Carissimi confratelli, carissimi fratelli e sorelle,
Gesù ha compassione della folla. Gli uomini cercano un punto di riferimento, qualcuno che li ascolti, che gli comunichi pace e sicurezza.
E' bello vedere che Gesù non si spaventa, non si tira indietro. Questa è la passione di Gesù; questa libertà di donarsi senza risparmiarsi, senza avere paura di rimetterci o di non farcela.
Inoltre, invita a pregare il Padre, affinché susciti persone disposte ad aiutarlo. Gesù non è geloso del suo carisma e lo distribuisce volentieri. L'unica cosa che gli sta a cuore è che l'uomo bisognoso sia aiutato.
Un'altra cosa che stupisce è che con questa sua scelta non aiuta solo chi è in difficoltà, ma anche chi, come i discepoli, è già stato aiutato da lui e desidera comunicare questa esperienza ad altri.
Chi ha ricevuto gratuitamente ha bisogno di parlarne, di far circolare il dono ricevuto, e più lo fa più l'esperienza di dono cresce, perché c'è ancor più gioia nel dare che nel ricevere.
L'uomo non sarà mai saturo del bisogno dell'amore di Dio, ne tanto meno di comunicarlo. Credo che questo sia il più bel progetto che l'uomo possa fare per realizzarsi.
Questo progetto è stato pure essenziale per tanti nostri confratelli e tanti nostri allievi in varie parti del mondo.
Tra questi come beati veneriamo don Józef Kowalski e i nostri cinque giovani dell’Oratorio di Poznan.
Il 23 maggio 1941 è una data molto triste per i salesiani di Cracovia. Infatti la sera di quel tragico giorno vennero arrestati quasi tutti i confratelli che lavoravano nelle parrocchia del quartiere Debniki, compreso il direttore del vicino studentato. Questo fatto ha segnato pure la vita del giovane Karol Wojtyla, futuro Papa Giovanni Paolo II, come lui stesso testimonia nel libro “Dono e mistero”.
Purtroppo non conosciamo luogo esatto del martirio di Don Kowalski. Però nel campo di Auschwitz (Oswiecim) c’è un posto molto significativo chiamato “Zwirowisko” (ghiaione), in quel tempo era una fossa di ghiaia, il posto di lavoro per molti prigionieri, oggi facilmente riconoscibile perché proprio lì venne collocata la croce che ricorda la visita di Giovanni Paolo II al campo (1979): è il luogo del martirio di 4 dei nostri confratelli compagni di prigionia di Don Kowalski, con lui arrestati, barbaramente uccisi a poche ore dall’arrivo al campo. Il loro processo di beatificazione è in corso da due anni. Penso che quel posto debba avere per noi un certo valore.
Di don Kowalski ricordiamo particolarmente quel suo motto scirtto col proprio sangue nel diario: “soffrire ed essere disprezzato”. E’ un messaggio che richiama il coraggio e la determinazione di tanti martiri dei secoli passati. E’ la parola d’ordine che segnò la sua vita.
Nella Famiglia salesiana abbiamo anche altri due martiri della II guerra mondiale, membri della Congregazione di San Michele Arcangelo, beatificati assieme ai nostri martiri e quindi ricordati pure oggi, proprio alla vigilia della beatificazione del loro fondatore don Bronislaw Markiewicz: si tratta di don Wladyslaw Bladzinski e don Wojciech Nierychlewski. (ACG 389, Lett. RM). Penso che abbiamo anche il dovere di ricordarli come facciamo per altri membri della FS.
Altrettanto importanti per noi sono pure i 5 giovani dell’Oratorio di Poznan: Edward Klinik, Franciszek Kesy, Jarogniew Wojciechowski, Czeslaw Józwiak e Edward Kazmierski.
Ragazzi di un oratorio che il RM non esita a chiamare l’oratorio più importante dopo quello di Valdocco. E del resto come non farlo, visto che i frutti più emblematici del lavoro educativo svolto in quell’oratorio sono proprio loro. Lo constatiamo leggendo le testimonianze di don Leon Musielak, loro educatore, che dice: <>.
Ecco come l’esperienza gioiosa dell’oratorio salesiano ha lasciato in loro il suo segno. La fede rafforzata in quelli anni li ha sostenuto nella prova.
Questi ragazzi sono cresciuti in un paese che ritrovava la sua giovinezza e l’amore per la patria. Infatti il ventennio tra le due guerre mondiali la Polonia ha vissuto con l’invocazione: “Dio e patria”. I “5” giovani sapevano che sono stati arrestati e soffrono non solamente per la patria, ma anche per il motivo della fede. La patria aveva bisogno della loro sofferenza – ripeteva Czeslaw Józwiak – come aveva bisogno della lotta dei soldati. Sapevano come superare il dolore sottomettendosi alla volontà di Dio, con la pace d’anima, senza lamentarsene. E così hanno testimoniato cosa significa essere buoni cristiani e onesti cittadini, anzi eroici cristiani fedeli fino all’ultimo respiro e cittadini innamorati della propria patria fino a soffrire per essa, ingiustamente calpestata e dimenticata dal mondo, come oggi succede a tanti altri paesi…
C’è poi anche un motivo che accomuna i “5” giovani di Poznan con don Kowalski: il rosario. Don Kowalski muore perché disobbedisce a chi lo costringe a calpestarlo. I giovani oratoriani – ricorda ancora don Musielak: <>.
Carissimi, ricordando oggi questi nostri fratelli chiediamo al Signore di poter come loro essere fedeli al Signore, compiere bene la nostra missione, avere la gioia di vivere accanto ai confratelli come Beato Don Józef Kowalski e avere frutti del nostro lavoro educativo–pastorale: i giovani come quelli di Poznan, capaci di testimoniare i loro ideali.