Don Bosco

Sviluppo del carisma di don Bosco fino alla metà del secolo XX

Sviluppo del carisma di don Bosco fino alla metà del secolo XX
Congresso Internazionale di Storia Salesiana

Roma, Salesianum 19-23 novembre 2014

Presentazione delle finalità del Congresso
Grazia Loparco fma

 

Il Comitato preparatorio a questo Congresso ha convenuto sul suo titolo dopo vari incontri di discussione e chiarificazione. Può sorgere infatti la domanda: perché celebrare il bicentenario della nascita di don Bosco con un evento che intende scandagliare non la sua persona direttamente, ma quello che ha avuto origine da lui, ed è continuato dopo di lui? In realtà il percorso biografico di don Bosco interessa qui piuttosto marginalmente, resta sullo sfondo, per diversi motivi. Uno è che molto è stato scritto di lui e in rapporto al suo contesto. Non si vuol dire con ciò che l’approfondimento sia esaurito, tant’è vero che, tra l’altro, non è ancora conclusa l’edizione critica delle sue lettere. Di fronte a nuove domande poste alle fonti, tanti approcci potranno illustrare aspetti che interessano di lui, oggi e domani. Tuttavia in questa circostanza celebrativa un altro congresso sulla vicenda personale di don Bosco potrebbe diventare meno incisivo rispetto all’utilità di spingere lo sguardo oltre, nella storia e nella geografia, come egli stesso amava fare. Del resto con questa scelta ci si inserisce pienamente nella linea della storiografia salesiana che da almeno un quindicennio sta approfondendo l’Opera salesiana all’indomani della morte del fondatore. 
C’è una nascita anagrafica, il 16 agosto 1815, con una traiettoria che si chiude il 31 gennaio 1888; e c’è contemporaneamente l’origine di un carisma che da lui, specie come fondatore di una congregazione maschile, di una femminile e dell’associazione dei Cooperatori salesiani, inizia e dà loro vigoroso impulso alla diffusione in tutti i continenti.

Il 4 luglio 2011 l’allora Rettor Maggiore don Pascual Chávez V. in una lettera convocatoria esplicitava il tema del Congresso e il suo orizzonte: “Sviluppo del carisma di Don Bosco”. Notava che il termine “carisma” andrebbe assunto nel suo significato più ampio, non solo teologico, ma anche sociologico e culturale; e che esso andrebbe approfondito insieme all’espressione “sviluppo”. Tali chiarimenti, a suo dire, già illustrano che si tratta di un Congresso di carattere storico, dunque con contenuti trattati con metodologia storica, tanto più che si è scelto di affrontare il periodo tra la fase conclusiva della vita di don Bosco e l’inizio degli anni ’50, nei quali emergono cambiamenti sostanziali che si sarebbero rivelati pienamente nei decenni successivi.

L’attualità del carisma di Don Bosco, nell’indicazione di don Chávez, costituisce l’orizzonte del Congresso. Pertanto all’inizio è prevista la Presentazione attuale del carisma di Don Bosco; per il fatto che non si potrebbe comprenderne lo sviluppo senza una visione almeno rapida della sua presenza attuale nelle varie aree geografiche. Come dire che l’interesse storico viene sollecitato dalla considerazione del presente, che pone domande al passato al fine di una più profonda conoscenza di sé e della propria missione in contesto.

Alla fine del Congresso, nell’ultima mattinata, dopo una valutazione delle acquisizioni, si proporrà una riflessione del Futuro del carisma di Don Bosco a partire dal Concilio Vaticano II, per congiungere l’anello del passato, con il passato prossimo ineludibile per comprendere le scelte che hanno inciso nelle comunità salesiane, facendo sì che diventassero con il tempo quello che oggi sono e appaiono. In vista del futuro. Il tipo di approccio interpretativo si avvale dunque della storia, ma nell’orizzonte dell’attualità e della fedeltà creativa, da cui il Congresso parte e a cui torna, per consegnare ai partecipanti e a tutti l’eredità del fondatore. Tra passato e presente emergono somiglianze, ma anche differenze e distanze, proprio perché ciò che è storico è destinato al cambiamento e, se restasse uguale, sarebbe improduttivo culto di una fedeltà formale, mistificazione negligente rispetto alla necessità di tradurre la proposta in categorie adeguate ai giovani di oggi, così diversi da quelli di ieri. Ma qual è il nocciolo (DNA) che perdura nel tempo, e quali aspetti invece lo rivestono storicamente e dunque vanno continuamente sottoposti a discernimento per conservare il dinamismo di un dono attuale in ogni “oggi”? Un carisma in astratto non è identificabile, né lo si potrebbe assumere prescindendo, o isolandolo come in un laboratorio asettico, dalle uniche categorie che consentono alla persona di accoglierlo e rispondervi, con espressioni concrete, vale a dire spazio e tempo.
La presentazione di diverse pagine di storia salesiana non ha dunque in questo Congresso solo un valore intellettuale, culturale in senso accademico, ma va oltre, attivando un circolo ermeneutico che coinvolge ogni partecipante, parte viva di questa storia o per appartenenza istituzionale, o per condivisione di interessi.
Per questi motivi, tra la prima giornata e l’ultima, tre giornate intere sono dedicate alla dimensione storica, pedagogica, di spiritualità. Tutte le informazioni sono attinte da circa un sessantennio di storia salesiana; tuttavia, mentre il primo giorno è dedicato all’evoluzione dell’Opera nella concretezza dei contesti storici e culturali, espressa in scelte istituzionali in dialogo con i processi politici, sociali, economici, il secondo giorno è di carattere più spiccatamente pedagogico. Si esamina infatti lo sviluppo delle idee e della prassi educativa della prima esperienza nei contesti di diffusione delle comunità salesiane, così come il terzo giorno è dedicato alla spiritualità maturata a partire dal fondatore.

Scorrendo il programma, si intravede che alcuni temi e fonti possono ritornare nelle diverse giornate, trattandosi di attività centrali delle due congregazioni salesiane, ma mentre nella prima giornata dedicata alla storia emerge la domanda “cosa è stato indicato e fatto” e perché lo sviluppo ha preso certe direzioni, nella seconda e terza prevale il “come”, esplorando con diverse chiavi di lettura l’aspetto e l’elemento qualitativo. Gli approcci pedagogici e di teologia spirituale mostrano come anche le stesse fonti si prestino a essere esaminate con metodologie diverse, che non sono separate o separabili, ma riconducono all’unità del vissuto, alla sintesi, dopo un’analisi delle diverse componenti, ognuna delle quali sarebbe riduttiva se venisse assolutizzata.

Le tre prospettive, storica, pedagogica e spirituale, ricalcano il triennio vissuto in preparazione al bicentenario della nascita di don Bosco, nel quale la sua persona è stata al centro dello studio e della riflessione, secondo le caratteristiche proprie del suo essere ed operare.

\           L’iter proposto nel Congresso, dopo la presentazione dell’Epistolario critico di don Bosco e il volume sulle Fonti recentemente pubblicato, si snoda con uno sguardo panoramico sulla realtà attuale delle due congregazioni fondate da don Bosco, la Società Salesiana e l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che era aggregata a quella fino al 1906, quando divenne autonoma in esecuzione delle decisioni della Santa Sede, ma senza perdere la sostanziale identità e missione. Proprio la conoscenza delle fonti potrà fugare alcune interpretazioni riduttive sviluppate nel tempo nelle due congregazioni, per illustrare come fu inteso da entrambe le parti sia il riferimento al comune fondatore e ai suoi successori, sia la separazione istituzionale ed economica, sempre storicamente condizionata. La valutazione può suggerire un ripensamento che sembra richiesto dal nostro oggi di educatori ed educatrici nella grande Famiglia Salesiana. In fedeltà all’hic et nunc in cui agiamo.

Dato che don Bosco si proponeva di formare buoni cristiani e onesti cittadini nella concretezza delle situazioni, una relazione di storia civile delineerà le principali trasformazioni a livello internazionale nel periodo esaminato, con attenzione alle questioni che più direttamente riguardavano il mondo giovanile delle fasce popolari e medie o si ripercuotevano su di esso. Questo consente di esplorare in quale misura SDB e FMA siano stati in grado di percepire, recepire i cambiamenti e operare di conseguenza. Seguono così informazioni statistiche sullo sviluppo delle due congregazioni che in quegli anni raggiungevano i cinque continenti. I dati fanno da sfondo a una riflessione su alcune risposte istituzionali offerte alle sfide emergenti, esaminando le direttive dei due governi centrali, in cui il rettor maggiore di turno aveva un peso preponderante. Diversi studi illustrano l’attuazione locale di quanto pareva rispondente alla propria missione, seguendo, o talvolta forse anticipando, le indicazioni delle autorità centrali, tra continuità e novità.

L’anima educativa dell’azione salesiana tra i giovani è al centro della seconda giornata, in cui si esaminano gli orientamenti pedagogici e la loro declinazione in senso preventivo. Diversi studi illustreranno l’identità e le eventuali connotazioni di genere dello stesso spirito salesiano, mentre il mondo cambiava e ridisegnava ruoli, aspettative e relazioni maschili e femminili nella società (più che, o in modo diverso, nella Chiesa). Ogni approfondimento, ovviamente, non si potrà generalizzare, poiché è collocato nel suo contesto. Di conseguenza, la grande diffusione delle opere richiederebbe studi monografici per rendere ragione della presenza educativa di SDB e FMA nella diversità dei contesti geografici, ecclesiali e sociali, tuttavia i temi presentati suggeriscono piste per altri studi, costituiscono come un sondaggio esteso alle aree più varie e non solo a quelle già un po’ più note alla storiografia e pedagogia salesiana.

Il terzo giorno è dedicato alla spiritualità, motivazione e orizzonte di don Bosco e dei suoi seguaci. L’articolazione degli interventi concerne la diffusione dello spirito “salesiano” nel senso vero e proprio; l’indagine del modello di santità ad esso correlato, emergente dai processi di beatificazione e canonizzazione di SDB e FMA, l’attenzione alla sua dimensione missionaria e universale. Il modo di intendere la fedeltà allo spirito di don Bosco sia tra gli SDB che tra le FMA, da fine ‘800 a metà ’900, è evidentemente una chiave di lettura imprescindibile per comprendere anche le attuazioni e i modelli educativi, il coraggio ed eventualmente le reticenze rispetto ai cambiamenti. In tal senso le tre giornate di studio sono strettamente correlate e si richiamano a vicenda.

Infine va rilevato che nel programma dei lavori appare ancora modestamente l’apporto dei Cooperatori Salesiani (oggi Salesiani Cooperatori) e degli ex allievi al carisma salesiano nella società,  mentre nella Chiesa si cerca di promuovere il contributo dei laici alla Nuova Evangelizzazione. Sorge perciò spontaneo l’augurio che le Associazioni sappiano incrementare l’impegno per ricostruire la propria storia, affinché nel mosaico non manchino dei tasselli caratteristici.  Lo stesso vale per altre istituzioni laicali e religiose che nel tempo si sono ispirate a don Bosco, pur non essendo state fondate direttamente da lui.

La valutazione conclusiva dei temi trattati nel Congresso emergerà dal vissuto, dallo sviluppo istituzionale delle intuizioni primigenie, tuttavia non va dimenticato, anzi va tenuto costantemente presente, il clima contemporaneo generale che vigeva nella Chiesa per meglio comprendere le ragioni di un certo modo di intendere la fedeltà alla tradizione, il rapporto con la modernità, la mentalità per lo più difensiva verso i mezzi della comunicazione sociale e comportamenti inediti sempre più comuni nelle famiglie.

Per rispondere alla domanda di fondo: come si è sviluppato il carisma salesiano, fino agli anni immediatamente precedenti al massimo incremento numerico, si è scelto di interrogare molte fonti e, rispetto alla storia già un po’ più nota fino al tempo di don Rinaldi, di spingersi sino a dopo la seconda guerra mondiale, quasi alle soglie dei cambiamenti connessi con il Concilio Vaticano II e l’accelerazione dei processi storici degli ultimi decenni.

Don Bosco rimane la chiave di lettura indispensabile per comprendere lo sviluppo del suo carisma, come seme che preannuncia lo sviluppo dell’albero, e tuttavia in questo Congresso si va oltre la sua vicenda, per immergersi nel grande movimento a cui egli ha dato inizio e per interrogarsi non solo su come è stata intesa la fedeltà a lui da parte di chi ci ha preceduto, ma in ultima istanza sulla nostra, affinata dall’esame critico, intellettualmente onesto, del passato.