Don Bosco

Papa PIO XII

Don Bosco nell'augusta parola dei Papi

A cura dell'Ufficio Stampa Salesiano
della Direzione Generale Opere Don Bosco Torino

PIO XII
Eugenio Pacelli nacque a Roma il 2 marzo 1876. Fu ordinato sacerdote il 2 aprile 1899. Lavorò nella Segreteria di Stato. Nel 1917 fu eletto Nunzio Apostolico in Germania e consacrato vescovo dallo stesso Sommo Pontefice il 13 maggio. Nel 1929 fu creato Cardinale e Segretario di Stato. Nel brevissimo conclave del 1-2 marzo 1939 venne eletto Papa e incoronato il 12 marzo.
Pio XII approvò il Decreto della Congregazione dei Seminari e delle Università degli Studi del 3 maggio 1940, che erigeva il Pontificio Ateneo Salesiano (PAS). Il 24, giugno 1951 canonizzò Santa Maria Mazzarello. Beatificò (5 marzo 1950) e canonizzò (12 giugno 1954) San Domenico Savio. Proclamò l'eroicità delle virtù di Don Michele Rua (26 giugno 1953). Introdusse la causa di Beatificazione di Zeffirino Namuncurà (10 dicembre 1956). Introdusse la causa di Beatificazione di Dorotea de Chopitea ved. Serra (21 giugno 1957).

In 19 anni di Pontificato elesse 37 Vescovi (Salesiani 19.553).

PIO XII
L'educazione della prole nella luce di San Giovanni Bosco (31 gennaio 1940) 
San Giovanni Bosco patrono degli editori cattolici d'Italia (24 maggio 1946) 
Domenico Savio patrono dei « Pueri Cantores » (8 giugno 1956)
Santa Maria Domenica Mazzarello (24 giugno 1951)
Santa Maria Mazzarello (27 giugno 1951) 
Ai Cooperatori Salesiani (12 settembre 1952) 
Provvidenziale opera di redenzione (19 aprile 1953)
La vittoria di tutte le forze ostili (25 aprile 1953)
Anima tesa in pura oblazione a Cristo (12 giugno 1954)
Domenico Savio, fulgida gemma... (21 novembre 1954)
Singolare piccola biblioteca... (21 marzo 1956) 
« Hanno mosso il cuore di Sua Santità a paterna tenerezza» (maggio 1956)          
Luminoso ideale del sistema educativo di Don Bosco (31 gennaio 1957) 
Le « Compagnie Salesiane » parte vitale del sistema di Don Bosco (7 aprile 1957) 
Don Bosco patrono dei, giovani apprendisti. (17 gennaio 1958)
Legislatore e Padre (14 agosto 1958) 

L'EDUCAZIONE DELLA PROLE NELLA LUCE DI SAN GIOVANNI BOSCO

Nell'udienza generale a una grandiosa moltitudine di fedeli, tra i quali numerose coppie di sposi novelli.
(31 gennaio 1940)
1. Una delle glorie più pure della Chiesa e dell'Italia. ‑ 2. Destinato a una missione provvidenziale. - 3. Oratorio, non laboratorio. - 4. I Becchi, una specie di Oratorio. 5. Ragione e religione. - 6. La lezione dell'esempio. - 7. Filiale timore. - 8. « Cerca di farti amare ».

  1. Or è più di un secolo, in un meschino casale del Piemonte viveva coi suoi due fratellini un fanciulletto di condizione ben modesta. Rimasto precocemente orfano di padre, egli, che doveva essere poi chiamato il padre degli orfani, non ebbe dunque che le cure di sua madre. Con quanta saggezza però questa semplice contadina senza istruzione, ma guidata dallo Spirito Santo, educasse il suo figlio nel senso più completo e più alto della parola, si può dire che la Chiesa stessa lo abbia riconosciuto, elevando sugli altari colui, di cui oggi si celebra la festa col nome di San Giovanni Bosco. Questo umile sacerdote, divenuto più tardi una delle glorie più pure della Chiesa e dell'Italia, fu un meraviglioso educatore, e perciò la sua vita offre a voi, diletti figli e figlie, futuri padri e madri di famiglia, le più utili e salutari lezioni.
  2. Quando Iddio affida un fanciullo a sposi cristiani, sembra quasi ripetere loro ciò che la figlia di Faraone disse alla madre del piccolo Mosè: « Prendi questo bambino e allevamelo » (Es. 2, 9). I genitori nella intenzione divina sono i primi educatori dei loro figli. Conviene tuttavia riconoscere che nelle attuali condizioni della vita sociale l'urgente preoccupazione del pane quotidiano rende loro talvolta difficile il pieno compimento di un così essenziale dovere. Tale era pure la situazione, quando Giovanni Bosco sognava già di aiutare e al bisogno di sostituire i genitori in questo loro grave officio. Che egli fosse provvidenzialmente destinato a siffatta missione, il suo cuore glielo diceva con un'attrattiva precoce; la sua anima ne ebbe come la rivelazione in un sogno dei suoi primi anni, nel quale vide animali selvaggi mutati subitamente in agnelli mansueti, che egli conduceva docili al pascolo. Per conoscere come egli traducesse in atto questo sogno, occorre ricordare l'educazione che ricevette e quella che diede; l'una è in lui congiunta con l'altra; la madre, che egli ebbe, spiega in gran parte il padre che egli fu per gli altri.
  3. Don Bosco, fondando la prima sua casa di educazione e di insegnamento, volle chiamarla « non laboratorio, ma oratorio », come egli stesso disse, perchè intese di farne anzitutto un luogo di preghiera, « una piccola chiesa ove radunare dei giovanetti ». Ma il suo ideale era pure che l'oratorio divenisse, per i ragazzi che vi avrebbe raccolti, quasi un focolare domestico.
  4. Non era forse perchè « Mamma Margherita » aveva fatto per lui della casetta dei Becchi una specie di oratorio ? Immaginatevi colà la giovane vedova coi tre fanciulli inginocchiati per l'orazione della mattina e della sera; vedeteli, simili a piccoli angeli, nei loro abiti festivi, che ella ha con ogni cura cavati dall'armadio, recarsi nella borgata di Morialdo per assistere alla Santa Messa. Nel pomeriggio, dopo la refezione frugale, in cui la sola pasta dolce era un pezzo di pane benedetto, eccoli riuniti intorno a lei. Ella ricorda loro i comandamenti di Dio e della Chiesa, le grandi lezioni del catechismo, i mezzi di salute; poi racconta, con la delicata poesia delle anime pure e delle immaginazioni popolari, la tragica storia del dolce Abele e del cattivo Caino, l'idillio di Isacco e di Rebecca, il mistero ineffabile di Betlemme, la dolorosa morte del buon Gesù, messo in croce per noi sul Calvario. Chi può misurare l'influenza profonda dei primi insegnamenti materni! Ad essi Don Bosco, divenuto sacerdote, attribuiva la sua tenera e fiduciosa devozione verso Maria Santissima e l'Ostia divina, che un altro sogno gli mostrò più tardi come le due colonne, alle quali le anime dei suoi alunni, sbattuti come fragili navi nel mare tempestoso del mondo, dovevano fortemente ancorarsi per trovare la salvezza e la pace.
  5. La religione è dunque il primo fondamento di una buona educazione. Ma ad essa Don Bosco voleva associata la ragione; la ragione illuminata dalla fede. Questa vera ragione, come indica l'origine stessa della parola latina « ratio », consiste soprattutto nella misura e nella saggezza, nell'equilibrio e nell'equità. Sarebbe, per esempio, coerente il voler correggere in un fanciullo i difetti nei quali si incorre ogni giorno davanti a lui ? il volerlo sottomesso e obbediente, se in sua presenza si criticano i capi, i superiori ecclesiastici o civili, se si disobbedisce alle ordinazioni di Dio o alle giuste leggi dello Stato ? Sarebbe ragionevole di volere che i vostri figli siano leali, se voi siete maliziosi; sinceri, se voi siete mentitori; generosi, se voi siete egoisti; caritatevoli, se voi siete avari; dolci e pazienti, se voi siete violenti e collerici ?
  6. La migliore lezione è sempre quella dell'esempio. Al casale dei Becchi la « Mamma Margherita » non faceva troppe esortazioni al lavoro. Ma, poichè era scomparso il capo della famiglia, la coraggiosa vedova metteva essa stessa mano all'aratro, alla falce, alla correggia, e col suo esempio — si legge — stancava gli stessi uomini di fatica, presi alla giornata nel tempo della mietitura e della trebbiatura. Formato a questa scuola, il piccolo Giovanni, all'età di quattro anni, prendeva già parte all'opera comune, sfilacciando i fusti di canapa, e divenuto anziano, consacrava tutto il tempo al lavoro, dando soltanto cinque ore al sonno e anzi vegliando un'intera notte ogni settimana. In ciò, bisogna confessarlo, egli oltrepassava i giusti limiti della ragione umana. Ma la ragione soprannaturale dei santi ammette, senza imporli agli altri, questi eccessi di generosità, perchè la loro saggezza è ispirata dall'insaziabile desiderio di piacere a Dio e il loro ardore è stimolato da una filiale tema di dispiacergli e da una vivissima brama di bene.
  7. Dispiacere a un padre o a una madre: supremo dolore di un fanciullo bene educato! Ecco ciò che Giovanni Bosco aveva pure provato nel suo focolare domestico, ove un leggero segno, uno sguardo attristato della madre bastavano a farlo pentire di un primo movimento di gelosia infantile. Perciò egli voleva che l'educatore adoperasse come principale mezzo di azione una sollecitudine costante, animata da una tenerezza veramente paterna. Anche i genitori debbono dunque dare ai figli il miglior tempo a loro disposizione, invece di dissiparlo lungi da essi in distrazioni pericolose o in luoghi ove arrossirebbero di condurli.
  8. Con questo amore diretto dalla ragione e con questa ragione illuminata dallo spirito di fede, l'educazione familiare non sarà soggetta a quei deplorevoli balzi, che troppo spesso la compromettono: alternative di una indulgente debolezza e di una burbera severità; passaggi da una condiscendenza colpevole, che lascia il fanciullo senza guida, a una correzione violenta, che lo lascia senza soccorso. Invece, la tenerezza sperimentata di un padre o di una madre, alla quale corrisponde la confidenza filiale, distribuisce con eguale moderazione, perchè è padrona di se stessa, e con eguale successo, perchè possiede il cuore dei suoi figli, gli elogi meritati e i biasimi necessari. « Cerca di farti amare, diceva San Giovanni Bosco, e allora ti farai obbedire con tutta facilità ». Possiate anche voi, o sposi novelli, futuri padri e madri di famiglia, riprodurre nelle vostre case qualche cosa di questo santo ideale!
SAN GIOVANNI BOSCO PATRONO DEGLI EDITORI CATTOLICI D'ITALIA

Decreto pontificio (24 maggio 1946)
Quanto sia grande, in questi tempi in cui la tecnica e le scienze hanno raggiunto il massimo di loro sviluppo e diffusione, l'influenza dei libri, dei giornali e della stampa in generale è cosa a tutti nota. Tutto ciò, come risulta dall'esperienza, mentre spesso giova al bene e alla salvezza degli uomini, può talora tornare anche di grandissimo loro danno e corruzione.

Per prevenire, in quanto è possibile, tanto male, parve bene alla Società degli Editori Cattolici Italiani chiedere l'alta protezione di un celeste Patrono, dal quale tutti quelli che lavorano in questo campo prendessero l'esempio e al quale si ispirassero per plasmare il proprio pensiero e la propria mentalità.

Ora, questo compito eccelso non parve potesse essere meglio affidato ad altri che a San Giovanni Bosco, il quale non risparmiò lavoro nè fatica per diffondere ovunque libri sani, e giunse al punto di fare grandi acquisti di scritti infetti dall'eresia, di sostituirli con libri buoni, e di scriverne altri egli stesso, adattandoli alla mentalità e alla cultura del popolo cristiano.

Nell'intraprendere e perseguire questo genere di apostolato, egli scelse a sua volta come guida e protettore San Francesco di Sales; ed essendo insigne egli stesso per virtù e tutto acceso di zelo per le anime, istituì pure una Società religiosa, che avesse per fine anche quello di divulgare ovunque libri e periodici di netta ispirazione cristiana, provvedendo a ciò i sussidi e gli strumenti necessari per dare stabilità a questa impresa.

E infatti, egli si scelse anzitutto parecchi collaboratori, distinti per scienza e cultura e accesi tutti del medesimo amore per le anime; quindi fondò tipografie, fornite di macchinario moderno e il più perfetto. Con questi mezzi, oltre alla collana di opuscoli da lui intitolata Letture Cattoliche, che diffondeva in mezzo al popolo e specialmente tra la gioventù studentesca per attirarli al bene, egli riuscì ad offrire delle grandi realizzazioni nella editoria libraria scolastica, proprio allora quando gli altri disputavano a non finire sull'opportunità o meno di far leggere gli autori classici antichi, eleganti certo nella forma, ma contrari ai fini di un'educazione cristiana. Sotto la sua direzione perciò, furono pubblicate successivamente opere di scrittori latini, greci e italiani, sapientemente purgate secondo le esigenze dell'animo giovanile, insieme con una collana dei migliori scrittori cristiani: e in così nobile fatica, non gli mancarono nè la capacità nè il numero incoraggiante dei collaboratori.

Sempre per iniziativa e sotto l'impulso di San Giovanni Bosco, furono stampati e divulgati dizionari di varie lingue e di cultura generale, o riguardanti speciali materie; libri di storia, di fisica, di filosofia, di teologia, di arte e di musica, nonchè commedie per rappresentazioni teatrali. In una parola, sommamente sollecito del bene dei giovani studenti, egli si sforzava in tutti i modi per tener lontano da essi, così delicati e incostanti, ogni pericolo, e per educarli al senso del pudore e della pietà con la lettura di libri in cui viene messa in luce la virtù cristiana e narrata l'esemplare vita dei Santi.

Egualmente a cuore gli stava il popolo di Dio, che si studiava pure di istruire con varie pubblicazioni: basti dire che, tra queste, delle già sopra menzionate Letture Cattoliche, a 50 anni dalla loro fondazione, erano già state pubblicate quasi 10 milioni di copie, e che il medesimo zelantissimo Maestro diffuse in ogni dove libri popolari di storia e di religione e foglietti volanti senza numero, per controbattere la pessima colluvie di scritti insani od ostili alla verità cattolica.

Infine, avendo acceso nell'animo di molti, con la pubblicazione del periodo ufficiale della Congregazione Salesiana che s'intitola Bollettino Salesiano l'amore per le Opere missionarie e suscitato tante vocazioni sacerdotali, egli si è reso con ciò stesso sommamente benemerito nella Chiesa proprio mediante questa medesima arte tipografica.

Ora dunque, affinché coloro, a cui incombe la grave responsabilità della stampa di libri e di periodici, possano avere in così importante lavoro un Modello a cui ispirarsi e un Patrono da cui essere aiutati e protetti, la Società degli Editori Cattolici d'Italia Ci ha rivolto viva preghiera perché Ci degnassimo di costituire loro principale Patrono San Giovanni Bosco.

E Noi, approvando pienamente questo proposito come sommamente opportuno in questa epoca nostra tanto perversa, nella quale vediamo serpeggiare in ponderosi volumi e nei fogli insignificanti di molti giornali tanti errori e nella quale, quindi, importa assai di opporre stampa a stampa e di presentare agli occhi dei lettori i pascoli della genuina verità, abbiamo deciso ben volentieri di annuire a questi voti.

Pertanto, dopo aver udito il Venerabile Nostro Fratello Carlo Salotti, Vescovo di Palestrina e Prefetto della Sacra Congregazione dei Riti, di certa scienza e dopo matura Nostra deliberazione, con la pienezza della Nostra Autorità Apostolica, in forza della presente Lettera stabiliamo in perpetuo e proclamiamo San Giovanni Bosco, confessore, principale celeste Patrono presso Dio della Società degli Editori Cattolici d'Italia, con tutti gli onori e privilegi liturgici che di diritto competono ai Patroni principali di Associazioni.

Dato a Roma, presso San Pietro, sotto l'anello del Pescatore, il 24 maggio, festa di Maria SS. Ausiliatrice, 1946, VIII del Nostro Pontificato.

Pio PP. XII

DOMENICO SAVIO PATRONO DEI PUERI CANTORES

(8 giugno 1956)
DECRETO
I fanciulli che con le loro limpide voci eseguiscono le sacre lodi, mentre fanno risuonare i templi cristiani di canti festivi, commuovono gli animi degli ascoltatori e li elevano verso l'invisibile, a pensieri celesti. Per tale ragione questa Sede Apostolica ha sempre favorito e incoraggiato queste corali e Noi stessi abbiamo circondato di particolare benevolenza i « Pueri Cantores » quando, alcuni anni fa, nella basilica di San Pietro, intorno a Noi festanti, facevano risuonare incantevoli esecuzioni sotto la cupola michelangiolesca. I loro presidenti, appartenenti a 26 nazioni, raccolti in una recente assemblea, Ci hanno fatto pervenire la supplica perchè proclamiamo SAN DOMENICO SAVIO, che sotto la guida di San Giovanni Bosco cantava con fervido amore le lodi divine, come celeste Patrono presso Dio dei « Pueri Cantores ». A questa supplica, appoggiata dalla raccomandazione del Nostro caro Figlio Maurizio Feltin, card. arc. di Parigi, con animo lieto, Noi abbiamo deciso di accondiscendere, Noi che abbiamo elevato agli onori dei Santi questo fanciullo, pieno di soavità e fragrante di filiale candore, la cui imitazione Noi abbiamo proposta a tutta la gioventù. Pertanto, su decreto della Sacra Congregazione dei Riti, Noi, di certa scienza e dopo matura deliberazione, con la pienezza del Potere Apostolico, eleggiamo e dichiariamo con la presente lettera e per sempre, SAN DOMENICO SAVIO, confessore, come CELESTE PATRONO presso Dio dei « Pueri Cantores », con tutti gli onori e i privilegi liturgici normalmente attribuiti ai Patroni di Associazioni e di Ordini. Nonostante qualsiasi disposizione in contrario: questo proclamiamo e stabiliamo, decretando che questo Nostro Scritto è e rimane perpetuamente stabile, valido ed efficace...

Dato a Roma, presso San Pietro, sotto l'anello del Pescatore, 1'8 giugno dell'anno 1956, XVIII del Nostro Pontificato.

Pio XII

SANTA MARIA DOMENICA MAZZARELLO

Omelia di Pio XII per la Canonizzazione delle eroiche vergini Emilia de Vialar e Maria Mazzarello.
(24 giugno 1951)
1. La cristiana fortezza delle due vergini. - 2. Apostolato molteplice. - 3. Serena e soave tranquillità. - 4. Infiammata carità. - 5. Luce che invita alle cose superne.

  1. Mentre meditiamo la vita delle sacre vergini, che, oggi, in questa sì grande maestà di cose e folla di uomini, abbiamo decorato delle insegne della santità, di esse, anzi tutto, alla Nostra mente, si presenta la virtù della cristiana fortezza, con la quale le due Sante, fin dalla tenera età, si sforzarono di vincere tutti gli ostacoli, che loro impedivano l'arduo cammino a conseguir la perfezione evangelica e a inculcarla, con ogni sforzo, nelle loro compagne.

Abbandonare la casa paterna, dire addio con forte e generoso animo alle gioie di questa vita, che in alta e in umile condizione è pur lecito sperare, niente altro desiderare, niente altro chiedere se non la Volontà di Dio, che le invitava a grandi missioni: tutti questi pii desideri ci fanno conoscere la loro indole, che, se, per natura, fu forte e coraggiosa, fu anche abbondantemente alimentata e rafforzata dalla grazia superiore, affinchè crescesse in modo meraviglioso.

  1. Questa invitta fortezza d'animo rifulse splendidamente nelle due vergini, quando vi fu bisogno che, sotto la loro guida e moderazione, le due nascenti comunità affrontassero e superassero gravi difficoltà di ogni genere. Senza nulla trascurare, e superate continue difficoltà, furono aperte, in molti luoghi, scuole per fanciulle specialmente di modesta condizione; per lo stesso motivo furono fondati collegi, opifici, ospizi. Inoltre le Figlie delle due Congregazioni, spinte dall'infiammata carità delle Fondatrici, prestarono l'opera loro per sollevare angustie, miserie, affanni, e a curare le malattie del corpo si dedicarono con maniere si soavi che, spesse volte, innalzarono gli animi dei languenti e degli infermi alla speranza di una vita migliore e di più grande felicità. Nè questo basta: ma sia Emilia de Vialar sia Maria Domenica Mazzarello, desiderando fortemente di propagare il nome cristiano anche nelle lontane regioni non ancora illuminate dalla verità evangelica, mandarono le loro Figlie in aiuto ai missionari, perchè in modo speciale li coadiuvassero nell'educazione delle fanciulle e delle donne.
  2. Nelle molteplici faccende e gravi imprese è ammirevole specialmente che le Fondatrici di queste sacre vergini, quantunque fossero distratte da sì gravi cure, sollecitudini, fatiche, e fossero oppresse da tanti pericoli, strettezze e difficoltà, niente tuttavia perdettero di quella serena e soave tranquillità, che sembrava quasi una dote innata del loro animo. Non era però del tutto innata, era, piuttosto, grazia infusa dal cielo, alimentata dall'alto, confermata e rafforzata da un forte amore verso Dio e verso il prossimo. Erano, infatti, congiunte strettamente e sempre col divino Redentore; era loro delizia parlare familiarmente con Lui e amarlo intensamente. E da questa infiammata carità derivarono una forza impetuosa sì che era facile vincere e superare ogni ostacolo.
  3. Questo spiega quell'aureo libretto dell'Imitazione di Cristo, nel quale si leggono le seguenti frasi degne di un'attenta meditazione:

« Gran cosa è l'amore, gran bene sotto ogni aspetto; perchè esso solo fa lieve ogni peso, e tollera con animo uguale ogni disuguaglianza. Pórta, infatti, il peso senza sentirlo, e fa dolce e gustosa ogni amarezza. Il nobile amore di Gesù sprona a cose grandi, e spinge a desiderare sempre cose più perfette. Nulla è più dolce dell'amore, nulla più forte, nulla più sublime, nulla più espansivo, nulla più giocondo, nulla più dovizioso, nulla di migliore in cielo e in terra, poichè l'amore è nato da Dio, nè può sovra cose create quietarsi, ma in Dio solo. L'amante vola, corre, giubila, è libero e non si può tenere.

Dà tutto per il tutto, e il tutto trova in tutte le cose; perchè riposa in quell'uno, che è sopra tutte le cose, dal quale ogni bene emana e procede » (Imitazione di Cristo, 3, 5).

  1. Molto ha da imparare questo nostro secolo da così mirabili e salutari esempi; molte cose da apprendere dalla santa vita di queste vergini; gli uomini oggi troppo spesso ripudiano il bene eterno per aspirare al mutevole e al caduco, quasi che i piaceri di questa vita terrena possano appagare i loro infiniti desideri, e avviene che continuamente sono agitati dalla mutevolezza delle cose e degli eventi; essi con le loro menti e il loro cuore sono sempre in preda all'inquietudine, poichè essi non riposano nell'amore di Dio. Facilmente decidono e risolvono, e poichè la loro volontà giace snervata, non si sollevano allo splendore delle cose eccelse, ma piuttosto si attardano nella infelice bassezza morale.

Voi tutti, dunque, che siete qui presenti, e voi che siete assenti e che sentite in grazia della radio queste Nostre parole, o che le leggerete attraverso le relazioni della stampa, rivolgete la mente e l'animo vostro alla luce che promana da queste Sante celesti, la quale vi invita tanto fortemente alle cose superne. Abbiate per certo che nulla vi può essere in questa vita mortale più bello della virtù, nulla di più amabile, nulla di più fruttuoso. La virtù cristiana, infatti, rafferma e dirige i torbidi moti dell'animo, tempera la volontà e spinge ad agire fortemente e rettamente; nell'ansietà dà quiete, negli affanni conforto, nel dolore serenità e nelle opere dell'apostolato, che oggi spettano non soltanto al clero ma anche ai laici, conferisce quella sollecita alacrità che richiede da tutti la salute delle anime.

Ciò impetrino, queste due Sante, da Dio, datore di tutti i beni: così fiorisca su questa misera terra quasi una sacra e nuova primavera; e tutti, ciascuno compiendo fedelmente il proprio dovere, godano del lume di quella intima tranquillità, la quale è immagine e auspicio della felicità eterna da raggiungere un giorno.

SANTA MARIA MAZZARELLO

Nell'udienza generale alle Religiose e alle Rappresentanze convenute a Roma per la Canonizzazione delle Sante De Vialar e Mazzarello.
(27 giugno 1951)
1. Ella cammina semplice all'ombra di Don Bosco. - 2. Sotto l'azione invisibile della Provvidenza.

  1. Unite in un solo e medesimo inno di azioni di grazia la vostra gioia e la vostra riconoscenza, dilette figlie delle due grandi Sante, di cui celebrate insieme la suprema glorificazione. Secondo che si considerano l'una e l'altra dal lato mondano e superficiale, o invece da quello serio e cristiano, esse appariscono, a volta a volta, dissimili fina al contrasto, simili fino alla fraternità di spirito e di opere.

Nel tempo in cui Emilia de Vialar redigeva le sue Costituzioni, nasceva da semplici campagnuoli Maria Mazzarello. Ella cresce piamente, placidamente, nei lavori della casa e dei campi. In materia di scienze e di lettere umane, ella è e rimarrà sempre — e si compiacerà di proclamarlo altamente — poco istruita. Ben lontana dal doversi imporre per rispondere a una vocazione chiaramente conosciuta di fondatrice, ella, al contrario, avrà da lottare invano per schermirsene. Quasi per ispirazione divina, è creata Superiora, anche prima che ella stessa e le sue compagne avessero un'idea precisa di ciò che è la vita religiosa. Eccetto qualche nube passeggera, ella cammina nella luce. A lei non mancano nè gli appoggi nè i consigli; sostenuta e guidata da uomini eminenti per santità e qualificati, oggetto delle cure di direttori spirituali attenti e solleciti, sembrerebbe che non abbia avuto che a lasciarsi condurre, e il suo Istituto, all'ombra di quello del santo Don Bosco, si sia fondato, stabilito, consolidato, quasi da se stesso. Senza dubbio le tribolazioni non sono mancate a Maria, come le gioie a Emilia, ma esse sono di carattere ben differente.

  1. Come diversi sono i due campi in cui si svolge la vita delle due Sante, altrettanto considerevoli sono per la loro conformità lo spirito, l'oggetto, lo sviluppo dei loro Istituti.

Lo spirito dell'uno e dell'altro è di soccorrere in tutti i modi più atti le necessità e le miserie, volgendosi con frequenza alle più urgenti e alle più pietose. Quindi l'oggetto dell'uno e dell'altro è assai vario e molteplice, e abbraccia, si può dire, tutti i rami e le forme dell'insegnamento e dell'assistenza: la visita agl'indigenti, la sollecitudine per i prigionieri, la cura dei malati, la veglia dei moribondi a domicilio e negli ospedali, i dispensari, l'insegnamento gratuito ai poveri, reso possibile con quello dei fanciulli delle famiglie agiate. In questa enumerazione sommaria è l'attività delle Suore di San Giuseppe dell'Apparizione: vi sarebbe molto da modificare per indicare quella delle Figlie di Maria Ausiliatrice ? Alcune incisive parole di Don Bosco rispondono sufficientemente a questa interrogazione: « La loro Congregazione è pari alla nostra; ha lo stesso fine e gli stessi mezzi ».

Ambedue gli Istituti, per l'influsso visibile delle cause seconde ben diverse, avanzano tuttavia, sotto l'azione invisibile della Provvidenza, a un ritmo prodigiosamente accelerato, e le due Fondatrici non cessano di seguirne attentamente lo sviluppo con le loro visite e la loro corrispondenza. Il pensiero delle vocazioni, necessarie per bastare a tante imprese, non le induce nè ad allentare la severità nella scelta e nella conservazione delle aspiranti, nè ad esitare nel rispondere alle domande di nuove fondazioni.

Le notizie, che pervenivano sulle meravigliose opere apostoliche dei Salesiani nell'America Latina, avvivano lo zelo di Maria Mazzarello e delle sue figlie e suscitano, l'una dopo l'altra, numerose partenze, non solo per l'Argentina e l'Uruguay, ma ben presto anche per le regioni indiane della Patagonia.

AI COOPERATORI SALESIANI

Discorso ai Cooperatori Salesiani in occasione del grande Convegno internazionale a Roma.
(12 settembre 1952)
1. Ausiliari efficacissimi dell'Azione Cattolica. - 2. Nuovo provvidenziale movimento del laicato cattolico. - 3. Milizia leggera di attivisti della causa del bene. - 4. Affiancati all'Istituto di cui siete felice rampollo. - 5. Validi fiancheggiatori della Gerarchia cattolica. - 6. Attuare l'ideale salesiano.

  1. La visita che oggi riceviamo di una così larga rappresentanza della grande Famiglia Salesiana — i Cooperatori e le Cooperatrici della valorosa milizia di San Giovanni Bosco — è uno di quei tratti delicati disposti dalla Provvidenza divina per metterCi ancora una volta dinanzi a uno dei doveri più gravi e più cari al Nostro cuore, a quelle cioè che sono le cure d'ogni giorno, instantia quotidiana (2 Cor. 11, 28), del Nostro apostolico ministero.

Tale dovere, a cui l'animo Nostro è assiduamente rivolto, ma al quale Ci richiama oggi anche più vivamente la vostra presenza, riguarda quella provvida Azione Cattolica, di cui i Cooperatori Salesiani sono ausiliari efficacissimi.

Voi infatti non ignorate, diletti figli, che la vostra pia Unione, innestata sul prolifico ceppo della Famiglia religiosa di San Giovanni Bosco, e partecipe della sua multiforme attività e dei suoi beni spirituali, non ha tuttavia per suo fine immediato di venire in ausilio alla Congregazione da cui prendete il nome, ma, piuttosto, come dichiarò il vostro Santo Fondatore, di « prestare aiuto alla Chiesa, ai vescovi, ai parroci, sotto l'alta direzione dei Salesiani; e questo, nelle opere di beneficenza, quali i catechismi, l'educazione dei fanciulli poveri, e simili ».

  1. Apostolo nato e suscitatore di apostoli, Don Bosco divinò, or è un secolo, con l'intuizione del genio e della santità, quella che doveva essere più tardi nel mondo cattolico la mobilitazione del laicato contro l'azione del mondo nemico della Chiesa. Così un giorno del lontano 1876 l'uomo di Dio, parlando dei suoi Cooperatori, potè uscire in questi audaci pensieri: « Finora pare una cosa da poco; ma io spero che con questo mezzo una buona parte della popolazione italiana diventi salesiana e ci apra la via a moltissime cose ».

Lo zelo lungimirante preconizzava, sotto i segni dell'istituzione salesiana, un nuovo provvidenziale movimento del laicato cattolico, che, sotto la spinta travolgente delle forze del male e la condotta illuminatrice dello Spirito, si preparava a scendere in campo, ordinato nei suoi quadri, formato all'azione, alla preghiera e al sacrificio, affiancandosi alle forze di prima linea, cui per divino mandato spettano la direzione e la parte primaria nella santa battaglia.

Intimamente impregnati dello spirito salesiano, voi intendete bene, diletti figli, quali stretti rapporti siano i vostri col complesso di quelle opere che vengono sostenute e promosse dal laicato cattolico in aiuto alla Gerarchia secondo i tempi, i luoghi, le circostanze; e quale assegnamento Noi possiamo fare sulla vostra cooperazione. L'Azione Cattolica ha diritto di aspettarsi molto da voi nel campo della carità, della beneficenza, della buona stampa, delle vocazioni, dei catechismi, degli oratori festivi, delle missioni, dell'educazione della gioventù povera e pericolante. Questo è lo scopo precipuo che l'anima ardente di Don Bosco additava alla vostra attività; e il segnalarsi in questo campo dev'essere, come fu sempre fin qui, la vostra gloria.

  1. Oggi questo dovere e questo vanto sono, come vedete, di una urgenza che supera l'aspettativa stessa del vostro Fondatore. Il mondo cattolico è, come non mai, il bersaglio di tutte le forze del male, e la gioventù, cioè il domani del mondo, è di queste forze coalizzate la posta ambita, che dà la garanzia della vittoria.

Se nelle angustie del presente è Nostro imperioso ufficio rinnovare senza posa il grido di risveglio, chiamare a raccolta, destare i dormienti e gl'incoscienti, incoraggiare i volenterosi, « predicare la parola, insistere a tempo, fuori di tempo, riprendere, supplicare, esortare » (cfr. 2 Tim. 4, 2), è altrettanto stretto dovere di tutti i Nostri figli di non disertare l'arena, ma di far onore coi fatti alla milizia cristiana solennemente professata.

Ai fatti s'impegnano, con un nuovo esplicito arruolamento, gli ascritti all'Azione Cattolica; e voi, che nel nome portate l'insegna — cooperare — voi siete, all'ombra della Famiglia Salesiana, la milizia leggera, gli « attivisti » della causa del bene, che sparsi in tutte le classi ed esposti a tutte le più varie circostanze, lavorate con la vita, con la parola, con l'azione, a riparare le rovine, a prevenire il male, a gettare negli animi i germi della verità, della virtù, della fede, della religione e della pietà.

  1. Con la vita anzitutto — diciamo — voi, diletti figli, dovete condurre il buon combattimento spirituale, affiancati all'Istituto di cui siete il felice rampollo. Poichè in questo genere di attività non conta tanto il fare, lo strafare, il dimenarsi in tutti i sensi, quanto la specchiata condotta cristiana, che in seno alle vostre famiglie e alla società, di cui siete membri, renda la testimonianza dei fatti al vostro multiforme apostolato.

Tanto con le opinioni, la logica, i costumi del mondo contrasta in tutte le sue parti il messaggio affidato dal divin Maestro a questo apostolato, che i suoi non possono pensare di esercitarlo efficacemente per il semplice fatto della loro azione esteriore. La società pagana o paganeggiante che lo riceve, sia nella collettività che nei singoli individui, anche se convinta e ammirata, non può non restar perplessa se l'apostolo dice e non fa; e quando anche l'effetto di tale apostolato non sia a rovina più che a edificazione, il mondo continuerà a ritenere utopistico o di pochi eletti l'effettivo ordinamento della vita a norma della fede e della morale cristiana.

  1. Vita dunque esemplare in tutti i sensi deve essere la vostra, diletti figli, perchè la cooperazione, a cui siete votati, non sia una lustra, ma renda frutti di bene, qualunque voglia essere il campo sul quale è chiamata ad applicarsi. La forza irresistibile di ogni genere di apostolato cristiano è la pietà, di cui ha detto San Paolo che « è utile a tutto, ed ha la promessa della vita presente e della futura » (1 Tim. 4, 8).

La pietà è essa stessa il primo, il grande apostolato nella Chiesa di Gesù Cristo; e chi pretendesse, in omaggio all'attività esteriore, di ridurne il culto o di averla in minore considerazione, mostrerebbe scarsa o nessuna intelligenza dell'essenza del Cristianesimo, del suo
nucleo sostanziale, che è l'unione dell'anima con Dio nell'amore fattivo e obbediente.

Insistiamo su questo grave affare, cari Cooperatori e Cooperatrici, affinchè non vi sfugga, sia anzi continuamente presente al vostro spirito, la chiave del felice successo nella vostra attività di validi fiancheggiatori nello schieramento della Gerarchia cattolica. Vi hanno chiamati — e siete in realtà — Terz'Ordine salesiano, a quel modo che hanno i loro Terziari altri Istituti e Ordini religiosi, con la differenza che in questi è messo in maggior evidenza l'elemento pietà, in voi, il fattore carità. Ora, come il pericolo dei primi è che, accanto all'elemento principe, la preghiera, essi non lascino sufficiente campo all'azione, il pericolo vostro è, al contrario, che l'azione spenga la fiamma dell'orazione, e mancando questa, l'azione senz'anima sia esposta ai capricci delle passioni e al processo di dissolvimento.

  1. Pensate pertanto, diletti figli, come l'urgenza stessa del vostro molteplice lavoro, oggi, diremmo quasi, angosciosamente richiesto dalla Chiesa, vi obbliga alla più gelosa cura della vostra vita interiore; di quella vita, cioè, a cui ben provvide la sapienza del Santo dell'azione, dettando a voi, non meno che alla sua duplice famiglia dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, una Regola di vita spirituale, ordinata a formarvi, pur senza la vita comune, alla religiosità interna ed esterna di chi seriamente fa sua, nel suo mondo familiare e sociale, l'opera, di tutte la più eccelsa, della perfezione cristiana.

A questo punto, lasciate, diletti figli, che il Nostro paterno spirito, consapevole della sua tremenda vicaria missione, s'innalzi, con la speranza che non confonde, alla contemplazione di una società disseminata in tutte le sue classi, professioni, impieghi, mestieri, — di uomini e di donne che l'ideale salesiano attuino appieno, con fede, costanza, amore, in mezzo al mondo dei distratti, dei superficiali, dei deboli, degli scandalosi d'ogni nome. « Sale della terra » che penetri con l'ardore della fede vissuta in tutti i meandri della famiglia e del consorzio civile : questo ideale, affermato con la forza della mansuetudine evangelica, che nulla cerca, nulla teme dagli uomini e dalle cose, di quale magnifica, se pur lenta, trasformazione di cuori non sarà, a lungo andare, capace!
E voi, Cooperatori e Cooperatrici della grande complessa opera salesiana, che, nella data giubilare della vostra fondazione, riandate le origini e la storia di così fecondo movimento, voi più che altri, pur benedicendo il Signore del gran bene compiuto per vostro mezzo, oggi dovete ricordare soprattutto le vostre responsabilità e l'impegno che vi lega al cospetto di Dio e degli uomini per collaborare allo stabilimento e alla diffusione del Regno di Dio sulla terra.

Grati Noi stessi e lieti del bene che seminate e dei frutti che raccogliete, tutti i Nostri voti in questa fausta circostanza sono per il maggiore incremento della vostra Pia Unione nel numero e nel fervore. A questo fine imploriamo su di essa la più larga effusione della divina Grazia. E mentre chiediamo al Signore che lo zelo attivo dei Cooperatori e delle Cooperatrici non perda mai nulla del suo vigore, e la vostra istituzione sotto gli auspici di Maria Ausiliatrice e di San Giovanni Bosco sia fiorente in ogni tempo di opere e di spirito, impartiamo di gran cuore ai suoi dirigenti, ai suoi membri, a tutte le sue sante imprese l'Apostolica Benedizione.

PROVVIDENZIALE OPERA DI REDENZIONE

Esortazione agli oltre mille ragazzi del « Borgo Don Bosco » per la celebrazione del quinquennio della loro istituzione.
(19 aprile 1953)
1. La vostra presenza è piena d'incanto. - 2. La parabola degli operai nella vigna. - 3. Lasciate che Gesù formi le vostre giovani anime. - 4. L'esempio luminoso del santo Fondatore.

  1. Vi è qualche cosa di nuovo oggi in questa Aula, che ha veduto adunarsi, anche negli ultimi giorni, tante persone di diverse età e condizioni: poche volte però l'aria di una festosa e irrompente primavera è penetrata come ora in questa Casa del Padre comune, invasa da una moltitudine di vivaci e cari ragazzi.

Forse voi avete ricevuto chi sa quante raccomandazioni di essere buoni, di non fare chiasso, e veramente date un magnifico esempio di ordine e di disciplina. Ma Noi desideriamo di assicurarvi che, se non foste così numerosi, avremmo voluto scendere in mezzo a voi, per dimostrarvi anche più manifestamente quanto il Papa vi ama.

Abbiamo dinanzi agli occhi del Nostro spirito quel che doveva accadere ogniqualvolta i fanciulli riuscivano a farsi largo tra la folla e raggiungere Gesù. Non sarebbe esagerato l'immaginare che se ne impadronivano addirittura; ed Egli li lasciava fare e difendeva le loro intemperanze e l'audacia di coloro che li conducevano, dai rimproveri degli Apostoli e di quanti temevano che quei piccoli turbassero la quiete e provocassero il disordine. Risuonava così per le vie della Palestina, dolce e ferma, la parola di Gesù: « Lasciate che i fanciulli vengano a me » (Mc. 10, 13-14).

Vorremmo dirvi, diletti figli, ragazzi del Borgo Don Bosco, come un tenero amore, simile a quello che riempiva il Cuore divino di Gesù per tutti i fanciulli, accende il Nostro e lo fa traboccare di gioia oggi che avete voluto allietarCi con la vostra presenza così piena d'incanto.

  1. Vi diamo dunque, cari ragazzi, il Nostro paterno benvenuto e approfittiamo dell'occasione per rivolgervi una semplice parola, desiderosi come siamo di imitare in qualche modo quelle che vi, direbbe Gesù, se fosse qui visibile al posto del suo indegno Vicario in terra.

Voi certamente ricordate — per averla udita tante volte raccontare — la parabola degli operai nella vigna (Mt. 20, 1 e ss.): « Vi era una volta un padrone di casa, il quale ebbe bisogno di lavoratori per la sua vigna, e uscì di buon mattino a cercarli. Poi tornò alle ore terza, sesta e nona, e ogni volta un gruppo di operai si mosse per andare a lavorare. Uscito poi all'ora undecima, ne trovò altri che se ne stavano là sfaccendati, e disse loro: "Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi ?". Gli risposero: "Perché nessuno ci ha presi". E il padrone soggiunse: "Andate anche voi alla mia vigna" ».

Questa scena evangelica fa correre il Nostro pensiero a un avvenimento abbastanza recente: uno dei tanti fatti, che trapungono, come stelle luminose, il firmamento della Chiesa in tutta la sua storia.

In alcuni fra i più popolari quartieri di Roma vi erano tanti ragazzi per la strada. Alcuni giocavano, altri si bisticciavano e ripetevano brutte parole e offendevano forse in molti modi il. Signore.

E un giorno uscì un sacerdote, spinto dall'ansia di salvare quegli adolescenti, e riuscì ad andare in mezzo a loro e domandò: « Perché state tutto il giorno per la strada senza far nulla ? ». Alcuni risposero: « Papà lavora, e la mamma non ha tempo di badare a tutti i figli : siamo tanti! ». Altri mormoravano: « Papà e la mamma sono in giro in cerca di qualche cosa da mangiare: papà è disoccupato ». Qualcuno piangendo disse: « Non so dov'è papà, e la mia mamma è morta ». Tutti osservarono: « Nessuno ci raccoglie, nessuno ci vuole: per questo stiamo tutto il giorno oziosi, nella strada ».

Allora il sacerdote esclamò : « Venite, vi daremo una casa, cercheremo di sostituire per voi la mamma e il babbo. Venite: abbiamo una piccola chiesa, dove Gesù, amico dei fanciulli, vi insegnerà a divenire più buoni. Venite: accanto alla chiesetta costruiremo laboratori e scuole; avrete maestri premurosi, che vi aiuteranno ad essere più bravi. Venite: non vi mancherà il nutrimento; avrete le medicine necessarie; vi saranno campi per giocare. Così diventerete più forti. Venite, e faremo un villaggio tutto per voi, e noi saremo i vostri amici. Lavoreremo con voi; studieremo con voi; giocheremo con voi; piangeremo, se fosse necessario, con voi. Saremo una grande famiglia, affidata all'onnipotenza e alla sapienza del Padre nostro che è nei cieli ».

  1. E i ragazzi, presi per mano dal sacerdote, andarono : prima alcuni, poi altri, poi altri ancora. Oggi siete più di mille, e siamo stati informati che nel Borgo Don Bosco, in via Prenestina, vi è tutto un fervore di opere a vostro vantaggio: oltre trecento alunni interni e settecento esterni, che vi passano l'intiera giornata, lavorando, studiando, giocando. E intanto gli instancabili religiosi Salesiani — mentre procurano, con tanta abnegazione e fatica, che non manchi nulla al perfetto andamento del « Borgo » — si prodigano per la vostra educazione civile, religiosa e morale, affinché, divenuti grandi, possiate essere buoni cittadini, valenti e cristiani operai qualificati.

Corrispondete, carissimi, generosamente e lealmente alle loro cure. Profittate dei campi da gioco, della ginnastica e dello sport in genere, per essere e mantenervi fisicamente sani.

Siate diligenti nelle scuole elementari, professionali, tecniche, e nei laboratori, per divenire sempre più bravi.

Soprattutto lasciate che Gesù, servendosi dell'opera dei sacerdoti e dei loro collaboratori, venga formando le vostre giovani anime. Certamente è necessario che le vostre membra si fortifichino e le vostre intelligenze si sviluppino; ma a che gioverebbe avere un organismo sano e forte e un intelletto acuto e pronto, se poi la volontà fosse cattiva, se l'anima fosse morta, perché priva della grazia divina ?
4. La Nostra parola si rivolge ora brevemente a voi, padri, madri, parenti di questi ragazzi. Noi ben conosciamo le difficoltà e le angustie, fra le quali spesso vi dibattete e che v'impediscono di dedicarvi, come bramereste, direttamente ai vostri figliuoli; cercate dunque almeno di coadiuvare, per quanto vi sarà possibile, il sacerdote nell'opera educativa. Talvolta — è doloroso dirlo — è accaduto che alcune famiglie sono giunte invece a distruggere quanto era stato costruito nelle anime dei fanciulli nel mistico raccoglimento della devota cappella o nelle aule scolastiche. Noi vi scongiuriamo in nome del Signore: abbiate ogni cura di queste giovani vite, pupille degli occhi Nostri, e soprattutto pupille degli occhi del divino Maestro. E voi, diletti figli Salesiani di Don Bosco, abbiatevi tutto il Nostro paterno compiacimento e la Nostra gratitudine per quanto avete fatto e e continuate a fare a vantaggio di questi ragazzi. Ogni vostra premura, ogni vostra aspirazione, ogni vostra ansia, voi l'avete avuta per Gesù.

Di fronte ai lupi, che tentano di penetrare nell'ovile della Chiesa per devastare quel tempio di Dio che è l'anima giovanile, sta ferma e potente la vostra azione di salvezza.

Non vi stancate, diletti figli, in questa provvidenziale opera di redenzione e di educazione. Abbiate sempre vivo dinanzi alla mente l'esempio luminoso del vostro grande Padre e Fondatore. Raddoppiate i vostri sforzi per moltiplicare il numero dei ragazzi da voi assistiti. E siano benedetti quanti collaborano con voi: quelli che spendono le loro energie, o che con l'obolo generoso vi mettono in condizione di superare coraggiosamente tante difficoltà, di mantenere la vostra Casa, e anzi di completarla, aumentarla e attrezzarla, affinchè risponda a tutti i più urgenti bisogni che le presenti condizioni esigono per il bene fisico e spirituale dei vostri protetti.

« PADRE E MAESTRO »

« San Giovanni Bosco, per poter reggere il peso formidabile addossatogli dalla divina Provvidenza, si teneva in abituale unione con il Cielo, donde attingeva quella sapienza, che tutti con stupore ammiriamo in lui ».
Sacra Congregazione dei Riti, 26-VI-1953

LA VITTORIA DI TUTTE LE FORZE OSTILI

Messaggio di S. S. Pio XII nel Cinquantenario dell'Incoronazione di Maria Ausiliatrice (17 maggio 1903-53), per il volume
« L'Ausiliatrice della Chiesa e del Papa ».
(25 aprile 1953)
Nel serto di Studi Mariani che la pietà della benemerita Famiglia Salesiana depone riconoscente ai piedi della loro celeste Patrona, Maria Auxilium Christianorum nel cinquantesimo dell'Incoronazione, c'invita la nostra stessa pietà a inserire il fiore dell'antica e sempre nuova gratitudine, che alla Madre di Dio lega la Nostra persona e tutto il Nostro Pontificato.

Suggello amoroso di un omaggio degnissimo reso alla Regina del Cielo, la Nostra parola vuol essere altresì preghiera, anzi grido d'implorazione a Colei, che, nella trepida minacciosa ora che volge, non può non muoversi, per moltiplicare i prodigi del suo aiuto ai cristiani.

Auxilium Christianorum, ora pro nobis, ripete con noi ogni pagina di questo volume, dove la dottrina, la storia e l'arte della parola commentano in fraterna gara il titolo glorioso, cui con mirabile consenso rende testimonianza la famiglia cristiana di ogni tempo e di ogni luogo.

Nè il consenso verrà meno se, con la fede di San Giovanni Bosco, il devoto di Maria, la famiglia cristiana vorrà ancora una volta ritemprarsi in un salutare rinnovamento dello spirito e del costume per innalzare in sincerità di cuore la sua supplica imploratrice alla Vittoriosa di tutte le forze ostili, del mondo e dell'inferno.

A questo stesso rinnovamento la Vergine Immacolata aiuti i figli di un secolo che è pure impresso da tanta orma di male. Aiuti gli erranti, aiuti i condottieri e i maestri. E come la fede, la pietà, l'amore stillanti nelle pagine di questo volume sono il nobilissimo tributo di una famiglia apostolica debitrice a Maria della sua esistenza e della sua bella vitalità, così possa la cristianità intera, ritrovata se stessa, auspice la potente intercessione della gran Madre di Dio, portare ai piedi di lei, nuovo serto di ben più alto valore, l'omaggio di una vita purificata e il fiore, non più fragile e caduco, della riconquistata pace.

Pio PP. XII

ANIMA TESA IN PURA OBLAZIONE A CRISTO

Discorso per la Canonizzazione di cinque Beati, tra cui San Domenico Savio.
(12 giugno 1954)
Mentre i tre eroi che abbiamo testé commemorati avevano profuso tutte le loro virili energie nel duro combattimento contro le forze del male, ecco apparire al nostro sguardo l'immagine di Domenico Savio, gracile adolescente, dal corpo debole, ma dall'anima tesa in una pura oblazione di sè all'amore sovranamente delicato ed esigente di Cristo. In un'età così tenera si attenderebbe di trovare piuttosto buone e amabili disposizioni di spirito, e invece si scoprono in lui con stupore le vie meravigliose delle 'ispirazioni della grazia, un'adesione costante e senza riserva alle cose del cielo, che la sua fede percepiva con una rara intensità. Alla scuola del suo Maestro spirituale, il grande Santo Don Bosco, egli apprese come la gioia di servire Dio e di farlo amare dagli altri può divenire un potente mezzo di apostolato. L'8 dicembre 1854 lo vide elevato in un'estasi di amore verso la Vergine Maria, e poco dopo egli riuniva alcuni suoi amici nella « Compagnia dell'Immacolata Concezione », affine di avanzare a gran passi nel cammino della santità e di evitare anche il minimo peccato. Egli incitava i suoi compagni alla pietà, alla buona condotta, alla frequenza dei Sacramenti, alla recita del santo Rosario, alla fuga del male e delle tentazioni. Senza lasciarsi intimorire da cattive accoglienze e da risposte insolenti, interveniva con fermezza, ma caritatevolmente, per richiamare al dovere gli sventati e i perversi. Colmato già in questa vita della familiarità e dei doni del dolce Ospite dell'anima, ben presto lasciò la terra per ricevere, con la intercessione della celeste Regina, il premio del suo filiale amore.

DOMENICO SAVIO, FULGIDA GEMMA...

Telegramma di Sua Santità Pio XII per i festeggiamenti di Torino.
(21 novembre 1954)
Paternamente presente con la gioventù salesiana d'Italia e del mondo alla solenne celebrazione del novello Santo Domenico Savio, l'Augusto Pontefice è lieto di additare ad essa l'angelico alunno di San Giovanni Bosco, nuova fulgida gemma nella densa coorte dei giovani vincitori del secolo, seguaci del Mistico Agnello.

Da Lui implorando alle schiere giovanili di ogni paese, che ne accompagnano il trionfo, luce e conforto ai santi ardimenti della vita cristiana, ad esse Sua Santità invia di gran cuore, sprone alla virtù e auspicio di grazia per i più nobili entusiasmi del bene, l'implorata Apostolica Benedizione.

SINGOLARE PICCOLA BIBLIOTECA...

Risposta del Santo Padre alle moltissime lettere rilegate in volume inviate dagli iscritti alle Compagnie della Gioventù Salesiana per il suo 800 compleanno. (21 marzo 1956)
SEGRETERIA DI STATO DI SUA SANTITÀ N. 365587
Rev.mo Signore,
la mole delle lettere con le quali le Compagnie della Gioventù Salesiana di tutta Europa si trovano unite in questi giorni intorno al bianco Padre per festeggiare le due ricorrenze anniversarie, è omaggio di una grande eloquenza.

L'Augusto Pontefice guarda questa singolare biblioteca epistolare e ammira.

Col Suo gesto, pieno di significato e di affetto, Egli allarga le braccia in mezzo a tanta folla dai visi aperti, dagli occhi scintillanti, dalle labbra frementi, di bambini, di fanciulli, di adolescenti d'ogni clima e d'ogni lingua, che non veduti e pur veduti, con accenti noti o ignorati, e pur compresi, aprono il loro cuore al Vicario di Gesù Cristo, dicendo ciascuno nella sua nitida paginetta, assai più di quanto l'ingombrante penna si prova a dire e non dice se non con accenti smorzati e scorati.

Ma il Padre intende. A tutti, anzi a ciascuno, Egli risponde con la Sua benevolenza. Nella moltitudine confusa di tali Suoi piccoli amici Egli vede gli apostoli di domani, che, memori di Lui e delle odierne date celebrative, saranno nel mondo, con la parola e con la vita, i portatori di Gesù Cristo e della sua buona Novella. Sotto i segni di San Giovanni Bosco essi saranno in mezzo agli uomini, ignari e dimentichi, il buon fermento del Vangelo, ordinato a levitare la massa; saranno i cristiani del mondo migliore, che riempie oggi di speranza il cuore del dolce Cristo in terra.

Con tali sensi il Papa dei piccoli invoca su di essi lo Spirito generatore delle creature nuove, la grazia, che li manterrà saldi nei loro propositi di virtù e di apostolato. E sulle loro teste che s'inchinano sotto la Sua paterna mano, fa scendere, perchè resti in perpetuo, confortatrice e ammonitrice una speciale Apostolica Benedizione.

Con distinta stima mi confermo, dev.mo nel Signore
ANGELO DELL'ACQUA Sostituto

« HANNO MOSSO IL CUORE DI SUA SANTITÀ A PATERNA TENEREZZA »

Risposta del Papa alle letterine degli allievi dell'Istituto Elvetico di Lugano (Svizzera), per il suo 80° compleanno.
(maggio 1956)
SEGRETERIA DI STATO DI SUA SANTITÀ N. 365587
Rev.mo Signore,
nel gran concerto dei voti augurali e delle molteplici espressioni d'affetto con cui la benemerita Famiglia Salesiana ha solennizzato le recenti fauste ricorrenze del Santo Padre, le voci argentine — così varie e così sincrone! — degli allievi di codesto Istituto Elvetico hanno mosso il cuore della Santità Sua a paterna tenerezza.

Essi si sono impegnati — dai più grandi ai più piccini — in una nobile gara per dire al Padre Comune, con le più accese espressioni, la piena del loro affetto filiale, i sentimenti del loro buon cuore, le preghiere e i sacrifici che per Lui han fatti, i « sassolini » che hanno messi nelle scatole per contare i loro fioretti, la loro gratitudine per la canonizzazione di San Domenico Savio, e — cosa unanime! la loro afflizione per le sofferenze che al Papa provengono dalle persecuzioni contro la Chiesa.

Dica, Rev.mo Signore, a codesti bambini il vivo compiacimento dell'Augusto Pontefice per sì commovente gara di amore filiale.

Quanto volentieri il Papa risponderebbe personalmente, e a ciascuno! Ma... come si fa ? — caro piccolo Ferriero Della Chiesa, che ne desidereresti una tutta per te e per la tua famiglia — come si fa, se anche tanti altri bambini, tanti tanti, e da ogni parte del mondo, hanno scritto al Papa ? Però, il Papa vi ha presenti, tutti, e prega! Prega, caro Brunello Molteni, per la guarigione del tuo babbo che da quattro anni è malato, in sanatorio; prega per te, caro Pier Giorgio Donada, che, da aspirante di Azione Cattolica, aspiri a diventar sacerdote; e anche per te, altro Pier Giorgio Violino, che, da « degno » (lo dici tu!) Presidente della Compagnia del SS.mo Sacramento, vuoi diventar sacerdote salesiano; prega anche per te, piccolo Ivan Rajover, che sei « ebreo », ma che vorresti « esser cristiano » per poter « dare un bacio » al Papa e poterLo vedere almeno una volta nella tua vita.

Per tutti prega, il Papa. E ringrazia! Ringrazia il piccolo Claudio Alberti che aspetta di diventar più grande per scrivergli parole più espressive — ma son già tanto espressive quelle che Gli hai scritte! E anche te, Luciano Panzer: sicuro! il cuore ti ha detto giusto perché la tua letterina è piaciuta molto al Papa; e te, Fabio Locatelli che, per il Papa, hai ascoltato sei Messe, hai fatto sei Comunioni e hai recitato sei Rosari.

Il Papa ti ricorda bene, caro Andrea Mazzario, che un giorno Gli portasti « insieme con altri otto ragazzi, fiamme tricolori » una bella pianeta; ma... questa volta non di « tre parole soltanto » è stata la « parte tua! ».

E grazie anche a te, piccolo Flavio Filippini, che hai voluto dire il tuo compiacimento per i « bei discorsi che il Papa fa dal Vaticano ». E tu, caro Daniele de Ritis, imiterai la vita del tuo augusto Antenato Pio IX ?
Così ricca antologia, Rev.mo Signore, e così olezzante florilegio di limpida, ingenua devozione hanno spiritualmente portato il Santo Padre in mezzo a codesti dilettissimi figli, compiacendosi di veder riflesso, nelle infantili espressioni, il volto delle loro candide anime.

A tutti, con la Sua gratitudine, la Sua paterna compiacenza, e per tutti l'invocazione a Maria Ausiliatrice e all'angelico San Domenico Savio perché codesto giardino d'innocenza non sia contaminato dal male.

In tale fiducia e con questi sentimenti, il Vicario di Gesù Cristo imparte di gran cuore, alla S. V. Rev.ma, ai suoi Confratelli, ai Cooperatori, ai Benefattori, e a tutti gli allievi ed ex allievi di codesto benemerito Istituto Elvetico, come pegno della Sua particolare benevolenza e in auspicio dei più abbondanti favori divini, l'implorata Benedizione Apostolica.

Profitto dell'incontro per.confermarmi con sensi di distinta stima, della Signoria Vostra Rev.ma dev.mo nel Signore
ANGELO DELL'ACQUA Sostituto

LUMINOSO IDEALE DEL SISTEMA EDUCATIVO DI DON BOSCO

Lettera di Sua Santità Pio XII al Rettor Maggiore dei Salesiani, in occasione del 1° Centenario della morte di San Domenico Savio.
(31 gennaio 1957)
A quel modo che nel corso dell'Anno Mariano, la celebrazione del quale fu da Noi indetta per il mondo intero in occasione del Io centenario dalla definizione dogmatica dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, Noi provammo sommo gaudio perchè Ci fu concesso nella grandiosità della Piazza San Pietro, alla presenza di un'ingente moltitudine, di decorare con gli onori dei Santi del Cielo l'innocentissimo adolescente Domenico Savio, così al presente, chiudendosi il Io secolo da quando Egli volò tra i Celesti, Ci torna sommamente gradito prender parte alle vostre celebrazioni in suo onore ed esortare paternamente tutti i fedeli cristiani, e specialmente quelli che in età ancor giovanile vengono da voi nel debito modo e con tanta cura istruiti ed educati, a fissare attentamente lo sguardo, come a modello, in questo carissimo discepolo di Giovanni Bosco.

Senza dubbio non v'è niente di più bello nè di più amabile che una giovinezza immacolata, la quale brilli per belle doti di mente e di cuore e soprattutto risplenda per i fulgori della santità, come con gioia costatiamo essere avvenuto in questo alunno del vostro Padre e Maestro. E mentre attentamente ne consideriamo la vita, Ci pare che il Provvidentissimo Iddio abbia voluto presentarlo come l'ideale luminoso di quel retto sistema di educazione della gioventù, nel quale il Fondatore della Società Salesiana fu così eminente. Poiché appena egli entrò a far parte della vostra Famiglia, sottomettendosi spontaneamente e volentieri ai consigli e alle esortazioni del suo Maestro, altro non fece che correre, con passo ogni dì più rapido, al vertice della santità. A questo mira la sua fermissima decisione di sopportare ogni danno e perfino la morte piuttosto che bruttare l'anima di qualsiasi benchè piccola macchia di peccato; a questo mira la sua intensissima pietà verso il divin Redentore nascosto sotto i veli Eucaristici e la sua Santissima Madre; a questo ancora mira quella sua fiamma viva di apostolato, per la quale si sforzò con ogni mezzo di strappare i suoi coetanei dalle attrattive del vizio proprie della loro età, e associarseli nella pratica della cristiana virtù.

Ma ciò che in modo speciale piace in questo adolescente si è il candore dell'anima innocentissima e il suo saldissimo proposito di conservare intatto per tutto il corso della vita il giglio della purità, cosicchè egli efficacemente rifulge allo sguardo della nostra gioventù, insidiata oggi da tanti e così gravi agguati e pericoli. È quindi nostro vivissimo desiderio che lui onorino, venerino e si sforzino di imitare gli adolescenti, ed espressamente quelli che per la loro educazione vengono affidati alle vostre cure; poiché in tal modo avverrà che col favore e l'aiuto divino cresca felicemente, secondo le speranze della Chiesa Cattolica e della civile società, una gioventù casta, serena, lieta e forte.

A ottenere questo desideriamo che giovino le celebrazioni centenarie che prossimamente avranno luogo; e frattanto, come auspicio dei favori celesti e in segno della Nostra particolare benevolenza, col più grande affetto nel Signore, impartiamo a te, diletto figlio, e a tutti i superiori della Società Salesiana, ai confratelli e alunni l'Apostolica Benedizione.

Dato a Roma, presso San Pietro, il giorno 31 di gennaio, nella festa di San Giovanni Bosco, l'anno 1957, XVIII del Nostro Pontificato.

Pio PP. XII

LE « COMPAGNIE SALESIANE » PARTE VITALE DEL SISTEMA DI DON BOSCO

Parole di Sua Santità Pio XII agli oltre 4000 ragazzi delle Compagnie Religiose Salesiane del Lazio e Sardegna.
(7 aprile 1957)
Il Santo Padre si mostrò visibilmente commosso nell'incontro con i giovani allievi salesiani. Benché la Basilica di San Pietro fosse colma come nelle grandi occasioni, i ragazzi — oltre 4000 — diedero un tono particolare alla manifestazione. Scendendo tra di loro, il Papa fu udito ripetere : « Che opera provvidenziale ! Che opera provvidenziale ! ». Fu lieto di ricevere una pergamena nella quale i giovani dicevano di voler offrire il loro cuore rinnovato dalla grazia della Comunione; ascoltò con attenzione quando l'Ispettore Don Fiora gli disse che volevano rappresentare tutti i ragazzi salesiani del mondo; gradì l'omaggio della Vita di San Domenico Savio.

Quando gli fu rivolta preghiera di portarsi tra i giovani, accettò senz'altro e si adattò sorridente all'assalto dei ragazzi. Quindi il Santo Padre parlò. Dopo aver detto che era impossibile rivolgere una parola speciale ai singoli gruppi, continuò :
« Ma un'eccezione tuttavia ci sia permesso di fare vedendo questa grande, numerosa, magnifica accolta di giovani dirigenti e soci delle Compagnie Salesiane.

Gruppo numerosissimo e fervente di quelle Compagnie fondate e ispirate da Don Bosco che ebbero come frutto migliore San Domenico Savio, che Noi abbiamo avuto la fortuna di elevare agli onori degli altari e di cui voi celebrate il centenario della morte, modello sublime di adesione al dovere e di un'aspirazione costante al cielo.

Queste Compagnie sorte un secolo fa si sono diffuse provvidenzialmente ovunque è giunta l'opera salesiana e hanno una parte vitale per l'attuazione del sistema pedagogico salesiano in quanto sfruttano direttamente le energie dei giovani per la loro formazione e per l'apostolato.

Invochiamo su di voi l'aiuto divino, di cui sia pegno la nostra specialissima, paterna benedizione ».

DON BOSCO PATRONO DEI GIOVANI APPRENDISTI

Decreto à Pio XII. (17 gennaio 1958)
Il divin Salvatore Gesù Cristo, che nella Sua adolescenza, trascorsa nella casetta di Nazareth, non disdegnò di esercitare il mestiere di fabbro, offrì a tutti gli operai e agli onesti lavoratori di ogni genere mirabile esempio di diligenza nel lavoro, e in certo senso rese sacro lo stesso lavoro manuale.

La Chiesa pertanto, da Lui fondata, guidata dal Suo amore materno verso i meno favoriti dalla fortuna e verso i lavoratori, rivolge tutta la sua vigile premura a ottenere che la loro vita si adegui alla vera dignità della persona umana e ai dettami della Religione e della Pietà; specialmente in questa nostra epoca, in cui vengono disseminati a piene mani i germi di perverse dottrine, miranti a porre al centro e a fine di ogni cosa, non Iddio Creatore del mondo, ma la materia.

È pure evidente che si deve avere una cura tutta speciale di coloro che, nel fiore dell'età, si danno a imparare un mestiere, affinchè riescano, in mezzo a tante difficoltà, a imboccare il retto sentiero della vita. Sembra perciò quanto mai opportuno metterli sotto la speciale protezione di un Santo del Cielo, che li tenga lontani e li custodisca da ogni male e li rafforzi sul cammino dell'onestà e della pietà.

Di ciò persuaso il diletto figlio nostro Luigi Gui, Ministro del Governo Italiano per il Lavoro e la Previdenza Sociale, Ci rivolse umile istanza perchè dichiarassimo celeste Patrono dei giovani lavoratori apprendisti San Giovanni Bosco, quell'uomo insigne, benemerito della Chiesa e della civile Società, il quale, messosi all'avanguardia del progresso, formò innumerevoli schiere di giovani per i vari mestieri, educandoli all'onestà e santità della vita.

Trovando detta supplica piena rispondenza nel Nostro animo, tanto più che essa giungeva a Noi ampiamente raccomandata dal Venerabile Fratello Nostro Ismaele Mario Castellano, Arcivescovo Titolare