CAPITOLO GENERALE 19
DELLA SOCIETA´ DI S.FRANCESCO DI SALES
1965 � ROMA
Anno XLVII Gennaio 1966 N. 244
ATTI DEL CONSIGLIO SUPERIORE
DELLA SOCIETA´ SALESIANA
ATTI DEL 19° CAPITOLO GENERALE
da 8 Aprile al 10 Giugno 1965
ROMA
Sommario generale
I. Presentazione: Introduzoine del Rettor Maggiore, 3.
II. PRIMA PARTE: Documenti Capitolari, 15.
III. SECONDA PARTE: Appendici, 291.
IV. Indice Generale: 365
PRESENTAZIONE DEL RETTOR MAGGIORE
Torino, 31 gennaio 1966
Carissimi confratelli,
ho la gioia di presentarvi gli Atti del Capitolo Generale XIX attesi
con viva impazienza da ogni parte della Congregazione.
Farei un torto alla vostra intelligenza se indugiassi a spiegarvi quanto
lavoro di stesura, di revisione e di correzione ha comportato la preparazione
definitiva di questi Atti. Sono sicuro di esprimere il comune sentimento
dicendo qui il pi� vivo grazie a tutti quanti, e non son pochi, han
lavorato in questi mesi per la preparazione e redazione degli Atti.
Il compito del Capitolo Generale, dei Superiori Maggiori e delle Commissioni
postcapitolari � giunto al termine. Adesso con la promulgazione da parte
del Rettor Maggiore, che segue - per quanto era di sua competenza -
l�approvazione della Congregazione dei Religiosi, gli Atti divengono
patrimonio di tutti e singoli i Salesiani, vita della nostra vita, cibo
per le quotidiane riflessioni e anzitutto impegno generoso e sincero
per la loro attuazione.
1. IL SALESIANO AL CENTRO DI TUTTO
Se volessi ricorrere a una similitudine per delineare in qualche modo
l�immagine del nostro Capitolo Generale, la prenderei, in spirito di
umilt�, dal Vangelo: e direi che esso fu ed � una casa costruita su
salda roccia.
Al centro di questa casa edificata e fatta nostra, mattone per mattone,
in un lungo e operoso travaglio di idee, vi � una figura umana dominante,
viva e palpitante, a cui tutti i Capitolari hanno guardato con ansia
fraterna, man mano che la casa sorgeva: il Salesiano.
Non vorrei che la variet� e la mole di documenti che avete sott�occhio
vi distornasse da questa visione centrale che � stata la preoccupazione
prima e costante di tutto il lungo Capitolo Generale; il Salesiano,
il Salesiano da formare e da fissare con coraggio nell�alveo di una
ricca e vigorosa tradizione in cui si innesta il nuovo, che serve appunto
a dar vita e rinnovato vigore al Salesiano del nuovo secolo. Abbiamo
lavorato, prima che per le opere, per voi, cari Confratelli, per ciascuno
di voi in particolare. Vi abbiamo avuti presenti tutti i giorni con
gioia e con tremore di fratelli, pensando prima alle vite preziose dei
fratelli e poi alle strutture e alle attivit� della nostra Famiglia.
Vorrei che di questo prendeste atto e vi sentiste confortati.
A questo mira tutta l�architettura dei documenti, a questo la variet�
delle iniziative o nuove o sentite in maniera nuova, come il ridimensionamento
delle opere, il riadeguamento dei vari uffici e consigli, l�istituzione
di un Vicario accanto all�Ispettore e al Direttore, la definizione della
figura del Direttore Spirituale, il Ritiro mensile con impostazione
pi� impegnata, gli Esercizi Spirituali impostati in modo da dare pi�
parte al lavoro personale, i corsi periodici di aggiornamento ascetico
per le varie categorie, i corsi di preparazione dei futuri elementi
dirigenti e formatori della Congregazione, la costituzione di Consulte,
la formulazione di Direttori per i vari cicli formativi, la normazione
nuova del tirocinio, l�adeguata preparazione alla professione perpetua,
la possibilit� di un secondo noviziato, ecc. E´ tutta una fioritura
di iniziative dirette a incrementare il lavoro fecondo della formazione
del Salesiano quale si esige dal momento storico che noi viviamo e dallo
stesso apostolato che noi oggi siamo chiamati a esercitare.
Connessa con questa esigenza formativa vi � l�altra non meno importante
della qualificazione del singolo Confratello per i compiti vari cui
lo chiamer� l�obbedienza. Oggi la societ� si rifiuta di inserire nelle
sue strutture dei generici, degli uomini senza specializzazione culturale,
tecnica, professionale. E purtroppo le tracce dolorose di questo duro
pedaggio sono rilevabili nei fenomeni angoscianti della disoccupazione,
della fame, dell�emigrazione, ecc.
Noi non possiamo pertanto adagiarci nella candida illusione che basti
un po´ di buona volont� per fronteggiare le immense esigenze che le
nostre opere ci vengono ogni giorno prospettando, e che basti tirare
comunque il carro e arrivare alla sera stanchi per il tanto e molteplice
lavoro cui ci siamo sobbarcati.
La gente, la Chiesa prima fra tutti, ci ritiene degli autentici specialisti
della pedagogia e dell�apostolato (vedi Alleg. II: "Discorso di
Paolo VI ai membri del Capitolo Generale XIX della Societ� di San Francesco
di Sales"). Dobbiamo quanto pi� � possibile rispondere a questa
attesa. Dobbiamo qualificarci utilizzando i mezzi che la Congregazione
generosamente mette a nostra disposizione (studi, corsi, titoli, letture
ecc.). Non basta pi� una certa pratica per fare bene scuola o per dirigere
laboratori. Ormai ogni manifestazione della nostra attivit� reclama
gente qualificata in campo teologico, liturgico, filosofico, pedagogico,
scientifico, tecnico, scolastico, artistico, ricreativo, amministrativo
ecc. Non si dice qui di fare collezione di titoli accademici, di alte
specializzazioni, tanto meno si vuole incoraggiare un�egoistica o ambiziosa
corsa a studi di propria soddisfazione ma sterili nell�apostolato; si
richiede solo una preparazione veramente adeguata per lavorare con frutto
in qualcuno degli innumerevoli campi d�azione cui la Provvidenza ci
chiama. Si intravvedono subito quali e quante conseguenze provengono
da questi orientamenti per Superiori e Confratelli.
2. LA CONGREGAZIONE A UNA SVOLTA
Durante i lavori Capitolari si � avuta netta la sensazione che tutti
i presenti guardavano ansiosamente al Concilio Ecumenico Vaticano II.
L�atmosfera di Roma ha evidentemente alimentato questo clima di tensione
primaverile, colma di promesse.
Siamo tutti d�accordo che la Congregazione � a una svolta. Ma non equivochiamo
sul termine. Se per svolta s�intende entrare in un�altra via, allora
non siamo nel giusto. Se per svolta s�intende camminare sulla stessa
via pur con orientamenti, impulsi e strumenti nuovi, allora siamo nel
vero, perch� prima di noi la Chiesa ha operato la stessa svolta decisa
e coraggiosa, pur rimanendo sul terreno fecondo della sua secolare tradizione
divino-umana.
Vengono qui opportune, e vanno ben soppesate le parole rivolteci da
Paolo VI: "Segna una tappa, fa il punto (come dicono i naviganti),
conclude un periodo e ne inizia un altro la vostra Societ�" (Paolo
VI, ibid.). Abbiamo fatto una generosa semina nell�humus della tradizione.
Vi sar� quindi del nuovo innegabilmente; ma sempre innestato nel vigoroso
ceppo di una tradizione che ha dato in passato abbondanti frutti e che
non pu� quindi deluderci per il futuro.
Guardiamo pertanto al futuro con "sagace aderenza ai bisogni dei
tempi" (Paolo VI, ibid.).
3. PERSONALIZZARE DOTTRINE E NORME
E perch� questo innesto si operi nella forma pi� felice e feconda urge
anzitutto formarsi una mentalit� pi� che un inventario di cose da praticarsi.
Come tutte le cose grandi e belle, anche il Capitolo dobbiamo risentirlo
in ciascuno di noi per capirlo e gustarlo. Bisogna che divenga sostanza
della nostra mente e del nostro cuore prima di trasformarsi in ritmo
di azione. Con l�aiuto dello Spirito Santo e sotto l�amorosa guida dei
Superiori deputati a questo delicatissimo compito dobbiamo studiare
e approfondire anzitutto le idee che animano tutti i documenti; solo
cos� potremo essere i realizzatori non tanto di singole minute disposizioni,
quanto del piano di insieme inteso a rinnovare la nostra vita di religiosi,
di Salesiani, di apostoli.
Non diciamo subito dinanzi a un documento: "Questo non mi tocca,
questo � per i sacerdoti, per i coadiutori, per le parrocchie ecc.".
In una famiglia non si pensa e non si agisce cos�. Le cose dell�uno
sono le cose dell�altro; i progetti dell�uno sono i progetti di tutta
la famiglia. Leggiamo quindi e meditiamo con pari attenzione tutti i
documenti e gli allegati contenuti nel volume. La luce, lo sappiamo
benissimo, deriva dalla sintesi di vari colori. Ogni documento contribuisce
a sfaccettare tutto il prezioso diamante del Capitolo; i documenti si
illuminano a vicenda. Si possono incontrare qua e l� dei particolari
che aiutano moltissimo a scoprire il vero spirito che ha animato in
una coralit� di ansie tutto il Capitolo.
Leggeteli quindi attentamente da soli: non accontentatevi di una prima
lettura fatta in comunit�. La Congregazione, oserei quasi dire Don Bosco,
con questi Atti non vuole fare una bella conferenza o una bella predica
ai suoi figliuoli; vuole stabilire un dialogo intimo, costruttivo con
ciascuno di voi; vuol dirvi che cosa occorre fare per riprendere il
fecondo cammino nel nostro secondo secolo di vita.
4. RESPONSABILITA´ DEI SUPERIORI
Evidentemente negli Atti vi sono delle cose che vanno chiarite e poi
applicate con prudente gradualit�. Per questo i Superiori responsabili
non mancheranno di dare opportune e tempestive norme per evitare interpretazioni
arbitrarie. Dopo la promulgazione di questi Atti, siamo tutti d�accordo
che le opinioni personali debbono cessare per confluire nell�alveo di
un�azione unitaria, senza della quale non si pu� fare opera costruttiva.
Vi sono cose cio� che non sono demandabili al modo di sentire, all spirito
d�iniziativa del singolo. La famiglia nostra � grande e bisogna coordinare
le forze su un�unica linea di azione, rinunciando a un certo punto alle
vedute personali, se ci� � necessario.
Di qui nasce l�urgente impegno da parte di ogni Superiore di coordinare,
di chiarire, di avviare, di chiamare a raccolta i collaboratori diretti
per passare senza dispersioni o sviamenti dannosi alla fase esecutiva.
Collaborare e consigliarsi. Qui � proprio il caso di tornare a insistere
sullo spirito di "servizio", che deve caratterizzare l�autorit�
a qualunque livello essa sia, e di un servizio ordinato, programmatico,
armonico.
Non si improvvisi nulla. Si studino e si facciano studiare i programmi
d�azione. Si veda il modo concreto di attuare le disposizioni capitolari
con le varie categorie di Confratelli operanti in seno alla comunit�:
con i sacerdoti e con i coadiutori, con i giovani e con gli anziani.
Per tutta questa delicata trama di lavoro � necessario impegnare a fondo
e far leva sul senso di collaborazione a tutti i livelli: al centro
della Congregazione, nei gruppi di Ispettorie, nelle Ispettorie, in
ogni Casa e in ogni singolo settore delle nostre attivit�.
Riscopriamo in questa occasione la preziosit� del dialogo fraterno e
costruttivo, tanto raccomandato dalla Chiesa nella storica enciclica
Ecclesiam suam. E´ questione di giustizia: ne trarremo tutti grandissimi
vantaggi sotto ogni aspetto.
La nostra � una Congregazione di vita attiva e dispone di risorse che
vanno sapientemente sfruttate. Forse tanti Confratelli gi� maturi di
anni e di esperienza possono ancora scoprire le proprie risorse di apostolato
sia a se stessi sia alla comunit� nella quale lavorano. Approfittiamone
valorizzandoli con fiducia.
Il responsabile dell�autorit� senta volentieri e spesso i suoi collaboratori;
e questi a loro volta ritengano quale loro primo strettissimo dovere
quello di collaborare, dando nei Consigli l�apporto della propria intelligenza,
della propria esperienza, sempre e solo nel desiderio del vero bene
della comunit�, delle anime, non certo per imporre ad ogni costo il
proprio punto di vista.
Nessuno di noi � una sorgente: siamo tutti dei rigagnoli pi� o meno
abbondanti di acqua, che devono confluire generosamente in un unico
alveo, quello della nostra comunit� benedetta da Dio.
I problemi non saranno n� piccoli n� pochi, sia nelle Ispettorie che
nelle Case. Ma il Signore non mancher� di premiare lo sforzo unanime
e sincero che tutta la Congregazione, in tutti i suoi membri, ad ogni
livello, far� per adeguarsi in novit� di vita ai tempi, per attuare
con metodo e coraggio le decisioni che essa stessa, attraverso il Capitolo
Generale, suo organo giuridico e qualificato, ha deciso e stabilito.
5. RIDIMENSIONAMENTO DELLE OPERE
Le nostre opere sono gi� tanto numerose e spesso assai complesse sia
per le loro proporzioni sia per la eterogeneit� delle attivit� che visi
svolgono. Se dovessimo muoverci sotto la spinta delle richieste che
incessantemente ci vengono da autorit�, benefattori, enti, dovremmo
aumentarle a dismisura. Ma noi non possiamo ignorare i moniti saggi
e illuminati di Paolo VI: mancheremmo di quel vigile senso di responsabilit�
che ci deve guidare nel governo della Congregazione. Non possiamo sottovalutare
le parole ammonitrici del Sommo Pontefice: "Vi sono sottili tentazioni...
gravi pericoli... difficolt� inerenti alle proporzioni stesse, che la
Congregazione va assumendo" (Paolo VI, ibid.).
E´ chiaro che prima di spingere per aumentare in numero e in dimensioni
le opere gi� esistenti, dobbiamo sentire tutti, e struggente, la preoccupazione
per l�uomo, per il religioso, per i Salesiano, il prezioso protagonista
di questa vertiginosa attivit�. Se cos� non fosse, noi daremmo vita
a delle costruzioni anche impressionanti per chi guardi dal di fuori,
ma finiremmo per soffocare l�uomo, il religioso, il Salesiano. Non possiamo
esigere oltre un certo limite, per il bene autentico del Confratello,
per lo stesso rendimento della sua generosa fatica apostolica. Ci preme
e ci deve premere anzitutto la sua persona come religioso, perch� egli,
facendo la sua professione, ha messo nelle nostre mani tutta la sua
esistenza per il tempo e per l�eternit�. Ci� non significa che il Salesiano
anche per l�avvenire non debba essere quel gran lavoratore quale fu
sempre ritenuto dalla Chiesa e dalla societ�.
Dovremo quindi chiederci con un poco di realismo: qual � lo scopo per
cui vorremmo tenere aperte certe opere, ingrandirle o anche iniziarne
delle altre? Per far del bene alle anime. A quali anime? A quelle dei
giovani e degli adulti affidati alle nostre cure. Ma chi non vede che
questo bene � irrealizzabile, se mancano Confratelli da dedicarvi o
se quelli che ci sono si perdono sotto lo stillicidio martoriante di
un lavoro senza tregua, senza pause corroboranti per il loro fisico,
per la loro intelligenza, e, prima ancora, per il loro spirito?
Il Papa ci ha detto che vi � un "primato non solo di dignit� oggettiva,
ma di virt� operativa" da riconoscere alla vita religiosa sia per
la nostra santificazione, sia per l�altrui educazione (Paolo VI, ibid.).
Lo so, occorre molto coraggio nel dire di no a tante richieste, specie
quando provengono da persone benemerite delle nostre opere e da autorit�
che vogliono venire incontro a urgenti bisogni sociali. Lo so, cari
Confratelli, e vi comprendo. Ma � questione di vita o di morte per la
Congregazione. Non ci sentiamo di addossare maggior lavoro a tanti cari
Confratelli che sentono disseccarsi dentro se stessi le sorgenti fresche
e pure del loro sacerdozio, della loro consacrazione religiosa.
L�apostolato � una delicata operazione di anime. Non si pu� compierla
con anime esauste. Se domani il Signore, in vista della nostra generosa
risposta, creer� situazioni pi� favorevoli, saremo ben felici di dar
ascolto alle pressanti richieste che ci vengono da tutto il fronte della
Chiesa.
6. GERARCHIZZARE LE OPERE
Da Don Bosco a oggi ci siamo visti crescere a dismisura sotto gli occhi
non solo il numero, ma anche i tipi delle opere.
Occorrer� anche qui un poco di coraggio per allinearci a quanto la Chiesa,
attraverso il Concilio, ha ritenuto opportuno di raccomandare e lo stesso
Capitolo generale ha chiaramente affermato. E in questo senso vanno
rispettate due esigenze di fondo: non allontanarsi dallo spirito genuino
della Congregazione e dare la preferenza alle classi pi� bisognose del
complesso contesto sociale di oggi.
E´ nell�istinto naturale delle istituzioni tendere sempre a un livello
superiore, con rischio di svisarne non poche volte lo scopo originario.
Ci� si constata sia nelle organizzazioni civili sia in quelle religiose.
Ora bisogna che la Chiesa, desiderosa di raggiungere le classi sociali
pi� sprovviste (Paolo VI, ibid.), possa contare su di noi pienamente,
generosamente.
In sostanza la nostra Congregazione deve continuare ad essere "testimonianza...
alla vitalit� del Vangelo ed al cuore della Chiesa per i bisogni del
mondo, di quello giovanile e di quello lavoratore in specie" (Paolo
VI, ibid,).
Abbiamo fiducia nelle "finalit�" a cui la nostra Congregazione
si � "consacrata", perch� "non potrebbero essere pi�
nobili, pi� moderne, pi� urgenti, pi� conformi al programma apostolico
della Chiesa oggi" (Paolo VI, ibid.).
Queste nostre finalit� sono quelle indirizzate alla formazione giovanile.
Con esse "la Congregazione partecipa alla missione della chiesa"
(Doc. IX "Apostolato giovanile", cap. I); con esse "facciamo
Chiesa". In questo settore la Chiesa conta su di noi esplicitamente
e in forma preminente. "Il Salesiano � inviato dalla Chiesa ai
giovani d�oggi" (Doc. XIX "Formazione dei giovani", cap.
I).
In filiale rispetto alle ansie confidateci dal Santo Padre noi dobbiamo
pertanto allineare in prima fila l�opera degli Oratori e quella dell�educazione,
specialmente nel settore professionale, per i giovani delle classi meno
abbienti.
L�Oratorio deve tornare ad essere la prima nostra preoccupazione. Un
Oratorio che, mentre spalanca le porte alle folle di giovani che urgono
attorno alle sue mura, sappia rispondere abbondantemente ai problemi
imposti oggi dal tempo libero, con tutti gli strumenti e gli accorgimenti
della tecnica e dell�arte moderna. Un Oratorio che non si esaurisca
in un cortile o in una sala-giochi rigurgitante, ma che sia un "centro
giovanile" nel senso pi� completo, pi� moderno, pi� dinamico della
parola, in cui la Catechesi sia realizzata con i metodi e le tecniche
pi� adatte al nostro tempo.
Viene poi l�istruzione professionale che � sentita come necessit� inderogabile
dalla societ� e, per riflesso, dalla Chiesa. Il Papa e l�Episcopato
mondiale si sono espressi in termini di indilazionabile urgenza. Il
mondo del lavoro attende un�anima cristiana e quest�anima si pu� trasmettere
soprattutto quando l�elemento umano � suscettibile ancora di orientamento
e di formazione. Sono i giovani apprendisti, i giovani lavoratori che
vanno accostati, organizzati, seguiti nelle nostre scuole, nei nostri
pensionati, nei nostri centri giovanili. Il mondo ha riscoperto il lavoro
come fattore economico di primo piano; tocca a noi riscoprirlo e farlo
riscoprire come elemento di spiritualit� quotidiana, di elevazione soprannaturale.
Ogni abbandono di questi campi, che non sia imposto da particolari circostanze
riconosciute dalla Chiesa stessa e consacrate dall�obbedienza, suonerebbe
tradimento, diserzione dalle frontiere segnateci da Dio.
Su queste frontiere tutti e ognuno siamo impegnati. Dobbiamo persuaderci
che "la formazione integrale del giovane � opera di tutta la comunit�
educativa" (Doc. XIX "Formazione dei giovani", cap. I).
Ogni vuoto lasciato in questo settore per dedicarsi ad attivit� e iniziative
personali rompe la saldezza di questo contesto educativo, nel quale
ogni gesto, ogni parola ha la sacralit� di un atto religioso, perch�,
ci assicura Ges�, "tutto quello che avete fatto ai piccoli e ai
bisognosi l�avete fatto a me" (Paolo VI, ibid.).
Ma priorit� e preminenza, naturalmente, non vogliono dire esclusivit�.
Le nostre Costituzioni prevedono anche altre attivit� apostoliche, che
sono anch�esse squisitamente salesiane, e come tali devono essere stimate
e curate da chi ne ha in qualsiasi modo la responsabilit�. Pensiamo
alle Missioni, che devono continuare ad essere le trincee delle nostre
conquiste e della nostra gloria, all�apostolato della stampa ed agli
strumenti di comunicazione sociale, che ne sono oggi il naturale sviluppo.
E come potremmo disinteressarci dei Cooperatori e degli Exallievi? Le
Parrocchie poi sono spesso una necessaria integrazione della nostra
specifica missione.
L�importante si � tenere, nella varier� degli impegni aperti alla Congregazione,
quel senso delle proporzioni e quella sana apertura che, mentre ci fa
impiegare tutte le forze di cui disponiamo senza grette preclusioni,
in pari tempo ci tiene lontani dalle corse incontrollate verso mete
non volute per noi n� dalla Chiesa, n� dalla Congregazione, n� dall�ubbidienza,
e spesso create da preoccupazioni velleitarie.
CONCLUSIONE: PROGREDIRE!
Carissimi Confratelli, ho voluto richiamare la vostra attenzione su
alcune idee che vi potranno guidare e illuminare nella valutazione,
e pi� ancora nell�attuazione dell�insieme dei deliberati del Capitolo
Generale XIX.
Mi auguro che esse vi servano a captare, secondo la frase di Paolo VI,
l�ora di Dio, che � scoccata col Concilio Vaticano II e per noi pure
col Capitolo Generale II; a diventare in concreto factores verbi, realizzatori
di quanto la Chiesa e la Congregazione han disposto per il bene delle
anime nostre e per quello delle anime di cui siamo responsabili.
tutti infatti, dopo la promulgazione, abbiamo l�obbligo non pi� di discutere,
ma di attuare con buona volont� e con generoso fervore, proprio come
figli autentici della chiesa e di Don Bosco, i deliberati del capitolo
Generale XIX.
Nel nuovo cammino che iniziamo - uniti nella carit� e nella fiducia
vicendevole - ci incoraggiano le parole paterne rivolte da Paolo VI
ai rappresentanti della nostra amata Congregazione, e quindi ad ogni
Salesiano. Egli volle assicurarci "che il cammino percorso � stato
diritto e benefico, e che deve essere continuato con passo fiducioso
e lieto" (Paolo VI, ibid.).
Fiducia e letizia.
Abbiamo "scelto bene". La Chiesa ci conferma "la certezza
e il merito del nostro programma apostolico" (Paolo VI, ibid.).
"Progredire!" � stata l�ultima parola del Santo Padre nell�atto
di accomiatarsi dal Capitolo Generale "progredire verso una maggiore
autentica fedelt� allo spirito della Chiesa e di Don Bosco" (Paolo
VI, ibid.).
Carissimi Confratelli, gli Atti del Capitolo Generale XIX che, col cuore
di Don Bosco, consegno a ciascuno di voi, mirano appunto a questa m�ta.
Ci assista, nel nuovo cammino, la Vergine, Madre e Ausiliatrice della
Chiesa e della Congregazione.
DON LUIGI RICCERI
Rettor Maggiore
PARTE PRIMA
DOCUMENTI CAPITOLARI
I. - LE STRUTTURE DELLA CONGREGAZIONE
Premessa generale
Le Costituzioni (art. 50), al capitolo VI "Governo della Societ�",
sancivano: "Quanto all�interno l�autorit� suprema su tutta la Societ�
� affidata, in via ordinaria, al Rettor Maggiore e al suo Consiglio,
che si chiama Capitolo Superiore, e consta del Prefetto, del Direttore
Spirituale, dell�Economo e di cinque Consiglieri; in via straordinaria
al Capitolo Generale".
La tradizione salesiana vissuta ha gi� collaudato attraverso una lunga
esperienza, fondamentalmente positiva, la validit� di questa formula,
rimasta essenzialmente immutata, pur con i necessari adattamenti alle
esigenze dei tempi e delle situazioni.
La volont� di adeguare sempre meglio, nella fedelt� alla impostazione
originaria, le strutture tradizionali alle nuove esigenze della Congregazione,
ha indotto il Capitolo Generale XIX a un attento riesame di tutto il
problema, con lo scopo di definire - anche alla luce di suggerimenti
e proposte pervenute da Capitoli Ispettoriali e da singoli Confratelli
- quanto poteva contribuire a una loro migliore funzionalit�.
A tale esame hanno sospinto soprattutto i seguenti fatti: la rapida
espansione geografica delle Opere Salesiane e il loro differenziarsi
in una grande variet� di forme, il rilevante aumento dei Soci in paesi
di lingua e cultura diverse, la ricca messe di esperienze raccolte dal
Consiglio [1] Superiore attraverso l�opera
dei Visitatori, la difficolt� di conciliare le esigenze del governo
centrale con quelle di un vivo contatto tra i Confratelli e i Superiori
Maggiori.
Si aggiunga l�assoluta necessit� che la crescita in quantit� ed estensione
sia costantemente sorretta e vivificata, per mezzo di adatte strutture
di governo, dallo stesso spirito e dall�identico patrimonio di tradizioni,
con la garanzia di pi� profondi rapporti di fraternit� e di obbedienza,
presupposto e conseguenza di quella comunione di menti e di cuori, che
deve caratterizzare la vocazione e la vita salesiana.
Infine � sempre pi� sentita l�esigenza che la Societ� Salesiana, attraverso
le sue competenti autorit�, possa agevolmente coordinare la sua azione
con le diverse iniziative emergenti in campo cattolico, specialmente
con quelle delle Conferenze Episcopali, dei Comitati dei Superiori Maggiori,
degli Organismi e dei Movimenti Cattolici Nazionali, Internazionali
e Mondiali, delle Associazioni professionali e dell�Apostolato dei laici,
delle istituzioni giovanili, educative e scolastiche, che hanno affinit�
di scopi e di metodi con le nostre.
Il riesame, per quanto sommario, compiuto dal Capitolo Generale ha voluto
abbracciare tutto il complesso delle Strutture della Societ�: il Capitolo
Generale, il Capitolo Ispettoriale, il Consiglio Superiore, le Ispettorie,
le Case e i loro relativi organi di governo.
Dalla discussione fatta nel Capitolo Generale � nata una serie di norme
nuove che, ben integrandosi con quelle rimaste invariate, sembrano corrispondere
alle attuali concrete richieste della nostra Congregazione.
CAPO PRIMO
IL CAPITOLO GENERALE
Deliberazioni
1. DISTINZIONE TRA NORME E CONSIGLI
Il Capitolo Generale XIX, sulla traccia di vari Capitoli Generali precedenti
e soprattutto del Capitolo X (1904), dispone che nell�attivit� deliberativa
dei Capitoli Generali si distinguano nettamente:
le norme obbliganti deliberate dai Capitoli Generali e inserite nelle
Costituzioni e Regolamenti;
le deliberazioni dei Capitoli Generali obbligatorie soltanto ad experimentum;
le direttive e raccomandazioni pratiche che soltanto illuminano e rafforzano
l�osservanza delle deliberazioni vere e proprie.
Il Capitolo Generale XIX dispone che, al fine di ottenere sicura chiarezza
nell�osservanza religiosa, sia compiuto un accurato e preciso lavoro
per accertare quali norme, per successive disposizioni della Santa Sede
e delle legittime Autorit� Salesiane o per mutate condizioni, non sono
pi� in vigore.
2. IL RETTOR MAGNIFICO DEL PONTIFICIO ATENEO SALESIANO AL CAPITOLO GENERALE
Il Capitolo Generale XIX accoglie la proposta che il Rettor Magnifico
del Pontificio Ateneo Salesiano intervenga di diritto al Capitolo Generale
con voto deliberativo; in tal senso propone che venga integrato l�articolo
128 delle Costituzioni.
3. TEMPO E MODALITA´ DELLE ELEZIONI
Tempo delle elezioni
Salvo restando l�articolo 62 delle Costituzioni, che d� facolt� al Rettor
Maggiore di stabilire il giorno dell�elezione del suo successore, il
Capitolo Generale delibera di fissare il tempo delle elezioni dei membri
del Consiglio Superiore con apposito articolo delle Costituzioni, secondo
la seguente formula, (articolo 137 bis): "Uno degli atti del Capitolo
Generale �, di regola, l�elezione dei membri del Consiglio Superiore,
che dovr� essere fatta non prima di dieci giorni e non dopo quindici
dall�apertura del Capitolo Generale".
Elezione dei Consiglieri senza definizione di incarico
Il Capitolo Generale elegga ogni Consigliere esplicitamente per un incarico
determinato o per un gruppo definito di Ispettorie.
La prassi tradizionale, ragioni di convenienza particolarmente valide
nel periodo sperimentale delle strutture, l�esigenza di garantire al
Rettor Maggiore la possibilit� di affidare con la massima efficienza
gli incarichi ai suoi collaboratori immediati, hanno portato alla deliberazione
di riconfermare il sistema sancito dall�articolo 69 delle Costituzioni.
Modalit� di elezione dei Consiglieri del Consiglio Superiore
Il Capitolo Generale delibera che l�elezione dei Membri del Consiglio
Superiore sia fatta come per il Prefetto, il Direttore Spirituale e
l�Economo, e che in questo senso venga modificato l�articolo 146 delle
Costituzioni: "Nell�eleggere il Prefetto, il Direttore Spirituale,
l�Economo e i Consiglieri del Consiglio Superiore si far� per ciascuno
uno scrutinio segreto distinto...".
4. IL SEGRETO
Oltre a quanto � stato approvato nel Regolamento del Capitolo Generale,
il Capitolo Generale XIX ha deliberato che siano ugualmente tenuti al
segreto i non Capitolari che prendono parte per qualsiasi titolo ai
lavori del Capitolo.
CAPO SECONDO
IL CAPITOLO ISPETTORIALE
Deliberazioni
Il Capitolo Generale ha preso in attento esame il problema di una composizione
pi� largamente rappresentativa del Capitolo Ispettoriale. Dopo una lunga
e approfondita discussione il Capitolo Generale esprime il voto in favore
di una pi� ampia rappresentativit� del Capitolo Ispettoriale: tuttavia,
dinanzi alle gravi e molteplici difficolt� pratiche e per le contrastanti
soluzioni proposte, ritenuta impossibile una decisione concreta e immediata,
delibera che il Consiglio Superiore studi e faccia studiare il problema
per poter presentare alla discussione e alla eventuale approvazione
del prossimo Capitolo Generale un piano ben definito per l�attuazione
del suo voto.
Intanto delibera che il Maestro dei Novizi sia membro di diritto del
Capitolo Ispettoriale.
CAPO TERZO
IL CONSIGLIO SUPERIORE
Premessa
Il Capitolo Generale ha avvertito la necessit� che il governo della
Congregazione svolga la sua attivit� ed eserciti la sua autorit� al
centro e alla periferia, mantenga un saldo e continuo collegamento tra
i Superiori Maggiori e tutti i Confratelli, sia efficiente in permanenza,
abbia molteplicit� di articolazioni, sia in grado di conoscere il pi�
chiaramente possibile le esigenze delle diverse situazioni locali, sia
unitario e omogeneo nella sua azione, senza interferenze tra i suoi
diversi organi e senza strutture che di fatto, per mutate condizioni
di tempi e di luoghi, siano inefficienti ed inutili.
Volendo per questo attuare una nuova impostazione delle strutture della
Congregazione, il Capitolo Generale si � preoccupato che non fosse alterato
lo spirito della Regola dataci dal Fondatore, non si apportassero modifiche
troppo rilevanti alle Costituzioni, non fosse eccessivamente ampliato
il complesso di governo del Consiglio Superiore, fosse mantenuta fondamentalmente
la struttura attuale del Consiglio Superiore senza introdurre nuove
figure di Superiore oltre quelle tradizionali.
Il Capitolo Generale, con prudente equilibrio tra le forme del passato
e le esigenze attuali della Congregazione, ha preso le seguenti deliberazioni
che non vengono inserite immediatamente nelle Costituzioni, ma hanno
valore obbligante ad experimentum fino al prossimo Capitolo Generale.
Deliberazioni
1. STRUTTURA GENERALE DEL CONSIGLIO SUPERIORE
Il Capitolo Generale XIX delibera di portare il numero dei Consiglieri
membri del Consiglio Superiore da cinque a nove.
Tutti i membri del Consiglio superiore partecipano, sotto l�autorit�
del Rettor Maggiore, al governo generale della Societ� e hanno la loro
sede abituale presso la Direzione Generale.
Il Consiglio Superiore svolge una duplice attivit� di governo: al centro
mediante Superiori titolari di dicastero, che hanno alle loro dipendenze
adeguati organi di studio e uffici operativi; alla periferia mediante
Consiglieri incaricati di gruppi di Ispettorie, per curare il coordinamento
tra le Ispettorie stesse e il loro collegamento con il centro.
I Superiori titolari di dicasteri sono il Prefetto, il Direttore Spirituale,
l�Economo e tre Consiglieri.
Secondo le Costituzioni il Prefetto, il Direttore Spirituale e l�Economo
Generale si occupano di un aspetto della vita salesiana che riguarda
tutta la Congregazione, e precisamente il Prefetto di quello disciplinare,
il Direttore Spirituale di quello religioso-morale e l�Economo di quello
economico.
I tre Consiglieri titolari di dicastero, invece, presiedono a settori
specifici di attivit� salesiana, che verranno loro affidati dal Rettor
Maggiore.
Gli altri sei Consiglieri titolari di dicasteri sono incaricati di un
certo numero di Ispettorie affidate loro dal Rettor Maggiore con il
suo Consiglio.
I Superiori titolari di dicasteri, normalmente, non devono ricoprire
l�incarico di Superiori responsabili di un gruppo di Ispettorie: potrebbe
venir compromessa l�efficienza dei dicasteri di cui sono titolari o
il lavoro organizzativo e di coordinamento richiesto dal gruppo di Ispettorie
di cui sarebbero incaricati.
Il Capitolo Generale, per uniformare le denominazioni di tutti gli organi
della Congregazione, delibera che il "Capitolo Superiore"
prenda il nome di "Consiglio Superiore", e che il "Capitolo
della Casa" si chiami "Consiglio della Casa".
2. ATTRIBUZIONE DEI MEMBRI DEL CONSIGLIO SUPERIORE
Il Prefetto Generale.
Per le sue attribuzioni si veda l�articolo 70 delle Costituzioni. A
lui appartiene per lunga tradizione la disciplina generale della Congregazione.
Gli sar� pure affidata, come fu gi� in passato, la cura delle Missioni;
per la soluzione dei problemi missionari locali egli sar� coadiuvato
dal Superiore Maggiore incaricato del gruppo di Ispettorie, nel quale
si trovano le Missioni; e nel lavoro di organizzazione e di coordinamento
avr� alle sue dipendenze un Ufficio Missionario Centrale.
Il Direttore Spirituale Generale
Per le sue attribuzioni si vedano gli articoli 71 e 75, in base ai quali
egli ha principalmente la responsabilit� sulla vita religiosa e morale
di tutta la Congregazione e dei suoi membri. In analogia con quanto
� stabilito nell�articolo 72 a proposito dei Novizi, � affidata a lui
la piena responsabilit� sulle vocazioni e sulle Case che curano i giovani
aspiranti nel tempo che precede il Noviziato.
L�Economo Generale
Per le sue attribuzioni si vedano gli articoli 76 e 77 delle Costituzioni.
Il Consigliere per la formazione salesiana
L�istituzione di questo nuovo Consigliere � stata determinata dalla
necessit� di dare unit� di formazione a tutto il nostro personale, rilevata
la stretta collaborazione tra ecclesiastici e Coadiutori in cui si svolge
l�apostolato salesiano. Questo Consigliere, seguendo le direttive del
Rettor Maggiore e del Direttore Spirituale Generale, per quanto � di
sua competenza, avr� cura di tutti i Confratelli dalla prima professione,
cio� dallo Studentato Filosofico per i Chierici e dal Magistero per
i Coadiutori, fino al completamento del ciclo formativo. Egli ha competenza
quindi su tutte le Case e tutte le attivit� che riguardano il personale
salesiano in formazione, ecclesiastici e laici, incluse la Pastorale
e il Quinquennio. Entrano nell�ambito della sua autorit� il Pontificio
Ateneo Salesiano, gli altri Istituti Universitari per Salesiani, i Magisteri.
Sono parimenti sotto la sua responsabilit� i libri di spiritualit� e
di cultura destinati ai Confratelli in formazione e le pubblicazioni
edite dai Confratelli delle Case di formazione.
Il Consigliere per la Pastorale giovanile e parrocchiale
Il Capitolo Generale ha creduto opportuno affidare a un unico Consigliere
tutta la Pastorale giovanile e quella parrocchiale per i loro stretti
rapporti; infatti la Pastorale parrocchiale salesiana tende con prevalente
interesse alla formazione dei giovani e tutto il nostro lavoro educativo
tra i giovani deve mirare a inserirli nella vita della Chiesa tramite
la comunit� parrocchiale. Per quanto riguarda i giovani, il Consigliere
Incaricato curer� la formazione generale sotto l�aspetto religioso,
morale, intellettuale in tutte le Case Salesiane (Oratori, Convitti,
esternati, Pensionati, Centri Giovanili, Circoli, Compagnie, Associazioni
giovanili varie), salve le competenze degli Ispettori e la collaborazione
del Consigliere incaricato del gruppo di Ispettorie, per quanto riguarda
la parte strettamente locale di carattere organizzativo, tecnico, scolastico,
professionale ecc.
Il Consigliere per l�apostolato tra gli adulti
Egli avr� cura dei Cooperatori, degli Exallievi, della propaganda e
dell�informazione salesiana (Bollettino Salesiano) e degli strumenti
di comunicazione sociale.
I Consiglieri incaricati di gruppi di Ispettorie
Al centro essi svolgeranno in via ordinaria i seguenti compiti:
parteciperanno al governo generale della Societ�;
presenteranno, illustreranno e porteranno a termine le pratiche delle
Ispettorie per il Gruppo di cui saranno incaricati;
organizzeranno, in collaborazione con il gruppo di Ispettorie loro affidate
e soprattutto a servizio del Consiglio Superiore, uffici di documentazione
relativi alla vita religiosa, morale, culturale, sociale ed economica
della zona di loro competenza.
Nel gruppo di Ispettorie loro affidate:
favoriranno in modo vivo e concreto il senso della famiglia che deve
unire e caratterizzare tutta la Congregazione Salesiana, mantenendo
pi� stretti rapporti tra i Superiori Maggiori e i Confratelli, prendendo
conoscenza pi� precisa ed immediata di tutte le situazioni locali, procurando
un pi� diretto collegamento delle Ispettorie loro affidate con il Rettor
Maggiore e gli altri Superiori presso i quali ne rappresentano e ne
tutelano gli interessi;
organizzeranno e presiederanno le riunioni degli ispettori del gruppo
di Ispettorie loro affidate;
d�intesa con gli Ispettori e insieme a loro organizzeranno riunioni
interispettoriali per categorie;
studieranno e faranno studiare le situazioni nelle Ispettorie del loro
gruppo in vista dei futuri progetti di intervento in campo religioso,
educativo, scolastico, benefico ecc.;
terranno rapporti, quando occorra, con organizzazioni a carattere nazionale
e internazionale, con le Conferenze Episcopali ecc.
Con le precedenti deliberazioni del Capitolo generale XIX restano sospesi
gli articoli 78 e 79 delle Costituzioni che definiscono le attribuzioni
dei Consiglieri del Consiglio Superiore.
3. CHIARIMENTI CIRCA I CONSIGLIERI INCARICATI DI UN GRUPPO DI ISPETTORIE
L�esperienza dei prossimi sei anni dovr� portare un sostanziale contributo
per una migliore delineazione della figura del superiore Maggiore incaricato
di un gruppo di Ispettorie.
A titolo sperimentale per il prossimo sessennio il Capitolo Generale
propone questi orientamenti pratici:
Senza pregiudicare la possibilit� di comunicare per lettera o personalmente
tra Confratelli e Superiori Maggiori e i loro rispettivi uffici, gli
affari ordinari delle Ispettorie saranno svolti normalmente per mezzo
del Consigliere incaricato del gruppo delle Ispettorie, in analogia
con quanto avveniva nel caso di Capitolari che erano stati Visitatori
in una Ispettoria.
In questioni di competenza tecnica specifica in materia spettante ai
dicasteri di cui � titolare un altro Consigliere, il Consigliere incaricato
dovr� agire sempre d�intesa con il dicastero interessato.
D�altra parte il Superiore titolare di un dicastero nel trattare con
le Ispettorie affari di sua competenza, normalmente agir� d�intesa con
il Consigliere incaricato.
L�istituzione dei Consiglieri incaricati di un gruppo di Ispettorie
non deve limitare la legittima autorit� e le competenze del Rettor Maggiore,
dei Consiglieri titolari dei dicasteri, degli Ispettori.
Il Consigliere incaricato non pu� porre limitazioni al governo del Rettor
Maggiore n� sul piano giuridico n� sul piano pratico, in quanto in qualsiasi
momento e per qualsiasi motivo singoli Confratelli, Case, Ispettorie
e Gruppi di Ispettorie potranno rivolgersi direttamente al Rettor Maggiore,
che eserciter� la suprema autorit� con tutta l�ampiezza che gli attribuiscono
le Costituzioni e la tradizione salesiana.
L�autorit� dei Consiglieri titolari di dicastero non � diminuita o cambiata.
Si richiede soltanto che, nel caso di direttive particolari, oppure
quando debba essere stabilita una determinata linea di azione, vi sia
intesa tra i Consiglieri incaricati di dicastero e i Consiglieri incaricati
di gruppi di Ispettorie.
L�Ispettore conserva tutta l�autorit� inerente al suo ufficio, perch�
il Consigliere incaricato di un gruppo d�Ispettorie non ha potere di
giurisdizione.
Non parve conveniente al Capitolo Generale determinare quali debbano
essere i gruppi di Ispettorie da affidare ai sei Consiglieri del Consiglio
Superiore, sia per non contravvenire a quanto dispone l�articolo 69
delle Costituzioni, sia perch�, in un periodo che deve essere soprattutto
sperimentale, il Rettor Maggiore possa agire con una certa libert� di
decisioni.
Differenziandosi la figura del Consigliere incaricato dal Visitatore
in senso canonico, non � escluso che il Rettor Maggiore possa indire
Visite straordinarie tutte le volte che ne scorga la necessit�. I Visitatori
potranno essere membri del Consiglio Superiore o meno.
4. ATTI DEL CONSIGLIO SUPERIORE
Il Capitolo Generale XIX ha disposto che venga inserito nelle Costituzioni
l�articolo 83 bis: "Il Consiglio Superiore trasmetter� le sue disposizioni
ai Confratelli mediante gli Atti del Consiglio Superiore, che sono l�organo
ufficiale della Congregazione".
In corrispondenza con quanto � disposto sopra al capo I di questo Documento,
[2] il Capitolo Generale XIX ha deliberato che nell�attivit� normativa
ordinaria e straordinaria gli Organi centrali e le competenti Autorit�
abbiano sempre cura di distinguere nettamente quello che propongono
come orientamento o consiglio da quello che dispongono come norma obbligante.
Gli Atti del Consiglio Superiore siano nettamente divisi in due parti:
nella prima, denominata "Atti Ufficiali" o con altra simile
indicazione, vengano promulgate le disposizioni che contengono norme
precettive valide per tutta la Congregazione; nella seconda, che potrebbe
portare il titolo "Comunicazioni", venga pubblicato tutto
ci� che i Superiori Maggiori intendono portare a conoscenza di tutti
i Confratelli o di particolari categorie a titolo di esortazione, di
orientamento, di segnalazione ecc.
La lingua ufficiale degli Atti del Consiglio Superiore sar� quella italiana,
che servir� per la loro interpretazione autentica. Tuttavia � sommamente
opportuno che gli Atti siano inviati dal centro anche con la traduzione
nelle lingue principali.
CAPO QUARTO
LE ISPETTORIE
Premessa
L�accurato esame delle conclusioni dei Capitoli Ispettoriali, largamente
confermate dagli studi e dalle proposte presentate dai singoli Confratelli
sull�argomento delle strutture di governo nelle Ispettorie e nelle Case,
rivela queste esigenze fondamentali: l�unit�, l�adattabilit�, l�articolazione,
la razionalit� e funzionalit�.
Tali esigenze sembrano perfettamente rispondere allo spirito di Don
Bosco, alla tradizione salesiana e allo sviluppo della Congregazione,
e insieme adeguarsi agevolmente alle richieste dei tempi e della Chiesa
in un�epoca che gravita intorno al Concilio Ecumenico Vaticano II.
L�esigenza dell�unit�, oltre che scaturire dalla necessit� di un governo
efficiente, illuminato nelle decisioni e sicuro nelle attuazioni, sta
alla base della costituzione stessa della Societ� Salesiana, che vede
nel Rettor Maggiore, nell�Ispettore e nel Direttore, i centri rispettivi
di guida armonica e dotata di ogni�
competenza per la Congregazione intera, per le Ispettori e per le singole
Case. [3]
Lo spirito di adattamento caratterizza le origini e lo sviluppo dell�opera
di Don Bosco, il quale ha inteso precisamente rispondere alla variet�
delle esigenze dell�apostolato giovanile e popolare, nella molteplicit�
delle situazioni, con istituzioni e metodi che sono ormai un fatto acquisito
nel mondo moderno e sono pienamente accolti, proprio in funzione apostolica
e pastorale, dal Concilio Vaticano II.
Per armonizzare le esigenze di unit� e di adattabilit� sembra necessario
un tipo di governo che si arricchisca di pi� efficienti articolazioni,
sul piano giuridico e su quello tecnico, in rapporto tanto al regime
interno della Congregazione quanto all�inserimento nella Comunit� della
Chiesa e della societ� per le necessarie crescenti collaborazioni.
Un�ultima esigenza risulta preminente dagli studi e dalle proposte e,
insieme, da una concezione moderna del lavoro organizzato, anche nel
campo delle attivit� apostoliche: la razionalit� e la funzionalit�,
con la conseguente divisione del lavoro e la differenziazione delle
mansioni. Questo esige, tra l�altro, l�istituzione di centri di studio
e di uffici tecnici, con personale qualificato, che consentano la diagnosi
tempestiva e adeguata dei problemi, le necessarie programmazioni globali
nei vari settori - pastorale, educativo, scolastico, edilizio, economico-finanziario
ecc. - e le graduali esecuzioni.
Deliberazioni
1. DIMENSIONI DELLE ISPETTORIE
Il Capitolo Generale XIX propone quest�orientamento fondamentale: evitare
la creazione di troppe Ispettorie con conseguente indebolimento della
loro consistenza.
L�attuazione di questa direttiva consentir� una migliore qualificazione
ed efficienza degli organismi centrali, un risparmio e una pi� larga
disponibilit� di personale preparato, un�ampiezza di movimento pi� rispondente
alle esigenze delle opere, una pi� sicura consistenza economica, un
livello pi� vario e pi� alto di formazione spirituale, salesiana e culturale,
soprattutto nelle Case a ci� deputate (Aspirantato, Noviziato, Studentato
ecc.).
2. CONFERENZE ISPETTORIALI
Gli stessi motivi che valgono per una robusta consistenza delle singole
ispettorie, oltre alle ragioni pi� urgenti di adattamento e tempestivit�
nell�organizzazione, sembrano rendere sommamente opportuna l�adozione
di una forma giuridicamente costituita di collegamento tra pi� Ispettorie,
che per motivi pastorali, geografici, etnici, linguistici e culturali
hanno specifiche affinit� e comunanza di situazioni e di problemi.
Pertanto il Capitolo generale XIX dispone che siano istituite "Conferenze
Ispettoriali" presiedute dal Consigliere incaricato, di cui al
capo precedente.
La costituzione delle Conferenze Ispettoriali � di competenza del Rettor
Maggiore con il suo Consiglio.
Le Conferenze Ispettoriali hanno tra l�altro l�incarico di:
Studiare e promuovere la particolare applicazione delle direttive generali
di governo e di azione della Congregazione;
curare il miglior coordinamento dell�azione salesiana nell�ambito interispettoriale,
tenendo conto degli orientamenti delle Conferenze Episcopali, della
legislazione civile e di altre legittime esigenze locali;
promuovere opportune e caute sperimentazioni in vista del miglioramento
e dell�aggiornamento di strumenti e metodi di apostolato salesiano;
curare l�attuazione di quanto � loro demandato dalle deliberazioni del
Capitolo Generale.
Le conclusioni a cui si giunge nelle "Conferenze Ispettoriali"
non hanno valore vincolante per le Ispettorie che ne fanno parte, se
non dopo l�approvazione del Rettor Maggiore con il suo Consiglio, a
cui saranno inoltrate tramite il Consigliere incaricato.
3. CONSIGLIO ISPETTORIALE
Il Capitolo Generale delibera questa strutturazione del Consiglio Ispettoriale:
Ispettore;
due o tre Consiglieri liberi da cariche o da impegni particolari nelle
Case: di essi uno avr� l�autorit� di Vicario e un altro l�ufficio di
Economo Ispettoriale;
due o tre Consiglieri scelti tra Confratelli che hanno mansioni di particolare
rilievo nelle Case.
Per la nomina di tutti i Consiglieri, anche nella nuova strutturazione,
vale il disposto dell�articolo 91 delle Costituzioni.
Per il funzionamento del Consiglio Ispettoriale sono deliberate le seguenti
norme:
esso venga riunito, regolarmente, almeno una volta al mese;
l�ordine del giorno sia notificato alcuni giorni prima, in modo che
i singoli membri possano studiare gli argomenti proposti alla discussione;
i verbali, compilati con cura e completezza, siano firmati da tutti
i partecipanti dopo la lettura dei medesimi;
tutte le volte che a norma delle Costituzioni e dei Regolamenti, a proposito
di certe materie, si esige il consenso del Consiglio Superiore, ne venga
inoltrata formale richiesta dall�Ispettore, corredata dal verbale della
riunione del Consiglio ispettoriale, in cui fu discusso il problema
o fu espresso il voto.
Il Vicario Ispettoriale fa le veci dell�ispettore assente o impedito
in tutte quelle cose che riguardano il governo ordinario della Ispettoria.
Ne fa inoltre le veci nelle cose di cui abbia ricevuto speciale incarico.
I Consiglieri Ispettoriali liberi da incarichi e da impegni particolari
nelle Case si dedicheranno ai problemi amministrativi e organizzativi
nei vari settori di attivit� della Ispettoria.
Il decidere quali debbono essere per ciascuno tali settori viene demandato
all�Ispettore.
4. DELEGATI ISPETTORIALI
Il Capitolo Generale XIX approva e riconosce l�istituzione di Delegati
Ispettoriali, incaricati per le varie attivit� a livello Ispettoriale
(Cooperatori, Exallievi, Compagnie, Catechesi, Vocazioni, Scuole, Formazione
Professionale, Parrocchie ecc.) con compiti di studio, sviluppo, organizzazione
e coordinamento.
Non sembra opportuno che i vari Delegati vi muneris abbiano l�ufficio
di Consigliere Ispettoriale. Le qualit� richieste dalle due incombenze
non sempre coincidono. D�altra parte nulla vieta che ai Consiglieri
Ispettoriali sia affidata la delega per qualcuna delle suddette attivit�.
5. COMMISSIONI DI ESPERTI
Fermo restando il Consiglio Ispettoriale come organo deliberativo o
consultivo a norma delle Costituzioni, l�Ispettore con il suo Consiglio
istituisca, per i principali settori di attivit� speciali, Consulte
di esperti, salesiani e non salesiani, la cui consulenza sia sistematicamente
utilizzata.
6. DISPOSIZIONI PARTICOLARI
L�Ispettore e i suoi collaboratori, se lo trovano conveniente e funzionale,
potranno formare una Comunit� religiosa a parte, con un proprio Direttore,
che potr� essere il Vicario o uno dei Consiglieri, evitando per� che
sia isolata e lontana da un�opera salesiana.
I conti in Banca siano intestati non a nome di una persona, ma dell�Ispettoria
o di Ente Ispettoriale riconosciuto. Dove � possibile, questi conti
abbiano tre firme depositate, con la possibilit� di operare almeno con
due. In ogni caso non abbiano mai meno di due firme con possibilit�
di operare congiuntamente e separatamente.
Giacch� la Societ� Salesiana ha per fine "ogni opera di carit�
spirituale e corporale verso i giovani, specialmente i pi� poveri",
non manchi in ogni Ispettoria almeno un�opera esclusivamente di beneficenza,
o un numero conveniente di borse di studio, per giovani indigenti e
meritevoli, distribuite nelle varie Case secondo un piano approvato
dall�Ispettore.
Ferme restando le prescrizioni vigenti per l�autorizzazione dei lavori
edilizi, l�assistenza immediata delle costruzioni nelle Case, nella
loro fase esecutiva, � compito del Prefetto, sotto la responsabilit�
del Direttore; rientra per� nei diritti e doveri dell�Economo Ispettoriale
e del suo Ufficio Tecnico un continuo e oculato controllo su tutti i
lavori edilizi dell�Ispettoria.
CAPO QUINTO
LE CASE
Premessa
Nella revisione delle strutture, che hanno il compito di garantire funzionalit�
e fecondit� di azione nelle singole Case, oltre le direttive indicate
a proposito delle strutture ispettoriali, sono emerse le seguenti esigenze,
che riassumono anche studi, osservazioni e proposte di Capitoli Ispettoriali
e di singoli Confratelli.
E´ ritenuto essenziale, per lo spirito salesiano e il vigore dell�azione
apostolica e formativa, che alla figura e alle funzioni del Direttore
e dei Superiori della Casa siano conservate e rafforzate le caratteristiche
originarie. Secondo la volont� di Don Bosco e una ininterrotta tradizione,
il Direttore costituisce indubbiamente il centro di unificazione e di
propulsione in ogni opera salesiana di qualsiasi tipo e consistenza:
sia come capo della comunit� religiosa e guida dei Confratelli, sia
come animatore di tutta l�attivit� apostolica e formativa, sia per quanto
possibile, come il primo degli educatori, sia come supremo responsabile
delle stesse attivit� economiche, organizzative, tecniche ecc. "Al
Direttore spetta l�aver cura di tutto l�andamento spirituale, scolastico
e materiale" (Regolamento delle Case). "Il Direttore � il
Superiore principale che � responsabile di tutto quanto avviene nell�Oratorio"
(Regolamento dell�Oratorio Festivo). In questo senso il Direttore "ha
la responsabilit� delle azioni di tutti...; egli sia costantemente qual
padre amoroso che desidera di saper tutto per far del bene a tutti,
del male a nessuno". [4]
La medesima tradizione salesiana, alle origini quasi incarnata nella
persona di Don Bosco, ha precisato il significato concreto di questa
attivit� unificatrice e animatrice dei Direttori, includendovi, come
fattore essenziale non sostituibile, l�attiva corresponsabilit� e solidale
collaborazione di tutti gli altri Superiori e in primo luogo del suo
Consiglio. Lo stesso Don Bosco, che afferma recisamente: "Tra di
noi il Superiore sia tutto",
[5] insiste ripetutamente, precisandone le modalit�: "Il Direttore
faccia il Direttore, cio� sappia far agire gli altri: invigili, disponga,
ma non abbia mai esso, da metter mano all�opera. Se non trova individui
di grande abilit� nel far le cose, lasci chi � di abilit� mediocre;
ma per la smania del meglio non si metta a far le cose esso. Egli deve
invigilare che tutti facciano il proprio dovere, ma non deve prender
nessuna parte particolare".
[6] "L�essenza di un Direttore consiste nel ripartire le cose
a farsi e poi insistere che si facciano". [7] E pi� particolarmente: "Radunare il Consiglio,
e qualche volta tutti gli insegnanti per istudiare i mezzi che ciascuno
giudica opportuni per rimediare il da rimediarsi. Ricordati che il Direttore
non deve fare molto, ma adoperarsi che gli altri facciano, vegliando
che ciascuno compia i propri doveri".
[8]
L�esigenza di unit� articolata, e per parte del Direttore soprattutto
nel senso di una paternit� spirituale e formativa, viva e operante,
promotrice di ben coordinate collaborazioni, sembra doversi sottolineare
in modo particolarmente marcato oggi, soprattutto in relazione ai nuovi
contesti nei quali si svolge il lavoro di ogni opera salesiana.
Anzitutto, sembrano ancora influire sulla fisionomia del Direttore le
lontane incertezze create dalla perdita dell�originaria attribuzione
di Confessore ordinario della Comunit� dei Confratelli e dei giovani.
Non sembra essersi chiarita ancora del tutto sul piano effettivo e pratico
la figura del Direttore come educatore e direttore spirituale.
Le complicazioni amministrativa di una Comunit� religiosa ed educatrice
odierna, con l�accresciuta mole dei servizi, gli oneri legali e fiscali,
la complessit� delle relazioni e dei problemi, l�impegnativit� delle
varie mansioni ecc., hanno contribuito a distrarre in molteplici direzioni
l�attenzione del Direttore e a strappare quasi del tutto il Prefetto-amministratore
dall�ambito educativo.
Nel settore scolastico (Convitti, Scuole professionali, tecniche e classiche,
Esternati, Pensionati ecc.) tendono ad aumentare in misura considerevole
esigenze di carattere burocratico, organizzativo, culturale, didattico,
legale, ecc., sovraccaricando di impegni meno formativi Direttori, Presidi,
Consiglieri, con minori disponibilit� di tempo e di energie per attivit�
di carattere pedagogico e familiare.
Tutti e in tutte le opere si trovano sempre pi� oberati da impegni tecnici
e organizzativi, in gruppi sportivi e ricreativi, campeggi, escursioni,
con riflessi e incidenze economiche, che sembrano oscurare e attenuare
qualifiche pastorali ed educative.
E´ evidente che la soluzione va trovata orientandosi verso un tipo di
governo che conserva e potenzia l�unit� originaria; la interpreta e
attua con formule articolate, con divisione di lavoro, di compiti, di
responsabilit�; rivaluta tutti i collaboratori organizzati in Consiglio,
Gruppi, Settori, ecc.
Deliberazioni
Il Capitolo Generale XIX, richiamata nelle precedenti premesse la dottrina
tradizionale sul governo della Casa Salesiana nei suoi diversi organi
e le caratteristiche che esso deve assumere per le particolari nuove
esigenze in cui si trova oggi la Congregazione, ha votato alcune Norme.
Come appare con evidenza dalla loro formulazione, qualche volta esse
confermano, con l�intento preciso di richiamare un pi� responsabile
impegno da parte dei Confratelli, attribuzioni e norme gi� fissate dalle
Costituzioni e dai Regolamenti; qualche volta definiscono meglio alcune
attribuzioni e fissano nuove norme inserendole nelle Costituzioni e
nei Regolamenti; qualche altra volta infine propongono solamente delle
formule pratiche e orientative per render efficaci le norme fissate
dalle Costituzioni e dai Regolamenti.
1. IL DIRETTORE
Il Capitolo Generale XIX, conscio della estrema importanza che hanno
per il buon andamento della vita religiosa, richiama con fermo impegno
l�osservanza delle seguenti norme delle Costituzioni e dei Regolamenti
e le raccomandazioni dei Capitoli Generali XVII e XVIII.
"E´ ufficio del Direttore governare la Casa tanto nelle cose spirituali
che nelle scolastiche e materiali...". [9]
"Egli ha l�obbligo di vegliare con paterna sollecitudine principalmente
sulla condotta e formazione dei Soci e poi sull�accurata educazione
degli alunni. Perci� non cerchi e per quanto pu� non accetti occupazioni
estranee al suo ufficio, e non si assenti per un tempo notevole dalla
Casa senza necessit� e senza il permesso dell�Ispettore". [10]
"Tenga ogni mese due Conferenze ai Soci della Casa per animarli
alla pratica delle virt� religiose e all�esatto adempimento dei loro
doveri. Agli insegnanti, capi d�arte e assistenti faccia inoltre almeno
tre conferenze all�anno sul sistema educativo insegnato e praticato
da San Giovanni Bosco...".
[11]
"Riceva con bont� ogni mese il rendiconto da ciascun Socio della
Casa, e inviti egli stesso a farlo coloro che non si presentano spontaneamente.
Rammenti poi la grave obbligazione impostagli dalle Costituzioni [12] di compiere tutti i doveri
del Maestro dei Novizi verso i professi temporanei della propria Casa". [13]
Analoghi doveri sono contemplati verso il personale esterno e riguardo
alle necessit� materiali e culturali dei Soci. [14]
Il Direttore soprattutto nelle opere impegnative, si mantenga libero
da cariche e uffici, in casa e fuori casa, che possano compromettere
il compito fondamentale di coordinatore e guida soprattutto nel campo
spirituale e formativo, e rimanga estraneo a dirette incombenze amministrative
(come Prefetto), scolastiche (come Preside o Professore regolare), disciplinari
(come Consigliere, e pastorali di particolare impegno (come Parroco). [15]
2. PREPARAZIONE E AGGIORNAMENTO DEI DIRETTORI
Giacch� l�ufficio di Direttore � particolarmente delicato e impegnativo
esso deve essere affidato a Confratelli prudenti, paterni, comprensivi,
sapientemente maturi, di sufficiente prestigio, in modo da render loro
possibile l�opera di principali responsabili della regolarit� e dell�alto
livello religioso della Comunit� e della sua efficienza pastorale. Per
ottenere ci� pi� agevolmente propone le seguenti direttive pratiche.
Gli Ispettori diano ai nuovi Direttori la possibilit� di un periodo
di raccoglimento e di preparazione immediata alla loro importante e
delicata missione. [16]
tenendo presente che il Direttore deve anzitutto avere "le doti
necessarie per governare spiritualmente la Comunit�", [17] gli sia data la possibilit� di una buona
formazione e di regolari aggiornamenti nella spiritualit� cristiana,
religiosa e salesiana.
Per il rinvigorimento ascetico anche sul piano culturale e l�approfondimento
della preparazione in campo pedagogico e pastorale, potranno essere
utili rapidi corsi integrativi alla fine degli Esercizi Spirituali e
altre iniziative analoghe.
Notevole elemento di maturazione e perfezionamento, nei settori indicati
e nel campo delle tecniche organizzative e direttive, potranno riuscire
le periodiche riunioni ispettoriali e interispettoriali dei Direttori,
con studi e dibattiti di gruppo ecc.
E´ desiderato un adeguato aggiornamento del manuale del Direttore.
Venga presa in considerazione una prudente rotazione nella scelta del
personale direttivo con la possibilit� di concedere intermezzi liberi
da responsabilit� di governo,
[18] tenendo presente, per�, che l�autorit� ha carattere eminentemente
sociale, e quindi va affidata ai singoli secondo l�effettiva capacit�
di servizio.
3. CONSIGLIO DELLA CASA
Il Capitolo Generale XIX richiama alla osservanza dei Confratelli le
norme delle Costituzioni e dei Regolamenti sul Consiglio della Casa.
Compiti.
Il Consiglio della Casa � nell�ambito della Casa l�istituto principale,
giuridicamente costituito con il preciso compito di garantire l�opera
di collaborazione con il Direttore.
A norma delle Costituzioni infatti il Direttore, pur essendo il Superiore
della Casa in senso canonico, non ha il diritto di privare i suoi collaboratori
(Prefetto, Catechista, Consiglieri) dell�autorit� loro attribuita,
[19] bench� essa debba essere esercitata secondo le sue direttive.
Tale autorit� deve essere religiosamente riconosciuta e accettata da
tutti i Confratelli della Casa.
Neppure ha il diritto di fare a meno del loro consiglio nei casi stabiliti.
[20] Egli perci� ha l�obbligo di radunare regolarmente il suo Consiglio,
[21] con il quale deve condividere in qualche modo le proprie responsabilit�.
[22]
Egli quindi ne domandi il parere nelle cose di maggior importanza, anche
quando ci� non sia espressamente richiesto dalle Costituzioni e dai
Regolamenti, e non si scosti facilmente da esso: ci� aiuter� a creare
con il Consiglio l�armonia e l�effettiva consistenza di una vera Comunit�
operativa. Quest�obbligo � particolarmente grave nei casi elencati all�articolo
114 delle Costituzioni e 153 e 154 dei Regolamenti.
Ovviamente il Consiglio costituito, per quanto � possibile, dalle cariche
tradizionali, deve funzionare anche nelle Case piccole.
Composizione.
Riconoscendo la necessit� di perfezionare il dettato dell�articolo 111
per rendere pi� facile la partecipazione al Consiglio di Confratelli
con uffici particolari, il Capitolo Generale delibera che l�articolo
111 sia modificato secondo questa formula: "Il Consiglio della
Casa si compone del Prefetto o Vicario, del Parroco, del Catechista,
del Preside e dei Consiglieri, che in via ordinaria non devono essere
pi� di tre. Vi pu� far parte anche il Direttore dell�Oratorio Festivo".
Riunioni del Consiglio.
Per una reale attuazione dei princ�pi enunciati circa la sistematica
e continuata collaborazione dei Superiori della Casa, e anzitutto dei
membri del Consiglio, il Capitolo Generale precisa e delibera che siano
rese operanti le seguenti disposizioni regolamentari circa le riunioni
consiliari. [23]
Il Consiglio sia riunito regolarmente almeno una volta l mese.
L�ordine del giorno sia notificato alcuni giorni prima, in modo che
i singoli membri possano studiare gli argomenti proposti alla discussione.
I verbali, compilati con cura e completezza, siano firmati dopo la lettura
dei medesimi da tutti i partecipanti.
Tutte le volte che a norma delle Costituzioni [24] e dei Regolamenti [25] a proposito di certe materie si esige rispettivamente
il consenso del Rettor Maggiore o dell�Ispettore o l�intesa con quest�ultimo,
ne venga inoltrata dall�Ispettore o dal Direttore formale richiesta
corredata dal verbale firmato della riunione del Consiglio della Casa,
in cui fu discusso il problema e fu dato il voto.
A specificazione dell�articolo 113 delle Costituzioni, si stabilisce
come prassi ordinaria, da ravvalorare in seguito con apposito articolo
regolamentare, che il parere e il voto del Consiglio della Casa si esiga
in tutte le operazioni finanziarie di notevole importanza, come compere
di macchinari costosi, anche se richiesti dall�attrezzatura normale
dei laboratori, vendite e contratti di un certo rilievo, debiti, ecc.
Sia reso effettivamente operante quanto dispongono l�articolo 116 delle
Costituzioni e l�articolo 176 dei Regolamenti con un vero controllo
dell�amministrazione della Casa, nel quale il Direttore pu� valersi
anche della collaborazione del Consiglio.
4. IL PREFETTO O VICARIO
Il Capitolo Generale XIX nell�intento di meglio definire le caratteristiche
del prefetto della Casa Salesiana, oltre la modifica dell�articolo 111
delle Costituzioni, riportata a proposito del Consiglio della Casa,
ha deliberato la modifica dell�articolo 116 secondo la seguente formula:
"Il Prefetto fa le veci del Direttore. Suo dovere principale �
aiutare il Direttore nel sostenere la disciplina religiosa, amministrare
le cose temporali, aver cura del personale non salesiano, vegliare attentamente
sulla disciplina generale degli allievi secondo le norme di ciascuna
Casa e l�assenso del Direttore. Egli deve essere preparato a render
conto della sua gestione al Direttore, ogni qualvolta ne sia da lui
richiesto".
Il Prefetto come Vicario del Direttore deve avere le qualit� che gli
consentano di farne le veci, sia pure con limiti simili a quelli posti
all�autorit� del Prefetto Generale dall�articolo 59 delle Costituzioni.
Egli � anche, sotto la guida del Direttore, l�incaricato dell�amministrazione
e dell�ordine generale della Casa (articolo 116 delle costituzioni)
e dei provvedimenti disciplinari straordinari che non si addicono alla
figura del Direttore. [26]
Quando l�amministrazione di una Casa � particolarmente complessa e tale
da rendere difficile al Prefetto il compito di Vicario, l�Ispettore
potr� dargli in aiuto un Economo, sacerdote o coadiutore.
L�Economo Ispettoriale organizzi corsi di formazione di Prefetti e di
Economi e riunioni per unificare l�amministrazione delle Case dell�Ispettoria.
I conti in Banca non siano a nome di una persona, ma dell�Istituto e
siano depositate le firme sia del Direttore che del Prefetto.
5. IL CATECHISTA
Oltre le mansioni attribuite al Catechista dalle Costituzioni, dai Regolamenti
e dalla tradizione salesiana, il Capitolo Generale XIX delibera che
egli potr�, secondo la necessit� e l�opportunit�, aiutare il Direttore
nel consigliare e dirigere individualmente gli alunni, a complemento
di tutta l�opera di formazione morale, religiosa e apostolica, di cui
ha immediata responsabilit�. Di qui la convenienza di assegnargli un
locale per ufficio.
6. IL CONSIGLIERE
Dove vi sia un Preside, il Consigliere potrebbe opportunamente svolgere
l�ufficio di Vicepreside incaricato della disciplina ordinaria dei giovani.
[27]
7. IL PRESIDE
Negli Stati dove la legislazione esige una persona responsabile del
settore scolastico di fronte all�Autorit� civile (Preside, Prefetto
degli studi, e simili con funzioni difficilmente compatibili con la
figura e l�ufficio del Direttore Salesiano, il Capitolo Generale esprime
il voto che le due cariche siano assunte da due persone distinte.
Quanto alle relazioni tra Direttore e Preside, questi, pur essendo il
massimo responsabile di fronte alle autorit� scolastiche, tuttavia,
sul piano religioso e nell�esercizio pratico delle sue funzioni, rappresenta
la Societ� Salesiana ed esercita tale responsabilit� non a nome proprio,
ma della Societ� stessa e, quindi, sotto la vigilanza e in accordo con
il Direttore della Casa.
[28] Ne consegue che deve apparire chiaro a tutti, alunni, parenti
e pubblico, che il Superiore, che ha completa autorit� e ultima responsabilit�
in tutta l�istituzione, � il Direttore, e che il Preside � soltanto
il suo Delegato.
Se non vi � altro Consigliere, egli attender� anche alla disciplina
degli alunni. [29]
L�amministrazione economica della scuola sia, come di Regola, affidata
al Prefetto. [30] Se
per� il Preside ha delle responsabilit� finanziarie di fronte alle Autorit�
civili, egli, senza rendersi autonomo, n� aver cassa a parte, avr� il
diritto di controllare che il denaro di cui � responsabile sia speso
nel modo dovuto.
Il Capitolo Generale XIX nell�intento di definire le competenze del
Preside delibera che siano inseriti nei Regolamenti gli articoli 198
bis e 198 ter:
articolo 198 bis. "Negli Stati nei quali la legge richiede una
persona responsabile del settore scolastico di fronte all�Autorit� civile
(Preside) tale ufficio sia normalmente affidato a un Superiore distinto
dal Direttore";
articolo 198 ter: "Il Preside, pur essendo il diretto responsabile
del suo ufficio di fronte all�Autorit� scolastica civile, eserciter�
tale ufficio in perfetta armonia e dipendenza dal Direttore della Casa
religiosa e in accordo con i Confratelli aventi uffici che dal punto
di vista amministrativo, disciplinare e pedagogico sono connessi con
l�attivit� di cui egli � titolare".
8. I CONFRATELLI COADIUTORI NELLE STRUTTURE
Premesso che:
nella mente di Don Bosco e dei suoi Successori, secondo la tradizione
salesiana e la ricca documentazione scritta, il Coadiutore costituisce
nella Societ� una realt� originale e caratteristica per la essenziale
parit� religiosa e apostolica con i Soci ecclesiastici;
la progressiva e positiva evoluzione di questa realt� � costantemente
accompagnata da una crescente valorizzazione teorica e pratica, che
conferma la sua posizione di vero "superiore", al pari degli
altri Confratelli, di fronte agli allievi, ai dipendenti e agli esterni; [31]
d�altra parte la Societ� Salesiana, di cui il Coadiutore � membro vivo,
possiede uno stile inconfondibile, "familiare", di convivenza
e di azione comune, che la distingue da altre istituzioni religiose
analoghe, soprattutto perch� essenzialmente fondata sulla fraterna,
cordiale collaborazione di tutti i Soci tra loro e con il Superiore,
su tutti i piani, religioso, apostolico, organizzativo;
inoltre la situazione e le esigenze attuali e le prospettive per il
futuro mostrano sempre di pi� quanto sia preziosa e necessaria alla
Societ� Salesiana e alle sue Opere la collaborazione responsabile di
Coadiutori numerosi e animati da vigoroso spirito religioso e da generosit�
apostolica; appare dunque chiaro quanto sia importante incoraggiarne
in tutti i modi la crescita in quantit� e qualit�, l�alta qualificazione
nei vari settori e un�accresciuta utilizzazione, anche mediante l�inserzione
profonda nell�organismo della Societ�;
infine, sono oggetto di viva compiacenza, di responsabile considerazione
e di adeguata interpretazione le varie richieste dei Capitoli Ispettoriali
per un deciso inserimento dei Coadiutori nelle strutture operative della
Societ�, e anzitutto in quelle compatibili con il diritto comune generale
e particolare, e per un consistente impegno dei Superiori in questo
senso, se e dove emergessero pregiudiziali difficolt� di carattere giuridico;
il Capitolo Generale XIX
delibera:
il Consiglio della Casa, quando si trattino affari della ordinaria e
comune attivit� salesiana, agisca come Consiglio di Azione, con la partecipazione
di determinati Confratelli Coadiutori, i cui nomi figureranno nel Catalogo
dei soci subito dopo quelli dei Consiglieri della propria Casa; tale
prassi verr� seguita qualora l�Ispettore con il suo Consiglio lo ritenga
necessario;
Affinch� un Coadiutore possa essere nominato membro del Consiglio di
Azione, deve essere professo perpetuo, aver compiuto trent�anni di et�
e dieci dalla prima professione;
conferma l�eleggibilit� dei Coadiutori al Capitolo Ispettoriale (in
quanto non assolve funzioni di governo) e ne raccomanda la consultazione
da parte dell�Ispettore nel Consiglio Ispettoriale per gli affari che
esulano dal governo spirituale dell�Ispettoria;
auspica la chiamata da parte del Rettor Maggiore al Capitolo Generale
di Coadiutori in qualit� di Esperti, facendoli partecipare sia alle
Commissioni Capitolari, sia alle sedute generali, per gli affari per
cui sono stati chiamati al Capitolo.
9. CORRESPONSABILITA´ E COLLABORAZIONE DI TUTTI I CONFRATELLI DELLA
CASA
Nell�esercizio delle sue funzioni il Direttore e il Consiglio della
Casa siano largamente coadiuvati da tutti i Confratelli. Quindi il Capitolo
generale XIX raccomanda che:
il Direttore e il Consiglio invitino a rendersi responsabile della vita
della Casa tutta la Comunit�, mediante conversazioni che ordinariamente
completino le conferenze quindicinali, e soprattutto con l�effettiva
valorizzazione dei Consigli particolari, come il Consiglio dei Professori,
il Gruppo dei Confratelli addetti alla Parrocchia e all�Oratorio, i
Dirigenti e Assistenti di laboratorio, gli Assistenti dei giovani con
il Consigliere e i Catechisti, i Dirigenti e Assistenti delle Compagnie,
ecc;
si invitino a determinate riunioni del Consiglio della Casa Confratelli,
Sacerdoti e Coadiutori, competenti in particolari settori, quando vengano
discusse e decise questioni di loro pertinenza e nelle quali possa essere
utile la loro consulenza.
CAPO SESTO
SVILUPPO REGOLATO DELLE NOSTRE OPERE
1. QUALIFICAZIONE DEL PERSONALE E CONSOLIDAMENTO DELLE OPERE
Il Capitolo Generale constatando che troppe Opere furono aperte nel
passato senza personale numericamente sufficiente e qualitativamente
preparato; e che questa scarsit� numerica e qualitativa del personale
� una deficienza gravissima che pu� portare la Congregazione al rischio
di vedere sminuita notevolmente la propria forza interiore e perci�
la sua reale efficienza nell�adempimento della missione che le spetta
nella Chiesa delibera quanto segue:
Tutte le energie della Congregazione, gi� largamente affermata nel numero
e nell�ampiezza delle Opere, siano rivolte a una sempre pi� alta qualificazione
del personale, al consolidamento delle opere gi� esistenti, a un pi�
autentico rendimento spirituale ed educativo.
Il Consiglio Superiore pertanto si impegni perch� non si aprano nuove
Opere se non nei casi di particolare necessit�, riservati alla sua esclusiva
competenza, e solo quando vi sia personale sufficiente e adeguatamente
preparato.
Se il primo periodo della storia della Congregazione fu contraddistinto
dalla espansione delle Opere, la nuova epoca dovr� essere quella del
rafforzamento interiore ed esteriore: � condizione di vita e di efficienza
apostolica.
2. PROGRAMMA DI RIDIMENSIONAMENTO DELLE OPERE
Il Capitolo Generale
constatando come le nostre Opere pur avendo avuto un�espansione grandiosa
e consolante nei primi cento anni di vita della Congregazione, richiedano
tuttavia una revisione d�impostazione per le nuove circostanze di tempo
e di luogo; considerando che, a cento anni dalla fondazione della Congregazione,
nel momento in cui il Concilio Vaticano II chiama tutti a una sempre
pi� organizzata attivit� apostolica, sia necessario uno studio tempestivo
sullo stato delle nostre Opere, delibera quanto segue:
gli Ispettori, d�intesa con il rispettivo membro del Consiglio Superiore
incaricato della Conferenza Ispettoriale e con l�aiuto di speciali gruppi
di esperti:
studino la situazione della propria Ispettoria nelle sue reali condizioni
religiose, morali, sociali ed economiche e precisino quali attivit�,
in armonia con le nostre Regole e il nostro spirito, si possono promuovere,
perch� essa corrisponda alle istanze giovanili e popolari locali;
formulino un piano preciso di ridimensionamento tenendo conto del numero
dei Confratelli, delle particolari condizioni dei luoghi e dei tempi,
della possibilit� del futuro, della gerarchia e dell�attualit� delle
Opere stesse;
presentino questo piano al Consiglio Superiore per l�approvazione entro
due anni dalla promulgazione degli Atti del Capitolo Generale e si impegnino
a una sua graduale ma coraggiosa applicazione.
3. SEMPLIFICAZIONE DELLE CASE TROPPO GRANDI
Il Capitolo generale, constatando come le Case troppo grandi e troppo
complesse costituiscano un grave ostacolo alla vita religiosa regolare
e a un efficace lavoro educativo, ne delibera la semplificazione.
Non � possibile a tale fine fissare un criterio unico e generale per
la difficolt� di definire quali siano le Opere troppo grandi e complesse,
e per la verit� di situazioni che richiedono una diversa valutazione.
Lasciando le decisioni, caso per caso, all�Ispettore con il suo Consiglio,
che valuteranno le particolari esigenze di luoghi e di tempi, si propongono
i seguenti criteri quasi a modo di esemplificazione:
si riduca nei termini convenienti il numero degli allievi, non lasciandosi
guidare da mire puramente economiche;
si sopprimano attivit� non essenziali allo scopo primario dell�opera
o di scarso rendimento spirituale e apostolico;
si attui una pi� razionale organizzazione della Casa in modo che il
Direttore e gli altri Superiore, lasciate le occupazioni secondarie,
svolgano integralmente la loro funzione di governo;
si scindano in due o pi� le opere troppo grandi, trasferendo altrove
quelle attivit� che possono avere una sufficiente completezza e omogeneit�
e possono costituire opera Salesiana a s�, specialmente nelle grandi
citt�;
si costituiscano due Case distinte, nello stesso complesso salesiano,
per Opere di interessi diversi e contrastanti, quando ci� sia possibile
materialmente e non sorgano altre difficolt� per un apostolato d�insieme.
4. RIDUZIONE DELLE OPERE TROPPO PICCOLE
Quanto alle Opere piccole il Capitolo generale ne propone la chiusura,
quando, a giudizio dell�Ispettore e del suo Consiglio, o non possono
svolgere un�attivit� specificamente salesiana o non danno risultati
spirituali positivi, o hanno un�impostazione assolutamente incompatibile
con la vita religiosa regolare, almeno nelle sue esigenze essenziali.
APPENDICE AL I� DOCUMENTO
VARIA
1. Abito talare
Restando immutato l�art. 197 delle Costituzioni, vengono invece cambiati
gli articoli 198 e 199 come segue:
"Sacerdoti e chierici porteranno l�abito ecclesiastico, eccetto
che sia richiesto altrimenti da qualche giusto motivo a giudizio dell�Ispettore".
"I Coadiutori portino sempre abiti dal taglio e dai colori seri,
consoni al loro carattere di Religiosi".
Ma il cambio di questi due articoli non � stato approvato. (Vedi pagg.
237-38).
2. Collezioni
Si stabilisce: "Riguardo alle collezioni (monete, francobolli,
ecc.) si stia alle norme che reggono il voto di povert�", e perci�:
a) per farle si ottenga il permesso dal Superiore;
b) la collezione non sia considerata propriet� privata di chi la fa,
ma della Congregazione.
3. Lettura a tavola per i Confratelli
Il Capitolo Generale sancisce:
a) Si consideri sempre valida la prescrizione dell�articolo 18 dei Regolamenti
che stabilisce che a tavola si faccia lettura per un certo tempo.
b) Si richiama quanto stabilito nel "documento" sulle "Pratiche
di piet�", affinch� non si tralasci mai la lettura della Sacra
Scrittura e si osservi il raccoglimento durante la medesima.
4. Lettura per gli alunni
Il Capitolo Generale raccomanda di non lasciar cadere l�utile ed educativa
usanza di fare la lettura per i ragazzi nel refettorio e nelle camerate.
5. Lettere mortuarie
Siano scritte per tutti i Confratelli dal Direttore; siano piuttosto
brevi ed edificanti e vengano inviate a tutte le Case della Nazione
e a quelle fuori Nazione dove il defunto avesse eventualmente lavorato.
Il Segretario Ispettoriale le invii in varie copie a tutti gli Ispettori
per le Case di Formazione e al Segretario del Consiglio Superiore con
tutti i dati anagrafici e con tre o quattro righe di notizie, in modo
che questi ne curi la pubblicazione negli Atti del Consiglio Superiore.
L�Ispettore incarichi qualcuno di scrivere brevi profili dei Confratelli
pi� insigni dell�Ispettoria; questi profili potranno essere riuniti
insieme per formare dei volumetti di "vite edificanti".
6. Del fumare
Dopo ampio esame, il Capitolo Generale ha deciso di ribadire il divieto
di fumare contenuto nell�articolo 12 dei Regolamenti, modificando tale
articolo come segue:
"E´ vietato in modo assoluto il fumare". Il resto di detto
articolo viene soppresso.
II.- PASTORALE DELLE VOCAZIONI
Premesse
Nel piano divino di salvezza, la funzione della vocazione ecclesiastica
e religiosa � essenziale per i suo valore di santificazione personale
e di apostolato. Nello spirito del Concilio Vaticano II, tale importanza
� particolarmente accentuata oggi, in armonia con lo slancio apostolico
della Chiesa in risposta alle necessit� dell�ora, caratterizzata da
fenomeni colossali in varie parti del mondo, come la crescita demografica,
la complessit� dei problemi morali, l�avanzata dell�ateismo e del laicismo,
i pericoli dell�indifferentismo, dell�edonismo, ecc.
La Societ� Salesiana sente il problema della crescita quantitativa e
qualitativa delle vocazioni, impegnata com��, nel suo Capitolo Generale,
a studiare forme e modi di espansione e intensificazione delle sue attivit�
apostoliche, giovanili e popolari, come risulta dai vari temi proposti
al Capitolo: catechesi, oratori, scuole, collegi, parrocchie, stampa,
ecc.
Il problema � acuito dalla crisi di vocazioni determinatasi in molte
Nazioni e dalla sterilit� vocazionale che sembra aver colpito certe
opere giovanili, una volta assai pi� feconde (internati, esternati,
ecc.).
D�altra parte, l�interesse per le vocazioni � uno dei fini precipui
della Societ� Salesiana; si ispira a uno degli apostolati pi� tenacemente
attuati da Don Bosco, con la parola e con le opere; si radica in una
tradizione salesiana - scritta e vissuta - estremamente viva. Per questo
rimane pienamente avvalorato quanto afferma Don Rua: "Ai Salesiani
deve star a cuore la cura delle vocazioni, senza di cui la Pia Societ�
di San Francesco di Sales languirebbe, e non corrisponderebbe al fine
che Don Bosco si propose nel fondarla".
[32] Il che fa eco a quanto afferma il Fondatore: "...non
occorre che io ripeta nuovi avvisi, perch� si coltivino molto le vocazioni
allo stato ecclesiastico. Questo � lo scopo principale a cui tende ora
la Congregazione".
[33]
Deliberazioni
1. Il Capitolo Generale XIX, mentre segnala le realizzazioni attuate
a fomentare le vocazioni in ciascuna Ispettoria, fa un richiamo speciale
a tutti i Salesiani indistintamente, qualunque sia l�attivit� loro affidata,
affinch� operino efficacemente ad accrescere le vocazioni in numero
e qualit�, non limitandosi ai bisogni della nostra Societ�, ma in vista
delle esigenze attuali della Chiesa nelle sue Diocesi, nelle Missioni
e nelle Famiglie Religiose.
In particolare il Capitolo Generale XIX raccomanda che:
sia fatta una revisione leale, anche a livello ispettoriale, di tutto
il lavoro educativo svolto nelle nostre varie opere, e della loro capacit�
d�impartire quella educazione cristiana che orienti i giovani a una
consapevole scelta vocazionale;
ci� avvenga in un ambiente propizio - di soda piet� liturgica, di formazione
umana, culturale, spirituale e apostolica - adeguata all�et� e alle
caratteristiche individuali, in un abituale spirito di sacrificio e
in clima di famiglia;
il lavoro di ricerca, di scelta e di formazione fondi le sue radici
nella preghiera, nello zelo, e nel sacrificio degli educatori, degli
apostoli, delle anime consacrate a Dio e nell�esempio individuale e
comunitario dei Salesiani,
nella promozione delle vocazioni venga seriamente considerata la sanit�
cristiana della famiglia;
nella selezione e formazione si superino procedimenti che peccano di
improvvisazione, di empirismo, di soggettivismo e di malintesa economia;
agendo invece secondo piani ben determinati, valutando equilibratamente
le tecniche offerte da scienze e metodologie moderne.
2. Il Capitolo Generale XIX inoltre d� mandato al Consiglio Superiore
di:
far compilare da apposita Commissione un Direttorio per le Vocazioni;
promuovere l�istituzione di un Segretariato Centrale per le Vocazioni
e, tramite i membri del Consiglio Superiore, incaricati di gruppi di
Ispettorie, l�istituzione di Segretariati Interispettoriali e Ispettoriali,
ove ci� sia localmente possibile, assicurando la collaborazione di tutti
i Salesiani, i Cooperatori, le Associazioni giovanili, gli Exallievi,
i Laici.
I compiti di questi Segretariati saranno: iniziative di studio, di computazione
statistica, di azione pratica secondo le opportunit�; organizzazione
di appositi convegni interispettoriali tra Delegati per considerare
mezzi comuni e coordinati sistemi di ricerca e di selezione; preparazione
di sussidi e strumenti per la creazione di una mentalit� vocazionale
in tutti i Confratelli, nelle famiglie, nelle opere che gravitano intorno
alla Congregazione e che promanano da essa; promozione di convegni,
conferenze, corsi speciali, campi-scuola di orientamento vocazionale;
studio di collaborazione con le Opere Diocesane per le Vocazioni e simili.
III.- ASPIRANTATI
Premesse
Per corrispondere allo scopo principale a cui tende la Congregazione,
[34] ogni Opera salesiana deve essere un semenzaio di vocazioni.
In virt� quindi di tale fine costituzionale, la nostra Societ� s�impegna
ad assistere in modo speciale "quei giovani che aspirano allo stato
ecclesiastico". [35]
Gli Aspiranti si presentano a vario livello di maturit� vocazionale:
o con l�esistenza di semplici disposizioni, o con il desiderio e l�inclinazione
di consacrarsi a Dio, o con la capacit� e la volont� di decidere la
propria vocazione.
Orientamenti
Il Capitolo Generale XIX fa le seguenti raccomandazioni:
1. Nel curare le vocazioni si imposti tutto il lavoro educativo partendo
da una solida base umana e offrendo le condizioni ideali per una piena
vita cristiana rivolta all�apostolato; in questo modo si crea il terreno
preparato per accogliere e far crescere il germe della vita religiosa,
salesiana e sacerdotale, ma sempre in armonia con il grado di maturit�
psicologica e vocazionale dei candidati. A tale scopo si suggerisce
l�organizzazione di:
Scuole di orientamento apostolico, per ragazzi che per la loro giovane
et�, pur non manifestando inclinazione verso la vita religiosa o sacerdotale,
ne hanno tuttavia le doti: tali scuole per� non siano denominate n�
Aspirantati n� Preaspirantati;
Aspirantati, per giovani che manifestano inclinazione verso la vita
sacerdotale e salesiana;
Case per vocazioni adulte, per giovani gi� impegnati e capaci di decisione.
2. Si assicuri a tutti gli Aspiranti:
un ambiente che manifesti la gioia di vivere con Dio, formata dalla
testimonianza efficace degli educatori, che devono essere ben scelti;
una effettiva libert� di decisione, senza pressioni di alcun genere;
un programma di studi tali che permetta ai giovani di continuarli altrove
senza inconvenienti;
una iniziazione all�apostolato conforme all�et�.
3. Vi sia una maggior apertura di formazione, come risulta dalle direttive
del Concilio Vaticano II: "Nei Seminari minori eretti per coltivare
i germi della vocazione, e negli Istituti particolari che, secondo le
circostanze di luoghi e di persone, mirano allo stesso scopo, gli alunni
vengano educati a seguire con animo generoso Cristo Redentore, mediante
una particolare formazione religiosa e con una efficiente direzione
spirituale. Per il resto conducano una vita in conformit� alle esigenze
dell�et� adolescenziale, allo spirito ed evoluzione dell�et�, che sia
in armonia con le norme della sana psicologia, non trascurando una conveniente
esperienza umana, e il contatto con la propria famiglia".
La famiglia quindi venga vivamente interessata alla educazione vocazionale
dei figli e se ne promuova la collaborazione.
Il problema delle vacanze in famiglia sar� studiato dal relativo gruppo
di Ispettorie, in modo che esse diventino un mezzo di formazione ed
arricchimento.
Lo stesso � da dirsi per i contatti sociali. [36]
4. D� mandato al Consiglio Superiore di far compilare da apposita Commissione
un Direttorio per quanto riguarda la formazione degli Aspiranti.
5. Mentre segnala le realizzazioni attuate in varie Nazioni per fomentare
le vocazioni adulte, propone che l�Opera di Maria Ausiliatrice per tali
vocazioni venga ristudiata e rimessa in vigore, adattandola ai tempi
e ai luoghi e destinandovi Confratelli qualificati.
6. Quanto all�et� di ammissione al Noviziato, esaminate le varie proposte
e discussioni in merito, visto che il Concilio Vaticano II ha allo studio
la stessa questione, il Capitolo Generale XIX ritiene ancora opportuno
il criterio seguito fino a oggi, disposto ad adeguare la propria decisione
a quella che sar� stabilita dalla Chiesa.
IV.- FORMAZIONE DEL PERSONALE
Siccome � in preparazione la Ratio Institutionis che servir� da documento
ufficiale della Congregazione per la formazione del Personale, il Capitolo
Generale XIX ha ritenuto opportuno non fare una esauriente discussione
sopra i documenti della Commissione VI.
Si presentano pertanto i risultati dei lavori della Commissione a puro
titolo informativo, salvo quanto riguarda il Noviziato e il Tirocinio,
per cui il Capitolo Generale ha preso alcune deliberazioni che sono
obbliganti ad experimentum, fino alla promulgazione della Ratio Institutionis.
CAPO PRIMO
IL NOVIZIATO
Premesse
Il Noviziato ha come scopo di studiare e accertare la chiamata di Dio
e di iniziare il cammino della perfezione. Esso caratterizza il Religioso
dandogli la fisionomia spirituale e imprimendogli nell�intelligenza
e nel cuore l�autentico spirito di Don Bosco.
Il clima spirituale del Noviziato, come la Chiesa lo intende, non deve
ingenerare il convincimento che tutto quanto � umano e personale debba
essere sacrificato sull�altare dei voti, quasi che avvicinandosi a Dio
non si possa essere e sentirsi autenticamente uomini e conservare il
proprio volto. Mai come oggi la persona ha sentito i fascino e la nobilt�
di tanti valori umani. Il Noviziato comporta certamente mortificazione
e rinuncia, ma � soprattutto un periodo di grande arricchimento spirituale.
Deliberazioni
1. Sia data al Maestro dei Novizi, prima che entri in carica, una formazione
specifica psicologica, teologica, ascetica e salesiana, facendogli frequentare
corsi a ci� istituiti o da istituirsi al P.A.S.
2. Ai Maestri si facciano seguire i corsi periodici di aggiornamento
per Maestri di Novizi.
3. La Casa di Noviziato abbia il suo Consiglio.
4. Si rifaccia il Manuale per il Noviziato, che esponga gli elementi
di Ascetica, Liturgia, Psicologia, Pedagogia e Spirito Salesiano, perch�
possa servire di guida ai Maestri in quello che debbono fare e dare
ai futuri Salesiani.
5. Si riveda alla luce delle nuove disposizioni liturgiche la funzione
della vestizione e della professione, inserendole nel rito della santa
Messa.
6. Ai Confratelli Coadiutori, invece della Medaglia, venga consegnato
il Crocifisso.
7. La Vestizione sia convenientemente rimandata a una parte dell�anno
pi� opportuno, quando cio� si siano ritirati gli elementi incerti o
immaturi.
8. La data d�inizio del Noviziato sia lasciata libera, per poterla adattare
alle varie esigenze locali.
Raccomandazioni
La vita religiosa sia presentata nel suo aspetto eminentemente positivo
di conquista dei grandi valori divini e umani, incarnati e vissuti da
nostro Signore Ges� Cristo nella sua vita.
L�ambiente di Noviziato abbia un tono di spontaneit�, di confidenza,
di serenit�, di allegria, di famiglia.
Si educhino i Novizi al senso di responsabilit�, di autenticit� e di
lealt�, alla fortezza e a una virile fermezza, in modo che sappiano
governare se stessi. [37]
Si inculchi loro quella particolare disposizione d�animo che, a qualunque
et�, fa accettare le osservazioni dei Superiori responsabili.
Si faccia amare la Famiglia Salesiana e si inculchi rispetto e ammirazione
verso di essa.
Si abbia cura che i Novizi occupino il tempo, pur senza detrimento della
loro formazione religiosa e salesiana, anzi a vantaggio di essa, e si
vigili che la scuola del Noviziato conservi il suo carattere formativo.
Si dia in essa un�approfondita istruzione religiosa, teologica, liturgica
e ascetica.
Nell�ammettere i Novizi alla professione ogni Consigliere fondi il suo
giudizio su elementi positivi del candidato per la vita salesiana e
non solo sull�assenza di gravi mancanze. [38]
Se il numero dei Novizi fosse troppo esiguo, il Noviziato sia unito
ad altro Noviziato o lo si affianchi allo Studentato Filosofico: si
aumentano cos� i membri del Consiglio della Casa e i confratelli addetti
all�insegnamento, e si facilita la scelta dei Confessori.
CAPO SECONDO
STUDENTATO FILOSOFICO
Premesse
Scopo dello Studentato Filosofico � la formazione religiosa, ecclesiastica,
sociale, intellettuale e apostolica dei chierici. Questo periodo di
voti temporanei � destinato a consolidare e a sviluppare tutta la formazione
precedente in ordine al fine specifico della Congregazione.
Siccome poi la socialit� � un�esigenza particolarmente sentita dai giovani
d�oggi, � doveroso valorizzarla anche come componente formativa. Inoltre,
poich� il mondo in cui viviamo richiede una visione pi� ampia della
realt� sociale, si ritiene opportuno fare dello Studentato una comunit�
veramente aperta e impegnata su un piano pi� ampio che nel passato.
Lo studio viene considerato dalla Sedes Sapientiae quale elemento essenziale
del programma di formazione specifica. L�applicazione allo studio non
deve di per s� turbare l�equilibrio spirituale del chierico, ch� anzi
� mezzo indispensabile alla perfezione e all�apostolato.
Pur non sminuendo l�importanza che hanno gli altri valori culturali,
sia scientifici che umanistici, si metta in maggior evidenza l�istanza
logica e filosofica mediante un serio studio della filosofia quale elemento
valido per un�efficiente e migliore formazione dello spirito.
La formazione apostolica, per il suo carattere pratico, dev�essere continuata
per tutto il periodo degli studi, pur senza pregiudizio di essi.
Proposta della commissione
1. Lo Studentato, quanto al numero dei Chierici, non sia n� troppo numeroso,
n� troppo esiguo. Gli Studentati, quindi, nei limiti del possibile,
siano interispettoriali.
2. Gli scrutini stabiliti per gli studenti di Filosofia vengano fatti
tre volte all�anno ed esprimano un giudizio di valore pi� completo che
sia possibile. Questo si registrer� nella scheda personale in modo obiettivo,
chiaro, ma insieme rispettoso della personalit� e della dignit� del
Chierico, cui giover� di orientamento per il suo progresso spirituale.
3. Secondo quanto � consigliato nella Sedes Sapientiae, il corso di
filosofia pura sia portato a un biennio. Le Ispettorie, che dopo il
Noviziato hanno quattro anni di "Magistero Professionale"
(profesorado e simili) facciano un anno di filosofia pura.
4. Il Personale direttivo degli Studentati Filosofici abbia una formazione
specifica. Non pare sufficiente, n� per la Direzione, n� per l�insegnamento
della Religione, la cultura derivata da un normale Corso teologico.
5. Durante l�anno scolastico i Chierici siano esercitati in una moderata
attivit� apostolica, come assistenza e scuola di Catechismo negli Oratori
e nelle Parrocchie non molto distanti, sotto il controllo del Superiore
o del suo Delegato.
6. Durante le vacanze i Chierici vengano impegnati nello studio delle
tecniche dell�apostolato.
7. Si diano il tempo e i mezzi affinch� i Chierici possano realizzare
quelle iniziative, che, mentre ne valorizzano le capacit�, li abilitino
all�apostolato (compagnie, teatro, musica, canto, disegno).
Raccomandazioni
In attesa della progettata riforma degli studi si disponga che l�insegnamento
della Religione.
abbia tre lezioni settimanali nelle ore pi� propizie allo studio;
sia una vera e propria iniziazione teologica e biblica;
il programma sia redatto da una Commissione di esperti di Teologia,
Catechesi e Psicologia alla luce della Teologia moderna e dello spirito
salesiano.
CAPO TERZO
TIROCINIO PRATICO
Premessa
Gli scopi del Tirocinio, secondo la Sedes Sapientiae e i nostri Regolamenti,
[39] sono i seguenti: una prova pratica della vocazione comune
e specifica, una informazione ed educazione allo spirito e alla vita
salesiana nelle sue varie manifestazioni, un apprendimento pratico del
Sistema Preventivo, un completamento degli studi profani e della cultura
in preparazione agli studi ecclesiastici.
Appare quindi evidente che la finalit� del Tirocinio consiste in primo
luogo nel cercar il bene e la preparazione del Confratello e non i vantaggi
e il profitto dell�Istituto. [40]
Molti Salesiani ricordano questo periodo della loro formazione come
uno dei pi� belli della loro vita, la qual cosa � vera se viene vissuto
d�accordo con i suoi scopi, nonostante le molte difficolt� che normalmente
in esso si incontrano. I nostri Istituti poi si arricchiscono del giovanile
dinamismo che i Chierici e Coadiutori tirocinanti portano in essi.
Si sentono per� frequenti lamentele su questo periodo, considerato come
"prova del fuoco" e come "momento cruciale", durante
il quale molte vocazioni si perdono.
Una parte delle responsabilit� di questa situazione � dovuta alla inosservanza
delle norme prescritte dalla Santa Sede e dalla Congregazione
[41] e al fatto che non c�� ancora una vera e chiara coscienza
della natura del Tirocinio, contrariamente a quanto � gi� stato attuato
per altri periodi formativi.
Deliberazioni
1. Il Delegato ispettoriale incaricato degli studi guidi e controlli
gli studi dei Tirocinanti, tanto quelli prescritti dal Consigliere Generale
come altri che possono avere in corso.
2. Dove le condizioni morali e l�ordinamento scolastico lo permettono,
si possono consentire gli studi universitari dei Tirocinanti, preferendo
a questo scopo le Universit� Cattoliche, ma evitando quei settori di
studio non adatti alla formazione dei Tirocinanti. Questi siano particolarmente
assistiti sia spiritualmente che culturalmente.
3. I Superiori locali mettano a disposizione dei Tirocinanti che seguono
particolari studi tutto il tempo, il luogo e i mezzi necessari, affinch�
possano con seriet� adempiere questo loro dovere.
4. L�Ispettore scelga le Case cui inviare i Tirocinanti, tenendo presente
l�indole e le capacit� degli stessi, e dopo aver sentito il parere del
Consiglio delle Case di formazione da cui provengono.
5. Fatta eccezione per le Case di formazione, l�Ispettore, nella distribuzione
dei Chierici e dei Coadiutori tirocinanti, assegni alle Case pi� particolarmente
adatte per essi tre o pi� Chierici, mai meno di due.
6. Il Direttore abbia settimanalmente un incontro con i Tirocinanti,
nel quale tratti particolarmente argomenti di formazione religiosa-salesiana
e dia loro una graduale iniziazione alla lettura della Sacra Scrittura.
7. I Superiori responsabili convochino periodicamente i Tirocinanti
per esaminare insieme gli aspetti tecnici, teorici e pratici del loro
lavoro educativo: assistenza, disciplina, preparazione delle lezioni,
lavoro di Compagnie, ecc.
8. Il Tirocinio Pratico normalmente sia della durata di tre anni. L�Ispettore,
per ragionevoli motivi, potr� proporre al Rettor Maggiore di ridurlo
a due anni.
9. Per quanto riguarda l�attivit� apostolica, i Tirocinanti non soltanto
si dedicheranno all�assistenza e all�insegnamento, che restano sempre
le loro fondamentali forme di apostolato, ma si eserciteranno anche
in altre attivit� fra i giovani proprie della nostra Congregazione come:
le Compagnie, i Gruppi giovanili, l�attivit� liturgica, il catechismo,
gli Oratori, ecc.
10. Si mettano a disposizione dei Tirocinanti libri, riviste di argomento
religioso, pedagogico e di attualit�; e negli incontri settimanali con
il Direttore e nei Rendiconti scambino idee e commentino le letture
fatte.
11. Il Direttore sia effettivamente pi� aiutato dal suo Vicario, affinch�
possa seguire pi� da vicino i Tirocinanti, svolgendo con essi anche
il compito di Magister Spiritus, com�� nella nostra tradizione e nei
desideri della Santa Sede.
12. Gli incontri con il Direttore e con gli altri Superiori servano
a rendere il Tirocinante partecipe dell�andamento della Casa e corresponsabile
nell�opera educativa che in essa si compie: occorre perci� che questi
incontri si svolgano in clima di dialogo, come lavoro di �quipe.
CAPO QUARTO
STUDENTATI TEOLOGICI
Premessa
Lo Studentato Teologico conclude degnamente il ciclo formativo dei nostri
Chierici ed �, nello stesso tempo, il periodo che lascia le pi� profonde
impronte nell�animo dei futuri Sacerdoti.
Esso � ordinato a fissare definitivamente i caratteri della personalit�
sacerdotale nei suoi elementi naturali e soprannaturali.
E´ l�ambiente ideale della formazione sia per l�et� degli studenti sia
per l�oggetto degli studi.
L�avvenire della Congregazione dipende in massima parte dall�efficienza
degli Studentati Teologici.
Proposte della Commissione
1. S�introduca nella Teologia il corso di Sociologia cattolica.
2. E´ necessario che, ove esiste lo Studentato Teologico, l�Ispettore
faccia un piano per la sistemazione dei quadri dei Docenti nelle necessarie
e opportune specializzazioni.
3. Allo scopo di favorire l�acquisto dei titoli ecclesiastici di studio
e per impegnare pi� efficacemente gli studenti nel loro lavoro si faccia
di tutto perch� gli Studentati Teologici vengano affiliati e aggregati
al P.A.S. in maniera da poter conferire anche il titolo di Licenza.
4. Essendo in corso una revisione del piano di studi ecclesiastici,
il Capitolo desidera che si faccia presente alle Autorit� competenti
la necessit� d�inserirvi quelle discipline della cultura umanistica,
sia letteraria che scientifica, le quali hanno relazione con le materie
sacre, e le altre pi� idonee ad aprire l�animo del futuro apostolo alla
comprensione della sensibilit� e della problematica contemporanea.
5. L�edificio dello Studentato Teologico sia semplice e funzionale.
Dato il suo scopo, � necessario che sia situato in un centro cittadino
di cultura, aperto a molteplici esperienze apostoliche. Abbia un prudente
distacco dal mondo, [42]
ma si eviti l�eccessivo isolamento, perch� dannoso sia disciplinarmente
che apostolicamente.
Si crei attorno alla persona degli studenti quell�ambiente di sereno
raccoglimento tanto necessario ad una seria e feconda attivit� sia intellettuale
che formativa.
6. Si ritiene conveniente dare agli studenti di Teologia la cameretta
individuale per la tranquillit� indispensabile a chi deve fare una vita
di studio intenso e di raccoglimento interiore.
7. Si favorisca un prudente impegno di apostolato giovanile degli studenti
di Teologia nei giorni domenicali e festivi (Oratori, Parrocchie, Associazioni
giovanili).
CAPO QUINTO
CORSO DI PASTORALE
Premessa
Per tutti i Sacerdoti Religiosi � prescritto, [43] dopo il Corso Teologico, un anno intero di
tirocinio pastorale.
Esso ha per scopo di preparare meglio il Sacerdote in genere alla vita
apostolica, e il Salesiano in specie, alla educazione della giovent�.
Per l�efficacia di questo corso la Sedes Sapientiae prescrive che la
parte teorica e quella pratica siano svolte contemporaneamente.
La necessit� di questo corso si fa maggiormente sentire oggi che le
condizioni sociali esigono una migliore preparazione specifica e professionale.
Il Sacerdote deve essere introdotto, sotto la guida di persona sperimentata,
a lavorare in una societ� in continua evoluzione, caratterizzata da
un fenomeno intenso di immigrazione, da un livello culturale pi� elevato,
da una crescente differenziazione di impegno cristiano tra il popolo
e da un perfezionamento continuo dei mezzi d�informazione e comunicazione
sociale.
Siccome in pochissime Ispettorie si � riusciti a dare alla Pastorale
un corso a s� stante di un anno intero con professori competenti, la
Sacra Congregazione dei Religiosi concede lo sdoppiamento della parte
teorica da quella pratica. In questo caso le lezioni teoriche si svolgeranno
per due o tre anni fino a raggiungere i cento giorni prescritti.
Si fa notare che non corrisponde al desiderio della Chiesa e non si
� rivelato utile far risiedere i sacerdoti, che frequentano la Pastorale,
in Case diverse e di l� mandarli a un centro prestabilito per le lezioni.
Proposte della Commissione
1. Il Corso di Pastorale sia ordinato a preparare all�apostolato generico
e a quello specificamente salesiano.
2. Quando questo corso si facesse insieme ad altri Sacerdoti non salesiani,
lo si integri con elementi propri di Pastorale salesiana.
3. Se il corso occupa un anno intero, i Sacerdoti studenti formino una
comunit� a s�, con Superiori, almeno in parte, propri e in luogo adatto.
4. Gli esami di quinquennio comincino dopo il primo anno di Pastorale
anche se questo corso dura tre anni per la parte teorica, come si �
detto sopra. Gli esami di pastorale non dispensano da quelli del quinquennio.
Raccomandazioni
1. Il Corso di Pastorale si pu� fare in due modi:
a) dedicandovi un anno scolastico intero di nove mesi, con non meno
di cento giorni di lezioni;
b) con corsi estivi per la parte teorica, conducendola per due o tre
anni e dedicandovi rispettivamente cinquanta o trentatr� giorni di lezioni,
in modo da raggiungere in cento giorni prescritti.
2. Qualunque dei due modi si scelga, � necessario che alla teoria si
aggiunga la pratica. Perci� i corsisti siano inviati periodicamente
in Oratori e Parrocchie per essere diretti nell�apostolato concreto
e per fare pratica dell�amministrazione degli uffici parrocchiali.
3. E´ naturale che per un corso cos� importante si debbano scegliere
i migliori professori non solo per la teoria, ma anche per la pratica.
A questo scopo si favoriscano corsi interispettoriali.
4. Si segua il programma fissato dalla Ratio Studiorum e si mandino
periodicamente al Centro relazioni sulle proprie esperienze; si potr�
cos� integrare meglio il programma di questo corso negli anni seguenti.
5. Si informi il Consigliere della Formazione intorno al sistema usato
in ciascuna Ispettoria, al luogo dove si tengono i corsi, al personale
addetto, ai programmi e alla durata del corso.
[1] Il Capitolo Generale
XIX ha deliberato di mutare i nomi di "Capitolo Superiore"
e di "Capitolo della Casa" in quello di "Consiglio Superiore"
e di "Consiglio della Casa", secondo quanto � deliberato al
capo III di questo documento (pag. 22).
[2] Cap. I, num. 1,
pag. 18
[3] Cost., artt. 50,
86, 113.
[4] M. B. X., 1102;
Epist. di D. Bosco II, 320; III, 360, 380; M. B. XII, 81, 82; XIII,
258; ecc.
[5] M. B. XII, 81
[6] Ibidem XIII, 258
[7] Epist. di D. Bosco
III, 158
[8] Ibidem II, 270
[9] Cost., art. 113
[10] Reg., art. 157
[11] Ibidem, 158
[12] Cost., art. 184
[13] Reg., art. 159
[14] Ibidem, 160-161
[15] Cap. Gen. XVIII,
anno 1958, "Atti del Capitolo Superiore", num. 203, p. 22-23;
Cap. Gen. XVII, anno 1952, "Atti del Cap. Sup.", num. 170,
p. 29-30
[16] Cap. Gen. XVIII,
anno 1958, "Atti del Cap. Sup.", num. 203, p. 24
[17] Cap. Gen. XVIII,
anno 1958, "Atti del Cap. Sup.", num. 203, p. 23
[18] Cap. Gen. XVI,
anno 1947, "Atti del Cap. Sup.", num. 143, p. 71
[19] Cost., art. 116-118
[20] Ibidem, 113
[21] Reg., art. 156
[22] Cost., art. 113
[23] Reg., art. 156
[24] Cost., art. 114
[25] Reg., art. 153
[26] Reg., artt. 163
e 183
[27] Reg., art. 192
[28] Ibidem, 191
[29] Ibidem, 192
[30] Cost., art. 116
[31] M. B. XVI, 312-313
[32] Lettere Circolari
di Don Michele Rua ai Salesiani, Colle Don Bosco (Asti), 1965, pag.
187.
[33] M. B. XII, 87.
[34] M. B. XII, 87.
[35] Cost., artt.
6 e 7.
[36] Esortazione Menti
nostrae, num. 84; Statuta Generalia della Sedes Sapientiae, num. 35.
[37] "Statuti
Generali" della Sedes Sapientiae, tit. 7, artt. 37, 2.
[38] C. J. C., 538;
"Stat. Gen." della Sedes Sapientiae, artt. 31, 32, 33, 34.
[39] Reg., artt. 51
e 56.
[40] "Stat. Gen."
della Sedes Sapientiae, art. 13.
[41] "Stat. Gen."
della Sedes Sapientiae, art. 13; Reg., artt. 51, 57, 186.
[42] "Stat. Gen."
della Sedes Sapientiae, art. 23.
[43] Ibidem, 48.