ALLE GIORNATE DI SPIRITUALITÀ DELLA FAMIGLIA SALESIANA 2009 |
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l seme è diventato un albero e l’albero un bosco "Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Carissimi fratelli e sorelle della Famiglia Salesiana, vi saluto con il cuore di Don Bosco, dal cui zelo e carità pastorale è nata la nostra Famiglia spirituale e apostolica. Noi siamo il frutto più bello e fecondo della sua totale consegna a Dio e della sua passione di vedere i giovani, specialmente i più poveri, bisognosi e a rischio, raggiungere la pienezza di vita in Cristo. Dopo le Strenne tanto propositive ed impegnative degli ultimi tre anni, che hanno cagionato una quantità significativa di tante iniziative nei diversi gruppi della Famiglia Salesiana, è arrivato il momento di dare un paso in avanti in fedeltà all’intuizione e creazione originale di Don Bosco che “ha sempre pensato l’unità delle forze apostoliche salesiane: per lui nessun gruppo è mai esistito fuori di questa prospettiva unitaria, più forte e più ricca della distinzione in tre gruppi (SDB, FMA e Cooperatori, e poi tutti gli altri gruppi apostolici nati sotto l’ispirazione salesiana) esigita del diritto canonico, e purtroppo esagerata nel seguito della storia”. Questa convinzione è stata reaffermata nel 1972 dall’allora Rettor Maggiore, don Luigi Ricceri: “Nella mente e nel cuore di Don Bosco, la Famiglia Salesiana è UNA, di un’unità radicata nella comunanza dello spirito e della missione, a servizio totale della gioventù e del popolo. Realizza così, a livello superiore, una verà comunità nella quale tutti i membri sono integrati secondo i propri doni, le loro specifiche funzioni e le diverse forme di vita possibili in seno alla Chiesa”. Eccomi quindi qui a proporvi una strenna ancor più stimolante, urgente, esigente e promettente di quelle precedenti. Essa ha a che vedere con la nostra identità e con la nostra missione. Da essa dipende in effetti una presenza più visibile nella Chiesa e nella società e un’azione più efficace nell’affrontare le grandi sfide del mondo oggi. Impegniamoci a fare della Famiglia Salesiana Due avvenimenti convergenti Ci sono due avvenimenti che giustificano la scelta del tema di questa Strenna per il 2009: il 150º anniversario di fondazione della Società Salesiana e la preparazione del bicentenario della nascita di Don Bosco (1815-2015). Con la celebrazione del primo iniziamo la preparazione del secondo. Lo facciamo ricordando l’appello di Giovanni Paolo II nel Giubileo del 2000: «Ogni famiglia religiosa vivrà bene il Giubileo ritornando con purezza di cuore allo spirito del Fondatore!» In questo senso, non posso non ricordare quella che è stata l’esperienza di Don Bosco. In un primo momento egli si consacrò personalmente in corpo e anima alla salvezza dei giovani che vedeva smarriti sulle strade; poi invitò alcuni a condividere il suo lavoro apostolico, dando luogo ad una specie di prima forma di ‘Famiglia Salesiana’. Ma, dopo aver visto che tanti lo abbandonavano ed essere rimasto solo o quasi, riunì attorno a sé un gruppo di giovani e li educò per formare con lui una famiglia religiosa: così nacquero i Salesiani; in seguito, vennero altri gruppi, strutturati a diverso livello, ma con gli stessi obiettivi apostolici. Questo rapido cenno di percorso ‘storico’ illumina cos’è la Famiglia Salesiana e la sua relazione con il nocciolo fondamentale, i consacrati – SDB e FMA –, il cui cuore e il cui motore, come d’altronde quello di tutta la Famiglia Salesiana, è la passione del “Da mihi animas, cetera tolle”. Questa racchiude lo spirito che deve caratterizzare tutti i membri e gruppi della Famiglia Salesiana. Mi sembra naturale che tanto più completa è la consacrazione, tanto maggiore sia la responsabilità nell’animazione. Questa convinzione ci è stata confermata dal Santo Padre, Benedetto XVI, nel Discorso nell’Udienza ai Capitolari del 31 marzo 2008: «Don Bosco volle che la continuità del suo carisma nella Chiesa fosse assicurata dalla scelta della vita consacrata. Anche oggi il movimento salesiano può crescere in fedeltà solo se al suo interno continua a permanere un nucleo forte e vitale di persone consacrate».
1. LA FAMIGLIA SALESIANA IERIIl 150º anniversario di fondazione della Società Salesiana è un’occasione privilegiata per riflettere sull’idea originale di Don Bosco e sulla fondazione concreta dei gruppi originari, suscitati e coltivati da lui: i Salesiani di Don Bosco, le Figlie di Maria Ausiliatrice, l’Associazione dei Cooperatori Salesiani, l’Associazione dei Devoti di Maria Ausiliatrice. A questo punto mi sembra doveroso, illuminante e nello stesso tempo commovente leggere il verbale dell’Atta di fondazione della Società di S. Francesco di Sales: «L’anno del Signore mille ottocento cinquantanove alli diciotto di Dicembre in questo Oratorio di S. Francesco di Sales nella camera del Sacerdote Bosco Gioanni alle ore 9 pomeridiane si radunavano, esso, il Sacerdote Alasonatti Vittorio, i chierici Savio Angelo Diacono, Rua Michele Suddiacono, Cagliero Gioanni, Francesia Gio Battista, Provera Francesco, Ghivarello Carlo, Lazzero Giuseppe, Bonetti Gioanni, Anfossi Gioanni, Marcellino Luigi, Cerruti Francesco, Durando Celestino, Pettiva Secondo, Rovetto Antonio, Bongiovanni Cesare Giuseppe, il giovane Chiapale Luigi, tutti allo scopo ed in uno spirito di promuovere e conservare lo spirito di vera carità che richiesi nell’opera degli Oratorii per la gioventù abbandonata e pericolante, la quale in questi calamitosi tempi viene in mille maniere sedotta a danno della società e precipitata nell’empietà ed irreligione. Piacque pertanto ai medesimi Congregati di erigersi in Società o Congregazione che avendo di mira il vicendevole ajuto per la santificazione propria si proponesse di promuovere la gloria di Dio e la salute delle anime specialmente delle più bisognose d’istruzione e di educazione ed approvato di comune consenso il disegno proposto, fatta breve preghiera ed invocato il lume dello Spirito Santo, procedevano alla elezione dei Membri che dovessero costituire la direzione della società per questa e per nuove Congregazioni se a Dio piacerà l’incremento» . Ritengo che in questo testo abbiamo i punti fondamentali non soltanto per la Congregazione dei Salesiani, ma anche per l’intera famiglia salesiana: la comunione di spirito e carità al servizio dell’ “opera degli Oratorii per la gioventù abbandonata e pericolante”; il bisogno “di erigersi in Società o Congregazione”; la ricerca della “santificazione propria”, realizzata attraverso la realizzazione della missione: “la gloria di Dio e la salute delle anime”; con un campo specifico “l’istruzione ed educazione”; pensando già alla possibilità di “nuove Congregazioni se a Dio piacerà favorirne l’incremento”. 1.1 Il “seme” carismatico. Lo spirito, la mentalità, l’esperienza pastorale, la visione del mondo e della Chiesa portarono Don Bosco verso alcune convinzioni e corrispondenti iniziative:
- con diverso legame riguardo alla Congregazione salesiana (nucleo originale),
1.2 Il seme sotto la neve: la crescita silenziosa Queste intuizioni si sono sviluppate secondo la comprensione che i seguaci di Don Bosco potevano avere nel contesto di una certa visione e vita di Chiesa. Tale sviluppo si nota: Le nuove condizioni create dal Concilio Vaticano II (Chiesa comunione, rinnovamento degli Istituti di vita consacrata, ritorno al carisma originale, emergenza del laicato) hanno portato a scoprire e ad evidenziare il carattere di “famiglia” carismatica che la costellazione di gruppi sorti poteva avere ed a formulare pure orientamenti operativi in tale senso: comunicazione tra i gruppi, espressioni di comunione, ruolo animatore dei Salesiani, il Rettor Maggiore come riferimento significativo, elementi comuni della spiritualità. Questa nuova mentalità, tuttavia, deve ancora passare dalla carta alla vita di ogni gruppo e di ogni singolo membro dei gruppi, affinché la Famiglia Salesiana sia vissuta come una dimensione della loro vocazione. “Senza di voi non siamo più noi!” 1.3 L’albero e il bosco: un rigoglioso sviluppo Alcuni fatti hanno accompagnato e sostenuto lo sviluppo della Famiglia:
2. NEL TERZO MILLENNIO: L’OGGI E IL DOMANI2.1 Sulla strada della comunione La Chiesa è entrata in una nuova fase di comunione, segnata dai Sinodi continentali e della Chiesa universale, dal dialogo ecumenico, dal movimento interreligioso, dalla solidarietà globalizzata, dall’impegno per la riconciliazione. Il Padre ci richiama l’ampiezza del cuore per cui, membri e gruppi della Famiglia Salesiana, ci accogliamo e riconosciamo come fratelli e sorelle, uomini e donne amati da Lui: da Lui chiamati personalmente a lavorare nel suo campo per un medesimo scopo. La grettezza del cuore umano può alzare barriere, creare distanze e separazioni, cercare – come tra gli Apostoli – il primo posto, a danno del Regno. A volte sono le nostre paure o riserve all’unità stessa con gli altri che producono effetti simili. Cuore, come quello del Padre, significa affetto vero e profondo per i giovani e per quanti spendono la vita per loro. Si traduce in cordialità, valorizzazione di tutti e di ciascuno, riconoscenza per quanto ognuno può e riesce a dare. Lo Spirito Santo ci indica un secondo atteggiamento per costruire famiglia: l’accoglienza grata e gioiosa della diversità. Manifestazione dello Spirito sono le molte lingue, i diversi carismi, i vari membri di un corpo. Sono i miliardi di uomini, ciascuno plasmato singolarmente come figlio di Dio. Lo Spirito non si ripete, non produce in serie. Don Bosco fu maestro nel far affiorare l’unità dalla diversità di tipi e temperamenti, di condizioni e capacità. Al suo tempo questa sensibilità era meno presente. Oggi la diversità invece costituisce una sfida educativa e pastorale per la convivenza umana, per la testimonianza ecclesiale e per la Famiglia Salesiana. Certo, l’unità tra diversi non è un fatto di natura; ma proprio perché noi avessimo la forza di superare l’istinto di autoaffermazione, Gesù ha pregato: “Che siano una cosa sola!” (cfr. Gv 17, 11). Gesù, il Signore, il Figlio che si è fatto nostro compagno di viaggio, che riconcilia tutte le cose, quelle che sono nel cielo come quelle che sono sulla terra (cfr. Col 1,15), ricapitolandole in Dio, ci indica un terzo atteggiamento: la volontà di camminare insieme verso un traguardo condiviso, di collocarci insieme in uno spazio per niente etereo, il Regno; di formare una comunità riconoscibile di discepoli che assume insieme il suo mandato: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15). Ecco i tre atteggiamenti indispensabili per crescere in comunione: l’ampiezza di cuore, l’accoglienza della diversità, la volontà di camminare insieme verso un traguardo condiviso. 2.2 Comunione nella e per la missione “La comunione genera comunione e si configura essenzialmente come comunione missionaria” (ChL 32). Ora nel terzo millennio il nostro traguardo principale è quello di esprimere, in maniera più evidente, la comunione nella missione, tenendo conto dei seguenti criteri:
Una cosa è rimasta costante, come preziosa eredità: la passione educativa, in particolare per i giovani più poveri, che aiutiamo a divenire consapevoli della propria dignità di persone, del valore e delle possibilità che la loro vita ha per Dio e per il mondo.
Il mondo unificato attraverso la comunicazione, caratterizzato dalla complessità, dal carattere trasversale di molti “cause”, dalla possibilità di reti, offre uno scenario nuovo per la missione cristiana, promozionale, educativa, giovanile.
Le Strenne di questi ultimi tre anni hanno evidenziato l’emergenza educativa, l’impegno per la famiglia, la promozione della vita, la preferenza per i poveri, la solidarietà globalizzata, la nuova evangelizzazione. Questa nuova fase della Famiglia Salesiana sarà segnata da un’ardente e operosa carità, piena di fantasia e generosità: quella che ha fatto di Don Bosco un’immagine di Gesù Buon Pastore, riconoscibile dai giovani e dalla gente umile del suo tempo. Noi, Famiglia Salesiana, siamo chiamati oggi, nel XXI secolo, a modellare il nostro cuore, povero e talora anche peccatore, su quello di Gesù nel quale Dio si è manifestato al mondo come Colui che dà la vita, perché l’uomo sia felice e abbia vita in abbondanza (cfr. Gv 10, 10). 2.3 Alcune esigenze per continuare il cammino Emergono immediatamente alcune esigenze per continuare il cammino di crescita e raggiungere il traguardo della comunione nella missione, che ci siamo proposto: Tutto ciò comporta di guardare, riflettere, dialogare, studiare, pregare insieme per trovare la strada da percorrere in spirito di comunione. È il segno dell’amore che i giovani si attendono e del quale certamente sentiranno l’impatto e il beneficio. La santità: è questa la fonte e l’energia dalla quale «trae origine un vasto movimento di persone che in vari modi operano per la salvezza della gioventù» (Cost. SDB 5): la Famiglia Salesiana. Non si può pensare che essa possa essere il risultato di un’organizzazione anche perfetta o di tecniche raffinate di aggregazione. L’ha suscitata lo Spirito e vive dello Spirito. A questa Famiglia faccio il pressante invito ad aquisire una nuova mentalità, a pensarsi ed agire sempre come Movimento, con intenso spirito di comunione (concordia), con convinta volontà di sinergia (unità di intenti), con matura capacità di lavorare in rete (unità di progetti). Nel Regolamento dei Salesiani Cooperatori Don Bosco scrisse: «In ogni tempo si giudicò necessaria l’unione tra i buoni per giovarsi vicendevolmente nel fare il bene e tener lontano il male… Le forze deboli, quando sono unite, diventano forti e se una cordicella presa da sola facilmente si rompe, è assai difficile romperne tre unite. Le forze deboli, unite, diventano forti: Vis unita fortior, funiculus triplex difficile rumpitur». Non dobbiamo dimenticare mai che siamo stati fondati da un Santo della carità sociale, Don Bosco (cfr. Deus Caritas Est n. 40), che era consapevole però che il lavoro educativo pastorale ha bisogno di una carità cooperativa, per la quale lo Spirito Santo suscita carismi.
3. LINEE PER IL FUTUROFrutto di questa Strenna deve essere pertanto uno sforzo congiunto più visibile e anche più concreto nella linea della missione. Sono molte le proposte da vagliare, tenendo conto dell’evolversi della vita e di certe priorità. A ciò puntano la Carta della comunione e la Carta della missione della Famiglia Salesiana. Mentre la prima precisa accuratamente il nostro DNA comune, quegli elementi cioè che caratterizzano la nostra identità carismatica salesiana, la seconda rappresenta una dichiarazione di intenti e di orientamenti. L’obiettivo di entrambe è, in primo luogo, quello di creare coscienza, di formare mentalità, di far sorgere una “cultura della Famiglia Salesiana”. Tutte e due devono portare ciascun membro dei diversi gruppi a sentire che senza gli altri non è quello che deve essere e, di conseguenza, devono produrre sinergie variegate, molteplici, non tutte istituzionalizzate. Mi auguro che un frutto di questa Strenna sia la Carta della spiritualità, di cui ho parlato più volte. La spiritualità è la motivazione di fondo e il dinamismo più potente dell’impegno di ciascun membro della Famiglia Salesiana, quella che può garantire una maggiore efficacia ed incidenza nell’azione educativa ed evangelizzatrice. Le sinergie nella missione Il riferimento alla Carta della comunione e alla Carta della missione ci offre l’opportunità di riflettere sulle possibili condizioni di sinergie nella missione. Dobbiamo anzitutto tenere presente che noi abbiamo già una missione comune e la stiamo realizzando. È la missione suscitata ed articolata dallo Spirito Santo in differenti servizi ed iniziative, in differenti modalità di intervento, in convergenza però di obiettivi, contenuti e metodi, come si legge in tutte le costituzioni, regolamenti o statuti dei diversi gruppi. Ciò è stato opera dello Spirito Santo, quando dal tronco salesiano ha fatto germogliare e crescere un nuovo ramo con delle sue specifiche caratteristiche. Questo ci deve far capire che la prima condizione per la comunione e la missione comune è che ciascun gruppo realizzi, con il maggior sforzo possibile, la propria vocazione e missione, che le infonda continua vitalità con fedeltà e creatività. Lo Spirito ci ha già articolati in uomini e donne, consacrati e laici, presenti tra la gioventù, tra i malati, tra i popoli da evangelizzare, ecc. Se ciascun gruppo, con lo spirito e gli obiettivi che sono dichiarati nel proprio statuto e che sono consoni con la spiritualità salesiana, adempie questo fine, abbiamo la missione salesiana già adempiuta. Il primo grande aiuto e la migliore realizzazione della Carta della comunione e della Carta della missione è dunque la consapevolezza di complementarità al servizio di una grande missione, cui deve seguire l’apertura e la disponibilità ad appoggiare e sostenere la missione comune da parte di ciascun gruppo. I nostri tempi, però, consentono e richiedono nuove espressioni della missione comune. Vi sono oggi, come abbiamo sottolineato nelle Strenne degli ultimi anni, cause trasversali (quali la famiglia, la vita, l’educazione, i diritti dei minori, il problema della pace, la questione della donna, la salvaguarda del creato) che possono vederci impegnati insieme. Vi è soprattutto la solidarietà globale che si sta esprimendo in diverse forme e ricerca adesioni, dichiarazioni pubbliche, pressioni sugli organismi che orientano la vita delle nazioni e del mondo. E ci sono anche nuove possibilità di collegamento in rete e di comunicazione; e questo porta a varie forme di intervento e ad attivare sinergie che prima non erano possibili. Noi vogliamo mettere a frutto le possibilità ancora inesplorate nella missione salesiana e cogliere le opportunità che ci offre il nostro tempo, facendo convergere capacità acquisite e creatività innovativa. Sono convinto che la Famiglia Salesiana si presenterà con credibilità nella Chiesa e sarà pastoralmente, spiritualmente e vocazionalmente feconda, per i giovani, se riuscirà a lavorare insieme per essi, come vero Movimento. Non dobbiamo dimenticare che il Movimento si caratterizza per alcune idee-forza e uno spirito comune. Più che in uno statuto, è in uno spirito e in una prassi che si ritrovano e convergono i membri dei diversi gruppi di un movimento. È un’adesione più vitale che formale! Da questa prospettiva il Movimento salesiano è molto più grande della Famiglia Salesiana, perché include i giovani stessi, i genitori dei nostri destinatari, i collaboratori, i volontari, i simpatizzanti dell’opera salesiana, i benefattori, anche i non cristiani, come accade in tante parti del mondo, specialmente in Asia, ma non solo. Si tratta di persone che partecipano parzialmente della missione o del carisma salesiano. Essi sono gli “Amici di Don Bosco”. È all’interno di tale grande Movimento che si trova la Famiglia Salesiana come suo nucleo animatore. Le risorse Su quali risorse contiamo?
Continuiamo quindi a credere che la Famiglia Salesiana sia prima di tutto, ancora oggi, una realtà carismatica, le cui grandi risorse sono lo Spirito e la creatività; tutto questo poggiato su una sufficiente struttura organizzativa. Riguardo alla missione, c’è ancora un altro aspetto da rilevare. Ci diciamo corresponsabili nella missione. Dobbiamo però tenere presente che la missione, che si riferisce a vari campi (aree, dimensioni), con obiettivi e spirito comuni, non implica necessariamente corresponsabilità in ogni singola iniziativa o in ogni singolo territorio. A mano a mano che si scende dalla visione del grande ambito della missione alla sua realizzazione concreta, si vedrà se convengono collaborazioni bilaterali, trilaterali, senza ancorarci aprioristicamente a qualche struttura globale che guidi preventivamente la totalità. Avere un obiettivo chiaro e seguire il corso della vita e della realtà è quello che ci conviene, come abbiamo ripetuto nel sessennio scorso circa il pensare globalmente e l’agire localmente, dando forte vitalità alle cellule, agli organismi essenziali, agli organismi intermedi e, finalmente, alla struttura ultima. Alcuni campi di collaborazione I giovani Tutti cerchiamo di lavorare con il maggior numero di giovani con diverse iniziative. Osserviamo che tra i giovani si stanno consolidando, specialmente in questi ultimi tempi, i gruppi giovanili che intendono fare un cammino di crescita umana e di fede conforme al Sistema Preventivo, che – sappiamo – non è solo metodologia ma anche un modo di concepire i contenuti. In essi si formano i leaders, che sono chiamati animatori, accompagnatori, ecc. Si sta consolidando, in particolare, il Movimento Giovanile Salesiano (MGS), nel quale convergono gruppi giovanili che nascono e si formano nella Famiglia Salesiana e che vogliono farne parte. Questa è una possibilità offerta a tutti. Finora nell’animazione del MGS c’è una forte collaborazione tra i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice. Mi auguro che nel futuro si faccia più intensa la partecipazione anche dei Salesiani Cooperatori e degli Exallievi, promuovendo il MGS tra i loro gruppi giovanili. Anche questa è un’iniziativa che si è concordata tra i rami della Famiglia Salesiana più vicini tra di loro e più presenti nel campo giovanile. FMA e SDB, infatti, hanno una lunga esperienza, molte opere e organismi di animazione attivi già da molto tempo. Ma la partecipazione è aperta a tutti gli altri. La partecipazione avviene a partire da una piattaforma che si elabora in occasione di ciascun incontro o avvenimento. Per i gruppi giovanili è utile avere una piattaforma comune di formazione umana, di cammino di fede e di proposta vocazionale, perché tutto questo realizza la concezione educativa di Don Bosco. Dunque ci sono sinergie già esistenti e possibilità di aperture ad altri nel Movimento Giovanile Salesiano, che già sente di avere una coscienza mondiale. Girando la Congregazione ho visto come il messaggio del Rettor Maggiore inviato ogni anno da Torino, in occasione della Festa di Don Bosco, aggreghi mondialmente i gruppi che sono presenti nei diversi continenti. Vi è, quindi, uno spazio giovanile dove possiamo educare i giovani anche alle future sinergie e alla futura solidarietà. Lo dimostra anche il successo delle Giornate Mondiale della Gioventù, che riescono a radunare, malgrado le distanze e le spese, giovani da tutte le parti del mondo, appartenenti a gruppi diocesani, a gruppi animati da istituti religiosi, dai movimenti, o semplicemente che si identificano con questo tipo di iniziative. La proposta vocazionale Legato al tema del MGS vi è quello della proposta vocazionale, dell’orientamento vocazionale e della nostra testimonianza. Sappiamo che Don Bosco, che aveva una grande stima dei laici, esultava quando poteva dare alla Chiesa sacerdoti e consacrati. Se è vero, infatti, che tutti hanno uguale dignità e uguale chiamata alla santità, è anche vero che nella dinamica temporale del regno di Dio ci sono vocazioni che muovono particolarmente la comunità ecclesiale. Allora è importante che noi siamo uniti anche in questo obiettivo. Facendo fare ai nostri gruppi o ai nostri giovani un cammino di formazione umana e cristiana, proponiamo loro il ventaglio delle vocazioni, evidenziando anche il maggiore impegno di “sequela Cristi” proprio di alcune specifiche vocazioni. La finalità dei gruppi giovanili, formati dai nostri particolari rami della Famiglia, non è di avere un allevamento di “pulcini” per la propria Associazione. La nostra finalità è l’educazione cristiana e l’orientamento del giovane nella vita. Dobbiamo saper far pervenire al giovane il richiamo di Cristo, indicando come nella dinamica temporale del Regno ci sono vocazioni anche di maggiore impegno. Dobbiamo essere capaci di suscitare nei giovani desideri di formazione e di disponibilità, essere capaci di orientarli verso vocazioni di servizio e di grande significato (tra queste metto anche il volontariato), tutto nel realismo del Regno. Le Missioni Un terzo campo in cui stiamo già collaborando, un campo che la solidarietà e cooperazione attuale possono allargare offrendo nuove possibilità, è la missionarietà. Nelle ultime spedizioni missionarie si è venuta consolidando, accanto ai religiosi, la presenza di laici, singoli, coppie e persino famiglie intere. È bello rilevare che, all’interno della Famiglia Salesiana, vi sono gruppi che includono la missionarietà nella loro stessa denominazione. La missionarietà, tuttavia, ha diversità di espressioni e di iniziative, specialmente in questo nostro tempo in cui si parla di solidarietà globalizzata. Ci sono nuove possibilità di impegno missionario. C’è la possibilità della presenza personale, c’è la possibilità del gemellaggio e quella del sostegno a distanza in diverse forme. Vedendo la differenza tra le diverse parti del mondo, penso a quanto sarebbe bello se ci fosse una rete di gemellaggi in grado di veicolare risorse che rispondano ai vari bisogni; e, dove ci sono forze disponibili, essere aperti a collaborazioni temporanee o anche definitive. Questo in fase di progetto e successivamente per la sua realizzazione in sinergia. Il Bollettino Salesiano C’è un ulteriore settore, molto importante, dove stiamo già collaborando: è il campo della comunicazione nella Chiesa e nella società. Ciascun gruppo ha il proprio organo di comunicazione interna, che distribuisce poi all’esterno del gruppo. Sapete però che c’è una rivista o un organo che ci rappresenta tutti ed è il Bollettino Salesiano. Noi diciamo che è un organo per la Famiglia Salesiana, per il Movimento Salesiano e per tutta l’opinione salesiana del mondo, che presenta il punto di vista della Famiglia sulle realtà che stiamo vivendo, ed apre al mondo una finestra sulla realtà salesiana. È vero che il Bollettino è gestito e portato avanti dalla Congregazione Salesiana. Sarebbe superfluo e pesante creare un grosso organismo di rappresentatività. Si sta dando sempre maggiore spazio alla Famiglia Salesiana nel consiglio di redazione e si vanno presentando le nostre realtà, piuttosto che “lottizzare” le pagine, il che non è opportuno. Dall’immagine che il Bollettino riesce a creare ne riceviamo tutti beneficio. Visibilità ecclesiale della presenza salesiana come “Movimento” Sarebbe interessante, attraverso tutte le sinergie da mettere in atto, agire sempre di più come Movimento ed avere così una presenza visibile nella realtà sociale ed ecclesiale. Dobbiamo superare due pericoli, per altro non immaginari: da una parte un protagonismo troppo conclamato e, dall’altra, un assenteismo ingiustificabile. Più che un’opera di grande propaganda o affermazione declamata, nella Chiesa locale dovrebbe essere ben chiara la nostra presenza solidale col Vescovo, con i sacerdoti; dovremmo mostrare la nostra capacità di operare per alcune cause, facendo vedere che non siamo in funzione di noi stessi ma della comunità ecclesiale che, a sua volta, è in funzione della salvezza del mondo. Una cultura della Famiglia Salesiana Affinché la cultura della Famiglia, cioè la visione e la mentalità del lavorare insieme, passi a tutti i rami e a tutto l’albero è indispensabile che tutti i soci dei singoli gruppi si rendano consapevoli di appartenere ad un vasto Movimento di persone, nato dal cuore apostolico di Don Bosco, e si rendano pronti alle sinergie, alle convergenze, alle collaborazioni molteplici, diverse, agili, aggiornabili. Non cerchiamo una grossa organizzazione per stabilire o ratificare dal vertice le cose da fare, ma un forte impulso di spiritualità capace di vitalizzare le cellule e gli organi, affinché essi poi creino le collaborazioni possibili. Da questa prospettiva nasce come primo compito quello di rileggere da parte di tutti sia la “Carta della comunione” che la “Carta della missione”. Vi si trovano le grandi idee da trasmettere e le grandi scelte da fare. Tuttavia, oltre lo studio di questi documenti, gioverà fare tra i diversi gruppi esperienze di convivenza, di spiritualità, di fraternità, di collaborazione. Ciò eleverà il livello di fiducia reciproca, l’apprezzamento delle possibilità che il carisma e la Famiglia di Don Bosco hanno. Il traguardo da raggiungere è sempre quello di passare dalla concordia alla comunione d’intenti, alla collaborazione e corresponsabilità in progetti comuni sul territorio, sociale ed ecclesiale
4. SUGGERIMENTI PER LA CONCRETIZZAZIONE DELLA STRENNAEcco alcuni passi per far sì che la Famiglia Salesiana diventi davvero un vasto Movimento al servizio della salvezza dei giovani. 1. Collaborare insieme alla formazione e all’approfondimento della mentalità carismatica di Famiglia Salesiana Per questo ci si sforzerà di:
2. Promuovere un impegno condiviso Studiare insieme, tra i diversi gruppi della Famiglia Salesiana presenti in un territorio, la situazione dei giovani d’oggi, soprattutto attorno alle grandi sfide della vita, della povertà nelle diverse sue espressioni, dell’evangelizzazione, della pace, dei diritti umani … e cercare:
Dare più consistenza alla Consulta locale e alla Consulta ispettoriale della Famiglia Salesiana, cercando la forma più adeguata di realizzarle, perché siano non solo un’occasione di scambio di idee ed esperienze, ma soprattutto uno strumento
3. Alcune piattaforme di collaborazione e di lavoro in rete da promuovere e sviluppare
CONCLUSIONE Concludo con una preghiera a Don Bosco, padre carismatico di tutta la Famiglia Salesiana, composta da don Egidio Viganò. Mi sembra più che mai opportuna perché è particolarmente mirata e programmatica. Ecco la preghiera della Famiglia Salesiana:
Carissimi fratelli e sorelle, amici tutti, vi auguro un anno 2009 ricco di grazie e vi affido il compito di fare davvero della Famiglia Salesiana un vasto e solidale movimento di persone per la salvezza dei giovani. Con affetto, in Don Bosco Don Pascual Chávez Villanueva, SDB |