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Lettere di Don Filippo Rinaldi Rettor Maggiore 1924-1926

COMUNICAZIONI E NOTE.

I.
Regolamenti della Società Salesiana.
REGOLAMENTO PER LE CASE.

PARTE PRIMA (1,`
VITA RELIGIOSA
(Costituzioni art. I, 200, 201).

SEZIONE PRIMA
Vita comune.
(Costituzioni art. 12, 13, 33).
CAPO I.
Vita esteriore.
(Cost. art. 12, 13, 14, 15, 16, 32, 33, 187, 188, 197, 198, 199).


1. — Ogni socio osservi esattamente l´orario della Casa in cui si trova e dell´ufficio che gli è assegnato. Uno speciale incaricato (che d´ordinario sarà il portinaio) dia con la campana i segnali per le diverse occupazioni della giornata; e vi sia chi svegli coloro che debbono alzarsi prima della levata comune.
(i) In testa alle singole parti, sezioni e capi sono citati gli articoli delle Costituzioni ed i libri ove si contengono disposizioni analoghe.

  1. — Il vitto ordinario sarà a colazione caffè e latte; a pranzo e a cena, minestra, pane, vino (od altra bevanda del genere), più a pranzo due pietanze (di cui una di carne) e frutta o formaggio, e a cena una pietanza e frutta o formaggio. Il pane e la minestra siano a discrezione dei soci; le altre cose vengano distribuite a porzioni individuali, il vino (o altra bevanda) in misura discreta. La qualità e quantità dei cibi sia eguale per tutti, tranne il caso d´indisposizione o malattia. ,E però in facoltà degl´Ispettori d´introdurre nell´ordinario suddetto, previa intesa col Rettor Maggiore, le modificazioni richieste dai luoghi e dai tempi.
  2. Si aggiunga per tutti una pietanza o un dolce al vitto ordinario nelle seguenti feste e ricorrenze: Immacolata Concezione, Natale, San Francesco di Sales, S. Giuseppe, Pasqua, Pentecoste, Maria Ausiliatrice, S. Luigi Gonzaga, S. Cuore di Gesti, Assunzione di M. V.; festa. del Patrono della Casa; chiusura degli Esercizi spirituali; onomastico del Rettor Maggiore; onomastico dell´Ispettore nella Casa Ispettoriale, di ciascun Direttore nella propria Casa; ultimo giorno di Carnovale.
  3. Quando sono invitate persone degne di riguardo si può ancor aumentare l´ordinario secondo gli usi locali, sempre però nei limiti della povertà religiosa. Per tali invitati vi sia il piatto di servizio, cui parteciperanno anche l´Ispettore e il Direttore della Casa.

Solo il Direttore, o chi per esso, può fare inviti a pranzo.

  1. — È vietato far uso di cibi o bevande fuori pasto, salvo prescrizione medica, ed è sempre vietato tenerne nella propria camera.
  2. — La biancheria sia conservata in comune, e contrassegnata con le cifre S. F. (San Francesco); quella d´uso personale e gli abiti, portino il nome del socio a cui appartengono. Il corredo personale verrà determinato da ciascun Ispettore secondo gli usi e le esigenze della propria Ispettoria.
  3. --- Ognuno da sè tenga in ordine ed assetto la persona e la camera. Il Direttore della Casa e coloro a cui sarà concesso per ragioni d´ufficio o d´infermità, potranno avere qualcuno incaricato della pulizia e assettamento della loro camera.
  4. -- Ai soci che non possono prendere parte alle passeggiate degli alunni è concesso, d´intesa col Direttore, di uscire a passeggio una volta alla settimana, in via ordinaria per la durata di due o tre ore circa; ma nessuno, per quanto è possibile, esca da solo. Per ogni altra uscita si richiede una ragione speciale e il permesso del Direttore.
  5. Non si permettono ai soci vacanze propriamente dette, nè viaggi dì´ piacere. E però in facoltà dell´Ispettore di concedere qualche giorno di riposo, da passarsi in altra Casa Salesiana adatta da lui designata, a quei confratelli che, a suo giudizio, ne abbiano bisogno.
  6. — Il solo Ispettore ha facoltà di permettere ai soci di andare in famiglia, ma solo per gravi esigenze della medesima; e la permanenza non dovrà eccedere i quindici giorni.
  7. -- È vietato mettersi a letto dopo pranzo, salvo ragioni di salute.
  8. — È vietato in modo assoluto  il fumare. Il fiutare tabacco è tollerato, nei limiti da stabilirsi dal Superiore secondo il consiglio del medico.
  9. Sono vietati i giuochi delle carte.
  10. Le persone estranee all´Istituto, specialmente se di altro sesso, vengano di regola trattenute in parlatorio; se la necessità o la convenienza esige che siano introdotte nell´interno, siano accompagnate da qualcuno della casa.

15.—Ciascuna Ispettoria ha il proprio Costumiere, cioè l´insieme delle disposizioni ad essa peculiari, stabilite direttamente dal Consiglio Ispettoriale, udito il parere dei Direttori, e approvate dal Rettor Maggiore.
Queste disposizioni riguardano specialmente l´ordinamento delle Case, la foggia e l´uso degli abiti, il corredo personale, il vitto comune (salvo quanto è prescritto all´art. 2), e quegli altri particolari provvedimenti che siano resi necessari dalle esigenze locali.

CAPO II.

Vita spirituale e Pratiche di pietà.
(Cost. ´art. 13," 14, 15, 195; tutto il crepo XII. — Libro delle « Pratiche di pietà in uso nelle Case Salesiane », ediz. 1921).
16. — I soci compiano in comune tutte le pratiche di pietà prescritte, nè se ne dispensino mai senza un esplicito permesso del Superiore. In ciò si segua fedelmente il manuale intitolato Pratiche di pietà in uso nelle Case Salesiane, edito per ordine del Rettor Maggiore, al quale soltanto è riservata ogni modificazione in proposito
17. Alla levata lo svegliatore o l´assistente -- stente dica ad alta voce: Benedicamus Domino; e tutti rispondano: Deo gratias. Poi ognuno faccia in privato il segno della Croce, offra il` suo cuore a Dio dicendo: « Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l´anima mia », e si vesta con tutta modestia.
Le altre pratiche giornaliere sono: le preghiere del mattino e della sera, il Rosario, le preghiere prima e dopo la scuola, il lavoro o lo studio, il cibo; la meditazione, la S. Messa, la lettura spirituale.

  1. Si leggano a mensa: i Decreti della S. Sede che ci riguardano, le Costituzioni, i Regolamenti, gli Atti del Capitolo Superiore, le Lettere edificanti, il Bollettino Salesiano, le biografie di Don Bosco, di Salesiani defunti, di Santi o di altre persone che si siano segnalate nella Chiesa per virtù e meriti non comuni, specialmente se missionari ed educatori della gioventù. La lettura duri per un tempo notevole del pranzo e della cena, cominciando sempre con dieci versetti circa della S. Scrittura, e terminando a pranzo col Martírologio, e a cena col Necrologio Salesiano, seguiti dal Tu autem Domine, miserere nobis.
  2. Nelle domeniche e feste di precetto i soci intervengano anche alla seconda Messa con spiegazione del Vangelo, e at Vespro con predica e benedizione.
  3. Ogni mese si faccia l´Esercizio della Buona Morte; il pio esercizio del Primo Venerdì in onore del S. Cuore di Gesù; la commemorazione di Maria SS. Ausiliatrice il giorno 24.

In occasione dell´Esercizio della Buona Morte si procuri un confessore straordinario; e ciascuno si scelga un Santo protettore per il mese.

  1. Le pratiche annuali sono: gli Esercizi spirituali; la rinnovazione dei voti religiosi; la recita del Rosario intiero nella sera precedente la Commemorazione dei Defunti; il canto del Te Deum nell´ultimo o nel primo giorno dell´anno, secondo le prescrizioni dell´Ordinario del luogo; la rinnovazione solenne dei voti battesimali il giorno dell´anno.
  2. — Vi sono poi le pratiche proprie della vita di collegio, cioè: il triduo d´apertura dell´anno scolastico; la Via Crucis nei venerdì della Quaresima; le funzioni della Settimana Santa; il fioretto giornaliero nei mesi di Maria Ausiliatrice e di S. Giuseppe, e nelle novene del Natale e dell´Immacolata; le Sei Domeniche in preparazione alla festa di S. Luigi Gonzaga.

SEZIONE SECONDA
Dei Voti e delle Virtù religiose.
(Costituzioni art. 12, 20, 21, 32, 34, Iso, 157 (II), 159, 186, 195,
CAPO I.
Della povertà ed economia.
(Cost. art. 12, 17, 18, 19, 22 e tutto il capo III).

  1. Per regola generale non si conservi dalla Società alcun possesso di beni stabili all´infuori delle case d´abitazione e loro dipendenze, e dei terreni per le scuole agricole.
  2. Del testa merito prescritto dall´art. 26 delle Costituzioni si facciano due copie, da tenersi rispettivamente dal socio e dal suo Ispettore.
  3. Ciascun socio, sopratutto se dovesse andare all´estero, passi procura legale subdelegabile per l´amministrazione delle proprie sostanze a persona scelta d´accordo coi Superiori.
  4. — Se un socio, per eredità o in altro modo, viene in possesso di sostanze di qualche rilievo, ne informi tosto l´Ispettore.
  5. Il socio cambiando casa può portar seco quei libri che a giudizio del Superiore gli occorrono strettamente per gli studi, per la scuola, e per il sacro ministero.
  6. Ognuno restituisca scrupolosamente i libri che riceve in prestito dalla Biblioteca della Casa, non appena ha terminato di consultarli o viene destinato ad altra Casa.
  7. Sono vietati, fuorchè per la chiesa, tutti gli oggetti di metallo prezioso o comunque di lusso ; e quelli che sanno di vanità secolaresca.
  8. Non si spediscano lettere, pacchi o altro per posta o per ferrovia senza bisogno; e ogni volta che si può farlo senza inconvenienti, si riuniscano in una stessa busta le lettere aventi una stessa destinazione.
  9. Non si viaggi che per necessità e nel modo più economico, approfittando sempre delle riduzioni permanenti od occasionali. Il denaro che si riceve per il viaggio non si spenda in altro; al ritorno (o all´arrivo, se si tratta di trasloco) il socio renda conto delle spese fatte, e consegni il denaro avanzato.
  10. Pur tenendo i lumi accesi ovunque son necessari per la sorveglianza e per evitare disgrazie o altri inconvenienti, come nei dormitorii, nei corridoi, per le scale, ecc., si vegli attentamente a non fare spreco di luce.
  11. Qualora si renda necessario, la casa abbia un locale per i materiali vecchi e nuovi da costruzione, i mobili fuori uso, gli utensili, é simili.
  12. Quanto agli abiti da uscita degli alunni (che non dovranno mai essere molto costosi) si procuri quell´uniformità che è possibile nei collegi di pari condizione, anche per evitare spese ai parenti nel caso di passaggio da un collegio a un altro. Per la necessaria distinzione può bastare la cifri e il berretto.
  13. I danni cagionati dagli alunni siano addebitati a chi n´è l´autore, o, se questo non si conosce, in parti eguali a tutti gli alunni. Per evi. tare tali danni si adottino gli opportuni provvedimenti quanto al genere dei giuochi e alla maniera di giuocare.

CAPO II.
Della castità.
(Costituzioni art. 12; Capo IV).

  1. E vietato ammettere alla mensa comune persone d´altro sesso,introdurle nei dormitorii e nelle camere da, letto, impiegarle nelle infermerie. È lecito servirsi di Suore per la cucina, lavanderia e guardaroba, ma con le precauzioni e divisioni prescritte, e sempre d´intesa coll´Ispettore.

37.— In scuola, in studio, in ricreazione, il maestro o l´assistente non permetta agli alunni di accostarglisi troppo, non li tenga per mano, non li accarezzi; non si trattenga da solo a solo con alcuno di essi in luogo chiuso o appartato, nemmeno per le necessarie correzioni o avvisi; non li lasci entrare nella propria camera o cella, nè lui presente, nè lui assente.

  1. È vietato, entrare nei dormitorii e nelle camere o celle altrui, e trattenersi accanto a chi è in letto, se non per necessità o per dovere.
  2. I parlatorii e gli uffici, in cui si ricevono persone esterne o alunni interni, abbiano uscio o porta a vetrate, per modo che siano visibili dal di fuori.
  3. —. Non si permetta di andare a passare il tempo delle vacanze in casa dei parenti.
  4. -- Non si permetta, senza necessità,  di uscir di casa, di far visite ai parenti o amici, di accettare inviti a refezioni o a festini, di recarsi a fiere, mercati o trattenimenti profani.

Durante i viaggi non si vada ad alberghi, eccettochè non si possa convenientemente fare in altro modo.

  1. — Tranne il caso di necessità riconosciuta dal Direttore, è vietata a tutti indistintamente la lettura di ogni libro o scritto frivolo, sentimentale, romanzesco, non esclusi certi classici in edizioni non purgate.

CAPO III.
Dell´obbedienza.
(Cost. art. 12, 23; tutto il Capo V; art. 49, 52, 53, 189).

  1. Quando si ricede l´ordine di aiutar casa o ufficio, si obbedisca senza alcun indugio, se non vi sono motivi che lo giustifichino.
  2. Il rendiconto prescritto dall´art. 48 delle ,Costituzioni sia fatto di regola in occasione dell´Esercizio di Buona Morte. ,

45.— Le pubblicazioni dei soci salesiani devono sempre essere presentate ai revisori stabiliti dagli Ispettori, non esclusi neppure gli articoli per giornali, periodici o riviste.´ Alla revisione ecclesiastica, quando dai Sacri Canoni è richiesta, si faccia sempre precedere quella dei revisori della "Società. Queste regole valgono pure per le pubblicazioni di autori estranei, affidate alle nostre tipografie. È vietata ogni pubblicazione d´ indole politica.

  1. Per qualunque bisogno, sia di vestiario, libri, cancelleria, come di vitto speciale, medicine o simili, nessuno si rivolga ad altri che al Superiore incaricato.
  2. -- Qualsiasi domanda alle Congregazioni Romane si faccia esclusivamente per il -tramite del Capitolo Superiore.

SEZIONE TERZA
Disposizioni particolari.
CAPO I.
Per i Sacerdoti.
(Costituzioni art. 8, 12, 17, 151, 152, 153 (2a parte), 168, 198).

  1. I sacerdoti si preparino con lo studio al ministero delle confessioni e della predicazione; e intervengano regolarmente ogni mese alla soluzione del caso di morale e di liturgia. Ma all´esame presso la Curia Diocesana per l´abilitazione al ministero delle confessioni non si presentino che dopo due anni dall´ordinazione sacerdotale.
  2. —Nella predicazione si seguano le norme contenute nel Codice di Di-´ ritto Canonico e nelle Istruzioni della S. Sede.
  3. Ogni casa abbia una proporzionata biblioteca adatta per i sacerdoti e i chierici, un numero sufficiente di copie Bibbia e del Catechismo ad Parochos, e qualche periodico ecclesiastico in cui vengano pubblicati i Decreti, e le decisioni delle Congregazioni Romane.

.
CAPO II.
Per i Chierici.
(Costituzioni art. 2, 12, 17, 73, 78, 87, 164, 165, 166, 169, 177, 184).

  1. — È prescritto pei chierici un triennio di tirocinio pratico, avente per fine d´informarli ed educarli allo spirito salesiano e all´apprendimento del sistema preventivo, base della nostra pedagogia.
  2. Il solo Rettor Maggiore, in casi eccezionali, può, dispensare da questa prova.
  3. -- Durante questo tempo i confratelli pongano ogni cura e rivolgano tutta la loro attività ad acquistare la cognizione pratica della nostra vita, sotto la vigile e amorevole assistenza del Direttore e degli altri Superiori. Questi si adopreranno ad ammaestrarli con l´esempio e col ricordare e spiegare opportunamente ì principii del sistema preventivo con la vita e l´esempio di D. Bosco e la sana tradizione dei nostri maggiori.
  4. - In tale periodo abbiano uno speciale assistente, che di regola sarà il Catechista. Abbiano una sala di studio comune e possibilmente sia quella stessa degli allievi.
  5. - Di regola i chierici fanno questo periodo di prova dopo il corso filosofico e prima degli studi teologici.

56.- Devono quindi, con opportune letture ed esercizi, mantener vivo il frutto degli studi e completare la loro coltura in preparazione agli studi ecclesiastici, seguendo le direttive e le norme che verranno stabilite e comunicate dal Consigliere scolastico generale. Alla fine d´ogni anno dovranno render conto della loro applicazione secondo le norme stabilite.

  1. Abbiano una lezione settimanale sul Nuovo Testamento, tenuta possibilmente dal Direttore, nella quale reciteranno ogni volta circa dieci versetti a memoria. Vengano istruiti nelle regole di buona creanza ed esercitati nel canto ecclesiastico é nelle sacre cerimonie, facendoli per turno partecipare alle sacre funzioni.

CAPO III.
Per i Coadiutori.
(Costituzioni art. 12, 79, 87, 152, 172, 178, 184, 199).

  1. -- Si provveda alla cultura religiosa dei coadiutori con apposite istruzioni settimanali.
  2. - Nella biblioteca vi siano anche opere adatte, di cui i coadiutori possano approfittare per loro istruzione é svago.
  3. - E prescritto per i coadiutori artigiani, dopo la prima professione, un corso di perfezionamento della durata di due anni, avente lo scopo di completare la loro formazione professionale; e le Ispettorie abbiano possibilmente a tal uopo una Casa apposita, nel cui governo e andamento si seguirà il Regolamento generale per le Case, ispirandosi anche a quanto è detto sopra all´art. 53. Il programma del corso verrà compilato dal Consigliere Professionale Generale.
  4. - I coadiutori siano seriamente istruiti ed esercitati a lavorare negli Oratorii Festivi.

CAPO IV.
Per i Missionari.
(Costituzioni art. 7).

  1. -- La cura delle Missioni è affidata a uno del Capitolo Superiore a ciò delegato dal Rettor Maggiore.
  2. - In attesa della partenza i nuovi missionari si raccolgano nella Casa destinata dai Superiori, e quivi attendano alla necessaria preparazione. ,
  3. - Nei loro viaggi apostolici i´ missionari ´Siano sempre accompagnati da un socio ò almeno da un cooperatore o ex-allievo; e tra un viaggio e l´altro, tornando alla vita di comunità, facciano possibilmente un breve ritiro per ritemprarsi nel fervore e nello spirito religioso.
  4. - Gl´Ispettori possono per gravi ragioni concedere ai missionari il rimpatrio temporaneo; questo però non oltrepassi i quattro mesi, e il soggiorno in famiglia non duri più di un mese.
  5. - Il missionario che rimpatria sia munito dal proprio Ispettore del denaro occorrente, e d´una lettera di accompagnamento indicante il motivo e la durata del rimpatriò, nonchè le eventuali incombenze di cui fosse incaricato.

67.- In via ordinaria egli si recherà, prima che altrove, direttamente alla Casa-Madre in Torino, per presentarsi al Rettor Maggiore e ai Superiori.
Nominatamente si presenterà al Prefetto Generale, al quale è affidata la cura dei Missionari durante la loro assenza dalla Missione, per consegnargli le lettere del proprio Ispettore, mettersi alla dipendenza di lui, prendere accordi con lui per le visite e gli ulteriori viaggi che dovesse fare e per il ritorno, tenendolo anche informato del cambio eventuale di dimora.
68. - Converrà inoltre ch´egli affidi alla custodia dell´Economo Generale il danaro avuto dal proprio Superiore, quello per il ritorno, e anche ogni oggetto di speciale valore; e che col medesimo s´intenda per le spese e gli acquisti che dovesse fare.
69. - Ritornato poi alla propria Missione, ne dia tosto avviso ai Superiori e ai parenti per loro tranquillità.
Si crede opportuno riportare qui i RICORDI dati da D. Bosco ai primi Missionari.
1. Cercate anime, ma non danari, nè onori, nè dignità.

  1. Usate carità e somma cortesia con tutti; ma fuggite le conversazioni e la famigliarità colle persone di altro sesso o di sospetta condotta.
  2. Non fate visite se non per motivi di carità e di necessità.
  3. Non accettate mai inviti di pranzo se non per gravissime ragioni. In questi casi procurate di essere in due.
  4. Prendete cura speciale degli ammalati, dei fanciulli, dei vecchi e dei poveri, e guadagnerete la benedizione di Dio e la benevolenza degli uomini.
  5. Rendete ossequio a tutte le Autorità Civili, Religiose, Municipali e Governative.
  6. Incontrando persona autorevole per via, datevi premura di salutarla ossequiosamente.
  7. Fate lo stesso verso le persone Ecclesiastiche o aggregate ad Istituti. Religiosi.

9.. Fuggite l´ozio e le questioni. Gran sobrietà nei cibi, nelle bevande e nel riposo.
io. Amate, temete, rispettate gli altri Ordini Religiosi, e parlatene sempre bene. É questo il mezzo di farvi stimare da tutti e promuovere il bene della Congregazione.
r I. Abbiatevi cura della sanità. Lavorate, ma solo quanto le proprie forze comportano.

  1. Fate che il mondo conosca che siete poveri negli abiti, nel vitto, nelle abitazioni, e voi sarete ricchi in faccia a Dio e diverrete padroni del cuore degli uomini´.
  2. Fra di voi amatevi, consigliatevi, correggetevi, ma non portatevi mai nè invidia, nè rancore, anzi il bene di uno sia il bene di tutti; le pene e le sofferenze di uno siano considerate come pene e sofferenze di tutti, e ciascuno studi di allontanarle o almeno mitigarle.
  3. Osservate le vostre Regole, nè mai dimenticate l´ Esercizio mensile della buona morte.
  4. Ogni mattino raccomandate a Dio le occupazioni della giornata, nominatamente le Confessioni, le Scuole, i Catechismi, e le Prediche.
  5. Raccomandate costantemente la divozione a Maria Ausiliatrice ed a Gesù Sacramentato.
  6. Ai giovanetti raccomandate la frequente Confessione e Comunione.

18. Per coltivare le vocazioni Ecclesiastiche insinuate: ro Amore alla castità; 2. Orrore al vizio opposto; 3° Separazione dai discoli; 4° Comunione frequente; 5° Usate coi giovani carità, amorevolezza e benevolenza speciale.
19. Nelle relazioni, nelle .cose contenziose prima di giudicare si ascoltino ambe le parti.
20. Nelle fatiche e nei patimenti non si dimentichi che abbiamo un gran premio preparato in Cielo.
Amen.

CAPO V.
Per i Confratelli fuori della propria
Casa o trasferiti.
70. - Ogni socio che debba andare temporaneamente in altra Casa, porti seco quanto gli può occorrere di biancheria e vestiario, e venga provvisto del danaro per il viaggio con quel soprappiù che gli potrà occorrere, e di una lettera d´accompagnamento del Direttore, munita del bollo della Casa, e indicante, la ragione del viaggio e la durata del soggiorno.
I sacerdoti portino sempre seco anche il Celebret.

  1. Giunto a destinazione, il socio presenti al Direttore o al Prefetto la lettera di accompagnamento, ponendosi con tale atto alla loro dipendenza per tutto il tempo che trascorrerà in quella Casa.
  2. Se la dimora è prolungata, la Casa a cui il socio appartiene rimborserà ogni spesa a quella che l´ha ospitato. E vietato però al socio di fare in tal tempo spese di rilievo, viaggi, o altre cose importanti, senza l´autorizzazione scritta del suo Direttore.

Quando un socio è destinato a un´altra Casa, il Direttore o il. Prefetto si accerti personalmente che all´atto della partenza egli sia provvisto del corredo prescritto dall´articolo 6 e dei libri consentiti dall´art. 27. La Casa di destinazione rimborserà la spesa del, viaggio.

CAPO VI.
Per i Confratelli in servizio militare.

  1. Al confratello che deve andare sotto le armi si procuri la comodità di fare prima qualche giorno di ritiro spirituale.
  2. Anche durante il servizio militare egli è tenuto a osservare, per quanto gli è moralmente possibile, le Costituzioni; per ogni necessità si rivolga al suo Ispettore, e a lui faccia ogni mese il suo rendiconto, indicando specialmente se può compiere e se compie le pratiche di pietà prescritte, e tenendolo informato di ogni cambiamento di residenza e di indirizzo.

76. — Giusta le prescrizioni della S. C. dei Religiosi (Decr. io Genn. 1911 II luglio 1918), si presenti appena può al Vescovo Diocesano o a chi ne fa le veci, esibendo M lettera commendatizia del Superiore, la quale è unita al Regolamento speciale per i Salesiani militari.

  1. Se nel luogo ov´egli presta servizio c´è una Casa salesiana, la frequenti nelle ore di .libera uscita. Il Direttore di essa procuri ch´egli vi trovi cordiale e fraterna ospitalità, abbia cura di lui, e provveda ad ogni sua necessità spirituale e materiale, salvo il disposto all´art. 72.
  2. Se non v´è una Casa salesiana, o s´egli non può andarvi senza notevole incomodo, si presenti al sacerdote delegato dal Vescovo per l´assistenza dei religiosi mili ari, si ponga sotto la sua direzione, e non frequenti altri ritrovi che quelli da lui indicati.
  3. Se non v´è sacerdote delegato a ciò, si scelga egli stesso un Direttore spirituale, di cui comunicherà tosto nome e indirizzo al proprio Ispettore, perchè questi possa accertarsi presso il rispettivo Ordinario della sua idoneità a tale ufficio.
  4. Eviti quanto può mettere in pericolo la sua vocazione, i teatri, i cinematografi, i balli e gli altri pubblici spettacoli; non mantenga relazioni con gente di dubbia moralità di dubbia ortodossia; si astenga da ogni lettura pericolosa per il buon costume o per la sana dottrina, o contraria agl´insegnamenti e alle disposizioni della S. Sede.

81. — Dovendo mutare residenza, si faccia rilasciare ogni volta dal Direttore della Casa salesiana locale, o dal Delegato Vescovile, o dal sacerdote da lui scelto a direttore, un attestato comprovante la sua buona condotta e la sua fedele osservanza dei doveri della vita religiosa, e lo trasmetta all´Ispettore.
82.— Gl´Ispettori e i Direttori s´informino con frequenza della condotta dei soci militari da loro dipendenti, rivolgendosi ai Direttori delle Case da questi frequentate, o ai Delegati ovvero ai sacerdoti scelti dai soci stessi.

  1. Per le altre disposizioni si veda il Regolamento del Salesiano sotto le armi, di cui ogni socio partente dev´essere munito dai suoi Superiori.
  2. — Appena congedato, il confratello tornerà alla Casa a cui apparteneva prima; e qualora le informazioni precedentemente assunte sulla sua condotta siano rassicuranti, dopo qualche giorno di pio ritiro egli verrà ammesso a rinnovare i voti temporanei.
  3. Il periodo di questi voti dovrà essere almeno di un anno, se la ferma compiuta dal socio non fu più breve di un anno; in caso diverso dovrà durare almeno quanto la ferma.

83. — Nel computare il triennio dei voti temporanei da premettersi alla professione perpetua non si tien conto del tempo trascorso in servizio militare.

PARTE SECONDA
GOVERNO DELLE CASE
(Costituzioni art. 4, 5, 6, 7, e tutto il Capo X).

SEZIONE PRIMA
Il Sistema Preventivo (i)
nella educazione della gioventù.

Più volte fui richiesto di esprimere verbalmente o per iscritto alcuni pensieri intorno al così detto Sistema Preventivo, che si suole usare nelle nostre Case. Per mancanza di tempo non ho potuto finora appagare questo desiderio, e presentemente volendo stampar il Regolamento, che finora si è quasi sempre usato tradizionalmente, credo opportuno darne qui un cenno, che però sarà come l´indice di un´operetta che vo preparando, se Dio mi darà tanto di vita da poterlo terminare, e ciò unicamente per giovare alla difficile arte della giovanile educazione. Dirò adunque: In che cosa consista il Sistema Preventivo, e perchè debbasi preferire; sua pratica applicazione, e suoi vantaggi.

(i) Si inserisce qui per comodità dei soci il prezioso trattatello scritto da D. Bosco, e viene sottoposto a numerazione unica-mette per facilitare la ricerca del contenuto.

I.
In che cosa consista il Sistema
Preventivo, e perchè debbasi preferire.

  1. . Due sono i sistemi in ogni tempo usati nella educazione della gioventù. Preventivo e Repressivo. n Sistema Repressivo consiste nel far conoscere la legge ai sudditi, poscia sorvegliare per conoscerne i trasgressori ed infliggere, ove sia d´uopo, il meritato castigo. Su questo sistema le parole e l´aspetto del Superiore debbono sempre essere severe, e piuttosto minaccevoli, ed egli stesso deve evitare ogni famigliarità coi dipendenti.

Il Direttore per accrescere valore alla sua autorità dovrà trovarsi di rado tra i suoi soggetti e per lo più solo quando si tratta di punire o di minacciare. Questo sistema è facile, meno faticoso e giova specialmente nella milizia e in generale tra le persone adulte ed assennate, che devono da se stesse essere in grado di sapere e ricordare ciò che è conforme alle leggi e alle altre prescrizioni.

  1. Diverso, e direi, opposto è il Sistema Preventivo. Esso consiste nel far conoscere le prescrizioni e i regolamenti di un Istituto e poi sorvegliare in guisa, che gli allievi abbiano sempre sopra di loro l´occhio vigile del Direttore o degli assistenti, che come padri amorosi parlino, servano di guida ad ogni evento, diano consigli ed amorevolmente correggano, che è quanto dire: mettere gli allievi nell´impossibilità di commettere mancanze.

89. — Questo sistema si appoggia tutto sopra la ragione, la religione, e sopra l´amorevolezza; perciò esclude ogni castigo violento e cerca di tener lontani gli stessi leggeri castighi. Sembra che questo sia preferibile per le seguenti ragioni:
1° L´allievo preventivamente avvisato non resta avvilito per le mancanze commesse, come avviene quando esse vengono deferite al Superiore. Nè mai si adira per la correzione fatta o pel castigo minacciato oppure inflitto, perchè in esso vi è sempre un avviso amichevole e preventivo che lo ragiona, e per lo più riesce a guadagnare il cuore, cosicchè 1´ allievo conosce la necessità del castigo e quasi lo desidera.
2° La ragione più essenziale è la mobilità giovanile, che in un momento dimentica le regole disciplinari e i castighi che quelle minacciano. Perciò spesso un fanciullo si rende colpevole, e meritevole di una pena, cui egli non ha mai badato, che niente affatto ricordava nell´atto del fallo commesso, e che avrebbe per certo evitato se una voce amica l´avesse ammonito.
3° Il Sistema Repressivo può impedire un disordine, ma difficilmente farà migliori i delinquenti; e si è osservato che i giovanetti non dimenticano i castighi subìti, e per lo più conservano amarezza con desiderio di scuotere il giogo ed anche di farne vendetta. Sembra talora che non ci badino, ma chi tiene dietro ai loro andamenti conosce che sono terribili le reminiscenze della gioventù; e che dimenticano facilmente le punizioni
dei genitori, ma as7sai difficilmente quelle degli educatoti. Vi sono fatti di alcuni che in vecchiaia vendicarono brutalmente certi castighi toccati giustamente in tempo di loro educazione. Al contrario il Sistema Preventivo rende amico l´allievo, che nell´assistente ravvisa un benefattore che lo avverte, vuol farlo buono, liberarlo dai dispiaceri, dai castighi, dal disonore.
4° Il Sistema Preventivo rende avvisato l´allievo in modo che l´educatore potrà tuttora parlare col linguaggio del cuore, sia in tempo della educazione´, sia dopo di essa. L´educatore, guadagnato il cuore del suo protetto, potrà esercitare sopra di lui un grande impero, avvisarlo, consigliarlo ed anche correggerlo allora eziandio che si troverà negli impieghi, negli uffizi civili e nel commercio. Per queste e molte altre ragioni pare che il Sistema Preventivo debba prevalere al Repressivo.
Applicazione del Sistema Preventivo.

  1. — La pratica di questo sistema è tutta appoggiata sopra le parole di S. Paolo che dice: Charitas patiens est... Omnia suflert, omnia sperat, omnia sustinet (I Coi,. XIII, 4, 7). La carità è benigna e paziente; soffre tutto, ma spera tutto e sostiene qualunque disturbo. Perciò soltanto il cristiano può con successo applicare il Sistema Preventivo. Ragione e Religione sono gli strumenti di cui deve costantemente far uso l´educatore, insegnarli, egli stesso praticarli, se vuol essere ubbidito ed ottenere il suo fine.
  2. — Il Direttore pertanto deve essere tutto consacrato a´ suoi educandi, nè mai assumersi impegni che lo allontanino dal suo uffizio, anzi trovarsi sempre co´ suoi allievi tutte le, volte che non sono obbligatamente legati da qualche occupazione, eccetto che siano da altri debitamente assistiti.
  3. — I maestri, i capi d´arte, gli assistenti devono essere di moralità conosciuta. Studino di evitare come la peste ogni sorta di´ affezioni od amicizie particolari cogli allievi, e si ricordino che il traviamento di un solo può compromettere un Istituto educatfvo. Si faccia in modo che gli allievi non siano mai soli. Per quanto è possibile gli assistenti li precedano nel sito dove dévonsi raccogliere; si trattengano con loro fino a che siano da altri assistiti; non li lascino mai disoccupati.

93.—Si dia ampia libertà di saltare, correre, schiamazzare a piacimento. ginnastica, la musica, la declamazione, il teatrino, le passeggiate sono mezzi efficacissimi per ottenere la disciplina, giovare alla moralità ed alla sanità. Si badi soltanto che, la materia del trattenimento, le persone che intervengono, i discorsi che hanno luogo non siano biasimevoli. Fate tutto quello che volete, diceva il grande amico della gioventù S. Filippo Neri, a me basta che non facciate peccati.
94. — La frequente Confessione, la frequente Comunione, la Messa quotidiana sono le colonne che devono reggere un edilizio educativo, da cui si vuole tener lontane la minaccia e la sferza. Non mai obbligare i giovanetti alla frequenza dei Santi Sacramenti, ma soltanto incoraggiarli e porgere loro comodità di approfittarne. Nei casi poi di esercizi spirituali, tridui, novene, predicazioni, catechismi si faccia rilevare la bellezza, la grandezza, la santità, di quella Religione che propone dei mezzi così facili, così utili alla civile società, alla tranquillità del cuore, alla salvezza dell´anima, come appunto sono i Santi Sacramenti. In questa guisa i fanciulli restano spontaneamente, invogliati a queste pratiche di pietà, vi si accosteranno volentieri, con pia- , cere e con frutto (i).

  1. — Si usi la massima sorveglianza per impedire che nell´Istituto siano introdotti compagni, libri o persone che facciano cattivi discorsi. La scelta d´un buon portinaio è un tesoro per una casa di educazione.
  2. — Ogni sera dopo le ordinarie preghiere, e prima che gli allievi vadano a riposo, il Direttore, o chi per esso, indirizzi alcune affettuose parole in pubblico dando qualche avviso o consiglio intorno a cose da farsi o da evitarsi; e studii di ricavare le massime da fatti avvenuti in giornata nell´Istituto o fuori; ma il suo sermone non oltrepassi mai i due o tre minuti. Questa è la chiave della moralità, del buon andamento e del buon successo dell´educazione.

97. — Si tenga lontana come la peste l´opinione di taluno che vorrebbe differire la prima Comunione ad un´età troppo inoltrata, quando per lo più il demonio ha preso possesso del cuore di un giovanetto, a danno incalcolabile della sua innocenza. Secondo la disciplina della Chiesa primitiva si solevano dare ai bambini le ostie consacrate che sopravanzavano nella Comunione pasquale. Questo serve a farci conoscere quanto la Chiesa ami che i fanciulli siano ammessi per tempo alla santa Comunione. Quando un giovanetto sa distinguere tra pane e pane, e palesa sufficiente istruzione, non si badi più all´età, e venga il Sovrano celeste a regnare in quell´anima benedetta.

  1. Non è gran tempo che un ministro della Regina d´Inghilterra visitando un Istituto di Torino fu condotto in una spaziosa sala dove facevano studio circa cinquecento giovanetti. Si meravigliò non poco al rimirare tale moltitudine di fanciulli in perfetto silenzio e senza assistenti. Crebbe ancora la sua meraviglia quando seppe che forse in tutto l´anno non avevasi a lamentare una parola di disturbo, non un motivo di infliggere o di minacciare un castigo. — Come è mai possibile di ottenere tanto silenzio e tanta disciplina? domanda: ditemelo. E voi, aggiunse al suo segretario, scrivete quanto vi dice. — Signore, rispose il direttore dello Stabilimento, il mezzo che si, usa tra noi, non si può usare tra voi. — Perché? — Perchè sono arcani soltanto svelati ai cattolici. — Quali? La frequente Confessione e Comunione e la Messa quotidiana ben ascoltata. — Avete proprio ragione, noi manchiamo di questi potenti mezzi di educazione. Non si può supplire con altri mezzi? — Se non si usano questi elementi di religione, b´sogna ricorrere alle minacce e al bastone. — Avete ragione! avete ragione! O religione, o bastone; voglio raccontarlo a Londra.

98.— I catechismi raccomandano la frequente Comunione; S. Filippo Neri la consigliava ogni otto giorni ed anche più spesso. Il Concilio Tridentino dice chiaro che desidera sommamente che ogni fedele cristiano quando va ad ascoltare la santa Messa faccia eziandio la Comunione. Ma questa Comunione sia non solo. spirituale, ma bensì sacramentale, affinchè si ricavi maggior frutto da questo augusto e divino sacrifizio. (Conc. Trid., sess. XXII, cap.VI).

III.
Utilità del sistema preventivo.

  1. Taluno dirà che questo sistema è difficile in pratica. Osservo che da parte degli allievi riesce assai più facile, più soddisfacente, più vantaggioso. Da parte poi degli educatori racchiude alcune difficoltà, che però restano diminuite, se l´educatore si inette con zelo all´opera sua. L´educatore è un individuo consacrato al bene de´ suoi allievi, perciò deve essere pronto ad affrontare ogni ´disturbo, ogni fatica per conseguire il suo fine, che è la civile, morale, scientifica .educazione de´ suoi allievi.
  2. — Oltre ai vantaggi sopra esposti si aggiunge ancora qui che:

1° L´allievo sarà sempre pieno di rispetto verso l´educatore e ricorderà ognor con piacere la direzione avuta, considerando tuttora quali padri e
fratelli i suoi maestri e gli altri superiori. Dove vanno questi allievi per lo più sono la consolazione della famiglia, utili cittadini e buoni cristiani.
2° Qualunque sia il carattere, l´indole, lo stato morale di un allievo all´epoca della sua accettazione, í parenti possono vivere sicuri, che il loro figlio non potrà peggiorare, e si può dare per certo che si otterrà sempre qualche miglioramento. Anzi certi fanciulli che per molto tempo furono il flagello de´ parenti e perfino rifiutati dalle case correzionali, coltivati secondo questi principii, cangiarono indole, carattere, si diedero ad una vita costumata, e presentemente occupano onorati uffizi nella società, divenuti così il sostegno della famiglia, decoro del paese in cui dimorano.
3° Gli allievi che per avventura entrassero in un Istituto con tristi abitudini, non possono danneggiare
i loro compagni. Nè i giovanetti buoni potranno ricevere nocumento da costoro, perchè non avvi nè tempo, nè luogo, nè opportunità, perciocchè l´assistente, che supponiamo presente, ci porrebbe tosto rimedio.

IV.
Una parola sui castighi.

  1. Che regola tenere nell´infliggere castighi? Dove i possibile, non si faccia mai uso dei castighi: dove la necessità chiede repressione, si ritenga quanto segue:

1° L´educatore tra gli allievi cerchi di farsi amare, se vuol farsi temere. In questo caso la sottrazione di benevolenza è un castigo che eccita l´emulazione, dà coraggio e non avvilisce mai.
2° Presso ai giovanetti è castigo quello che si fa servire per castigo. Si è osservato che uno sguardo non amorevole sopra taluni produce maggior effetto che non farebbe uno schiaffo. La lode quando una cosa è ben fatta, il biasimo quando vi è trascuratezza, è già un gran premio od un castigo.
3° Eccettuati rarissimi casi, le correzioni, i castighi non si diano mai in pubblico, ma privatamente, lungi dai compagni, e si usi massima prudenza e pazienza per fare che l´allievo comprenda il suo torto colla ragione e colla religione.
4° Il percuotere in qualunque modo, il mettere in ginocchio con posizione dolorosa, il tirar le orecchie ed altri castighi simili debbonsi assolutamente evitare, perchè sono proibiti dalle leggi civili, irritano grandemente i giovani ed avviliscono l´educatore.
5° Il Direttore faccia ben conoscere le regole, i premii ed i castighi stabiliti dalle leggi di disciplina, affinchè l´allievo non si possa scusare dicendo: Non sapeva che ciò fosse comandato o proibito.
Se nelle nostre Case si metterà in pratica questo sistema, io credo che potremo ottenere grandi vantaggi senza venire nè alla sferza, nè ad altri violenti castighi. Da circa qua, rant´anni tratto colla gioventù, e non mi ricordo d´aver usato castighi di sorta, e coll´aiuto di Dio ho sempre ottenuto non solo quanto era di dovere, ma eziandio quello che semplicemente desiderava, e ciò da quelli stessi fanciulli di cui sembrava perduta la speranza di buona riuscita.

V.
Altre raccomandazioni.

  1. Quelli che trovansi in qualche ufficio o prestano assistenza ai giovani, che la Divina Provvidenza ci affida, hanno tutti l´incarico di dare avvisi e consigli a qualunque giovane della casa, ogni qual volta vi è ragione di farlo, specialmente quando si tratta d´impedire l´offesa di Dio.
  2. -- Ognuno procuri di farsi amare se vuol farsi temere. Egli conseguirà questo gran fine se colle parole, e più ancora coi fatti, farà conoscere che le sue sollecitudini sono dirette esclusivamente al vantaggio spirituale e temporale de´ suoi allievi.
  3. —Nell´assistenza poche parole, molti fatti, e si dia agio agli allievi di esprimere liberamente i loro pensieri: ma si stia attenti a rettificare ed anche correggere le espressioni, le parole, gli atti che non fossero conformi alla cristiana educazione.
  4. — I giovanetti sogliono manifestare uno di questi caratteri diversi: indole buona, ordinaria, difficile, cattiva. E nostro stretto dovere di studiare i mezzi che valgano a conciliare questi caratteri diversi, per far del bene a tutti senza che gli uni siano di nocumento agli altri.
  5. A coloro che hanno sortito dalla natura un carattere, un´indole buona, basta la sorveglianza generale, spiegando le regole disciplinari e raccomandandone l´osservanza.
  6. La categoria dei più è di coloro che hanno carattere ed indole ordinaria, alquanto volubile e pro-dive all´indifferenza: costoro hanno bisogno di brevi, ma frequenti raccomandazioni, avvisi e consigli. Bisogna incoraggiarli al lavoro, anche con piccoli premii, e dimostrando d´aver grande fiducia in loro senza trascurarne la sorveglianza.
  7. Ma gli sforzi e le sollecitudini devono essere in modo speciale rivolti alla terza categoria, che è quella dei discepoli difficili, ed anche discoli. Il numero di costoro si può calcolare uno su quindici. Ogni superiore si adoperi per conoscerli, s´informi della loro passata maniera di vivere, si mostri loro amico, li lasci parlare molto, ma egli parli poco, ed i suoi discorsi siano brevi esempi, massime, episodi e simili. Ma non si perdano mai di vista, senza dar a divedere che si ha diffidenza di loro.

109. -- I maestri, gli assistenti, quando giungono tra i loro allievi, portino immediatamente l´occhio sopra di questi, e accorgendosi che taluno sia assente lo facciano tosto cercare, sotto apparenza di avergli che dire o raccomandare.
110.— Qualora si dovesse a costoro fare un biasimo, dare avvisi o correzioni, non si faccia mai in presenza dei compagni.  Si può nulladimeno approfittare di fatti; di episodi avvenuti ad altri per tirarne lode o biasimo, che vada´ a cadere sopra coloro di cui parliamo.

  1. Questi sono gli articoli preliminari del nostro Regolamento. Ma a tutti è indispensabile la pazienza, la diligenza e molta preghiera, senza cui sarebbe inutile ogni Regolamento.

Sac. GIOVANNI BOSCO.

SEZIONE SECONDA
Norme generali per l´applicazione del Sistema Preventivo.
CAPO I.
Educazione morale.

  1. Al principio dell´anno si faccia conoscere agli alunni il loro Regolamento (i), dandone lettura in forma solenne dinanzi a tutta la comunità. Ogni settimana in giorno determinato se ne spieghi qualche articolo, aggiungendovi norme di buona creanza.

 (i) II Regolamento al quale qui si accenna è quello che si legge per uso tradizionale agli alunni in principio dell´anno scolastico,. e che perciò deve trovarsi in ogni casa.
Originariamente questo Regolamento conteneva anche la parte riguardante gli uffici dei soci, composta essa pure da D. Bosco, e ora contenuta sostanzialmente e fedélmente nel presente Regolamento. Si è creduto però che fosse far cosa buona e gradita mandare anche di essa qualche copia alle singole Case.

  1. — L´assistenza sia oculata e prudente, e non venga affidata solo ai confratelli giovani, ma anche ai sacerdoti e ai coadiutori;
  2. I Superiori della casa osservino oculatamente come procede l´assistenza degli alunni, e avvicinandosi i giorni delle due conferenze mensili, ne riferiscano al Direttore i difetti e le mancanze, affinchè egli esorti e provveda.
  3. Gli allievi, che in ogni luogo debbono essere ben assistiti, non stiano mai troppo ristretti e vicini gli uni agli altri, specialmente a mensa, in dormitorio, in chiesa, nello studio, nella scuola e in altri luoghi di convegno; anzi in qualche caso potrà. convenire che siano divisi secondo l´età e lo sviluppo.
  4. — Si esiga dagli alunni quella modestia e decenza del vestire che è voluta dal carattere religioso dei nostri istituti e dallo spirito del nostro Fondatore.
  5. — S´impediscano con ogni, cura le così dette amicizie particolari, i bigliettini, i baci, le carezze, il mettere le mani addosso, i crocchi in ricreazione, ogni indebito rapporto con esterni, e sopratutto i discorsi cattivi.
  6. — Chi con parole od azioni dà scandalo ai compagni, e nonostante gli opportuni avvisi non si emenda, sia allontanato con fermezza, ma sempre coi dovuti riguardi.
  7. — Si tengano lontani dagli alunni tutti i libri e giornali pericolosi  per la fede, per i Costumi e per il profitto negli studi, non esclusi certi classici; e se alcuno di siffatti libri fosse imposto dall´Autorità scolastica, sia convenientemente purgato. Al principio dell´anno si esiga dagli alunni la lista completa dei libri che posseggono;  si tenga come grave ogni mancanza di sincerità a tale riguardo, e di quando in quando si facciano visite accurate per impedire ché stampe pericolose siano introdotte o tenute nascostamente in casa.
  8. — Tutti i luoghi ove possa incontrarsi qualche pericolo per la moralità siano ben illuminati e sorvegliati; si vigili sulla barbieria, l´infermeria, la sagrestia e gli altri luoghi ove gli alunni hanno accesso.

I vani ambienti, fuori del tempo in cui vi stanno gli alunni, siano sempre chiusi, e ne tenga le chiavi un Superiore.

  1. Non si permetta agli alunni di studiare o lavorare dopo le orazioni della sera, salvo casi di necessità eccezionali, e sempre con la dovuta assistenza.
  2. Non si chiamino gli alunni in parlatorio durante le ore di chiesa, di scuola o di studio senza uno speciale permesso del Direttore o del prefetto; e durante le ore di visita un socio sorvegli per impedire qualsiasi inconveniente e per dare gli opportuni schiarimenti ai visitatori.
  3. — Non si permettano agli alunni le cosidette « uscite-premio » coi parenti. Così pure, fatta eccezione per quei Pensionati a cui il Capitolo Superiore creda opportuno concederlo, non si permetta agli alunni di andar a passare coi parenti le vacanze che occorrono durante l´anno scolastico. Tali divieti siano inseriti ogni anno nel programma di ciascuna Casa tira le condizioni di accettazione.
  4. — Nessun Direttore potrà far eccezione ai divieti contenuti nell´articolo precedente senza un esplicito permesso scritto dell´Ispettore, che dovrà conservarsi in archivio.

Gl´Ispettori, qualora circostanze speciali sembrino richiedere qualche eccezione, espongano la cosa in tempo utile, per il tramite del Consigliere Scolastico Generale, al Capitolo Superiore, che esaminerà le ragioni addotte e risponderà sempre per iscritto.

  1. — Le vacanze di fin d´anno scolastico siano abbreviate quanto è possibile, e prima di esse gli alunni vengano premuniti contro i pericoli ´che possono incontrarvi, e istruiti sul contegno da tenere verso i Superiori ecclesiastici ,e civili, i parenti, i benefattori e le altre persone di riguardo.
  2. — Ricordando poi gli esempi e le raccomandazioni di D. Bosco, si favorisca la permanenza degli alunni sia studenti che artigiani nelle nostre Case durante le vacanze.

CAPO II.
Educazione religiosa.
(Costituz. art. 4, 5, 6, .7, g).

  1. — Le pratiche di pietà prescritte per gli alunni sono quelle indicate nel già Citato manuale: Pratiche di pietà in uso nelle Case Salesiane, e che si leggono per disteso nel Giovane Provveduto.
  2. — L´Esercizio delle, Buona Morte si faccia alla fine od al principio del mese. Non manchi´ in tale occasione almeno un confessore straordinario estraneo alla Casa.
  3. — Per gli Esercizi Spirituali si fissi il tempo più opportuno, e si scelgano bene i predicatori, tra cui è desiderabile che uno abbia l´esperienza e l´autorità che provengono dall´ufficio di Direttore.

133. — L´insegnamento della religione e della storia sacra si faccia regolarmente in classe due volte per settimana, seguendo il programma compilato rispettivamente dai Consiglieri Scolastico e Professionale generale; e ogni domenica vi sia mezz´ora di catechismo. Si tengano ogni anno gare catechistiche e di apologetica; si dia con ogni serietà l´esame di religione, distribuendo premii a coloro che avranno riportato i punti migliori.

  1. — Nelle classi superiori converrà che si spieghi altresì il trattatello apologetico Fondamenti della Santa Religione, aggiunto dal Ven. D. Bosco al suo Giovane Provveduto.
  2. -- Per promuovere le vocazioni si tengano di tempo in tempo conferenze sulla scelta dello stato, sopratutto agli alunni delle classi superiori, facendo rilevare i beni della vita religiosa ed ecclesiastica; e si abbiano cure speciali per gli alunni che sembrano chiamati alla vita salesiana.
  3. — Si promuovano tra gli alunni le varie Compagnie in uso nelle nostre Case; il Catechista, personalmente o per mezzo d´altri, abbia cura di esse, e ne presieda le adunanze.
  4. Le principali feste dell´anno siano celebrate con solennità, facendo eseguire il canto dagli alunni.
  5. S´invitino i giovani che sono sul punto di lasciare le nostre Case ad ascriversi alla locale sezione Ex-Allievi, e quando hanno raggiunto l´età di 16 anni, alla Pia Unione dei Cooperatori Salesiani.

CAPO III.
Educazione intellettuale e professionale. (Costituzioni art. 3, 5, 6, 7, 78, 79).

  1. — Nella trattazione delle materie d´insegnamento e nella scelta dei libri di testo, pur uniformandosi ai programmi prescritti dallo Stato, si seguano per quanto è possibile i criterii, i metodi e le indicazioni ché suggerirà il Consigliere Scolastico della nostra Società.
  2. — Si dia la preferenza ai libri di testo di edizione salesiana, e se questi mancano, si adottino altri testi tecnicamente ben fatti e moralmente sicuri.

133.— Si coltivi con cura speciale la lingua latina, che è la lingua della Chiesa, e si cerchi di farla apprezzare e amare dai giovani come elemento precipuo di cultura. Non deve perciò mancare la lettura in classe degli scrittori cristiani.
139. --- L´istruzione teorica degli artigiani sia quale è richiesta dai bisogni dei tempi e dai progressi tecnici, secondo il programma stabilito dal Consigliere Professionale; e quanto alla pratica, s´insegni loro a lavorare anche senza macchine.
14). — Si diano regolarmente gli esami nei, tempi stabiliti, e con maggior solennità quello semestrale.

  1. --- La scuola di canto gregoriano è per tutti ´gli alunni; quella di musica vocale per coloro che vi hanno disposizione.
  2. — Al termine dell´anno scolastico si tenga un saggio finale con, declamazioni; canto e musica, e la distribuzione dei premii.

CAPO IV.
Educazione fisica e igiene.

  1. — Il vitto degli alunni sia sano e nutriente; i locali a loro destinati rispondano alle norme igieniche quanto alla nettezza, all´aerazione,

141. — Anche gli assistenti veglino alla pulizia dei vani ambienti, e in caso che essa lasci a desiderare, ne avvertano sollecitamente il Prefetto. Le ritirate siano ben lavate e disinfettate.
145. — L´infermeria sia isolata quanto più è possibile dal resto della Casa, e di facile disinfezione.
143. -- Gli alunni non abbiano mai più di due ore e mezzo consecutive di´ lavoro mentale. Si vegli dai maestri e assistenti ch´essi non tengano al banco di studio o di lavoro posizioni sconsigliate dall´igiene, e che l´illuminazione sia tale da non recar danno alla vista.

      • — Le ricreazioni si facciano per lo più all´aperto, non siano troppo lunghe, e si preferiscano i giuochi che mettono in esercizio tutta la persona.
      • — La durata del riposo notturno sia proporzionata all´età e alla stagione, secondo i suggerimenti degli igienisti.
      • — Siano insegnate agli alunni le norme elementari dell´igiene personale, e si vegli perchè si abituino alla nettezza del corpo e degli abiti.
      • — Sia coltivata con moderazione la ginnastica in palestra e all´aperto; ma si eviti l´acrobatismo, lo spirito militaresco, e ogni cosa che possa danneggiare fisicamente o moralmente gli alunni.
      • — Gli alunni abbiano settimanalmente una passeggiata di circa due ore. Le passeggiate straordinarie si facciano preferibilmente a piedi, secondo l´esempio di D. Bosco e le raccomandazioni dei suoi Successori, osservando però quanto prescrive o suggerisce in proposito l´igiene.

CAPO IV.
Educazione fisica e igiene.

      1. — Il vitto degli alunni sia sano e nutriente; i locali a loro destinati rispondano alle norme igieniche quanto alla nettezza, all´aerazione,

141. — Anche gli assistenti veglino alla pulizia dei vani ambienti, e in caso che essa lasci a desiderare, ne avvertano sollecitamente il Prefetto. Le ritirate siano ben lavate e disinfettate.
145. — L´infermeria sia isolata quanto più è possibile dal resto della Casa, e di facile disinfezione.
143. -- Gli alunni non abbiano mai più di due ore e mezzo consecutive di´ lavoro mentale. Si vegli dai maestri e assistenti ch´essi non tengano al banco di studio o di lavoro posizioni sconsigliate dall´igiene, e che l´illuminazione sia tale da non recar danno alla vista.

      1. — Le ricreazioni si facciano per lo più all´aperto, non siano troppo lunghe, e si preferiscano i giuochi che mettono in esercizio tutta la persona.
      2. — La durata del riposo notturno sia proporzionata all´età e alla stagione, secondo i suggerimenti degli igienisti.
      3. — Siano insegnate agli alunni le norme elementari dell´igiene personale, e si vegli perchè si abituino alla nettezza del corpo e degli abiti.
      4. — Sia coltivata con moderazione la ginnastica in palestra e all´aperto; ma si eviti l´acrobatismo, lo spirito militaresco, e ogni cosa che possa danneggiare fisicamente o moralmente gli alunni.
      5. — Gli alunni abbiano settimanalmente una passeggiata di circa due ore. Le passeggiate straordinarie si facciano preferibilmente a piedi, secondo l´esempio di D. Bosco e le raccomandazioni dei suoi Successori, osservando però quanto prescrive o suggerisce in proposito l´igiene.

SEZIONE TERZA
Uffici particolari.

CAPO I.
Del Direttore e del suo Capitolo.
(Costituzioni art. 26, 42, 47, 48, 52, 53, 8o, 94, 98, 99, I01, 102, 108 - 118, 156,158, 160 - 162, 173, 180, 181, 184, 185).
152. -- Il Direttore riconoscerà pienamente e farà riconoscere dai sgoi dipendenti l´autorità del Rettor Maggiore, dei membri del Capitolo Superiore e dell´Ispettore, e ne comunicherà loro prontamente gli ordini e le disposizioni, sia col darne pubblica lettura, sia col trattarne, se occorre, nelle sue conferenze.
153. — Verso l´Ispettore, oltre all´esatto adempimento di quanto gli è imposto dalle Costituzioni, egli manifesterà la sua sottomissione segnatamente: ay intendendosi previamente con lui prima di assumere impegni colle Curie, con Comitati o Autorità civili; b) chiedendone il consenso pei cambiamenti nella disciplina, nell´orario, nell´ufficio déi suoi dipendenti, per l´apertura o soppressione di classi o laboratori, e per ogni modificazione dell´edificio; e) ricorrendo a lui nelle difficoltà con le autorità amministrative, scolastiche ed ecclesiastiche; d) soddisfacendo sollecitamente e filialmente ai propri doveri finanziari verso di lui.

      1. — Inoltre, i Direttori delle Case non regolari hanno il dovere di consultare l´Ispettore nei casi in cui, giusta l´art. 113 delle´ Costituzioni, è richiesto il parere e consenso del Capitolo locale.
      2. — Le informazioni sulla condotta morale de´ suoi dipendenti siano da lui date all´Ispettore sempre su foglio a parte e in forma riservata.
      3. — Raduni il Capitolo della Casa almeno una volta al mese, notificando qualche giorno prima, se può, gli argomenti da trattarsi nelle adunanze; ascolti volontieri il parere di ciascuno, e conservi i verbali firmati in apposito registro, da poter presentare ai Superiori in occasione delle loro visite.

Rricordi a sè e agli altri l´obbligo del segreto su quanto si trattò nel Capitolo.

      1. — Egli ha l´obbligo di vegliare con paterna sollecitudine principalmente sulla condotta e formazione dei soci e poi sull´accurata educazione degli alunni. Perciò non cerchi, e per quanto può, non. accetti occupazioni estranee al suo ufficio, e non si assenti per un tempo notevole dalla Casa senza necessità e senza il permesso dell´Ispettore.
      2. — Tenga ogni mese due conferenze ai soci della Casa, per animarli alla pratica delle virtù religiose e all´esatto adempimento dei loro doveri. Agl´insegnanti, capi d´arte e assistenti faccia inoltre almeno tre conferenze all´anno sul sistema educativo insegnato e praticato da Don Bosco.

Rilegga con frequenza per suo conto i Ricordi confidenziali di Don Bosco ai Direttori (Ved. pag. 244).

      1. — Riceva con bontà ogni mese il rendiconto da ciascun socio della Casa, e inviti egli stesso a farlo coloro che non si presentano spontaneamente. Rammenti poi la grave obbligazione impostagli dalle Costituzioni (art. 184) di compiere tutti i doveri del Maestro degli Ascritti verso i professi temporanei della propria Casa.
      2. -Sia anche sollecito dei bisogni materiali de´ suoi dipendenti,
      3. in particolare provveda loro i libri necessari per gli studi che fanno coll´autorizzazione dei Superiori. Abbia cura della loro salute, e li visiti con frequenza se ammalati.

161. — I maestri di scuola, e i capi d´arte possibilmente siano Salesiani, e sopratutto gli assistenti. Se la necessità costringe ad assumere persone esterne, il Direttore s´informi bene della loro perizia tecnica e specialmente dei loro principii religiosi e morali; e a nessuno degli esterni permetta di fumare nell´interno dell´Istituto.
Parimenti dia loro norme circa il metodo di assistere e di istruire gli alunni, li avverta di non ricevere incarichi da essi, e offra loro comodità di fare gli esercizi spirituali per Pasqua con gli alunni.
162. — Se alla Casa è annesso l´Oratorio, d´intesa coll´Ispettore ne affidi la gestione a un sacerdote, sempre sotto la sua dipendenza, e da lui si faccia mensilmente dar conto della gestione stessa e dell´andamento dell´Oratorio. Lo lasci libero da ogni occupazione incompatibile con tale ufficio, e gli dia gli aiuti morali e materiali di cui può avere bisogno.

      1. --- L´accettazione e il licenziamento degli alunni sono cose riservate al Direttore, come capo dell´Istituto; ma le pratiche relative da farsi a voce o per iscritto siano da lui normalmente affidate al Prefetto. Si attenga in ciò al programma della Casa, specie riguardo alla pensione e alle spese accessorie, indirizzando ai nostri Ospizi chi avesse bisogno di riduzioni. Incaricherà normalmente il Prefetto di ricevere i parenti degli alunni, d´informarli sulla loro condotta e sul loro profitto; ma riservi a sè le informazioni in caso di grave malattia, infortunio o decesso.
      2. — Le parti odiose e le correzioni disciplinari siano da lui affidate ad altri.
      3. — Agli alunni che vanno a passare le vacanze di fin d´anno coi parenti, dia il foglietto: Ricordi per passar bene le vacanze, e, dove convenga, una lettera di raccomandazione per il Parroco, onde procurarsi da lui un´attestazione di buona condotta, da presentarsi al ritorno.
      4. — Provveda all´esatta contabilità delle spese fatte tanto da lui quanto dagli altri. Il danaro sia depositato presso il. Direttore.
      5. — Non tenga presso di sè il sopravanzo dell´esercizio finanziario annuale, ma lo trasmetta all´Ispettore, il quale ne disporrà per i bisogni dell´Ispettoria.

163. — Quando nell´amministrazione ordinaria dell´anno egli credesse di far depositi provvisori degli incassi, è preferibile che tali depositi provvisori egli faccia, anzichè presso Banche, presso l´Ispettore, il quale li custodirà e li restituirà ad ogni sua richiesta.
169. — Presentandoglisi l´occasione di ricevere pii legati di culto e di beneficenza, è preferibile che siano fatti presso l´Ispettore, anzichè presso il Direttore: e ciò per il diverso trattamento che viene fatto dal Codice di Diritto Canonico nei due casi.

      1. — Tenga o faccia tenere al corrente la Cronaca della Casa, dove sono da registrare in primo luogo le notizie sulla natura e lo scopo di essa, e poi tutti gli avvenimenti di qualche importanza, colle rispettive date.
      2. — Abbia sempre in ordine l´Archivio, nel quale debbono conservarsi i seguenti documenti:
      3. La raccolta dei nostri Privilegi; gli Atti della S. Sede che riguardano o possono interessare la nostra Società.
      4. Le Costituzioni; i Regolamenti; gli Atti del Capitolo Superiore; le Deliberazioni del Capitolo Ispettoriale e le Circolari dell´Ispettore; le prescrizioni ed avvertenze dell´Ispettore in visita o di qualche Visitatore straordinario.
      5. Le lettere di elezione dei varii Direttori che ebbe la Casa.
      6. I cataloghi della Società; un registro del personale della Casa, dove si indicheranno le generalità, la Casa di provenienza, gli uffici affidati a ciascuno, la durata della dimora, i risultati degli esami subiti durante la residenza nella Casa.
      7. Il Bollettino Salesiano; le biografie dei confratelli defunti della Società; la Cronaca della Casa.
      8. Gli strumenti di compra o vendita di immobili o beni, con le relative piante o mappe; e le scritture private di qualunque genere.
      9. Le autorizzazioni dei Superiori per acquisti o alienazioni e per i lavori di costruzione, ecc., coi rispettivi disegni approvati dai Superiori e dalle Autorità civili.
      10. Le procure intestate ai membri della Casa.
      11. Un registro degli oneri (Messe, posti gratuiti, servizi da prestarsi al Parroco o ad altri ecc.), dove si noterà origine e modalità di tali obbligazioni.

l) I registri detti dei conti correnti e delle pensioni, classificati anno per anno.

      1. Copia di tutti i rendiconti amministrativi inviati all´Ispettore.
      2. La raccolta di tutti i registri scolastici, con le generalità degli alunni e i voti degli esami.
      3. Tutti gli atti riguardanti la Casa, emanati da qualsiasi autorità od ufficio, e gli altri documenti di speciale importanza.
      4. Costumiere dell´Ispettoria.
      5. — A norma del Regolamento dei Cooperatori, ne costituisca l´Ufficio locale, e adempia le obbligazioni a lui assegnate dal Regolamento medesimo. Eguali cure abbia per gli Ex-Allievi.
      6. — Tenga pure un registro delle persone benemerite verso la Casa, per gl´inviti alle feste, accademie, premiazioni ecc.

CAPO II.
Del Prefetto.
(Costituzioni art. 111 116, 118).

      1. — Il Prefetto, in quanto fa le veci del Direttore, ne sia il fedele interprete, e si attenga alle prescrizionii contenute nel capo precedente.
      2. — Se è necessario, gli saranno assegnati uno o più aiutanti, ai quali verranno affidate quelle mansioni che si crederà meglio per il buon andamento della Casa.
      3. — Raccolga giornalmente tutto il danaro delle pensioni, offerte, vendite ecc., e lo consegni al Direttore, il quale lascierà a sua disposizione l´occorrente per gli impegni e le spese giornaliere. Il Prefetto poi nel fare spese o provviste, lavori p riparazioni, proceda d´intesa col Direttore.
      4. — Tenga l´inventario esatto degli immobili e mobili appartenenti alla Casa.
      5. — Dove ci sono dei laboratorii, le relazioni coi clienti siano tenute da lui, o almeno, se da altri, sotto la sua dipendenza.
      6. Si adoperi per soddisfare al più presto possibile i debiti contratti, tenendo come debiti privilegiati quelli verso le Case salesiane.
      7. Spedisca con puntuale regolarità il conto delle pensioni, provviste e riparazioni ai parenti o benefattori degli alunni, e le fatture per lavori eseguiti in Casa.
      8. Ai nuovi alunni faccia assegnare un posto in refettorio e dormitorio, e li presenti al Direttore, al Catechista e al Consigliere scolastico o professionale od. agricolo.

182. — Noti la data e, prudentemente, anche la ragione della partenza degli alunni dalla casa; e in caso di morte compia le pratiche prescritte.

      1. A lui spetta provvedere alla disciplina generale degli alunni, vegliando sulla loro moralità, condotta e nettezza. A lui spettano pure i provvedimenti disciplinari straordinari.
      2. — È ufficio del Prefetto ricevere gli estranei che vengono per affari, lavori, ecc.
      3. --- A lui è anche affidata la cura della pulizia, igiene, illuminazione e manutenzione della Casa, secondo le norme date al Capo IV della Sez. II.

CAPO III.
Del Catechista.
(Costituzioni art. 11T, 117, 118).

      1. È ufficio del Catechista vegliare, sotto la guida del Direttore, sulla vita religiosa dei confratelli e sulla condotta religiosa e morale degli alunni, e far note al Direttore le irregolarità e le infrazioni che vi osserva, come pure le necessità e le lagnanze di cui viene a cognizione. In particolare gli è affidata l´assistenza dei chierici della Casa: ed è anche suo

dovere esercitarli nelle sacre cerimonie. Riguardo agli alunni osservi
quanto è stabilito nei Capi I,II della Sez. II.

      1. Istruisca al più presto possibile i nuovi alunni intorno alle regole principali della Casa; s´informi sé hanno già ricevuto la prima Comunione e la Cresima, e in caso negativo provveda perchè siano ben preparati a questi Sacramenti e li ricevano non appena se ne offra propizia occasione.
      2. Conferisca spesso con gli altri Superiori, maestri e assistenti intorno alla condotta religiosa e morale degli alunni, per poterli opportunamente correggere, e per prevenire ogni disordine.
      3. A lui è affidata la cura, oltrechè delle Compagnie, anche della chiesa e del culto. Provveda perciò al servizio e al decoro delle sacre funzioni, intendendosi col Direttore per l´orario delle Messe, per i catechismi domenicali, per la predicazione, come pure per l´acquisto degli arredi ed oggetti necessari; di questi tenga l´elenco, e ne sorvegli la conservazione, pulitura e riparazione.
      4. Altro ufficio del Catechista è la vigilanza sulle condizioni sanitarie dei confratelli e alunni e sull´infermeria. Ammalandosi un alunno, procuri che sia condotto all´infermeria, avvertendone al più presto il Direttore, e provvedendo per la visita medica. A questa si trovi presente, prenda nota delle prescrizioni del medico, anche quanto al vitto, e invigili perchè siano osservate.

CAPO IV.
Dei Consiglieri Scolastico, Professionale e Agricolo.
(Costituzioni art. in, 118).

      1. — È còmpito del Consigliere Scolastico provvedere, d´intelligenza col Direttore, al regolare funziona

mento delle scuole, compresa quella di canto. È necessario per questo che egli conosca le disposizioni legislative in materia di studi per quel che si riferisce alle scuole a lui affidate.
192. — Fermo restando il disposto dell´art. 116 delle ;Costituzioni e 183 dei Regolamenti, egli attende alla disciplina degli alunni.
Mantenga l´uso tradizionale dei decurioni e vicedecurioni nello studio, nella scuola, nel refettorio, ecc.

      1. In principio dell´anno e ogniqualvolta ne veda l´opportunità, raduni il personale insegnante e gli assistenti, per trattare dei mezzi più acconci a promuovere lo studio e il profitto. Egli poi di quando in quando interroghi sull´andamento della scuola e della disciplina, e con carità dia le opportune norme e consigli ai maestri, specialmente se principianti.
      2. Ai nuovi alunni faccia dare un posto nella sala di studio, e provveda perchè ciascuno sia messo nella classe a cui è idoneo. Non ne lasci alcuno senza occupazione, neanche temporaneamente.
      3. -- Procuri che ogni mese abbia luogo la riunione di cui all´art. 268, e del risultato informi il Direttore, al quale spetta di firmare la rel´ativa pagella da spedirsi in tempi determinati ai parenti.

196. — Abbia cura che siano provveduti i libri e gli oggetti scolastici´ di cui abbisognano gli alunni; accolga le lagnanze che gl´insegnanti ed assistenti avessero da esporre a carico degli alunni. I provvedimenti disciplinari, ove occorrano, in via ordinaria spettano al Consigliere.

      1. A lui è affidata anche la vigilanza sul teatrino, sulle accademie, sulle declamazioni, e simili.
      2. — I Consiglieri professionale e agricolo hanno, relativamente agli alunni delle Scuole professionali ed agricole, le stesse mansioni del Consigliere scolastico; di particolare hanno

inoltre ´la vigilanza sulla scuola di musica strumentale, e l´organizzazione delle ´esposizioni.

CAPO V.
Del Capo-Ufficio della Direzione
dei Laboratori.

      1. —. Responsabile dell´amministrazione e del buon andamento dei laboratorii è il Prefetto, il quale, occorrendo, potrà essere coadiuvato da uno o più Capi-ufficio. A questi potrà anche dar l´incarico di tenere le relazioni coi clienti.
      2. Il Capo-ufficio sorvegli perchè ogni laboratorio sia fornito di quanto occorre per il suo regolare funzionamento, e perchè la qualità e quantità dei prodotti sia quale dev´essere.
      3. Sempre in dipendenza dal Prefetto e d´accordo coi capi, procuri che non manchi il lavoro, e ne stabilisca la relativa tariffa, astenendosi da tutto ciò che può sembrare concorrenza ai laboratorii esterni.

202..— Tenga l´inventario degli strumenti e del materiale dei laboratorii, e ´si tenga informato dei progressi tecnici delle singole arti.

      1. Fermo restando che la contabilità e la cassa è una sola ed è alla dipendenza del Prefetto, il Capo-ufficio tenga in ordine quei registri ausiliari che gli saranno affidati, in modo da poterli presentare ad ogni richiesta.

CAPO VI.
Del Maestro di Scuola e del Maestro
d´arte o Capo-laboratorio.

      1. -- Entrambi nell´esercizio del loro ufficio si conformino a quanto è prescritto nel Capo 3° della Sezione II.
      2. — Oltre i doveri enunziati agli articoli 136 e seguenti, i maestri di scuola e ì capi d´arte hanno pure quelli di essere puntuali a trovarsi nella scuola o laboratorio al momento dell´entrata degli alunni, per farvi osservare l´ordine e il silenzio; di notificare tosto al Consigliere i nomi degli assenti; e di provvedere alla necessaria assistenza qualora dovessero allontanarsi per qualche motivo.
      3. — Il maestro di scuola distribuisca la materia mese per mese, si prepari bene ogni giorno alla scuola, corregga accuratamente i compiti, non trascuri la calligrafia, la nettezza dei quaderni e dei libri, tenga in ordine i suoi registri. Mantenga inoltre le nostre usanze tradizionali, cioè : il saggio almeno mensile da consegnarsi corretto al Consigliere scolastico ; la lettura settimanale di autori latini cristiani ; la breve esortazione agli alunni perchè celebrino devotamente le novene e le feste.
      4. — Evitino più che sia possibile di ricorrere a provvedimenti disciplinari, e se non ne possono fare, a meno, non mandino gli alunni fuori di scuola o di laboratorio. Nei casi più gravi facciano chiamare il Consigliere, o accompagnare da lui l´ alunno.
      5. — Il maestro d´arte e il capo squadra agricolo diano ogni sabato, d´accordo coll´assistente, i voti di lavoro agli alunni, e il loro parere sulla condotta morale dei medesimi. Ogni mese poi, in una riunione a cui prenderanno parte i superiori, gli insegnanti, i capi d´arte e gli assistenti, si diano i voti di lavoro, studio e. condotta degli alunni.
      6. — Per l´onomastico degl´inseguanti, o per qualunque altra festa in loro onore, non si permetta agli alunni alcun regalo, ma solo, come segno di gratitudine, la lettura di qualche componimento al termine della scuola, previa intesa col Direttore.

CAPO VII.
Degli Assistenti.

      1. — Gli Assistenti conformino la propria condotta al modello tracciato dallo stesso Ven. D. Bosco all´art. 88. Quindi la loro presenza fra gli alunni non sia soltanto materiale, ma efficacemente educativa. Essi sono i più direttamente responsabili della disciplina e moralità.
      2. — Se poi per qualche ragione devono lasciare temporaneamente il proprio posto, ne chiedano licenza al Consigliere, e in ogni caso non si allontanino iin.chè non siano sostituiti.
      3. — Notando l´assenza di un alunno da qualunque luogo, ne informino prontamente chi di ragione.
      4. — Gli assistenti tengano nota di tutto per assegnare agli alunni i voti di condotta. Di questi diano comunicazione settimanalmente al Consigliere, o in sua assenza al Prefetto; ma avvenendo cose gravi, ne facciano pronta relazione.
      5. — Non facciano mai rimproveri collettivi, e ricordino che i provvedimenti disciplinari sono riservati al Prefetto o al Consigliere.
      6. — Veglino attentamente a impedire ogni parola, azione o facezia contraria alla decenza. Scoprendo mancanze contro la moralità, ne avvertano immediatamente il Direttore, cui spetta fare le indagini.
      7. — In dormitorio vi è un assistente e un vice-assistente. Veglino essi sulla pulizia della persona, degli abiti e dei letti; facciano osservare rigoroso silenzio, e non permettano che alcuno entri o rimanga in dormitorio senz´assistenza.

CAPO VIII.
Del Dispensiere.

      1. — Il dispensiere è incaricato di tutte le piccole somministrazioni che occorrono agli alunni, nonchè della distribuzione di ciò che essi avessero dato in deposito, sotto la dipendenza del Prefetto e secondo le norme che da lui gli verranno date.
      2. — In apposito registro tenga nota dei nome degli alunni, degli oggetti a ciascuno somministrati e del loro importo; e ne renda conto al Prefetto.

CAPO IX.
Dei Commissionieri.

      1. — I commissionieri sono incaricati di fare le spese minute per la Casa, la cucina, i laboratorii, ed altre piccole commissioni, sotto la dipendenza del Prefetto, e secondo le norme che da lui riceveranno.
      2. — In appositi registri tengano nota specificata di tutte le spese, per poterne render conto ogni volta che ne siano richiesti.
      3. — Suggeriscano al Prefetto quanto credono opportuno per l´economia della casa anche nelle piccole spese; ma nulla facciano senza il suo previo consenso.

CAPO X.
Del Cuoco.

      1. — Il cuoco è responsabile della sana ed economica preparazione dei cibi, e della puntualità nel servirli, come pure della nettezza dei locali e degli utensili.

Vegli anche sulla condotta e diligenza di tutto il personale addetto alla cucina.

      1. — Per ogni necessità si rivolga al Prefetto da cui dipende in modo particolare, e ricorra a lui quando vedesse qualche disordine o irregolarità.
      2. — Non lasci entrare in cucina nessuno che non sia a ciò autorizzato dai Superiori; e a nessuno distribuisca commestibili o bevande senza l´autorizzazione suddetta.

CAPO XI.
Del Guardarobiere.

      1. — Il guardarobiere è incaricato di custodire gli oggetti di biancheria e vestiario appartenenti a quanti vivono nella Casa, di curarne ´a tempo debito la lavatura e la riparazione, nonchè la´ distribuzione nei giorni a ciò stabiliti. Prenda nota in apposito registro dei capi del corredo di ciascun alunno.
      2. — Si assicuri che gli oggetti appartenenti a ciascuno siano debitamente contrassegnati con cifre o iniziali, così da potersi distinguere dagli altri.
      3. — Se qualcuno lascia temporaneamente la casa, egli ne ritiri e tenga in custodia tutto il corredo personale.
      4. -- Egli è incaricato per sè o per altri dell´assetto e pulizia dei locali e dei cortili; di aprire le finestre per la necessaria ventilazione, e di chiuderle a tempo debito; di avvertire il Prefetto dei guasti o inconvenienti che riscontra nella Casa; e dopo le ricreazioni farà un giro nei cortili, per ritira- re gli oggetti dimenticati dagli alunni.

CAPO XII.
Del Portinaio.
229. — Al portinaio è affidata la vigilanza su quanti entrano in casa o ne escono; perciò si trovi sempre al suo posto di osservazione, ma gli sia assegnato un supplente per le ore in cui deve per giuste ragioni assentarsi. A lui spetta generalmente dare i segnali dell´orario della giornata, e chiudere alla sera tutte le porte di comunicazione con l´esterno.
230. - Lasci uscire solo chi ne abbia il dovuto permesso dal Superiore, e non permetta agli alunni di fermarsi in portieria senza giusto motivo.

      1. Mantenga la dovuta decenza nel vestire, la pulitezza nella persona e l´urbanità dei modi nel ricevere chi si presenta: non ammetta nessuno a parlare coi Superiori e con gli alunni se non nelle ore stabilite, e consegni al Prefetto le lettere e i pacchi che riceve dall´esterno, a chiunque siano indirizzati.
      2. Gli è vietato ricevere mance, vendere o comprare commestibili, ritenere presso di sè danaro od altre cose degli alunni.

CAPO XIII.
Del Sagrestano.

      1. - Il sagrestano è incaricato dell´ordine e pulizia della chiesa o cappella e di quanto vi si trova, di preparare tutto quel che occorre per le sacre funzioni, e di custodire quanto serve al culto. Stia in ogni cosa agli ordini del Catechista o del sacerdote incaricato della chiesa.
      2. - Non tenga in chiesa deposito di scale o di altre cose che disdicano al decoro e alla santità del luogo.´
      3. - Curi diligentemente la pulizia dei vasi sacri, faccia a tempo debito lavare e stirare la biancheria di chiesa, ed eseguire le necessarie riparazioni.

233. - Se, gli è affidata la chiave del Tabernacolo, la custodisca gelosamente, secondo le prescrizioni ecclesiastiche a tale riguardo.

CAPO XIV.
Del Teatrino e del suo Capo.
237. - AI capo del teatrino spetta stabilire, d´accordo col Direttore, quanto concerne i trattenimenti, curarne la preparazione e l´esecuzione, e vegliare sulla condotta di quanti vi hanno parte. Potrà essere aiutate, nelle sue mansioni dal suggeritore, o anche da qualche maestro o assistente, col consenso del Direttore.

      1. - Scelga, sempre d´intesa col Direttore, produzioni adatte per gli alunni, senza preoccuparsi degli spettatori esterni. Escluda tutto ciò che è violento, immorale, passionale o volgare, e la rappresentazione di caratteri crudeli o malvagi. Elimini´ eziandio le produzioni troppo lunghe: in via ordinaria la durata dei trattenimenti non deve oltrepassare le due ore e mezzo.
      2. - Tutto ciò valga anche per la scelta delle cinematografie e proiezioni luminose, le quali dovranno  sempre essere provate per intero in antecedenza.
      3. - Nel vestiario teatrale si ; eviti la troppa eleganza e fastosità e si osservi la più rigorosa decenza. .
      4. - Scelga gli attori tra gli  alunni migliori per condotta, ma non sempre i medesimi.
      5. - È vietato di usare agli attori un trattamento speciale a mensa, o distribuir loro bibite e simili, essendo già premio sufficiente l´essere stati prescelti per la recita.
      6. S´intenda coi maestri di canto e di musica per le cose da  eseguirsi negli intermezzi, i quali, dovranno essere brevi più che sia possibile.
      7. - Assista sempre alle prove,  escludendone quanti non vi hanno che fare; non permetta che quelle. serali siano protratte oltre le ore dieci, e al termine di esse invigili perchè  tutti nel massimo silenzio siano subito accompagnati a dormire.
      8. - Proibisca assolutamente` l´entrata sul palco e sopratutto nella camera degli attori alle persone non addette ai teatro; vegli perchè quelli si vestano e si spoglino con la maggiore modestia possibile, e non permetta loro di trattenersi qua e là in particolari colloqui.
      9. - Non faccia preparare il palcoscenico in giorno festivo; e stabilisca l´ora della recita in modo da disturbare il meno possibile l´orario consueto.

CAPO XV.
Del personale addetto all´infermeria.
247.-L´assistente dell´infermeria e l´infermiere sono entrambi incaricati, come rappresentanti del Catechista, di prestare le necessarie cure agli infermi, e di vegliare sulla moralità e sull´ordine; perciò si trovi sempre nell´infermeria almeno uno di loro.

      1. - A tutela della moralità facciano osservare scrupolosamente quanto è prescritto negli art. 36, e 38, e nel Capo I° della Parte 2a, Sezione 2a.
      2. - Provvedano a far amministrare in tempo i Santi Sacramenti ai malati gravi.
      3. - Non permettano ai convalescenti di uscire dall´infermeria nè di aver rapporti coi sani, se non per giusto motivo; di entrare senza necessità nelle camere dei malati più gravi; di far chiasso durante le ore di ricreazione; e li trattengano in buone letture, nello studio del catechismo, e in occupazioni a loro convenienti.
      4. - Non lascino visitare gli ammalati se non da chi sia munito di un permesso del Catechista o del Prefetto.
      5. - Quando a giudizio del medico uno è guarito, dispongano che ritorni alle sue ordinarie occupazioni.
      6. - Ogni due giorni l´infermiere dia al Catechista o al Prefetto la nota di coloro che ricevono i pasti nell´infermeria.
      7. - L´infermeria abbia possibilmente un altare, e si procuri agli ammalati comodità di assistere alla S. Messa ogni giorno e di ricevere con frequenza i Sacramenti.

CAPO XVI.
Dei Famigli.

      1. - Hanno questo nome quelle persone estranee alla Società, che vivono in Casa, addette a lavori manuali o anche intellettuali, secondo la loro capacità.
      2. - Per l´accèttazione si esiga la fede di battesimo, l´attestato di buona condotta rilasciato dal Parroco e dal Sindaco, il certificato penale; e sopratutto si prendano informazioni da fonte privata degna di fede. Non si accettino quelli che non fecero buona prova in altra Casa Salesiana.
      3. - Nell´accettazione dei famigli si prendano provvedimenti opportuni secondo le leggi dei diversi Stati, per prevenire pretese, disgusti e liti in caso di uscita.

258.- E vietato ai famigli assumere commissioni estranee al proprio impiego, accettare mance, intromettersi in affari concernenti la Casa, avere famigliarità con gli alunni. Non siano ammessi alla tavola dei confratelli.

        • - Si offra loro comodità di compiere le pratiche del buon cristiano; ascoltino tutti i giorni la S. Messa nella chiesa o cappella della Casa, si accostino almeno una volta al mese ai Santi Sacramenti e facciano gli esercizi spirituali per Pasqua con gli alunni.
        • - Si faccia loro regolarmente due volte al mese il catechismo. (Canone 509, § 2) .

REGOLAMENTO PER LE CASE DI NOVIZIATO
E DI STUDENTATO

SEZIONE PRIMA.
Delle Case di Noviziato.
CAPO I.
Del Noviziato.
(Costit. art. 72, 93, 159, 170 - 181, 190, 191, 196).
261: — Ciascuna Ispettoria abbia una propria Casa di Noviziato. Pur tenendo conto che ogni Casa Salesiana dev´essere un semenzaio di vocazioni, ogni Ispettoria abbia inoltre almeno una Casa per la prima formazione del personale, cioè per Aspiranti o Figli di Maria.

        1. — Per l´ammissione al Noviziato, alla professione e agli Ordini si segua fedelmente quanto è stabilito dal Rettor Maggiore nelle « NORME PER L´ACCETTAZIONE E PER LE SACRE ORDINAZIONI »; e ciascuno degli aventi diritto al voto ne abbia copia.
        2. — Il Noviziato deve durare un anno intero e continuo (non computando il giorno, in cui, a norma dell´art. 174 delle Costituzioni, ha principio), trascorso sotto la guida del Maestro. Il prolungamento concesso dall´art. 181 delle Costituzioni deve aver luogo in una Casa di noviziato.
        3. — Il Noviziato rimane interrotto così da doversi ricominciare :
        4. quando l´Ascritto esce dalla Casa perchè licenziato dal Superiore;
        5. quando lascia la Casa senza il permesso del Superiore, e con la volontà di non ritornarvi;
        6. quando per qualunque motivo, anche se col permesso del Superiore, sta fuori della Casa per più di trenta giorni, siano o no consecutivi. (Can, 556 § I).
        7. — Non rimane invece interrotto se l´Ascritto sta fuori della Casa per non più di 3o giorni. In tal caso, se i giorni d´assenza sono più di 15, per la validità del Noviziato egli deve supplirli; se non superano i 15, è in facoltà dell´Ispettore di farglieli supplire, ma non è richiesto per la validità del Noviziato. (Can. 556, § a).
        8. — I Superiori non concedano la licenza di stare fuori del recinto del noviziato, senza un giusto e grave motivo.
        9. — Il trasferimento da una Casa di Noviziato ad un´altra non interrompe il Noviziato. (C. 556, § 4)

CAPO II.
Del Direttore.
268. — In via ordinaria non si dia la carica di Direttore al Maestro degli Ascritti.

        1. — Il Direttore di una Casa di Noviziato ha gli stessi diritti e doveri di ogni altro Direttore salesiano, salve le attribuzioni assegnate al Maestro dai Sacri Canoni. A lui spetta ricevere gli Ascritti alle condizioni prescritte dall´Ispettore, ed eseguire d´intesa con lui, il licenziamento di quelli non giudicati idonei
        2. — A lui dev´essere consegnata la corrispondenza degli Ascritti, in partenza e in arrivo, la quale però deve sempre essere esaminata dal Maestro.
        3. — A lui si consegni il danaro e ogni altro oggetto di valore che in) qualunque modo pervenisse agli scritti.
        4. — Non spetta a lui la formazione religiosa degli Ascritti e il regime interno del Noviziato; ma egli può e deve suggerire al Maestro quanto crederà utile per il bene del Noviziato. S´intenda sempre col Maestro per il Catechismo di cui all´art. 196 delle Costituzioni, per le modificazioni dell´orario e per gli altri eventuali provvedimenti.
        5. — Egli dovrà fare relazione dell´andamento della Casa all´Ispettore indipendentemente dai rendiconti del Maestro.
        6. — Ogni quindici giorni sotto la sua presidenza si riunirà il Capitolo, coll´intervento del Maestro e del suo. Socio o Assistente, per le opportune osservazioni sulla condotta degli Ascritti.
        7. — Nel licenziare un Ascritto eviti quanto sa di aspro e irritante nei modi; nè gli rifiuti quegli aiuti, morali sopratutto, che potessero giovargli a formarsi una conveniente posizione.

CAPO III.
Del Maestro degli Ascritti.
(Costit. art. 72, 191-196).

        1. — In tutte le riunioni della comunità il Maestro abbia il, primo posto dopo il Direttore.
        2. — Riconosca sempre l´autorità del Direttore secondo le prescrizioni canoniche (Can. 561), e intervenga, salvo giusto impedimento, alle conferenze che questi tiene al personale, alla soluzione del caso morale e liturgico, e simili.
        3. — A lui, come anche al Socio assistente, è vietato confessare gli Ascritti, salvo che questi spontaneamente lo chiedano in casi particolari g ex gravi et urgenti causa ». (C. 891).
        4. -- Non abbia occupazioni estranee alla formazione degli Ascritti, ai quali terrà possibilmente ogni giorno una lezione intorno alle Costituzioni e ai Regolamenti della Società; ai voti religiosi, di cui spiegherà chiaramente e diffusamente la portata; alle virtù cristiane, allo spirito salesiano, al metodo educativo di Don Bosco, alle pratiche di pietà, insegnando a tutti per tempo metodi semplici per far bene la meditazione, l´esame di coscienza, la confessione, i rendiconti, ecc. Se può, si assuma l´insegnamento del Catechismo o di qualche altra materia sacra, che gli dia occasione´ di completare la formazione religiosa degli Ascritti.
        5. — Esiga dagli Ascritti una grande ,esattezza e diligenza in tutte le azioni, procurando che evitino le esagerazioni, gli scrupoli è le singolarità.

Procuri che acquistino l´abito di fare con perfezione quelle pratiche che, prescritte dalle Costituzioni e dai Regolamenti, debbono essere di tutta là vita, dando meno importanza alle altre che finiscono col noviziato, ed escludendo le meno conformi allo spirito e agli usi della Società.

        1. — Al termine di ogni trimestre dia per iscritto relazione all´Ispettore intorno ai singoli Ascritti.
        2. — Qualora sia annesso alla Casa un Oratorio festivo, lo favorisca quanto può senza pregiudizio della disciplina del Noviziato.

CAPO IV.
Del Confessore degli Ascritti.

        1. — Ogni Noviziato abbia, secondo il numero degli Ascritti, uno o più Confessori ordinari; e oltre a questi ne siano designati, altri, a cui possano gli Ascritti liberamente ricorrere in casi particolari (Can. 566, § 2, I° e 30).

284. — Almeno quattro volte all´anno, e preferibilmente in occasione dell´Esercizio della buona morte, si dia agli Ascritti anche un Confessore straordinario, al quale tutti dovranno presentarsi, almeno per riceverne la benedizione. (Can. 566, § 2, 40).

        1. I Confessori non s´ingeriscano in quanto concerne la disciplina e l´andamento della Casa; non diano ordini o disposizioni di sorta; non ricevano i rendiconti degli Ascritti.

CAPO V.
Del Socio o Assistente.
(Costit." art. 194).

        1. — Il Socio o Assistente, in quanto concerne il suo ufficio, dipende dal Maestro, verso del quale si mostrerà deferente e arrendevole; nel rimanente dal Direttore della Casa, a cui farà il suo rendiconto.
        2. — Egli avrà cura dell´ordine disciplinare e materiale della Casa di Noviziato.

288. — Nelle sue relazioni con gli Ascritti tenga contegno piuttosto di fratello maggiore che di Superiore.

CAPO VI.
Degli Ascritti.
(Costit. art. 25, 26, 72, 87, 160, 162, 163, 175, 180-182, 191, 195, 196).

        1. — Non dev´esservi comunicazione tra gli Ascritti e i Professi senza una speciale ragione e senza il permesso del Maestro o del Direttore.
        2. — Gli Ascritti debbono obbedire al Maestro e ai Superiori Salesiani, e osservare le Costituzioni e i Regolamenti della Società. Essi godono di tutti i privilegi e grazie spirituali dei professi, e in caso di morte hanno diritto ai medesimi suffragi.
        3. — I loro doveri principali sono i seguenti:

1° Studiare accuratamente le Costituzioni e i Regolamenti della Società;
2°attendere assiduamente alla meditazione, alle pie letture e alla preghiera;
3° istruirsi bene intorno ai voti alle virtù, per formarsi un´idea chiara ed esatta degli obblighi che stanti( per assumere e della perfezione a cui dovranno aspirare;
4° adoperarsi con assidua vigilanza e con perseverante lavoro in. temo ad estirpare i propri difetti, a mortificare ogni moto disordinato, specialmente la collera e gli affetti sensibili, ad acquistare le virtù necessarie a un buon Salesiano, e quella operosità instancabile santificata dalla preghiera e dall´unione con Dio, ché dev´essere la caratteristica dei figli di D. Bosco.

        1. — Si può permettere agli Ascritti di esercitarsi nelle materie scolastiche e nelle arti e mestieri, regolandosi in modo che non abbia a. risentirne alcun danno la loro formazione spirituale.
        2. — Le materie principali di studio degli Ascritti sono: il Catechismo, che dev´essere spiegato per intero con molta cura; la Storia Sacra, gli elementi di Pedagogia salesiana e di Liturgia, Cerimonie e Canto Gregoriano. Si eserciteranno nella lingua nazionale, nella latina, nella greca e nella italiana, usando testi di argomento sacro. Vi sia pure una lezione settimanale di buona creanza e una di calligrafia.

294 — Gli Ascritti leggano la Vita, di Don Bosco, le biografie dei confratelli, ed altre opere di ascetica che il Maestro ritenga adatte.
295. — Oltre alle pratiche di pietà prescritte dalle Costituzioni:
1° Si farà dopo la Messa breve lettura spirituale.
2° Vi sarà altra lettura spiritual di circa dieci minuti prima di mezzogiorno, seguita dalla Comunione spirituale, dalla Coroncina al S. Cuore di Gesù con l´Orazione Dio vi salvi augustissima Regina, e dall´esame particolare di coscienza.
3° Verso sera vi sia una conferenza o meditazione, sui doveri della vita religiosa.
4° Ogni sera si sia la benedizione col SS. Sacramento.
5° Si tengano i cosidetti « circoli spirituali », preferibilmente nella ricreazione dopo cena.

        1. — L´Esercizio della buona morte sia veramente un giorno di ritiro spirituale. Esso comincia la sera del giorno antecedente e termina al mezzogiorno.
        2. — Ogni Ascritto faccia un accurato rendiconto al Maestro almeno due volte al mese.

Nessuno attenda a pratiche di pietà /speciali o a penitenze senza il permesso del • Maestro.

        1. — Tutti gli Ascritti siano occupati per turno in lavori manuali, come attendere al servizio della Chiesa e della sacrestia, lavare le stoviglie, coltivare l´orto, scopare e simili.
        2. -- Gli Ascritti Coadiutori, oltre all´intervenire a tutte le pratiche di pietà e conferenze coi Chierici, abbiano anche le istruzioni a loro convenienti. Il resto del tempo sia da essi occupato nei lavori di casa e del loro mestiere.
        3. -- I Superiori della Casa col Maestro facciano durante l´anno di noviziato quattro scrutinii, cioè uno ogni trimestre, sul profitto e l´idoneità dei singoli Ascritti, possibilmente sotto la presidenza dell´Ispettore.
        4. — Verso la metà dell´anno di Noviziato, previa intelligenza coll´Ispettore, siano in bel modo invitati a ritirarsi quegli Ascritti che non risultino idonei e non diano fondata speranza di miglioramento. Ciò non toglie che possano licenziarsi anche prima quelli che dessero chiari segni di non essere adatti alla nostra vita.
        5. — Non vi è obbligo di manifestare all´Ascritto licenziato la causa del suo licenziamento (Can. 571, § i).
        6. — Gli Ascritti Chierici che, licenziati o di propria volontà, lasciano definitivamente il Noviziato, sono tenuti a deporre l´abito chiericale, se lo ricevettero in Congregazione.
        7. — Circa due mesi prima del termine del Noviziato, s´inviti ciascun Ascritto a presentare la domanda per l´ammissione ai voti temporanei. Di tali domande si tratterà in una riunione del Capitolo della Casa, alla quale interverrà anche il Maestro; e il relativo verbale sarà poi trasmesso, insieme colle domande suddette, all´Ispettore.
        8. — Nel deliberare dell´ammissione ai voti s´abbia per norma di escludere coloro che non mostrano sufficiente criterio, gli stravaganti, i misantropi, i troppo malinconici, i non sicuri in fatto di moralità; e inoltre quelli di carattere impetuoso e collerico, i propensi alle amicizie sensibili, alla poltroneria e alla golosità, qualora durante l´anno di noviziato non avessero saputo vittoriosamente combattere queste, loro inclinazioni.
        9. — Prima della professione, l´Ascritto regoli le cose sue materiali giusta le prescrizioni canoniche e gli art. 25 e 26 delle Costituzioni.

Durante il noviziato egli non può validamente rinunziare ai benefizi ecclesiastici e ai propri beni, nè comunque gravarli di obbligazioni.

        1. — La prima professione dell´Ascritto deve farsi nella Casa stessa del Noviziato.
        2. — Si avvertano i nuovi professi che finito il tempo per cui si sono fatti i primi voti, non si deve frapporre alcun indugio alla seconda professione.

Perciò circa due mesi prima è loro dovere di presentare al proprio Superiore la relativa domanda.
SEZIONE SECONDA.
Degli Studentati Filosofici
e Teologici.
(Costit. art. 2, 78, 87,164 - 1691.
CAPO I.
Articoli generali.

        1. — Scopo degli Studentati è non solo la cultura intellettuale dei chierici, ma sopratutto la loro formazione ecclesiastica´ e salesiana. A ciò pertanto sia indirizzato l´intero ordinamento di essi, nel quale però è da seguire, in quanto è compatibile colla loro speciale natura, il Regolamento generale per le Case.
        2. — I Superiori vigilino attentamente che l´osservanza delle pratiche di pietà prescritte dalle Costituzioni nelle Case di studentato sia perfettissima (Can. 588 3).
        3. — Oltre agli esercizi spirituali prescritti dalle Costituzioni, i chierici ne faranno cinque giorni, come gli alunni delle Case, verso la metà dell´anno scolastico.
        4. — Il Direttore faccia ai chierici una conferenza settimanale, di argomento religioso, nella quale spiegherà altresì le Costituzioni, e le parti principali, e per loro più importanti, dei Regolamenti. Li esorti ad eseguire con esattezza e con decoro le sacre cerimonie, il canto gregoriano e la musica sacra.
        5. — Gli studi sono regolati dalle nostre Costituzioni e dai S. Canoni.

I programmi sono stabiliti dal Consigliere Scolastico Generale; i testi di filosofia e teologia dal Rettor Maggiore.
314.-- L´anno scolastico, compresi gli esami, durerà nove mesi interi; e in ciascun giorno di scuola si faranno almeno quattro ore di lezione. Anche durante le vacanze, tranne la prima e l´ultima settimana, vi sia ogni giorno un po´ di scuola di materie complementari, specialmente di lingue ma. Berne.

        1. — Fuori d´Italia, nello studentato filosofico si continui a tutti l´insegnamento della lingua italiana come nel Noviziato; in quello teologico l´esercizio pratico. Il latino sempre e dappertutto si faccia leggere secondo la pronuncia romana.
        2. — S´insegnino opportunamente ai chierici le regole della cristiana urbanità. Il Direttore e gli altri Superiori inculchino coll´esempio e colla parola l´osservanza delle norme igieniche, la mondezza della persona e, delle vesti, la dignità del portamento, la cortesia dei modi, e una certa piacevolezza nel conversare, non disgiunta da modestia e gravità.
        3. — Fermo restando quanto prescrive l´art. 169 delle Costituzioni, i chierici potranno essere occupati in uffizi che servano di preparazione al ministero sacerdotale e alla vita salesiana, come ad es. nella cura degli Oratorii festivi, nei catechismi parrocchiali, nell´istruzione religiosa del personale della casa.
        4. — Ogni mese il Direttore raduni i Superiori per le osservazioni sulla condotta dei chierici, le quali poi saranno comunicate con prudenza" ai singoli interessati.

CAPO II.
Studentati Filosofici.

        1. — Ciascuna Ispettoria abbia il proprio Studentato filosofico.
        2. — A norma delle Costituzioni, la durata del corso filosofico è di due´ anni,
        3. — Nella scuola di filosofia le lezioni siano dagli alunni recitate in latino.
        4. — Si continui la scuola di pedagogia salesiana cominciata nel Noviziato.
        5. — Si faccia una lezione settimanale di didattica pratica applicata alle varie materie d´insegnamento, specie al catechismo; una di spiegazione e recita del Nuovo Testamento, spiegando e dando a studiare a memoria ogni volta dieci versetti; e una lezione di contabilità, insegnando bene la tenuta dei registri in uso tra noi.

CAPO III.
Studentati Teologici.

        1. — l stabilito uno Studentato teologico centrale, alla diretta dip6rdenza del Capitolo Superiore.
        2. — Ciascuna Ispettoria potrà, col permesso del Rettor Maggiore, avere un proprio Studentato, per quei chierici che non potessero andare al centrale. Esso avrà di regola il medesimo andamento di quello centrale ; però nelle ore di scuola e nelle materie d´insegnamento potranno aversi quei temperamenti che l´Ispettore, d´intesa col Consigliere Scolastico Generale, giudicherà opportuni.
        3. — Non è permesso di fare gli studi teologici fuori degli studentati sopra indicati, e di regola neanche frequentando scuole appartenenti a Seminari diocesani o ad altre Società religiose.
        4. — A norma delle Costituzioni, la durata del corso teologico è di quattro anni.
        5. — Per l´ammissione di un chierico allo Studentato centrale si richiede che il suo Ispettore attesti che per le qualità morali egli dà affidamento di buona riuscita, che ha fatto con buon esito gli studi antecedenti, che ha compiuto il tirocinio pratico, e che non ha contratto alcun impedimento per il suddiaconato. Dia inoltre al Direttore spirituale generale le notizie confidenziali giovevoli per la formazione del chierico.
        6. — Negli Studentati teologici si canti Messa ogni domenica e festa di precetto, anche per dar modo a tutti di esercitarsi nelle cerimonie e nel canto; e nelle feste più solenni i chierici assistano in cotta alle funzioni. La festa di San Tommaso d´Aquino sia solennizzata con apposita accademia.
        7. — La Scuola di Dogmatica e di Morale sia fatta in latino; e gli studenti interrogati sulla lezione rispondano in tale lingua.
        8. — Ogni mese, non esclusi quelli delle vacanze estive, vi sia la soluzione del Caso morale, del Quesito liturgico, e d´altri che il Direttore, d´intesa coi Superiori, giudicasse proporre.
        9. — Gli esami di regola si diano al termine del semestre e alla fine dell´anno. La Commissione esaminatrice sia composta almeno di due professori.
        10. — In ciascuno Studentato si parli la lingua del paese ove si trova. Ma nello Studentato centrale, essendovi chierici di diverse nazionalità, il Direttore stabilisca una ricreazione giornaliera in cui ciascuno possa esercitarsi nella propria lingua.

REGOLAMENTO PER GLI ISPETTORI.

CAPO I.
Facoltà dell´Ispettore.
(Costit. art. 14, 16, 26, 28, 42, 52, 73, 85, 86, 87, 96, 98, io1, 102, 104, 108-110, 112, 114, 115, 119, 120, 128, 152, 172-175, 179, 181, 185, 192, 194. Norme per l´accettazione e per le Sacre Ordinazioni).
.334. — Prima di chiedere al Rettor Maggiore il permesso di aprire una nuova Casa, conforme all´art. 104 delle Costituzioni, l´Ispettore deve avere il voto favorevole del Consiglio Ispettoriale, i mezzi e il personale occorrenti.

        1. — Quantunque nel formare o modificare il Capitolo di una Casa si debba avere il parere del Direttore, massime sui bisogni di essa, è tut. tavia riservato all´Ispettore il giudizio sulla idoneità dei soci a determinati uffici.
        2. — L´Ispettore per giusta ragione può, se richiesto, mandare suoi dipendenti in aiuto a un´altra Ispettoria, purchè provvisoriamente; ma pei cambi definitivi d´Ispettoria occorre l´autorizzazione scritta del Rettor Maggiore.
        3. — Da lui dipende l´amministrazione dei beni appartenenti ai soci o all´Ispettoria, con la restrizione stabilita dall´art. 56 delle Costituzioni riguardo alle compre e vendite..
        4. — Gli occorre l´autorizzazione del Rettor Maggiore per poter accettare, a benefizio dell´Ispettoria, legati o donazioni vincolanti oltre il suo sessennio di carica, e per poter chiedere soccorsi con circolari o pubbliche conferenze fuori della sua Ispettoria.
        5. —È suo còmpito fissare ed esigere dalle Case i contributi richiesti dai bisogni dell´Ispettorìa.
        6. — L´Ispettore conferisce ai propri sudditi, riconosciuti idonei, la facoltà di confessare nelle nostre Case gl´interni, e di predicare ad essi.

Ma tale facoltà egli non conferirà se non in seguito ad un esame subito avanti a una commissione.
Egli designa gli esaminatori degli ordinandi e dei candidati al ministero delle confessioni e della predicazione. Da questa commissione dovranno essere esaminati tutti, ordinandi e sacerdoti, prima dell´esame in Curia.

        1. — Egli può sospendere temporaneamente l´esecuzione di una disposizione, qualora vi , siano motivi in contrario così gravi ed evidenti da autorizzarlo a credere che, se i Superiori ne fossero stati consapevoli, avrebbero disposto altrimenti. In tal caso però informi subito di tutto i Superiori medesimi; e se la disposizione sospesa riguarda un socio,´ questi, mentre si attende la loro risposta, si attenga agli ordini dell´Ispettore.

CAPO II.
Doveri dell´Ispettore.
(Costituz. art. 71, 87, 88, 104, 174-179,181).

        1. — L´Ispettore riconosca pienamente e faccia riconoscere dai suoi dipendenti l´autorità del Rettor Maggiore e dei membri del Capitolo Superiore. Faccia ben particolareggiata la relazione annuale al Rettor Maggiore, e nei tempi stabiliti rimandi debitamente riempiti i moduli che riceverà dal Capitolo Superiore.
        2. — Abbia una cura speciale della Casa di Noviziato, e di quelle del corso filosofico e teologico. Rammenti l´obbligo di destinarvi soltanto confratelli esemplari per ´disciplina e osservanza religiosa, e rifletta all´importanza che ha, sopratutto per tali Case, la scelta di abili e sperimentati confessori.
        3. — Mandi in tempo ai Direttori i formularli per il rendiconto mensile e per quello annuale prescritto dall´articolo 115 delle Costituzioni.

Una volta all´anno riunisca tutti i Direttori per trattare dell´interesse generale dell´Ispettoria e del buon andamento delle Case.

        1. — Non permetta ai Direttori di assentarsi a lungo dalle proprie Case se non per gravi ragioni.
        2. — Nell´inviare Case i soci per il triennio pratico e per il corso di perfezionamento, abbia cura di scegliere quelle dove possono essere meglio assistiti e curati.

347. — Quando trasferisce un socio ad altra Casa, informi il Direttore della sua indole e capacità, e degli uffici da lui già esercitati.

          • — Non accetti, in via ordinaria, incombenze estranee al suo ufficio, nè si assenti per tempo notevole dall´Ispettoria senza il permesso del Rettor Maggiore.

CAPO III.
Visita alle case.
(Costituz. art. 120).

          1. -- Dovere precipuo dell´Ispettore è quello di visitare le Case della sua Ispettoria, una volta all´anno giusta l´art. 120 delle Costituzioni, e ogni altra volta che qualche ragionevole motivo lo richieda.

350, -- Durante la sua visita raduni due volte tutti i confratelli: la prima per esporre il fine di essa, e invitare tutti a manifestargli schiettamente quanto credono utile per il bene proprio e comune; la seconda per accomiatarsi e fare le necessarie esortazioni. Tenga altresì una conferenza al Capitolo della Casa.

          1. - Riceva dapprima il rendiconto del. Direttore, poi quello dei singoli confratelli; e ricordi l´obbligo del segreto sulle cose di natura confidenziale.
          2. — Esamini come si osservino le Costituzioni e i Regolamenti; quale cura si abbia delle vocazioni, dei Cooperatori e degli ex-allievi; come funzionino la chiesa o parrocchia, l´oratorio festivo, le scuole e i laboratorii, non dimenticando i programmi, i registri scolastici e i libri di testo; come si tenga la contabilità e come proceda l´amministrazione; quali siano le condizioni di nettezza, igiene, ecc. dei varii ambienti.
          3. — Ritiri il denaro che gli risultasse disponibile, ma se la Casa versa in gravi necessità, o deve sostenere forti spese straordinarie, debitamente autorizzate, la aiuti con la Cassa Ispettoriale.
          4. — Prima di lasciare la Casa, scriva nell´apposito registro, che si conserva nell´Archivio di essa, le sue osservazioni e disposizioni di carattere generale, dando a parte quelle confidenziali; nella visita seguente poi verifichi se furono eseguite.

CAPO IV.
Consiglio Ispettoriale, Ufficio dei
Cooperatori.
(Costituz. art. 91-95, g8, 11o, 112, 179, 181, 185, 192).

          1. — Nelle cose di maggior momento l´Ispettore ascolti sempre il Consiglio Ispettoriale. Particolarmente l´Ispettore abbisogna del voto favorevole del Consiglio per l´ammissione al Noviziato, alle professioni, e alle sacre Ordinazioni; per proporre al Capitolo Superiore l´apertura di nuove Case, l´acquisto o vendita di stabili, e anche per autorizzare opere straordinarie che possono aggravare le condizioni finanziarie d´una Casa o dell´Ispettoria.
          2. — Il Consiglio sia dall´Ispettore convocato possibilmente una volta al mese, previa comunicazione delle cose da trattarsi; e tutti i Consiglieri intervengano ´alle adunanze.

L´Ispettore si sceglierà un segretario, che potrà anche essere uno dei consiglieri, al quale pure affiderà l´archivio ispettoriale.

          1. — L´ Ispettore designerà, preferibilmente tra i Consiglieri, chi debba fare le sue veci nel governo dell´Ispettoria durante la sua assenza.
          2. — Nella Casa Ispettoriale vi sia in luogo sicuro una cassaforte per custodire tutti i valori, tranne il danaro occorrente per le spese di ordinaria amministrazione.
          3. — Onesta cassaforte abbia due diverse chiavi, una delle quali sia custodita dall´Ispettore; l´altra dall´Economo Ispettoriale; entrambi si trovino presenti ogni volta che si ha da aprire o chiudere; e se uno dei due non potesse, non affidi la chiave all´ altro, ma ad un terzo, scelto preferibilmente tra i Consiglieri, perchè lo supplisca, coll´obbligo di restituirla al più presto.
          4. — L´Economo tenga nota esatta del contenuto e di tutti i movimenti di cassa; il Consiglio poi ne, faccia la verifica una volta all´anno e ogni altra volta che sarà ordinata.
          5. — L´Economo rediga ogni anno due rendiconti,, da inviarsi al--l´Economo Generale colle firme dell´Ispettore e di tutto il Consiglio, cioè: un riassunto dei rendiconti finanziari delle singole Case, e una relazione particolareggiata del movimento della Cassa Ispettoriale. Egli è inoltre incaricato di dare consigli e indicazioni ai Prefetti delle varie Case circa le provviste in grande.
          6. — L´Ispettore costituisca infine, sotto la propria presidenza, l´Ufficio Ispettoriale per l´organizzazione dei. Cooperatori, composto di due Consiglieri (uno dei quali potrà attendere alla stampa e l´altro alla propaganda), e di un Segretario: o almeno stabilisca:un confratello quale Incaricato Ispettoriale della Pia Unione.

CAPO V.
Relazioni dell´Ispettore colla Casa
Ispettoriale.

          1. — La Casa di residenza sarà assegnata all´Ispettore dal Rettor Maggiore, e dovrà rispecchiare in sè, per quanto è possibile, tutta l´Opera Salesiana.
          2. — La Casa fornisca a lui e al suo personale il vitto, l´alloggio col relativo mobilio, il vestiario, e quanto è necessario per il decoro del suo ufficio.

395. Il Direttore non farà inviti a personaggi cospicui senza previa intelligenza con l´Ispettore.
366. — A festeggiare l´onomastico dell´Ispettore concorrano tutte le Case dell´Ispettoria; ma gl´inviti siano fatti dal Direttore della Casa Ispettoriale.

REGOLAMENTO PER LE PARROCCHIE.
(Costituz. art. Io, 111).

367. — Il Parroco viene scelto e presentato all´Ordinario del luogo dall´Ispettore.

          1. — Non si possono accettare Parrocchie senza una speciale autorizzazione del Capitolo Superiore. Esse poi debbono sempre essere annesse ad un´Opera salesiana
          2. -- Il Parroco e i suoi dipendenti hanno il dovere di intervenire alle pratiche di pietà, ai pasti e a tutte le altre operazioni della vita comune, tranne vera impossibilità. In ciò che si riferisce alla disciplina religiosa egli è intieramente soggetto al Direttore, il quale inoltre deve sorvegliare l´esercizio delle sue attribuzioni parrocchiali.
          3. — Nelle solennità principali funzionerà di preferenza l´Ispettore o il Direttore.

371. — Si promuovano le associazioni volute dalle Autorità ecclesiastiche locali, senza trascurare quelle accennate nelle Costituzioni (art. 9) o raccomandate dai Superiori.

          1. — Il Parroco usi la massima prudenza in ogni circostanza, nel far visite, e specialmente nel ricevere donne.
          2. — Oltre alla Cronaca ed ai registri parrocchiali, compili e tenga esposto in sagrestia un elenco completo dei legati e degli oneri della Parrocchia; ed abbia registri a parte per i vani cespiti di entrata (diritti di stola, legati, elemosine), per poterli presentare ad ogni richiesta dei Superiori ecclesiastici e religiosi.
          3. — Delle esazioni si incarichi possibilmente il vice-parroco o altro sacerdote.
          4. --- Tutti í proventi parrocchiali siano versati al Direttore, salvo il disposto del Can. 630, N 3 e 4.
          5. -- Nelle relazioni con le Autorità civili il Parroco sia sempre e in tutto ossequente e rispettoso; e nei rapporti con la popolazione si mantenga estraneo ai partiti ed alle competizioni locali.

REGOLAMENTO PER GLI ORATORII.
(Costituz. art. 3 (I), 4, in).

CAPO I.
Norme generali.

          1. -- Scopo dell´Oratorio è di attrarre i giovani con piacevoli ed oneste ricreazioni, per impartir loro una soda istruzione religiosa e far sì che adempiano i doveri del buon cristiano.
          2. — Se l´Oratorio è annesso ad un Istituto Salesiano, vi si facciano lavorare i soci della Casa che lo possono, ed anche, occorrendo, gli alunni migliori e più grandicelli.
          3. — Si accolgano giovani d´ogni condizione sociale, ma di preferenza quelli poveri e abbandonati, secondo il fine precipuo della nostra Società. Quanto all´età si proceda con saggia larghezza, secondo i luoghi e le circostanze.
          4. — I cattivi discorsi, le bestemmie, le risse, il tirar pietre, ed ogni altra azione scandalosa o sconveniente, sono cose severamente vietate; così pure i giuochi di danaro e le discussioni politiche.
          5. — Si ricordi che il nostro sistema di educazione vieta assolutamente di percuotere i giovani e di usare con loro modi inurbani ed offensivi.

CAPO II.
Vita ed istruzione religiosa.

          1. -- Le pratiche di pietà e le norme relative sono indicate dal manuale intitolato Pratiche di pietà in uso nelle Case Salesiane.

353 — Nelle grandi solennità e nell´esercizio della buona morte non manchi qualche confessore straordinario.
384. — Per gli studenti di classi superiori s´istituiscano possibilmente corsi speciali di religione, che per gli adulti si terranno alla sera; per tutti poi durante la quaresima sia più accurata e, s´è possibile, giornaliera l´istruzione catechistica.
335. —Anche per le sezioni sportive e ricreative dell´Oratorio vi sia un corso apposito d´istruzioni religiose e morali, al cui completo svolgimento nell´anno si procuri che non siano d´ostacolo le assenze di tali sezioni per impegni fuori dell´Oratorio.

          1. — Per animare gli Oratoriani allo studia del catechismo e della religione, si tengano gare catechistiche, e si distribuiscano gremii ai più studiosi.
          2. — Il Direttore si dia la mas-Sima cura d´istituire e promuovere le Compagnie religiose, che debbono essere quelle stesse vigenti nei nostri collegi, e uniformarsi, per quanto è possibile, alle stesse norme e regolamenti.

CAPO III.
Opere e Sezioni annesse all´Oratorio.

          1. — L´Oratorio ha sezioni pei giovani più grandi, allo scopo di compiere meglio la loro formazione religiosa-morale e di farne dei cristiani ferventi e attivi. fisse debbono sempre mantenersi estranee alla politica, e attenersi a quanto è prescritto dal proprio Regolamento.
          2. — L´età richiesta per l´ammissione è di circa 15 anni. Si può tuttavia tenere anche una sezione aspiranti, a cominciare dai 13 anni; siano però separati dai soci effettivi. Possibilmente si formi anche una sezione padri di famiglia con locale e regolamento proprio.
          3. — Le sezioni suddette dipendono in tutto dal Direttore dell´Oratorio, del quale si richiede l´approvazione per la validità d´ogni loro atto. Egli poi tiene in custodia la cassa.
          4. — L´Oratorio organizzi i suoi ex-allievi almeno secondo il programma minimo stabilito nel Regolamento speciale per gli Ex-Allievi Salesiani.
          5. — I doposcuola, le scuole serali, quella di musica, le sezioni sportive e ricreative, le casse di risparmio, sono altrettante attrattive dell´Oratorio, se bene organizzate e sostenute.

393. — Le fogge di vestire per tutte le suddette sezioni siano rigorosamente decenti.
394. — Per il teatrino il Direttore si conformi a quanto è stabilito nella Parte II, Sezione III, Capo XIV del Regolamento per le Case.

CAPO IV.
Del personale dell´Oratorio.

395. — Il Direttore è il Superiore responsabile di tutto l´andamento dell´Oratorio. Se l´Oratorio è annesso ad altro Istituto Salesiano, egli deve render conto del proprio operato al Direttore della Casa, i norma dell´art. 162 del Regolamento per le Case.
396. — Tenga conferenze al suo personale almeno ogni 15 giorni, per gli opportuni avvisi ed esortazioni, e per risolvere le difficoltà che s´incontrassero nella pratica.
397. — Stia abitualmente in mezzo ai giovani, nè si assuma altri impegni che lo ´allontanino da essi.
398. — Al Direttore sia dato un sostituto. Suo ufficio è vegliare sulla disciplina, sempre però sotto la dipendenza del Direttore, e senza dimenticare che l´Oratorio deve attrarre i giovani, non allontanarli.
399. -- Ufficio dei Catechisti è l´insegnamento del catechismo, l´assistenza dei giovani, la cura delle Compagnie religiose che vengono loro affidate dal Direttore.
400. — Ufficio degli Assistenti, che in via ordinaria sono gli stessi Catechisti, è di coadiuvare il Direttore e il sostituto nel vegliare sulla buona condotta e moralità dei giovani in ogni parte dell´Oratorio.
401. — Il far visite alle famiglie dei giovani e ai benefattori è riservato al Direttore.
402. — Sia pure preposto a ciascuna sezione ricreativa e sportiva un Assistente responsabile.
403. — Sia impegno del Direttore, di formarsi tra gli stessi giovani, sopratutto tra gli Ex-allievi e i Cooperatori, un personale atto a coadiuvario nell´opera dell´Oratorio.
404. — Abbia un Comitato di Patronesse per procurarsi i mezzi necessarii allo sviluppo dell´Oratorio.
405. — I Maestri nell´adempimento del loro ufficio s´ispirino a quanto è stabilito nella Parte II, Sezione III, Capo VI del Regolamento per le Case.

NORME AI SALESIANI
PER LA PIA UNIONE DEI COOPERATORI
(Costituz. Art. 9, 14)
406. — Secondo il pensiero di Don Bosco, per essere Cooperatori basta che in qualunque modo, o con preghiere, o con offerte, o con opere personali, si contribuisca allo sviluppo dell´azione salesiana.
407. — La facoltà di conferire il diploma di aggregazione alla Pia Unioni è riservata al Rettor Maggiore della Società, sotto la cui direzione deve svolgersi ogni attività dei Cooperatori nel campo salesiano.
408. — Organo ufficiale della Pia Unione è il Bollettino Salesiano. Nelle varie lingue in cui si pubblica, esso rimane sotto la sorveglianza immediata del Rettor Maggiore.
409. — Ogni Casa Salesiana contribuirà alle spese di pubblicazione del Bollettino con una quota che verrà determinata dal Rettor Maggiore.
410. — Ogni Ispettore e Direttore, ricevendo offerte, eseguisca con la massima diligenza le intenzioni per cui vennero fatte, e mandi al Rettor Maggiore quelle destinate dagli oblatori alle Opere Salesiane in genere, o a opere particolari raccomandate dal Bollettino o da circolari del Rettor Maggiore, come pure quelle raccolte nelle conferenze annuali prescritte dal Regolamento della Pia Unione.
411. — È vietata a tutti indistintamente i Salesiani la pubblicazione di periodici o riviste aventi lo• stesso scopo e carattere generale del Bollettino; è permesso però ai Direttori, col consenso dell´Ispettore, di pubblicare e diramare, ma soltanto nelle rispettive località, circolari e foglietti periodici, che trattino d´interessi locali,
412. — Per tutto ciò che riguarda la Pia Unione il Rettor Maggiore è coadiuvato dall´Ufficio Centrale dei Cooperatori, composto di un Presidente, che è il Prefetto Generale della Società; di tre Consiglieri, cioè il Redattore capo del Bollettino, il Propagandista, e l´Incaricato della corrispondenza; e di uno o più Segretari, secondo il bisogno. Questo Ufficio si raduna almeno una volta al mese.
413. — Gli Ispettori, per mezzo dell´Incaricato Ispettoriale dei Cooperatori, di •cui all´art. 362 del Regolamento per gl´Ispettori, aiutino efficacemente l´Ufficio Centrale suddetto, e mandino ogni anno al Rettor Maggiore un particolareggiato rendiconto sullo sviluppo della Pia Unione nella p1opria Ispettoria.
414. — A tal fine, in preparazione alle due conferenze annuali prescritte, o in occasione di adunanze dei loro Direttori o sacerdoti (preferibilmente durante gli esercizi spirituali ad essi riservati), gl´Ispettori tengano speciali riunioni, a cui potranno anche invitare altri confratelli e Cooperatori. Tali riunioni avranno per scopo di studiare i mezzi più acconci a diffondere e organizzare dappertutto la. Pia Unione, e ad accrescere i sussidi per i bisogni generali dell´Opera: ascrizione di nuovi Cooperatori; nomina di Direttori diocesani e Decurioni; Comitati d´azione, di Patroni e Patronesse; Convegni regionali e Congressi nazionali di Cooperatori, di Direttori diocesani e Decurioni; conferenze di propaganda e trattenimenti di beneficenza; borse di studio a pro degl´Istituti perle Missioni estere; confezione e raccolta di lini, arredi e paramenti sacri per le Chiese povere, particolarmente per le Missioni. Uno dei mezzi però più efficaci di cooperare è quello di trovare vocazioni allo stato ecclesiastico e religioso.
Mandino inoltre al Bollettino ed anche ai giornali locali quelle notizie e comunicazioni che sembrino meglio giovare allo scopo.
415. — In modo analogo lavorino i singoli Direttori per mezzo dell´Incaricato locale dei Cooperatori, di cui all´art. 172 del Regolamento per le Case. Oltre a quanto è prescritto quivi e nell´art. 135, facciano ascrivere alla Pia Unione i parenti degli alunni; invitino a quando a quando tutti i Cooperatori dei dintorni alle feste di famiglia; offrano ai più devoti la comodità di fare nelle nostre chiese o cappelle l´Esercizio della Buona Morte il f o venerdì o il 24 di ogni mese; promuovano convegni locali; facciano conoscere la Pia Unione e i suoi vantaggi spirituali, tenendo esposto nei parlatorii e nelle sale di aspetto il Bollettino Salesiano, e diffondendo foglietti e opuscoli appositi.
416. — Nelle regioni ove non vi sono Case salesiane, gl´Ispettori e Direttori viciniori, d´accordo coll´Ufficio Centrale e colle Autorità locali, facciano conoscere l´Opera Salesiana mediante conferenze di propaganda, nelle quali siano messi in rilievo sopratutto i vantaggi che ne ridondano alle Parrocchie e alle Diocesi, all´educazione cristiana della gioventù, e a tutta quanta l´azione religioso-sociale. Queste conferenze si tengano specialmente nei Seminari, negl´istituti di educazione, e presso le Federazioni giovanili, a cui, per preparare il terreno, si potrà spedire in antecedenza per qualche mese il Bollettino Salesiano.

 

 

Ricordi confidenziali ai Direttori.
Con te stesso.
1° Niente ti turbi.
2° Evita le austerità nel cibo. Le tue mortificazioni siano nella diligenza a´ tuoi doveri e nel sopportare le molestie altrui. In ciascuna notte farai sette ore di riposo. È stabilita un´ora di latitudine in più o in meno per te e per gli altri, quando v´interverrà qualche ragionevole causa. Questo è utile per la sanità tua e per quella de´ tuoi dipendenti.
3° Celebra la santa Messa e recita il Breviario pie, attente ac devote. Ciò sia per te e pe´ tuoi dipendenti.
4° Non mai omettere ogni mattina la meditazione e lungo il giorno una visita al SS. Sacramento. Il rimanente come .è disposto dalle Regole della Società.
5° Studia di farti amare piuttosto che farti temere. La carità e la pazienza ti accompagnino costantemente nel comandare, nel correggere, e fa in modo che ognuno dai tuoi fatti e dalle tue parole conosca che tu cerchi il bene delle anime. Tollera qualunque cosa quando trattasi d´impedire il peccato. Le tue sollecitudini siano dirette al bene spirituale, sanitario e scientifico dei giovanetti dalla divina Provvidenza a te affidati.
6° Nelle cose di maggior importanza fa sempre breve elevazione di cuore a Dio prima di deliberare. Quando ti è fatta qualche relazione, ascolta tutto, ma procura di rischiarare bene i fatti e di ascoltare ambe le parti prima di giudicare. Non di rado certe cose a primo annunzio sembrano travi e non sono che paglia.

Coi Maestri.
1° Procura che ai Maestri nulla manchi di quanto loro è necessario pel´ vitto e pel vestito. Tien conto delle loro fatiche, ed essendo ammalati o semplicemente incomodati, manda tosto un supplente nella loro classe.
2° Parla spesso con loro separatamente o simultaneamente; osserva se non hanno troppe occupazioni; se loro mancano abiti, libri; se hanno qualche pena fisica o morale; oppure se in loro classe abbiano allievi bisognosi di correzione o di speciale riguardo nella disciplina, nel modo e nel grado dell´insegnamento. Conosciuto qualche bisogno, fa quanto puoi per provvedervi.
3° In Conferenze apposite raccomanda che interroghino indistintamente tutti gli allievi della classe; leggano per turno i layori d´ognuno. Fuggano le amicizie particolari e le parzialità, nè mai introducano allievi od altri in camera loro.
40 Dovendo dare incombenze od avvisi agli allievi, si servano di una sala o camera stabilita a quest´uopo.
5° Quando ricorrono Solennità, Novene o Feste in onore di Maria SS., di qualche Santo Patrono del paese, del Collegio, o qualche Mistero di Nostra Santa Religione, ne diano annunzio con brevi parole; ma non omettano mai.
6° Si vegli affinchè i Maestri non mandino mai allievi via di scuola, ed ove vi fossero assolutamente costretti, li facciano accompagnare al Superiore. Neppure percuotano mai per nessun motivo i negligenti o delinquenti. Succedendo cose gravi se ne dia tosto avviso al Direttore degli studi o al Superiore della Casa.
7° I Maestri fuori della scuola non esercitino alcuna autorità sui loro allievi, e si limitino ai consigli, agli avvisi o al più alle correzioni che permette e suggerisce la carità ben intesa.

Cogli Assistenti e Capi di dormitorio.
10 Quanto si è detto dei Maestri si può in gran parte applicare agli Assistenti ed ai Capi di dormitorio.
2° Procura di distribuire le occupazioni in modo che tanto essi quanto i Maestri abbiano tempo e comodità di attendere ai loro studii.
3° Trattienti volentieri con essi per udire il loro parere intorno alla condotta dei giovani ai medesimi affidati. La parte, più importante dei loro doveri sta nel trovarsi puntuali al luogo dove si raccolgono i giovani pel riposo, scuola, lavoro, ricreazione e simili.
40 Accorgendoti ché taluno di essi contragga amicizia particolare con Qualche allievo, oppure che l´ufficio affidatogli, o la moralità di lui sia in pericolo, ne darai tosto avviso al tuo Superiore.
50 Raduna qualche volta i Maestri, gli Assistenti, i Capi di dormitorio, e a tutti dirai che si sforzino per impedirezi cattivi discorsi, allontanare ogni libto, scritto, immagini, pitture, (hic scientia est) e qualsiasi cosa che metta in pericolo la regina delle virtù, la purità. Diano buoni consigli, usino carità con tutti.
6° Sia oggetto di comune sollecitudine scoprire gli allievi che fossero pericolosi; scoperti, inculca che ti siano svelati.

Coi Coadiutori e colle persone di servizio.
1° Fa in modo che ogni mattina possano ascoltare la santa Messa ed accostarsi ai. SS. Sacramenti secondo le regole della Società. Le persone di servizio si esortino alla Confessione ogni quindici giorni od una volta al mese.
2° Usa gran carità nel comandare, facendo conoscere colle parole e coi fatti che tu desideri il bene delle anime loro: veglia specialmente che non contraggano famigliarità coi giovani o con persone esterne.
3° Non mai permettere che entrino donne nei dormitorii od in cucina, nè trattino con alcuno della casa se non per cose di carità o di assoluta necessità. Questo articolo è della massima importanza.
4° Nascendo dissensioni o contese tra le persone di servizio, tra gli assistenti, tra i giovani od altri, ascolta ognuno con bontà, ma per via ordinaria dirai separatamente il, tuo parere in modo che uno non oda quanto si dice deh´altro.
5* Alle persone di servizio sia stabilito per capo un coadiutore di probità conosciuta, che vegli sul loro lavori e sulla loro moralità, affinchè non succedano furti, nè facciansi cattivi discorsi. Ma si adoperi costante sollecitudine per impedire che alcuno si assuma commissioni, affari riguardanti i parenti, od altri esterni chiunque siano.

Col giovani allievi.
1° Non accetterai mai allievi espulsi da altri Collegi, o dei quali ti consti essere di mali costumi. Se malgrado la debita cautela, accadrà di accettarne alcuno di questo genere, fissagli subito un compagno sicuro che lo assista e non lo perda mai di vista. Qualora egli manchi in cose lubriche, si avvisi appena una volta, e se ricade, sia immediatamente inviato a casa sua.
2° Procura di farti conoscere dagli allievi e di conoscere essi passando con loro tutto il tempo possibile, adoperandoti di dire all´orecchio loro qualche affettuosa parola, che tu ben sai, di mano in mano ne scorgerai il bisogno. Questo è il gran segreto che ti renderà padrone del loro cuore.
3° Dimanderai: -- Quali sono queste parole? Quelle stesse che un tempo furono fatte a te. P. E. Come stai? — Bene. — E di anima? — Così, così. — Tu dovresti aiutarmi in una grande impresa; mi aiuterai? — Sì, ma in che cosa? — A farti buono. Oppure: A salvarti l´anima; oppure: A farti il più buono dei nostri giovani. Coi più dissipati: — Quando vuoi cominciare? — Che cosa? — Ad essere la mia consolazione; a tenere la condotta di San Luigi. A quelli che sono un po´ restii ai Santi Sacramenti: — Quando vuoi che rompiamo le corna al Demonio? — In che modo? — Con una buona confes- ´ sione. — Quando vuole? — Al più presto possibile. Altre volte: — Quando faremo un buon bucato? Oppure: Ti senti di aiutarmi a rompere le corna al Demonio? Vuoi che siamo due amici per gli affari dell´anima? Haec aut similia.
40 Nelle nostre Case il Direttore è il confessore ordinario, perciò fa vedere che ascolti volentieri ognuno in confessione; ma dà loro ampia libertà di confessarsi da altri se lo desiderano. Fa ben conoscere che nelle votazioni sulla condotta morale tu non prendi parte, e studia di allontanare sin l´ombra di sospetto che tu abbia a servirti, oppure anche ricordarti di quanto fu detto in confessione. Neppure apparisca il minimo segno di parzialità verso chi si confessasse da uno a preferenza di un altro.
5° Il piccolo Clero, la Compagnia di S. Luigi, del SS. Sacramento, dell´Immacolata Concezione siano raccomandate e promosse. Dimostra benevolenza e soddisfazione verso coloro che vi sono ascritti; ma tu ne sarai soltanto promotore e non Direttore; considera tali cose come opera dei giovani, la cui direzione è affidata al Catechista.
6° Quando riesci a scoprire qualche grave mancanza, fa chiamare il colpevole o sospettato tale in tua camera, e nel modo il più caritatevole procura di fargli dichiarare la colpa e il torto nell´averla commessa; di poi correggilo e invitalo ad aggiustare le cose di sua coscienza. Con questo mezzo e continuando all´allievo una benevola assistenza si ottennero dei maravigliosi effetti e delle emendazioni che sembravano impossibili.

Cogli esterni.
10 Prestiamo volontieri l´opera nostra pel servizio religioso, per la predicazione, per celebrare Messe a comodità del pubblico, e ascoltare le confessioni tutte le volte che la carità e i doveri del proprio stato lo permettono, specialmente a favore della parrocchia, nei cui limiti trovasi la nostra Casa. Ma non assumetevi mai impieghi o altro che importi assenza dallo Stabilimento o possa impedire gli uffizi a ciascuno affidati.
20 Per cortesia siano talvolta invitati sacerdoti esterni per le predicazioni od altro in occasione di solennità, di trattenimenti musicali e simili. Lo stesso invito si faccia alle. Autorità e a tutte le persone benevole o benemerite per favori usati o che siano in grado di usarne.
30 La carità e la cortesia siano le note caratteristiche di un Direttore tanto verso gli interni quanto verso gli esterni.
4° In caso di questioni sopra cose materiali accondiscendi in tutto quello che puoi, anche con qualche danno, purchè si tenga lontano ogni appiglio di liti od altro che possa far perdere la carità.
5° Se trattasi di cose spirituali, le questioni risolvonsi sempre come possono tornare a maggior gloria di Dio. Impegni, puntigli, spirito di vendetta, amor proprio, ragioni, pretensioni ed anche l´onore, tutto deve sacrificarsi per evitare il peccato.
6° Nelle cose di grave importanza è bene di chiedere tempo per pregare e dimandare consiglio a qualche pia e prudente persona.

Con quelli della Società.
1° L´esatta osservanza delle Regole e specialmente dell´ubbidienza è la base di tutto. Ma se vuoi che gli altri obbediscano a te, sii tu ubbidiente ai tuoi superiori. Niuno è idoneo a comandare, se non è capace di ubbidire.
2° Procura di ripartire le cose in modo che niuno sia troppo carico d´incombenze, ma fa che ciascuno adempia fedelmente quelle che gli sono affidate.
3° Niuno della Congregazione faccia contratti, riceva danaro, faccia mutui o imprestiti ai parenti, agli amici o ad altri. Nè alcuno conservi danaro od amministrazione di cose temporali senza esserne direttamente autorizzato dal Superiore. L´osservanza di questo articolo terrà lontana la peste più fatale alle Congregazioni religiose.
4° Abborrisci come veleno le modificazioni delle Regole. L´esatta osservanza di esse è migliore di qualunque variazione. Il meglio è nemico del bene.
5° Lo studio, il tempo, l´esperienza mi hanno fatto conoscere e toccare con mano che la gola, l´interesse e la vanagloria furono la rovina di floridissime Congregazioni e di rispettabili Ordini religiosi. Gli anni faranno conoscere anche a te delle verità che forse ora ti sembreranno incredibili.
6° Massima sollecitudine nel promuovere con le parole e coi fatti la vita comune.

Nel comandare.
1° Non mai comandare cose che giudichi superiori alle forze dei subalterni, oppure prevedi di non essere ubbidito. Fa in modo di evitare i comandi ripugnanti; anzi abbi massima cura di secondare le inclinazioni di ciascuno, affidando di preferenza quegli uffici che a taluno si conoscono di maggior gradimento.
2° Non mai comandare cose dannose alla sanità o che impediscono il necessario riposo o vengono in urto con altre incombenze od ordini di altro superiore.
3° Nel comandare si usino sempre modi e parole di carità e di mansuetudine. Le minacce, le ire, tanto meno le violenze, siano sempre lungi dalle tue parole e dalle tue azioni.
4° In caso di dover comandare cose difficili o ripugnanti al subalterno si dice, p. e.: — Potresti fare questa o quell´altra cosa? Oppure: Ho cosa importante, che non vorrei addossarti, perchè difficile, ma non ho chi al pari di te possa compierla. Avresti tempo, sanità; non te lo impedisce altra occupazione. L´esperienza ha fatto conoscere che simili modi, usati a tempo, hanno molta efficacia.
5° Si faccia economia in tutto, ma assolutamente in modo che agli ammalati nulla manchi. Si faccia per altro a tutti notare che abbiamo fatto voto di povertà, perciò non dobbiamo cercare, nemmeno desiderare agiatezza in cosa alcuna. Dobbiamo amare la povertà ed i compagni della povertà. Quindi evitare ogni spesa non assolutamente necessaria negli abiti, nei libri, nel mobilio, nei viaggi, ecc.
Questo è come Testamento che indirizzo ai Direttori delle Case particolari. Se questi avvisi saranno messi in pratica, io muoio tranquillo, perchè sono sicuro che la nostra Società sarà ognor più fiorente in faccia agli uomini e benedetta dal Signore e conseguirà il suo scopo, che è la maggior gloria di Dio e la salvezza delle anime.
Aff.mo in G. C.
Sac. Giovanni Bosco.

III.
Traduzione e pubblicazione delle Costituzioni e dei Regolamenti
nelle varie lingue.
Mentre si allestiva la traduzione in lingua italiana del testo autentico delle Costituzioni della nostra Società, recentemente approvate dalla Santa Sede, il Rev.mo Sig. Rettor Maggiore ordinò che si allestisse pure analoga traduzione nelle seguenti lingue: Francese, Spagnuola, Portoghese, Inglese, Tedesca e Polacca. Di questa traduzione, che verrà diligentemente esaminata dal Capitolo Superiore ed approvata dal Rev.mo Rettor Maggiore, furono incaricati i Revani D. Leone Beissière per la Francese, D. Marcellino Olaechea per la Spagnuola, D. Pietro Rota per la Portoghese, D. Francesco Scaloni per l´Inglese, D. Francesco Niedermayer per la Tedesca e D. Pietro Tirone per la Polacca. I medesimi hanno pure l´incarico di eseguire la traduzione nelle rispettive lingue dei nuovi Regolamenti, pubblicati in questo numero degli Atti del Cap. Sup., e di curare l´edizione sia delle Costituzioni come dei Regolamenti così tradotti ed approvati; ed in conseguenza i Signori Direttori che ne abbisognano per la propria Casa, richiedano agli stessi incaricati, direttamente o per mezzo del rispettivo Ispettore, il numero delle copie occorrenti.
La traduzione tanto delle Costituzioni, come dei Regolamenti deve essere completa, abbracciare cioè tutto quello che contiene l´edizione
tipica italiana, prefazione e indice alfabetico compreso. Le Costituzioni e i. Regolamenti nell´edizione italiana, per comodità dei confratelli, sono legati in un sol volume. Se ne manda copia per modello e si sarebbe contenti ove se ne potesse imitare anche la forma esteriore.

IV.
Erezione Canonica di nuove Case.
Il Rev.mo Rettor Maggiore, in esecuzione dei relativi Rescritti ottenuti dalla S. Sede, ha eretto canonicamente le seguenti nuove Case: Nella Ispettoria Subalpina:
1. Torino: Istituto D. Bosco, Studentato Teologico Internazio
nale, dedicato a S. Tonimaso d´Aquino, con Decreto dell´8 Settembre 1923. Nell´Ispettoria Sicula:
1. — Catania: Scuole Professionali, dedicate al S. Cuore di. Gesù, con Decreto del 21 Settembre 1923.
2. — Barcellona Pozzo di Cotto (Dioc. di Messina): Oratorio Festivo dedicato all´Arcangelo S. Michele, con Decreto dell´8 Gennaio 1924. Nell´Ispettoria Inglese:
1. — Warrenstown (Dioc. di Meath in Irlanda): Scuola Agricola, dedicata a S. Isidoro, con Decreto del 21 Settembre 1923.
Il Decreto di erezione canonica di una nuova Casa è del seguente tenore:

Societas Sancti Francisci Salesii.
Singulari Divinae Providentiae favore ac bonitate Nobis conceditur
ut novam aperiamus Domum in ad
´pauperem juventam religione, virtute ac dottrina excolendam.
Id quidem Nos allicit ad gratias quam maximas ex animo Deo agendas, cum eius munificentia nova opportunaque media, quibus adlaborare possumus in eius gloria, operibus caritatis erga adolescentes, magis magisque promovenda, Nobis sint suppeditata. Idque simul Nos - inducit ad canonice erigendam novam hanc Domum juxta Societatis Nostrae Constitutionum et Sacrorum Canonum praescripta.
Q tiare, omnibus diligenter perpensis, cum probe noverimus omnia rite hab eri, quae ex SS. Canonibus nostrisque Constitutionibus pro huiusmodi canonica erectione requiruntur, praèsertim circa Sedis Aposto
licae beneplacitum et Ordinarii loti consensum, Nos
• , Societatis a Sancto Francisco Salesio nuncupatae
Rector Maior, vigore facultatum Nobis concessarum a Sacra Congre
gatione Negotiis Religiosorum Sodalium praeposita, die
per Rescriptum N. , canonice erigimus
Domum in
Domum hanc sic canonice erectam
dicamus, eique omnia et singula privilegia et gratias spirituales, quibus
legitime aliae Domus Nostrae Societatis fruuntur et gaudent, tribuimus
Eamdemque praeci pue
deputamus, atque Inspectoriae Sàlesianae, cui titulus
in canonicoe
erectae coniungimus et sub ordinaria potestate iurisclictioneque huius Inspectoriae Superioris Maioris constituimus.
Eos denique, quorum interest monemus ut ii, servatis ex iure servandis, alia quoque caritatis opera, quibus ex instituto Nostra Societas incumbit, praesertim erga adolescentes, quae tamen fini praecipuo Domus concilientur, pro viribus promoveant curentque.
Datum Augustae Taurinorum, die

I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
Carissimi Figli in Gesù Cristo,
Dalle lettere che mi giungono quotidianamente rilevo con piacere che la circolare sul Giubileo d´Oro delle nostre Costituzioni è stata accolta nelle Case con filiale affetto, e nutro fiducia che la celebrazione del memorando avvenimento, fatta in conformità alle norme impartite, eserciterà in ciascuno la più salutare e duratura influenza. I festeggiamenti prescritti mirano a questo di fare conoscere più intimamente le nuove Costituzioni, per praticarle con sempre maggior perfezione.
La conoscenza, l´amore e la pratica delle nostre Costituzioni sono adunque il frutto che io e gli altri Superiori Maggiori ci ripromettiamo dalle feste indette in tutte le Case per la fausta ricorrenza del 500 anniversario di esse. Le nostre cognizioni intorno all´origine meravigliosa e al loro laborioso sviluppo culminante nella definitiva approvazione dalla Suprema Autorità Ecclesiastica, risultano luminosamente, come vi dissi altra volta, dalla vita del nostro Ven. Padre: ora aggiungo che non è soltanto una cognizione -storica delle Costituzioni che desidero s´infonda in ciascuno di voi, o miei cari figli, in questa cinquantenaria commemorazione, ma sopratutto che penetriate il contenuto vitale di ciascun articolo di esse, perchè solo questa conoscenza intima può infondere nei cuori il vero spirito della nostra istituzione e indurci all´amore e alla pratica generosa e costante delle Regole. Esse sono il codice della vita comune del Salesiano, e voi di questi giorni vi accostate all´altare a riceverne la nuova edizione, contenente, sotto forma migliorata, tutta la sostanza delle precedenti con gli opportuni adattamenti alle esigenze dello sviluppo crescente delta nostra Congregazione.
Ora le nostre Costituzioni, autorevolmente interpretate dagli annessi Regolamenti e formanti assieme un piccolo volume per essere più comodamente il compagno inseparabile di ciascuno di noi, devono unificare le nostre opere, le nostre conversazioni e financo, se fosse possibile, i nostri pensieri, affinchè siamo tutti veri figli di D. Bosco, uniti nello stesso penseiro e sentimento, come S. Paolo voleva´ che fossero i primitivi cristiani : sitis perfetti in eollem sensu, et in eadem sententia (la Cor., 1, 10).
Sono queste Costituzioni e Regolamenti che ci debbono guidare all´acquisto progressivo della vita interiore e della pietà salesiana alla perseverante osservanza dei santi voti, con cui ci siamo legati a Dio in perpetuo, all´esercizio ordinato, intenso della vita attiva negli Oratori, nell´insegnamento, nella pratica assidua del sistema preventivo, nel sacro ministero delle Missioni; nell´uguaglianza insomma della vita comune anche per le cose più ordinarie come le refezioni, le ricreazioni, e il riposo. Pratichiamo tutti le nostre Costituzioni e nessuno di voi diventi singolare, cioè nessuno di voi si dispensi dalla Regola di propria volontà. Qui sta la nostra forza, la nostra potenza e la nostra consolazione; qui tutto il lieto avvenire preparato dalla Divina Provvidenza alla nostra Congregazione la cui gloria sarà duratura fino a tanto che si osserveranno fedelmente le Costituzioni.
2 — Al Capo IV della parte 3a del Regolamento per le Case pag. 31 si trovano riportati i 20 ricordi dati da D. Bosco ai primi nostri Missionari. L´inserzione di essi nel libro della nostra vita non è punto oziosa o superflua perchè costituiscono nel loro insieme una magnifica fotografia del perfetto salesiano, del vero figlio di D. Bosco, vivente nella pienezza della propria attività, che passa nel mondo facendo del bene. A prima vista quei ricordi sembrano la cosa più ordinaria e comune, ma a volerli meditare alquanto appaiono la quintessenza, il midollo delle nostre Costituzioni e Regolamenti. In questi ricordi vi è l´espressione di tutta l´anima di D. Bosco: vi si sente tutta la sua vita vivente ancora nei suoi veri figli: defunctus anno loquitur! Quanta sapienza, quanta santità, quanto spirito religioso e della più alta perfezione in poche parole!
In essi con istile conciso ci è additato il fine della vita salesiana: la cura dei fanciulli, degli ammalati, dei vecchi e dei poveri; la mortificazione che dobbiamo praticare: il lavoro e la sobrietà, commisurato alla propria sanità; — il trattamento che dobbiamo usarci reciprocamente: amarci, consigliarci, correggerci senza invidia, nè rancore facendo sì che il bene di uno sia il bene di tutti, e le sofferenze di uno siano alleviate da tutti, di guisa che si formi quel cuor uno che Gesù ha invocato nella sua preghiera sacerdotale dell´ultima cena per i suoi discepoli: ut omnes unum sint; — il modo di diportarsi nelle relazioni col prossimo: carità e somma cortesia con tutti; amare rispettare e stimare le altre Congregazioni religiose; essere ossequenti verso le autorità e persone ragguardevoli; — i mezzi per fare del gran bene e diventar gran santi: raccomandare tutte le mattine le nostre azioni a Dio; crescere nella divozione a Gesù Sacramentato e a Maria SS. Ausiliatrice; il distacco assoluto da tutte le cose della terra nella pratica della vera povertà; l´osservanza delle Regole e l´esercizio mensile della buona morte; — in fine il segreto per conservare sempre fiorente piena di vitalità la nostra Congregazione: coltivare le vocaz;oni religiose e sacerdotali insinuando nei giovani l´amore della castità, la nobiltà di chi si consacra al servizio di Dio, la frequenza ai Sacramenti e usando con loro amorevolezza e benevolenza speciali.
Non è forse qui una sintesi mirabile di tutto il genere di vita che abbiamo abbracciato? Questi ricordi il Ven. Padre li dava a quelli che si allontanavano da lui, ma ora che lui s´è allontanato da noi, noi, sacerdoti, chierici e coadiutori, dobbiamo farli nostri, rivestirci dei sentimenti di fede e di carità che sgorgano da ogni parola, viverli insomma nelle città e nelle campagne, nelle missioni e nei paesi civili, dappertutto e sempre fino alla morte, fino al Paradiso dove ci è preparato il premio che supera ogni desiderio.
In essi vi è tutto lo spirito di D. Bosco che ci renderà gradita la santa Regola, i Regolamenti, la vita salesiana e ci farà correre per la via della nostra santificazione. A tutti quindi raccomando lo studio e la pratica di questi ricordi e mentre prego Iddio di farveli amare e praticare, mi raccomando che otteniate dal Signore che io sia il primo a darvené l´esempio.
Vostro aff.mo in C. J.
Sac. FILIPPO RINALDI

COMUNICAZIONI E NOTE
REGOLAMENTO PER LE CASE DELLA SOCIETÀ DI S. FRANCESCO DI SALES.
(Per gli alunni).
CAPO I.
Scopo delle Case della Congregazione
di S. Francesco di Sales.
Scopo generale delle Case della Congregazione è soccorrere, beneficare il prossimo, specialmente coll´educazione della gioventù, allevandola negli anni più pericolosi, istruendola nelle scienze e nelle arti, ed avviandola alla pratica della Religione e della virtù.
La Congregazione non si rifiuta per qualsiasi ceto di persone, ma preferisce di occuparsi del ceto medio e della classe povera, come quelli che maggiormente abbisognano di soccorso e di assistenza.
Fra i giovanetti delle città e paesi, non pochi fanciulli trovansi in condizione tale da rendere inutile ogni mezzo morale senza soccorso materiale. Alcuni già alquanto inoltrati, orfani o privi dell´assistenza, perchè i genitori non possono o non vogliono curarsi di loro, senza professione, senza istruzione, sono esposti ai pericoli di un tristo avvenire, se non trovano chi li accolga, li avvii al lavoro, all´ordine, alla religione. Per tali giovani la Congregazione di S. Francesco di Sales apre ospizi, oratori, scuole specialmente nei centri più popolati, dove maggiore suol essere il bisogno. Siccome poi non si possono ricevere tutti quelli che si presentano, così è mestieri stabilire alcune regole che servano a limitare l´accettazione a coloro le cui circostanze li fanno preferite.

CAPO II.
Dell´accettazione.
1. Ogni Collegio avrà un programma od un prospetto, in cui saranno notate le condizioni di accettazione secondo la classe delle persone a cui sarà destinato; e per accogliere i giovani in un Collegio, si dovrà osservare se si verificano in essi tali condizioni.
2. Per tutti si esigeranno gli attestati di età, di vaccinazione o di sofferto vaiuolo, e dello stato disalute. Alla mancanza del certificato di sanità si potrà supplire colla visita del medico. Si avrà specialmente riguardo a non ammettere fra giovani sani e ben disposti quelli che fossero affetti da mali schifosi, e attaccaticci, o da deformità, che li rendano inabili al lavoro, ed alle regole e consuetudini del Collegio.
3. Parimenti si baderà a non ammettere dei giovani od altri individui, ché per la loro cattiva condotta e massime perverse potessero riuscire d´inciampo a´ proprii compagni; perciò si esigerà da ciascuno un certificato di condotta dal proprio parroco, e per regola generale non si ammetteranno nelle nostre Case di educazione allievi, che fossero stati espulsi da altri Collegi.
4. Se trattasi di accettazione gratuita, si esigerà un certificato che dimostri, che sono orfani di padre e madre, poveri ed abbandonati. Se hanno fratelli, zii od altri parenti, che possano averne cura, sono fuori del nostro scopo. Se il postulante possiede qualche cosa, la porterà seco nella casa e sarà consumata a suo benefizio, perchè non è giusto che goda la carità altrui chi ha qualche cosa del suo.
5. Nelle nostre Case di beneficenza saranno di preferenza accettati quelli che frequentano i nostri oratori festivi, perchè è della massima importanza il conoscere alquanto l´indole dei giovanetti prima di riceverli definitivamente nelle Case. Ogni giovane ricevuto nelle nostre Case dovrà considerare i suoi compagni come fratelli, e i Superiori come quelli che tengono le veci dei genitori.
6. Quanto alle persone destinate ai lavori di casa, oltre i certificati sovraccennati, si esigerà da loro una dichiarazione di adattarsi ai regolamenti ed agli ordini dei Superiori in quelle occupazioni ed in quei luoghi che saranno loro assegnati. Per regola generale poi si osserverà che tali persone non siano in età troppo giovanile.
7. Generalmente parlando, i giovani accettati gratuitamente saranno destinati ai mestieri. Siccome però fra essi se ne incontreranno alcuni, cui Dio diede attitudine speciale per lo studio o per un´arte liberale, così le nostre Case di beneficenza si offrono in aiuto di questi giovanetti, sebbene non possano pagare nulla o solo una modica pensione. Per tal modo questi giovani potranno rendere fruttuosi a se stessi ed al prossimo quei doni che Dio Creatore ha in larga copia loro accordato e non li lascieranno diventare sterili e fors´anco dannosi, per mancanza di mezzi materiali e di coltura.
8. Converrà però aver di mira; che tali studi non disturbino il regolamento ed orario di casa, mentre questi studenti devono proporsi di essere modello di buon esempio ai loro compagni, specialmente nelle pratiche di, pietà.
9. Nessuno però sarà ammesso in tal modo a studiare: IO se non ha compiuto il corso elementare; 20 se non è dotato di eminente pietà, che per regola generale dovrà essere comprovata da-una buona condotta, tenuta almeno per qualche tempo nelle nostre Case; 30 lo studio sarà il corso classico o ginnasiale, che si estende dalla prima ginnasiale alla Filosofia esclusivamente.
10. Gli studenti saranno tenuti a prestarsi a qualsiasi servizio di casa, come sarebbe servire a tavola, fare il catechismo, e simili.

CAPO III.
Della pietà.
1. Ricordatevi, o giovani, che noi siamo creati per amare e servire Dio nostro Creatore, e che nulla ci gioverebbe tutta la scienza e tutte le ricchezze del mondo senza timor di Dio. Da questo santo rtimore dipende ogni nostro bene temporale ed eterno.
2. A mantenersi nel timor di Dio gioveranno l´orazione, i SS. Sacramenti e la parola di. Dio.
3. L´orazione sia frequente e fervorosa ma non mai di mala voglia, e con disturbo dei compagni; è meglio non pregare che pregare malamente. Per prima cosa al mattino appena svegliati fate il segno della santa Croce e sollevate la mente a Dio con qualche orazione giaculatoria.
4. Eleggetevi un Confessore stabile, a lui aprite ogni segretezza del vostro cuore ogni otto o quindici giorni od almeno una volta al mese, siccome dice il Catechismo romano; una volta al mese, si farà da tutti l´esercizio della buona morte, preparandovisi con qualche sermoncino od altro esercizio di pietà.
5. Assistete divotamente alla santa Messa, e non dimenticate di fare ogni giorno, o di ascoltare un poco di lettura spirituale.
6. Ascoltate con attenzione le prediche e le altre istruzioni morali. Badate di non dormire, tossire o fare altro qualsiasi rumore durante le medesime. Non partite mai dalle prediche senza portare con voi qualche massima da praticare durante le vostre occupazioni, e date molta importanza allo studio della Religione e del Catechismo.
7. Datevi da giovane alla virtù, perchè l´aspettare a darsi a Dio in età avanzata è porsi in gravissimo pericolo di andare eternamente perduto. Le virtù che formano il più bell´ornamento di un giovane cristiano sono: la modestia, l´umiltà, l´ubbidienza e la carità.
8. Abbiate una speciale divozione al SS. Sacramento, alla B. Vergine, a S. Francesco di Sales, a S. Luigi. Gonzaga, a S. Giuseppe, che sono i protettori speciali d´ogni Casa.
9. Non abbracciate mai alcuna nuova divozione se non con licenza del vostro Confessore, e ricordatevi di quanto diceva S. Filippo Neri a´ suoi figli: Non vi caricate di troppe divozioni, ma siate perseveranti in quelle che avete preso.

CAPO IV.
Contegno in chiesa.
La chiesa, o cari figliuoli, è casa di Dio, è luogo di orazione.
1. Ogni qual volta entrate in qualche chiesa, prendete prima l´acqua benedetta e, fattovi il segno di santa Croce, fate inchino all´altare se vi è solamente la croce o qualche immagine, piegate un ginocchio ov´è il SS. Sacramento nel tabernacolo, fate genuflessione con ambe le ginocchia se il SS. Sacramento sta esposto. Ma badate bene a non far strepito, non ciarlare nè ridere. In chiesa o non andare, o stare col debito rispetto. La chiesa è casa di Dio, casa di preghiera, di divozione e non di conversazione o di dissipazione.
2. Non fermatevi alla soglia della chiesa; non avvenga mai che v´inginocchiate con un sol ginocchio, appoggiandovi sgarbatamente col gomito sull´altro; non sedetevi sulle calcagna, come fanno i cagnolini, nemmeno sdraiatevi contro il sedile, facendo arco della persona: camminando in chiesa, non cagionate mai calpestio in modo -da recar disturbo a chi raccolto prega. Ricordatevi poi che è mal costume, appena entrati in chiesa, trattenersi a mirare le persone, gli oggetti e i capolavori che sono in essa, prima di fare un atto di adorazione a Dio, come pure è mal fatto lo stare in piedi al tempo della Messa, appena piegando il ginocchio al tempo dell´elevazione, come in alcuni paesi suole avvenire.
3. Durante le sacre funzioni astenetevi, per quanto potete, di sbadigliare, dormire, volgervi qua e là, chiacchierare e uscire di Chiesa. Questi difetti mostrano poco desiderio delle cose di-Dio, e per lo più dànno.. grave disturbo ed anche scandalo ai compagni.
4. Andando al vostro posto abbiate cura di non smuovere i banchi o le sedie, nè farle scricchiolare movendovi ad ogni tratto. Non sputate mai sul pavimento, perchè tal cosa è sconvenevole e mette in pericolo d´imbrattarsi chi presso voi s´inginocchiasse.
5. Siate raccolti anche nell´uscire di chiesa, e non accalcatevi mai alla porta per uscire tra i primi. Aspettate a coprirvi il capo passata la soglia, e badate a non fermarvi, a non far chiasso vicino alla chiesa.
6. Nel dire le orazioni non alzate troppo la voce, ma neanco ditele piano da non essere uditi. Le orazioni si recitino posatamente e non con precipitazione, nè vi sia chi voglia fare più in fretta terminando mentre altri- è ancora a metà.
7. Cantandosi l´ufficio divino, osservate le pause assegnate dall´asterisco, t non cominciate il versi-colo finchè il coro od altra parte abbia terminato. Avvertite di non fare dissonanza di voci o gridando a tutta gola, o cantando fuor di tono, o facendo un lungo strascico di voci in fine dei versetti o delle strofe.
8. Non sia mai che apriate la bocca solo per far pompa della vostra voce; pensate invece che col canto divoto lodate Iddio, e alla vostra voce fanno eco gli Angioli del Cielo.
9. Quando avete la bella fortuna di servire la Messa, attendete anzitutto a quanto dice S. Giovanni Crisostorno: « Intorno al sacro altare, mentre si celebra, assistono i cori degli angeli con somma divozione e riverenza, sicchè il servire il sacerdote in sì alto ministero, è uffizio più angelico che umano ».
10. Procurate adunque di conoscere con esattezza le cerimonie, facendo bene gl´inchini e le genuflessioni a tempo debito. Dite bene le parole pronunziandole a voce chiara, distinta e divota.
11. Non tenete mai le mani in saccoccia; guardatevi dal ridere col compagno o voltarvi indietro; solo a tempo debito osservate alla balaustra se vi ha chi desideri comunicarsi.
12. Andando e tornando dall´altare camminate posatamente; ma procurate che il celebrante non abbia mai da aspettare.
13. Andate con buona voglia a confessarvi, nè state mai a girovagare pei corridoi, pei cortili in tempo delle confessioni; procurate di prepararvi bene e di star raccolti.
14. Non spingete i compagni per passare ad essi davanti; ma aspettate con pazienza il vostro turno, pregando o leggendo qualche libro divoto; ma più che tutto guardatevi dal parlare, fosse anche sotto voce.
15. Nell´atto del confessarvi state nella posizione più comoda al Confessore, non obbligando mai lui a star chino e disagiato; nè obbligatelo a farvi delle interrogazioni in principio; ma voi stessi dite subito da quanto tempo non vi siete più confessati, se avete fatta la penitenza e la Comunione, e poi farete l´accusa dei peccati.
16. Nell´accostarvi alla santa Comunione non accalcatevi per fare più presto; non fatevi attendere in fine; chi è piccolo di statura si alzi in piedi.
17. Dopo la santa Comunione fate almeno un quarto d´ora di ringraziamento.
18. Lungo il giorno prendete la bella abitudine di fare qualche visita a Gesù Sacramentato. Duri essa anche solo qualche minuto; ma sia quotidiana se vi sarà possibile.

CAPO V
Del lavoro.
i. L´uomo, miei giovani, è nato per lavorare. Adamo fu collocato nel Paradiso terrestre affinchè lo coltivasse. L´apostolo S. Paolo dice: tindegno di mangiare chi non vuole lavorare: Si quis non vult operaci non manducet.
2, Per lavoro s´intende l´adempimento dei doveri del proprio stato, sia di studio, sia di arte o mestiere.
3. Mediante il lavoro potete rendervi benemeriti della Società, della Religione, e far bene all´anima vostra, specialmente se offerite a Dio le quotidiane vostre occupazioni.
4. Tra le vostre occupazioni preferite sempre quelle che sono comandate dai vostri Superiori o prescritte dall´ubbidienza, tenendo fermo di non mai omettere alcuna vostra obbligazione, per intraprendere cose non comandate.
5. Se sapete qualche cosa datene gloria a Dio, che è autore d´ogni bene, ma non insuperbitevi, perciocchè la superbia è verme che rode e fa perdere il merito di tutte le vostre opere buone.
6. Ricordatevi che la vostra età è la primavera della vita. Chi non si abitua al lavoro in tempo di gioventù, per lo più sarà sempre un poltrone sino alla vecchiaia, con disonore della patria e dei parenti, e forse con danno irreparabile dell´anima propria.
7. Chi è obbligato a lavorare e non lavora, fa un furto a Dio ed a´ suoi Superiori. Gli oziosi in fine della vita proveranno grandissimo rimorso pel tempo perduto.
8. Cominciate sempre il lavoro,, lo studio e la scuola con l´Actiones, e coll´A ve Maria, finite con l´Agimus. Ditele bene queste piccole preghiere, affinchè il Si-. gnore voglia esso guidare i vostri lavori ed i vostri studi, e possiate lucrare le indulgenze concesse dai Sommi Pontefici a chi compie queste pratiche di pietà.
9. Al mattino prima di cominciare il lavoro, a mezzodì ed alla sera, finite le vostre occupazioni, dite l´Angelus Domini, aggiungendovi alla sera il De profundis in suffragio delle anime dei fedeli defunti;
ditelo sempre stando inginocchiati, eccetto il sabato a sera ed alla domenica, in cui lo direte stando in piedi. Il Regina Coeli si dice nel tempo pasquale stando in piedi.

CAPO VI.
Contegno nella scuola e nello studio.
1. Dopo la pietà è massimamente commendevole lo studio. Perciò la prima occupazione deve consistere nel fare il lavoro d´obbligo e studiare la lezione; solamente finito questo, potrete leggere qualche buon libro o far altro.
2. Abbiatevi molta cura dei libri, quaderni e quanto vi appartiene; procurate di non fare sgorbi sopra di essi, nè guastarli come che sia. Non prendete mai nè libri, nè carta, nè quaderni altrui. Occorrendovi bisogno di qualche cosa, chiedetela in modo garbato al compagno vicino. Non gettate carta sotto le tavole e sotto i banchi.
3. Nella scuola alzatevi in piedi all´arrivo del Professore o Maestro; o, se tarda a venire, non fate rumore, ma attendetelo seduti silenziosamente ripetendo la lezione o leggendo qualche buon libro.
4. Procurate di non arrivare,mai troppo tardi alla scuola. Nello studio e nella scuola deponete il berretto, il pastrano ed il cravattone se l´avete.
5. Occorrendo di dover mancare da scuola o da studio, per qualunque motivo, rendetene avvisato il maestro preventivamente; e non potendolo per, voi stessi, almeno per mezzo d´un compagno. Tornando altra volta a scuola, prima d´andare a posto, date ragione della vostra assenza al maestro.
6. Durante la spiegazione, evitate la brutta usanza di bisbigliare, delineare figure sul libro, far pallottole di carta, tagliuzzare il banco, far segni smodati d´ammirazione per le cose che udite, e peggio dimostrare disgusto o noia della spiegazione stessa.
7. Non interrompete mai la spiegazione con interrogazioni importune e, se venite interrogati, alzatevi prontamente in piedi e rispondete senza precipita- zione o senza far aspettare.
8. Ripresi di qualche fallo non rispondete mai arrogantemente, aveste pure mille ragioni; mostra
tevi umiliati sì, ma contenti d´essere stati avvisati. Nè siate mai di coloro che s´impennano, gettano a terra il libro, posano la testa sul banco, atti tutti che indicano superbia e mala creanza.
9. Non burlate mai chi sbaglia, o non pronunzia bene le parole o le doppie a suo luogo. È pure contro la carità prendersi giuoco dei compagni che fossero più indietro nella scuola.
10. Il fare sgorbi sulla lavagna, lo scrivervi parole che possono offendere e mettere in ridicolo qualcuno, lo sporcare le pareti della scuola o le carte geografiche od altro, il versare l´inchiostro o spruzzare comechessia con quello il vestito altrui, sono tutte cose da cui dovete guardarvi assolutamente.
11. I lavori siano fatti con grande attenzione, le pagine siano ben pulite, bene scritte, non frastagliate alle estremità e sempre con un poco di margine.
12. Rispettate i Maestri, o siano di vostra classe o siano delle classi altrui. Prestate speciale ossequio a quelli che v´insegnavano negli anni andati. La riconoscenza verso chi vi beneficò è una delle virtù che più ornano il cuore d´un giovane.
13. L´orario dello studio varia secondo l´orario delle scuole, ma tutti sono tenuti ad uniformarsi.
14. Lo studio s´incomincia colla recita dell´A ctiones e dell´A ve Maria, e si finisce coll´A gimus ed altra Ave Maria.
15. Cominciato lo studio, non è più lecito di parlare, pigliare o dare imprestito, non ostante qualsiasi bisogno. Si eviti eziandio di fare rumore colla carta, coi libri, coi piedi e col lasciar cadere qualsiasi cosa. Occorrendo qualche vera necessità se ne darà cenno all´Assistente, e si farà ogni cosa col minimo disturbo.
16. Niuno si muova o faccia strepito finchè il campanello non abbia dato il segno del termine.
17. Nello studio vi sarà un Assistente, il quale è responsabile della condotta che ciascuno vi tiene, tanto nella diligenza ad intervenire quanto nell´applicazione. In ogni banco dello studio sta un decurione ed un vice-decurione in aiuto dell´Assistente.
18. Ogni domenica a sera vi sarà una conferenza per gli studenti, in cui il Consigliere scolastico o chi ne fa le veci, leggerà i voti di ciascuno con qualche paterno riflesso, che serva di eccitamento agli allievi ad avanzarsi nello studio e nella pietà.
19. Chi non è assiduo allo studio, oppure reca disturbo quando vi si trova, sarà avvisato; che se non si emenda, sarà tosto destinato ad altre occupazioni o mandato ai proprii parenti.
20. Per contribuire all´esatta occupazione, ed anche perchè nella Casa vi sia un posto, ove possa ognuno tranquillamente leggere e scrivere senza disturbo, nello studio si dovrà osservare da tutti rigoroso silenzio in ogni tempo.
21. Chi non ha il timor di Dio abbandoni lo studio, perchè lavora invano. La scienza non entrerà in un´anima malevola, nè abiterà in un corpo schiavo del peccato. In malevolam animam scientia non introibit, nec habitabit in corpore subdito peccatis, dice il Signore (Sap.).
22. La virtù che è in particolar maniera inculcata agli studenti è l´umiltà. Uno studente superbo è uno stupido ignorante. Il principio della sapienza è il timor di Dio. Initium sapientiae est timor Domini, dice lo Spirito Santo. Il principio d´ogni peccato è la superbia; initium omnis peccati superbia scribitur, dice S Agostino.

CAPO VII.
Contegno nei laboratorii.
1 Al mattino, terminate le pratiche di pietà, ogni artigiano prenderà senza strepito la colazione, e si recherà immediatamente e con ordine al rispettivo laboratorio, non fermandosi nè a chiacchierare nè a divertirsi, e procurerà che nulla gli manchi per le sue occupazioni.
2. Il lavoro s´incomincierà sempre coll´A ctiones e coll´A ve Maria. Dato il segno del fine del lavoro, si reciterà l´A gimus coll´A ve Maria. A mezzodì ed alla sera si reciterà l´Angelus Domini prima di uscire dal laboratorio.
3. In ogni officina tutti gli operai devono essere sottomessi ed ubbidienti all´Assistente ed al Maestro d´arte, come loro Superiori, usando grande attenzione e diligenza nel compiere i loro doveri, ed imparare quell´arte con cui dovranno a suo tempo guadagnarsi il pane della vita.
4. Ogni allievo stia nel proprio laboratorio, nè mai
alcuno si rechi in quello degli altri senza assoluto bisogno e non mai senza il dovuto permesso.
5. Nessuno esca dal laboratorio senza licenza dell´Assistente. Qualora fosse necessario mandare qualcuno per commissioni fuori di casa, l´assistente ne procurerà il permesso o dall´Economo o dal Prefetto.
6. Nei laboratorii è proibito bere vino, giocare, scherzare, dovendosi in questi lavorare e non divertirsi.
7. Per quanto sarà compatibile all´arte o mestiere che colà si esercita, si osserverà rigoroso silenzio.
8. Ciascuno abbia cura che non si smarriscano nè si guastino gli utensili del laboratorio.
9. Pensi ognuno che l´uomo è nato pel lavoro e che solamente chi lavora con amore ed assiduità ha la pace nel cuore e trova lieve la fatica.
10. Questi articoli saranno letti dal Catechista o dall´Assistente ogni sabato a chiara voce, e se ne terrà sempre copia nel laboratorio.

CAPO VIII.
Contegno verso i Superiori.
1. Il fondamento d´ogni virtù in un giovane è l´ubbidienza ai suoi Superiori.
L´ubbidienza genera e conserva tutte le altre virtù, e se questa è a tutti necessaria, lo è in modo speciale
per la gioventù. Se pertanto volete acquistare la virtù, cominciate dall´ubbidienza ai vostri Superiori, sottomettendovi loro senza opposizione di sorta come fareste a Dio.
2. Ecco le parole di S. Paolo intorno all´ubbidienza: Ubbidite a coloro che vi sono proposti per vostra guida, e vostra direzione, e siate loro sottomessi: perchè essi dovranno render conto a Dio delle vostre anime. Ubbidite non per forza ma volentieri, affinchè i vostri Superiori possano con gaudio compiere i loro doveri e non colle lagrime e coi sospiri.
3. Persuadetevi che i vostri Superiori sentono vivamente la grave obbligazione che li stringe a promuovere nel miglior modo il vostro vantaggio, e che nell´avvisarvi, comandarvi, correggervi non altro hanno di mira che il vostro bene,
4. Fanno male coloro che non si lasciano mai vedere dai Superiori, anzi si nascondono o fuggono al loro sopraggiungere. Ricordate l´esempio dei pulcini Quelli che si avvicinano di più alla chioccia per lo più ricevono sempre da essa qualche bocconcino speciale. Così coloro che sogliono avvicinare i Superiori hanno sempre qualche avviso o consiglio parti
colare.
5. Date anche loro quelle dimostrazioni esterne di riverenza che ben si meritano, col salutarli rispettosamente quando li incontrate, con tenervi il capo scoperto in loro presenza.
6. Sia la vostra ubbidienza pronta, rispettosa ed allegra ad ogni loro comando, non facendo osservazioni per esimervi da ciò che comandano. Ubbidite, sebbene la cosa comandata non sia di vostro gusto.
7. Aprite loro liberamente il vostro cuore considerando in essi un padre, che desidera ardentemente la vostra felicità.
8. Ascoltate con riconoscenza le loro correzioni, e se fosse necessario, ricevete con umiltà il castigo dei vostri falli, senza mostrare nè odio nè disprezzo verso di loro.
9. Fuggite la compagnia di coloro, che, mentre i Superiori consumano le fatiche per voi,- censurano le loro disposizioni; sarebbe questo un segno di massima ingratitudine.
10. Quando siete interrogati da un Superiore sulla condotta di qualche vostro compagno, rispondete nel modo, che le cose sono a voi note, specialmente quando si tratta di prevenire o rimediare a qualche male. Il tacere in queste circostanze recherebbe danno quel compagno, ed offesa a Dio.

CAPO IX.
Contegno verso i compagni.
1. Onorate ed amate i vostri compagni come altrettanti fratelli, e studiate di edificarvi gli uni gli altri col buon esempio.
2. Amatevi "tutti scambievolmente, come dice il Signore, ma guardatevi dallo scandalo. Colui che con parole, discorsi, azioni desse scandalo, non è un amico, è un assassino dell´anima.
3. Se potete prestarvi qualche servizio e darvi qualche buon consiglio, fatelo volentieri. Nella vostra ricreazione, accogliete di buon grado nella vostra conversazione qualsiasi compagno senza distinzione di sorta, e cedete parte dei vostri trastulli con piacevoli maniere. Abbiate cura di non mai discorrere dei difetti dei vostri compagni, a meno che ne siate interrogati dal vostro Superiore. In tal caso badate di non esagerare quello che dite.
4. Dobbiamo riconoscere da Dio ogni bene ed ogni male, perciò guardatevi dal deridere i vostri compagni pei loro difetti corporali o spirituali. Ciò che oggi deridete negli altri, può darsi che domani permetta il Signore che avvenga a voi.
5. La Vera carità comanda di sopportare con pazienza i difetti altrui e perdonare facilmente quando taluno ci offende, ma non dobbiamo mai oltraggiare gli altri, specialmente quelli che sono a noi inferiori.
6. La superbia è sommamente da fuggirsi, il superbo è odioso agli occhi di Dio e dispregevole dinanzi agli uomini.

CAPO X.
Della modestia.
1. Per modestia s´intende una decente e regolata maniera di parlare, di trattare e camminare. Questa virtù, o giovani, è uno dei più belli ornamenti della vostra età, e deve apparire in ogni vostra azione, in ogni vostro discorso.
2. Il corpo e le vestimenti devono essere puliti, il volto costantemente sereno ed allegro, senza muovere le spalle, o il corpo leggermente qua e là, eccetto che qualche onesta ragione lo richiegga.
3. Vi raccomando la modestia degli occhi, essi sono le finestre per cui il demonio conduce il peccato nel cuore. L´andare sia moderato, non con troppa fretta, ad eccezione che la necessità esiga altrimenti; le mani quando non sono occupate si tengano in atto decente, e di notte per quanto si può tenetele giunte dinanzi al petto.
4. Non mettete mai le mani addosso agli altri nè mai fate ricreazione tenendovi l´un l´altro per mano, nè mai passeggiate a braccetto, od avvincolati al collo dei compagni, come fa talvolta la gente di piazza.
5. Quando parlate siate modesti, non usando mai espressioni che possano offendere la carità e la decenza: al vostro stato, alla vostra età più si conviene un verecondo silenzio, che il promuovere discorsi che generalmente palesano in voi arditezza e loquacità.
6. Non criticate le azioni altrui nè vantatevi de´ vostri pregi o di qualche virtù. Accogliete sempre con indifferenza il biasimo e la lode, umiliandovi verso Dio quando vi vien fatto qualche rimprovero.
7. Evitate ogni azione, movimento o parola che sappiano alcunchè di villano, studiatevi di emendare a tempo i difetti di temperamento e sforzatevi di formare in voi un´indole mansueta, e costantemente regolata secondo i principi della cristiana modestia.
8. È pure parte della modestia il modo di contenersi a tavola, pensando che il cibo è dato a noi, non siccome a bruti, solo per appagare il gusto, ma sibbene per mantenere sano e vigoroso il corpo, quale istrumento materiale da adoperarsi a procacciare la felicità dell´anima.
9. Prima e dopo il cibo fate i soliti atti di religione, e durante la refezione procurate di pascere eziandio lo spirito, attendendo in silenzio a quel po´ di lettura che vi si fa.
10. Non è lecito mangiare o bere se non quelle cose che sono dallo stabilimento somministrate. Quelli che ricevono frutta, commestibili o bibite di qualunque, genere; dovranno consegnarle al Superiore, il quale disporrà che se ne faccia uso moderato.
11. Vi si raccomanda caldissimamente di non mai guastare la benchè minima parte di minestra, pane o pietanza. Non dimentichiamo l´esempio del Salvatore che comandò ai suoi Apostoli di raccogliere le briciole di pane, affinchè non andassero perdute: Colligite fragmenta ne pereant. Chi guastasse volontariamente qualche sorta di cibo, è severamente punito, e deve grandemente temere che il Signore lo faccia morire di fame.

CAPO XI.
Della pulizia.
1. La pulizia deve starvi molto a cuore. La nettezza e l´ordine esteriore indica mondezza e purità dell´anima
2. Fuggite la stolta ambizione di azzimarvi o acconciarvi i capelli per fare bella comparsa; ma procurate che gli abiti non siano mai sdrusciti o sporchi
3. Tagliatevi le unghie a suo tempo e non lasciate che vi crescano troppo lunghe. Non tenete le scarpe slegate, lavatevi i piedi con frequenza specialmente d´estate.
4. Non uscite mai di camera senza aggiustarvi il letto, ripulire ed assettare gli abiti e mettere in ordine ogni cosa vostra. Non lasciate scarpe vecchie o altro ingombro sotto il letto, ma mettetele in qualche ripostiglio o consegnatele a chi di ragione.
5. Ricordatevi ogni mattina di lavarvi le mani e la faccia, sia per utilità della vostra salute, sia per non cagionare schifo agli altri.
6. Tenete i denti puliti; questo vi libererà dal puzzore della bocca molte volte da ciò proveniente, e dal guasto o mal di denti che per lo più ne suole conseguire.
7. Il pettinarsi deve essere cosa di tutte le mattine. Per impiegarvi meno tempo e per più agevolmente tenervi pulito il capo, portate costantemente i capelli corti.
8. Non tenete le dita sporche d´inchiostro, e quando le avete sozze comechessia non sta bene il pulirle colle vestimenta, nè cogli abiti asciugate mai la penna quando finite di scrivere.

CAPO XII.
Contegno nel regime della Casa.
1. Al mattino, dato il segno del campanello, la_ sciate prontamente il letto, mettendo mano a vestirvi con tutta la decenza possibile, e sempre in silenzio.
2. Dato il secondo segno del campanello, ciascuno andrà in cappella al luogo designato per recitare le orazioni in comune ed assistere alla santa Messa, oppure alle proprie occupazioni, andando poi alla Messa nel tempo che sarà fissato.
3. Mentre si celebra la S. Messa si recitano le preghiere ed il S. Rosario, ed in fine vi si farà breve meditazione.
4. E proibito guardare e rifrustare nello scrigno o cassa altrui. Lungo il giorno ninno si rechi in dormitorio senza particolare permesso.
5. Guardatevi bene dell´appropriarvi la roba altrui, fosse anche della minima entità, ed accadendo di trovare qualche cosa, consegnatela tosto ai Superiori, e chi si lasciasse ingannare a farla sua, sarebbe severamente punito a proporzione del furto.
6. Le lettere e i pieghi, che si ricevono o si spediscono, devono essere consegnati al Superiore, il quale, se lo giudicasse, può leggerli liberamente.
7. È rigorosamente proibito di tener danaro presso di sè, ma devesi depositare tutto presso al Prefetto, il quale lo somministrerà secondo i bisogni particolari. È eziandio severamente proibito lo stringere contratto di vendita, compra o permuta, far debito con chicchessia senza il permesso del Superiore.
8. È proibito d´introdurre in casa o nel dormitorio persone esterne. Dovendosi parlare con parenti od altra persona si andrà nel parlatorio comune. Non istate mai vicini agli altri quando tengono discorsi particolari. Nè mai introducetevi nei laboratorii e nei dormitorii altrui, perchè tal cosa riesce di grave disturbo a chi vi è entro od a chi lavora. È parimente proibito di chiudersi in camera, scrivere sopra le mura, piantar chiodi, far rotture di qualsiasi genere. Chi colpevolmente guastasse qualche cosa, è obbligato a farla riparare a sue spese. Infine è pure proibito trattenersi nella camera del portinaio, in cucina, ad eccezione di quelli che sono ivi incaricati di qualche uffizio..
9. Usate carità con- tutti, compatite i difetti altrui, non imponete mai soprannomi, nè mai dite o fate cosa alcuna che detta o fatta a voi, vi possa recar dispiacere.

CAPO XIII.
Contegno fuori della Casa.
1. Ricordatevi, o giovani, che ogni cristiano è tenuto di mostrarsi edificante verso il prossimo, e che nessuna predica è più edificante del buon esempio.
2. Uscendo di casa siate riservati negli sguardi, nei discorsi, ed in ogni vostra azione. Niuna cosa può essere di maggior edificazione quanto il vedere un giovane di buona condotta; egli fa vedere che appartiene ad una comunità di giovani cristiani e ben educati.
3. Quando aveste a recarvi a passeggio oppure a scuola, od a fare commissioni fuori dell´Oratorio, non fermatevi a mostrare a dito chicchessia, nè fare risa smodate, tanto meno gettar pietre, divertirsi saltando fossi od acquedotti. Queste cose indicano una cattiva educazione.
4. Se incontrate persone che abbiano cariche pubbliche, scopritevi il capo cedendo loro la parte più comoda; altrettanto farete co´ religiosi e con ogni persona costituita in dignità,-massimamente se venissero o s´incontrassero nell´Oratorio.
5. Passando davanti a qualche chiesa o divota immagine, scopritevi il capo in segno di riverenza. Che se v´accadesse di passare vicino ad una chiesa, ove si compissero i divini uffizi, fate silenzio a debita distanza per non recare disturbo a quelli che entro si trovano. Abbattendovi in un convoglio funebre, scopritevi il capo, recitando sotto voce un Requiem aeternam o il De profundis. In caso di una processione state col capo scoperto finchè sia passata. Qualora incontraste il SS. Sacramento portato agl´infermi, piegate ambe le ginocchia per adorarlo.
6. Ricordatevi bene, che se voi non vi portate bene nella chiesa, nella scuola, nel lavoro o per istrada, oltre che ne avrete a render conto al Signore, farete anche disonore al Collegio o Casa a cui appartenete.
7. Se mai qualche compagno vi facesse discorsio o vi proponesse opere cattive, partecipatelo presta-mente al Superiore per avere i necessari avvisi e regolarvi con prudenza senza offendere Dio.
8. Non parlate mai male dei vostri compagni, dell´andamento di Casa, de´ vostri Superiori e delle loro disposizioni. Ciascuno è pienamente libero di rimanere
o non rimanere, e farebbe disonore a se stesso chi si lagnasse del luogo dove è in piena libertà di rimanere o di andare dove più a lui piace.
9. Quando si va al passeggio è proibito di fermarsi per istrada, entrare in botteghe, fare visite o andare a divertirsi o comechessia allontanarsi dalle file. Nemmeno è lecito accettare invito di pranzi, perchè non se ne darà il permesso.
10. Se volete fare un gran bene a voi ed alla Casa, parlatene sempre bene, cercando eziandio ragioni per far approvare quanto si fa o si dispone dai Superiori per il buon andamento della Comunità.
11. Esigendosi da voi una ragionevole e spontanea ubbidienza a tutte queste regole, i trasgressori ne saranno debitamente puniti, e quelli che le osserveranno, oltre la ricompensa che devono aspettarsi dal Signore, saranno anche dai Superiori premiati secondo la perseveranza e la diligenza.

CAPO XIV.
Del passeggio.
1. Il passeggio è un esercizio molto utile per conservare la sanità, perciò, quando le regole lo stabiliscono, non rifiutate mai di prendervi parte.
2. All´ora dell´uscita trovatevi pronti, mettetevi subito in ordine senza mai farvi aspettare. Si noti che non è lecito ai giovani di una squadra andare con quelli d´un´altra.
3. Ogni squadra deve avere un Assistente, il quale è responsabile dei disordini che in essa possono succedere.
4. Non si lascino uscire coloro che non hanno le vesti monde e le scarpe pulite. Si vada nei luoghi stabiliti; ed in ogni cosa ciascuno obbedisca all´Assistente.
5. La passeggiata non sia una corsa, nè si faccia alcuna fermata senza espressa licenza dei Superiori. Le passeggiate ordinarie siano d´un´ora e mezzo, e non oltrepassino mai le due ore. La compostezza della persona, la custodia degli occhi, la gravità del passo debbono osservarsi da tutti. La sbadataggine d´un solo potrebbe procacciare vergogna a tutto il drappello.
6. La mancanza di cui si terrà maggior conto, è di chi si allontana dalle file. L´Assistente non può dare questo permesso: Chi compera o va ai caffè o trattorie merita l´espulsione dalla Casa.

AVVERTIMENTI.
1. Gli Assistenti alla passeggiata osservino esattamente l´ora della partenza e del ritorno.
2. Non ammettano, nella squadra loro affidata, alcuno che appartenga ad altra squadra.
3. Pongano mente che i giovani siano puliti nella persona e negli abiti.
4. Non conducano mai i giovani nell´interno della città od a visitare musei, gallerie, giardini, palazzi,. ecc., senza speciale permesso.
5. Non permettano mai che alcuno si arresti per via, o s´allontani dall´Assistente per nessun motivo.
6. Se avvenga che alcuno commetta qualche mancanza, subito ne rendano avvisato il Direttore degli studii od il Prefetto.
7. Pensino infine gli Assistenti che è grande la responsabilità che essi hanno riguardo ai giovani dinanzi a Dio e dinanzi ai Superiori.

CAPO XV.
Contegno nel teatrino.
i. A vostro divertimento e piacevole istruzione sono concesse rappresentazioni teatrali, ma il teatrino, che è destinato a coltivare il cuore, non mai sia causa della più piccola offesa del Signore.
2. Prendetevi part allegramente con riconoscenza ai vostri Superiori, che ve lo permettono; ma non date mai segno di disapprovazione quando. si dovesse aspettare od avvenissero cose, che non fossero di vostro grande incanto.
3. Il recarvisi con precipitazione anche con pericolo di far del male ai compagni, il cercar di passare davanti agli altri ed accomodarsi nel luogo migliore e non nell´assegnato, il tenere il berretto in capo mentre si recita, il voler stare in piedi quando s´impedisce la vista agli altri, e tanto più il gridar forte, ed il fischiare in qualunque modo, o dare altri segni di scontentezza sono cose al tutto da evitarsi.
4. Appena si alza il sipario fate subito silenzio e se non potete vedere abbastanza bene, non ostinatevi a voler pure star in piedi con disagio altrui. Se altri sta avanti a voi non gridate nè maltrattatelo, ma in bel modo fatelo avvisato, e se non l´intende quietatevi voi e soffrite con pazienza.
5. Guardatevi dal disprezzare chi sbaglia o non recita bene; non date mai voce di disapprovazione, e nemmanco fuori non fategli rimostranza di sorta. Calando il sipario applaudite sempre, ancorchè non si sia per avventura proceduto con quella precisione che taluno si aspettava.
6. All´uscire dal teatrino non accalcatevi alla porta, ma uscite con l´ordine che è indicato e copritevi bene, perchè l´aria del di fuori ordinariamente è più fredda
e può apportar nocumento alla sanità.

CAPO XVI.
Cose con rigore proibite nella Casa.
1. Nella Casa essendo proibito di ritener danaro, è parimenti proibito ogni sorta di giuoco interessato.
2. È pure vietato ogni giuoco in cui possa essere pericolo di farsi del male e possa avvenir cosa contro la modestia.
3. Il fumare e masticar tabacco è vietato in ogni tempo, e sotto qualsiasi pretesto. Il nasare è tollerato nei limiti da stabilirsi dal Superiore dietro consiglio del medico.
4. Non si darà mai permesso d´uscire coi patenti e cogli amici a pranzo, o per provviste d´abiti. Occorrendo bisogno di questi oggetti, può farsi prendere la misura per comperarli fatti, o dare ordini che si facciano nell´Officina dello Stabilimento.

Tre mali sommamente da fuggirsi.
Sebbene ognuno debba fuggire qualsiasi peccato, tuttavia vi sono tre mali che in particolar maniera dovete evitare perchè maggiormente funesti alla gioventù. Questi sono: 1° la bestemmia, ed il nominar il nome santo di Dio invano, 2° la disonestà, 3° il furto.
Credete, o figliuoli miei, uno solo di questi peccati basta a tirare la maledizione del Cielo sopra la Casa. Al contrario tenendo lontani questi mali, noi abbiamo
i più fondati motivi di sperare le celesti benedizioni sopra di noi e sopra l´intiera Comunità.
Chi osserva queste regole, sia dal Signore benedetto. Ogni domenica a sera od in altro giorno della settimana, il Prefetto o chi ne fa le veci, leggerà qualche articolo di queste regole con breve ed analoga riflessione morale.

APPENDICE
al Regolamento per le Case.
Sul modo di scriver lettere.
Regole generali.
Tuttogiorno occorre di scrivere lettere, perciò sarà opportuno aggiungere qui, a guisa di appendice, alcune regole.
1. Le lettere sono un mezzo con cui noi possiamo esprimere i nostri pensieri ed affetti ´agli assenti, come colla voce li esprimiamo ai presenti.
2. Per comporre buone lettere torna vantaggioso leggere qualche buon epistolario, al quale scopo vi suggerisco Annibal Caro e Silvio Pellico. Bellissime oltremodo sono anche le lettere di San Gerolarno, di S. Francesco di Sales e di Santa Caterina da Siena.
3. Lo stile delle lettere non vuole il soverchio ornamento ed ama la semplicità; dev´essere spontaneo, perciocchè tiene del parlare improvviso, che non è mai ricercato ed astruso. Lo stile dev´essere preciso, breve, senza però nuocere alla chiarezza. (Vedi i n. io e II in fine di questa Appendice).
4. Quando avete da impetrare qualche favore non fate proteste esagerate, promesse inviolabili, le quali non possiate poi eseguire, ma pensate, che nulla giova meglio a muovere alcuno in vostro favore, che la semplicità delle parole e la schiettezza dei sentimenti.
5. I4e sentenze, dice S. Gregorio Nazianzeno scrivendo a Nicebolo intorno allo stile epistolare, i proverbi, le massime e le facezie dànno grazia ad una lettera. Debbono però essere seminate, non versate. Il non farne uso mai è rustichezza, il contrario affettazione.
6. Nelle lettere non vi sia niente di affettato; ma tutto sia facile e naturale.
7. La civiltà non permette che si facciano interrogazioni ai Superiori; se però ve n´ha bisogno, si possono usare queste o simili forme: Permetta, ch´io le chieda in grazia...; Perdoni la libertà, che mi prendo, di chiederle... Nè si debbono affidare incarichi e commettere saluti; e volendoli pur dare, si vuole usare qualche modo gentile e in forma di preghiera.
8. E bene osservar questo anche tra eguali, dicendo ad esempio: Degnatevi di procurare che tutto sia preparato... La prego a voler usare la gentilezza di, ecc.
9. Quando si fa menzione di persona locata in dignità, non si nominino seccamente il Canonico tale, il vostro Direttore,. ma si dee dire il signor Canonico, il vostro signor Direttore ecc.
10. Le lettere possono essere di più specie: politiche, scientifiche, erudite, artistiche, didascaliche se riguardano a cose di politica, di scienze, di lettere, d´arti o di studio. Invece si chiamano famigliari, quando versano su argomenti della vita comune.
11. Come nella vita comune parliamo, ora per interrogare o rispondere, ora per pregare o ringraziare, ora per ammonire o riprendere, e quando per consigliare o sconsigliare od augurare, così le lettere famigliari possono essere di domanda, o di risposta, di preghiera, o di ringraziamento, di avviso, o di riprensione, di consulta, o di consiglio, d´augurio, ecc. ecc.

Parti della lettera.
12. Le parti d´una lettera sono l´introduzione, il soggetto ed il saluto. L´introduzione, ovvero l´esordio, è un aprirsi, che fa lo scrivente con modo acconcio per mettere mano al soggetto, che ha in mente di trattare. Questa parte deve essere molto breve e talora i può lasciarla affatto ed entrar subito in argomento. Quando però si risponde a lettere o note di persone autorevoli o di pubblici impiegati, conviene citare la data e l´argomento della lettera a cui s´intende di rispondere, dicendo per esempio: mi lo dovere di rispondere alla gradita sua Belli io del corrente giugno, relativa a...
13. Il soggetto comprende ciò che si vuole altrui palesare, sia domanda, sia invito, sia congratulazione, sia rimprovero, ecc.
14. Sotto nome di saluto s´intendono quegli augurii, quei complimenti, quelle protestazioni di riverenza e di amicizia, con cui siamo usi a toglier commiato scrivendo altrui. Esso deve variare secondo il grado di nostra attinenza e secondo le relazioni verso della persona cui si scrive. Ad esempio, scrivendo ad un Superiore si conchiuderà: Col più sincero ossequio -
colla più alta stima - con tutto il rispetto - colla più profonda riverenza - colla maggior venerazione... Verso i semplici conoscenti non Superiori: con vera stima. Verso le persone famigliari: con particolar affetto - con sincera benevolenza - con vero amore. Nelle lettere di preghiera gioverà associare queste espressioni: colla sicura fiducia d´essere esaudito... In quelle di ringraziamento: colla più viva riconoscenza e gratitudine...; e con sentimenti analoghi, negli altri casi. Quando s´inviano lettere ad illustri personaggi si omette il saluto ´propriamente detto, ´e si scrivono solamente proteste di riverenza e di ossequio.
15. Terminata la lettera si aggiungono qualche volta alcune cose, o perchè si sono dimenticate, o perchè sono estranee al soggetto. Quest´appendice si suol segnare colle lettere P. S. (Post scriptum o presso scritto); e siccome per lo più rivela disattenzione ed inavvertenza, cosìi non è bene metterlo fuorchè nelle lettere famigliari.
16. Nel finire dovete sempre far conoscere che non siamo pagani, perciò sempre aggiungere qualche pensiero cristiano: p. es. Il Cielo vi sia propizio; non mancherò di pregare Dio che vi conservi in buona salute; mi raccomando alle vostre preghiere. Con i Vescovi e coi Cardinali si suole usar questa formola: chiedo umilmente la sua santa benedizione, e simili.

Corso della lettera e forma della medesima.
17. Il foglio della lettera sia pulito ed intero; pe´ familiari ed amici può anche servire mezzo foglio; alle persone di alto grado si scriva sopra un foglio più grande.
18. La scrittura vuol essere nitida e tersa; poichè è cosa incivile lo spedire una lettera che abbia sgorbi o cancellature; o sì male scritta, che stenti a leggerla chi la riceve.
19. Le linee siano diritte; si lasci sempre un po´ di margine; il foglio sia sempre piegato per diritto.
20. Chi scrive lettere deve badare all´iscrizione, alla data, alla soscrizione ed al soprascritto.
21. L´iscrizione od intitolazione della lettera, cioè l´attributo di onore o di affetto che si dà alle persone a cui si scrive, non sia abbreviata.
22. Dall´iscrizione al cominciamento della lettera si suol lasciare un intervallo più o meno largo secondo il maggiore o minor grado della persona, a cui si scrive; la stessa regola conviene osservare pel margine a sinistra.
23. Al di sopra ed al di sotto d´ogni pagina con- viene lasciare lo spazio almeno di una riga intatto, e nella seconda facciata si continua la lettera, cominciando all´altezza dell´iscrizione.
24. Per non finire la lettera proprio a pie´ di pagina quando il rispetto della persona a cui si scrive il richiegga, si suol fare in modo, che ancor due o tre linee rimangano per la facciata seguente.
25. La data dee esprimere il luogo, il giorno, il mese e l´anno in cui si scrive; si colloca d´ordinario a destra quasi sulla sommità della pagina. Quando si scrive ad onorevole personaggio si pone a manca, terminata la lettera, dopo la rinnovazione del titolo. Ma si deve badare che la data sia affatto posta prima o dopo la lettera, senza che divida nè pensieri nè parole che alla lettera si riferiscano.
26. La sottoscrizione è il nome di chi scrive, e si suole accompagnare con uno o più aggiunti, che esprimono ossequio od amicizia verso la persona a cui s´indirizza la lettera. Si mette un po´ distaccato dal capo della lettera, all´inferiore estremità del foglio a mano destra.
27. Quando scrivesi a persona ragguardevole, una riga al di sotto della conclusione della lettera dalla sinistra ripetesi il titolo della persona medesima, conforme al suo grado, e più sotto a destra si fa poi la sottoscrizione. Per es.
Di V. S. Illustrissima
Obbligatissimo Servitore
N. N.

28. Il soprascritto o l´indirizzo contiene il nome e cognome della persona a cui si scrive, preceduto dagli analoghi titoli; quindi il nome del luogo a cui s´invia la lettera, e se quegli al quale si scrive si trova in qualche impiego, oppure è necessario indicare l´abitazione di lui, ciò si esprime brevemente in altra linea a sinistra dopo il nome e cognome.
29. La soprascritta vuolsi fare colla massima esattezza e chiarezza, scrivendosi nella prima linea il titolo generale: ad es. All´Illustrissimo Signor; nella seconda il nome e cognome, indi la carica, e solo nella terza linea le indicazioni d´abitazione e simili, e quando queste indicazioni non siano necessarie, allora la carica o l´impiego si può meglio mettere nella terza linea. Il nome poi del paese o della città a cui la lettera è indirizzata, va scritto più grosso in basso a destra, e si suole sottolineare.
3o. Quando la lettera deve pervenire ad un villaggio poco conosciuto, è d´uopo indicare nella soprascritta anche il circondario o la provincia ove quello si trova.
31. Quanto alla frequenza dello scrivere si devono evitare gli eccessi. Sono da biasimare coloro che scrivono a gran furia, è per ogni piccola cosa inviano altrui grandi letteroni;, ma non meno sono da biasimare coloro che, piegando al vizio contrario, s´inducono a stento a rispondere altrui eziandio quando vi ha stringente bisogno.
32. Per la frequenza dello scriver lettere è da tenere la stessa regola, che per le visite. Quando vi è necessità o convenienza di scrivere altrui qualche cosa, niuno dee mostrarsi neghittoso; niuno eziandio dee trascorrere nel soverchio ed imbrattare inutilmente la carta.
33. Riguardo ai titoli più in uso, ecco i principali:
Al Papa: Sua Santità.
Ai Cardinali: Sua Eminenza.
Ai Vescovi ed Arcivescovi: Sua Eccellenza Reverendissima.
Ai Teologi, ai Canonici e Dignitari Ecclesiastici:
Illustrissimo e Molto Reverendo.
Ai Sacerdoti: Molto Reverendo.
Ai Chierici: Reverendo.
Ai Professori: Chiarissimo.
Ai Deputati e Senatori: Onorevole.
Ai Dignitari secolari ed a qualunque Cavaliere:
Illustrissimo.
Ai Commercianti ed Artisti: Pregiatissimo.
Ai Giovani Studenti: Ornatissimo e Gentilissimo.

Indulgenze pel Cinquantesimo anniversario
dell´Approvazione delle Costituzioni.
Beatissimo Padre,
Il Rettore Maggiore della Pia Società Salesiana, prostrato ai piedi della Santità Vostra, umilmente domanda, nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario dell´approvazione delle Costituzioni di detta Società, le seguenti Indulgenze:
I. Parziale, di sette anni ed altrettante quarantene, da lucrarsi dai Soci Salesiani in ogni giorno del triduo di ringraziamento, che avrà luogo in tutte le Case Salesiane a chiusura dell´anno giubilare, se, almeno col cuore contrito, avranno visitata la Chiesa o pubblico Oratorio di una delle suddette Case é pregato secondo l´intenzione del Sommo Pontefice.
II. Plenaria, da acquistarsi dai Soci Salesiani, che, confessati e comunicati, avranno compiuta la predetta visita e pregato secondo la stessa intenzione: 1. l´ultimo giorno di detto triduo, purchè abbiano assistito devotamente alla Sacra Funzione di chiusura; 2. negli anni successivi, il giorno anniversario dell´approvazione delle Costituzioni, purchè abbiano recitato l´Inno di ringraziamento al Signore.
Che della grazia, ecc.
228124 Die 5 Februarii 1921.
Sacra Poenitentiaria Apostolica benigne annoti pro grafia iuxta preces: quoad I. et Il. I. boe anno tantum; quoad II. 2. ad septennium. — Contrariis quibuscumque non obstantibus.
S. DE ANGELIS s. p. Off.
S. LUZIO s. P.
NB. — A ciascuna Casa d´Italia si son mandate o si manderanno direttamente, e in tempo, le nuove Costituzioni e i nuovi Regolamenti legati insieme.
I Sigg. Direttori procureranno di consegnare il volumetto nel modo raccomandato nell´ultimo numero degli Atti del Capitolo Superiore. Forse non è il caso di ricordare che bisognerà ritirare allo stesso tempo le Costituzioni e i Regolamenti vecchi perchè non vadano in mani estranee; si tacco» manda piuttosto di conservarne alcune copie nell´archivio della Casa e di distruggere le altre.

La politica di Don Bosco.
Caro Direttore, Torino, II febbraio 1924.
Nel numero del Bollettino Salesiano del mese di Febbraio a pag. 3.1,` troverai una lettera del nostro Ven. Don Bosco, diretta al Signor Carlo´. Vespignani. In essa si legge che se vogliamo andare avanti, bisogna cho non si parli di politica nè prò nè contro; il nostro programma, dice Don;) Bosco, sia di fare del bene ai poveri fanciulli.
Orbene, in conformità a quanto sopra, tu devi vigilare che i con: fratelli salesiani si astengano dal prender parte in qualsiasi maniera alla politica.
Se qualcuno poi non si attenesse a queste istruzioni hai il dovere di avvertirne immediatamente l´ Ispettore.
Il Signore ci aiuti ad essere tutti degni figli del Venerabile nostro Padre Don Bosco; prega per me e credimi
A ff:mo in C. J.
Sac. FILIPPO RINALDI.
A completare il pensiero di Don Bosco si riporta quanto è detto nelle nostre Costituzioni e Regolamenti a questo riguardo:
ART. 14. — Costituzioni. « Si mantenga l´ unione fraterna sia con 1? la lettura pubblica del Bollettino Salesiano, sia con l´evitare le questioni k di politica e le contese di nazionalità sopratutto fra soci di diverso paese. Al che gio-verà limitare convenientemente la lettura dei giornali ; quali si possono leggere e da chi dipende dal solo Ispettore il determinarlo ». ART. 45. — Regolamenti. «Le pubblicazioni dei soci salesiani devono sempre essere presentate ai revisori stabiliti dagli Ispettori, non esclusi neppure gli articoli per giornali, periodici o riviste. Alla revisione ecclesiastica, quando dai Sacri Canoni è richiesta, si faccia
sempre precedere quella dei revisori della Società. Queste regole valgono pure per le pubblicazioni di autori estranei, affidate alle nostre tipografie. È vietata ogni pubblicazione d´ indole politica ».
ART. 380. — «Sono severamente vietate le discussioni politiche ». ART. 388. — « L´ Oratorio ha le sue sezioni, esse debbono sempre mantenersi estranee alla politica ».

Domande alle Congregazioni Romane.
Si richiama l´attenzione su l´art. 47 dei nostri Regolamenti che dice:
« Qualsiasi domanda alle Congregazioni Romane si faccia esclusivamente per il tramite del Capitolo Superiore ».
Da Roma ci esortano di far noto ai confratelli che le S. Congregazioni non usano dare risposte o soluzioni a quesiti che ad esse giungano da persone private le danno unicamente ai Vescovi e ai Superiori. Maggiori di Congregazioni Religiose. Ognuno quindi sappia regolarsi.

Università Cattolica del S. Cuore.
Si porta a conoscenza dei confratelli d´Italia la lettera della Segreteria di Stato di Sua Santità a riguardo dell´Università cattolica di Milano.
Dal Vaticano; 26 Marzo 1924.
Rev.mo Padre,
Ho il piacere di rimettere qui acclusa a V. P. Rev.ma, per sua opportuna t, conoscenza e norma, una Circolare che ho testè diretto agli Ecc.mi Vescovi d´Italia, circa l´Università Cattolica del Sacro Cuore e che è una novella prova del grande interesse che la Santa Sede pone al fiorire di quel Cattolico Ateneo.
Pregando V. P. di voler renderne consapevoli i membri del benemerito Istituto cui Ella così degnamente presiede, profitto dell´occasione per raffermarmi con sensi di distinta e sincera stima
Della P. V. Rev.ma
Aff.mo nel Signore
P. Card. GASPARRI.
Rev.mo
Padre D. FILIPPO RINALDI
Rettore Maggiore dei Salesiani di Don Bosco
Via Cottolengo 32 — TORINO.

(Con inserto).
SEGRETERIA DI STATO
DI SUA SANTITÀ
N. 28859
Dal Vaticano, 19 marzo 1924.
Ill.mo e Rev.mo Signore,
Il Santo Padre, il quale pone il buon funzionamento ed il continuo progredire dell´Università Cattolica del Sacro Cuore fra gli interessi maggiori e che più gli stanno a cuore, si è degnato benignamente di stabilire che nelle Diocesi di tutta Italia, come già l´anno scorso, specialmente grazie allo zelo generoso dell´Episcopato, si è tenuta con tanto felice risultato la « Giornata Universitaria », così ogni anno, in un giorno da destinarsi, si faccia per l´Università stessa un´apposita colletta; come appunto già si pratica per altri grandi intenti religiosi.
Nel dare di ciò partecipazione alla S. V. Ill.ma e Rev.ma, profitto ben volentieri dell´occasione per confermarmi con sensi di ben distinta considerazione
di V. S. Ill.ma e Rev.ma
Aff.mo per servirla
P. Card. GASPARRI.

I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
Carissimi figli in Gesù Cristo,
1. — Sono già trascorsi due anni da che la Divina Provvidenza — ludens, come sempre, in orbe terrarum — ha voluto chiamarmi a occupare in mezzo a voi il posto del Venerabile nostro Padre; e in questo tempo ho potuto convincermi ogni dì più che la mano del Signore è continuamente e con speciale predilezione sopra l´Opera da lui fondata, alla quale, per divina vocazione, ci siamo tutti consacrati.
Consentite perciò, miei cari figli, che laesta volta la mia parola non sia altro che un paterno invito a ringraziare tutti insieme il Signore con mente, cuore, voce ed opere, per questa sua singolare assistenza.
Quanti motivi abbiamo di ringraziarlo, e individualmente e collettivamente! In quasi tutte le vostre care lettere fiorisce spontanea l´espressione Grazie al Signore, quale formola invariabile da premettersi all´enumerazione di quanto avete fatto. Grazie al Signore — dicono gli uni — abbiamo migliorato le nostre condizioni spirituali, siamo divenuti più regolari nella vita comune, più costanti nella pratica delle virtù religiose, più ripieni dello spirito salesiano, che è spirito di lavoro, di temperanza, di bontà, di soavità, d´allegrezza serena e di tolleranza reciproca. Grazie al Signore — dicono quelli che dividono con me il peso e la responsabilità della direzione altrui, morale e materiale — abbiamo potuto sistemare bene i tali affari, superare le tali difficoltà, ottenere un più intimo affiatamento tra i confratelli.
Sì, diciamo grazie al Signore di tutto e sempre! Questo è imitare Don Bosco, il cui cuore è stato durante tutta la sua vita una vivente personificazione della gratitudine verso Dio e verso le creature di cui Dio si serviva per venirgli in aiuto; questo è fare come hanno fatto Don Rua e Don Albera, esemplari imitatori del nostro Venera.; bile Padre; questo è, per i veri figli di Don Bosco, uno tra i doveri fondamentali della loro religiosa perfezione.
2. — Ringraziamo anzitutto il Signore per i favori collettivi, cioè riguardanti l´intera nostra Società. Primo tra questi è il meraviglioso crescere del culto verso la nostra potente Ausiliatrice. Proprio qui, nella casa ch´Ella medesima s´è edificata, assisto da ben 24 anni alle manifestazioni della sua predilezione e del suo singolare patrocinio; e ho toccato con mano che, a misura ch´Ella perfeziona e dilata l´Opera affidata al suo prediletto Apostolo Don Bosco e ai figli di Lui, va estendendosi pure il Suo culto. Le grazie innumerevoli che Ella largisce all´Opera nostra rendono il Suo culto più universale e imponente; e a sua volta questo culto all´Ausiliatrice di Don Bosco attira grazie ancor più segnalate sopra i suoi devoti. Da questo mirabile intreccio delle grazie che provocano un culto maggiore, e del culto più vivo e sentito che attira in maggior copia le grazie, possiamo sicuramente arguire, essere ormai prossimo, se pur non è già cominciato, il tempo, veduto dal Ven. Don Bosco nelle sue misteriose illustrazioni, in cui ogni buon cristiano insieme colla divozione al SS. Sacramento e al Sacro Cuore di Gesù, farassi un vanto di professare una divozione tenerissima a Maria Ausiliatrice.
Questo ci dice il concorso sempre più numeroso di devoti che vengono pellegrinando a invocarla con viva fede nel suo Santuario principe, in occasione delle sue solennità; — questo ci ripete il numero stragrande di Sante Comunioni, specialmente di uomini, durante tutto il mese, nella notte luminosa della veglia santa e in tutta la mattinata della festa, per cui la nostra Ausiliatrice potrebbe chiamarsi con ragione la Madonna per eccellenza delle Sante Comunioni; — questo infine ci proclama solennemente e a gran voce la processione trionfale, durante la quale i cuori di tutti si effondono in un sereno, gioioso alternarsi di cantici, di preghiere, di evviva e di applausi alla Vergine Santissima che incede con materno sorriso in mezzo ai suoi figli, benedicendo! Tutto ciò, o miei cari, s´è veduto anche quest´anno, formando uno spettacolo commoventissimo, indescrivibile, superiore a tutti i precedenti.
Ma per comprendere in tutta la sua ampiezza il crescendo prodigioso del culto di gloria Ausiliatrice, dobbiamo ancora tener presente che quanto si fa in Valdocco si ripete pure in moltissime nostre Case, chiese, parrocchie e missioni, in misura e proporzioni differenti, sì, ma col medesimo entusiasmo di amor • filiale che proclama l´Ausiliatrice Signora e Regina dell´Opera nostra e fa piovere dalle Sue mani le grazie più preziose.
E questo culto si dilaterà fino a divenire veramente universale se noi, o cari figli, saremo fedeli nel praticare quanto il Ven. Padre ci lasciò scritto nelle sue Memorie intime. « La Santa Vergine Maria — così, egli — continuerà certamente a proteggere la nostra Congregazione e le Opere Salesiane, se noi continueremo la nostra fiducia in Lei e continueremo a promuovere il suo culto. Le sue feste, e più ancora le sue solennità, le sue novene, i suoi tridui, il mese a Lei consacrato (dal 23 aprile al 24 maggio), siano sempre caldamente inculcati in pubblico e in privato; coi foglietti, coi libri, colle medaglie, colle immagini, col pubblicare o semplicemente raccontare le grazie e le benedizioni che questa nostra celeste Benefattrice ad ogni momento concede alla sofferente umanità ».
3. — Nelle Memorie testè citate il nostro buon Padre, dopo aver predetto i futuri trionfi del culto di Maria Ausiliatrice, passa a parlare di un´altra cosa che gli stava sommamente a cuore. « Dio — egli scrive — chiamò la povera Congregazione Salesiana a promuovere le vocazioni ecclesiastiche fra la gioventù povera o di bassa condizione ». Per questo fine egli lavorò tutta la vita, sì da meritarsi il titolo di Apostolo delle vocazioni sacerdotali; e il Signore premiò le sue fatiche, dandogli numerosa falange di vocazioni, non solo per le sue Opere, ma per tutta la Chiesa.
Ora la nostra Congregazione ha dato a questo suo apostolato uno sviluppo promettentissimo; e anche di ciò, o miei cari, siamo tenuti a render fervide grazie al Signore. Gli accorati appelli di Don Rua e Don Albera perchè si coltivassero da tutti le vocazioni, trovarono ascolto; e ne vediamo i frutti nell´azione missionaria che si va tra noi sempre più dilatando, mercè lo zelo e l´attività d´ogni singolo confratello. Non è più soltanto il lavoro silenzioso e minuto (che però sarà sempre il primo e più necessario) di scoprire e svolgere gradatamente i germi della vocazione in qualche giovane; ma è insieme tutta una vasta rete di opere esteriori, che aiutano mirabilmente sia a far meglio penetrare nel cuore dei giovani e anche degli adulti la conoscenza e il desiderio della nobile vocazione missionaria, sia a raccogliere i mezzi materiali per condurre a maturità le vocazioni già sbocciate. Sono conferenze, convegni, comitati stabili per raccogliere offerte d´ogni genere e preparare banchi di beneficenza; sono feste, giornate e settimane missionarie, per attirare le benedizioni celesti sulle nostre Missioni; sono periodici, numeri unici, foglietti volanti di propaganda.
E, cosa mirabile, i giovani stessi di molti nostri collegi, pensionati, convitti, e principalmente oratorii festivi, sono già divenuti, apostoli ferventi, suscitano e tengono viva tra i compagni una nobile gara di privazioni e mortificazioni spontanee a pro delle nostre Missioni; di lotterie, recite drammatiche, e altri trattenimenti per lo stesso fine; di letterine ai genitori, ai fratelli, ai conoscenti ed amici per avere qualche offerta, o per indurli a iscriversi tra i Cooperatori o ad abbonarsi al caro periodico Gioventù Missionaria. E non di rado avviene che, a forza di questuare per le Missioni, qualche giovane finisce per dare anche se stesso, facendosi missionario salesiano.
4.. Un altro motivo che abbiamo di ringraziare insieme il Signore è la celebrazione del Giubileo d´oro delle nostre Costituzioni. Ne ho ricevuto dalle Case relazioni commoventi, che descrivono le sacre funzioni, i fioretti compiuti dai confratelli per ben prepararsi a ricevere nuovamente il libro santo della nostra perfezione; le accademie, intime e solenni ad un tempo, nelle quali si posero in bella luce la storia, la natura, la modernità e praticità delle nostre Costituzioni, e le cose più interessanti del nostro Venerabile Padre. Ma le relazioni s´indugiano soprattutto a far rilevare il generale rinnovamento di spirito e di propositi che vi fu nei confratelli, per rendersi più degni del nome di figli di Don Bosco. Per alcuni non avrebbe potuto fare di più una muta di esercizi spirituali.
Da molti mi si chiede di ripetere le feste, di prolungare la lettura delle Costituzioni, di far stampare a parte la Circolare sul Giubileo di esse, perchè ogni socio ne abbia una copia. Tutte queste cose mi consolano grandemente; ma per ora è meglio che cominciamo a far bene quel che fu prescritto, rileggendo in privato le Costituzioni, i Regolamenti e la Circolare, per animarci ad una più esatta osservanza della nostra vita religiosa salesiana, sì che riusciamo a strappare dal cuore di Dio la Beatificazione del nostro Venerabile Padre. Siamo noi, suoi figli, che dobbiamo affrettargli questo definitivo trionfo. Cosa eccellente è pregare per tal fine, ma le nostre preghiere resteranno inefficaci finchè non saranno avvalorate dalla regolarità della vita salesiana, dallo spirito del Padre vivente in ogni suo figlio. Per essere veri Salesiani non basta far parte della nostra Società, ma bisogna viverne lo spirito, osservando lealmente e con profonda convinzione le Regole a cui ci siamo vincolati con voto nel giorno della nostra professione.

          1. — A questi favori collettivi si aggiungano quelli ricevuti da ciascuna casa e da ciascun confratello in particolare, e allora dal cuore di tutti proromperà spontaneo il cantico della gratitudine filiale. Non, intendo suggerire speciali preghiere e funzioni di ringraziamento; sarebbe tuttavia convenientissimo che la prossima festa del Sacro Cuore di Gesù rivestisse questo carattere in tutte le nostre case.
          2. Un´ultima cosa mi sta a cuore dirvi. Vedrei con piacere che il Regolamento per gli alunni lasciatoci da Don Bosco e stampato nell´ultimo numero degli Atti del Capitolo Superiore, fosse tradotto nelle lingue di ogni paese dove abbiamo case, perchè tutti i nostri alunni potessero averne copia e trarne profitto. È veramente un tesoro dei più genuini e preziosi che ci abbia lasciato il buon Padre. Nei primi due capitoli egli indica lo scopo delle case e le norme per l´accettazione: scopo e norme da cui non dobbiamo menomamente scostarci se vogliamo mostrarci suoi figli devoti e ossequenti. Questi due capitoli riguardano piuttosto i Superiori, ma è bene che siano conosciuti anche dagli alunni. Gli altri quattordici sono il miglior galateo che possiamo dare ai nostri giovani, perchè è uscito dal cuore e dall´anima del nostro Padre. Più si leggono, e più si resta meravigliati della loro evangelica semplicità di forma, e della finezza delle norme che vi sono contenute. Tutto vi è contemplato in ogni minimo particolare: la pietà e il contegno in chiesa; il lavoro e il contegno nella scuola, nello studio e nel laboratorio; il contegno verso i Superiori e i compagni; la modestia e la pulizia; il contegno in casa e fuori, a passeggio e nel teatrino; la corrispondenza epistolare; per cui chi l´osservasse esattamente sarebbe un perfetto gentiluomo, com´era Don Bosco, con tutti e in ogni contingenza della vita.

Ma notate, miei cari figli: se vogliamo che la lettura e la spiegazione di questo galateo abbia sui nostri giovani tutta la sua efficacia educativa, dobbiamo essere noi i primi a praticarlo in ogni nostra azione, sì da essere ai loro occhi un galateo vivente.
7. — L´articolo 62 dei nostri Regolamenti dice: La cura delle Missioni è affidata a uno del Capitolo Superiore, a ciò delegato dal Rettor Maggiore. Valendomi di tale facoltà, delego a ciò il R.mo D. Pietro Ricaldone, Prefetto Generale. Già per altre sue attribuzioni egli è in rapporto coi nostri missionari, e mi pare quindi il più indicato anche per ragioni di semplicità. Essendo poi egli colui che fa le veci del Rettor Maggiore, tale delegazione non diminuisce quel contatto ch´io desidero conservare coi miei carissimi missionari, così lontani e alle volte esposti a così gravi pericoli e sorprese.
Voglia il Signore aiutarci tutti a far tesoro delle tante grazie che va spargendo sulla nostra Società. .Frattanto io invoco la benedizione di Maria Santissima Ausiliatrice sopra tutti voi, sui vostri giovani, sulle vostre occupazioni, sui vostri parenti: ora e sempre. E voi pregate questa Madre tenerissima anche per me, che vi sono
aff mo in C. J.
Sac. FILIPPO RINALDI

I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
L´ANNO SANTO E I NOSTRI GIUBILEI. J. M. J.

Carissimi Figli in Gesù Cristo,
Quando la nostra Società non era´ ancora così numerosa ed estesa com´è oggi, per il consolidamento della vita intima di famiglia fu necessario che il Ven. Padre e i suoi due primi venerandi Successori, con le frequenti loro Circolari (ch´erano tutte un´effusione meravigliosa del loro gran cuore) e con le preziose Lettere mensili del Capitolo Superiore, andassero man mano indicando ai soci i più minuti particolari delle cose da farsi. Ma ora che la Congregazione è giunta, si può dire, alla maturità, e che i suoi membri si son fatti adulti, non solo non sarebbe più opportuno fare altrettanto, ma forse riuscirebbe impossibile. Basta quindi che il Rettor Maggiore col suo Capitolo dia le norme generali indispensabili perchè in tutte le Case vi sia unità di spirito e di azione salesiana; l´attuazione pratica di esse è lasciata ai singoli soci, sotto la giurisdizione immediata dei loro Ispettori e Direttori.
Questa volta poi le cose che debbo comunicarvi si raccomandano già da sè alla vostra attenzione e buona volontà; per cui, messo da parte ogni preambolo, ve le espongo senz´altro con- brevità e semplicità, sicuro che ognuno di voi si studierà di attuarle col più grande zelo nella rispettiva cerchia di azione.
1. Il Santo. Padre Pio XI con la magnifica Bolla del 29 maggio scorso, Infinita Dei misericordia, ha proclamato a tutto il mondo il grande Giubileo dell´Anno Santo, da celebrarsi in Roma dai primi Vespri della vigilia del Natale prossimo a quelli della vigilia di Natale del 1925. Questo grande universale Giubileo ricorre ogni 250 anno, e questo si suol chiamare Anno Santo, sia perchè s´inizia, si svolge e si chiude con riti sacri, sia principalmente per una maggior elargizione di speciali aiuti del Cielo, ad eccitare gli animi verso un più alto grado di santità e di perfezione, e a promuovere la restaurazione cristiana della società.
Non è il caso ch´io stia qui a riferire le norme contenute nella Bolla ora citata: leggetela voi stessi attentamente, miei cari, se già non l´avete fatto, e tenetevi altresì informati delle norme particolari che verranno a suo tempo emanate dai rispettivi Ordinari diocesani; i sacerdoti, e specialmente i confessori e predicatori,prendano inoltre conoscenza di tutte le disposizioni relative alle Indulgenze, per essere in grado d´istruire gl´interesssati (Ved. Acta Apostolicae Sedis, fascicoli di giugno e agosto).
Mi limito solo a richiamare la vostra attenzione sul fatto che il S. Padre, sospendendo le Indulgenze per i vivi, ha voluto che rimanessero in vigore sé applicate ai defunti, e che a questi fossero applicabili anche le Indulgenze che in via ordinaria non lo sono. Questo ci sia di sprone a non rallentare il nostro zelo nel compiere opere indulgenziate, poichè ci è dato così portare sollievo alle anime del Purgatorio, e specialmente ,a quelle dei nostri amati confratelli. A questo Anno Santo dobbiamo tutti partecipare con ardore di spirito e di opere, non solo come figli devoti della S. Chiesa, ma in particolare anche come religiosi, Ai religiosi infatti è principalmente rivolto l´accenno del S. Padre all´importanza grandissima che avranno durante l´Anno Santo gli speciali aiuti del Cielo ad eccitare gli animi verso un più alto grado di santità e di perfezione. L´Anno Santo è dunque un mezzo straordinario ed efficacissimo di santificazione per noi, se sapremo meritarci questi aiuti speciali del Cielo che il S. Padre assicura a quanti lo celebreranno degnamente. In questa celebrazione quindi noi non dobbiamo essere secondi ad alcun´altra famiglia religiosa; e la nostra parola d´ordine sarà questa: santificarci per santificare i nostri giovani!
Oh! quale importanza dava agli Anni Santi il nostro buon Padre, e come sapeva servirsi di questo mezzo di rinnovamento spirituale per sè e per i suoi figli! L´Anno Santò 1850 all´Oratorio di Val-domo è tutta una fioritura,di fervore in ogni giovane per prepararsi a ben celebrare il proprio Giubileo, con propositi scritti sui foglietti che Don Bosco aveva fatto appositamente stampare e distribuire. Nel ´75 l´Anno Santo è celebrato nelle varie Case della Società; e all´Oratorio, quasi a suggello dei nuovi propositi di santità sbocciati nella famiglia salesiana, si fece anche la Consacrazione al Divin Cuore di Gesù, il giorno 16 giugno; preceduta da alcune parole di Don Rúa: consacrazione che fu come il preludio di quella solennissima di tutta la Congregazione, che lo stesso Don Rua fece fare 25 anni appresso, nell´Anno Santo 1900.
Ora noi dobbiamo animarci a una nobile gara per emulare questi santi fervori ed entusiasmi. Perciò, figli carissimi, faccio mie le parole di S. Paolo: aemulamini autem charismata meliora (I Cor., XII, 31), e vi dico: sì, desiderate con più ardore di fare in quest´Anno Santo nuove ascensioni nella santità, per poterla comunicare alla gioventù che vi è affidata, e così conseguire pienamente il fine della vostra vocazione. Tanto più che, per continuare con le parole dell´Apostolo, mi sembra di potervi additare un motivo ancor più intimo e tutto nostro, a vicendevole stimolo in queste sante ascensioni: et adhuc excellentiorem viam vobis demo astro (ibid.), ed è il pensiero che i precedenti anni santi segnano per la nostra Società avvenimenti di vitale importanza, la cui giubilare commemorazione non può essere da noi trascurata.
2. Mi si presenta primo alla memoria il 250 anniversario della nostra Consacrazione al Cuor di Gesù (10 gennaio 1925), indetta dal venerando D. Rua con apposita Circolare del 21 novembre 1900, e compiuta in tutte le Case proprio all´inizio del nuovo secolo. « Mi par bello — esclamava il Servo di Dio — e, direi, sublime, nell´istante che divide due secoli, presentarci a Gesù. anime espiatrici per i misfatti dell´uno, e apostoli per conquistare l´altro al suo amore. Oh! come Gesù Benedetto poserà allora benigno.lo sguardo sopra le varie nostre Case, divenute come altrettanti altari su cui offriamo a •Lui la contrizione dei nostri cuori
e le migliori nostre energie fisiche e morali; come benedirà la nostra Società che questi olocausti sparsi per il, mondo intero raccoglie in un solo grandioso, e prostrata ai suoi piedi gli dice: ... Le nostre Case son già tue per diritto, essendo Tu Padrone d´ogni cosa; ma noi vogliamo ch´esse siano tue e di Te solo, anche per nostra spontanea volontà; a Te le consacriamo. La nostra Pia Società già è tua per diritto, perchè Tu l´hai ispirata, Tu l´hai formata, Tu l´hai fatta uscire, per dir così, dal tuo Cuore medesimo: ebbene, noi vogliamo confermare questo tuo diritto; vogliamo che essa, mera l´offerta che Te ne facciamo, diventi come un tempio, in mezzo al quale possiam dire con verità che abita Signore, Padrone e Re il Salvatore nostro Gesù Cristo! Sì, Gesù, vinci ogni difficoltà, regna, impera in mezzo a noi; Tu ne hai diritto, Tu lo meriti, noi lo vogliamo ».
Sono stato molti anni accanto a questo nostro buon Padre, e posso dirvi ch´egli ascriveva a quella nostra generale consacrazione al S. Cuore tutto il crescente sviluppo della Società Salesiana, e che nei suoi ultimi anni ne parlava con gioia grande, come d´un avvenimento di primaria • importanza. Io poi pensavo già fin d´allora — e in tal pensiero mi confermai sempre più d´anno in anno — essere proprio questo il tempo a cui alludeva l´avvenente giovanetto bianco-vestito del sogno di D. Bosco (21 novembre 1881) circa l´avvenire della nostra Società: « Coloro che vedranno questo secolo tramontare e principiare l´altro, diranno di voi: Dal Signore è stato fatto tutto questo, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri. Allora tutti i fratelli e figliuoli vostri canteranno all´unisono: Non a noi, o Signore, non a noi, ma al nome tuo dà gloria! ».
Quante e quante volte, nel corso di questi 25 anni, m´è venuta spontanea la parola: A Domino factum est istud; mentre in fondo al cuore dapprima, e poi con gli altri Superiori, andavo ripetendo:
Non nobis, Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam! E perchè in quest´Anno Santo non chiamare tutti i miei fratelli e figliuoli a ripetere con questo canto la consacrazione solenne al Cuore di Gesù, proclamandolo un´altra volta l´unico Sovrano dei nostri cuori, delle nostre Case e di tutta la Congregazione?
3. Il Giubileo d´Oro delle Missioni Salesiane (11 novembre 1925), alla cui solenne celebrazione ci andiamo preparando già da parecchio tempo, ripete la sua origine dall´Anno Santo 1875, anno straordinariamente fecondo di grazie, di opere e di favori per la nostra Società, poichè in esso ebbero pure principio la Pia Unione dei Cooperatori, e l´Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico. Il Venerabile Padre lo consacrò quasi interamente nei preparativi necessari per cominciare l´Opera delle Missioni. Alla luce della sua viva fede e al calore della sua carità egli ne intuì con chiarezza il primo campo e le prime conquiste; con finezza di tatto paterno si preparò il primo drappello di missionari e lo ammaestrò nella vita apostolica; con la prudenza, che non trascura neanche le cose più minute, condusse a termine le numerose, difficili trattative; a tempo opportuno inviò a Roma i suoi primi dieci missionari per ricevere dal S. Padre Pio IX, con la Benedizione Apostolica, il mandato di andar a predicare il Vangelo; e la sera dell´il novembre, nel Santuario di Maria Ausiliatrice, compì la prima indimenticabile funzione della partenza dei suoi missionari, che, sempre nuova e commovente, doveva poi ripetersi quasi annualmente, e anche più volte in uno stesso anno, per altri e maggiori manipoli di generosi apostoli. « Noi — esclamò il Venerabile in quella sera memoranda — diamo principio ad una grande opera; non perchè si abbiano pretensioni o si creda di convertire l´universo intiero in pochi giorni, no; ma chi sa, che non sia questa partenza e questo poco, come un seme da cui abbia a sorgere una grande pianta! Chi sa che non sia come un granellino di miglio o di senape, che a poco a poco vada estendendosi, e non sia per fare un gran bene! « Ora, alla distanza di cinquant´anni da quando furon pronunziate queste sante parole, noi possiamo dire di essere testimoni oculari del gran bene che ha prodotto e continua a produrre quella prima partenza; e la celebrazione giubilare di essa è destinata , non solo a porre in evidenza, mediante esposizioni, commemorazioni e pubblicazioni periodiche, il bene già operato, ma anche a suscitare nuove iniziative ed energie per un maggior bene avvenire.
4. Nella mia circolare sul Giubileo delle nostre Costituzioni vi ho già accennato, miei cari figli, alla ricorrenza del, centenario del primo sogno di Don Bosco, invitandovi a meditare questo sogno e a praticarlo. Non è possibile fissare con precisione il tempo in cui il Venerabile ebbe questa prima illustrazione soprannaturale intorno alla sua futura missione. Siccome egli dice: all´età di nove anni circa (cioè quando stava per entrare o era appena entrato nel decimo anno), possiamo ritenere che sia avvenuto durante l´Anno Santo 1825. Perciò la celebrazione solenne di questo Centenario la faremo pure nel corso del prossimo anno, a stimolo maggiore della nostra personale santificazione, e per far meglio conoscere e amare dai nostri giovani lo spirito della vita salesiana, indicato da Gesù medesimo al giovinetto Bosco, e da questo appreso un po´ per volta alla scuola di Maria SS. Ausiliatrice.
Rileggiamo assieme, o miei carissimi, la pagina scritta dal Ven. Padre per nostro ammaestramento, in obbedienza al Vicario di Gesù Cristo; sì, rileggiamola con grande venerazione, e fissiamocela in mente parola per parola, questa pagina che ci descrive evangelicamente l´origine soprannaturale, la natura intima e la forma specifica della nostra vocazione. Più si legge e più diventa nuova e luminosa:
« All´età di nove anni circa ho fatto un sogno che mi rimase profondamente impresso per tutta la vita. Nel sonno mi parve di essere vicino a casa, in un cortile assai spazioso, dove stava raccolta una moltitudine di fanciulli che si trastullavano. Alcuni ridevano, altri giocavano, non pochi bestemmiavano. All´udire quelle bestemmie mi sono subito slanciato in mezzo di loro, adoperando pugni e parole per farli tacere. In quel momento apparve un Uomo venerando, in età virile, nobilmente vestito. Un manto bianco gli copriva tutta la persona; ma la sua faccia era così luminosa, che io non potevo rimirarla. Egli mi chiamò per nome, e mi ordinò di pormi alla testa di quei fanciulli, aggiungendo queste parole: — Non colle percosse, ma colla mansuetudine e colla carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mettiti dunque immediatamente a far loro un´istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù. — Confuso e spaventato soggiunsi che io era un povero ed ignorante fanciullo, incapace di parlare di religione a quei giovanetti. In quel momento quei ragazzi cessando dalle risse, dagli schiamazzi e dalle bestemmie, si raccolsero tutti intorno a colui che parlava. Quasi senza sapere che mi dicessi: — Chi siete voi, soggiunsi, che mi comandate cosa impossibile? — Appunto perchè tali cose ti sembrano impossibili, devi renderle possibili coll´obbedienza e coll´acquisto della scienza. « — Dove, con quali mezzi potrò acquistare la scienza?
 — Io ti darò la Maestra, sotto la cui disciplina puoi diventare sapiente, e senza cui ogni sapienza diviene stoltezza.
« — Ma chi siete voi che parlate in questo modo,
— Io sono il Figlio di Colei che tua madre ti ammaestrò di salutare tre volte al giorno.
« — Mia madre mi dice di non associarmi con quelli che non conosco, senza suo permesso; perciò ditemi il vostro nome.
 — Il mio nome domandalo a mia madre.
 In quel momento vidi accanto a lui una Donna di maestoso aspetto, vestita di un manto che risplendeva da tutte parti, come se ogni punto di quello fosse una fulgidissima stella. Scorgendomi ognor più confuso nelle mie domande e risposte, mi accennò di avvicinarmi a Lei, che presomi con bontà per mano: — Guarda! — mi disse. Guardando mi accorsi che quei fanciulli erano tutti fuggiti, ed in loro vece vidi una moltitudine di capretti, di cani, di gatti, di orsi e di parecchi altri animali. — Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare, continuò a dire quella Signora. Renditi umile, forte e robusto: e ciò che in questo momento vedi succedere di questi animali, tu dovrai farlo per i figli miei.
« Volsi allora lo sguardo, ed ecco, invece di animali feroci, apparvero altrettanti mansueti agnelli, che tutti saltellando´ correvano attorno belando, come per far festa a quell´Uomo e a quella Signora.
« A quel punto, sempre nel sonno, mi misi a piangere, e pregai quella Donna a voler parlare in modo da capire, perciocchè io non sapeva quale cosa si volesse significare. Ella mi pose la mano sul capo dicendomi: — A suo tempo tutto comprenderai ».
5. Questo sogno, o meglio visione, ho voluto dare e far dare a tutti voi, miei cari, come Ricordo degli Esercizi Spirituali di quest´anno. Il suo contenuto infatti è di tanta importanza che, in questa centenaria ricorrenza, dobbiamo farci uno stretto dovere di approfondirlo con più assidua meditazione in ogni suo particolare, e di metterne con generosità in pratica gli ammaestramenti, se vogliamo meritarci il nome di veri figli di Don Bosco e perfetti Salesiani.
Don Bosco a suo tempo ha compreso e praticato alla perfezione quanto, la celeste Maestra gli andò man mano insegnando. In questo sogno tutta la sua vita gli fu mostrata quasi per speculum in aenigmate (I Cor., XIII, 12), nello specchio della fede e nell´oscurità dell´enimma. Ma noi, che sappiamo com´egli abbia compiuto tutta la sua missione con crescente fedeltà, docilità e eorrispondenza ai voleri e alle grazie divine, noi vediamo quel sogno divenuto realtà nella vita di lui; esso per noi non è più specalum in aenigmate, ma una luce potente, che c´illumina e conforta nella via che per divina chiamata dobbiamo percorrere.
Con questo sogno, compiutosi nella sua vita, il buon Padre ci può ripetere le divine parole: Exemplum enim ded vobis, ut quemadmodurn  ego feci, ita et vos faciatis (S. Giov., XIII, 15). Sì, figli miei, anche in voi deve avverarsi quanto qui la Divina Sapienza si è degnata additare e fissare per la nostra ´missione.
Qui infatti, o miei cari, troviamo  la nostra vocazione, il nostro metodo, i mezzi e le doti necessarie per praticarlo efficacemente. Pur nella nostra vita c´è stato un giorno in cui il Signore ci chiamò per nome e ci ordinò di consacrarci all´educazione della, gioventù povera e abbandonata, sotto il Vessillo e secondo il metodo di Don Bosco: metodo fondato non sulle percosse ma sulla mansuetudine, carità ed istruzione serena e completa del bene da praticare, e combattente il male con la legge della riverenza e del silenzio: nec nominetur in vobis. Anche noi abbiamo avuto l´ordine di acquistare i mezzi necessari a mettere in pratica questo metodo, cioè l´obbedienza e la scienza, sotto la guida della Vergine; il che abbiamo fatto (o stiamo facendo) negli anni della nostra formazione religiosa e sacerdotale. Durante tutti questi anni felici la Vergine 88. prese anche noi con bontà per mano e, additandoci il futuro campo della nostra azione, ci stimolò in tutti i modi all´acquisto dell´umiltà, della fortezza e della salute, che sono le qualità strettamente necessarie per ogni vero figlio di Don Bosco. Anche a noi infine sarà dato vedere moltitudini di giovani, prima ignoranti affatto delle cose di Dio, e forse già vittime infelici del male, correre illuminati, risanati e gioiosi a far festa a Gesù e a Maria SS. Ausiliatrice. E questa buona Madre, nei momenti di prova e quando non comprenderemo il perchè di certi avvenimenti e di certe disposizioni, pure a noi porrà dolcemente la mano sul capo, dicendoci con voce di paradiso: A suo tempo tutto comprenderai!
Questo sogno dunque è pieno di sapienza per noi, e ci ricorda come Don Bosco lo ha praticato con la più gran diligenza, ottenendo effetti sorprendenti con mezzi giudicati impossibili.
6. Ed ora nelle mie povere preghiere imploro incessantemente dalla nostra Ausiliatrice la grazia che questo centenario produca i suoi frutti benefici in tutti i Salesiani del mondo, sì che abbiano sempre a mantenersi fedeli alla nostra missione, al nostro sistema e al nostro spirito. Da parte mia non risparmierò fatica alcuna per raggiungere questo scopo; ma in pari tempo prego caldamente i carissimi Ispettori di voler disporre con sollecitudine ed energia perchè in ogni Casa si compia realmente e seriamente quanto segue:

          1. Preparata da un devoto triduo di preghiere´ e. predicazione, si rinnovi il 10 gennaio prossimo la solenne Consacrazione della Casa e della Congregazione al Cuore di Gesù. Per questa pia funzione si possono adottare le norme date 25 anni fa dal venerando Don Rua (Lett. Circ. pag. 222 e seguenti). Qualora non fosse possibile avere la conveniente predicazione il Direttore disponga che nelle sere• del triduo venga letta tutta l´istruzione sulla devozione al S. Cuore che segue alla Circolare di Don Rua (p. 228 e seguenti).
          2. In ogni Casa, entro i primi quattro mesi dell´anno, e in giorni stabiliti possibilmente coll´Ispettore: 10 si faccia dal Consiglio un serio esaine per, vedere se la Casa cammina secondo lo spirito e l´indirizzo voluto da Don Bosco e tracciato nel sogno; 2° si tengano ai Confratelli almeno due conferenze su quest´argomento, cioè una sulla mansuetudine e carità, l´altra sull´istruzione religiosa; 3° si prepari con ogni cura ´e genialità una giornata commemorativa del Centenario, con accademia adatta per l´edificazione dei giovani. Questa giornata commemorativa dovrebbe pure segnare una pesca abbondante di vocazioni salesiane. Gl´Ispettori possono anche determinare altre funzioni atte a conseguire il fine proposto.

e) Con cura eguale, se non maggiore, ogni Casa promuova altresì una conferenza sul sogno, per i benefattori, cooperatori ed ex-allievi, facendo rilevare le idee pedagogiche di Don. Bosco, che vi sono contenute e che già da cent´anni furono promosse da lui con l´opera sua, mentre in certi ambienti ´cominciano appena adesso a far capolino. Quando lo spirito pedagogico di Don Bosco sarà ben compreso e sarà penetrato nella società, la rinnovazione dello spirito cristiano sarà un fatto compiuto. Gl´Ispettori diana molta importanza a questa commemorazione, e riferiscano poi al Rettor Maggiore su quanto s´è fatto, comunicandogli anche i lavori meglio riusciti.
d) Vedrei molto volentieri che in ogni. Ispettoria si bandisse per la fine dell´anno un concorso fra tutti i confratelli (sacerdoti, chierici e coadiutori) per un lavoro sul primo sogno di Don Bosco, con norme e modalità ben determinate.
In tutto questo ho un solo desiderio: quello di vedervi tutti degni figli di Don Bosco, intenti unicamente all´acquisto della perfezione, a far del bene alla gioventù, e a dar gloria a Dio, anche per accelerare la beatificazione del nostro Ven. Padre, poichè si otterrà più facilmente dimostrando con la nostra vita la bontà de suoi metodi e la santità delle sue opere. Così sarà da noi santificato l´Anno Santo, e la celebrazione dei nostri Giubilei e Centenari aprirà un nuovo periodo di più feconda attività nel campo dell´educazione e formazione cristiana dei giovani.
Maria SS. Ausiliatrice prenda anche noi per mano e ci guidi; ci ponga la mano sul capo e non la ritiri mai più, affinchè siamo sempre suoi discepoli e figli devoti. La sua materna benedizione scenda ogni dì copiosa su ciascuno di noi e su tutte le opere nostre! 7. La STRENNA per il 1925 sarà la seguente:
PER I CONFRATELLI:
Fare bene quotidianamente la meditazione. Essa deve illuminare le opere, le parole e i pensieri di tutta la giornata.
PER I GIOVANI:
Crescere nella divozione a Gesù Sacramentato e a Maria SS. Ausiliatrice, per passar bene l´Anno Santo.
Augurando a tutti felicissimo il nuovo anno, vi benedico paternamente e mi confermo
Vostro aff.mo in C. J.
Sac. FILIPPO RINALDI
NB. —. Ogni Ispettore faccia tradurre questa Circolare nella lingua del paese ove esercita il suo ufficio, e ne faccia tirare, preferibilmente h stampa, un numero di copie sufficiente per distribuirla a tutti i Confratelli dell´Ispettoria e per inviarne anche qualche esemplare qui per l´Archivio Generale.

I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore. J. M. J.
Carissimi Figli in Gesù Cristo,

          1. Il Signore ci ha tolto il compianto Economo Generale D. Arturo Conelli, che con tanto amore e competenza curava gl´interessi della Congregazione. Dovendo pensare a sostituirlo, la difficoltà maggiore fu di trovare chi conoscesse bene le leggi italiane, per poter facilmente trattare coi legali, con gl´istituti amministrativi e con le autorità del paese. Così la scelta cadde sul carissimo Ispettore della Lombardo. Veneta, DON FEDELE GIRAUDL il quale ha già dato prova della sua perizia, ed ora con la sua carità dimostrerà a tutti i confratelli del mondo che è un vero figlio di Don Bosco. Benchè sia sicuro che pregate sempre per tutti i Superiori, tuttavia vi raccomando in modo speciale il nuovo eletto.
          2. Chi non può rinnovare la Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù insieme con la gropria comunità, la rinnovi privatamente. Le Case poi che avessero ricevuto in ritardo gli Atti del Capitolo Superiore di ottobre, e non facessero più in tempo a disporre convenientemente le cose prescritte per la data giubilare del lo gennaio prossimo, rimandino la consacrazione alla festa di S. Francesco di Sales, o ad altra data più propizia; ma si osservi diligentemente quanto è stato raccomandato a questo riguardo. È necessario che ricorriamo al Cuore di Gesù per attingere lo spirito di S. Francesco di Sales e di D. Bosco, cioè quella mansuetudine, quella carità, quello zelo d´istruire la gioventù, che furono raccomandati a Don Bosco nel suo primo sogno, e quindi a tutti noi che vogliamo continuare la sua missione.

Dalle circolari di alcuni Ispettori ho appreso con molto piacere ch´essi hanno organizzato, per tutte le Case da loro dipendenti, feste, conferenze e accademie in cui la consacrazione al Cuor di Gesù è coordinata in un programma unico con la commemorazione centenaria del primo sogno di Don Bosco. Se vogliamo infatti che i nostri Giubilei dell´Anno Santo producano copiosi in noi, nei nostri giovani e nell´intera Società gli auspicati frutti di santificazione personale e di espansione sociale, occorre commemorarli armonicamente connessi tra loro, come lo furono nei loro inizi.
Il primo sogno di D. Bosco è il riassunto del metodo educativo trasmessoci in eredità dal Ven. Padre, è la voce del Cuor di Gesù che parla ancora una volta agli uomini.
Così la divozione al Sacro Cuore diventa parte essenziale della ; vita della nostra Congregazione, la quale, come scriveva Don Rua fu ed è continuamente beneficata in modo specialissimo dalla ´- bontà di Gesù, che vede quanto si abbisogni di grazie affatto straordinarie per iscuotere la tiepidezza, per rinnovarci nel fervore e per eseguire il gran còmpito che Iddio ci affidò ».

          1. Ricordo che la nostra Società è ascritta, come tutti gli Ordini e Congregazioni, all´Apostolato della Preghiera, che si propone di far suoi gl´interessi del Figlio di Dio fatto uomo, di penetrare nelle intenzioni del Sacro Cuore di Gesù, e quindi di pregare per la salute delle anime, in unione con questo Sacro Cuore e sul suo esempio. Perchè i confratelli partecipino delle indulgenze e delle opere buone di tante migliaia di religiosi che lavorano per il regno di Dio sulla terra, e di tanti milioni di anime oranti, basterà che ogni giorno, al mattino o in altra ora, offrano a Dio tutte le loro preghiere, azioni e sofferenze in unione col Sacro Cuore di Gesù, e secondo tutte le intenzioni con le quali N. S. intercede continuamente e si offre in sacrificio per noi.
          2. Tra le cose poi di ordine, direi, familiare che mi stanno a cuore, una maggiormente mi preme di raccomandarvi.

A Valsalice si stanno iniziando i lavori della cappella mortuaria del compianto mio predecessore Don Paolo Albera,. la cui salma venerata già da tre. anni riposa lassù, accanto a quella di Don Bosco. Sei mesi dopo la sua morte, quando s´adunò il Capitolo Generale per eleggere il successore e per .trattare degli affari spirituali e materiali della Società, la:cosa che mi tornò più gradita e che mi fece sentir meno il grave peso impostomi, fu la-spontanea iniziativa degl´Ispettori, di un´immediata sottoscrizione tra di loro per la decorazione della cappella mortuaria di Don Albera; perchè con tale atto — che riuscì una vera gara di pietà filiale — cominciò a realizzarsi il voto espresso in una precedente adunanza, che « la memoria di D. Albera restasse sempre più scolpita nel ´cuore di tutti ».
E ora son felice di poter dire. che la memoria di questo nostro buon Padre si conserva realmente vivissima non solo in quelli che hanno avuto la- fortuna di ben conoscerlo e apprezzarlo, ma anche in molti che, pur avendolo avvicinato solo una volta, ne riportarono così profonda impressione da divenirne ammiratori devoti, come ne fan fede le relazioni che si credono in dovere di mandare, insieme con la preghiera che se ne scriva presto la vita, a maggior gloria di Dio e a vantaggio della Società Salesiana. Fin dal primo mese dopo la sua morte i membri del Capitolo Superiore d´allora avevano espresso il desiderio di far raccogliere con sollecitudine le Memorie idel venerando Don Albera; ma ora mi sembra mio preciso dovere sollecitare la redazione della vita di lui, per appagare un bisogno del mio cuore, per annuire alle preghiere di tanti devoti ammirai tori, e soprattutto per l´intima convinzione del bene grande ch´essa produrrà tra noi e tra i nostri futuri confratelli.
Questo lavoro mi sta molto a cuore, e desidero. che sia condotto a termine con ogni sollecitudine, perchè la vita di Don Albera s´innesta ed ha parte importantissima in ben 50 anni di storia della nostra Società, essendo egli stato per 21 anno Direttore e Ispettore, per 18 Direttore Spirituale, e per 11 Rettor Maggiore. Quindi tutte le memorie che lo riguardano hanno un valore particolare, in quanto servono insieme a illustrare la Congregazione, che sotto di lui ha raggiunto, si può dire, quel definitivo compimento che il Venerabile Padre aveva intravveduto nelle sue illustrazioni soprannaturali. Di più egli rifulge come modello ed esempio non per le cariche occupate, ma per la perfezione raggiunta´. nel disimpegnarle e nell´esercizio di tutte le virtù religiose.

Ora, per condurre a termine questo lavoro, faccio caloroso invito a tutti gl´Ispettori, Direttori e Confratelli carissimi di voler mettere in iscritto quanto ritengono meritevole di memoria delta vita, delle opere e delle parole del compianto Superiore. E mi pare che nessuno possa rifiutarsi a quest´invito, perchè la maggioranza degl´Ispettori, Direttori e Confratelli hanno avuto rapporti con lui; spero quindi che ciascuno, richiamando alla mente le proprie relazioni. personali con lui, vorrà scrivermi almeno le impressioni riportate, qualunque siano. Vi chiedo, o miei cari, quasi un plebiscito di ricordi personali intorno a D. Albera; desidero che ciascuno mi scriva direttamente, e terrò come un vero regalo anche poche righe. Faccio appello al vostro affetto filiale; Ispettori e Direttori scrivano prima le lor memorie personali, senza rimandare di giorno in giorno; poi in bel modo insistano presso i confratelli, sPecie presso quelli che si trovarono più a contatto con lui, perchè scrivano; ma insistano fino a tanto che abbian raggiunto lo scopo. . A facilitare quanto chiedo sopra, faccio seguire a- questa mia lettera .un Elenco delle Prineipali notizie che si desiderano per_ le Memorie di D. Albera; di esso elenco sarà pure inviato a parte un numero adeguato di copie ai Singoli Ispettori, perchè le distribuiscano a tutti i soci, personalmente o per mezzo dei rispettivi Direttori, in apposita adunanza; in cui si farà conoscere il mio - vivo desiderio e la calda preghiera che a tutti indistintamente rivolgo.
. 5. Di questi giorni han cominciato a giungermi i vostri auguri per le sante Feste Natalizie e il Capodanno. Ve ne ringrazio di cuore, e ve li ricambio centuplicati, con tutte le benedizioni che, il cuore d´un padre sa desiderare per i figli, con la gran pena però di non poter rispondere personalmente a ciascuno. Questa pena è tuttavia largamente compensata dalla consolazione di vedervi così affezionati al capo- dell´umile famiglia di D. Bosco, e a lui così. uniti nell´impresa di zelare la vostra e l´altrui santificazione.
Il Signore e la Vergine Ausiliatrice vi benedicano tutti, e vi concedano un anno colmo delle più elette grazie, per voi, per i giovani affidati alle vostre cure, e per i vostri congiunti. Pregate per me, e credetemi sempre
vostro aff.mo in C. J.
Sag, FILIPPO RINALDI

I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE.
Il Rettor Maggiore. J. M. J.
Carissimi Figli in Gesù Cristo,

1. Una cara notizia è giunta da Roma, cioè l´annunzio ufficiale che il 30 giugno prossimo venturo avrà luogo la Congregazione antipreparatoria sopra l´eroismo delle virtù del nostro Ven. Padre Don Bosco. È una Congregazione delle più importanti per far progredire la Causa della sua Beatificazione.
Noi tutti suoi figli, nessuno eccettuato, abbiamo l´intima convinzione che DOM Bosco ha la perfezione delle virtù richieste per essere inalzato all´onor degli altari. Se infatti domandassi a ciascuno di voi, miei cari, di trasmettermi per iscritto la vostra convinzione al riguardo, susciterei un plebiscito unanime, proclamante il Ven. Padre beatificato già da tempo nel cuore di tutti.
Un buon numero, tra cui l´umile scrivente, lo proclamerebbe tale per aver avuto la fortuna di trattare familiarmente con lui parecchi anni, durante i quali possiamo dire di averne respirato la santità dallo sguardo, dalle parole e dalle azioni anche minime. Si degni il Signore concederci la grazia di non uscire da questa vita senza aver vista e goduta la glorificazione esteriore del nostro buon Padre!
Altri, in numero maggiore, mi griderebbero: Noi abbiamo avuto la convinzione della santità di Don Bosco fin dal giorno in cui, giovinetti ancora, potemmo avvicinarlo qualche rara volta negli ultimi anni di sua vita, baciargli la mano, ch´egli posava poi tremante sul nostro, capo, mentre i suoi occhi, arrossati sì dalle sofferenze, ma ancor raggianti di spirituale energia, leggevano nei nostri estasiati a rimirarlo, e la sua voce amorevole, indimenticabile, pronunziava la parola che, sconvolgendo i nostri precedenti ideali, avvinceva a lui indissolubilmente tutto il nostro avvenire! Venga dunque presto il giorno in cui potremo invocarlo pubbli-1 camerate come nostro celeste Patrono! ‑
Ma anche quelli che non hanno avuto neppure la fortuna di avvicinarlo una sola volta, proclamerebbero la sua santità, per ciò stesso che furono chiamati a rivestirsi del suo spirito, a trasformarsi in lui per continuarne il mirabile apostolato. Le vocazioni alla nostra Società in questi ultimi tempi assumono, sia per il numero, sia per il modo come son suscitate, un carattere così spiccato di controprova della santità di Don Bosco, che ci fanno pensare e sperare non più tanto lontano il giorno della sua beatificazione da parte di S. Madre Chiesa.
2. Ma, miei cari figli, per quanto grande e viva sia questa nostra convinzione della santità paterna, noi non possiamo conoscere i decreti di Dio. Egli ha stabilito da tutta l´eternità i tempi più opportuni per mettere sul candelabro i suoi Santi e far risplendere le loro virtù a edificazione dei fedeli e alla maggiore sua gloria. In un certo senso però possiamo precorrerli, questi divini decreti, e anche affrettarli. Scrive un chiaro psicologo dei nostri, giorni: « L´uomo grande, grande per la gente e per tutti coloro che non veggono al di là dei risultati esteriori delle opere sue, spesso diventa piccolo agli occhi di chi lo avvicina e sa tutte 7e debolezze del suo carattere... Al contrario il Santo è più santo per coloro che gli son più vicini: sono essi che, come testimoni delle sue virtù nascoste, del suo amore ignorato, della sua grazia presso Dio e della sua azione invisibile sulle anime, dovranno per lo più illuminare l´ignoranza e dissipare i pregiudizi di coloro che lo disconoscono » (E. JoLy).
Quindi spetta proprio a noi, che conosciamo più profondamente la santità straordinaria del nostro Fondatore, farla risplendere agli occhi di tutti con la nostra vita d´ogni giorno, e dissipare i pregiudizi ancora esistenti intorno a essa con le nostre fervide, incessanti preghiere.
Dicendovi, miei cari, che in preparazione all´annunziata Congregazione di Cardinali per la Causa di. Don Bosco dobbiamo far risplendere la santità del Ven. Padre con la nostra vita quotidiana, io non ho fatto che ripetervi in altra forma la parola d´ordine che ci diede il Servo di Dio Don Rua otto giorni dopo la morte del nostro Fondatore: La santità dei figli sia la prova della santità del Padre! Questa parola d´ordine, Don Rua non si è stancato di ripeterla per ben ventidue anni, sia col presentarci nella sua persona una copia perfettissima di Don Bosco, e sia col ricordarla in mille modi nelle sue preziose Lettere Circolari. E alla sua volta il venerando Don Albera ha continuato a ripeterla, questa parola d´ordine, con la soavità della candida sua vita, e nei suoi mirabili scritti, ove pare si compiaccia nel dipingerci Don Bosco quale egli lo conobbe e amò del più tenero affetto filiale. La nota dominante delle sue Circolari è sempre Don Bosco, nostro modello nell´acquisto della perfezione religiosa, nell´educare e santificare la gioventù, nel trattare col prossimo e nel far del bene a tutti. Così egli nel placido suo tramonto ha voluto rievocare più vivo il ricordo del Padre tanto amato e tanto fedelmente imitato, per tramandarne ai futuri la cara immagine in una visione dolce che guadagnasse ogni cuore.
3. Per parte mia vi dico che dobbiamo non solo cercar d´imitare il nostro modello, ma anche osservare attentamente se la copia che ne facciamo in noi stessi abbia tutte le luci e i colori dell´originale, perchè solo allora noi saremo sicuri di far rifulgere al mondo la santità del Padre. In altri termini, vorrei che potessimo già esporre la copia, non per sterile vanagloria, ma perchè la gente, vedendo rispecchiate in essa le virtù e le opere del Padre, sia indotta a glorificarlo, ricorrendo con più vivezza di fede alla sua potente intercessione: videant opera vestra borea, et glorificent Patrem (MATTI´. 5, 16).
L´attività, lo zelo per guadagnar anime a Gesù Cristo, il fervore nel servizio di Dio, lo spirito di sacrificio, il disprezzo di sè, la riservatezza e la modestia, l´amore alla purezza e alla povertà, la continua unione con Dio, l´umile sommessione alle autorità costituite, hanno da essere in noi altrettanti raggi illuminanti la santità del Padre. Amare e cercar d´estendere sempre più il campo d´azione e le opere che furono designate a lui e a noi da Gesù Cristo nel primo sogno e nei seguenti; praticare come lui la mansuetudim e la carità coi grandi e coi piccoli; seguire fedelmente i suoi metodi, far acquisto della scienza per condurre la gioventù sulla via del bene; non fare un passo, non dire una parola, non por mano a un´impresa che non abbia di mira la gioventù; professare una devozione tenerissima alla Vergine Benedetta nostra Ausiliatrice, lasciandoci da lei guidare con l´umiltà e la fortezza che tanto aveva raccomandato al fanciullo Giovannino Bosco: tutte queste cose hanno da essere come altrettanti colori con cui dipingere al vivo in noi stessi la dolce immagine paterna. E questo nostro modello sarà tanto più conosciuto, apprezzato, amato e glorificato, quanto più numerose e parlanti ne saranno le riproduzioni.
4. Intanto, per animarvi praticamente a compiere nel miglior modo quest´opera, che ha da essere nostro studio costante d´ogni giorno, v´invito a leggere e meditare quanto scriveva il nostro buon Padre nel 1871, in una Circolare tuttora inedita. Oh! come si sente in essa il suo gran cuore! e con quale delicatezza egli ci addita Punum necessarium per conservare sempre l´unità del suo spirito!
Io sono persuaso — così egli scrive — che voi abbiate tutti ferma volontà di essere perseveranti nella Società e quindi di adoperarvi con tutte le vostre forze a guadagnare anime a Dio, e prima a salvare la propria. Per riuscire in questa grande impresa dobbiamo per base generale usare la massima sollecitudine per mettere in pratica le Regole della Società. Perchè a nulla gioverebbero le nostre Costituzioni, se fossero solo una lettera morta da lasciarsi nello scrittoio e nulla più. Se vogliamo che la nostra Società vada avanti colle benedizioni del Signore, è indispensabile che ogni articolo delle Costituzioni sia norma dell´operare. Tuttavia vi sono alcune cose pratiche e assai efficaci per conseguire lo scopo proposto; e fra queste v´è l´unità di spirito.
Per unità di spirito intendo una deliberazione ferma, costante di volere o non volere quelle cose che il Superiore giudica tornare a maggior gloria di Dio. Questa deliberazione non si rallenta mai, comunque gravi siano gli ostacoli che si oppongono at bene spirituale ed eterno, secondo la dottrina di S. Paolo: caritas omnia suffert, omnia sustinet (I Cor. 13, 7). Questa deliberazione induce il confratello ad essere puntuale nei suoi doveri non solo pel comando che gli è fatto, ma per la gloria di Dio, ch´egli intende promuovere. Da ciò deriva la prontezza nel fare all´ora stabilita la meditazione, la preghiera, la visita al SS. Sacramento, l´esame di coscienza, la lettura spirituale. È vero che queste cose sono prescritte dalla Regola, ma, se non si procura di eccitarsi ad osservarle per un motivo soprannaturale, le nostre Regole cadono in dimenticanza.
« Quello che potentemente contribuisce a, conservare questa unità di spirito si è la frequenza dei SS. Sacramenti. I sacerdoti facciano quanto possono per celebrare con regolarità e devotamente la Santa Messa; coloro poi che non sono in tale stato procurino di frequentare la Comunione il più spesso possibile. Ma il punto fondamentale sta nella frequente confessione. Ognuno procuri di osservare quanto le Regole prescrivono a questo riguardo.
« Una confidenza speciale è poi assolutamente necessaria col Superiore di quella Casa dove ciascuno dimora. Il gran difetto consiste in ciò, che molti cercano d´interpretare stortamente certe disposizioni del Superiore, oppure le giudicano di poca importanza, e intanto rallentano l´osservanza delle Regole con danno di se stessi, con dispiacere dei Superiori e con omissione o almeno trascuranza di quelle cose che avrebbero potentemente contribuito al bene delle anime. Ognuno dunque si spogli della propria volontà e rinunzi al pensiero del proprio bene. Si accerti solamente che quello che deve fare torni a maggior gloria di Dio, e poi vada avanti.
« Qui per altro nasce la seguente difficoltà. Nella pratica s´incontrano casi in cui sembra meglio fare diversamente da quanto era comandato. NON É VERO: IL MEGLIO È SEMPRE FARE L´OBBEDIENZA, non mai cangiando lo spirito delle Regole, interpretato dai rispettivi Superiori. Laonde ciascuno studii sempre d´interpretare, praticare, raccomandare l´osservanza delle Regole fra i suoi confratelli; e di mettere in esecuzione verso il prossimo tutte quelle cose che il Superiore giudicasse tornare a maggior gloria di Dio e al bene delle anime. Questa conclusione io la reputo la base fondamentale di una religiosa società ».
5. Ma per accelerare la beatificazione del nostro Ven. Padre è necessario unire a quanto ho testè raccomandato anche le preghiere più fervorose e insistenti. Infatti nell´imminenza di tali Congregazioni più importanti si sogliono raccomandare preghiere speciali ai devoti del Servo di Dio del quale sta per discutersi la causa. Presso di noi, in tutte le nostre Case, non si è cessato mai di pregare quotidianamente per questo scopo, giacchè, fin da quando s´iniziò, due anni e mezzo appena dopo la sua morte, il processo informativo presso la Curia di Torino, furono prescritte speciali invocazioni allo Spirito Santo e a Maria SS. Ausiliatrice. Nel 1907, dichiarato Venerabile Don Bosco, la prescrizione suddetta fu rinnovata, con l´aggiunta di un Pater, Ave e Gloria per la sua beatificazione, alle preghiere della sera. Siccome poi nel 1923 si credette conveniente unire a questo Pater, Ave e´ Gloria anche l´intenzione per il processo allora iniziato di beatificazione di Don Rua, così sembrerebbe conveniente che io dovessi ordinarvi qualche preghiera fino a tutto il 30 giugno in preparazione dell´annunciata Congregazione; mi limito invece a raccomandarvi di accrescere il vostro fervore in quelle prescritte, lasciando a ciascun confratello di fare in privato quello che la sua pietà filiale sarà per suggerirgli.
Ma desidero che in tutte le Case si preghi con questa intenzione durante l´intero mese di Maria Ausiliatrice, che si faccia questo mese con la maggior devozione possibile, e si celebri infine la solennità del 24 maggio come la giornata della supplica generale di tutta la famiglia salesiana a Maria SS. Ausiliatrice per la beatificazione del Padre.
Con altrettanta pietà e fervore si faccia anche il mese del Sacro Cuore di Gesù; e il 30 giugno si tenga esposto dal mattino alla sera il SS. .Sacramento in tutte le nostre Chiese e Cappelle; e i carissimi Ispettori e Direttori dispongano per tempo le cose in modo che tutti, anche i giovani, abbiano in quel giorno comodità di fare un po´ di adorazione.
Questo è pure il tempo più propizio per incoraggiare più persone che possiamo a far ricorso con gran fede all´intercessione del nostro. Ven. Padre, per ottenere guarigioni straordinarie in casi affatto disperati, dichiarati´ tali in modo ineccepibile dai periti in materia. Bisogna in pari tempo suggerire che si determini bene il ricorso esclusivo all´intercessione del Venerabile, e che si prometta di render pubblica la grazia e di compiere l´opera buona fissata.
Miei cari confratelli e figli in Gesù ´Cristo, io so che tutti amate il nostro Ven. Padre, e che volete essere degni di lui; conosco anche la vostra pietà, e non dubito punto che siate per fare ottima accoglienza a quanto vi ho sopra raccomandato. Sarà questa un´occasione per avvicinarci di più a Don Bosco, per ricopiarlo nella nostra vita con maggior perfezione che per il passato.

          1. Di un´altra cosa debbo ora parlarti. Più volte vi ho già esortati caldamente a non occuparvi affatto di politica, inviando circolari a parte, e specialmente nel numero 24 degli Attí del Capitolo Superiore. Ma forse qualcuno ha potuto credere che questa raccomandazione riguardasse unicamente i, confratelli dimoranti in-sItalia. Se così fosse, mi affretto a dissipare nel modo più reciso tale falsa idea, e dichiaro esplicitamente che intendo, come intesero Don Bosco e i suoi due primi successori, che tale prescrizione obblighi tutti i Salesiani, a qualunque nazione appartengano e in qualunque paese risiedano.

I Salesiani non debbono assolutamente far politica, nè prestarsi comunque ad aiutare coloro che ne fanno; e questo vale per i Superiori come per i sudditi, per i sacerdoti e chierici come per i coadiutori. La nostra politica dev´essere quella di Don Bosco: la politica del Pater noster: adveniat regnum tuum!
A chiunque ci richieda di prestare l´opera nostra in questo campo con la parola o con gli scritti, si dica chiaramente che ciò è vietato dalle nostre Costituzioni.

          1. Lasciate ch´io termini richiamandovi alla memoria la Strenna che vi ho data quest´anno. Don Bosco nelle Memorie scritte da lui stesso per nostro ammaestramento, dice che all´età di circa 12 anni Don Calosso lo ammaestrò intorno al modo di fare ogni giorno un po´ di meditazione, e aggiunge che da quell´epoca ha cominciato a gustare che cosa sia la vita spirituale. Noi faremo certo a lui cosa gradita, e che attirerà sopra di noi le benedizioni di Dio, se ci proporremo di far meglio la meditazione. Elevando la mente a Dio, impareremo a operare in modo più conforme allo spirito del Padre, nostra guida e modello: saremo più attivi, più buoni poi ragazzi, più caritatevoli coi confratelli, più sacrificati per il bene delle anime; e muoveremo il cuore di Dio a rivelare più presto al mondo la santità di Don Bosco.

Con questa speranza sempre più viva nel cuore, invoco su ciascuno di voi e su tutte le opere vostre la potente benedizione di Maria Ausiliatrice; e voi non dimenticatevi di pregare per il
vostro aff.mo in C. J.
Sae. FILIPPO RINALDI.

I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore. J. M. J.
Carissimi Figli in Gesù Cristo,

 

Tra i numerosi Servi di Dio che nel corso di quest´Anno Santo verranno elevati all´onor degli altari, a edificazione´ e patrocinio dei fedeli, vi è pure, come già sapete, il Venerabile Sacerdote Giuseppe Cafasso. La solennità della sua Beatificazione avrà luogo il 3 maggio p. v.; sicchè; quando leggerete questa circolare, sarà un fatto compiuto.
Il nostro Venerabile Padre e Fondatore Don Bosco, nei due discorsi che pronunciò 65 anni or sono ai funerali di Don Cafasso, aveva già, con una convinzione profonda che gli veniva dall´intima conoscenza delle virtù di lui, auspicata questa beatificazione. Adesso il suo presagio è divenuto gioconda realtà, e noi d´or innanzi porremo tra i nostri Santi di famiglia anche il beato Cafasso, e gli attesteremo la nostra sincera devozione con opportuni festeggiamenti e con tripudio di santa allegrezza.
Tutti conosciamo, miei carissimi, le´ relazioni di patria, di amicizia, di direzione spirituale, di cooperazione fraterna e di reciproca edificazione, che unirono intimamente quaggiù Don Cafasso e Don Bosco. Nati nello stesso paese, a distanza di soli; quattro anni e mezzo l´uno dall´altro, fin dai primi albori fieli vita appaiono entrambi chiamati a raggiungere una santità emi-nente, ma per vie diverse. Tutt´e due dovevano rifulgere, instancabili, meravigliosi, nell´esercizio del ministero sacerdotale´ e delle opere di carità; ma, Don Cafasso doveva consacrarsi all´educazione del giovane clero, mentre a Giovanni Bosco, nella prima illustrazione superna che ebbe in età di appena nove anni, fu additato da Dio stesso come campo speciale di lavoro l´educazione della gioventù povera e abbandonata.
Ambedue arricchiti delle doti e virtù necessarie alla rispettiva missione, le perfezionarono prima in se stessi, per poterle poi meglio instillare nei loro alunni. Nel Beato Cafasso rifulse sopra le altre virtù la vita ritirata, gioviale e serena, propria di chi è chiamato a formare i futuri pastori di anime: e dalla straordinaria attività di Don Bosco, come da ogni altra sua virtù, emanava un fascino possente che gli avvinceva in modo irresistibile il cuore dei fanciulli. Quand´egli, giunto all´età di 60 anni, per obbedienza al Papa dovette scrivere, ad ammaestramento de´ suoi figli, alcunchè dell´origine soprannaturale dell´Opera sua, confessò ingenuamente che dopo il primo sogno si era subito messo a fare quanto gli aveva comandato l´Uomo venerando di virile età, nobilmente vestito: « All´età di dieci anni io facevo quello che era compatibile colla mia età, e che era una specie di Oratorio Festivo ».
Questo fu il vero principio del suo Oratorio, per attuare il quale però, egli povero fanciullo privo di tutto non possedeva altro che la sua singolare attrattiva sui ragazzi, e una fiducia incrollabile, meravigliosa per la sua età, che la Provvidenza gli avrebbe inviato a tempo opportuno i mezzi e i benefattori.
Uno di questi, e tra i primissimi, fu appunto il Beato Cafasso. Negli anni in cui il fanciullo. Bosco a Murialdo s´industriava di -studiare e di fare col miglior risultato il suo embrionale Oratorio festivo, il Beato frequentava i corsi ginnasiali e filosofici a -Chieri, e nel luglio del 1827 vestiva l´abito chiericale. « In quell´anno son parole di Don Bosco — la Divina Provvidenza mi fece incontrare un altro novello benefattore: Don Giuseppe Cafasso... di cui più volte avevo già udito parlare come di uno specchio di virtù ».
Nella narrazione lasciataci dal buon Padre del suo primo incontro con lui è messa in rilievo la qualità caratteristica di Don Cafasso, cioè un grande amore alla ritiratezza, congiunto a una propensione quasi irresistibile a far del bene al prossimo; ma s´intravedono pure le rare doti, il fascino, la penetrazione, l´intraprendenza del suo piccolo interlocutore. Già fin d´allora appaiono nettamente delineati i due campi d´apostolato nei quali essi dovranno farsi santi: le due missioni, le due santità si esplicheranno quasi contemporaneamente, ma procedendo ciascuna verso la propria meta, e per divina disposizione la più estesa e mondiale avrà bisogno, nei suoi inizi, dell´appoggio e della cooperazione morale e materiale dell´altra, che quantunque meno estesa e appariscente, avrà un´azione sommamente benefica e vitale.
Durante i suoi corsi di filosofia e di teologia, coronati nel 1833 dall´ordinazione sacerdotale, Don Cafasso visse come avvolto e penetrato da un´aura di ritiratezza; Giovanni Bosco invece fu costretto a superare difficoltà enormi per poter acquistare la scienza necessaria a compiere la volontà di Dio, che gli si era manifestata nel suo primo sogno; ma dovunque pose dimora, a Murialdo, a Moncucco, a Castelnuovo, a Chieri, ebbe sempre attorno a sè il. suo piccolo Oratorio festivo.
Quando egli, dopo molte preghiere a Dio, e dietro il consiglio del Teol. Còmollo, Prevosto di Cinzano, smise l´idea di farsi religioso e vestì l´abito e hiericale, il Beato, da due anni sacerdote in Torino, col raccomandarlo al Teol. Guala gli agevolò l´ammissione gratuita in Seminario; e un po´ per volta divenne « sua guida nelle cose spirituali e temporali ». Sono parole dello stesso, Don Bosco, il quale prosegue: « Ammesso al Suddiaconato, e non avendo chi si prendesse cura diretta della mia vocazione, mi sono consigliato con Don Caf asso, che mi disse di andare avanti e di riposare sopra la sua parola... Ho celebrato la mia prima Messa nella Chiesa di S. Francesco d´Assisi, dov´era Capo di Conferenza Don Cafasso. Sul finire delle vacanze, prima di prendere alcuna definitiva deliberazione (circa la scelta degl´impieghi offerti), ho voluto fare una gita a Torino per Chiedere consiglio a Don Cafasso. Quel santo sacerdote ascoltò tutto, le profferte di buoni stipendi, le insistenze dei parenti e degli amici, il mio buon volere di lavorare. Senza esitare un istante egli mi indirizzò queste parole: — Voi avete bisogno di studiare la morale e la predicazione. Rinunciate per ora ad ogni proposta e venite al Convitto. — Seguii con piacere il savio consiglio... Appena entrato in convitto, subito mi trovai una schiera di giovanetti che mi seguivano pei viali, per le piazze e nella stessa sacrestia della Chiesa dell´Istituto; ma non poteva prendermi cura diretta di loro per mancanza di locale... ».
Da quel punto s´iniziò tra i due servi di Dio quell´intimità che da una parte indusse Don Bosco a confidarsi tutto nel Beato, a deporre nel cuore di lui i suoi segreti, e a ricorrere a lui nei momenti più difficili come un figlio al proprio padre; e dall´altra mosse il Beato, che aveva intuito la missione di Don Bosco, a prepararlo e sostenerlo in tutti i modi, con tutte le sue possibilità e contro tutti nel compimento di essa.
Questa intimità, se diede al Beato la conoscenza di tutti i segreti del cuore di Don Bosco, quale era necessaria per poterlo ben guidare, ha pure fatto sì che Don Bosco a sua volta divenisse padrone del cuore del Beato. Così disponeva la Provvidenza, affinchè a suo tempo Don Bosco potesse, per la maggior gloria di Dio e il vantaggio delle anime, rivelare le profondità di quell´anima santa, e additare all´imitazione di tutti le sue rare virtù, particolarmente la sua carità instancabile e la sua ritiratezza. Chi può dire quel che sarà avvenuto in circa vent´anni di tale intimità tra questi due lavoratori indefessi, tra questi due apostoli anelanti solo a stabilire il regno di Dio sulla terra, tra questi due cuori che gareggiavano tra loro nell´esercizio delle virtù più, elette?
Gli elogi grandiosi, entusiastici, pronunciati da Don Bosco alla morte di Don Cafasso, possono rivelarci qualcosa di questa intimità, ora che la beatificazione di lui li ha convertiti in veri panegirici. Il nostro buon Padre non avrebbe proclamata la santità del suo compaesano, amico, benefattore, direttore intimo e maestro, se non ne fosse stato del tutto convinto. La conferma poi del suo giudizio da parte della Santa Chiesa giova più di qualunque ragionamento a dimostrare ch´egli contribuì non, poco all´odierna glorificazione di Don Cafasso.
E noi, docili agli esempi del nostro buon Padre, dobbiamo essere i primi ad attestare al novello Beato la nostra venerazione e la nostra confidenza, risuscitando, per così dire, e perpetuando tra noi e lui quella intimità di mente, di cuore e d´azione ch´egli ebbe con Don Bosco. Dobbiamo essere i primi a far conoscere le sue virtù e ammirare la sua santità; dobbiamo essere i continuatori della sua glorificazione, iniziata 65 anni or sono dal nostro Ven. Fondatore.
Si spera di poterne ottenere l´ufficiatura per tutte le nostre Case; ma intanto desidero che da tutti si onori e si preghi questo nuovo protettore che abbiamo in cielo. A tal fine i Direttori ne diffondano la conoscenza tra gli alunni. Don Bosco dal Cielo si compiacerà molto dei nostri ossequi al Beato, e appoggiando le nostre preghiere otterrà ch´egli continui a noi dagli altari quell´affettuosa benevolenza che dimostrò tante volte a lui durante la sua vita terrena.
L´inizio del bel mese della nostra potente Ausiliatrice porti a tutti i miei cari figli e alle loro opere la sua materna benedizione. Voi intanto non dimenticatevi di pregare per il vostro
aff.mo in C. J.
Sag. FILIPPO RINALDI.

I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
IL GIUBILEO D´ ORO DELLE NOSTRE MISSIONI.
J. M. J.
Carissimi figli in Gesù Cristo, ‑

1. — Dalle relazioni verbali e scritte degl´Ispettori e Direttori rilevo con particolare compiacenza l´impegno grande con cui in quasi tutte le Case si è commemorato il Centenario del primo sogno di Don Bosco:, ciò mi prova che ciascuno di voi ha cercato di mettere in ´ pratica il Ricordo degli ultimi Esercizi spirituali, approfondendo con più assidua meditazione la pagina paterna che ci descrive l´origine soprannaturale; la natura intima, la forma specifica e la realtà luminosa della nostra vocazione all´apostolato salesiano.
Commemorando quel primo sogno del Ven. Padre, noi abbiamo implicitamente festeggiato il centenario dell´inizio di tutta l´Opere Salesiana; fu in quella prima visione ch´egli venne, si può dire, consacrato apostolo della gioventù, padre d´una nuova famiglia religiosa, missionario dei popoli selvaggi; essa infatti gli suscitò in cuore anche un vivissimo desiderio di vita religiosa e di evangelizzazione degl´infedeli; e in questo duplice desiderio erano contenuti in germe i due mezzi atti a perpetuare e ad estendere dappertutto il suo nuovo apostolato: cioè la Società Salesiana e le Missioni. Le illustrazioni celesti ch´egli ebbe in seguito non fecero che chio,- rire sempre meglio quello che gli era stato indicato nella prima.
L´anno scorso, celebrando il Giubileo d´oro dell´approvazione delle nostre Costituzioni, abbiamo avuto campo di studiare l’origine e lo sviluppo progressivo della Società Salesiana, che .Don Bosco iniziò verso il 1850, e fondò palesemente nel ´59, e che, approvata dalla S. Sede nel ´69, otteneva la sanzione definitiva delle sue Costituzioni nel ´74.
Quest´anno ricorre il 500 anniversario del principio delle nostre Missioni, precisamente il giorno 11 novembre prossimo. Nella mia "circolare dello scorso ottobre vi ho già invitati a prepararvi alla solenne commemorazione di questa data; ora è tempo, o miei cari, ch´io vi parli un po´ più a lungo di questo argomento, perchè le Missioni tra i popoli selvaggi, come furono una delle più ardenti aspirazioni del cuore di Don Bosco, così sono e saranno sempre uno dei più preziosi gioielli dell´Opera Salesiana.
2.  Le Missioni sono l´opera divina per eccellenza: Gesù Cristo l´affidò alla sua Chiesa allorchè, prima di salire al cielo, le impose di predicare il suo Vangelo, per tutto il mondo, a tutte le genti e fino alla consumazione dei secoli. E d´allora in poi la Chiesa non ha mai cessato d´inviare dappertutto i suoi evangelizzatori, dolendosi solo di non averne mai a sufficienza per l´abbondante mèsse che le si offre di continuo in ogni plaga della terra. Perciò essa pone ogni studio a suscitare e :accrescere nelle nazioni civili l´amore alla vita missionaria, affine di avere soggetti e mezzi in quantità proporzionata ai crescenti bisogni..
In questi ultimi tempi quest´apostolato missionario si è fatto più intenso, al che ha contribuito non poco l´opera del nostro Ven. Padre, sia per l´impulso straordinario dato alle vocazioni religiose e sacerdotali coi suoi Oratorii e Istituti, sia anche per il nuovo metodo educativo che i suoi figli hanno pure applicato alla conversione dei selvaggi.´ Man mano che progrediva negli anni e negli studi, egli venne a capire sempre meglio che il comando ricevuto nel sogno, di lavorare a pro della gioventù, doveva riferirsi anche ai giovani selvaggi, ch´erano i più infelici di tutti. Sospirava perciò di farsi missionario, si deliziava a leggere i varii Annali delle Missioni Cattoliche, e si approfondiva nello studio della geografia e delle lingue. Sacerdote, continuò a studiare le lingue in vista delle Missioni, e vagheggiò l´idea d´entrare fra gli Oblati di Maria,. -che in quel tempo avevano aperta una fiorente Missione nell´Indocina. Non diminuì in lui questo vivo desiderio neppure dopo che il suo confessore gli ebbe detto chiaramente ch´egli non doveva andare nelle Missioni. Fin dal 1848 Don Rua con altri condiscepoli d´allora, e più tardi anche Don Bonetti, lo videro più volte guardare a lungo la carta del globo terrestre e poi dire sospirando: — Oh se avessi molti preti e molti chierici! vorrei mandarli ad evangelizzare la Patagonia e la Terra del Fuoco; perchè questi popoli finora furono i più abbandonati!
3. — Di tratto in tratto poi, misteriose illustrazioni gli rendevano più vive e palpabili queste sue aspirazioni missionarie. Nel 1854, chiamato per amministrare gli ultimi Sacramenti a un suo giovane moribondo, una subitanea visione --prima d´una risplendente colomba, poi di strane figure di selvaggi, dall´aspetto orrido, color del rame, che, curvi sul morente, sembravano implorarne il soccorso — gli fece intuire, oltre al futuro di quel giovane, quali fossero i selvaggi che aspettavano la salvezza da lui, come riconobbe più tardi. -
Un´ altra volta gli parve di trovarsi in un´immensa pianura, tutta incolta. Turbe d´uomini, di statura più che ordinaria, di colore abbronzato, di aspetto feroce, vestiti solo con pelli d´animali, e armali di lance e fionde, la percorrevano in ogni senso, ora cacciando, ora combattendosi tra loro, e ora azzuffandosi accanitamente con soldati vestiti all´europea, per cui il terreno era sparso di cadaveri. : Molti missionari, a lui affatto sconosciuti, tentavano l´un dopo l´altro di avanzarsi in. mezzo a quei barbari per mansuefarli con la religione di Gesù Cristo, ma erano tosto uccisi e fatti a pezzi.
Mentre Don Bosco provava gran pena per il ripetersi di così orribili scene, e pensava come fare a convertire quegl´infelici, giunsero, preceduti da una schiera di giovanetti, altri missionari dal volto ilare, eh´ egli riconobbe tosto — i primi anche personalmente come chierici e preti salesiani. Avrebbe voluto farli tornare indietro per sottrarli alla sorte dei precedenti, ma con sua gran meraviglia vide che i barbari sorridendo abbassavano le armi, li ricevevano con deferenza, si lasciavano poco per volta istruire, rispondevano alle preghiere, e insieme con loro cantavan lodi alla Madonna.
Il Venerabile Padre ritenne questo sogno, fatto poco dopo l´approvazione definitiva della sua Società, come un avviso celeste che lo sollecitasse a dar principio anche all´Opera missionaria tra i popoli selvaggi. Si pose subito a studiare l´indole e la natura di varii tra questi popoli, e finalmente nel 1874 si convinse che le note caratteristiche di quelli veduti nei sogni si riscontravano con chiarezza solo negli abitanti della Patagonia, regione allora quasi sconosciuta della Repubblica Argentina. I pressanti inviti fattigli,,, proprio quello stesso anno dall´Arcivescovo di Buenos Aires perchè mandasse in quella Repubblica i suoi figli, lo confermarono pienamente in tale convinzione; sicchè non gli restava più altro che preparare e disporre con sollecitudine tutte le cose necessarie per iniziare l´opera da tanto tempo vagheggiata.
4. — Qui, miei cari figli, vorrei che richiamassimo alla nostra mente tutte le fatiche, le premure, le pene e i sacrifizi del nostro buon Padre nel 1875 per fare quei preparativi. Non dimentichiamo che nel suo gran cuore erano accumulati da anni ed anni gli ardori apostolici d´un Francesco Saverio, alimentati da una fiamma superna che gli andava rischiarando l´avvenire attraverso i sogni; e ci sarà facile comprendere com´egli in quell´anno rivolgesse tutta la sua straordinaria attività di pensieri, parole e opere alle Missioni d´America; per me, penso che forse nessun missionario è stato pro- i pagandista più zelante e infaticabile di lui. Lo rivedo, il Padre amatissimo, nei lontani ricordi della mia vocazione salesiana, proprio negli anni del suo maggior fervore missionario; e l´impressione che me n´è rimasta è indelebile; era un vero missionario, un i apostolo divorato dalla passione delle anime.
La sua prima cura fu di suscitare nei suoi figli l´ardore delle Missioni. « Ascolto una voce che viene da lontano e grida: Veniteci a salvare! Sono le voci di tante anime che aspettano chi vada a torle dall´orlo della perdizione e le metta per la via della salvezza. Io vi dico questo perchè parecchi di voi sono chiamati alla carriera ecclesiastica, al guadagno delle anime. Fatevi animo: ve ne sono molte che vi attendono! » Tanto calda e persuasiva era la sua parola, che, si può dirlo senza esagerazione, tutti i suoi figli avrebbero voluto essere i prescelti a diventar missionari.
I componenti però del primo drappello gli erano già stati indicati chiaramente nella visione: erano i migliori sostegni dei suoi fiorenti Oratori e Collegi d´allora, sicchè il privarsene per inviarli nelle Missioni fu per lui un grave sacrifizio, dato che aveva pochissimo personale: ma lo fece serenamente e senza esitazione alcuna. Non vi parlo qui delle fatiche e dei sacrifizi che sostenne per condurre a termine le complesse trattative in America e a Roma; per preparare ed addestrare alla vita apostolica gli eletti; per raccofiliere il danaro necessario e provvedere tutto l´occorrente alla spedizione: c´era lavoro per parecchie persone, ma da ciò non si lasciava spaventare Don Bosco.
Compreso inoltre di tutta la grandezza dell´opera che stava per iniziare e per inserire effettivamente tra le finalità della sua Congregazione, egli dinanzi al Signore andava pure pensando al modo più efficace per assicurarle una vita rigogliosa anche in avvenire. A tal fine occorrevano soprattutto due cose: moltiplicare le vocazioni religiose-sacerdotali, ,e assicurarsi una falange numerosa, stabile e attiva di benefattori che gli fornissero i mezzi materiali. Di qui la necessità di due altre opere, da lui presentita fin d´allora. Le linee generali del programma per la futura Unione dei suoi Cooperatori si erano andate maturando nella sua mente fin dal 1845; ma non vedeva ancora come poter rimediare alla scarsità delle vocazioni. Assillato da questi pensieri, fece ricorso, com´era solito nelle cose di maggior momento, alle preghiere e alle mortificazioni; e non tardò ad essere dal Signore esaudito. Proprio nei primi mesi del 1875 ebbe nuove illustrazioni dall´alto, che lo indussero a dar l´ultima mano alla Pia Unione dei Cooperatori e a fondare in quell´anno stesso l´Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni degli adulti allo stato ecclesiastico e religioso, dopo aver invocato e ottenuto sopra entrambe le imprese la benedizione più ampia del S. Padre.
Ho accennato a queste due opere perchè la, loro origine si collega intimamente coll´inizio delle nostre Missioni; ma essendo esse state approvate solo il 9 maggio 1876, avrò agio di parlarvene meglio durante l´anno venturo, che sarà il cinquantesimo della loro approvazione.
5. — Intanto, più si avvicinava la data della partenza dei suoi primi missionari, e più il Ven. Padre intensificava la sua attività per disporre bene ogni cosa, e le sue tenerezze materne verso quei figli che gli eran divenuti doppiamente cari. Li inviò a Roma a, ricevere la benedizione del Vicario di Gesù Cristo e il mandato di predicare il Vangelo. — Desidero che cresciate in numero — disse il Papa nel vederli — perchè grande è il bisogno, copiosissima è poi la masse tra le tribù selvagge. —
Alla funzione di addio, celebrata l´ll novembre nel Santuario, di Maria Ausiliatrice, la parola del Padre rivelò il suo immenso affetto verso i partenti, e la profonda commozione ch´egli provava nel veder realizzato il suo ardente desiderio. Dopo aver ripetuto i; comando divino, e accennato che il granellino di senapa, ch´egli, in quel momento lanciava oltre l´Oceano, si sarebbe esteso a poco a poco, operando un gran bene, insistè principalmente sul metodo da usarsi, a base di mansuetudine e di carità, occupandosi di preferenza della gioventù, tanto dei connazionali emigrati colà, quanto degli indigeni ancora da convertire. — e Voi troverete un grandissimo numero di fanciulli, e anche di adulti, che vivono nella più deplorevole ignoranza del leggere, dello scrivere, e di ogni principio religioso.
» Andate, cercate questi nostri fratelli, cui la miseria o la sventura portò in terra straniera, adoperatevi per far loro conoscere quanto sia grande la misericordia di quel Dio che ad essi vi manda per il bene delle loro anime... Nelle regioni poi che circondano la parte civilizzata vi sono grandi orde di selvaggi tra cui non penetrò ancora la religione di Gesù Cristo. Questi paesi sono le Pampas, la Patagonia e alcune isole che vi stanno attorno... Ora tutte quelle vastissime regioni sono ignare del Cristianesimo, ed ignorano affatto ogni principio di civiltà, di commercio e di religione. Oh! noi dunque preghiamo, preghiamo il Padrone della vigna, che mandi operai nella sua masse, che ne mandi molti; ma che li mandi secondo il suo cuore, affinchè si propaghi su questa terra il regno di Gesù Cristo ».
Con voce soffocata dalle lagrime disse in seguito tutto il dolore che provava per la loro partenza; li animò a star sempre attaccati alla S. Chiesa e uniti al suo Capo supremo, ad affrontare coraggiosamente i pericoli, le fatiche, gli stenti d´ogni genere, fidando nell´indefettibile assistenza divina. All´addio e all´abbraccio finale, dopo la benedizione di rito, una profonda commozione s´impossessò di tutti. E da quel tempo la cara funzione si andò ripetendo ogni anno sempre nello stesso modo commoventissimo.
Quella sera medesima il Venerabile accompagnò i missionari a Sampierdarena, e stette con loro ancora due giorni, nella più grande intimità d´unione; il 14 li accompagnò sul bastimento, visitò le loro cabine, e pareva proprio che non sapesse staccarsene. Negli ultimi istanti confuse le sue lagrime con quelle dei figli, e: dopo averli benedetti ancora una volta, ridiscese a terra, portando; seco il loro cuore, e lasciando a loro il suo.
6. — E veramente quei dieci primi missionari si ebbero tutto il cuore del Padre, perèhè egli, nei 13 anni che rimase ancora quaggiù dopo la loro partenza, parve non pensasse più ad altro che a preparar nuovi missionari, a farne annuali spedizioni, e a cercare i mezzi per i viaggi e per le necessarie provviste. Con la sua meravigliosa attività egli provvedeva pure a tutte le altre opere della Congregazione a pro delle anime, ma le Missioni occupavano il primo posto nel suo cuore, ed erano il tema favorito delle sue conversazioni con Dio e con gli uomini.
Il Signore poi, continuando le grandiose illustrazioni notturne, ora gli faceva intravedere moltitudini sterminate di ragazzi e ragazze, e con loro popoli immensi condotti dai suoi missionari; ora gli additava, in un viaggio fulmineo, l´immensa eredità riserbata ai Salesiani nelle Americhe, i sudori e il sangue con cui avrebbero fecondato quelle terre, e la futura prosperità di esse; e ora gli mostrava in un punto solo il presente, il passato e l´avvenire delle´ Missioni Salesiane, i pericoli, i successi, i momentanei disinganni, e da ultimo il trionfo finale, raffigurato in un gran convito, al quale partecipavano tutti i missionari con le innumerevoli turbe da loro guadagnate alla Chiesa e alla civiltà. Era il pieno avverarsi della trasformazione degli animali selvaggi in agnelli e in pastori, da lui veduta nel primo sogno; ed egli n´era così certo, che, dopo aver narrato il meraviglioso sogno avuto a S. Benigno la notte del 30 agosto 1883, concludeva con queste memorande parole: — Colla dolcezza di S. Francesco di Sales, i Salesiani tireranno a Cristo le popolazioni dell´America. Sarà cosa difficilissima moralizzare i primi selvaggi; ma i loro figli obbediranno con tutta facilità alle parole dei missionari, e con essi si fonderanno colonie; la civiltà prenderà il posto della barbarie, e così molti selvaggi verranno a, far parte dell´ovile di Gesù Cristo.
Per qual ragione, del resto, il Signore nel 1854 gli aveva risanato miracolosamente colui che sarebbe stato il condottiero del suo primo drappello di missionari, l´apostolo intrepido della Patagonia, poi Vescovo e infine Cardinale di S. Romana Chiesa, se non per fargli toccar con mano che quelle Missioni erano proprio volute da Lui, e per confermarlo nella fiducia che poco per volta si sarebberò pure avverate tutte le altre cose mostrategli nei sogni? Con quale commozione, la vigilia della consacrazione episcopale di Monsignor Cagliero, egli narrò quanto aveva veduto attorno al letto di lui moribondo nel 1854! La luce s´era convertita in realtà, e il Signore gli riserbava ancora la consolazione di vedere coi propri occhi alcuni di quei poveri selvaggi della visione prostrarsi ai suoi piedi per´, ringraziarlo di aver loro inviato i suoi missionari.
7. — Ora, o miei cari, noi vediamo quanto quest´opera sia stata benedetta da Dio! Nell´Argentina, in meno di cinquant´anni, i Salesiani han fondato 57 Case, e 33 le Figlie di Maria Ausiliatrice. Dall´Argentina son passati in tutte le altre nazioni d´America, poi in Africa, in Asia, in Australia! E i nostri festeggiamenti giubilari sono destinati a lumeggiare questa meravigliosa espansione, non per fini umani, ma unicamente perchè il bene fatto ridondi a gloria del Padre: ut videant opera vostra bona, et glorifieent Patrem (MATTH., 5, 16). La divina Maestra di lui, la potente nostra Ausiliatrice, che gli fece intravedere qualche barlume di queste meraviglie, e gli additò il luogo donde sarebbero uscite: Hic domus mea! Nine gloria mea!, vuole da noi questa cinquantenaria glorificazione delle nostre Missioni, che sono pure le sue.
Noi l´abbiamo già cominciata da due anni, questa glorificazione,! mediante il più intenso sviluppo dato all´azione missionaria, sia coi creare un apposito periodico, sia coi numerosi Comitati missionani, (locali, regionali, nazionali), sia col partecipare all´Esposizione Vaticana, sia finalmente col suscitare tra i Cooperatori, tra gli Ex-Allievi, e in modo particolarissimo tra gli allievi, un vivo entusiasmo per le nostre Missioni. Quante consolazioni ci hanno procurato e ci procurano col loro zelo missionario gli alunni degli Oratorii festivi, dei Collegi e dei Pensionati! Si son fatti promotori di congressi, comitati, lotterie, collette, recite di beneficenza, sottoscrizioni rateali, numeri unici, conferenze con proiezioni, e via. dicendo. E quanto commuove, visitando le Case, il vedere quei giovanetti deporre nelle mani del Superiore, con gli occhi scintillanti di gioia, il gruzzolo industriosamente raccolto a pro delle Case di formazione missionaria!
Questo entusiasmo giovanile aumenta di anno in anno, con frutti sempre più copiosi, con sempre nuove geniali industrie e gradite sorprese. Se molti Direttori mi scrivessero in breve i tratti più salienti di tale apostolato missionario dei loro giovani, si potrebbe formare in poco tempo un´antologia commovente di azione missionaria. Perchè non tutti lo fanno? Perchè non indire qualche concorso a premio, per incitare i giovani stessi a scrivere bozzetti sulle Missioni e sul modo di aiutarle?
L´educazione missionaria, se ben diretta, è pur fonte di numerose vocazioni tra i nostri giovani. Un direttore di Oratorio festivo che la sappia trasfondere nei catechismi, nelle conferenze, nelle istruzioni, nel teatro, con azione collettiva e individuale, può star sicuro che ogni anno avrà parecchie vocazioni sode.
8. — Eccovi adesso, o miei cari, il piano generale per i nostri festeggiamenti:
A Torino inizieremo le feste´in novembre, con la consacrazione del tempio a Gesù Adolescente in Borgo S. Paolo, e con la commovente funzione della partenza d´una numerosa schiera di missionari. Più tardi s´inaugurerà solennemente la nostra Esposizione Missionaria, e s´indiranno altri festeggiamenti religiosi e civili.
2° In tutto il mondo poi si promuovano Congressi missionari. Gl´Ispettori dispongano le cose in modo che entro i mesi di novembre, dicembre e gennaio prossimo, si tenga in ogni Casa e Oratorio festivo un piccolo Congresso missionario, con Comitato Promotore composto di Superiori e Comitato Esecutivo composto di alunni. Gli Atti di questi Congressini, con lo svolgimento dei temi — i quali, non occorre dirlo, dovranno essere adattati alla capacità giovanile — potranno essere coordinati in modo da formare un´utile pubblicazione di propaganda. Nei mesi di febbraio, marzo e aprile poi si tengano Congressi regionali promossi e attuati dai Cooperatori ed Ex-Allievi, a cui interverranno, coi rispettivi vessilli, rappresentanze dei Collegi e Oratorii fèstivi della regione ove ha luogo il Congresso. E nel maggio si terrà a Torino e in qualche altro luogo lontano un Congresso generale. In America e nell´Oriente si scelgano i mesi più opportuni.
3° Il periodico « Gioventù Missionaria », che si stampa già in italiano e polacco, Si -piibblic-héràpureTheastigliano per i 14 Stati di lingua spagnuola. Esso proporrà qualche nuova Casa di formazione missionaria, prima in Ispagna, possibilmente, poi dove a Dio piacerà disporre.
4° Il 24 di ogni mese sia per tutti giornata di speciali funzioni e preghiere missionarie. Alla Benedizione del SS.mo, prima del Tantum ergo si canterà o reciterà tre volte: Ut omnes errantes ad unitatem Ecclesiae revocare et infideles universos ad Evangelii lumen perducere digneris: Te rogamus audi nos.
Vorrei che da questi festeggiamenti venisse anche a noi lo zelo .L e la carità del nostro Ven. Padre: sì che c´infervorassimo a seguirlo ´ più da vicino nella sua passione di suscitare sempre nuove vocazioni missionarie e sempre più numerosi Cooperatori alle nostre Missioni. Questo è il fine che tutti debbono proporsi nei Congressi e negli speciali festeggiamenti che si crederà opportuno di indire.
Ogni cosa deve riuscire come un inno di gloria a Dio e alla Vergine Ausiliatrice, per i bene Pizi largiti alla Società Salesiana, e un potente stimolo per noi a corrispondere meglio alle grazie che il Signore ci ha fatte, a renderci più degni strumenti delle sue misericordie, e ad essere più generosi nell´imitare il nostro Padre e Fondatore, il quale per le Missioni non risparmiò fatiche nè sacrifizi.
La materna benedizione di Maria Ausiliatrice ci aiuti nella santa impresa di condurre le anime al suo Divin Figliuolo! Io la imploro sopra ognuno di voi, mentre mi raccomando tanto alle vostre preghiere, e vi sono sempre
aff.mo in C. J.
Sac. FILIPPO RINALDI.