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Cagliero11 e preghiera di ottobre 2018

CAGLIERO11 e INTENZIONE MISSIONARIA SALESIANA - OTTORE

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INTENZIONE MISSIONARIA SALESIANA

Per i Salesiani e i consacrati della Famiglia Salesiana

Perché i consacrati della Famiglia Salesiana risveglino il loro fervore missionario e siano presenti tra i più poveri.

 

La Famiglia salesiana è composta da migliaia di consacrati, che sono un´opportunità e potenzialità per l´evangelizzazione. Preghiamo affinché, in tutti i continenti, sappiano vivere con passione la loro vacazione ed iradiare la gioia d´amore il Signore ed i più piccoli.


CAGLIERO11_118, OTTOBRE 2018

C arissimi, i nostri occhi e i nostri cuori missionari sono rivolti verso il Sinodo dei Vescovi, verso i giovani di tutto il mondo. Il Successore di Don Bosco è lì, partecipa a questa XV Assemblea Generale Ordinaria, e con lui, tutta la Congregazione vi è presente. Più che un tempo di attesa o di curiosità per le “novità” che ne possano emergere, per noi è già un tempo de “conversione pastorale e missionaria”. Tutta la “Evangelii Gaudium” di Papa Francesco, e anche l’Instrumentum Laboris di questo Sinodo (cf. IIIª parte) puntano su questa conversione, “che non può lasciare le cose come stanno” (EG 25).

L’originalità di questa trasformazione missionaria è che lo Spirito Santo, che “fa nuove tutte le cose”, vuole attuarla adesso attraverso i giovani, attraverso le loro voci: “vogliamo esprimere la nostra richiesta per una comunità trasparente, accogliente, onesta, attraente, comunicativa, accessibile, gioiosa e interattiva” (IL 67).

I giovani confratelli che ogni anno sono inviati ad gentes, ad exteros, ad vitam – e il Rettore Maggiore ha appena inviato 18 tirocinanti nella 149ª Spedizione Missionaria! – sono una voce chiara e potente che invita tutta la Congregazione a questa conversione missionaria. Coraggio!

D. Guillermo Basanes, SDB
Consigliere per le missioni

Insieme ai giovani, portiamo il Vangelo a tutti

Trasmettere la fede fino agli estremi confini della terra: anche voi, giovani, per il Battesi-mo siete membra vive della Chiesa, e insieme abbiamo la missione di portare il Vangelo a tutti. Voi state sbocciando alla vita. Crescere nella grazia della fede a noi trasmessa dai Sacramenti della Chiesa ci coinvolge in un flusso di gene-razioni di testimoni, dove la saggezza di chi ha esperienza diventa testimonianza e incoraggiamento per chi si apre al futu-ro. E la novità dei giovani diventa, a sua volta, sostegno e speranza per chi è vicino alla meta del suo cam-mino. Nella convivenza delle diverse età della vita, la missione della Chiesa costruisce ponti inter-generazionali, nei quali la fede in Dio e l’amore per il prossimo costituiscono fattori di unione profonda.

Questa trasmissione della fede, cuore della missione della Chiesa, avviene dunque per il “contagio” dell’ amore, dove la gioia e l’entusiasmo esprimono il ritrovato senso e la pienezza della vita. La propagazione della fede per attrazione esige cuori aperti, dilatati dall’amore. All’amore non è possibile porre limiti: forte come la morte è l’amore (cfr Ct 8,6). E tale espansione genera l’incontro, la testimonianza, l’annuncio; genera la condivisione nella carità con tutti coloro che, lontani dalla fede, si dimostrano ad essa indifferen-ti, a volte avversi e contrari. Ambienti umani, culturali e religiosi ancora estranei al Vangelo di Gesù e alla presenza sacramentale della Chiesa rappresentano le estreme periferie, gli “estremi confini della terra”, verso cui, fin dalla Pasqua di Gesù, i suoi discepoli missionari sono inviati, nella certezza di avere il loro Signore sempre con sé (cfr Mt 28,20; At 1,8). In questo consiste ciò che chiamiamo missio ad gentes. La periferia più desolata dell’umanità bisognosa di Cristo è l’indifferenza verso la fede o addirittura l’odio contro la pienezza divina della vita. Ogni povertà materiale e spirituale, ogni discriminazione di fratelli e sorelle è sempre conseguenza del rifiuto di Dio e del suo amore.

Gli estremi confini della terra, cari giovani, sono per voi oggi molto relativi e sempre facilmente “navigabili”. Il mondo digitale, le reti sociali che ci pervadono e attraversano, stemperano confini, cancel-lano margini e distanze, riducono le differenze. Sembra tutto a portata di mano, tutto così vicino ed imme-diato. Eppure senza il dono coinvolgente delle nostre vite, potremo avere miriadi di contatti ma non saremo mai immersi in una vera comunione di vita. La missione fino agli estremi confini della terra esige il dono di sé stessi nella vocazione donataci da Colui che ci ha posti su questa terra (cfr Lc 9,23-25). Oserei dire che, per un giovane che vuole seguire Cristo, l’essenziale è la ricerca e l’adesione alla propria vocazione.

Testimoniare l’amore: ringrazio tutte le realtà ecclesiali che vi permettono di incontrare personal-mente Cristo vivo nella sua Chiesa: le parrocchie, le associazioni, i movimenti, le comunità religiose, le svariate espressioni di servizio missionario. Tanti giovani trovano, nel volontariato missionario, una forma per servire i “più piccoli” (cfr Mt 25,40), promuovendo la dignità umana e testimoniando la gioia di amare e di essere cristiani. Queste esperienze ecclesiali fanno sì che la formazione di ognuno non sia soltanto preparazione per il proprio successo professionale, ma sviluppi e curi un dono del Signore per meglio servire gli altri. Queste forme lodevoli di servizio missionario temporaneo sono un inizio fecondo e, nel discernimento vocazionale, possono aiutarvi a decidere per il dono totale di voi stessi come missionari.

Mi farei mille volte missionario

Sono don Angelo Regazzo, 75 anni. In terza elementare, a 8 anni, dopo averci fatto vedere in un documentario missionario un negretto che mangiava un animaletto vivo (uno schifo unico!), la maestra ci domandò a bruciapelo: “Cosa possiamo fare per aiutare questo negretto?” Io risposi: “Possiamo raccogliere carta straccia e ferro vecchio, vendere e mandare il ricavato ai Missionari”. “Bravo Angelo! Però c’è un modo migliore ed è quello di ANDARE MISSIONARI”. Colpito e affondato! “Voglio farmi missionario!” mi dissi con fermezza, senza sapere cosa volesse dire lasciare la famiglia, la patria, essere sacerdote … Ai primi di settembre 2018 ho festeggiato con grande gioia 58 anni di Vita Missionaria. Se dovessi nascere mille volte, mille e una volta rifarei la stessa strada! E’ troppo bello donare la propria vita per i più emarginati!

A 17 anni salpai con la nave da Genova per la Thailandia. Ci fecero fare il Noviziato in foresta, preceduto da un Corso di Sopravvivenza in Giungla - alla … Rambo - perché eravamo circondati da belve feroci e serpenti velenosi. Le parti si invertirono e fui io, adesso, a mangiare animaletti crudi al posto di quel negretto … Le sfide più grandi? Imparare nuove lingue, far proprie differenti culture e la lontananza dalla patria. Rientrai in Italia per la prima volta dopo otto anni. Filosofia e studi inglesi a Hong Kong, Teologia a Cremisan, Israele, Ordinazione Sacerdotale in Italia e quindi di nuovo in Thailandia, ma ancora nessun “negretto” in vista! Finalmente passò per l’Oriente Don Egidio Viganò in cerca di ‘Volontari per il Progetto Africa’ e io alzai la mano: “Presente!”. Destinazione Makallè, Etiopia, da dove decollò il Progetto Africa nel 1975. Da qui in poi negretti da aiutare a volontà! Nel 1984/85 la grande fame nel Tigray con 1.4 milioni di morti. Cesare Bullo (Bud Spencer) ed io (Terrence Hill) dirigemmo le operazioni di soccorso. Nel 1996 fui mandato in Eritrea ad aprire una nuova presenza salesiana con una grande scuola tecnica a Dekemhare e una casa di studi ad Asmara. Dato il grande bisogno di acqua feci una quarantina di pozzi e alcune scuole prefabbricate per i villaggi attorno a Dekemhare. Nel 2008 fui espulso dall’Eritrea assieme ad altri 22 missionari, ritornai in Etiopia e mi presi cura dei ragazzi di strada di Addis Abeba, dove mi trovo tuttora.

Uno dei ragazzi di strada, musulmano - che aveva frequentato segretamente la scuola di catechismo presso i Padri della Consolata - invitò me e Don Dino alla cerimonia del suo Battesimo e subito dopo ci disse: “E ora voglio diventare Salesiano”. “Calma! Perché vuoi farti Salesiano?” gli chiesi a bruciapelo. “Dopo aver visto ciò che avete fatto per me, io voglio fare lo stesso per tanti altri miei amici sulla strada”. Provai una gioia indescrivibile! Son sicuro che un giorno questo ragazzo sarà il Direttore del Bosco Children Centre.

Hai sentito la Sua chiamata? Non perdere tempo! Seguilo e basta! Lui riempirà i vuoti della tua debolezza.

Don Angelo Regazzo
Missionario Italiano in Etiopia ed Eritrea

Testimonianza di santità missionaria salesiana

Don Pierluigi Cameroni SDB, Postulatore Generale per le Cause dei Santi

Del Servo di Dio don Elia Comini (1910-1944), ucciso dai nazisti per aver difeso e offerto la vita per la salvezza di alcune persone fatte prigioniere, così parla un allievo: “Era da noi tutti amato e stimato, sempre pronto ad aiutarci soprattutto spiritualmente: era per noi una «guida» sicura. Era deciso, esigeva ordine in tutto con severità ma non con durezza, con comprensione e disponibilità; il suo fisico imponeva rispetto, ma il suo volto, i suoi occhi davano confidenza e il suo cuore batteva all’ unisono con i nostri trepidanti. Durante la ricreazione era ovunque e ci si sentiva osservati e protetti; partecipava ai nostri giochi divenendo un compagno desiderato, che ci guidava e ci trascinava”.