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Lettere negli Atti n.78, 1936, Formazione del Personale Salesiano

24 novembre 1936   n.78
FORMAZIONE
DEL
PERSONALE SALESIANO
PARTE PRELIMINARE

LE VOCAZIONI
1 - MOTIVAZIONE.

Nell´ottobre del 1933, a compimento della visita straordinaria alle Case d´Italia, furono convocati a Torino gli Ispettori e i Direttori delle Case di Formazione. Nel corso di quelle riunioni credetti mio dovere insistere sulla importanza della soda formazione del nostro personale, a partire dalla ricerca delle vocazioni, su fino al complemento degli studi teologici.

Dai relatori e nelle discussioni susseguenti furono ampiamente ricordate e illustrate le norme e direttive contenute nelle nostre Regole, nei Regolamenti, nelle Circolari, nelle buone tradizioni.

Ripensando in seguito alle cose dette mi parve che avreif atto un lavoro utile e, vorrei sperare, a tutti gradito, sviluppando organicamente e in tutte le sue parti questo tema veramente vitale per la nostra Congregazione.

Mi accingo pertanto a fissare in successive circolari tutto ciò che riguarda, nelle sue diverse fasi, la formazione del personale in guisa da potervi presentare come una specie di «Manuale della formazione del personale salesiano ».
La presente circolare comprenderà una prima parte preliminare sulle vocazioni, seguita dalla trattazione sugli Aspiranti. Verranno in seguito le parti riguardanti rispettivamente i Noviziati, gli Studentati filosofici, il Triennio Pratico, gli Studentati teologici e gli Studenti quinquennali ed universitari; ed infine, a modo di appendice, alcune considerazioni e norme circa i Capitoli locali e i Consigli Ispettoriali che ben possiamo considerare ambienti adatti e vere palestre per la formazione del personale direttivo.

Come ben vedete, vastissima è la materia ed arduo il compito: perciò stesso invochiamo insieme su di esso l´aiuto dell´altissimo, la materna assistenza di Maria Ausiliatrice e lo speciale patrocinio del nostro santo Fondatore e Padre.

2 - IMPORTANZA DELLE VOCAZIONI.

Per la nostra Congregazione la ricerca e la cura dei nuovi elementi destinati a riempire gl´inevitabili vuoti e a dilatare il campo d´azione nell´apostolato è• questione di vita o di morte. Lo richiede l´immenso provvidenziale sviluppo delle Case iniziate o da iniziarsi; la continua insistente richiesta di fondazioni che ne assedia in tutte le Ispettorie; lo sviluppo crescente delle. Missioni e la fiducia sempre più obbligante del Santo Padre nell´affidarcene delle nuove; il fine stesso della nostra Congregazione che è la nostra santificazione per mezzo delle opere di apostolato; il ricordo e l´attuazione del programma lasciatoci da Don Bosco, Da mihi animas, e la sete che egli del continuo dimostrò insaziabile per la loro conquista; l´esempio luminoso del Fondatore il quale subito dai primordi del suo lavoro si preoccupò di trovare collaboratori e di formarseli con mille fatiche e disinganni, ma con una tenacia irresistibile e trionfante; infine l´accorata insistenza dei suoi Successori di venerata memoria, richiamandoci al grande dovere di collaborarvi tutti e ciascuno.

3 - UN TESORO INESTIMABILE.

Io non so se altre famiglie religiose avranno l´immensa fortuna che Iddio misericordioso concesse a noi, di possedere cioè un tesoro veramente inestimabile di dottrina e di esempi luminosi riguardanti questo argomento vitale delle vocazioni. Vi assicuro che dopo aver letto quanto su di esso hanno scritto e fatto S. Giovanni Bosco e i suoi tre primi Successori ho sentito il bisogno di rivolgere a Dio un ringraziamento effusivo col proposito di far conoscere a tutti i Salesiani una miniera tanto preziosa. Meditai a lungo sotto quale forma avrei dovuto presentarvi tanti sapienti insegnamenti e mi parve che avrei commesso una vera profanazione raggruppandoli in forma sintetica e rivestendoli della mia povera parola. La voce del nostro Padre conserva tutta l´efficacia ch´egli un di aveva chiesto al Signore e quasi oserei dire che tale efficacia egli abbia ottenuto,, almeno sull´argomento di cui ci occupiamo, anche per i suoi immediati Successori. Convinto di ciò presi il divisamento di presentarvi se non tutte, le principali raccomandazioni e considerazioni che Don Bosco Santo, e sulle sue orme, i Successori suoi, lasciarono alla Società nostra come preziosa eredità. Attraverso la loro lettura vi convincerete come effettivamente lo spirito del nostro Fondatore si rimanifesti nelle parole e nelle opere di Don Rua, di Don Albera e di Don Rinaldi con argomenti adatti ai tempi, con misure richieste dalle circostanze, sempre però colla stessa ortodossia di dottrina, collo stesso zelo di vita ardentemente vissuta.

Vi presento pertanto ordinati e raggruppati sotto i diversi titoli richiesti dalla materia stessa i loro insegnamenti: essi costituiranno una fonte inesausta alla quale potranno abbondantemente e in ogni tempo attingere i-figli di S. Giovanni Bosco per accrescere e riaccendere ove fosse necessario quello zelo per la ricerca e l´accurata formazione delle vocazioni che tanto rifulse nei nostri grandi Padri.

S. GIOVANNI BOSCO E LE VOCAZIONI
4 - SAN GIOVANNI BOSCO APOSTOLO DELLE VOCAZIONI.

Impossibile dare un´idea, sia pure imperfetta, dello zelo ardentissimo dispiegato da Don Bosco per le vocazioni. Tutti i volumi delle Memorie Biografiche sovrabbondano di accenni su questo caro argomento e riportano centinaia di eposodii edificanti, talora graziosissimi. I discorsi di Don Bosco in proposito, le conferenze, le lettere, i fervorini, organicamente ordinati, potrebbero formare un ottimo trattato sulla natura, eccellenza e bellezza della vocazione ecclesiastica-religiosa, sui segni per conoscerla, sui mezzi per custodirla fedelmente fino alla morte.

Pur limitandomi ad un breve riassunto degli insegnamenti del nostro Fondatore, mi propongo di farlo in modo che ognuno di voi consultando le citazioni che vi apporrò, possa a suo agio procurarsi la gioia e il vantaggio di rifocillarsi largamente alle fonti delle provvidenziali Memorie Biografiche.
5 - LA MISSIONE DI DON BOSCO E DE´ SUOI FIGLI.

L´amore e lo zelo di Don Bosco per le vocazioni ha la sua prima origine nel fatidico sogno che egli ebbe all´età, di nove anni, riprodottosi in diversi modi sostanzialmente uniformi per lo spazio di quasi vent´anni. Don Bosco soleva dire che attraverso quel sogno egli conobbe chiaramente la fondazione dell´Oratorio, l´estensione della sua missione, i progressi, gli ostacoli, i trionfi. Con ragione fu detto che quel sogno fu non solo una grazia, ma l´investitura di una provvidenziale missione, un esplicito comando che il Signore faceva a Don Bosco, al quale era forza obbedire. Infatti dopo quel sogno, si accrebbe in Giovanni il desiderio di studiare per diventar sacerdote e consacrarsi alla salvezza dei giovani.

Il nostro Don Lemoyne enumerando le opere che costituiscono la missione di Don Bosco mette in speciale rilievo le vocazioni allo stato ecclesiastico, preparando al Santuario il fiore della gioventù raccolta da molti paesi, e provvedendo di clero le Diocesi che ne difettavano coll´Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti (1).
Don Bosco non dimenticò mai questa parte essenziale della sua missione: anzi a misura che si allargava il campo del suo apostolato cresceva il suo zelo per le vocazioni. Nel 1885, la notte precedente la partenza dei missionarii, fece lo splendido sogno che voi tutti conoscete sull´avvenire delle Missioni salesiane. Egli veniva trasportato dall´Italia in America e di là nuovamente all´Oratorio di Torino donde partivano incessantemente gruppi di missionari. Il buon Padre aveva dinanzi lo sviluppo dell´immenso lavoro, le difficoltà, i pericoli; le lotte, ed infine la splendida riuscita coronata dal canto di gloria e di trionfo. Dopo di aver detto che, in. quella magnifica sala, gli pareva di trovarsi in Paradiso allorchè le innumerevoli file dei suoi figli presero a cantare l´inno grandioso, così concludeva:
« Il pensiero principale che mi restò impresso dopo questo sogno fu di dare a Mons. Cagliero ed ai miei carissimi missionarii un avviso di somma importanza, riguardante le sorti future delle nostre Missioni: " Tutte le sollecitudini dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice sieno rivolte a promuovere le vocazioni ecclesiastiche e religiose " » (2).

E noi sappiamo come il nostro Fondatore si sia lanciato in quest´opera delle vocazioni, soprattutto negli anni turbinosi in cui centinaia di chierici disertavano dai Seminari, i sacerdoti erano perseguitati e imprigionati, e le famiglie, allarmate e diffidenti, mal si rassegnavano a dare ai figli il consenso per la carriera ecclesiastica.

Provvedere in siffatte circostanze alla penuria di vocazioni, scrive Don Lemoyne, sembrava un´impresa umanamente impossibile. Ma Don Bosco sentiva in sè avergli Dio affidato la missione di provvedere ai bisogni urgentissimi della sua Chiesa (3).

Questa Missione fu trasmessa a noi, suoi figli, continuatori della sua Opera. Ecco come egli si esprime nelle sue Memorie confidenziali.
«: Dio chiamò la povera Congregazione Salesiana a promuovere le vocazioni ecclesiastiche fra la gioventù povera e di bassa condizione. Le famiglie agiate in generale sono immischiate troppo nello spirito del mondo, da cui disgraziatamente restano assai spesso imbevuti i loro figliuoli, cui fanno perdere così il principio di vocazione che Dio ha posto nel loro cuore. Se questo, principio di vocazione si coltiva e sarà sviluppato viene a maturazione e fa copiosi frutti. Al contrario non solo i germi di vocazione ma spesso la medesima vocazione già nata e cominciata sotto buoni auspici si soffoca, o si indebolisce e si perde ».

6 - DON BOSCO IN CERCA DI VOCAZIONI.

Il lavoro che egli compì allora e continuò per tanti anni indefessamente è noto a chiunque abbia letto una delle molte Vite del nostro Padre. Era mirabile la tenace sua sollecitudine nel ricercare, indirizzare e formare giovani pel Santuario. « Difficilmente, disse ripetutamente Giuseppe Buzzetti, Don Bosco ritornava dalle sue escursioni apostoliche senza condurre con sè qualche orf anello, oppure qualche giovane di ottime speranze per la Chiesa. Sua madre un giorno gli disse: " Ma se accetti sempre giovani nuovi non ti avanzerai mai nulla per le tue necessità". E Don Bosco tutto tranquillo le rispondeva: " Mi rimarrà sempre un posto al Cottolengo ". E Margherita accoglieva quei fanciulli con gioia sincera, ed era suo continuo pensiero il loro benessere dimenticando persino se stessa » (4).

Come è bello vedere la madre associata generosamente alle iniziative del suo santo figliuolo, quasi pregustando la gioia di saperli più tardi ministri del Signore, come il suo Giovanni!
7 - APOSTOLO ANCHE DA SEMINARISTA.

Ma noi sappiamo che Don Bosco aveva iniziato il suo apostolato per le vocazioni prima ancora di essere sacerdote: anzi può dirsi con tutta verità ch´egli lo iniziò fin da fanciullo tra i suoi amici e conterranei, Chierico, nel Seminario di Chieri, quando venne a conoscere che il suo amico Comollo, colpito da mortale malore non sarebbe arrivato al sacerdozio, provò profondo rammarico per l´eclissarsi di una tanto promettente vocazione.

Profondamente convinto dell´inestimabile favore della divina chiamata, nei suoi discorsi familiari coi giovanetti . di Chieri e di Castelnuovo sapeva trovare il momento opportuno per infondere nel loro animo un´altissima idea dello stato sacerdotale, riuscendo in tal modo a suscitare numerose vocazioni, disposto sempre a qualunque sacrificio perchè neanche una sola ne andasse perduta (5).

Come non ricordare qui la gioia provata da Don Bosco, il giorno della sua prima Messa, nel vedere al suo fianco ed elevato alla stessa dignità il suo alunno, Carlo Palazzolo, sacre-stano del Duomo? Sapendo ciò che Don Bosco fece per quel suo non più giovane amico e forse conoscendo pure noi per prova, quanto sia difficile a volte l´istruzione di un giovane adulto che da anni ha interrotto gli studi, troveremo giusta l´osservazione di Don Lemoyne, il quale afferma che s l´impegno assunto da Don Bosco per il Palazzolo in quelle condizioni ha l´impronta di vero eroismo cristiano ».

Ma lo stesso Don Lemoyne ci dà la spiegazione di tale eroismo quando scrive che «Lo zelo col quale Don Bosco coltivava le vocazioni allo stato ecclesiastico consumava quasi tutte le sue forze: pensieri, parole, azioni erano in continuo movimento per raggiungere questo scopo. È difficile farsi un´idea della venerazione che professava a così eccelso stato » (6).

8 - LA PROVA DEI FATTI - SUA GENEROSITÀ E COSTANZA.

Il venerato Don Rua, che dal 1850 al 1888 visse costantemente al fianco di Don Bosco, e lo aiutò in tutte le sue imprese, dichiara di aver ammirato ´in Don Bosco soprattutto la sua fortezza nei contrasti avuti con avversari potenti, i quali sistematicamente perseguitavano la sua istituzione per farla cadere. Alcuni dignitari dello Stato, tra cui il Comm. Morena, Commissario regio per la liquidazione dell´aste ecclesiastiche in Roma, diceva a Don Dalmazzo: «Mentre noi cerchiamo di disfarci dei religiosi ed impedire le vocazioni ecclesiastiche, Don Bosco, con una costanza degna di miglior causa, ci fabbrica i preti a vapore, sotto il naso ». Così termina il capitolo quinto delle Memorie Biografiche, volume quinto, a coronamento di una eloquente statistica di sacerdoti formati da Don Bosco: essi effettivamente si contano a migliaia.

Il capitolo suaccennato mette in chiara luce il mirabile apostolato compiuto da Don Bosco per le vocazioni. Riportarne brani isolati sarebbe guastarlo: leggetelo, anzi rileggetelo, o figliuoli carissimi, per imparare come si debba procedere in quest´opera, che S. Vincenzo de´ Paoli dichiara la più grande che si possa compiere a favore della Chiesa.

Non so rinunziare però al desiderio di mettervene sott´occhio un pallido sunto onde maggiormente invogliarvi, non solo alla lettura di quell´utilissimo lavoro, ma a rendervene eco nelle conferenze, nelle prediche e in altre manifestazioni del ministero sacerdotale.

1). Don Bosco iniziò il suo lavoro scrivendo personalmente a quasi tutti i Vescovi del Piemonte e della Lombardia. Dopo d´essersi adoperato personalmente con improbe e non interrotte fatiche a. conservare e promuovere le vocazioni, egli vedendone l´urgente necessità si fece ardito d´invocare in suo aiuto l´opera efficace dei vescovi e dei parroci. I saggi di questa corrispondenza, numerosa a volte anche per un solo candidato, mettono in chiara luce la tenacia instancabile di Don Bosco.

  1. Di ciò non contento, quando il bisogno di vocazioni parve anche più grave ed urgente, egli prese a percorrere, con maggior frequenza di quanto non avesse fatto in passato, i paesi di campagna delle diocesi del Piemonte, chiedendo ai parroci quali dei loro giovani più virtuosi o di buona indole giudicassero potersi avviare alla carriera ecclesiastica; già abbiamo detto che da queste escursioni egli non tornava mai senza aver fatto qualche buona pesca.
  2. Ma oltre a cercare e raccogliere giovanetti atti alla carriera ecclesiastica, cosa tutt´altro che facile, riusciva ben più malagevole pensare a mantenerli e provvederli del necessario. Don Bosco però, solito ad abbandonarsi nelle braccia della Provvidenza, non esitò mai davanti alle difficoltà di carattere materiale. Bisognava provvedere i mezzi per gli opportuni locali e per lo studio e pel vitto e pel vestito, pel titolo ecclesiastico e, più tardi, anche per il riscatto dalla leva militare. Ed egli arrivava a tutto, e si dava attorno per cercare la carità per. i suoi cari allievi, giudicando di non poter meglio dispensare i tesori che la Divina Provvidenza gli affidava. Suo ardente desiderio fino agli ultimi istanti della sua vita fu quello di formare molti e santi preti. Centinaia di questi ebbero ciascuno per circa dieci anni, cioè fino alle sacre ordinazioni, quanto fu loro necessario, come pur l´ebbero gratuitamente, o quasi, migliaia di giovani per tutto il corso ginnasiale di quattro o cinque anni, cioè fino alla loro entrata nei Seminarii (7).

E notate che non si trattava ancora di giovani aspiranti Salesiani; di giovani cioè che intendessero di arruolarsi sotto i vessilli della nostra Società: a Don Bosco bastava e premeva che si lavorasse per dare alla Chiesa e alle anime un sacerdote.

  1. Non pago di tutto ciò egli moltiplicava generosamente i suoi sacrifizii per aiutarli "a studiare seriamente ed a conoscere con morale sicurezza la loro vocazione. «Era grande la sua prudenza nel dare consigli a coloro che lo consultavano sulla scelta dello stato, e prima di pronunciare un giudizio ponderava bene ogni cosa, osservava se apparivano i segni di vocazione, e quindi invocava colla preghiera i lumi dello Spirito Santo. Non decideva se non quando era moralmente sicuro della loro riuscita, e allora parlava senza ambagi, come persona che conosceva di manifestare la volontà di Dio » (8).
  2. Ma ciò che più meraviglia in Don Bosco, apostolo delle vocazioni, e ciò udimmo dallo stesso Don. Rua, è la sua costanza in quel lavoro, malgrado le delusioni, i contrasti, gli abbandoni ingiustificati, capricciosi, ingrati. Il buon Padre, pur tanto umile e sempre attento a non lasciar trapelare le pene interne che la leggerezza o malizia altrui gli cagionavano, un giorno si lasciò sfuggire queste parole: « Nessuno potrebbe immaginare le interne ripugnanze, le antipatie, gli scoraggiamenti, gli adombramenti, le delusioni, le amarezze, le ingratitudini che afflissero l´Oratorio per circa vent´anni. Se i prescelti promettevano di rimanere in aiuto di Don Bosco, non era che un. pretesto per continuare con agio i loro studi, perchè finiti questi, esponevano mille pretesti per dispensarsi dalla promessa. Dopo varie prove fallite, in una sola volta si riuscì a mettere la veste talare ad otto giovani, i quali però ben presto se ne partirono tutti dall´Oratorio. Vi furono poi taluni, che proprio il giorno della loro ordinazione sacerdotale o la sera della prima Messa, dichiararono francamente non essere fatta per essi la vita dell´Oratorio; e se ne andarono. Per desiderio di una vita più tranquilla e più agiata aspiravano ad- una parrocchia, ad un Seminario Diocesano, ad un Ordine religioso anche fuori di Stato. Alcuni dopo qualche anno di studi teologici deponevano l´abito clericale » (9).

Malgrado ciò, siccome egli non cercava altro che la gloria di Dio, lasciava, ed insisteva perchè si lasciasse, ai giovani la massima libertà di scelta, non volendo che neppur indirettamente, con promesse o insinuazioni si facesse pressione di sorta. È con questa rettitudine, con questo spirito di fede e santo disinteresse che noi dobbiamo calcare le orme del Padre.

9 - IRRADIAZIONE DELLO ZELO DI DON BOSCO.

Don Bosco sapeva trasfondere in altri il suo grande amore per le vocazioni. Molti sacerdoti e perfino prelati, animati dalle calde esortazioni di Don Bosco si accesero di zelo e si diedero a ricercare sante industrie per aumentare il numero dei candidati alla carriera ecclesiastica. Mi limito a ricordare ciò che egli fece per l´opera dei Tomasini di S. Giuseppe Cottolengo. «Don Bosco più volte aveva eccitato con santa importunità il canonico Anglesio, direttore della Piccola Casa, ad accrescere il numero dei giovanetti appartenenti alla famiglia dei Tomasini, istituita da S. Giuseppe Cottolengo collo scopo di promuovere le vocazioni allo stato ecclesiastico. Erano solo dieci ed un sacerdote veniva a far loro scuola dalla città. Bisognava moltiplicarli col fondare un Collegio di studenti, il quale avrebbe avuto anche lo scopo di provvedere qualche soggetto stabile per l´esercizio del sacro ministero verso gli infermi e gli altri ricoverati di quella ammirabile fondazione. Il canonico adunque, persuaso essere il progetto della maggior gloria di Dio, segui l´esempio ed il consiglio di Don Bosco. E Don Bosco, che nella sua carità non conosceva limiti, d´accordo col prelodato canonico, inviava alla Piccola Casa, parte dei ragazzi che raccoglieva con segni di vocazione (10). L´opera dei Tommasini continua a fiorire;
e ha dato non solo all´opera del Cottolengo, ma ben anche alle diocesi gran numero di zelanti ecclesiastici, parroci ed anche dei prelati.

10 - AIUTI SOPRANNATURALI - I FRUTTI DELLA PREGHIERA.

Ho detto che Don Bosco, nel lavorare per le vocazioni, lasciava assoluta libertà di scelta ai giovani candidati. Certe sue premurose insistenze e recise affermazioni colle quali dichiarava essere qualche giovane chiamato ad una Congregazione anzichè ad un´altra, si spiegavano sapendo che egli era frequentemente favorito di lumi straordinarii nell´additare ai giovani la via da seguire. Non m´indugio a ricordare noti episodi, ad esempio dei chierici .Ascanio Savio, Vacchetta ed altri, dai quali chiaramente appariscono i celesti carismi e lo spirito profetico del nostro Padre (11).

Noi non abbiamo nè pretendiamo di avere nel nostro lavoro tali aiuti celesti; ci conforti però il sapere che essi erano frutto dell´umile sua preghiera. È questa la via che dobbiamo seguire pure noi: preghiamo, preghiamo molto e poi studiamo con serenità, disinteresse e purità d´intenzione la vocazione dei nostri giovani; quando ci saremo convinti che un giovane ha le qualità essenziali per aspirare al sacerdozio od alla vita religiosa, non solo possiamo, ma è dover nostro insistere, sia pure amorevolmente e con ogni prudenza.

Fortunati i nostri Salesiani, che, titubanti sul punto di scegliere la loro vocazione udirono da Don Bosco la consolante parola: « Se tu vuoi salvarti non hai che percorrere questa via. Iddio ti chiama per questa » (12). Noi pure però possiamo essere sicuri che il Signore non abbandonerà un giovane aspirante, il quale, , riposando fiduciosamente sulla parola ponderata e disinteressata del suo Superiore, si avvia allo stato ecclesiastico od alla vita religiosa.

E:Incoraggiate pertanto i giovani che sono sul punto di decidere del loro avvenire alla confidenza coi superiori, specialmente col Direttore e confessore. Avvertiteli chiaramente di non agire a capriccio, e di non prendere risoluzioni definitive, senza aver
chiesto ripetutamente consiglio a coloro che si sono assunta la responsabilità della loro educazione morale e religiosa. Raccontate, all´occasione quegli episodi che dimostrano come l´ubbidienza e la docilità nel conseguire i consigli e pareri dei Superiori sia sempre stata premiata. Nella vita di Don Bosco simili fatti abbondano (13). Tali racconti, uniti alla benedizione del Signore, non mancheranno di produrre l´effetto desiderato, l´adempimento cioè del divino volere.

11 - MEZZI PER SUSCITARE E COLTIVARE LE VOCAZIONI.

Il nostro santo Fondatore e Padre, non solo lavorò indefessamente per suscitare e coltivare le vocazioni ma ci lasciò di quest´argomento una esauriente trattazione, mettendo in chiara luce le basi della vocazione e dando ai Superiori consigli, norme e criterii per conoscere quali giovani si possano credere chiamati alla carriera ecclesiastica e religiosa; ai giovani poi indica con precisione i segni o indizi per riconoscere e i mezzi per custodire la vocazione, specialmente nei dubbi e nelle tentazioni.

Un breve cenno di tutto ciò servirà a farci conoscere il genuino pensiero di Don Bosco e la via che noi pure dobbiamo percorrere.

12 - LA BASE DELLE VOCAZIONI: LA FREQUENZA AI SANTI SACRAMENTI; L´ISTRUZIONE; L´ÌNVOCARE L´AIUTO DI DIO.

Nel 1879 ebbero luogo ad Alassio le annuali conferenze dei Direttori della Congregazione. La prima seduta del 7 febbraio fu quasi interamente dedicata al tema preferito da Don Bosco, alle vocazioni. Ecco come egli iniziò il suo discorso: « La prima cosa da trattarsi è il modo di aiutare le vocazioni. Fra noi vi è la base delle vocazioni, che è la frequenza ai Santi Sacramenti; stiamo saldi su questa santissima base, procurando che le confessioni e comunioni siano fatte bene. Ma ciò non basta ancora. Posto questo fondamento si tratta di alzar la fabbrica, cioè a dire che i Direttori più volte all´anno parlino di vocazione. Non è mai il caso di suggerire ai giovani: Fatevi preti o non fatevi preti. Bisogna istruirli come vi siano due vie: gli uni debbono salvarsi passando per l´una, gli altri passando per l´altra. Bisogna raccomandar loro di pregar molto il Signore per conoscere su quale delle due debbono essi camminare, in quale abbia egli sparse le sue grazie; perchè le possano raccogliere; e si consiglino col confessore » (14).

13 - L´AMBIENTE DELLA CARITÀ.

Don Bosco suggerisce un altro mezzo importantissimo per coltivare con frutto le vocazioni. Più che un mezzo si potrebbe definire condizione di ambiente familiare; egli però lo dice un mezzo perchè la carità di cui parla, non solo indirettamente, ma positivamente, influisce sull´animo dei giovani, in modo da suscitare in essi i germi della vocazione. Ecco le parole del nostro Fondatore: «Mezzi importantissimi per risvegliare nei giovani o conservare la vocazione allo stato ecclesiastico od anche il desiderio di appartenere alla Congregazione sono:

  1. La carità con cui i giovani si vedranno trattati;
  2. La carità reciproca che vedranno usarsi tra di loro i Superiori. Se vedranno che uno non tratta guari bene coll´altro, che questo mormora di quello, che si criticano le disposizioni di questo o di quel Superiore, allora più nessuno si farà Salesiano » (15).

Nelle Memorie confidenziali di Don Bosco si leggono queste altre parole:
« Il lavoro, la buona e severa condotta dei nostri confratelli guadagnano e, per dir così, trascinano i loro allievi a seguirne gli esempi. Si facciano sacrifici pecuniarii e personali, ma si pratichi il sistema preventivo ed avremo delle vocazioni in abbondanza ».

Questa asserzione così precisa, assoluta di Don Bosco ci deve far riflettere seriamente. Le vocazioni nascono al calore della carità; ove manchi questo calore vi sarà la gelida infecondità. Ricordo sempre con pena un bravo giovane il quale mi confidava di aver sentito congelarsi in cuore la vocazione allo scorgere non praticata la carità tra coloro ch´egli avrebbe desiderato chiamare un giorno fratelli.
14 - I CONFESSORI.

Don Bosco riteneva quale mezzo principalissimo e indispensabile per la coltura delle vocazioni la scelta dei confessori. « necessario, egli insisteva nella ricordata conferenza, che i giovani siano diretti da confessori che tutti abbiano lo stesso spirito. Avviene con frequenza che vengono e si fermano nelle nostre Case ecclesiastici molto buoni, ma che non sono dei nostri, e confessano. Taluno sarà santissimo, ma non conoscendo lo spirito della Congregazione, dà consigli contrari a quelli che daremmo noi, e il giovane perde assolutamente la confidenza al suo confessore antico » (16).

Don Bosco intendeva parlare dei confessori ordinari, non già di quelli che siamo soliti invitare in date circostanze, come per l´Esercizio della Buona Morte. Gli stava a cuore la direzione della coscienza dei suoi giovani, l´indirizzo della loro vita spirituale, specialmente sul punto della vocazione, e per questo non voleva, come confessori ordinari, estranei e neppure confessori troppo giovani. «I preti che non appartengono a noi, egli ammoniva, non si mettano mai a confessare regolarmente, fossero pure santi come Mons. Belasio e Don Persi. Se ne scapiterebbe sempre. Si vada anche adagio nel mettere i nostri preti nuovi in questo ufficio pei giovani » (17).

È bene pertanto, anzi necessario, che gli Ispettori, malgrado le difficoltà che possono incontrare, facciano il possibile per assegnare buoni confessori specialmente nelle Case ove scarseggiano le vocazioni e dove queste hanno bisogno di cure particolari, se vogliono veder nascere e crescere promettenti pianti-celle da trapiantare poi nel vivaio del noviziato a bene della Congregazione.

15 - UNITÀ DI DIREZIONE.

Le parole dette da Don Bosco a questo proposito fotografano, a così dire, quello che può succedere in qualche Casa. « Altro gran male alle vocazioni lo arrecano coloro che cercano di fare centro a parte in mezzo agli allievi. Si insista perchè in ogni Casa tutti facciano centro al Direttore. Chi in qualche modo vien domandato di consiglio, risponda sempre: Il Direttore che cosa ti ha detto? Interroga il Direttore: consigliati con lui, confidati pienamente con lui e vedrai che te ne troverai contento. Esso è posto dal Signore per conoscere i tuoi bisogni e provvedere: ha lumi speciali per suggerirti ciò che devi fare e ciò che devi fuggire. Ma guai quando in una Casa si formano due centri! Sono come due campi, come due bandiere, e se non saranno contrari, saranno almeno divisi. L´affezione che si mette in uno è a scapito dell´altro. Tutta la confidenza che un giovane pone in chi cerca di attirarlo a sè, è tolta a colui che avrebbe il diritto di possederla intera. La freddezza porta l´indifferenza, la minor stima, ed anche un principio di avversione, e un regno diviso sarà desolato. Il Direttore procuri adunque che nella sua Casa non si rompa l´unità » (18).

Queste auree parole non abbisognano di commento: da tutti se ne faccia tesoro e siano tema di conferenze. Nemmeno è da tollerarsi che i giovani ad esempio si rechino durante lo studio o in altro tempo nella camera del confessore o di qualche sacerdote per conferire e chiedere consiglio. Si osservino le nostre prescrizioni regolamentari e si segua da tutti la nostra bella tradizione di recarsi solo e sempre dal Direttore.

16 - LA PREGHIERA.

Don Bosco, come tutti i .Santi, non si fidava di se stesso; non si teneva mai sufficientemente sicuro se prima non aveva lungamente pregato e chiesto con insistenza i lumi del Signore. Ma mentre egli pregava, voleva altresì che coloro i quali dovevano pensare alla vocazione innalzassero preghiere speciali al Signore e alla Santissima Vergine. Per lui la preghiera era tutto; in essa riponeva la più sicura fiducia per riuscire nelle imprese a cui per voler di Dio metteva mano. Don Lemoyne asseriva che « Don Bosco fondava l´educazione dei giovani sulla preghiera, che egli praticò sempre con sommo fervore, facendosi continuo e salutare esempio ad innumerevoli anime » (19).

Che se la preghiera è il fondamento primo dell´educazione cristiana in genere è troppo evidente che deve esserlo particolarmente della educazione e formazione ecclesiastica e religiosa. °E siccome il primo requisito per la vocazione sacerdotale è il candore della vita, le preghiere e le divozioni che Don Bosco suggeriva, avevano l´alto scopo di rendere i giovani simili agli angeli, con una vita immacolata (20).

Per questo stesso motivo egli caldeggiò l´esercizio del Santo Angelo Custode e le sei domeniche di S. Luigi Gonzaga. Non si possono leggere senza commozione le pie e brevi pratiche che, Don Bosco raccomandava mettendo in luce gli esempi, i fioretti, le invocazioni dell´angelico Santo. Don Bosco rendeva come visibile agli occhi dei giovani S. Luigi: loro lo metteva al fianco,. sicchè continuamente con lui si intrattenessero, come con un compagno ed amico, con lui vivessero la vita del Paradiso, e circondati dal profumo delle sue virtù, sentissero abborrimento grande a tutto ciò che poteva macchiare la purezza della ´loro anima. Così li preparava eziandio ad ascoltare la voce del Signore, siccome aveva fatto S. Luigi, ed i prescelti potevano con sicurezza abbracciare la vita religiosa della quale è indispensabile, sostanziale decoro la castità (21).

Leggete, per esempio, nell´ottavo giorno della novena di S. Luigi, il fioretto che egli propone: « Preghiamo il Signore che ci faccia conoscere in quale stato egli voglia essere servito da • noi, affinchè possiamo spendere bene quel tempo che egli pose in nostro potere e da cui dipende la nostra salvezza ». Nella meditazione dell´inferno egli dà ai giovani questo avvertimento: « Se Dio ti chiama anche a lasciare il mondo, arrenditi presto. Ogni cosa che si fa per iscampare da una eternità di pene è poco, è niente. Nulla nimia securitas, ubi perielitatur aeternitas (5. BERLA.). Oh quanti nel fior di loro età abbandonarono il mondo, la patria, i parenti e andarono a confinarsi nelle grotte e nei deserti, vivendo soltanto a pane ed acqua, anzi talvolta a sole radici d´erba; e tutto questo per evitare l´inferno. E tu che fai? » (22).

Come si vede il nostro Santo si serviva di tutte le occasioni per suscitare qualche germoglio di vocazione, formando a tal fine e infiammando l´ambiente della preghiera. Chi s´illudesse di attirare alla Congregazione giovani allievi con allettamenti e accorgimenti umani, in un freddo ambiente di pietà rilassata e d´infiltrazioni mondane, a base forse di crescenti e incessanti concessioni per tutto ciò ch´è divertimento e di restrizioni ingenerose per Dio e per lo spirito, perderebbe miseramente il suo tempo; ma ciò che è peggio si sarebbe allontanato dalle orme e dagli esempi di Don Bosco, che pose ogni sua cura nel formare e conservare nelle sue Case quell´ambiente di soda pietà eucaristica, che è condizione indispensabile e sicura per lo sviluppo delle vocazioni.

17 - LA GUIDA.

Don Bosco non poteva dimenticare quanto era successo a lui fanciullo. Malgrado le celesti rivelazioni egli fu ripetutamente assalito da dubbi penosi, dai quali non riusciva a liberarsi, appunto per mancanza di una voce amica, di un saggio direttore di spirito. Nell´angoscia dell´incertezza egli pensa di entrare in ma convento, ma una voce misteriosa ve lo dissuade. F u proprio allora che dal confessore, al quale aveva esposto le sue incertezze, si sentì dare questa singolare risposta: « In questo affare bisogna che ciascuno segua le sue propensioni e non i consigli altrui » (23). Era la teoria diametralmente opposta a quella che Don Bosco avrebbe costantemente insegnato. Per questo pensando a quelle tristi giornate egli scriveva: « Oh se allora avessi avuto una guida che si fosse preso cura della mia vocazione, sarebbe stato per me un gran tesoro: ma questo tesoro mi mancava. Avevo un ottimo confessore, che pensava a farmi un buon cristiano, ma di vocazione non si volle mai mischiare. Consigliandomi con me stesso, dopo di aver letto qualche libro che trattava della scelta dello stato, mi sono deciso a entrare nell´Ordine Francescano. Se io rimango chierico nel secolo, diceva fra me, la mia vocazione corre gran pericolo di naufragio. Abbraccerò lo stato ecclesiastico, rinuncerò al mondo, andrò in un chiostro, mi darò allo studio, alla meditazione, e così nella solitudine potrò combattere le passioni, specialmente la superbia, che nel mio cuore aveva messe profonde radici » (24).

Ma le vie della Provvidenza sono ammirabili. Il Signore aveva scelto un povero fabbro, per dissuadere Giovanni dal farsi religioso. Quel brav´uomo, dopo un breve colloquio con lui, ne aveva intuito le interne ansie, e conoscendo da lunga data l´ottima indole e le virtù del pastorello dei Becchi, senz´altro gli disse che il suo progetto non gli pareva ben maturato e che si rivolgesse per consiglio al sacerdote Giuseppe Cafasso. Era senza dubbio la cosa migliore; il fabbro gli indicava il consigliere saggio e illuminato. Il giovanetto Bosco aveva ´finalmente trovato la sua guida.

Don Bosco ricordava spesso queste vicende specialmente quando si rivolgevano a lui giovani in difficoltà analoghe alle sue. Li ascoltava amorevolmente, li comprendeva, e paternamente li aiutava. L´amara sua esperienza lo rese padre e guida d´innumerevoli anime.

18 - AIUTARE A CONOSCERE LA VOCAZIONE.

«Non si può descrivere, dice Don Lemoyne, lo zelo veramente straordinario col quale Don Bosco aiutava i giovani a conoscere la propria vocazione. Dopo affettuosi eccitamenti per interessarli alla virtù e alla devozione a Gesù e a Maria, parlava loro di questo importantissimo affare. E non una sola volta, ma li voleva a sè più e più volte, interrogava ciascuno sulle proprie inclinazioni, sulla pratica delle opere di pietà e soprattutto come se la passassero quanto a costumi. Generalmente li preveniva perciò chi non fosse veramente chiamato allo stato clericale, piuttosto che mettersi in una falsa strada, si facesse operaio. Raccomandava a tutti di avere un confessore stabile, e facevasi volentieri direttore delle loro coscienze» (25).

In queste poche parole, mentre sono indicate le basi di una vera vocazione vengono pure inculcate le industrie, i criteri, il metodo che debbono usare coloro che sono chiamati ad occuparsene. La ragione delle diminuite vocazioni in qualche Casa va forse ricercata nella diminuzione dello zelo e nel deviamento dalle norme che Don Bosco tanto luminosamente ci ha tracciato?
Nelle succitate Memorie Confidenziali Don Bosco così parla:
« Quando il Direttore di qualche nostra Casa ravvisa un allievo di costumi semplici, di carattere buono, procuri di renderselo amico. Gli indirizzi sovente qualche parola, si raccomandi alle preghiere di lui, l´assicuri che prega per lui nella. S. Messa;
lo inviti ,a fare la S. Comunione in onore della Beata Vergine e in suffragio delle anime del Purgatorio, pei suoi parenti, pei suoi studi e simili. In fine . del Ginnasio lo persuada di scegliere quella vocazione che egli giudica più vantaggiosa per l´anima sua e che lo consolerà di più in punto di morte... ».

19 - 1 SEGNI CLASSICI DELLA VOCAZIONE.

Chi volesse avere sott´occhio sintetizzati i segni classicamente sicuri di una vera vocazione si procuri il diletto di rileggerli nel volume quinto, capo 57, delle Memorie Biografiche, ove è riportato il celebre dialogo di Don Bosco con un giovanetto il quale lo aveva espressamente interrogato su quest´argomento. Fu lo stesso Don Bosco che volle tramandarcelo scritto per nostro insegnamento. Don Albera, dopo d´averlo riportato integralmente nell´appendice della sua circolare sulle vocazioni, chiude con questa enfatica esclamazione: « Sono poche parole, ma valgono un trattato » (26).

I segni principali sono: Probità di costumi, la scienza, lo spirito ecclesiastico. Chiudendo il colloquio Don Bosco, mentre riassume le sullodate doti, esalta la sublimità della vocazione e ne mette in rilievo le difficoltà, i sacrifizi e lo scopo supremo con queste parole: «Farsi prete vuol dire rinunziare alle ricchezze, agli onori del mondo; non aver di mira cariche luminose, esser pronto a sostenere qualunque disprezzo da parte dei maligni e disposto a tutto fare, a tutto soffrire per promuovere la gloria di Dio, guadagnargli anime e per prima salvar la propria » (27).

Come si vede Don Bosco voleva che i giovani si rendessero perfetto conto del gran passo che si proponevano di fare.

20 - PROVARE LE VOCAZIONI.

Non basta però che i giovani candidati si dichiarino disposti a compiere i doveri inerenti alla vocazione a cui aspirano, e che a noi paia di scorgere in loro i segni della medesima: è anche necessario mettere a prova le vocazioni. Questa prova però deve essere discreta, proporzionata all´età, all´indole dei candidati e soprattutto al genere di vita a cui aspirano.

Anche qui il nostro. Padre ci ha lasciato luminosi insegnamenti ed esempi. Egli soleva dividere i candidati in due classi o categorie. « La prima, la più numerosa, era composta di quelli che fino dalla prima giovinezza erano stati da lui educati e che egli, conoscendone la bontà ed il valore, poteva trattare con piena confidenza. Questi amorevolmente invitava a rimanere con sè, sicuro della loro vocazione, lasciandoli però in piena libertà di corrispondere all´invito, o col rinnovare i voti triennali o col prepararsi a farli perpetui. Molti infatti accettarono la proposta ed altri terminati i loro studi, si ritirarono e riuscirono buoni preti nelle loro Diocesi. L´altra classe era di adulti, laici o sacerdoti, che domandavano di farsi Salesiani; e questi, senza che quasi si accorgessero, sottometteva ad un probandato, più o meno breve secondo che parevagli necessario, per assicurarsi della loro virtù e della perseveranza nella presa risoluzione. Con modi cordiali e cortesi, e con finezza particolare, ad un professore di filosofia affidava una scuola di prima elementare; ad un oratore di merito la sorveglianza dei famigli; ad un signore distinto l´assistenza di un laboratorio; a questo che pareva troppo legato alla famiglia, dava l´incarico di un suo mandato nel, proprio paese, a quello destinava un posto meno onorevole alla mensa dei Superiori. Ma sovrattutto osservava come si adattassero alla vita comune ed agli incomodi che da questa sono cagionati; e conoscendo che un´occupazione non andava a genio di qualcuno, un bel giorno lo incaricava proprio di questa con un « Mi faccia il piacere di fare la tal cosa, gliene sarò grato » (28).

A molti, questi accenni, faranno venire in mente le prove a cui S. Filippo sottoponeva i suoi figliuoli e penitenti: la differenza però delle prove che Don Bosco adottava voi l´avete già intuita. Mai nessuna di quelle mortificazioni e umiliazioni, che a noi possono sembrare stranezze e che l´amabile San Filippo sapeva così bene sfruttare per le sue sante intenzioni.

Per Don Bosco erano anche una specie di prova ed una norma per giudicare dell´amor proprio di ciascuno gli avvisi ed i rimproveri che egli doveva fare. Talora, specialmente col dissimulare una sottrazione di benevolenza, in varii modi scrutava i sentimenti del cuore e la fermezza nella vocazione.

Non vi sarà discaro qualche esempio. Un coadiutore. adulto, durante la prova e già prossimo ai voti, si trovava in istato di aridità e di noia, accresciuta anche dal fatto che a lui pareva di scorgere in Don Bosco dell´indifferenza e freddezza per lui. All´accademia per l´onomastico del Padre egli declamò dei versi e, contro l´usato, non ricevette nè un complimento, nè una semplice parola. Qualche giorno dopo Don Bosco accompagna un signore a visitare la tipografia, nella quale lavora il novizio. Per tutti il buon Padre ha un elogio, una parola, una raccomandazione; per lui nulla. Passandogli proprio vicino, egli prende la mano di Don Bosco, la `bacia, lo fissa negli occhi, implorando nel suo cuore e sperando un po´ di consolazione; ma, come scrisse lo stesso novizio con un richiamo di scuola, Don Bosco non mutò aspetto, nè mosse collo, nè piegò sua costa. La pena del poverino giungeva al colmo quando vide che Don Bosco passando vicino ad un giovanetto sventato e cattivello, si fermò, lo presentò a quel signore, con parole di lode, narrando, come si dice, vita e miracoli. Non c´era più dubbio; Don Bosco non si curava più di lui. Prova a rimettersi al lavoro, ma non vede più gli stamponi, cerca di comprendere ma non ci riesce. «Mentre io stavo in così dolorose distrette di mente e di cuore — è lui stesso ora che scrive — sentii battere leggermente con le dita sopra il mio capo sui vetri della finestra. Alzo la testa meravigliato... Chi era? Era Don Bosco che dal di fuori dove già si trovava, si volle ricordare di me, mettere fine a quella prova e darmi di nuovo un segno di affetto paterno. Rimasi là come sorpreso, sbalordito. — Oh lei? Don Bosco? — esclamai. Ed egli, con sorriso di ineffabile dolcezza, a farmi cenno con la mano, e poi come una bella visione di sogno soave scomparire dal mio sguardo. Che poteva io fare, che dire? Grazie della sua bonta? Ma egli non sentì nulla, e solo voltandosi ancora una volta indietro, parmi dicesse: Addio, sta´ allegro. Fui di nuovo io » (29).

Tali erano le sante industrie di Don Bosco. Quel candidato comprese che quella era una prova e la superò: ma altri venivano meno e si ritiravano dall´arringo.

21 - NON PRETENDERE ASSOLUTA SOGGEZIONE AL
PROPRIO GIUDIZIO PERSONALE.

Non di rado Don Bosco mostrava ai suoi candidati di non fidarsi del suo proprio parere, non solo per un sentimento di sincera umiltà, ma anche perchè nessuno avesse a pensare che egli intendeva costringerli a seguire la vocazione. Egli mentre cercava di attirare a sè alcuni dei suoi alunni e di informarli allo spirito di una società religiosa per averli coadiutori, non fu mai insistente, non impose mai le vocazioni; nè egli, nè altri facevano pressione sui giovani per attirarli a tale scopo, ma lasciavali perfettamente liberi nella scelta (30). Così affermò il canonico Berrone che visse con lui varii anni. Don Bosco professava la gran massima di San Vincenzo de´ Paoli: spetta a Dio solo scegliere i suoi ministri e destinarli alle varie mansioni; le vocazioni prodotte dall´artificio, e mantenute da una specie di mala fede, recare poi disonore alla casa del Signore (31).

La prudenza e l´umiltà profonda di Don Bosco nel giudicare delle vocazioni, risplendettero di una luce speciale allorchè si trattò dei giovani Giovanni Cagliero e Savio Angelo. Egli che li conosceva a fondo, era moralmente sicuro della loro vocazione: eppure li volle indirizzare a Don Cafasso perchè li esaminasse e decidesse. Il giovane Cagliero tenne memoria di quell´esame e così ne scrisse: « Don Cafasso, dopo d´averci esaminati, ci parlò della vocazione allo stato ecclesiastico con parole e concetti sublimissimi, e con tale senso pratico ed unzione, da farci comprendere, che grande era la grazia ed altissimo il ministero del sacerdote. Ed animandoci a corrispondere, aggiunse con santo entusiasmo: Oh vedete? io mi sono fatto prete una volta sola: ma se fosse necessario, mi farei tale ancora cento volte » (32).

Per altra parte è anche doveroso rilevare l´umiltà del Cafasso e la stima straordinaria che egli aveva della prudenza e santità di Don Bosco. Presentatisi altra volta a lui due giovani mandati da Don Bosco, prima ancora che aprissero bocca si sentirono ripetere il discorso che essi avevano fatto per istrada e poi questa espressione: « In quanto alla vocazione state a
quello che vi dirà Don Bosco ». Faceva intendere con questa mirabile risposta che Don Bosco era giudice sicuro sulla prudente elezione dello stato (33).

L´umile prudenza dei due Santi serva anche a noi di salutare lezione. Evitiamo ogni precipitazione e una eccessiva fiducia nei nostri giudizii; non temiamo d´indirizzare il candidato a persona più prudente di noi. Trattandosi di vocazione, dalla cui scelta può dipendere non solo la felicità terrena, ma la stessa salvezza dell´anima, nessuna prudenza è soverchia.

22 - PARLARNE PER TEMPO - FARLE FIORIRE DAPPERTUTTO.

Sarebbe grande errore credere che per guadagnare qualche vocazione alla Congregazione bastino gli ultimi giorni o le ultime settimane dell´anno scolastico. Un´opera cotanto grandiosa, anzi divina, richiede talvolta un lavoro paziente, sacrificato, prudente di mesi e di anni. D´altronde da questo lavoro dipende l´avvenire della nostra Congregazione.

E si avverta che le vocazioni non devono solo fiorire negli aspirandati istituiti precisamente a questo scopo, ma anche nei collegi e nelle altre Case della nostra Società. Con Don Rua, Don Albera e Don Rinaldi non dobbiamo ammettere che nella Congregazione vi sia un collegio, una Casa, qualunque sia la sua natura, dove il sorgere di qualche vocazione si debba credere impossibile. Don Bosco asserì che ogni nostra Casa è terreno atto alla coltura delle vocazioni e d´altronde è scritto che il Signore può suscitare figli di Abramo dalle pietre. Ecchè non potrà Gesù benedetto, che ha chiamato a sè all´apostolato « coloro ch´ei volle », chiamare un giovane da qualsiasi nostro Istituto? Ma perchè ciò possa avvenire è necessario che tutti si adoperino affinchè la voce del Signore sia udita e ne siano allontanati gli ostacoli che potrebbero soffocarla.

Seguiamo anche in ciò le orme paterne. Malgrado l´immenso suo lavoro, quante cure per i giovani degli ultimi corsi, quanti consigli, raccomandazioni, esortazioni! All´inizio della quaresima del 1865, dopo d´aver parlato di varie cose e preannunziata la morte di qualche alunno, rivolgendosi ai più anziani, diceva: « In ultimo darò un avviso a coloro che in quest´anno sono per compiere il loro studio di latinità: Ftatres, satagite ut per bora opera certam vestram vocationem et electionem faciatis. Esaminate in questo tempo, quaresimale qual sia lo stato al quale vi chiama il Signore. Cercate colle vostre buone opere di domandare alla Divina Maestà che vi indichi quale sia la strada perla quale dovete camminare. Alcuni di voi mi dicono: — Noi non ci vogliamo far preti. — Va bene; ma vorrete essere buoni secolari, vorrete anche da secolari guadagnarvi il Paradiso; pregate adunque il Signore, per non sbagliare la strada, anche essendo secolari. — Ora non ci vogliamo pensare; ci penseremo poi. — E quando ci vorreste pensare? Quando non sarete più a tempo? Perciò preghiamo, facciamo delle buone comunioni, miei cari figliuoli (34).

Qualche tempo dopo ripeteva la stessa raccomandazione. « Raccomando in modo particolare a quelli che sono vicini a deliberare del loro stato, affinchè ci pensino, ne parlino al confessore e preghino: facciano delle buone opere. Chi vuole essere certo di non sbagliare strada si scelga un confessore stabile,. apra a lui tutto il suo cuore, frequenti la santa confessione e Comunione, sia modesto, obbediente, pensi che cosa avrebbe voluto aver fatto al punto della morte » (35).

Don Bosco adoperava anche certe speciali sue industrie usando santamente della filiale confidenza ed affezione, che i giovani gli portavano. E ciò non solo all´oratorio, ma anche nei collegi che egli andava a visitare. Si legge nelle Memorie: « Avendo sempre in mira di studiare le vocazioni allo stato ecclesiastico o religioso, bene spesso a quei giovanetti che gli sembravano fossero chiamati al divino servizio, indirizzava qualche parola misteriosa che richiedeva spiegazione; e questa ora la dava, ora la faceva indovinare, oppure inviava quei tali da qualche Superiore, perchè sciogliesse loro l´enigma. Una delle frasi più comuni era questa: « Lascia che ti tagli la testa ». Anche questa sembra oscura, ma i giovani più esperti ne capivano il senso, che era: Dammi la tua volontà; presta obbedienza ai miei consigli; rimani con me per dedicarti alla salute dell´anima tua e di altre nella Pia Società (36).

Gli effetti erano sicuri, perchè al vero amore nulla resiste. Ecco un documento eloquentissimo, la letterina di un giovanetto: « Padre amatissimo, la penultima volta che venne a Lanzo fra le altre cose che mi disse, disserri pur questa: mi scriverai una lettera. Ora dunque gliela scrivo sì pel desiderio che ne ho, e sì per adempiere la mia promessa. Se si ricorda, quando venne a Lanzo le dissi più volte, che mi tagliasse la testa; so il significato di queste parole, e le raccomando un´altra volta che me la tagli; sì, io voglio mettermi sotto la sua protezione. Intanto la ringrazio d´avermi accettato in questo collegio, la ringrazio del bene che fece e che fa continuamente per me, ed io spero che continuerà a farmene. Addio, padre carissimo; spero di vederlo ancora di quest´anno e di poterle parlare liberamente. Sono il suo aff.mo figlio in G. C. S. E. » (37). Superfluo aggiungere che la bella letterina ebbe la risposta consolante, e che il lavorio di Don Bosco produsse il frutto desiderato. Come vedete, non bisogna avere troppa fretta, con pericolo di compromettere la riuscita del nostro zelo; bisogna invece preparare bene le fila e non istancarsi se i frutti tardano a maturare, me- mori che, in ogni caso, si ha il merito della buona volontà e delle fatiche impiegate.

23 - FAR AMARE LA VOCAZIONE.

Quando i giovani si sono convinti che i Superiori con paterno interesse si occupano del loro avvenire, che li desiderano felici, che li invitano a scegliere la parte migliore, e questa vien loro presentata senza esagerazioni o reticenze, si sentono maggiormente attratti verso di loro e verso la vocazione che incomincia a germogliare in cuore. Questo lavorio esige cautela, adattamento alle diverse indoli, posizioni sociali, circostanze di ambiente, e soprattutto purità d´intenzione alla luce della fede e nel calore della vera carità. Così procedette sempre Don Bosco, il quale seppe far amare e preferire la vocazione anche in casi difficilissimi. Una nobile signora voleva adottare un giovanetto e farlo erede del suo patrimonio. Don Bosco ne aveva scelto uno a lui molto affezionato, orfano e poverissimo, e dopo averlo prudentemente disposto al mutamento di condizione lo presentò alla signora. Finito il lauto pranzo durante il quale l´orfanello si diportò ottimamente, disinvolto, garbato nella conversazione,.

Don Bosco rimasto solo col, giovane e colla signora: Figliuolo, disse al fanciullo, non ti piacerebbe rimaner qui? — A che fare? — A farla da padrone. — Si spieghi. — E Don Bosco gli spiegò le caritatevoli intenzioni di quella dama, che attendeva in contegno amorevole la risposta. — Ma con questo, osservò il giovanetto, dovrei rinunziare a farmi prete? — Certo, rispose la signora. — Ebbene, no. Poveretto io voglio rimanere, ma un giorno essere sacerdote. — E lo fu; ed ora lavora nel vasto campo che gli ha affidato il Signore, amando sempre. a tutta prova Don Bosco (38).

24 - RISPETTARE LA LIBERTÀ DEI CANDIDATI.

Don Bosco insisteva su questo punto e, pur esortando calorosamente i giovani che egli credeva chiamati da una superna vocazione a non trascurare l´invito del Signore, aggiungeva sempre che non avevano preciso dovere di coscienza di seguirlo. Raccogliamo qualcuno dei suoi insegnamenti.

In una familiare conversazione tra Don Bosco e varii giovani, presenti pure alcuni chierici e preti, si venne a parlare di vocazione. Un giovane, chiesta la parola ed avuto il permesso di parlare, così prese a dire: « Giudicando secondo la nostra corta intelligenza, pare che talora la scelta della nostra vocazione non sia del tutto libera, o almeno non senza morale costringimento. Per esempio il suo nipote Luigi non si sentì chiamato allo stato ecclesiastico e fu costretto a lavorare la terra, mentre non gli fu lasciata libera nessuna strada per altra carriera. Un secondo esempio: quando Rigamonti andò a casa, dicendo che non si sentiva chiamato allo stato ecclesiastico, i suoi parenti gli risposero: Bene; se è così ti metterai a lavorare con noi. Venuta questa decisione a sua notizia lei approvolla, dicendo essere questo il vero modo di fare ». Come vedete le difficoltà erano serie ed egregiamente esposte, tanto da far pensare che il giovane avesse parlato per suggerimento ed istruzione di Don Bosco, come il buon Padre soleva talvolta fare. Don Bosco adunque ascoltò e poi rispose: « L´elezione dello stato qui nella Casa è pienamente libero, e senza tutti i necessari requisiti nessuno è ammesso a vestire l´abito chiericale. Chi fu vestito di questo ha un segno di vocazione; ma chi non è chiamato a questo stato nei tempi miserabili in cui viviamo, io giudico assai meglio che lavori la terra. Per quello che spetta agli esempi addotti, a Bosco Luigi furono date le norme intorno all´elezione dello stato; finito l´anno di rettorica, disse che non sentivisi di farsi prete, andò a casa, fu messo a lavorare la terra, ma nemmeno allora seppe decidere quale carriera più aggredisse. Rigamonti poi ha i suoi parenti contadini: questo è da badare; perchè se fosse un giovane nato di civil condizione non sarebbe conveniente il metterlo a lavorare la campagna; ma uno ch´è stato tolto dai campi e mandato allo studio per vedere se il Signore lo chiamasse, posto che non corrisponda, non gli si fa torto, ed è meglio per lui, rimandandolo a lavorare la terra » (39).

Come è edificante e quale soave impressione proviamo anche noi nel rilevare come il. buon Padre si degnasse di rispondere con tanta naturalezza alle obbiezioni dei suoi allievi, pure trattandosi di un suo parente! Ma Don Bosco era così fatto: egli non nascondeva mai il suo pensiero, nè si risparmiava quando le sue parole potevano tornare a vantaggio dei suoi giovani e di nonna sicura nel pensare e nell´agire.

.Ancor più esplicito è Don Bosco nelle Memorie confidenziali riguardo a quei giovani che avessero avuto in mente l´idea di farsi sacerdoti per essere in grado di aiutare la famiglia: « Il Direttore studi di impedire la vocazione ecclesiastica in coloro che volessero abbracciarla per aiutare la propria famiglia per motivo che fosse povera. In questi casi diasi consiglio di abbracciare altro stato, altra professione, un´arte, un mestiere, ma non mari lo stato ecclesiastico ».

25 - NON OSTACOLARE LA VOCAZIONE DEI GIOVANETTI.

I giovani debbono essere liberi di seguire la loro vocazione non solo di fronte ai loro Superiori, ma altresì davanti ai loro parenti. Voglio dire che come non si debbono far pressioni per costringere i giovani alla carriera ecclesiastica, così a nessuno è lecito mettervi ostacoli.

Non parliamo ora della necessità in cui possono trovarsi i genitori dell´aiuto e dell´assistenza dei loro figliuoli: in tal caso la Chiesa ha chiare direttive ed il candidato deve considerare altri doveri. Presso di noi non si accettano aspiranti, quando si presume che i genitori possono aver bisogno dell´aiuto loro. • Ma fuori di questo caso, nè l´affetto, nè il desiderio di migliorare la propria condizione, od altra ragione qualsiasi può scusare da peccato quei genitori o parenti che si opponessero alla vocazione dei loro figliuoli. Io credo che Don Bosco nelle sue Memorie, abbia voluto conservare e tramandare ai suoi figli spirituali le splendide parole di Mamma Margherita riguardo alla vocazione, appunto per ribadire il concetto e la dottrina della Chiesa e dei dottori, i quali insegnano che i genitori non hanno il diritto di impedire ai figli di seguire la carriera ecclesiastica.

Ricordiamole spesso quelle memorande parole: « Quando la buona mamma venne a sapere dal parroco che egli voleva farsi religioso, — Io voglio assolutamente, gli disse, che tu esamini il passo che vuoi fare e che poi seguiti la tua vocazione, senza guardare alcuno. La prima cosa è la salute dell´anima. Il parroco voleva che io ti dissuadessi da questa decisione, in vista del bisogno che potrei avere in avvenire del tuo aiuto. Ma io ti dico: In queste cose non c´entro, perchè Dio è prima di tutto. Non prenderti fastidi per me. Io da te voglio niente: niente aspetto da te. Ritieni bene: sono nata in povertà, sono vissuta in povertà, voglio morire in povertà. Anzi te lo protesto: se tu ti risolverai allo stato di prete secolare e per sventura diventassi ricco, io non verrò a farti una visita. Ricordalo bene ».

Ma perchè, mi domanderete, in una circolare diretta ai Salesiani si parla dei doveri dei genitori? Vi è una forte ed esauriente ragione, ed è che talora potrebbe succedere che un Superiore, dopo essersi interessato di una vocazione, s´intimidisca, si scoraggi e tronchi il suo lavoro, appena viene a sapere che i genitori sono contrarci e negano il consenso. Questo è un errore, specialmente poi se non si facessero accurate indagini per cono-• scere le ragioni dell´opposizione. È proprio allora che lo zelante e prudente cultore delle vocazioni, dopo aver pregato e fatto pregare il candidato, deve accingersi a fare opera di persuasione con amabile tenacia fino a guadagnarsi il cuore degli oppositori od almeno ad averne, in un primo tempo, il consenso. Il Signore completerà poi l´opera rendendo felici gli oppositori stessi della felicità del loro figliuolo.

Don Bosco in quest´opera di persuasione non solo assisteva paternamente i giovani, ma si serviva di essi per scrivere lettere persuasive, affettuose, ma decise, che generalmente riuscivano a ridurre anche i più ostinati. Quante vocazioni si sarebbero perdute anche nella nostra Congregazione, se zelanti Direttori e Superiori non avessero aiutati i giovani a superare le non facili battaglie che essi dovettero sostenere coi loro parenti!
26 - NORME DI DON BOSCO AI GIOVANI PER SCOPRIRE E COLTIVARE LA VOCAZIONE - IL TIMOR DI DIO - IL PARERE DEI SUPERIORI - IL GIUDIZIO DEL CONFESSORE.

Don Bosco voleva che all´opera dei Superiori nello studiare la vocazione dei giovani andasse sempre congiunto l´impegno dei giovani stessi.

Dopo di esserci fermati con Don Bosco sui segni, diremo così - oggettivi e generici di vocazione, purezza, scienza, spirito ecclesiastico, vedremo le norme e gli indizi che il nostro Fondatore dava ai giovani per compiere tale esame.

Non ho che da spigolare dalle sue parlate; alcune di esse veramente magistrali nella loro semplicità e chiarezza.

1) Nella prima, che è come preludio, Don Bosco ha cura di far notare un fenomeno che si direbbe curioso; succede talora che si facciano sacerdoti molti che neppure avevano sognato di diventarlo; mentre altri che si ritenevano sicuri di arrivarvi, rimasero secolari. « Vi ho promesso, egli diceva, di parlarvi dei mezzi necessarii per scoprire la vostra vocazione. Stasera vi dirò poche cose, riserbandomi a parlarne poi distesamente altre volte. Molti di voi saran preti, moltissimi resteranno secolari. Ma non bisogna che voi, perchè dite mi farò prete, vi crediate di riuscire preti; e voi perchè dite: io prete non mi voglio fare, che crediate dover essere secolari. No e poi no. Molte volte Iddio chiama ad essere preti certi giovani che neppur se lo sognavano; e molte volte giovani che si credevano chiamati al sacerdozio, anzi chierici che avevano già presa la veste, cambiarono strada. Dunque, finchè abbiamo tempo, preghiamo il Signore che ci insegni la strada per la quale dobbiamo camminare » (40). E continuando dava come primo mezzo per assicurare la vocazione quello che noi abbiamo già indicato, la buona condotta ed il santo timor di Dio.

2) Nella seconda parlata Don Bosco indica un altro mezzo, il cui uso riesce facilissimo al giovane, cioè la testimonianza ed il parere favorevole del Superiore. Ascoltiamo Don Bosco. « Il secondo mezzo è quello di cui S. Paolo così parla: Oportet autem illum et testimonium, habere bonum ab iis qui foris sunt. Chi sono costoro che essendo fuori di noi debbono renderci testimonianza? Sono il padre, la madre, il parroco, i compaesani, il Direttore del collegio e della Casa di educazione nella quale ci troviamo. I giovani ben presto colla loro condotta dimostrano dove Dio li chiami, e secondo questa condotta coloro che foris sunt proferiscono la loro sentenza. Vedendo certi giovani che sono raccolti in chiesa, riserbati nel tratto, affabili con tutti, sentite che si va dicendo di loro: Che buon prete sarà costui! — Di quell´altro si dice: Che buon avvocato diventerà! — Di un terzo: Ne faremo un valoroso soldato, ecc. ». E dopo altre considerazioni, così conclude: « Ah, miei cari, diportatevi bene, acciocchè i superiori possano dirvi francamente il loro parere sulla vocazione. State attenti a quello che vi dico, adesso, perchè sono cose che nei libri non si trovano, oppure si trovano in libri che voi nel vostro stato presente non potete procurarvi. Abbiate confidenza nei vostri Superiori, venite a consultarli, perchè è nostro piacere giovarvi in tutto quello che possiamo. Vi sono giovani che in tutto l´anno non si accostano mai ai Superiori e non si curano menomamente di pensare alla loro vocazione» (41).

La confidenza dei giovani verso i Superiori per Don Bosco era. cosa essenziale per il buon andamento in genere delle Case; ma addirittura indispensabile per la coltura delle vocazioni. Non si contentava di raccomandarla ai giovani; ma in ogni occasione insisteva presso i Superiori, perchè si sforzassero di eccitare e di meritare tale confidenza da parte degli alunni. Nella conferenza del 3 febbraio 1868 tenuta a tutti i Direttori delle Case ed ai confratelli dell´Oratorio, così si esprimeva: « Pensiamo ad accrescere il nostro personale: ma per averlo bisogna che tutti ci facciamo un impegno di guadagnare un nuovo confratello.

Ciò dipende principalmente dai Direttori delle Case. Bisogna che essi procurino di guadagnarsi e mantenere la confidenza di quei giovanetti, che vedono chiaramente potere-essi fare in avvenire un gran bene. È questo l´unico mezzo per trarli nella Pia Società. Io ve lo dico per esperienza; posso assicurare che se vi è un giovane che, facendo i suoi studi, abbia sempre avuto una confidenza illimitata col suo Superiore e Direttore, facilmente si riuscirà a guadagnarlo. Vedendo nel suo Direttore, non il Superiore, ma il padre, verserà il suo cuore nel cuor di lui, e farà quanto questi gli consiglia di fare. Così porrà affezione alla Casa; senza conoscere ancora la Società ne praticherà le regole; e, conosciutala appena, l´abbraccerà per non lasciarla mai, tolto il caso che perdesse quella confidenza » (42).

3) Il terzo mezzo, che possiamo quasi dire infallibile è il parere del confessore. Parla sempre Don Bosco: « Ora parlerò del testimonio interno della nostra vocazione, che solo può giudicare le cose interne dell´anima nostra, e questo è il confessore. A lui perciò dobbiamo aprire schiettamente la nostra coscienza, ed egli saprà dire dove il Signore ci vuole. Scelto che abbiamo un confessore, dobbiamo con assiduità andare dallo stesso, perchè altrimenti che giudizio potrà dare della nostra vocazione, se non ci conosce perfettamente? Quindi non bisogna che voi abbiate due confessori, uno pei giorni feriali e l´altro pei giorni di festa; che quando avete sulla coscienza qualche cosa che sia più grave del solito, o almeno che vi sembri più grave, andiate a confessarvi da un altro, lasciando il solito: a questo modo accadrà che il vostro confessore si crederà di avere un angioletto e invece avrà un diavoletto, e darà un giudizio oh quanto diverso dal vero! Voi quindi vi incamminerete per uno stato per il quale il Signore non vi voleva. Quindi, miei cari figliuoli, vi dico schiettamente; mio desiderio è che vi scegliate un confessore e che andiate sempre dallo stesso, se volete sapere ciò che il Signore vuole da voi» (43).

Se noi metteremo i nostri giovani in condizione di riflettere su queste norme di Don Bosco, essi non correranno pericolo di errare nella scelta del loro stato.

27 - LO SPIRITO DI FEDE DI DON BOSCO NELL´APOSTOLATO PER LE VOCAZIONI.

Ogni vocazione assicurata per Don Bosco era una festa. Ascoltiamo le sue parole tutte spiranti luce di fede e profumo di zelo. « Ricordiamoci che noi regaliamo un grande tesoro alla Chiesa, quando noi procuriamo una buona vocazione; che questa vocazione, o questo prete vada in diocesi, nelle missioni, o in Casa religiosa, non importa; è sempre un grande tesoro che si regala alla Chiesa di Gesù Cristo. Per mancanza di mezzi non si tralasci mai di ricevere un giovane che dà buone speranze di vocazione. Spendete tutto quello che avete, e se fa mestieri andate anche a questuare, e se dopo di ciò voi vi troverete nel bisogno, non affannatevi che la SS. Vergine in qualche modo, anche prodigiosamente, verrà in vostro aiuto » (44).

Il nostro amore per le vocazioni si rassomiglia a quello del Padre? Ci sentiamo noi pure animati da vivo desiderio di guadagnare qualche membro alla nostra cara Congregazione? È forse avvenuto che in qualche Casa si sieno respinte domande di giovani che davano garanzie di vocazione, solo perchè non erano in grado di pagare la retta? Dovremmo forse arrossire davanti allo sguardo paterno di Don Bosco che ci ricorda i suoi sacrifizii ed eroismi sotto l´impulso della fede e dello zelo che gl´infiammavano il cuore? In qualche Casa o Ispettoria si sono forse respinte o limitate le vocazioni col pretesto di averne già a sufficienza pei proprii bisogni? Questo modo di procedere sarebbe indice disgraziato di poco zelo, di poco spirito cattolico e missionario. Se per sventura molti pensassero e agissero cosa dove troverebbe la Chiesa i suoi apostoli pei luoghi ove scarseggiano le vocazioni e soprattutto per estendere il regno di Gesù Cristo fra gli infedeli? Non è questo, no, lo spirito di San Giovanni Bosco, il quale. avrebbe voluto avere numerose falangi di figli dal cuore ardentemente apostolico da inviare agli estremi confini del mondo.

Ah! proponiamo di imitarlo e affrontiamo anche noi, in caso necessario, umiliazioni e sacrifizii pur di trovare i mezzi per dare una vocazione alla Chiesa o alla nostra Società.

E qui voglio tributare una lode ed esprimere tutta la mia compiacenza a non pochi Direttori di Oratorii festivi, i quali dopo di aver coltivato con zelo veramente salesiano, qualche giovane di buone speranze, si sobbarcano a non lievi sacrifizii, cercando aiuti e mezzi presso persone caritatevoli e non si danno riposo finchè non riescono a collocarlo in qualche nostro Istituto o Casa di formazione. È questa una delle più genuine manifestazioni di zelo nell´opera degli Oratori festivi e certamente una delle più gradite al nostro santo Padre Don Bosco.

28 - LA QUESTIONE FINANZIARIA E LE VOCAZIONI - DON BOSCO PRECURSORE.

È innegabile però che la mancanza di mezzi materiali ha sempre costituito e costituisce tuttora una delle più gravi difficoltà nel reclutamento delle, vocazioni. Ma il vero zelo non si arresta; la carità è industriosa e, benedetta dalla Provvidenza, sa escogitare delle risorse anche là dove l´indolenza non vedeva possibilità di sorta. Ricordiamo le lettere che Don Bosco a tal fine inviava ai benefattori ed a persone caritatevoli, le sue conferenze, i suoi viaggi. E noi sappiamo che il Signore gli venne sempre generosamente in soccorso. Don Bosco poi sapeva incoraggiare gli altri a compiere questa parte di zelo sacerdotale suggerendo mezzi opportuni per renderlo efficace. Basti ricordare il consiglio da lui dato all´Arcivescovo di. Modena, allorchè questo si doleva con lui della penuria di vocazioni in Diocesi e di mezzi per promuoverle. « Ebbene, Monsignore, ci sarebbe un mezzo facile per sopperire a questa necessità. — E quale? rispose il vescovo: ho pensato già per sciogliere questo problema, ma non so da che parte voltarmi. — Svincolare i parroci dall´obbligo di dir Messa pel popolo nei giorni delle feste soppresse, far celebrare secondo l´intenzione del Vescovo ed erogarne le elemosine a benefizio delle vocazioni ecclesiastiche. È già da molto tempo che avevo formato questo disegno, ma non mi era ancora venuta l´occasione di esternarlo. — Ma non si può sciogliere i parroci dall´obbligo delle Messe del popolo. — Perchè non si può? — È obbligo gravissimo di coscienza. — Oh, c´è rimedio anche a questo. Chi ha determinato la legge, può toglierla. Scriva a Roma, esponga le sue necessità, chieda questo indulto, che muti quell´obbligazione, e Roma qualche cosa risponderà. Ciò che domanda, non è cosa sulla quale la Chiesa manchi di potere. — E se mi rispondesse negativamente? — Tentare non nocet. Faccia la prova. — L´Arcivescovo stupì di quel progetto mai pensato, esitò, ma poi scrisse e n´ebbe risposta favorevole » (45).

Come si vede Don Bosco aveva del coraggio; e possiamo aggiungere che anche in questo egli è stato il precursore; poichè tale mutazione di fine nelle Messe parrocchiali delle feste soppresse non tardò ad essere chiesta da altri Vescovi e quindi a generalizzarsi. Più tardi molti Vescovi chiesero ai propria sacerdoti applicazione di Messe per i chierici poveri, ed in molte diocesi ai sacerdoti costretti a binare per comodità del popolo, si fa l´obbligo di applicare la seconda Messa secondo l´intenzione del Vescovo e per lo più a beneficio dei chierici bisognosi.

Don Bosco dev´essersi rallegrato, dal cielo, di queste care innovazioni, tutte dirette all´incremento delle vocazioni. E qui mi viene alla memoria un memorabile ricordo che nel luglio del 1885 egli lasciò agli ex-allievi sacerdoti raccolti a convegno: « Non intendo, diceva, indirizzare molte parole, ma solamente desidero farvi notare una cosa importante, la quale mi raccomando riteniate sempre fissa nella memoria. Questa è di provvedere alla deficienza di sacerdoti. Non vi dovrebbe essere sacerdote, il quale non procurasse di secondare, a costo eziandio di sacrifici, lo spirito di vocazione in altri, per lasciarli suoi eredi e successori nel ministero di salvare le anime. Procurate col consiglio che vi dò di accrescere i meriti del vostro sacerdotale ministero. La gloria della Chiesa è gloria nostra; la salute delle anime è nostro interesse. Se non sapete ove collocarli, se non hanno mezzi sufficienti, indirizzateli a Don Bosco. Per costoro le porte delle nostre Case sono sempre aperte... Tutto il bene che faranno gli altri per nostro impulso accrescerà lo splendore della gloria nostra in Paradiso » (46).


29 - DON BOSCO INSEGNA I MEZZI PER CONSERVARE LE VOCAZIONI.

Non è sufficiente scoprire, coltivare e sostenere le vocazioni perchè maturino; bisogna anche saperle custodire perchè non vadano perdute, specialmente nel periodo che corre tra la deliberazione presa dai giovani di farsi religiosi e l´inizio della prova o del noviziato. Don Bosco nel proemio delle Costituzioni propone la pratica di tre mezzi, desumendoli dal dottore S. Alfonso; cioè la segretezza, l´orazione e il raccoglimento. Non è necessario che io vi trascriva quelle pagine a voi ben note; vi farò solo notare che le parole del santo Dottore erano tanto care a Don Bosco perchè le considerava forse come un commento a quel bellissimo ricordo che egli ancor chierico aveva udito dalla bocca del teologo Borel, poi suo grande benefattore ed amico. Nell´anno 1839 il teologo aveva predicato gli esercizi spirituali ai seminaristi di Chieri con zelo apostolico, riportandone copiosi frutti. Ecco come Don Bosco racconta la parte che lo riguarda: « Ognuno andava ripetendo: Egli è un santo. Tutti facevano a gara per andarsi a confessare da lui, trattare con lui della vocazione ed avere qualche particolare ricordo. Io pure ho voluto conferire col medesimo delle cose dell´anima. Infine, avendogli chiesto qualche mezzo certo per conservare lo spirito di vocazione lungo l´anno e specialmente in tempo di vacanze, egli mi lasciò con queste memorande parole: " Colla ritiratezza e colla frequente comunione si perfeziona e si conserva la vocazione e si forma un vero ecclesiastico " » (47).

Mi sia lecito di aggiungere un pensiero a questo riguardo. Ogni anno parecchie vocazioni salesiane si perdono durante le vacanze, nel tempo cioè che corre dagli esercizi al principio del noviziato. E mi duole il dirlo, proprio mentre scrivo, quasi a dolorosa conferma, mi giunge notizia che ne sono sfumate alcune che tutti avevano giudicate sicurissime. Venne loro a mancare il raccoglimento e la comodità degli esercizi di pietà, fu loro concesso soverchio svago e la vocazione è naufragata. «Che ci vuole, dice Don Bosco, a perdere, stando nel secolo, la vocazione? Niente. Basterà una giornata di spasso, un detto d´un amico, una passione poco mortificata, un attaccatuccio, un rincrescimento non superato. Chi non abbandonerà i passatempi, bisogna che si persuada che senza dubbio perderà la vocazione. Resterà col rimorso di non averla eseguita, ma certamente non la eseguirà. Oh quanti per mancanza di questa attenzione hanno perduta la vocazione e poi l´anima! » (48).

Dopo tali parole così esplicite di Don Bosco si pensi seriamente se convenga permettere indistintamente a tutti gli aspiranti di recarsi in vacanza al termine degli esercizi fatti in preparazione al noviziato. Alcuni Ispettori procurano essi stessi ai candidati il modo di passare santamente e allegramente quel periodo di tempo, liberandoli così dai pericoli di svaghi inoppor- tuni, di gite pericolose, di compagnie non adatte. Le vacanze sono la vendemmia del demonio e costituiscono un pericolo gravissimo per le vocazioni tenere ancora e quasi appena sbocciate: bisogna difenderle, proteggerle, non esporle alla bufera del secolo ed alle, insidie del nemico di ogni bene. È poi facile combinare, ove fosse necessario, l´andata dei giovani per quattro o cinque giorni presso le famiglie.
Si eviti pure di sottoporre i nuovi ´ascritti a studi intensi e faticosi durante le vacanze col pericolo di recar nocumento alla salute, e a quella spirituale preparazione che deve sorreggere i propositi dei candidati.
Quando la convenienza esige questo provvedimento eccezionale per qualcuno, si prendano le necessarie precauzioni per evitare le suaccennate spiacevoli conseguenze.

30 - DON BOSCO E I DUBBIOSI NELLA VOCAZIONE.

Nel proemio delle Costituzioni il nostro santo Padre ha consacrato un articolo intero all´argomento « Dubbi sulla vocazione ». Sono consigli preziosissimi rivolti ai confratelli e novizi che fossero assaliti dalla tentazione di abbandonare la Congregazione; ma ricordiamoci che tale tentazione è assai più terribile in coloro che hanno appena formulato il proposito di abbandonare il mondo. È necessario mettere bene in guardia i nostri giovani contro tali dubbi, ricordando, leggendo e spiegando loro le parole del nostro santo Padre. Nessun argomento forse potrà riuscire più efficace e persuasivo delle soavissime espressioni del grande amico delle vocazioni, e dissipare le tenebre e le incertezze del dubbio sulla vocazione. Più di un nostro giovane ascritto tentato di abbandonare la voéazione, chiamato dal Superiore, sentendosi leggere e commentare le raccomandazioni di Don Bosco, si rasserenò, riprese animo e come per incanto si trovò libero da ogni suggestione maligna. È sempre la parola di Don Bosco che continua nella sua meravigliosa efficacia.

Notate la santa abilità colla quale egli s´introduce. Dopo aver esaltata la bellezza del sacrificio che l´aspirante fa al Signore, segnala la rabbia del demonio e gli inganni subdoli e dannosissimi che egli suggerisce. In tal modo egli dimostra di compatire i giovani tentati, i quali così non si vergognano della tentazione; anzi restano animati a grande confidenza. « Chi si consacra al Signore coi santi voti, egli scrive, fa un´offerta delle più preziose e delle più gradite alla Divina Maestà. Ma il nemico dell´anima, accorgendosi che con questo mezzo, uno si emancipa dal suo servizio, suole turbargli la mente con mille inganni per farlo tornare indietro, e indurlo a battere la pericolosa via del secolo. Il principale di questi mezzi è suscitargli dubbi intorno alla vocazione, ai quali poi_ tien dietro lo scoraggiamento, la tiepidezza, e spesso il ritorno a quel mondo, che aveva tante volte conosciuto traditore, ed infine abbandonato per amor del Signore ». A tutti poi egli raccomanda come mezzo precipuo per riuscire vincitori in queste battaglie, la confidenza coi Superiori e la schiettezza nei rendiconti. Oh quanto ci teneva Don Bosco a questa confidenza! Ne abbiamo una prova in altre raccomandazioni che egli fece a tutti i Salesiani raccolti a conferenza nel novembre 1861; le riferisco a comune incoraggiamento: « Qualora, egli dice, il demonio mettesse in capo a qualcheduno di lasciare la Congregazione ed egli si trovasse perciò in angustie, ne parli, domandi consiglio. E questo consiglio non si vada a domandare a persone estranee alla Congregazione, le quali non essendo bene informate, ci potrebbero consigliare non secondo. la volontà di Dio; neanche si vada a chiedere consiglio a quelli che, per usare un termine moderno, sono un po´ liberali: ma si vada da quelli che ci paiono i più fervorosi, ed i più zelanti; si vada, in una parola, dal Superiore... Prega prima bene il Signore che ti faccia conoscere la sua volontà, e poi sta´ sicuro che il Superiore non potrà fare a meno che darti un consiglio che sarà vantaggioso per l´anima tua. Quando poi avrai sentito il suo parere, non istare a far istanze e a mostrarti restio; poichè allora il Superiore, per togliersi la seccatura, ti lascerà fare come più ti aggrada, sebbene vegga che tu non faccia il voler di Dio » (49).

31 - DON BOSCO RICORDA I CASTIGHI DELL´INFEDELTÀ ALLA VOCAZIONE.

Per ritrarre i suoi figli dal pericolo di perdere la vocazione Don Bosco soleva talora raccontare le sventure ed i mali che erano piombati su coloro che si erano resi colpevoli di infedeltà, commettendo quello che egli chiamava grande sproposito, l´abbandono della Congregazione. Parecchi di tali fatti si leggono nelle Memorie Biografiche; ma non sarà forse opportuno narrarli agli aspiranti: per questi è più a proposito la lettura o narrazione del castigo col quale il Signore punì quella povera madre che, nella cecità del suo falso amore, dichiarava di preferire veder suo figlio morto anzichè prete. Il pietoso episodio (vol. VI, o. IX) è assai istruttivo pei figli e pei genitori.

Quante altre cose, figliuoli carissimi, potremmo spigolare ancora dagli scritti e dalla vita del nostro santo Fondatore e Padre! Ma l´ampio saggio riportato ci servirà, ne son certo, a persuadere tutti dell´importanza somma del problema delle vocazioni.

«Meditando le parole del Padre, concluderò con Don Albera, vi sarà facile comprendere la larghezza delle sue vedute sull´importantissima questione delle vocazioni e convincervi che, praticando i suoi consigli, possiamo farne sorgere molte e molte intorno a noi ».

48. - IL GIUDIZIO DI DON ALBERA SU DON BOSCO E DON RUA COME APOSTOLI DELLE VOCAZIONI.

Agli insegnamenti paterni di Don Bosco e di Don Rua aggiungiamo ora quelli del venerato Don Paolo Albera. Egli riferisce, spiega e commenta ciò che vide e udì per lo spazio di tanti anni; ed altro non desidera che veder praticate sempre più fedelmente le paterne raccomandazioni. Ecco com´egli sintetizza l’apostolato di Don Bosco e di Don Rua per le vocazioni: « Tutta la vita di Don Bosco fu una prudente, ma premurosa sollecitudine per le vocazioni ecclesiastiche e ne provvide in abbondanza a molte diocesi che ne difettavano e poi alla nostra Pia Società, e ben potrebbe essere appellato l´apostolo per eccellenza delle vocazioni» (104).

«Don Rua! Che non fece, che non disse per le vocazioni? Leggete tutte le sue lettere circolari, e le troverete ripiene di documenti altissimi per la coltura delle vocazioni; sui mezzi di svilupparle; sulla cura che se ne deve avere; su la necessità di imitare Don Bosco in questo; su l´obbligo di coltivarle fra gli artigiani, tra i famigli, e soprattutto negli Oratori festivi, ecc. Si direbbe ch´egli non poteva scrivere ai suoi figli senza parlare delle vocazioni ecclesiastiche » (105).

49 - DON ALBERA PROMOTORE DI VOCAZIONI.

Il secondo Successore di Don Bosco cominciò a parlare di vocazioni fin dalla sua prima circolare, e continuò a parlarne in tutto il tempo del suo rettorato. In fine ci regalò un magnifico documento riguardante l´apostolato delle vocazioni che dovrà essere sempre tenuto da noi nel massimo onore per trarne salutari insegnamenti e stimoli efficaci.

Già nella sua prima lettera edificante egli parla della pietra angolare della nostra Pia Società. Questa pietra — egli scrive — su cui poggia l´opera nostra è formata dagli oratori festivi, dalle Missioni, e dalle vocazioni ecclesiastiche, i tre fini primari e nobilissimi che prefisse all´opera sua il santo Fondatore, e che armonizzano talmente fra di loro da divenire quasi inseparabili, per la vita della Congregazione » (106).

Egli pure deplora con senso di mestizia che vani Collegi ed Ospizi i quali una volta davano abbondanti ed ottime vocazioni, ora ne dànno pochissime o nessuna. « Non mi nascondo, continua, le difficoltà dei tempi; ma parmi che se tutti fossimo accesi dal sacro fuoco di carità per le anime, che ardeva in petto al nostro Santo Fondatore e Padre, sapremmo trovare nel cuor nostro tali e tante sante industrie, da superarle o almeno renderle meno sensibili » (107).

Rispondendo a coloro che pensano non doversi intralciare l´opera del Signore, a cui solo spetta chiamare i suoi eletti, scrive: « È vero che Dio solo è l´autore delle vocazioni; ma non dimentichiamo che egli vuole servirsi della nostra cooperazione per farle germogliare e fruttificare. In ogni vocazione v´è la parte di Dio e la parte dell´uomo. Ogni chiamata alla vita religiosa e all´apostolato ha la sua naturale feconda sorgente nel cuor di Dio. E Dio, perchè ama la Chiesa, perchè ama gli Istituti religiosi che lo servono fedelmente, perchè ama le anime e vuole salvarle, incessantemente e a piene mani getta i germi della vocazione nel cuore dei suoi figli. Ma come la messe dei campi viene a maturità per l´unione delle fatiche dell´uomo e delle benedizioni del Cielo, così le vocazioni non si sviluppano senza l´opera nostra. Quindi dobbiamo lavorare in esse come se la loro riuscita dipendesse solo da noi, senza però mai perdere di vista che ogni bene viene da Dio » (108).

Continuando il suo ragionamento Don Albera afferma che prima di tutto bisogna rimuovere gli ostacoli allo sviluppo delle vocazioni; come sarebbe la corruzione precoce, l´indebolimento dello´ spirito cristiano, l´ammollimento del carattere e la mondanità.

In secondo luogo bisogna sviluppare le tendenze, i gusti, le attrattive verso la vita religiosa.

Bisogna inoltre parlare della vita religiosa. « S. Tommaso, egli dice, dichiara espressamente che coloro i quali eccitano gli altri a entrare in religione, non solo non peccano, ma meritano una grande ricompensa; purchè non usino nè violenza, nè simonia, nè frode ». E conferma il suo .dire anche coll´autorità del Suarez e del P. Surin.

È dunque ottima cosa ispirarne il desiderio. Don Albera dice coll´abate Guibert, che vi sono dei fanciulli che Dio chiama e non lo sospettano neppure; la dissipazione, l´irriflessione, forse anco le mancanze, li distolgono dal prestare orecchio a questa voce interiore. A costoro bisogna in bel modo ispirare il desiderio della vocazione.

Chiude la circolare indicando i mezzi più efficaci per la coltura delle vocazioni, e cioè procurare di formare un ambiente adatto al germogliare delle vocazioni colla santità della vita, la carità e la bontà. Esorta inoltre a parlarne nelle conferenze e nelle adunanze capitolari, a trattare spesso l´argomento delle vocazioni, attingendo dalle miniere delle circolari di Don Rua e a studiare i mezzi più convenienti per raggiungere lo scopo (109). In fine egli ricorda la seguente deliberazione formulata, presente Don Bosco: « La vita esemplare, pia, esatta, dei Salesiani, la carità tra di loro, le belle maniere e la dolcezza cogli alunni sono mezzi efficaci per coltivare le vocazioni allo stato ecclesiastico, perchè verba movent, exempla trahunt » (110).

50 - IL «MANUALE DEI DIRETTORI ».

Altra preziosissima fonte di norme e consigli per la coltura delle vocazioni ci ha regalato il signor Don Albera nel suo Manuale dei Direttori. In due capitoli di complessivamente circa ottanta pagine egli ha raccolto e disposto ´ordinatamente quanto di meglio ci hanno insegnato Don Bosco e Don Rua, a proposito di vocazioni. Il primo capo contiene i principii e le norme generali intorno alla vocazione; il secondo, in dieci distinti articoli, tratta dei mezzi pratici di coltivarla. Il Direttore che. desideri sinceramente occuparsi delle vocazioni a vantaggio della Congregazione, trova nel Manuale tutto ciò che deve sapere e fare per ottenere buoni risultati.

D´altronde lo stesso Don Albera ci avverte che nel compilare quel Manuale non ebbe altro di mira che preparare una raccolta, riordinata, ma genuina di quanto Don Bosco e Don Rua ci lasciarono scritto per norma dei Direttori. Egli vi aggiunse consigli e commenti; ma fa questa umile osservazione: «Ti confesso candidamente, o carissimo, che il frammischiare i miei poveri consigli agli ammaestramenti di Don Bosco e di Don Rua, mi pareva quasi una profanazione; e se, vincendo la non poca ripugnanza che vi provavo, m´indussi a. farlo, fu solo per accondiscendere al consiglio e alle preghiere di alcuni buoni e rispettabili confratelli, i quali insistevano sulla necessità di raccogliere in appositi manuali, insieme alle norme lasciate scritte dai nostri indimenticabili primi Padri, anche quanto essi ci avevano insegnato con la parola e coll´esempio » (111).

51 - DON BOSCO POSSEDEVA LO SPIRITO DELLA CHIESA - ZELO NON COERCIZIONI - LIBERA SCELTA.

Nel già citato Manuale, Don Albera, che visse tanti anni al fianco di Don Bosco e ne raccolse e conservò devotamente gl´insegnamenti, mette in rilievo come il nostro santo, Fondatore fosse guidato, anche su questo punto delle vocazioni, dal più genuino spirito della Chiesa. Ascoltiamolo. « Don Bosco era solito dire, che l´accettazione di un giovane in qualche nostra casa, particolarmente nell´Oratorio di Valdocco, era già un segno prezioso di vocazione. Non già che tutti i giovani delle nostre Case siano chiamati ad abbracciare lo stato di perfezione; ma certo moltissimi di loro sotto l´influsso salutare dell´ambiente cieli avvolge e li penetra, verranno a conoscere di aver doti e qualità per poter aspirare a tale eccelso stato, per cui un po´ alla volta potranno anche liberamente disporsi ad abbracciarlo. In fatto di vocazione il buon Padre possiede la dottrina genuina dèlla Chiesa; quindi, perchè i suoi giovani fossero del tutto liberi nell´elezione dello stato di vita, evitava ogni parola che potesse indicare una qualsiasi imposizione o coercizione, sia da parte di Dio, come delle circostanze individuali, familiari o sociali. Al disopra di tutto egli poneva la salvezza dell´anima, la quale, diceva, assolutamente parlando si può conseguire in qualunque stato, purchè scelto ed abbracciato dopo, maturo esame delle proprie doti e qualità personali, alla luce dell´al di là e sotto la guida di persona esperta nelle vie del Signore. E siccome senza una speciale rivelazione nessuno può sapere i disegni eterni di Dio sopra di lui, così egli ritenne che il suo còmpito, e quindi anche quello del Direttore, riguardo alle vocazioni, consistesse non già nello scrutare e indovinare tali disegni, ma sì nell´aiutare i giovani a scegliersi lo stato di vita più conforme alle loro doti ed inclinazioni particolari; perchè era sicuro che con ciò avrebbero potuto più agevolmente conseguire l´eterna salvezza » (112).

Don Albera ricordava spesso le parole dette dal fatidico personaggio del Sogno della Battaglia dei giovanetti contro feroci guerrieri e mostri di forma gigantesca. Finita la battaglia la visione si allarga; dall´alto scende una pioggia di fiammelle splendenti che sembrano fuoco di vario colore... e un personaggio dalle fattezze di S. Francesco di Sales offre a Don Bosco un libro nel quale a stento egli riesce a leggere alcuni avvisi per i novizi, per i professi, per i Direttori e per il Superiore... A questo punto Don Bosco, tutto assorto nel pensiero delle vocazioni, chiede al misterioso personaggio che si debba fare per promuoverle; ed ecco la risposta che gli vien data: «I Salesiani avranno molte vocazioni colla loro esemplare condotta, trattando con somma carità gli allievi ed insistendo sulla frequente Comunione... E per le Missioni studiare e coltivare le vocazioni indigene » (113).

52 - DON ALBERA PER LE VOCAZIONI MISSIONARIE.

In una circolare egli rivolge un caloroso appello agli Ispettori d´Europa per le Missioni salesiane. Due considerazioni soprattutto meritano tutta la nostra attenzione.

La prima è una viva esortazione a non rifiutare l´aiuto di personale alle Missioni col pretesto della scarsezza di personale. Sentite con quale spirito di fede egli manifesti lo zelo che gli arde in cuore: «Ma, dirà forse qualcuno di voi, come fare a corrispondere a questo suo appello, se non abbiamo neppure il personale sufficiente per le nostre Ispettorie2 Rispondo: è appunto perchè possiate aver personale abbondante per le Ispet- torie affidatevi, che io vi dico: preparate molti e buoni missionari. Quanto maggiore è il numero dei missionari che un´Ispettoria può inviare alle lontane Americhe, tanto più numerose e predare saranno le vocazioni religiose che il Signore regalerà a quell´Ispettoria. Non è una semplice affermazione rettorica; è pensiero genuino del nostro santo Padre. Egli infatti, a chi, nel vederlo togliere dai suoi collegi i soggetti migliori per allestire le sue prime spedizioni di missionari, gli faceva osservare che così operando sarebbe costretto a ridurre le Case per mancanza di personale adatto, rispondeva con la più profonda convinzione: Sta´ di buon animo: Il Signore per ogni missionario ci manderà certo due buone vocazioni; e anche di più » (114).

La seconda cosa che deve essere rilevata è l´insistenza per l´incremento dell´Opera dei Figli di Maria. Egli comincia col riportare le parole che Don Bosco scrisse nel 1878 ad un eminentissimo personaggio, riguardo alle vocazioni: « È ´ difficile trovare leviti nelle agiatezze; perciò si cerchino colla massima sollecitudine tra le zappe e tra i martelli, senza badare all´età e alla condizione. Si radunino e si coltivino fino a che non siano capaci di dare il frutto che i popoli ne attendono. Ogni sforzo, ogni sacrifizio fatto a questo fine, è sempre poco in paragone del male che si può impedire e del bene che si può ottenere ». Dopo di ciò Don Albera continua: « Chissà che adesso tra noi non si dimentichi un po´ troppo questa norma paterna, col pretesto che la nostra Congregazione ha bisogno di religiosi colti in ogni ramo dello scibile umano, e che tale non può divenire chi imprenda gli studi in età avanzata, tra i Figli di Maria. È invece desiderio dei Superiori che a questi si dia il maggior sviluppo possibile in ogni Ispettoria, e che si coltivino fino a quando siano capaci di dare il frutto che i popoli ne attendono. L´Opera dei Figli di Maria sarà sempre per noi una sorgente inesausta di buone vocazioni come lo è stata fino ad oggi » (115).

53 - LA CIRCOLARE SULLE VOCAZIONI.

Fu l´ultima circolare di quel nostro buon Padre e rimarrà sempre un magnifico documento del suo zelo per le vocazioni.

Il compianto Don Rinaldi la definisce « Un vero trattato sulle vocazioni salesiane, e si può ben dire, il testamento del suo ,cuore unicamente desideroso di arricchire sempre più la nostra Società di buoni soggetti. Con stile piano e persuasivo, il compianto Superiore espone la genesi, l´estensione, la, grandezza delle vocazioni religiose salesiane, trattenendosi in particolare su quelle dei coadiutori; addita i mezzi per suscitarle e coltivarle fino a completa maturità; ricerca la mente e il cuore di Don Bosco e di Don Rua al riguardo, per poi riferire in appendice i passi dei loro scritti relativi alle vocazioni. È un vero tesoro, che contiene tutto quanto dobbiamo sapere intorno a questo importantissimo, vitale argomento » (116). Permettete che associ la povera mia voce a quella del sempre ricordato Don Rinaldi per esortarvi a far tesoro di quel sapientissimo documento (117). Anzi credo fare cosa utile stralciando da esso alcuni punti sui quali o non ci siamo ancora soffermati o furono accennati solo di sfuggita.

  1. Dopo d´aver raccomandato la lettura delle Memorie di Don Bosco, che egli dice «miniera preziosissima di norme e di esempi per l´esercizio pratico dell´apostolato delle vocazioni », così continua: «Facciamone tesoro tutti quanti, o miei carissimi, tenendo però presente una cosa molto importante per noi, ed è che per Don Bosco offrivano un buon terreno alla vocazione i giovani più birichini, come egli soleva chiamarli, cioè irrequieti e vivaci, ma insieme ardenti e di sì gran cuore, da sentirsi spinti ad uscire di sè medesimi ad amare, e, per conseguenza, a dare, poi a darsi, e infine a sacrificarsi totalmente per il bene altrui. Le sue conquiste migliori sono state in mezzo ai fanciulli di tal natura; molti ancor viventi possono farne veridica testimonianza, e se mettessero in carta i ricordi dei loro primi anni e la genesi della lor vocazione, come risalterebbe più fulgida l´arte del Santo nell´innalzare i cuori al desiderio e al conseguimento della perfezione! » (118).
  2. L´opportunità della seconda considerazione non può sfuggire ad alcuno essendo ancora aggravate le ragioni che lo avevano mosso a farla. Don Albera per amore di quello spirito di famiglia che deve essere prerogativa di tutti i nostri Istituti, vuole che sia moderata la febbre dei giuochi sportivi e l´esagerazione degli esercizi militari che tolgono od almeno modificano la fisionomia del collegio salesiano. Ecco come egli si esprime: « Gli Ispettori, compresi come sono di quello spirito di famiglia che Don Bosco volle sempre vedere nelle nostre Case, facciano uso di tutta la loro autorità per impedire che in esse abbia ad infiltrarsi lo spirito militaresco; un triste frutto della guerra, che purtroppo ha forse qualche proselito anche fra noi. Dove già fosse penetrato, diano ordini espliciti, perchè la ginnastica venga limitata e lo sport usato solo con molta prudenza e parsimonia. Le nostre Case non debbono essere trasformate nè in caserme, nè in piazze darmi, nè in palestre o campi da giuoco; un tale abuso è una delle precipue cause dello scemare doloroso delle vocazioni. È quindi precisa volontà non solo mia, ma di tutti i Superiori del Capitolo, ch´esso venga al più presto eliminato, e ciò valga anche per gli Oratori festivi, dove esso non reca danni men gravi » (119).
  3. Don Albera ammette come « fatto innegabile che, nelle comunità religiose, le vocazioni sono in proporzione diretta del fervore e della santità dei loro membri » e lo dimostra in modo speciale adducendo l´esempio di Don Bosco, confermandolo colla sua personale esperienza e testimonianza. « La santità del Padre, egli scrive, fu la causa effettiva della vocazione di tutti i suoi primi figli: noi si voleva seguirlo, perchè da lui emanava una secreta virtù che ci rendeva il cuore più ardente, lo spirito più illuminato, le passioni più calme, spronandoci in pari tempo ad imitarlo in tutto. Questa secreta virtù traluceva così abitualmente dal suo sguardo sereno, dal suo perenne sorriso e da tutta la sua fisionomia, che noi lo vedevamo già trasfigurato in Dio e nel pieno possesso di quella pace divina e di quel coraggio sovrumano che sono proprii dei Santi; onde i nostri cuori ardevano del desiderio di essere come lui e con lui, a costo di qualunque sacrificio » (120).
  4. L´anima eletta di Don Albera traspare in modo mirabile quando parla della virtù angelica, come mezzo e condizione di buoni frutti nell´apostolato delle vocazioni. «La purezza, egli scrive, ha un´intima affinità con lo stato ecclesiastico-religioso, ne è inseparabile e quasi con esso s´identifica. Questo intuiscono in qualche modo anche i giovani; perciò noi possiamo sperare molto da quelli che sono affamati e assetati di purezza; mentre al contrario non dobbiamo in via generale, fare assegnamento su quelli che hanno tendenze troppo marcate per i piaceri della vita, cosa che è relativamente facile a conoscersi con lo studio oculato dei varii temperamenti, e più ancora coll´osservazione costante delle inclinazioni buone e cattive di ciascuno » (121).
  5. Con particolare compiacenza io segnalo la magnifica pagina sul coadiutore salesiano. Egli raccomanda ai Salesiani di far ben conoscere in tutta la sua bellezza e varietà la missione del coadiutore salesiano per invogliare i giovani ad aspirarvi, ed abbracciarla.

«Il maestro, egli scrive, il professore, il catechista, il prefetto, il direttore, che potranno dire di essere riusciti a formare dei buoni coadiutori, si saranno acquistata una specialissima benemerenza nella Congregazione. Ma soprattutto queste vocazioni di coadiutori debbono cercarle e coltivarle i coadiutori stessi, non solo nelle scuole e laboratorii, dove se ne offre forse meno facile il destro, ma nelle ricreazioni durante le quali debbono stare anch´essi in mezzo ai giovani, prendendo parte amichevolmente ai loro giuochi e conversazioni. In questo i buoni coadiutori possono esercitare un´influenza di gran lunga più efficace che noni chierici e i sacerdoti; infatti un chierico, un sacerdote, può tutt´al più descrivere ai giovani la vita del coadiutore salesiano, ma il coadiutore, questa vita la vive dinanzi ai loro occhi, offre loro il modello, e si sa che verba movent, exempla trahunt: se le parole possono muovere, gli esempi trascinano. E poichè parliamo dell´esempio, ricordiamoci, o miei carissimi, che a nulla gioverebbero le più assidue industrie per aver buone vocazioni di coadiutori, se gli allievi non vedessero praticamente nella nostra vita salesiana quell´uguaglianza e fraternità vera tra preti e coadiutori da noi vantata a parole » (122).

DON RINALDI E LE VOCAZIONI
54 - DON RINALDI.

Ci rimane da ascoltare il terzo Successore di Don Bosco. Dovrei riempire non poche pagine se volessi raccogliere quanto il mio venerato predecessore ha detto e fatto a pro delle vocazioni. Ma la multiforme attività di Don Rinaldi, non meno del ricordo delle paterne sue sembianze, è ancor così vicina e cosa vivamente presente a tutti noi che ci è facile rievocarne l´ardore del suo zelo, anche nel campo delle vocazioni.

Farò dunque con voi una rapida rassegna di alcuni documenti, lieto di poter così raccogliere in questo allegato alla mia circolare tutta la tradizione salesiana sulle vocazioni da Don Bosco fino a noi.

Durante il rettorato del carissimo Don Rinaldi si sono svolti avvenimenti molto importanti per la nostra Congregazione; ed egli seppe metterli in rilievo, con paterna saggezza, per l´onore della nostra Società e per il bene dei suoi amati confratelli e figliuoli. Ma senza tema di sbagliare, posso asserire che la, sua massima premura, la raccomandazione più frequente ed insistente era per l´incremento delle vocazioni e la soda formazione del personale.

55 - VOCAZI.ONI NUMEROSE - FORMAZIONE COMPLETA.

In occasione del cinquantenario della consacrazione del santuario di Maria Ausiliatrice e del venticinquesimo dell´incoronazione della taumaturga immagine di Valdocco Don Rinaldi aveva indetto un ciclo di festeggiamenti consistenti in congressi, conferenze, giornate, accademie, ecc. Dopo d´aver dato le linee generali del lavoro e fissati i temi da svolgere, egli entra a parlare delle vocazioni in rapporto alla divozione a Maria e scrive: « La necessità urgente di provvedere allo sviluppo delle nostre Case e Missioni per corrispondere sempre meglio ai desideri del Santo Padre, alle insistenze dei vescovi, di autorità civili e di cooperatori che da tutte le parti ci invitano a dilatare l´opera nostra, mi spinge a parlarvi di questa mia speranza, ed a raccomandarvi caldamente che vi adoperiate a suscitare numerose vocazioni e a custodire con ogni vigilanza e sollecitudine la vocazione dei giovani confratelli, nulla risparmiando per completare la loro formazione religiosa » (123).

La speranza che egli diceva di nutrire in cuore era questa: ottenere per mezzo di una sincera ed attiva divozione a Maria SS. Ausiliatrice « una più abbondante fioritura di nuove reclute per la nostra Società ». « Quanto meglio, egli scriveva, i giovani dei nostri Oratori festivi ed istituti di educazione comprenderanno la predilezione dell´Ausiliatrice per Don Bosco e l´opera sua, quanto maggior fervore d´amore e -di divozione nutriranno verso di lei, tanto più, nel decidere sulla scelta dello stato, si sentiranno attratti quasi naturalmente a desiderare di arruolarsi sotto il vessillo della famiglia religiosa che l´Ausiliatrice ha suscitato in Valdocco e poi diffuso in tutto il mondo per opera del suo apostolo d´elezione Don Bosco, con la parola d´ordine Da mihi animas, eccetera tulle che crea e moltiplica gli eroismi dell´apostolato » (124).

56 - Lo ZELO DI DON RINALDI ED UNA LIETA CONSTATAZIONE.

Aprendo il grande convegno dei Direttori d´Europa che ebbe luogo a Valsalice nel 1926, Don Rinaldi si compiaceva di rievocare ciò che qualche tempo prima aveva affermato il Card. Richelmy, cioè che Don Bosco aveva prevenuto i tempi, e ne. traeva questa conclusione: « Quanto più ci avviciniamo a Don Bosco, tanto migliori sono i risultati delle nostre fatiche; mentre quanto più ce ne allontaniamo, tanto meno si ottiene » (125).

Il buon Padre non intendeva riferirsi solo alla Comunione frequente e a quella dei bimbi in tenera età, ma anche alle vocazioni missionarie laiche o dei coadiutori, e a quelle indigene: il che, secondo lui, doveva costituire una delle più belle forme di partecipazione dei laici all´azione cattolica.

« Vorrei, così scriveva, avere tutto l´ardore di Don Bosco, di Don Rua e di Don Albera per le vocazioni sacerdotali e religiose, affine di poter scuotere la, coscienza di tutti i miei cari confratelli e figliuoli riguardo al dovere urgente di coltivarle. Don Bosco, raccontando i suoi sogni sulle Missioni, ricordava quello che ora la Santa Sede inculca per la coltura delle vocazioni indigene; aggiungendo che non -solo a tutti i sacerdoti del mondo Nostro Signore Gesù Cristo impose Vite, docete omnes gentes, ma alla falange generosa dei coadiutori che abbracciano la vita religiosa per andare a istruire le genti nelle arti professionali e in pari tempo nella dottrina del Santo Vangelo » (126).

57 - IL PAPA SI RALLEGRA CON DON RINALDI PER IL GRAN NUMERO DI VOCAZIONI SALESIANE.

Qualche mese dopo Don Rinaldi era ai piedi del Santo Padre Pio XI, che gli chiedeva notizie particolareggiate della Congregazione. Fra le altre cose il Papa voleva sapere se i nostri ascritti erano o no cresciuti di numero. E Don Rinaldi con giubilo del suo cuore poteva fornire al Santo Padre le notizie più consolanti. Egli stesso così ne scriveva a tutti i confratelli: «All´udire che in Europa, durante questi ultimi mesi, erano entrati nei vani noviziati circa 400 ascritti, numero superiore alla media di prima della guerra, il suo sguardo si illuminò della più viva compiacenza; perchè, disse, è dal numero dei novizi che si misura la vitalità delle Congregazioni religiose. Raccomandò di averne cura, e di formarli alla pratica dei consigli evangelici e delle più sode virtù religiose, secondo lo spirito del nostro istituto, perchè divenissero perfetti imitatori di Don Bosco, nell´amore alla gioventù povera ed abbandonata, nell´attività instancabile, ecc. » (127).

A comune conforto e incoraggiamento sono lieto di comunicarvi che l´impulso dato al movimento in favore delle vocazioni dal venerato Don Rinaldi crebbe a tal punto da assicurare, in questi ultimi anni, alla nostra Società una media di novizi mai inferiore ai mille. Mentre v´invito a benedire il Signore, vi ricordo gli appelli incalzanti di Don Bosco e dei suoi Successori che ci stimolano a raggiungere sempre più alte mète.

58 - VIVA GRATITUDINE AL SIGNORE - CRESCENTE MOVIMENTO PER LE VOCAZIONI.

Don Rinaldi nel 1924, messa in rilievo la costante e materna protezione di Maria Ausiliatrice verso la Congregazione, così proseguiva: « Nelle Memorie il nostro buon Padre, dopo aver predetto i futuri trionfi del culto di Maria Ausiliatrice, passa .a parlare di un´altra cosa che gli stava sommamente a cuore. Dio, egli scrive, chiamò la povera Congregazione salesiana a promuovere le vocazioni ecclesiastiche fra la gioventù povera o di bassa condizione. Per questo fine egli lavorò tutta la vita, sì da meritarsi il titolo di Apostolo delle vocazioni sacerdotali; e il Signore premiò le sue fatiche, dandogli numerosa falange di vocazioni, non solo per le opere sue, ma per tutta la Chiesa ».

Passando poi a parlare del fervore veramente mirabile che tutti animava in quei giorni per accrescere le vocazioni missionarie diceva: « Ora la nostra Congregazione ha dato a questo apostolato uno sviluppo promettentissimo; e anche di ciò, o miei cari, siamo tenuti a render grazie al Signore. Gli accorati appelli di Don Rua e di Don Albera perchè si coltivassero da tutti le vocazioni trovarono ascolto, e ne vediamo i frutti nell´azione missionaria che si va tra noi sempre più dilatando, mercè lo zelo d´ogni singolo confratello. Non è più soltanto il lavoro silenzioso e minuto (che però sarà sempre il primo e più necessario) di scoprire e svolgere gradatamente i germi della vocazione in qualche giovane; ma è insieme tutta una vasta rete di opere esteriori che aiutano mirabilmente sia a far meglio penetrare nel cuore dei giovani e anche degli adulti la conoscenza e il desiderio della nobile vocazione missionaria, sia a raccogliere i mezzi materiali per condurre a maturità le vocazioni già sbocciate. Sono conferenze, convegni, comitati stabili, per raccogliere offerte d´ogni genere e preparare banchi di beneficenza; sono feste, giornate e settimane missionarie, per attirare le benedizioni celesti sulle nostre Missioni; sono periodici, numeri unici, foglietti volanti di propaganda.

E, cosa mirabile, i giovani stessi di molti nostri collegi, pensionati, convitti, e principalmente Oratori festivi, sono già divenuti apostoli ferventi; suscitano e tengono viva tra i compagni una nobile gara di privazioni e mortificazioni spontanee a pro delle nostre Missioni; di lotterie, recite drammatiche, e altri trattenimenti per lo stesso fine; di letterine ai genitori, ai fratelli, ai conoscenti ed amici per avere qualche offerta, o per indurli a iscriversi tra i cooperatori o ad abbonarsi al caro periodico Gioventù Missionaria. E non di rado avviene che a forza di questuare per le missioni qualche giovane finisce per dare anche se stesso, facendosi missionario salesiano » (128).

59 - IL GIUBILEO DELLE MISSIONI - FERVORE DI OPERE.

Un avvenimento memorando diede occasione a Don Rinaldi di dispiegare tutto il suo zelo per le vocazioni, specialmente missionarie. Il giubileo delle Missioni salesiane del 1925. Chi non ricorda gli innumerevoli Congressini missionari celebrati durante le feste commemorative? I comitati promotori, composti di Superiori, i comitati esecutivi, composti di alunni; le sezioni, sotto-sezioni, le commissioni varie che andavano a gara nel dimostrare il loro interessamento per le missioni? In quell´epoca ebbe impulso e vigoroso sviluppo il ,caro periodico Gioventù Missionaria nelle varie lingue. Seguirono i congressi regionali attuati dai cooperatori e dagli ex-allievi; e tutto ciò in preparazione al progettato Congresso Generale. Il buon Padre dinanzi a quel movimento febbrile era giubilante. « Vorrei, scriveva, che da questi festeggiamenti venisse anche a noi lo zelo e la carità del nostro santo` Padre: sì che c´infervorassimo a seguirlo più da vicino nella sua passione di suscitare sempre nuove vocazioni missionarie e sempre più numerosi cooperatori alle nostre Missioni. Questo è il fine che tutti debbono proporsi nei congressi e negli speciali festeggiamenti che si crederà opportuno indire » (129).

60 - DON RINALDI PRESENTA UN SOGNO DI DON BOSCO CARATTERISTICO PER LA FORMAZIONE DEI CONFRATELLI.

Nel novembre di quel medesimo anno, a perpetuare l´eco soave delle passate manifestazioni, pubblicò integralmente negli Atti il magnifico sogno di Don Bosco: Cose future per le vocazioni e per la Congregazione. Lo presentava con queste parole: « Faccio seguire a questo mio scritto un sogno di Don Bosco, col desiderio che durante il nuovo anno vi serva di guida e vi fornisca argomenti per le conferenze mensili. Se saprete approfittarne, attirerete le benedizioni celesti su voi e sulle nostre Case, perchè è indubitato che proprio per noi e per i nostri giovani il Signore fece dire queste cose al nostro buon Padre Don Bosco » (130).

È il sogno delle generazioni salesiane che si succedono sotto i vessilli della Congregazione per combattere le sante battaglie contro il demonio ed i suoi satelliti: lo raccomando vivamente allo zelo dei direttori e specialmente di coloro che si occupano degli aspiranti e in generale del personale in formazione, perchè, mentre offre utilissimo materiale per conferenze, addita le norme e i criteri per discernere le vocazioni.

61 - I GRANDI CONVEGNI DELL´ANNO 1926.

Nel luglio ed agosto del 1926 ebbero luogo i grandi convegni dei Direttori di Europa. La gioia di tutti, ma particolarmente di Don Rinaldi, fu grande: gli traspariva dal volto. • In quei due convegni la questione delle vocazioni ebbe il posto d´onore: « La ragione, diceva il relatore, che ha indotto´ a dare a questo tema il primo posto non è soltanto l´ordine logico, ma anche la generale convinzione che il problema delle vocazioni costituisce la pietra angolare su cui poggia l´avvenire di tutta l´opera salesiana ».

Nel settembre dello stesso anno Don Rinaldi nel pubblicarne la relazione diceva: « I singoli relatori, tutti i Capitolari hanno premesso splendide relazioni al tema da loro svolto; e mi duole che, nel riassunto che troverete più oltre, non si siano potute riportare che in parte, per ridurre la Materia alla maggior brevità e precisione possibile » (131).

Vi consiglio, carissimi figliuoli, a leggere o rileggere la relazione di quei convegni, e soprattutto, per la presente occasione, quella sulle vocazioni; tale lettura sarà utile a voi e all´incremento delle vocazioni (132).

62 PER LE VOCAZIONI TRA I COADIUTORI - SIMPATICO CONVEGNO.

Ciò che fece Don Rinaldi per moltiplicare le vocazioni tra i coadiutori è a tutti noto. Non posso però non ricordare l´interessante muta di Esercizi spirituali riservata ai soli coadiutori nella Casa di Valsalice. Erano ben 250, convenuti dai principali istituti d´Italia e dell´estero. Lo spettacolo di buono spirito e di amore alla Congregazione fu veramente mirabile; tutti i Superiori ne rimasero edificati. Don Rinaldi ne parlò col cuore traboccante di gioia, negli Atti del Capitolo del settembre 1928. Orbene, in quell´occasione, fu consacrato un intero giorno allo studio pratico delle vocazioni e della formazione professionale dei coadiutori, e furono proposti molti e sapienti mezzi per raggiungere lo scopo; rileggete quelle pagine e ne ritrarrete vero profitto (133).

63 - VOCAZIONI MISSIONARIE - AGRICOLTORI PER LE MISSIONI.

Questi appunti non sarebbero completi se io non facessi menzione dello zelo di Don Rinaldi per le vocazioni di confratelli missionari agricoltori.

Nel 1927, inaugurata la Scuola agricola missionaria di Cumiana, egli ne scrive ampiamente. Dopo aver dimostrato la necessità di missionari laici in genere ed in particolare di agricoltori per le terre di missioni, osserva opportunamente che, a differenza dei tempi passati, i confratelli laici ora sono considerati come missionari effettivi, e non come semplici aiutanti del sacerdote. E tratteggiata magistralmente la figura del coadiutore salesiano come fu inteso e voluto da Don Bosco, fa un appello a tutti i Salesiani, perchè si adoperino a facilitare l´ingresso di un gran numero di aspiranti agricoltori. « È necessario, egli scrive, o miei cari, che ci mettiamo tutti a diffondere e a rendere familiare con la parola, collo scritto, e con ogni altro mezzo che sia a nostra disposizione, la verità troppo poco conosciuta, che, cioè, la vocazione religiosa non è solo per i chiamati al sacerdozio, ma anche per quelli che sentono dentro di sè il desiderio di menare una vita più perfetta, onde poter servire meglio il Signore nell´esercizio delle svariatissime mansioni dell´apostolato ». E diceva di attendere dai suoi figli un bel dono, quello cioè di ornare quell´Istituto missionario di 100, 200 ed anche più soggetti atti a divenire agricoltori abili, istruiti nella loro arte e molto più nella religione, nella pietà e nella vita cristiana, fino ad essere religiosi perfetti nello spirito e nella vita, consci della missione che devono compiere lavorando la terra (134). Le speranze di Don Rinaldi furono ampiamente realizzate.

Ancora una volta avevano pieno compimento i presagi di Don Bosco, il quale ci lasciò scritto parlando di vocazioni: « Spendete tutto quello che avete, se fa mestieri andate a questuare; e se dopo di ciò vi trovate nel bisogno, non affannatevi, chela Santa Vergine in qualche modo, anche prodigiosamente, verrà in aiuto ».

64 TRE RACCOMANDAZIONI DI DON RINALDI PER LA COLTURA DELLE VOCAZIONI.

Mi domanderete: quali erano le idee di Don Rinaldi circa il modo di coltivare le vocazioni? Già vi dissi ch´egli pure, come Don Rua e Don Albera, volle soprattutto essere l´eco fedele del pensiero e della voce di Don Bosco.

Nel già citato convegno, allorchè si trattò la questione delle vocazioni, egli, chiudendo la seduta accennò a tre punti che credo utile richiamare alla vostra attenzione. «È edificante, egli diceva, quanto abbiamo udito, perchè da tutti si è manifestato un grande interesse per aumentare le vocazioni... Coltivando le vocazioni molte Case vedranno migliorare il loro spirito religioso; e anche i giovani che non hanno vocazione, faranno miglior riuscita e come cristiani e come cittadini. Mi limito a raccomandarvi tre cose.

  1. Prima di tutto fate conoscere sempre più Don Bosco ai giovani, agli amici, ai cooperatori. Siamo ben poco conosciuti. Quando Don Bosco viveva, in proporzione era più conosciuto che adesso, e attirava vocazioni colla fama della sua santità, non solo tra i giovani, ma anche tra persone ragguardevoli. Bisogna quindi far conoscere Don Bosco come l´uomo dei tempi, l´uomo della pietà intensa nell´azione.
  2. In secondo luogo converrebbe che in ogni paese si scrivessero biografie di giovanetti, che si siano distinti nella pratica delle virtù, come fece Don Bosco per Domenico Savio, Francesco Besucco, Michele Magone; questi libretti faranno un gran bene e susciteranno molte vocazioni.
  3. La terza cosa è questa. Don Bosco coltivava le vocazioni con mezzi semplici. Dal 1883 fino alla morte fui incaricato di una Casa di formazione, e il buon Padre voleva che mi lasciassi vedere da lui ogni settimana. Ecco i mezzi che suggeriva: Buono spirito nelle Case; condotta edificante dei confratelli; il ´Direttore avvicini molto i giovani, li ascolti sempre e tenga loro ogni quindici giorni una piccola conferenza, parlando di cose buone e suggerendo le nostre idee. Per attrarre i giovani, facciamo conoscere Don Bosco; per coltivarli impieghiamo i tre mezzi indicati; e quanto egli ottenne, noi pure l´otterremo » (135).

65 - BENEDICIAMO IL SIGNORE.

Don Rinaldi per quanto disse e più ancora pel molto che fece è ben degno di far corona a Don Bosco Santo in unione di Don Rua e Don Albera. Benediciamo il Signore di aver regalato all´umile nostra società uomini così eminenti in virtù e sapienza e preghiamo l´Ausiliatrice e il nostro Fondatore e Padre di voler conservare in tutti i Salesiani l´ardore per le vocazioni, lo zelo costante per moltiplicare i sacerdoti`e i coadiutori che, tra i popoli civili e nelle terre di missione, lavorino alacremente e generosamente si sacrifichino per la salveza delle anime e in particolare della gioventù.

66 - LA VOCE DEL VICARIO DI GESÙ CRISTO.

La voce di Don Bosco, di Don Rua, di Don Albera, di Don Rinaldi che, dall´inizio della nostra Società fino ad oggi, risuonò incessante e ardente di zelo in favore dell´apostolato delle vocazioni, ha ricevuto sempre, ma particolarmente -in questi ultimi tempi, la più autorevole conferma dalla voce stessa del Vicario di Gesù Cristo.

Fin dal 1923 la Santità di Pio XI scriveva, con accenti accorati, al suo Cardinale Vicario: « Noi, ed insieme con Noi moltissimi vescovi, dobbiamo dolerci che sia tanto ristretto il numero di coloro che si avviano allo stato sacerdotale, al punto che frequentemente nelle Diocesi d´Italia si dia il caso di parrocchie che rimangono miserevolmente prive del loro pastore ».

A porre rimedio al grave male stabiliva, oltre ad altre sapienti norme, la così detta Giornata delle vocazioni: pratica che da Roma si estese ormai a tutto l´Orbe. Nell´anno testè decorso, poi, il regnante Pontefice regalava al mondo la stupenda Enciclica sul Sacerdozio, nella quale è detto, con soave unzione e profondità di dottrina, tutto ciò che di meglio la tradizione cristiana ha insegnato, sperimentato e praticato attraverso i secoli per l´accurata formazione dei ministri di Dio. A tutti raccomando di rileggere di quando in quando quella magnifica esortazione che contribuirà, ne son certo, a mantenere viva nei nostri cuori la fiamma dello zelo per le vocazioni, accesavi da Don Bosco ed alimentata senza posa dai suoi Successori.

67 - RIEPILOGO: IN CHE CONSISTE LA VOCAZIONE.

LE VOCAZIONI SI DEVONO COLTIVARE DA TUTTI E
DAPPERTUTTO.

COME COLTIVARLE?
Giunti a questo punto sarà forse bene riepilogare, in brevissimi punti schematici, il fin qui detto, acciocchè ciascuno possa. subito avere sott´occhio la magnifica sintesi della dottrina cattolica e delle direttive salesiane circa l´apostolato delle vocazioni.

I) In che consiste la vocazione?
Dirò poche e semplici parole, omettendo, perchè estranee all´indole di questo documento, le questioni che gli scrittori fanno intorno alla vera natura della vocazione. La vocazione religiosa non è altro, da parte dell´aspirante, che il complesso di quelle doti o qualità che lo rendono idoneo alla vita religiosa. Un giovane adunque ha vocazione ecclesiastica o religiosa se in lui si riscontrano le doti necessarie alla stessa vita ecclesiastica o religiosa. Ho detto da parte dell´aspirante, perchè è chiaro che il giudizio circa l´idoneità-o la vocazione deve essere dato da chi ne ha l´autorità e il dovere. Il Superiore ecclesiastico o religioso, allorchè ha riscontrato nel postulante le doti necessarie, lo invita, lo chiama, lo accetta in nome della Chiesa e perciò di Dio. stesso. Ecco perchè la vocazione si dice divina e proveniente dalla bontà. del Signore: egli la infonde, arricchendo il candidato delle doti necessarie, ed egli pure lo chiama, vocat, e lo accetta per mezzo dei suoi rappresentanti, i Vescovi e i Superiori.

I due elementi della vocazione adunque sono l´idoneità del soggetto e l´appello del legittimo Superiore. Questo concetto genuino circa la vocazione è stato svolto ampiamente dal nostro Don Albera nella già citata Circolare sulle vocazioni.
Non è dunque la vocazione una semplice interna propensione allo stato ecclesiastico e religioso. Quanti infatti desidererebbero essere sacerdoti o religiosi, ma non possono essere accettati per mancanza delle qualità necessarie!
Neppure è vero che la vocazione sia una chiamata o voce secreta colla quale il Signore fa sentire all´anima la sua volontà. Questa al più, si potrebbe dire una vocazione straordinaria: noi non ci occupiamo che delle vocazioni ordinarie. Come ben sapete, la Chiesa non ha approvato le suddette ed altre idee del genere intorno alla vocazione. Essa invece, per mezzo di una commissione di cardinali costituita dal Papa Pio X, ha fatto una chiarissima, autorevole dichiarazione, tagliando corto a tutte le sottigliezze e dubbi e stabilendo che, per la vocazione sacerdotale, altro non si esige che la retta intenzione unita all´idoneità richiesta per lo stato ecclesiastico. Tale idoneità consiste in quei doni di natura e di grazia, in quella retta intenzione, in quella probità di vita e coltura intellettuale, che diano fondata speranza che l´aspirante sia per compiere bene gli obblighi sacerdotali.

Applicate questo principio alla vita o stato religioso ed avrete un giusto concetto della vocazione religiosa. Fortunatamente questo criterio sulla vocazione religiosa tra di noi Salesiani è già, da gran tempo, patrimonio, per non dire privilegio di famiglia. È proprio questa la dottrina che ha guidato Don Bosco nel suo apostolato e ch´egli ha insegnato ai suoi figli. Don Bosco, anche nel fatto delle vocazioni, ha avuto il vero spirito della Chiesa e lo ha impresso nella sua Congregazione.

Va da sè che, per la vocazione salesiana, alle doti generiche debbono andare unite le speciali attitudini, richieste dal genere di vita che si vuol abbracciare. Di esse parlano i nostri Regola´ menti e le norme.

Si è anche soliti a designare col nome di segni di vocazione le doti che costituiscono l´idoneità: son chiamati segni perchè debbono in qualche modo apparire, acciocchè il Superiore ne possa giudicare; a tal fine è stabilita la prova dell´aspirandato.

Perciò concludiamo col signor Don Albera che e il primo còmpito nostro riguardo alle vocazioni consiste nel vedere che il candidato abbia le doti richieste per qualcuno dei vari rami dello stato di perfezione, cioè per il sacerdozio, o per il semplice stato religioso-missionario; doti che si possono ridurre a tre principalmente: scienza sufficiente, probità di vita, retta intenzione » (136).

  1. Le vocazioni si devono coltivare da tutti:
  2. Dal Capitolo Superiore, che non lascia passare occasione e mezzo per rinfrescare la memoria di questa urgente necessità in tutti i confratelli, in tutte le Case, tra i cooperatori, gli ex-allievi, gli allievi. Dagli Ispettori che dirigono le loro migliori attività alle Case di formazione. Dai Direttori e da tutti i Salesiani, sacerdoti, chierici, coadiutori, tra gli studenti, gli artigiani, gli agricoltori, i giovani degli Oratori festivi, i famiglii; dai predica` tori, dai confessori, dai sacerdoti o missionari di passaggio nelle Case mediante conferenze, esortazioni, sermoncini della buona notte, ecc. Basta talora un pensiero, una parola per gettare in un´anima il seme fecondo della vocazione.

  3. Le vocazioni si devono coltivare dappertutto.
  4. L´ambiente di ogni Casa salesiana dev´essere atto a sviluppare questi germi. Se regna la pietà eucaristica tra i confratelli e i giovani; se sono frequenti le visite a Gesù, a Maria Ausiliatrice, a S. Giovanni Bosco; se le Compagnie e l´Azione Cattolica sono fiorenti, ben dirette, operose, curate, incoraggiate; se l´Esercizio della Buona Morte, gli Esercizi spirituali, le funzioni religiose, le preghiere, il canto sacro e ricreativo sono curati a dovere; se la carità è calda e sentita nell´ambiente della pietà, della purezza, del lavoro santificato, della serena allegria; non vi saranno Case infamate dall´infecondità. Le vocazioni sono il segno delle benedizioni di Dio sulle Case: procuri ognuna di rendersene degna coll´attaccamento filiale allo spirito del Padre.

  5. Come si debbono coltivare le vocazioni?
  6. Formando l´ambiente. In primo luogo si parli di Don Bosco, della Congregazione, delle Missioni; si legga il Bollettino, Gioventù Missionaria, le Letture Cattoliche, le biografie di Savio Domenico, di Magone Michele, di Francesco Besucco, dei Salesiani defunti, dei nostri grandi Superiori e missionari. In ogni Casa si senta e si viva la vita di famiglia. Il Direttore sia e si mostri padre dei Superiori e dei giovani, sulle orme di Don Bosco: sereno, calmo, modello di pietà e di prudenza, accessibile a tutti, accogliente col medesimo sorriso del Padre. Egli rivolga cure più sollecite e individuali ai giovani, studenti o artigiani, degli ultimi corsi, con conferenze e privati colloquii. I Superiori della Casa condividano le responsabilità del Direttore, ciascuno nel proprio ufficio, stretti cordialmente intorno al Capo, formando una direzione unica, concorde, diligente; senza esagerazioni disciplinari nella mirabile soavità del sistema preventivo; senza prevenzioni, diffidenze, angolosità; con edificante unione di menti e di cuori. Tutti poi fortemente uniti ai Superiori per eseguirne e prevenirne gli ordini con spirito di fede; senza critiche o mormorazioni, senza personalismi, capricci, scatti, pessimismi; coll´entusiasmo nel lavoro santificato, allenati ai sacrifici in guisa tale da compierli senza neppure rendersene conto, con generosa semplicità e intimamente convinti che questa dev´essere la norma costante di vita di chi si propone seguire e praticamente imitare Gesù Crocefisso.

    A questi mezzi positivi si aggiungano i negativi, vale a dire si allontanino dalle Case i cattivi compagni; le, letture non conformi alla purezza quale ce l´insegnò Don Bosco; la passione sportiva colle sue larvate nudità ed esibizioni scomposte; le sconvenienze del cine, che talvolta vorrebbero nascondersi colla sfacciata pretesa di innalzare una cattedra di moralità, mentre invece fa vera opera pervertitrice; il teatrino non conforme alle chiare direttive di Don Bosco, ove la materia è almeno amorale e l´assistenza degli attori e degli spettatori mancante; le audizioni della radio dissipatrici, non controllate; le vacanze prolungate, le uscite o vacanze premio; il lusso e la ricercatezza nel vestire; insomma quell´insieme di mondanità, sia pure ridotta a pulviscolo, che, per ciò stesso, tutto penetra, invade, inquina, avvelena.

    Naturalmente, dopo tutto ciò, dobbiamo innalzare fidenti ed umili i cuori nostri al Padrone della messe, perchè, non è già chi pianta e irriga, ma è Dio che la conduce a maturità. La vocazione di Agostino fu il frutto mirabile delle lagrime della sua madre. Quando la Provvidenza ci collocasse in terreni giudicati sterili ed infecondi, non dimentichiamo tutta la divina efficacia delle lagrime, che traggono origine, forza, efficacia da uno zelo che si strugge per la salvezza delle anime.

     

    PARTE PRIMA
    GLI ASPIRANTI

    68 - CASE SPECIALI PEL FOMENTO DELLE VOCAZIONI.

    L´esperienza ha dimostrato che pur troppo, anche mettendo in pratica le cure sollecite, i mezzi sapienti, appresi alla scuola di Don Bosco Santo e dei suoi Successori, il numero dei generosi che ascoltano l´invito del Signore e si sentono di abbandonare il mondo e i suoi ideali è sempre insufficiente ai crescenti e assillanti bisogni nostri.

    Per questo motivo lo stesso nostro Fondatore, mentre non ristava dall´insistere perchè in tutte le Case salesiane, di qualsiasi natura,, si coltivassero da tutti e sempre le vocazioni, si convinse della necessità di creare Case speciali che fossero sorgenti perenniper rifornire le Ispettorie e la Congregazione tutta di personale abbondante, sicuro e ben preparato.

    Quale poi fosse il pensiero genuino di Don Bosco circa gli aspiranti appare chiaramente da quanto lasciò scritto nelle sue Memorie confidenziali:
    « Per aspiranti qui noi intendiamo quei giovanetti che desiderano formarsi un tenore di vita cristiana che li renda degni a suo tempo di abbracciare la Congregazione Salesiana, o come chierici o come confratelli coadiutori ». Come vedete, nel pensiero del nostro santo Fondatore, tutti i nostri alunni erano considerati come aspiranti, p-urchè avessero veramente buona condotta. Tanto è vero che egli continua: « A costoro sia usata diligenza particolare. Ma siano soltanto tenuti in questo numero quelli che hanno intenzione di farsi Salesiani, o almeno non siano contrari, quando tale sia la volontà di Dio. Sia fatta loro una conferenza particolare almeno due volte al mese ». Voi vedrete come tutto ciò combina perfettamente con ciò che vi vérrò esponendo, nelle attuali nostre condizioni di Case di formazione. Dopo la morte di D. Bosco il bisogno si fece ancor più assillante, soprattutto per il notevole sviluppo delle nostre Missioni e così, sotto l´impulso di necessità nuove, sorsero nuove iniziative, che man mano si vanno estendendo ovunque s´impianta l´opera nostra.

    Per dare a queste opere il necessario carattere di uniformità e acciocchè rispondano sempre meglio al loro scopo, ho pensato di parlarvi di ciascuna di esse, presentandovene la natura, la finalità, le norme che ne regolano l´andamento e lo sviluppo: anzi in appendice aggiungerò i regolamenti, i programmi, gli orari per rendere in tal modo più facile il raggiungimento di quella unità di direttive e di vita pratica senza di cui verrebbe a disgregarsi e sfasciarsi anche l´organismo più vigoroso.

    I giovani raccolti in codeste Case speciali formano due gruppi, quello dei Figli di Maria e quello degli Aspiranti. Gli Aspiranti che desiderano recarsi nelle missioni vengono chiamati Aspiranti missionari.
    Tutti gli Aspiranti poi si dividono in due grandi categorie: Aspiranti al sacerdozio e Aspiranti coadiutori. Presso di noi, per l´indole speciale della nostra Società, gli Aspiranti coadiutori si dividono in tre sezioni: Aspiranti professionali, Aspiranti agricoli, Aspiranti catechisti.
    Diremo a suo tempo di ciascuna di queste categorie di giovani desiderosi di arruolarsi sotto i vessilli di Don Bosco Santo.

    69 - I FIGLI DI MARIA.

    Nel volume XI delle Memorie Biografiche v´è un intero capitolo che tratta dell´origine della Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni allo stato ecclesiastico e del lavorio cui dovette sobbarcarsi il nostro buon Padre per regolarizzarla ed ottenerne dalla S. Sede l´approvazione arricchita di vantaggi spirituali pei soci sostenitori.

    Un sogno, sul principio del 1875, gli fa toccar con mano come tra i suoi giovani dell´Oratorio, pure avviati quasi tutti per la carriera ecclesiastica, appena due su dieci arrivavano a mettere l´abito, mentre l´esperienza fatta sui giovani adulti dava risultato quadruplo: circa otto su dieci perseveravano, con minor dispendio di tempo.

    Era solo necessaria sul principio .una buona scelta di soggetti per evitare infiltrazioni nocive. Dovendosi però reclutare questi giovani tra le famiglie povere, bisognava assicurare l´istituzione appoggiandola a un´associazione i cui membri si obbligassero a concorrere àl mantenimento e alle spese dei giovani durante il corso degli studi.

    Il S. Padre Pio IX, conosciuto il progetto di Don Bosco, lo incoraggiò e mostrò anzi il desiderio di commendarlo solennemente qualora egli ne avesse ottenuta l´approvazione da alcuni Vescovi.

    Ai primi di aprile Don Bosco inviava a una diecina di Vescovi copia del regolamento col titolo: Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni allo stato ecclesiastico. Si trattava di accettare giovani dai 16 ai 30 anni, sostenuti dalla pietà dei fedeli. L´opera non doveva intralciare alcun´altra già esistente e sarebbe stata arricchita di copiosi vantaggi spirituali.

    Sette Vescovi inviarono le loro benevole commendatizie. L´opera fu iniziata nella nostra Casa di S. Pier d´Arena.

    Il 26 settembre di quell´anno il buon Padre esprimeva ai Superiori le sue straordinarie speranze sulla buona riuscita di quest´opera e cercava di dare ad essa tutta la possibile pubblicità.

    Un bel numero infatti di questi giovani, dopo il ginnasio, passavano ai Seminari Diocesani. Quell´anno di 35 che finivano il ginnasio, ben 21 passavano ai proprii Seminari. Frattanto se ne erano già raccolti un centinaio.

    L´opera, posta sotto il patrocinio di Maria Ausiliatrice, era totalmente affidata alla carità dei fedeli divisi in oblatori che si obbligavano a dare una lira all´anno, in corrispondenti che si prestavano a far da collettori tra i gruppi degli offerenti, in benefattori che prestavano aiuti di maggior rilievo in denaro o in natura.

    Don Ceria, che visse al fianco del compianto Don Rinaldi e poi ne scrisse la vita, ci presenta in breve sintesi la storia e i risultati dell´Opera. « Essa era cara al Beato, egli scrive, come la pupilla dei suoi occhi. Più che ideata da lui, ispiratagli dal cielo, incontrò sulle prime un´ostilità così fiera in Torino, che fu forza crearle una sede fuori dell´Archidiocesi. Ci vollero sacrifici non lievi. Tetragono a --colpi d´ogni fatta quando si trattava della gloria di Dio e del bene delle anime, trapiantò la sua istituzione a San Pier d´Arena nell´Ospizio San Vincenzo de´ Paoli ed ebbe la gioia di vederla subito vigoreggiare in modo da far concepire le più liete speranze. Numerosi vi accorrevano da più parti d´Italia giovanotti pieni di buon volere, amanti della pietà e senza pretese. Più che non oggi tornava allora facile incontrarne di siffatti in famiglie campagnole, dove la vita cristiana esemplarmente fioriva.

    » Quanti ottimi sacerdoti e zelanti missionari Don Bosco ha dato alla Chiesa per mezzo di quest´opera! Don Rinaldi fu del bel numero!
    » A S. Pier d´Arena però questi studenti di nuovo conio si trovavano troppo a disagio, agglomerati a mo´ di appendice in un Istituto che aveva finalità differenti.

    » Richiedevasi per loro un ambiente autonomo e con direzione speciale, intesa esclusivamente a formarli nella maniera più adatta alla loro condizione. Ecco perchè, dileguatesi improvvisamente nel 1883 le opposizioni torinesi, Don Bosco li fece passare a Mathi presso Torino, assegnando loro Casa propria, direttore proprio e proprio personale.

    » Don Filippo Rinaldi, sacerdote dal 1882, ne fu il primo Direttore.

    »A Mathi però, Casa piccola e poco adatta per collegio, rimasero appena un anno, perchè terminata a Torino la costruzione della chiesa´ di S. Giovanni Evangelista, e dell´Istituto annesso, Don Bosco pensò di collocarvi i suoi Figli di Maria.

    » Quando vi entrarono sommavano a cinquanta.

    » Non andò guarì che il numero si raddoppiò e, sotto l´abile, paterna direzione di colui che doveva essere il terzo successore di Don Bosco, prosperò mirabilmente regalando alla Congregazione gli uomini che iniziarono e sostennero le più belle opere salesiane nel mondo e soprattutto nelle Missioni.

    » Sarebbe interessante ed edificantissima una monografia che raccogliesse nomi e dati sugli ex-allievi di questa opera, non ultima certo nella mente divinatrice del nostro santo Fondatore ».

    Essa fiorisce tuttora in molte regioni. Le mutate condizioni dei tempi e tassative disposizioni canoniche riguardanti gli studi hanno tolto in parte le differenze prima esistenti tra i Figli di Maria e gli aspiranti. Ormai l´unica differenza è quella dell´età; e perciò, ov´è possibile, i Figli di Maria, vale a dire i più anziani, dai sedici anni in su, vengono accolti in una Casa speciale, mentre gli aspiranti, i più giovani, dai 12 ai 16 anni, sono educati in un altro Istituto. In alcune Ispettorie però i Figli di Maria e gli Aspiranti vivono in un solo Istituto.

    L´esperienza poi ha dimostrato che due cose devono essere prese in considerazione e praticate.

    1° Si è visto, pressochè dappertutto, che gli adulti, dopo i 25 anni, difficilmente riescono a compiere regolarmente gli studi, giusta le presenti disposizioni canoniche, specialmente quando la loro formazione elementare fu poco curata. Coloro che vogliono ad ogni costo riuscire finiscono generalmente coi caratteristici mali di testa e gli esaurimenti con la conseguente forte demoralizzazione, talora contagiosa. Questa constatazione ha consigliato i Superiori a stabilire che non si accettino Figli di Maria che abbiano superati i 25 anni.

    2° Era invalso l´uso, anche dietro raccomandazione degli stessi Superiori, quando il bisogno di vocazioni e l´ardore di formarle era più forte, di avere dei piccoli gruppi di Figli di. Maria in molte Case di una stessa Ispettoria. Presto però si dovettero lamentare seri inconvenienti. Quei poveri figliuoli, troppe volte lasciati in balia di se stessi, con scuole deficienti e irregolari, finivano per essere considerati e trattati come veri domestici addetti alla pulizia e ad altri lavori della Casa. Purtroppo molti non perseverarono; e cadde il discredito sull´opera, mentre la colpa era di chi avevala snaturata. Per questo motivo i Superiori insistono oggi perchè i Figli di Maria siano raccolti e diligentemente curati in una Casa speciale. Potranno anche, in casi eccezionali, formare una sezione aggiunta a qualche altro Istituto, preferentemente di formazione; ma alla precisa condizione ch´essi abbiano un scelto personale che se ne prenda cura, e che gli studi siano fatti con serietà e regolarità. Non si dimentichi che si tratta di vocazioni, delle quali dovremo rendere conto a Dio qualora andassero perdute per nostra .negligenza.

    70 - GLI ASPIRANTI.

    Già fin dal 1884 il nostro santo Fondatore, in vista del crescente bisogno di vocazioni, avrebbe voluto fare dell´Oratorio di Valdocco una casa di Aspiranti. Dopo la sua morte l´urgente bisogno di personale diede origine man mano in quasi tutte le Ispettorie alle Case di aspiranti, vale a dire ad Istituti nei quali vengono accolti giovanetti, in generale dai 12 ai 16 anni, desiderosi di appartenere alla nostra Società.

    I risultati ottenuti sono assai soddisfacenti e il notevole incremento della nostra Società ne è una prova luminosa. Urge pertanto che ogni Ispettoria abbia almeno una Casa di aspiranti per assicurare l´avvenire e lo sviluppo delle sue opere.

    Tratteremo più innanzi delle condizioni di accettazione e dell´ordinamento di dette Case.

    71 - ASPIRANTI MISSIONARI.

    Ricorderete che quando, nel 1927, per ordine del compianto Don Rinaldi, mi recai a visitare le Missioni d´Oriente, credetti mio dovere esporgli le necessità gravissime di tutte le nostre Missioni, necessità di personale e di mezzi pecuniari, per mantenere con decoro le posizioni acquistate e inoltrarsi nel campo infedele con l´attrezzatura moderna. E la Crociata Missionaria bandita solennemente e l´Esposizione Missionaria del 1925, anno cinquantenario delle nostre Missioni, destarono in tutti i nostri benefattori ed amici un fremito di entusiasmo che, grazie a Dio, non è ancora cessato ed ha portato consolantissimi frutti.

    Ma già nel 1922, quando furono celebrate, sotto la cupola dell´Ausiliatrice nostra, le Nozze di diamante del compianto cardinale Giovanni Cagliero, primo missionario salesiano e capo intrepido del primo drappello che nel 1875 apriva la via alle susseguenti 61 spedizioni, il venerato´ signor Don Rinaldi col suo Capitolo Superiore non avevano trovato miglior dono ed omaggio da presentargli che l´apertura di un Istituto a lui intitolato, ove si raccogliessero giovani desiderosi di consacrarsi all´ideale missionario. Sorse così l´Istituto Card. Cagliero di Ivrea.
    Da ogni regione d´Italia decine di giovani invitati dagli appelli del Bollettino Salesiano, indirizzati dai Direttori dei nostri Istituti, dai parroci e dai nostri buoni cooperatori, corsero ad arruolarsi sotto i vessilli salesiani.

    Nell´ottobre del 1925 si rendeva necessario metter mano all´apertura di un nuovo Istituto missionario per non dover rifiutare centinaia di domande; e l´Istituto Pio V di Penango Monferrato entrava in una nuova fase della sua gloriosa storia, ampliando i suoi locali così da poter accogliere circa duecento aspiranti.

    Nel. 1926, con ritmo, vorrei dire, uniformemente accelerato, anche Foglizzo Canavese, occupava il suo posto nella gloriosa falange, ospitando oltre gli studenti, anche i primi aspiranti artigiani, bramosi di portare nelle Missioni la loro abilità tecnico-professionale. La nuova opera, modestissima all´inizio, si fece strada; e il tempo l´avrebbe maturata.

    Anzi l´idea si allargò per il concorso mirabile della Provvidenza, che l´anno seguente ispirava alle benemerite sorelle Flandinet la generosa donazione di una loro vasta tenuta al Bivio di Cumiana. E così sorse la Scuola Agricola Missionaria, inaugurata nel 1929 da S. E. il Senatore Boselli come il « Castello della nobiltà salesiana »; e che man mano si è venuta modernamente attrezzando dando già i primi frutti.

    Nel 1930, collocato a Foglizzo lo studentato filosofico per l´Alta Italia, gli allievi missionari studenti ebbero la loro nuova sede a Bagnolo Piemonte, e gli artigiani nel maestoso Istituto Conti Rebaudengo in Torino, nobilissimo dono del Senatore Conte Eugenio Rebaudengo, presidente dei Cooperatori Salesiani.

    Contemporaneamente a Gaeta venivano accolti gli aspiranti dell´Italia meridionale, mentre un altro Istituto missionario sorgeva a Castelnuovo Don Bosco. Da parecchi anni poi il Noviziato di Villa Moglia ospita soltanto i novizi missionari dell´Ispettoria Centrale, che raggiungono cifre consolanti, pure inviandosene ai noviziati delle Missioni il numero più rilevante.

    Ma i Superiori anelavano veder sorgere man mano Istituti missionari anche in altre nazioni.

    E la Spagna, nobile e generosa sempre, se pur oggi è travagliata da terribile prova, creava nel 1928 l´Istituto missionario di Astudillo che gareggia per numero e bontà di soggetti colle Case sorelle.

    In Inghilterra a Shrigley la Casa missionaria sali a inatteso sviluppo, e oggi ospita annualmente 150 giovani, bella promessa per le vastissime Missioni dell´Impero inglese e per un più largo sviluppo dell´Opera salesiana in quella vigorosa nazione.

    Nel 1935 la nobile Contessa de Saint-Jouan faceva sorgere a fianco del suo castello a Coat en Doch nella ardente Brettagna un promettente Istituto missionario dal quale usciranno numerosi, ne siamo certi, i missionari dalla tradizionale e forte tempra francese.

    Altri Istituti sarebbero già sorti in altre nazioni, ov´è sentito e intensamente vissuto lo spirito missionario, se non perdurassero le difficoltà a tutti note dell´epoca presente.

    Infine, carissimo al cuor di°tutti, sorse, nell´anno santo della canonizzazione di Don Bosco, l´Istituto per missionari catechisti, ai Becchi, accanto alla casetta gloriosa del santo nostro Fondatore e Padre; in quel terreno avrà di certo un meraviglioso sviluppo.

    Tutto questo lavoro in un decennio, figliuoli carissimi, parrebbe avesse dovuto esaurire le disponibilità della Provvidenza ed arenarci nelle secche delle difficoltà finanziarie e del personale.

    Niente di tutto questo: non furono rose e fiori per nessuno; ma non vennero a mancare d´anno in anno le vocazioni a nessuno degli Istituti, anzi ne ebbero sempre tutti in sovrabbondanza. I Superiori poi, memori delle parole di Don Bosco a 1Vlons. Lasagna: < Studia, e fa´ progetti, non badare a spese, purebè ottenga qualche prete alla Chiesa, specialmente alle Missioni », chiesero e chiedono ogni giorno al Padre amatissimo gli ardori fiduciosi della sua fede per seguirlo nelle imprese ardimentose del suo zelo. A, nostro conforto e stimolo proclamo con gratitudine profonda che la Provvidenza non ci venne mai meno.

    Il principale, anzi unico, sostegno di tutti questi Istituti è la beneficenza: le cui fonti sgorgano più copiose a misura della nostra fede e della corrispondenza nostra alle grazie celesti.

    Naturalmente, anche in questo, Iddio vuole tutto, il nostro generoso concorso di lavoro, di iniziativa, di ricerche, di sacrifizii, di preghiere. Per ciò stesso ciascun Istituto colla propaganda e in altri modi lavora a procurarsi benefattori ed aiuti. Ciascun ragazzo s´interessa per aiutare i Superiori a pagare le proprie spese o col concorso dei parenti o ricercando, tra le persone conosciute, della beneficenza. E a coronamento delle umili. nostre fatiche Maria Ausiliatrice e Don Bosco Santo dal cielo vennero, vengono e verranno costantemente in nostro aiuto, anche in modo insperato, purchè la fede a noi non venga meno nè oggi, nè in avvenire, neppure nelle ore più penose.

    72 - DIFFICOLTÀ.

    Prima di procedere oltre devo rispondere a una difficoltà che può venirmi mossa da parecchie parti. Sta bene tutto questo, si dirà, ma praticamente, il magnifico programma che ci fu trac- ciato, in molte Ispettorie è inattuabile.

    Noi, aggiungerà taluno, arriviamo a stento ad avere una Casa di aspiranti o di Figli di Maria e siamo nell´impossibilità di creare Case apposite per gli aspiranti delle scuole professionali ed agricole e meno ancora per gli aspiranti catechisti.

    La difficoltà è poggiata sui fatti ed io ne riconosco con voi tutta la ragionevolezza. Tuttavia anche dinanzi a simili constatazioni di fatto, mi permetto dirvi che noi, educati alla scuola di Don Bosco, non dobbiamo arrestarci di fronte alle difficoltà, ma far di tutto per sormontarle od almeno per girarvi attorno, com´egli diceva e faceva, giungendo in tal guisa ugualmente, se pur più tardi, alla mèta.

    Voglio persino ammettere che in talune Ispettorie le difficoltà sieno tali da neppur permettere di avere all´inizio, e forse per un tempo notevole, una Casa di aspiranti. I Superiori però hanno già pensato agli Ispettori che si trovano in queste condizioni; e misure furono prese perchè, d´intesa col Prefetto Generale, possano aver in altro modo quelle vocazioni che ancor non riescano a suscitare nel campo loro affidato.

    Frattanto essi pure lavoreranno alacremente per rendere il terreno fecondo e atto ad alimentare a suo tempo una piccola Casa di Aspiranti.

    Anzi io sento il dovere di tributare una lode a tutti gli Ispettori perchè anche là, dove le difficoltà parevano insormontabili; seppero fare sorgere una Casa speciale, od almeno una sezione affiancata ad un´altra Casa, per coltivarvi gli Aspiranti o i Figli di Maria.

    Ed è dopo aver fatta ed encomiata questa consolante constatazione, che oso insistere perchè si arrivi man mano a creare gli altri gruppi per gli Aspiranti artigiani ed agricoltori. Anche qui s´incominci "dal poco; si coltivi ad esempio un gruppetto di cotesti aspiranti formando una sezione speciale unita ad un´altra Casa, possibilmente di formazione. Oppure si esperimenti una intesa fra due o più Ispettori, i quali s´impegnano a sostenere a proprie spese una Casa destinata alla formazione di aspiranti artigiani o agricoltori inviativi dalle rispettive Ispettorie.

    La storia della nostra Congregazione ci presenta un tentativo di questa fatta, iniziato anni addietro a S. Benigno con risultati consolanti. Da diverse Ispettorie affluivano a quella Casa giovani aspiranti artigiani, che venivano formati accuratamente e poi ritornavano alle Ispettorie di origine. Ogni opera iniziale ha le sue manchevolezze, ma noi che abbiamo visto Don Bosco moltiplicare le prove e le riprove con indomabile costanza fino a raggiungerne i risultati voluti, non dobbiamo indugiarci ad ingrandire le difficoltà, ma vincerle coraggiosamente. L´essenziale è incominciare; non si pretende subito la perfezione; ma si faccia, si provi, si migliori man manó, si perseveri con santa tenacia. Iddio darà l´incremento e i frutti saranno copiosi.

    Riguardo poi ai Coadiutori Catechisti mi sia permessa una più ampia spiegazione.

    Anzitutto non vi suoni a novità il nome di catechisti applicato ai coadiutori che si dedicano alle diverse mansioni delle Case nostre, alla cucina, portineria, infermeria, guardaroba, cantina, alle provviste ed altre occupazioni consimili. Già fin dai tempi di Don Bosco fu usato detto nome, applicandolo non solo ai coadiutori delle Missioni, ma anche a quelli che rimangono nelle singole Ispettorie. Tutti i nostri coadiutori debbono essere in grado di compiere una parte almeno della missione educatrice affidata ai membri della nostra Società; e credo di avervi consenzienti affermando che una delle manifestazioni più nobili dell´apostolato salesiano è quella d´insegnare il catechismo. Non si dimentichi mai che l´Oratorio festivo è la cellula primogenita dell´Opera salesiana. Ogni nostro coadiutore dev´essere capace, anzi si sentirà onorato e nobilitato, di compiere tale missione e di sentirsi chiamare catechista. Egli non limiterà l´opera sua alle mansioni materiali; ma sospirerà la domenica e ogni altra occasione per potersi dedicare all´insegnamento del, catechismo soprattutto negli Oratori festivi. Io mi auguro di vedere quel giorno in cui si potrà dire che tutti i coadiutori salesiani si prestano generosamente nell´opera redentrice dei catechismi. Si avvicina la grande data del 1941. S. Giovanni Bosco dal cielo vuol vedere tutti i suoi figli, senz´eccezioni, impegnati e zelanti in quest´opera.

    Debbo però aggiungere che cotesti nostri carissimi confratelli coadiutori, ai quali tanto deve la nostra Congregazione, fecero giustamente osservare che, mentre si sono prese efficaci deliberazioni e iniziative per rendere sempre più accurata la formazione degli aspiranti e confratelli artigiani ed agricoltori, ben poco si era fatto per loro. I Superiori si sono preoccupati di trovare una pratica soluzione anche per questo importante problema creando appunto il primo gruppo di Aspiranti missionari catechisti. Si avverta però che quanto fu fatto per gli Aspiranti missionari catechisti è intenzione dei Superiori che venga fatto man mano nelle singole Ispettorie per tutti i coadiutori catechisti.

    Si riconobbe anzitutto la convenienza di non mandare troppo presto tali aspiranti al noviziato, come si fece talvolta in passato. Inoltre si vide la necessità, non solo di provarli durante un periodo di almeno due o tre anni, ma anche di dar loro in quel tempo una appropriata cultura generale e particolare, mentre vengono esercitati nelle diverse mansioni che domani saranno loro affidate. A tal fine si compilò un programma ad experimentum posto in appendice di questa circolare. È un tentativo; dovrà essere forse modificato radicalmente: ma sarà bene attuarlo onde potere poi fare opportune osservazioni, modificazioni e aggiunte.

    Naturalmente si diede la massima importanza all´istruzione catechistica, la quale, mentre renderà più illuminata e forte la loro fede, li metterà in grado di poter compiere meglio in seguito la loro missione di coadiutori catechisti.

    Sarà bene pertanto coltivare d´ora innanzi con interesse e zelo più intenso questo importante gruppo dei nostri cari coadiutori. Se ne può formare una speciale sezione presso una Casa di Aspiranti, oppure presso uno studentato filosofico o teologico. L´opera loro, in tali Case sarà utilissima e al tempo stesso vi si potrà disporre di personale e di attrezzatura migliore per la loro completa formazione. Abbiano il tempo prescritto per la scuola in conformità di uno speciale orario che dev´essere rispettato: se ne veda un modello in appendice.

    S. Giovanni Bosco dal cielo benedica queste nostre vivissime aspirazioni di rendere sempre meglio formati e preparati all´apostolato tutti i suoi figli.

    73 - ORDINAMENTI SCOLASTICI.
    a) Per gli aspiranti al sacerdozio.
    Per tutti gli aspiranti al sacerdozio e cioè per i Figli di Maria, gli Aspiranti, e gli Aspiranti missionari, il programma è quello cosiddetto del ginnasio. Gli alunni devono aver compiuto il corso elementare. In alcuni Istituti detto programma si svolge in quattro anni. Non si dimentichi però che la Chiesa, anche a mezzo di documenti speciali, ha manifestato, più che un desiderio, l´espressa sua volontà che il programma del corso ginna- siale si svolga in cinque anni. In omaggio alla nostra Madre, e per una sempre più accurata formazione degli alunni, sarà bene che si vada man mano studiando il modo di ottemperare ai desideri della Chiesa, riservando i quattro anni per casi eccezionali. Nelle singole nazioni vi saranno le modifiche richieste dalla lingua nazionale o da qualche speciale esigenza: la sostanza però dev´essere la stessa.

    Gli Istituti missionari avranno in più lo studio di qualche lingua straniera giusta gli accordi presi dall´Ispettore col Consigliere scolastico generale. ,Inoltre in tutte le Case di aspiranti, fuori d´Italia, è obbligatorio lo studio della lingua italiana.

    b) Per gli aspiranti delle scuole professionali e agricole.
    Gli alunni per essere accettati devono aver fatto il corso elementare. Il tirocinio o corso teorico-pratico dura cinque anni per gli alunni delle scuole professionali e quattro per quelli delle scuole agricole e si svolge in conformità dei programmi pubblicati dalla Direzione Generale delle Scuole Professionali. Negli Istituti missionari si studia anche qualche lingua straniera da determinarsi.

    Dopo il novizip,to v´è per tutti il corso di perfezionamento del quale si parlerà in altra circolare.

    e) Catechisti.
    S´iniziò, come abbiam detto, questa categoria di coadiutori missionari, per non perdere molte belle vocazioni tardive, a cui lo studio professionale. ed agricolo sarebbe impossibile; ma che tuttavia, per la sodezza della loro vocazione, per le abilità precedentemente acquistate. nella vita di famiglia e per la volontà di rendersi utili nelle Missioni, possono con un più facile corso di preparazione diventare preziosi nostri coadiutori sia nelle Case che nelle Missioni. L´esperimento fatto va dando risultati consolanti. Si accettano allievi dai 14 anni (per eccezione dai 12) ai 25 anni che abbiano compiuto il corso elementare. Essi fanno un corso di due o tre anni nel quale predomina l´insegnamento del catechismo e della Storia Sacra. Vi si aggiunge la scuola di lingua nazionale e di aritmetica proporzionata ai loro bisogni, un po´ di agraria, di elettricità, di contabilità, di geografia e di storia patria.

    Si ha poi cura di farli passare per turno in sacristia, in cucina, in falegnameria, in cantina, ai vari lavori in campagna, alle stalle, ecc., sicchè al termine dei due o tre anni di prova possano aver nozione di un po´ di tutto quello che è necessario nell´uso della vita familiare salesiana e missionaria.

    74 - NORME SULL´ACCETTAZIONE: a) ORFANI; b) DI ALTRE FAMIGLIE RELIGIOSE; e) ETÀ; d) DOCUMENTI; e) RETTA MENSILE; b) VITTO; g) SPESE; h) OSSERVAZIONE IMPORTANTE.

    Nelle Case di aspiranti si accettano solo quegli alunni che intendono farsi Salesiani. Invece negli Istituti di Figli di Maria si possono accettare anche quelli che desiderano recarsi poi in Seminario.

    L´esperienza insegna che generalmente bisogna procedere con cautela nella accettazione in dette Case di giovanetti orfani od abbandonati, perchè, qualora non riescano, vengono ad essere degli spostati. Vi furono consolanti eccezioni, ma è bene usare grande prudenza; e quando non si è moralmente sicuri è preferibile avviarli ad un mestiere, dandosi così loro modo di guadagnarsi poi un onesto sostentamento.

    Non conviene accettare individui che abbiano già esperimentato altre Congregazioni, specialmente se avessero iniziato il noviziato, e tanto meno ex-professi; per questi ultimi è necessaria una speciale dispensa della S. C. dei Religiosi che i Superiori non intendono chiedere; su questo punto non conviene fare riprove; una lunga esperienza ci consiglia di non fare eccezioni.

    Inoltre si ritenga bene questo pensiero del nostro Fondatore: « La nostra Congregazione non è fatta per coloro che avendo menata vita mondana, per convertirsi volessero venire da noi. Noi abbiamo bisogno di soci sicuri e provati nella vita secolare. Vengano essi, non a perfezionare loro medesimi, ma ad esercitare la cristiana perfezione e liberare dagli immensi e gravi pericoli in cui si trovano in generale i fanciulli poveri ed abbandonati; a lavorare per quei fanciulli che furono già vittima infelice delle miserie umane o che hanno già fatto naufragio in fatto di religione o negli stessi costumi ». Don Bosco non voleva che costoro si facessero preti e li consigliava di entrare in Ordini di clausura e penitenza.

    Età.
    Abbiamo già detto a quale età devono essere accettati i singoli candidati. Ora è bene aggiungere che per gli artigiani e gli agricoltori è pure da tener conto dello sviluppo fisico e dei lavori e degli esercizii pratici cui dovranno prender parte.

    Documenti.
    Conviene esigere i documenti prima dell´ingresso del giovane e assumere chiare informazioni soprattutto dai parroci sui precedenti dell´aspirante, sulla sua condotta morale e religiosa, sul carattere, sulla sua salute e costituzione e sulla stessa onorabilità dei genitori e parenti. Non mancarono sorprese spiacevoli per mancate ricerche.

    L´accuratezza nel chiedere informazioni e il tempo speso in corrispondenza, senza aver mai fretta di concludere o paura di perdere una vocazione, sono largamente compensati dalle minori noie di dover allontanare soggetti inadatti durante il periodo d´aspirandato.

    Ordinariamente si richiedono i seguenti documenti:
    Fede di legittimi natali; diverso da « fede di nascita » perchè più specificato e necessario. I Superiori dopo lunga esperienza, sono venuti nella deliberazione di non chiedere dispense per illegittimità di natali per nessuno, nè come chierico, nè come coadiutore. È bene tener in gran conto questa decisione per non esporsi ad aver poi un rifiuto, ma soprattutto per non danneggiare il povero candidato, illuso forse da qualche nostra inconsulta promessa.

    Attestato di buona condotta rilasciato dal parroco. Si noti che altra cosa è l´attestato che il parroco rilascia direttamente all´interessato, altro le informazioni confidenziali che egli può essere disposto a fare al Direttore che gliele chiede. Naturalmente di tali informazioni confidenziali si deve far uso senza menoma-mente compromettere l´informatore, il quale sovente forse preferirà informare a viva voce o per mezzo di terzi, dovendo egli pure tutelare la propria posizione delicata ed interessata.

    Certificato sullo stato di famiglia. Questo certificato rilasciato dal Municipio dà l´elenco dei componenti la famiglia e quindi della posizione giuridica del figlio rispetto ai genitori e fratelli.

    Certificato medico. Si può richiedere meno generico dei soliti, specificando che si desiderano informazioni: sulla sana costituzione, sull´assenza di difetti fisici, di postumi di malattie precedenti, di anuresi notturna, ecc. Converrà inoltre rassicurarci meglio, mediante una visita accurata del medico nostro, subito nel primo trimestre.

    Attestato degli studi compiuti. Come abbiamo detto, in generale, si richiede almeno l´attestato di quinta elementare.

    Attestato o dichiarazioni dei parenti, da cui risulti che concedono al loro figliuolo di farsi religioso o missionario.

    Retta mensile.
    Meglio non fissare la quota, lasciando in bianco la cifra o meglio usando la frase tradizionale dell´Oratorio — per la pensione si tratterà personalmente con ciascuno — poichè, come osservava Don Bosco, chi ha mezzi non deve usufruire della carità destinata ai bisognosi.

    Le trattative pazienti dei Prefetti e Direttori su questo punto possono ottenere dei contributi anche là dove sulle prime tutto appare negativo; occorre ragionare e spiegare bene su quali cespiti vivono i nostri Istituti; l´educazione che s´impartisce; l´incertezza della riuscita; il dovere di contribuire quando se ne ha la possibilità. Inoltre s´insista perchè coloro che raccomandano i giovani diano pure, potendolo, il loro contributo o cerchino qualche benefattore; si seguano insomma con santo, sereno e tenace coraggio le tradizioni del nostro santo Fondatore.

    Vitto..
    Il vitto potrà variare accidentalmente a seconda delle diverse nazioni; in generale però si seguano queste norme:
    A colazione: caffè latte e pane.

    A pranzo: minestra e pane a discrezione, pietanza con contorno, cioè carne o pesce o uova, con verdura o legumi.

    A merenda: pane. Non sono ammessi pacchi personali; a chi ne riceve si consiglia di dividerli fraternamente fra i compagni.

    A cena: minestra e pane a discrezione, pietanza oppure frutta o formaggio.

    In alcune Case si dà anche la frutta a pranzo, ma allora non si usa dare la merenda.

    Il vino, ov´è in uso, si può distribuire nella misura di un bicchiere nelle solennità. Nelle Case di adulti non pare fuori di posto darne anche nelle domeniche e feste.

    Nelle solennità a pranzo si aggiunge: antipasto, dolce, frutta e vino.

    Spese di libri, cancelleria e riparazioni.
    Si insista perchè ogni famiglia si assuma queste spese a suo carico per venire in aiuto alla Casa e contribuire in qualche modo all´educazione del figlio o raccomandato.

    Si evitino invece le tasse d´entrata e di spese generali in uso nei collegi a pensione normale.

    Osservazione importante.
    Credo opportuno insistere ancora perchè tutti i Direttori s´impegnino, con prudente e soave insistenza, per ottenere un efficace e proporzionato contributo dalle famiglie degli aspiranti, oppure dai loro benefattori, specialmente nei primi anni. In caso necessario si sia disposti a largheggiare con gli allievi degli ultimi corsi e coi più promettenti. Tuttavia si ricordi che Don Bosco non voleva si rifiutasse un giovane che desse buon affidamento, solo perchè non poteva pagare. In queste Case poi si pratichi una esemplare povertà; ove siavi del terreno annesso, lo si faccia fruttare con saggia economia; si cerchi di moltiplicare i cooperatori e benefattori, anche mediante uno speciale Foglietto della Casa, che, mantenuto nelle debite proporzioni e curato da chi ha buon discernimento e bello stile, è un ottimo richiamo e legame coi benefattori ed amici.

    Infine i Direttori di queste Case tengano presente che essi sono quelli che ricevono maggior copia di consolazioni spirituali, e perciò, se talvolta devono soffrire un po´ per le strettezze finanziarie, offrano volentieri questa croce al Signore e al tempo stesso rinvigoriscano la loro fede al calore di una soda pietà, ricordando che l´amorevole Provvidenza finora non ci ha mai lasciato mancare il necessario.

    75 - VACANZE.

    Lungo l´anno si facciano quelle segnate sul calendario scolastico e le feste nazionali.

    Quanto alle vacanze autunnali i Superiori pensano che, nelle Case di formazione, non vi dovrebbero essere le vacanze in famiglia, come nei collegi ordinari. Le vacanze sono la rovina di molte vocazioni; il mettersi quindi nella condizione di perdere ogni anno una forte percentuale´ di buoni elementi che, custoditi, si conserverebbero certamente, oltre ad essere un fatto assai doloroso moralmente per i giovani e per noi, è pure grave finanziariamente, tanto da superare la spesa stessa che si farebbe trattenendo tutti i giovani per l´intero periodo delle vacanze.

    Si faccia quindi tutto il possibile per vedere di toglierle totalmente, o almeno di ridurle al minimo possibile di giorni, affinchè gli alunni vedano la famiglia, si provvedano d´un po´ di corredo e facciano buona propaganda in paese col loro ottimo contegno.

    E per dare un po´ di vera vacanza agli aspiranti, niente di meglio che procurar loro un soggiorno fuori della Casa stessa, o in qualche Istituto dell´Ispettoria come si fa ormai in molti luoghi.

    Oggi questo spediente è accetto anche ai parenti, che vedono i Governi e le Società interessarsi tanto per procurare ai giovani un mese di colonie marine o montane; facilmente pertanto concedono al figliuolo di stare con noi e non pochi contribuiscono pure alle spese. È poi grande il bene e la propaganda salesiana che i nostri giovani possono compiere col loro buon esempio e con le loro attrattive di spettacoli e passeggiate nei paesi che ci ospitano, mentre tutti ne guadagnano in salute e nulla perdono del bene acquistato durante l´anno scolastico.

    76 - PIETÀ.

    La pietà che noi dobbiamo insegnare e di cui dobbiamo imbevere i nostri aspiranti è la pietà di Don Bosco: pietà naturale, semplice, spontanea, ma nello stesso tempo profonda e fervente.
    Mal si opporrebbe chi credesse di poter ottenere una pietà semplice, naturale, spontanea, che non fosse nel medesimo tempo profonda e fervente, come a nessuno riuscirà mai spontanea un´arte in cui non sia maestro consumato e perfetto.

    Si stia al Manuale delle pratiche di pietà, in uso per i nostri giovani, e non si aggiunga nulla di speciale per zelo di maggior bene. Quando i giovani fanno bene ciò che fu prescritto per essi da S. Giovanni Bosco, riusciranno certamente preparati per il noviziato e per la vita di confratelli. Vi sia ogni giorno la benedizione col SS. Sacramento, come si usa all´Oratorio.

    Si dia molta importanza alla liturgia, alle cerimonie; all´esatta e solenne esecuzione delle funzioni.

    Si cantino le lodi tradizionali de Il Giovane Provveduto e se ne imparino di nuove purchè siano devote.

    Si dia grande importanza alla scuola di musica e di canto gregoriano per tutti, studenti e artigiani; si dovrebbe arrivare al punto che gli aspiranti nel periodo dei cinque anni, con una scuola metodica e costante, sapessero leggere e interpretare il canto gregoriano: ne guadagnerebbe assai lo splendore delle funzioni religiose.

    Sarebbe bene che gli aspiranti imparassero, oltre quella da morto, tre Messe in gregoriano: queste si preferiscano alle Messe corali a una voce in canto figurato.

    Modo di pregare. Non vi sia nulla di esagerato, nel contegno, nella voce, nell´andatura troppo lenta. Si preghi con devozione, calma, semplicità, pronunziando chiaramente e distintamente le parole, con le pause segnate nell´apposito fascicoletto edito dopo le riunioni del 1934, con tono moderato, evitando gli strascichi e le cantilene.

    Norme liturgiche. Per ottenere la tanto desiderata uniformità mi permetto ricordare alcune elementari norme:

    1. La benedizione coll´Ostensorio nelle nostre Case si può continuare ad impartirla in vista dei nostri privilegi.
    2. Mentre il sacerdote espone il SS. Sacramento si suole cantare un breve mottetto eucaristico; si avverta che deve cantarsi prima dell´Oremus che precede il Tantum ergo.
    3. Durante la Messa cantata o solenne si stia da tutti in piedi o in ginocchio o seduti, come prescrive la liturgia, conformandosi col clero.
    4. Gli inni si cantino in piedi a norma del decreto 4224 del 6-XI-1908.
    5. Non si può: 1° celebrare la Messa coram SS.mo a] Primo venerdì del mese; 2° dire la Messa votiva del S. Cuore senza fare alcuna pratica al mattino stesso in onore del S. Cuore; 3° dire la Messa di Maria Ausiliatrice al 24 del mese dove non è eretta l´Associazione dei devoti di Maria Ausiliatrice; 4° trasferire le feste di S. Francesco, di Maria Ausiliatrice, di S. Giovanni Bosco, del S. Cuore e di S. Luigi in giorni non consentiti; 5° in fine nella celebrazione delle feste non si vada contro le più elementari norme liturgiche con canti non appropriati, con preghiere speciali non ispirate al tempo, al mistero e al Santo, come per esempio coi Vespri della Madonna anche nelle maggiori solennità.

    Esercizio di Buona Morte.
    Possibilmente sia fissato il giorno e, per tutto l´anno, sia sempre lo stesso ogni mese; si abbia cura che in quel giorno i giovani siano alquanto alleggeriti dei lavori e delle lezioni scolastiche. Si procuri sempre un confessore straordinario salesiano: molto consigliabile lo scambio tra i Direttori viciniori.

    Conferenze ai giovani. Rileviamo dalle Memorie di Don Bosco che egli aveva procurato che ai giovani dell´ultimo anno, in preparazione al noviziato, si facesse una conferenza settimanale; per tutti gli altri due conferenze mensili. In tali conferenze si tratti di quanto un giovanetto deve fare o fuggire per divenire un buon cristiano, con argomenti che preparino al noviziato.

    Si avverta però che, nel fare l´Esercizio di Buona Morte, non è prescritta nè raccomandata la conferenza agli aspiranti.

    È bene ricordare che la lettura prima della Benedizione dev´essere breve e non può servire come lettura spirituale pei confratelli. Per gli aspiranti non vi dev´essere nè lettura spirituale nè meditazione, nè in chiesa nè altrove.

    Esercizi spirituali. Tutta si svolga secondo quanto prescrivono i Regolamenti per i giovani delle Case. La sola ricreazione da passare in silenzio è quella della merenda.

    Tridui, novene, mesi. È prescritto:

  7. Il triduo d´introduzione dell´anno, con una predica al giorno;
  8. La novena dell´Immacolata con lettura e fioretto. In alcune Case v´è l´usanza di un sermoncino fatto per turno da alunni degli ultimi corsi: non però in chiesa;
  9. La novena di Natale con predica dopo il canto delle Profezie;
  10. La festa di S. Francesco con triduo;
  11. La festa di S. Giuseppe si celebra dagli artigiani con lettura durante il mese e predica nella novena; per gli studenti vi è solo una lettura appropriata;
  12. Il Mese di Maggio con lettura e fioretto quotidiano. In alcuni Istituti gli alunni degli ultimi corsi fanno un breve sermoncino fuori di chiesa; la novena che precede la festa di Maria Ausiliatrice è predicata;
  13. Il Mese di Giugno con lettura;
  14. La festa del S. Cuore si fa il giorno in cui cade: per gli artigiani si rimandi alla domenica;
  15. La festa di S. Luigi preceduta dalla pratica delle sei domeniche.

Primo Venerdì del mese. Messa propria al mattino seguita dalla preghiera di Consacrazione. Non si fa l´ora di adorazione, nè l´ora santa.

24 del mese. Messa propria dov´è eretta l´Associazione dei devoti senz´altra pratica.

Domeniche e feste di precetto. La seconda Messa festiva sia sovente in canto gregoriano corale; nelle solennità si canterà in musica: non si omettano le parti variabili. I Vespri siano secondo la liturgia con le commemorazioni prescritte.

Musica ricreativa. Non si trascurino i nostri canti tradizionali di musica ricreativa; essi sono un efficace coefficiente educativo specialmente nelle passeggiate, ricreazioni e feste di famiglia.

77 - FORMAZIONE PROPRIAMENTE DETTA.

Conferenze. Sarebbe bene che i Direttori si facessero un piano di conferenze da svolgere in cinque anni senza perdersi in argomenti occasionali, privando così i giovani di una seria formazione, e senza invadere prematuramente il campo ascetico del noviziato. Siccome il Direttore ha pure le istruzioni catechistiche domenicali e i sermoncini serali è necessaria una accurata preparazione per evitare ripetizioni od invasioni di campi altrui.

Sulla natura delle conferenze che devono tenersi agli aspiranti abbiamo l´insegnamento preziosissimo del nostro santo Fondatore nelle già citate Memorie confidenziali.
« In tali conferenze si tratti di quanto un giovanetto debba praticare o fuggire per divenire buon cristiano. Il Giovane Provveduto somministra i principali argomenti in tale materia. Non si parli però loro delle nostre regole in particolare, nè dei voti, nè dell´abbandonare casa e parenti : sono cose che entreranno in cuore senza che se ne faccia tema di ragionamenti. Si tenga fermo il gran principio: bisogna darsi a Dio più presto o più tardi. Dio chiama beato colui che comincia a consecrarsi al Signore in gioventù. Bonum est viro cum portaverit jugum ab adolescentia sua. Il mondo poi usa tutte le sue lusinghe: parenti, amici, casa, o più presto o più tardi, o per amore o, per forza... bisogna abbandonare tutto e lasciarlo per sempre ».

Un buon fondo di argomenti lo può fornire il Regolamento della Casa, l´esame delle azioni della giornata e le varie nostre ordinarie relazioni con Dio, coi Superiori, coi compagni, cogli inferiori, nei vari ambienti di vita.

È da augurarsi che esca quanto prima qualche pubblicazione nostra su questi argomenti e con materia, stile, esempi d´intonazione salesiana.

Visite al Direttore. Il nome di rendiconti è riservato ai collo quii dei confratelli: trattandosi di giovani è meglio dire visite, colloquii, andar a trovare il Direttore.
I giovani degli ultimi corsi è bene che passino una volta al mese; per gli altri basta una minor frequenza.

Questi colloquia siano improntati alla più familiare semplicità. Eccone i punti: Salute, studi, relazioni coi Superiori e coi compagni, notizie di famiglia, conoscenza dell´ambiente in cui il giovane è cresciuto, delle esuberanze o manchevolezze del suo carattere, se ama la preghiera e come la fa, se ha delle difficoltà nel conservare quelle virtù che sono richieste dalla vita sacerdotale e religiosa, se prova dei turbamenti per le osservazioni ricevute.

Conservare nei giovani la grazia di Dio, la serenità, la fiducia di riuscire nella via intrapresa e aiutarli a ciò, ecco lo scopo della visita e del colloquio.

Fu già detto che chiunque debba ricevere persone esterne, confratelli, giovani, abbia le porte a vetri chiari. I giovani siano ricevuti cordialmente ma con dignitosa e paterna correttezza, senz´ombra di particolarismi, sentimentalismi, carezze e sdolcinatezze; evitare i regalucci che suscitano gelosie, e la distribuzione di caramelle od altro; poche parole, poche lodi; si cerchi piuttosto di abituare il giovane ad esporre le cose sue; si usi la massima delicatezza su certi argomenti, non si manifesti curiosità di sorta, non si ritorni su cose già note e perdonate.

Solo il Direttore può ricevere in camera a colloquio i giovani; gli altri parlino in cortile e i confessori non ricevano fuori del confessionale. Non si dimentichi che, nel pensiero e nel metodo di Don Bosco, al solo Direttore è affidata la direzione spirituale.
Si studi il carattere dei giovani e si aiutino a correggere i difetti morali e di temperamento. Si regoli man mano l´esteriore e l´interiore.

Gli scrupolosi, se sono gravi, non fanno per noi. I giovani deboli nella moralità, se non si mettono a posto nei primi anni non ci si arrischi a mandarli avanti: è bene che questa norma sia seguita anche dai confessori. Si proceda prudentemente e a seconda dei casi. Certe crisi non sono fatali per tutti: quelli che le attraversano in modo normale si devono aiutare. Don Bosco consigliava preghiera e mortificazione e non voleva si iniziassero i giovani con rivelazioni inconsulte, ma si sorreggessero con prudente e saggia carità.

Coi grandi molta attenzione: se la loro vita passata fu burrascosa e cattiva non sono per noi, che siamo sempre a contatto col mondo e coi ragazzi.

Il Direttore badi di non abusare delle confidenze ricevute; in caso di gravi situazioni cerchi di far capire all´interessato che è nell´interesse suo ritirarsi: se i Salesiani, i quali naturalmente lavorano e si sacrificano per far molti Salesiani, gli dicono di non fermarsi, per loro ciò non è solo un dolore, ma anche una perdita; essi però vogliono anzitutto il bene delle anime e quello dello stesso interessato.

Conversazioni edificanti. Sarà bene, in queste Case, introdurre man mano che i giovani ne abbiano la sufficiente preparazione, le conversazioni edificanti. Esse non sono i circoli di pietà prescritti pei novizi, ma possono esserne una conveniente preparazione. I Superiori stessi istruiscano praticamente gli aspiranti a fare senza affettazione, con semplicità e disinvoltura tali conversazioni amene ed edificanti. In tal guisa i giovani tutti, specialmente delle classi superiori, impareranno a imitarli quando dovranno presiederle tra i loro compagni più piccoli. Si facciano una volta per settimana, possibilmente nel giorno che precede o segue la riunione delle Compagnie.

Converrà che il Direttore o il Catechista diano norme e argomenti opportuni e aiutino i più fiacchi con l´aggiunta di un compagno più adatto e disinvolto: talvolta giovani buoni sono meno pronti e più timidi in questa forma di apostolato. I vantaggi che ne traggono i giovani e il fervore che queste conversazioni ben fatte possano man mano suscitare sono innegabili.

Ma è meglio lasciarle desiderare, che vederle fare svogliata-. mente.

Compagnie religiose. Don Bosco le chiamò « la chiave della moralità, il sostegno delle vocazioni, e della disciplina della Casa ». Si ricordi e rilegga la circolare che tratta questo argomento nel n. 55 degli Atti del Capitolo. Si vinca ogni difficoltà, ogni indugio, ogni neghittosa prevenzione.

Le Compagnie ben dirette e fatte palestra di salutare attività daranno frutti copiosi. Occorre il fuoco animatore di tutti i Superiori, l´entusiasmo nei chierici assistenti, la buona scelta del consiglio di Direzione, lo svolgimento accurato di temi d´occasione, l´abilità nel suscitare, più che una discussione, il desiderio di portare il proprio umile ma cordiale contributo col proporre od esprimere qualche riflessione o consiglio utile anche nei più restii.

Così la Compagnia diventa una piccola scuola di virtù e di osservazioni utili, nonchè una palestra per vincere la ritrosia a parlare in pubblico, e per abituare i giovani al funzionamento di un Circolo, d´una seduta consigliare.

Molti dei nostri aspiranti sono provenienti dall´Azione Cattolica e perciò non sono affatto nuovi alle riunioni e alla trattazione seria di qualche tema.

Queste Compagnie poi possono considerarsi per intiero come gruppi di Azione Cattolica, sezione Aspiranti.
Abbiano Presidente, Segretario, Consiglieri, registri, verbali. Tutti gli aspiranti appartengano a qualcuna di esse.

Visite al Santissimo Sacramento. Nessuna visita sia obbligatoria e in comune; esse siano libere e brevi durante le ricreazioni. Le Compagnie possono farsene promotrici per piccoli gruppi e per qualche particolare intenzione.

Cerimonie. Se ne faccia scuola almeno una mezz´ora per settimana, specialmente nei primi anni di aspirandato e nell´imminenza delle feste. Si eseguiscano con esattezza ed unzione seguendo il testo del nostro Don Vismara. Si procuri che passino, possibilmente tutti, almeno negli ultimi due anni, nei vari servizi, senza trascurare i cantori.

Letture. Nelle singole nazioni si compili un elenco di libri per le letture dopo la Messa e prima della benedizione; gli Ispettori mandino detto elenco alle case. Possono servire all´uopo: Il collegiale modello (D. Trione); Il Giovane Provveduto, capitoli preliminari (Don Bosco); Il vero amico (Pagés); La giornata santificata (L. Rouzie); Le vite di Don Bosco, di Don Rua, del Card. Cagliero e di altri Salesiani, nonchè quelle di Savio Domenico, Magone Michele, Besucco Francesco, ecc.

Galateo. Il Prefetto o chi per esso non manchi di fare la settimanale lezione di galateo, con pratiche dimostrazioni.

Teatrino. Le rappresentazioni teatrali siano poche, ben preparate, educative, d´argomento sacro specialmente nelle nostre grandi feste. Meglio se si abbonderà in brevi Accademie, in cui la recitazione sia accurata, alternata con sceniche rappresentazioni o dialoghi d´occasione, con musica bella vocale e strumentale. Non si facciano leggere i ragazzi, ma recitare a memoria.

Le Case di aspiranti, con mutui scambi, devono formarsi un buon repertorio e arricchirlo d´anno in anno, come patrimonio dell´Istituto, conservato presso il Direttore.

Feste esterne. Alle feste religiose si prenda parte nella misura della convenienza; alle feste di altra indole il meno possibile, pure mostrando molta deferenza per tutte le autorità: si faccia capire che le Case di aspiranti sono come piccoli Seminari.

Andamento disciplinare. Non si dimentichi che per Don Bosco Disciplina «è il modo di vivere in una famiglia in conformità con le costumanze della stessa ».

La disciplina di queste Case dev´essere spontanea, per nulla imposta o pesante, ma effetto del buon volere di ciascuno e del bisogno comune di trovare comodità e mutuo aiuto per lo studio e la formazione.

Il silenzio, l´ordine, la pulizia, i posti fissi sono necessità cui volonterosamente i giovani si adattano.

Per aiutarli a divenire disciplinati i Superiori vigilino e si riuniscano ogni settimana o quindici giorni a riferire le loro osservazioni su ciascun giovane, sotto la direzione del Superiore che sente, tempera, spiega, consiglia, insegna le maniere più convenienti per migliorare ciascuno e conoscere sempre meglio gli allievi.

L´opportunità di queste serene riunioni è uno dei segreti del buon andamento della Casa, quando sieno coordinate dalla prudenza del Direttore, col consiglio e l´avviso del Consigliere, breve e senza acredine, col voto e anche solo con la nota sul registro, col ricordo dell´insegnante o assistente che mostra di tener conto di ciò che ha sentito per aiutare il giovane a migliorare.

È da notare che soprattutto in queste Case l´educazione è opera individuale e che questo scambio frequente di impressioni tra gli educatori è efficacissimo, non fosse altro perchè il Direttore tenga sempre sotto mano il polso della Casa e di ciascun allievo.

Ricreazione. Si dia ampia libertà di correre, saltare e di intrattenersi coi Superiori, come voleva Don Bosco e come si faceva ai suoi tempi.

Nella ricreazione dopo colazione gli aspiranti attendano per turno alla pulizia generale della Casa.

I giuochi sieno quelli tradizionali: il giuoco del foot-ball si escluda decisamente dai nostri cortili; se si creda lo si sostituisca colla palla volante.

I Superiori animino il giuoco e non abbiano l´ambizione di vedersi circondati anche durante le ricreazioni, a scapito dell´assistenza e del bisogno di correre che hanno tutti i giovani. L´assistenza è di tutti e non solo dei chierici e del Consigliere. Il tempo della ricreazione è uno dei più propizi per studiare e conoscere i giovani.

78 - DIMISSIONI.

Si deve licenziare il giovane quando, dopo un tempo conveniente di prova, ci si è potuto convincere che non è fatto per noi:

  1. Per difetto di salute. Chi ha subìto malattie gravi (pleurite, operazioni profonde non sempre bene riuscite) o presenta costituzione un po´ rachitica, segni di ebetismo; i figli di alcoolizzati, di tubercolotici; chi soffre di cardiopalma che produce forte palpitazione dopo una corsa, di fenomeni epilettici, sonnambulismo, di incorreggibili anuresi notturne, di ozena, dolori forti di capo, artritismo, stanchezze mentali insistenti; chi per sviluppo precoce o longilineo soffre profondo abbassamento o perdita della voce, tossette persistenti, ecc. non pare adatto per la nostra vita assai laboriosa e un po´ strapazzona.
  2. Per condotta. L´indisciplinatezza ostinata e irriverente o bugiarda, la grossolanità nel tratto e nelle parole o la propensione alle amicizie particolari recidiva; la scarsa pietà e il fare affettatamente borghese, indipendente, non possono essere tollerate in un aspirante.
  3. Per carattere. I poco socievoli, bisbetici, sospettosi, violenti, incostanti, strani, permalosi, insinceri, molli ed esigenti, pigri volontari.
  4. Per gli studi. Chi, dopo una prova prudente ed anche longanime, non riesce negli studi.

Non sarà mai troppa l´insistenza sulle prudenti cautele da usarsi per dimettere un allievo. Il Direttore non dovrebbe mai da solo prendere tale decisione, nè in seguito ad una prima o ad una sola mancanza, a meno che vi sia lo scandalo. Anche quando si tratta di moralità non si precipiti, se non vi è periculum in mora, e si facciano le cose bene onde evitare imprudenze dannose di cui ci si pente troppo tardi.

Coi parenti poi, per l´onore della famiglia, è necessario un preavviso affinchè provvedano a tempo a sè e al ragazzo. Anche questi passi dolorosi è necessario farli bene, anzi soprattutto questi che possono lasciare strascichi e recriminazioni o imputazioni diffamanti sull´Istituto e sulla nostra Congregazione.

I certificati che si sogliono lasciare siano bene studiati e se ne conservi copia tra le carte del ragazzo o nei registri, per eventuali nuove richieste a distanza di anni, quando manchino gli antichi Superiori al corrente delle cose.

79 - L´ASPIRANDATO.

L´articolo 170 delle Costituzioni stabilisce che « chiunque prima di essere definitivamente ricevuto nella Società deve fare tre prove. La prima deve precedere il noviziato e vien detta la prova degli aspiranti ».

Le nostre Costituzioni hanno prescrizioni tassative per le diverse categorie di aspiranti.

L´articolo 171 si riferisce particolarmente agli alunni delle nostre Case e dice che « generalmente la prima prova sarà tenuta per sufficiente quando il postulante abbia passato, qualche tempo in una Casa della Società, oppure abbia frequentate le scuole della medesima, e in tal tempo si sia visto risplendere per virtù ed ingegno ». Nel corso di questa trattazione noi abbiamo ampiamente considerato il lavoro da compiersi per questa categoria.

Quando invece non si tratta di alunni di collegio, ma di adulti che vogliono entrare nella nostra Società, allora le´ Costituzioni, all´art. 172, distinguono due casi. Se si tratta di chi viene ammesso come laico è prescritto che egli « deve fare l´aspirandato sempre per sei mesi interi; e l´Ispettore può prolungarlo ancora, ma non oltre un nuovo semestre ».

Questa categoria di adulti è precisamente quella che, nel corso della presente trattazione, abbiamo classificata col nome di coadiutori o aspiranti catechisti. Orbene, come già fu detto, una lunga esperienza ci ha insegnato che non sono sufficienti sei mesi per conoscere e soprattutto per formare, sia pure inizialmente, nello spirito e nella nostra vita pratica i suindicati aspiranti.

Per questo appunto abbiamo consigliato di tenerli almeno un paio di anni in una Casa o in una sezione di aspiranti catechisti.

Questa disposizione poi dev´essere considerata, non come una modifica, ma bensì come un´integrazione dell´art. 172 delle Costituzioni, il quale permane in tutto il suo valore.

Ciò che noi consigliamo è di non aver fretta ad ammettere un adulto laico a fare la prima prova. Lo si osservi ed esamini un paio di anni prima di accettarlo come vero aspirante. Quando poi ci saremo convinti della sua idoneità e si tratterà di ammetterlo formalmente allora si può procedere in questo modo: a) l´aspirante presenta la sua domanda al Direttore della Casa; b) il Direttore,raduna il Capitolo per discutere e votare l´ammissione; e) il Direttore comunica l´ammissione all´Ispettore; d) l´Ispettore, se approva l´accettazione, ne manda conferma scritta al Direttore.

L´accettazione poi è bene farla prima dell´inizio dell´anno scolastico-professionale, perchè in tal modo, qualora si dovesse prorogare la prova per altri sei mesi, vi sarebbe la possibilità di farlo in tempo utile per la regolare entrata in noviziato.

Avvenuta l´accettazione il candidato farà gli Esercizi spirituali e inizierà la prova. Si avverta che, dopo la proroga, il candidato, qualora non fosse ammesso, dev´essere rimandato.

La seconda categoria degli aspiranti adulti riguarda coloro che non sono laici, ma sacerdoti, chierici, ecc.: per costoro l´articolo 172 stabilisce che, dopo gli Esercizi spirituali, vengano esercitati nei vari uffici della Congregazione, sì che conoscano e pratichino quella maniera di vita che desiderano abbracciare.

Per costoro non viene fissato il tempo della prova; è detto semplicemente che deve durare per alcuni mesi.
Anche qui però una ormai lunga esperienza ci consiglia di esortare gli Ispettori a non ammettere nessuno al noviziato se non dopo almeno un anno di aspirandato.

Sono proprio codesti soggetti, il più delle volte ignari affatto dello spirito della nostra Società, che hanno bisogno di una prova seria e prolungata, soprattutto poi se fossero già piuttosto avanzati in età.

Per conoscerli bene e formarli accuratamente conviene siano collocati di preferenza in una Casa di formazione o in altra ove sia in fiore la disciplina religiosa in conformità delle Costituzioni, sotto la cura di un religioso di specchiata virtù. È questo appunto lo spirito del Codice e delle Costituzioni.

L´articolo 173 dice che « nel tempo della prima prova i Superiori locali devono osservare attentamente se l´aspirante sia atto alla Società, riferendo e manifestando all´Ispettore tutto quello che dinanzi al Signore giudicheranno bene ».

Si tratta di dare alla Congregazione dei membri utili, a San Giovanni Bosco dei figli degni, continuatori del suo spirito e delle sue opere.

80 - AMMISSIONE AL NOVIZIATO.

Scrutini. Durante l´ultimo anno di aspirandato il Capitolo della Casa tenga almeno tre riunioni, una per trimestre, per esaminare la condotta, la salute,. il carattere, la capacità, le difficoltà di ciascun aspirante in vista della futura sua ammissione al noviziato. E in detto scrutinio ognuno dei Capitolari esponga candidamente le sue impressioni, senta e valuti il parere dei confratelli, abbia presenti le osservazioni che nel corso del trimestre ha potuto raccogliere dal personale nelle varie contingenze della vita d´aspirandato. L´Ispettore veda se gli è possibile d´intervenire almeno ad uno scrutinio. Il Direttore poi metta i Capitolari al corrente delle difficoltà familiari, della salute,´ del carattere, di tutto ciò che possa illuminare il loro giudizio affinchè il voto che dovranno dare, a termine d´anno, sia il riflesso dell´esatta loro conoscenza del candidato.

Domanda dell´aspirante. L´epoca più opportuna per invitare gli aspiranti a fare la loro domanda per iscritto è dopo gli Esercizi spirituali di metà anno, o in prossimità della festa di Maria Ausiliatrice.

Il Direttore, che durante l´anno, nelle conferenze speciali, avrà preparato l´animo e illuminato le coscienze dei giovani, si darà premura di avvertirli singolarmente a fare le cose con serietà e fermezza, a darsi ragione del passo che stanno per fare e a chiedere aiuto speciale al Signore per essere perseveranti.

Le domande d´ammissione sono indirizzate al Direttore.

Ultimo scrutinio e votazione Capitolare. Ricevute le domande il Direttore radunerà il Capitolo per venire alla definitiva ammissione degli allievi al noviziato. I criteri esposti antecedentemente per l´accettazione nella nostra Società o per le dimissioni durante l´aspirandato, sono i medesimi che devono regolare l´ammissione al noviziato.

Il Direttore procurerà di aver già preparato a parte le osservazioni da riportare sul modulo; osservazioni sulle quali inviterà i Capitolari a riflettere, per opportune modificazioni od aggiunte e per venire poi alla votazione segreta.

La discussione sia libera, spassionata, serena, nessuno pretenda di attirare gli altri al suo pensiero e si abbia in mira solo e imparzialmente la gloria di Dio e il bene della Congregazione, che viene ad essere indirettamente il bene stesso del candidato. Piuttosto che mandare innanzi soggetti mal preparati, poco sicuri e pericolosi, conviene fermarli subito, affinchè più presto e con molto minori difficoltà tornino alla famiglia per cercarsi la loro vera via.

L´astensione dal voto. La perplessità di certuni nel prendere un partito, si può spiegare in casi molto eccezionali; ma è certamente preferibile che ciascuno, dopo aver udito e chiesto le spiegazioni che umanamente si possono avere, prenda la sua parte di responsabilità col proprio vota.

È vero che nessuno può imporre un voto definito se il votante non si sente di darlo in coscienza: ma se tutti agissero così, o se questo sistema si generalizzasse, gl´inconvenienti sarebbero gravissimi. D´altronde l´incertezza non fa che aumentare l´indecisione anzichè risolverla.

Moduli da riempire. I1 Direttore procurerà di riempire a dovere i moduli che saranno poi conservati nell´Archivio ispettoriale e costituiranno il termine di confronto, spesso necessario ed utile sempre, per le votazioni durante il noviziato, per le riammissioni ai voti, per le ordinazioni e — se eventualmente il giovane non persevera — per i certificati che l´Ispettore deve fare anche a distanza di anni e la cui unica fonte certa, documentaria, possono essere appaiato queste note informative, esatte e distese con certa ampiezza sulla figura morale dell´aspirante.

Tutti i documenti devono essere già raccolti e controllati all´atto dell´ammissione al noviziato. Perciò sia cura del Direttore procurarsi in tempo le lettere testimoniali e quei certificati che eventualmente mancassero dall´epoca dell´accettazione nel- l´Istituto.

Documenti. Si richiedono tutti quelli indicati sul modulo della Proposta al Noviziato, su cui sarebbe opportuno aggiungere, per gli anziani, i documenti di servizio militare prestato o di domanda d´esenzione già inoltrata, colla specifica del Distretto e della data.

Vacanze prima del noviziato. Abbiamo già inculcato che si faccia il possibile per evitare le vacanze, prima del noviziato.

Si faccia capire ai giovani che, entrati nella nuova famiglia, questa penserà a procurar loro lo svago e il riposo necessario.

Andata al noviziato. Prima del noviziato, e non dopo d´averlo iniziato, gli ascritti devono compiere gli Esercizi spirituali di otto giorni intieri (Can. 541). Si scelgano predicatori che sappiano capire i bisogni e la mentalità dei candidati, suscitando in loro santo entusiasmo per la nuova vita che intendono abbracciare.

Corredo dei novizi. L´Ispettore stabilirà, a seconda dei luoghi, i capi di corredo convenienti o necessari.

Sia cura di tutte le Case di aiutare generosamente il noviziato e specialmente i proprii novizi, considerandoli come figli di famiglia e seguendone i progressi o le difficoltà con interesse ed affetto.

A coronamento del fin qui detto richiamiamoci alla significativa scena descritta da S. Luca nel suo Vangelo (1). Si presentano a Gesù tre aspiranti a suoi discepoli. Il Divino Maestro dice al primo che vuole seguirlo: « Le volpi hanno tane e gli uccelli nidi, ma il Figliuolo dell´uomo non ha dove posare il capo » (2). Al secondo e al terzo, che frappongono indugi che a noi parrebbero giustificati: « Lasciate, egli dice, che i morti seppelliscano i morti, e voi andate ad annunziare il Regno di Dio; perchè chiunque, dopo d´aver messa la mano all´aratro, volge indietro lo sguardo, non è adatto al regno di Dio » (3).

Dopo queste cose, che insegnano a noi con quale chiarezza e fortezza si debba procedere nelle accettazioni, il Signore scelse altri settentadue e li mandò a due a due innanzi a sè, in ogni città e luogo, dove egli doveva andare. E poscia, traendo forse l´immagine dalle messi che ondeggiavano nell´immensa distesa che gli si spiegava dinnanzi allo sguardo, disse loro: « La messe è molta, ma gli operai sono pochi: pregate dunque il padrone della messe che mandi operai alla sua messe » (4).

Figliuoli carissimi, anche a noi, scelti da Gesù per essere gli eredi dell´eccelsa missione di predicare il suo Vangelo, Egli addita oggi la messe biondeggiante che si estende dall´oriente all´occaso, dal settentrione al mezzodì, fino agli estremi confini della terra; anche a noi con un gemito di amore infinito per le anime che gli costarono fin l´ultima stilla di sangue, Egli grida, per stimolarci alla ricerca ed alla formazione di molte e buone vocazioni:.« La messe è molta, ma gli operai sono pochi: pregate dunque il padrone della messe che mandi operai alla sua messe ».

1 Luc. IX, 57, ss. — 2. Luc. IX, 58..— 3. Luc. IX, 60. 62. — 4, Luc. X, 2.

S´innalzi pertanto dai cuori di tutti i figli e da ogni Casa di S. Giovanni Bosco, fervente, costante, la preghiera che deve raggruppar nuove e sempre più numerose e ben agguerrite falangi di anime generose sotto i vessilli del Padre, per emularne e moltiplicarne le conquiste del Regno di Gesù Cristo a salvezza delle; anime.

Con questa preghiera, la quale più che un voto è una soave speranza, invoco su di voi e sul vostro apostolato a pro delle vocazioni le grazie più copiose.

E voi, figliuoli carissimi, non lasciate di pregare per chi si professa sempre e tutto vostro aff.mo in C. J.

Sac. PIETRO RICALDONE.

APPENDICE

 

81 — I FIGLI DI MARIA.

Chi desideri avere un´idea completa dell´Opera può leggere l´appendice la del vol. XI delle Memorie Biografiche. Qui ci si limita a pubblicare il Programma di Accettazione col Sommario delle indulgenze. Non si pubblica il programma scolastico perchè ora è in tutto identico a quello degli aspiranti.

a) Programma di accettazione.

  1. Scopo di quest´Opera è di raccogliere giovani grandicelli, che abbiano decisa volontà di fare gli studi letterari mercè corsi appropriati, per abbracciare lo stato ecclesiastico.
  2. Ogni allievo deve appartenere ad onesta famiglia, essere sano, robusto, di buon carattere, nella età di 16 ai 25 anni.

Abbia un certificato che dichiari la condotta edificante, la sua frequenza alle funzioni parrocchiali, ed ai Santi Sacramenti, e la decisa volontà di abbracciare la carriera ecclesiastica ed abbia fatto almeno i Corsi Elementari della lingua Italiana.

Attestato di nascita, di sofferto vaiuolo, notandosi pure se può almeno in parte pagare le spese prescritte dal programma.

Non si andrà in vacanza nelle Ferie Autunnali. Il necessario sarà procurato nel Collegio, oppure in altro sito a quest´uopo.

Terminati i Corsi letterarii ogni allievo è libero di ritornare in Diocesi presso al proprio Ordinario, farsi religioso o recarsi nelle missioni estere.

  1. Non ci sono mezzi stabili: l´opera è totalmente affidata alla pietà dei fedeli. Ognuno può concorrere come Oblatore, Corrispondente, Bene fattore.

Gli Oblatori si obbligano per due soldi al mese oppure per una lira all´anno. Pei Sacerdoti basta che celebrino una, S. Messa, cedendone la limo ina a beneficio dell´opera.

I Corrispondenti sono quelli che, in onore dei dodici.,postoli, si fanno capi di una o più dodicine di Oblatori, ne raccolgono le offerte indirizzandole al Direttore dell´opera.

Benefattori si appellano quelli, che a piacimento fanno qualche offerta in danaro od in, natura, p. e. in commestibili, in biancheria, in libri e simili.

Quelli che offrono lire 300 annue possono a loro scelta inviare gratuitamente un allievo all´Istituto. Se poi l´offerta fosse di lire 800, l´allievo sarebbe tenuto per tutto il tempo dei corsi letterarii. Le offerte saranno indirizzate al Sac. Giov. Bosco, Direttore della Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino. In fine di ogni anno si darà ai corrispondenti un conto particolare del numero degli allievi, delle offerte ricevute, e dei risultati ottenuti.

4) Quest´Opera è posta sotto gli auspizi della SS. Vergine Ausiliatrice, perchè Maria dalla Chiesa è proclamata Ma- gnum et singulare in Ecclesia praesidiumn; e perchè in questi tempi Iddio concedendo innumerabili grazie a chi invoca l´augusta sua Madre sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani, concederà certamente anche questa di provvedere alla Chiesa buoni Ministri. Si aggiunge ancora che il luogo scelto per questo Collegio forma quasi parte della Chiesa a Lei dedicata in Torino. Quest´opera non reca danno ad altre già esistenti?
Non solo non reca danno ma le sostiene. Senza preti, senza predicazione, senza Sacramenti, che diverrebbero l´opera della Propagazione della Fede e della Santa Infanzia e tutte le altre Opere pie?
b) Vantaggi spirituali.
1) L´indulgenza plenaria in articulo mortis;
2) le indulgenze e i favori spirituali dei Terziari di San Francesco d´Assisi;
3) la comunicazione dei privilegi dei Terziari Francescani per le Chiese dei Salesiani e per la festa di San Francesco di Sales.

NOTA. - Abbiamo lasciato tutto; anche le cifre della valuta, come lo pubblicò Don Bosco; è evidente che .le cifre dovrebbero essere oggi ragguagliate in proporzione delle condizioni presenti.
82 — ASPIRANTI AL SACERDOZIO.

a) Programma d´accettazione.
L´OPERA.
L´Istituto Salesiano di.......... ……… …….

  1. ha per issopo di aiutare nel primo periodo di formazione quei giovani che desiderano farsi Sacerdoti Salesiani o Missionari;
  2. tiene aperte per questi giovani le cinque classi ginnasiali: imparte l´insegnamento secondo i programmi governativi, però con speciale riguardo alle esigenze della Vocazione Ecclesiastica-Religiosa.

 APPELLO ALLE ANIME GENEROSE.

Si pregano i Rev.mi Parroci e tutti i buoni, specialmente i Cooperatori, le Cooperatrici, gli Ex-allievi di Don Bosco a voler circondare quest´opera colla loro efficace simpatia e col loro prezioso appoggio:

  1. facendo conoscere l´Istituto e illustrandone benevolmente lo scopo;
  2. avviando a questo Istituto quei giovanetti che, per buona condotta, per spirito di pietà, per intelligenza, dànno serio affidamento di riuscita;
  3. aiutando i giovanetti stessi e l´Istituto ad ottenere i mezzi finanziarli perchè queste speranze siano coltivate.

CONDIZIONI DI ACCETTAZIONE.

  1. Ogni allievo deve aver compiuto il corso elementare, esser sano e robusto, senza difetti fisici e nell´età dai 12 ai 25 anni.
  2. Le domande devono essere indirizzate al Direttore del´Istituto, accompagnate dai seguenti documenti:
  3. fede di nascita, Battesimo e Cresima;
  4. certificato medico di sana costituzione e subita vaccinazione;
  5. fedina penale e attestato civile di stato libero per chi ha compiuto i 18 anni;
  6. attestato del Parroco che dichiari la condotta edificante, la frequenza ai SS. Sacramenti e alle funzioni parrocchiali e la decisa volontà di abbracciare lo stato religioso salesiano del candidato.
  7. Certificato degli studi fatti.

CORREDO.

1 materasso di metri 1,80 x 0,90 (può essere fornito dall´Istituto stesso dietro compenso di L. 25 annuali).

1 guanciale, coperte di lana o imbottita.

1 copertina bianca da letto.

4 lenzuola.

3 federette per guanciale.

4 asciugamani.

3 tovagliuoli.

2 paia di scarpe. 6 paia di calze. 6 camicie.

4 paia di mutande.

3 maglie.

2 abiti per l´inverno.

2 abiti per l´estate, due berretti, 6 colletti e 3 cravatte. ´10 fazzoletti, spazzole per abiti, per scarpe e spazzolino per denti.

NB. — Ogni oggetto del corredo va segnato col numero di matricola fissato dalla Direzione. L´Istituto non risponde degli oggetti non segnati nè di quelli che coll´uso si consumano.

PENSIONE E SPESE.

Per la pensione o retta la Direzione tratterà caso per caso e stabilirà secondo le condizioni delle famiglie.

Sono a carico dei parenti le spese di vestiario, libri, posta, medicinali, ecc. per la durata del tempo di prova,
CORSO DI STUDI.

Il corso degli studi per gli aspiranti al sacerdozio risponde al programma del corso ginnasiale.

Avvertenza. — Coloro che dimostrassero insufficiente intelligenza o mancanza di vocazione alla vita religiosa e alle Missioni possono essere licenziati dall´Istituto in qualunque tempo dell´anno.

b) Orario generale.


Ordinario

Festivo

» Ore 6 — Levata

» Ore 6,30 Levata

» 6,30 Studio

» 7 — Studio

» 7,25 Messa

» 7,30 Messa

» 8,15 Colazione, Ricreazione, Occupazioni

» 8,30 Colazione, Ricreazione

» 9 — Scuola

» 9,30 2a Messa, Vangelo, Ricreazione, Studio

» 10,55 Ricreazione

»12 — Ricreazione

» 11— Scuola

»12,10 Pranzo

» 12 — Pranzo, Ricreazione »

»  14 — Studio

» 13,45 Studio

»15,15 Ricreazione

» 14,15 Scuola

» 15,30 Vespri, Istruzione, Benedizione, Ricreazione

» 16,15 Ricreazione

» 17,30 Studio

» 17  Benedizione, Studio

» 19,30 Cena, Ricreazione

» 18,55 Ricreazione

» 20,45 Orazioni, Riposo

» 19 — Studio, Scuola di canto

 

» 20 — Cena, Ricreazione

 

»  21— Orazioni, Riposo

 

Giovedì

 

Ore 9,30 Studio

 

» 11 Scuola di Galateo

 

» 13,30 Pulizia, Passeggio

 

e) Orario scolastico,

 

Classe V

Classe IV

Classe III

Classe II

Classe I

L

Latino

Latino

Latino

Latino

Latino

 

Greco

Matematica

Religione

Ling. naz.

Storia

 

Ling. estere

Greco

Matematica

Religione

Ling. naz

 

Ling. naz..

Ling. naz

Ling. estere

Storia

Latino

 

Matematica.

Ling. estere

Ling. naz

Ling. naz

Ling. naz.

M

Religione

Greco

Ling. naz.

Latino

Geografia

 

Latino

Latino

Ling. estere

Storia

Ling. naz.

 

Greco

Religione

Latino

Ling. naz

Storia

 

Ling. naz.

Ling, naz.

Geografia

Ling. naz.

Latino

 

Ling. estere

Ling. estere

Matematica

Religione

Ling. naz.

M

Matematica

Greco

Ling. naz.

Ling. naz.

Latino

 

Latino

Religione

Latino

Ling. estere

Ling. naz.

 

Ling. naz.

Storia

Ling. estere

Latino

Storia

 

Geografia

Matematica

Ling. Naz.

Geografia

Lavoro in classe

 

Ling. estere

Ling. naz.

Storia

Latino

V

Matematica

Greco

Latino

Matematica

Latino

 

Latino

Latino

Ling. naz.

Latino

Ling. naz.

 

Greco

Ling. estere

Geografia

Religione

Matematica

 

Ling. naz.

Geografia

Latino

Ling. naz.

Geografia

 

Storia

Ling. naz.

Religione

Ling. estere

Latino

S

Ling. estere

Matematica

Lavoro in classe

Lavoro in classe

Latino

 

Latino

Greco

Ling. naz.

 

Greco

Latino

Matematica

Religione

 

Ling. naz.

Storia

Ling. estere

Storia

Latino

 

Religione

Ling. naz.

Ling. naz,

Geografia

Ling. naz.

DICHIARAZIONE DI CONSENSO DEI GENITORI O DI CHI NE FA LE VECI.

Il Sottoscritto ben volentieri permette a suo figlio ……………………………………………..
di entrare nell´Istituto ……………………………………
e dichiara di accettare le condizioni del programma dell´Istituto e di lasciare pienamente libero il figlio di farsi Salesiano e di partire per le Missioni Salesiane quando e dove lo destineranno i Superiori.

In fede
(Luogo e data) …………………………
Firma ………………………..
NB. — Da rimandare debitamente firmata alla Direzione dell´Istituto coi certificati richiesti per l´accettazione.

83. - ASPIRANTI ARTIGIANI.
SCOPO DELL´OPERA.

I Salesiani pel loro apostolato preparano non solo candidati al Sacerdozio, ma anche maestri d´arte e Capi Laboratorio.

Scopo preciso di questo Istituto è appunto quello di formare tali Maestri -e Capi per gli immensi bisogni della Congregazione Salesiana e delle Missioni.

CONDIZIONI DI ACCETTAZIONE.

  1. Ogni aspirante faccia domanda su carta libera al Direttore dell´Istituto, specificando i motivi, della sua decisione.
  2. L´età è dai 12 anni compiuti ai 25; per chi avesse superati i 25 si deciderà nei singoli casi,

3) La domanda di ammissione dev´essere accompagnata dai seguenti documenti in carta semplice:

  1. Fede di nascita legittima, di Battesimo e di Cresima.
  2. Certificato medico di sana costituzione e subita vaccinazione.
  3. Attestato del Parroco che dichiari la buona condotta, il giusto criterio e la decisa volontà di aspirare alla Congregazione e alle Missioni.
  4. Certificato degli studi fatti (5a classe elementare).
  5. Fedina penale ed attestato di stato libero per chi ha compiuto i 18 anni.
  6. Dichiarazione scritta dai genitori o da chi ne fa le veci secondo il modulo seguente:

Il sottoscritto, ben volentieri permette a suo figlio ………………………..
di entrare nell´Istituto ……………………………………………. e di chiara di accettare le condizioni del programma e di lasciare piena libertà al figlio di entrare in Congregazione e di partire per le Missioni quando e dove verrà destinato dai Superiori.
In fede
(Luogo e data) ........................................
(Firma)..................................
4) Il Direttore, presa visione dei certificati risponderà in merito.

5) Per la retta o pensione l´Istituto non ha quota fissa, ma la Direzione tratterà caso per caso e stabilirà secondo le condizioni delle singole famiglie.

6) Sono a carico dei parenti le spese di vestiario e calzatura, di libri e cancelleria, di posta, di medicinali, di riparazioni e corredo, ecc. per la durata del tempo di prova.

AVVERTENZE.

1) Si ammettono, soltanto giovani di sana costituzione, immuni di difetti fisici, non soggetti ad anuresi notturna, che non abbiano parenti poveri in necessità.

  1. Sono proibiti i calzoni corti e le camicie scollate.
  2. Non si ammettono giovani allontanati, per qualsiasi motivo, da altre Case di educazione.
  3. Non vi sono vacanze propriamente dette, provvedendo all´uopo l´Istituto stesso: il Direttore potrà però, in speciali circostanze e per ragionevoli motivi, permettere una visita in famiglia.
  4. Coloro che dimostrassero mancanza di capacità, di buon criterio o di vocazione alla vita religiosa e alle missioni, saranno rinviati in famiglia in qualunque epoca dell´anno, senza che la Direzione sia tenuta a dichiararne esplicitamente i motivi.

CORSO SCOLASTICO PROFESSIONALE.

Il corso è di 5 anni, durante i quali si svolge un programma di cultura generale e un programma professionale teorico-pratico.

Superato felicemente il periodo di prova, gli aspiranti vengono ammessi al corso di perfezionamento e sono accettati nella Famiglia Salesiana.

CORREDO DA PORTARSI ALL´ENTRATA.

2 abiti per l´inverno e 2 per l´estate.

3 paia scarpe.

6 camicie e 4 maglie o corpetti.

5 paia di mutande. 8 paia di calze. 12 fazzoletti.

2 berretti o cappelli.

4 tovagliuoli.

6 asciugamani.

1 materasso di m. 1,90X 0,90. 1 guanciale.

4 lenzuola.

3 federe.

1 copriletto bianco.

1 sacchetta per il cambio della biancheria.

coltri per l´inverno
pettini e spazzole per abiti e scarpe.
colletti e cravatte.

NB. -- Ogni oggetto del corredo va segnato col numero di matricola fissato dalla Direzione. L´istituto non risponde degli oggetti non segnati nè di quelli che coll´uso si consumano.

VIVA RACCOMANDAZIONE.

Si fa viva raccomandazione agli Ecclesiastici, ai Cooperatori, agli Ex-Allievi, alle Associazioni di Azione Cattolica, alle Opere di propaganda religiosa e a tutte le persone alle quali deve stare a cuore il trionfo della Chiesa cattolica e la salute delle anime, perchè ci vengano in aiuto, procurandoci abbondanti mezzi materiali e indirizzandoci tutti coloro nei quali vedano soda vocazione missionaria.

Orario generale.


Ordinario

Festivo

» Ore 5,30 Levata

» Ore 6 — Levata

» 6 — Studio

» 6,30 Studio

» 6,30 Messa comunità

» 7,30 Messa comunità

» 7,15 Scuola

» 8,15 Colazione, ricreazione

» 8,15 Colazione, Occupazioni

» 9,15 Seconda Messa

» 9 — Laboratorio

» 10,30 Passeggio

» 12 — Ricreazione

» 12,10 Pranzo

» 12,10 Pranzo, Ricreazione

» 13,30 Ginnastica

» 13,45 Laboratorio

» 14,15 Storia ecclesiastica

» 16 — Ricreazione

» 14,45 Riunione Compagnie

» 16,15 Scuola di banda

» 15,30 Vespro, Istruzione, Benedizione, Ricreazione

» 16,45 Studio

» 18 — Scuola

» 19,30 Benedizione

» 17,30 Studio

» 20 — Cena, Ricreazione

» 19,30 Cena, Ricreazione

» 21— Orazioni, riposo

 

NB. -- Nella settimana vi sono tre mezze ore di musica e una mezz´ora di canto gregoriano.

Orario aspiranti.


Ore

Corso

20 Corso

30 Corso

40 Corso

50 Corso

I

Matematica

. Ling. naz.

Ling. naz.

Scienze

Matematica

II

Ling. naz.

Disegno

Religione

Religione

Ling. est.

III

Storia

Disegno

Matematica

Matematica

Religione

I

Ling. naz.

Disegno

Storia

Ling. estere

Matematica

II

Matematica

Ling. naz.

Disegno

Disegno

Disegno

III

Religione

Calligrafia

Disegno

Disegno

Disegno

I

Scienze

Disegno

Ling. naz.

Ling. naz.

Storia

II

Geografia

Matematica

Matematica

Ling. estere

Ling. naz

III

Conferenza agli aspiranti

I

Ling. naz.

Matematica

Ling. naz.

Religione

Scienze

II

Disegno

Ling. naz.

Religione

Matematica

Religione

III

Disegno

Religione

Matematica

Geografia

Ling. est.

I

Religione

Ling. naz.

Matematica

Ling. naz.

Ling. naz

II

Ling. naz.

Scienze

Disegno

Disegno

Disegno

III

Calligrafia

Religione

Disegno

Disegno

Disegno

I

Matematica

Ling. naz.

Calligrafia

Ling. naz.

Scienze

II

Disegno

Storia

Geografia

Ling. estere

Ling. naz

III

Disegno

Geografia

Scienze

Storia

Ling. est.

NB. — 1) Alla domenica v´è mezz´ora di Storia Ecclesiastica e mezz´ora di Ginnastica per tutti.

2) Le ore giornaliere sono così distribuite:
1a ora dalle 7,20 alle 8,15
2a ora   » 18 — alle 18,45
3a ora     » 18,45 alle 19,30.

PROGRAMMA PROFESSIONALE.

Si svolge quello che è stato pubblicato per cura della Direzione Generale delle Scuole Professionali, colle piccole modifiche richieste dalle esigenze locali.

84 - ASPIRANTI AGRICOLTORI.
SCOPO DELL´OPERA.

La scuola Agraria Salesiana è destinata a formare buoni agricoltori Salesiani e Missionari.

A questo scopo accoglie giovani mossi dal desiderio dell´Apostolato nelle Missioni, e li prepara, oltrechè alla vita religiosa, con studi regolari di agraria, di scienze e con adeguate esercitazioni pratiche di agricoltura.

CONDIZIONE DI ACCETTAZIONE.
1) Certificati:
Le domande di accettazione devono essere accompagnate dai seguenti certificali:

  1. Fede di nascita, Battesimo e Cresima.
  2. Certificato medico di sana costituzione, di subita vaccinazione e di essere esente da malattie ereditarie, difetti fisici ed anuresi notturna.
  3. Attestato del Parroco che dichiari la buona condotta e la volontà di aspirare alle Missioni.
  4. Certificato degli studi fatti. Ogni allievo deve aver fatto le prime cinque classi elementari o altre Scuole corrispondenti ed essere nell´età dai 12 ai 25 anni.
  5. Fedina penale ed attestato civile e di stato libero per chi ha compiuto i 18 anni.
  6. Dichiarazione scritta dai genitori, o da chi ne fa le veci, di accettare le condizioni del programma e di lasciare libertà al figlio di farsi Salesiano e di andare alle Missioni quando e dove verrà destinato dai Superiori.

2) Corredo da portarsi all´entrata.
Ogni alunno deve avere il seguente corredo, in buono stato e contrassegnato col numero che verrà fissato dalla Direzione.

Vestiario e calzature:
Due abiti per l´inverno e due per l´estate - Due paia di scarpe da festa e due paia di scarpe da lavoro o zoccoli. ´Mantellina o soprabito per l´inverno.

Biancheria personale:
Tre camicie per l´estate e tre per l´inverno - Quattro maglie o corpetti - Quattro paia di mutande - Quattro paia di calze per l´estate e quattro per l´inverno - Una dozzina di fazzoletti - Due berretti o cappelli - Quattro tovagliuoli.

Per la camera:
Un materasso di m. 1,80 x 0,90 - Un guanciale - Un copriletto bianco, imbottita e coltri per l´inverno - Quattro lenzuola e tre federette - Quattro asciugamani Pettine - Spazzole per abiti e scarpe.

NB. — L´Istituto non risponde degli oggetti non segnati nè di quelli che con l´uso si consumano; si raccomanda caldamente ai parenti che, mandando qualcuno dei loro figliuoli, si assicurino che sia provvisto del corredo completo, specialmente per quanto concerne vestiario, calzature e biancheria personale.

PENSIONE E SPESE.

Per la pensione o retta la Direzione tratterà caso per caso e stabilirà secondo le condizioni delle famiglie.

Ai parenti degli alunni sono riservate le spese di vestiario, libri, cancelleria, ecc. per la durata del tempo di prova, che comprende i primi quattro anni di scuola agraria. Ogni trimestre viene spedito il conto delle spese fatte dall´alunno.

VACANZE ESTIVE.

Le vacanze estive saranno trascorse in luogo apposito, scelto dall´istituto ove gli allievi potranno divagarsi dagli studi ed irrobustirsi. Tuttavia il Direttore, dato giusto motivo, potrà permettere agli aspiranti una breve visita ai parenti.

AVVERTENZA.

Coloro che non dimostrassero di avere le qualità necessarie saranno rimandati alle famiglie in qualunque tempo dell´anno.

Orario giornaliero.

Invernale

Estivo

»Ore 5,30 Levata

»Ore 5,30 Levata

» 6 — Studio

» 6 — Studio

» 7 — Santa Messa

» 7 -- Santa Messa

» 7,45 Colazione, Ricreazione, Occupazioni

» 7,45 Colazione, Ricreazione

» 8,30 Scuola

» 8,30 Esercitazioni pratiche

» 10 — Esercitaz. pratiche

» 10,30 Scuola

» 12,10 Pranzo, Ricreazione »

»12,15 Pranzo, Ricreazione

» 13,10 Esercitaz. pratiche

» 13;30 Studio

» 16,30 Merenda, Ricreaz.

» 14,30 Scuola

» 17 — Scuola

» 16 — Merenda, Ricreazione

» 19 — Studio

» 16,30 Benedizione

» 19,30 Benedizione

» 17 — Esercitaz. pratiche

» 20 — Cena

» 20 — Cena, Ricreazione

» 21 — Orazioni, Riposo

» 21 — Orazioni, Riposo

Orario scolastico.

 

Classe I

Classe II

Classe III

Classe IV

Lunedì

Disegno

Religione

Matematica

Matematica

 

Disegno

Ling. naz.

Ling. naz.

Religione

 

Religione

Fisica

Religione

Ling. naz.

 

Ling. naz.

Storia

Storia

Ling. est.

Martedì

Matematica

Matematica

Ling. estere

Disegno

 

Ling. estere

Ling. estere

Geografia

Disegno

 

Geografia

Disegno

Contab. Ag.

Ling. naz.

 

Storia

Disegno

Agraria

Storia

Mercoledì

Ling. naz.

Ling. naz.

Disegno

Matemat

 

Scienza

Geografia

Disegno

Ling. naz.

 

Matematica

Ling. estere

Matematica

Scienze

 

Ling. estere

Agraria

Scienze app.

Geografia

Giovedì

Disegno

Religione

Igiene

Religione

 

Disegno

Matematica

Religione

Scienze

 

Religione

Agraria

Agraria

Ling. est.

 

Geografia

Calligrafia

Ling. naz..

Matematica

Venerdì

Ling. estere

Ling. naz.

Contab. Ag.

Disegno

 

Ling. naz.

Ling. naz.

Ling. estere

Disegno

 

Storia

Matematica

Ling. naz.

Ling. naz.

 

Matematica

Storia

Zootecnica

Storia

Sabato

Ling. naz.

Fisica

Agraria

Scienze

 

Matematica

Ling. estere

Scienze ap.

Geografia

 

Scienze

Agraria

Ling. estere

Ling. naz.

 

Calligrafia

Geografia

Cult. naz.

Matematica

PROGRAMMA D´INSEGNAMENTO.

Si segue quello pubblicato dalla Direzione Generale delle Scuole Agricole colle modifiche richieste dalle esigenze locali, di esami pubblici, ecc.

85 - ASPIRANTI COADIUTORI CATECHISTI. SCOPO DELL´ISTITUTO.

Lo scopo dell´Istituto è la formazione di religiosi laici o coadiutori destinati alle diverse mansioni di portinaio, cuoco, dispensiero, provveditore infermiere, ecc. nelle Case salesiane e a coadiuvare i Sacerdoti missionari nell´insegnamento della Dottrina Cristiana e in tutte quelle opere di assistenza spirituale, materiale, igienica, che sono tanta parte del lavoro missionario.

CONDIZIONI DI ACCETTAZIONE.

  1. Gli aspiranti devono aver fatto almeno le prime classi elementari, essere sani e robusti, senza difetti fisici ed avere non più di 25 nè meno di 14 anni. I casi eccezionali saranno esaminati e risolti dalla Direzione.
  2. La domanda di ammissione deve essere corredata dai seguenti documenti in carta semplice:
  3. Fede di nascita, Battesimo e Cresima;
  4. Certificato medico di sana costituzione e di esenzione da difetti fisici;
  5. Certificato medico di subita vaccinazione, vistato dal Comune;
  6. Attestato del Parroco che dichiari la buona condotta e la, decisa volontà del candidato di aspirare alla vita salesiana e alle missioni;
  7. Attestato degli studi fatti;
  8. Fedina penale e attestato di stato libero per chi ha compiuto i 18 anni;
  9. Dichiarazione scritta dei genitori o di chi ne fa le veci di accettare le condizioni del programma e di lasciar libero il figlio di entrare in Congregazione e andare alle missioni quando e dove sarà destinato dai Superiori.

AVVERTENZE.

  1. Coloro che, a giudizio dei Superiori, dimostrassero di non essere atti alla vita religiosa e missionaria, potranno essere rinviati in famiglia in qualsiasi epoca dell´anno.
  2. Solo coll´invio del numero del corredo il giovane è considerato come accettato.

RETTA E SPESE.

Non è stabilita nessuna retta o pensione. Chi sarà in grado di aiutare l´Istituto lo farà secondo la possibilità delle singole famiglie, con le quali la Direzione tratterà caso per caso. Facciamo però un caldo appello a tutte le anime buone perchè cooperino al mantenimento di questi cari giovani.

Saranno a carico dell´alunno, fino alla sua entrata in noviziato, le spese dei libri, posta, cancelleria, le riparazioni di abiti e scarpe, i medicinali che potessero occorrere ed il bucato; come pure quelle di eventuali viaggi in famiglia o altrove per conto personale.

DURATA DEL CORSO.

Il corso degli aspiranti Catechisti durerà almeno due anni; per quelli che ne avessero bisogno vi sarà un corso preparatorio.

Il tempo destinato allo studio e alla scuola sarà di cinque ore; altrettante saranno le ore destinate agli esercizi pratici.

Le materie da svolgersi sono le seguenti: catechismo, storia sacra ed ecclesiastica, pedagogia catechistica, musica, esercizi di corrispondenza, elementi di contabilità, economia domestica, elementi di agraria con indirizzo pratico, igiene e pronto soccorso, lezioni di cucina, di panetteria, di cucito e guardaroba, dell´uso di macchine e dei principali mestieri.

CORREDO.

Vestiario:
Due abiti da lavoro per l´inverno e due per l´estate - Tre paia di scarpe - Un abito decente di color nero per le uscite e per le feste.

Biancheria personale:
6 camicie - 4 maglie - 4 paia di mutande - 8 paia di calze - 12 fazzoletti - 2 berretti o cappelli - 4 tovagliuoli.

Per la camera:
1 materasso di metri 1,80 X 0,90 - 1 guanciale - 4 lenzuola 4 federe - 1 copriletto bianco - 4 asciugamani - coltri per l´inverno - 1 sacchetti per il cambio della biancheria, pettini e spazzole per abiti e scarpe.

NB. — Ogni oggetto di corredo va segnato col numero fissato dalla Direzione, la quale non risponde degli oggetti -non segnati nè di quelli che coll´uso si consumano.

VACANZE ESTIVE.

I Superiori preoccupati dal benessere fisico e morale degli aspiranti missionari provvederanno perciò essi possano passare convenientemente in qualche Istituto Salesiano il periodo delle vacante.

Il Direttore, quando vi sia giusto motivo permetterà agli aspiranti una breve visita ai parenti: non si concedono vacanze in famiglia nè durante l´anno scolastico nè al termine di esso.

Orario giornaliero.


Giorni feriali.

Giorni festivi.

Ore 5,30 Levata

Ore 6 Levata

» 6 — Messa

» 6,30 — Messa

» 6,45 Studio

» 7,15 Studio

» 7,15 Scuola

» 8 Colazione

» 8,15 Colazione, Occupaz.

» 9,15, Canto

» 9 — Lavoro ed esercitaz.

» 9,45 Ricreazione

 

» 10 Messa cantata

 

» 11 Ricreazione

» 12,15 Pranzo, Ricreazione

» 11,30 — Compagnie

» 13,30 Lavoro ed esercitaz.

» 12 Pranzo, Ricreazione

» 16 — Merenda, Ricreaz.

» 14,30 — Studio

» 16,30 Studio, Banda

» 15 Vespro, Predica, Benedizione

» 17 — Benedizione

» 16,30 Passeggio

» 17,30 Studio

» 18 Studio

» 18 Scuola

» 19 Spiegazione del regolamento

» 20 Cena, Ricreazione

» 19,30 Cena, Ricreazione

» 21 Preghiere, Riposo

» 20,30 Preghiere, Riposo

Orario scolastico.


GIORNI

7,15 — 8,15

18 18,45

 18,45 —19,30

 19,30 —20

Lunedì

Ling. naz.

Storia civ.

Catechismo

Canto

Martedì

Aritmetica

Agraria

Storia Sacra

Canto

Mercoledì

Lingue est.

Storia Sacra

Catechismo

Canto

Giovedì

Geografia

Ling. naz.

Aritmetica

Canto

Venerdì

Agraria

Aritmetica

Catechismo

Canto

Sabato

Catechismo

Catechismo

Storia Eccl.

Canto o Cerimonie

Domenica dalle 19 alle 19,30 alternativamente Galateo, Igiene, Regolamento della Casa.

Orario per le esercitazioni pratiche.
Ore 9 —12. Lavoro in campagna: vigna, campo, orto, prato. Nei giorni piovosi si preparano gli arnesi da lavoro, si fanno ceste, scope ed altri lavori.

Per turno gli allievi lavorano in calzoleria, falegnameria, lavanderia, cucina, dispensa, cantina, e in esercitazioni elementari di fabbro, elettricità, ecc.

Ore 13,30 —16. Lavoro o Laboratorio come al mattino.

Schema del programma scolastico
di cultura generale per catechisti.

Materia principale d´insegnamento è la Religione, con quelle materie che con essa hanno stretta relazione di dipendenza o di complemento.

Le altre materie o discipline di cultura letteraria e scientifica vengono impartite nella misura richiesta dalla condizione degli allievi. In genere sono le nozioni che formano il programma dell´istruzione primaria coll´aggiunta di nozioni proprie dell´insegnamento professionale, di agraria, di elettricità, meccanica, falegnameria, calzoleria, ecc.

RELIGIONE.

Primo corso. — Preghiere e formole da sapersi a memoria. - Domma e morale.

Secondo corso. — Mezzi della Grazia. - Liturgia. STORIA SACRA.

Primo corso. — Dalla creazione del mondo fino alla fondazione del tempio di Salomone.

Secondo corso. — Dalla fondazione del tempio di Salomone fino all´Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo.

STORIA ECCLESIASTICA.
Primo corso. — Dalla fondazione della Chiesa al IV Concilio del Laterano (1213).

Secondo corso. — Dal IV Concilio del Laterano ai nostri giorni.

LINGUA NAZIONALE.

Primo corso. — Lettura corrente, con spiegazione e riassunto delle cose lette. Esercizi graduati di lettura e dettatura, con speciale riguardo all´ortografia e interpunzione. - Correzione ragionata degli errori e specialmente delle forme dialettali. - Conoscenza pratica delle principali parti del discorso, in modo che gli alunni distinguano il nome dall´aggettivo e dal verbo, il singolare dal plurale, il maschile dal femminile. - Coniugazione dei verbi ausiliari e regolari. - Conversazioni e brevi componimenti orali e scritti specie epistolari, su cose vedute o fatti successi a loro.

Secondo corso. — Esercizi di lettura spedita, con riassunto e spiegazione delle cose lette. - Esercizi graduati di dettatura. - Uso del vocabolario. - Conversazioni. - Componimenti e lettere familiari e di uso commerciale.

ARITMETICA.

Primo corso. — Le quattro operàzioni. - Numeri decimali. - Nozioni sulle frazioni e loro operazioni. - Sistema metrico decimale. - Superfici, volumi, con speciale riferimento alle misure, agrarie.

Secondo corso. — Regola del tre semplice e composta. - Regola d´interesse e sconto. - Pagamenti e ricevute. - Marca da bollo. - Cambiali, tratte o « pagherò ». - Vaglia, assegni bancari. - Spedizioni postali, ferroviarie e marittime. Cartelle o titoli valore. - Imposte. - Registri: pensioni, ricevute a matrice, giornaliero, conti correnti, prontuario delle entrate e delle spese, registro del corredo, registro della dispensa e cucina, ecc.

AGRARIA.

Primo corso. — Nozioni sul terreno agrario. - Preparazione del terreno agrario per la sua messa in cultura, specialmente ciò che riguarda all´esposizione, spianamenti, irrigazione, scoli. - Lavorazione e strumenti principali. - Concimazione.

Secondo corso. — Coltivazioni delle piante specialmente da orto. - Riproduzione e moltiplicazione delle piante. - Il giardino. - Cassoni, vetrate, letti caldi, serre.

GEOGRAFIA.

Primo corso. — Nozioni di geografia fisica e astronomica. - Punti cardinali e modo di orientarsi. - Bussola. - Conoscenza e uso delle carte. - L´Europa in generale. - Divisioni. - Principali nozioni orografiche e idrografiche,
Secondo corso. — Paesi extraeuropei. Asia, Africa, America, Oceania. Si abbondi in nozioni pratiche commerciali.

STORIA.

Primo corso. — Nozioni di storia antica. - Il Medio Evo. Secondo corso. — Storia moderna e contemporanea.

Programma teorico-pratico di lavori pratici. CALZOLERIA.

Posizione del corpo. - Sedile. - Luce. - Moto. - Nomenclatura dei vari tipi di calzature e delle singole parti. - Utensili più comuni e loro maneggio. - Delle forme in generale. - Fare lo spago e mettervi le setole. - Cuciture in genere. - Informare la scarpa. - Battitura del cuoio e cucitura della suola. - Riparazione sul tomaio. - Toppe. - Riparazione sul fondo. - Risuolatura e cucito a punte (di legno e di metallo). - Rimonta semplice. Confezione di una calzatura ordinaria da uomo.

SARTORIA:
Tavolo da lavoro. - Posizione da tenersi. - Utensili e loro maneggio. - Conoscenza delle forniture. - Materiale più comune. - Diverse specie di punti e loro uso. - Spiegazioni ed esercizi. - Soppunto. - Occhielli ed attacco bottoni. - Rattopature diverse. Confezione di piccole parti del calzone. - Confezione dei calzoni in tela. - Uso della macchina da cucire.

FALEGNAMERIA.

Elementi generali sulla struttura del legno, e sulle qualità più usate. - Banco da lavoro. Nomenclatura ed uso. - Utensili ed attrezzi da lavoro, impugnatura e loro uso. - Nozioni sui tipi più comuni di calettature. - Arrotatura dei ferri da taglio. Esercizi di segatura, piallatura e confezioni di calettature semplici. - Fare .cassette da imballaggio, manici di utensili, scope, piccole attaccapanni, pattumiere ecc.

EDILIZIA.

Nomenclatura e cenni pratici sulle materie prime più comuni da sterratore e muratore. - Terre, pietre, marmi, ghiaia, sabbia, pozzolana, argilla, calce cementi, gessi, ecc. - Regole generali per fare le malte secondo le diverse miscele e le diverse categorie di lavori da eseguire. - Materiali più usuali: mattoni, laterizi, tegole, tavelle, travi, putrelle ecc. - Esercizi di disegno geometrico ed a mano libera, lettura del disegno. - Esercizi pratici di lavoro o di indagini su ognuno dei punti precedenti, passando dallo sterramento alla formazione di malte, alla costruzione di muri e pilastrini semplici, sino all´intonaco.

ELETTRICITÀ.

Cenni pratici sul magnetismo, sull´elettricità, sulle correnti, sulle unità di misura: ampère, volt, watt, ecc. - Idem sulle applicazioni più usuali dell´energia elettrica specie della luce e forza. - Lettura di facili schemi o disegni per impianti elettrici. - Simboli e convenzioni. - Esercizi didattici semplici e pile elettriche, giunti, attacchi dei fili a corde di testa e laterali. - Idem per impianti interni di luce e forza. - Dal progetto di schema sino al collaudo.

FABBRO-MECCANICO.

Cenni sui metalli principali e loro proprietà. - Idem sugli utensili più comuni. - Idem sui lavori alla forgia e sul comportamento al fuoco dei metalli più usuali. - Filettature e misura del passo delle viti. - Lettura dei disegni più comuni. - Esercizi al banco di taglio, limatura e finitura di placche, barre, ecc. - Chiodatura e rivettatura. - Cerniere, squadre, filettature. - Esercizi in barre di ferro alla forgia (appuntire, spianare, allargare, allungare, piccole riparazioni). - Esercizi al trapano a mano e a motore.

PROGRAMMA DI CONTABILITÀ DOMESTICA E COMMERCIALE.

Cenni sulle voci: aziende, patrimonio, amministrazione (persone, funzioni, fatti amministrativi) beni mobili ed immobili, debiti e crediti, spese e rendite, valute e cambi. - Idem sul commercio, istituzioni commerciali, banche e società commerciali. - Idem sui documenti più comuni: fondi pubblici e privati, listino cambi, fattura, nota di commissione, polizza, ricevuta, cambiale, assegno, vaglia, distinta di pagamento, nota di sconto, conto corrente. - Esercizi pratici di contabilità a scrittura semplice di azienda domestica-patrimoniale. - Preliminari. - Inventario. - Entrate e spese. - Bilancio. - Preventivo - Libri di registrazione. - Esercizi pratici sui documenti più comuni.

  1. Mem. Biogr., Vol. I, p. 124 seg.
  2. LEMOYNE, Vita di S. Giov. Bosco, Vol. II, p. 582.
  3. Meni. Biogr., Vol. V, p. 388 389.
  4. Mem. Biogr., Vol. V, p. 394.
  5. Mem. Biogr., Vol. I, p. 453.
  6. Mem. Biogr., Vol. VI, p. 109.
  7. Meni. Biogr., Vol. V, p. 397.
  8. Mem. Biogr., Vol. V, p. 399 400.
  9. Meni. Biogr., Vol. V, p. 404.
  10. Mem. Biogr., Vol. V, p. 393.
  11. Mem. Biogr., Vol. IV, p. 493 494.
  12. Meni. Biogr., Vol. VI, p. 467.
  13. Mem. Biogr., Vol. VI, p. 468 seg.
  14. Meni. Biogr., Vol. XIV, p. 43.
  15. Mem. Biogr., Vol. XIV, p. 44.
  16. Meni. Biogr., Vol. XIV, p. 45.
  17. Mem. Biogr., Vol. XIV, p. 45.
  18. Mem. Biogr., Vol. XIV, p. 45.
  19. Meni. Biogr., Vol. III, p. 7.
  20. Mem. Biogr., Vol. III, p. 16.
  21. Mem. Biogr., Vol. III, p. 18.
  22. Meni. Biogr., Vol. III, p. 18.
  23. Meni. Biogr., Vol. I, p. 302.
  24. Mem. Biogr., Vol. I, p. 287.
  25. Mem. Biogr., Vol. V, p. 399.
  26. DON ALBERA, Circ. p. 489.
  27. Mem. Biogr., Vol. V, p. 705.
  28. Meni. Biogr., Vol. VIII, p. 237
  29. Mem. Biogr., Vol. VIII, p. 239
  30. Mem. Biogr., Vol. V, p. 405.
  31. Mem. Biogr., Vol. V, p. 405.
  32. Mem. Biogr., Vol. IV, p. 589.
  33. Mem. Biogr., Vol. IV, p. 590.
  34. Mem. Biogr., Vol. VIII, p. 55.
  35. Mem. Biogr., Vol. VIII, p. 835
  36. Mem. Biogr., Vol. VIII, p. 996
  37. Meni. Biogr., Vol. VIII, p. 996
  38. Mem. Biogr., Vol. V, p. 710.
  39. Meni. Biogr., Vol. VII, p. 182 183.
  40. Mem. Biogr., Vol. VII, p. 828 829.
  41. Meni. Biogr., Vol. VII, p. 832.
  42. Mem. Biogr., Vol. IX, p. 69.
  43. Meni. Biogr., Vol. VII, p. 833.
  44. Meni. Biogr., Vol. V, p. 396.
  45. Mem. Biogr., Vol. VIII, p. 1021.
  46. LEMOYNE, Vita di S. Giov. Bosco, Vol. II, p. 590.
  47. Mem. Biogr., Vol. I, p. 460.
  48. Costituz., Proemio, p. 21-22.
  49. Mem. Biogr., Vol. VI, p. 1059.
  50. Don RUA, Circ., p. 159.
  51. Don AMADEI, Vita, Vol. I, p. 623.
  52. Don AMADEI, Vita, Vol. II, p. 319.
  53. Don AMADEI, Vita, Vol. II, p. 319.
  54. Don AMADEI, Vita, Vol. II, p. 321.
  55. Don AMADEI, Vita, Vol. II, p. 322.
  56. Don AMADEI, Vita, Vol. I, p. 630.
  57. DON AMADEI, Vita, Vol. I, p. 630.
  58. DON AMADEI, Vita, VOI. I, p. 625.
  59. DON RITA, Circ., p. 496.
  60. DON RITA, Giro., p. 299.
  61. DON ,RITA, Giro., p. 299.
  62. DON AMADEI, Vita, Vol. II, p. 196.
  63. DOn AMADEI, Vita, Vol. II, p. 659.
  64. DON AMADEI, Vita, Vol. II, p. 196.
  65. DON AMADEI, Vita, Vol. II, p. 197.
  66. DON AMADEI, Vita, Vol. II, p. 198.
  67. DON RUA, Circ., p. 199-200.
  68. DON RUA, Circ., p. 282.
  69. DON RUA, Circ., p. 117-118.
  70. DON RUA, Circ., p. 158.
  71. DON RUA, Giro., p. 159-160.
  72. Don AMADEI, Vita, Vol. I,p. 630.
  73. DoN AMADEI, Vita, Vol. II,p. 321.
  74. DON AMADEI, Vita, Vol. II,p. 321.
  75. DON RUA, Circ., p. 394-395.
  76. DON RUA, Giro., p. 158.
  77. DON RUA, Circ., p. 264-265.
  78. DON RUA, Circ., p. 165.
  79. DON RUA, Giro., p. 458-459.
  80. DON RUA, Circ., p. 337.
  81. DON RUA, Giro. p. 428.
  82. DON RUA, Circ., p. 428.
  83. DON RUA, Circ., p. 428.
  84. DON RUA, Circ., p. 265.
  85. DON RUA, Circ. p. 94.
  86. DON RUA, Circ., p. 94.
  87. DON RUA; Circ., p. 438.
  88. DON RUA, Circ., p. 33-34.
  89. DON AMADEI, Vita, Vol. II,p. 323.
  90. DON RUA, Giro., p. 496497.
  91. DON AMADEI, Vita, Vol. I,p. 624.
  92. DON AMADEI, Vita, Vol. I,p. 623.
  93. DON AMADEI, Vita, Vol. II,p. 316.
  94. DON AMADEI, Vita, Vol. I,p. 421.
  95. DON AMADEI, Vita, Vol II,p. 317.
  96. DON AMADEI, Vita, Vol. II,p. 317.
  97. DON AMADEI, Vita, Vol. I,p. 624.
  98. DON AMADEI, Vita, Vol. II,p. 323.
  99. DON RUA, Circ., p. 164.
  100. DON RUA, Circ., p. 483.
  101. DON RUA, Giro., p. 164.
  102. DON AMADEI, Vita, Vol. III,p. 599.
  103. Atti del Cap. p. 187.
  104. DON ALBERA, Giro., p. 124.
  105. DON ALBERA, Giro., p. 125.
  106. DON ALBERA, Circ., p. 111.
  107. DON ALBERA, Giro., p. 126.
  108. DON ALBERA, Circ., p. 127.
  109. DON ALBERA, Circ., p. 127 e seg.
  110. Deliberazioni, p. 510.
  111. DON ALBERA, Manuale del Dirett. Prefazione.
  112. DON ALBERA, Manuale del Dirett., p. 339-340.
  113. Atti del Capitolo, p. 194= 196.
  114. DON ALBERA, Circ., p. 301.
  115. DON ALBERA, Circ., p. 303.
  116. Atti del Capit., p. 633.
  117. Atti del Capit., p. 633.
  118. DON ALBERA, Circ., p. 465466.
  119. DON ALBERA, Gira., p. 477.
  120. DON ALBERA, Circ., p. 472.
  121. DON ALBERA, Giro., p. 461.
  122. DON ALBERA, Ciro., p. 463464.
  123. Atti del Capii., p. 633.
  124. Atti del Capit., p. 633.
  125. Atti del Capii., p. 476.
  126. Atti del Capii., p. 633.
  127. Atti del Capit., p. 75.
  128. Atti del Capit., p. 294.
  129. Atti del Capit., p. 372.
  130. Atti del Capit., p. 415.
  131. Atti del Capii., p. 473
  132. TERRONE, Il Salesiano, Vol. II, e. 2, app.
  133. Atti del Capii., p. 688 e seg.
  134. Atti del Capit.,.p.572 e seg.
  135. Atti del Capit., p. 483.
  136. DON ALBERA, Giro., p. 442.

INDICE ALFABETICO
Accettazione (Norme sull´) .....................................  pag. 110
Agricoltori per le Missioni (Vocazioni missionarie) ...  » 87
Aiuti soprannaturali — I frutti della preghiera ............  » 16
Albera (Don) promotore di vocazioni ...........................  » 69
Amare la vocazione (Far) ..............................................  » 30
Apostolo anche da seminarista (D. Bosco) ................  » 11
Apostolo delle vocazioni (S. Giov. Bosco) .................  »    9
Artigiani (Coltivare le vocazioni fra gli) .......................  » 57
Aspirandato (L´) .............................................................  » 124
Aspiranti al Sacerdozio. Programma, orarii ..............  » 135
Aspiranti agricoltori. Condizione d´accettazione, orarii  » 144
Aspiranti artigiani. Condizione d´accettazione, orarii  » 139
Aspiranti coadiutori catechisti. Condizione d´accettazione, orarii — Programma teoretico pratico        » 148
Aspiranti (Gli) .................................................................  » 102
Aspiranti missionari ......................................................  » 102
Base delle vocazioni (La): la frequenza ai Santi Sacramenti; l´istruzione; l´invocare l´aiuto di Dio       »            17
Benediciamo il Signore .................................................  » 89
Carità (L´ambiente della) ...............................................  »  18
Case speciali pel fomento delle vocazioni .................  » 97
Castighi dell´infedeltà alla vocazione (D. Bosco ricorda i) . .              »         43
Circolare sulle vocazioni (La) ......................................  »  74
Coadiutori (Per le vocazioni tra i). Simpatico convegno . . .    »         87
Coercizioni (Non) ...........................................................  »  72
Coltivare le vocazioni fra gli artigiani ..........................  »  57
Coltura delle vocazioni (Tre raccomandazioni di Don Rinaldi per la) » 88
Confessori (I)   .................................................................. » 19
Conoscere la vocazione (Aiutare a)                               » 23
Convegni dell´anno 1926 (I grandi) .............................  » 86
Difficoltà .........................................................................  » 105
Dimissioni ......................................................................  » 123
Direttore (Il manuale del) ...............................................  » 71
Direttori (Ai)                                                                        » 52
Direzione (Unità di) ........................................................  »  19
Dubbiosi nella vocazione (Don Bosco e i) .................  » 41
Famigli (Coltivare le vocazioni tra i) .............................  » 58
Fedeltà alla vocazione (Don Rua per la) ....................  » 64
Figli di Maria (I) ........................................................  » 98-133
                                                     Formazione completa   » 81
Formazione propriamente detta .................................  » 118
Frutti della preghiera (I) .................................................  »  16
Giubileo (Il) delle Missioni - Fervore di opere ............  » 85
Giudizio del confessore (Il)   »........................................... 34
Giudizio (Il) di Don Albera su Don Bosco e Don Rua come apo‑
stoli delle vocazioni ...................................................  »  69
Giudizio personale (Non pretendere assoluta soggezione al proprio) » 27
Grido (Il) di Don Rua: Coltivate le vocazioni ..............  » 47
Gratitudine (Viva) al Signore - Crescente movimento per le vocazioni » 84
Guida (La) ........................................................................  » 22
Importanza delle vocazioni ...........................................  »    4
In cerca di vocazioni (D. Bosco) ..................................  »  11
Infedeltà alla vocazione (D. Bosco ricorda i castighi dell´) . .              » ´43
Impresa più utile e santa (L´) ........................................  » 48´
Iscuotere i pigri ed indolenti (Per) ................................  » 55
Latino (Lo studio del) ......................................................  » 62
Libertà dei candidati (Rispettare la) .............................  » 31
Manuale del Direttore (Il) ...............................................  » 71
Mezzi per coltivare con frutto le vocazioni ..................  » 59
Mezzi per conservare le vocazioni (D. Bosco insegna i) . . .  » 40
Mezzi per suscitare e coltivare le vocazioni ..............  »  17
Missione di D. Bosco e de´ suoi figli (La) ...................  »    9
Motivazione .....................................................................  »    3
Norme di D. Bosco ai giovani per scoprire e coltivare la vocazione » 34
Noviziato (Ammissione al) ..........................................  » 126
Opera dell´uomo (Nella vocazione ha parte anche 1´)  » 49
Oratori festivi (Le vocazioni negli) ...............................  »  58
                                                 Ordinamenti scolastici   » 108
Ostacolare la vocazione dei giovanetti (Non) ............  » 32
Papa (Il) si rallegra con Don Rinaldi per il gran numero di voca‑
zioni salesiane ...........................................................  »  83
Parere dei Superiori (Il) ..................................................  » 34
Parlarne per tempo. Farle fiorire dappertutto .............  » 28
Pietà ................................................................................  » 114
Preghiera (La) ..................................................................  » 20
Prova dei fatti (La). Generosità e costanza di D. Bosco . .  » 12
Provare le vocazioni .......................................................  » 24
Questione finanziaria e le vocazioni (La). Don Bosco precursore    »         38
Riepilogo: In che consiste la vocazione. Si devono coltivare da tutti
e dappertutto. Come coltivarle? ...........................  pag. 91
Rinaldi (Don) ...................................................................  » 81
Rua (Don) agli Ispettori. La principale sollecitudine . . .  » 50
Rua (Il grido di Don). Coltivate le vocazioni ...............  » 47
Rua (La voce di D. Bosco Santo si perpetua in Don) . . .  » 47
Rua (Don) zela le vocazioni fino al termine della sua vita . .             »         65
Salesiani (A tutti i) ......................................................  . »    54
Segni classici della vocazione (I) ................................  »  24
Scelta (Libera) .............................................................  • »     72
Sguardo del Padre (Lo). La partè più nobile dell´apostolato di Don
Bosco Santo ................................................................  » 52
Sogno di Don Bosco caratteristico per la formazione dei Confratelli          .
(Don Rinaldi presenta un) ........................................  » 86
                                         Sollecitudine (La principale)   » 50
Spirito della Chiesa (Don Bosco possedeva lo) ........  » 72
Spirito di fede di Don Bosco nell´apostolato per le vocazioni (Lo) » 37
Timor di Dio (Il) ................................................................  » 34
Unità di direzione   »............................................................ 19
Tesoro inestimabile (Un) ...............................................  »     4
Vacanze .........................................................................  » 114
Vicario di G. C. (La voce del) .........................................  » 90
Vocazioni (Le) .................................................................  »     3
Vocazioni missionarie (Don Albera per le) .................  » 73
Vocazioni negli Oratori festivi (Le) ...............................  » 58
Vocazioni numerose. Formazione completa .............  » 81
Voce di Don Bosco . Santo si perpetua in Don Rua (La) . . . » 47
Zelo di D. Bosco (Irradiazione dello) ...........................  »  15
Zelo di Don Rua per le vocazioni ................................  » 65
Zelo di D. Albera per le vocazioni ...............................  » 69
Zelo di Don Rinaldi ed una lieta constatazione (Lo)    » 82