GIOVANNI XXIII
Angelo Giuseppe Roncalli nacque a Sotto il Monte (Bergamo) il 25 novembre 1881. Ordinato sacerdote in Roma il 10 agosto 1904; consacrato vescovo il 19 marzo 1925; Patriarca di Venezia il 15 gennaio 1953. Fu eletto Papa il 28 ottobre 1958. Indisse il Concilio Ecumenico Vaticano II. Morì il 3 giugno 1963.
Giovanni XXIII più volte si compiacque di ricordare che da ragazzo leggeva le Letture Cattoliche di Don Bosco, « primo e più efficace complemento alla sua formazione religiosa e civile »; che, ancor bambino, apprese dal Bollettino Salesiano, che giungeva in casa sua, la morte di Don Bosco; che l'immagine di Maria Ausiliatrice, tolta da un numero del Bollettino Salesiano, pendeva alla parete presso il suo letto. Inaugurò solennemente a Roma il nuovo tempio di San Giovanni Bosco nel quartiere Appio (1959).
In cinque anni di Pontificato elesse il terzo Cardinale salesiano (Raul Henriquez Silva, 1962) e 12 Vescovi (Salesiani 21.500).
GIOVANNI XXIII
Una letteratura meravigliosa inneggia al « caro Santo » (31 gennaio 1959)
Don Bosco, il grande devoto della Cattedra Romana (P aprile 1959)
Inaugurazione del tempio di San Giovanni Bosco a Roma Appio (3 maggio 1959)
Don Bosco, il sacerdote dei giovani e del Papa (11 maggio 1959)
Don Bosco patrono degli apprendisti della Colombia (16 ottobre 1959)
Don Bosco patrono degli apprendisti di Spagna (22 aprile 1960)
I Cooperatori Salesiani siano lievito per fermentare la massa (31 maggio 1962)
Un nome che è poema di grazia e di apostolato (31 gennaio 1960)
Pensieri sparsi
Nella festività liturgica di San Giovanni Bosco, Sua Santità Giovanni XXIII si compiacque celebrare la Santa Messa per i dipendenti delle Tipografie Vaticane, riuniti nella sala del Concistoro.
(31 gennaio 1959)
1. L'esortazione delle virtù semplici. - 2. Ricordi di infanzia. - 3. Ciò che ha fatto grande Don Bosco. - 4. Le anime: la grande ansia di Don Bosco. - 5. Ausiliatrice: miratine appellativo.
1. Le circostanze e la sacra Liturgia Ci presentano numerosi Giovanni. Era stato da qualche istante letto il testo dell'Evangelista che chiude il divin Sacrificio; la Santa Messa era quella di San Giovanni Bosco; nelle lezioni del Breviario figura il commento fatto da un altro grande Giovanni, il Crisostomo, al brano del Vangelo di San Matteo, la cui meditazione è proposta dalla Chiesa il 31 gennaio. Nell'omelia infatti del grande Vescovo costantinopolitano è spiegato lo sfondo luminoso da cui, molti secoli più tardi, sarebbe emersa l'eccelsa figura di San Giovanni Bosco.
Nel riferito tratto del Vangelo il motivo dominante è la piccolezza del bambino posto vicino a Gesù, e sul quale scendono le parole divine: talium est enim regnum coelorum. Ora su questo episodio si sofferma, con profonda eloquenza, quel grande Padre della Chiesa. Qual è l'ordinario giudizio del mondo ? Se un essere umano — esso proclama — non è dotato di speciali qualità, va eliminato. Il bambino, finchè resta tale, è del tutto inutile.
Il Signore invece — rileva il Crisostomo — parla assai diversamente. Proprio dagli umili, dai piccoli, Gesù prende le immagini efficaci per considerare la vera grandezza; con essa prospetterà anzi la salvezza: Se non vi convertirete e non diventerete come i pargoli, non entrerete nel regno dei cieli.
Abbiamo dunque l'esaltazione delle virtù semplici, delle cose umili e miti, considerate siccome quelle che costituiscono la vera
ricchezza anche sulla terra, e, ben si può aggiungere, la vera gloria del Cristianesimo.
Bellissima armonia! Per la festa di San Giovanni Bosco, la sua lode, cioè l'esaltazione della dottrina da cui Don Bosco ha preso ispirazione e vigore per tutta la sua opera, è fatta da San Giovanni Crisostomo. Sia consentito anche all'umile Successore di tanti Giovanni di poter rendere omaggio alla memoria del caro Santo.
2. L'Augusto Pontefice conserva un ricordo preciso fra i tanti della sua infanzia. Aveva sette anni, quando, in un mattino di festa, dopo che aveva già servito la Santa Messa, vide giungere, nella casa di uno dei primi Cooperatori Salesiani, ove Egli si trovava, la partecipazione con cui Don Michele Rua dava notizia dell'avvenuta morte del Fondatore. Il piccolo Roncalli già aveva avuto modo di leggere il Bollettino Salesiano; ma ora Gli sovviene che, da quel giorno, vide accrescere sempre più la venerazione per Don Bosco e la stima per l'opera sua, la quale già tanto prosperava, pur avendo avuto modestissimi esordi. Non c'è perciò da meravigliarsi se il Signore scelga qualche altro povero ed umile sacerdote, e gli conferisca quanto occorre per assolvere compiti anche gravi. Questo prodigio, che altre volte si è attuato, assume, con San Giovanni Bosco un risalto così singolare, e un aspetto così penetrante da vivificare l'edificazione del popolo cristiano e da suscitare l'interessamento del mondo contemporaneo. Da quella lettera di Don Rua, infatti, si è aperta una letteratura meravigliosa in tutte le lingue, che non cessa di inneggiare al figlio di Mamma Margherita, nel quale la scintilla della grazia del Signore ha saputo portare una natura semplice, buona e innocente a suscitare imprese tali, che tuttora stupiscono l'umanità. Sull'esempio, del Fondatore, i Religiosi suoi figli ne continuano lo spirito e le opere, fiduciosi nella SS.ma Trinità, nella Madonna, Maria Ausiliatrice, e in San Francesco di Sales, che ha dato il pensiero, lo slancio, l'ispirazione celeste all'intera Famiglia di San Giovanni Bosco.
I Giovanni sono tanti e i Salesiani gareggiano con essi: sono infatti numerosi, grandi, potenti, della potenza del bene e dell'apostolato; di quella potenza che, appunto perchè rivestita della grazia, ne consegue le finalità più alte, quali sono l'educare la gente della nostra epoca, al servizio di Dio e all'entusiasmo per le anime.
Pontefice si diceva lieto di aver accolto il filiale invito di celebrare il divin Sacrificio in quell'Aula, che è dei grandi consigli, delle grandi relazioni, dei grandi avvenimenti; ma che diviene preziosa innanzi a Dio sia per le anime semplici che colà recano lo spirito di Don Bosco, sia per quelli che operano imprese memorabili in faccia al mondo. Negli uni e negli altri vi sarà successo, se sarà presente qualche cosa della virtù superna di cui si accompagna la grazia del Signore.
Il Santo Padre aggiungeva che se non fosse accaduto ciò che s'è verificato tre mesi or sono, Egli oggi si sarebbe recato alla grande chiesa di San Giorgio in Venezia, la quale riesce ancora a dare i palpiti e i fremiti che l'arte e la storia ivi hanno accumulato. Non resta che da seguire le vie indicate dalla Provvidenza. Rimangono però sempre identiche le due verità e aspirazioni: zelare il bene delle anime e cercare di servire Dio solo.
Sua Santità si compiaceva di vedere dinanzi a Sè coloro che cooperano, anche con il loro lavoro quotidiano, alla difesa e alla costruzione della verità; il che è un tributo a quanto può esservi di più solido per la base dell'ordine sociale, per qualche cosa che è garanzia anche della perennità della grazia. Questa, infatti, assiste gli uomini, specialmente quando si lasciano da essa condurre nelle opere dell'apostolato.
Occorre pertanto continuare a cogliere l'odierno insegnamento. Se non diventeremo e resteremo piccoli come i fanciulli, il che è quanto dire: se non continueremo nel culto di ciò che ha fatto grande San Giovanni Bosco, non entreremo nel Regno dei Cieli; mentre lo avremo assicurato, se manterremo la tradizione del Santo e ad essa faremo onore.
Di conseguenza: semplicità, purezza, innocenza della vita; i comandamenti del Signore; e osservati e applicati con quel rivestimento di grazia e di buona maniera da Don Bosco indicato; un vero culto della semplicità, della sincerità sempre, a ogni costo; e, nel contempo, l'aprirsi, come fiori di primavera, alla rugiada della grazia.
Riassumendo: amore dell'ispirazione benedetta della semplicità, per non distaccarsi mai dal Vangelo, per non dimenticare il grande commento di San Giovanni Crisostomo; e poi fuoco acceso nel cuore nostro. Gli umili laici possono parimente adeguarsi alle altezze dei grandi apostoli. Anche nel lavoro, nell'impiego della propria intelligenza, nella fatica quotidiana, pur se concerne cose modeste, tutto diventa sublime, se guardate dagli Angeli del Signore; per cui la nostra vita sarà degna di benedizione.
Se poi nella vita di ciascuno c'è anche quello che è il rapporto della convivenza sociale: una famiglia, dei figli, bisogna sempre tener fede, sempre guardare con rispetto ai ricordati princìpi, e giammai arrossire di possederli, di praticarli, di farli trionfare.
5. Sua Santità invocava su quanto aveva detto, e sui propositi dei devoti ascoltatori, la protezione di Maria Santissima Ausiliatrice, che in quel momento rivedeva nella grandiosità del suo altare alla Basilica di Valdocco, gloriosa, con il segno della sua regalità, circondata dai Santi Pietro e Paolo e dai principali testimoni del suo aiuto largito quaggiù. È provvido ricorrere sempre a tanta Madre che, con un intervento, di cui non v'è l'eguale, con la sua presenza nelle singole case, sarà pegno di pace, di letizia, di amore, di conformità perfetta ai voleri del Signore. Maria Ausiliatrice! Questo mirabile appellativo sembra quasi allargare le ali della sua stessa protezione; e mentre dà ornamento all'opera che tutti i figli di Don Bosco continuano a compiere nel mondo intero, costituisce, per coloro i quali cooperano a tale apostolato, un elemento straordinario di pace ed è incoraggiamento perenne al bene.
Con questi pensieri, di gran cuore beneaugurando a tutti i suoi ascoltatori il Santo Padre, in nome della Santa Trinità, in nome di Maria Madre nostra, tanto diletta ed esaltata da San Giovanni Bosco, procedeva a impartire la Benedizione Apostolica.
Lettera di Sua Santità Giovanni XXIII a Don Renato Ziggiotti in occasione della consacrazione del nuovo tempio in onore di San Giovanni Bosco eretto in Roma.
(P aprile 1959)
Diletto figlio,
la consacrazione del tempio, dedicato a San Giovanni Bosco in questa alma Città, e la venuta a Roma, in tale circostanza, delle sue venerate spoglie, Ci porgono la grata opportunità di rivolgere alla grande Famiglia Salesiana la Nostra confortatrice parola. E lo facciamo con viva compiacenza, e con intima commozione dell'animo. Siamo lieti, infatti, di rilevare il significato di questo duplice avvenimento : si consacra al grande apostolo della gioventù un Santuario, proprio in questa Roma che a lui fu tanto cara, e nella quale volle lasciare preziosi ricordi della sua pietà; e in tale occasione egli, dopo più di cento anni dalla sua prima venuta, vi ritorna non più nella modesta semplicità con cui amava nascondere la sua persona, ma accompagnato dall'universale venerazione.
Ci è grato pertanto trovare in tali prossimi avvenimenti una conferma della provvidenziale disposizione, che strettamente avvinse il Santo piemontese e la sua incipiente opera a questa Città, come sede del Successore di Pietro. Non si può infatti comprendere appieno lo spirito che sempre animò San Giovanni Bosco, se si dimentica la sua specialissima devozione alla Cattedra Romana. D'altra parte i Nostri gloriosi Predecessori palesarono per lui una paterna stima e una profonda fiducia: Pio IX, infatti, lo incoraggiava a fondare la sua Società, e Leone XIII gli affidava l'erezione della Basilica del Sacro Cuore.
Quel piccolo seme, gettato allora da un umile sacerdote sulla parola del Supremo Pastore della Chiesa, doveva crescere e svilupparsi in un albero grandioso, che ha ormai esteso i suoi rami ospitali in tutte le regioni della terra, ovunque ci siano anime da salvare. Sicché il ritorno di Don Bosco a Roma, in occasione della consacrazione del maestoso Santuario a lui dedicato, assume il valore di un nuovo, splendido episodio del suo amore all'eterna Città, e altresì un tributo di riconoscenza di questa verso di lui.
Perciò Ci compiacciamo profondamente con Lei, diletto figlio, e con l'intera Famiglia Salesiana. Ma un altro motivo rende più piena la Nostra soddisfazione: sappiamo infatti che, attorno al nuovo tempio, sorgono grandiosi edifici di scuole e di oratori, modernamente attrezzati, per ospitare e formare la numerosa gioventù maschile e femminile dell'ampio suburbio tuscolano. Un nuovo campo di azione si apre dunque ai figli di Don Bosco; nè mezzo più opportuno poteva essere trovato per rendere più sensibile, diremmo quasi, la spirituale presenza del Padre e Maestro della gioventù in quella zona che da lui prenderà nome.
Confidiamo pertanto che fecondi frutti di bene maturino da tali nuove opere, e dai congiunti sforzi di tanti educatori, ripieni dello spirito soave e forte del Santo Fondatore. Le giovanili energie di mente e di cuore vanno infatti sapientemente coltivate, oggi come sempre, affinchè possano svilupparsi in serena armonia di scienza e di virtù: questo altissimo scopo non può essere raggiunto senza il genuino spirito cristiano, il solo che forma l'uomo nella sua completezza, e che assicura il bene durevole degli individui e della società. Da questo spirito è permeata l'opera di Don Bosco, e i frutti finora raccolti sono la prova luminosa che il Signore l'ha largamente benedetta. Si continui dunque con fede, con dedizione, con amore in questa santa missione educativa, dalla quale la Chiesa e la società civile tanto si ripromettono per le future generazioni; si continui a instillare nell'animo dei giovani, minacciato da tanti pericoli, quei grandi ideali sapientemente insinuati da Don Bosco — l'Eucaristia, la Madonna, il Papa — che soli possono custodire i grandi tesori che essi racchiudono, e plasmarli ai futuri doveri; e le nuove intraprese, che si stanno inaugurando, siano stimolo continuo a sempre più ardente amore alle anime.
Con questi voti paterni, eleviamo la Nostra preghiera al Signore, affinchè fecondi copiosamente le opere, iniziate con tanto zelo; e a conferma delle celesti effusioni di grazie, impartiamo di cuore a Lei, ai suoi Collaboratori, ai Religiosi e Religiose della Famiglia Salesiana, ai Cooperatori e ai fedeli tutti della nuova Parrocchia, la Nostra propiziatrice Benedizione Apostolica.
Dal Palazzo Apostolico, il 10 aprile dell'anno 1959, I del Nostro Pontificato.
JOANNES P. P. XXIII
Allocuzione di Sua Santità Giovanni XXIII in piazza San Giovanni Bosco all'immensa moltitudine là radunata per venerare le sacre spoglie del Santo, trasferite in Roma nell'occasione della consacrazione del tempio a lui dedicato.
(3 maggio 1959)
1. Uno spettacolo degno di Roma. - 2. I giovani, in piedi col loro entusiasmo, accanto al Papa. - 3. L'inno possente e generoso di fedeltà a Gesù. - 4. Cristo è presente nell'innocenza. - 5. Una benedizione nel nome di Maria Ausiliatrice. - 6. Ogni fedele, un collaboratore dei Santi.
La prima impressione che il Padre delle anime aveva ricevuto nel giungere al nuovo Tempio era quella della giovinezza: e subito, per contrasto, aveva ripensato ai tempi trascorsi. Allorchè era piccolo fanciullo, sentì un giorno la notizia che, a Torino, era morto Don Giovanni Bosco. D'altra parte, proprio in quegli anni si ascoltavano sovente delle voci secondo cui la Chiesa era prossima a finire; e i buoni vecchi scuotevano il capo esclamando: povero mondo, povera Italia, poveri paesi nostri! E che sarà di questi ragazzi che vengono su, con tutto il lavoro — ed era un ben cattivo lavoro — che si fa per guastarli, pervertirli, distrarli dalla tradizione dei padri ?
dopo aver vissuto vari anni e con esperienze assai maggiori di quelle di chi paventava un tristissimo avvenire. L'attuale incontro era significativo ed eloquente. Da una parte i giovani: in piedi con il loro entusiasmo, festanti dinanzi alla grandiosa chiesa dedicata a San Giovanni Bosco; dall'altra parte, anzi accanto ad essi, il Vescovo di Roma, il Papa della Chiesa universale, il quale raccoglie il loro grido di fede e di promessa: ci siamo noi, ci siamo noi! Noi giovani di oggi abbiamo ricevuta la santa tradizione dei padri e non intendiamo rinunziarvi. Siamo noi a proclamare che crediamo in Cristo; a dire che, accanto a Lui, c'è la Madre sua, sempre anche Madre nostra; a riconfermare che le pietre del Decalogo non sono spezzate. Certo qualcuno comportandosi altrimenti, vuole ignorarle: peggio per lui, poveretto!: vedremo, comunque, di aiutarlo. Ma la legge santa è là, incrollabile; il Vangelo resta sempre il libro eterno; nei nostri tabernacoli palpita sempre il Cuore di Gesù; dai nostri altari la Madonna veglia sulle madri, sulle giovani spose, sui giovani, sull'innocenza, sulla verginità che fiorisce; sui missionari, il cui apostolato di continuo si estende e si infervora. Non siamo, dunque, sulla terra dei morti, ma sulla terra dei vivi, fervidamente vivi!
Sua Santità ringrazia sempre il Signore per questo conforto: esso è pure un grande incoraggiamento per tutto il cammino da percorrere.
Alcuni istanti prima era riecheggiato nel vasto piazzale e nella spaziosa via prospiciente il cantico Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat! È il nostro cantico ; un inno senza fierezze, senza avversioni, ma possente, generoso, giacchè sintetizza il procedere mirabile del dolce e soave impero di Gesù nel mondo.
Siamo vicini a Don Bosco — proseguiva l'Augusto Pontefice a colui che suscitò imprese immortali: ed era un povero figlio del popolo. Sua Santità l'ha conosciuto in virtù della cristiana educazione che Gli venne impartita in famiglia, nelle varie pagine lette sulla vita e le opere: si rese subito conto come sia stata la grazia del Signore a compiere tante meraviglie, e come essa sia principio di elevazioni e apportatrice della vera e vasta genuina pace, perchè è fatta di carità.
A questo punto il Papa annunziava la Sua Benedizione. Intendeva darla invocando la Madre di Dio, come la invocano sempre i Salesiani, con l'appellativo dolcissimo di Maria Ausiliatrice — il bellissimo titolo tratto dalle Litanie, e con tanta opportunità, da Don Bosco —, nel contempo, invocando l'intercessione dello stesso Santo e di altro eccelso Protettore, San Pio X, che di Don Bosco fu grande amico, e intorno al quale, in occasione del viaggio delle Sacre Spoglie da Roma a Venezia, si sono avute stupende dimostrazioni di devoto omaggio e di ardente slancio nella città che gli fu tanto cara. C'è, dunque, come un'intesa tra il cielo e la terra. Essa ribadisce l'eccellenza di tutti i nostri propositi, espressi quasi a ragione della nostra vita, a tranquillità delle nostre giornate, a saldezza della nostra fiducia, nel sicuro annuncio che, al di là del tempo e dei nostri occhi, c'è un paradiso, un gaudio eterno che tutti ci attende.
San Pietro continua ad implorare particolari grazie per i Suoi Successori. A San Pietro e ai grandi Santi testé invocati, a tutti gli altri Comprensori celesti la supplica perseverante di tutti i redenti. Con tale pensiero il Santo Padre voleva suggellare l'indimenticabile colloquio. Si tratta, in una parola, di una realtà tutta propria della Chiesa Cattolica. Ogni fedele è chiamato ad essere, con la preghiera e la vita cristiana, un collaboratore dei Santi; ed è suo impegno e sarà suo merito di essere sempre più degno di tanto onore. Questo il precipuo ricordo della memoranda adunanza di fede e di pace.
Il giorno dopo, 4 maggio 1959, il Santo Padre fece pervenire al Rettor Maggiore Don Ziggiotti questo telegramma da Lui stesso firmato.
Con sensi di profonda soddisfazione rivolgiamo un commosso e grato pensiero ai diletti Figli della Famiglia Salesiana et a quanti, oranti e plaudenti, si unirono a Noi nel solenne rito celebrato presso Urna venerate Spoglie San Giovanni Bosco nel nuovo tempio a Lui dedicato nell'Alma Urbe, che Gli fu tanto cara et nella quale ha lasciato così preziosi ricordi di pietà e di zelo.
All'espressione di paterno compiacimento uniamo il fervido auspicio che questi giorni di omaggio devoto all'inclito glorioso Santo e di intenso fervore religioso siano fecondi di edificanti frutti spirituali nelle anime, mentre rinnoviamo a Lei, ai suoi collaboratori, ai Religiosi e Religiose della benemerita Società Salesiana, ai Cooperatori, ai fedeli tutti della nuova Parrocchia, la propiziatrice e confortatrice Nostra Apostolica Benedizione.
JOANNES P. P. XXIII
Discorso di Sua Santità Giovanni XXIII in piazza San Pietro al Sacro Collegio, all'Episcopato e a un'immensa moltitudine di fedeli, nel solenne epilogo delle celebrazioni romane in onore di San Pio X e San Giovanni Bosco.
(11 maggio 1959)
1. Uno spettacolo di commossa esultanza. - 2. San Pio X: tutta una glorificazione dei compiti pastorali. - 3. Don Bosco: il sacerdote della giovinezza e del Papa. - 4. Eccoli insieme questi amici di Dio.
Lo spazio, recinto dal colonnato possente del Bernini, è trasmutato in quest'ora come in un tempio solenne, in un altare di preghiera e di lode. Vi tornano le venerate spoglie del Pontefice Santo, dopo un mese, di quella che vorremmo chiamare l'ultima visita pastorale nel Patriarcato che un giorno fu suo; e in coincidenza felice di eventi, esse si incontrano coi resti mortali di San Giovanni Bosco, che, portato dalla pietà dei suoi figli nella chiesa a lui recentemente dedicata nel quartiere Tuscolano, sta per ritornare alla sua Torino.
Con viva soddisfazione dell'animo, e anche con la personale partecipazione della parola, dello scritto e della presenza, abbiamo seguito giorno per giorno le due solenni manifestazioni, che tanto fervore e tanta devozione hanno ovunque suscitato nell'eco diffusa in tutto il mondo : Venerabili Fratelli e diletti figli, consentite che nel momento conclusivo, che accosta in significazione così singolare
e amabile i due luminosi modelli di santità dei tempi nostri, abbiamo a rilevare lo spirituale valore dell'odierna circostanza.
Non diversamente i figli di Venezia, a cui per distinto segno di affezione avevamo concesso il grande favore, e il grande onore, di trasferire per breve tempo nelle Lagune le spoglie sante di Papa Pio X, già loro insigne Patriarca, prima che Pontefice glorioso della Chiesa universale, come per aiutarlo al compimento di una sua antica promessa, eccoli ora pronti, in perfetta fedeltà, alla restituzione del sacro pegno, perchè, ricomposto nella Basilica di San Pietro, prosegua di qui una sopravvivenza di intercessione per quanti lo invocano, e di edificazione e di letizia per tutto il popolo cristiano.
Ma quale grandezza, quale trionfo in questa postuma peregrinazione del Patriarca antico presso la sua buona gente Veneta: quale spirituale esaltazione sul suo passaggio presso le porte delle principali città, disposte lungo il suo cammino da Venezia a Roma: e qui in Roma, quanta cordialità devotissima ed entusiastica di accoglimento, sì da farCi ripetere più volte: Mirabilis Deus in sanctis suis ! (Ps. 67, 36).
Nulla è mancato invero alla solennità di questo ritorno e di questo ricevimento: innanzitutto la turba non solo « non modica », ma imponentissima; e i currus et equites pazienti o scalpitanti, poichè tutte le forme moderne di trasporto furono messe in azione, a renderlo più rapido e solenne.
Grande benedizione fu questa per le genti Venete, e per la gente Italica: apostolato efficacissimo di verità, di pietà religiosa e di pace!
Il rilevarlo, oltre al riuscire di profonda soddisfazione al Nostro spirito, Ci apre il cuore alle più liete speranze.
La vita dei santi che il Signore ha la bontà di donare di tratto in tratto alla sua Chiesa, ritrae moltissimo dalla varia configurazione dei luoghi, dei tempi e degli uomini, tra cui questi esseri privilegiati e generosi vissero e moltiplicarono le virtù predare e i buoni esempi di cui si arricchisce il patrimonio spirituale di un popolo forte e cristiano.
È per questo, venerabili Fratelli e diletti figli, che ringraziando Iddio per le ricchezze immense, moltiplicate da questo passaggio delle Sacre Spoglie di un Santo Pontefice, Noi le accogliamo nel loro ritorno all'Urbe, e le ricomponiamo con commossa riverenza, qui dove continueranno ad essere oggetto di venerazione da parte dei pellegrini di tutto il mondo.
Ad alcuni santi più illustri nella Chiesa di Dio sono riservati talora compiti eccezionali che si prolungano nei secoli. Ogni santo poi ha la sua provvidenziale missione da compiere, ha una sua fisionomia, che lascia una particolare impronta nel tempo suo, e che talora si estende anche nell'ordine materiale e temporale.
Pio X è tutta una glorificazione dei compiti pastorali; e ad osservare minutamente gli undici anni del suo governo di Pontefice Sommo, se ne deduce una tale molteplicità e pienezza di saggi provvedimenti per la struttura interna dell'amministrazione ecclesiastica, per il rinvigorimento della pietà religiosa del clero e del popolo, per l'esercizio della carità e del ministero pastorale, da riempire l'anima di ammirazione e di stupore. A lui si potrebbe bene applicare come a pastore insigne, vigilante e incomparabile, il trinomio in cui un altro dei suoi più lontani antecessori, in tempi più difficili e aspri dei nostri, riassumeva la Chiesa Santa, quale egli la volle, ed in parte l'ottenne: cioè: « libera, casta, catholica».
Ed eccolo ora, il Santo Pio X, come l'antico Patriarca Giacobbe, in faccia a Mambre, in possessionem sepulcri, e per sempre: eccolo al cospetto del popolo suo, di questa sua gens sancta, di questo regale sacerdotium, di questo populus acquisitionis ; così San Pietro lo chiamava a rammentare, come il morente Patriarca ai figli suoi esuli in terra straniera, i precetti del Signore.
Egli è qui: e la sua voce, che giunge dal seno di Dio, ricorda a tutti i cristiani la giusta via da seguire: l'apprezzamento esatto, che deve farsi delle cose terrene, e cioè non in vista semplicemente ed esclusivamente della prosperità materiale, ma nella preparazione, per ciascun uomo, del suo ritorno alla Casa del Padre, per cui tutti fummo 3reati, e segnati in fronte del divino sigillo della grazia.
O glorioso Pontefice nostro Pio! Eccoci innanzi alla tua tomba, al tuo altare, nel rito di ricomporti nella pace serena e benefica dei
Santi del Signore. Ci stanno intorno i Principi della Santa Chiesa, residenti nell'Urbe, componenti il Sacro Collegio dei. Cardinali: e, accanto a loro, i primi e più preziosi e diletti collaboratori del governo ecclesiastico. Si aggiunge la distinta schiera dei prelati, Nostri e loro infaticabili cooperatori; dei sacerdoti specialmente consacrati al servizio delle anime, nei diversi gradi dell'ecclesiastico ordinamento parrocchiale: e i cori vibranti della gioventù novella, qui convenuta da ogni punto della terra ad educarsi alle conquiste dell'avvenire del Regno di Cristo nella Chiesa; e infine la folla, la folla devotissima e pia, dei fedeli dell'Orbe e dell'Orbe, che un fascino egualmente nobile e potente di ammirazione e di amore attira verso la tua protezione, o Padre Santo. Sii per tutti, o Santo Pio X, amico, ispiratore, intercessore.
Una felice concomitanza di significati preparò il suo ritorno nell'Urbe, a cento anni di distanza dalla sua prima venuta! L'umile sacerdote dei quartieri popolari di Torino non era sconosciuto, quando la prima volta capitò a Roma.
Per il popolo, Don Bosco fu sempre il prete dei ragazzi, dei giovani, che è quanto dire il sacerdote tutto dedito alla loro istruzione religiosa, all'educazione morale, alla formazione alle virtù civiche e al lavoro. In questo, egli con sapiente lungimiranza vedeva la prosperità futura della Chiesa e della società, e vi si applicò con dolcezza conquidente e ferma dirittura.
Ma per chi sapeva leggere a fondo, Don Bosco si mostrò subito, insieme che della giovinezza, il sacerdote del Papa: il prete Romano, sì da far dire nella sua città, con una punta di gelosia: « Roma ti ammira : Torino ti ama ». A distanza di tanti anni, nell'irradiazione luminosa della sua figura e della sua Opera, ben a ragione si può dire, quasi correggendo la frase geniale: « Tutto il mondo ti ammira: tutto il mondo ti ama».
Don Bosco è tuttora vivo nell'incanto che egli esercita sulle anime giovanili. Egli infatti ebbe la rara capacità di raccogliere e capire le aspirazioni della giovinezza. Non è vero che questa voglia sempre strafare, imporsi alla luce della dottrina, all'indirizzo della buona disciplina. Al contrario, essa vuole essere compresa, con intelletto benevolo, guidata con braccio robusto, con parola sincera: vuol trovare cuori che la amino e la stimino, aiutandola dolcemente e fermamente nella ricerca di ciò che è veramente importante nella vita; nella vita presente e nella direzione verso la futura.
Ciò è apparso con Nostro profondo compiacimento nella giornata radiosa di domenica 3 maggio, quando, tra le più che centomila persone che Ci attorniavano al quartiere Tuscolano, la maggior parte erano giovinezze vibranti, che acclamavano il Papa, e nel Papa la perenne giovinezza della Chiesa.
Ripensando a questa magnifica realtà, ripetiamo ai giovani le parole di Pio IX, che fu il Pontefice dei tempi di Don Bosco: « Noi siamo con voi ». Il Papato, per cui Cristo governa le anime, ha il suo fondamento non nelle dimensioni territoriali di uno Stato, ma nelle espressioni di attività missionaria apostolica, caritativa, nelle forme di vita in cui si plasmano per il domani le anime giovanili.
In questa sera di commozione e di amore, l'inno di gratitudine si eleva a Don Bosco, apostolo della gioventù, e con lui a tutti i fondatori e condottieri di istituzioni antiche e moderne, che dispiegano in Roma e nel mondo le loro energie all'educazione delle generazioni novelle, con la sicurezza di un'alba sempre promettente di vita, di attività e di perfezione cristiana.
Eccoli insieme questi amici di Dio, dopo il viaggio mirabile della loro esistenza terrena, durante la quale si conobbero e si amarono: eccoli dopo la peregrinazione di questi giorni da Roma a Venezia, da Torino a Roma.
In vero la supplicazione Ci sale commossa alle labbra: Santi tui, Domine, mirabile consecuti sunt iter.
Il viaggio di questi Santi si è compiuto, anche nel voto di un incontro di San Pio X con i suoi Veneziani, e di San Giovanni Bosco con quella popolazione dell'Urbe affidata al ministero pastorale dei figli suoi.
Diletti Figli! Come gli occhi si volgono a queste Urne gloriose, così i passi di ciascuno di noi si dispongono a proseguire il cammino verso il compimento della vocazione terrena ed eterna.
Sancte Pie, ora pro nobis : Sancte Joannes, ora pro nobis. O Santi del Signore! pregate per la Chiesa tutta intera, che vi acclama e vi venera; pregate perchè ciò che fu l'applicazione costante del vostro lavoro apostolico sia sempre l'impegno nostro per la purezza della fede, per la santità del costume, per la carità dei rapporti fraterni e sociali. Pregate perchè si moltiplichino le buone famiglie, che dànno alla Chiesa ed alla società i servitori generosi e fedeli; pregate perchè gli uomini tutti, meditando pensieri di pace, giungano alla ferma convinzione che soltanto la bontà mite e generosa scioglie ciò che è arduo e difficile, rafforza i vincoli della fraternità, conquista i cuori, salva le famiglie e i popoli.
Decreto di Giovanni XXIII. (16 ottobre 1959)
Per iniziativa di alcuni illustri amici e ammiratori dell'Opera salesiana in Colombia, fu presentata umile istanza alla Santa Sede perché San Giovanni Bosco fosse dichiarato « Patrono dei giovani apprendisti della Colombia ». Il Santo Padre, annuendo benignamente, ne accolse la petizione.
Coloro che, nel fior dell'età, si preparano a esercitare nella vita un'arte o un mestiere, giustamente venerano e invocano San Giovanni Bosco esimio Maestro e Padre della gioventù. Il nostro immediato Predecessore Pio XII, desideroso di accrescere sempre più questa devozione, con Lettera Apostolica del 28 gennaio 1958, consacrò tutti i giovani apprendisti d'Italia al medesimo Santo Patrono. Ora, assecondando anche la nostra intima persuasione, alcuni illustri personaggi della Repubblica di Colombia, ove l'associazione dei giovani apprendisti, detta SENA, è ufficialmente costituita, Ci hanno rivolto viva preghiera perchè dichiariamo San Giovanni Bosco Patrono dei giovani che apprendono un'arte o un mestiere. Accogliendo assai volentieri questi voti, avvalorati dalla raccomandazione del Nostro diletto Figlio il Card. Crisanzio Luque, Arcivescovo di Bogotà, col parere favorevole della Sacra Congregazione dei Riti, di certa scienza e dopo matura deliberazione, nella pienezza dell'Apostolica Autorità, in vigore delle presenti lettere, eleggiamo, dichiariamo e confermiamo in perpetuo San Giovanni Bosco, Confessore, celeste Patrono di tutti i giovani apprendisti della Colombia, che sono chiamati los Aprendices Colombianos, con tutti gli onori e i privilegi che di rito spettano ai Patroni di Associazioni o di Ordini. Nonostante qualsiasi disposizione in contrario. Così ordiniamo e stabiliamo, decretando che questa Nostra Lettera sia e rimanga sempre stabile, valida ed efficace...
Dato a Roma, presso San Pietro, sotto l'anello del Pescatore, il giorno 16 ottobre 1959, I del Nostro Pontificato.
GIOVANNI XXIII
Decreto pontificio. (22 aprile 1960)
Particolare amore e cura speciale, come tutti sanno, debbono aversi per coloro che, nel fiore dell'età, apprendono un'arte, affinché la loro vita si conformi alla vera dignità umana e ai dettami della religione e della pietà.
Quel che soprattutto preoccupa ai nostri tempi, nei quali si diffondono tante pericolose dottrine e crescono gli allettamenti della corruzione, è che molti riducono tutto alla materia, così che pericoli di ogni genere sovrastano le anime degli adolescenti.
Ben compresi di ciò e spinti da zelo pastorale, gli Em.mi Cardinali e gli Ecc.mi Arcivescovi metropolitani, presentando insieme anche i voti del Clero e delle civili Autorità, Ci hanno pregato che per nostra benevolenza dichiarassimo San Giovanni Bosco, da tutti onorato padre e amico dei giovani, quale celeste Patrono degli apprendisti e dei giovani operai di tutta la Spagna.
Di gran cuore abbiamo accolto queste preghiere, Noi che profondamente veneriamo questo Santo, fiduciosi che sotto la sua protezione i giovani della Spagna che imparano un'arte, un giorno potranno far onore ed essere utili alla Chiesa e alla Nazione col loro lavoro. Pertanto, dopo aver sentito la Sacra Congregazione dei Riti, di certa scienza e dopo matura Nostra deliberazione, con la pienezza della Nostra Autorità Apostolica, in forza della presente lettera stabiliamo e proclamiamo in perpetuo San Giovanni Bosco, Confessore, celeste Patrono presso Dio di tutti i giovani apprendisti di Spagna, che son detti jóvenes Aprendices Espagoles, con tutti gli onori e privilegi liturgici che di diritto competono ai Patroni di Associazioni.
Nonostante qualsiasi cosa in contrario ecc.
Dato a Roma, presso San Pietro, sotto l'anello del Pescatore, il 22 aprile dell'anno 1960, II del Nostro Pontificato.
GIOVANNI XXIII
Discorso rivolto nel cortile di San Damaso ai foltissimi partecipanti al pellegrinaggio dei Cooperatori Salesiani a Roma e a Pompei.
(31 maggio 1962)
1. Le imprese di Don Bosco sollevano entusiasmo. - 2. Cooperatori del Nostro ministero. - 3. I laici sono largamente invitati al loro posto di responsabilità.
1. Questa giornata così luminosa di fine maggio — festa dell'Ascensione — in cui Gesù elevatosi da terra verso i cieli scomparve dagli occhi dei suoi più intimi, potè parere mesta per il nascondersi ormai del divino Maestro, e quasi sfuggire dalla familiarità con gli Apostoli.
Invece San Luca ha cura di dirci che Gesù li trasse fuori di città, in Betania, ed elevate le mani li benedisse, e si allontanò da loro, ed essi tornarono in Gerusalemme, ma in grande gioia, cum gaudio magno (Lc. 24, 52).
Di fatto ebbero motivo di allietarsi: per la promessa dello Spirito Santo imminente; e poi perchè restava con loro, in buona compagnia, la Madre stessa di Gesù, in comune partecipazione di grazia e di preghiera.
Con questo richiamo al mistero dell'Ascensione, amiamo introdurCi a un saluto e ad un incoraggiamento per voi, diletti figli di Don Bosco, venuti in gran numero, qui, nella dimora del Padre, a riempirla di tanta affezione e di tanta vivacità di fede e di desiderio di ben fare.
Lungo la Nostra vita Ci hanno accompagnato i ricordi e gli echi risonanti della Famiglia Salesiana, di cui questa Udienza, nel Cortile di San Damaso, offre saggio eloquentissimo.
Altre volte Ci è accaduto di dirlo: l'abbiamo confidato in molteplici incontri. Oggi basta il semplice cenno. La cara immagine della Madonna, sotto il titolo di Ausiliatrice, fu per molti anni familiare ai Nostri occhi di fanciullo e di adolescente nella casa dei Nostri genitori. Le imprese di Don Bosco — considerato nella sua completezza di ecclesiastico perfetto nell'esercizio della preghiera, della testimonianza personale intima e di azione — sollevarono entusiasmi tali, da far poi desiderare ad un giovane avviato al sacerdozio, quale fummo dall'età di quattordici anni, di emularne gli esempi.
I libretti delle Letture Salesiane, sull'aprirsi della Nostra giovinezza, Ci offrirono saggi di bello scrivere, come incoraggiavano tutti a nuove forme di apostolato.
2. Oggi la Terza Famiglia Salesiana — come piace dunque chiamarla — è venuta a dar prova della sua vivacità, di cui amiamo rilevare due aspetti: l'amore di riconoscenza alla Congregazione fondata da San Giovanni Bosco, e l'onore reso a lui nel far rifulgere, in ogni aspetto della vita cattolica — in parrocchia, in diocesi, negli ambienti del lavoro — gli esempi del Santo che volle essere, in tutto, figlio devotissimo della Chiesa: ministro e apostolo del suo magistero in ogni campo del dogma, dell'educazione morale, del servizio sociale.
Cooperatori è termine alto: di fatto, ogni vescovo chiama cooperatores ministerii nostri (Pont. Rom. in Ord. Presb.) i suoi sacerdoti: cooperatori del nostro ministero.
È parola invero sacra e ricca di significato. Essa non potrebbe usarsi applicandola solo al contributo, pur degno di gratitudine, di un'offerta in denaro: ma si estende a tutto un impegno di vita, a un servizio costante e generoso.
Avete accennato al Concilio. Non potevamo dubitare che anche voi pensate al grande avvenimento, pregate per esso, e siete disposti a fare qualcosa, anche molto, quando si tratterà di eseguire quanto i Padri del Concilio avranno con Noi deliberato.
Per parte Nostra abbiamo offerto a questo scopo la Nostra esistenza. E con Noi un numero senza fine di anime elette. La cooperazione di molte, nobili e sante energie della Chiesa docente Ci riempie l'animo di consolazione, perchè vediamo che il lavoro procede con sicuro avvio verso le auspicate mete. E tutto fa sperare in bene, anche l'attesa rispettosa del mondo intero.
Voi potete certo cooperare al buon esito del Concilio, e alla sua applicazione. Non occorre dire molto: ma basta pensare alle sue finalità, considerandolo dal punto di vista degli orizzonti pastorali e di apostolato missionario, che esso vuole aprire o dilatare: anime da portare o da riportare a Cristo; cuori da infervorare all'amore dei grandi ideali del cristianesimo; istituzioni e intraprese dell'odierna civiltà da consacrare al trionfo del regno di Dio, in uno sforzo di adeguamento alle accresciute esigenze, perchè a tutti giunga, incontaminata e suadente, l'essenzialità del messaggio di Cristo.
3. Nel vasto campo di azione pastorale, che si apre nell'epoca del Concilio, e richiederà nuove formulazioni dopo la sua celebrazione, i laici sono largamente invitati a prendere il loro posto di responsabilità individuale e comunitaria, sotto l'amabile guida dei vescovi, e accanto e in fraterna intesa coi sacerdoti.
Del resto l'invito non è dei tempi moderni, ma di sempre. E questo particolarmente nei settori dell'assistenza e beneficenza; dell'azione sociale; della stampa; dell'impiego del tempo libero; delle varie tecniche audiovisive e dei mezzi di diffusione del pensiero. A tali campi sono chiamati particolarmente i diletti figli del laicato, per la loro competenza e preparazione, e per la possibilità che hanno di permearli con la convinzione della fede.
Ad essi siete chiamati voi, diletti figli e figlie: e la saggia organizzazione, in cui si esprime la cooperazione salesiana, vi offre opportunità di fervida preparazione.
Nella luce di questo vasto orizzonte, Ci è tanto gradito incoraggiarvi alla fedeltà e alla perseveranza. Continuate gioiosamente il vostro cammino, siate coscienti delle grandi possibilità che avete di fare il bene, operatelo coraggiosamente e serenamente, siate il lievito destinato a fermentare la massa (cfr. Mt. 13, 33).
Questa parola giunge ora alle vostre anime, direttamente a ciascuno di voi, ma si estende a tutto il laicato di azione cattolica, dei terz'ordini, delle confraternite, delle pie unioni.
Noi vi accompagniamo tutti con la Nostra preghiera, affinchè, con l'intercessione della Beata Vergine Ausiliatrice, di San Francesco di Sales e di San Giovanni Bosco, e della luminosa costellazione di tanti altri Santi protettori dell'apostolato dei laici, possiate fruttificare a Dio con ogni opera buona e bella. E sia pegno dei Nostri voti cordiali l'implorata confortatrice Benedizione Apostolica.
Il 31 gennaio 1960 il Santo Padre Giovanni XXIII, concludendo solennemente nella Basilica di San Pietro il Primo Sinodo di Roma, tenne una luminosa Allocuzione, nella quale si compiacque di nominare Don Bosco e Maria Ausiliatrice.
« Oggi domenica 31 gennaio ricorre la commemorazione liturgica di San Giovanni Bosco. Questo nome è un poema di grazia e di apostolato: da un piccolo borgo del Piemonte ha portato la gloria e i successi della carità di Cristo ai confini più lontani del mondo. Al suo nome benedetto la Santa Chiesa associa i suoi Santi conterranei Giuseppe Cottolengo e Giuseppe Cafasso : e al richiamo di questa triade si risvegliano i ricordi di innumerevoli sacerdoti umili e grandi eroi della carità che in Italia, nelle antiche diocesi, in tutte le nazioni d'Europa e del mondo dove la Chiesa di Roma estende i suoi padiglioni, perennano le manifestazioni dello zelo sacerdotale e pastorale ardente e fedele ».
Concludendo poi l'Allocuzione, Sua Santità rivolgeva alla Madre di Dio questa devota invocazione :
« O Maria, o Maria, tu sai come qui sei acclamata Salus populi Romani, e come l'umile Vescovo di Roma ogni giorno ti chiama e ti invoca Regina Apostolorum, Regina Cleri, Auxilium Christianorum, Auxilium Episcoporum. Queste parole bastano a dirti la soavità del nostro amore per Te, Madre di Gesù e Madre nostra, ed a confermare la tua misericordia per noi, tuoi figli devotissimi e buoni ».
S. S. GIOVANNI XXIII ricevendo i partecipanti alla XII Assemblea della Federazione Istituti dipendenti dall'Autorità Ecclesiastica (FIDAE) ricordò i Santi, eroi dell'apostolato nel campo dell'educazione e dell'istruzione del popolo, specialmente San Giovanni Battista de la Salle e San Giovanni Bosco, e altri che hanno avviato una consolante fioritura di vita cristiana, curata ora dai loro figli spirituali.
Parimenti il Santo Padre, ricevendo il personale del Circo « Orfei », che si esibì dinanzi a Lui in alcuni numeri, esortò i 250 convenuti a far sì che gli spettacoli ricreativi che offrono al pubblico siano sempre morali, e ricordò l'esempio di San Giovanni Bosco che, giovanetto, si servì del divertimento per il suo apostolato.
Anche parlando agli alunni del Collegio Pio Latino Americano e del Collegio Pio Brasiliano, invitandoli a pensare alla moltitudine di anime che attendono la salvezza dal loro ministero, il Santo Padre affermava che tra i ricordi della Sua infanzia c'era la lettura di quanto Don Bosco aveva visto con spirito profetico appunto sull'America Latina : le vaste distese, le dense foreste, gli sconfinati orizzonti campo immenso per un apostolato fecondo.