Studio sullo stato della Congregazione
Domande al Rettor Maggiore
ANIMAZIONE E GOVERNO
1. L’auspicio contenuto a pag. 351 sulla consegna al successore di una Congregazione con maggiore vitalità apostolica e carismatica non contiene forse una valutazione troppo ottimistica, viste le statistiche presentate? (Commissione giuridica)
Rettor Maggiore: è proprio guardando le statistiche che sono ottimista, visto il trend delle altre congregazioni e la lettera positiva giunta dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Inoltre, non ci sono segni di divisione, e se è vero che c’è un calo vocazionale in una parte geografica della Congregazione, c’è una fioritura in altre. Individuo sì aspetti problematici, ma anche segni di speranza.
2. Che valutazione lei dà della attuazione di quanto richiesto dal CG 26 su una maggiore interazione tra i tre Dicasteri finalizzati alla missione salesiana? Che cosa, secondo lei, non ha funzionato? (Commissione giuridica).
Rettor Maggiore: Resto molto più soddisfatto del sessennio precedente. I tre settori si sono radunati ogni semestre, sono riusciti a presentarsi insieme. Restano alcune cose da fare sul coordinamento.
Don Fabio Attard: abbiamo cercato di fare i cammini possibili nei parametri che avevamo. Una difficoltà nella valutazione finale era che all’inizio del sessennio non abbiamo fatto una programmazione insieme. Abbiamo svolto un incontro con le otto regioni, ognuno ha cercato di prendere sul serio quelle riflessioni. In due regioni siamo riusciti a presentarci insieme negli incontri con gli ispettori. Una meta che ci siamo proposti per il prossimo sessennio è che i tre consiglieri facciano una programmazione insieme per sfruttare al meglio gli interventi di animazione che sostengono le scelte di governo. E’ chiaro che potevamo fare di più.
Don Filiberto Gonzales: ogni sei mesi ci siamo incontrati per condividere il cammino comune. Ogni dicastero ha le sue metodologie, abbiamo esortato a lavorare insieme per piccoli progetti, abbiamo fatto una verifica a metà dell’anno e una alla fine. In alcune ispettorie si sono messi a lavorare insieme nei tre settori e questo è risultato vincente. Mi sento soddisfatto di quanto fatto insieme, siamo stati mancanti all’inizio nella programmazione comune.
Don Václav Klement: i tre dicasteri hanno bisogno l’uno dell’altro. In alcuni incontri siamo stati insieme e questo crea mentalità comune (sopratutto la formazione dei delegati).
3. Quando si parla di “conversione pastorale” cosa intende il Rettor Maggiore? (Commissione 4).
Rettor Maggiore: Questo termine è stato coniato dalla Va Conferenza Episcopale Latinoamericana ad Aparecida (maggio 2007) per descrivere un nuovo approccio pastorale alla realtà, in cui prevale la missionarietà sulla gestione amministrativa delle opere e strutture. Papa Francesco lo ha assunto nel suo magistero in forma ufficiale nella Evangelii Gaudium.
4. Quale gesto coraggioso la Congregazione dovrebbe fare in questo particolare momento storico? (Commissione 3).
Rettor Maggiore: La radicalità evangelica coinvolge innanzi tutto la persona, se vogliamo cambiare la chiesa cominciamo da noi (Madre Teresa). Ritornare alla centralità della Parola di Cristo. Ai religiosi Papa Francesco ha detto: “dovete essere il Vangelo vivente”, con una vita più austera povera e semplice, lavorando con i giovani più poveri. In tutte le opere si dovrebbe avere un criterio ermeneutico: la povertà come chiave di lettura per la proposta educativo pastorale e anche per il profilo di uscita dei giovani. Questo è dunque valido anche per le opere che non si occupano dei poveri. L’UCA (Università del Salvador) ha avuto sei martiri, se vi chiedete qual era il profilo di uscita dei loro studenti lo troverete nell’impegno loro per la giustizia e per la trasformazione sociale. Le opere non servono solo al mantenimento dello status quo, hanno bisogno di un gesto coraggioso quello di essere più qualificate nel lavoro con i poveri e per i poveri.
FORMAZIONE
5. Cosa pensa del fatto che la formazione iniziale e permanente non stiano dando i frutti auspicati? Quali sono, secondo lei, le cause e i rimedi? (Commissione giuridica)
6. La formación de los jóvenes SDB es decisiva para el futuro de la Congregación como la educación lo es para el futuro de la humanidad. No cabe duda de que sigue constituyendo un desafío de primera magnitud. Cuando se buscan las causas de las dificultades que hoy tenemos en el campo de la formación se tiende a buscarlas en la estructura psicológica del joven de hoy o en el ámbito cultural, sociológico, eclesial, etc… Sin embargo, ¿no cree Ud. que hay causas internas al modo como tenemos estructurada la formación inicial hoy en Congregación? ¿No cree Ud. que hay en él ‘algo’ que no es adecuado para formar educadores pastores de los jóvenes? ¿No es una formación demasiado intelectualista que no lleva a hacer una verdadera y entusiasta experiencia de Cristo, que no logra crear un ambiente fraterno maduro, que no construye el pastor salesiano con ‘olor a oveja’? ¿No cree Ud. que hay una ‘emergencia formativa’ desde el momento que los procesos formativos que la Congregación ha establecido no parecen alcanzar los objetivos vocacionales fijados? (DAL BEN Santo)
Don Francesco Cereda: Rispondo insieme alle due domande 5 e 6. Differenzierei le risposte; infatti non tutte le zone geografiche sono uguali. Non ritengo che sempre e dappertutto non si stia dando i frutti auspicati. Ciascuno di voi può vedere dove i frutti vengono raggiunti e dove no.
Nella formazione permanente come congregazione abbiamo un grosso deficit. In particolare la comunità salesiana non è in grado di raggiungere questo obiettivo per la mancanza di direttori capaci di animare, accompagnare e di essere guide spirituali. La scarsa consistenza quantitativa e qualitativa non permette di mettere in atto processi di formazione permanente. Nei confratelli manca una mentalità di autoformazione. Abbiamo avviato il primo processo di formazione permanente per il quinquennio e per la qualificazione dei confratelli; questo secondo aspetto è scarsamente realizzato perché spinti dalle urgenze.
Nella formazione iniziale abbiamo cominciato con processi strutturali. Nel primo sessennio c’era un grande numero di comunità formatrici, con pochi formandi e formatori; si è cercato di mettere insieme più ispettorie e di rafforzare le equipe. La formazione carismatica sulla salesianità era scarsa e si è provato a metterla in atto. L’obiettivo che ci si è dato era quello di creare comunità formatrici consistenti e adeguate. Nel secondo sessennio abbiamo puntato sulla formazione dei formatori, ma non sono ancora preparati per la personalizzazione del cammino. Abbiamo il modello dell’adeguamento alla vita della comunità, ma sono messi poco in atto i processi d’interiorizzazione e personalizzazione. Senza accompagnamento spirituale manca un elemento centrale; non abbiamo realizzato la formazione dei formatori su questo ambito. Le comunità hanno progetti formativi, ma mancano itinerari formativi che vanno sviluppati. Il panorama è variegato, dipende dalle Ispettorie. Siamo in cammino con tanta strada da fare.
7. A riguardo dello studio sulla fragilità vocazionale nella formazione, che altre linee si prevede di adottare? (Commissione 4).
Don Francesco Cereda: il tema è stato affrontato con esperti a partire dal 2003. In questo sessennio ci sono stati sviluppi. Si è considerato: a) la fragilità psicologica che fa riferimento agli aspetti emozionali, a esperienze passate, al background familiari, alle difficoltà relazionali; se tali aspetti non vengono superati, devono essere ritenuti elementi di impossibilità per la prosecuzione del cammino; per il loro superamento è necessario garantire l’aiuto della psicologia soprattutto nell’aspirantato e nelle prime fasi formative; b) la fragilità formativa che dipende dai formatori, quando le equipe sono inconsistenti e non preparate e quando non ci sono cammini idonei; c) fragilità vocazionale legata tante volte a delle motivazioni deboli che se non verranno rafforzate impediranno ai candidati il prosieguo del cammino; la risorsa migliore in questo caso è il discernimento lungo il percorso e l’accompagnamento personale in varie forme.
8. La sfida della formazione: come qualificare i formatori? Come fare che i processi formativi siano veramente trasformativi? (Commissione 4).
Don Francesco Cereda: Abbiamo iniziato a costituire equipe stabili, non abbiamo iniziato un serio cammino formativo per formatori; all’interno delle Regione si svolge la formazione permanete dei formatori, ma non quella di base. All’UPS per la formazione formatori ci due curricoli di licenza per la formazione dei formatori, in cui si coniugano insieme la metodologia pedagogica, la psicologia, la spiritualità, la morale; siamo tuttavia carenti nella formazione di guide spirituali.
9. Come la formazione pensa di rispondere alla sfida della pluriculturalità? (Commissione 3).
Don Francesco Cereda: La Congregazione fin dai tempi di don Rua è diventata progressivamente mondiale; essa è diventata pluriculturale La globalizzazione specialmente nella comunicazione e l’attenzione al problema migratorio richiede comunità internazionali e quindi una formazione interculturale e non solo inculturata. Lo stesso è richiesto dalla spinta missionaria della Congregazione, in particolare dal Progetto Europa. Le comunità formatrici interispettoriali e mondiali (Gerini, Gerusalemme, UPS) aiutano a vivere l’esperienza interculturale. Anche per i salesiani coadiutori c’è un’esperienza mondiale di formazione specifica a Torino Valdocco.
10. Davanti a tanti che lasciano la Congregazione per andare in diocesi, come chiarire nel processo formativo l’identità del salesiano prete? (Commissione 3)
SALESIANO COADIUTORE
11. In this Chapter there is 1 Brother Ex-Officio, 6 Brothers Elected and 4 Brothers who are invited. The 7 brothers who have voting rights make up about 3% of the total Chapter members. In the congregation about 12% of members are Brothers. Is not this representation of 3% very low? There should have been about 25 Brothers in this Chapter. During a Pre-Chapter meeting in India, I was asked how I felt being invited to the Chapter. I accepted to come very unwillingly. I came to know that other Brothers have refused to accept the invitation. We are not happy to have a special concession to be invited to the Chapter. We may be few in a Province to be elected by the province. This chapter could make some provision to have Brothers invited according to the number of Brothers from different regions. We are about 160 Brothers in Asia Sud. During the Brother’s Congress, about 3 Brothers could have been elected by the brothers to the Chapter. Please give a serious thought to this view. I was talked about during the Pre-Chapter meeting in India and during the Brothers Congress in India. I had asked Our Regional Superior Rev.Fr. Maria. A.K. to present this matter to the Superior Council. Thanking you (Bro.Cyriac Kurias)
Rettor Maggiore: più che una domanda è una richiesta. Essa parte dell’analisi della non rappresentatività numerica dei Coadiutori, il che ha provocato difatti un certo disagio tra i confratelli Coadiutori. La proposta è quella di avere in Capitolo Generale una rappresentanza di coadiutori a secondo il numero dei confratelli delle ispettorie. Tuttavia devo dire che il problema del calo delle vocazioni dei fratelli nelle Congregazioni è una grossa sfida. I Fratelli delle Scuole Cristiane hanno perso il 75% dei religiosi. Nell’incontro con Papa Francesco, interrogato sul tema, ci diceva che non aveva risposte, anche nella sua esperienza nella Compagnia di Gesù. E’ un tema da riflettere con attenzione e cercare di trovare soluzioni perché non è che Dio non vuole che ci siano Coadiutori. E’ vero che molti che non si sentono chiamati ad essere preti, trovano nei nuovi movimenti un modo per impegnarsi nella Chiesa. Il Papa ha dato alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica il compito di riprendere il mano il documento che era stato preparato sui fratelli laici. Più specificamente, nel caso nostro, quello che manca è una presentazione chiara dell’identità del salesiano che si esprime o clericalmente o laicalmente. Dobbiamo fare molto di più per recuperare la vocazione del salesiano coadiutore.
12. Cosa si può fare per sensibilizzare e recuperare il valore della vocazione del salesiano coadiutore? (Commissione 3)
COMUNITÀ – FRATERNITÀ
13. I dati regolamentari dicono che ci devono essere comunità composte di 6 confratelli, i dati statistici affermano che è il contrario per il 53% delle comunità? Cosa significa consistenza quantitativa e qualitativa? (Commissione giuridica).
Rettor Maggiore: nella lettera di Convocazione del CG25 don Vecchi scrisse sul tema, preoccupato di garantire la visibilità di un carisma e non solo la gestione di un’opera. Difatti, lui faceva differenza fra presenza e opera. Non dimentichiamo che don Bosco esprimeva l’identità della comunità salesiana come un vivere in unum locum, in unun spiritum, in unum agendi finem. Questo fa vedere che non è indifferente la consistenza quantitativa delle comunità. Una cosa è cominciare una comunità con tre confratelli in vista di assicurare al meno 6, e un’altra cosa è cominciare e continuare con 3. Capita che, trai modelli di comunità, c’è l’accorpamento delle comunità: ma dove accade che se è vero che si risparmia il numero di direttori, non risolve il problema se l’altra comunità si trova a 500 Km! Non facciamo delle mere formalità. Io mi domando fino a quando continueremo a sacrificare confratelli in ara della gestione delle opere? Aggiungo che non è sufficiente la quantità, possono esserci comunità quantitativamente a posto, ma senza comunione di vita (condivisione profonda). Siamo davanti a dati statistici da convertire, dobbiamo cercare di recuperare questo valore della vita comunitaria.
14. Possibile costituire una comunità canonica nelle aree di frontiera che sia allo stesso tempo internazionale e interispettoriale? (Commissione 3).
Rettor Maggiore: certamente si dovrebbe favorire lì dove è possibile. Quando ero ispettore in Messico avevo chiesto di creare un’unica comunità tra Laredo Texas e Nuevo Laredo, Mexico. C’è una grande intercomunicazione della popolazione in questi contesti. Tuttavia, la comunità deve essere ascritta giuridicamente a una ispettoria, quella dove è collocata geograficamente. E’ chiaro che ci dovrebbe essere un curatorium per tali presenze come accade per le case interispettoriale di formazione.
DISCIPLINA RELIGIOSA
15. Vorremmo dal Vicario dei dati più precisi sulle situazioni di mancanza di disciplina religiosa. Quali le cause profonde? E’ stato fatto uno studio? (Commissione giuridica).
16. Come procedere canonicamente e civilmente quando un confratelo è implicato in una non corretta amministrazione dei beni? (Commissione 4).
17. Come la direzione centrale può far sentire una presenza vicina, solidale ed efficace nei casi di disciplina religiosa e di pedofilia? (Commissione 3).
Rettor Maggiore: i casi di pedofilia vanno risolti localmente e non rinviare la soluzione alla Casa Generalizia. Questo favorirebbe la tendenza di coloro che portano avanti le accuse di copertura e di nascondimento dei colpevoli. Tutti i casi vanno affrontati e risolti a livello ispettoriale. Abbiamo un protocollo del 2002, rivisto nel 2004 e aggiornato nel 2010, dove vengono chiaramente definiti i passi da compiere, oltre l’aggiornamento aggiuntivo della Santa Sede sul tema. Dopo aver istruito la pratica secondo la procedura indicata, occorre inviare la documentazione alla Congregazione per la Dottrina della Fede. La casa Generalizia fa da ponte fra l’Ispettoria e la Santa Sede. A noi spetta di essere vigili e cercare di adempiere con diligenza il nostro protocollo.
ABBANDONI
18. E’ stata fatta una riflessione sugli abbandoni della Congregazione da parte di professi perpetui, per trarre insegnamento per il futuro? Qual è il suo pensiero sul fenomeno degli abbandoni della Congregazione, sulle cause di esso? Quali misure la Congregazione intende mettere in atto per prevenire tali situazioni ed aiutare i confratelli? (Commissione giuridica)
19. Le statistiche parlano dell'abbandono e dicono che ci sono anche tanti che chiedono per secolarizzazione. Se questo è vero quali sono le ragioni per questo trend dopo che hanno tanti anni di formazione a vivere in communita' religiosa? Dalla Sua conoscenza in tutto il mondo, C'è qualcosa nel nostro modo di vivere in communita' che non va? (PUYKUNNEL Shaji)
Don Francesco Cereda: Non è stato fatto uno studio sugli abbandoni dopo la professione perpetua. Si ha una conoscenza empirica per mezzo delle pratiche che giungono nel Consiglio generale, in cui si rilevano quegli elementi e motivazioni che portano a lasciare la Congregazione. Tale argomento meriterebbe uno studio ulteriore. Non tutti gli abbandoni sono stati negativi: il processo che ha portato alla dimissione di confratelli o alla riduzione allo stato laicale ha risolto situazioni irregolari che si trascinavano da molti anni. Sono stati un positivo processo di purificazione. Il passaggio alla diocesi si assesta attorno ai 20/25 presbiteri all’anno. Per molti non c’era vocazione alla vita consacrata ma al sacerdozio; altre volte un contrasto con il superiore genera tale scelta; altri casi sono dovuti ad una scarsa attenzione al discernimento vocazionale sulle relazioni comunitarie. In alcuni casi c’è stata scarsa attenzione nell’accompagnamento, nella formazione permanente dove manca nella maggior parte dei casi l’accompagnamento spirituale.
20. Guardando il passato, quali lezioni tirare della perdita di tanti confratelli? (Commissione 2)
PASTORALE GIOVANILE
21. Aun reconociendo que se hacen tantas cosas positivas en las escuelas, me parece que los alumnos egresan, mayoritariamente, con una mentalidad consumista, individualista, buscan éxito y apariencia, sin opciones personales de compromiso social y sin un verdadero sentido de pertenencia eclesial. Si pensamos que una parte de los que ocupan puestos de importancia dentro de la sociedad (al menos en algunas partes del mundo) son exalumnos de escuelas religiosas, se nos presenta una sensación de que hay aún ‘mucho por hacer’ en la educación católica. ¿Qué es lo que falta a la pastoral juvenil para que logre transformar la mente y el corazón de nuestros alumnos y luego sean discípulos misioneros en la sociedad, en la política, en la economía, etc…? (DAL BEN Santo)
Don Fabio Attard: gli ex allievi che escono con mentalità consumista, cosa manca per trasformare la mente degli alunni? Tre punti: a) la nostra missione parte dalla consapevolezza che è il Signore che ci chiama e ci manda e la viviamo a livello comunitario (la nostra identità); b) la conoscenza del carisma: non una società che passa il sapere come contenuti, ma modelli di valore. Fino a che punto amiamo don Bosco per poter rispondere alle sfide che il mondo ci pone? Non solo conoscenza, ma percorsi di sapienza. Il Sistema Preventivo come paradigma esistenziale; c) una CEP.
22. L’aggiornato Manuale di Pastorale Giovanile: Secondo quanto si trova nella relazione del Rettor Maggiore, e come ci è stato comunicato in Assemblea, l’aggiornamento del Manuale di Pastorale Giovanile è stato compiuto. E’ previsto un tempo sereno nel ordine del giorno per la presentazione e studio del medesimo in Assemblea? Se non vado errando, un tale momento non appare nel calendario generale. Se non è stato previsto, lo possiamo aggiungere? (Commissione 2)
Don Fabio Attard: abbiamo scelto di stampare in Spagna le versioni in italiano, inglese, spagnolo, francese, portoghese e polacco. Sono state stampate altre edizioni anche in Brasile, portoghese, e in India, inglese. Abbiamo preparato un power point per la presentazione. Nella presentazione che verrà fatta nei prossimi giorni daremo informazioni ulteriori sui processi che sono stati pensati per la trasmissione.
23. Che importanza va attribuita al Quadro di riferimento generale della PG che ci verrà consegnato e come dev'essere assunto perché sia efficace? (Commissione 3)
Don Fabio Attard: il quadro di riferimento è la terza edizione in continuità con le precedenti. Non inventa dal nulla, ma cerca di adeguare le riflessioni della Pastorale Giovanile degli ultimi 40 anni (dal CG20 in poi). Abbiamo una riflessione ampia e profonda nella nostra letteratura e rischiamo di non valorizzare le ricchezze che abbiamo. Il quadro di riferimento aggiornato recupera il lavoro fatto da don Domenech il quale aveva già assunto le riflessioni precedenti. E’ compito di ciascuno Ispettore con il suo consiglio conoscere la ricchezza del materiale prodotto. Se il quadro non verrà assunto si perderà un’occasione unica di recuperare la ricchezza di riflessione e prassi sviluppati negli ultimi anni. Si dovrebbe mettere in atto dei processi sistematici di assunzione del quadro di riferimento, attraverso l’accompagnamento alle comunità locali.
SALESIANI - LAICI
24. A partire dalla sua conoscenza della Congregazione, che bilancio fa lei del rapporto tra Salesiani e laici oggi e che prospettive vede? (Commissione giuridica)
Rettor Maggiore: senza i laici la vita consacrata non ha futuro. Non si tratta di una concessione, ma della loro vocazione e missione. Quando don Viganò ha convocato il CG24 ha dato un’apertura massima: SDB e Laici condividendo spirito e missione. Non sono dunque solo dei collaboratori ma corresponsabili. E questo non perché siamo pochi. Non capire questo è vivere prima del Concilio Vaticano II. Vedo che il CG24 ha ancora molta strada da fare. Molte ispettorie si sono mosse, altre no. Ovviamente l’inserimento dei laici presuppone la loro formazione, attraverso il Progetto Laici che le Ispettorie dovevano elaborare. Dovrebbe essere un progetto formativo che assicuri la loro formazione professionale, umana, carismatica, ciò manterrà vive le nostre presenze. Purtroppo non pochi confratelli vedono e sentono la presenza dei Laici come una minaccia, essendo che i laici ci obbligano a fare ciò che è tipico nostro: non l’amministrazione e gestione, ma la presenza educativo pastorale.
25. Si chiede l’integrazione nelle statistiche sia dei laici legati a noi da contratto di lavoro, sia dei laici a qualsiasi titolo volontari (Commissione giuridica).
Rettor Maggiore: già nella presentazione delle statistiche c’è stato l’auspicio di aggiornarle ogni anno, questo ci permetterà di conoscere anche il nostro budget annuale, che è molto alto proprio per il grandissimo numero di laici impiegati nelle nostre opere. Quanto si chiede va accolto e si farà.
26. Dove il direttore della comunità non è allo stesso direttore dell'opera, qual è il rapporto tra opera e comunità? (Commissione 3)
Rettor Maggiore: il CG26 per rassicurare la presenza maggiore dei salesiani in mezzi ai giovani, aveva parlato del bisogno di trovare diversi modelli di gestione delle opere. Dipende quindi dalla tipologia di opera: ci sono opere gestite totalmente dai salesiani, altre opere affidate ai laici ma inserite nel POI, altre opere affidate ai Laici e seguite carismaticamente, ma non con responsabilità diretta degli SDB. Cosa fare quando il direttore dell’opera non coincide con il direttore della comunità? Nel quadro di Pastorale Giovanile sono indicati alcuni elementi e si raccolgono le prassi in atto. E’ necessario chiarificare l’autonomia da una parte e il rapporto con il direttore SDB dall’altra.
ECONOMIA - GESTIONE
27. Guardando il passato, quali lezioni tirare della non corretta amministrazione dei beni della Congregazione? (Commissione 2)
Jean Paul Muller: abbiamo fatto diversi appelli al fine di chiarire che le Ispettorie e le opere dovrebbero evitare di indebitarsi e di gravare sulle spalle dei giovani confratelli, con un peso eccessivo. Dobbiamo ancora imparare molto dal passato e soffrire, sentendo maggiormente le conseguenze, per essere più motivati ad avere un’amministrazione corretta e trasparente. E’ inaccettabile che alcuni economi nascondino il patrimonio ai propri ispettori. Dobbiamo concentrarci sull’essenziale della nostra missione rispettando le nostre forze e capacità (confratelli – impiegati – risorse finanziarie). Abbiamo cercato di realizzare una formazione per i nuovi economi, al fine di diffondere la conoscenza delle nostre regole (Il libro rosso sull’amministrazione ed altri). Un progetto per il futuro è di avere per ciascuna ispettoria degli audit ed analisi svolti da esperti esterni. Riceviamo spesso delle richieste dalle quali mancano i documenti necessari per il corretto e completo svolgimento delle pratiche. Sarebbe utile per tutti noi: a) comunicare molto di più in merito ai nostri problemi e alle nostre preoccupazioni ed anche parlare delle buone prassi, affinché il prossimo possa prendere esempio; b) che il nostro comportamento e le nostre decisioni siano più trasparenti.
28. Cosa si può fare per formare confratelli competenti nella gestione economica che sappiano coniugare vita religiosa e professionalità? (Commissione 3)
Rettor Maggiore: la Ratio ha un principio valido che afferma “la finalità della formazione è apostolica”. Qualsiasi tipo di qualifica dei confratelli deve avere come mira la missione, senza questo c’è solo compiacimento personale. Potrò avere professionisti qualificati, ma non formo il SDB per l’incarico che gli verrà affidato. Non c’è una ricetta magica, ma si deve fare riferimento al profilo di salesiano che voglio formare.
29. Cosa vorrebbe che fossero i nuovi modelli di gestione delle opere affinché garantiscano la centralità della Missione, spiritualità e Comunità? (Commissione 3)
RIDIMENSIONAMENTO - RISIGNIFICAZIONE
30. In riferimento a quanto lei afferma a pag 347 della Relazione su “risignificazione, ridimensionamento, ricollocazione”, cosa, secondo lei, deve “morire” per far nascere il nuovo e cosa è per lei il “nuovo” atteso. (Commissione giuridica)
Rettor Maggiore: Qui si parla di risignificazione, ridimensionamento (già dai tempi di don Ricceri si usa questa parola per esprimere il bisogno di equilibrare il numero di presenze al numero di confratelli e non rendere troppo complesse le opere); dopo si è iniziato a parlare di significatività e don Vecchi ha individuato alcuni criteri per assicurare che un’opera sia significativa dal punto di vista pastorale, vocazionale e spirituale. Ricollocazione significa invece renderci presenti con un tipo di opere con cui siamo più rilevanti socialmente ed ecclesialmente e più fecondi vocazionalmente. Quando si parla di lasciare morire per dare spazio allo nuovo, non è qualcosa che riguarda il futuro. E’ già da tempo che lo stiamo già facendo a livello di ispettorie: basta vedere quante ispettorie si stanno unificando. Le strutture sono relative. Tutto ciò però non è un atto amministrativo ma pastorale. Al loro interno le ispettorie stanno lasciando alcune opere, accorpando comunità, consegnando opere ai laici. Uno dei temi sul quale il Capitolo dovrà decidere riguarda la composizione del governo centrale (Vicario, consiglieri per la missione, economia). Non bisogna afferrarsi a strutture per il semplice fatto che sono sempre state così. Occorre però essere più consapevoli e decisi, soprattutto quando i confratelli sono i primi ad opporsi.
31. Guardando il futuro: quali sarebbero le scelte coraggiose da fare nelle Ispettorie per una vera e propria “risignificazione, ridimensionamento et ricollocazione” delle nostre presenze salesiane ? (Commissione 2)
32. Quali criteri, secondo lei, occorre tenere presenti per decidere su dove rimanere e da dove andare via, in riferimento al personale disponibile? (Commissione giuridica)
Rettor Maggiore: già il CG23 e il CG24 avevano dato dei criteri di significatività. Alcuni elementi: a) non è una prassi amministrativa ma una scelta pastorale (un’accurata scelta di presenza); b) quali opere non si possono mantenere per finalità, esigenze del personale, peso di gestione e non rispondono ai criteri alla vita consacrata?; c) dobbiamo gettare le reti dove è più evidente la crescita (don Vecchi) e c’è una rilevanza maggiore dal punto di vista pastorale e vocazionale; d) non devo distribuire il personale in base alle opere, ma rafforzare alcune e indebolirne altre, in quanto non tutte le presenze hanno lo stesso valore. Quindi invece di disperdere le forze (criterio di mantenimento), devo orientare; e) quali destinatari voglio privilegiare? f) Quali sono le forme di gestione da valorizzare per questi tipi di presenza?
LE ASPETTATIVE PER QUESTO CAPITOLO
33. Nel CG 27 tornano temi e priorità già presenti nei Capitoli generali precedenti: mistici nello Spirito rimanda al primato di Dio (CG 25), profeti di fraternità rimanda alla profezia della fraternità (CG 25), servi dei giovani rimanda al “Da mihi animas” (CG 26): che cosa secondo lei ci ha impedito di attuare e vivere questo progetto? E qual è lo specifico e il diverso di questo Capitolo? (Commissione giuridica)
Rettor Maggiore: Innanzitutto ribadisco ciò che ho già detto: Ogni capitolo avvia processi di trasformazione di mentalità ed azione che non si scaturiscono in un sessennio, da un capitolo all’altro, ma restano in atto perché richiedono del tempo. Anche se sembra che parlando del profilo del salesiano oggi non facciamo altro che ripetere quanto hanno detto prima altri capitoli non è così, perché c’è una nota storica che li qualifica. Ad esempio, mistico dello spirito non è solo primato di Dio, la fraternità non è solo il CG25, ma in questo momento storico, dove l’individualismo dilaga la fraternità ci rende profeti. In particolare, il titolo del nostro capitolo “testimoni della radicalità evangelica” richiede che ci sia un radicale fecondo ritorno a Cristo e al Vangelo. Gli obiettivi: aiutare ogni confratello a fare delle scelte radicali di vita evangelica e vivere il progetto apostolico tracciato nelle Costituzioni Salesiane e adatto all’oggi.
34. I would like point two to be discussed by the whole group with some input by the Rector Major since it is one of the basic issues concerning the Mystics in the spirit. The point two could be taken up in Varia for further elaboration since it does not fit into our chapter scheme (SWAMIKANNU Stanislaus)
35. Non è riduttivo che un CG si concentri su un solo tema? Va redatto un documento tematico o un progetto sessennale? (Commissione 3)
Rettor Maggiore: più che un tema unico si tratta di un approccio specifico all’insieme della vita e della missione della Congregazione. La vita della Congregazione viene vista nella molteplicità delle dimensioni e dei contesti. C’è una visione d’insieme da un punto di vista particolare, in questo caso, la radicalità evangelica. Dunque, non va affrontato un solo tema perché un Capitolo non è un congresso o un simposio, ma ciò che è in gioco è l’identità, il dinamismo e la fecondità della Congregazione. Si devono fare alcune scelte, quelle che riteniamo più importanti e capaci di sprigionare dinamismi di cambio, senza pretendere risolvere tutte le sfide che oggi abbiamo. Un buon governo dice verso dove una Congregazione vuole camminare e, di conseguenza, verso dove incanalare le energie.
PROGETTO EUROPA
36. Sulla terza parte del Progetto Europa circa l’invio e l’accoglienza dei missionari, quali problemi sono emersi e quali resistenze si sono manifestate nelle comunità e quali difficoltà hanno espresso i missionari stessi? (Commissione giuridica)
Rettor Maggiore: il progetto Europa si sviluppa attorno a tre aspetti.
a) La rivitalizzazione della vocazione salesiana dei confratelli (rivitalizzazione endogena), che ha come primo obiettivo recuperare la convinzione della bellezza e della validità della vita salesiana. Senza questo primo impegno personale e istituzionale è inutile l’invio dei missionari.
b) La necessaria ristrutturazione in quanto non si possono mantenere tutte le opere, ma occorre chiedersi quale tipo di opere e con quale tipo di servizio.
c) L’invio di missionari: è un progetto di congregazione e colgo l’occasione per ringraziare i confratelli e gli ispettori che hanno dato disponibilità e hanno fornito del personale. L’Europa è stata molto generosa in passato (nel progetto Africa sono partiti 600 missionari europei), in questo momento storico, ha invece bisogno di missionari.
Don Václav Klement: la documentazione abbondante si trova nella mia cartella personale per la consultazione. Abbiamo in Europa 90.000 missionari (di tutte le chiese cristiane), altre congregazioni religiose hanno iniziato prima di noi (Verbiti, SVD nel 1987), tra 6000 SDB Europei, 60 sono missionari non Europei. Sono 97 i missionari inviati per il progetto Europa(2002-2013), la maggior parte vengono dall’Asia, qualcuno dall’Africa e solo due all'America. Nelle visite si è costatato: a) l’invio riesce meglio per i confratelli più giovani; b) il profilo del missionario è l’apertura all’intercultura, lavoro con i laici, apertura umile e paziente, conoscenza delle lingue. Abbiamo già gli itinerari di formazione per i primi due anni di presenza e per l'inserimento nelle nuove ispettorie. Il progetto Europa è un cammino da continuare, non sono sufficienti sei anni.
Rettor Maggiore: dovevo informare il Capitolo sulla riuscita del progetto, ringrazio le Ispettorie che hanno fornito il personale.
Don Filiberto Gonzalez: in ANS abbiamo fatto un programma a scaletta per fornire l'ínformazione riguardante la realtà giovanile dei diversi paesi dell'Europa e sull'incontri della Comissione per il Progetto Europa (PE). Nel sito SDB si sono messi tutti i documenti riguardanti il PE, quelli emanati dal Rettor Maggiore, della Commissione e dei Dicasteri. In ANS ci sono più di cento notizie e fotocronache sul PE. Nell'Incontro Internazionale dei Direttori del Bollettino Salesiano (BS) si é presso l'impegno di condividere articoli e fotografie per promuovere e far conoscere il PE nel Continente Europeo e in Congregazione. La prima copertina e articolo uscito sul progetto Europa è stata composta in Gran Bretagna. Riguardo le statistiche sulla Congregazione appena presentate ieri si riscontra un problema di mentalità: i salesiani usiamo nuove tecnologie e abbiamo smarthphone e computer, ma la mentalitá non é cambiata, continua ad essere “di carta”. Non si vede l'importanza istituzionale di comunicare e di avere statistiche aggiornate. E’ importante che i delegati di CS e i segretari ispettoriali imparino ad inserire i dati e a condividerli in modo aggiornato, sia a livello locale come Ispettoriale e mondiale. Ringrazio quelli che collaborano per questo servizio.
UNIVERSITÀ PONTIFICIA SALESIANA
37. En la relación hay un capítulo dedicado al UPS y en el aula se ha hablado sobre las dificultades económicas de la Universidad y para encontrar personal salesiano adecuado ¿Cuál es la perspectiva de futuro para el UPS? ¿Se baraja una sinergia con otras Universidades manteniendo lo más específico de la reflexión intelectual salesiana? (GARCÍA Manuel Fernando)
Rettor Maggiore: già da 5 anni i superiori generali che abbiamo Università Pontificie Romane hanno affermato che non si può procedere come finora si è fatto per il personale, l’economia, gli studenti. Ci siamo radunati gesuiti, benedettini, redentoristi, clarettiani e noi e abbiamo fatto un lavoro per dire che non possiamo mantenere tutte le facoltà. Dobbiamo invitare i Rettori delle Università a lavorare insieme. Abbiamo informato la Congregazione per l’Educazione Cattolica chiedendo un parere che è risultato favorevole.
Don Francesco Cereda: Il sabato pomeriggio 22 marzo faremo visita all’UPS. Circa la collaborazione con altre università pontificie romane è in atto un dialogo per giungere a un consorzio per le facoltà di Diritto Canonico (UPS, Gregoriana, Angelicum, Antonianum), con possibile unica sede, lezioni comuni, docenti condivisi e proposta di curricoli caratterizzanti l’identità carismatica. Non abbiamo pensato alla chiusura della facoltà perchè abbiamo bisogno di canonisti. Stiamo rividendo i percorsi e cercando di concentrarci sul nostro specifico: Scienze dell’educazione, pastorale giovanile, catechetica. Sul reperimento del personale durante l’ultimo sessennio sono stati inseriti molti docenti (23 e altri in arrivo); all’UPS c’è un grande ricambio generazionale. Quando abbiamo candidati conosciuti entriamo in relazione con l’Ispettore per vedere se ci sono impendimenti, poi si procede con la persona. Abbiamo inserimenti di giovani confratelli molto valido, c’è bisogno di meno personale salesiano, perchè le facoltà stanno vedendo quali cattedre possono essere affidati a laici o altri religiosi/e. L’Africa ha già messo a disposizione confratelli validi e preparati. Il Rettor Maggiore aveva tentato di restituire la facoltà di lettere classiche ma la Santa Sede ha chiesto questo servizio.
38. Qual dovrebbe essere oggi il ruolo dell’UPS nella Congregazione se esistono tante altre università in ogni regione? (Commissione 3)
Don Francesco Cereda: Non mi pare vedere università che fanno ricerca nella Pedagogia. L’UPS ha questo compito, studiare la pedagogia e collegare le forze di tutte le altre regioni. Il luogo dove preparare dei pastoralisti con la specificità salesiana è l’UPS. Un altro campo è quello della psicologia con un modello motivazionale: l’UPS è il luogo dove offrire questa specificità alla Chiesa. Catechetica, Spiritualità, Formazione dei formatori sono altri campi specifici per l’UPS. Dove ci sono altre università salesiane che si occupano di tali ambiti è bene entrare in rete attraverso il coordinamento dell’UPS. C’è una specificità nelle università romane che andrebbe approfondita. L’UPS con la sua esperienza internazionale, ecclesiale e salesiana ha anche il compito di preparare il personale direttivo della Congregazione.
39. Qualcuno mi ha chiesto: come mai nessuna domanda sull'UPS, che è pure parte della Relazione del Rettore? Aspettiamo l'incontro del 21 (come mi consigliava don Cereda tempo fa) o può Lei dire qualche parola in connessione con il tema/domande sulla formazione dei quadri dei salesiani (cfr. la sua risposta alla richiesta che io avevo fatto ai confratelli) e come io ho ripreso dal CG speciale 21=formare il personale salesiano) e a mio parere più largamente =formare il personale ecclesiale (ecclesiastico e laicale) e studiare, ricercare, scrivere sui/per/la evangelizzazione dei giovani e della condizione giovanile nel mondo globalizzato? (NANNI Carlo)
Rettor Maggiore: quando don Ricaldone ha iniziato con il Pontificio Ateneo Salesiano ha voluto formare i quadri. Dove vogliamo stare? La questione riguarda la formazione di coloro che sono i leaders.
40. Sezione 1.4. Coordinamento e collaborazione ai diversi livelli (p.28): Per quanto riguarda la modalità adoperata per individuare i confratelli per prestare servizio all’ UPS e alla Casa Generalizia, come possano tutte le ispettorie essere piu’ coinvolte e collaborative in essa? (Commissione 2)
GIUSTIZIA SOCIALE – DIRITTI UMANI
41. Come Lei afferma nella sua relazione a p. 316 per il dopo CG 26 si è dice che "manca un maggior impegno per la giustizia sociale". La scelta di solidarietà con i poveri, ha avuto un bel momento nel convegno sui Diritti umani e sistema preventivo (e continua oggi nei seminari IUS /Ups sull'educazione inclusiva). Ma è entrato nella mentalità religiosa-pastorale dei salesiani(come vuole anche la Evangelii Gaudium parte quarta: la dimensione sociale dell'evangelizzazione e discorso ai religiosi)? non ci sarebbe bisogno già nella formazione di base dei salesiani(e della famiglia salesiana) di una vera e propria educazione politica (cap. 2,3,4 della quarta parte di Evangelii Gaudium?). anche se del "padre nostro" don bosco ha fatto politica e ha motivato le sue scelte politiche e culturali. Che ne pensa? (NANNI Carlo)
Rettor Maggiore: se non entriamo in questa dinamica le nostre opere sociali non diventano opere che trasformano il mondo. Ciò ha a che vedere con l’empowerment e, senza questa attenzione, il nostro lavoro diventa un mantenimento dello status quo. Chi si pensa credente non può non trasformare il mondo. Il nostro impegno deve essere più deciso. Il congresso su “Sistema Preventivo e diritti umani” è stata un’occasione che ha scatenato una nuova mentalità: l’educazione dai diritti e ai diritti è diventata la prassi ordinaria. Mi piacerebbe che la nostra forma di presenza fosse più attenta a tale aspetto. L’Evangelii Gaudium nella IV parte indica un modello socioeconomico che non può andare avanti e ci invita ed impegna al cambiamento sociale.
Fabio Attard: nella relazione il RM ha accennato al passaggio da una scelta pastorale a un atteggiamento pastorale. Non è un settore quello dei diritti umani, ma è trasversale. Circa la formazione entrano delle scelte importanti (quali sono le prime esperienze pastorali che offriamo ai candidati, creano la mentalità di frontiera o di ghetto?). Su tale ambito c’è una forte riflessione in Spagna, in Italia, in India, in Germania, Belgio, in America e in altre parti del mondo.