Dicasteri

Cagliero11 e Intenzione Missionaria Salesiana, Giugno 2025

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Cari amici,

Nella missione dei Salesiani la compassione e la misericordia non sono solo ideali, ma azioni vitali che modellano il nostro rapporto con Dio e con coloro a cui prestiamo servizio, poiché siamo chiamati a imitare il “Buon Pastore” Gesù alla maniera di Don Bosco. Viviamo la nostra vocazione con profonda empatia, comprensione e attenzione, poiché la compassione ci invita a stare accanto a coloro che sono meno privilegiati, specialmente i giovani, offrendo non solo aiuti materiali ma anche sostegno emotivo e spirituale.

La spiritualità salesiana ci insegna ad abbracciare la misericordia, come faceva Don Bosco, vedendo la dignità di ogni persona. Mentre rilanciamo il nostro impegno in questa missione, riflettiamo su come approfondire le nostre relazioni con coloro ai quali siamo inviati. Possiamo essere strumenti dell'amore di Dio, mostrando misericordia nelle nostre parole e azioni, e preghiamo di poter vivere le nostre relazioni con compassione e misericordia, riflettendo l'amore di Dio in tutto ciò che facciamo.

Don Jose Joseph SDB
Tesoriere, Economato Generale Salesiano

Essere una famiglia salesiana “in uscita”

Poco più di un mese fa ci ha lasciato Papa Francesco, il Papa della misericordia e della compassione. La sua vita, il suo magistero e il suo stile pastorale ci ricordano che la compassione non è un sentimento debole né un'emozione passeggera. Al contrario, la misericordia e la compassione sono attributi essenziali della Trinità e del cuore di Gesù di Nazareth. Sono l'anima viva della Chiesa missionaria.

La compassione, nelle parole di Francesco, è una forza trasformatrice che nasce dal cuore della Chiesa ed esprime la sua identità più profonda. Nell’Evangelii Gaudium, lo dice chiaramente:

La missione al cuore del popolo non è una parte della mia vita, o un ornamento che mi posso togliere, non è un’appendice, o un momento tra i tanti dell’esistenza. È qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi.” (EG 273). L'intenzione missionaria salesiana di questo mese, che ci invita a chiedere il dono della compassione e della misericordia nei nostri rapporti con coloro ai quali siamo inviati, assume un'urgenza rinnovata. Non si tratta semplicemente di fare del bene o di compiere un compito pastorale. Si tratta di lasciarci toccare, commuovere, plasmare e trasformare dal dolore degli altri. In un'omelia del 2015, il Papa diceva: “Oggi la Chiesa è madre, è nostra madre. È madre e cammina con noi, piange con noi... Una Chiesa che non piange è una Chiesa fredda, che non sente il dolore dei suoi figli. Una Chiesa che non piange non può essere madre”. Seguendo questo pensiero, potremmo dire con tutta chiarezza: una Congregazione Salesiana, un’Ispettoria, una comunità, un salesiano, un membro della Famiglia Salesiana che non sente il dolore dei giovani e non è capace di piangere con loro, non può chiamarsi madre, padre, fratello o amico. Infatti, la missione salesiana non nasce dai nostri piani strategici o dai progetti tecnico-pastorali, ma da un cuore sensibile come quello di Don Bosco, che, toccato dall'amore di Cristo, piange nella prigione della Generala e trasforma quelle lacrime in azione concreta, fondando l'oratorio salesiano come casa famiglia, scuola, chiesa e cortile che restituisce speranza e sorriso a coloro che sono dimenticati da questo mondo.

Oggi più che mai, siamo chiamati a lasciarci muovere da quella stessa compassione che ci spinge ad essere una Famiglia Salesiana “in uscita”, con le porte aperte a tutti. Francesco preferiva “una Chiesa ferita per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura” (EG 49). Che la misericordia e la compassione ci rendano presenza viva di tenerezza e giustizia, capaci di piangere, di amare e di agire con il cuore di Cristo, veri missionari alla maniera di Don Bosco.

Don Jorge Mario Crisafulli, nuovo Consigliere Generale per le Missioni

COREA: EQUILIBRIO TRA ESIGENZE CONTINGENTI E SPIRITO SALESIANO

Carissima Julie, questo mese preghiamo con la Chiesa affinché il mondo cresca nella compassione. In che modo voi, nella Procura Missionaria Salesiana della Corea, contribuite a questo impegno?

Il sostegno all’evangelizzazione dei benefattori fa parte della nostra missione. Ci sforziamo di condividere le notizie che arrivano dai campi di missione di tutto il mondo e di incoraggiare le persone a unirsi alla preghiera e alla carità. Ci proponiamo di evidenziare le storie di crescita nelle aree di missione, in modo che la compassione dei benefattori possa crescere non per pietà ma per un senso di solidarietà. Personalmente, amo ascoltare storie provenienti da vari contesti. Non perché io sia speciale, ma perché ho la fortuna di poterle incontrare in prima persona. Questo mi dà la responsabilità di dar loro forma e di condividerle in modo significativo. Inoltre, prestiamo molta attenzione alla selezione dei progetti da sostenere, assicurandoci che la buona volontà dei nostri benefattori possa sbocciare in un impatto proficuo. 

Sappiamo che nel vostro Paese sono attivi molti laici, ad esempio Salesiani Cooperatori ed Ex-allievi. Come funziona la collaborazione tra loro e i Salesiani SDB?

I Salesiani Cooperatori sono sempre i primi a farsi avanti quando c'è bisogno di un aiuto di emergenza. Durante crisi come la guerra in Ucraina e la situazione in Myanmar, hanno pregato e raccolto fondi con autentica preoccupazione, come se fossero stati colpiti loro stessi. Gli Ex-allievi della Scuola Tecnica Don Bosco (ora chiusa) e delle scuole superiori salesiane, che ora lavorano in un'ampia gamma di settori, forniscono un aiuto inestimabile e competenze laddove mancano. Cattolici o meno, tutti parlano con affetto del periodo trascorso con gli educatori salesiani, spesso ricordando quei giorni come se fossero tornati momentaneamente alla loro giovinezza. Mentre ci prepariamo alla GMG 2027, stiamo incoraggiando una partecipazione più attiva da parte dei giovani del MGS, dando loro l'opportunità di prendere l'iniziativa.

Julie, di cosa sei più felice ed orgogliosa nel tuo lavoro degli ultimi tempi?

Poiché non lavoro direttamente con i giovani, è facile cadere in una routine incentrata su numeri e processi. Per questo cerco di mantenere la mentalità salesiana e una prospettiva più ampia nel mio lavoro. Trovare un equilibrio tra le esigenze delle missioni e dei benefattori può essere faticoso, ma trovo incoraggiamento nel sapere che ho colleghi che condividono la stessa missione. L'anno scorso, durante una visita in Sud Sudan, un salesiano locale con cui avevo avuto una corrispondenza mi ha detto: “Julie è una donna grande”, dopo avermi visto cercare di capire il contesto completo. Era una frase così piccola, ma mi è rimasta impressa.