Alle loro Eccellenze
Mons. Guido Fiandino
Vescovo Ausiliare di Torino
Mons. Francesco Guido Ravinale
Vescovo di Asti
Dott. Pier Luigi Faloni
Prefetto di Asti
Desidero ringraziarvi per la vostra partecipazione qui al Colle Don Bosco e per le parole di saluto che mi avete rivolto in questa giornata di apertura del Bicentenario della Nascita di Don Bosco.
Saluto anche tutte le autorità civili e religiose presenti, i membri della Famiglia salesiana, gli abitanti di Castelnuovo e dei paesi limitrofi, gli amici e particolarmente i ragazzi, le ragazze e i giovani.
Era doveroso che l’apertura di questo evento, che contemporaneamente oggi è celebrato in tutto il mondo, avvenisse qui ai Becchi, dove c’è la casa natale di Don Bosco; dove egli da fanciullo ha lavorato nei prati qui attorno; dove ha vissuto le prime esperienze di fede e di apostolato, dove è cresciuto in mezzo a difficoltà economiche e familiari. La vostra presenza onora questa celebrazione, ma soprattutto riconosce il dono che Dio ha fatto a questa terra e ai giovani di tutto il mondo nella persona di Don Bosco.
Ritornare qui ai Becchi è andare alla sorgente. Questa è la terra del sogno. Non possiamo dimenticare la nostra origine: il carisma di Don Bosco è sorto qui. Tutti noi, membri della Famiglia salesiana, siamo nati qui. Non possiamo custodire la nostra identità se non facendo memoria delle nostre radici. Gli inizi umili e poveri, il fiducioso abbandono in Dio, la costanza nel superamento delle prove contrastano con lo sviluppo successivo dell’opera di Don Bosco, che sa di prodigioso e inaspettato. Così il sogno si realizza. Lo stile di vita semplice e povero deve continuare a caratterizzarci; per questo dobbiamo continuamente tornare qui per apprendere come vivere anche oggi il carisma di Don Bosco.
Giovanni Bosco è figlio dei contadini Francesco Bosco e Margherita Occhiena. Quando egli aveva due anni, il padre contrasse una grave polmonite che lo condusse alla morte, a soli 33 anni. Francesco Bosco lasciò la moglie vedova a 29 anni, con tre figli da crescere: Antonio, figlio della prima moglie, Giuseppe e Giovanni; inoltre la madre dovette provvedere al mantenimento e all’assistenza della suocera: Margherita Zucca, anziana e inferma. Erano anni di carestia e “Mamma Margherita”, come sarà sempre chiamata dai Salesiani, dovette lottare e lavorare i campi con grande sacrificio per assicurare il sostentamento alla famiglia e anche per assecondare i talenti scolastici di Giovanni, malvisto dal fratellastro Antonio, il quale considerava tempo e denaro gettati quell’occuparsi di libri, mentre lui era costretto a zappare la terra.
Durante quest’anno, soprattutto voi che abitate qui vicino e custodite questa preziosa memoria, potrete tornare qui ai Becchi e attingere a questa storia, per ispirare le scelte della vostra vita. E’ questo l’augurio che porgo a tutti voi. Don Bosco ci ispiri e interceda per noi.
Sua Eccellenza Sig Sindaco, autorità civili, militari e religiose presenti, confratelli salesiani e consorelle FMA, cittadini di Castelnuovo e parrocchiani di questa comunità.
Mi è caro rispondere al saluto che mi avete rivolto, in modo semplice ma ufficiale. In modo famigliare ma autorevole, a sottolineare ancora una volta il momento in cui ci troviamo, nell’inizio del Bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco. Nel mio esser il 10 successore di don Bosco ringrazio prima di tutto tutti voi per quanto avete fatto, fate e farete, in unione con la chiesa locale e la famiglia salesiana, per questo evento del Bicentenario.
Un evento tanto desiderato e preparato da voi, dalla gente di questa terra, da tutti noi, come evento di grazia e di Benedizione divina nel nome di questo grande credente che è San Giovanni Bosco.
Il vostro paese, che voi rappresentate in modo così autorevole, porta il nome di Giovanni Bosco nel suo stesso nome, in modo che tale che il luogo natale di don Bosco si identifica in toto in questo gran Santo, al punto tale da inserirlo nel proprio nome civile, in una identificazione piena.
Ed è proprio con questo nome che tutti noi, che non abbiamo la fortuna di esser di qui, vi conosciamo in tutto il mondo! Questo paese è unico nel suo genere, per aver generato alla Santità diversi suoi figli, con una prolificità che nessun altro paese al mondo, in rapporto al numero della popolazione, può vantare.
Questa benedizione, questa presenza di Dio, certificata nei santi Castelnovesi sia foriera in questo bicentenario di tutto il bene possibile, di profondo rinnovamento spirituale, di appropriazione del proprio battesimo, di fede in Dio…forte e robusta, come don Bosco ci insegna.
Il nostro santo fondatore, figlio di questa terra e ricco della virtù della sua gente, non avrebbe voluto discorsi lunghi e fumosi, ma la solidità di una fede forte e ricca, salda e concreta…una fede che ci porta verso il Paradiso. Da questa terra, da questa gente don Bosco ha attinto figli spirituali, come suoi primi collaboratori, e Dio gli ha donato un esempio di santità giovanile che alla scuola di Valdocco si è formato. E questo flusso di presenza di Don Bosco qui, e di castelnovesi tra i suoi figli e figlie spirituali non si è mai interrotto.
Nel vostro paese, cari Castelnovesi, il vostro concittadino Giovanni Bosco, ha attinto alla radice vera di questo popolo, la radice di fede, di operosa carità che don Bosco ha imparato proprio qui da sua Madre, dalla comunità cristiana tutta, dai sacerdoti che qui per primi lo hanno accompagnato nel discernimento della propria vita cristiana e della propria vocazione. Qui ha imparato la fatica della vita dei campi, la privazione, il senso del dovere e il valore del lavoro intelligente e tenace…che porta frutto.
Da un suo grande compaesano, San Giuseppe Cafasso, si è lasciato guidare sulle strade in cui Dio lo conduceva, ben oltre le sue sicurezze umane. Questa comunità cristiana lo ha forgiato alla fede vera, che è dilagata nella sua vita in una carità che ha raggiunto tutti i continenti, senza confini.
Questo contempliamo oggi, all’inizio di questo Bicentenario.
Vi affido a nome di don Bosco tutti coloro che da qui passeranno in questo anno, accoglieteli come sempre, con il calore e l’affetto che sempre sapete trasmettere, come a figli e figlie che da ogni dove tornano alla casa del comune padre.
Questo teniamo a cuore, tutti e ciascuno secondo le nostre vocazioni e le nostre responsabilità, per continuare con il cuore di don Bosco verso il futuro, con verità speranza…soprattutto verso le giovani generazioni come don Bosco ci insegna.