Comincio esprimendo la gioia di essere qui riuniti con tutti voi al termine di questo pellegrinaggio, di questo Congresso e la gioia di vivere ora con tutti voi un momento di profonda preghiera in questa chiesa davanti al Signore e alla presenza di Maria.
Il primo aspetto che vorrei ricordare è che usciti di qui vogliamo prima di tutto testimoniare come e quanto siamo uniti con tutti i Gruppi della Famiglia Salesiana in tutto il mondo.
Questo momento non è un momento solo per noi o solo per Buenos Aires; con il cuore stiamo abbracciando e ci stiamo connettendo con tutta la nostra Famiglia Salesiana nel mondo. Questo è importante e credo sia anche rilevante esplicitarlo, manifestarlo, unito ad un altro aspetto importante che abbiamo vissuto: la dimensione missionaria della nostra Famiglia Salesiana a partire da Don Bosco stesso e che ieri abbiamo vissuto in un modo molto bello attraverso la testimonianza di padre Anderson e che conosceremo attraverso altre testimonianze. È molto bello che attraverso queste esperienze possiamo essere in comunione con tutta la realtà missionaria salesiana (Filippine, Amazzonia, Paesi Asiatici, Cordigliera…). Lo dico perché ciò che sembra un segno tipico ha una grande forza di messaggio e ci invita come Chiesa a guardare alla profondità delle cose e della realtà.
Noi della Famiglia Salesiana dobbiamo essere i primi a creare comunione, essere i primi a creare la Chiesa, a partire dal carisma salesiano di Don Bosco, ispirati dallo Spirito Santo e sviluppando sempre più la nostra sensibilità per stare vicino a quelli che sono più lontani. Dico questo per invitarvi a stare in comunione con tutti i fratelli e sorelle.
Aggiungo ora qualcosa relativamente al vangelo che abbiamo ascoltato:
Nazareth zona montagnosa, di collina, dove hanno vissuto Maria, Giuseppe e Gesù per circa 30 anni della loro vita. Cana di Galilea, a circa 35 Km discendendo verso il lago di Tiberiade. Molto bella la narrazione, che racconta che quel giorno stavano andando ad un matrimonio, ovvero a celebrare l’allegria di una famiglia, nel modo tipico di quel momento storico. E proprio qui comincia la scena meravigliosa che ci insegna tanto.
La nostra peregrinazione deve andare in due direzioni:
Ai giovani che sono qui: non basta dire come siamo belli, simpatici, come balliamo, quanta energia abbiamo. Un giovane cristiano non può pensare e sognare sua vita senza dirsi: “Signore, cosa vuoi oggi da me?”. Quando qualche giovane viene che vuole la benedizione per il suo cammino di noviziato, sempre ricordo di farsi ogni giorno la domanda: “Signore, cosa vuoi da me oggi?”, perché altrimenti tutte le risposte te le dà qualcun altro: fallo perché è redditizio, fallo perché può essere conveniente. È pieno di queste risposte, ma l’importante è che cosa si gioca nella mia interiorità. E la risposta sta nella Madre, che ci conosce, che ci tiene per mano e che dice ad ognuno: “Fai quello che Lui ti dice”.
Celebriamo così il cammino della nostra Famiglia ed i 150 anni dell’Associazione di Maria Ausiliatrice, augurandoci che la Madre ci accompagni sempre portandoci all’incontro con il Signore.