
fessionale degli educatori salesiani passa, alla fi ne, per la messa in gioco
della propria identità e il dono della propria testimonianza, nel modello
d’identifi cazione e nella traiettoria della propria formazione personale. La
vocazione al servizio educativo richiede la capacità di interrogarsi o di la-
sciarsi interrogare sulle proprie convinzioni, le proprie motivazioni e aspet-
tative: il conoscersi toglie la paura e rafforza la propria identità.
Ogni volta che ci confrontiamo con la nostra missione e vocazione edu-
cativa, si riafferma in noi la consapevolezza di doverci rendere più idonei.
Ci sentiamo incoraggiati a compierla nell’insieme di nuove competenze
culturali, pedagogiche e pastorali, quali l’ecumenismo, il dialogo interreli-
gioso e con i non credenti, l’uso della comunicazione sociale, la partecipa-
zione al dibattito pubblico.126
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Il Sistema Preventivo come
pedagogia pratica:
lo stile educativo salesiano
L’ORATORIO DI DON BOSCO,
CRITERIO DELLE NOSTRE ATTIVITÀ E OPERE
Il “criterio oratoriano”, ispirazione e paradigma
per le nostre attività ed opere
L’Oratorio  di  Valdocco  ci  riporta
all’esperienza  originaria  della
missione  salesiana.  Don  Bosco,
insieme ai suoi collaboratori e ai primi
salesiani, incarnò proprio nell’Oratorio
quella  particolare  esperienza  dello
Spirito  (il  carisma),  che  suscitò  nella
Chiesa  la  nostra  originale  forma
di  missione  apostolica  tra  i  giovani
più  poveri.  Perciò,  oggi,  riferirci
all’Oratorio  di  Valdocco  non  è  un
esercizio storico di quanto vi accadde
con don Bosco, quanto un cammino
di ritorno alle origini, alla fonte che
ispirò le nostre opere ed attività (cfr.
Cost. 41), per verifi care la fedeltà della
nostra azione educativa – pastorale.
L’Oratorio di Don Bosco a Valdocco è
il paradigma, il criterio permanente di
tutta la nostra attività (cfr. Cost. 40):
◗  Questo  ritorno  all’origine  ha
come  meta  il  «cuore  oratoriano»,
che  si  caratterizza  per  la  solleci-
1 3
3
A
nostra Congregazione e Famiglia, da
dove è partita l’espansione salesiana,
troviamo soprattutto una comunità,
non soltanto visibile, ma addirittura
singolare, atipica, quasi come una lucerna
nella notte: Valdocco, casa di comunità
originale e spazio pastorale conosciuto,
esteso, aperto… In tale comunità si
elaborava una nuova cultura, non in
senso accademico, ma nella direzione
di nuovi rapporti interni tra giovani ed
educatori, tra laici e sacerdoti, tra artigiani
e studenti, un rapporto che rifl uiva sul
contesto del quartiere e della città… Tutto
questo aveva come radice e motivazione
la fede e la carità pastorale, che cercava di
creare all’interno uno spirito di famiglia,
e orientava verso un affetto sentito al
Signore ed alla Madonna»
(DON JUAN VECCHI, ACG 373, «ECCO IL TEMPO FAVOREVOLE»)127
COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
tudine  verso  i  giovani
più  poveri  e  la  clas-
se  popolare.  Tale  zelo,
espressione della volontà
salvifi ca di Dio incarnata
nella fi gura del Buon Pa-
store, ha come primi de-
stinatari i giovani poveri,
nelle diverse forme di po-
vertà in cui si trovano.
È richiesto un cambiamen-
to nella prospettiva pasto-
rale:  prima  delle  opere  ci
sono i giovani! In funzione
di  essi,  mediazioni  istitu-
zionali  e  attività  devono
essere  ripensate,  riformu-
late e riordinate per essere
fedeli alla missione affi da-
taci:  «essere  segni  e  por-
tatori  dell’amore  di  Dio»
(Cost. 2).
◗  In secondo luogo, in riferimento al «cuore oratoriano», pratichia-
mo un metodo pedagogico tipicamente salesiano di convi-
venza e comunione, che dà una specifi ca fi sionomia alle nostre
opere. È il patrimonio della Famiglia salesiana che si confi gura
non solo come bagaglio di esperienze a Valdocco, ma come iden-
tità che sfocia in uno stile. La sua attuazione facilita il clima di
famiglia, stabilisce le mediazioni necessarie, perché ciascun gio-
vane cresca in un ambiente accogliente e familiare («casa») se-
gnato dall’allegria («cortile»), dove possa sviluppare tutte le sue
potenzialità, acquisendo nuove abilità («scuola») e un camminare
seguendo una chiara proposta di fede («parrocchia»).
Questo tratto caratterizza il nostro carisma ecclesiale, qualifi ca il
nostro lavoro educativo e rinnova le nostre attività pastorali, in
sintonia con le varie forme culturali e con le varie esperienze di
fede e di religione nelle quali vivono i giovani.
«Fu in quelle occasioni che mi accorsi
come parecchi erano ricondotti in quel
sito perché abbandonati a se stessi. Chi
sa, diceva tra me, se questi giovanetti
avessero fuori un amico, che si prendesse
cura di loro, li assistesse e li istruisse nella
religione nei giorni festivi, chi sa che non
possano tenersi lontani dalla rovina o
almeno diminuire il numero di coloro, che
ritornano in carcere? Comunicai questo
pensiero a D. Cafasso, e col suo consiglio
e co’ suoi lumi mi sono messo a studiar
modo di effettuarlo abbandonandone il
frutto alla grazia del Signore senza cui
sono vani tutti gli sforzi degli uomini»
(MEMORIE DELL’ORATORIO, SECONDA DECADE 1835-1845, N.11)128
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Indicatori generali per il discernimento e il rinnovamento
Il «cuore oratoriano» non solo rappresenta la meta e la forma dell’azione edu-
cativo–pastorale salesiana, ma diventa anche criterio fondamentale per il
discernimento e il rinnovamento delle attività e delle opere. Per dare
al nostro lavoro e alle nostre attività la connotazione impressa da don Bosco
al suo operato, dobbiamo confrontarci, innanzitutto, con i suoi criteri di base.
Per  essere  fedeli  alla  missione  e  ai
destinatari è fondamentale innanzi-
tutto la disposizione di ascolto e di
docilità all’azione dello Spirito. È Lui,
infatti, che sostiene ed accompagna
la nostra missione, la orienta e la rin-
nova. Sottomettendoci alla sua azio-
ne e ispirazione percorriamo la via di
don Bosco il quale, docile allo Spiri-
to, ha dato una risposta duratura e
corrispondente alla realtà dei giova-
ni.  Per  rinnovarci  occorre  coerente-
mente anche la capacità di leggere
e  discernere:  un  ascolto  attento  e
profondo della realtà socio-culturale
dei giovani.
L’esperienza del discernimento è di fondamentale importanza. A partire
da  questo  la  Pastorale  Giovanile  Salesiana  deve  cercare  di  formulare
una risposta adeguata alle sfi de odierne. Discernere implica saper porre
domande adeguate, esaminare con saggezza i segni dei tempi, valutare
con prudenza le diverse opzioni, e, docili allo Spirito Santo, mettere in atto
con un cuore intelligente e una volontà forte, quelle azioni che rendono
presente don Bosco oggi e fecondo il lavoro da lui iniziato.
MODALITÀ DI CONVIVENZA E COMUNIONE
DELLO “STILE SALESIANO”
Il  Sistema  Preventivo  è  talmente  legato  allo  «stile  salesiano»
che  ne  costituisce  l’incarnazione  più  caratteristica  ed  espressiva.
«Don Bosco visse una tipica esperienza
pastorale nel suo primo oratorio, che fu
per i giovani casa che accoglie, parrocchia
che evangelizza, scuola che avvia alla vita
e cortile per incontrarsi da amici e vivere
in allegria. Nel compiere oggi la nostra
missione, l’esperienza di Valdocco rimane
criterio permanente di discernimento e
rinnovamento di ogni attività e opera»
(COST. 40)
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COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
Nella  sua  centralità,  il  Sistema  Preventivo,  quale  pedagogia  concreta,
non solo facilita l’azione educativo-pastorale, ma porta in sé i contenuti
della proposta. I suoi aspetti più signifi cativi sono stati identifi cati con le
icone di «casa», «parrocchia», «scuola» e «cortile». Sono icone che non
individuano ambienti, spazi e luoghi determinati, ma piuttosto una serie
di esperienze da offrire e proporre.
La diversità delle esperienze di queste “icone”, modella un’unità insepa-
rabile ed indivisibile. Presuppone diverse forme di azione in funzione del
contesto giovanile, in modo che nessuna di esse rimanga disattesa.
Casa che accoglie
(esperienza di “spirito di
famiglia”)
L’esperienza  della  «casa»  gene-
ra  un  ambiente  ricco  di  con-
fi denza  e  familiarità.  Proprio
come in famiglia, la cura per gli
altri da parte di ciascun membro
è essenziale. Nell’ambiente salesiano questa cura si concretizza in una
diversità  di  momenti  nei  quali  ci  si  sente  profondamente  ascoltati  e
capiti. È la proposta di una serie di esperienze e di valori trasmessi dalla
testimonianza degli educatori e dall’accompagnamento di chi ama ed
è amato. Forte è l’impatto dell’accoglienza incondizionata a chi arriva
per la prima volta e avverte che le sue necessità principali sono rispet-
tate e ad esse si offre la risposta opportuna.
Questa esperienza di «casa» nello spirito di famiglia costituisce un ele-
mento  caratteristico  della  nostra  pedagogia:  l’assistenza  salesiana,
fatta di atteggiamenti di empatia, attenta accoglienza, desiderio di far
arrivare i giovani all’incontro con Cristo e disponibilità ad accogliere le
loro inquietudini.
È soltanto dentro questa relazione affettuosa e signifi cativa che i giova-
ni avvertono, che poi sono possibili, sia pur lentamente, la crescita del
dialogo e la circolazione dei valori. In questo clima, si sviluppano tutte le
condizioni fondamentali perché il giovane possa maturare in tutti i suoi
aspetti e dimensioni.
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«Fa’ in modo che tutti quelli cui parli
diventino tuoi amici»
(MEMORIE BIOGRAFICHE XX, CAP. VIII)130
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Parrocchia che evangelizza
(il vissuto religioso e la pedagogia degli itinerari)
L’esperienza  della  «parrocchia»  si  costruisce  su  due  grandi  pilastri:  la
convinzione  che  ciascun  giovane  porta  scritto  nel  proprio  cuore
il  desiderio  di  Dio,  il  desiderio  di  una  vita  piena,  nella  prospettiva
unifi catrice della fede in primo luogo e, in secondo luogo, una serie di
proposte adatte ai destinatari, aventi come fi ne la scoperta e la buona
riuscita della loro vocazione.
Su  queste  fondamenta,  l’azione  evangelizzatrice  si  propone  come  am-
biente, dove la fede è vissuta in modo quotidiano, con spontaneità e nor-
malità, testimoniata anzitutto dalla CEP. È un ambiente dove si esplicitano
le dimensioni essenziali della Chiesa, secondo il carisma salesiano: la «Koi-
nonia», la cui massima espressione è la CEP, che vive i valori del Regno e
chiama altri a prendervi parte da protagonisti; la «Liturgia», celebrazione
cristiana degli eventi quotidiani, la cui espressione massima e piena si con-
cretizza nei Sacramenti, in speciale modo nell’Eucaristia e nella Riconcilia-
zione; la «Diakonia», disponibilità per il servizio educativo e promozionale
in modelli di riferimento, assai più estesi della sola assistenza; la «Marty-
ria», testimonianza dei valori del Regno davanti al mondo nelle azioni della
carità, con proposte formative che preparino i giovani e gli educatori a
dare ragione della speranza che è in loro (1 Pt 3, 15-16).
Tutto questo è sviluppato nella CEP con una proposta di itinerari graduali
di educazione alla fede che aiutino i giovani a scoprire la propria vocazione
e a seguirla secondo il progetto di Dio (v. capitolo IV, n.3.2).
Scuola che avvia alla vita
(la crescita integrale attraverso l’educazione)
L’esperienza della «scuola» si qualifi ca nell’offerta delle risorse necessarie
affi nché ciascun giovane sviluppi le capacità e le attitudini fonda-
mentali per la vita nella società.
In ogni spazio educativo, formale o informale, l’educatore deve cercare e
trovare il punto accessibile al bene di ciascun giovane affi nché da questo
possa maturare integralmente.
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C131
COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
Il giovane è il protagonista della propria crescita e maturità. L’educatore
ne accompagna il cammino presentando le proposte necessarie per lo
sviluppo  armonioso  della  sua  personalità,  in  una  vita  sociale  fondata
sul rispetto e sul dialogo, per la formazione di una coscienza critica e
impegnata.
Cortile per incontrarsi tra amici e vivere in allegria
(la pedagogia della gioia e della festa)
L’esperienza del «cortile» è propria di un ambiente spontaneo, nel quale si
creano e si stringono rapporti di amicizia e di fi ducia. Nel «cortile», inteso
come  pedagogia  dell’allegria  e
della festa, la proposta dei valori
e l’atteggiamento confi denziale
si realizzano in modo autentico
e prossimo. È il luogo adatto per
la cura di ciascun ragazzo/giovane,
per  la  parolina  all’orecchio,  dove
la  relazione  educatore–giovane
superi il formalismo legato ad altre
strutture, ambienti e ai ruoli.
In questo senso, l’ esperienza del
«cortile» è una chiamata a usci-
re dalle nostre strutture forma-
li, dalle mura in cui lavoriamo, per
fare di ciascun luogo dove si incon-
trano i giovani un ambiente ricco
di  proposte  educative  e  pastorali.
Anche là dove si tentano nuove vie
pastorali, come la strada, il muret-
to, l’attenzione non è solo al rapporto personale ma anche al rilievo e alla
valorizzazione delle dinamiche dei gruppi informali.
Nell’ambito  del  tempo  libero,  i  nuovi  luoghi  di  incontro  virtuali,  le  reti
sociali, sono in verità spazi che non devono esserci estranei e dei quali
dobbiamo saperci avvalere per giungere ad essere con il giovane lì dove
lo incontriamo.
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«Ma sappi che noi qui facciamo consistere
la santità nello stare molto allegri.
Ci impegneremo soltanto di evitare il
peccato, come un gran nemico che ci
ruba la grazia di Dio e la pace del cuore,
di adempire esattamente i nostri doveri,
e frequentare le cose di pietà. Comincia
fi n d’oggi a scriverti per ricordo: ‘servite
Domino in laetitia’, serviamo il Signore
in santa allegria»
(VITA DEL GIOVANETTO SAVIO DOMENICO ALLIEVO
DELL’ORATORIO DI S. FRANCESCO DI SALES, CAP. XVIII)132
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANAVI
CAPITOLO
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE
SALESIANO:
STRUMENTO OPERATIVO STRUMENTO OPERATIVO
«Rivestire l’uomo nuovo,
creato secondo Dio»
(Ef 4, 24)134
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
       Per compiere il nostro servizio educativo e
pastorale, Don Bosco ci ha tramandato il Sistema
Preventivo. “Questo sistema si appoggia tutto sopra
la ragione, la religione e sopra l’amorevolezza”:
fa appello non alle costrizioni, ma alle risorse
dell’intelligenza, del cuore e del desiderio di Dio, che
ogni uomo porta nel profondo di se stesso. Associa in
un’unica esperienza di vita educatori e giovani in un
clima di famiglia, di fi ducia e di dialogo. Imitando
la pazienza di Dio, incontriamo i giovani al punto
in cui si trova la loro libertà. Li accompagniamo
perché maturino solide convinzioni e siano
progressivamente responsabili nel delicato processo
di crescita della loro umanità nella fede»
(Cost. 38)
       Stabilita così regolare dimora in Valdocco, mi
sono messo con tutto l’animo a promuovere le cose che
potevano contribuire a conservare l’unità di spirito, di
disciplina e di amministrazione (…) le basi organiche
dell’Oratorio»
(Memorie dell’Oratorio, terza decade 1846-1855, n.6)135
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
Crediamo   nell’educazione  e  ci  spingiamo  a  pro-
gettarne la prassi; la pastorale giovanile si attua quando si
traduce  concretamente  in  itinerari  educativi.  Lo  sforzo  di
progettazione, con il PEPS, rende viva la volontà di essere
propositivi con i giovani. Secondo le quattro dimensioni sia-
mo aiutati a sviluppare la personalità del giovane cristiano,
con  una  varietà  organica  di  proposte  e  una  comprensione
ampia della pastorale dei giovani, aperta a tutti. Alla termi-
ne,  si  presentano  alcune  scelte  trasversali  della  pastorale
salesiana.136
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Una mentalità progettuale
In un mondo in continuo cambiamento dove la società è maggiormen-
te complessa, la rifl essione teologica ed ecclesiologica prova ad accom-
pagnare i vari modelli educativi nella diversità dei contesti, le esperienze
pastorali diventano sempre più diversifi cate. La «carità pastorale» dentro
questa complessità non smette di spingere ed animare con una «intel-
ligenza pedagogica» la prassi quotidiana e la comunità cristiana cresce
nel suo desiderio di vivere con convinzione la responsabilità educativa dei
giovani.  Il  mondo  giovanile  chiede  un  rinnovato  impegno  vissuto  nella
costanza, con continuità e coralità dei diversi agenti educativi. Occorre
che tutti si riconoscano in una linea di intervento, attorno ad una proposta
unitaria non individualistica e non frammentata. È necessario, per questo
un progetto capace di continuare la “tradizione” e, nello stesso tempo
di amalgamare il nuovo, in maniera che non si ricominci continuamente
da zero ad ogni avvicendamento di responsabili o ad ogni rinnovamento
delle équipe. Diventa essenziale capire il contributo della rifl essione
e della pianifi cazione pastorale. Don Bosco stesso, a suo tempo, ha
sentito l’esigenza di dare ordine ed organicità agli interventi pedagogici.
Coloro  che  entrano  in  campo  nella  pastorale  giovanile  devono  essere
consapevoli del cammino da intraprendere, della situazione da cui partire
e della meta da raggiungere. Devono acquistare familiarità con l’intero
processo  educativo  che  concretamente  si  mette  in  atto.  Progettare  è
un  atteggiamento  della  mente  e  del  cuore,  prima  che  un’opera
concreta. Progettare è un processo più che un risultato, progettare è un
aspetto della pastorale più che un suo atto passeggero, progettare è un
percorso di coinvolgimento e di unifi cazione delle forze.
Diversamente vi può essere il rischio di porre in atto interventi superfi ciali
ed  ineffi  caci.  Delineare  un  progetto  sembrerebbe  “un  di  più”  da  fare,
un’attività  teoretica  preliminare  da  subire,  un  pedaggio  da  pagare  agli
orientamenti vigenti.
Al contrario: il progetto ha il pregio di una “carta di navigazione” e di
riferimento, dove sono codifi cati i punti di partenza e di arrivo. Il progetto
non è una programmazione tecnica, né un vago insieme di idee. È una
1137
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
mappa che orienta la passione educativa e il servizio ai più deboli. Sarà
importante  tenerne  conto  nello  sviluppo  degli  itinerari  diversifi cati.
Costruire  un  progetto  non  signifi  ca  seppellire  la  creatività  e  nemmeno
avere la soluzione di tutti i problemi ma valorizzare tutte le risorse e aprirsi
a possibili soluzioni.
Il Progetto
Educativo-Pastorale
Salesiano
PEPS COME PROGETTO APOSTOLICO SALESIANO
Il PEPS è la mediazione storica e lo strumento operativo
Il PEPS è la concretizzazione della mentalità progettuale, che deve guidare
lo svolgimento della missione nelle opere. Il PEPS è la mediazione storica e
lo strumento operativo che guida la realizzazione della Pastorale Giovanile
Salesiana (cfr. Reg. 4), e il fattore di inculturazione del carisma (cfr. CG24,
n.5). È la guida del processo di crescita della comunità ispettoriale e
delle differenti CEP poste sul territorio nel loro sforzo di incarnare
la missione salesiana in un contesto determinato. Il PEPS equivale
ad un direttorio pratico che dà orientamento e continuità alla pastorale e
assicura unità di obiettivi e di indirizzi alle opere.
Se  la  fi  nalità  primaria  del  PEPS  è  di  condurre  l’Ispettoria  e  le  comunità
locali ad operare con mentalità condivisa e con chiarezza di obiettivi e
criteri, esso rende anche possibile la gestione corresponsabile dei processi
pastorali. Il progetto si codifi ca in un testo da conoscere e attuare.
A
1 2
2138
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Caratteristiche fondamentali
Essendo il PEPS espressione operativa della Pastorale Giovanile Salesiana,
deve  rispondere  alle  sue  caratteristiche  fondamentali,  che  devono
qualifi care tutti gli aspetti ed elementi che lo compongono, come linee
trasversali che ne assicurano la salesianità.
Il centro del PEPS è la persona del giovane,
soprattutto il più povero
Il punto di attenzione principale di tutto il dinamismo della Pastorale
Giovanile Salesiana è il giovane nella totalità delle sue dimensioni
(corporeità,  intelligenza,  sentimenti,  volontà),  dei  suoi  rapporti
(con  se  stesso,  con  gli  altri,  col  mondo  e  con  Dio),  nella  duplice
prospettiva della persona e del suo protagonismo nella storia
(promozione collettiva, impegno per la trasformazione della società);
con uno sguardo all’unità del suo dinamismo esistenziale di crescita
umana fino all’incontro con la persona di Gesù Cristo (v. capitolo III).
Il  PEPS  orienta  e  guida  un  processo  educativo  nel  quale  i  molteplici
interventi, le risorse e le azioni si intrecciano e si articolano al servizio dello
sviluppo graduale ed integrale della persona del giovane. Il PEPS attualizza
i  valori  e  gli  atteggiamenti  sia  della  proposta  cristiana  della  Spiritualità
Giovanile Salesiana, e i principi metodologici della pedagogia salesiana,
cioè del Sistema Preventivo: con attenzione prioritaria ai giovani più poveri
e in diffi coltà.
Occorre tenere costantemente il contatto con la realtà giovanile, continua-
mente mutevole in una cultura cangiante, considerandola sempre non in
termini di pura destinazione, ma come luogo teologico. Questo è il “fi lo
rosso” che passa per tutte le dimensioni e gli aspetti dell’azione pastorale
e del PEPS.
La sua realtà comunitaria
Il PEPS, prima ancora che un testo, è un processo comunitario che ten-
de a generare nella CEP una confl uenza operativa attorno a criteri,
obiettivi e linee di azione comuni. Essendo un processo della mente
e del cuore, evita la dispersione dell’azione e ne ricostruisce la sintesi e la
convergenza educativa, crea e rafforza nella CEP la coscienza della missio-
B139
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
ne comune e approfondisce la vocazione educativo-pastorale da condivi-
dere e verifi care ininterrottamente. Il PEPS, dunque, è un elemento iden-
tifi cante e progettuale della CEP, soggetto dell’azione educativo-pastorale
(cfr. Reg. 5).
Progettare  non  solo  aiuta  a  orientare  e  verificare  continuamente
l’azione pastorale, perché sia sempre più inculturata, e consapevole
delle sfide: progettare diventa anche processo di identificazione
comunitaria:  impegno  ancora  più  urgente  essendo  chiamati  ad
educare alla fede in una situazione di Nuova Evangelizzazione. La CEP
è  sollecitata  a  riflettere  sulla  propria  identità  e  sul  proprio  progetto
operativo. Un nuovo scenario la impegna in un compito di particolare
sfida:  proporre  itinerari  adeguati  alle  situazioni  specifiche  in  cui  i
giovani si trovano.
L’apertura al territorio dell’opera salesiana
e l’impatto su di esso
Oggi non si può pensare il PEPS solo in riferimento all’interno dell’opera
salesiana; tutte le istituzioni, soprattutto quelle educative, entrano in un
sistema più vasto di relazioni con il quale sono a confronto e dentro il
quale interagiscono. Si deve considerare il rifl esso che l’azione salesiana
ha fuori dall’opera, pensata come centro di aggregazione e agente di
trasformazione educativa.
L’efficacia dell’evangelizzazione sfida la CEP ad operare armonicamente,
secondo  la  logica  dell’alleanza  educativa,  aperta  agli  apporti  del
territorio.  Puntare  a  questo  servizio  di  coordinamento  e  di  tessitura
implica un serio impegno per fare un passo avanti rispetto alla pura
gestione delle proprie opere e servizi: richiede di passare dal semplice
svolgimento accurato delle attività elaborate all’interno, alla capacità
comunicativa e coinvolgente sui valori tipici della missione e spiritualità
salesiana; di allargare il dialogo con le istituzioni educative, sociali e
religiose che operano nella stessa area; di aprirsi attraverso lo spazio
creato dalle tecniche moderne, capaci di costruire rapporti, e stabilire
un dialogo effettivo con i più diversi interlocutori che hanno incidenza
sulla vita dei ragazzi.140
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
IL PEPS COME PROCESSO DINAMICO ED INTEGRALE
La comprensione articolata della Pastorale Giovanile Salesiana
Il punto focale verso cui convergono le linee dottrinali ed operative del Sistema
Preventivo è il PEPS. Il progetto apostolico salesiano in tutte le sue dimensioni
trova le sue radici e la sua descrizione accurata nelle Costituzioni della Società
di San Francesco di Sales, nn.31-39: “il nostro servizio educativo pastorale”.
L’azione educativo-pastorale salesiana è un processo dinamico che si
svolge in alcune dimensioni fondamentali, come aspetti integranti e
complementari.  Un  quadro  di  riferimento  antropologico,  pedagogico  e
spirituale coerente per l’accompagnamento dei giovani nel delicato pro-
cesso di crescita della loro umanità nella fede.
Il PEPS, nella sua unità organica, integra questi differenti aspetti ed elementi
della Pastorale Salesiana in un processo unico orientato ad una meta ben
identifi cata. Questo processo si sfaccetta su quattro aspetti fondamen-
tali, mutuamente correlati e complementari, che chiamiamo “dimen-
sioni” (cfr. Cost. 32-37; Reg. 6-9). Esse sono il contenuto vitale e dinamico
della Pastorale Giovanile Salesiana e ne indicano la fi nalità. Ciascuna di esse
ha uno specifi co obiettivo che la qualifi ca pur essendo intimamente con-
nesse.  Non  sono  tappe  organizzate  rigorosamente  in  successione,  ma  si
integrano nel dinamismo unitario della crescita del giovane.
Sottostante a questa impostazione, c’è un preciso orizzonte antropologi-
co, educativo e teologico: la crescita implica un intreccio tra la maturità
umana e il senso cristiano della vita, nella logica di un cammino. Le dimen-
sioni si richiamano, in ogni intervento, opera e servizio. In questo
senso consideriamo “trasversale” la loro presenza nel PEPS.
Il senso delle quattro dimensioni
Si possono comprendere le dimensioni come vasi comunicanti, che non
soltanto si richiamano idealmente, ma si alimentano vicendevol-
mente. Anche se nella descrizione sono successive, conviene avvertire che
formano tutte un’unità: ognuna apporta all’insieme la sua specifi cità, ma
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B
2 2141
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
anche riceve dalle altre un orientamento e alcune accentuazioni originali.
Sono inseparabili e si qualifi cano reciprocamente di modo che non si può
svilupparne  una  senza  un  riferimento  esplicito  alle  altre.  Sono  presenti
secondo la logica di sistema, dove la dinamica di un elemento suscita as-
sestamenti in tutti gli altri.
Questa unità e correlazione deve esplicitarsi negli obiettivi e nelle strategie
dei PEPS di tutte le opere dell’Ispettoria, con l’assicurazione che i singoli
passi e interventi s’inseriscano in un processo di crescita umana e cristiana
unitario, rispondendo alla domanda: Quale tipo di giovane deve esse-
re promosso per poter divenire «adulto nella fede»? Tenendo presenti le
diversità culturali e territoriali che condizionano il modello cristiano ed esi-
gono importanti integrazioni, le dimensioni orientano a defi nire l’identità
cristiana del giovane nella Chiesa e nella società contemporanea.
L’articolazione delle dimensioni nasce da una concezione rispettosa della
complessità della crescita della persona e di un progetto che ha di mira
la sua salvezza globale, interessandosi delle dinamiche divine e di quelle
umane che interagiscono di fatto nella storia del mondo.
Questa sintesi organica espressa nelle dimensioni costituisce la caratteristica
della Pastorale Giovanile Salesiana:
la dimensione dell’educazione alla fede (cfr.
Cost
. 22, 33, 34, 36;
Reg
.
7, 13): implicitamente o esplicitamente, ogni progetto pastorale cura l’o-
rientamento dei giovani all’’incontro con Gesù Cristo e la trasformazione
della loro vita secondo il Vangelo;
la dimensione educativo–culturale (cfr.
Cost.
 31, 32;
Reg
. 4, 6): si incon-
trano i giovani nel punto in cui si trovano, stimolando lo sviluppo di tutte
le loro risorse umane e aprendoli al senso della vita;
la dimensione dell’esperienza associativa (cfr.
Cost
. 35;
Reg
. 8): si favo-
risce la maturazione dell’esperienza di gruppo fi no a scoprire la Chiesa
come comunione di credenti in Cristo e a maturare un’intensa apparte-
nenza ecclesiale;
la dimensione vocazionale (cfr.
Cost
. 34, 35, 37;
Reg
. 9): si accompagna
la scoperta della vocazione e del proprio progetto di vita in vista di un
impegno di trasformazione del mondo secondo il progetto di Dio.142
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
L’insieme  di  queste  quattro  dimensioni  costituisce  la  dinamica  interna
della Pastorale Giovanile Salesiana: è un quadro di scelte qualifi canti, che
può aiutarci ad elaborare con i giovani, nelle concrete situazioni, proposte
educative proporzionate.
Queste quattro dimensioni nella loro armonia ci consentono una varietà
organica di proposte e un’ampia comprensione della pastorale dei giovani,
aperta a tutti. Il cammino della pastorale degli adolescenti e dei giovani,
sviluppandosi  pone  in  atto  molteplici  interventi  (per  la  diversità  delle
situazioni giovanili), integrali (rivolti alla totalità della persona). Quando
le condizioni sociali e culturali nei quali i giovani vivono sono fortemente
condizionanti e si opera all’interno di istituzioni educative aventi fi nalità
specifi che, bisogna elaborare itinerari che assumono le concrete situazioni
(giovani  lavoratori,  giovani  studenti  della  scuola,  giovani  in  particolare
situazione di emarginazione) sempre nella prospettiva della centralità del
giovane e della sua esperienza di vita.
Dopo aver defi nito il senso e la consistenza del PEPS, sarà possibile attendere
più ampiamente ai momenti della sua elaborazione (v. capitolo VIII).
SPECIFICITÀ DI OGNI DIMENSIONE
E LE SCELTE NECESSARIE
Dimensione dell’educazione alla fede
La sua specifi cità
Evangelizzare  i  giovani  è  la  prima  e  fondamentale  fi  nalità  della  nostra
missione (cfr. Reg. 7.13). Il nostro progetto è decisamente orientato alla
piena maturità dei giovani in Cristo (cfr. Cost. 31) e alla loro crescita nella
Chiesa, certi che l’educazione della dimensione religiosa è centrale
nello sviluppo della persona (cfr. CG23, n.160).
L’evangelizzazione  porta  la  Buona  Novella  di  Cristo  in  tutti  gli  strati
dell’umanità  per  rinnovarla  dall’interno  (cfr.  Evangelii  Nuntiandi,  18).
Sin dal primo annuncio della persona di Gesù vogliamo accompagnare i
giovani ad attraversare la porta della fede perché, nel corso della loro vita,
A
3 2143
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
credendo “con una fede cosciente e vigorosa” (Porta Fidei  8) ne scoprano
l’intrinseca gioia.
Il cammino di maturazione alla fede richiede oggi spesso tempi più lunghi,
e un coinvolgimento comunitario che va oltre la proposta strettamente
catechistica. Per accompagnare l’adesione alla fede e il cammino cristiano,
si ragiona in termini di iniziazione.
Don Bosco ha trasmesso la passione per la salvezza dei giovani vissuta
nell’impegno costante di una catechesi semplice, essenziale, adat-
tata alla condizione, all’età e alla cultura dei giovani e congiunta alle
altre proposte educative e ricreative dell’Oratorio. La catechesi salesia-
na non si attua al termine di un percorso propedeutico, ma costituisce
il cuore, implicitamente, dei primi incontri e, esplicitamente, dell’intera
proposta formativa. Don Bosco non distingueva tra primo annuncio e
catechesi, ma, incontrato un ragazzo, subito lo invitava opportunamen-
te ad un cammino di vita cristiana. Se la catechesi non si integra nella
vita dei ragazzi, rimane estranea e incomprensibile, viene subìta e, nel
futuro, abbandonata.
Alcune scelte qualifi canti
1  Promuovere lo sviluppo della dimensione religiosa della persona, sia
nei cristiani come in chi appartiene ad altre religioni, approfondendo-
la, purifi candola e aprendola al desiderio di ulteriore cammino di fede.
Aiutiamo i giovani, attraverso varie proposte, a vivere gli atteggiamenti
tipici di un’esperienza religiosa: lo stupore, la contemplazione, l’apertura
al mistero, il senso della gratuità. La prima sfi da è quella di suscitare la
ricerca religiosa e mostrare a poco a poco la sensatezza dell’atto di fede.
Il gioco, il dialogo, il confronto, l’incontro sono il terreno della vita, dei suoi
problemi, delle sue speranze, delle sue attese, il terreno dell’esperienza.
Qui  occorre  farsi  compagni  di  viaggio  dei  giovani,  condividendo
con  loro  il  faticoso  cammino  della  crescita  e  dell’approfondimento
dell’esperienza dell’esistenza. Per essi questo terreno è necessariamente
quello della loro crescita, dei compiti relativi in ordine alla costruzione
della loro identità. A questo essi non sono indifferenti.
2  Suscitare,  accompagnare  e  approfondire  l’esperienza  della  fede,
come adesione personale a Cristo, che conduce a vedere la vita con gli 144
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
occhi di Gesù. È importante sviluppare un itinerario sistematico di
educazione alla fede. Chi conosce il processo di maturazione umana
dell’adolescente e del giovane si rende conto che l’integrazione fede-
vita esige una grande attenzione educativa.
Cerchiamo di accostarci all’esperienza giovanile attivando innanzitutto
un  ripensamento  dei  contenuti  dell’annuncio  e  della  catechesi.  La
catechesi esperienziale o antropologica, caratterizzata dall’assunzione
della problematica umana come contenuto e dimensione, si esprime
attraverso un duplice e complementare proposito:
◗  proclamare la fede in modo signifi cativo, in tutta la ricchezza
esperienziale del messaggio cristiano;
◗  aiutare la maturazione della fede come atteggiamento capace di
ispirare e organizzare l’intero processo di maturazione umana,
rinforzando l’adesione al Signore attraverso l’incontro personale
con l’educatore e la direzione spirituale (cfr. CG23, nn.173-175).
3  Iniziare  i  giovani  a  partecipare  in  modo  cosciente  e  attivo  alla
liturgia e in modo particolare alla celebrazione dei sacramenti della
Riconciliazione e dell’Eucaristia,
◗  favorendo  la  loro  preparazione  attraverso  un  ambiente  acco-
gliente e d’amicizia che susciti l’apertura del cuore;
◗  curando celebrazioni che conducano a una vera relazione per-
sonale con Cristo per la loro bellezza e per la profondità che
comunicano;
◗  promuovendo un impegno personale per vivere nel quotidiano
ciò che si è celebrato;
4  In un mondo dominato dalla fretta, dalla ricerca del piacere immediato
e dall’effi cienza pragmatica, è urgente creare, per i giovani, ambienti
adeguati  che  favoriscano  l’incontro  con  Dio  attraverso  percorsi  di
interiorizzazione: la preghiera personale e comunitaria, l’apertura al
mistero, la contemplazione ed il silenzio, l’incontro ed il confronto con
la Parola vissuta e condivisa. Questo approccio alla Parola e gli sforzi
formativi  e  d’integrazione  di  quest’ultima  nella  preghiera  quotidiana 145
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
della comunità sono estremamente importanti. I giovani sono sempre
più sensibili alla lettura orante della Parola di Dio nella forma della Lectio
divina quando il testo biblico viene loro spezzato con un linguaggio
appropriato e che va a inerire con la loro vita, narrando chi è Dio, per
poi rivelare a loro stessi chi sono.
5  Offrire  ai  giovani  esperienze  graduali  di  servizio  e  di  impegno
apostolico,  che  li  aiutino  a  realizzare  personalmente  l’integrazione
della loro fede con la vita, diventando essi stessi, secondo le possibilità di
ciascuno, testimoni ed evangelizzatori dei coetanei. Si tratta di una fede
che stimoli e approfondisca i processi di umanizzazione e promozione
delle persone e dei gruppi secondo il modello di Gesù Cristo.
La dimensione sociale della carità appartiene all’educazione della persona
socialmente e politicamente impegnata per la giustizia, per la costruzione
di una società più giusta e più umana, scoprendone un’ispirazione piena-
mente evangelica (cfr. Cost. 32; Reg. 22). Un’adesione di fede sempre più
matura si apre al servizio sincero all’uomo. La proposta e la testimonianza
della solidarietà danno credibilità all’annuncio evangelico, perché ne espri-
mono il potenziale di umanità; già sono annuncio della vita nuova in Cri-
sto, e manifestano che il Vangelo è per l’uomo, che la Chiesa ha una parola
decisiva da dire per la vita, la dignità, la speranza e il futuro dell’uomo. Don
Bosco ha educato i giovani alle virtù morali dell’onesto cittadino.
Dimensione educativo-culturale
La sua specifi cità
La dimensione educativo-culturale è in intima relazione con la dimensione
dell’educazione alla fede. L’educazione è il luogo e la mediazione per
l’offerta  della  buona  notizia  del  Vangelo,  messaggio  che  s’incarna
nella cultura concreta e chiede processi graduali di assunzione in sintonia
con la capacità di maturazione di ogni giovane (cfr. Cost. 31). L’educazione
richiede che, partendo dalla situazione concreta dei giovani, elaboriamo
strategie che li guidino alla maturazione integrale.
Lo sguardo pastorale non è orientato esclusivamente dalla pro blematica
religiosa e del rapporto con la fede e con la Chiesa. È aperto a tutta l’espe-
rienza: intercetta tutte le speranze e le fa tiche della crescita, del costruirsi
B146
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
con gli altri, dell’inserimento nella società, del lavoro. La proposta di fede,
d’altra parte, s’intreccia con gli obiettivi della maturazione umana perché è lì
che ha senso il credere. Lo sguardo pastorale, pertanto, è colmo di attenzio-
ni educative, esercizio della sapienza educativa orientata dalla fede.
Alcune scelte qualifi canti
La cura della dimensione educativo-culturale nell’azione pastorale privile-
gia alcuni contenuti operativi precisi:
1  Aiutare  i  giovani  a  costruirsi  un’identità  forte.  In  un  mondo
frammentato e piegato sull’immediato, segnato dal relativismo e dalla
mancanza di principi, noi salesiani crediamo che il Progetto Educativo-
Pastorale possa aiutare a formare nei giovani personalità forti (cfr. Mt
7, 24-27). Aiutiamoli a superare le diffi coltà. Pertanto, occorre curare
la  convergenza  di  tutti  gli  interventi  educativi  per  la  formazione  di
una personalità unitaria: una scelta operativa dove tutti gli apporti si
integrano fortifi candosi a vicenda, in armonia con le aspirazioni e le
dimensioni educative, ben gerarchizzate.
Guardando ai giovani con gli occhi di Gesù, li aiutiamo a:
◗  formare la coscienza morale e la capacità di discernimento etico
per un giudizio motivato e responsabile;
◗  crescere  nell’autonomia  per  affrontare  la  vita  con  coerenza  e
responsabilità;
◗  acquisire un ricco patrimonio di valori/virtù, conformi al Vangelo
(cfr. Cost. 32).
◗  confrontarsi con modelli di riferimento credibili riconosciuti in
educatori che hanno Gesù, Buon Pastore, e Don Bosco come
referente primo (Cost. 11, 21). La qualità del vissuto di questi
modelli incide fortemente sul cammino di adesione a Cristo.
2  Accompagnare  i  giovani  nello  sviluppo  e  nella  maturazione  del  loro
mondo affettivo ed emotivo. È un mondo che alle volte fa fatica a
esprimersi, sebbene abbia un ruolo fondamentale. Gli affetti e i sen-
timenti sono criterio-guida del cammino relazionale e anche della va-147
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
lutazione  etica,  ma  procedono  spesso  per  un  percorso  parallelo  alla
razionalità. Certo è che l’ambito affettivo e sessuale risulta sempre più
rilevante in rapporto alla formazione della personalità. È necessario che
aiutiamo, soprattutto gli adolescenti, a gestire le emozioni, i sentimen-
ti, le pulsioni sessuali e a vivere l’innamoramento come esperienza di
crescita. L’educazione integrale della persona porterà i giovani ad ap-
prezzare i valori autentici della affettività (il rispetto di sé e degli altri, la
dignità della persona, la trasparenza delle relazioni, la fedeltà all’altro/a)
e la sessualità come valore determinante per il cammino di maturità.
Curiamo questo aspetto:
◗  creando  ambienti  ricchi  di  scambi  comunicativo-affettivi.
I  giovani  cercano  relazioni  autentiche,  in  famiglia,  con  gli
insegnanti, con gli amici, con i colleghi nell’ambiente lavorativo:
relazioni che aiutino a trovarsi bene e a procedere con serenità
nella realizzazione del proprio percorso;
◗  aiutando le famiglie nelle situazioni eterogenee in cui si trovano,
apportandovi i caratteri propri del nostro carisma: la familiarità,
la disponibilità costante al dialogo e la vicinanza;
◗  accogliendo  i  desideri  dei  giovani  con  un’accettazione  serena
del  limite,  evitando  inopportuni  riguardi  alla  diffusa  cultura
dell’eccesso;
◗  accompagnando  i  giovani  nelle  diverse  tappe  della  loro  vita,
favorendo atteggiamenti legati al servizio e alla gratuità.
3  Promuovere una cultura che si ispiri all’umanesimo cristiano. Da
questo ricco patrimonio umanistico si può assumere una diversa visione
del  mondo  e  dell’uomo.  Suscitiamo  lo  sviluppo  positivo  della  realtà
culturale nell’unità della fede e della vita:
◗  valorizzando quanto c’è di buono nella cultura attuale, attenti
a non cadere in una valutazione semplicistica e eccessivamente
critica della condizione giovanile (cfr. Cost. 17);
◗  promuovendo la cultura della vita, opponendosi alle tendenze
distruttive del relativismo, dell’edonismo e del pragmatismo;148
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
◗  creando una cultura della solidarietà e dell’impegno, che porti a su-
perare le situazioni diffi cili lottando contro ogni forma di ingiustizia;
◗  facendo dei diversi programmi di comunicazione sociale una pro-
posta educativa orientata a far maturare una mentalità evangelica.
4  Lavorare per la promozione umana e la competenza umanistica e
professionale, affi nché i giovani possano inserirsi nel mondo del la-
voro come cittadini qualifi cati. La professionalità deve condurre a far sì
che il lavoro sia svolto con crescente competenza e con reale soddisfa-
zione, consapevoli dei limiti e rispettoso dei compiti degli altri, coscienti
del proprio contributo per la crescita sociale.
Occorre, inoltre, formare atteggiamenti e strutture stabili nella persona-
lità dei giovani (autostima, socializzazione, partecipazione, autonomia,
solidarietà,  responsabilità,  volontà),  che  permettano  loro  di  agire  da
persone libere e le orientino alla comprensione critica della realtà e alla
comunione solidale con le persone.
5  Aiutare  a  rifl  ettere  sulla  ragionevolezza  della  propria  fede  e  sul
contributo del cristianesimo alla costruzione delle società in cui viviamo,
coltivando una lettura intelligente del messaggio cristiano:
◗  un’educazione degli atteggiamenti che sono alla base dell’apertura
a Dio (saper rientrare in sé; conoscersi sempre più e meglio nei propri
limiti e nelle proprie possibilità; saper stupirsi e meravigliarsi, apprez-
zando quanto di bene, di grande, di bello c’è in sé e attorno a sé);
◗  una formazione religiosa critica e adeguata che illumini la mente
e irrobustisca il cuore;
◗  un  atteggiamento  di  apertura,  di  rispetto  e  di  dialogo  tra  le
diverse confessioni cristiane e la pluralità di espressioni religiose;149
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
Dimensione dell’esperienza associativa
La sua specifi cità
La Pastorale Giovanile Salesiana ha nell’esperienza associativa una
delle sue intuizioni pedagogiche più importanti. Don Bosco ha valoriz-
zato il gruppo come presenza educativa capace di moltiplicare gli interventi
formativi. Da giovane, egli stesso crebbe nella Società dell’Allegria nel perio-
do della frequenza al Collegio di Chieri, facendo esperienza di gruppo. Le
compagnie, le società, le conferenze, ognuna a suo modo e con gli interessi
e gli obiettivi propri assunti dagli associati, sono nate all’inizio dell’Oratorio
e, negli anni 1860-1870 sono entrate negli internati e nei collegi.
Questa  dimensione  è  una  caratteristica  fondamentale  dell’educazione-
evangelizzazione salesiana (v. capitolo V, n.1.3 / b).
Il Sistema Preventivo richiede un intenso e luminoso ambiente di partecipazio-
ne e di relazioni amichevoli, vivifi cato dalla presenza animatrice degli educato-
ri e favorisce tutte le forme costruttive di attività e di vita associativa, concreta
iniziazione all’impegno comunitario, civile ed ecclesiale (cfr. Cost. 35; Reg. 8).
Alcune scelte qualifi canti
Lo sviluppo di questa dimensione nella situazione descritta richiede alcune
scelte:
1  Costruire un ambiente di famiglia, attraverso interventi appropriati
e strategicamente pianifi cati, dove vive la pedagogia della vicinanza,
delle relazioni e dell’affetto dimostrato: un ambiente di confi denza in
cui le proposte educative ed evangelizzatrici siano credibili e assimilabili
per l’intensità delle relazioni personali e il clima di gioia condivisa.
2  Optare  per  il  gruppo  come  l’ambiente  privilegiato  in  cui  si  sviluppa
la proposta associativa salesiana: una varietà di gruppi, aperti a tutti i
giovani, i veri protagonisti, e che esprimono la diversità degli itinerari
pedagogici nei quali si diversifi ca la nostra proposta pastorale. Questo
criterio implica ulteriori attenzioni:
◗  creare pluralità di proposte e ambienti di ampia accoglienza se-
condo i diversi interessi e cammini dei giovani, partendo dalla
C150
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
situazione in cui essi si trovano, rispettando il ritmo di sviluppo
che è loro possibile;
◗  curare in modo particolare i gruppi di formazione e d’impegno
cristiano, coronamento dell’esperienza associativa;
◗  qualifi care e formare continuamente gli educatori e gli animatori;
◗  offrire  tempi  intensi  di  convivenza/condivisione  di  vita  (ritiri,
campeggi, giornate) come momenti di conferma e di rilancio
della decisione associativa e cristiana dei gruppi;
◗  fare oggetto di riflessione e di revisione nella CEP il funzio-
namento,  l’efficacia  educativa  e  gli  interventi  formativi  dei
gruppi giovanili.
3  Educare con il cuore e con lo stile dell’animazione. Lo stile dell’ani-
mazione comporta:
◗  un modo di pensare la persona umana che la riconosca capace
per le sue risorse interiori di essere impegnata e responsabile dei
processi che la riguardano;
◗  un metodo che guarda il positivo, le ricchezze e le potenzialità che
ogni giovane si porta dentro, offrendo un’ azione di promozione;
◗  uno stile di cammino coi giovani, che suggerisce, motiva, aiuta
a crescere nel quotidiano, attraverso una relazione di tipo libe-
rante e autorevole;
◗  l’obiettivo ultimo e globale di restituire ad ogni persona la gioia
di vivere pienamente e il coraggio di sperare.
L’animazione ha il volto concreto di una persona: l’animatore. Egli
ha un ruolo preciso e indispensabile. Sebbene questo ruolo vari nelle
situazioni particolari a seconda del tipo di gruppo, possiamo espri-
merlo così:
◗  incoraggia la formazione di gruppi e il progredire delle ricerche,
rifl essioni, attività e ideali;151
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
◗  aiuta, mediante la sua competenza e la sua esperienza, a superare
le crisi del gruppo e a intessere rapporti personali fra i componenti;
◗  presenta ai giovani elementi di critica e di approfondimento, affi nché
sappiano indicare le loro proposte, i loro desideri e le loro ricerche;
◗  favorisce la comunicazione ed il collegamento fra i gruppi nella
CEP locale;
◗  accompagna i singoli componenti nel loro processo di crescita
umana e cristiana.
4  Il gruppo giovanile deve tendere al suo inserimento sociale ed eccle-
siale secondo la propria opzione vocazionale. In quest’ottica l’esperien-
za associativa salesiana deve promuovere:
◗  una preparazione ed un accompagnamento che rendano il gio-
vane capace di partecipare alla vita della società, assumendo le
proprie responsabilità morali, professionali e sociali, e cooperan-
do con quanti si adoperano a costruirla più degna dell’uomo;
◗  un inserimento attivo nel civile, attraverso la promozione di di-
verse associazioni al servizio del bene comune nella società;
◗  un inserimento nella comunità ecclesiale, aiutando i giovani ad
un sincero amore per essa, quale comunione di tutti i credenti
in Cristo e sacramento universale di salvezza.
I gruppi locali si ritrovano nel Movimento Giovanile Salesiano (MGS): i
singoli, i gruppi e le associazioni giovanili che, mantenendo la propria
autonomia, si riconoscono nella spiritualità e nella pedagogia salesia-
na, formano in modo implicito o esplicito il MGS (v. capitolo VI, n.2.5).
5  Creare comunità di giovani-adulti che permettano la cura della loro vita
cristiana e la sua condivisione. Sono luoghi in cui si condivide la vita, si discer-
ne la volontà di Dio nell’ascolto della Parola, si celebra, si prega e si assumono
impegni pastorali per i vari contesti ecclesiali in cui i membri sono inseriti.
Le comunità giovanili sono un luogo privilegiato per il discernimento
vocazionale e offrono ai giovani-adulti un aiuto prezioso per l’appro-152
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
fondimento, giorno dopo giorno, della fede professata, celebrata, vis-
suta e pregata (cfr. Porta Fidei 9).
Dimensione vocazionale
La sua specifi cità
La proposta vocazionale deve essere presente durante l’intero processo di
educazione e di evangelizzazione Le tre prime dimensioni convergono
in  quella  vocazionale,  orizzonte  ultimo  della  nostra  pastorale.
L’obiettivo è di accompagnare ogni giovane nella ricerca concreta della
propria vocazione, luogo della sua risposta al progetto di amore gratuito e
incondizionato che Dio ha per lui/lei. La dimensione vocazionale confi gura
l’obiettivo primo ed ultimo della Pastorale Giovanile Salesiana.
Alcune scelte qualifi canti
1  Generare atteggiamenti di disponibilità e generosità, che preparino i
giovani ad ascoltare la voce di Dio, e accompagnarli a formulare un pro-
prio progetto di vita. La cura vocazionale comporta un vero e proprio
cammino di accompagnamento alle scelte fondamentali della loro vita,
aiutandoli ad affrontare la propria storia come un dono e ad accogliere
la prospettiva vocazionale della vita.
2  Costituire  comunità  di  credenti,  dove  sia  visibile  e  credibile  la
esperienza di fede: comunità affabili, vicine, profonde, impegnate e
aperte a tutti quei giovani che cercano il loro destino nella vita. Il cam-
mino della vita cristiana richiede un contesto comunitario (ecclesiale)
vivace, coinvolgente, capace di sostenere la scelta di fede e di aiutare
a interpretarla in rapporto alla vita quotidiana: un ambiente educativo,
dunque, di testimoni signifi cativi che vivano la vita come vocazione.
3  Optare per l’accompagnamento personale che permetta di maturare le
opzioni vocazionali dei giovani in modo personalizzato, e cerca di arrivare
al singolo in maniera diversifi cata, aderente alla sua esperienza interiore,
alla situazione che vive e alle giuste esigenze della comunità. Perciò, è es-
senziale, nella CEP e nel PEPS, la proposta concreta di spazi e tempi per
l’accompagnamento, per l’incontro e il dialogo personale con i gruppi e le
famiglie, per l’interiorizzazione e la personalizzazione (ritiri, esercizi, ecc.) e
D153
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
per la direzione spirituale sistema-
tica (v. capitolo V, n. 1.3/c).
4  Si richiede con forza, da ultimo,
che  la  proposta  vocazionale  sia
inserita  nell’itinerario  di  edu-
cazione alla fede, come punto
di  convergenza  di  tutti  gli  sforzi
educativi  ed  evangelizzatori.  La
pastorale, nella misura in cui ren-
de esplicita la sua dimensione vo-
cazionale, ritrova le grandi moti-
vazioni per la sua rivitalizzazione:
fa  riscoprire  la  vita  come  dono,
come  “essere  per”,  in  una  pro-
spettiva liberante ed affascinante
perché  posta  di  fronte  al  piano
sorprendente e magnifi co di Dio.
Questo itinerario suppone:
◗  un  discernimento  voca-
zionale  offerto  a  tutti  i
giovani, secondo l’età e le
diverse situazioni, che aiu-
ti ogni giovane a scoprire
il dono di Dio, le proprie
risorse e a far fruttifi care i
doni ricevuti impiegandoli
nella  risposta  generosa  a
questa chiamata;
◗  l’approfondimento, nelle diverse tappe dell’itinerario di educa-
zione  alla  fede,  del  tema  vocazionale,  soprattutto  nell’adole-
scenza e nella giovinezza e l’offerta, al tempo stesso, di espe-
rienze di servizio gratuito ai più bisognosi;
◗  una  proposta  chiara  ed  esplicita,  mediante  incontri,  testimo-
nianze, esperienze, informazioni sulle diverse vocazioni nei vari
ambiti della vita (il fi danzamento, il matrimonio, il sacerdozio
ministeriale, la vita consacrata);
«Tutta la pastorale, e in particolare quella
giovanile, è radicalmente vocazionale:
la dimensione vocazionale costituisce il
suo principio ispiratore e il suo sbocco
naturale. Bisogna, dunque, abbandonare
la concezione riduttiva della pastorale
vocazionale, che si preoccupa soltanto
della ricerca di candidati per la vita
religiosa o sacerdotale. Al contrario, come
detto sopra, la pastorale vocazionale deve
creare le condizioni adeguate perché ogni
giovane possa scoprire, assumere e seguire
responsabilmente la propria vocazione. La
prima condizione consiste, sull’esempio di
Don Bosco, nella creazione di un ambiente
nel quale si viva e si trasmetta una vera
“cultura vocazionale”, cioè un modo di
concepire e di affrontare la vita come un
dono ricevuto gratuitamente; un dono da
condividere al servizio della pienezza della
vita per tutti, superando una mentalità
individualista, consumista, relativista e la
cultura della autorealizzazione»
(DON PASCUAL CHÁVEZ, ACG 409, «VENITE E VEDRETE»)154
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
◗  una  formazione  spirituale  profonda  attraverso  l’iniziazione  alla
preghiera,  all’ascolto  della  parola  di  Dio,  alla  partecipazione  ai
sacramenti e alla liturgia e alla devozione mariana; la partecipa-
zione attiva alla vita della comunità ecclesiale attraverso i grup-
pi e movimenti apostolici, considerati come luoghi privilegiati di
maturazione cristiana e vocazionale; la possibilità di un contatto
diretto con qualche comunità religiosa e l’esperienza di esplicito
discernimento vocazionale.
◗  l’invito personale a seguire una vocazione, assicurando un di-
scernimento accurato e graduale; curando in modo particolare
le  vocazioni  nel  carisma  salesiano  nelle  sue  molteplici  forme,
mediante il discernimento e la cura dei semi di vocazione sale-
siana, sia consacrata che laicale, presenti nei giovani.
Riassumiamo  schematicamente  le  quattro  dimensioni  della  Pastorale
Giovanile Salesiana:
l’educazione alla fede (1) non è possibile se essa non diventa un per-
corso educativo e culturale (2) che coinvolga la dimensione relazionale
e associativa della persona (3) la quale solo in questo momento potrà
scoprire ed orientare la propria vita al suo compimento (4);
il percorso educativo (2) resta senza maturazione, ossia senza verità
antropologica di riferimento, se esso non si ispira all’idea di uomo che
l’evangelizzazione illumina (1); inoltre non consegue il proprio obiettivo
se non coinvolge la persona tenendo conto di tutte le sue relazioni (3)
e dell’obiettivo di compiere la propria vita secondo un preciso progetto
orientativo dell’esistenza (4);
le relazioni personali e associative in cui viviamo (3), sono mere vici-
nanze fi siche se non sono in qualche modo incorporate in una matura-
zione personale e culturale piena (2), se non sono coinvolte nel proprio
progetto di vita come indispensabili alla realizzazione di sé (4) e non tro-
vano nell’evangelizzazione la propria defi nizione di relazioni d’amore (1);
la dimensione vocazionale che orienta tutto il nostro cammino (4) è in-
comprensibile senza il riferimento a Cristo (1), se non incide sulle rela-
zioni che ognuno ha nella propria vita (3) e se non diventa il senso e il fi ne
della propria formazione culturale ed educativa (2).155
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
SCELTE TRASVERSALI DELLA PASTORALE
GIOVANILE SALESIANA
Il PEPS promuove la crescita di una fede operativa con impegni educativi e
pastorali trasversali, radicati nel nostro carisma:
L’animazione delle vocazioni apostoliche
In  continuità  con  gli  elementi  indicati  nella  dimensione  vocazionale,
l’animazione vocazionale trova il suo momento irrinunciabile d’intervento
nell’accompagnamento della scelta vocazionale apostolica.
L’orientamento  educativo  aiuta  la  ricerca  d’identità,  e  facilita  il
processo decisionale in un progetto di vita basato e costruito sui
valori evangelici.
Abitare in una cultura vocazionale
La continuità del processo di animazione vocazionale apostolica si realizza in
uno specifi co itinerario vocazionale. In esso si cura con attenzione l’ascolto,
il  discernimento,  la  verifi ca  espe-
rienziale  sul  campo  della  idoneità
personale ad una possibile chiama-
ta di speciale consacrazione.
La  diversifi cazione  delle  proposte
nell’orientamento  vocazionale
deve  essere  fatta  in  funzione  di
quei segni vocazionali che sem-
brano manifestarsi nel cammi-
no  di  crescita.  L’identifi cazione
da parte del giovane della propria
vocazione personale non deve es-
sere intesa come il punto di arrivo,
ma come il punto di partenza per
una  crescita  continua  nella  scel-
ta  vocazionale.  È  il  valore  di  una
cultura vocazionale che intende la
4 2
A
«I contenuti di una cultura vocazionale
riguardano tre aree: quella antropologica,
quella educativa e quella pastorale. La
prima si riferisce al modo di concepire
e presentare la persona umana come
vocazione; la seconda mira a favorire
una proposta di valori congeniale alla
vocazione; la terza fa attenzione al
rapporto tra vocazione e cultura obiettiva
e ne ricava conclusioni per il lavoro
vocazionale»
(DON PASCUAL CHÁVEZ, ACG 409, «VENITE E VEDRETE»)156
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
vocazione,  in  senso  ampio,  come  chiamata  alla  vita,  ad  un  lavoro  di-
gnitoso, a diversi impegni e servizi: una cultura che conduce alcuni a
rifl ettere sulla possibilità di optare per lo stato di vita sacerdotale o con-
sacrata.
Chiamati alla vita e alla fede
La “vocazione” ha inizio con la chiamata alla vita, procede nella chiamata
alla fede, e giunge, con diverse risposte, alla chiamata alla vita consacrata.
In questo senso, si accompagnano coloro che, in un buon processo di cre-
scita e maturazione nella dimensione vocazionale della propria persona,
considerano la possibilità che Dio li chiami ad una vita di speciale consa-
crazione. Si dà particolare attenzione alla natura della chiamata: un cam-
mino spirituale confi gurato come progressiva pressa di coscienza
delle esigenze di una vocazione che richiede conversione e conse-
gna di sé per una vita di amorosa dedizione a Dio.
La  CEP,  accompagnando  tutti  i  giovani  nel  loro  cammino  di  crescita
umana, cristiana e salesiana, offre anche momenti e forme adeguate
di seria rifl essione sulla possibilità di donare totalmente la loro vita al
servizio di Dio.
La guida spirituale, necessaria in ogni processo vocazionale, aiuta in modo
particolare le vocazioni apostoliche a vivere nel discernimento delle moti-
vazioni vocazionali e dei requisiti necessari. Questo processo permette al
giovane di prendere una decisione serena e personale, libera e moti-
vata, mentre compie esperienze in una comunità ove si forma secondo il
carisma a cui è chiamato approfondendone la conoscenza e la graduale
conformazione.
L’animazione vocazionale nel cuore del PEPS
Il  PEPS  deve  proporre  con  decisione  una  azione  pastorale  capace  di
suscitare e individuare le vocazioni apostoliche di speciale consacrazione.
Ogni  PEPS  deve  rispondere  adeguatamente  ai  giovani  che  si
interrogano  seriamente  sulla  possibilità  di  vivere  una  vocazione
apostolica salesiana.
Nelle proposte di discernimento, l’animazione delle vocazioni apostoliche
è attenta alla gradualità degli obiettivi e dei metodi.157
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
Le  fasi  della  preadolescenza  e
dell’adolescenza preparano il pro-
cesso decisionale dei giovani. Sono
fasi  che  costruiscono  l’identità
umana  e  cristiana  e  dispongono
alla ricerca e all’adesione alla pro-
pria  vocazione.  È  un  periodo  fa-
vorevole  dei  ragazzi  scoprendosi
protagonisti,  con  una  vocazione
specifi  ca  nella  Chiesa,  nella  Con-
gregazione e nel mondo: una sco-
perta che può essere proposta
in modo esplicito.
Questa gradualità permette di arri-
vare ad assumere la vita come vo-
cazione e a tradurla in un progetto
personale di vita. Riprendendo in-
tuizioni  ed  aspirazioni  vocazionali
nascoste  in  epoche  precedenti,  si
passa da una disponibilità generica
alla disponibilità specifi ca del dono
di se stessi.
In questi vari processi – maturazione
di decisioni di vita, cammino spirituale
guidato, discernimento vocazionale –
si  deve  garantire  la  libertà  interiore
che aiuti la piena maturazione della
decisione  vocazionale.  Attenzione
va data alla liberazione da possibili condizionamenti culturali, affettivi, sociali o
emotive affi nché l’autenticità generi l’assunzione responsabile di un impegno
radicale di vita.
L’animazione missionaria e del volontariato
nelle sue diverse forme
La dimensione dell’educazione alla fede trova nell’animazione missiona-
ria e nelle diverse forme di volontariato, una continuità che deve essere
«La promozione delle vocazioni consacrate
richiede alcune scelte di fondo: la preghiera
costante, l’annuncio esplicito, la proposta
audace, il discernimento diligente,
l’accompagnamento personalizzato. La
preghiera deve essere impegno quotidiano
delle comunità e deve coinvolgere
giovani, famiglie, laici, gruppi della
Famiglia Salesiana. L’annuncio chiede
di valorizzare le molteplici occasioni
vocazionali che si verifi cano durante
tutto l’anno liturgico. La proposta
e il discernimento richiedono quella
vicinanza cordiale che suscita fi ducia
e permette di intuire i segnali della
chiamata che un giovane può manifestare.
L’accompagnamento richiede di aiutare i
giovani ad intensifi care la vita spirituale,
a sperimentare forme appropriate di
apostolato, a vivere l’esperienza della
comunità, a conoscere la Congregazione,
a verifi care le motivazioni e ad attivare le
dinamiche che portano ad una decisione»
(CG26, N.54)
B158
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
mantenuta  e  sviluppata.  L’aper-
tura alla vocazione missionaria
e l’impegno sociale della carità
nel  volontariato,  sono  espres-
sioni  mature  dell’educazione
alla fede e dell’evangelizzazio-
ne dei giovani.
L’animazione missionaria non nasce
come un fatto isolato, ma in conti-
nuità con l’identità di ogni cristiano
e di ogni comunità, come la loro na-
turale «fi oritura». D’altra parte, essa
si  presenta  come  un’espressione
radicale e chiara di quell’identità ca-
pace di motivare le comunità verso un dinamismo apostolico. Caratteristica
comune ed evento signifi cativo sono i due versanti che bisogna mettere in ri-
salto: un’animazione missionaria che rafforza la fede, e una fede che condu-
ca all’impegno missionario verso tutti, specialmente verso i più bisognosi. Per
questo, bisogna considerare l’animazione missionaria come un elemento che
feconda le diverse dimensioni del PEPS: della crescita umana della persona,
della sua maturazione nella fede, del suo processo di decisione vocazionale.
Il cuore missionario di Don Bosco
Don Bosco intuì l’enorme tensione spirituale e la straordinaria forza apo-
stolica che l’ideale missionario avrebbe suscitato nei suoi ragazzi. Le intuì e
le utilizzò con zelo e con intelligenza. Ai ragazzi parlava delle missioni e dei
missionari, li teneva informati delle loro attività, dei loro bisogni, li faceva
pregare, li incoraggiava a partecipare al sogno missionario.
L’animazione missionaria e il volontariato oggi conducono il missionario a
condividere e il volontario ad assumere una visione vocazionale della vita:
un dono ricevuto gratuitamente, da condividere nel servizio di vita per tutti.
La cultura missionaria si fa realtà vissuta quando si acquisiscono atteggia-
menti e valori fondamentali del carisma salesiano. Sono quei valori che
Don  Bosco  inculcò  nei  suoi  ragazzi  e  nei  suoi  salesiani:  l’amore  prefe-
renziale per i giovani più poveri, il desiderio di collaborare nella missione
redentrice di Cristo e il rinnovamento del mondo.
«Nell’Oratorio di Don Bosco i
collaboratori giovani ed adulti hanno
vissuto l’esperienza di vivere e lavorare
con lui per l’educazione e la salvezza
dei giovani. Questa “vita carismatica”
e comunitaria, nucleo della Spiritualità
Salesiana, illumina il progetto del
volontariato salesiano»
(IL VOLONTARIATO NELLA MISSIONE SALESIANA, N.33)159
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
La nostra Congregazione è missionaria
L’enciclica «Redemptoris Missio» presenta in generale tre differenti forme
dell’attività evangelizzatrice: l’«attività missionaria specifi ca» tra le genti
che non conoscono Cristo; la «cura pastorale»» tra le comunità cristiane
impegnate; e la «riproposta del Vangelo» nei paesi di antica tradizione
cristiana ormai secolarizzati.
I  confi  ni  tra  le  tre  modalità  non  sono  tracciabili  in  modo  chiaramente
defi  nito;  certamente  queste  attività  non  si  identifi  cano  una  con  l’altra,
né si escludono mutuamente come se si potesse isolare ciascuna di loro,
indipendentemente dalle altre. Al contrario, esse sono intercomunicanti;
inoltre,  l’attività  specifi  camente  missionaria  (ad  gentes)  signifi ca  anche
per le altre l’espressione prima e qualifi cante di tutta l’evangelizzazione:
«Senza di essa la Chiesa sarebbe priva del suo signifi cato fondamentale e
della sua attrazione esemplare» (Redemptoris Missio, nn.33-34).
L’impegno missionario ad gentes è parte integrante del carisma sa-
lesiano. Nella Congregazione sono state coltivate fi n dagli inizi le voca-
zioni missionarie, come le espressioni più vive e generose della vocazione
salesiana. Oggi, inoltre, l’animazione missionaria e il volontariato missio-
nario salesiano, sono espressioni della missionarietà e della spiritualità del-
la Congregazione salesiana.
Il missionario e il volontario salesiano s’impegnano per un progetto di vita
basato sui valori del Vangelo, nel servizio delle persone in diffi coltà: pro-
muovono l’annuncio del Vangelo, i diritti umani, la solidarietà, la giustizia
e la pace.
I  valori  che  l’animazione  missionaria  ed  il  volontariato  difendono
e  promuovono  sono  quelli  propri  dello  spirito  salesiano:  il  servizio
disinteressato; lo spirito di comunità e lo stile oratoriano; l’interculturalità;
la  solidarietà,  come  un’opzione  chiara  e  preferenziale  per  gli  ultimi,  in
particolare per i poveri e gli emarginati; l’inserimento critico e responsabile
nella realtà sociale per la costruzione del Regno.
L’ardore per le missioni proviene dal mistero di Dio
Per la missione e il volontariato è indispensabile coltivare una vita interiore
spiritualmente solida. Essa permette di scoprire in se stessi e negli altri la pre-160
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
senza e l’azione di Dio, e di annunciarlo: una vita spirituale che fortifi chi la con-
sapevolezza della responsabilità evangelizzatrice, e il coinvolgimento nell’azione
per il bene degli altri. La vita spirituale genera atteggiamenti di servizio e di gra-
tuità, e dona il coraggio di sognare e desiderare fortemente il bene degli altri.
La dimensione missionaria della Chiesa è radicata nella vita trinitaria di
Dio: il Verbo inviato dal Padre, nel suo mistero di Morte e Risurrezione, ci
consegna la pienezza della vita nel dono dello Spirito Santo. Condividere
questo messaggio di pienezza, questa buona notizia, questo euanghèlion,
con tutti i popoli è la missione della Chiesa.
L’animazione missionaria e il volontariato offrono alle persone la possibilità
di  impegno  e  di  lavoro  per  l’avvento  del  Regno  di  Dio  nei  diversi
contesti della missione salesiana.
L’attività missionaria non è fondata primariamente sulle capacità umane, anche
se il loro ruolo è importante. Il soggetto protagonista della missione della Chiesa
è lo Spirito Santo: Egli chiama, illumina, guida, dà valore ed effi cacia. Il missiona-
rio ed il volontario vivono la loro vocazione docili alla azione dello Spirito.
Il volontariato e l’attività missionaria
Il  volontariato  missionario  salesiano  propone  i  valori  del  Vangelo
con la testimonianza del servizio disinteressato e solidale nell’educa-
zione e nell’impegno socio-politico, che raggiunge le realtà della famiglia,
del lavoro, della cultura.
Il volontariato, nelle sue varie forme, più che un atto di generosità spon-
tanea e passeggera, è una mentalità che assume il signifi cato di una te-
stimonianza  di  altissimo  valore  morale  e  sociale.  Si  qualifi  ca  per  alcuni
elementi determinanti: l’interiorità apostolica, caratterizzata dallo spirito
del «da mihi animas»; la centralità di Cristo, Buon Pastore, che richiede
al volontario missionario un atteggiamento pedagogico pastorale nel rap-
porto con i destinatari; l’impegno educativo, nota caratteristica del nostro
carisma salesiano; l’appartenenza ecclesiale; il lavoro fatto con gioia; la
dimensione mariana, che pone l’azione missionaria e il volontariato come
partecipazione alla maternità ecclesiale di Maria Ausiliatrice.
Infi ne, é importante riconoscere la molteplicità delle iniziative e la di-
versità delle esperienze che si identifi cano o fanno riferimento alla mis-161
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
sionarietà della Famiglia Salesiana: l’incontro e il collegamento diretto con
i missionari; l’informazione sulle innumerevoli attività missionarie (notizie,
pubblicazioni, audiovisivi, proposte di fi nanziamento per piccoli obiettivi);
materiali di animazione missionaria, con senso pedagogico e criteri didattici;
l’esistenza dei gruppi missionari; temi di formazione per diversi gruppi e co-
munità cristiane; la conoscenza e lo studio dei documenti della Chiesa relati-
vi alle missioni; la partecipazione alle varie giornate missionarie della Chiesa.
La Comunicazione Sociale
La Comunicazione Sociale investe tutte le presenze salesiane
La  comunicazione  sociale  riempie  il  mondo  e  determina  la  forma  della
convivenza umana. Interessa quindi da vicino la vocazione dell’educatore
salesiano che opera sui fronti della promozione e dell’evangelizzazione.
È  dunque  una  dimensione  specifi ca  del  carisma  salesiano  (cfr.  Cost.
43). Fu essenziale in Don Bosco; è appello per ogni educatore, è
irrinunciabile nella Chiesa e nel mondo di oggi.
Don Bosco fece della sua instancabile attività nella comunicazione sociale
un elemento costitutivo del suo essere educatore e apostolo dei giovani
e di tutto il popolo. Dalla tradizione salesiana abbiamo imparato che la
comunicazione  sociale  non  è  semplicemente  un  insieme  di  strumenti
o  mezzi  materiali  da  adoperare;  essa  invece  investe  tutta  la  presenza
salesiana, impegnata nell’educare ed evangelizzare sia in opere specifi che,
sia attraverso diverse forme di azione che infl uiscono sulla cultura popolare
e sulla promozione di forme sociali adeguate. E richiamando Don Bosco:
“Vi  prego  e  vi  scongiuro  dunque  di  non  trascurare
questa parte importantissima della nostra missione”
(LETTERA CIRCOLARE SULLA DIFFUSIONE DI BUONI LIBRI, 19 MARZO 1885)
C162
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Comunicatori per vocazione e missione
Come  educatori  salesiani  oggi  dovremo,  in  tutta  la  nostra  poliedrica
attività apostolica ed educativa, esprimere la nostra ferma volontà di essere
autentici comunicatori. Comunicatori, dunque, per intima vocazione e per
missione educativa.
La nostra qualità di educatori ed evangelizzatori richiede che sia-
mo comunicatori qualifi cati. La comunicazione promuove la comunio-
ne carismatica e la mobilitazione della missione. Ci interessa soprattutto
la comunicazione interpersonale tra adulto e giovane, tra laici e religiosi,
tra quanti sono ricchi di esperienza e quanti muovono i primi passi nella
vita, tra tutti coloro che hanno dei doni da condividere. Il Sistema Preven-
tivo affi da l’effi cacia educativa principalmente all’incontro diretto, faccia
a faccia: incontro di fi ducia, di amicizia, di ascolto attento ed interessato.
Occorre, dunque, coltivare la capacità di gestire le dinamiche relazionali:
la qualità delle interazioni possono condizionare in modo costruttivo o in
modo negativo la formazione della personalità; gli atteggiamenti e gli stili
educativi si rifl ettono sugli stati emozionali, determinandone molto spesso
il comportamento.
La rifl essione della Congregazione rivela il consolidarsi delle convinzioni
sulla comunicazione intesa in senso ampio e apre ad una nuova pratica
più  sistemica  nel  campo  della  comunicazione  sociale  (cfr.  Sistema
Salesiano  di  Comunicazione  Sociale).  Di  questa  visione  ampia  della
comunicazione, si coglie lo scopo primario: la comunione e il progresso
della società umana (cfr. Don Egidio Viganò, ACG 302, «La Comunicazione
Sociale ci interpella»).
Siamo in una fase di passaggio, attraversiamo un periodo di profonda rivo-
luzione tecnologica e culturale, le informazioni e il nostro modo di fruirle si
stanno digitalizzando. Tutto sta avvenendo in rete e le giovani generazioni
(i “nativi digitali”, “cyberkids”, “click generation”) hanno acquisito un’alta
capacità di accesso alla tecnologia e alle competenze d’uso.
La tecnologia è uno strumento liberatorio e di empowerment per i giovani;
ma pone una questione educativa: l’approccio alla tecnologia è un passo
importante nel percorso di crescita e di affermazione della propria identità.
I media infl uiscono sulla maturazione della personalità dei giovani, sulla
loro scelta dei valori di fondo, sul loro atteggiarsi verso Dio e l’uomo. Ci 163
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
invitano a rifl ettere su ciò che sia esteticamente e moralmente eccellente
nella formazione dei giovani e sulla loro incidenza nell’educazione.
La Comunicazione Sociale nel PEPS e al servizio dell’evangelizzazione
La  promozione  della  comunicazione  avviene  anche  operando  con
progetti orientati a creare processi comunicativi, inseriti nel PEPS. Si evita
l’attenzione alle sole attività e opere isolate. Nei progetti educativi pastorali
e nei piani di comunicazione devono essere presenti alcune linee operative
di intervento in questo settore:
◗  la formazione all’uso critico ed educativo dei mezzi della
Comunicazione Sociale (cfr. CG24, n.129) e delle nuove tec-
nologie. Educatori e giovani comprendano i cambiamenti che
sono in atto, il funzionamento dei mezzi di comunicazione e le
industrie  culturali.  Senso  critico,  spirito  strategico,  capacità  di
autoregolazione, uso sicuro ed effi cace, senso del limite e del
rispetto, senso civico, autonomia e capacità di problem solving
non necessariamente fanno parte della dotazione di un adole-
scente o di un giovane solo per il fatto che è nato e cresciuto
tra monitor e tastiere e per il fatto di averne fatto uso. Ci vuole
seria competenza per l’utilizzazione dei mezzi di comunicazione
nel “continente digitale”: chiarezza degli obiettivi da proporsi,
per una valorizzazione della creatività; acquisizione di una atti-
tudine emancipata e critica verso i loro messaggi, per una presa
di coscienza della loro infl uenza, per potersi esprimere con essi
dominandone i linguaggi e le tecnologie. Il signifi cato della co-
municazione mediatica rimanda direttamente a ciò che i mezzi
esprimono attraverso parole e immagini, al “perché” li utilizzia-
mo e agli scopi di emittenti e riceventi coinvolti nel processo co-
municativo. Esiste la necessità, quindi, di un’elaborazione critica
degli elementi concettuali dei segni che i mezzi stessi utilizzano;
◗  il coinvolgimento nella produzione di messaggi e contenuti
destinati specifi camente ai giovani, utilizzando tutti i mezzi a
nostra disposizione. Far comunicazione sociale è sempre più una
presenza educativa, plasmatrice di mentalità e creatrice di cultura.
La sfi da per il futuro sarà quella di educare ai nuovi media, ma
anche svolgere un’azione educativo-pastorale attraverso i nuovi
media soprattutto nei confronti delle nuove generazioni. La sua 164
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
effi cacia incisiva e la sua presenza sempre più massiccia fanno
della comunicazione sociale una vera e autentica scuola alternati-
va per larghissimi strati della popolazione mondiale, specialmente
giovanili e popolari (cfr. CG21, n.148). Il rapporto tra comunica-
zione sociale ed evangelizzazione o, se si vuole più in concreto,
tra l’utilizzazione dei linguaggi e dei “media” della comunicazio-
ne sociale per il Vangelo e il nostro stile apostolico di “evangeliz-
zare educando”, incide profondamente sull’attività salesiana. Si
tratta non solo di educare ai “media”, cioè alla lettura critica dei
loro messaggi, ma anche di evangelizzare con i “media”. Cosi si
apre un vasto campo di iniziative per le nostre attività didattiche,
educative e culturali, per l’animazione cristiana dei gruppi giova-
nili, per la catechesi, per la preghiera;
◗  la valorizzazione della comunicazione sociale come nuovo spa-
zio di aggregazione dei giovani (cfr. CG25, n.47). Le tecno-
logie della comunicazione cambiano il senso di appartenenza e
il modo di aggregazione, in quanto creano più comunità, nelle
quali sono inseriti gli utenti, con dispositivi sempre più collegati
alla vita dei giovani. Le azioni offerte e richieste sono ascoltare,
riconoscere, rispondere, stare con e fare con, in una realtà che
punta alla possibilità di esperienze (magari nuove o diverse) che
offrono  la  fi  ducia  reciproca  come  antidoto  all’estemporaneità
del consumo. Questi nuovi spazi, come i social network favo-
riscono l’attenzione alle storie di vita dei ragazzi presentandole
nei racconti di sé e nelle rielaborazioni dei vissuti, con la possibi-
lità di aiutarli ad orientarsi e scegliere;
◗  la  promozione  e  l’apprezzamento  di  tutte  le  forme  e
espressioni di comunicazione (cfr. CG24, n.129), quali la mu-
sica, il teatro, il cinema, la televisione, la fotografi a, il fumetto,
i  multimedia  ed  altre  espressioni  d’arte,  con  un  chiaro  scopo
educativo e di evangelizzazione. Occorre animare queste realtà
comunicative in modo che non solo offrano spazi sempre più
ampi alla libera espressione e alla creatività, ma anche stimo-
lino il gusto del bello in tutte le espressioni (arti visive, musica,
poesia, letteratura, ballo, teatro). Educare alla bellezza signifi ca
coinvolgere tutta la sfera della sensibilità e dell’emotività, l’im-
maginazione e la creatività, la capacità di esprimere sensazioni
e sentimenti propri e di comprendere l’espressione degli altri: 165
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
si  attiva  un  progressivo  arricchimento  del  proprio  patrimonio
espressivo e dell’area dell’affettività. L’educazione alla bellezza
comporta anche la formazione alla comprensione e all’uso dei
diversi linguaggi iconico, musicale e poetico.
IL MOVIMENTO GIOVANILE SALESIANO
I Movimenti sono costituiti da coloro che, nel grande e unico “movi-
mento” della Chiesa, vivono la loro esperienza cristiana, ecclesiale, mis-
sionaria... partecipando a un carisma particolare. I giovani del MGS vivono
la loro vocazione-missione ecclesiale secondo il carisma di Don Bosco. In-
fatti, dal 2004, il MGS è parte del Repertorio delle Associazioni Internazio-
nali di fedeli (Pontifi cio Consiglio per i Laici).
Il  MGS  non  è  una  associazione,  ma  è  costituito  dai  giovani  che
appartengono  a  varie  associazioni  o  gruppi,  animati  dalla  Pastorale
Giovanile Salesiana. Non essendo una associazione, apre le porte a tutti,
poiché il suo servizio è rivolto alla Chiesa e a tutti i giovani. Questo, infatti,
non ci impedisce di testimoniare Cristo, di condividerne il Mistero con altri
giovani accomunati dalla medesima fede e di annunciarlo con gioia a chi
ancora non lo ha accolto. Il MGS partecipa del carisma salesiano, ne è
l’espressione nell’ambito laicale giovanile.
La  pratica  associativa,  la  vita  dei  gruppi,  l’azione  comunitaria  delle
“Compagnie” è stata un’esperienza quasi spontanea nella vita di Don Bosco,
portatovi naturalmente dalla sua indole alla socialità e all’amicizia.
Don Bosco, guidato dal suo intuito dell’anima giovanile, scopre la grande
opportunità offerta dai gruppi e dalle associazioni: adattandosi alle diverse e
molteplici esigenze dei suoi ragazzi, creò per loro forme associative molteplici.
L’associazionismo  giovanile  è  indispensabile  nel  progetto  preventivo  e
popolare di Don Bosco. Luogo educativo e pastorale di assoluta importanza
per il protagonismo dei giovani. I gruppi e le associazioni di vario tipo sono
allora “opera dei giovani”, pur promossi dagli educatori i quali stimolano
con la loro azione il reale protagonismo dei giovani che ne fanno parte e
che ne assumono a modo proprio la responsabilità della conduzione.
5 2166
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Attraverso  una  pluralità  di  gruppi  e  di  associazioni  giovanili  vogliamo
assicurare  una  presenza  educativa  di  qualità  nei  nuovi  spazi  di
socializzazione  dei  giovani  e  animarli  ad  una  signifi  cativa  esperienza  di
vita ecclesiale.
Identità e natura del MGS
Sono due gli elementi d‘identità che caratterizzano il MGS: da una parte,
il riferimento alla Spiritualità Giovanile Salesiana e alla pedagogia
salesiana; dall’altra, il collegamento tra i gruppi e associazioni per
cooperare vicendevolmente nel proprio impegno di formazione secondo
la proposta educativo-pastorale salesiana:
◗  Il MGS unisce in comunione i giovani dei differenti gruppi, as-
sociazioni e settori animati dalla Spiritualità Giovanile Salesiana,
secondo la proposta educativo-evangelizzatrice di Don Bosco: è
movimento giovanile ispirato a Don Bosco, concepito non solo
come “organizzazione”, ma come dinamismo spirituale avente un
nucleo comune di valori evangelici che suscita iniziativa apostolica
ed entusiasmo di vita. Dunque l’identità del MGS è la Spiritualità
Giovanile Salesiana (v. capitolo IV), proposta di santità nella vita
ordinaria quotidiana. È la santità raggiunta da Domenico Savio,
Laura Vicuña e tanti altri della Famiglia Salesiana.
◗  I gruppi sono i soggetti primi del MGS, in cui i giovani si incon-
trano  e  si  aiutano  nel  loro  cammino  di  crescita.  È  necessario
collegare in una rete ispettoriale i gruppi esistenti e quelli che
vanno sorgendo. L’attenzione prima non è allora al tipo di grup-
po. Il MGS li valorizza tutti: da quelli sportivi a quelli dediti ad
attività espressive; da quelli che curano il semplice stare insieme
a quelli che privilegiano attività pratiche; da quelli occupati in
attività di servizio a quelli rivolti alla preghiera e al confronto
esplicito col messaggio cristiano ed ecclesiale; da quelli centrati
su interessi sentiti importanti dagli adolescenti a quelli disponi-
bili a misurarsi con le esigenze della fede; da quelli al confi ne tra
comunità cristiana e territorio a quelli in cui il senso di apparte-
nenza ecclesiale è più forte. Essendo tra loro comunicanti, costi-
tuiscono come una rete, dove tutti sono connotati dalla valenza
educativa. Questo legame tra i gruppi si attua nella condivisio-
A167
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
ne dei valori salesiani e nel coordinamento di iniziative comuni,
occasioni  signifi  cative  di  dialogo,  di  confronto,  di  formazione
cristiana e di espressione giovanile (cfr. CG23, nn.275-277). Si
tratta, pertanto, di un Movimento di riferimento, dove ciascun
gruppo mantiene la propria specifi cità, unito ad altri da molte-
plici elementi comuni.
Il MGS è un movimento giovanile, educativo e mondiale:
L’orizzonte,  dunque,  del  MGS  è  rappresentato  da  tutti  i  giovani  che  si
muovono o vivono nei differenti ambienti e settori d’animazione pastorale
delle  opere  salesiane,  con  diversi  livelli  e  ritmi  di  coinvolgimento  e  di
impegno. Il “cuore” del movimento è indubbiamente costituito dai giovani
animatori, i leaders giovanili, che hanno assunto con chiarezza e decisione
la  proposta  educativa-evangelizzatrice  salesiana  e  fanno  della  loro  vita
una testimonianza per gli altri giovani. Il compito dell’animazione è stato
presentato  in  questo  capitolo  (punto  2.3.  “dimensione  dell’esperienza
associativa”).  I  giovani  animatori  del  MGS  sono  oggetto  di  speciale
attenzione da parte dei SDB, delle FMA, dei SSCC e degli altri membri
adulti della Famiglia Salesiana che li guidano e li accompagnano.
Campi di azione privilegiati del MGS
Il MGS ordina tutta la sua attività in funzione della persona dei giovani e
prediligendo i seguenti campi di azione:
Giovanile, perché i giovani sono i veri protagonisti dello sviluppo educa-
tivo del movimento, accompagnati dai propri educatori, nella respon-
sabilità che è loro propria e all’interno dell’unico progetto pastorale del
territorio;
Educativo perché offerto a tutti i giovani per farli soggetti e protagonisti
della loro crescita umana e cristiana, con slancio missionario, aperto ai
lontani, con una volontà di incidenza nel territorio e nella società civile e
d’inserimento e apporto alla Chiesa locale;
Mondiale perché, andando oltre le singole realtà, è esteso a tutto il
mondo nei differenti contesti culturali.
B168
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
◗  l’educazione  e  l’evangelizzazione,  accompagnando  il  giovane
verso la pienezza della vita cristiana mediante ambienti positivi
di sostegno (concreti modelli alternativi di vita cristiana), dove si
respirano familiarità e confi denza;
◗  l’associazionismo e la vita ecclesiale, stimolando i giovani ad im-
pegnarsi nella vita della Chiesa, con attiva collaborazione;
◗  l’impegno apostolico, personale e comunitario, al servizio gratu-
ito degli altri e con una “lettura salesiana” della realtà quotidia-
na secondo il Vangelo;
◗  l’impegno socio-politico, specialmente in quelle istituzioni civili
che promuovono iniziative per i giovani;
◗  i processi di comunicazione e di condivisione (informazioni, no-
tizie,  esperienze)  e  anche  gli  incontri  comuni  ai  diversi  livelli,
secondo le possibilità.
Funzionamento e visibilità del MGS
Anche se le realtà sono molto diverse, sono fondamentali nell’a-
nimazione i seguenti aspetti:
◗  il MGS si rende visibile attraverso le differenti equipes di coordina-
mento locale, ispettoriale, nazionale e dei vari continenti (qualunque
sia il grado di sviluppo e costituzione); attraverso la partecipazione
comunitaria alle differenti convocazioni ecclesiali di ordine diocesa-
no, nazionale o mondiale, come può essere la Giornata Mondiale
della Gioventù; attraverso una signifi cativa rappresentanza presso
le istituzioni civili che elaborano politiche a favore dei giovani. È im-
portante, per questo, creare una rete di informazione e di collega-
mento tra i diversi gruppi e associazioni del MGS e anche tra essi e
gli altri gruppi e associazioni nella Chiesa e nel territorio;
◗  accanto alle riunioni e alle singole attività di ciascun gruppo del
MGS, si riconoscono come momenti forti di esperienza comu-
nitaria di Movimento gli incontri giovanili ispettoriali, nazionali,
internazionali e mondiali, le celebrazioni liturgiche e le feste sa-
C169
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO: STRUMENTO OPERATIVO
lesiane, la formazione degli animatori. Gli incontri giovanili sono
fra gli elementi caratterizzanti il MGS, come occasioni signifi ca-
tive di comunicazione tra i gruppi e di circolazione dei messaggi
e dei valori della Spiritualità Giovanile Salesiana.
◗  sebbene a differenti livelli e ciascuno secondo la sua specifi cità, i
membri del MGS si identifi cano in modo particolare con le fi gu-
re di Don Bosco e Madre Mazzarello. Occorre perciò progettare
una proposta formativa salesiana da offrire ai diversi gruppi ed
associazioni come punto di riferimento per il loro piano di for-
mazione, nella prospettiva della Famiglia salesiana;
◗  l’Ispettoria, in coordinamento con le altre forme di presenza del-
la Famiglia  Salesiana  organizzata  nel territorio, ha cura che il
Movimento sia considerato nel contesto del PEPS, nel quale il
delegato della pastorale giovanile con la sua équipe è ricono-
sciuto promotore della totalità del MGS quale espressione gio-
vanile dell’azione pastorale dell’Ispettoria stessa.ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE
GIOVANILE SALESIANA
VII
STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE
DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
VIIIPARTE
TERZA
La realizzazione della Pastorale Giovanile Salesiana ha bisogno di
una grande varietà di elementi: persone, strutture, attività, risorse
materiali e programmi che devono orientarsi adeguatamente
secondo gli obiettivi, i contenuti e le strategie del Progetto Educativo-
Pastorale. Si tratta, al termine del presente documento, di provare
a mettere a fuoco la forma concreta di strutturare e di organizzare i
diversi elementi di una pratica educativa e pastorale, per assicurarne
l’identità, la coerenza rispetto agli obiettivi del progetto e l’organicità.
Questa terza parte è il “modello operativo”.172
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANAATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
VII
CAPITOLO
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE
GIOVANILE SALESIANA
«Io ho scelto voi...
perché portiate frutto»
  (Gv 15, 16)174
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
       Realizziamo la nostra missione principalmente
attraverso attività e opere in cui ci è possibile
promuovere l’educazione umana e cristiana dei giovani,
come l’oratorio e il centro giovanile, la scuola e i centri
professionali, i convitti e le case per giovani in diffi coltà.
Nelle parrocchie e residenze missionarie contribuiamo
alla diffusione del Vangelo e alla promozione del
popolo, collaborando alla pastorale della Chiesa
particolare con le ricchezze di una vocazione specifi ca.
Offriamo il nostro servizio pedagogico e catechistico
in campo giovanile attraverso centri specializzati.
Nelle case per esercizi spirituali curiamo la formazione
cristiana di gruppi, specialmente giovanili. Ci
dedichiamo inoltre ad ogni altra opera che abbia di
mira la salvezza della gioventù»
(Cost. 42)
       In sulla sera di quel giorno rimirai la
moltitudine di fanciulli, che si trastullavano;
e considerava la copiosa messe, che si andava
preparando pel sacro ministero, per cui era solo di
operai, sfi nito di forze, di sanità male andata senza
sapere dove avrei in avvenire potuto radunare i miei
ragazzi. Mi sentii vivamente commosso. Ritiratomi
pertanto in disparte, mi posi a passeggiare da solo
e forse per la prima volta mi sentii commosso fi no
alle lacrime. Passeggiando e alzando gli occhi al
Cielo, mio Dio, esclamai, perché non mi fate palese il
luogo in cui volete che io raccolga questi fanciulli? O
fatemelo conoscere o ditemi quello che debbo fare?»
(Memorie dell’Oratorio, seconda decade 1835-1845, n.23)175
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Si propongono   alcune  rifl essioni  sulle
caratteristiche più importanti delle opere e dei servizi nei
quali si realizza la Pastorale Giovanile Salesiana espressa
nel Progetto Educativo-Pastorale. Anzitutto si presentano
le opere e le strutture più organizzate e tradizionali: l’Ora-
torio-Centro Giovanile, la Scuola e il Centro di Formazione
Professionale,  la  presenza  Salesiana  nell’Educazione  Su-
periore, la parrocchia e santuario affi dati ai salesiani, e le
opere ed i servizi sociali per giovani a rischio. In seguito,
altre opere e servizi con i quali si tenta di andare incontro
ai giovani e rispondere alle nuove sfi de che ci presentano.
Molte di queste nuove presenze educative e pastorali tra i
giovani possono essere realizzate anche nelle opere tradi-
zionali e costituiscono un segno del loro sforzo di rinnova-
mento e di qualifi cazione pastorale.176
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Una pastorale organica:
unità nella diversità
Nella pastorale giovanile le diverse attività e i diversi interventi sono attuati
con un’unica ed identica fi nalità: la promozione integrale dei giovani e del
loro mondo, superando una pastorale settoriale e frammentata. Questo
obiettivo si raggiunge con la comunione operativa attorno alle grandi
fi nalità, ai criteri di azione ed alle scelte preferenziali dei fattori che
intervengono nell’azione pastorale, per creare tra loro collegamento
ed interrelazione.
Tale convergenza è richiesta: dal soggetto, il giovane, al quale si dirigono le
diverse proposte; dalla Comunità Educativo-Pastorale che deve condividere
le fi nalità e le linee operative; e dalla necessità di complementarità fra i
diversi interventi, esperienze e modelli pastorali.
Questa organicità della Pastorale Giovanile Salesiana si realizza attraverso:
◗  il Progetto Educativo-Pastorale Salesiano, che a diversi livel-
li defi nisce i criteri, gli obiettivi e i processi che orientano e pro-
muovono, nella Comunità Educativo-Pastorale, la convergenza
e la comunione operativa, delle molteplici attività, interventi e
persone;
◗  un’organizzazione dell’animazione e del governo pastorale
dell’Ispettoria e delle opere che garantisca la comunicazione
e il coordinamento di tutti gli aspetti della vita salesiana attorno
agli obiettivi di educazione e di evangelizzazione dei giovani (cfr.
CG 23, nn.240-242).
1177
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
I diversi ambienti ed attività
Utilizziamo il termine ambienti per indicare le strutture educative e pastorali in
cui si svolge la missione salesiana secondo una specifi ca proposta educativo-
pastorale (cfr. Glossario). Ognuno di essi crea un’atmosfera e attua uno stile
propri di rapporti all’interno della Comunità Educativo-Pastorale. Un’opera
salesiana può comprendere più ambienti che si completano a vicenda per
meglio esprimere la missione salesiana.
L’ORATORIO-CENTRO GIOVANILE
L’originalità dell’Oratorio salesiano
L’Oratorio di San Francesco di Sales a Valdocco fu la prima opera stabile,
quella  che  diede  inizio  a  tutte  le  altre.  L’ambiente  educativo  costruito
nell’Oratorio fu la risposta pastorale di Don Bosco alle necessità degli adolescenti
e  dei  giovani  più  bisognosi  della  città  di  Torino.  Alla  maggior  parte  di  essi,
assieme al catechismo, offriva un sano divertimento, l’istruzione elementare
e competenze di lavoro per la vita. Don Bosco seppe garantire formazione e
impegno cristiano ai giovani che gli presentavano sfi de educative più urgenti.
L’impronta personale di Don Bosco diede forma all’Oratorio e la sua prassi
divenne il criterio preventivo applicato negli anni:
◗  da un’iniziale lezione di catechismo alla presenza-partecipazione
nella vita del giovane, con la cura delle sue necessità, dei suoi
problemi e delle sue opportunità;
◗  da un oratorio festivo a «tempo limitato» a una casa a «tempo
pieno» che si prolunga nel corso della settimana con contatti
personali e attività complementari;
◗  da un insegnamento di contenuti catechistici ad un programma
educativo-pastorale integrale, il Sistema Preventivo;
1 2
2
1 1 2178
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
◗  da alcuni servizi pensati per i giovani a una presenza familiare
degli educatori in mezzo ai giovani, nelle attività ludiche e nelle
proposte religiose;
◗  da un’istituzione referenziale agli adulti ad una comunità di vita con
i giovani, di partecipazione giovanile, di convivenza aperta a tutti;
◗  dal  primato  del  programma  al  primato  della  persona  e  delle
relazioni interpersonali;
◗  da una parrocchia, incentrata attorno al culto e alla devozione,
all’impulso missionario di una comunità giovanile che si apre ai
giovani che non la conoscono né trovano in quella parrocchia
alcun riferimento.
Questo  dinamismo  proprio  del  Sistema  Preventivo  suscitava  nei  giovani
il  desiderio  di  crescere  e  maturare,  passando  dalle  immediate  esigenze
di  divertimento  o  di  istruzione,  ad  impegni  più  sistematici  e  profondi  di
formazione  umana  e  cristiana;  e,  coinvolti  nelle  attività,  imparavano  ad
essere protagonisti di attività, i giovani apprendevano ad essere animatori di
un ambiente educativo al servizio degli altri compagni.
L’Oratorio  di  Don  Bosco  è  all’origine  di  tutta  l’opera  salesiana  e  ne
costituisce il prototipo. Con quest’ispirazione si sviluppano tutti i diversi
progetti e servizi evangelizzatori della missione salesiana (cfr. Cost. 40).
Lo  sviluppo  storico  e  l’estensione  dell’opera  di  Don  Bosco  non  hanno
modifi  cato  i  principi  ispiratori  né  le  caratteristiche  proprie  dell’Oratorio
salesiano. Però,  le nuove situazioni  socio-educative ed i fenomeni
che  hanno  segnato  la  condizione  giovanile,  ne  richiedono  la
riattualizzazione. È nata una nuova concezione del tempo libero, una
realtà  sempre  più  valorizzata  nelle  nostre  società  come  spazio  aperto
ad  ogni  tipo  di  esperienza  sociale,  culturale,  sportiva,  dove  sviluppare
le  relazioni  sociali  e  le  capacità  personali.  Sono  nati  nuovi  ambienti  ed
agenzie educative aperte al protagonismo giovanile.
In una situazione in cui il tempo libero dei ragazzi è saturato da tante attività
gestite sempre più spesso anche dalle istituzioni civili con risorse ingenti,
l’Oratorio accoglie le richieste di attività con attenzione al cuore oratoriano,
allo stile, alla qualità, convinto che nel tempo e con la collaborazione delle 179
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
famiglie, le nostre proposte educative siano vincenti. Gli Oratori salesiani
hanno saputo adattarsi alle nuove situazioni, con modalità diverse, assu-
mendo anche nomi diversi. In alcuni contesti, per “Oratorio” si intende un
programma, festivo o quotidiano, destinato specialmente ai ragazzi (fan-
ciulli e preadolescenti), aperto a un pubblico ampio, con metodi di approc-
cio che favoriscono nel loro ambiente varie forme di tempo libero e di in-
contro religioso. Per “Centro Giovanile” si intende una struttura, destinata
soprattutto agli adolescenti e ai giovani, aperta a tutti, con varie proposte
di maturazione integrale, con prevalenza della metodologia di gruppo per
un impegno umano e cristiano. Con “Oratorio-Centro Giovanile” si com-
prende insieme sia la realtà oratoriana aperta come anche l’impegno per i
giovani più maturi (cfr. Cost. 28; Reg. 5, 7, 11-12, 24; CG21, n.122).
Molte opere della Congregazione sono attualmente Oratori-Centri Giovanili
che portano avanti vari progetti educativi con un’ampia fascia di destinatari,
capaci di interessare e coinvolgere i giovani. Essi assumono molteplici forme
e caratteristiche, in funzione delle diverse aree geografi che, religiose e
culturali. Esistono, per esempio oratori notturni, presenze itineranti per giovani
a rischio, oratori di zona o di quartiere collegati in rete tra loro, oratori che
offrono ai giovani disoccupati ed al margine del sistema scolastico la possibilità
di acquisire una formazione di base o di prepararsi per qualche lavoro; alcuni
cercano anche di recuperare i giovani in situazioni di grave rischio sociale.
La Comunità Educativo–Pastorale dell’Oratorio–Centro Giovanile
L’importanza della CEP dell’Oratorio-Centro Giovanile
In ogni posto, l’Oratorio-Centro Giovanile è organizzato come una CEP
composta  da  giovani,  animatori,  famiglie,  collaboratori  e  comunità
salesiana. Tutti si sentono chiamati ad una partecipazione attiva e
corresponsabile, secondo le funzioni proprie di ciascuno. Come Don
Bosco con i suoi giovani e con i suoi collaboratori a Valdocco, si vuole
fare di ogni Oratorio-Centro Giovanile una vera e propria casa con spazi
concreti e ben defi niti in ambiente di famiglia, con un PEPS condiviso ed
un adeguato accompagnamento dei gruppi e delle persone.
L’Oratorio-Centro  Giovanile  è  un  ambiente  di  ampia  accoglienza,  aperto
ad una grande varietà di bambini, adolescenti e giovani, soprattutto, ai più
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
2 1 2
A180
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
bisognosi e con  infl uenza  in  un’ampia zona sociale. Allo stesso tempo, si
tratta d’uno spazio educativo-pastorale specialmente adatto all’accoglienza
e  all’attenzione  personale,  al  di  là  delle  relazioni  meramente  funzionali.
L’educatore salesiano, già dai primi incontri, sa intraprendere il dialogo con
i  ragazzi  per  motivarli  e  coinvolgerli  sempre  più,  corresponsabilizzandoli
gradualmente nelle attività e nei processi di gruppo a cui partecipano. Dai
tempi  di  Don  Bosco  il  protagonismo  giovanile  è  caratteristico  nella  CEP
dell’Oratorio-Centro Giovanile salesiano.
La CEP negli Oratori-Centri Giovanili vive la realtà dei giovani, fa sue le
loro inquietudini, i loro problemi e le aspettative, e apre spazi per vivere e
impegnarsi nel loro mondo. Con la sua gestione fl essibile e creativa è in
grado di adattarsi alla diversità e alla spontaneità tipiche di un’educazione
oratoriana. È certamente una presenza educativa e pastorale di riferimento
signifi cativo nel mondo dei giovani.
I soggetti della CEP dell’Oratorio-Centro Giovanile
I  giovani  costituiscono  il  centro  della  vita  della  CEP  dell’Oratorio-
Centro Giovanile Salesiano, delle sue scelte e proposte. Questo comporta
che  i  giovani  si  riconoscano  capaci  di  giudicare  e  decidere  sulle  questioni
che li riguardano e vi riescano; che siano coscienti delle opportunità che si
offrono loro con questa fi nalità ed abbiano accesso ai mezzi necessari; che
si coinvolgano nell’organizzazione dell’Oratorio-Centro Giovanile, d’accordo
con il progetto educativo dello stesso e rispettando i livelli di decisione dei
diversi organi.
La CEP dell’Oratorio-Centro Giovanile Salesiano è in costante costruzione
e  necessita  di  persone  che  animino  il  suo  progetto,  nella  convergenza
delle  iniziative  educative.  Gli  animatori  giovani,  identifi  cati  nello  stile
e  nel  carisma  salesiano,  assumono  la  proposta  educativa  dell’Oratorio-
Centro Giovanile e ne animano attivamente la realizzazione.
L’animatore  è  un  educatore  che  cammina  con  i  giovani,  che  scopre
con loro, che si lascia interrogare da loro e sa proporre con entusiasmo
e  fermezza  nuove  mete  di  maturazione  personale:  ha  fatto  esperienza
del processo educativo che anima, rispondendo a una vocazione e a un
progetto di vita che lo fa crescere come persona. È cosciente di essere, sia
dentro che fuori dall’Oratorio-Centro Giovanile, un animatore e, pertanto,
B181
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
un educatore che vive i valori che propone. Gli animatori sono coscienti
che la vita dell’Oratorio-Centro Giovanile dipende in gran parte da loro:
per  la  loro  funzione  direttiva  ed  organizzatrice  e  per  il  fatto  che  sono
chiamati ad essere i dinamizzatori della vita dello stesso oratorio. Perciò
devono essere oggetto di speciale attenzione, accompagnamento e cura
da parte dei responsabili dell’Oratorio-Centro Giovanile.
Il  servizio  di  animazione  si  sviluppa  nello  stile  del  volontariato  e  della
gratuità; secondo le circostanze della zona o delle diverse strutture, può
anche verifi carsi la professionalizzazione dei ruoli per il buon funzionamento
dell’Oratorio-Centro Giovanile e per una miglior attenzione ai giovani.
L’Oratorio-Centro  Giovanile  ed  il  suo  progetto  hanno  come  destinatari
non solo i giovani, ma anche i salesiani: agenti protagonisti e, al tempo
stesso, destinatari dell’offerta pastorale. Per questo, tutti i salesiani della
casa, e non solo gli incaricati, hanno una funzione specifi ca di animazione
dell’Oratorio-Centro Giovanile. Questo mette i salesiani nella condizione di
stabilire con i giovani la stessa relazione di Don Bosco, con la testimonianza
della comunione fraterna e dell’apertura cordiale. La comunità religiosa
offre, inoltre, esperienze di fede e di preghiera condivise con loro; iniziative
per vivere insieme processi di formazione permanente, la partecipazione
attiva nell’elaborazione, nello sviluppo e nella verifi ca periodica del PEPS
locale. Alle presenze ed alle opere oratoriane gestite interamente da laici,
sia sempre garantito il riferimento al PEPS ispettoriale.
Tipici  della  pastorale  oratoriana  sono  i  processi  di  orientamento  della
corresponsabilità  degli  adulti,  che  condividono  con  i  giovani  l’ambiente
di  amicizia,  la  proposta  educativa  di  vita  e  l’esperienza  di  famiglia  e  di
comunità. La loro presenza costante è un elemento di stabilità e di maturità
importante nella vita variabile dell’Oratorio-Centro Giovanile. Tra gli adulti,
spiccano quelli con funzioni specifi che di animazione, quali possono essere
i genitori ed i referenti familiari o i membri della Famiglia Salesiana.
La proposta educativo–pastorale dell’Oratorio-Centro Giovanile
La proposta dell’Oratorio-Centro Giovanile si fa realtà attraverso itinerari, in
funzione degli interessi dei giovani. Ogni giovane, scegliendo tra le diverse
possibilità di partecipazione che gli si offrono, può porsi nel cammino più
adeguato alla propria condizione ed al proprio livello di maturazione.
3 1 2182
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Va data attenzione al rischio, sempre più presente, di incentrare la dinamica
dell’Oratorio-Centro Giovanile quasi esclusivamente sulle attività ludico-
ricreative-culturali proprie della pastorale educativa salesiana. Si richiede
rifl essione per ripensare l’identità dell’Oratorio-Centro Giovanile e
ricrearne l’originale metodologia educativo-pastorale.
Un processo di evangelizzazione
La  proposta  dell’Oratorio-Centro  Giovanile  è  fi nalizzata  alla
persona  del  giovane,  con  una  visione  cristiana  della  vita  a  cui
tende.  La  nostra  è  una  proposta  cristiana  di  educazione,  il  cui  nucleo
attivo è la Spiritualità Giovanile Salesiana.
La nostra fede in Gesù Cristo ci apre ad una visione cristiana della vita, ci
racconta la forma di vita che deve animare l’Oratorio-Centro Giovanile.
In questo ambiente, i giovani potranno scoprire gradualmente un spazio
ricco di valori evangelici che li guida all’esperienza della fede nella vita
pratica di tutti i giorni. Si offrono itinerari diversi a seconda dell’età del
destinatario, percorsi graduale di educazione e personalizzazione della
fede,  celebrazioni  festose  della  fede  e  dei  sacramenti,  l’educazione
all’impegno  cristiano  nel  proprio  ambiente  secondo  la  propria
vocazione, e la maturazione del proprio progetto di vita nella Chiesa e
nella società.
L’Oratorio-Centro Giovanile è un’opera di mediazione, di “frontiera”
tra Chiesa, società urbana e fasce popolari giovanili, che assicura la
ricerca e il contatto con i giovani. Come un lavoro di confi ne tra il campo
religioso e quello civile, tra il mondo secolare e quello ecclesiastico, offre
risposte educative ed evangeliche alle sfi de ed alle emergenze più sentite,
in particolare a quelle che si riferiscono agli ultimi. È un ambiente salesiano
di aggregazione giovanile con identità cristiana, in cui gli spazi sono aperti
a tutti coloro che vogliono entrarvi.
L’Oratorio-Centro  Giovanile  è  un  luogo  privilegiato  per  gli
animatori.  In  esso  vivono  la  fede  personalmente  e  comunitariamente,
con  atteggiamenti  di  apertura  al  servizio  dei  più  bisognosi.  Anche  ai
bambini e ai giovani è data la stessa opportunità: con il loro esempio e
con la loro testimonianza interpellano le famiglie e giovani lontani dalla
vita della Chiesa.
A183
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Un’educazione in stile salesiano
Nell’azione educativa degli Oratori-Centri Giovanili Salesiani il riferimento
costante all’Oratorio di Valdocco ci richiama alla profonda unità della
nostra proposta, al tempo stesso educativa ed evangelizzatrice e ci
spinge a vivere gli atteggiamenti fondanti che le danno vita: la sensibilità
educativa e l’intenzionalità evangelizzatrice.
Il criterio preventivo promuove esperienze positive, dà motivazione e cerca
di rispondere alle aspirazioni e agli interessi più profondi dei giovani. Si
sottolineano perciò i seguenti elementi:
◗  l’apertura  dell’Oratorio-Centro  Giovanile  a  tutti  i  giovani,
specialmente ai più poveri ed ai giovani a rischio, che non sempre
riescono ad integrarsi in altre strutture e in altre proposte educative;
◗  l’accompagnamento  delle  forze  più  profonde  e  personali  di
ognuno: la ragione, l’affetto e la ricerca di Dio;
◗  il clima di allegria e di festa, che favorisce l’ottimismo e la visione
positiva della vita;
◗  l’animazione come opzione educativa, che si concretizza nella
presenza attiva degli educatori tra i giovani, nell’apertura a tutti
e ad ogni giovane in particolare, nella forza liberatrice dell’amore
educativo, nella fi ducia nella persona e nelle forze positive e di
bene che rinchiude in se stessa;
◗  la creatività e lo spirito di innovazione, che rifuggono la routine,
l’indifferenza o il conformismo;
◗  il  senso  del  dovere  e  di  responsabilità  nelle  forme  concrete
dell’impegno  personale  e  del  servizio  agli  altri.  L’Oratorio-
Centro  Giovanile  cerca  nuovi  metodi  pastorali  per  rispondere
alle necessità più immediate della gran massa di giovani, senza
dimenticare le proposte più impegnative ed esigenti ai giovani
disponibili per un percorso formativo di maggiore profondità.
Nell’ambito  educativo  dell’organizzazione  associativa  si  è  consolidata
l’esperienza  singolare  della  pedagogia  pastorale  di  Don  Bosco.  Essa  offre
B184
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
dunque un’ampia e articolata proposta di gruppi e di associazioni in
funzione degli interessi giovanili attorno ai quali si organizzano: gruppi
spontanei, in cui prevalgono i leader naturali e gli interessi immediati; gruppi
proposti, con itinerari formativi specifi ci a seconda dei vari ambienti sportivi,
culturali, socio-politici, ecologici, di comunicazione sociale, di approfondimento
religioso, di sensibilizzazione missionaria, di animazione interna, di volontariato.
Un’educazione che s’inserisce nella società per trasformarla
La CEP dell’Oratorio-Centro Giovanile è inserita e aperta alla Chiesa locale
e al territorio: è una cellula viva della società e della Chiesa, una comunità
di  fede  e  di  vita.  Attraverso  il  nostro  continuo  lavoro  educativo  e  il
coinvolgimento dei giovani in questi processi, collaboriamo principalmente
al rinnovamento della società, dai contesti più vicini, agli ambienti più
estesi e alle strutture.
Pertanto, nell’azione educativa curiamo:
◗  la sensibilità per tutto quello che ci circonda e il superamento
della passività conformista e dell’indifferenza;
◗  la capacità di analizzare la realtà e risvegliare atteggiamenti di
servizio e di solidarietà, mettendo in atto iniziative che aiutino a
conoscere gli ambienti di malessere giovanile nella zona;
◗  la  valorizzazione  della  famiglia  e  il  contributo  che  i  giovani
possono offrirle;
◗  i  momenti  di  «porte  aperte»  e  disponibilità  dei  locali  per  le
attività del territorio, in sintonia con la fi nalità del Centro;
◗  la partecipazione in contesti ogni volta più ampli - il quartiere,
la città o il Paese - a partire da un impegno attivo e critico delle
situazioni sociali che viviamo. Nella sua relazione con il territorio,
la comunità oratoriana sa dialogare anche con le istituzioni per
un lavoro in rete.
Essendo  gli  Oratori-Centri  Giovanili  una  presenza  della  Chiesa,  si
richiede  che  siano  inseriti  corresponsabilmente  nelle  diverse  strutture
C185
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
di partecipazione (consiglio pastorale della parrocchia e/o della zona) e
qualifi chino il PEPS in convergenza e dialogo con le linee della pastorale
diocesana. Poiché l’Oratorio-Centro Giovanile Salesiano è una presenza
pastorale nel mondo giovanile, i suoi programmi educativo pastorali sono
particolarmente signifi cativi: avvicinano la Chiesa ai giovani e promuovono
la loro evangelizzazione in una pastorale d’insieme (v. il presente capitolo
VII, n.2.4.4/b).
Un’esperienza per la maturazione vocazionale
Nella meravigliosa impresa di formazione della persona entrano in gioco
alcuni  dinamismi  che  la  pedagogia  dell’accompagnamento  educativo
nell’Oratorio-Centro Giovanile deve favorire. Il PEP locale dell’Oratorio-
Centro Giovanile prevede il servizio di accompagnamento per tutti
i  giovani.  Con  la  direzione  spirituale,  la  pratica  accurata  di  preghiera,
la  pedagogia  del  progetto  personale  di  vita,  matura  gradualmente  il
discernimento per scelte responsabili: impegni stabili a favore di altri, la
missione di genitori, l’esercizio cosciente della professione, altri ministeri
e  servizi  apostolici  della  Chiesa.  È  importante,  sotto  questo  aspetto,
l’accompagnamento degli ex-oratoriani per il loro inserimento responsabile
nella vita sociale ed ecclesiale.
Nell’Oratorio-Centro Giovanile si promuove la cultura vocazionale in tutte
le esperienze di volontariato sociale: piani di vacanze, campi di missione,
attività  didattiche  per  bambini  e  adolescenti,  sostegno  solidale  alla
comunità del quartiere, iniziative per la cura ecologica, ed altro.
L’animazione pastorale organica dell’Oratorio–Centro Giovanile
Principali interventi della proposta
1  L’Oratorio-Centro Giovanile salesiano è una casa aperta agli adolescenti
e ai giovani del quartiere e della zona: un luogo fi sico di riferimento.
L’ambiente  educativo  è  il  risultato  di  una  serie  di  incontri  signifi cati-
vi, di storie e nomi propri, di qualità di rapporti umani. “L’ambiente
oratoriano” quindi non è creato solo perché tenga le porte aperte e i
giovani abbiano tutto a disposizione. Il valore della proposta educativa
D
A
4 1 2186
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
dell’Oratorio-Centro  Giovanile  Salesiano  è  l’accompagnamento  della
persona, soggetto dei processi di crescita e oggetto delle azioni educa-
tivo-pastorali.
2  L’assistenza salesiana è la vicinanza reale, affettiva ed effettiva degli
educatori ai giovani, anche al di fuori dell’ambito fi sico dell’Oratorio-
Centro Giovanile, nei loro spazi vitali: è stile salesiano di incoraggiamen-
to e di intervento pedagogico nei processi della missione. La presenza
attiva e animatrice dei salesiani e degli educatori laici tra i giovani è
un’eccellente forma della comunicazione educativa ed evangelizzatrice
(CG24, n.131).
3  La pluralità di proposte, attività ed esperienze che caratterizzano
la pastorale oratoriana salesiana richiede un’animazione coordinata e
convergente, della quale alcuni criteri fondamentali sono fi nalizzati alla
promozione di diversi gruppi di attività e di formazione secondo l’età e
gli interessi, e all’associazionismo giovanile, come parte del Movimento
Giovanile Salesiano.
La proposta oratoriana è molteplice e varia (sportiva, ricreativa, culturale,
sociale, ecologica) in riferimento agli aspetti più signifi cativi della vitalità
e  del  processo  di  sviluppo  dei  giovani.  Tra  le  attività  più  specifi che
dell’Oratorio-Centro Giovanile ci sono il gioco e lo sport, sia spontaneo
che organizzato, tutto ciò che concerne la cultura, la musica, il teatro
e la comunicazione sociale, nelle sue diverse espressioni; le passeggiate
e il turismo giovanile, i campi, le gite, le attività solidali e missionarie.
È  importante  coinvolgere  la  partecipazione  dei  giovani  nella
pianifi cazione, realizzazione e revisione delle attività, attraverso i vari
gruppi e i comitati. È bene che tutte le attività siano ben articolate e
coordinate, cosi che possano sviluppare con i giovani le loro intrinseche
possibilità  educative.  Quanto  si  propone  deve  corrispondere  agli
obiettivi formativi previsti nel PEPS dell’Oratorio-Centro Giovanile.
È  necessario  coordinare  i  tempi,  i  mezzi  e  le  modalità  educative
dell’Oratorio-Centro Giovanile con quelli degli altri ambienti della casa-
presenza salesiana.
4  La qualità della formazione sistematica richiede di dedicare uno sfor-
zo continuo di qualifi cazione educativa, cristiana e salesiana delle perso-187
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
ne e delle risorse. Solo a queste condizioni i giovani animatori saranno in
grado di assumere responsabilità. I programmi della scuola-animatori, dei
campi, dei corsi, dei ritiri, degli incontri e delle altre attività di formazione
su temi educativi, culturali o salesiani signifi cativi devono valorizzare le
esperienze della vita quotidiana stessa.
Le strutture di partecipazione e di responsabilità
Tutti sono corresponsabili nell’animazione, ma alcune funzioni specifi che
sono da evidenziare.
L’animazione locale
Il  coordinatore  dell’Oratorio-Centro  Giovanile  locale  non  dovrà
minimizzare  la  partecipazione  e  la  corresponsabilità  degli  altri  membri
del  Centro,  ma  piuttosto  incentivarle,  aprendo  canali  di  sviluppo  delle
stesse. È un salesiano o un laico con la vocazione di lavorare tra i giovani,
con simpatia e competenza; con spirito apostolico, capacità di rapporti
diretti e profondi con i collaboratori, di presenza stimolante tra i giovani;
con  creatività  e  determinazione  per  rinnovare  proposte  e  comunicare
entusiasmo;  con  la  cura  per  l’unità  operativa  dell’équipe  e  della  sua
crescita nella fede.
In  sintonia  con  la  comunità  salesiana  promuove  il  PEPS,  elaborato,
realizzato  e  valutato  con  la  CEP;  coordina  gli  educatori  che  lavorano
nell’Oratorio-Centro Giovanile e i vari gruppi e commissioni; promuove
il  suo  collegamento  e  la  sua  collaborazione  con  le  altre  forze  operanti
sul  territorio  e  nella  Chiesa  locale  per  il  mondo  giovanile;  e  garantisce
l’inserimento  dell’Oratorio-Centro  Giovanile  nella  comunità  cristiana
parrocchiale.
La funzione del gruppo animatori, parte integrante della CEP, è quella di
riferimento per i giovani accanto alla loro vita. Gli educatori dell’Oratorio-
Centro  Giovanile  sono  gli  animatori  di  gruppo,  gli  allenatori  sportivi,
gli  educatori  dei  laboratori  artistici.  Lavorano  insieme  e  seguono  un
continuato processo di formazione come educatori.
Le funzioni di animazione si coordinano anche attraverso altri organismi.
Tra  questi,  è  importante  il  Consiglio  dell’Oratorio-Centro  Giovanile  o
B188
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Consiglio della CEP dell’Oratorio-Centro Giovanile (cfr. CG24, n.161).
La sua composizione ed il suo funzionamento obbediscono a schemi e
criteri  dinamici,  ma  anche  di  continuità,  in  linea  con  gli  orientamenti
dell’Ispettore con il suo Consiglio (CG24, n.171).
Le sue principali responsabilità sono valutare e promuovere la programmazione
pastorale annuale in base alle principali richieste della condizione giovanile ed
alle linee guida del PEPS locale; coordinare le varie proposte educative delle
associazioni e dei gruppi, e curare l’armonizzazione e l’integrazione tra i diversi
interventi  pastorali;  favorire  l’associazionismo  salesiano,  la  condivisione  di
informazioni e il coordinamento tra i vari gruppi e associazioni; mantenere un
rapporto stretto con il territorio e con tutti coloro che lavorano per l’educazione
dei  giovani,  favorendo  interventi  e  proposte  adeguate  per  situazioni  di
emarginazione  e  di  pericolo.  Dentro  il  Consiglio  e  sotto  il  suo  controllo,  si
possono costituire commissioni con incarichi specifi ci per i settori di attività.
Il  Progetto  dell’Oratorio-Centro  Giovanile  deve  favorire  strutture  di
partecipazione  per  le  famiglie.  Pertanto,  secondo  le  istanze  locali
di  coordinamento,  nel  Progetto  dell’Oratorio-Centro  Giovanile,  anche
le  famiglie  degli  oratoriani  sono  corresponsabili,  garantendo  sempre  il
protagonismo dei giovani.
Accanto al PEPS, elemento dell’organizzazione locale sono gli statuti e/o
norme/regolamenti di funzionamento concreto. In essi si specifi chi: da
chi dipende l’ente e la personalità giuridica del Centro; la persona responsabile
nominata dal suddetto ente; gli organi di partecipazione e le competenze
personali e collegiali; la relazione con gli organi di partecipazione e animazione
dell’opera salesiana, con le famiglie e con gli organismi civili ed ecclesiali.
L’animazione ispettoriale/nazionale
La  Commissione  ispettoriale  per  l’accompagnamento  degli  Oratori-
Centri  Giovanili  partecipa  all’animazione  della  Pastorale  Giovanile
nell’Ispettoria.  Il  Coordinatore  ed  i  membri  di  questa  Commissione
garantiscono  l’elaborazione,  l’attuazione  e  la  valutazione  del  Progetto
Educativo Pastorale Ispettoriale degli Oratori-Centri Giovanili, in conformità
con il PEPS ispettoriale.
Per un’animazione organica e coordinata in rete, è necessaria la sinergia
tra  le  commissioni  ispettoriali  di  Oratori-Centri  Giovanili,  Scuole, 189
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Parrocchie,  MGS,  Animazione  vocazionale,  Animazione  missionaria
e  Volontariato,  Comunicazione  Sociale.  La  Commissione  Ispettoriale
di  Formazione  garantisce  l’accompagnamento  formativo  dei  giovani
salesiani che per la loro azione apostolica sono assegnati alla gestione e
all’animazione dell’Oratorio-Centro Giovanile.
Per l’animazione e il coordinamento di questo ambiente della missione
salesiana ispettoriale è particolarmente importante l’Uffi cio Ispettoriale di
Pianifi cazione e Sviluppo, al fi ne di assicurare la sostenibilità del progetto,
in  accordo  operativo  con  la  Delegazione  ispettoriale  per  la  Pastorale
Giovanile.
Nell’ambito nazionale, dove ci sono due o più commissioni ispettoriali di
Oratori-Centri Giovanili, queste devono coordinarsi e operare secondo un
progetto condiviso e partecipare alle reti più estese. L’azione degli Oratori
e  Centri  Giovanili  non  termina  nei  quartieri  delle  città.  Il  lavoro  in  rete
richiede coordinamento ampio per essere presenti nei “forum” di opinione,
nel mondo del lavoro giovanile, nelle organizzazioni per l’infanzia e per
i giovani, che hanno infl uenza sulle decisioni che riguardano le politiche
giovanili (prevenzione educativa, azione sociale, formazione e promozione
del volontariato, animazione socio-culturale, promozione del tempo libero
educativo).
LA SCUOLA E IL CENTRO DI FORMAZIONE
PROFESSIONALE SALESIANI
L’originalità della scuola e del Centro di Formazione
Professionale salesiani
La  formazione  professionale  e  la  scuola  salesiana  nascono  in  Valdocco
per rispondere alle necessità concrete della gioventù e s’inseriscono in un
progetto globale di educazione e di evangelizzazione dei giovani,
soprattutto i più bisognosi. Animato dal desiderio di garantire dignità
e  futuro  ai  suoi  giovani,  Don  Bosco  diede  vita  ai  laboratori  di  arti  e
mestieri, aiutando nello stesso tempo i giovani nella ricerca di lavoro, e
procurando loro contratti, per impedirne lo sfruttamento. Questo servizio
e  preparazione  sarà  arricchito  con  la  vocazione  e  con  la  presenza  del
Salesiano Coadiutore.
2 2
1 2 2190
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
È questa la matrice degli attuali Centri
di  Formazione  Professionali  (CFP)
che  si  preoccupano  di  promuovere
la  formazione  umana,  cristiana
e  professionale  dei  giovani.  Tale
proposta risponde a predisposizioni,
abilità e prospettive di molti di loro
che,  al  termine  della  formazione
di base, aspirano ad inserirsi nel
mondo del lavoro. La formazione
professionale risulta uno strumento
effi cace per la maturazione umana
integrale e la prevenzione del disagio
giovanile, oltre che per l’animazione
cristiana  delle  realtà  sociali  e  lo
sviluppo del mondo imprenditoriale.
Sempre attento ai bisogni giovanili
Don  Bosco  allargò  il  suo  impegno  promuovendo  la  nascita  delle  scuole
salesiane.  Intuiva  che  la  scuola  è  strumento  indispensabile  per
l’educazione, luogo d’incontro tra cultura e fede. Consideriamo la scuola
come una mediazione culturale privilegiata di educazione; un’istituzione
determinante  nella  formazione  della  personalità,  perché  trasmette  una
concezione del mondo, dell’uomo e della storia (cfr. La scuola cattolica, n.8).
L’ambiente scuola si è sviluppato molto nella Congregazione in risposta alle
esigenze degli stessi giovani, della società e della Chiesa. È diventato un
movimento di educatori saldamente attestati sul fronte scolastico.
Esistono  anche  Centri  di  formazione  Pre-professionali  con  una
particolare formulazione e attuazione di proposte diversifi cate: percorsi di
orientamento, istruzione e formazione, aggiornamento, riqualifi cazione,
inserimento  e  reinserimento  socio-lavorativo,  promozione  dell’impresa
sociale. Contribuiscono alla riuscita personale di ciascuno e si rivolgono
ad  un’ampia  tipologia  di  destinatari:  giovani  in  obbligo  formativo;
giovani e adulti in cerca di occupazione; giovani in situazioni di disagio
o in situazione di abbandono scolastico; migranti o apprendisti. Questi
percorsi prevedono una proposta fortemente individualizzata per rientrare
nel sistema scolastico e formativo oppure per essere avviati nel mondo del
lavoro. Infatti, questa formazione pre-professionale comprende una serie
di interventi atti a rendere consapevole il soggetto dell’attuale contesto
«Fu Don Bosco a mandare i suoi
alle Università statali affi dando loro
in seguito l’ insegnamento anche di
materie profane. Don Bosco aveva idee
molto chiare sull’ unità dell’ uomo e
conseguentemente sulle necessità di un’
azione educativa integrale. Sapeva infatti
che un’ azione pastorale forma allo
stesso tempo degli onesti cittadini e dei
buoni cristiani. In questo senso vedeva
nella scuola un momento formativo
provvidenziale»
(CG20, N.234)191
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
lavorativo  e  prepararlo  ad  affrontare  al  meglio  le  fasi  di  accesso  alla
professione.
Alcune  ispettorie  offrono  un  servizio  di  convitto  per  ragazzi  che
frequentano  le  scuole/CFP.  I  convitti  sono  dotati  di  una  struttura
residenziale  che  consente  la  permanenza  dell’alunno  durante  l’intero
arco  della  giornata,  incluso  il  periodo  notturno.  È  un  ambiente  adatto
allo studio in un clima di serena convivenza. I ragazzi sono accompagnati
costantemente da un’équipe di educatori. Grande importanza assume nei
convitti la fi gura dell’educatore: assiste e consiglia gli allievi durante le ore
di studio e di ricreazione; siede a mensa insieme a loro e li accompagna
durante la giornata. In alcuni casi, viene curata la loro formazione umana
e culturale che fornisce un sostegno allo studio giornaliero. La giornata
del convittore si articola tra il tempo-scuola, il tempo-studio e il tempo
ricreativo, sportivo e spirituale.
La Comunità Educativo-Pastorale della scuola/CFP salesiani
L’importanza della CEP della scuola/CFP salesiani
Nei decenni a cavallo tra la fi ne del XX secolo e l’inizio del XXI si è cercato
di passare da un modello educativo istituzionale a un modello educativo
comunitario, da un atteggiamento di delega educativa ad alcune persone
specialmente consacrate ad esso (religiosi, professori) ad un impegno di
partecipazione attiva di tutti quelli che sono coinvolti nel fatto educativo.
La  CEP  è  il  nuovo  soggetto  della  responsabilità  educativa  e
dell’ambiente educativo. Nelle scuole e nei CFP salesiani la convergenza
delle intenzioni e delle convinzioni da parte di tutti i membri della CEP
trova il suo riscontro nella realizzazione del PEPS.
Riconosciamo  il  valore  fondamentale  della  formazione  professionale  e
della  scuola  come  ambiti  dove  il  Vangelo  illumina  la  cultura  e  da  essa
si lascia interrogare; si crea così un’effi cace integrazione tra il processo
educativo e il processo di evangelizzazione. Questa integrazione costituisce
un’alternativa  educativa  importante  nell’attuale  pluralismo  culturale,
etico e religioso della società. L’attuale realtà socio-politica e culturale, i
nuovi orientamenti di rinnovamento scolastico nei diversi Stati e la stessa
realtà interna delle scuole, presentano nuove sfi de e complesse diffi coltà.
2 2 2
A192
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Occorre  concretizzare  criteri  e  strategie  che,  affrontando  questa
complessità, orientino la realizzazione del PEPS.
I soggetti della CEP della scuola/CFP salesiani
Gli  allievi  sono  i  protagonisti  primari  del  cammino  formativo:
partecipano in modo creativo all’elaborazione e attuazione di esso, nelle
sue varie fasi; crescono nella capacità relazionale attraverso l’esercizio della
partecipazione scolastica e formativa. Rispondendo alla domanda esplicita
dei giovani di ricevere una seria preparazione culturale e professionale, la
scuola/CFP salesiani sollecitano in loro la domanda implicita sul senso della
vita. La scuola/CFP avviano cammini, attività ed iniziative che rispondono
essenzialmente a tale preoccupazione.
Secondo l’espressione di Don Bosco, gli educatori, creano con i giovani
una “famiglia”, una comunità giovanile dove gli interessi e le esperienze
dei  giovani  sono  posti  a  fondamento  di  tutto  l’arco  educativo.  Gli
educatori  non  solo  insegnano,  ma  “assistono”,  lavorano,  studiano  e
pregano  insieme  con  gli  alunni.  Sono  persone  disponibili  a  stare  con  i
giovani,  capaci  di  farsi  carico  dei  loro  problemi:  “Maestri  in  cattedra  e
fratelli in cortile” (Don Bosco).
Tra gli educatori, segnaliamo il personale docente/ formatore, salesiani e
laici, inseriti a pieno titolo nell’impegno educativo pastorale, secondo il
progetto salesiano e secondo la loro competenza professionale:
◗  la  scelta  dei  laici  è  espressione  di  una  decisione  attenta
e  ponderata,  che  esige  equilibrio,  serietà  e  tenore  di  vita
coerenti:  laici  che  assumono  con  gioia  l’impegno  educativo,
aperti  agli  interessi  pedagogici  propri  della  scuola  o  dei  CFP
salesiani.  Hanno  competenza  professionale,  disponibilità
all’aggiornamento  sistematico  e  partecipano  attivamente  agli
incontri di programmazione e di verifi ca. La loro professionalità
educativa valorizza la relazione interpersonale e si connota per
una fondamentale dimensione etica, intesa come testimonianza
personale,  che  favorisce  l’interiorizzazione  dei  valori  da
parte  degli  allievi.  I  docenti/formatori  laici  portano  la  loro
esperienza di vita cristiana laicale, la esprimono culturalmente
e  professionalmente  in  scelte  di  vita,  conoscenze  e  attività
B193
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
operative, anche nelle varie iniziative para ed extra scolastiche/
formative;
◗  a  loro  volta,  i  docenti/formatori  religiosi  testimoniano  la  loro
esperienza di persone consacrate, stimolando la ricerca di modi
nuovi di fare cultura e formazione secondo una visione cristiana
della vita, dell’uomo e della storia.
Il personale ausiliario/amministrativo contribuisce all’azione educativa
in particolare attraverso la cura dell’ambiente, lo stile relazionale e il buon
funzionamento logistico e organizzativo.
Ai genitori, quali diretti responsabili della crescita dei fi gli, in particolare
compete  dialogare  con  gli  educatori/formatori;  essi  partecipano
personalmente, tramite gli organi collegiali, alla vita della scuola/CFP nei
loro  momenti  di  programmazione,  di  revisione  educativa  e  di  impegno
nelle attività di tempo libero.
Il  Sistema  Preventivo  di  Don  Bosco  si  ispira  alla  famiglia  e  si  pratica  in
relazioni  familiari.  Fa  parte  delle  nostre  scuole  e  dei  nostri  centri  di
formazione  professionale,  proponendosi  ai  genitori  come  modello  di
relazione e di crescita nel dialogo educativo con i fi gli.
La proposta educativo-pastorale della scuola/CFP salesiani
Le Scuole e i CFP salesiani sono due strutture di formazione sistematica
con caratteristiche proprie, ma sempre in profondo rapporto. Non c’è
vera scuola salesiana che non avvia al lavoro, né c’è vero CFP salesiano che
non tenga conto dell’elaborazione sistematica della cultura. L’educatore
ha il compito e l’arte di pensare al contenuto del suo insegnamento dal
punto di vista dello sviluppo educativo integrale dei giovani, al servizio
della loro crescita personale.
È opportuno ricordare sinteticamente alcuni tratti essenziali della prassi
educativo-pastorale che fa della scuola/CFP salesiani un mezzo privilegiato
di formazione, un elemento valido di promozione popolare e un ambiente
di evangelizzazione di particolare effi cacia:
3 2 2194
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
L’ispirazione ai valori evangelici e la proposta fede
Si sottolinea l’urgenza attuale dell’impegno evangelizzatore nelle nostre
istituzioni  educative.  Ci  inseriamo  nel panorama dei CFP e delle scuole
cattoliche con il patrimonio pedagogico ereditato da San Giovanni Bosco
e accresciuto dalla tradizione successiva (cfr. CG21, n.130).
Occorre  che  ogni  istituzione  educativa  offra  una  proposta  educativa
pastorale, rimanendo aperta ai valori condivisi nei contesti, che promuova
l’apertura  e  l’approfondimento  dell’esperienza  religiosa  e  trascendente,
e ripensa il “messaggio evangelico”, accettando il confronto vitale con il
mondo dei linguaggi e con gli interrogativi della cultura. Perciò:
L’educazione efficiente e qualificata
Tra i tanti modi attraverso cui si può realizzare l’evangelizzazione,
noi  salesiani  privilegiamo  quelli  in  cui  è  più  rispettata  la
preoccupazione  educativa  e  sono  meglio  assicurate  le  esigenze  di
un corretto processo educativo. In senso molto generale l’educazione è
un  intervento  “progettato”  (con  scopi  precisi,  ruoli  defi  niti,  esperienze
adeguate)  e  in  sinergia  di  sforzi  (CEP).  In  quest’ottica,  le  scuole/CFP
salesiani offrono una proposta educativa-culturale di qualità, in cui:
◗  le  dinamiche  di  insegnamento/apprendimento  sono  innestate
su una solida base educativa;
A
B
• imposta l’intera attività alla luce della
concezione cristiana della
realtà, di cui Cristo è il centro
 (cfr.
La scuola cattolica
, n.33);
• orienta
i contenuti culturali e la metodologia educativa
 secondo
una visione di umanità, di mondo, di storia ispirati al Vangelo (cfr.
La scuola cattolica
, n.34);
• promuove la
condivisione dei valori educativo pastorali
 espressi
soprattutto nel PEPS (cfr.
La scuola cattolica
, n.66);
• favorisce l’identità cattolica attraverso la
testimonianza
 degli edu-
catori e la costituzione di una
comunità di credenti
 animatrice del
processo di evangelizzazione (cfr.
La scuola cattolica
, n.53).195
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
◗  viene coltivata un’attenzione continua e critica ai fenomeni della
cultura, del mondo del lavoro e della comunicazione sociale;
◗  si offre un’impostazione pedagogico-metodologica processuale or-
dinata, che favorisca nei giovani la scoperta del loro progetto di vita;
◗  si matura una visione umana ed evangelica del lavoro, non inteso
unicamente  come  compito  da  svolgere  nell’organizzazione
sociale,  ma  come  modalità  privilegiata  di  comunicazione,  di
espressione di sé, di autorealizzazione, di relazioni interpersonali
e  sociali  sempre  nuove,  di  contributo  della  persona  al
miglioramento del mondo in cui vive e opera;
◗  si  garantisce  l’aggiornamento  continuo  della  qualifi cazione
professionale e dell’identità salesiana di tutti i membri della CEP
con processi sistematici di formazione permanente;
◗  si favorisce una adeguata pedagogia e progettazione dell’azione
educativa curando lo stretto rapporto degli obiettivi educativi,
didattici, e pastorali.
È d’obbligo assicurare la formazione alla professionalità, dove il giovane
è  coinvolto  in  un  processo  di  educazione  complessiva  in  cui,  oltre  alle
competenze relative al lavoro, apprende i diritti e i doveri di cittadinanza
attiva; sperimenta comportamenti sociali improntati alla collaborazione,
alla  responsabilità  individuale  e  alla  solidarietà;  accresce  le  proprie
conoscenze culturali; struttura la propria identità in modo adeguato per
integrarsi nel tessuto sociale e civile.196
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
La pedagogia salesiana
La scuola e i CFP salesiani raggiungono le loro fi nalità con il metodo e
lo stile educativo di Don Bosco (CG21, n.131). Il vissuto dei seguenti
aspetti offre il tratto tipico dei nostri centri educativi:
◗  animare,  orientare  e  coordinare  in  modo  oratoriano,  facendo
dell’istituzione una famiglia ove i giovani hanno la “loro casa”
(Cost. 40);
◗  sottolineare la personalizzazione dei rapporti educativi, fondati
sulla  fi  ducia,  sul  dialogo  e  sulla  presenza-assistenza  degli
educatori tra i giovani;
◗  assumere  l’integralità  della  vita  dei  giovani,  rendendo  gli
educatori partecipi degli interessi giovanili, e promuovendo le
attività del tempo libero come il teatro, lo sport, la musica, l’arte;
◗  preparare  ad  affrontare  responsabilmente  una  cittadinanza
attiva nella vita familiare, nella società civile e nella comunità
ecclesiale.
La funzione sociale e l’attenzione ai più bisognosi
I percorsi scolastici sono aperti ad una pluralità di esperienze e possono
essere coordinati dalla scuola/CFP con sbocchi anche fuori di essa. Gli
educatori accompagnano l’inserimento dei giovani nella realtà, in
collaborazione  con  enti  e  agenzie  educativo/formative.  L’inserimento
pieno  dei  giovani  nella  vita  locale  e  l’assunzione  da  parte  loro  di
responsabilità  rappresentano  una  meta  del  cammino  di  educazione
integrale  nella  scuola  e  nel  CFP  salesiani.  Le  nostre  scuole  e  CFP  si
propongono di contribuire alla costruzione di una società più giusta e
degna dell’uomo. Per questo:
◗  cercano di ubicarsi nelle zone più popolari e danno preferenza
ai giovani più bisognosi;
◗  denunciano  ogni  condizione  discriminatoria  o  realtà  di
esclusione;
C
D197
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
◗  privilegiano  il  criterio
dell’accompagnamento
di  tutti  su  quello  della
selezione dei migliori;
◗  promuovono  una  siste-
matica formazione socia-
le dei loro membri;
◗  privilegiano  l’inserimento
equo  dei  giovani  nel
mondo  del  lavoro  e  il
loro  accompagnamento
educativo,  mantenendo
un sistematico contatto con il mondo delle imprese;
◗  diventano centri di animazione e di servizi culturali ed educativi
per il miglioramento dell’ambiente, privilegiando quei curricoli,
specializzazioni e programmi che rispondono alle necessità dei
giovani della zona (cfr. CG21, nn.129, 131);
◗  praticano la vicinanza e la solidarietà, con la disponibilità delle
persone e dei locali, l’offerta di servizi di promozione aperti a
tutti, la collaborazione con altre istituzioni educative e sociali;
◗  promuovono  una  presenza  signifi cativa  nel  mondo  degli  ex-
allievi  perché  si  inseriscano  in  modo  attivo  e  propositivo  nel
dialogo culturale, educativo e professionale in atto nel territorio
e nella Chiesa locale.
La animazione pastorale organica della scuola/CFP salesiani
Principali interventi della proposta
1  Nella  tradizione  salesiana  le  persone,  il  tempo,  lo  spazio,  i  rapporti,
l’insegnamento, lo studio, il lavoro e ogni altra attività sono organica-
mente inter-agenti in un ambiente di serenità, di gioia e di impegno: è
l’ambiente educativo.
4 2 2
A
«La scuola salesiana sia popolare per
la sua collocazione, per la cultura e gli
indirizzi che privilegia e per i giovani
che accoglie. Organizzi servizi alla
popolazione della zona, come corsi di
qualifi cazione professionale e culturale,
di alfabetizzazione e di ricupero, fondi per
borse di studio e altre iniziative»
(REG. 14)198
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Occorre  qualifi care  i  rapporti  educativi  fondati  sulla  ragionevolezza
delle  esigenze,  sulla  valorizzazione  della  vita  quotidiana  e
sull’accompagnamento  educativo.  Oltre  all’attenzione  ai  doveri  di
studio,  di  ricerca  e  di  lavoro,  è  importante  educativamente  ottenere
il  rispetto  e  la  cura  degli  strumenti,  delle  attrezzature  e  dei  locali  in
cui  si  svolge  la  vita  scolastico/professionale,  come  espressione  di
appartenenza.
Spazio e modalità ineludibile nell’esperienza della scuola/CFP salesiani
è  il  cortile.  Esso  non  è  solo  luogo  geografi co,  in  cui  trovano  sede
attività  ed  iniziative,  ma  si  confi gura  come  tempo  di  costruzione
delle  relazioni  personali  a  partire  dall’animazione,  dal  gioco,
dallo sport. Ogni scuola/CFP salesiani sono chiamati a salvaguardare i
tempi e gli spazi destinati all’incontro degli allievi. La CEP si fa garante
dell’assistenza dei giovani secondo lo spirito di Don Bosco.
2  I  contenuti  sistematici  delle  diverse  discipline  vengono  offerti
come conoscenze da acquisire, verità da scoprire, tecniche da domina-
re, risposte agli interrogativi, valori da assimilare. A ciò contribuisce la
chiarezza dei saperi, l’impostazione pedagogica, e soprattutto la fonda-
mentale concezione culturale che si presenta.
Questo comporta che, da una parte, si dia rilievo alla forma di esperienza
umana sottostante alle diverse discipline, aiutando i giovani a cogliere,
apprezzare e assimilare i valori insiti nei fatti presentati e approfonditi;
e, dall’altra, che l’interesse sia aperto alla cultura universale, in contatto
con le espressioni dei diversi popoli e con il patrimonio di valori condivisi
dall’umanità.
Bisogna assolutamente scongiurare il rischio che una deriva scientifi co-
tecnologica  ponga  in  secondo  piano,  o  addirittura  emargini,  il
riferimento ai valori fondamentali che stanno alla base dei “saperi”.
L’educazione ai valori, agli ideali e alla ricerca sono alcuni fra gli aspetti
educativi che formano l’ossatura di un’azione di educazione integrale.
Il  problema  centrale  della  scuola  è  la  sua  impostazione  culturale:  la
sua  rifl  essione  integrale  sull’uomo.  Nella  vita  quotidiana  dell’aula
o del laboratorio si offre una  visione antropologica integrale ispirata
all’umanesimo cristiano. 199
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Nelle  diverse  aree  disciplinari,  i  docenti  introducono  gli  allievi
all’incontro  vivo  e  vitale  con  il  patrimonio  culturale  e  professionale
in dialogo con l’umanesimo cristiano. In tale prospettiva, particolare
attenzione sia data alla scelta dei libri di testo e degli altri materiali
didattici.
Nella scuola/CFP salesiani gli educatori attivano cammini formativi
ricchi  del  contributo  dell’umanesimo  cristiano  e  salesiano  a  temi
centrali del cammino di crescita integrale dei giovani: la formazione
della coscienza, l’educazione dell’affettività e l’educazione socio-
politica e, specificamente, la formazione religiosa. Riteniamo che
la  dimensione  religiosa  debba  essere  presente  nel  quadro  dei
“saperi” che costituiscono la base della formazione dei ragazzi e
dei giovani.
Di fatto, l’insegnamento della Religione Cattolica, considerato come
un elemento fondamentale dell’azione educativa, entra nei programmi
scolastici di molte nazioni. Con la consapevolezza delle problematiche
inerenti alla formazione cristiana dei giovani, si attivano processi periodici
di  progettazione  e  di  verifi ca  per  qualifi care  l’insegnamento  della
religione, importante momento di formazione culturale. L’insegnamento
scolastico della religione deve proporre come oggetto di studio ciò che
per i credenti è oggetto di fede. La sua fi nalità è di formare una abituale
capacità di intelligenza della religione, cioè, sui fatti che scandiscono la
vicenda religiosa dell’uomo. Come di tutti i fatti culturali, anche dei fatti
religiosi la scuola propone una conoscenza sistematica e critica nelle forme
del discorso educativo, con la fi nalità di educare a conoscere la vicenda
religiosa dell’umanità. È un insegnamento che aiuta i giovani a scoprire
la  dimensione  religiosa  della  realtà  umana  e  a  cercare  il  senso  ultimo
della vita; offre un orientamento verso una scelta cosciente e libera di un
vissuto impegnativo e coerente; propone una visione positiva e aperta
della dottrina cristiana che dispone all’annuncio esplicito; promuove un
dialogo critico e positivo con le altre aree della conoscenza e con le altre
religioni;  risveglia  il  desiderio  di  una  progressiva  educazione  alla  fede
nella comunità cristiana.
3  Scegliamo  come  metodo  didattico-educativo  la  personalizzazio-
ne  delle  proposte  e  la  collaborazione  vicendevole.  Quindi:  una
didattica attiva, che sviluppi negli allievi la capacità di scoperta e faccia
maturare abiti di creatività e di crescita culturale autonoma; l’interdisci-200
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
plinarità, quale le diverse scienze offrono apporti complementari; la va-
lutazione del processo di sviluppo degli allievi, nella capacità d’imparare
e di ricerca, non solo i risultati fi nali.
4  L’educazione integrale richiede di completare il programma scolastico-pro-
fessionale con altre attività complementari, integrative, di sostegno e
proposte libere. La scuola/CFP salesiani danno un ampio spazio alle attività
del tempo libero e di svago (artistiche, ricreative, sportive, culturali), tenden-
do a diventare scuola a tempo pieno.
La scuola/CFP salesiani danno spazio, favoriscono e accompagnano i
diversi gruppi (di studio-ricerca, culturali, ricreativi, artistici, di servizio
comunitario,  di  volontariato,  di  crescita  cristiana,  di  orientamento
vocazionale, di impegno cristiano), riconoscendo in essi una mediazione
privilegiata  di  educazione  ed  evangelizzazione.  In  alcune  scuole/CFP
sono messi a disposizione dei ragazzi spazi di accoglienza informale,
salette, sale musica, ecc. Nella programmazione annuale vanno previsti
i tempi specifi ci di partecipazione a queste attività.
In quanto proprio della tradizione salesiana, va curato l’incontro con
i  giovani  che  hanno  frequentato  la  nostra  scuola/CFP,  gli  exallievi,
trovando le modalità più opportune per il loro coinvolgimento personale
e associativo.
Uno  dei  pilastri  che  reggono  l’identità  della  scuola/CFP  salesiana  è
la  chiara  e  organica  articolazione  d’interventi  esplicitamente
evangelizzatori.  La  proposta  educativo-pastorale  viene  tradotta  in
esperienze ed attività care alla tradizione salesiana:
◗  brevi  incontri  giornalieri  predisposti  per  l’insieme  o  per  i
gruppi  (“Buongiorno”,  parola  di  accoglienza)  ispirati  alla
“Buonanotte”  praticata  da  Don  Bosco  nella  sua  esperienza
di vita con i ragazzi a Valdocco. Il “Buongiorno” si qualifi ca
come un tempo di preghiera e di lettura sapienziale della vita
in  vista  di  un’assunzione  progressiva  di  un  giudizio  cristiano
degli eventi;
◗  nel corso dell’anno scolastico/formativo è offerta la possibilità agli
allievi e ai docenti della scuola/CFP salesiani di vivere esperienze
di  carattere  formativo-spirituale.  Svolti  preferibilmente  nei 201
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
tempi forti dell’anno liturgico, essi sono tempo favorevole per
la crescita nella fede e la verifi ca della propria vita alla luce del
messaggio cristiano;
◗  fedeli a quanto don Bosco visse con i ragazzi ospitati a Valdocco,
ogni scuola/CEP proponga momenti espliciti di preghiera e di
celebrazione. Anche gli alunni appartenenti ad altre confessioni
cristiane o ad altre religioni possono partecipare a tali momenti
come occasioni d’integrazione culturale e di conoscenza della
tradizione religiosa della nazione in cui vivono. L’Eucaristia e le
celebrazioni  di  memorie,  di  tempi  liturgici  o  devozioni  locali,
sono  parte  integrante  della  proposta  educativo  pastorale.
Vanno  particolarmente  curati  i  momenti  di  celebrazione della
Riconciliazione  secondo  un’opportuna  calendarizzazione,
prevista  in  sede  di  programmazione  delle  attività  formative
annuali;
◗  vanno previsti tempi di aggregazione e di festa come occasioni
di  riconoscenza  e  di  educazione  alla  corresponsabilità  e
all’appartenenza.  Nell’organizzazione  e  nello  svolgimento
di  alcune  di  queste  iniziative  vanno  attivamente  coinvolte  le
famiglie e le diverse componenti della CEP. Particolare rilievo va
dato alla celebrazione delle feste salesiane, momenti di crescita
dello spirito di famiglia e della riconoscenza.
5  I giovani che frequentano la scuola/CFP salesiani sono spesso attratti dall’am-
biente familiare che incontrano. È importante, nell’animazione delle CEP, che
gli educatori siano sempre più disposti all’incontro personale con gli al-
lievi. Tenuto conto delle diverse fasi dell’età evolutiva degli alunni, in ogni
settore, gli educatori offrano spazi e tempi adatti per l’incontro personale
con gli allievi, per un confronto sul cammino compiuto da ciascuno e sulle
proposte da indicare.
Tutti gli educatori siano disponibili per il colloquio personale; ma vi siano
alcuni che si dedichino a questo servizio con particolare cura. Il servizio di
psico-orientamento svolge un ruolo importante.
6  La  formazione  e  l’aggiornamento  degli  insegnanti  sono  gran-
di opportunità per ogni istituzione educativa e per coloro che in essa
operano.  Occorrono  una  formazione  e  un  aggiornamento  dei  nostri 202
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
docenti, dei nostri docenti - non solo nell’aspetto metodologico e di-
sciplinare  -  che  ne  qualifi  chi  la  professionalità  nella  scuola  salesiana,
secondo un progetto formativo che coniuga fede, scienza e vita. Perciò,
il percorso formativo dei docenti dovrebbe curare: una professionalità
pedagogicamente  effi  cace;  uno  stile  educativo  salesiano  qualifi cato;
una  spiritualità  cristianamente  vissuta;  una  personalità  umanamente
ricca e accogliente. Nella formazione si auspica maggiore attenzione
alla pastorale educativa nelle dinamiche specifi che della scuola.
Vengano periodicamente programmate iniziative locali o ispettoriali che
rispondono ad un piano ispettoriale di formazione dei docenti/forma-
tori, con una particolare cura alla formazione dei nuovi docenti assunti.
I corsi, le giornate di rifl essione e formazione, cui i docenti/formatori
della scuola/CFP salesiani sono tenuti a partecipare, li coinvolgeranno
in un percorso che prevede la conoscenza di Don Bosco e del Sistema
Preventivo. Vanno anche condivisi aspetti inerenti alla metodologia e
alla didattica praticate nella tradizione salesiana.
7  Tutti gli elementi e gli interventi indicati che confi gurano il PEPS della
scuola/CFP devono essere inseriti nel più ampio e compressivo Proget-
to Educativo, secondo le disposizioni legislative emanate dai Governi.
La pianifi cazione pastorale del PEPS esprime e defi nisce l’identità
della  scuola,  esplicitando  i  valori  evangelici  a  cui  essa  si  ispira,  tra-
ducendoli in precisi termini operativi. Il PEPS è il criterio ispiratore e
unifi catore di tutte le scelte e di tutti gli interventi (programmazione
scolastica, scelta degli insegnanti e dei libri di testo, piani didattici, cri-
teri e metodi di valutazione). Distingue l’intenzionalità pastorale che
anima tutta la CEP, decisiva in tutti gli elementi e le articolazioni della
scuola/CFP.
Come istituzioni educative, i nostri centri salesiani s’inseriscono in un
contesto storico e normativo preciso, defi nito dalle leggi nazionali che
ne disegnano il sistema organizzativo e didattico, riconoscendo e ap-
provando ordinariamente la nostra proposta di scuola/CFP, i nostri prin-
cipi e i valori che li caratterizzano. Il PEPS è la nostra “carta d’identità”.
Qui vengono presentati il carisma che ispira la nostra offerta educativa
(le motivazioni originarie devono continuare ad illuminare oggi la no-
stra opera); il concetto di educazione integrale; il modello di comunità
educativa, la CEP; i valori di riferimento; il metodo educativo e le scelte
preferenziali del momento.203
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
L’identità della “nostra scuola salesiana” scritta nel PEPS locale costitu-
irà, dunque, una proposta formativa comune per tutti gli alunni della
scuola e delle singole classi. Il PEPS, che nella pianifi cazione pastorale
defi nisce interventi esplicitamente evangelizzatori, è pienamente coe-
rente con la cultura del curricolo didattico (scelte educative e didattiche
generali); con quello più ampio, che presenta anche proposte extracur-
ricolari e organizzative e con quello gestionale (percorsi formativi, attivi-
tà, iniziative educative, organizzazione e gestione di strutture, persone
e risorse della scuola). L’azione pastorale, non isolata, permea l’intera
opera educativa.
Le strutture di partecipazione e di responsabilità
Animazione locale
Le  strutture  di  partecipazione  e  corresponsabilità  mirano  a  creare  le
condizioni  ideali  per  una  sempre  maggiore  comunione,  condivisione  e
collaborazione tra le diverse componenti della CEP. Il fi ne è l’attuazione del
Progetto Educativo-Pastorale e la crescita della collaborazione fra docenti/
formatori, alunni e genitori. Queste strutture variano secondo i Paesi e le
diverse legislazioni scolastiche. Per questo, ogni Ispettoria deve defi nire le
modalità opportune e concrete di organizzazione, funzionamento interno
e responsabilità delle scuole/CFP, tenendo conto dei seguenti elementi:
◗  in  primo  luogo,  il  Consiglio  della  CEP  della  Scuola/CFP,
secondo le disposizioni di ogni Ispettoria, è l’organo che anima
ed orienta tutta l’azione salesiana con la rifl essione, il dialogo,
la programmazione e la revisione dell’azione educativo-pastorale
(CG24, n. 160-161, 171);
◗  in  secondo  luogo,  al  Collegio  dei  docenti/assemblea  dei
formatori  compete  la  programmazione  degli  orientamenti
educativi  e  didattico/formativi  nei  momenti  di  proposta,
discussione,  decisione  e  verifi ca  in  coerenza  con  il  Progetto
Educativo-Pastorale.  Ogni  scuola/CFP  assicura  pure  la
strutturazione  del  collegio  docenti/assemblea  dei  formatori  in
commissioni  (o  équipes  o  gruppi  di  lavoro)  e  dipartimenti  (o
aree disciplinari) in vista della progettazione, programmazione, e
attuazione delle iniziative educative;
B204
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
◗  infi ne, l’équipe di Pastorale, diretta dal coordinatore pastorale,
anima  l’azione  evangelizzatrice  curando  la  sua  profonda
integrazione  nel  processo  didattico  ed  educativo.  I  criteri  di
composizione  di  tale  équipe  vengono  defi niti  localmente.  Ne
facciano parte alcuni allievi.
Animazione ispettoriale/nazionale
Le strutture organizzative previste per le scuole/CFP salesiani sono di livello
ispettoriale, nazionale e internazionale. Possono essere enti con personalità
giuridica civilmente riconosciute. Questa rete di collaborazione a diversi
livelli costituisce una presenza attiva nel sistema scolastico e della formazione
professionale, interagendo con il sistema produttivo, con gli enti pubblici e
privati per la ricerca e lo sviluppo della formazione professionale, con le
forze sociali e sindacali, nonché con altri organismi nazionali e internazionali
interessati ai processi formativi e alle politiche attive del lavoro.
LA PRESENZA SALESIANA NELL’EDUCAZIONE
SUPERIORE
L’originalità della presenza dei salesiani
nell’Educazione Superiore
Questa presenza è recente nella storia della Congregazione Salesiana.
Sebbene  la  prima  istituzione  in  quest’ambito  risalga  all’anno  1934  (St.
Anthony’s College, Shillong, India), la consapevolezza dell’importanza di
questo livello educativo e lo sviluppo della presenza Salesiana in esso si
producono soltanto negli ultimi decenni del secolo scorso, con il processo
mondiale di accesso massivo delle classi medie e popolari all’educazione
superiore.
La presenza Salesiana nell’Educazione Superiore è cresciuta quantitativamente
e  qualitativamente,  a  partire  dal  processo  di  rifl essione  e  di  lavoro  in  rete
sulle istituzioni universitarie, avviato nell’anno 1997 per iniziativa del Rettore
Maggiore, Don Juan Edmundo Vecchi, come servizio della Direzione Generale
alle  Ispettorie  e  alle  stesse  Istituzioni  (cfr.  Don  Juan  Vecchi,  ACG  362,
«Documenti e notizie: Un servizio per le istituzioni universitarie salesiane»). Tale
servizio, svolto attraverso la Coordinazione Generale delle IUS, ha rappresentato
3 2
1 3 2205
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
la volontà della Congregazione Salesiana di orientare e qualifi care lo sviluppo
di questo nuovo tipo di presenza tra i giovani. Quale risultato del processo
realizzato, la Congregazione Salesiana, attraverso una modifi ca all’articolo 13
dei Regolamenti Generali, ha voluto riconoscere che la presenza nell’ambito
dell’educazione superiore è parte della sua missione:
“La  scuola,  i  centri  di  formazione  professionale  e  le
istituzioni  d’educazione  superiore  promuovono  lo
sviluppo integrale del giovane attraverso l’assimilazione
e la rielaborazione critica della cultura e l’educazione alla
fede in vista della trasformazione cristiana della società”
(REG. 13; CFR. CG26, N.122)
La  presenza  Salesiana  in  quest’ambito  è  oggi  una  realtà  molto  estesa  e
diversifi cata.  Operiamo  attraverso  la  direzione  e  la  promozione  di  centri
accademici - sotto la diretta responsabilità della Congregazione Salesiana o
in corresponsabilità con altre istituzioni ecclesiali -, la gestione e animazione
di  collegi  e  residenze  per  giovani  universitari,  e  la  presenza  di  numerosi
salesiani con responsabilità di direzione, insegnamento, ricerca o animazione
della pastorale universitaria, in istituzioni di istruzione superiore salesiane,
ecclesiali o pubbliche.
La  rifl essione  e  gli  orientamenti  della  Congregazione  Salesiana  per  la
presenza  nell’educazione  superiore  toccano  in  maniera  particolare  le
istituzioni di istruzione superiore, i collegi e le residenze universitarie soggette
alla sua responsabilità, in quanto strutture che permettono di sviluppare
una proposta educativa-pastorale più organica e animata specifi camente
dal carisma salesiano.
Le istituzioni Salesiane di Educazione Superiore
Sotto  il  nome  di  Istituzioni  Salesiane  di  Educazione  Superiore  (IUS)  si
raggruppa un insieme di centri di studio di livello superiore e terziario,
dei quali la Congregazione Salesiana è titolare o responsabile, direttamente
o indirettamente. Le differenze nelle condizioni sociali e nei sistemi educativi
dei paesi dove sono presenti, fanno sì che i centri presentino una grande
diversità non solo nel modo di gestione, ma anche dal punto di vista dei gradi
accademici conferiti e del tipo di corsi offerti: Università, centri universitari,
politecnici, colleges, facoltà, istituti, scuole superiori o specializzate.
2 3 2206
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Alle  origini  delle  IUS  stanno  diverse  motivazioni:  la  preoccupazione  di
offrire e garantire ai salesiani religiosi una formazione a livello superiore;
un  passaggio  all’insegnamento  superiore  in  quanto  risultato  naturale
della  crescita  ed  evoluzione  delle  scuole  medie  e  superiori,  note  per  la
loro  eccellenza  accademica  ed  educativa;  il  bisogno  di  continuare  ad
accompagnare  i  giovani  nel  periodo  della  loro  vita  quando  prendono
decisioni fondamentali per il loro futuro ed offrire un’opportunità di accesso
all’università a coloro che provengono dagli ambienti popolari e dal mondo
del lavoro (cfr. Identità delle Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore,
nn.3.19). Nel loro insieme rifl ettono la convinzione che, attraverso i nostri
centri  di  formazione  superiore,  siamo  capaci  di  offrire  alla  società  una
proposta culturale di qualità, arricchendola con persone umane, professionali
competenti e cittadini attivi.
La natura e la fi nalità di questo tipo di presenza salesiana sono state
defi nite dalle stesse istituzioni attraverso il processo di rifl essione e di
lavoro in rete già segnalato. Questo ha reso possibile l’elaborazione e poi
l’approvazione, da parte del Rettore Maggiore e del suo Consiglio, di una
serie di documenti che oggi costituiscono il quadro di riferimento delle IUS:
Identità delle Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore (Roma, 2003) e
Politiche  per  la  presenza  Salesiana  nell’educazione  superiore  2012-2016
(Roma,  2012).  Mentre  il  primo  defi nisce  l’identità  e  la  natura  di  questo
tipo di presenza, il secondo rende concreti gli orientamenti operativi per lo
sviluppo delle istituzioni in un periodo determinato.
Le  IUS  sono  defi  nite  come  “Istituzioni  di  studi  superiori  che  hanno
un’ispirazione cristiana, carattere cattolico e un’indole salesiana”
(Identità  delle  Istituzioni  Salesiane  di  Educazione  Superiore,  n.14).
Assumendo la tradizione scientifi ca e accademica propria della struttura
universitaria, offrono a questo livello educativo i valori e lo spirito propri del
patrimonio educativo e carismatico salesiano, confi gurandosi così come
istituzioni di educazione superiore con un’identità specifi ca, sia all’interno
della Chiesa che della società.
Come parte della Chiesa, le IUS vogliono essere “una presenza cristiana nel
mondo universitario di fronte ai grandi problemi della società e della cultura”
(Ex Corde Ecclesiae 13); in quanto presenza della Congregazione Salesiana
“si caratterizzano per l’opzione a favore dei giovani delle classe popolari, per
le comunità accademiche con una chiara identità salesiana, per il Progetto
Istituzionale cristianamente e salesianamente orientato e per l’intenzionalità 207
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
educativo - pastorale” (Identità delle
Istituzioni  Salesiane  di  Educazione
Superiore, n.18).
Le IUS – come ogni opera salesiana
– si trovano sotto la responsabilità
dell’Ispettoria,  che  le  promuove,
le  sostiene  e  attribuisce  loro  una
funzione  specifi ca  all’interno  del
suo  POI.  Ogni  IUS  costituisce  una
presenza qualifi cata dell’ Ispettoria
al servizio della missione e degli altri
tipi  di  presenza  salesiana  nel  suo
territorio.
La Comunità accademica
delle Istituzioni Salesiane di
Educazione Superiore
Importanza della Comunità accademica
In quanto tale, dispone di una propria autonomia istituzionale, accademica
e di governo, nel rispetto della missione e della fi nalità affi datale dalla
Chiesa e dalla Congregazione Salesiana (cfr. Ex Corde Ecclesiae 12; Identità
delle Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore, n.21), così come dello
specifi co orientamento segnalato dall’ispettoria e plasmato nei propri atti
statutari e normativi.
La comunità accademica delle IUS è il soggetto della missione, come la CEP
in altri ambienti e opere salesiane. I suoi membri s’impegnano in maniera
corresponsabile nell’elaborazione di una proposta educativa integrale per i
giovani e agiscono con responsabilità di fronte ai bisogni e alle attese della
società nella quale si trovano inseriti.
La comunità si confi gura in sintonia con i valori dell’umanesimo cristiano e
del carisma salesiano, indicati nel Progetto Istituzionale. Come notato dalla
“Ex  Corde  Ecclesiae”,  “la  fonte  della  sua  unità  scaturisce  della  comune
consacrazione alla verità, dalla medesima visione della dignità umana e, in
ultima analisi, dalla persona e dal messaggio di Cristo” (n. 21).
A
«Ogni IUS, in quanto istituzione di
educazione superiore, è una comunità
accademica, formata da docenti,
studenti e personale di gestione, che
in modo rigoroso, critico e propositivo
promuove lo sviluppo della persona
umana e del patrimonio culturale della
società, mediante la ricerca, la docenza,
la formazione superiore e continua, e i
diversi servizi offerti alle comunità locali,
nazionali e internazionali»
(IDENTITÀ DELLE ISTITUZIONI SALESIANE DI EDUCAZIONE
SUPERIORE, N.15)208
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
I soggetti della Comunità accademica
Come  indicano  i  documenti  di  riferimento,  la  comunità  accademica  è
costituita da diversi membri, salesiani e laici, i quali cooperano in forma
corresponsabile al raggiungimento degli obiettivi istituzionali. Per la sua
fi nalità, la comunità accademica richiede da ognuno dei suoi membri:
Gli  educatori  e  ogni  membro  della  comunità  accademica  impegnano  le
proprie qualità personali e competenze in vista dell’unica fi nalità educativo-
pastorale (cfr. Identità delle Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore,
n.31): ognuno lo fa però secondo le proprie competenze nello specifi co
compito che gli è assegnato all’interno della comunità accademica, la cui
conformazione richiede dunque:
◗  docenti,  forniti  delle  rispettive  competenze  professionali,
pedagogiche, e relazionali, capaci di impostare tutta la loro attività
accademica, sia di ricerca come di insegnamento, in coerenza di
vita con i valori del Vangelo;
• l’identifi cazione con il carisma e il metodo educativo salesiano,
indicato soprattutto nel Sistema Preventivo di Don Bosco;
• l’attenzione alla realtà della condizione giovanile e una capacità di
rapporto con i giovani universitari;
•  l’identifi cazione  e  l’impegno  per  il  Progetto  Istituzionale:  il  che
suppone ed esige da ogni membro della comunità accademica la
coerenza etica e professionale, teorica e pratica, con i valori e i prin-
cipi in esso contenuti;
• le competenze necessarie per lo svolgimento delle funzioni uni-
versitarie;
• il rispetto delle rispettive funzioni e dei ruoli affi dati a ogni mem-
bro della comunità (studenti, docenti, direttivi, personale ammini-
strativo e di servizio);
• la cura e la promozione di un ambiente in cui la persona umana
sia centrale, e nel quale il dialogo e la collaborazione sono la base
del metodo educativo.209
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
◗  studenti, orientati alla propria formazione umana e professionale,
che  partecipano  corresponsabilmente  nell’impegno  culturale,
scientifi co e sociale promosso dal Progetto Istituzionale;
◗  personale amministrativo e di servizio, che assume il proprio
lavoro  come  supporto  imprescindibile  all’attività  accademica  e
come contributo alla formazione dei giovani universitari;
◗  dirigenti, salesiani e laici, capaci di articolare le sfi de e le responsabilità
proprie  dell’istituzione  universitaria  e  del  guidare  la  comunità
nell’elaborazione e nello svolgimento del Progetto Istituzionale.
Per realizzare effi cacemente la sua missione e giungere ad un risultato di
qualità, secondo la fi nalità e gli obiettivi della propria identità universitaria,
cattolica  e  salesiana,  ogni  IUS  deve  garantire  la  gestione  e  lo
sviluppo del suo personale, soprattutto docente e direttivo. Ciò implica
un’accurata  selezione,  formazione  e  accompagnamento,  per  garantire
l’identifi cazione e l’impegno nel Progetto Istituzionale (cfr. Identità delle
Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore, n.29).
Il Progetto Istituzionale
In quanto istituzione di educazione superiore, ogni IUS deve realizzare la
ricerca,  coordinare  l’insegnamento,  diffondere  il  sapere  e  la  cultura.
Ognuna però lo fa “in un apposito
Progetto  Istituzionale  –  a  carattere
culturale  e  scientifi co,  pedagogico-
educativo  e  pastorale,  organizzativo
e normativo – che, rispondendo alle
esigenze delle realtà locale e dell’uni-
versità, plasma ed applica complessi-
vamente in termini operativi l’identità
sopra descritta” (Identità delle Istitu-
zioni  Salesiane  di  Educazione  Supe-
riore, n.26).
Il  Progetto  Istituzionale  specifi ca  il
modo in cui l’istituzione contestua-
lizza il carisma salesiano in risposta
B
«Gli Ordini religiosi e le Congregazioni
assicurano una presenza specifi ca nelle
Università e contribuiscono, con la
ricchezza e la diversità dei loro carismi – in
particolare con il loro carisma educativo –
alla formazione cristiana degli insegnanti
e degli studenti»
(PRESENZA DELLA CHIESA NELL’UNIVERSITÀ E NELLA
CULTURA UNIVERSITARIA, II, N.1)210
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
alle esigenze del sistema di educazione superiore nazionale e alle condizioni
del territorio dove è situata. Missione e contesto locale danno ad ogni IUS il
loro proprio carattere particolare, nell’insieme delle istituzioni di educazione
superiore presenti nello stesso territorio.
Oltre a defi nire con chiarezza la natura, la missione e gli obiettivi istituzionali,
il  Progetto  precisa  le  opzioni  e  i  criteri  della  ricerca,  seleziona  le  aree
scientifi che e professionali dell’insegnamento e i metodi di trasmissione
della  conoscenza  e  della  cultura.  In  coerenza  con  il  Progetto  Organico
Ispettoriale (POI), valuta le scelte da privilegiare nel territorio, i settori e
le  aree  sociali  da  favorire,  in  consonanza  con  la  missione  salesiana  e  i
bisogni della Chiesa locale, della quale costituisce una presenza qualifi cata
nel  campo  universitario.  Il  Progetto  Istituzionale  è  una  vera  carta
costituzionale che orienta integralmente la vita dell’istituzione.
Lo  svolgimento  e  l’applicazione  concreta  del  Progetto  Istituzionale  si
realizzano  progressivamente  con  l’adozione  di  una  serie  di  strumenti  e
procedure che ne assicurano l’orientamento, la direzione, la gestione e il
funzionamento in accordo con l’identità specifi ca dell’istituzione (Identità
delle Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore, n.28): in primo luogo,
il Piano strategico e il Piano operativo per la progressiva realizzazione del
Progetto  Istituzionale,  con  la  defi nizione  degli  obiettivi  strategici,  mete,
linee di azione e l’identifi cazione delle risorse; la valutazione istituzionale e
l’accreditamento, quali procedure ordinate ad assicurare il miglioramento
costante dell’istituzione e l’effettivo raggiungimento degli obiettivi e della
fi nalità educativo-pastorali indicati. Infi ne, il Progetto Istituzionale determina
la struttura organizzativa e il corpus normativo (statuti, regolamenti) che
caratterizzano la vita universitaria e la cultura istituzionale.
La proposta educativo-pastorale
Come  già  è  stato  indicato,  “il  Progetto  Istituzionale  di  ogni  IUS
è  guidato  da  una  chiara  fi nalità  educativo-pastorale  secondo  le
caratteristiche  della  pedagogia  e  della  spiritualità  salesiana”  (Identità
delle Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore, 24). Questa fi nalità si
traduce in una proposta educativa – pastorale indirizzata a tutti i membri
della comunità accademica, in particolare agli studenti, e nella volontà di
avere un’incidenza educativa e culturale nella società e nella Chiesa (cfr.
Identità delle Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore, nn.24.31).
C211
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
La proposta educativo-pastorale è contenuta nel Progetto Istituzionale ed
è sviluppata attraverso i diversi processi e azioni con i quali l’istituzione
realizza  le  sue  funzioni  di  ricerca,  insegnamento  e  servizio  alla  società.
Essa si fonda sulla concezione cristiana della persona e si orienta secondo
i valori dello spirito e della pedagogia salesiana (cfr. Ex Corde Ecclesiae
49;  Identità  delle  Istituzioni  Salesiane  di  Educazione  Superiore,  n.22).
D’accordo con questi principi, la proposta educativo-pastorale promuove:
◗  una concezione della persona umana ispirata al Vangelo, che la
colloca al centro della vita e ne promuove la dignità;
◗  una costante indagine della verità mediante una ricerca alla luce
del Vangelo, che mette la conoscenza al servizio della persona e
dello sviluppo della società;
◗  una  visione  formativa  che  prepara  persone  capaci  di  giudizio
critico,  con  una  comprensione  organica  della  realtà,  risultato
dell’interdisciplinarietà e dell’integrazione del sapere;
◗  una concezione della vita professionale orientata alla coscienza
etica e aperta alla responsabilità e al servizio nella società;
◗  un  dialogo  tra  cultura,  scienza,  e  fede  capace  di  illuminare
cristianamente la vita e di favorire l’inculturazione del Vangelo.
La  fi  nalità  educativo–pastorale  si  manifesta  anche  nella  volontà  di
incidenza  educativa  e  culturale,  nella  società  e  nella  Chiesa.  Si
realizza mediante l’impegno di conoscenza della realtà sociale e della sua
trasformazione, soprattutto in quegli aspetti che toccano la condizione dei
giovani (cfr. Politiche per la presenza Salesiana nell’educazione superiore
2012-2016, n. 41). Il contesto sociale è un riferimento costante per la vita
e l’attività dell’istituzione, costituisce il campo di prova delle sue proposte
educative e una provocazione costante alla sua signifi catività.
Tale  servizio  è  sviluppato  attraverso  la  ricerca  scientifi  ca,  lo  studio  dei
problemi umani e sociali contemporanei, l’analisi critica della cultura, la
promozione del bene comune e della giustizia sociale secondo i principi
dell’insegnamento sociale della Chiesa, e la formazione di uomini e donne
capaci di assumere un impegno responsabile di servizio nella chiesa e nella
società. 212
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
L’animazione pastorale organica delle Istituzioni Salesiane
di Educazione Superiore
La  proposta  educativo–pastorale  si  esplicita  e  si  attua  nelle  diverse
dimensioni di vita e di attività dell’istituzione, in particolare nell’ambiente
educativo,  nella  proposta  di  formazione  integrale  degli  studenti,
nell’attenzione e nella cura pastorale dei membri della comunità.
1  Elemento chiave della pedagogia salesiana, l’ambiente educativo è
concepito come quello spazio ricco di stimoli e di rapporti di qualità tra
le persone che fa circolare un insieme di valori che rendono possibile
l’azione educativa e pastorale. Questo, nella prassi educativa salesiana,
comporta:
◗  un  ambiente  di  famiglia  caratterizzato  dall’accoglienza  e  dalla
disponibilità per l’incontro personale;
◗  il rapporto umano, nel quale sono evidenti il rispetto, la cordialità,
e la disposizione al dialogo;
◗  il rifl esso della pratica dei valori proposti (solidarietà, giustizia,
libertà, uguaglianza, ecc.) nella vita delle persone e nell’organiz-
zazione dell’istituzione;
◗  un ambiente ricco di proposte educative e di esperienze in grado
di favorire la crescita delle persone;
◗  la  promozione  e  l’accompagnamento  dell’associazionismo  e  la
partecipazione attraverso diversi organismi di rappresentanza;
◗  Il mettere a disposizione e distribuire spazi e strutture fi siche che
favoriscano l’incontro, la comunicazione e il rapporto tra le persone.
2  La proposta di formazione integrale si esplicita nell’attività accademi-
ca e nelle iniziative complementari che confi gurano la vita universitaria.
Nella misura in cui la ricerca, l’insegnamento e la pratica professionale
si realizzano unitariamente, contribuiscono alla creazione della struttura
del pensiero e allo sviluppo di criteri, atteggiamenti e competenze che
garantiscono negli studenti la loro formazione integrale. Con la sua com-
pletezza e integralità tale proposta offre agli studenti la maturazione per-
D213
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
sonale e la preparazione culturale, scientifi ca e professionale necessaria
per garantire la pienezza della persona e il suo inserimento nella società.
L’integralità  offerta  nel  Progetto  Istituzionale  richiede  pertanto
un’attenzione particolare alle seguenti componenti:
◗  l’elaborazione di un modello educativo che integri i valori e i
principi della visione umanistica cristiana e salesiana, le teorie e i
metodi di apprendimento, le metodologie e le risorse didattiche
necessarie;
◗  il disegno di un modello curriculare che offra lo sviluppo di criteri
e atteggiamenti umani di base, conoscenze e abilità legate allo
sviluppo professionale e una serie di competenze che preparano
la persona alla vita, al lavoro professionale e al suo inserimento
nella società;
◗  l’impostazione  scientifi ca  e  rigorosa  della  ricerca,  degli  itinerari
curricolari e dei contenuti della docenza, aperti ad una visione
trascendente della persona umana e della vita;
◗  il  dialogo  interdisciplinare  tra  le  diverse  materie  accademiche
comprese  quelle  a  carattere  etico,  religioso  e  teologico,  per
aiutare gli studenti ad acquisire una visione organica della realtà;
◗  l’offerta  di  materie  curricolari  specifi che  a  carattere  etico  e
religioso di livello scientifi co e pedagogico e di valore accademico
pari  a  quelle  delle  altre
discipline  dell’itinerario
curricolare.
3  Lo sviluppo umano integrale of-
ferto  nella  proposta  formativa
richiede  attenzione  pastora-
le  e  l’accompagnamento  di
ogni persona.
L’integralità implica l’integrazio-
ne delle diverse dimensioni della
persona con quella trascenden-
«L’azione pastorale nell’università offre ai
membri della comunità stessa l’occasione
di coordinare lo studio accademico e le
attività para-accademiche con i principi
religiosi e morali, integrando così la vita
con la fede»
(EX CORDE ECCLESIAE 38)214
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
te e con la sua apertura a Dio. Questo suppone lo sviluppo di un mo-
dello di formazione e di pastorale che:
◗  garantisca  l’orientamento  e  l’accompagnamento  della  persona
nell’integrazione delle diverse dimensioni del suo sviluppo umano,
cristiano, professionale e sociale;
◗  annunci  esplicitamente  Gesù  Cristo  e  il  suo  Vangelo,  accom-
pagnando  quelli  che  liberamente  desiderano  percorrere  un
cammino di crescita e di maturazione cristiana, con itinerari di
educazione  nella  fede,  celebrazioni  liturgiche  e  sacramentali,
l’inserimento e l’esperienza in una comunità di fede;
◗  crei  la  possibilità  del  dialogo  e  della  direzione  spirituale  come
mezzi  di  accompagnamento  per  ogni  membro  della  comunità
nel  suo  cammino  di  fede  e  di  approfondimento  della  propria
vocazione cristiana;
◗  proponga momenti di rifl essione sulla realtà sociale, interculturale
e interreligiosa e sulla condizione dei giovani;
◗  offra  proposte  formative,  servizi  e  strumenti  di  attenzione  ai
giovani  in  risposta  alle  situazioni  e  alle  sfi de  poste  dalla  loro
condizione di studenti universitari;
◗  favorisca  la  realizzazione  di  esperienze  di  impegno  cristiano  e
solidale, attraverso il servizio sociale o il volontariato a favore dei
poveri e dei bisognosi;
◗  metta a disposizione spazi e strutture che favoriscano l’incontro e
la crescita cristiana: luoghi aperti a tutti, accoglienti, di fraternità,
di rifl essione e di preghiera.
Nelle Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore la pastorale attraversa,
orientandoli  e  rafforzandoli,  tutti  i  processi  e  tutte  le  aree  di  attività
dell’istituzione. La sua animazione richiede un’adeguata organizzazione
con  la  nomina  dei  responsabili,  l’elaborazione  dei  piani  d’intervento  e
l’effi  ciente  gestione  dei  servizi  e  delle  strutture  di  accompagnamento
pastorale alle persone.215
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Strutture di accoglienza per studenti universitari
L’espansione del sistema d’istruzione superiore nei diversi paesi, considerato
necessario per lo sviluppo economico e sociale, nonché per il consolidamento
della  democrazia,  ha  implicato  l’accesso  massivo  dei  giovani  delle  classi
medie  e  popolari  all’istruzione  superiore.  Questo  ha  comportato  una
crescita non solo del numero e tipo di istituzioni d’istruzione superiore, ma
anche delle strutture di servizio e di accoglienza, indispensabili per
garantirvi l’accesso ai giovani che abitano lontano dai centri di studi.
La crescente necessità di assicurare a questi giovani un servizio di ospitalità,
e,  soprattutto,  un’esperienza  positiva  di  crescita  umana,  cristiana  e
professionale,  ha  incoraggiato  le  comunità  salesiane  alla  creazione  di
varie strutture di accoglienza per giovani studenti universitari fuori sede.
In  conformità  con  i  sistemi  d’istruzione  superiore  e  con  le  condizioni
socioeconomiche  di  ogni  paese  o  regione,  si  sono  sviluppati  collegi  o
residenze  universitarie,  sia  come  strutture  separate,  vicine  ai  centri  di
studi, sia come strutture integrate all’interno del campus delle Istituzioni
Salesiane di educazione superiore o di istituzioni appartenenti ad altri.
I collegi universitari, a differenza dei tradizionali convitti con funzione pre-
valentemente abitativa, sono centri esterni alla struttura universitaria che
offrono  agli  studenti  uno  spazio
d’accoglienza  e  un  progetto  di
formazione.  Molti  collegi  sono  il
risultato  di  una  ristrutturazione
dell’opera salesiana e dell’apertura
ai nuovi bisogni dei giovani, parti-
colarmente nelle città sedi di grandi
e tradizionali strutture universitarie.
In questi casi si è passato general-
mente da un’iniziale offerta di vitto
ed  alloggio,  resa  possibile  dalla  ri-
strutturazione di edifi ci già esisten-
ti, allo sviluppo di veri ambienti, con
proposte di formazione umana, cri-
stiana, accademica e professionale.
I  collegi  universitari,  in  quanto
strutture  separate  dal  campus
3 3 2
«Mancano spesso le strutture
d’accoglienza, d’accompagnamento
e di vita comunitaria, per cui molti
di loro, trapiantati lontano dalla
loro famiglia in una città non ben
conosciuta, soffrono di solitudine.
Inoltre, in numerosi casi, le relazioni
con i professori sono ridotte e gli
studenti vengono colti alla sprovvista
da problemi d’orientamento cui non
sanno far fronte»
(PRESENZA DELLA CHIESA NELL’UNIVERSITÀ E NELLA
CULTURA UNIVERSITARIA, I, N.1)216
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
universitario, generalmente si trovano associati a un’opera salesiana, nella
quale  sono  presenti  altri  ambienti  (Oratorio-Centro  Giovanile,  Scuola,
Parrocchia, ecc.) e nella cui struttura s’inseriscono e si integrano. In tale
condizione,  si  trovano  sotto  la  tutela  e  la  promozione  della  comunità
salesiana  responsabile  dell’opera.  La  sua  gestione  operativa  è  affi  data
generalmente ad un responsabile salesiano o laico, accompagnato da altri
tutori e dal personale di servizio.
Le  residenze  universitarie  sono  strutture  appartenenti  alla  stessa
istituzione  di  educazione  superiore,  destinate  all’accoglienza  degli
studenti.  Generalmente  si  trovano  all’interno  del  campus  e,  oltre  ad
offrire spazio di alloggio e ambienti di supporto per la vita e per lo studio,
permettono agli studenti di svolgere esperienza nel campus, usufruendo
nel modo migliore della totalità dei servizi accademici (biblioteca, aree
di studio e consultazione) e formativi (attività e programmi a carattere
culturale, sportivo, religioso e sociale) messi a disposizione dalla stessa
istituzione.
Oltre le attività extracurriculari, svolte all’interno della struttura universitaria,
le residenze offrono agli studenti un proprio programma di formazione
e  di  crescita  personale,  spirituale,  sociale  e  culturale,  integrando,  con  i
servizi già offerti nel campus, il valore dell’esperienza della vita in comune
e della condivisione di un progetto.
La Comunità Educativo-Pastorale delle strutture
d’accoglienza di studenti universitari
L’importanza della CEP delle strutture d’accoglienza
di studenti universitari
In quanto opere educative salesiane, i collegi e le residenze universitarie
sono chiamati a promuovere delle comunità in cui si elabori un progetto
di formazione e si offra un’esperienza di accompagnamento educativo e
pastorale.
In  questo  tipo  di  presenza  la  CEP  è  composta  da  tutti  i  responsabili,
salesiani e laici, incaricati della gestione della struttura d’accoglienza, e dai
giovani universitari che, a diverso livello, sono coinvolti nell’animazione
della vita della comunità e nel raggiungimento dei suoi obiettivi.
A217
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
I soggetti della CEP delle strutture d’accoglienza di studenti universitari
L’organizzazione dei diversi servizi d’accoglienza e lo svolgimento della sua
funzione formativa richiedono il coinvolgimento e la corresponsabilità dei
diversi membri:
◗  il  Direttore  e  la  comunità  salesiana,  responsabili  della
direzione  e  dell’animazione  di  tutta  l’opera  o  dell’istituzione
universitaria  come  anche  della  struttura  d’accoglienza  degli
studenti universitari;
◗  il  responsabile  diretto,  salesiano  o  laico,  che  in  nome  della
comunità  assicura  l’orientamento  e  la  gestione  del  collegio  o
residenza e lo svolgimento della proposta formativa;
◗  i  tutori  o  gli  educatori,  che  a  diverso  titolo  si  inseriscono
e  accompagnano  l’esperienza  della  comunità  del  collegio  o
residenza (orientatori, psicologi, amministrativi, cappellani, ecc.);
◗  gli studenti, i quali sono chiamati a essere veri protagonisti della
loro crescita e formazione, assumendo specifi ci ruoli e compiti
nella  vita  del  collegio  o  residenza,  ognuno  secondo  la  loro
specifi ca capacità e possibilità.
L’edifi cazione della comunità richiede dai suoi membri la cura di adeguati
luoghi e tempi di comunicazione e di formazione. Soprattutto è necessario
promuovere il coinvolgimento degli studenti nella vita e nell’animazione
del collegio o residenza attraverso i gruppi, la consulta o le assemblee.
La comunità salesiana, in modo particolare, è chiamata a garantire una
presenza costante negli ambienti e nei tempi di vita del collegio o residenza,
offrendo ai giovani la sua testimonianza e l’opportunità di vivere quello
spirito di famiglia che Don Bosco desiderava nelle sue case.
La proposta educativo-pastorale nei collegi e nelle residenze
universitarie
Collegi e residenze non solo offrono agli studenti universitari uno spazio di
accoglienza per vivere e studiare, ma soprattutto una proposta formativa
B218
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
che  permetta  loro  di  crescere
come  persone,  professionisti  e
cittadini.  Queste  strutture  hanno
per orientamento il PEPS, nel quale
sono  defi  niti  la  loro  fi  nalità,  le
fi gure di riferimento, i contenuti, il
metodo e i tempi.
Il PEPS è lo strumento che raccoglie
i diversi elementi dell’esperienza di
vita, di convivenza e di formazione
che i collegi e le residenze univer-
sitarie  salesiane  offrono  ai  giovani
universitari. In quanto tale, integra
in una proposta unitaria, le risposte
ai  bisogni  dei  giovani,  le  esigenze
derivate  dell’esperienza  di  studio
all’università,  e  i  valori  della  spiri-
tualità e della pedagogia salesiana.
La sua elaborazione comporta una
profonda conoscenza della condi-
zione dei giovani e delle peculiari
dinamiche  che  caratterizzano  le
esperienze di studio all’università e d’inserimento nell’esperienza lavorati-
va e professionale. Tra queste richiedono particolare attenzione: il passag-
gio dalla vita familiare e scolastica all’ambiente universitario, il bisogno di
sviluppare nuovi rapporti interpersonali e di imparare a convivere con altre
persone, l’adattamento alle esigenze e al metodo di studio universitario,
il bisogno di integrare la formazione scientifi ca e professionale con le pro-
prie convinzioni di vita e di fede.
La proposta educativo-pastorale contenuta nel progetto, offre un percorso
di crescita orientato a una piena maturazione umana, alla formazione di
una visione cristiana della vita e a una professionalità aperta alla solidarietà.
Per  questo  unisce  diverse  dimensioni  necessarie  a  garantire  ai  giovani
un’esperienza di formazione integrale; e tra esse:
◗  La crescita umana orientata alla piena maturazione, che implica la
capacità di gestire la propria vita con autonomia e responsabilità;
«Per rispondere alle esigenze suscitate
dalla cultura universitaria, numerose
Chiese locali hanno preso diverse
iniziative appropriate: la ricerca d’una
pastorale universitaria che non si limiti
ad una pastorale di giovani, generale ed
indifferenziata, ma che prenda per punto
di partenza il fatto che molti giovani sono
profondamente infl uenzati dall’ambiente
universitario. Qui si gioca in larga
misura il loro incontro con Cristo e la
loro testimonianza di cristiani. Questa
pastorale si propone, conseguentemente,
d’educare e accompagnare i giovani
nell’affrontare la realtà concreta degli
ambienti e delle attività che devono
frequentare»
(PRESENZA DELLA CHIESA NELL’UNIVERSITÀ E NELLA
CULTURA UNIVERSITARIA, II, N.3)219
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
◗  la valorizzazione delle relazioni interpersonali, della convivenza e
del servizio agli altri;
◗  lo  sviluppo  della  responsabilità  per  lo  studio  e  per  la  propria
formazione;
◗  la crescita della propria capacità di rifl essione, di discussione e
d’impegno nella ricerca della verità;
◗  lo  sviluppo  di  una  concezione  della  professionalità  aperta  alla
solidarietà e al servizio dei più bisognosi;
◗  la  crescita  spirituale  attraverso  una  progressiva  conoscenza  e
un’esperienza di fede vissuta personalmente e comunitariamente;
◗  la scoperta della propria vocazione e la costruzione di un progetto
di vita al servizio di Dio nella Chiesa e nell’impegno sociale vissuto
secondo i valori del Vangelo.
L’animazione pastorale organica nei collegi e nelle residenze
universitarie
L’attenzione a queste dimensioni richiede che siano offerti agli studenti
momenti ed esperienze che assicurino la piena realizzazione della proposta
educativo–pastorale. Tra questi hanno particolare rilevanza:
1  un ambiente di vita in un clima di accoglienza e di famiglia che favorisca
l’impegno serio nello studio nella prospettiva della formazione integrale
della persona. A questo scopo molti collegi e residenze, oltre all’alloggio,
offrono diversi ambienti di supporto all’esperienza di studio e di crescita
personale: cappella, sale di studio e di informatica, sale TV e di ricreazione,
sale di incontri, mensa, campi di gioco o di pratica dello sport, ecc.;
2  luoghi e tempi di incontro e convivenza con altri, nei quali imparare
a vivere insieme e a condividere un’esperienza di comunità;
3  un’esperienza  di  accompagnamento  e  orientamento  personale
(vocazionale, professionale, lavorativo) che aiuti il giovane, durante gli
anni di studio, a vivere e integrare le diverse esperienze formative;
C220
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
4  un programma di formazione condivisa per l’anno di studio, che fa-
vorisca lo sviluppo personale, sociale e culturale. Si offrono esperienze
di approfondimento culturale e di contatto con la realtà sociale per la
formazione di una coscienza etica, responsabile e solidale, soprattutto
verso i più bisognosi della società. Tali esperienze guidano al volontaria-
to, come a scelta di vita e di crescita umana e cristiana;
5  un cammino di formazione nella fede, secondo i valori della Spiritualità Gio-
vanile Salesiana, attraverso la direzione spirituale e i momenti di pre-
ghiera, di rifl essione sulla parola di Dio e di celebrazione dei Sacramenti.
Dove  sia  possibile,  la  proposta  di  animazione  educativa  e  pastorale  del
collegio o residenza universitaria si armonizzi con le iniziative degli uffi ci e
organismi della pastorale universitaria della Chiesa locale.
LA PARROCCHIA E IL SANTUARIO AFFIDATI AI SALESIANI
L’originalità della parrocchia e dei santuari salesiani
Lo zelo apostolico di Don Bosco per i giovani più poveri di Torino lo spinse
a  creare  una  parrocchia  per  i  giovani  senza  parrocchia.  Don  Bosco
stesso  a  suo  tempo  accettò  sette  parrocchie.  Nell’anno  1887  scrisse
un  regolamento  sul  corretto  funzionamento  della  parrocchia.  Toccò  le
tematiche  che  più  lo  preoccupavano:  l’attenzione  prioritaria  ai  giovani,
soprattutto i più poveri e l’identità del religioso salesiano parroco che vi
presta servizio in comunione con il Vescovo e il clero diocesano:
“I malati, i poveri e i ragazzi siano oggetto di speciale
sollecitudine (dei parroci)”
(DELIBERAZIONI DEL QUARTO CAPITOLO GENERALE DEL 1886)
Dopo un lungo corso di anni, il CG 19 ha affermato che la parrocchia è
luogo per “una cura esemplare della comunità giovanile” (CG19, IX, 3),
e  il  CG  20  afferma  che  “noi  troviamo  nel  ministero  parrocchiale  vaste
possibilità e favorevoli condizioni per adempiere alle fi nalità proprie della
nostra missione e, in particolare, per l’ educazione dei giovani di estrazione
popolare o povera” (CG20, 401). Il CG 21 considera la parrocchia come
un’opera che ci permette di collocarci tra i giovani per evangelizzarli e in
4 2
1 4 2221
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
essa  possiamo  evangelizzare  secondo  lo  stile  del  PEPS  (cfr.  CG21,  135).
Il  Capitolo  conferma  la  priorità  della  pastorale  giovanile  e  defi nisce  le
caratteristiche della parrocchia salesiana (cf. CG21, nn. 136-141).
Nel 1984, con l’approvazione defi nitiva delle Costituzioni e Regolamenti della
Società  di  San  Francesco  di  Sales  rinnovati,  la  parrocchia  è  esplicitamente
riconosciuta come uno degli ambienti nei quali realizziamo la nostra missione:
“Realizziamo  la  nostra  missione  anche  nelle  parrocchie,  rispondendo  alle
necessità pastorali delle Chiese particolari in quelle zone che offrono un adeguato
campo di servizio alla gioventù e ai ceti popolari” (cfr. Cost. 42; Reg. 25)
L’opzione  per  i  giovani  nella  parrocchia  affi data  ai  salesiani  non
è  esclusiva  o  discriminatoria,  ma  preferenziale.  Questa  opzione
preferenziale è un dono prezioso per la missione in tutta la comunità ecclesiale.
La CEP delle parrocchie e
dei santuari salesiani
L’importanza della CEP della
parrocchia e del santuario
affidati ai salesiani
La  parrocchia  è  la  prima  istanza
comunitaria  nella  quale  la  Chiesa
svolge la missione affi datale da Gesù
in  un  contesto  socioculturale  ben
defi nito. Essa costituisce una grande
comunità  di  credenti  battezzati,
“porzione” della Chiesa universale,
nel  dinamismo  della  pastorale
diocesana.  La  comunità  cristiana
è  il  luogo  storico  in  cui  si  vive  la
comunione: in essa il credente trova
la sua casa.
Essendo  comunità  di  comunità,
la parrocchia crea un tessuto ampio
dei rapporti umani che favorisce la
2 4 2
A
«La parrocchia è, senza dubbio, il luogo
più signifi cativo, in cui si forma e si
manifesta la comunità cristiana. Essa è
chiamata a essere una casa di famiglia,
fraterna e accogliente, dove i cristiani
diventano consapevoli di essere popolo
di Dio. Nella parrocchia, infatti, si
fondono insieme tutte le differenze
umane che vi si trovano e si innestano
nell’universalità della Chiesa. Essa è,
d’altra parte, l’ambito ordinario dove si
nasce e si cresce nella fede. Costituisce,
perciò, uno spazio comunitario
molto adeguato affi nché il ministero
della Parola realizzato in essa sia —
contemporaneamente — insegnamento,
educazione ed esperienza vitale»
(DIRETTORIO GENERALE PER LA CATECHESI 257)222
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
comunione e la fraternità – una “spiritualità di comunione” (Novo Millennio
Ineunte 43-45).
I soggetti della CEP della parrocchia e del santuario affidati
ai salesiani
La CEP della parrocchia affi data ai salesiani assume una missione comune che
coinvolge nella corresponsabilità (cfr. CG24, 18) attorno ad un progetto pa-
storale il maggior numero possibile di persone. Si tratta di una comunità cre-
dente che, promuovendo l’appartenenza in un ambiente di famiglia, accoglie
la partecipazione consapevole, chiara e corresponsabile delle varie vocazioni,
carismi e ministeri, vicendevolmente complementari nella diversità.
La parrocchia è affi data alla comunità religiosa salesiana. Questa assume
gli orientamenti pastorali della diocesi, con la ricchezza del proprio carisma pa-
storale; crea attorno al parroco un’équipe di animatori per la pastorale par-
rocchiale; promuove lo sviluppo e la realizzazione del PEPS nella parrocchia; è
responsabile, in collaborazione con il parroco e la sua équipe, della formazione
e dell’animazione spirituale dei fedeli;
guida i membri della Famiglia Salesia-
na ad essere i primi collaboratori nello
sviluppo del progetto.
La comunità religiosa (cfr. CG21, 138;
Reg. 26) fa parte del nucleo animato-
re della parrocchia salesiana e vi as-
sume un ruolo distintivo (cfr. CG24,
n.159):  è  testimone  del  primato  di
Dio, manifesta visibilmente la sua vita
fraterna e la pratica dei consigli evan-
gelici  con  i  propri  momenti  di  pre-
ghiera,  d’incontro,  di  distensione;  e
condivide questa testimonianza con
i laici della comunità parrocchiale. È
una unità nel progetto che riconosce
le  diverse  competenze  dei  fratelli.
Partecipa  alla  vita  della  parrocchia,
interessandosi  della  storia  delle  per-
sone, soprattutto dei giovani.
B
«Quando i Salesiani sono chiamati dal
Vescovo alla cura pastorale di una zona, o
di un settore del popolo di Dio, assumono,
di fronte alla Chiesa, l’ esaltante impegno
di costruire - in piena corresponsabilità
con i laici - una comunità di fratelli, riuniti
nella carità, per l’ ascolto della Parola, la
celebrazione della Cena del Signore e per l’
annuncio del messaggio di salvezza»
(CG20, N.416)
«La parrocchia salesiana ha la comunità
religiosa come responsabile e animatrice»
(CG21, N.138)223
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Il  direttore  della  comunità  sale-
siana ha una responsabilità specia-
le nella parrocchia, in quanto guida
spirituale  della  comunità  religiosa
e  primo  responsabile  delle  attività
apostoliche  della  comunità.  Cura
l’unità e l’identità salesiana di tutta
l’opera e incoraggia i confratelli nel-
la realizzazione del progetto pasto-
rale della parrocchia (cfr. Reg. 29). È
membro del Consiglio Pastorale del-
la parrocchia.
Il parroco, pastore della comunità, è il responsabile immediato della mis-
sione parrocchiale affi data dal Vescovo alla Congregazione Salesiana. Per
la comunità cristiana rappresenta il Vescovo, ma anche la Congregazione
Salesiana. Fedele alla missione educativa e pastorale, ha come modello
Don Bosco nella evangelizzazione dei giovani e del popolo di Dio.
È chiamato ad accogliere, ascoltare, accompagnare e formare la comunità
parrocchiale. La presiede, assumendo la responsabilità di attuare il proget-
to pastorale, in comunione con il direttore, con la comunità salesiana e
con il Consiglio Pastorale.
La comunità parrocchiale promuove e accompagna la diversità delle voca-
zioni, incoraggiando anche un laicato che assuma il suo ruolo signifi ca-
tivo nella missione evangelizzatrice; allo stesso tempo, si rafforza nelle as-
semblee, nei gruppi, nelle piccole comunità e nei movimenti che vivono un
impegno maggiore a favore di tutti. La parrocchia salesiana anima i gruppi
ecclesiali, con speciale attenzione alle proposte della Famiglia Salesiana e
del Movimento Giovanile Salesiano.
Considera i giovani come membri, a pieno diritto, della CEP. Questa
presenza carismatica assicura l’attenzione al mondo degli adolescenti e
dei giovani, positiva e interessata al loro mondo, alle loro preoccupazioni,
esperienze  e  aspettative.  La  preferenza  ai  giovani  caratterizza  la  forma
della pastorale parrocchiale, dinamica, entusiasta e propositiva di ideali
evangelici.
«Il Progetto Educativo-Pastorale è una
ricca sintesi di contenuto e metodi; di
processi e di promozione umana e, allo
stesso tempo, di annuncio evangelico e
approfondimento della vita cristiana»
(CG21, N.80)224
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
La proposta educativo–pastorale della parrocchia affidata
alla comunità salesiana
La  parrocchia  è  immersa  in  un  mondo  soggetto  a  profonde  e  rapide
trasformazioni. La sua missione è una realtà unitaria e complessa e richiede
un Progetto Educativo-Pastorale (CG21, n.140).
Un centro di evangelizzazione ed educazione alla fede
Gli Atti degli apostoli costituiscono un libro del Nuovo Testamento che,
più di altri, ci aiuta a capire la vita non certo facile delle prime comunità
cristiane. In esse prendeva piede e si consolidava la condivisione e diffusione
della verità di Gesù Cristo. Al capitolo 2, versetti 42-46 si legge un brano
che può davvero accompagnare la vita di ogni comunità parrocchiale:
La  parrocchia  affi data  alla  comunità  salesiana  offre  a  tutti  una  proposta
sistematica di evangelizzazione e di educazione alla fede (cfr. CG23, nn.116-
157). Promuove il primo annuncio per coloro che sono lontani, e offre percorsi
continui  e  graduali  di  educazione  alla  fede,  soprattutto  per  le  famiglie.  La
parrocchia è una comunità dove si possono sperimentare i valori più caratteristici
della spiritualità salesiana: la gioia della vita cristiana quotidiana, la speranza che
scorge il positivo nelle persone e nelle situazioni e promuove la comunione.
La  comunità  parrocchiale  coltiva  le  relazioni  umane,  curando  che  le
persone e i gruppi si sentono riconosciuti, accettati, compresi. Le nostre
comunità  ecclesiali  rappresentano  il  luogo  opportuno  dell’esperienza
cristiana quotidiana.
A
“Essi ascoltavano con assiduità
l’insegnamento degli Apostoli
Evangelizzazione e
catechesi
Vivevano insieme fraternamente Testimonianza della carità
Ogni giorno erano assidui nel
frequentare il tempio,
Preghiera
E nelle case spezzavano il pane”. Liturgia
3 4 2225
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
La  comunità  si  impegna,  dunque,  con  tutti  e,  in  particolare,  per  la
maturazione  umana  e  religiosa  dei  deboli  e  dei  bisognosi:  non  solo
accoglie  tutti  coloro  che  cercano  il  signifi cato  religioso  della  loro  vita,
ma offre compassione e accompagnamento a coloro che sono tentati di
allontanarsene. Consapevole di questo, la parrocchia si ritiene interpellata
da quanti si considerano indifferenti o non credenti.
È una comunità missionaria ed evangelizzatrice, la Parola di Dio e la liturgia
sostengono la vita di fede dei suoi membri, e promuove la comunicazione
dell’esperienza cristiana. La comunità parrocchiale mette al centro della
vita comunitaria l’Eucaristia, e celebra in maniera signifi cativa i sacramenti
della vita cristiana, in particolare il sacramento della Riconciliazione.
La parrocchia affi data ai salesiani alimenta la devozione a Maria Ausiliatrice.
La Vergine di Don Bosco è da considerarsi come una presenza veramente
attiva  che  ci  rende  migliori  al  seguito  di  Gesù,  “fate  quello  che  Egli  vi
dirà”: è l’invito della Madre. Inoltre, la devozione a Maria Ausiliatrice ci
unisce nella comunità universale della Chiesa.
Una presenza della Chiesa aperta e inserita nel territorio
La parrocchia è il volto della Chiesa. È, nel territorio, il punto di riferimento
che rende visibile la Chiesa e socialmente inserita nella vita quotidiana.
In essa i cristiani vivono la fede, la speranza e la carità, alimentati dalla Parola
di Dio e dalla celebrazione dei sacramenti. La parrocchia è “la Chiesa che vive
tra le case dei suoi fi gli e fi glie” (Christifi deles Laici 26).
La comunità parrocchiale è centro
signifi  cativo  delle  varie  comunità
ecclesiali e gruppi che vi esistono.
È  una  comunità  aperta,  che
collabora  con  le  altre  parrocchie
e comunità, e con le altre agenzie
sociali  e  educative  presenti  nel
territorio per lo sviluppo umano e
religioso dei cittadini.
Impegnata  nel  dialogo  con  i  vari
ambienti  culturali,  la  parrocchia
B
«Nelle parrocchie contribuiamo
alla diffusione del Vangelo e alla
promozione del popolo, collaborando
alla pastorale della Chiesa particolare
con le ricchezze di una vocazione
specifi ca»
(COST. 42)226
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
aiuta tutti a sviluppare valori, criteri di giudizio e modelli di vita secondo
il Vangelo, attraverso una presenza fondata sulla fi ducia (data e ricevuta).
La parrocchia svolge la propria missione in comunione con la Chiesa locale
e il Vescovo, con le altre parrocchie e le organizzazioni pastorali diocesane.
Una comunità dallo sguardo missionario
Nella fedeltà a Gesù, la parrocchia crede che il Regno di Dio ha come suoi
destinatari e soggetti privilegiati i poveri. Pertanto, nella sua pastorale deve
risplendere l’opzione preferenziale evangelica per i più bisognosi.
Ciò implica, in primo luogo, l’apprezzamento della fede e della saggezza
dei poveri e il loro accompagnamento.
La  parrocchia  affi  data ai  Salesiani  assume  come  criterio  e  scelta
fondamentale l’unità esistenziale di evangelizzazione, promozione
umana  e  cultura  cristiana.  Annunciamo  il  Vangelo  e  la  persona  di
Gesù in relazione intima con la storia delle persone, con i loro problemi e
con le loro possibilità. Nel desiderio di sanare le situazioni meno umane
ci lasciamo guidare dal valore di pienezza umana che la persona ha in
Dio. Lo sviluppo dell’evangelizzazione parrocchiale comporta insieme la
diffusione  del  Vangelo  e  la  promozione  del  popolo  (cfr.  Cost.  42).  Tale
proposta,  considerando  l’intera  azione  pastorale  come  irradiazione  del
Vangelo, non si esaurisce nella sola amministrazione dei sacramenti.
La parrocchia è incoraggiata a essere spazio di accoglienza e di speranza
per tutti, specialmente per chi è stanco, diseredato, emarginato, malato
e  sofferente.  Così,  in  stretto  dialogo  e  collaborazione  con  le  istituzioni
stabilite nel territorio, promuove fortemente la tutela e la promozione dei
diritti umani; condivide le loro preoccupazioni e aspirazioni.
Un’opzione chiara per i giovani e per le classi popolari
Nella parrocchia la pastorale giovanile dovrebbe essere considerata come la
dimensione che ne caratterizza la vita. È questo il particolare contributo che i
Salesiani offrono come arricchimento alla missione di una Chiesa particolare
(cfr. Cost. 48; Reg. 26). La particolare attenzione ai giovani è quindi una
scelta preferenziale di dinamismo giovanile nell’evangelizzazione.
C
D227
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
L’attenzione  preferenziale  per  i
giovani,  specialmente  i  più  poveri,
immette  in  tutta  la  pastorale  della
parrocchia  una  particolare  forma
di  azione  e  una  disposizione
educativa  specifi ca.  Si  favoriscono
esperienze  che  rendono  i  giovani
evangelizzatori  di  altri  giovani.  La
priorità  giovanile  implica  anche  il
dovere di sensibilizzare la comunità
diocesana  circa  i  problemi  e  le
esigenze  della  pastorale  giovanile.
La  parrocchia  affi data  ai  salesiani
può  contribuire  a  offrire  proposte
educative  pastorali  esemplari  per  i
rapporti delle parrocchie con il mondo dei giovani.
La parrocchia è una comunità che accompagna la scelta vocazionale dei
fedeli, specialmente dei giovani. L’accompagnamento dei giovani richiede
uno  sforzo  notevole.  Questo  servizio  aiuta  a  personalizzare  la  fede:
nell’ascolto di Dio si rafforza il senso vocazionale della vita cristiana. La
parrocchia orienta e accompagna le diverse vocazioni nella Chiesa. Offre ai
giovani una proposta vocazionale specifi ca alla vita religiosa, al sacerdozio
o al laicato impegnato. Promuove nella comunità parrocchiale e nei vari
gruppi e movimenti una costante preghiera per le vocazioni.
La parrocchia salesiana ha un carattere popolare di ampia accoglienza.
L’evangelizzazione della cultura popolare richiede una costante attenzione
alle varie forme in cui essa si manifesta. L’evangelizzazione si contestualizza
e  integra  nella  vita  del  popolo,  con  la  considerazione  della  sua  storia,
tradizione e cultura, dei costumi e delle sue radici.
L’animazione pastorale organica nella parrocchia
Principali interventi della proposta
La parrocchia è una comunità evangelizzatrice: porta il primo annuncio
a coloro che sono lontani e li catechizza, incontrandoli nel punto in cui si
«La parrocchia affi data ai Salesiani deve
attualizzare nell’oggi questa esperienza
carismatica di Valdocco ed arricchire con
essa la pastorale della Chiesa locale. Per
questo si caratterizza per alcune scelte
carismatiche che pone alla base della
propria vita e missione»
(DON ANTONIO DOMENECH, ACG 396, «ORIENTAMENTI E
DIRETTIVE: L’IDENTITÀ DELLA PARROCCHIA AFFIDATA AI
SALESIANI»)
4 4 2
A228
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
trovano. Sembra opportuno, recuperare alcuni principi che si ispirano
al catecumenato cristiano come elementi pedagogici e base per una
educazione alla fede. Il catecumenato cerca di evangelizzare nelle quattro
principali aree di crescita nella fede, presenti nell’esperienza della Chiesa
(cfr. Direttorio Generale per la Catechesi 147): la dimensione personale,
la  dimensione  comunitaria,  la  dimensione  celebrativo-liturgica,  e
la  dimensione  dell’impegno  di  evangelizzazione.  Queste  quattro
dimensioni possono aiutare la programmazione corretta degli interventi
con  i  giovani,  assicurando  la  completezza  e  l’integrità  dell’esperienza
cristiana.
1  La parrocchia crea e propone itinerari graduali e diversifi cati di
educazione alla fede, in particolare dei giovani e delle famiglie, senza
però ridurre la catechesi solo a preparazione ai Sacramenti (cfr. CG23,
nn.116-157). Questi processi iniziano le famiglie all’educazione della
fede dei loro fi gli, istituiscono la catechesi battesimale, offrono cammini
di educazione alla fede per i fi danzati che potrebbero successivamente
dar vita a gruppi di famiglie.
In tutte le sue forme, la catechesi deve trasmettere una sintesi adeguata e
aggiornata del messaggio cristiano e, soprattutto, integrare l’esperienza
personale nel processo di maturazione e crescita. Cerca di incoraggiare
e accompagnare il progressivo impegno per la vita cristiana.
L’iniziazione  cristiana  si  basa  sull’esperienza,  sui  rapporti  con  la
comunità  e  sulla  testimonianza  della  vita.  Pertanto,  la  parrocchia
affi data ai salesiani offre molteplici processi pastorali e iniziative che,
con  freschezza  e  creatività,  permettono  un  incontro  personale  con
Gesù  Cristo.  È  urgente  avviare  nelle  comunità  cristiane  esperienze
signifi cative  che  accompagnino  chi  è  in  ricerca  della  fede  nei  suoi
vari momenti: la comprensione e l’ascolto della Parola di Dio (corsi
di  introduzione  alla  Sacra  Scrittura,  predicazione,  Lectio  Divina);
l’esperienza  della  preghiera  personale  e  condivisa  (scuole  di
preghiera); la partecipazione nella celebrazione liturgica dell’Eucaristia
e  dei  sacramenti;  l’approfondimento  della  fede;  l’apprezzamento
delle  ricchezze  della  pietà  popolare;  l’esperienza  di  pastorale
giovanile missionaria nelle zone rurali e urbane. Il tutto deve essere
accompagnato  con  la  rifl essione,  la  comunicazione  profonda,  il
silenzio e la contemplazione. 229
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
2  Un’altra azione della parrocchia è quello di incoraggiare l’appartenenza
ecclesiale nei gruppi. A tal fi ne, favorisce i movimenti, le comunità
giovanili, i gruppi della Famiglia Salesiana, tra gli altri. Si richiede
inoltre il coordinamento di questi gruppi con il MGS e la proposta della
Spiritualità Giovanile Salesiana. L’esperienza del gruppo dovrebbe esse-
re in grado di condurre a comunità cristiane aperte e integrate.
3  La parrocchia è una comunità che vive la liturgia e i Sacramenti:
prepara a celebrarli con gusto e bellezza. Cura che la liturgia sia più
vicina alla vita, cercando di usare un linguaggio comprensibile e acces-
sibile, espresso in modo semplice attraverso canti, gesti, storie, testimo-
nianze, simboli. Perché la celebrazione sia viva, è importante ravvivare
la partecipazione attiva di tutti nella sua preparazione e attuazione.
4  Promuovendo la crescita di una fede attiva, la parrocchia educa alla di-
mensione sociale della carità per costruire una cultura della solidarie-
tà. Così, riconosce e incoraggia l’impegno dei membri della comunità
parrocchiale coinvolti nell’azione sociale e nella carità, nella vita civile e
politica. Sostiene la promozione, la formazione e l’accompagnamento
del volontariato solidale e missionario.
In una comunità ecclesiale che collabora con altre forze dal territorio
a favore dei poveri, deve essere visibile in gesti concreti una condotta
di vita sobria e aperta alla generosità e alla solidarietà, in azioni che
manifestano i valori del Regno. Si privilegino gesti di solidarietà che si
traducano in attività durature.
5  La comunità parrocchiale diventi un centro di formazione per laici, di-
namici e impegnati, e, soprattutto, per animatori pastorali dei giovani.
Una priorità per il futuro della comunità ecclesiale è lo sviluppo di
percorsi di formazione adeguati per tutti gli agenti, in particolare
quelli con responsabilità educative: catechisti, adulti (o giovani maturi),
credenti, preparati ad animare i gruppi. La metodologia creativa e dina-
mica non può essere veramente feconda se non è praticata da catechi-
sti preparati.
Tutto questo chiede alla comunità parrocchiale, salesiani e laici, spazio e
tempo di analisi e di rifl essione sull’azione pastorale a favore dei giovani
e degl’adolescenti.230
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Le strutture di partecipazione e di responsabilità
Animazione della comunità parrocchiale locale
L’assemblea  parrocchiale  e  i  gruppi  sono  strumenti  di  comunione
e  di  partecipazione  dei  laici  alla  vita  della  comunità,  e  momenti  di
corresponsabilità. Rafforzano la loro identità mediante la preparazione e la
realizzazione del Progetto Educativo-Pastorale Salesiano della parrocchia.
La  pastorale  parrocchiale  si  confi  gura inoltre  in  un  Progetto  Educativo-
Pastorale  unitario  e  articolato.  Con  esso  la  parrocchia  propone  una
effettiva corresponsabilità nella missione pastorale di insegnare, santifi care
e guidare tutti. Le strutture della parrocchia rafforzano la comunione tra
tutti e la convergenza e complementarietà delle persone, degli interventi
e delle strutture intorno al Progetto Educativo-Pastorale.
Il consiglio parrocchiale è un’équipe pastorale di carattere consultivo e
operativo (cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 536); è rappresentativo dei
vari gruppi e settori della parrocchia. In conformità con i compiti previsti
dal Codice di Diritto Canonico e le linee guida della Chiesa locale, ricopre
il ruolo che il CG24 assegna al Consiglio della CEP e dell’opera (cfr. CG24,
nn.160.171). Si tratta di un’équipe necessaria per l’animazione pastorale
della parrocchia. Presieduta dal parroco, animata e accompagnata da lui
stesso insieme con gli altri salesiani della comunità, l’équipe è composta
dai presbiteri assegnati alla parrocchia, dai rappresentanti dei vari settori
della vita parrocchiale e dagli altri membri che il parroco può liberamente
nominare.
Le sue funzioni sono defi nite nello Statuto e sono principalmente queste:
analizzare  la  realtà  della  parrocchia  e  quella  dei  destinatari,  per  una
risposta evangelica alle sfi de che ne provengono; proporre all’assemblea
il  PEPS  della  parrocchia,  attuarlo  e  valutarlo  periodicamente;  studiare  e
approvare il bilancio ordinario della parrocchia; assicurare la formazione
degli agenti pastorali parrocchiali.
Le commissioni e i gruppi di lavoro sono équipes che, in conformità
con il PEPS, animano le diverse aree di attività. Tra queste è particolarmente
importante la commissione o équipe animatrice della pastorale giovanile,
coordinata dal vicario parrocchiale, o da un salesiano / laico responsabile
dell’Oratorio-Centro Giovanile (cfr. CG20, n.432).
B231
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
È prescritta la commissione economica della parrocchia. La sua composizione
risponde a criteri di competenza ed effi cienza amministrativa. I suoi membri
devono essere esperti in campo economico e di retta condotta. Il suo ruolo
giuridico  è  puramente  consultivo:  consiglia  il  parroco  nell’amministrazione
dei beni della parrocchia. Presidente di diritto della commissione economica
è il Parroco, in quanto “pastore proprio” (cfr. Codice di Diritto Canonico, can.
515.519) di una determinata comunità di fedeli; il parroco ne è responsabile
non solo sotto il profi lo sacramentale, liturgico, catechetico e caritativo, ma
anche sotto il profi lo amministrativo: ne è infatti il legale rappresentante (cfr.
Codice di Diritto Canonico, can. 532) e amministratore unico (cfr. Codice di
Diritto Canonico, can. 1279) nell’ordinamento canonico.
Ha i suoi statuti che ne defi niscono la natura, le caratteristiche, gli obiettivi,
la composizione, i compiti, le funzioni dei membri, i modelli di lavoro, il
rapporto con il Consiglio parrocchiale e la durata degli incarichi.
Quando la parrocchia è presente nella zona insieme con altri ambienti dell’opera
salesiana  (Oratorio-Centro  Giovanile,  Scuola,  Opera  Sociale,  Internato,
Residenza), promuove con essi, in dialogo, una speciale collaborazione per
una  pastorale  unitaria  all’interno  dell’unica  missione.  In  rapporto  col
Oratorio-Centro Giovanile è un richiamo ad un progetto pastorale convergente
sul territorio e nella Chiesa locale, a partire dalle diverse responsabilità dei due
ambienti dell’opera. I reciproci rapporti dicono di fatto l’unitarietà dell’azione
pastorale, la distinzione dei progetti ci permette di rispondere meglio alle non
poche situazioni particolari della Congregazione: Oratorio-Centro Giovanile in
una parrocchia salesiana; Oratorio-Centro Giovanile in parrocchie diocesane;
Oratorio-Centro Giovanile in opere molto articolate.
Il consiglio Oratorio-Centro Giovanile, nella sua totalità o attraverso una
rappresentanza qualifi cata, è presente all’interno del consiglio pastorale
parrocchiale  a  garanzia  dell’unitarietà  dell’azione  evangelizzatrice.  In
diverse ispettorie è stato codifi cato che l’incaricato dell’Oratorio-Centro
Giovanile sia il vice-parroco per la pastorale giovanile.
Animazione ispettoriale/nazionale
Il parroco è nominato dall’Ispettore e presentato all’Ordinario del luogo per
lavorare al servizio della Chiesa locale, in comunione con il Vescovo, il presbiterio
e le altre parrocchie. Cerca il coordinamento con le altre parrocchie dell’Ispettoria
e  la  delegazione  ispettoriale  della  pastorale  giovanile.  Gli  orientamenti  del 232
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Capitolo Generale 19 ed il Capitolo Generale Speciale (CG20, n. 441) richiedono
che si promuova in tutte le Ispettorie il coordinamento delle parrocchie.
Le  parrocchie  dipendono  dalle  Diocesi  nelle  quali  sono  localizzate,  ma
sono affi date alla Congregazione Salesiana per una risposta alle esigenze
pastorali delle Chiese particolari (Reg. 25). Per la sua appartenenza alla
Chiesa locale la parrocchia salesiana incorpora nel suo PEPS gli orientamenti
pastorali della diocesi e quelli del PEPS ispettoriale.
Una Commissione ispettoriale, presieduta da un coordinatore, garantirà
l’azione  ispettoriale  di  accompagnamento  e  di  sostegno  alle  comunità
parrocchiali  nell’attuazione  del  PEPS  parrocchiale.  Sia  il  coordinatore
che la Commissione stessa fanno parte degli organi di animazione della
pastorale giovanile ispettoriale.
Il Coordinatore e i membri della Commissione hanno queste funzioni:
◗  sensibilizzare  le  comunità  salesiane  perché  prestino  maggiore
attenzione alle realtà parrocchiali là dove si trovano;
◗  promuovere  la  rifl essione  e  l’approfondimento  dell’identità
salesiana della parrocchia in relazione alla situazione ecclesiale e
sociale del territorio;
◗  rispondere alle sfi de pastorali della Chiesa nelle chiese pubbliche
e santuari presenti nelle opere dell’Ispettoria;
◗  garantire  l’elaborazione,  l’esecuzione  e  la  valutazione  del  PEPS
delle parrocchie e dei santuari, offrendo alle comunità parrocchiali
linee e orientamenti che guidino a vivere l’identità salesiana;
◗  favorire  la  comunicazione  e  la  collaborazione  tra  le  diverse
parrocchie dell’Ispettoria;
◗  sostenere  la  formazione  permanente  dei  salesiani  e  dei  laici
corresponsabili nella pastorale parrocchiale, con incontri e corsi
programmati;
◗  convocare periodicamente giornate o incontro di parroci, consigli
pastorali,  catechisti,  équipes  di  diaconia,  di  apostolato  della
salute, di pastorale giovanile.233
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Si richiede la sinergia con le altre commissioni ispettoriali: Oratorio-
Centro Giovanile, MGS, Animazione vocazionale, Animazione missionaria,
Comunicazione  Sociale.  La  Commissione  Ispettoriale  di  Formazione
garantisce  l’accompagnamento  formativo  per  gli  studenti  di  teologia,
soprattutto i diaconi, nell’esercizio del loro ministero. Che vengano inseriti
nella gestione effettiva del ministero parrocchiale.
Il dinamismo e il lavoro di coordinamento ispettoriale è sostenuto dal lavoro
di animazione e di coordinamento nazionale, secondo le circostanze e i
contesti. La sua funzione è in primo luogo quella di promuovere la rifl essione
e l’approfondimento dell’identità salesiana della parrocchia, attraverso lo
sviluppo  e  l’aggiornamento  della  proposta  educativo-pastorale.  Cercherà
quindi  di  facilitare  la  comunicazione  tra  le  ispettorie  per  la  condivisione
delle esperienze e delle sfi de. Una pratica comune in diverse realtà della
Congregazione  è  quella  di  promuovere,  attraverso  l’organizzazione
nazionale, l’aggiornamento e la formazione dei parroci (formazione, esercizi
spirituali, corsi di specializzazione). Inoltre, in questa piattaforma, è possibile
convocare  riunioni  per  una  rifl essione  nazionale,  nella  consapevolezza
della varietà dei gruppi che partecipano delle nostre parrocchie (catechisti,
consigli pastorali, animatori giovanili, comitati, gruppi).
LE OPERE – SERVIZI SOCIALI PER GIOVANI A RISCHIO
L’originalità delle opere e dei servizi per i giovani a rischio
Don Bosco, per le strade di Torino, vide le necessità dei giovani in pericolo e
rispose alla loro povertà aprendo nuovi fronti di servizio pastorale. Appena
entrato nel Convitto, don Cafasso gli aveva affi dato il compito di visitare
le carceri, nelle quali, per la prima volta, constatò la condizione allarmante
e sfortunata di molti giovani detenuti. L’impatto con i giovani in carcere lo
commuove e lo turba, ma suscita anche una rifl essione operativa.
Si considerò mandato da Dio a rispondere al grido dei giovani poveri
e intuì che, se era importante dare risposte immediate al loro malessere,
lo era ancor di più prevenirne le cause con una proposta educativa
integrale. Per questo volle, in primo luogo, accogliere presso di sé i giovani,
orfani e abbandonati, che arrivavano nella città di Torino in cerca di lavoro,
non potendo o non volendo i loro genitori prendersi cura di loro.
5 2
1 5 2234
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Con lo zelo missionario di Don Bosco,
incontriamo i bambini, gli adolescenti
e i giovani che vivono in condizioni di
esclusione sociale. Questo termine va
assunto oltre il mero signifi cato eco-
nomico, cui fa riferimento il concetto
tradizionale di povertà poiché implica
anche la limitazione nell’accesso all’i-
struzione, alla cultura, all’abitazione,
al lavoro, il mancato riconoscimento
e raggiungimento della dignità uma-
na e l’interdizione dell’esercizio della
vera cittadinanza. Noi crediamo che
la forma più effi cace di risposta a questa diffi coltà, sia l’azione preventiva, nelle
su molteplici forme.
L’opzione per i giovani poveri, abbandonati e in pericolo è sempre stata presente
nel cuore e nella vita della Famiglia Salesiana, da Don Bosco fi no ad oggi: da
qui una grande varietà di progetti, servizi e strutture per la gioventù più
povera, con la scelta dell’educazione, ispirata al criterio preventivo salesiano.
Spinti dalla constatazione della crescente esclusione sociale, riconosciamo la
necessità di garantire la pratica del sistema educativo di Don Bosco, perché
i giovani superino il disagio e l’emarginazione, assimilino le prospettive di
un’educazione  etica  e  di  promozione  della  persona,  nell’impegno  socio-
politico e nella cittadinanza attiva, curino l’educazione e la difesa dei diritti
dei minori, la lotta contro l’ingiustizia e la costruzione della pace.
La  povertà  e  l’esclusione  crescono  ogni  giorno  fi no  ad  assumere
una dimensione tragica: è una povertà che ferisce individui e comunità,
specialmente i giovani, fi no a diventare realtà strutturale e globale di vita. Il
nostro modello è il Buon Samaritano, “cuore che vede” e che salva.
Le situazioni di povertà e di esclusione hanno un forte impatto sociale e,
purtroppo, tendono a persistere. Noi non possiamo rimanere indifferenti
di fronte a tutto questo: la realtà ci spinge e ci impegna a mettere in atto
risposte immediate, a breve e medio termine (cfr. CG21, n.158; CG22, nn.6,
72;  CG23,  nn.203-214),  tali  che,  vincendo  ingiustizie  e  disuguaglianze
sociali, diano ai giovani nuove opportunità per costruire la vita in modo
positivo ed inserirsi responsabilmente nella società.
«Con Don Bosco confermiamo la nostra
preferenza per la gioventù povera,
abbandonata ed in pericolo; quella
che ha più bisogno di essere amata ed
evangelizzata, e lavoriamo, soprattutto,
nei luoghi più poveri»
(COST. 26)235
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Molte  di  queste  opere  e  servizi  presentano  un  modello  pedagogico  e
salesiano  nuovo  e  richiedono,  pertanto,  competenza  professionale,
programmi specializzati e collaborazione con le istituzioni civili e religiose.
Una visione d’insieme viene offerta nel seguente elenco:
◗  opere  per  ragazzi  di  strada:  scuole-casa,  centri  diurni,  o  case-
famiglia.  Insieme  a  questi,  risorse  residenziali  per  i  giovani
senzatetto, ci sono strutture abilitate per profughi e rifugiati, per
ragazzi erranti che vivono per le strade ai margini delle città, per
ragazzi “nessuno”, abbandonati o rimasti orfani;
◗  servizio  ai  giovani  con  necessità  speciali:  minori  con  misure  di
protezione  e  responsabilità  penale;  detenuti;  bambini-soldato;
bambini sfruttati dal turismo sessuale e da maltrattamenti; giovani
con necessità educative speciali fi siche e mentali;
◗  attenzione  agli  immigrati:  alfabetizzazione;  sostegno  psicope-
dagogico e scolastico; consulenza giuridica per la regolarizza-
zione della loro situazione; contributi per le competenze sociali
e professionali; partecipazione ed integrazione nel contesto;
◗  accoglienza e accompagnamento per il recupero, e la riabilitazione:
tossicodipendenti, minori con problemi comportamentali, malati
di AIDS-HIV;
◗  servizi educativi alternativi per far fronte al problema dell’insuccesso
scolastico: progetti socio-educativi; laboratori professionali e di pre-
assunzione; classi di sostegno e di rinforzo scolastico; laboratori
socio-professionali; corsi di formazione per disoccupati; programmi
di compensazione educativa;
◗  presenze di inserimento in ambienti popolari e di attività culturali
in quartieri marginali; azioni per accogliere e accompagnare coloro
che sono vittime di violenza, della guerra e dei fanatismi religiosi;
◗  centri di attenzione e di sostegno alla famiglia nella sua funzione
educativa;  servizi  che  si  rivolgono  a  quei  giovani  che  soffrono
poiché provengono da famiglie disfunzionali, famiglie senza casa
o con un alloggio non dignitoso;236
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
◗  servizi  specifi ci  di  promozione  della  donna:  alfabetizzazione,
maternità responsabile, educazione alla salute e all’igiene.
L’assunzione  dell’opzione  preferenziale  carismatica  a  favore  dei  più  poveri
e  bisognosi  è  trasversale  nell’animazione  organica  della  Famiglia
Salesiana. Nel PEPS ispettoriale garantiamo quest’impegno in tutte le nostre
opere e in tutte le nostre presenze. Prevenire e affrontare possibili situazioni e
necessità dei giovani in ogni ambiente, in qualsiasi contesto e, in particolare,
nelle opere e nei servizi specifi ci di attenzione alla povertà e all’esclusione
sociale, è un tratto tipico di tutta la Pastorale Giovanile Salesiana.
La Comunità Educativo-Pastorale dell’opera sociale
L’importanza della CEP dell’opera sociale
Don  Bosco,  attraverso  l’Oratorio,  offrì  ai  giovani  abbandonati  una  vera
famiglia  dove  potessero  crescere  e  prepararsi  alla  vita;  perciò  considerò
importante l’esperienza comunitaria.
La CEP nelle opere e nei servizi che rispondono al malessere giovanile ha
caratteristiche  proprie  di  confi gurazione  e  di  crescita.  L’esperienza  della
Congregazione negli ultimi anni ha acquisito alcuni criteri che sono da tenere
in  considerazione  per  il  consolidamento  di  quest’impegno  istituzionale.
Questo  servizio  educativo  integrale  è  una  vera  opzione  missionaria  di
accoglienza e di presenza familiare tra i giovani che vivono situazioni
a  rischio;  attento  alla  persona  del  giovane,  lo  accompagna  nel  suo
inserimento comunitario come soggetto di diritti, impegnato per la giustizia
e per il rinnovamento della società: promuovendo la cultura della solidarietà,
secondo valori che si ispirano alla Dottrina Sociale della Chiesa (cfr. Cost. 33).
I soggetti della CEP dell’opera sociale
Gli educatori vivono con i giovani un rapporto di vicinanza e amicizia,
nella familiarità e nell’amabilità della presenza salesiana (amorevolezza). Per
i giovani poveri non solo si lavora, ma lo si fa in solidarietà e comunione con
loro: si tratta di un’esperienza di interrelazione stretta e fl essibile, basata su
un patto educativo di accordi sulla base del consenso reciproco.
A
B
2 5 2237
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
L’équipe degli educatori è il principale responsabile dell’elaborazione,
attuazione  e  valutazione  del  PEPS  locale.  La  corresponsabilità  degli
educatori e dei giovani nel progetto è un elemento caratteristico della
pedagogia salesiana. Questa esperienza comunitaria si costituisce così
come scuola esperienziale per gli stessi giovani. Essi riconoscono
se stessi come educatori di altri compagni, con i quali condividono lo
stesso processo di maturazione integrale, che li prepara gradualmente
ai futuri ruoli di servizio educativo nella stessa opera, nelle loro famiglie
e nella società.
Per effettuare un’azione educativo-pastorale di qualità, non sono suffi cienti
le  intuizioni,  l’esperienza  personale  e  la  buona  volontà  personali.  Sono
richiesti negli educatori le seguenti disponibilità:
◗  garantire nel PEPS le strategie e gli interventi che approfondiscano
continuamente  le  motivazioni  e  i  valori  che  guidano  le  scelte
istituzionali e di ogni educatore;
◗  avere  la  preparazione  necessaria  per  realizzare  il  progetto  con
competenza professionale e qualità di fronte alla complessità delle
situazioni;
◗  assicurare  la  professionalità  sul  fondamento  vocazionale,  tanto
più da parte di educatori nella comunità dedita a questo servizio,
esperti in educazione e umanità;
◗  coltivare  una  profonda  conoscenza  della  realtà  giovanile  e  dei
processi  culturali  che  si  generano  nel  mondo  dell’esclusione  e
dell’emarginazione sociale;
◗  approfondire lo studio del Sistema Preventivo per aggiornarlo nelle
situazioni  di  vita  quotidiana  con  una  formazione  continua  nella
dimensione sociale della carità;
◗  assumere il punto di vista della Dottrina Sociale della Chiesa e dei
Diritti Umani;
◗  gestire in modo effi cace i lunghi processi educativi e di recupero,
garantendo  nel  contempo  la  capacità  di  organizzazione  e  di
gestione, così come la ricerca e la gestione delle risorse.238
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
L’intervento proattivo degli educatori e dei giovani nella quotidianità richiede
la  cooperazione  di  specialisti  professionali:  sociologi,  psicologi,  medici,
avvocati, pedagogisti, educatori sociali. In queste opere si stanno sviluppando
le migliori forme di volontariato. Il collegamento e l’interrelazione sistematica
con i referenti familiari e con le altre istituzioni della zona o associazioni
che lavorano nello stesso campo sono altrettanto indispensabili.
La convivenza con i giovani in situazioni esistenziali precarie e fragili interpella
i  salesiani  e  i  laici,  per  una  conversione  personale  ed  istituzionale.  Le
situazioni di bisogno e i molti volti di sofferenza, di fragilità, di disagio e
di sfruttamento interrogano la vita dell’educatore salesiano, le sue attività
ordinarie, il senso profondo di gesti spesso dati per scontati. Questi volti e
storie esortano alla concretezza e immediatezza, competenza e passione,
progettualità e gratuità, spiritualità e speranza.
Da una parte, i salesiani offrono la testimonianza austera di una presenza solidale
ed educativa tra i giovani: li accompagnano sostenuti dalla profonda fede in
Dio Padre che vuole che tutti “abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv
10, 10), mentre acquisiscono una conoscenza sempre più profonda della realtà
sociale circostante e dei i suoi meccanismi. Gli educatori laici, d’altro canto,
rappresentano  per  i  giovani  un  modello  prossimo  di  vita  intorno  al  nucleo
familiare, condotta responsabilmente, impegnati con qualità professionale nei
loro interventi educativi, e testimoni della vita ispirata al Vangelo di Cristo.
La proposta educativo-pastorale dell’opera sociale
Il Progetto Educativo-Pastorale specifi co per queste opere e servizi sociali a
favore dei giovani a rischio delinea l’identità della proposta e orienta
il  servizio  degli  educatori  in  funzione  delle  esigenze  della  qualità
professionale e della coscienza vocazionale previste nel modello pedagogico
salesiano.
L’ispirazione evangelizzatrice
Il nostro impegno educativo è tutto ispirato al Vangelo ed è orientato ad
aprire i giovani a Cristo, colui che “trascorse la sua vita facendo il bene”
(At  10,  38).  In  queste  opere  e  servizi,  a  volte,  gli  interventi  rispondono,
senza  indugi,  a  necessità  primarie  di  sopravvivenza  (cibo,  acqua,  cure
3 5 2
A239
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
mediche, rifugio in un ambiente familiare) perché i giovani possano crescere
in autonomia e superino condizionamenti di dipendenza. Raggiunto primo
traguardo  si  tende  ad  assicurare  loro  tutte  le  altre  risorse  di  cui  hanno
bisogno per vivere in maniera degna e sicura. La formula “onesti cittadini e
buoni cristiani” di Don Bosco vuol dire rispondere a tutti i bisogni dei giovani
“abbandonati” in prospettiva umanizzante.
La testimonianza degli educatori e della CEP, l’ambiente di accoglienza e di
famiglia, la difesa e la promozione della dignità personale e dei suoi valori,
sono una prima forma di annuncio ed una prima realizzazione della
salvezza di Cristo: che è liberazione e pienezza di vita.
Si tratta di un’azione educativa che condivide con i giovani una proposta
di crescita interiore, con speciale attenzione alla dimensione religiosa della
persona, fattore fondamentale di umanizzazione e prevenzione, sostegno
solido di speranza per i giovani che patiscono gravemente le conseguenze
drammatiche della povertà e dell’esclusione sociale.
L’evangelizzare  per  noi  comporta  vicinanza  e  condivisione,
umanizzazione e proposta. È un processo, ed anche quando esso non
arriva alla proposta cristiana per tutti con la stessa intensità, è tuttavia una
prima, autentica forma di evangelizzazione perché, come Gesù, si immerge
nella realtà per umanizzarla e chiamare tutti alla sua sequela.
Pertanto,  nel  PEPS  ogni  comunità  educativa  deve  proporre  ai  giovani
esperienze e percorsi che risveglino
in  loro  la  dimensione  della  vita
spirituale  e  li  aiutino  a  scoprire
Gesù Cristo come il loro Salvatore
(cfr.  CG26,  nn.105-106).  Questa
proposta  di  evangelizzazione
deve  inserirsi  pienamente  nel
processo  educativo  con  itinerari
pedagogici semplici, personalizzati,
strettamente  legati  alla  vita
quotidiana e graduali.
Bisogna  proteggere  e  sviluppare  il
risveglio  religioso  con  pazienza  e
perseveranza,  facendo  emergere  il
«Attraverso le vie misteriose dello
Spirito, che opera nel cuore di tutte le
persone, e in maniera speciale dei più
poveri e bisognosi, crediamo che in
questa relazione personale con Dio si
nascondono energie insospettabili per la
costruzione della personalità e per la sua
formazione integrale»
(DON JUAN VECCHI, ACG 359, «NUOVE POVERTÀ, MISSIONE
SALESIANA E SIGNIFICATIVITÀ»)240
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
positivo che è nei giovani, la coscienza della loro dignità, la loro volontà di rifarsi.
Le forme specifi che di sostegno e di azione, che realizziamo con i giovani, sono
le seguenti: facilitare l’affi orare di domande sul senso della vita (che senso ha la
mia vita? Che tipo di persona voglio essere?); essere presenti nelle celebrazioni
e  negli  eventi  importanti  della  loro  vita  familiare,  sociale  e  religiosa;  offrire
valori che orientino la ricerca religiosa e favoriscano la disponibilità alla fede;
presentare l’umanesimo cristiano del Vangelo di Gesù come Buona Notizia;
invitare a sentirsi accolti dalla comunità cristiana e membri di essa; proporre
esperienze religiose semplici e di qualità, e l’assunzione di impegni progressivi.
Una proposta educativa integrale ed organica
È  importante  aiutare,  con  processi  di  “identifi cazione”,  a  ricostruire
e  unifi care  il  mondo  interiore.  In  un’epoca  di  frammentazione  si  può
arrivare all’unità interiore solo attraverso il contatto vitale con persone
e  istituzioni  di  forte  identità,  rispettose  della  diversità  e  liberatrici.
Pertanto, educhiamo attraverso la convinzione e la motivazione, in relazioni
personalizzate che esprimano accoglienza e dialogo, rispetto e accettazione
incondizionata. Ogni educatore è un modello positivo di identifi cazione e
un punto di riferimento nel processo di crescita personale dei giovani. In
breve, la presenza “tra” i giovani crea interrogativi e suscita attrazione.
Questo  ambiente  ha  bisogno
di  un’animazione  comunitaria
familiare. Nel suo nucleo i salesiani
e  gli  educatori  laici  svolgono  un
ruolo  irrinunciabile.  I  giovani  in
situazioni a rischio, la maggior parte
dei quali con esperienze in ambienti
familiari inadeguati, hanno bisogno
di  un  ambiente  familiare,  dove
trovare  le  condizioni  favorevoli
per  ristrutturare  e  riorientare
adeguatamente  la  propria  vita.
Inoltre  l’offerta  di  un  ambiente
familiare,  con  la  possibilità  di
vivere relazioni con referenti adulti
positivi, rompe la barriera di sfi ducia
e risveglia il desiderio educativo.
B
«La povertà e l’emarginazione non
sono fenomeni puramente economici,
ma sono espressione di una realtà che
tocca la coscienza delle persone e sfi da
la mentalità della società. L’educazione
è quindi un elemento fondamentale
per la sua prevenzione e superamento,
ed è anche il contributo più specifi co e
originale che siamo in grado di dare come
Salesiani»
(DON JUAN VECCHI, ACG 359, «NUOVE POVERTÀ, MISSIONE
SALESIANA E SIGNIFICATIVITÀ»)241
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Elemento essenziale è lo sviluppo della coscienza critica verso se stessi e
verso il proprio ambiente, con rinnovati criteri di analisi. Le competenze
tecnico-culturali e, soprattutto, l’acquisizione di abitudini di lavoro sono un
cammino importante per l’incorporazione dei giovani nella vita familiare,
lavorativa e sociale
Questa formazione completa, che si estende a tutte le esperienze di vita dei
giovani e a tutte le dimensioni della loro persona, valorizzerà le loro risorse
in modo continuo e sistematico affi nché si rendano sempre più responsabili
della  propria  vita.  La  nostra  proposta  educativa  ha  come  termine  ogni
giovane, chiamato a svilupparsi in tutte le dimensioni della vita: personale,
familiare, socio-culturale, ambientale, socio-politica ed etico-religiosa.
La scelta del criterio preventivo
La prevenzione è un metodo educativo che si propone di risanare il disagio
prevenendone  gli  effetti  negativi;  è  anche  un’azione  sistematica
sociale  che  non  si  riduce
all’assistenza  momentanea,  ma
rimedia all’emarginazione nelle sue
cause. Si tratta di una azione non
solo educativa diretta alle persone,
bensì anche di maturazione di una
nuova  mentalità  sociale  a  livello
culturale  e  a  livello  politico,  per  il
bene comune e i diritti umani.
La  nostra  proposta  educativa,  in
molte  occasioni  d’emergenza,  in-
clude  l’assistenza  e  la  protezione
sociale. Il criterio preventivo garantisce le condizioni pedagogiche per la ri-
costruzione di una vita dignitosa, evitando il peggioramento. È fondamenta-
le l’accompagnamento pedagogico che si offre ai giovani durante il loro
processo di crescita, fi nalizzato a renderli persone autonome, capaci di gestire
responsabilmente la propria vita.
A volte la condizione personale dei giovani richiede opere e servizi abilitati
al recupero e alla rieducazione. Don Bosco presenta un sistema fra i più
adeguati  per  la  rieducazione  dei  giovani  caduti  nella  delinquenza  o
C
«La forza educativa del Sistema
Preventivo si mostra anche nella
capacità di recupero dei giovani persi che
conservano punti accessibili al bene»
(CG22, N.72)242
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
gravemente emarginati. La pedagogia contemporanea valuta la “resilienza”
come la capacità di una persona o di un gruppo di progredire verso un
futuro, a partire da eventi destabilizzanti o da condizioni diffi cili di vita, con
traumi gravi.
Il progetto salesiano offre la pedagogia del gruppo come esperienza per
apprendere a vivere in relazione e in dialogo spontaneo nell’autonomia e
nell’interdipendenza. Per questi giovani che tendono ad essere “gregari” e
a lasciarsi trascinare dal gruppo e a trovarvi rifugio, il gruppo è un fattore
molto determinante per tutto il processo educativo e per la ricostruzione
della propria personalità.
La prospettiva sociale e politica
La  risposta  salesiana  all’emarginazione  e  all’esclusione  giovanile  ha
necessariamente anche una prospettiva sociale e politica. Le sue opere e
i  suoi  servizi  promuovono  la  cultura  dell’altro,  della  sobrietà,  della  pace,
della giustizia, intesa come attenzione al diritto di tutti a vivere in maniera
dignitosa.
L’azione educativa in queste opere
e  servizi  prepara  e  aiuta  i  giovani
ad  impegnarsi  nel  territorio.  Allo
stesso  tempo,  promuove  il  cam-
biamento di mentalità collabo-
rando alla trasformazione della
realtà  sociale.  È  necessario  af-
frontare la lotta contro la povertà e
l’esclusione sociale come una sfi da
strutturale.  La  costante  rifl  essione
sulla  povertà  e  sull’emarginazio-
ne, sulla loro infl uenza nel mondo
giovanile,  specialmente  nella  fa-
miglia, implica una collaborazione
sistematica tra le diverse istituzio-
ni  educative  presenti  nella  zona.
Il nostro carisma ci chiede di per-
cepire  attentamente  le  categorie
culturali della gioventù, dei poveri,
D
«Aiutare a creare una nuova mentalità
e una nuova cultura «che susciti cambi
di criteri e visioni attraverso gesti ed
azioni… Si tratta di promuovere una
cultura dell’altro, della sobrietà... della
disponibilità a condividere gratuitamente,
della giustizia, intesa come attenzione
al diritto di tutti alla dignità della vita,
e più direttamente, si tratta di implicare
persone ed istituzioni in un’opera di
ampia prevenzione, di accoglienza e di
appoggio a chi ne ha bisogno»
(DON JUAN VECCHI, ACG 359, «NUOVE POVERTÀ, MISSIONE
SALESIANA E SIGNIFICATIVITÀ»)243
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
delle minoranze, per contribuire a ricostruire una nuova umanità anche
dai margini della storia.
Si richiede una continua analisi nell’ambiente sociale locale che segnali
sempre più puntualmente le sfi de al PEPS e proponga conseguenti processi
pertinenti e interventi specifi ci. Cresce la coscienza di collaborazione in
rete con altre istituzioni nell’elaborazione di politiche educative, familiari,
giovanili, urbanistiche ed altre, capaci di prevenire e superare le cause
strutturali del disagio. E’ necessario rafforzare la presenza delle ispettorie
presso  gli  organismi  civili  competenti  per  seguire  l’evoluzione  delle
politiche sociali-giovanili e intervenire nella rifl essione e nelle decisioni
legislative.
Ogni CEP è inserita nella Chiesa e nell’ambiente sociale dove svolge il suo
progetto. Aspiriamo alla promozione di una cultura della solidarietà
secondo il Vangelo di Gesù. Il progetto di attenzione pastorale all’infanzia,
all’adolescenza e alla gioventù a rischio rende concreti la partecipazione e
l’impegno liberatore per la giustizia e la pace (cfr. Cost. 33) e, coinvolgendo
tutti  i  responsabili,  si  fa  voce  profetica  per  l’edifi cazione  di  una  società
degna dell’uomo.
La animazione pastorale organica nell’opera sociale
Principali interventi della proposta
1  La risposta alle nuove povertà giovanili si deve dare in tutte le opere e servizi
dell’Ispettoria. La collaborazione e la complementarietà delle diverse
opere salesiane presenti sul territorio e il servizio di un progetto unitario
di promozione ed educazione giovanile, moltiplicano le forze e rendono più
effi caci le azioni di ognuna. Si presti attenzione, nei progetti ispettoriali e
locali, alle situazioni di crisi giovanile e alle diverse manifestazioni di povertà
ed esclusione sociale e si defi niscano gli obiettivi e le proposte educative più
adeguate per la loro prevenzione e superamento. È molto opportuna la crea-
zione di una rete d’informazione su progetti, presenze, programmi e attività.
2  Il PEPS di un’opera dedicata esplicitamente al servizio sociale per i giovani a
rischio pianifi ca politiche e strategie in funzione di fasi graduali di attenzio-
ne e accompagnamento:
A
4 5 2244
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
3  La prevenzione, come abbiamo visto, non è solo un metodo per sanare
il disagio e prevenirne gli effetti, ma anche creazione di condizioni ade-
guate affi nché ogni giovane sviluppi tutte le sue potenzialità. È importan-
te promuovere ambienti aperti, che offrano un’ampia gamma di
possibilità ed iniziative, specialmente attività di socializzazione note ai
linguaggi giovanili quali la musica, il teatro, lo sport, l’arte, le gite natura-
listiche, le nuove TIC (Tecnologie dell’informazione e della comunicazio-
ne), dove ognuno è valorizzato nelle sue qualità. Sono mezzi signifi cativi
di recupero e di azione preventiva che, in un progetto globale, favorisco-
no l’accompagnamento educativo personale di ogni giovane.
4  La lotta contro l’esclusione sociale deve pianifi carsi in “strategie
sinergiche”, capaci di far convergere nella stessa direzione gli apporti
dei diversi attori sociali: il quartiere o territorio circostante; le istituzioni,
entità o gruppi; le interrelazioni umane dove i fenomeni di esclusione
e le situazioni di crisi si verifi cano. Si tratta di far maturare nella società
una mentalità nuova e una cultura della solidarietà e di intervenire, in

avvicinarsi, interessarsi e conoscere la situazione dei giovani
,
condividendo i loro interessi nel loro mondo e nei loro spazi vitali,
accogliendoli incondizionatamente dall’inizio;
• realizzare interventi pertinenti per
la ristrutturazione/recupero
personale dei giovani
, aiutandoli a riconoscersi per poi offrire loro
la possibilità di riparare e ricondurre in modo positivo la propria
vita (coltivando gli adeguati atteggiamenti di una sana relazione
con se stessi e con gli altri);
•  conoscere  il  loro  mondo  religioso,  per  offrire  esperienze  che
stimolino fi n dall’inizio la crescita della loro dimensione spirituale
e li aiutino ad assimilare personalmente
valori educativi, religiosi
ed evangelici
;
• aiutarli a scoprire e a sperimentare
la presenza amorevole e
paterna di Dio
 nella propria vita, creando le condizioni per un col-
loquio personale, paziente, fi ducioso e confi denziale;
• lavorare su
piccoli impegni
 per arrivare alle maggiori responsa-
bilità. La stessa partecipazione dei giovani negli atti e nelle cele-
brazioni civili del territorio, con esperienze di gruppo e solidali, li
conduce gradualmente ad impegni più stabili.

avvicinarsi, interessarsi e conoscere la situazione dei giovani
, con-
dividendo i loro interessi nel loro mondo e nei loro spazi vitali, acco-
gliendoli incondizionatamente dall’inizio;
•  realizzare  interventi  pertinenti  per
la  ristrutturazione/recupero
personale dei giovani
, aiutandoli a riconoscersi per poi offrire loro
la possibilità di riparare e ricondurre in modo positivo la propria vita
(coltivando gli adeguati atteggiamenti di una sana relazione con se
stessi e con gli altri);
• conoscere il loro mondo religioso, per offrire esperienze che sti-
molino fi n dall’inizio la crescita della loro dimensione spirituale e
li aiutino ad assimilare personalmente
valori educativi, religiosi ed
evangelici
;
• aiutarli a scoprire e a sperimentare
la presenza amorevole e pa-
terna di Dio
 nella propria vita, creando le condizioni per un colloquio
personale, paziente, fi ducioso e confi denziale;
• lavorare su
piccoli impegni
 per arrivare alle maggiori responsa-
bilità. La stessa partecipazione dei giovani negli atti e nelle cele-
brazioni civili del territorio, con esperienze di gruppo e solidali, li
conduce gradualmente ad impegni più stabili.245
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
collaborazione con altri agenti, sulle politiche educative, familiari, gio-
vanili, che gravano sulla vita e sulla condizione dei giovani.
Le strutture di partecipazione e di responsabilità
Animazione locale
Fronteggiando la velocità con la quale nelle nostre società si producono i
cambiamenti fondamentali, tutta la CEP deve impegnarsi a cercare risposte
effi caci alle situazioni di povertà giovanili dei nostri ambienti e del nostro
contesto  territoriale,  con  intraprendenza,  per  attuare  rapidi  processi  di
coordinamento nella realizzazione di progetti specifi ci.
L’attenzione ai giovani in diffi coltà deve svilupparsi in ogni comunità e opera
dell’Ispettoria, con una verifi ca della cultura e della mentalità promosse nel
proprio PEPS. L’elaborazione del PEPS locale dovrà includere indicatori
relativi a questa sensibilità: l’apertura dell’opera all’ambiente e al mondo
dei giovani; il rafforzamento di una mentalità progettuale organica secondo i
criteri e le richieste del lavoro educativo pastorale per i più poveri; l’attenzione
alla  dinamica  e  metodologia  propria  dell’opera,  in  modo  tale  da  evitare
qualsiasi tipo d’esclusione; la presenza, la partecipazione e il coinvolgimento
dei  giovani  in  diffi coltà  nelle  attività  e  nei  gruppi;  la  qualità  dei  processi
educativi e dei programmi, così come richiesti dalle condizioni dei benefi ciari.
Le opere specifi che destinate all’attenzione pastorale dei giovani a rischio
hanno acquisito un gran numero di criteri e d’interventi che ne identifi cano
la gestione. Come in ogni opera salesiana, si richiede una presenza educativa
pastorale con una corretta gestione e amministrazione delle relative risorse
economiche.
Si  deve  curare  la  sostenibilità  del  progetto  stesso,  in  termini  di
risorse  umane,  amministrative,  pedagogiche  e  fi nanziarie.  È  importante
la  consulenza  legale,  in  tutti  i  settori,  con  gli  strumenti  più  appropriati.
Quest’ultimo aspetto sia approfondito in collaborazione con le opere e i
servizi dell’Ispettoria e con le Istituzioni presenti sul territorio.
Nelle strutture e negli organismi di animazione sono presenti i giovani come
soggetti attivi della propria formazione, in vista del loro inserimento socio-
familiare.
B246
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Animazione ispettoriale/nazionale
Nelle Ispettorie crescono la sensibilità e la preoccupazione, la rifl essione e
l’impegno  per  il  mondo  dell’emarginazione  giovanile.  Questa  realtà  non
costituisce più una parte isolata, identifi cata con qualche opera particolare,
o  animata  soltanto  da  iniziative  personali.  L’attenzione  agli  ultimi
sta  diventando  una  “sensibilità  istituzionale”  espressa  nel  PEPS
Ispettoriale, con il quale si promuove in ogni CEP un’attenzione particolare
ai fattori di povertà e di esclusione e si orientano servizi specifi ci a favore
dei giovani a rischio. Il PEPS, coerentemente con le sue scelte, politiche e
strategie a favore dei più poveri, orienta un’animazione organica e in rete,
con una collaborazione a tutti i livelli, con la Famiglia Salesiana e con altri
organismi ecclesiali e civili.
I  principali  criteri  che  guidano  gli  interventi  dell’animazione  ispettoriale
privilegiano gli aspetti della formazione e dell’animazione pastorale organica:
◗  la formazione sociale e politica degli educatori salesiani, religiosi
e  laici,  e  della  CEP,  in  modo  che  comprendano  la  complessa
realtà della povertà e dell’esclusione, in cui si trovano i giovani,
per  disegnare  itinerari  adeguati  ai  destinatari  e  agli  educatori
(consacrate/i e laici, referenti affettivi/familiari);
◗  solo con la rifl essione e la verifi ca sistematica si può consolidare il
lavoro che si svolge; la pianifi cazione dei processi, la loro valutazione
e  la  nuova  proiezione  diventeranno  sempre  più  strumenti  di
migliore qualità.
Il Coordinatore ispettoriale delle opere e dei servizi per i giovani
a  rischio  fa  parte  dell’équipe  ispettoriale  della
Pastorale Giovanile Salesiana. In alcune Ispettorie/
nazioni  esiste  una  commissione  Ispettoriale/247
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
nazionale  che  accompagna  l’Ispettoria  nello  sviluppo  di  quest’azione
salesiana: scelta carismatica preferenziale per l’intera missione. In alcune
realtà nazionali, questo coordinamento è stato assunto da una struttura
civile salesiana (associazione, Federazione o altro) che progetta e attua
gli interventi a favore dei minori e dei giovani, in particolare a favore
di  coloro  che  si  trovano  in  condizione  di  emarginazione,  disagio  ed
esclusione sociale.
Nell’animazione  e  nel  coordinamento  di  questo  ambiente  è
particolarmente importante l’Uffi cio Ispettoriale di Pianifi cazione e
Sviluppo. Questo uffi cio aiuta l’Ispettoria a pianifi care strategicamente
i suoi interventi per lo sviluppo e a cercare fonti di fi nanziamento per
i  progetti.  È  molto  importante  il  lavoro  congiunto  di  questi  uffi ci  con
la  Delegazione  Ispettoriale  per  la  Pastorale  Giovanile,  per  garantire
l’inserimento dei progetti nel PEPS Ispettoriale e promuovere, allo stesso
tempo,  una  pianifi cazione  sistematica  e  una  verifi ca  esigente  degli
obiettivi del PEPS locale.
ALTRI OPERE E SERVIZI NEI DIVERSI AMBIENTI
Nel mondo salesiano si sono sviluppate nuove realtà e aggregazioni
giovanili.  Sono  attività  educative,  servizi  o  opere  che  rispondono  alle
nuove  urgenze  giovanili  e  offrono  risposte  adeguate  alle  domande  di
educazione  e  di  educazione  alla  fede.  Tra  loro  ci  sono  i  programmi  di
animazione  vocazionale  (progetti  di  Aspirantato;  Comunità  Proposta,
centri  d’accoglienza  vocazionale);  i  servizi  specializzati  di  formazione
cristiana e di animazione spirituale (case di spiritualità e di ritiri; centri di
formazione pastorale e catechistica); le associazioni e servizi di animazione
nel campo del tempo libero, come scuole di Tempo Libero ed Animazione
Socioculturale,  lo  sport,  il  turismo,  la  musica  e  il  teatro;  altre  forme  di
azione nei mezzi di comunicazione sociale con le quali la proposta salesiana
si  fa  presente  nel  tessuto  sociale,  insieme  con  quella  dell’animazione
missionaria, animate dai rispettivi Dicasteri per la Comunicazione Sociale
e per le Missioni.
Queste  presenze  nuove  sono  progetti  più  che  strutture,  rispondono  e
si  adattano  alle  mutevoli  necessità  e  urgenze  con  libertà  d’azione  e  di
6 2248
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
iniziativa.  Esse  utilizzano  la  comunicazione  con  l’ambiente  naturale  dei
giovani, indipendentemente dalla stabilità di un ambiente fi sico. In esse è
relativamente più facile coinvolgere gli stessi giovani nella consapevolezza
che il cammino da compiere insieme è nelle loro mani. Sono, dunque,
espressione di una forma nuova di presenza nel mondo giovanile
e  strumenti  effi caci  risposta  alle  nuove  urgenze  educative  ed
evangelizzatrici.  Questi  progetti  offrono  la  opportunità  di  un’opera
pastorale in sinergia con gli altri gruppi della Famiglia Salesiana.
Questi  nuovi  spazi  e  forme  educative  sono  però  esposti  a  pericoli
che  possono  ridurre  la  loro  effi  cacia  educativa  ed  evangelizzatrice:
l’individualismo  nella  gestione,  un’identità  debole  e  poco  defi  nita,  una
provvisorietà  di  realizzazioni  e  una  precarietà  di  progetto  che  rendono
diffi cile la continuità  dei  processi  educativi. Conviene dunque prendere
in  considerazione  alcune  condizioni  e  criteri  di  orientamento  che
le  armonizzino  con  le  tradizionali  presenze  all’interno  del  progetto
dell’Ispettoria. Eccone alcuni:
Esperienze o servizi di animazione ed orientamento
vocazionale
Nello sforzo di ricerca di nuove vie per l’animazione vocazionale sono nate
e si sono consolidate esperienze o servizi di animazione ed orientamento
vocazionale  (comunità  di  accoglienza,  Comunità  Proposta,  centri  di
•  apertura  al  criterio  imprescindibile  di  discernimento  e  rinno-
vamento: ogni attività e opera è
“per i giovani casa che accoglie,
parrocchia che evangelizza, scuola che avvia alla vita e cortile per
incontrarsi da amici e vivere in allegria”
 (
Cost.
 40);
• chiarezza della
fi nalità educativa e pastorale
 (cfr.
Cost.
 41);

realizzazione comunitaria
; la CEP è sempre il soggetto della mis-
sione (cfr.
Cost
. 44);

integrazione nel progetto ispettoriale
 con una permanente inte-
razione e collaborazione tra le diverse opere e servizi educativo-
pastorali dell’Ispettoria (cfr.
Cost
. 58).
A249
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
orientamento  vocazionale).  Essi  offrono  ai  giovani  l’opportunità  di
un’esperienza concreta della vita e della missione salesiana e di condividerla
per periodi determinati, approfondendo sistematicamente la vocazione con
un accompagnamento curato e immediato.
È importante che queste attività assicurino:
◗  la presenza di una comunità salesiana aperta ed accogliente, che
offra una testimonianza vocazionale signifi cativa per i giovani;
◗  una esperienza di vita fraterna e di missione salesiana;
◗  un  accompagnamento  sistematico  del  processo  di  maturazione
vocazionale di ognuno;
◗  una  stretta  relazione  e  collaborazione  con  le  altre  comunità
dell’Ispettoria  nella  responsabilità  dell’animazione  vocazionale
secondo il piano ispettoriale;
◗  la collaborazione con i centri di Pastorale Vocazionale della Chiesa
locale e degli altri Istituti religiosi.
Servizi specializzati di formazione cristiana e di animazione
spirituale
Negli ultimi decenni sono sorte nella Congregazione diverse iniziative e
servizi di formazione cristiana e di educazione alla spiritualità: esperienze
di ritiro, scuole di preghiera, case di spiritualità, centri di formazione
pastorale e catechistica. Questi servizi costituiscono una nuova forma di
presenza salesiana tra i giovani, sempre più necessaria ed urgente.
Conviene che le case di spiritualità e di ritiri, come pure i centri di formazione
pastorale e catechistica si confi gurino secondo le seguenti dimensioni:
◗  assicurare la presenza di una équipe di SDB e altri membri della
Famiglia Salesiana; organizzare queste case non semplicemente
come luogo di ospitalità, ma come comunità o équipe di persone
che accoglie, accompagna e condivide con i giovani una stessa
esperienza spirituale;
B250
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
◗  con un programma preciso di approfondimento e di pedagogia
spirituale, con diverse proposte e livelli secondo i bisogni dei diversi
gruppi dei destinatari; superando la semplice offerta di iniziative
isolate,  per  presentare  un  cammino  preciso  di  iniziazione  e  di
approfondimento spirituale;
◗  dare speciale importanza alla pedagogia della preghiera e dell’ascolto
della Parola di Dio; offrire esperienze di partecipazione ai Sacramenti
secondo  i  valori  della  Spiritualità  Giovanile  Salesiana;  curare
soprattutto  l’aspetto  dell’iniziazione  e  dell’accompagnamento,
per aiutare i giovani a fare una vera esperienza, vissuta in forma
personale;
◗  offrire  a  tutti  i  giovani  la  possibilità  di  un  dialogo  personale
con  qualche  Salesiano  o  animatore  durante  l’incontro,  o  di
accompagnamento sistematico;
◗  sviluppare sempre il tema vocazionale, aiutando i giovani a situare
la propria vita davanti al Signore e al suo progetto di salvezza.
Esistono altri servizi pastorali che si propongono al di fuori della presenza
salesiana, sia nella Chiesa locale (come ad esempio l’impegno di SDB nella
pastorale  vocazionale  diocesana,  o  in  movimenti  giovanili  non  salesiani),
sia  anche  in  luoghi  non  salesiani  (come  ad  esempio  la  formazione  degli
educatori della zona). Questi servizi pastorali siano assunti in accordo con
l’Ispettore e in coerenza con il PEPS ispettoriale.
Servizi di animazione del Tempo Libero
Le attività del tempo libero, sport, turismo, cultura, musica, danza
e teatro sono realtà di aggregazione per molti giovani che cercano in
esse di soddisfare ai propri tipici interessi. Sono presenti in tutte le nostre
opere. Questo intervento educativo è oggi considerato di grande valenza
sociale e di rilevanza preventiva. È un modo nuovo di ricreare l’ambiente
oratoriano suscitato da Don Bosco a Valdocco, dove il cortile fu per lui il
luogo prediletto dell’azione educativa pastorale.
Esiste nel mondo  salesiano  una  grande varietà di gruppi e associazioni
con iniziative che svolgono la proposta educativo-pastorale salesiana in
C251
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
questi ambiti con pluralità di modi
di  azione,  forme  organizzative,  e
numero di partecipanti.
In  tutti  possiamo  individuare  degli
elementi comuni che ne caratteriz-
zano  l’identità:  il  gruppo  e  l’espe-
rienza associativa come scelta edu-
cativa privilegiata ed essenziale per
una  maturazione  umana  integrale;
la presenza attiva nel territorio con
un’offerta educativa libera dai con-
dizionamenti  consumistici;  l’anima-
zione; la partecipazione e il protago-
nismo degli stessi giovani.
Lo sport educativo salesiano
La promozione di attività sportive nelle Opere salesiane è una realtà viva e
si realizza sotto diverse forme di regolazione e di organizzazione. Lo sport
è  riconosciuto  come  un  valore  nel  sistema  educativo  salesiano,
attività per tutte le età ed i contesti.
Una lettura attenta dello sport educativo salesiano permette di individuarne
alcune componenti che, in misura diversa e secondo realizzazioni molteplici,
si rivelano costanti e caratterizzanti:
◗  uno sport popolare, lontano dall’elitarismo, al quale ognuno ha
diritto e possibilità di accesso;
◗  uno sport umanizzante, che aumenta il potenziale di crescita dei
giovani;  che  privilegia,  con  la  promozione  del  “gioco  pulito”,
il  rapporto  interpersonale  ed  il  rispetto  reciproco;  che  favorisce
l’incontro tra il giovane e l’adulto, più spontaneo rispetto ad altri
momenti educativi, come l’aula o il laboratorio;
◗  uno sport preventivo, ossia che promuove la creazione di stili di vita
sani e accoglie preferibilmente quei bambini e giovani che sono
a rischio: per l’età, per la zona in cui vivono, per la situazione
familiare, per il basso rendimento scolastico;
del suo spirito e a elevare gli altri mezzi,
che appartengono al patrimonio comune
degli uomini e che sono particolarmente
adatti al perfezionamento morale
e alla formazione umana, quali gli
strumenti della comunicazione sociale,
le molteplici società a carattere culturale
e sportivo, le associazioni giovanili e in
primo luogo le scuole»
(GRAVISSIMUM EDUCATIONIS 4; CFR. GAUDIUM ET SPES 61)252
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
◗  uno  sport  con  dimensione  ludica:  senza  disprezzare  la
competitività  nella  sua  giusta  misura,  si  promuove  lo  spirito
sportivo nelle situazioni di successo o di fallimento ed accoglie
e convoca per stessi obiettivi tutti i membri del gruppo, anche i
meno dotati;
◗  uno sport integrato in un ampio Progetto Educativo-Pastorale,
che  coinvolge  un’équipe  di  persone  che  mirano  a  obiettivi
comuni; perché questo sia possibile sono essenziali la formazione
e l’accompagnamento degli animatori sportivi;
◗  uno sport strutturato e organizzato, considerato nel Progetto
Educativo-Pastorale con i membri dell’ambiente educativo gio-
vanile: animatori sportivi, collaboratori, genitori.
Le molteplici forme dell’arte (musica, canto, danza, teatro)
Fin  dall’inizio  l’oratorio  salesiano,  nelle  sue  fi  nalità  e  caratteristiche
proprie,  ha  accolto  la  musica  e  il  teatro,  come  valori  postulati  dalle
esigenze di espressione dei giovani. Come Don Bosco, anche oggi le
opere salesiane svolgono questa attività, proponendo il teatro e la musica
come arti accessibili ai giovani e come mezzi di comunicazione di messaggi
positivi.
Riconoscendone  la  forte  valenza  educativa,  le  opere  salesiane  li
promuovono, prendendo in considerazione questi aspetti:
◗  hanno una possibilità propria e unica di avvicinarsi alla realtà,
e di interpretarla utilizzando linguaggi e simboli estetici; rive-
lano idee, sentimenti ed emozioni, ed evidenziano aspetti fon-
damentali dell’esperienza umana che diffi cilmente potrebbero
comprendersi attraverso altre forme;
◗  sono un contributo unico allo sviluppo delle abilità intellettive,
creative ed espressive, abilitando i giovani alla concentrazione,
alla disciplina e alla costanza;
◗  offrono  uno  spazio  privilegiato  per  le  relazioni  interpersonali:
attraverso le loro varie manifestazioni generano spazi di socialità
e di collaborazione: e…sono divertenti;253
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
◗  sono un mezzo privilegiato per l’evangelizzazione, l’annuncio e
l’espressione della Buona Novella; musica e arte favoriscono la
cura dello spazio celebrativo e la sua festosità;
◗  hanno  un  valore  estetico  ed  etico:  portano  lo  spettatore  alla
contemplazione,  all’ammirazione,  alla  capacità  critica  e  alla
fl essibilità di giudizio. Per questo la pedagogia salesiana è sempre
stata attenta a queste iniziative, essendo ben consapevoli che in
molti ambienti si giunge solo attraverso attività “non-formali”.254
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANAATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
VIII
CAPITOLO
STRUTTURE E PROCESSI
D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE
GIOVANILE SALESIANA
«In mezzo a voi come
colui che serve»
  (Lc 22, 27)256
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
       Il mandato apostolico, che la Chiesa ci affi da,
viene assunto e attuato in primo luogo dalle
comunità ispettoriali e locali i cui membri hanno
funzioni complementari con compiti tutti importanti.
Essi ne prendono coscienza: la coesione e la
corresponsabilità fraterna permettono di raggiungere
gli obiettivi pastorali. L’ispettore e il direttore,
come animatori del dialogo e della partecipazione,
guidano il discernimento pastorale della comunità,
affi nché essa proceda unita e fedele nell’attuazione
del progetto apostolico»
(Cost. 44)
       Il vantaggio di questo piccolo regolamento fu assai
notabile: ognuno sapeva quello che aveva da fare, e
siccome io soleva lasciare ciascuno responsabile del suo
uffi zio, così ognuno si dava sollecitudine per conoscere e
compiere la parte sua»
(Memorie dell’Oratorio, terza decade, n.6)257
STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
L’animazione   e  il  coordinamento  della  pa-
storale vengono ordinati a diversi livelli: locale, ispettoriale,
interispettoriale e mondiale. Per elaborare il progetto pasto-
rale sul quale misura il suo impegno, la CEP deve sceglie-
re gli strumenti adeguati e defi nire i passi concreti per non
procedere sventatamente. Proponiamo un tracciato concreto
per l’elaborazione del PEPS. 258
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Una pastorale giovanile
organica e articolata
L’azione pastorale è ecclesiale ed è vissuta e attuata in comunione: “il mandato
apostolico, che la Chiesa ci affi da, viene assunto e realizzato in primo luogo
dalle comunità ispettoriali e locali” (Cost. 44). L’Ispettoria è la prima struttura
territoriale in cui la Congregazione organizza e anima in un dato territorio la
vita di comunione e la realizzazione della missione. La comunità ispettoriale
è  mediatrice  di  unione  delle  comunità  locali  tra  loro,  con  le  altre
Ispettorie, con la comunità mondiale e con la Chiesa.
L’azione pastorale di ogni comunità locale ha inizio da questa mediazione
e  articolandosi  con  la  vita  e  il  progetto  apostolico  dell’Ispettoria  (cfr.
Cost. 157). L’azione pastorale della comunità locale trova i suoi punti di
riferimento in una triplice realtà: la vita e l’azione della Chiesa locale, la
situazione e le opzioni dell’Ispettoria e la condizione dei giovani e delle
persone del territorio in cui si trova.
Gli orientamenti e le scelte pastorali derivanti da una attenta valutazione
delle  situazioni,  sono  strumenti  per  rispondere  con  ardente  carità  e
intelligenza pastorale alle sfi de e alle attese dei giovani.
PROGETTAZIONE E ATTUAZIONE DELLA PASTORALE
GIOVANILE
A livello delle strutture di governo e di animazione ispettoriale
Salvo quanto indicato dalle Costituzioni della Società di San Francesco di
Sales circa gli ordinamenti delle Ispettorie e le funzioni assegnate all’Ispettore
e al suo consiglio (cfr. Cost. 161-169), ogni Ispettoria si istituisce in modo
proprio per la missione in un determinato territorio.
La  crescente  complessità  delle  situazioni  in  cui  vivono  le  persone  e  la
pluralità di ambiti in cui ci è chiesto di intervenire ci fanno coscienti del
1
A
1 1259
STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
bisogno di essere più attenti alla chiamata specifi ca di Dio nella diversità
dei contesti. La comunità ispettoriale, insieme alle comunità e ai singoli
confratelli e laici sono chiamati a confrontarsi con le situazioni dei giovani
ai quali Dio ci invia. Nell’accompagnarli pastoralmente ed educativamente,
la  rifl  essione  e  il  discernimento  ci  portano  ad  individuare  alcune  sfi  de
nodali; ci obbligano a puntare su alcune opzioni fondamentali; e a favorire
la progettazione della nostra azione pastorale.
Come  vedremo  più  avanti,  le  scelte  e  gli  orientamenti  relativi  alla
situazione e allo sviluppo dell’Ispettoria sono defi niti e indicati, in primo
luogo, nel Progetto Organico Ispettoriale (POI), punto di riferimento
costante  per  il  governo  e  l’animazione  dell’Ispettoria.  Altri  strumenti
riguardanti,  ad  esempio,  la  vita  e  l’azione  delle  persone  implicate
nell’azione pastorale sono quelli circa formazione dei salesiani o dei laici
che collaborano nella missione. Le comunità locali devono tener presente
il POI nell’organizzazione della loro vita e dello svolgimento della missione.
Per l’attuazione della pastorale è fondamentale il riferimento alle opzioni
dell’Ispettoria,  che  si  articolano  nel  Progetto  Educativo-Pastorale
salesiano  ispettoriale  (PEPSI  o  PEPS  ispettoriale).  Esso  segnala  le
grandi scelte e indica gli orientamenti per lo svolgimento della pastorale
giovanile in tutte le opere dell’Ispettoria, indipendentemente del tipo di
ambiente e settore d’animazione pastorale (cfr. Glossario).
L’Ispettore con il suo Consiglio è il primo responsabile dell’animazione e
del governo pastorale dell’Ispettoria (cfr. Cost. 161). Compete a lui e al
suo  Consiglio  la  funzione  fondamentale  di  governare  la  vita  e  l’azione
pastorale dell’Ispettoria defi nita nel PEPS: orientare e indicare, secondo la
situazione, le fi nalità che si vogliono raggiungere, le priorità da privilegiare,
le strategie da adoperare e le risorse disponibili. Il Consiglio ispettoriale è,
pertanto, un organo di rifl essione e decisione pastorale: al suo interno una
funzione più diretta viene affi data al Delegato di pastorale giovanile, in
quanto diretto animatore e promotore delle decisioni e degli orientamenti
ispettoriali.
Le  scelte  e  gli  orientamenti  dell’Ispettoria  sono  ordinati  allo  sviluppo  e
all’organizzazione  di  una  serie  di  strutture  di  animazione  e  di  servizio
che  sostengono  e  accompagnano  l’azione  delle  comunità  locali.  Tali
strutture di animazione e servizio costituiscono un riferimento e un punto
di  supporto  all’azione  pastorale  ordinaria  delle  comunità  e  delle  opere 260
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
locali, così come al suo continuo rinnovamento. È necessaria la rifl essione
pastorale costante in ogni ambiente e settore d’animazione pastorale.
A livello di comunità e opere salesiane locali
A livello locale le comunità e le opere devono rispondere a due grandi
sfi de: in primo luogo, la crescente pluralità di fronti e bisogni cui sono
chiamate a rivolgersi; in secondo luogo, la complessità dei processi che
implicano una più accurata e necessaria attenzione educativa e pastorale
alle persone. Entrambi le situazioni possono provocare nelle comunità e
nelle opere una tendenza al settorialismo e alla mancanza di organicità.
Davanti a questi pericoli, si richiede alle comunità salesiane e ai membri
della  CEP  locali  un  cambiamento  di  mentalità  e  di  metodologia
nell’azione pastorale.
Come  la  comunità  ispettoriale,  così  la  comunità  locale  è  chiamata  a
vivere  ed  agire  con  chiara  mentalità  di  progetto:  una  mentalità  che
porta a individuare i campi prioritari di attenzione e a compiere le scelte
fondamentali che devono guidare la vita delle persone e lo svolgimento
dell’azione nei diversi settori dell’opera.
L’attuazione  della  pastorale  trova  il  suo  principale  punto  di  riferimento
nel PEPS locale. Il PEPS indica le linee per lo svolgimento della pastorale
giovanile in tutti i settori e ambiti dell’opera. Il PEPS cura l’integralità e
l’articolazione  delle  quattro  dimensioni  che  confi  gurano la  proposta
educativa pastorale salesiana (v. capitolo VI). Il direttore e il suo Consiglio
sono  i  primi  responsabili  del  governo  e  dell’animazione  pastorale
dell’opera. Compete loro la responsabilità fondamentale di coordinamento
e di organizzazione della pastorale giovanile. Essi favoriscono i processi di
coinvolgimento delle persone, individuano le priorità, assegnano le risorse
e attivano la rifl essione.
È  compito  primario  del  direttore  e  del  suo  consiglio  programmare  la
rifl essione e la pratica pastorale. Il coordinamento della pastorale giovanile
trova nel coordinatore locale il primo e diretto animatore, che ne promuove
l’organicità e l’articolazione con le strutture e l’organizzazione locale.
B261
STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
UNA PARTICOLARE MODALITÀ DI SVOLGIMENTO
DELL’AZIONE APOSTOLICA: L’ANIMAZIONE PASTORALE
Una  caratteristica  della  Pastorale  Giovanile  Salesiana  è  l’animazione,
nel senso profondo del termine: “dare anima”. L’animazione salesiana,
pertanto,  non  è  soltanto  un’azione  tecnica  e  funzionale:  è  spirituale,
apostolica, pedagogica e ha la sua fonte nella carità pastorale. Animare
è  molto  più  che  governare,  gestire  e  organizzare  opere  e  ambienti.  Le
capacità e le competenze umane necessarie per il compito funzionale non
sono trascurate, anzi sono presupposte. Ma è importante che sull’effi cienza
delle strutture abbia il primato la sensibilità pastorale.
L’animazione  è  la  forma  del  contemplare,  del  pensare,  del  sentire  e
dell’agire  che  caratterizza  chi  ha  assunto  una  particolare  responsabilità
di governo e chi, senza quel ruolo, si coinvolge nell’azione pastorale per
i giovani.
Caratteristiche dell’animazione salesiana
Questo particolare modo di attuare la pastorale è stata trasmesso a noi
da Don Bosco: è uno stile particolare di presenza nell’accompagnamento
2 1
A262
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
dei giovani e dei collaboratori che egli ha praticato vivendo la missione
affi datagli da Dio. Questo particolare stile si svolge e si arricchisce con la
sua applicazione nei diversi contesti e ambiti.
L’animazione, nella Pastorale Giovanile Salesiana, implica prima di tutto
il coinvolgimento delle persone, delle relazioni e dei processi. Per
questo suppone:
Principi e criteri per l’animazione dei processi e delle strutture
Articolazione con gli organismi di governo e di coordinamento
ispettoriali
Per la promozione di una stretta collaborazione tra le diverse opere e
servizi in funzione dell’unità, bisogna:
◗  assicurare nel POI la convergenza e l’articolazione delle scelte di
animazione e governo nella Ispettoria;

il coinvolgimento del maggior numero di
 persone, dei salesiani
in primo luogo, ma anche di tutti quelli che partecipano dell’azione
educativa e pastorale;

la motivazione
 e
l’approfondimento
 dell’identifi cazione su valori,
criteri e obiettivi della proposta pastorale salesiana;

l’accompagnamento
 continuo, per realizzare ininterrottamente
l’unità e l’organicità del processo pastorale salesiano;

la promozione e l’attuazione di processi
 che infl uiscano nella vita
e nella crescita dei giovani;

l’unità e la comunione in un progetto condiviso;

l’attenzione a favorire l’informazione e la comunicazione
, la pro-
mozione della collaborazione, della creatività e dell’appartenenza;

l’urgenza della rifl essione costante
 sulla situazione dei giovani e
sulla pr assi pastorale e perché corrisponda alle loro attese.
B263
STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
◗  mantenere chiara la coscienza della globalità dell’azione pastorale
salesiana nel PEPS, nelle sue quattro dimensioni articolate nei diversi
ambienti dell’opera, mutuamente integrati e complementari;
◗  assicurare il coordinamento e la collaborazione tra i diversi settori
dell’animazione  ispettoriale  (Formazione,  Famiglia  Salesiana,
Economia, gli ambienti della Pastorale Giovanile e Comunicazione
Sociale),  per  garantire  l’unità  d’azione  pastorale  secondo  gli
obiettivi del PEPS.
◗  attuare una sistematica rifl essione e un confronto tra la realtà e
gli obiettivi fi ssati: processo continuo di studio, rifl essione, scelta,
programmazione e verifi ca;
◗  sostenere  l’azione  delle  comunità  religiose  salesiane  e  delle
CEP,  più  che  organizzare  direttamente,  per  favorire  un’ampia
partecipazione  e  corresponsabilità  (senso  di  comunità,  lavoro  in
équipe, informazione adeguata e suffi ciente).
Coinvolgimento delle comunità, dei confratelli e delle CEP
Scopo dell’animazione è suscitare e mantenere attiva costantemente la
corresponsabilità. Tutti i confratelli, insieme con i laici, nelle CEP sono
coinvolti nello studio e nell’elaborazione dei criteri e delle decisioni
pastorali,  come  anche  nella  loro  esecuzione.  Per  questo,  più  che
alla realizzazione di un gran numero di attività, si deve dare priorità agli
orientamenti,  alle  indicazioni  e  all’informazione  che  accompagnano  le
comunità e realizzare la sua responsabilità. Fattori strategici diventano:
◗  assicurare la consistenza quantitativa e qualitativa delle comunità
locali (cfr. CG24, nn.173-174);
◗  accompagnare  da  vicino  e  sistematicamente  le  comunità  e  i
responsabili  dei  diversi  settori  pastorali,  soprattutto  quelli  che  si
trovano maggiormente in diffi coltà nella loro missione di animazione;
◗  curare la comunicazione e lo scambio tra comunità e operatori;
◗  promuovere  l’appartenenza,  l’assimilazione  dei  criteri  e  degli
obiettivi comuni, la collaborazione e il mutuo arricchimento;264
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
◗  seguire  con  particolare  cura  i  momenti  di  speciale  incidenza
nell’animazione  pastorale,  come  il  processo  di  elaborazione  e
verifi ca dei PEPS locali, la determinazione dei ruoli pastorali e delle
responsabilità nelle équipe d’animazione educativa e pastorale, la
programmazione della formazione degli operatori pastorali, ecc.
Formazione per la missione
La risposta alla chiamata di Dio per il servizio dei giovani, comporta l’adesione
a  processi  di  formazione,  per  rafforzare  la  mentalità  e  l’atteggiamento
pastorale alla luce del carisma salesiano. La formazione pastorale richiede
l’accompagnamento dei salesiani e dei laici per l’approfondimento
della loro vocazione educativa e l’aggiornamento della loro capacità
operativa.  Per  questo,  accanto  allo  studio  del  modello  della  Pastorale
Giovanile Salesiana, presentato nel «Quadro di Riferimento» della Pastorale
Giovanile  Salesiana,  bisogna  offrire  processi  di  rifl essione  pastorale  e
mentoring pastorale.
La  storia  complessa  dei  nostri  giorni  impegna,  in  percorsi  formativi
comuni:  salesiani,  laici,  giovani  collaboratori  e  membri  della
Famiglia Salesiana (cfr. CG24, nn.138-146). Ecco alcuni spazi importanti:
◗  va  sostenuta  una  proposta  formativa  sistematica  e  consistente
nelle fasi iniziali della formazione dei Salesiani, mediante lo studio
sistematico e graduale del modello della Pastorale Giovanile Salesiana
e  le  pratiche  pastorali  guidate  che  aiutino  i  giovani  confratelli
ad  assumere  la  mentalità  della  pastorale  unitaria  ed  uno  stile  di
animazione  e  di  metodologia  progettuale.  Occorre  garantire  una
graduale iniziazione alla Pastorale Giovanile Salesiana “sul campo”,
con buone prassi e con un solido accompagnamento. La formazione
deve aiutare a unire la rifl essione all’azione pastorale per superare
l’improvvisazione, la superfi cialità, la settorialità e il genericismo;
◗  sia  offerta  una  formazione  specifi ca  agli  insegnanti,  animatori,
allenatori,  assistenti  sociali  e  catechisti  per  la  loro  qualifi cazione
di  educatori  e  pastori;  si  preveda  la  preparazione  specifi ca  del
personale  per  i  vari  ambienti  della  Pastorale  Giovanile  Salesiana
(piano ispettoriale di formazione del personale previsto nel POI); si
curi specialmente l’area delle scienze pastorali e educative, con la
specializzazione teorica, pratica ed esperienziale; 265
STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
◗  si  dia  attenzione  alla  domanda  sempre  più  viva  dei  giovani:
l’accompagnamento  spirituale.  Questa  esigenza,  ci  chiede
di  garantire  percorsi  formativi  che  preparino  salesiani  e  i
laici  collaboratori  ad  essere  pastori  ed  educatori  capaci  di
discernimento e di guida;
◗  si rafforzino i processi della formazione permanente, potenziando
la qualità culturale e pastorale dei salesiani e dei laici in un rinnovato
impegno di cultura, di studio e di professionalità; approfondendo la
Spiritualità Giovanile Salesiana per viverla, proporla e condividerla
(CG24,  nn.  239-241,  257);  qualifi cando  i  momenti  della  vita
comunitaria, che nel quotidiano percorre la via ordinaria della sua
formazione permanente.
L’animazione e il
coordinamento locale
UNA COMUNITÀ SALESIANA ANIMATRICE D’UNA OPERA
SALESIANA
Il ruolo effettivo dei salesiani è differente secondo il numero dei confratelli
e le loro funzioni. Compete all’Ispettore con il suo Consiglio determinare
i modelli concreti di attuazione della CEP (cfr. CG24, n.169). Ecco alcuni
compiti essenziali dell’animazione:
La comunità SDB
La  comunità  religiosa  (SDB)  che  vive,  custodisce,  approfondisce  e
costantemente  sviluppa  il  carisma  di  Don  Bosco,  svolge  un’azione
animatrice  specifi ca  nei  confronti  della  CEP.  Il  patrimonio  spirituale  della
2
A
1 2266
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
comunità religiosa, la sua pratica pedagogica, i suoi rapporti di fratellanza e
di corresponsabilità nella missione rappresentano in ogni caso il modello di
riferimento per l’identità pastorale del nucleo animatore (cfr. Cost. 47; Reg.
5). La comunità salesiana è chiamata dunque a:
◗  testimoniare la vita religiosa, manifestando: il primato di Dio nella
vita; la dedizione totale alla missione educativa ed evangelizzatrice;
una gioiosa testimonianza della propria vita e la cura per lo sviluppo
della  vocazione  salesiana  nei  giovani  e  collaboratori.  Il  contributo
apostolico di tanti giovani salesiani, “più vicini alle nuove generazioni,
capaci di animazione ed entusiasmo, disponibili per soluzioni nuove”
(Cost. 46). La vita di chi è giunto ad un’età anziana, per la forza della
fedeltà amorosa di Dio diventa dono e rivelazione degli elementi
più maturi della vocazione. Il salesiano anziano o malato è sempre
più consapevole di avere ancora un futuro di azione, non essendo
ancora esaurito il suo compito missionario. Continua a testimoniare
che fuori di Cristo non c’è valore, né gioia nella vita personale e in
quella con gli altri;
◗  garantire l’identità carismatica salesiana con la presenza vicina e
signifi cativa tra i giovani e la disponibilità al contatto personale;
la cura dell’integrità del PEPS in ogni attività; la visione d’insieme
della  la  presenza  salesiana,  promuovendo  l’interrelazione  e  la
collaborazione tra le diverse opere che la compongono;
◗  essere centro di comunione e di
partecipazione, che convoca i laici a
partecipare allo spirito e alla missione
di Don Bosco, e collabora lealmente
con i diversi organi di partecipazione
esistenti;
◗  essere prima responsabile del-
la  formazione  spirituale,  salesiana
e  vocazionale  (cfr.  CG24,  n.159),
partecipando attivamente nei pro-
cessi di formazione.
L’assunzione  di  questo  compito  di
animazione richiede che la comunità
«La modalità di riferimento sulla quale
si punta, che si deve tendere a realizzare
nei piani ispettoriali di ricollocazione
e ridimensionamento, è quella in cui
la comunità salesiana è presente,
in numero e qualità suffi cienti, per
animare, insieme ad alcuni laici, un
progetto e una comunità educativa»
(DON JUAN VECCHI, ACG 363, «ESPERTI, TESTIMONI E
ARTEFICI DI COMUNIONE»)267
STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
salesiana ricomprenda la propria realtà e la propria funzione di comunità
religiosa all’interno della CEP e del processo educativo-pastorale. Nel
passato la comunità salesiana ha assunto quasi esclusivamente la responsabilità
dell’ambiente e dell’opera educativa, aiutata dai laici secondo le necessità; oggi
è chiamata a convocare i laici condividendo la sua responsabilità, assumendo il
suo compito specifi co all’interno della CEP.
La cultura delle persone (laici, giovani), le loro sensibilità, i modi di pensare
e di affrontare la vita, contengono potenzialità e chiavi di lettura vitali per
una nuova interpretazione del Vangelo.
La comunità salesiana, sempre più consapevole di questo nuovo modello
operativo,  assume  la  propria  specifi  ca  responsabilità,  come  parte
signifi cativa del nucleo animatore della CEP.
Il Direttore SDB
L’animazione pastorale delle opere e attività attraverso le quali si realizza la
missione salesiana in un luogo determinato è responsabilità innanzi tutto
della  comunità  salesiana  locale  e,  primariamente,  del  Direttore  con  il
Consiglio locale.
Il Direttore SDB, come primo responsabile della CEP, anima gli animatori
ed è al servizio dell’unità globale dell’opera:
◗  cura l’identità carismatica del PEPS, in dialogo con l’Ispettore e
in sintonia con il progetto ispettoriale;
◗  promuove i processi formativi;
◗  cura che in ogni attività
e opera si realizzi l’inte-
grità  e  l’unità  della  Pa-
storale Salesiana.
◗  attua  i  criteri  di  convo-
cazione e di formazione
dei laici, coinvolge corre-
sponsabilmente  soprat-
B
«Il laico cristiano è dunque un membro
della Chiesa nel cuore del mondo e un
membro del mondo nel cuore della Chiesa»
(CONFERENZA DI PUEBLA 103)268
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
tutto il Consiglio della CEP e/o dell’opera; mantiene il collega-
mento tra la comunità salesiana e la CEP (cfr. CG24, n.172).
Il Consiglio della comunità
Il  Consiglio  della  comunità  assiste  e  collabora  con  il  Direttore
SDB nelle sue funzioni di primo responsabile della CEP. Nel precisare il
necessario collegamento tra il Consiglio della comunità e gli altri organismi
di  partecipazione  della  CEP,  conviene  seguire  alcuni  particolari  criteri,
oltre a quelli offerti dalle Costituzioni e Regolamenti della Società di San
Francesco di Sales:
◗  prendervi  parte  in  qualità  di  membri  del  consiglio  della  CEP,
collaborando direttamente e attivamente ai processi di rifl essione
e di decisione;
◗  assumere  le  decisioni  su  ciò  che  tocca  direttamente  l’identità
salesiana, la formazione e la convocazione dei laici;
◗  favorire  sempre  un  adeguato  scambio  di  informazioni  tra
comunità  e  organismi  della  CEP,  il  dialogo  e  il  rispetto  delle
responsabilità dei membri.
Il consiglio della CEP e/o dell’opera
Il  consiglio  della  CEP  e/o  dell’opera  è  l’organismo  che  anima  e
coordina  l’opera  salesiana  attraverso  la  rifl essione,  il  dialogo,  la
programmazione  e  la  revisione  dell’azione  educativo-pastorale  (cfr.
CG24, nn.160-161, 171). La sua funzione è favorire il coordinamento
al  servizio  dell’unità  del  progetto  salesiano  nel  territorio  dove  sorge
l’opera salesiana, o dove operano le CEP dei diversi ambienti nelle opere
complesse. Se esiste una sola CEP, allora esiste un solo consiglio della
CEP che coincide con il Consiglio dell’opera. Se invece esistono tante
CEP quanti gli ambienti dell’opera, ognuno di essi ha il proprio consiglio
ed esiste il consiglio dell’opera costituito dai rappresentanti dei consigli
delle CEP. Il consiglio della CEP non si sostituisce e non si sovrappone
ai diversi organismi della CEP, con decisioni non competenti, piuttosto
deve aiutarli a:
C
D269
STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
◗  guardare  all’integrità  del  progetto  come  l’orizzonte  concreto
delle programmazioni e delle attività dei diversi settori;
◗  sentirsi corresponsabili della sua elaborazione, realizzazione e verifi ca;
◗  avere volontà chiara di comunione e di servizio ai bisogni comuni;
◗  essere attenti alle necessità ed esigenze di insieme del contesto
dei giovani; 
◗  favorire  il  mutuo  collegamento  e  la  mutua  collaborazione,
soprattutto  nei  servizi  più  globali,  come  la  formazione  degli
educatori;
◗  mantenersi in comunione e collaborare con i diversi gruppi della
Famiglia Salesiana che lavorano nel territorio.
Compete all’Ispettore con il suo Consiglio determinare i criteri di composizione
e stabilirne le competenze, i livelli di responsabilità e collegamento con il
Consiglio locale della comunità salesiana (cfr. CG24, n.171).
Il coordinatore locale della Pastorale Giovanile con un’équipe
Per l’animazione pastorale locale, accanto ai singoli incaricati dei vari ambienti
e settori d’animazione pastorale di cui l’opera è composta, è possibile, nel
caso se ne veda la necessità, la presenza di un coordinatore della Pastorale
Giovanile Salesiana con una propria équipe. Inoltre, ci sia la possibilità, ove
la complessità dell’opera lo richieda, di avere un coordinatore pastorale per
ogni ambienti e settore d’animazione pastorale dell’opera.
Il coordinatore locale, con l’équipe, programma, organizza e coordina
l’azione pastorale dell’opera, secondo gli obiettivi proposti nel PEPS locale
e gli orientamenti e criteri del Consiglio della CEP e/o dell’opera, sempre in
stretto contatto con il Direttore. Questo ruolo esige capacità di relazione e
coordinamento. In concreto, svolge le seguenti funzioni:
◗  collabora  con  il  consiglio  della  CEP  a  rendere  presenti  nel
processo di elaborazione, realizzazione e verifi ca del PEPS locale,
gli elementi fondamentali della Pastorale Giovanile Salesiana;
E270
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
◗  coordina l’attuazione del PEPS locale attraverso programmazioni
concrete per i diversi settori dell’azione pastorale dell’opera, dei
quali è responsabile;
◗  cura  il  coordinamento  e  l’integrazione  delle  diverse  attività
educativo-pastorali,  assicurando  la  loro  complementarità  e  il
loro orientamento verso l’educazione alla fede;
◗  promuove le iniziative di formazione degli agenti di pastorale
secondo gli orientamenti della programmazione ispettoriale;
◗  assicura la relazione e la collaborazione della opera salesiana con
la pastorale della Chiesa locale e con le altre istituzioni educative
del territorio.
É  competenza  dell’Ispettore  o  del  Direttore,  secondo  la  prassi  delle
Ispettorie,  la  nomina  del  coordinatore  locale,  salesiano  o  laico  e,  nel
secondo caso, determinare i suoi rapporti con la comunità salesiana.
Altri organismi e funzioni di animazione e governo nella CEP
La  partecipazione  e  corresponsabilità  richiedono  di  articolare  nella  CEP
diversi organismi di animazione, di governo e di coordinamento: équipes
che si costituiscono opportunamente in conformità al PEPS e alle
proprie risorse. Nella defi nizione del loro profi lo è necessario che siano
garantiti, da parte dei salesiani e dei laici:
◗  la complementarità dei diversi ruoli e delle funzioni nella CEP;
◗  il loro riferimento al PEPS, del quale devono condividere e assumere
gli  orizzonti  antropologici  e  religiosi,  lo  sguardo  educativo  sulla
realtà, lo stile della presenza tra i giovani, gli obiettivi e il metodo e
le strategie per conseguirli; le indicazioni per la loro crescita come
educatori salesiani (maturità umana, competenza educativa, identità
salesiana, testimonianza che si ispira ai valori cristiani) attraverso un
processo permanente di formazione personale e comunitaria;
◗  la  presenza  attiva  tra  i  giovani  per  aiutarli  a  divenire  gruppo,
accompagnarli  nel  processo  di  crescita  umana  e  cristiana
F271
STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
2 2
e  favorire  l’apertura  nell’ambiente  educativo  culturale  ed
ecclesiale.
In ogni opera, d’accordo con l’Ispettore e il suo Consiglio, si specifi chino
i  campi  di  responsabilità  affi  dati  ai  laici,  il  loro  ambito  di  decisione,  la
relazione dei diversi organi e le forme di corresponsabilità con la comunità
salesiana e con l’Ispettoria (CG24, nn.125; 169).
ALTRI MODELLI D’ANIMAZIONE DELLA CEP NELLE
OPERE SALESIANE
Opere salesiane gestite da laici con una presenza comunitaria
In  quelle  opere  dove  le  principali  responsabilità  sono  gestite  da  laici,  la
comunità  salesiana,  quando  sia  molto  ridotta,  ne  garantisce  l’identità
salesiana e il coordinamento con l’Ispettoria, con l’aiuto dell’Ispettoria stessa
(CG26, n.120); coinvolge il salesiano in compiti di animazione pastorale, di
formazione e di accompagnamento degli educatori; cura la convocazione e
formazione dei laici collaboratori secondo i criteri proposti dal CG24, n.164,
coinvolgendo il più possibile membri della Famiglia Salesiana.
Opere gestite da laici all’interno del progetto ispettoriale
salesiano
Affi nché un’attività o un’opera, gestita dai laici, possa essere considerata
appartenente al progetto di una Ispettoria, deve assicurare due condizioni
indispensabili:  realizzare  i  criteri  di  identità,  comunione  e  signifi  catività
dell’azione salesiana e deve essere accompagnata dall’Ispettore e del suo
Consiglio (CG24, n.180; CG26, n.120).
L’Ispettoria dunque, nella sua responsabilità, offre, per queste opere e per
le loro CEP, interventi di animazione e governo, in analogia le CEP che
hanno la presenza della comunità salesiana:
◗  la visita ispettoriale;
◗  la verifi ca del progetto locale (PEPS);
A
B272
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
◗  il collegamento del direttore laico dell’opera con l’Ispettore;
◗  la  partecipazione  periodica  di  un  delegato  dell’Ispettore  al
Consiglio della CEP;
◗  la costituzione del Consiglio della CEP;
◗  l’organizzazione, insieme ai laici, d’un serio itinerario di forma-
zione all’identità salesiana;
◗  la cura dei laici che hanno ruoli di animazione e di responsabilità
nella CEP;
◗  il collegamento stabile con una comunità salesiana vicina o con
il centro di animazione ispettoriale, specialmente per il servizio
carismatico e pastorale (cfr. CG24, n.181).
L’animazione e il
coordinamento ispettoriale
L’ISPETTORE E IL SUO CONSIGLIO
Si defi niscono tre livelli di responsabilità nei servizi ispettoriali di animazione
pastorale, distinti, ma inseparabili:
3
1 3
• il livello di governo: l’Ispettore con il suo Consiglio prende le
decisioni fondamentali quale primo responsabile dell’animazione
e del governo pastorale dell’Ispettoria (cfr.
Cost
. 161); 273
STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Questi tre livelli interagiscono e si completano reciprocamente, assicurando
in  modo  speciale  nel  secondo  livello  l’identità  salesiana  dell’azione
pastorale decisa e coordinata negli altri due.
IL DELEGATO DI PASTORALE GIOVANILE ISPETTORIALE
E LA SUA ÉQUIPE
Il Delegato di Pastorale Giovanile
L’Ispettore  “nominerà  un  suo  Delegato  per  la  Pastorale  Giovanile,  il
quale coordinerà un’équipe che assicuri la convergenza di ogni iniziativa
sull’obiettivo dell’educazione alla fede e renda possibile la comunicazione
operativa tra le Ispettorie” (CG23, n.244).
E’  il  delegato  dell’Ispettore  e  opera  d’accordo  con  lui  e  con  il
Consiglio  ispettoriale.  I  suoi  primi  destinatari  sono  i  confratelli,  le
comunità salesiane e la CEP. Non ha l’incarico delle iniziative o soltanto
di un settore, ma è colui che assicura la pastorale organica nell’Ispettoria,
attento  a  tutte  le  dimensioni.  Normalmente,  si  dedica  all’animazione
pastorale dell’Ispettoria a tempo pieno. Conviene che egli sia membro del
Consiglio ispettoriale, dove fa presente abitualmente la prospettiva e le
preoccupazioni pastorali. Le sue funzioni prevedono che:
◗  assista l’Ispettore e il suo Consiglio nell’elaborazione del PEPS e
delle direttive e orientamenti pastorali comuni;
2 3
• il livello dell’unità e dell’orientamento pastorale: il Delegato
ispettoriale  con  la  sua  équipe  cura  l’unità  organica  dell’azione
pastorale nell’Ispettoria e il suo orientamento secondo il PEPS
ispettoriale (cfr.
CG23
, n.244);
• il livello del coordinamento operativo: le Commissioni, gli Uffi ci
ispettoriali  e  le  Consulte  curano  il  coordinamento  delle  attività
pastorali nei diversi ambienti e settori d’animazione pastorale, in
ordine alle diverse dimensioni del PEPS (cfr.
CG26
, n.113).
A274
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
◗  coordini il funzionamento collegiale dell’équipe ispettoriale di
Pastorale  Giovanile  e  assista  ogni  membro  nella  realizzazione
del suo incarico;
◗  accompagni le comunità locali nella loro programmazione, rea-
lizzazione e verifi ca pastorale, curando lo sviluppo delle quattro
dimensioni del PEPS nei diversi ambienti;
◗  comunichi con gli operatori allo scopo di orientare i loro inter-
venti secondo l’unità del PEPS;
◗  diriga le iniziative intercomunitarie proposte nel PEPS;
◗  curi la realizzazione di un piano organico di formazione educativo-
pastorale per i confratelli, i collaboratori laici e i giovani animatori;
◗  mantenga un assiduo rapporto con i membri della Famiglia Salesiana
che lavorano nell’Ispettoria, con la Chiesa locale e con il Dicastero
per la Pastorale Giovanile.
L’équipe ispettoriale di Pastorale Giovanile
L’équipe  ispettoriale  di  Pastorale  Giovanile  collabora  direttamente  con  il
Delegato nella realizzazione delle sue funzioni. É importante che nell’équipe
siano presenti gli incaricati ispettoriali degli ambienti e, eventualmente,
dei settori d’animazione pastorale dell’Ispettoria, in modo che insieme
garantiscano l’attuazione armonica e unitaria dei diversi programmi e processi
pastorali animati dall’Ispettoria e dalle comunità. È importante che vi partecipino
l’incaricato per l’animazione vocazionale e i delegati per l’animazione missionaria
e la comunicazione sociale. Ha tra i suoi compiti:
◗  Il collaborare col Delegato nelle sue funzioni;
◗  Il  promuovere  la  presenza  e  l’interrelazione  delle  dimensioni
del PEPS nelle opere, ambienti e settori d’animazione pastorale
dell’Ispettoria;
◗  l’orientare le comunità verso una visione interdisciplinare delle
sfi de pastorali e verso un’azione congiunta per rispondervi.
B275
STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Ciò richiede per i membri dell’équipe: preparazione specifi ca teorica e pratica;
tempo di rifl essione e confronto; capacità di contatto, di coordinamento, di
motivazione; un programma concreto di lavoro basato sul PEPS, secondo le
linee prioritarie segnate dall’Ispettore e dal suo Consiglio.
Gli incaricati ispettoriali di ambienti e settori d’animazione
pastorale e le loro équipes
Per  l’accompagnamento  e  l’animazione  negli  ambienti  e  settori
d’animazione della pastorale giovanile dell’Ispettoria, l’Ispettore nomina
un Incaricato aiutato normalmente da un’équipe.
Funzione degli Incaricati di settore è quella di:
◗  aiutare le CEP di questi ambienti e settori d’animazione pasto-
rale a concretizzare gli orientamenti ispettoriali della Pastorale
Giovanile, secondo il PEPS e il piano di lavoro del Delegato di
Pastorale Giovanile e della sua équipe;
◗  studiare e rifl ettere sulla loro fi nalità educativo-pastorale, realtà,
problematiche e proiezione;
È  importante  che  i  diversi  incaricati  di  ambienti  e  settori  d’animazione
pastorale dell’Ispettoria siano coordinati sistematicamente tra di loro con
l’animazione del Delegato ispettoriale per la pastorale giovanile; che siano
membri  della  sua  equipe  per  una  visione  condivisa  e  un’applicazione
coordinata del PEPS e della programmazione Ispettoriale; che assicurino
l’unità organica della pastorale giovanile in tutta l’Ispettoria.
C276
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
L’animazione e il coordinamento
interispettoriali
Al servizio della progettazione e dell’animazione pastorale di un gruppo
di Ispettorie sorgono organismi d’interrelazione e di coordinamento:
équipes  interispettoriali  di  pastorale  giovanile,  Delegazioni  nazionali  o
regionali  di  pastorale  giovanile,  Centri  Nazionali  di  Pastorale  Giovanile.
Questi  organismi  o  équipes  sono  promossi  e  orientati  dagli  Ispettori  di
un gruppo di Ispettorie, o di una Regione e collaborano da vicino con il
Dicastero per la Pastorale Giovanile.
Le realtà sono diverse, ma si possono defi nire criteri comuni:
◗  offrire a questo livello un coordinamento che risponda alla pro-
blematica di una situazione giovanile sempre più globale e com-
plessa;
◗  sviluppare nelle Ispettorie una mentalità più aperta e universale, pro-
muovendo la solidarietà e l’interscambio di doni nell’ambito della
PG, facilitando la circolazione di esperienze e modelli pastorali;
◗  essendo un servizio di supporto, animazione e coordinamento
sussidiario, non deve assumere compiti che gli altri soggetti di
progettazione possono e debbono assumere;
◗  la priorità dell’educazione alla fede affermata per i programmi e
per gli interventi educativi, si afferma anche per l’organizzazio-
ne delle strutture di animazione (cfr. CG23, n.245);
◗  tutti gli organismi di coordinamento si devono ordinare in ma-
niera convergente, integrata e organica, evitando sia il settoria-
lismo sia la burocratizzazione centralizzata.
I Delegati Ispettoriali di Pastorale Giovanile delle diverse Ispettorie
di  una  regione  o  gruppo  di  Ispettorie  (Delegazione  Nazionale  o
4277
STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Regionale,  équipe  interispettoriale  di  Pastorale  Giovanile)  s’incontrano
sistematicamente per:
◗  rifl  ettere  insieme  sulla  realtà  giovanile  e  sulle  sfi  de che  essa
presenta nell’ambito delle proprie Ispettorie, in vista di un’ela-
borazione di criteri ed orientamenti d’insieme per l’animazione
pastorale nella nazione o zona;
◗  coordinare una collaborazione mutua tra le Ispettorie per alcuni
obiettivi comuni, come la formazione degli educatori ed animatori;
◗  promuovere  la  condivisione  di  esperienze,  sussidi,  iniziative  e
proposte;
◗  orientare una forma di presenza e azione convergente ed unita-
ria nella Chiesa e nel territorio nazionale o della Regione.
Accanto  alla  Delegazione  Nazionale  o  regionale,  o  alle  équipes
interispettoriali  di  Pastorale  Giovanile,  possono  crearsi  Centri
Nazionali  o  Regionali  di  Pastorale  Giovanile,  organismi  di
rifl essione  e  di  animazione  istituiti  da  una  Conferenza  ispettoriale  o
gruppo di Ispettorie, al servizio della pastorale giovanile della Regione
o della nazione per:
◗  promuovere  e  sviluppare  studi  e  ricerche  sui  problemi  attuali
della Pastoral Giovanile Salesiana;
◗  raccogliere e confrontare le esperienze salesiane ed ecclesiali più
signifi cative sulla Pastoral Giovanile Salesiana;
◗  proporre e divulgare queste rifl essioni ed esperienze,
◗  mettersi al servizio delle Ispettorie e delle Chiese locali per ani-
mare l’azione di progettazione e programmazione, soprattutto
nella formazione degli operatori di pastorale giovanile;
◗  agire in conformità con le priorità della Congregazione e del Di-
castero per la Pastorale Giovanile, della Conferenza degli Ispet-
tori e dei Delegati ispettoriali.278
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
L’animazione e il coordinamento
a livello mondiale
I servizi, le attività, le iniziative e le opere che si prefi ggono come obiettivi
l’educazione e l’evangelizzazione dei giovani, troveranno un riferimento
unifi cante  nel  Dicastero  per  la  Pastorale  Giovanile,  formato  dal
Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile e dalla sua équipe.
La  sua  funzione  secondo  le  Costituzioni  della  Società  di  San  Francesco
di Sales, al n.136, è quella di animare e orientare l’azione educativa ed
assistere le Ispettorie. In concreto:
5
• offre aiuti per progredire, motiva, fa presente la globalità dell’a-
zione, cura l’approfondimento culturale e spirituale, promuove l’o-
rientamento educativo dei progetti negli obiettivi e nei contenuti
e l’accompagnamento metodologico, promuove la rifl essione sui
criteri e sulle urgenze, e l’interscambio di esperienze;
• favorisce l’inserimento della Pastorale Giovanile Salesiana nella
Chiesa con l’assunzione delle sue indicazioni e dei suoi indirizzi e
l’offerta del nostro contributo specifi co;
• in seno al Consiglio Generale, offre l’apporto dell’ottica pastorale
e  giovanile  nella  concretizzazione  delle  linee  della  programma-
zione generale del Rettor Maggiore e del suo Consiglio; mantiene
relazioni di reciprocità e di complementarità con gli altri Dicasteri
come la Formazione, le Missioni, la Comunicazione Sociale e la
Famiglia Salesiana;
• collabora con i Regionali per unifi care e organizzare gli interventi
nelle diverse Ispettorie secondo le situazioni e i bisogni.279
STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
I  destinatari  prioritari  della  sua  funzione
animatrice sono:
◗  gli Ispettori e il loro Con-
siglio;
◗  i  Delegati  Ispettoriali
per la Pastorale Gio-
vanile,  le  loro  équi-
pes e gli incaricati di
settore;
◗  gli  altri  organismi  di
animazione a livello re-
gionale.
Pianifi cazione pastorale
I DIVERSI LIVELLI DI PROGETTAZIONE ISPETTORIALE E
LOCALE
La  progettazione  pastorale  comporta  diversi  livelli  di  concretizzazione,
con diversi processi e documenti. La nostra vuole essere una proposta
metodologica,  con  la  presentazione  di  alcuni  strumenti  per  la
progettazione  della  pastorale  giovanile.  Sono  delle  mediazioni
risultanti da scelte motivate.
6
1 6280
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
LIVELLO ISPETTORIALE LIVELLO LOCALE
LIVELLO
CONGREGA-
ZIONALE
«Quadro di Riferimento»
per la Pastorale Giovanile
Salesiana
Progetto Organico
Ispettoriale (POI)
[a lungo o medio termine]
Altri orientamenti e
urgenze della
Congregazione e della
Chiesa
Programmazione di
animazione ispettoriale
[annuale]
Programmazione
generale dell’opera
[annuale]
Altri progetti, piani,
itinerari ispettoriali
(formazione, laici,
vocazioni ed altri)
Altri progetti,
piani, itinerari
locali
Progetto Educativo-Pastorale
Salesiano ispettoriale (PEPSI)
[a lungo o medio termine]
Progetto Educativo-Pastorale
Salesiano (PEPS)
in ogni opera o ambiente locale [a
lungo o medio termine]
CONTESTI
Chiesa Chiesa
[a lungo o medio termine]
[a lungo o medio termine]281
STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
I  diversi  documenti  presentano  delle  differenze  concettuali  ed
applicative,  anche  se  sono  utilizzabili  in  sovrapposizione.  Non  si
affi ancano semplicemente, ma si infl uenzano e si sostengono a vicenda,
in circolarità dinamica.
Il  «Quadro  di  Riferimento»  per  la  Pastorale  Giovanile  Salesiana,
con altri documenti della Congregazione e della Chiesa, defi nisce l’insieme
delle  direttive,  degli  orientamenti  e  delle  linee  di  fondo  a  vasto  raggio
secondo le quali si muove l’azione pastorale salesiana ed ecclesiale.
Sono i testi che ispirano tutta la Congregazione, punti di riferimento proposti
per un arco d’intervento pastorale piuttosto esteso nel tempo e nei contesti.
I progetti ispettoriali, come il Progetto Organico Ispettoriale e il Progetto
Educativo-Pastorale Salesiano Ispettoriale, e i progetti locali, come il Progetto
Educativo-Pastorale Salesiano locale, hanno un carattere più operativo e
contestualizzato,  sebbene  si  muovano  ancora  su  linee  generali.  Questi
documenti specifi cano gli orientamenti della Congregazione e della Chiesa,
dando  loro  un  aspetto  più  concreto.  È  compito  della  Programmazione
elaborare una dettagliata e particolareggiata concretizzazione.
Sembra opportuno richiamare l’attenzione alla semplicità dei progetti e
delle programmazioni: testi agili, chiari nella loro articolazione e pratici
nell’applicazione.  È  auspicabile  che  siano  di  poche  pagine  perché
abbiano un carattere di concretezza e rispondano alle priorità concrete.
È  necessario  fare  attenzione  affi  nché  questi  documenti  non  diventino
un  “contenitore”  all’interno  del  quale  s’inseriscono  ampie  rifl  essioni,
oppure, abbondanti testi di riferimento. La chiarezza espositiva consente
l’immediata comprensione della struttura del documento.
La  progettualità  non  risponde  a  esigenze  di  carattere  solo  organizzativo
e  di  pianifi cazione.  La  progettualità  esprime  discernimento,  ed  è  la
testimonianza di chi ascolta, osserva e scruta i segni dei tempi con lo sguardo
di Dio. Siamo infatti convinti che la progettazione pastorale non è pensata
a tavolino, ma si nutre di un profondo e serio discernimento nello Spirito
che è l’anima e la fonte ispiratrice di ogni missione nella Chiesa. Occorre,
dunque, tenere presenti entrambi i momenti: il discernere e il progettare.
Vi sono metodologie di discernimento, personali e comunitarie («vedere,
giudicare, agire», «chiamata di Dio, situazione e linee di azione», «revisione 282
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
di vita»), che richiedono condizioni e atteggiamenti molto curati. Sono
metodologie che aiutano a leggere e a interpretare la realtà pastorale alla
luce della Parola di Dio. Occorre valutarne l’utilizzo secondo le circostanze
e i contesti.
INDICAZIONE PER DEFINIRE I TIPI DI DOCUMENTI DA
GESTIRE
Il «Quadro di Riferimento» per la Pastorale Giovanile Salesiana
È  la  una  sintesi  organica  della  Pastorale  Giovanile  Salesiana:
strumento guida per la rifl essione, la progettazione, la programmazione
e  la  valutazione  della  Pastorale  Giovanile  Salesiana.  Presenta  l’insieme
di  caratteristiche  che  identifi  cano  l’azione  pastorale  salesiana  della
Congregazione.  Segnala  la  direzione  da  seguire  camminare  nella
realizzazione della missione salesiana. Risponde alle domande: Chi siamo?
Che cosa vogliamo? Dove vogliamo arrivare? Cosa proponiamo?
Il «Quadro di Riferimento» defi nisce davanti alla Chiesa e alla società
gli elementi costitutivi dell’azione pastorale della Congregazione.
Conosciuto  e  condiviso  nella  CEP,  è  il  riferimento  fondamentale  che
stabilisce l’appartenenza, determina l’impegno comune, suscita le migliori
risorse  delle  persone  con  la  loro  adeguata  formazione,  promuove  un
ambiente di collaborazione e corresponsabilità.
Il Progetto Organico Ispettoriale
È  un  piano  strategico  di  animazione  e  di  governo  che  regola  lo
sviluppo e la continuità delle decisioni dell’Ispettoria (cfr. CG25, n.82).
È uno strumento pratico che ha lo scopo di coordinare ad un fi ne le risorse
educative e pastorali presenti nell’Ispettoria. Non si propone come schema
rigido. Il POI considera gli aspetti fondamentali: l’osservazione attenta della
situazione in cui si è chiamati ad agire; le opzioni centrali che devono guidare
lo sviluppo dell’Ispettoria; i campi di azione prioritari negli anni prossimi; i
criteri operativi che devono guidare i diversi progetti; le linee generali per la
preparazione delle persone e lo sviluppo economico e strutturale.
2 6
A
B283
STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Il CG25 ha indicato il soggetto del POI: “La Comunità Ispettoriale attraverso
i suoi organismi studi, elabori o verifi chi, nei prossimi tre anni, il Progetto
Organico  Ispettoriale”  (CG25,  n.82).  L’ispettore  con  il  suo  Consiglio,
coadiuvato  da  un’équipe  operativa  (CG25,  n.84),  guida  e  orienta  il
processo di studio, di elaborazione e di verifi ca del POI, interessando le
comunità e in modo speciale i Direttori. Alla luce di Cost. 1, 2 , 171, e di
Reg. 3, 167, è conveniente che gli indirizzi e le scelte fondamentali del POI
siano studiati ed approvati dal Capitolo Ispettoriale.
Questi  elementi  istituzionali  (a  lungo  o  media  scadenza)  devono
concretizzarsi  nei  diversi  piani  o  progetti  operativi,  secondo  i  settori
importanti della vita dell’Ispettoria: il progetto di formazione; il progetto
laici; il bilancio preventivo e consuntivo annuale; i progetti comunitari locali.
Tra questi progetti, quello maggiormente da sviluppare dal punto
di vista della missione è il PEPS, in riferimento al settore dell’azione
educativo-pastorale. I progetti citati non coordinano processi aggiunti al
PEPS, ma ne qualifi cano e svolgono aspetti importanti.
Le funzioni del POI e del PEPS ispettoriale sono distinte per la loro fi sonomia
da  ogni  altro  documento,  in  particolare,  dal  Direttorio  Ispettoriale:  testo
normativo affi dato al Capitolo Ispettoriale (cfr. Cost. 171). Questo regolamento
contiene norme particolari in materie demandate a livello ispettoriale. Il POI
e il PEPS ispettoriale hanno natura, fi nalità e contenuti distinti dal Direttorio
Ispettoriale.  Essi  hanno  un  carattere  progettuale,  programmatico:  sono
documenti a sé e non fanno parte del Direttorio Ispettoriale.
analisi della
realtà
Progetto Organico Ispettoriale: piano strategico di animazione e di governo che regola lo
sviluppo e la continuità delle decisioni dell’Ispettoria
tenendo conto
del contesto
socio-
culturale ed
educativo
opzioni
centrali
per guidare
lo sviluppo
dell’Ispettoria
campi di
azione
prioritari
a lungo
o medio
termine
i criteri
operativi
per guidare i
diversi piani e
progetti
linee
generali in
due distinte
aree:
la
preparazione
delle persone
e lo sviluppo
economico e
strutturale  284
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Il Progetto Educativo-Pastorale Salesiano
È il piano generale di intervento che guida la realizzazione del cammino
educativo-pastorale in un contesto determinato ispettoriale e locale e
orienta ogni iniziativa e risorsa verso l’evangelizzazione (cfr. Reg. 4; cfr. CG26,
n.39). Risponde alla domanda: Cosa fare e come, per arrivare alla meta prevista?
Un PEPS, essendo più concreto del «Quadro di Riferimento», ha valore per
una durata “a lungo o medio termine”, in riferimento alla situazione in cui
è presente l’Ispettoria o l’opera salesiana. Le mete o fi nalità che propone,
le aree d’intervento che segna, le linee operative che sceglie, indicano il
processo operativo da percorrere.
Le Costituzioni della Società di San Francesco di Sales fanno riferimento
a  questo  progetto  apostolico  in  senso  globale  (Cost.  31;  44),  a  cui
corrispondono  anche  diversi  articoli  dei  Regolamenti  (Reg.  4-10;  184).
Quindi, esiste una correlazione tra il PEPS ispettoriale e il PEPS di un’opera:
◗  il PEPS ispettoriale defi nisce il processo dell’Ispettoria, per 3–5 anni.
Indica gli obiettivi, le strategie e le linee d’azione educativo-pastorale
comuni che orientano l’azione pastorale di tutte le comunità e ope-
re. Serve come punto di riferimento per la loro programmazione e
come verifi ca educativo-pastorale durante questo periodo. È il riferi-
mento per la elaborazione del PEPS di ogni opera, o ambiente locale;
◗  il PEPS di ogni opera o ambiente locale applica alla realtà locale le
linee del PEPS ispettoriale. È il progetto direttamente operativo in
ogni opera (con un solo ambiente) e di ogni ambiente (in un’opera
complessa). In quest’ultimo caso, il PEPS dell’opere salesiane che
si presentano con due o più ambienti diventa uno strumento
importante per la convergenza e unità negli obiettivi e nelle linee di
azione comuni dell’opera. Risponde a due aspetti fondamentali:
-  il coordinamento di tutti gli ambienti e, eventualmente, i settori
d’animazione pastorale dell’opera, con la serie conseguente di
criteri, opzioni metodologiche, orientamenti organizzativi e strut-
turali;
-  la convocazione, la costituzione, la formazione e il funziona-
mento delle CEP dei diversi ambienti.
C285
STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Tutti  gli  elementi  strutturali  (spazi,  offerte  educative  e  pastorali,  tempi,
orari,  calendari)  e  personali  (organismi  personali  e  collegiali)  sono
ordinati  al  raggiungimento  dell’obiettivo,  nell’arco  di  circa  tre  anni.  La
corresponsabilità del compito è assunta da tutti i membri di ogni CEP (cfr.
CG23, n.243), ma è particolarmente seguito dal suo Consiglio.
Il  CG23  ha  proposto  che  ogni  Ispettoria,  nella  revisione  del  PEPS
ispettoriale,  tra  altri  aspetti,  traduca  il  cammino  di  fede  in  itinerari
concreti e adeguati ai propri destinatari e ai contesti in cui opera
(cfr.  CG23,  n.230):  itinerari  di  fede,  percorsi  educativi  vocazionali  e
iniziazione cristiana dei giovani. L’itinerario è una successione ordinata
di tappe o momenti educativi (con modi e tempi di realizzazione, mezzi
e  protagonisti  propri)  attraverso  i  quali  si  raggiungono  gli  obiettivi
stabiliti nel PEPS. L’itinerario aiuta a rendere operativo il progetto, lo
svolge  nel  tempo  e  lo  adatta  ai  diversi  destinatari;  nell’itinerario,  gli
obiettivi divengono movimenti progressivi; il metodo si concretizza in
un  insieme  d’interventi  ed  esperienze  ordinate  in  serie  successiva  (v.
capitolo IV, n.3.2).
I diversi livelli di concretezza del PEPS
Siamo  chiamati  a  tradurre  e  a  sviluppare  il  PEPS  in  itinerari,  piani  e
programmazioni. Tra questi, segnaliamo: la Programmazione di animazione
ispettoriale,  e  la  Programmazione  generale  dell’opera  Alcune  ispettorie
adoperano questi nomi o altri per indicare la stessa cosa.
La  Programmazione  di  animazione  ispettoriale  è  l’applicazione  an-
nuale del POI e del PEPS ispettoriali, secondo il seguente schema (ap-
prossimativamente):
◗  obiettivo generale dell’anno, quale cornice di riferimento, oriz-
zonte  dentro  cui  si  sviluppa  il  programma  di  animazione  del
Consiglio ispettoriale;
◗  obiettivi specifi ci, per ogni ambiente pastorale e settore d’ani-
mazione ispettoriale: rappresentano la declinazione dell’obietti-
vo generale e si connotano come mete, traguardi da raggiunge-
re, punti di arrivo su cui focalizzare tutti gli sforzi durante l’anno;
D286
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
◗  processi ed interventi per l’animazione e il coordinamento degli
ambienti pastorali e dei settori d’animazione ispettoriale, con la
precisazione dei soggetti coinvolti, degli specifi ci compiti e dei
tempi:
-  Comunità e Formazione,
-  Missione Educativo-Pastorale,
-  Famiglia Salesiana,
-   Comunicazione Sociale,    
-   Economia,
-  Altri;
◗  modalità di valutazione per una effettiva verifi ca del reale rag-
giungimento dei risultati prefi ssati;
◗  organigramma dell’Ispettoria, cioè, la rappresentazione grafi ca
della struttura organizzativa generale dell’Ispettoria;
◗  calendario  ispettoriale  con  tutti  gli  appuntamenti  Ispettoriali
dell’anno.
Attraverso questi piani annuali si delinea un cammino graduale che rende
operativo  il  PEPS  ispettoriale,  con  la  verifi  ca  sistematica  realizzata  dalla
CEP di ogni opera. La programmazione si fa ogni anno. Viene utilizzato
obiettivo
generale
dell’anno
Programmazione di animazione ispettoriale:
l’applicazione annuale del POI e del PEPS ispettoriali
secondo il
programma
di animazione
del Consiglio
ispettoriale
obiettivi
specifi ci
con speciale
attenzione
durante
l’anno
processi ed
interventi –
modalità di
valutazione
con la
precisazione
del personale,
degli specifi ci
compiti e dei
tempi
organigramma
generale
dell’Ispettoria
la
rappresentazione
grafi ca della
struttura
organizzativa
generale
Calendario
ispettoriale
tutti gli
appuntamenti
ispettoriali
dell’anno
 287
STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
in tutte le opere dell’Ispettoria come riferimento per l’elaborazione della
Programmazione Generale di ogni opera.
La  Programmazione  generale  dell’opera  è  l’applicazione  annuale
del  PEPS  della  opera  (o  eventualmente,  i  singoli  PEPS  dei  diversi
ambienti e settori d’animazione pastorale dell’opera). Segue questo
schema approssimativo:
◗  obiettivo generale dell’anno, quale cornice di riferimento, orizzon-
te dentro cui si sviluppa il programma di animazione dell’Ispettoria;
◗  obiettivi specifi ci per ogni ambiente e, eventualmente, settori d’ani-
mazione pastorale dell’opera: rappresentano la declinazione dell’o-
biettivo generale e si connotano come mete, traguardi da raggiun-
gere, punti di arrivo su cui focalizzare tutti gli sforzi durante l’anno;
◗  processi ed gli interventi della CEP dei diversi ambienti e, even-
tualmente, settori d’animazione pastorale, secondo le dimen-
sioni del PEPS, con la precisazione dei soggetti coinvolti, degli
specifi ci compiti e dei tempi;
◗  modalità di valutazione per una effettiva verifi ca del reale rag-
giungimento dei risultati prefi ssati;
◗  organigramma dell’opera, cioè, la rappresentazione grafi ca de-
gli organi d’animazione e di governo, con indicazioni sui servizi,
orari e funzionamento:
-  comuni a tutta l’opera,
-  specifi ci per ogni ambiente e, eventualmente, settori d’ani-
mazione pastorale;
◗  calendario con tutti gli appuntamenti dell’anno.288
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
LINEE METODOLOGICHE PER L’ELABORAZIONE E LA
VERIFICA DEL PEPS
Le fasi dell’elaborazione di un PEPS: una proposta dinamica
È  un  progetto  che  vuole  essere  realistico  ed  effi  cace,  per  un  processo
continuo.  Partendo  da  una  situazione  iniziale,  procede  verso  le  fi nalità
fi ssate attraverso obiettivi da realizzare. Deve essere elaborato in modo
progressivo. Il PEPS traccia un itinerario in tre momenti che vanno
successivamente  ripresi,  sviluppati,  approfonditi.  Lascia  spazio  per
l’adeguamento dei piani educativi alla realtà mutevole in cui si opera.
In questo processo di elaborazione la CEP deve confrontarsi continuamente
con  il  «Quadro  di  Riferimento»,  tanto  per  una  illuminata  analisi  della
situazione e per il discernimento delle sfi de principali, quanto, e soprattutto,
per l’individuazione degli obiettivi che devono orientare l’azione pastorale
verso le mete segnalate nello stesso «Quadro di riferimento».
Momento dell’analisi della situazione
1  Osservazione attenta e conoscenza della situazione del nostro territorio e
della «tipicità» dei giovani che lo abitano: persone, situazioni, risorse, pro-
obiettivo
generale
dell’anno
Programmazione generale dell’opera: l’applicazione annuale del PEPS locale
(con i PEPS degli diversi ambienti dell’opera)
secondo il
programma
di animazione
dell’Ispettoria 
e del PEPS
locale
obiettivi
specifi ci
per ogni
ambiente
dell’opera
con speciale
attenzione
durante
l’anno
processi ed
interventi –
modalità di
valutazione
con la
precisazione
del personale,
dei compiti e
dei tempi
organigramma
dell’opera
salesiana
con la
precisazione
del personale,
dei compiti e
dei tempi
Calendario
tutti gli
appuntamenti
dell’anno
3 6
A289
STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
blemi, tendenze, possibilità. Questo procedimento non è attuato una volta
per tutte. Quest’operazione richiede la capacità di connettere dati prece-
denti con nuove acquisizioni. Occorre attivare la comunicazione, esperien-
ze di partecipazione, reti educative, e il senso di corresponsabilità.
2  Interpretazione educativo-pastorale della situazione: cercando di capire più
profondamente la realtà, “smuovere le acque”, con il desiderio di rinno-
varla, procedendo in tutti i modi di migliorarla. Occorre cogliere obiettiva-
mente la realtà, evitando di formulare affrettate valutazioni in positivo o,
più spesso, in negativo. L’interpretazione si compie alla luce degli elementi
fondamentali della missione salesiana e del Sistema Preventivo.
3  Determinare una visione di futuro con opzioni precise (quattro o cinque
al massimo); nel caso del PEPS ispettoriale, le opzioni sono per tutte le
presenze e per tutti i loro ambienti; nel caso del PEPS locale, per gli am-
bienti della realtà locale. In ogni caso, è importante che queste precise
opzioni scaturiscano dall’analisi della realtà e delle sue urgenze educati-
vo-pastorali.
Momento della progettazione operativa
1  Tradurre  le  opzioni  precise  in  obiettivi  generali  che  si  considerano  più
importanti, urgenti e possibili. Questi obiettivi mirano a proposte chiare,
tenendo conto delle persone della CEP e del dinamismo proprio delle
quattro dimensioni della pastorale giovanile.
2  Proporre alcuni processi attraverso i quali si traducono in pratica e si ren-
dono operativi gli obiettivi generali.
3  Concretizzare effettività operative, cioè, interventi precisi, progressivi e verifi -
cabili. In questi interventi si precisano: il gruppo di persone destinatarie (per
chi?); le responsabilità delle diverse persone o équipes (da chi?); il dispiega-
mento delle risorse reali e la programmazione dei tempi (come e quando?).
Momento della verifi ca del progetto e riprogettazione
La verifi ca del progetto consente di misurare obiettivamente il suo impatto
del progetto nella realtà. Valuta i risultati alla luce degli obiettivi proposti.
Scopre le nuove possibilità o urgenze apparse, e discerne i nuovi passi da
compiere.290
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Per una verifi ca globale del PEPS, ecco alcuni elementi da non dimenticare:
◗  coinvolgere le diverse persone, gruppi ed équipes interessati. I
soggetti della verifi ca del PEPS ispettoriale sono il Capitolo Ispet-
toriale, l’Ispettore con il suo Consiglio e l’Équipe Ispettoriale di
Pastorale Giovanile;
◗  generare un vero processo educativo-pastorale. Non ci si deve
limitare a esaminare i prodotti e i risultati. Bisogna invece ravvi-
vare i processi di maturazione individuali e comunitari, incorag-
giare al miglioramento e motivare per migliori risultati;
◗  utilizzare indicatori precisi e misurabili, alla luce dei quali si pos-
sano verifi care i risultati ottenuti e conoscere come sono stati
raggiunti. La prova e l’errore fanno parte del processo: un errore
valutato è fonte di apprendimento; un errore non verifi cato por-
ta allo scoraggiamento e alla stagnazione;
◗  prestare attenzione all’analisi delle cause – personali, strutturali,
organizzative – che hanno favorito o meno il processo e ade-
guare gli obiettivi alle nuove situazioni e possibilità.
Criteri fondamentali per l’elaborazione o rielaborazione del PEPS
Come già abbiamo indicato, la fi nalità della progettazione di un PEPS non è
l’elaborazione di un testo nuovo da mettere in mano agli operatori perché lo
conoscano e lo attuino, ma di aiutare la CEP ad operare con mentalità condivisa
e chiarezza di obiettivi e criteri: una mentalità progettuale di corresponsabilità.
Il  PEPS,  più  che  un  testo,  è  un  processo  mentale  e  comunitario  di
coinvolgimento, chiarifi cazione ed identifi cazione: tende a generare nella
CEP la confl uenza operativa, prevenendo così la dispersione dell’azione.
Sono  di  fondamentale  importanza  il  cammino  compiuto  insieme  e  la  sua
metodologia. Occorre segnalare tre criteri:
a)  Un costante discernimento con una acuta e coraggiosa ca-
pacità profetica. La pianifi cazione pastorale non è una pura
impresa tecnica, né un semplice atto spirituale, ma mediazione.
B291
STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Analisi della situazione
Processi ed interventi: indicando persone
destinatarie, responsabilità dei compiti, risorse reali e
programmazione dei tempi
Verifi ca del progetto e riprogettazione
Interpretazione
educativo-pastorale
Determinazione
delle opzioni preferenti
Progettazione operativa
Obiettivi generali tenendo conto delle persone della CEP
e delle quattro dimensioni, valide per ogni ambiente e,
eventualmente, i settori d’animazione pastorale
Osservazione attenta e conoscenza
del contesto/giovani292
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Chi elabora, realizza e valuta un PEPS, deve maturare un conti-
nuo discernimento in ascolto del piano di Dio. È il Signore che
indica il cammino da compiere e ci offre i punti di riferimento:
l’aderenza alla realtà concreta del tempo e della storia (evitando
proposte astratte ed estranee alla situazione); la centralità della
persona del giovane; l’attenzione alla globalità della proposta
educativo-pastorale  salesiana  (intesa  organicamente  secondo
le quattro dimensioni); gli elementi costanti della nostra prassi
educativo-pastorale – il Sistema Preventivo e la Spiritualità Gio-
vanile Salesiana.
Perciò, di fronte alla sfi da educativo-pastorale è necessario che
si  evitino  due  atteggiamenti  che  ostacolano  la  missione  sale-
siana: primo, l’arroccarsi in uno schema progettuale statico, ri-
gido e anonimo; secondo, l’equiparare il progetto di pastorale
giovanile ad altri di natura commerciale, economica e politica,
tradendo  l’anima  educativo-pastorale  del  PEPS,  la  sua  natura
evangelica di offerta di salvezza al giovane in Cristo.
b)  La collegialità: la partecipazione congiunta di tutti i membri
della CEP coinvolti nel progetto. Con chiarezza si presentino la
motivazione, gli obiettivi e il cammino. Va promosso un dialogo
sereno e progressivo nello studio dei problemi e delle situazioni.
Si valutino sempre gli apporti di tutti. Si crei una vera équipe di
lavoro, capace di animare processi lunghi e complessi.
Ogni vero Progetto Educativo-Pastorale è opera comunitaria e di
collaborazione. Il PEPS ispettoriale coinvolge tutte le comunità
ed opere dell’Ispettoria, il PEPS locale impegna la CEP come sog-
getto della sua elaborazione, attuazione e verifi ca.
Occorre interessare in modo speciale i membri della Famiglia Sa-
lesiana che lavorano nello stesso territorio (cfr. CG24, n.125): a
livello ispettoriale, mediante l’incontro degli organismi ispettoriali
(équipe ispettoriale di Pastorale Giovanile e /o Consiglio ispettoria-
le) con i rappresentanti dei diversi gruppi della Famiglia Salesiana
presenti nell’Ispettoria; a livello locale, attraverso il dialogo tra la
consulta locale della FS, la comunità SDB e il Consiglio della CEP.293
STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Per interessare ed impegnare tutta la CEP in questo processo è
utile la creazione di un gruppo animatore che provochi e motivi,
aiutando a superare gli ostacoli; indichi le linee metodologiche
che favoriscano la partecipazione di tutti i gruppi e organismi
della CEP secondo le loro responsabilità e possibilità; offra gli
elementi e sussidi per la rifl essione e lo studio; riassuma e for-
muli le conclusioni per riproporle al gruppo. Questo gruppo, a
livello ispettoriale, può essere l’équipe ispettoriale di Pastorale
Giovanile allargata ad altre persone competenti e qualifi cate; a
livello locale, il Consiglio della CEP o l’équipe di pastorale;
c)  La comunicazione: mediante la condivisione delle linee proget-
tuali da parte di coloro che sono soggetti e agenti nel progetto.
Insieme a questo atteggiamento aperto, urge, fi n dall’inizio, la
chiarezza circa i diversi livelli di partecipazione (discussione, de-
cisione,  esecuzione)  e  i  loro  responsabili.  In  questo  processo,
salesiani e laici fanno esperienza di comunione e di condivisione
nello spirito di Don Bosco nella sua missione. Tutti i componenti
della CEP percorrono un cammino di discernimento, partecipan-
do attivamente alla ricerca degli obiettivi e linee d’azione del
PEPS (CG24, nn.119-120).
La  complessità  dell’organizzazione  non  deve  mettere  in  ombra  lo  spirito
educativo e pastorale che la sottende. Ogni attività è la parte che deve rendere
palese e evidente il tutto: l’educazione dei giovani alla vita e all’incontro con il
Dio della vita.
Mettere mano alla progettazione, attuarla ed essere capaci di revisione e di
cambiamento non è né superfi cialità né complicazione. È piuttosto il segno
della maturità educativa, di un servizio specializzato che si pone in continua
conversione  per  la  promozione  della  vita  in  una  società  continuamente
mutevole. È capacità di realismo, di amore e rispetto per i giovani. È coerenza
con le decisioni educative che essi attendono e meritano. È la realizzazione
di una sinfonia educativa, frutto di un cammino pedagogico, a lungo
andare il più fruttuoso fra tutte le opere dell’umanità.294
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANAATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
EPILOGO296
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
       Lo spirito salesiano trova il suo modello e la
sua sorgente nel cuore stesso di Cristo, apostolo
del Padre. Nella lettura del Vangelo siamo più
sensibili a certi lineamenti della fi gura del Signore:
la gratitudine al Padre per il dono della vocazione
divina a tutti gli uomini; la predilezione per i
piccoli e i poveri; la sollecitudine nel predicare,
guarire, salvare sotto l’urgenza del Regno che viene;
l’atteggiamento del Buon Pastore che conquista con
la mitezza e il dono di sé; il desiderio di radunare i
discepoli nell’unità della comunione fraterna»
(Costituzioni della Società di San Francesco di Sales 11)297
EPILOGO
PREGHIERA A DON BOSCO
Padre e Maestro della gioventù,
San Giovanni Bosco,
docile ai doni dello Spirito e aperto alle realtà del tuo tempo
sei stato per i giovani, soprattutto per i piccoli e i poveri,
segno dell’amore e della predilezione di Dio.
Sii nostra guida nel cammino di amicizia con il Signore Gesù,
in modo che scopriamo in Lui e nel suo Vangelo
il senso della nostra vita
e la fonte della vera felicità.
Aiutaci a rispondere con generosità
alla vocazione che abbiamo ricevuta da Dio,
per essere nella vita quotidiana
costruttori di comunione,
e collaborare con entusiasmo,
in comunione con tutta la Chiesa,
all’edifi cazione della civiltà dell’amore.
Ottienici la grazia della perseveranza
nel vivere una misura alta di vita cristiana,
secondo lo spirito delle beatitudini;
e fa’ che, guidati da Maria Ausiliatrice,
possiamo trovarci un giorno con te
nella grande famiglia del cielo. Amen
297298
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
COMMENTO DELLE ILLUSTRAZIONI
ICONA 1
Alla scena di Gesù con gli apostoli, subentra la scena di Gesù con
le folle: la vita è fatta di incontri. Il Signore si pone davanti a noi
come un pastore. Qui, un giovane, in una missione salesiana.
Questa pecora ha trovato qualcuno che non la disprezza. Un
invito:  stare  con  Gesù,  per  attingere  da  lui  l’amore  di  Dio,
la sua compassione. Bella questa parola, come un miracolo,
come fi lo conduttore. Ciò che offre alla gente è per prima cosa
la  compassione.  Il  suo  sguardo  va  a  cogliere  la  stanchezza,  gli
smarrimenti, la fatica dei suoi (il gregge sotto). La sua vita donata per
il bene del gregge, le sue parole pronunciate per accompagnare. Per lui
prima di tutto c’è la persona, la salute profonda del cuore. La prima cosa
che i discepoli imparano da Gesù è quella di commuoversi semplicemente,
divinamente. La commozione profonda del cuore: un sentimento divino e
profondamente salesiano! È la commozione la risposta giusta, non passa
mai, come le quattro stagioni (quattro alberi sotto). Abitiamo la vita e la
cultura dei giovani per non privare loro della nostra compassione.
ICONA 2
Gesù pregò per i suoi discepoli e per tutti coloro che avrebbero
creduto in lui, in ogni tempo e in ogni luogo (cielo stellato).
Egli  pregò  allora  anche  per  le  persone  del  nostro  tempo,
anche per i nostri giovani. Gente stanca nel deserto, che ha
camminato  sotto  il  sole,  senza  orientamento,  con  la  faccia
bruciata dalla fatica, dal dolore, dalla stanchezza... Gente che
lo cerca perché desidera ascoltarlo. Giovani in cerca del riposo
vero,  che  hanno  bisogno  di  parole  di  salvezza,  parole  eterne,
parole che rimangono.. camminano verso il Signore (il calice, tra la terra
e il cielo). Le mani di Dio si allargano per radunare e accarezzare i fi gli
dispersi. Spetta a noi sostenerne la speranza, facendo in modo che essi
possano fare esperienza della provvidenziale azione di Dio. Egli è un vento
di comunione che ci sospinge gli uni verso gli altri.299
EPILOGO
ICONA 3
Gesù  attraversa  il  paese  dei  samaritani,  forestiero  in  mezzo
a  gente  d’altra  tradizione  e  religione.  In  questo  suo  andare
libero fa nascere la sete e lui stesso offre la caraffa d’acqua.
Gesù  raggiunge  la  sete  profonda  di  quella  donna  offrendo
un  «di  più»  di  bellezza,  di  bontà,  di  vita,  di  primavera:  «Ti
darò un’acqua che diventa sorgente che zampilla». In realtà,
Dio è Fonte inesauribile della vita fresca dall’inizio dei tempi, da
quando sono stati creati le specie terrestri (cervo), il mare (pesce)
e  l’aria  (uccello).  Gesù  dona  alla  samaritana  di  ricongiungersi  alla  sua
sorgente e di diventare lei stessa sorgente. Un’immagine bellissima. La
donna di Samaria di occhi chiari, lieti, sereni e pieni di bontà. Non placherà
la sua sete bevendo a sazietà, ma placando la sete d’altri; si illuminerà
illuminando  altri,  riceverà  gioia  donando  gioia.  Diventare  sorgente,
bellissimo  progetto  di  vita  per  ogni  evangelizzatore:  far  sgorgare  e
diffondere speranza, accoglienza, amore.
ICONA 4
Nessuna  parola  come  il  termine  «vita»  riesce  in  ogni  lingua  a
riassumere  in  maniera  pregnante  ciò  a  cui  l’essere  umano
massimamente  aspira.  «Vita»  indica  la  somma  dei  beni
desiderati ed al tempo stesso ciò che li rende possibili, acquisibili,
duraturi. La storia dei giovani non è forse segnata dalla ricerca
di qualcosa o qualcuno che sia in grado di assicurargli la vita?
Ma, quale vita? La vita “in abbondanza” di Dio, che sorpassa
tutte le aspirazioni che possono nascere nel cuore umano, come
il tramonto illumina i campi. La vita è un posto fra le mani di Dio, come i
passeri che hanno il nido tra i rami fi oriti dell’albero. La vita nuova si irradia
ad ogni ambito dell’esperienza umana dei giovani: in famiglia, a scuola,
nel lavoro, nelle attività di ogni giorno e nel tempo libero. Essa comincia
a fi orire qui, ora. Segno della sua presenza e della sua crescita è la carità
pastorale. Una schiera numerosa di educatori salesiani, nella quotidianità
della vita, si spendono con generosità, con creatività e con competenza a
favore della vita delle nuove generazioni.300
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
ICONA 5
Gesù  si  affi  anca  ai  due  discepoli  sconsolati  di  Emmaus  lungo
il cammino. Riconosce i suoi fi gli in ogni angolo del mondo.
Li  accompagna,  “cammina  al  loro  fi  anco”…  Il  Signore  ci
raggiunge  nella  nostra  vicenda  quotidiana  di  viandanti.
E cambia il cuore, gli occhi e il cammino di ciascuno. Sullo
fondo,  Don  Bosco:  quanti  gustarono  la  ricchezza  di  un
incontro capace di sconvolgere la vita! Il Signore chiede anche
a noi educatori salesiani il coraggio di metterci in cammino, farci
compagni di viaggio, non solo del viaggio esteriore (seduti nel cammino),
ma anche del viaggio interiore (ascolto). Ogni presenza salesiana incrocia
la strada dei giovani del mondo, sogna di fare della casa salesiana una
famiglia per loro. Perciò ci vuole una Comunità Educativo-Pastorale che
chiama ciascuno per nome, che si misura dalla qualità dei rapporti umani
che si sono instaurati.
ICONA 6
Cristo ha indossato i nostri vestiti: il dolore e la gioia dell’essere
uomo, la fame, la sete, la stanchezza, le speranze e le delusioni,
tutte  le  nostre  angustie  fi  no alla  morte.  E  ha  dato  a  noi  i
suoi  “vestiti”,  il  dono  del  nuovo  essere:  “Rivestire  l’uomo
nuovo, creato secondo Dio”. Prima di essere una decisione,
la realizzazione dell’uomo nuovo è opera di Dio. Ma ci vuole
un  impegno  progettuale  per  la  trasmissione  di  una  fede  viva.
Il  Progetto  Educativo-Pastorale  è  solo  uno  strumento  pastorale  e
risponde  ai  due  grandi  obiettivi  (umanizzare  ed  educare  i  giovani  alla
fede) mediante le quattro dimensioni che integrano e arricchiscono tutta
la persona,  che  la  fanno  rinascere  dal di dentro, come la corolla con i
petali forma un unico fi ore. Ogni giovane (di ogni età e condizione) ha
dentro di sé un tesoro di luce, un sole interiore, che è la nostra immagine
e somiglianza con Dio. La Pastorale Giovanile Salesiana altro non è che la
gioia (bello il sorriso dei ragazzi !) di liberare tutta la luce del Risorto.301
EPILOGO
ICONA 7
«Io  ho  scelto  voi».  E  questa  chiamata  è  precisamente  ciò  che
garantisce  la  nostra  effi  cacia  apostolica,  la  fecondità  del
nostro servizio. Siamo dei contadini pazienti e fi duciosi, ma
dobbiamo  esaminare  dove  e  come  portiamo  frutto.  Dio  si
prende  cura  come  nessun  altro  di  questo  campo  seminato,
di questo piccolo orto che sono le nostre opere: lavora, pota,
sentiamo le sue mani su di noi ogni giorno. Lo sguardo è sulla
fecondità, non dare vita è già morire. L’albero delle nostre opere
apostoliche si rinnova, moltiplica la vita. Il seme va dove soffi a il vento,
lontano dal clamore e dal rumore, si pianta nei solchi della storia e dei
popoli. Nascono nuove presenze educative e pastorali perché la missione
salesiana contiene molte più energie di quanto sembri, molta più luce e
germi divini. Tutto un vulcano di vita: la gemma si muta in fi ore, il fi ore in
frutto, il frutto in seme.
ICONA 8
«Come  colui  che  serve».  Servire:  verbo  dolce  ed  impegnativo
insieme. In questi versetti troviamo l’immagine autentica, reale
e  concreta  dell’animazione  e  il  coordinamento  dell’azione
pastorale.  La  corresponsabilità  dà  forma  concreta  alla
comunione,  comporta  allenare  il  discernimento  spirituale,
l’ascolto  reciproco,  la  condivisione,  la  mutua  testimonianza,
fi  no a  maturare,  secondo  la  responsabilità  di  ciascuno,  una
proposta coordinata e organica. L’azione educativo-pastorale non
è fatta di interventi sconnessi, ma il tutto rientra in un piano condiviso, in
scelte e percorsi formativi adeguati. La Pastorale Giovanile Salesiana mette
in campo tutte le energie, accompagna con i suoi dinamismi le modalità
di animazione.302
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
GLOSSARIO
AMBIENTE  PASTORALE  o  SETTORE  DI  ATTIVITÀ:  si  riferisce  alle
strutture educative e pastorali in cui si svolge la missione salesiana secondo
una specifi ca proposta educativo-pastorale. Ognuno di essi, a modo proprio,
crea  un’atmosfera  e  attua  uno  stile  di  rapporti  all’interno  della  Comunità
Educativo-Pastorale. Sono: l’Oratorio-Centro Giovanile; la scuola e il Centro
di  Formazione  Professionale  (eventualmente  il  Centro  di  formazione  Pre-
professionali ed il convitto scolastico); le istituzioni d’educazione superiore
(eventualmente  i  centri  accademici,  i  collegi  e  le  residenze  per  giovani
universitari); la parrocchia e il santuario affi dati ai salesiani (eventualmente
le chiese pubbliche); le opere – servizi sociali per giovani a rischio. Un’opera
salesiana può comprendere più ambienti che si completano a vicenda per
meglio esprimere la missione salesiana.
SETTORE D’ANIMAZIONE PASTORALE: si riferisce alle  molteplici attività
o  ambiti  educativo-pastorali,  presenti  trasversalmente  nelle  opere  e  negli
ambienti tradizionali segnalati sopra. In sintesi, possiamo segnalare: l’animazione
delle vocazioni apostoliche; l’animazione missionaria e del volontariato nelle
sue diverse forme; le proposte di pastorale giovanile rilevanti che riguardano
la comunicazione sociale. Inoltre, la missione salesiana si svolge anche entro
alcune altre realtà signifi cative come il Movimento Giovanile Salesiano e i diversi
campi d’azione specializzati a livello locale o ispettoriale come viene espresso
nel capitolo VI: i servizi di formazione cristiana e di animazione spirituale o le
associazioni e servizi di animazione nel campo del tempo libero.
SETTORE D’ANIMAZIONE ISPETTORIALE: è il campo o area dell’azione
di una ispettoria e opera. Quelli fondamentali nell’ispettorie sono: Pastorale,
Formazione, Famiglia Salesiana, Economia, Comunicazione Sociale. A questi
si aggiungono le diverse aree in cui ciascuno di essi si esprime.
COMUNITÀ  EDUCATIVO-PASTORALE  (CEP)  (cfr.  Cost.  47;  CG24,
nn.149-179): è la forma salesiana d’animazione di ogni realtà educativa intesa
alla realizzazione della missione di Don Bosco. Non è una nuova struttura che
si aggiunge agli altri organismi di gestione e di partecipazione esistenti nelle
diverse opere o ambienti pastorali e non è neanche soltanto un’organizzazione
di lavoro o una tecnica di partecipazione. È l’insieme di persone (giovani e
adulti, genitori ed educatori, religiosi e laici, rappresentanti di altre istituzioni
ecclesiali e civili e appartenenti anche ad altre religioni, uomini e donne di 303
EPILOGO
buona volontà) che operano insieme per l’educazione e l’evangelizzazione dei
giovani, specialmente i più poveri secondo lo stile di Don Bosco. Tale insieme
è a cerchi concentrici, in base al grado di condivisione delle responsabilità dei
singoli nella missione.
CONSIGLIO DELL’OPERA: raduna la comunità religiosa (o almeno la sua
espressione di governo: direttore e consiglio locale) e i principali corresponsabili
degli ambienti o settori di attività. Animati dallo stesso carisma e partecipi
dell’unica missione si fanno carico di rendere presente in un territorio il dono e
il servizio del carisma salesiano nella sua signifi catività; condividono in solido le
varie responsabilità che derivano dalla gestione di tutti gli ambienti di un’opera;
si ritrovano non soltanto per organizzare, decidere, governare, ma anche per
formarsi e per costruire cammini di rifl essione.
CONSIGLIO DELLA CEP (cfr. CG24, nn.160-161; 171-172) è l’organismo che
anima e coordina l’attuazione del Progetto Educativo-Pastorale. La sua funzione
è favorire il coordinamento e la corresponsabilità di tutti al servizio dell’unità del
progetto pastorale dell’opera salesiana, o delle CEP dei diversi ambienti nelle
opere complesse. Se esiste una sola CEP, allora esiste un solo consiglio della CEP
che coincide con il Consiglio dell’opera. Se invece esistono tante CEP quanti
gli ambienti dell’opera, ognuno di essi ha il proprio consiglio, mentre esiste il
consiglio dell’opera è costituito dai rappresentanti dei consigli delle diverse CEP.
CONSIGLIO DELLA COMUNITÀ o CONSIGLIO LOCALE o CONSIGLIO
DELLA CASA (cfr. Cost. 178): composto da confratelli della comunità con
il compito di collaborare nell’animazione e nel governo con il direttore che lo
convoca e lo presiede. Spetta all’Ispettore con il consenso del suo Consiglio,
udito il parere della comunità locale, determinare quali settori delle attività
della comunità devono essere rappresentati nel Consiglio.
DIRETTORIO ISPETTORIALE  (cfr.  Cost.  171):  testo  normativo  affi dato
nella sua formazione e revisione al Capitolo Ispettoriale. Scopo prioritario di
questo regolamento, attraverso le sue norme particolari, è quello di promuovere
e garantire il carisma e la salesianità di ogni singola opera all’interno della
comunità ispettoriale.
DICASTERO (cfr. Cost. 133; Reg. 107): I Dicasteri sono dei raggruppamenti di
servizi di animazione di ciascuno dei settori in cui è suddivisa l’amministrazione
della  Direzione  Generale  Opere  Don  Bosco.  Ogni  Dicastero  è  sotto  la
responsabilità di un Consigliere che funge da capo Dicastero. 304
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
MOVIMENTO GIOVANILE SALESIANO (MGS): è costituito da gruppi e
associazioni che si riconoscono nella spiritualità e nella pedagogia salesiana,
alla  scuola  di  don  Bosco  e  di  madre  Mazzarello.  Mantenendo  la  propria
organizzazione operativa, assicurano nella pluralità una presenza educativa di
qualità, specialmente nei nuovi spazi di socializzazione dei giovani. Movimento
“di giovani per i giovani”, defi nito dal riferimento alla comune spiritualità e
dalla comunicazione tra i gruppi che assicura la circolazione di messaggi e
valori, l’MGS unisce giovani molto diversi tra loro, da quelli più lontani per i quali
la spiritualità è un richiamo appena in germe, a quelli che in modo esplicito e
consapevole fanno propria la proposta e l’impegno apostolico salesiani.
NUCLEO ANIMATORE: È un gruppo di persone che si identifi ca con la
missione, il sistema educativo e la spiritualità salesiana e assume solidalmente
il compito di convocare, motivare, coinvolgere tutti coloro che si interessano
di  una  opera,  per  formare  con  essi  la  comunità  educativa  e  realizzare  un
progetto di evangelizzazione ed educazione dei giovani. La comunità religiosa,
punto di riferimento carismatico (cfr. CG25, nn.78-81), non esaurisce il nucleo
animatore ma è una delle parti integranti; in fatti, questo deve essere capace
di allargarsi verso l’esterno, coinvolgendo in forme e modi diversi tutti quelli
che desiderano impegnarsi nell’opera salesiana. Tale nucleo animatore, non
essendo  una  “struttura  di  governo”,  è  unico  per  l’intera  opera,  ma  può
coincidere con il Consiglio dell’Opera o/e il Consiglio della CEP, a seconda
della complessità dell’opera e dei diversi ambienti.
PROGETTO  EDUCATIVO-PASTORALE  SALESIANO  (PEPS)  (cfr.
CG24, nn. 5.42): È il piano generale di intervento che guida la realizzazione del
cammino educativo-pastorale in un contesto ispettoriale e locale determinato
e orienta ogni iniziativa e risorsa verso la realizzazione propria della missione
salesiana.  Ha  una  durata  “a  lungo  o  medio  termine”(per  3–5  anni),  in
riferimento alla situazione in cui è presente l’Ispettoria o l’opera salesiana.
Obiettivo  del  PEPS,  quindi,  non  è  soltanto  la  defi nizione  dei  contenuti
riguardanti i vari ambienti pastorali a livello ispettoriale e locale, ma anche
la defi nizione delle dimensioni con cui i vari PEPS degli ambienti vengono
costruiti. La formulazione del PEPS, e di conseguenza dei PEPS degli ambienti,
ha in primo luogo l’obiettivo di essere sostegno alla programmazione della
missione della intera CEP ispettoriale o locale.
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO ISPETTORIALE
(PEPS  Ispettoriale):  defi nisce  il  processo  dell’Ispettoria  ed  indica  gli
obiettivi,  le  strategie  e  le  linee  d’azione  educativo-pastorale  comuni  che 305
EPILOGO
orientano l’azione pastorale di tutte le opere, ambienti e settori d’animazione
pastorale. Serve come punto di riferimento per la loro programmazione e
come verifi ca educativo-pastorale durante questo periodo.
PROGETTO  EDUCATIVO-PASTORALE  SALESIANO  di  OGNI
OPERA o AMBIENTE LOCALE: applica alla realtà locale le linee del PEPS
ispettoriale. È il progetto direttamente operativo in ogni opera (con un solo
ambiente) e di ogni ambiente (in un’opera complessa). In quest’ultimo caso,
il PEPS delle opere salesiane che si presentano con due o più ambienti diventa
uno strumento importante per la convergenza e unità negli obiettivi e nelle
linee di azione comuni dell’opera. Risponde a due aspetti fondamentali: il
coordinamento di tutti gli ambienti e settori d’animazione pastorale dell’opera,
con  la  serie  conseguente  di  criteri,  opzioni  metodologiche,  orientamenti
organizzativi e strutturali; la convocazione, la costituzione, la formazione e il
funzionamento delle CEP dell’opera e degli ambienti.
PROGRAMMAZIONE DI ANIMAZIONE ISPETTORIALE: l’applicazione
annuale  del  PEPS  ispettoriale,  elaborato  annualmente  dal  Consiglio
Ispettoriale, con la collaborazione delle opere. Serve di riferimento ispettoriale
per la elaborazione della programmazione annuale generale dell’opere.
PROGRAMMAZIONE GENERALE DELL’OPERA: l’applicazione annuale
del PEPS della opera (o eventualmente, dei singoli PEPS dei diversi ambienti e
dei settori d’animazione pastorale dell’opera). Lo elabora il Consiglio dell’Opera,
con la collaborazione dei consigli delle CEP dei vari ambienti pastorali.
PROGETTO ORGANICO ISPETTORIALE (POI): è un piano strategico di
animazione e di governo che regola lo sviluppo e la continuità delle decisioni
dell’Ispettoria (cfr. CG25, nn.82-84). È uno strumento pratico che ha lo scopo
di coordinare ad un fi ne le risorse educative e pastorali presenti nell’Ispettoria.
Inoltre,  é  punto  di  riferimento  per  tutti  i  progetti  e  programmazioni  delle
comunità ed opere.
“QUADRO  DI  RIFERIMENTO”  PER  LA  PASTORALE  GIOVANILE
SALESIANA: è uno strumento (con le ispirazioni di fondo e gli orientamenti
di azione) offerto dal Dicastero per la Pastorale Giovanile per illuminare e
orientare il cammino pastorale di ogni CEP Ispettoriale e locale; per guidare
l’azione pastorale di ogni delegato ispettoriale e locale di Pastorale Giovanile
e delle loro équipes; per contribuire alla formazione di tutti coloro - salesiani,
educatori ed educatrici - che sono corresponsabili della missione salesiana. 306
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
Presentazione .................................................................................................................. 8
Premessa alla terza edizione .................................................................................... 10
Documentazione.......................................................................................................... 13
PARTE PRIMA
Capitolo I
ABITARE LA VITA E LA CULTURA DEI GIOVANI DI OGGI
1. «Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare» ......................................... 24
2. Simpatia e volontà di contatto con i giovani ............................................ 25
3. Un discernimento di educatori e di credenti ............................................ 27
4. Comunione nell’amore con gli altri ............................................................. 29
5. La Pastorale Giovanile Salesiana esprime la missione salesiana .......... 30
6. Moltiplicare e qualifi care i luoghi di incontro con i giovani ................. 34
7. Duplice fedeltà ................................................................................................... 35
Capitolo II
DAL CRISTO EVANGELIZZATORE ALLA CHIESA EVANGELIZZATRICE
1. Gesù Cristo, Buon Pastore, manifestazione piena dell’Amore di Dio .....  42
2. Gesù ci rivela il Mistero di Dio, Comunità di Amore ................................... 44
3. La Chiesa, chiamata a continuare la missione di Gesù .............................. 45
4. La missione salesiana ......................................................................................... 46
5. Maria, Madre e Maestra ................................................................................... 47
Capitolo III
EVANGELIZZARE ED EDUCARE: LA NOSTRA IDENTITÀ APOSTOLICA
1. La vita in pienezza e la felicità dell’essere umano .....................................  52
2. Orientato a Cristo, uomo perfetto..................................................................... 54
2.1. Integrare l’amore per la vita e l’incontro con Gesù Cristo  ........... 54
2.2. L’originalità e l’audacia dell’arte educativa di Don Bosco ............  57
3. Evangelizzare ed educare secondo un progetto
di promozione integrale ..............................................................................................  57
3.1. L’orizzonte di comprensione della evangelizzazione ......................  57
INDICE307
3.2. Il rapporto dell’azione educativa con l’azione evangelizzatrice .......  59
a) I risvolti educativi dell’ antropologia cristiana
b) Il Vangelo, ispirazione radicale
c) Buona notizia nella varietà delle culture e tradizioni religiose
4. La scelta di campo apostolica .............................................................................  64
4.1. I giovani, specialmente i più poveri, sono la nostra scelta
determinante ..............................................................................................................  64
a) Un amore costante e forte verso i più poveri
b) La povertà compromette le riserve educative e la crescita dei giovani
4.2. L’umanizzazione e l’evangelizzazione della cultura ........................  67
a) Fedeltà al Vangelo e fedeltà alla cultura
b) Le sfi de della cultura attraversano tutte le esperienze pastorali
PARTE SECONDA
Capitolo IV
IL SISTEMA PREVENTIVO: UNA ESPERIENZA SPIRITUALE ED EDUCATIVA
1. La missione salesiana è illuminata dalla prassi di Don Bosco ...............  78
1.1. Lo spirito salesiano si ispira allo stile del Buon Pastore ..................  78
1.2. L’incarnazione dello «spirito salesiano» è il Sistema Preventivo ......  79
a) L’attuazione (l’attualità) pastorale-spirituale-pedagogica di Don Bosco
b) Il principio ispiratore è la carità pastorale
c) Il Sistema Preventivo coinvolge l’educatore
e la comunità da cui fa parte
2. Il Sistema Preventivo come spinta pastorale.................................................  82
2.1. Un progetto educativo integrale ............................................................... 82
2.2. La duplice valenza dell’educazione preventiva ..................................  83
a) Il Sistema Preventivo nelle situazioni di disagio e recupero
b) L’arte di educare in positivo
3. Il Sistema Preventivo come proposta si spiritualità ....................................  89
3.1. La spiritualità è prima di tutto vita nello Spirito ................................  91
a) Il primato della gratuità di Dio
b) L’incontro con Cristo
c) La vita nello Spirito Santo
INDICE308
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
3.2. Una proposta originale di vita cristiana:
Spiritualità Giovanile Salesiana .........................................................................  92
a) La spiritualità salesiana, espressione concreta della carità pastorale
b) Programma e cammino della Spiritualità Giovanile Salesiana
c) Progettare itinerari di educazione alla fede
Capitolo V
COMUNITÀ EDUCATIVO-PASTORALE: FARE DELLA CASA
UNA FAMIGLIA PER I GIOVANI
1. Pastorale Giovanile Salesiana: un’esperienza comunitaria ..................  108
1.1. L’esperienza comunitaria nello spirito salesiano e nella missione .  108
a) Una comunione al servizio d’una stessa missione
b) La forma salesiana di essere presenti tra i giovani
c) La CEP coinvolge molte persone intorno al
Progetto Educativo-Pastorale Salesiano
d) La CEP e la famiglia
e) La CEP, come esperienza signifi cativa di Chiesa nel territorio
1.2. L’animazione della CEP ...............................................................................  114
a) Accompagnamento di ambiente
b) Accompagnamento di gruppo
c) Accompagnamento personale
1.3. Un servizio specifi co di animazione: il nucleo animatore ...........  117
a) Un gruppo di persone in reciproco arricchimento
b) Nuovi modelli organizzativi
2. Il cuore dell’educatore salesiano ......................................................................  119
2.1. L’indispensabile «interiorità apostolica» .............................................  119
a) Entrare più profondamente nel Vangelo
b) La prima forma di evangelizzazione è la testimonianza
2.2. La identità carismatica salesiana ............................................................  121
2.3. Nella via dell’educazione privilegia lo stile dell’animazione ......  122
a) Privilegiare nelle persone i processi di personalizzazione e di crescita
b) La presenza attiva degli educatori tra i giovani309
2.4. Intelligenza pastorale per dinamizzare il PEPS .................................  124
a) Leggere «educativamente» l’attuale condizione giovanile
b) L’impegno paziente di adattamento e di formazione
3. Il Sistema Preventivo come pedagogia pratica:
lo stile educativo salesiano .......................................................................................  126
3.1. L’Oratorio di Don Bosco, criterio delle nostre attività e opere ..  126
a) Il “criterio oratoriano”, ispirazione e paradigma per le nostre
attività ed opere
b) Indicatori generali per il discernimento e il rinnovamento
3.2. Modalità di convivenza e comunione dello “stile salesiano” ...  128
a) Casa che accoglie (esperienza di “spirito di famiglia”)
b) Parrocchia che evangelizza (il vissuto religioso e la pedagogia
degli itinerari)
c) Scuola che avvia alla vita (la crescita integrale attraverso
l’educazione)
d) Cortile per incontrarsi tra amici e vivere in allegria (la pedagogia
della gioia e della festa)
Capitolo VI
PROGETTO EDUCATIVO-PASTORALE SALESIANO:
STRUMENTO OPERATIVO
1. Una mentalità progettuale .................................................................................  136
2. Il Progetto Educativo-Pastorale Salesiano ....................................................  137
2.1. PEPS come progetto apostolico salesiano  ........................................  137
a) Il PEPS è la mediazione storica e lo strumento operativo
b) Caratteristiche fondamentali
2.2. PEPS come processo dinamico ed integrale .....................................  140
a) La comprensione articolata della Pastorale Giovanile Salesiana
b) Il senso delle quattro dimensioni
2.3. Specifi cità di ogni dimensione e le scelte necessarie ....................  142
a) Dimensione dell’educazione alla fede
b) Dimensione educativo-culturale
c) Dimensione dell’esperienza associativa
d) Dimensione vocazionale
INDICE310
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
2.4. Scelte trasversali della Pastorale Giovanile Salesiana ....................  155
a) L’animazione delle vocazioni apostoliche
b) L’animazione missionaria e del volontariato nelle sue diverse forme
c) La Comunicazione Sociale
2.5. Il Movimento Giovanile Salesiano .........................................................  165
a) Identità e natura del MGS
b) Campi di azione privilegiati del MGS
c) Funzionamento e visibilità del MGS
PARTE TERZA
Capitolo VII
ATTIVITÀ E OPERE DELLA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
1. Una pastorale organica: unità nella diversità .............................................  176
2. I diversi ambienti ed attività ...............................................................................  177
2.1. L’Oratorio-Centro Giovanile .....................................................................  177
2.1.1. L’originalità dell’Oratorio salesiano
2.1.2. La Comunità Educativo–Pastorale dell’Oratorio–Centro Giovanile
a) L’importanza della CEP dell’Oratorio-Centro Giovanile
b) I soggetti della CEP dell’Oratorio-Centro Giovanile
2.1.3. La proposta educativo–pastorale dell’Oratorio-Centro Giovanile
a) Un processo di evangelizzazione
b) Un’educazione in stile salesiano
c) Un’educazione che s’inserisce nella società per trasformarla
d) Un’esperienza per la maturazione vocazionale
2.1.4. L’animazione pastorale organica dell’Oratorio–Centro Giovanile
a) Principali interventi della proposta
b) Le strutture di partecipazione e di responsabilità
2.2. La scuola e il Centro di Formazione Professionale salesiani ......  189
2.2.1. L’originalità della scuola e del Centro di Formazione
Professionale salesiani
2.2.2. La Comunità Educativo-Pastorale della scuola/CFP salesiani
a) L’importanza della CEP della scuola/CFP salesiani
b) I soggetti della CEP della scuola/CFP salesiani
2.2.3. La proposta educativo-pastorale della scuola/CFP salesiani
a) L’ispirazione ai valori evangelici e la proposta fede
b) L’educazione effi ciente e qualifi cata311
c) La pedagogia salesiana
d) La funzione sociale e l’attenzione ai più bisognosi
2.2.4. La animazione pastorale organica della scuola/CFP salesiani
a) Principali interventi della proposta
b) Le strutture di partecipazione e di responsabilità
2.3. La presenza Salesiana nell’Educazione Superiore ..........................  204
2.3.1. L’originalità della presenza dei salesiani
nell’Educazione Superiore
2.3.2. Le istituzioni Salesiane di Educazione Superiore
a) La Comunità accademica delle Istituzioni Salesiane di
Educazione Superiore
b) Il Progetto Istituzionale
c) La proposta educativo-pastorale
d) L’animazione pastorale organica delle Istituzioni Salesiane di
Educazione Superiore
2.3.3. Strutture di accoglienza per studenti universitari
a) La Comunità Educativo-Pastorale delle strutture d’accoglienza
di studenti universitari
b) La proposta educativo-pastorale nei collegi e nelle residenze
universitarie
c) L’animazione pastorale organica nei collegi e nelle residenze
universitarie
2.4. La parrocchia e il santuario affi dati ai salesiani  ..............................  220
2.4.1. L’originalità della parrocchia e santuario affi dati ai salesiani
2.4.2. La Comunità Educativo-Pastorale della parrocchia e del
santuario affi dati ai salesiani
a) L’importanza della CEP della parrocchia e santuario affi dati ai
salesiani
b) I soggetti della CEP della parrocchia e del santuario affi dati ai
salesiani
2.4.3. La proposta educativo–pastorale della parrocchia e del
santuario affi dati ai salesiani
a) Un centro di evangelizzazione ed educazione alla fede
b) Una presenza della Chiesa aperta e inserita nel territorio
c) Una comunità dallo sguardo missionario
d) Un’opzione chiara per i giovani e per le classi popolari
2.4.4. L’animazione pastorale organica della parrocchia e del
santuario affi dati ai salesiani
INDICE312
LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA
a) Principali interventi della proposta
b) Le strutture di partecipazione e di responsabilità
2.5. Le opere – servizi sociali per giovani a rischio ..................................  233
2.5.1. L’originalità delle opere e dei servizi per i giovani a rischio
2.5.2. La Comunità Educativo-Pastorale dell’opera sociale
a) L’importanza della CEP dell’opera sociale
b) I soggetti della CEP dell’opera sociale
2.5.3. La proposta educativo-pastorale dell’opera sociale
a) L’ispirazione evangelizzatrice
b) Una proposta educativa integrale ed organica
c) La scelta del criterio preventivo
d) La prospettiva sociale e politica
2.5.4. La animazione pastorale organica nell’opera sociale
a) Principali interventi della proposta
b) Le strutture di partecipazione e di responsabilità
2.6. Altri opere e servizi nei diversi ambienti .............................................  247
a) Esperienze o servizi di animazione ed orientamento vocazionale
b) Servizi specializzati di formazione cristiana e di animazione
spirituale
c) Servizi di animazione del Tempo Libero
Capitolo VIII
STRUTTURE E PROCESSI D’ANIMAZIONE DELLA PASTORALE
GIOVANILE SALESIANA
1. Una pastorale giovanile organica e articolata ...........................................  258
1.1. Progettazione e attuazione della pastorale giovanile ...................  258
a) A livello delle strutture di governo e di animazione ispettoriale
b) A livello di comunità e opere salesiane locali
1.2. Una particolare modalità di svolgimento dell’azione apostolica:
l’animazione pastorale .........................................................................................  261
a) Caratteristiche dell’animazione salesiana
b) Principi e criteri per l’animazione dei processi e delle strutture
2. L’animazione e il coordinamento locale .......................................................  265
2.1. Una comunità salesiana animatrice d’una opera salesiana .......  265
a) La comunità SDBb) Il Direttore SDB
c) Il Consiglio della comunità
d) Il consiglio della CEP e/o dell’opera
e) Il coordinatore locale della Pastorale Giovanile con un’équipe
f) Altri organismi e funzioni di animazione e governo nella CEP
2.2. Altri modelli d’animazione della CEP nelle opere salesiane ......  271
a) Opere salesiane gestite da laici con una presenza comunitaria
b) Opere gestite da laici all’interno del progetto ispettoriale salesiano
3. L’animazione e il coordinamento ispettoriale ............................................  272
3.1. L’Ispettore e il suo Consiglio ....................................................................  272
3.2. Il Delegato di Pastorale Giovanile ispettoriale e la sua équipe .......  273
a) Il Delegato di Pastorale Giovanile
b) L’équipe ispettoriale di Pastorale Giovanile
c) Gli incaricati ispettoriali di ambienti e settori d’animazione
pastorale e le loro équipes
4. L’animazione e il coordinamento interispettoriali ....................................  276
5. L’animazione e il coordinamento a livello mondiale ...............................  278
6. Pianifi cazione pastorale .......................................................................................  279
6.1. I diversi livelli di progettazione ispettoriale e locale.......................  279
6.2. Indicazione per defi nire i tipi di documenti da gestire .................  282
a) Il «Quadro di Riferimento» per la Pastorale Giovanile Salesiana
b) Il Progetto Organico Ispettoriale
c) Il Progetto Educativo-Pastorale Salesiano
d) I diversi livelli di concretezza del PEPS
6.3. Linee metodologiche per l’elaborazione e la verifi ca del PEPS .......  288
a) Le fasi dell’elaborazione di un PEPS: una proposta dinamica
b) Criteri fondamentali per l’elaborazione o rielaborazione del PEPS
Epilogo ..................................................................................................................................  297
Commento delle illustrazioni .................................................................................  298
Glossario ..............................................................................................................................  302