Capitolo Generale XXVII
Giovedì della terza settimana di quaresima
“Ascoltate oggi la sua voce”
Roma, 27 marzo 2014
Carissimi Confratelli,
il Capitolo generale che stiamo vivendo in questi giorni ci chiama a vivere un’esperienza di unità nella diversità. Le differenze sono una ricchezza da riconoscere e apprezzare; nello stesso tempo l’unità è un tesoro da custodire e far crescere. Nel carisma di Don Bosco noi viviamo la varietà delle culture e la pluralità delle espressioni; ma nello stesso tempo sperimentiamo la comunione tra confratelli e la condivisione delle scelte.
In questa Eucaristia invochiamo lo Spirito di Cristo, affinché costruisca tra noi l’unità dei cuori e la convergenza delle menti; noi sappiamo infatti che è più facile dividere che unire, perciò abbiamo bisogno dell’azione trasformante dello Spirito. Egli è Spirito di unità, che non significa uniformità, ma ricondurre tutto ad armonia. L’armonia la fa lo Spirito Santo, anzi lo Spirito Santo, come dice un padre della Chiesa, “ipsa armonia est” . L’unità nella diversità è un dono gratuito da accogliere e un compito arduo da realizzare.
Nella Congregazione abbiamo il dono e il compito di custodire e far crescere l’unità carismatica, guardando tutti al nostro caro Padre e Fondatore Don Bosco, riconoscendo la guida del suo successore, garantendo una formazione “unitaria nei contenuti essenziali e diversificata nelle espressioni concrete” (Cost. 100). Nello stesso tempo dobbiamo impegnarci a valorizzare le differenze; oggi, con l’elezione dei Consiglieri di settore, avremo la possibilità di dare il nostro apporto come Capitolo alla costruzione di un Consiglio generale che esprima la ricchezza delle diversità della nostra Congregazione, una Congregazione che diventa sempre più interculturale e transculturale.
Poniamo ora attenzione a ciò che le Sacre Scitture della liturgia odierna ci offre per la nostra meditazione
1. “Ascoltate oggi la sua voce”
Il profeta Geremia, nella prima lettura, ripetutamente indirizza al popolo l’invito che Dio stesso gli rivolge: “Ascoltate la mia voce!”. Ma il popolo né ascoltò né prestò orecchio; invece di volgere la faccia verso Dio, gli volse le spalle. Allora Dio, per mezzo del profeta conclude amaramente: “Questo è il popolo che non ascolta la voce del Signore suo Dio”.
Anche noi possiamo correre il rischio di essere sordi alla parola di Dio. Allora il nostro cuore si indurisce e diventa ostinato. Dio ci parla attraverso le situazioni, la vita, le attese e i desideri dei giovani, i confratelli, le gioie e i dolori. Dobbiamo percio assumere l’attitudine all’ascolto. L’esercizio dell’ascolto orante della Sacra Scrittura ci aiuta a scoprire come Dio ci parla anche attraverso gli avvenimenti e le persone che ci pone accanto. In questi giorni ci ha parlato con l’elezione del Rettor Maggiore e del suo Vicario; oggi ci parlerà anche attraverso l’elezione dei Consiglieri di settore.
Nella Congregazione abbiamo l’opportunità di far crescere l’unità tra i fratelli nelle comunità, ascoltando, meditando e condividendo insieme la Sacra Scrittura.Questo ci stimolerà ad avere una comunicazione profonda tra di noi. Senza un’ascolto comune, non potremo essere profeti nella vita e nella storia; neppure saremo capaci di percepire le domande e i bisogni degli altri. L’ascolto comune della Parola di Dio ci aiuta a uscire da noi stessi, a superare l’autoreferenzialità, ad ascoltare bisogni e necessità degli altri, specialmente dei giovani..
2. “Ogni regno diviso in se stesso va in rovina”.
Nel vangelo vediamo Gesù farsi attento ai bisogni di un povero malato. Egli restituisce la capacità di parlare a un indemoniato, che il demonio ha reso muto. Questo è un segno luminoso e provocatorio della potenza di Dio che salva in Gesù. E’ questa la parola di Dio che attende di essere ascoltata e accolta; ma gli avversari di Gesù rifiutano di vedere e ascoltare, anzi propongono una lettura alternativa del fatto: Gesù ha un demonio e riesce a guarire gli indemoniati, perché agisce in nome di Belezebul, il capo dei demoni.
Essi sono ciechi: se vedono, non riescono a vedere i segni della presenza di Dio. Essi sono muti: se parlano, dicono solo cose insensate. Gesù manifesta l’orgine in loro di questa incapacità di vedere i segni della presenza di Dio e di ascoltare la Sua parola. Il diavolo, appunto colui che crea divisione, rende ciechi e muti.
Nei gesti potenti di Gesù irrompe il regno di Dio, che pone fine a quello di satana, l’avversario, lo spirito di divisione. Gesù si rivela come “il più forte”, che elimina il guardinao che tiene schiavo l’uomo. Gesù vince lo spirito di divisione e smaschera la divisone e il conflitto come causa della rovina: “Un regno diviso in se stesso va in rovina”.
Il conflitto e la divisione possono essere un rischio, di cui essere avveduti. Occorre esserne consapevoli per affrontarli e superarli. “In questo modo si rende possibile sviluppare una comunione nelle differenze, che può essere favorita solo da quelle nobili persone che hanno il coraggio di andare oltre la superficie conflittuale e considerano gli altri nella loro dignità più profonda … L’unità è superiore al conflitto” .
Chiediamo ora a Dio di trasformare il nostro "cuore", ossia l’interiorità e la profondità di noi stessi perché abbiamo occhi per vedere e orecchi per ascoltare non ciò che lo spirito di divisione ci propone, ma ciò che lo Spirito di unità ci suggerisce. Ascoltiamo oggi la sua voce e vedremo i segni della potenza di Dio. Amen