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Buonanotte dopo l'elezione

Buonanotte

 

Roma, 26 marzo 2014

Carissimi Confratelli,

vi ringrazio per la serenità e la comunione con cui è stato condotto anche questo processo di discernimento e di elezione per la nomina del Vicario del Rettor Maggiore, oltre quello realizzato precedentemente per l’elezione del Rettor Maggiore. Vi ringrazio pure della fiducia che con l’elezione mi avete accordato.

Avendo conosciuto in questi ultimi dodici anni la vita della Congregazione, le Ispettorie, i confratelli, specialmente i numerosi giovani confratelli sparsi in tutto il mondo, ed avendo vissuto all’interno del Consiglio generale, sono disponibile a offrire il mio servizio a tutti voi, specialmente al Rettor Maggiore don Angel secondo l’esperienza acquisita, le mie capacità e miei limiti. L’obbedienza vissuta in modo radicale è proprio la disponibilità a vivere non secondo i nostri progetti, ma secondo le situazioni che Dio ci fa incontrare.

1. Eredità

Mi piace prima di tutto guardare all’eredità, che il Rettor Maggiore don Pascual, il Vicario don Adriano e tutto il Consiglio generale con cui ho vissuto in questo dodici anni, lasciano a me e a tutti noi. E’ una eredità preziosa che affonda le sue radici nel Capitolo generale speciale e nelle figure di Don Egidio Viganò e di Don Juan Vecchi, Rettori Maggiori che, insieme a don Pascual, vengono dall’America. E’ una eredità su cui riflettere, a cui attingere, da accogliere e da far fruttificare ulteriormente.
Ringrazio specialmente don Pascual, per avermi sempre coinvolto in numerose esperienze e iniziative e proprio per questo per avermi dato la possibilità di imparare l’amore a don Bosco; lo ringrazio soprattutto per le sue grandi intuizioni carismatiche di cammini per i giovani, la vita Consacrata, la Famiglia salesiana e la Congregazione. Continuiamo a guardare “alla pietra da cui siamo stati tagliati” e al luogo, Valdocco, “dove tutti siamo nati”. Devo dire che tra i consiglieri oltre alla fraternità, ho trovato dei veri amici.

2. Ascolto e visione

Personalmente mi sento molto in sintonia che ciò che questa mattina il Rettor Maggiore don Angel ci ha proposto nell’omelia e che anche il CG27 ci indica come punto di partenza di ogni nostra comprensione delle situazioni e di ogni decisioni: l’ascolto. Nello stesso tempo mi ritrovo in ciò che ci dice Papa Francesco: “impariamo a vedere con gli occhi di Gesù”, perché “chi crede, vede”. Sento che devo imparare ancora di più, con il vostro aiuto, vicinanza e collaborazione, ad ascoltare e a vedere.

3. Guida carismatica

Oggi ai vari livelli siamo chiamati a una capacità di guida carismatica, a esercitare una leadership che sia mistica e profetica al servizio dei giovani. E’ difficile trovare le vie dell’esercizio di questo nuovo tipo di leadership; si tratta di una leadership che compete soprattutto al Rettor Maggiore don Angel. Come ho già detto questa mattina, il mio impegno fondamentale è quello di essere aiuto sincero e onesto, collaboratore leale e fedele del Rettor Maggiore don Angel, insieme a tutto il Consiglio.
E’ illuminante in questo mio compito la figura del Beato Michele Don Rua. Non per nulla don Adriano ha messo all’inizio del corridoio in cui si trova il suo ufficio un quadro di Don Rua, proprio per lasciarsi ispirare da lui. Sono grato a don Pascual per averci chiamati nell’anno 2010 a ricordare il centenario della morte di Don Rua e quindi a conoscere questa figura. Mi aiuterà nel mio compito ricordare ciò che don Rua ha fatto accanto a don Bosco, quando era il suo primo collaboratore.

4. Essere discepoli di Gesù

Don Rua mi aiuterà anche a tenere presente l’aiuto che dovrò dare alla crescita vocazionale di ogni confratello. Mi pace ricordare qui ciò che don Pascual scriveva nella sua lettera di indizione dell’anno centenario della morte di Don Rua: “Sull’esempio di Don Rua, discepolo fedele di Gesù sui passi di Don Bosco, ogni confratello è chiamato a riscoprire le vie per custodire la fedeltà alla vocazione consacrata. La nostra vocazione è un dono prezioso; essa però è “come un tesoro in vasi di creta”. La grandezza del dono ricevuto è minacciata spesso dalla fragilità della nostra risposta … Infatti, abbracciando la vita consacrata salesiana ci poniamo al seguito del Signore Gesù e diveniamo suoi autentici discepoli e suoi apostoli appassionati; tutto ciò esige da noi l’impegno di una convinta fedeltà vocazionale”
Continua ancora Don Pascual: “Quando Don Rua fu inviato a Mirabello per fondare una nuova casa, egli compendiò i consigli ricevuti da Don Bosco in una sola espressione: “A Mirabello cercherò di essere Don Bosco”. Come è importante che ciascuno di noi assuma questo stesso atteggiamento! Questo è infatti anche il progetto di vita, che troviamo espresso nelle nostre Costituzioni: essere Don Bosco oggi, là dove ci troviamo a vivere ed operare. Diventare Don Bosco, giorno dopo giorno, è esattamente ciò che ci indicano le Costituzioni. Sappiamo che dopo l’approvazione delle Costituzioni avvenuta il 3 aprile 1874, a causa della sua vita esemplare, Don Rua veniva chiamato la regola vivente”.

Concludo ricordando e ringraziando i confratelli e i direttori della comunità della casa generalizia e della comunità del Vaticano, verso i quali come Vicario ho una particolare responsabilità. Ringrazio specialmente i collaboratori che ho avuto in questi anno nel settore della formazione qui a Roma don Bernard Grogan, don Chrys Saldanha, don Santo Dal Ben e don Horacio Lopez, oltre tutti i coordinatori regionali, i Delegati ispettoriali per la formazione, i formatori e i formandi. Ringrazio i confratelli dell’UPS e delle comunità internazionali. Ringrazio tutti voi.

Buona notte
Don Francesco Cereda
Vicario del Rettor Maggiore