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CG19: PARTE SECONDA, ALLEGATI

CAPITOLO GENERALE XIX DELLA SOCIETA' DI S.FRANCESCO DI SALES


PARTE SECONDA

ALLEGATI

I. - INDIRIZZO DEL RETTOR MAGGIORE A SUA SANTIT� PAOLO VI NELL'UDIENZA

ACCORDATA AI MEMBRI

DEL CAPITOLO GENERALE XIX

21 maggio 1965

Beatissimo Padre,

la gioia che oggi invade l'animo dei Figli di Don Bosco raccolti per la prima volta a Capitolo Generale in Roma, rinnova quella che inond� il Padre e Fondatore nel 1858, allorch� giunse, ignorato pellegrino, alla Citt� eterna e si prostr� ai piedi dell'angelico Pio IX per avere luci conforti nel compimento della missione che la Provvidenza gli affidava. Da quell'incontro si determin� il nascere della Societ� Salesiana, secondo i bisogni e le esigenze dei tempi.

A cento e pi� anni da quella data, l'umile successore del Santo, avvicinandosi al vostro augusto trono, sente di dover innanzi tutto rinnovare e confermare a Vostra Santit� la devozione, l'amore, la sottomissione, l'indefettibile attaccamento di Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, Cooperatori, Allievi ed Ex Allievi, alla Cattedra di San Pietro e alla Persona del Vicario di Cristo.

� una vigorosa tradizione della nostra Famiglia religiosa, e dello spirito che ci ha lasciato il �Padre e Maestro della Giovent� �.

E la comune esultanza oggi si accresce noti solo per l'onore di questa indimenticabile udienza, che stringe intorno a Vostra Santit� i membri pi� qualificati della Congregazione nel mondo, ma per la conosciuta e ammirata benevolenza che la medesima Santit� Vostra ha sempre dimostrato verso di noi.

Il � Borgo Ragazzi Don Bosco � del quartiere Prenestino fin dal suo inizio, l'Istituto di Arese, le ripetute visite alle opere di Milano e Sesto San Giovanni, l'incontro di Bombay durante l'apostolico viaggio in India: sono tappe di un itinerario soffuso di amore privilegiato e di cure paterne che ci confondono e sentiamo di non meritare.

La Famiglia Salesiana ne � consapevole, Beatissimo Padre, e si allieta di porgere a Vostra Santit� la sua filiale commossa riconoscenza.

Ora poi i membri del Capitolo Generale sono qui per chiedere a Vostra Santit� luce e forza in un'ora di tanta responsabilit� per la Chiesa e la salvezza delle anime.

In spirito di umilt�, ma con fervido zelo, stiamo esaminando gli orizzonti apostolici della missione educativa e del lavoro pastorale che oggi impegnano la Famiglia Salesiana, secondo lo spirito del Fondatore. Alle nuove impellenti esigenze del tempo vorremmo adeguare strutture ed opere.

Ci spinge l'ansia di rispondere con generosa prontezza agli appelli che Vostra Santit� e il Concilio Ecumenico Vaticano II stanno lanciando dentro e fuori la Chiesa per la rinnovazione ed elevazione spirituale dei popoli e del mondo.

Le nostre predilezioni e preoccupazioni vanno specialmente alla giovent� meno abbiente, al ceto operaio, alle nazioni in via di sviluppo, alla formazione tecnica e professionale della nuova societ� del lavoro, al campo missionario.

Avvertiamo la necessit� di aggiornamento sui mezzi di comunicazione sociale, e di impiego sempre pi� largo di forze laiche, organicamente e consapevolmente inserite in un piano di fecondo apostolato d'insieme.

Ci assilla in particolare il problema del personale e della sua formazione spirituale e religiosa, perch� risponda alle molteplici esigenze e qualificazioni del lavoro moderno in oratori, istituti, pensionati, scuole professionali, parrocchie.

Le nostre forze sono esigue di fronte al bisogno, ma le mettiamo con slancio a disposizione della Chiesa, nel rinnovato proposito di piena fedelt� agli insegnamenti e agli esempi di San Giovanni Bosco.

Vostra Santit� si degni accoglierle, sostenerle, e incoraggiarle con la sua illuminata parola, che sar� a tutti norma di azione, e renderle operanti con il dono e il conforto dell'Apostolica Benedizione.

11. - DISCORSO

DI SUA SANTIT� PAOLO VI AI MEMBRI

DEL CAPITOLO GENERALE XIX DELLA SOCIET� DI SAN FRANCESCO DI SALES

21 MAGGIO 1965

Estratto da �L'Osservatore Romano�, 22 maggio 1965

Cari e venerati Figli della Societ� Salesiana di San Giovanni Bosco!

Siate i benvenuti a questo incontro in un'ora grande e decisiva per la vostra Famiglia religiosa, grande e decisiva per la pi� larga famiglia della Chiesa cattolica. Il vostro Capitolo Generale, celebrato a Roma per la prima volta, rinsalda l'inserimento originale e vitale della Societ� Salesiana sull'albero della santa Chiesa, ne celebra e ne fa proprio lo spirito costitutivo di unit� e di universalit�, e presenta con devozione filiale il lavoro compiuto, che conta a pi�l di cento i suoi anni, ne descrive la storia a cominciare da quella mirabile del santo Fondatore per indicarne lo svolgimento coerente e prodigioso nell'opera dei suoi figli, ne distende i piani di svolgimento, stupendamente sviluppati nel mondo, e, ci� che pi� conta, qua venendo per chiedere conforto di parola e di benedizione, rinnova il suo cosciente proposito di proseguire fedelmente e generosamente l'ardua, provvida, evangelica fatica intrapresa. Segna una tappa, fa il punto (come dicono i naviganti), conclude un periodo e ne inizia un altro la vostra Societ�. Diamo avvertenza a questo momento prezioso, a cui si annodano i fili del passato e da cui si snodano quelli del futuro, affinch� la celebrazione di cotest_o Capitolo acquisti tutta la sua importanza negli annali della Societ� stessa e tutta la sua fecondit� benefica per quelli futuri.

Affettuoso riconoscimento per il Rettore uscente e amabile augurio per il nuovo

Salutiamo pertanto con affettuosa riverenza il caro Rettore Maggiore uscente, Don Renato Ziggiotti, col quale Noi stessi avemmo felici rapporti di amichevole comprensione e di efficace collaborazione, e del quale seguimmo con ammirazione e con plauso l'opera intelligente, instancabile e tanto positiva. Don Bosco, pensiamo, pu� essere contento di lui, come lo sono stati i Confratelli e gli assistiti della Congregazione Salesiana: il Signore lo benedica!

E salutiamo parimente con venerazione e con beneaugurante accoglienza il nuovo Rettor Maggiore, Don Luigi Ricceri, allenato alla attivit� direttiva del grande Sodalizio da lunghi anni di saggia esperienza e di amorosa dedizione. A lui i Nostri voti, affinch� nel solco dei suoi degnissimi predecessori, sappia guidare la Societ� Salesiana sul sentiero tradizionale, ormai suo proprio, rivolto sempre a quegli ulteriori sviluppi e a quella sagace aderenza ai bisogni dei tempi, come appunto esige la giovanile vitalit� dei Figli di San Giovanni Bosco. E il voto naturalmente si estende ai suoi collaboratori, e a quanti nella vasta rete della compagine salesiana vi hanno funzioni e responsabilit� direttive.

Poi salutiamo tutti coloro che hanno partecipato al Capitolo generale ed in loro tutta la Congregazione, che per numero, per composizione etnica, per estensione geografica ben .possiamo insignire del titolo di ecumenica! E ritornando alle vostre sedi, venerati e carissimi figli, portate ai vostri Confratelli ed a tutti coloro a cui si rivolge il vostro ministero il{ Nostro saluto e la Nostra Benedizione.

Attestati di stima e riconoscenza del Padre delle anime

Ma voi ora attendete una Nostra parola consolatrice e

orientatrice. Faremo onore alla vostra intelligenza e alla vostra

esperienza limitandola a qualche breve espressione, anche se le vostre persone e le vostre attivit� meriterebbero discorso senza fine. Intelligentibus pauca.

Vi diremo dapprima il Nostro riconoscimento e la Nostra riconoscenza. Riconoscimento per quello che siete, per quello che fate. La vostra - o in nome della Chiesa, di cui siete figli elettissimi, e di cui ora siamo la voce - la Nostra Societ� Salesiana � grande cosa nella vita cattolica mondiale. Ancor pi� che alle statistiche, che si descrivono in consolantissimi diagrammi ascendenti, guardiamo alla bont� e alla solidit� della vostra Congregazione; guardiamo allo spirito, al fervore, all'abnegazione, alla fede, alla piet�, che le d�nno forma e vigore; guardiamo alla missione a cui si � consacrata, l'educazione della giovent�, con preferenza per i figli del popolo; guardiamo alla semplicit�, alla sapienza, all'efficacia della vostra pedagogia salesiana; guardiamo alla fiducia, che sapete ottenere non solo nell'ambito ecclesiastico, ma altres� in quello delle famiglie amorose della formazione dei loro figliuoli, e in quello della societ� civile, che deve riconoscere in voi dei pionieri intelligenti, dei collaboratori preziosi e disinteressati, degli educatori incomparabili; guardiamo ai frutti del vostro multiforme lavoro, che sembrano abbondanti non solo nella quantit�, ma nella qualit� altres�, se la loro qualit� deve desumersi dalla perseveranza della formazione impartita e dall'affezione, che i vostri alunni, anche diventati adulti e immersi nel mare della vita vissuta, conservano per i loro maestri; guardiamo finalmente alla testimonianza, che l'opera vostra d� alla vitalit� del Vangelo ed al cuore della Chiesa per i bisogni del mondo, di quello giovanile e di quello lavoratore specialmente, e guardiamo all'onore, all'amore, che da voi sale a Cristo, nostro Signore.

L'alta missione dei Salesiani nei tempi presenti

I Salesiani rappresentano uno dei fatti pi� notevoli, pi� benefici, pi� esemplari, pi� promettenti del cattolicesimo nel secolo scorso e nel nostro; e voglia Iddio che cos� sia in quelli futuri. � un riconoscimento doveroso, che esprimeremo in gratitudine al Signore stesso, primo ed eterno operatore della efficienza del regno di Dio; e che esprimiamo in elogio a voi, bravi operai della sua vigna, non gi� per lusingare un'interiore ambizione, che deve piuttosto cedere il passo alla coscienza dell'umana insufficienza, ovvero per ripagarvi delle vostre fatiche e dei vostri sacrifici, ch� anche il Nostro elogio sarebbe troppo inadeguata ricompensa; ma per rinfrancarvi, per assicurarvi che il cammino percorso � stato diritto e benefico e che deve essere continuato con passo fiducioso e lieto.

Aggiungeremo al rinoscimento una nota cordiale, quella della riconoscenza, e cio� della risposta affettiva che la Chiesa vi deve, della benevolenza che da essa vi siete meritata, della sensibilit� divina, osiamo dire, che, come sapete, vibra di compiacenza e di amore per ogni servizio, per ogni atto di piet� e di carit�, prodigato ai piccoli e ai bisognosi di questa terra: � L'avete fatto a Me *. Siamo lietissimi che il Nostro apostolico ministero Ci autorizzi ad anticiparvi queste auguste parole, che decideranno del vero premio, quello dell'eterna felicit�.

Perseverare con illuminato coraggio

Deriva facilmente da ci� la Nostra seconda parola: coraggio, figli carissimi, coraggio; continuate e perseverate. Sappiamo bene che non vi dispiacer� certamente che anche Noi lo sosteniamo con la Nostra esortazione. Perseverate con coraggio.

Non vi diciamo quali sottili tentazioni e quali gravi pericoli possono attentare alla vostra buona volont�; ogni opera umana vi � esposta; talora per le difficolt� inerenti alle proporzioni stesse ch'essa va assumendo; � magnitudine laborat sua � lasci� scritto lo storico antico sull'Impero romano (cfr. Livio, Hist. P-roem. ); ma oggi penseremmo piuttosto al processo immenso di trasformazione, in corso nella societ� moderna, non senza forse qualche inquietudine di misteriosa provenienza spirituale, buona o perversa che sia. Qui se existimat stare videat ne cadat (1 Cor. 10, 12). Vi diremo piuttosto che il vostro coraggio deve scaturire da una triplice fiducia: fiducia in Dio; non mai superfluo il ricordarlo a persone come le vostre, che alla vita religiosa riconoscono il primato non solo di dignit� oggettiva, ma di virt� operativa sia per la propria santificazione, che per l'altrui educazione; e fiducia diciamo tanto pi� interiormente fondata quanto pi� l'opera vostra � esteriormente lanciata; Ci sembra ravvisare in ci� una nota peculiare del vostro spirito, semplice, lieto, sereno; fidente appunto in quella divina assistenza che d� al bene in via di compimento la sua audacia e la sua costanza. Non indugiamo: voi conoscete molto bene questa psicologia; voi la vivete. Poi fiducia nelle finalit�, a cui la vostra Societ� � consacrata: potrebbero essere pi� nobili, pi� moderne, pi� urgenti, pi� conformi al programma apostolico della Chiesa, oggi? Avete scelto bene. La Chiesa ve ne conferma la certezza ed il merito. E finalmente fiducia anche nelle forme, che d�nno alla vostra attivit� i suoi caratteri particolari. Qui il discorso si fa vigilante, per quel tale invito all'� aggiornamento �, che la Chiesa sta predicando ed applicando. Occorrer� distinguere le forme essenziali, da quelle contingenti; le forme interiori, animatrici del vostro sistema pedagogico e della vostra arte di educatori, da quelle esteriori, di per s� suscettibili di perfezionamento e di diverso esperimento; le forme valide sempre da quelle che le mutate condizioni dei tempi rendessero stanche o inefficaci. Gli sviluppi

della scuola moderna, della qualificazione professionale, della cultura e dei suoi mezzi didattici, come i cambiamenti della vita sociale reclamano senz'altro queste distinzioni e queste nuove scelte, gi� in atto del resto nel campo della vostra pedagogia pratica, la quale per� ritrova sempre nel suo nucleo primitivo di conoscenza e di amore della giovent� la sua pi� vitale radice.

Progredire secondo il Concilio nella carit� nello spirito di sacrificio nella adesione alla parola e alla Croce di Cristo

Tutte cose che voi conoscete benissimo, e che Ci autorizzano a rinnovarvi il Nostro voto di fiducia e di coraggio. Possiamo perci� concludere queste modeste osservazioni con un'ultima raccomandazione, anche questa degna di voi; e cio�: progredire! � la raccomandazione che ogni maestro di scuola fa ai suoi alunni, e che ogni maestro di spirito fa ai discepoli della perfezione cristiana. Noi la ripeteremo con riferimento al grande sforzo che la Chiesa sta compiendo mediante il Concilio ecumenico; � uno sforzo verso la sempre migliore fedelt� agli insegnamenti del divino Maestro, � uno sforzo verso il rinvigorimento del suo spirito e delle sue forme, � uno sforzo verso l'autenticit� e la santit� della vita cristiana, � uno sforzo verso una maggiore comprensione della storia della salvezza e una pi� fraterna ed apostolica capacit� di avvicinare l'uomo moderno, i suoi problemi, le sue debolezze, le sue risorse, le sue aspirazioni. Chi interpretasse il Concilio come un rilassamento degli impegni interiori della Chiesa verso la sua fede, la sua tradizione, la sua ascetica, la sua carit�, il suo spirito di sacrificio e la sua adesione alla parola e alla Croce di Cristo, e come un'indulgente acquiescenza alla fragile e volubile mentalit� relativista del mondo senza princ�pi e senza fini trascendenti, come un cristianesimo pi� comodo e meno esigente, sbaglierebbe! Tl Concilio tende, s� a pi� saggia disciplina e a pi� moderna maniera per la Chiesa di venire a contatto con l'anima umana e con la societ� odierna, ma non a scapito, s� bene a conforto della sua intima fedelt� a Cristo e della sua generosa testimonianza! Per questo dicevamo che questa ora � grande e decisiva anche per la Chiesa, e che questo incontro acquista anche per voi particolare significato. E siamo lieti di sapere che il vostro Capitolo generale questo ha compreso e che s'� proposto di trarre dagli insegnamenti del Concilio, dalle due Costituzioni specialmente sulla Liturgia e sulla Chiesa, vitali precetti per il progresso spirituale e pratico della Societ� Salesiana di San Giovanni Bosco.

Molto bene. Questo meditate, questo fate; e siate sicuri che con la Nostra � con voi la Benedizione di Dio.

III. - ALLOCUZIONE

DI SUA EM. CARD. ANTONIUTTI PREFETTO S. C. RELIGIOSI AI CAPITOLARI SALESIANI

4 giugno 1965

Avete gi� sentito la parola augusta del Santo Padre che vi ha ricevuto in speciale udienza nel Palazzo Apostolico Vaticano ed ha diretto alla vostra Societ� parole di particolare benevolenza. Sua Santit� con paterno accento ha salutato il Rev.mo Padre Ziggiotti al termine della sua zelante ed attiva missione, ha rivolto i suoi fervidi voti al nuovo Rettor Maggiore scelto per dirigere e governare la grande famiglia di San Giovanni Bosco, e tutti vi ha incoraggiato a proseguire con rinnovato ardore nel vostro importante lavoro apostolico, missionario ed educativo.

Come Prefetto della Sacra Congregazione dei Religiosi vengo oggi a portarvi l'adesione del Dicastero che pi� direttamente si occupa di voi.

Personalmente sono lietissimo di questo incontro che oltre all'onore di salutare i qualificati rappresentanti della Societ� Salesiana mi permette di rivedere alcuni membri della stessa incontrati soprattutto in Cina, in Giappone, in Canad�, in Portogallo e in Spagna, ove ho potuto constatare il lavoro da voi compiuto con generosit�, non senza sacrifici, ma sempre con esemplare dedizione e con uno spirito veramente ecumenico, conforme alle parole di Sant'Agostino: Extende caritatem tuam per totem orbem, si vis Christum amare; quia membra Christi per orbem iaeent...

Mentre vi accingete a ritornare ai vostri posti di lavoro per totum orbem lasciate che vi intrattenga su di un tema di attualit� che si riferisce all'aggiornamento di cui tanto si parla ai nostri giorni, cio� al rinnovamento delle famiglie religiose e all'adattamento delle stesse ai bisogni presenti, fermi restando i fondamenti spirituali della vita religiosa.

Il Concilio Vaticano II, nel Capitolo VI della Costituzione della. Chiesa ha fissato i punti essenziali della consacrazione a Dio delle anime che hanno scelto lo stato di perfezione. � un documento di altissimo valore, dal quale emana una concezione ricchissima della vita religiosa. Ma affinch� questa sia vissuta pi� intensamente e consciamente, nella prossima sessione conciliare saranno trattati i punti pratici che devono orientarla verso un rendimento pi� efficace e pi� consono ai nostri tempi.

Non � questione di cambiare la natura, il fine, lo spirito degli Istituti religiosi. Essi appartengono al Cristianesimo che � eterno. Ma precisamente perch� il Cristianesimo ha come fine di salvare gli uomini, deve progredire nei suoi metodi con gli uomini che deve assistere e salvare e che non sono statici in un mondo in perpetua, evoluzione.

La voce eterna di Dio deve risuonare in un modo attuale; dobbiamo unire il passato con il presente, ed arricchire quanto � contemporaneo con l'esperienza del trascorso.

Fedelt� dunque al patrimonio sostanziale lasciato dai Fondatori; ma si pensi che se essi dovessero fondare oggi, userebbero certi criteri diversi. E questo pu� applicarsi anche alla vostra Societ�, pur tanto giovane e dinamica, perch� il mondo in quest'ultimo secolo ha fatto progressi rapidissimi e vertiginosi.

L'adattamento alle esigenze odierne, che corrisponde alla volont� del vostro Santo Fondatore che fu modernissimo al suo tempo e lo sarebbe anche oggi, dev'essere determinato dalla competente autorit�, legittima interprete del pensiero dello stesso Fondatore, la quale sapr� servirsi dell'esperienza e della collaborazione dei sudditi.

Recentemente, profittando del clima conciliare aperto a tante discussioni, si � talora parlato e scritto della vita religiosa e dell'adattamento alle condizioni moderne in termini che hanno potuto ingenerare dubbi e confusione. Sembra quasi che in qualche ambiente si abbia trascurato e perfino negato il testimonio speciale che la, vita religiosa rende a Cristo. E non � esagerato il dire che simili scritti e discorsi non hanno servito alla causa della vita religiosa.

La rinnovazione della vita religiosa non dev'essere fatta nella� sua essenza, ma in certe strutture e in alcune attivit� esterne. Bisogna quindi che sia ben compresa la natura e ben definito il suo compito, per introdurre le modifiche necessarie in accordo, e mai in. contrasto, con lo spirito dei Fondatori e con le esigenze della Chiesa.

Errerebbe pertanto colui che pensasse alla vita religiosa come ad una forma di apostolato, differente da quello ordinario soltanto. perch� i Religiosi emettono i voti. Questo modo di pensare genera confusione, perch� altro � l'apostolato di chi vive nel mondo ed altro � quello della persona consacrata la cui vita deve trascendere il mondo.

Ma sarebbe un grave errore anche il richiedere e pretendere dai Religiosi ogni genere di apostolato. Come in un esercito ben ordinato, i soldati addetti ai diversi compiti si servono di armi diverse, ed ognuno sta al suo posto di combattimento, cos� gli Istituti della Chiesa secondo il fine, la natura e l'indole propria, d�nno il loro contributo non trascurando le personali capacit� dei singoli membri.

Bisogna tener presente che i Religiosi sono dei consacrati a Dio, e quindi l'intensit� della loro vita spirituale non deve subire delle diminuzioni, affinch� il livello spirituale delle comunit� religiose sia conservato ed accresciuto.

Conviene sottolineare che sarebbe un gravissimo errore voler economizzare nella preghiera per darsi ad un maggior apostolato esterno. I Religiosi hanno bisogno di un congruo periodo di tempo non solo per le loro pratiche di piet� ordinarie, ma soprattutto per l'orazione mentale, cui devono debitamente prepararsi fin dal noviziato, e per attendere a corsi di spiritualit�, di teologia, di Sacra Scrittura, di liturgia, che saranno forza e sostegno nella pratica della vita quotidiana, pace e serenit� nell'ordine spirituale.

Il valore spirituale dello stato religioso non si manifester� debitamente se non per l'indivisa donazione di s� a Cristo, consociandosi a Lui con la povert�, la castit� e l'obbedienza.

Questi consigli evangelici che sono il fondamento della vita religiosa devono essere debitamente compresi e scrupolosamente osservati.

Essi non offendono, come qualcuno ha azzardato dire, la dignit� della persona umana e non ne violano la libert�. Anzi, liberamente e consciamente accettati, sono l'aperta affermazione dell'uomo libero che compie il sacrificio di quanto pi� prezioso possiede per scopi alti, nobili e santi.

La povert� che � la vera ricchezza della vita religiosa, dev'essere abbracciata con animo sereno e praticata con letizia. Molte cose sono state dette della ` chiesa dei poveri' senza forse valutare l'intima natura della povert� e l'indole della stessa, e talora con una deficiente conoscenza delle realt� della vita.

� necessario adottare delle forme esterne della povert� nelle presenti circostanze tecniche ed esigenze economiche che rispondano all'attesa dei fedeli e siano non solo apparenze ma realt� positiva in accordo con gli insegnamenti e gli esempi di Cristo e con la dottrina autentica e la miglior prassi della Chiesa.

Infatti i Religiosi, per essere veramente poveri, devono rinunciare a tutti i loro beni, per qualsiasi causa conseguiti, e darli all'Istituto o alla Chiesa. I beni temporali degli Istituti religiosi devono essere considerati come un sacro patrimonio col quale si deve provvedere agli interessi superiori della comunit� e della Chiesa, alle necessit� degli indigenti, all'educazione della giovent� povera.

Affinch� dunque splenda nella vostra Societ� lo spirito autentico della povert� cristiana, si deve evitare tutto ci� che pu� avere anche parvenza di smoderata raccolta di beni. La Provvidenza divina che tanto visibilmente ha assistito San Giovanni Bosco, nella sua riconosciuta povert�, per compiere opere ammirabili e monumentali, non � mai venuta meno e non verr� meno fino a quando sarete animati dallo spirito del Fondatore. Pertanto nella costruzione delle residenze, nell'arredamento delle stesse e nel vostro modo di vivere esterno, dovete curare che domini sempre una nota di riservatezza ed un tono di semplicit�.

Per ci� che si riferisce al voto di castit� non sfugge a nessuno il fatto che le condizioni dei tempi presenti ne rendono difficile l'osservanza. Ma dovete pensare che questa fulgida gemma � stata ed � la nota pi� bella di una Famiglia religiosa. Bisogna quindi che coloro che si sono consacrati in uno stato di perfezione, si mantengano puri di corpo e di mente. Pur vivendo nel mondo, dove devono svolgere il proprio apostolato, essi devono sentire la bellezza delle parole di Cristo che chiama beati i mondi di cuore, e perci� devono evitare tutto quello che pu� recare offesa all'innocenza della loro vita. Vigilate quindi per conservare ai membri della vostra Societ�, nella forma pi� pura, questa virt� che costituisce la loro gloria pi� fulgida, la loro forza pi� robusta, la loro difesa pi� sicura.

E veniamo all'obbedienza. Mentre si diffondono tanti princ�pi falsi sulla libert�, il cui pernicioso influsso � penetrato anche in alcuni Istituti religiosi, bisogna che i membri degli stessi siano ben fondati nell'obbedienza evangelica.

State attenti che non si diffondano nella vostra Societ� i princ�pi insinuanti il cos� detto colloquio tra superiori e sudditi, voluto non per un'armoniosa ed edificante manifestazione di reciproche considerazioni, o per uno scambio d'idee e di propositi costruttivi, ma quasi come un patto, se non proprio una condizione per obbedire, o una discussione per imporre il proprio punto di vista.

Che il concetto dell'autentica obbedienza religiosa venga conservato nella sua integrit�, evitando ci� che porta ad una visione troppo umana di quella vita che resta basata su princ�pi soprannaturali e costituisce una vera testimonianza di Cristo.

Il Religioso che sa nobilitare, arricchire e sviluppare la sua personalit�, arriva poi a fare gioiosamente il dono di s� e di ci� che ha di pi� prezioso per amore di Dio.

Questo naturalmente domanda a coloro che hanno posizioni di autorit�, come voi, di saper esercitare la loro funzione in modo da sviluppare quanto pi� possibile il senso della responsabilit� e le doti che arricchiscono i sudditi e li dispongono ad obbedire con fiduciosa stima dei superiori, i quali a loro volta devono dimostrare una incoraggiante comprensione delle capacit� e delle disposizioni degli animi dei loro dipendenti.

In base a questi criteri, tutto ci� che riguarda l'adattamento di cui parla il Decreto Conciliare riguardante i Religiosi dev'essere fatto dalla competente autorit�, la quale si servir� dell'esperienza e della collaborazione dei sudditi, ma in uno spirito di caritatevole comprensione da una parte, e di volenterosa sudditanza dall'altra, e non in certe forme che sono in aperto contrasto con uno dei capisaldi fondamentali della vita religiosa.

Non dimenticate le severe parole di Sant'Agostino, il quale riaffermando l'inconcusso dovere della concordia e dell'armonia indispensabili alla conservazione dell'ordine in qualsiasi comunit�, diceva: Cum disciplina negligitur, insolentiae crescunt. La mancanza di sottomissione da parte dei membri di una comunit� ai propri superiori, e la deficienza di questi nel comandare ai sudditi, porta poi alla perdita di quella serena fraternit� e gioia spirituale che sono doti indispensabili per ogni vita religiosa intensa e conseguentemente causa una dissipazione del carattere ed un illanguidimento nell'esercizio dell'apostolato.

Circa le vocazioni religiose che purtroppo non sono in proporzione con i bisogni urgenti di oggi, non si deve curare solo il loro reclutamento, ma anche e soprattutto la conservazione e perseveranza dei chiamati allo stato di perfezione.

Una delle cause di queste deficienze, � precisamente dovuta al fatto che alcuni Religiosi si mostrano solleciti dell'apostolato esterno pi� che dell'osservanza dei consigli evangelici.

Talora il senso religioso non � loro sufficientemente inculcato nel periodo della formazione, e perci� pi� facilmente lasciano lo stato religioso perch� troppo superficialmente lo hanno abbracciato. Conviene quindi che la vita religiosa - permettetemi che insista su questo punto - sia presentata come una scuola di santit�, come consacrazione a Dio, e non come una semplice associazione di attivit� apostoliche. La vita religiosa dev'essere illuminata dalla luce della Sacra Scrittura, dallo studio diligente ed assiduo della sua dottrina, ed infervorata dall'amore di Dio e dallo spirito

pastorale che porta all'amore del prossimo e alle attivit� esterne.

La consacrazione religiosa poi dev'essere totale, non solo alla persona di Cristo, ma alla Chiesa che � il suo corpo mistico. Si tratta infatti di cooperare all'opera redentrice di Cristo nel mondo.

Perci� ogni Religioso deve rivestirsi dello spirito del suo Istituto, bella mirabile variet� che i Santi Fondatori hanno impresso ad ognuno di essi.

E questo va detto non soltanto per i sacerdoti di un determinato Istituto Religioso, ma anche per i fratelli laici. Sotto il benefico influsso di un autentico spirito di famiglia, nonostante la differenza di condizione esistente tra gli uni e gli altri, il vincolo dell'unione fraterna dev'essere cos� solido tra tutti i sodali della Societ� vostra, da permettere ed assicurare una sempre pi� stretta compenetrazione ed una pi� efficace collaborazione. Non dimenticate i grandi servizi che i fratelli laici hanno reso alla vostra Societ�, e circondateli dell'affetto, della considerazione e dell'assistenza di cui hanno bisogno.

Per conseguire poi l'auspicata formazione dei membri della vostra Societ� bisogner� provvedere ad una sempre migliore preparazione di coloro che sono preposti all'insegnamento e alla direzione spirituale, perch� siano dotati non solo di solida virt� ma anche di scienza sicura, di buon giudizio e di autentico spirito religioso.

Cos� i chiamati a lavorare nelle opere salesiane dovranno ricevere una formazione adeguata, attraverso un'armonica e sempre pi� nutrita istruzione scritturistica, dogmatica, liturgica, umanistica e professionale perch� siano resi atti all'esercizio fruttuoso del loro apostolato.

Inoltre gli stessi membri devono anche nel campo delle esigenze fisiche avere quelle attenzioni che permettano loro un rendimento pi� vasto nelle loro attivit�. .

Siate infine solleciti nel diffondere la conoscenza della vostra Societ� nella sua intrinseca forza e bellezza, come l'ha realizzata San Giovanni Bosco, spogliandola, se necessario, da certe aggiunte fatte col tempo, perch� risulti snella, agile ed attiva come la volle il suo grande Fondatore.

Non siano poi ammessi tra di voi dei candidati che non offrono le necessarie garanzie perch� la moltiplicazione dei soggetti non idonei complica e rende pi� delicata la vita interna della Societ� vostra.

Siano dunque i membri della vostra Societ� prima di tutto spirituali, formati ad una solida vita interiore, preoccupati della ricerca di quelle cose quae sursum sunt sotto la guida della Santa Madre Chiesa, per acquistare il vero amore di Dio, dal quale discende l'amore del prossimo.

Siano i membri della vostra Societ� colti e ben formati nelle scienze sacre e profane, tecnicamente preparati alle professioni ed ai ministeri del loro stato.

Evitino, quelli che si consacrano agli studi, le profane novit� gi� denunciate dallo stesso Apostolo San Paolo, ed i dannosi princ�pi di un romanticismo dogmatico che serpeggia ai nostri giorni generando confusioni ed errori.

Siano i membri della vostra Societ� pastorali nel senso pi� bello della parola, non diffondendo nozioni vaghe ed oscure di un pragmatismo deleterio, ma sostenendo chiaramente i princ�pi della morale cattolica, con sincerit� luminosa e con edificante carit�.

Siano i membri della vostra Societ� missionari, per diffondere con zelo ardente la fede cattolica tra coloro che la ignorano ut sermo Dei currat et clarificetur e per conservare intatto tra i credenti il patrimonio della verit�.

Siano sociali i membri delle vostre comunit�, nel senso cristiano, costruttivo e fecondo, secondo lo spirito dell'autentica fraternit� che ne ha animato le origini e fecondato l'incremento, per attendere e soccorrere ai bisogni di ogni categoria di persone.

Siano infine i membri della vostra Societ�, ecumenici, nello studio e nell'accettazione di quanto il Concilio Vaticano II propone, e nella pratica di quell'universalismo che si estende a tutte le nazioni e non pu� limitarsi ai ristretti confini di piccole patrie terrene e non deve essere soffocato da meschine considerazioni d'ordine contingente, locale o personale.

Cos� voi, cari Salesiani, animati da una viva fede, sostenuti da una fondata speranza e accesi da una sincera carit�, cercate sempre `l'unit� dello spirito nei vincoli della pace'; quell'unit� che � conseguenza di un giudizio equilibrato e sereno e che � frutto dell'orazione con la quale tutti dovete essere uniti a Cristo.

In tal modo dimostrerete come lo spirito di San Giovanni Bosco vive ancora tra voi in tutto lo splendore della sua pi� bella efficienza ed assicurer� nuovi progressi e pi� ampi sviluppi alla vostra Societ� in lucem et in salutem gentium.

IV. - ALCUNE ADESIONI PERVENUTE AL CAPITOLO GENERALE XIX

1. Sua Em. Card. AMLETO GIOVANNI CICOGNANI, Segretario di Stato di Sua Santit

Appreso con grato compiacimento premuroso annuncio diciannovesimo Capitolo Generale che Societ� Salesiana San Giovanni Bosco apprestasi celebrare Roma Augusto Pontefice eleva fervide preghiere et esprime paterni voti affinch� ne sia adeguata la preparazione et largamente proficuo lo svolgimento dei lavori nel genuino spirito Santo Fondatore a maggiore incremento benemerita Famiglia Religiosa sue missioni sue molteplici opere apostolato et mentre invoca effusione lumi favori divini auspice Maria Santissima Ausiliatrice intercedente San Giovanni Bosco imparte di gran cuore Signoria vostra Rev.ma Collaboratori Capitolari implorata particolare benedizione che volentieri estende singoli Membri et intera Congregazione punto. Aggiungo personali auguri in unione di preghiere.

Citt� Vaticano, 24 marzo 1965� >D Cardinale CICOGNANI

2. Sua Em. Card. ILDEBRANDO ANTONIUTTI, Prefetto della Sacra Congregazione dei Religiosi

Roma, 31 marzo 1965

Reverendissimo Padre,

Con delicato pensiero Ella ha voluto ricordarmi che, nel prossimo mese di aprile, si terr� il Capitolo Generale XIX della grande e benemerita Societ� Salesiana.

Questa Sacra Congregazione � particolarmente vicina all'Istituzione, in questo momento di maturazione di programmi e di decisioni, e di tutto cuore si associa all'auspicio formulato dalla S. V. che � i lavori procedano con impegno veramente apostolico e nello spirito genuino del Fondatore e Padre San Giovanni Bosco �.

Invocando sui Capitolari l'illuminazione dello Spirito Santo

e tutti benedicendo, con sensi di deferente ossequio, mi confermo

della Signoria Vostra Reverendissima

>11 ILDEBRANDO Card. ANTONIUTTI Prefetto

3. Sua Em. Card. ALOISI MASELLA, Protettore della Congregazione Salesiana

Roma, 25 marzo 1965

Rev.mo Rettore Maggiore,

Nella sua cortese bont� V. P. Rev.ma ha voluto comunicarmi con la pregiata lettera del 19 corr. l'imminente celebrazione in Roma del Capitolo Generale XIX della Congregazione Salesiana di cui mi onoro di essere Protettore.

Sono all'ordine del giorno, come V. P. mi ha partecipato in detta lettera, le elezioni dei Superiori e la trattazione di argomenti della massima attualit� ed importanza per l'adeguamento della Congregazione Salesiana alle nuove esigenze dei tempi, soprattutto in campo educativo e sociale.

I Padri Capitolari non mancheranno di prendere al riguardo gli opportuni provvedimenti e sapranno in pari tempo conservarsi fedeli alle tradizioni, agli insegnamenti e allo spirito di per s� modernissimo del loro Santo Fondatore.

Ben volentieri e di tutto cuore invio la mia paterna benedizione a Lei, Rev.mo Padre, e ai componenti l'assemblea Capitolare, invocando su tutti i lumi dello Spirito Santo e la protezione di Maria Santissima Ausiliatrice e del loro Fondatore San Giovanni Bosco.

Raccomandandomi alle sue orazioni mi valgo dell'incontro per riaffermarmi con sensi di grande stima

Suo Devotissima

BENEDETTO Card. ALoisi MASELLA Protettore

4. Sua Em. Card. MAURILIO FOSSATI, Arcivescovo di Torino Torino, 25 marzo 1965

Rev.mo Signor Don Renato Ziggiotti, Rettor Maggiore dei Salesiani - Citt�

A nome di Sua Eminenza il nostro Ven.mo Cardinale Arcivescovo ringrazio per il pensiero a Lui rivolto alla vigilia del Capitolo Ge

nerale XIX, che i Salesiani terranno a Roma nel prossimo mese di aprile. Sua Eminenza invia di gran cuore la desiderata sua Benedizione, ed invoca soprattutto le benedizioni del Signore sui lavori del Capitolo. Per parte sua ha messo gi� fin d'ora l'intenzione di offrire al Signore le sue sofferenze, perch� la grazia di Dio renda spiritualmente feconde le decisioni che il Capitolo Generale prender� per il bene delle anime.

Posso assicurarLa, Rev.mo Signor Rettor Maggiore, che le sofferenze del nostro Ven.mo Cardinale Arcivescovo sono preziose ed hanno l'efficacia del Calvario. � un malato facile da assistere, perch� non si lamenta mai ed accetta tutto quello che Gli si d� o che si fa per Lui. Una volta sola disse circa quindici giorni fa: � Se sapeste quanto soffro! � e fu l'unica volta a manifestarsi.

Ai Salesiani ha sempre voluto bene, un bene di predilezione. Tutte le Opere Salesiane esistenti in Roma furono da Lui visitate e non una volta: vi si recava quasi sempre. Visit� anche e benedisse il `quartiere nuovo Salario', dove si terr� il Capitolo Generale, e si fece spiegare minutamente le costruzioni che sarebbero dovute sorgere. Quella Benedizione rimane anche oggi.

Le bacio le mani e con ogni ossequio La prego credermi

Devotissimo

Mons. VINCENZO BARALE Segretario del Cardinale Arcivescovo

Mi benedica.

V.-INTERVENTI

DEL RETTOR MAGGIORE

AL CAPITOLO GENERALE XIX

1. ELEZIONE DEL RETTOR MAGGIORE

27 aprile 1965 - Dopo l'elezione il nuovo Rettor Maggiore sale

al tavolo della Presidenza e rivolge all'Assemblea questo suo primo commosso saluto:

Mi hanno detto or ora � Coraggio! �. Ce ne vuole tanto di coraggio; e forse qualche cosa di pi� del coraggio. Io non so se voi possiate immaginare la somma dei sentimenti che in questo momento opprime la mia anima, la mia coscienza, tutto il mio essere.

Vi dico senz'altro che mai come in questo momento ho avuto la precisa sensazione dei limiti delle mie possibilit�. Se volessi infliggere una umiliazione a voi, prima che a me, vi farei l'elenco di tutti questi miei limiti.

Ma io sento, carissimi Confratelli, carissimo sig. Don Ziggiotti, sempre mio padre, che forse tra tutti questi limiti ce n'� uno che non esiste: quello della mia obbedienza e dedizione al servizio del Signore e della Congregazione. Ed � per questo che credo di dover obbedire alla volont� del buon Dio, che si manifesta oggi attraverso voi che rappresentate l'intera Congregazione (applausi).

Permettetemi ancora che accenni al senso chiaro della mia nullit�, soprattutto confrontandomi con coloro che mi hanno preceduto nella carica di Rettor Maggiore...

(A questo punto il sig. Don Ricceri tesse l'elogio della paternit�

del sig. Don Ziggiotti, cui chiede la benedizione per s� e per tutti i presenti. Don Ziggiotti rispondendo tra l'altro dice: �Ho pregato

perch� tutto andasse come � andato. Dopo una prima chiarificazione i voti si sono concentrati su di uno, dandogli il conforto della comune volont� di collaborazione; la continuit� � cos� assicurata e la Congregazione fiorir� �).

2. PAROLE DI ESORTAZIONE AI CAPITOLARI

7 maggio 1965 - Nell'ansia di tracciare una linea d'incontro alle diverse opinioni rivelatesi ben presto in seno al Capitolo Generale,

il Rettor Maggiore ritiene opportuno rivolgere ai presenti la seguente esortazione:

Cari Confratelli, vogliamo qui avvivare un clima di carit� a cui tutti dobbiamo concorrere, una carit� vissuta, una carit� pratica. Noi dobbiamo ricreare questo clima vivo, vigoroso, ardente, pratico di carit�. Carit� che � non solo spirito di famiglia, ma una traduzione della sovrannaturale carit� predicata da Ges�, e da San Paolo! Dobbiamo ad ogni costo realizzare questa unione nella carit�.

Ho detto unione nella carit�. Questa unione suppone comprensione. � una parola logora dall'uso, ma che ha un concreto, profondo significato; e tante volte � la sua assenza che determina le grandi crisi.

Comprensione vuol dire capire il mio `avversario' di idee, capire colui che pensa diversamente da me, capire sempre il mio fratello in Don Bosco.

Pensiamo un momento, cari Confratelli, cari Capitolari. Qui, in questa sala c'� il meglio della Congregazione; ognuno di voi � un valore dinanzi ai Superiori, alla Congregazione. Voi siete Ispettori, voi siete Delegati dei Confratelli, Direttori di Case, Maestri di Noviziato, ecc. Non siete quindi degni di essere capiti? Occorre allora comprendere ed essere compresi!

Comprendere che il mio vicino ama la Congregazione come sento di amarla io. Comprendere che egli pu� avere vie diverse dalle mie nel cercare il bene della Congregazione; ma non per questo � un cattivo Salesiano. Comprendere che il pensare diversamente non significa di per s� mancanza di amore alla Congregazione, o, peggio ancora, un'offesa personale.

Comprendere che le generazioni nuove (e nuove qui significa Confratelli anche sui 40-50 anni) hanno necessariamente, e spesso fortunatamente, visioni, problemi, soluzioni, sensibilit� diverse da quelle dell'et� pi� adulta.

Dobbiamo convincerci, sempre alla luce di questa comprensione, che nelle Case, nelle Comunit� ci sono situazioni psicologiche, malesseri che non si possono ignorare. Sono il riflesso inevitabile di quanto si vive e si soffre in questi anni nella societ� e nella Chiesa.

Persuadiamoci che il nostro mondo salesiano � immenso, vasto, complesso. Il fatto che io non abbia certi problemi non mi autorizza a negare l'esistenza di problemi altrove; ed essi vanno affrontati e risolti.

Aggiungo ancora che nessuno di noi possiede il monopolio della verit� e della soluzione dei problemi. La verit� � come un mosaico, � il frutto di tante tesserine composte insieme dall'attento e convergente studio di parecchi artisti. Riconoscere che nessuno ha il monopolio della verit� � umilt� vera, intelligenza vera.

Bisogna allora che facciamo tutti un lavoro volenteroso, consapevole, intelligente, amoroso di osmosi. La giovent� in Congregazione - e per giovent� intendo le nuove generazioni salesiane che possono essere anche qui presenti - � un elemento vitale, propulsore, � un'antenna sensibile all'attuale situazione. Essa � preziosa almeno per farci conoscere la realt� che dobbiamo affrontare e curare. E questa giovent�, ricordiamolo, saranno i nostri elementi dirigenti di domani.

D'altra parte l'esperienza di chi ha speso e spende da anni la sua vita nel sacrificio generoso per la Congregazione, esperienza che affonda le sue radici nella tradizione, � illuminante ed equilibrante nei confronti di chi � pi� giovane, ha una funzione insostituibile di prudenza, di freno. Ma non pu� trasformarsi in un catenaccio sempre chiuso.

Questa equilibrata e feconda osmosi � dunque la traduzione pratica della comprensione: la giovent� si innesti nell'esperienza, e questa non abbia paura di fare dei passi in

avanti, postulati dalla realt� attuale che i giovani spesso sentono pi� di noi, prima di noi.

Dobbiamo rimuovere definitivamente quello stato di tensione pur dovuta all'amore; s�, perch� questa tensione non � che il frutto dell'amore a Don Bosco, anche se concretato in forme diverse. Dobbiamo trovare il punto d'incontro, la serenit�, la carit�, la collaborazione. Vogliamoci bene anche nella diversit� dei punti di vista.

Concludo. Nel clima della carit� il lavoro ci riuscir� pi� leggero, pi� facile, pi� costruttivo, pi� lieto. Voi sapete quanto costa il lavoro quando non c'� la gioia. La gioia � il sole del nostro lavoro. Per avere la gioia in un lavoro cos� gravido di responsabilit� alimentiamo lo spirito di serenit� e di fiducia vicendevole. Potremo cos� pi� facilmente valorizzare non poco della fatica di questi giorni.

La Congregazione ci guarda, cari Confratelli. Dobbiamo dare questo esempio di unione nella libert�, il che significa rispetto di chi contraddice il mio punto di vista. Il mio pensiero deve essere esposto chiaramente, ma sempre nel rispetto, sempre nella carit� operante. � cos� che gli adulti, i veri adulti sanno trattare i problemi e sanno cercare di ottenere il possesso della verit� che � poi bont�: Dio � Bont� e Verit� insieme.

Discutiamo non per disquisire, per bizantineggiare: ma per cercar il meglio. Ho detto altra volta: non multa, sed multum! Dalla discussione ben intesa sprizzer� il meglio, la verit�: non la `mia' verit�, ma `la' verit�. Sant'Agostino ci dice che c'� una differenza fondamentale tra chi difende a denti stretti la `sua' verit� e chi si batte serenamente per 'la' verit�.

Rimbocchiamoci le maniche in questo clima, e mettiamoci al lavoro! Tutti vogliamo bene a Don Bosco; vogliamoci bene allora in Don Bosco. E domandiamo alla Madonna che sia Ella, a condurci. Siamo nel mese di maggio, Ella � la Mater Ecclesiae; sia anche la Mater huius ecclesiae, di questa nostra 'ecclesia', di questa nostra assemblea. Ella ha condotto Don Bosco in momenti quanto mai difficili; Ella ha da condurci, guidarci in questa assemblea; Ella, Madre dell'Amore, ha da darci il Suo amore, la carit� divina; Ella, Madre della Sapienza ci deve dare la Sua luce.

Con la Madonna e con Don Bosco possiamo ripetere tranquillamente quello che si legge degli Ebrei nel deserto: ibant cantantes. � una cosa stupenda. � cos� che dobbiamo iniziare, proseguire il nostro non facile cammino: `cantando' quel canto che viene dall'amore, dai cuori uniti nella carit� di Cristo.

Un canto che costruisce.

3. STRUTTURE

26 maggio 1965 - Dietro richiesta di un Capitolare il Rettor Maggiore cerca di puntualizzare meglio il problema delle strutture e delle

novit� proposte.

Desidero - egli dice - che si cerchino delle soluzioni tutti concordi, anche se ci� comporta un po' di travaglio. Non ho potuto seguire tutto il lavoro della Sottocommissione; lo conosco dall'insieme. La Commissione ha avuto ampia libert� d'azione, tanto da cambiare il primo progetto, in base alle richieste e alle relazioni della periferia. Non si tratta quindi di sottoporre all'esame ci� che desiderano i Superiori, ma di un lavoro cosciente compiuto dalla Commissione alla luce di quanto � risultato pi� aderente ai nuovi tempi.

Vogliamo pertanto essere d'accordo su alcuni punti? Siamo d'accordo che la nuova struttura non nasce con tutte le perfezioni e non potr� soddisfare tutte le esigenze possibili. Conveniamo anche che vogliamo aumentare il numero dei Consiglieri, ma che non conviene crearne un numero esagerato. Ci vuole il senso della misura in tutto, specie in cose di tanta importanza. Siamo pure d'accordo nell'accogliere le istanze di gettare un ponte tra il centro e la periferia. I Confratelli chiedono di essere capiti, che si conoscano i loro problemi. Ci deve essere un certo numero di Consiglieri liberi a questo scopo.

E che cosa faranno questi nuovi Consiglieri, quando saranno in sede? Il materiale raccolto in tanti contatti con le varie Ispettorie sar� sufficiente per impegnarli a fondo quando saranno al centro, in modo da sviluppare un'azione efficace in favore delle regioni visitate. La funzione dei Superiori incaricati dei raggruppamenti di Ispettorie salva l'unit� e crea una unione articolata. Non sono dei Superispettori; non debbono intralciare l'opera degli Ispettori, ma aiutare, coordinare, illuminare. I vari raggruppamenti non debbono essere livellati da questo Superiore, il quale invece deve capire le situazioni, deve vedere le utili e comuni esperienze e farne tesoro per le altre parti del mondo salesiano.

Circa poi la funzione dei Dicasteri non si potr� naturalmente definire qui tutto. Rimarranno degli interrogativi, saranno necessari dei chiarimenti. Non possiamo pretendere che ora si sappia tutto; lasciamo un margine per le esperienze future.

4. CONSIGLIO ISPETTORIALE

28 maggio 1965 - Il Rettor Maggiore riassume i vari punti di vista sull'argomento con il seguente intervento:

Nel voto consultivo emesso dal Consiglio Ispettoriale bisogna distinguere l'aspetto puramente giuridico da quello umano, razionale e psicologico. Il voto consultivo in questo secondo senso � il parere di persone qualificate che aiutano l'Ispettore a vedere i vari aspetti della questione. L'Ispettore ha tutto l'interesse a vedere questi aspetti, a favorire la libera espressione dei diversi pareri, senza voler presentare soluzioni prefabbricate.

Bisogna abituarci a sapere discutere e sentire opinioni contrarie. Se si trascura il parere di uomini sperimentati e non si d� valore e vita al Consiglio, verr� a mancare la corresponsabilit�~ , con danno dei veri interessi dell'Ispettoria.

5. RIDIMENSIONAMENTO DELLE OPERE

31 maggio 1965 - Prima della votazione finale del documento il Rettor Maggiore desidera presentare alcune considerazioni.

Mi rifaccio - egli dice - alle notizie inviateci talora dagli Ispettori intorno alla situazione dei Confratelli malati, esauriti ecc. Vi sono Case di formazione con pochi insegnanti validi, opere giovanili con un eccessivo numero di allievi e con un sovraccarico di ore di scuola. Si tratta quindi in questo momento di una realistica preoccupazione di giustizia e di paternit�. Non si pu� vivere senza qualche sosta.

� stato osservato che tutti i Capitoli Generali hanno sentito queste ansie, come ora io sento specialmente l'ansia per l'America latina. Per� i problemi non sono mai di un solo aspetto: vi sono i sottoproblemi. Oggi noi dobbiamo salvare il Salesiano come uomo, religioso, sacerdote, educatore. Se non si pensa a ci� corriamo il rischio di polverizzare in cinquant'anni la Congregazione. Il lavoro apostolico vale per l'incidenza che esso ha sulle anime. Ma si ottiene sempre tale incidenza? In quale misura?

Due pertanto sono le esigenze oggi: qualificare il Salesiano integralmente e rispondere ad appelli urgentissimi. Ci sono possibilit� di incontro tra queste due opposte esigenze? Non � facile dirlo, ma � necessario provare. Si � parlato di sosta, ma ci� non vuol dire afflosciarsi; si pu� fare del lavoro - e molto - anche senza espansione.

Il ridimensionamento bisogna farlo. Alcune opere sono paragonabili ad alberi con rami secchi, che rendono poco apostolicamente. Questa revisione pu� forse essere la via per venire incontro all'America latina. A questo scopo ci sar� uno studio postcapitolare.

Non bisogna trascurare la - formazione e l'educazione del personale laico anche non salesiano. Occorre valorizzarlo perch� supplisca in molte cose il sacerdote educatore.

Ci si � appellati al Capitolo Superiore, facendolo responsabile esclusivo delle opere; per� in questo vi deve essere corresponsabilit� tra Ispettori e Capitolo Superiore.

Si � accennato all'azione dei comunisti. Esaminiamo attentamente la loro strategia, osserviamo con quale organizzazione essi preparano i loro quadri, e prendiamone atto ed... esempio!

6. ASPIRANTATI

10 maggio 1965 - Dopo un ampio dibattito e un numero considerevole di interventi il Rettor Maggiore riassume cos� i punti fonda

mentali del problema:

L'Aspirantato getti dei ponti con la famiglia; non dobbiamo creare due mondi chiusi a s� stanti.

C'� un'evoluzione in atto e non si possono chiudere gli occhi sulle nuove mentalit�.

I problemi sono complessi e diversi secondo i paesi; non possiamo applicare criteri unici e indifferenziati. La Congregazione deve essere unita al centro, ma articolata nei vari adeguamenti al mondo sociale in cui vive. L'attuazione pratica di questi problemi pertanto deve essere affidata allo studio dei Gruppi di Ispettorie.

7. COADIUTORI

26 maggio 1965 - Rispondendo ad una domanda rivolta sul problema delle strutture il Rettor Maggiore tra l'altro dice:

Il problema delle scuole professionali va distinto da quello degli uomini: i Coadiutori. La Commissione cerchi di ristudiare la soluzione adeguata per ovviare alla difficolt� psicologica nella quale si trovano i nostri Coadiutori: vogliamo che i Coadiutori si sentano veramente autentici collaboratori accanto al prete, accanto al chierico.

2 giugno 1965 - Terminata la discussione ed espletata la votazione sul documento dei Coadiutori, il Rettor Maggiore riassume il pensiero dell'Assemblea in questi termini:

La figura del Coadiutore � una inconfondibile creazione di Don Bosco. Non la si deve per� tecnicizzare riducendola a quella di un puro maestro d'arte. L'orizzonte si allarga sempre pi� ed egli ha una missione sempre pi� ampia davanti a s�: l'apostolato. Si � parlato di Coadiutori catechisti; � necessario che i nostri Coadiutori diventino catechisti, si stacchino dalla macchina almeno la domenica ed abbiano la possibilit� di un vero apostolato. Prendano pure essi il posto degli esterni in tanti uffici di fiducia, in posti chiave di amministrazione, di segreteria ecc.

E veniamo all'argomento del Magistero. Il Consigliere Professionale, Don Giovannini, ha vissuto e sofferto il problema dei nostri Coadiutori, in particolare del loro Magistero. � necessario studiare dei piani concreti in seno alle Conferenze Ispettoriali, senza fare dei progetti irrealizzabili. Dall'Ispettoria Centrale per decenni furono inviati centinaia di Coadiutori in Europa e fuori; oggi le condizioni sono mutate ed ogni Ispettoria deve provvedere da s�, con i propri mezzi. La sosta invocata nell'apertura di case non significa fermarsi del tutto per le case di formazione, perch� esse sono la sorgente della nostra vita. Studiamo questo problema di base in modo concreto, graduale e programmato, escludendo la facile improvvisazione.

Si pu� dire che stamane si � votato un documento storico, ma varrebbe poco se gli Ispettori, i Direttori, i Salesiani tutti non vi adeguassero la loro mentalit�, trattando i nostri Coadiutori in ogni circostanza davvero come fratelli e collaboratori carissimi.

Impegniamoci tutti poi a trovare e formare le vocazioni

dei Coadiutori in numero sempre maggiore, con criteri e tecnica rinnovata, se � necessario.

3 giugno 1965 - A coronamento quasi di tutta la trattazione sui Coadiutori il Rettor Maggiore ha la gioia di dare una bella notizia:

l'introduzione della causa di beatificazione del Servo di Dio Coad. Simone Srugi, dell'Ispettoria del Medio Oriente, avvenuta l'11 maggio 1964.

Il fatto � quanto mai consolante - egli dice - ed � eloquente. Ci dice come nella qualifica del Coadiutore si debba inserire la santit�. Mi auguro perci� che la figura cos� angelica, cos� evangelica, cos� ecumenica di questo Coadiutore sia fatta conoscere non solo ai Confratelli, ma anche ai nostri giovani.

8. MEDITAZIONE

10 maggio 1965 - A conclusione degli interventi fatti sull'uso del libro individuale nella meditazione

il Rettor Maggiore nota come l'articolo votato segni una svolta nella prassi salesiana. Non � da credere per� che il nuovo metodo sia una panacea. Esso impegner� pi� a fondo il Direttore nell'opera di direzione spirituale, onde evitare abusi e anarchia.

Il Rettor Maggiore continua raccomandando di applicare gradualmente il nuovo metodo e di fare delle rettificazioni ove se ne scorgesse la necessit�.

Ricorda pure l'urgenza di trovare per la meditazione un luogo degno ed un'ora opportuna.

9. RITIRO TRIMESTRALE

11 maggio 1965 - Prima di passare alla votazione dell'art. 10 sul Ritiro. mensile e trimestrale il Rettor Maggiore manifesta una sua

ansia paterna con queste parole:

Questo grido che proviene da tutta la Congregazione:

Dateci , spiritualit�! Coltivate la nostra vita spirituale, sacerdotale e religiosa! Non-ci esaurite nel lavoro! � � un,-.fenomeno positivo e consolante. Non lasciamoci dunque impressionare dalle difficolt�. Se non provvediamo, se non raccogliamo queste invocazioni, noi alimentiamo il nostro lento suicidio spirituale. L'interesse precipuo della Chiesa, e quindi della Congregazione, oggi pi� che mai, � che i suoi apostoli siano `vivi' di vita interiore.

10. ESERCIZI SPIRITUALI

11 maggio 1965 - Dopo una esauriente trattazione del tema sugli Esercizi Spirituali

il Rettor Maggiore rileva un dato confortante emerso dal dibattito, che apre il cuore ad un sano ottimismo.

Fa osservare per� come la realizzazione delle grandi cose � affidata molto alla cura dei particolari. Raccomanda quindi di scegliere bene le date; di togliere i Confratelli dall'ambiente ordinario e di pensare gradualmente all'apertura di Case per Esercizi; di invitare a predicare uomini di Dio, le cui parole siano confortate dal buon esempio personale; di fare corsi

per categorie, essendo le mentalit� e i problemi troppo diversi per ognuna di esse.

L'Ispettore - prosegue il Rettor Maggiore - durante questi

corsi deve presenziare come padre e non semplicemente come superiore.

Plaude quindi all'esperienza del silenzio assoluto osservato dai Confratelli di Spagna per tutta la durata di vari Corsi, e ne raccomanda l'imitazione graduale nelle altre Ispettorie.

11. DIREZIONE SPIRITUALE

1 o giugno 1965 - A conclusione del dibattito sulla Confessione e sulla Direzione spirituale il Rettor Maggiore traccia i seguenti orientamenti:

In tema di Direzione spirituale dobbiamo guardare in faccia alla realt� con coraggio, anche se la crisi � profonda e

investe, non solo la Congregazione, ma tutto il mondo religioso di oggi.

Per l'attuazione del piano proposto dal documento dovremo pertanto richiamarci alla figura autentica del Direttore salesiano, messo per� nelle condizioni di poter realizzare la sua missione specifica mediante il ridimensionamento delle opere e degli impegni che da esse derivano.

Nella scelta del Direttore si badi soprattutto alla sua formazione interiore. Deve essere anzitutto un uomo di Dio, sacerdote e padre, capace di guidare le anime dei propri Confratelli.

Gli Ispettori facciano di tutto per arricchire i propri Direttori di dottrina e di piet�, mediante ritiri, Esercizi Spirituali e riunioni appropriate.

Il Direttore poi sia liberato da tutto quello che, nell'ambito della casa, pu� essere compiuto da qualche altro suo collaboratore, pur sempre sotto la sua direzione.

Quanto ai confessori si conferma qui ufficialmente la loro posizione di primissimo piano, pur non essendo molto appariscente. Debbono anch'essi essere uomini di Dio, saggi, prudenti, preparati, maturi, anche se non necessariamente anziani, o, peggio, alle soglie della decrepitezza. Si conservino sempre aggiornati mediante letture appropriate e riunioni utili al loro delicato compito.

12. LETTURA A TAVOLA

27 maggio 1965 - In apertura della seduta pomeridiana il Rettor Maggiore chiede la parola su due questioni trattate in mattinata: la

lettura a tavola e il fumo. Sulla, lettura a tavola Egli cos� si esprime:

Siamo qui per proporci degli argomenti atti a rafforzare idee e prassi. Si � detto che la lettura a tavola � cosa difficile per certe comunit� ridotte di numero. A questo proposito permettetemi di sottolineare ancora l'inconveniente di queste microcomunit�, fatta eccezione naturalmente per i territori di missione. Pio XI fece chiudere molte di queste comunit�. Gli Ispettori pertanto studino la maniera di non mettere Confratelli in simili, condizioni. Noi qui per� stiamo facendo delle leggi e non possiamo prendere come norma le eccezioni, cio� le case non regolari.

La lettura a tavola non � semplicemente una pratica di tipo monacale, che possa mettere in pericolo lo spirito di famiglia nostro; essa � un elemento di arricchimento e di serenit�, evita intemperanze nei discorsi e nelle parole, d� un tono di dignit� a tutto l'ambiente. Certo bisogna saper scegliere le letture se vogliamo che i Confratelli le accolgano di buon grado. Non regge il sofisma della stanchezza: per questo ci si stanca di pi� a parlare, a vociferare. Nemmeno dobbiamo dimenticare i mezzi che la tecnica di oggi pu� offrire; nulla ci proibisce di usare un registratore su cui incidere precedentemente in modo decoroso i brani da leggere. Talvolta si indulge a qualche elemento insofferente a danno di tutta la comunit�. Le comunit� che trascurano tutte quelle ricchezze di informazione che la Congregazione offre, rimangono come avulse, staccate da essa e il Direttore ne � responsabile; la lettura infatti � un mezzo efficace di unione. Pertanto con coraggio ed intelligenza - doti queste di chi sa governare e non di chi si fa governare - si mantenga l'uso della lettura a tavola.

Anche per i ragazzi vale questo principio, usufruendo specialmente dei ritrovati della tecnica moderna. � una grande responsabilit� il lasciare parlare per tutto il tempo del pranzo, con mescolanze ed aggruppamenti di ragazzi non sempre pedagogici; dobbiamo sapere interessare i giovani alla lettura perch� questo � un modo per arricchire ed educare. Lo stesso si dica della lettura in camerata. Sono nostre tradizioni che non possiamo lasciare sparire senza pregiudizio del nostro sistema.

13. IL FUMO

27 maggio 1965 - In aggiunta alla questione precedente il Rettor

Maggiore intende puntualizzare anche questo problema del fumo.

Tutti - egli dice - siamo a conoscenza della polemica sorta su piano mondiale e scientifico intorno al �cancro del

fumo �. A parte l'aspetto clinico della faccenda, nella nostra Congregazione il fumo sarebbe un autentico cancro. Eccovi i motivi, che intendo ribadire a nostro stimolo interiore. La nostra astensione dal fumare � un punto vitale e sostanziale, un punto d'onore, un aspetto specifico della nostra mortificazione. La gente ci stima anche per questo. Vi sono poi oggi dei Superiori di Congregazioni, dei Vescovi e Cardinali che esigono questo sacrificio dai loro sacerdoti.

Diceva gi� Gandhi di se stesso: � Ho capito che per essere capo debbo essere un uomo distaccato! �. Sia cos� anche di noi. Questa mortificazione sia sempre una nostra caratteristica davanti ai giovani e al popolo che ci vede e ci qualifica come persone capaci di distacco e di rinunzia.

14. FORMAZIONE DEL GIOVANE

13 maggio 1965 - Al termine della prima giornata dedicata al problema dei semiconvitti ed esternati il Rettor Maggiore trae alcune

conclusioni che qui riportiamo.

Siamo entrati profondamente e pienamente nel vivo di importanti problemi educativi. Le nuove forme di apertura che gi� si delineano richiamano tutta la nostra attenzione e responsabilit� di educatori su un punto indiscusso e indiscutibile: � Non � con rinunce e abdicazioni che si costruisce, che si educa �.

Dobbiamo sottolineare ancora una volta la responsabilit� del Direttore che deve soprattutto attendere alla formazione dei suoi giovani. Si deve comprendere la preoccupazione e l'ansia di molti Confratelli davanti a frasi molto generiche ed imprecise, che possono dare luogo ad orientamenti arbitrari e diversi dal sistema preventivo.

Va ribadito il concetto di assistenza, per cui il superiore non fa pesare la propria autorit�, n�, tanto meno, si rende

odioso, ma diviene amico, fratello, che sostiene e capisce. Tutto questo non � abdicare al senso autentico del sistema salesiano di Don Bosco.

15. SCUOLA

13 maggio 1965 - Nel desiderio di illuminare il problema della

scuola in rapporto ad altre opere di apostolato giovanile il Rettor Maggiore traccia queste idee:

Don Bosco parla di educazione dei giovani pi� che di scuola. Questo � il nostro fine: raggiungere la nostra perfezione mediante l'educazione del prossimo giovanile.

Ora dobbiamo vedere come possiamo riuscire ad educare mediante la scuola; dobbiamo esaminare se nei singoli paesi la Congregazione risponde davvero alla sua missione educatrice.

Occorre uno studio serio dei bisogni reali della giovent� nei singoli ambienti, per saper disporre delle nostre forze con equilibrio, dosaggio, tempestivit� e sensibilit�.

� necessario in tal senso una programmazione: parola che deve entrare nella nostra convinzione e abitudine. Essa consiste in uno studio approfondito e tempestivo dei problemi e delle necessit� dei tempi, perch� le opere vi si possano adeguare. Di qui l'importanza del Consiglio Ispettoriale e del Consiglio locale.

Si tratta non tanto di programmare altre opere, ma di gerarchizzarle secondo il bisogno, di equilibrarle in piena fedelt� allo spirito dell'Istituto, come suggerisce Paolo VI, al fine di non correre avventure.

Bisogna riconoscere che c'� stata qualche volta una elefantiasi del settore scolastico: non si trova mai personale per gli oratori, per le parrocchie, per i Cooperatori, per gli Exallievi, perch� la scuola fagocita tutte le altre opere.

Riconosciamo inoltre che la scuola per i piccoli � a volte una necessit�; ma in tale settore sappiamo utilizzare le sane forze del laicato, a cominciare dai nostri Cooperatori, e invitiamoli a condividere con noi la responsabilit� del lavoro educativo. Noi invece riserviamoci la parte di sacerdoti.

16. SCUOLE PROFESSIONALI

26 maggio 1965 - Nel corso di un intervento sulle nuove Strutture della Congregazione il Rettor Maggiore f a alcuni rilievi sulle scuole

professionali.

La Congregazione - egli dice - intende portare avanti con impegno concreto la scuola professionale. Questa ormai non � pi� soltanto un artigianato, ma vuole essere una scuola qualificata; e noi la vogliamo posta allo stesso livello della scuola classica...

Nei Capitoli Generali precedenti molto se n'� trattato, dandoci di volta in volta dei documenti preziosi. Ora ci domandiamo: �L'esecutivo ha progredito sulla linea di questi documenti? �. Non basta infatti aver dato delle direttive chiare; occorre vedere se furono in seguito attuate con organicit�, senza perdere tempo.

17. ESTERNATI E SEMICON VITTI

14 maggio 1965 - In apertura di seduta il Rettor Maggiore, rilevata la differenza sostanziale esistente tra esternato e semiconvitto, cos� prosegue:

Noi, mossi da una preoccupazione eminentemente educativa, dobbiamo tendere a questa seconda forma del semiconvitto, mediante un'attivit� parascolastica abituale e permanente, in grazia della quale il ragazzo pu� completare la sua formazione di uomo, di cittadino e di. cristiano.

Il semplice esternato, soprattutto a turni vari, senza un incontro personale con i giovani, � uno spreco di energie e potrebbe diventare l'occupazione delle illusioni. Negli esternati i sacerdoti debbono integrare il loro lavoro scolastico con attivit� di pastorale giovanile, che � quella voluta dalla Chiesa nella Congregazione.:

Si eviter� cos� il pericolo che il tempo libero divenga occasione di dissipazione, di ozio e di evasione..

Spesso le opere tradizionali sono invecchiate per colpa nostra. Ridoniamo loro quell'aspetto vitale che i tempi moderni esigono.

18.. PENSIONATI

14 maggio 1965 - Terminata la discussione sui Pensionati il Rettor Maggiore d� delle direttive precise circa questo tipo un po'

nuoto per noi di apostolato, cui dovranno sottostare tutti in spirito di disciplina.

Non si creda di dovere iniziare subito. Occorre gradualit�. Aprirsi ad una forma nuova di apostolato non significa precipitarsi. Si richiede uno studio previo; dopo di che si potrebbe incominciare con un esperimento pilota, che sia davvero esemplare.

I requisiti essenziali perch� quest'opera non si risolva in un fallimento per noi e in un tradimento per i giovani e le famiglie, sono i seguenti: un numero di giovani piuttosto ridotto; un ambiente giovanile omogeneo, preferibilmente adulto; un personale dirigente qualificato sotto l'aspetto umano, sacerdotale, salesiano; esclusione del fattore economico come movente principale dell'opera; una sana comprensione per l'et� e le condizioni peculiari dei giovani del pensionato.

19. PARROCCHIE

16 maggio 1965 - Prima di passare alla votazione dell'art. 10 delle Costituzioni sulle Parrocchie, tanto dibattuto in aula, il Rettor

Maggiore desidera mettere in evidenza alcune preoccupazioni emerse dalla discussione.

Non ci nascondiamo. che questo � un articolo da maturarsi; la discussione � stata quanto mai utile. Tuttavia ricordiamo quanto disse Paolo VI in un fondamentale documento. ai Superiori religiosi: ' � La Chiesa vuole delle Congregazioni qualificate e non vede bene il pluralismo di quegli Istituti religiosi che si d�nno alle attivit� pi� svariate �. Ora la Chiesa desidera da noi un servizio qualificato, quello dell'educazione della giovent�.

Il Rettor Maggiore riferisce pure il pensiero dell'abate di Solesmes: �Anche a noi Benedettini vorrebbero assegnare parrocchie; ma in questa- maniera finirebbero col farci morire �. Ed � vero! Mansiones multae sunt; ma esse devono essere assegnate con sapiente tattica, come in un esercito; ognuno deve fare la sua parte.

La Chiesa ha approvato la gerarchia delle Opere salesiane. Questa gerarchia molte volte non � stata tenuta presente. Occorre rivalutarla mantenendo vivo il senso d'elle proporzioni.

La parrocchia � veramente oggi in stato di missione, come lo � di fatto tutta la Chiesa. Nei grandi centri la parrocchia va perdendo il suo carattere territoriale e molte persone la sfuggono. � questo un problema molto sentito nelle Conferenze episcopali; � stato pure trattato nei Comitati dei Superiori Maggiori religiosi. Come arrivare alle anime? Lo studio appassionato del problema ha portato a questa conclusione: la Parrocchia dovrebbe essere anche per categorie. Cos� risulta da un insieme di dati.

Come vedete la questione non � semplice. Dobbiamo guardare in faccia alla realt�. Certamente i Vescovi hanno tutto l'interesse a chiedere la nostra opera; ma ci� non vuol dire che i Salesiani debbono essere dovunque e sempre, per qualsiasi occorrenza. Se ci si mettesse su questo piano in cinquanta anni la Congregazione diverrebbe un'altra cosa.

� vero, abbiamo accettato molte parrocchie. Ma ascoltiamo il parere di molti Ispettori, per esempio quelli degli Stati Uniti: la Congregazione in quei paesi si � involuta, quasi fermata per tanti anni con attivit� esclusivamente parrocchiali. Eppure erano forme di apostolato rispondenti a quella situazione. Cos� per la Polonia e la Jugoslavia: questi per� sono casi di necessit�, di emergenza e non debbono diventare norma per la Congregazione.

Ma la nostra formazione finora � stata impartita in modo da venire incontro a queste esigenze parrocchiali? Forse abbiamo fatto il passo troppo lungo. Abbiamo parrocchie che serviamo non come andrebbero servite. Dobbiamo fare il bene che possiamo fare e secondo il nostro spirito. Riconosciamo che non sempre eravamo preparati per questo compito; abbiamo accettato con troppa facilit�, forse con eccessivo ardimento. Dobbiamo conservare una gerarchia nell'accettare nuove opere. Gli Ispettori sono sempre angosciati quando devono provvedere al personale specializzato, specialmente ai dirigenti. Le opere si sono sviluppate, ma il personale non si � sviluppato nella stessa proporzione, sia quantitativamente che qualitativamente.

Possiamo allora continuare a dire: � avanti, avanti �? Facciamo un esame di coscienza. Ci necessita uno zelo controllato, sia pure senza corte vedute e senza troppi calcoli umani. In sede di strutture si dir� una parola chiara in merito. S�, siamo ventiduemila Salesiani; ma tutti efficienti? Non pecchiamo di trionfalismo! Ponderiamo bene tutti questi elementi di giudizio. A me pare che questo articolo vada molto studiato. Non dobbiamo andare all'arrembaggio. In Congregazione ci sono anche anime non formate che vedono in queste nuove forme di apostolato il mezzo per le loro evasioni. Dobbiamo saperci fermare e controllare lo sviluppo delle opere, altrimenti corriamo il rischio di perdere i Salesiani, e con i Salesiani la Congregazione.

Concludendo, non vorrei aver lasciato un'impressione negativa con queste mie parole. Volevo solo richiamare tutti ad un alto e vigilante senso di responsabilit�, onde studiare, vagliare quelli che sono i nostri veri problemi di vita.

17 maggio 1965 - Sulla necessit� di `annettere' le parrocchie ad un'Opera salesiana il Rettor Maggiore fa la seguente messa a punto:

La nostra formazione � essenzialmente comunitaria: noi cio� dobbiamo vivere insieme. Bench� non sia esatta e

felice l'espressione `annettere' dell'art. 368, pure si debbono evitare quelle parrocchie in cui lavorano due o tre Salesiani isolati.

Si dice: � Per mezzo della parrocchia noi arriviamo ai giovani �. E va bene, ma bisogna che questa azione in favore dei giovani sia preminente ed intensa, se no, con lo stesso personale, si potrebbe organizzare un'opera giovanile pi� fruttuosa.

20. ORATORI

18 maggio 1965 - Terminata la discussione sugli Oratori il Rettor Maggiore espone alcune idee fondamentali sullo stesso argomento.

Il fatto `Oratorio' � una responsabilit� di oggi non meno che ieri. La nostra vocazione verso la giovent� diventa urgente oggi in cui essa sta diventando il `quarto stato' della societ�. La giovent� di oggi pu� dare una svolta alla storia del nostro tempo come avvenne in passato con il `terzo stato' della Rivoluzione francese.

Il puro fatto scolastico � insufficiente per soddisfarei bisogni spirituali della giovent� di oggi. Non possiamo inoltre ignorare il fatto delle migrazioni interne e quello della periferia nelle grandi citt�. � sempre la stessa responsabilit� e vocazione nostra, ieri come oggi.

L'Oratorio � attualmente la formula che risponde bene a questo impegno: arrivare alla giovent� per evangelizzarla, ma nello stile nostro, nella disciplina e nell'obbedienza. Don Bosco e le Costituzioni vogliono l'Oratorio accanto ad ogni Casa; questo dimostra l'importanza che la Congregazione annette all'Oratorio. La Casa vicina � elemento provvidenziale per l'Oratorio, fornendogli mezzi e personale. Don Bosco non riesce a pensare ad una Casa che non abbia questo polmone; ma un polmone deve essere vivo, respirante, non atrofizzato. Paesi interi e intere generazioni furono bonificate attraverso l'oratorio.

Ora domandiamoci: � Nelle Case della mia Ispettoria c'� qualche cosa che si possa chiamare davvero Oratorio? Che cosa si pu� fare per programmare un'attivit� oratoriana? Si ritiene forse sprecato un Direttore di Oratorio fornito di titolo abilitante e di cultura ampia e qualificata? �.

L'esternato non � Oratorio; � una bella cosa, accoglie tanti ragazzi, ma � sempre formato da =una certa �lite. Bisogna arrivare anche a coloro che non vengono a scuola.

Occorre inoltre creare degli Oratori pilota che siano impostati secondo formule anche nuove per le esigenze nuove. Le proposte chiedevano proprio questo; studiare come organizzare degli esperimenti diversi secondo i luoghi. Qualche cosa si pu� e si deve fare in questo senso. Ci� servir� anche per dare uno sfogo allo zelo di tanti Confratelli pi� sensibili al problema apostolico. L'Oratorio puramente festivo � una formula troppo ridotta, insufficiente per i bisogni di oggi.

Concludendo: ognuno porti questa idea come un messaggio, ma con la volont� di attuarla: f actores verbi estote!

21. APOSTOLATO NON GIOVANILE

20 maggio 1965 - Essendo emerse dalla discussione l'idea di modificare l'art. 8 delle Costituzioni, il Rettor Maggiore sente il bisogno

di fare alcune precisazioni.

Bisogna - egli dice - spiegare fraternamente e lealmente le idee. Le forme di cui si parla dovranno evidentemente svolgersi nell'ambito delle nostre attivit� e della disciplina religiosa. Per� � necessario che a quei settori di apostolato non giovanile che gi� funzionano embrionalmente si diano idee e arricchimenti, perch� si mettano al passo con le esigenze e i sani gusti di oggi, e non vengano travolti dai tempi. Non bisogna pensare che ogni Ispettoria debba o possa creare tutte queste attivit� elencate. Ma vi sono dei settori che non possono essere sottovalutati o eliminati. Sono sicuro che Don Bosco non permetterebbe che si trascuri il settore della stampa, o, come si dice oggi, degli strumenti di comunicazione sociale; basti pensare al suo eroismo, alle sue sofferenze per la diffusione della buona stampa. Oggi occorre essere religiosi dalla percezione sempre preveggente per quanto sta avvenendo nella societ�.

Fissiamo pertanto tre punti programmatici che ci servano da guida nel lavoro futuro:

a) Il Capitolo Generale dovr� inevitabilmente stabilire con chiarezza la gerarchia delle opere a cui la Congregazione � chiamata.

b) Oggi non possiamo continuare ad ignorare i genitori dei nostri alunni, specie quando essi possono essere orientati verso la Chiesa soltanto per mezzo della presenza dei figliuoli in una opera salesiana. Che cosa farebbero i nostri avversari?

e) Gl'insegnanti esterni chiamati a collaborare con noi sono ormai migliaia. Possiamo dispensarci dall'organizzarli per formarli seriamente?

Tutto questo � un impegno, non una novit�.

22. COOPERATORI

17 maggio 1965 - Essendo stato approvato per acclamazione il documento sui Cooperatori, dietro richiesta di alcuni capitolari, il

Rettor Maggiore ritiene opportuno fare le seguenti dichiarazioni:

Questa approvazione plebiscitaria impegna ancora di pi� la coscienza e responsabilit� di tutti. Oggi che la Chiesa valorizza le varie forme di apostolato dei laici, i Salesiani si dedichino a curare la nostra terza famiglia seriamente, modernamente, dinamicamente. E questo anche in vista della scarsezza di personale e dei preziosi compiti di collaborazione ch� potranno svolgere Cooperatori e Cooperatrici.

Chi lavora per obbedienza fuori del campo scolastico, e con zelo si prodiga per la salute delle anime, non, � mai un Salesiano eterodosso (applausi).

23. VOLONTARIE DI DON BOSCO

3 giugno 1965 - Dinanzi al pericolo segnalato di un eccessivo allargamento del nostro campo apostolico il Rettor Maggiore precisa

quanto segue:

Non si tratta in questo caso di espandersi con nuove Opere, ma piuttosto di cercare una collaborazione pi� qualificata al nostro apostolato in queste nuove forme di consacrazione secolare. Le Volontarie, affermava gi� il sig. Don Ziggiotti,

si possono considerare come un gruppo di avanguardia delle Cooperatrici salesiane.

24. LAICI �IMPEGNATI�

4 giugno 1965 - A seguito della Comunicazione sulle Volontarie

di Don Bosco il Rettor Maggiore chiede quali esperienze sono possibili anche fra gli uomini, in forma `impegnata', sia con voti sia con promesse. Uditi i vari pareri egli cos� conclude:

Oggi sono molti i laici che desiderano essere a disposizione della Gerarchia della Chiesa e delle Congregazioni. Noi dobbiamo ignorare queste possibilit� od aiutarle?

Siamo tutti d'accordo che l'idea sembra valida. Vediamo se nei diversi paesi e nelle diverse forme di attivit� apostolica pu� sorgere la possibilit� di qualche iniziativa del genere. Se poi c'� qualche esperienza in proposito fatecela conoscere.

25. STRUMENTI DI COMUNICAZIONE SOCIALE

2 maggio 1965 - Nell'intento di sottolineare l'importanza del documento e la giustezza delle osservazioni fatte il Rettor Maggiore cos� si esprime:

Guardiamo realisticamente al soggetto che dobbiamo educare. Possiamo educarlo, formarlo come quando la nostra casa era ben difesa contro il mondo? o non dobbiamo formarlo secondo le situazioni in cui vengono a trovarsi oggi i Confratelli? Andiamo a rischio di creare due piani che non si incontrano: quello del formatore e quello dell'educando. Lina poi delle nostre grandi preoccupazioni deve essere l'educatore salesiano. Si pu� andare avanti soltanto con delle proibizioni? Se non formiamo delle coscienze le sole proibizioni rischiano di essere inefficienti.

Le sollecitazioni negative che si respirano dovunque sono pi� micidiali dello smog; � un clima da `dolce vita'. � un problema di formazione che deve trovare unite insieme la volont� del Direttore e quella del Confratello. Dobbiamo esaminarci se non ci sono delle deficienze nella formazione che diamo. Molte volte ho la sensazione - e lo dico con un senso di mortificazione - che Confratelli nostri siano culturalmente, artisticamente troppo poco formati. Non abbiamo noi forse contribuito a questo stato di cose?

Ci sono poi tante persone nel mondo che non sentono un eccessivo bisogno del cinema; molte anzi lo disprezzano. Che dire invece di quel Salesiano che non sa vivere senza il cinema? che ci va spinto quasi da un irresistibile bisogno di evasione? � anche questo un problema di formazione.

E ci� vale anche per i nostri giovani. Nel campo del divertimento non ci si pu� limitare soltanto al cinema; vi sono altre possibilit� che educatori non Salesiani sanno sfruttare meglio di noi; tali sono la musica, il turismo, il teatro, gli sketchs ecc.

Ci siamo qui limitati soltanto all'aspetto negativo dello spettacolo. Vi � poi tutto un aspetto positivo di educazione alla vera dignit� umana e sacerdotale del confratello. Ci vuole una linea, un metodo, delle idee. Questi mezzi di comunicazione sociale si faranno sempre pi� potenti e presenti; dobbiamo trovare il modo di usare questi mezzi per venire incontro alle esigenze di oggi.

26. MESSA QUOTIDIANA

5 giugno 1965 - Dopo due giorni di discussione accalorata sull'argomento il Rettor Maggiore prende la parola e dice:

La discussione � stata ampia ed appassionata, a volte sofferta, ma sempre libera. Qui si vuole tutti bene a Don Bosco e alle anime di cui siamo responsabili, ma esistono modi diversi di concretare questo bene. Di qui il dibattito ricchissimo ed approfondito di questi giorni. Veniamo a qualche conclusione con sincerit�, evitando ogni ambiguit�, per avere idee e direttive chiare, che non si prestino a interpretazioni contrastanti e deleterie.

Il problema � essenziale e vitale, perch� siamo non solo educatori cattolici, ma educatori salesiani. Se � vero che non si mette in discussione la Messa quotidiana, dobbiamo dirci come farla accettare, come renderla feconda, come usarla positivamente. Dobbiamo chiederci se nel modo finora seguito non siamo caduti o cadiamo nei pericoli avvertiti. L'aver troppo caricato, reso pesante e noioso il bagaglio di piet� dato finora, non � stato forse il motivo fondamentale di tutte le reazioni negative?

Data l'essenzialit� della Messa riconosciuta da tutti, dob-o biamo ammettere che in vari ambienti fu attuato un metodo

poco idoneo. Ora dinanzi al problema della Messa questi errori dobbiamo sanarli con l'accetta o con l'ossigeno? Dobbiamo cio� usare una terapia che porti alla morte della prassi o una terapia che animi, che vivifichi la tradizione? Se questo strumento in molte parti non funziona domandiamoci il motivo.

Si � parlato dei ragazzi, della loro psicologia, ma poco si � messo l'accento sugli educatori. Che cosa hanno fatto o fanno per attuare un metodo che porti all'assistenza cosciente, fattiva, feconda? che porti alla partecipazione fruttuosa di cui si � parlato? � stata colpa della Messa o colpa nostra? Questo, come ogni altro problema, non � a s� stante. La partecipazione alla Messa � legata al pluralismo dei paesi, alla eterogeneit� dei turni, alla complessit� delle opere. Che cosa si � fatto, non quest'anno, ma nel passato per venire incontro metodo logicamente al problema? Dobbiamo dire una parola, anche se di richiamo, ai Confratelli che l'aspettano da questo Capitolo.

Che cosa si fa per esempio all'inizio dell'anno scolastico per avviare i ragazzi appena giunti in collegio ad assistere e partecipare con interesse e con frutto alla Messa? Molti di essi vengono la prima volta in collegio e non sanno neppure cosa sia la Messa. Oggi c'� tutta una metodologia da rivedere perch� la Messa sia apprezzata debitamente e divenga il centro della giornata.

Domandiamoci ancora: � L'eliminazione pratica della Messa quotidiana migliorerebbe la situazione, s� da farci riconquistare le posizioni perdute? �.

Dobbiamo riconoscere che vi � stata una crescita tumorale - altra volta dissi elefantiaca - delle nostre Opere, con ragazzi di esigenze diverse, con eterogeneit� di numero e di et�. Talora vedevo con pena andare insieme in chiesa ragazzi di dieci e di vent'anni, con una prassi che non � certo formativa. Vi sono situazioni locali, vi sono pluralit� di opere a cui non si fa cenno nel documento. Vi sono paesi in cui non esiste il problema, come nel Vietnam e nell'Irlanda, dove nessuno incomincia la giornata senza la Messa.

Mi pare quindi che le soluzioni proposte vadano rivedute. Siano presentate anzitutto in forma positiva, concreta. Si faccia un richiamo alla Congregazione intera sulla responsabilit� che ogni Confratello ha per educare ad un cristianesimo pi� cosciente, quale viene richiesto dalla Chiesa oggi. La Commissione, facendo tesoro delle osservazioni sentite, metta innanzi all'Assemblea altre proposte, salvando i princ�pi e tenendo presenti le situazioni (applausi).

9 giugno 1965 - Terminata la votazione sull'art. 1 del documento riguardante la Messa quotidiana il Rettor Maggiore ritiene opportuno

chiarire il significato autentico del testo approvato e dice:

Nessun dubbio che con questo voto la comunit� salesiana, i Confratelli sono messi in stato di mobilitazione per l'educazione sacramentale degli alunni. Quello che abbiamo votato, dopo cos� lunga discussione, si trasformi subito in un impegno, senza del quale noi andremmo incontro ad un fallimento. Dobbiamo affrontare questa posizione in forma concreta. Dobbiamo andare avanti.

Io sto parlando di Salesiani a Salesiani. Si � usata nel documento una parola che oggi non riscuote entusiasmo, anche psicologicamente: obbligatoriet�! Questa parola anzitutto riguarda i Salesiani. Essi debbono sentire l'obbligo come educatori e come sacerdoti di portare gli alunni alla Messa amata, capita, vissuta. � un obbligo di persone coerenti, di sacerdoti, di Salesiani. Chi si trova gi� nelle condizioni favorevoli alla Messa quotidiana deve sentire l'obbligo di perfezionare tali condizioni. Oggi partecipare alla Messa non deve illudere l'educatore; non basta cio� una presenza passiva, malsopportata. Dobbiamo chiamare a raccolta quelli che sono in autorit� affinch� entrino in quest'ordine di idee. Bisogna creare anzitutto una comprensione del problema: la Messa cio� non deve essere sentita come una pratica diretta ad eseguire una legge, ma come un alimento di tutte la vita di oggi e di domani.

Bisogna che in tale senso noi sviluppiamo l'animus dei Salesiani: se il problema � duro, difficile e aspro, prima che agli alunni ci� va attribuito in non piccola parte agli educatori. Non intendo generalizzare. Creiamo questa comprensione, questo entusiasmo: per credervi dobbiamo prima esserne convinti. Lavoriamo perch� la Messa sia partecipazione non fisica - troppo poco -, ma partecipazione cosciente, attiva. Per questo ci vuole l'opera nostra sistematica, intelligente, graduata, che sa ci� che vuole e dove si deve arrivare. Non basta mandare in Chiesa tanti ragazzi; si tratta di educarli, di portarli con il cuore e con la volont�. C'� quindi da organizzare tutta una metodologia per inserirli in una pratica cosciente. Naturalmente qui sorge tutta una problematica, diversa da paese a paese, da et� a et�. Non dobbiamo poi essere degli improvvisatori; occorrono riunioni, convegni, studi a diversi livelli: interispettoriale, ispettoriale e locale. Non � questione di Catechista o Direttore, ma di tutta la comunit�; in una parola di responsabilit� collettiva.

Questa deliberazione dev'essere un passo avanti, non indietro. Certo l'art. 3 del documento tiene conto di particolari situazioni dipendenti dalle pi� varie cause. Pur considerando tutto questo, il principio rimane valido e la deliberazione deve avere un significato di propulsione, non di annullamento. Sentiamoci tutti impegnati ad andare avanti.

Ancora un'osservazione. In tutti i paesi abbiamo particolari responsabilit� davanti alla Chiesa prima che alla Congregazione. Con le nostre scuole quali �lites abbiamo formato? Oggi questo � importante; se l'�lite non viene fuori dalla scuola cattolica, da dove verr�? Bastano le tre ore di scuola quotidiane a questo scopo? Non illudiamoci: ci vuole incidenza sulle anime. Poniamoci dinanzi a questo impegno: che cosa costruiamo per il domani? Non basta la soddisfazione del momento. Occorre una formazione culturale religiosa, sacramentale, eucaristica. Tutti sappiamo e siamo convinti quanto sia pi� importante la formazione di una vera coscienza che una semplice prassi esterna. Agiamo quindi di conseguenza.

Rimaniamo tutti profondamente colpiti dinanzi al progressivo sviluppo del comunismo. Da esso per� ci si difende non solo con le riforme sociali ma anzitutto formando dei cristiani. Ci vogliono basi religiose.

Noi pertanto dobbiamo uscire di qui con questa carica di convinzione da trasfondere nei nostri Confratelli. Il programma � questo: formare dell'�lites. Dobbiamo arrivarci, dobbiamo puntare decisamente verso questa m�ta. Questa � l'interpretazione del documento che abbiamo approvato ieri, per non tradire Don Bosco e la Chiesa (prolungati applausi).

27. ARGOMENTI VARI

10 giugno 1965 - In risposta ad alcune domande avanzate la sera precedente il Rettor Maggiore dice quanto segue:

Storia della Congregazione: Sar� impegno dei Superiori dare largo sviluppo alla storia delle nostre istituzioni e dei migliori nostri elementi. Tuttavia per realizzare questo programma bisogna che collaborino tutte le forze capaci.

Povert�: C'� la frase detta ormai corrente: � I Salesiani sono ricchi �. Ma molti confondono la grandezza degli edifici e delle opere con la ricchezza. Tuttavia cerchiamo di non dare appigli di nessun genere a tali incresciosi rilievi. Cerchiamo di osservare le norme della discrezione e dimostriamo quel senso di economia e di parsimonia che la gente richiede da noi.

� stata anche osservata la diversit� che talora esiste nel trattamento fra Casa e Casa. Gli Ispettori vedano di ridurre al minimo queste differenze. Non vi siano eccessi nelle Case pi� fornite di mezzi economici, e si intervenga ad arginare qualunque abuso. Anche nell'attrezzatura dei nostri ambienti privati si stia ai criteri della povert�. Quanto pi� innalziamo il livello dei locali adibiti a scopo educativo secondo le sane esigenze, tanto pi� cerchiamo di essere poveri noi personalmente.

Permessi: Non creiamo la persuasione che con il permesso tutto sia a posto. Ricordiamo quanto mons. Olivares diceva ai Direttori: � Con tutti i permessi pi� regolari si pu� andare diritti all'inferno �. Sentiamo questa responsabilit�.

Secondo Noviziato: � un problema degno di essere studiato, anche se presenta difficolt�. Non precludiamo la risposta a questo generoso appello, a questo desiderio espresso da tanti Confratelli. L'idea va studiata e coltivata per passare a qualche esperimento iniziale.

28. DISCORSO CONCLUSIVO

10 giugno 1965, ore 11 - Il Rettor Maggiore tra l'evidente commozione dei presenti rivolge la sua paterna parola a conclusione di tante generose fatiche.

Abbiamo alzato tante volte la mano per esprimere il nostro voto, la nostra volont�. Oggi dobbiamo alzare tutt'e due le braccia per elevare al buon Dio il nostro grido riconoscente.

Guardando indietro fa veramente impressione e stupisce la mole di lavoro che abbiamo potuto realizzare. � Un lavoro spaventoso � ha detto un caro Delegato qui presente. Effettivamente, quanti hanno lavorato anche di notte! Non solo i Capitolari, ma tutti i collaboratori, a cominciare dai segretari, si sono prodigati in tutti i modi. Accanto e dietro di loro quanti altri Confratelli hanno collaborato per l'esito di questo Capitolo Generale! Pensate a tutti gli uffici che completavano la nostra attivit�. A tutti il nostro grazie, la nostra preghiera riconoscente. Vorrei che da questa collaborazione generosa, pronta, sacrificata, ma sempre ilare e gioiosa, sorgesse una grande lezione, un messaggio per i nostri Confratelli: sia cio� il nostro lavoro un lavoro solidale, un lavoro di comunit� unita nel raggiungimento degli stessi ideali.

Con il ringraziamento a Dio e a quanti hanno collaborato, lasciate che vi esprima tutto il mio caldo invito ad uscire di qui unanimi, concordi. Abbiamo discusso vivamente, talora vivacemente, sempre per� con passione sacerdotale e salesiana. Ma con questa adunanza si chiude il periodo della discussione e si apre il periodo fecondo dell'esecuzione. Cerchiamo anzitutto di essere i persuasori dei nostri Confratelli, perch� siano pi� convinti. In secondo luogo procuriamo di essere promotori dell'esecuzione. Sforziamoci con volont� consapevole di essere attivi esecutori di quanto abbiamo stabilito, non solo nella lettera, ma nello spirito. Soltanto questa unanimit� trasformer� in elemento vitale l'enorme fatica di due mesi. Ci sia di sprone il coraggio invocato da Paolo VI su di noi nell'indimenticabile udienza a tutto il Capitolo.

Stiamo uniti anche se i nostri impegni ci separeranno. Io vedo con pena terminare questo periodo di vita trascorso insieme, in un clima di affettuosa e cordiale comunione, anche se espressa con differenza di idee. Restiamo uniti in charitate, nel ricordo di questi mesi operosi, nella volont� di essere di aiuto ai Confratelli.

Insieme con Maria! Ricordate il pensiero manifestato gi� altra volta: �Noi con Te e Tu con noi �R e l'altro: �Madre di questa Ecclesia, Madre della Congregazione �2 Con il Suo aiuto -possiamo ottenere che ogni giorno ciascuno di noi sia f aetor verbi, facitore di tutto quanto si � detto, discusso, concluso.

Diventiamo dei realizzatori per costruire un Don Bosco vivo nel secondo secolo di esistenza della Congregazione. Umili ma efficaci costruttori! Faxit Deus! Avanti per Don Bosco e per la Chiesa!

In questo momento tanto carico di emozione per tutti invito a portare i nostri cuori e le nostre menti ai fratelli separati da penose situazioni a tutti note. Rivolgiamo loro il nostro pensiero e la nostra preghiera calda di amore. Libera eos ex omnibus tribulationibus suis. Il Signore ascolti la nostra supplica!

VI. - MESSAGGIO DEI MEMBRI

DEL CAPITOLO GENERALE XIX A TUTTI I CONFRATELLI DELLA

CONGREGAZIONE SALESIANA

Roma, 17 maggio 1965

Cari Confratelli,

1. Vi siamo vicini con il fraterno ricordo, con la preghiera; vi pensiamo, sparsi su tutti i continenti, nel proprio Paese natio o fuori di esso o in terre di Missione, testimoni di Ges� Cristo nella libert� o nella sofferenza del silenzio.

Questo Capitolo Generale l'avete preparato voi con una cura e una preoccupazione apostolica che non si erano manifestate mai tanto grandi nei Capitoli precedenti.

Sappiamo che voi seguite i nostri lavori con la pi� viva attenzione, con la speranza, forse con inquietudine: senza alcun dubbio con fervida preghiera.

Sappiate che, mentre voi lavorate in mezzo alle anime anche noi lavoriamo per le stesse anime come vostri veri rappresentanti, facendo nostri i vostri problemi, desiderando non deludere la vostra attesa.

Nel Capitolo sentiamo presenti i Confratelli di tutta la Congregazione; e questo messaggio vorrebbe essere una prova, tra le altre, della nostra viva unione con ciascuno di voi.

2. Ci pare di poter affermare che, nella storia della nostra
Congregazione, questo Capitolo riveste un particolare significato.
Nell'Enciclica Ecclesiam suam, il Papa Paolo VI ha cos�
definito l'opera del Concilio: � Noi pensiamo che oggi � un
dovere per la Chiesa approfondire la coscienza che essa deve
avere di se stessa e della Missione che deve esercitare nel mondo �.

Analogo � anche il compito fondamentale del nostro Capitolo: aiutare la Congregazione, in questa svolta decisiva della storia della Chiesa, a prendere una coscienza pi� profonda di se stessa, della sua originalit�, della sua vocazione nell'insieme della missione della Chiesa.

La nostra volont� pi� ferma � di conoscere la volont� di Dio sulla nostra Congregazione oggi: e di compierla con fedelt�.

Per raggiungere questo fine cerchiamo prima di tutto di risalire alle autentiche nostre origini: allo spirito, alle intenzioni, al carisma proprio di Don Bosco, il Santo cos� chiaramente suscitato da Dio.

Avendo coscienza che la volont� di Dio si manifesta attraverso avvenimenti provvidenziali, noi proclamiamo la nostra ferma, pronta e generosa adesione alle decisioni del Concilio Ecumenico Vaticano II e al rinnovamento apostolico a cui esso ha dato impulso.

Come Don Bosco, vogliamo rinvigorire in noi stessi il senso della Chiesa e dare il nostro apporto al suo sforzo immenso in questo momento storico.

In particolare, la Chiesa in Concilio ha ripreso coscienza di essere � la Chiesa dei poveri �. Per questo noi proclamiamo anche la nostra volont� di dedicarci a tutta la giovent� di oggi, ma particolarmente alla � giovent� povera e abbandonata � e insieme alle classi popolari, per le quali sono chiamati i figli di Don Bosco.

Intendiamo conoscere meglio la giovent� e il popolo di oggi, amarli nella realt� dello loro vere situazioni e rispondere ai loro bisogni e ai loro appelli pi� urgenti.

3. Questo sforzo di orientamento noi l'abbiamo iniziato nel nostro Capitolo. � un'impresa complessa; siamo 150, rappresentanti di una Congregazione che si estende in 69 Paesi del mondo. I problemi non sono gli stessi dappertutto. Abbiamo diverse et� ed esperienze e pi� ancora mentalit� e sensibilit� diverse. � comprensibile perci� che, nell'identico amore per Don Bosco e per la giovent�, noi abbiamo fatto l'esperienza della difficolt� di trovare una visione unitaria dei problemi. Ma � merito dello spirito salesiano di famiglia quello di permettere nello stesso tempo le franche spiegazioni e le mutue aperture. Dopo un periodo di laboriosa e volenterosa ricerca e di studio abbiamo realizzato una commovente unit� attorno al suo sesto Successore, Don Luigi Ricceri, nello spirito veramente universale di Don Bosco. Mentre rispettiamo le differenze che sono tra noi e fraternamente le superiamo, vogliamo arricchirci del bene di tutti. Nel medesimo spirito apostolico del motto di Don Bosco da mihi animas, nella medesima 'carit� che edifica', con mutua carit� e comprensione lavoriamo all'aggiornamento della nostra Congregazione.

4. I nostri lavori sono in corso e continueranno per alcune settimane. Abbiamo trattato delle Vocazioni e degli Aspirantati, della Vita Liturgica e di Piet�, delle forme del nostro apostolato tra i giovani e delle Parrocchie, dei Cooperatori, degli Ex allievi, degli Oratori, dell'apostolato non giovanile.

Coscienti della nostra responsabilit�, guardando alla realt�, noi vogliamo esaminare con chiarezza i problemi, non escluderne o non eluderne nessuno che abbia reale e urgente importanza. Preparando orientamenti e disposizioni nuove, abbiamo bisogno di contare sulla vostra leale fiducia. Siamo sicuri che ce la accorderete di buon cuore.

5. Ma ci sia permesso di dire a voi, e di attuarlo prima di tutto in noi stessi, ci� che il sempre Venerato signor Don Ziggiotti ci richiamava presentandoci i temi per il Capitolo: Tutti i cambiamenti esteriori e i nuovi orientamenti, per quanto possano essere eccellenti, non varranno nulla, se le nostre anime di religiosi apostoli non saranno infervorate e profondamente rinnovate. � al rinnovamento della nostra coscienza religiosa ed apostolica che, in quest'ora tanto importante, noi richiamiamo tutti Confratelli e Novizi, dal pi� giovane al pi� venerando: Sacerdoti, Coadiutori e Chierici.

Ed ecco l'impegno essenziale di questa rinascita: ravviviamo in noi il senso della nostra consacrazione religiosa a Ges� Cristo e a Dio, nostro Padre.

Acquistiamo una pi� ferma convinzione di queste verit�, che sostengono ed animano la nostra vita concreta di ogni giorno.

� Cristo stesso, che attraverso la Chiesa ci invita alla ricerca delle anime che Lui ha redento con il suo sangue, � Lni l'unica forza che le salva e si serve di noi nella misura in cui noi siamo ferventi religiosi, e Gli offriamo con lealt� e gioia l'olocausto dei voti: esso ci rende disponibili all'amore delle anime e al servizio della Chiesa, come ci attesta con paterna esortazione Sua Santit� Paolo VI.

6. Rinnoviamo con coerenza e fiducia il culto dell'obbedienza religiosa, olocausto della propria volont� offerta a Dio, con la sottomissione ai legittimi Superiori, che esercitano il' servizio della loro autorit� con rispetto e con amore paterno e fraterno.

Con la filiale e docile obbedienza sar� possibile assumere pi� numerose e gravose incombenze e affrontare le iniziative che ci attendono, con maggiore coraggio.

L'amore alla povert�, liberatrice dai legami terreni, spontaneamente abbracciata si accresca in noi col rifuggire le comodit� e le delicatezze che snervano la vita religiosa; sia povert� funzionale per la modernit� del nostro apostolato, ma sempre mezzo si privazione, di saciifici.o, per i singoli membri, per la Comunit� e per le Opere stesse.

Sia nostro godimento e testimonianza l'irradiante castit�, rafforzata dal nostro interiore legame a Ges� Cristo cui abbiamo consacrato ogni nostro affetto e tutto il nostro corpo. Nell'esercizio della mortificazione continua e della diligente custodia dei sensi, nella severit� delle idee evangeliche e salesiane, manteniamo salda la nostra capacit� di amare Ges� nelle anime, cos� violentemente aggredite da dottrine naturalistiche e da costumi mondani.

7. Partecipiamo della ricchezza della vita comune, ed accettiamo lealmente e ogni giorno le sue esigenze perch� esse ci permettono, con la garanzia della disciplina di famiglia, di amare e servire, con pi� energia, Ges� Cristo nostro Signore, tutti insieme uniti in un sol cuore, col vincolo della fraterna carit�.

Il Salesiano, coerente religioso, intimamente unito alla vita di Cristo, ha la certezza di essere un vero apostolo, uomo ricco di energie, e lieto per la sua donazione totale.

L'accorato ricordo del nostro Padre Don Bosco nella lettera-testamento ci conforti e sproni voi e noi: �Vegliate, e fate che n� l'amore del mondo, n� l'affetto ai parenti, n� il desiderio di una vita pi� agiata vi muovano al grande sproposito di profanare i sacri Voti e cos� trasgredire la professione religiosa, con cui ci siamo consacrati al Signore. Niuno riprenda quello che abbiamo dato a Dio �.

8. Concludendo il messaggio, noi ci rivolgiamo verso Colei che Don Bosco chiamava la vera Fondatrice della Congregazione, la amabilissima Vergine Maria, Colei che il nostro nuovo Rettor Maggiore, Don Luigi Ricceri, ha chiamato recentemente Mater huius Ecelesiae, la Madre di questa nostra Assemblea Capitolare, la Madre pi� ancora della Congregazione intera. Noi siamo qui come in un Cenacolo, dove Ella � presente. Ella � pi� che mai la nostra Ausiliatrice. Rispondiamo alla Sua fedelt� verso la Congregazione con la nostra fedelt�, rinnovando a Lei la nostra consacrazione.

9. Questi nostri sentimenti, che sono certamente anche i vostri, avremo il privilegio e la gioia di portarli al Padre comune, il Papa Paolo VI nell'udienza speciale che ci sar� accordata prima del prossimo 24, festa dell'Ausiliatrice.

Ascolteremo con cuore attento e fervido le direttive che Egli vorr� impartire alla nostra Congregazione, e Gli diremo, come Don Bosco, la nostra piena adesione di figli ubbidienti e generosi.

Cari Confratelli, una missione difficile e magnifica ci attende nella Chiesa del nostro tempo. Ringraziamo Dio che ci ha fatto l'immenso, onore di impegnarci per Essa nella Congregazione Salesiana. Siamo generosi nel compierla, per non deludere le moltitudini di anime che ci attendono.

In unione di preghiere e sentimenti fraterni, siamo
i vostri Confratelli
membri del Capitolo Generale XIX

VII. - CRONISTORIA

DEL CAPITOLO GENERALE XIX

I Notiziari inviati a tutte le Case durante il Capitolo Generale, ne hanno gi� fatto conoscere le vicende ai Confratelli. In questa. cronistoria ci si limiter� perci� a ricordare gli avvenimenti principali per summa capita.

1. Gli Esercizi Spirituali in preparazione al Capitolo Generale cominciarono la sera dell'8 aprile, nella sede del PAS in Roma. I predicatori furono: il Rev.mo Don Giuseppe Gonz�lez del Pino, Ispettore delle Antille, per le Istruzioni; il Rev.mo Don Pietro Zerbino, Direttore del � Bollettino Salesiano � d'Italia, per le Meditazioni. Ogni giorno il Rev.mo Rettor Maggiore Don Renato Ziggiotti concelebr� con sei Capitolari, tre Ispettori e tre Delegati.

Terminati gli Esercizi Spirituali i Padri Capitolari poterono assistere alle varie funzioni della Settimana Santa nelle Basiliche Romane. La domenica di Pasqua furono presenti alla Messa celebrata dal Santo Padre e alla manifestazione in piazza San Pietro.

2. I partecipanti al Capitolo Generale sono elencati a parte. � da notare l'assenza dell'Ispettore della Polonia Nord, che da parte del suo Governo non ricevette il permesso di intervenire. Inoltre Ungheria, Boemia e Slovacchia non erano rappresentate affatto.

Erano presenti, su invito del Rev.mo Rettor Maggiore, ma senza diritto di voto, i seguenti Confratelli: il Rev.mo Don Sante Garelli, Delegato del Rettor Maggiore per le Figlie di Maria Ausiliatrice; il Rev.mo Don Guglielmo Ainsworth, Delegato dell'Ispettore per il. Sud Africa; e, per alcune sedute, Don Carlo Fiore del Centro Giovent� Salesiana.

Furono pure invitati come esperti delle Commissioni Capitolari e presenziarono a varie adunanze del Capitolo, a seconda delle loro competenze, i seguenti Confratelli:

Sig. BERRA FRANCESCO: Membro dell'Ufficio Tecnico Centrale delle Scuole Professionali Salesiane
Don BORGOGNO GINO: Delegato Nazionale degli Oratori
Don BRAMO PIETRO: Preside dell'ISP (Istituto Superiore di Pedagogia)
Don BRUNO GAETANO: Decano della Facolt� di Diritto presso il PAS
Don CALONGHI LUIGI: Professore di Metodologia e Psicologia statistica presso l'ISP
Don CORALLO GINO: Ordinario di Pedagogia presso l'Universit� statale di Bari
Sig. CRIVELLARO FRANCESCO: Capo Ufficio della Scuola Professionale di Roma Ponte Mammolo
Don CSONKA LADISLAO: Professore di Metodologia e Storia della Catechesi presso l'ISP
Don DITO GIOVENALE: Professore di Metodologia Pedagogica presso l'ISP
Don FOGLIASSO E1mIO: Professore di Diritto pubblico ecclesiastico presso il PAS
Don FRANGI GAETANO: Segretario alla Direzione Generale delle Scuole Professionali Salesiane
Don GEMMELLARO GIUSEPPE: Professore di Dottrina Sociale presso il PAS
Don GIANOLA PIETRO: Professore di Metodologia Pedagogica presso l'ISP
Don GRASSO PIETRO: Professore di Psicologia Sociale presso l'ISP
Don GUTIERREZ EMANUELE: Professore di Psicologia differenziale presso l'ISP
Don JAVIERRE ANTONIO: Decano della Facolt� Teologica presso il PAS
Don LECLERC GUSTAVO: Professore di Diritto Internazionale presso il PAS
Don SINISTRERO VINCENZO: Professore di Diritto e Legislazione scolastica presso l'ISP
Don STICKLER ALFONSO: Rettor Magnifico del PAS

3. I lavori del Capitolo ebbero inizio il luned� di Pasqua, 19 aprile. Tutti i Padri Capitolari si recarono in cappella per il canto del Veni Creator, dopo del quale il Rev.mo Rettor Maggiore espose i

motivi principali della convocazione del Capitolo: l'elezione di tutto il Capitolo Superiore e lo studio di temi vitalissimi per l'intera Congregazione. Egli osservava che le proposte giunte da tutte le Ispettorie costituivano un materiale enorme, che era stato oggetto di esame, selezione e coordinazione da parte del Capitolo Superiore e delle Commissioni pre-capitolari. Esortava poi a chiedere i lumi dello Spirito Santo per il lavoro che attendeva. Segu� la Benedizione eucaristica.

I Capitolari passarono quindi nella sala delle riunioni plenarie. Ivi a ciascun Membro furono distribuite copie degli schemi preparati dalle Commissioni pre-Capitolari. Erano anche a disposizione tutte le proposte pervenute da parte delle Ispettorie e dei singoli Confratelli. Il Rettor Maggiore nomin� i segretari del Capitolo a norma delle Costituzioni: i Rev.mi Don Michele De Paolis, Don Francesco Laconi e Don Bernardo Tohill;.quest'ultimo, dopo la sua elezione al Capitolo Superiore, fu sostituito dal Rev.mo Don Giovanni Ter Schure. Pi� tardi a causa del duro e lungo lavoro a questa �quipe di segretari se ne aggiunse un'altra: Don Ivo Paltrinieri, Don Rosario Stroscio, Don Decio Teixeira. Le due �quipe si divisero il lavoro, presenziando una la seduta antimeridiana e l'altra quella pomeridiana. Per la stessa ragione il Rev.mo Rettor Maggiore aggiunse al Regolatore originario, Rev.mo Don Archimede Pianazzi, un secondo Regolatore nella persona del Rev.mo Don Pietro Garnero in modo che si alternassero.

Si stabilirono le seguenti Commissioni: I. Strutture - II. Apostolato giovanile - III. Apostolato non giovanile - IV. Coadiutori e Scuole Professionali - V. Formazione dei giovani - VI. Formazione Salesiana - VII. Costituzioni e Regolamenti - VIII. Regolamento del Capitolo Generale - IX. Commissione Stampa del Capitolo.

Ciascuna Commissione si suddivise in varie sotto-commissioni secondo le necessit� e si iniziarono i lavori.

Nella prima settimana i Capitolari udirono due interessantissime conferenze: una tenuta da Don Pietro Braido su �Le origini dell'Opera di San Giovanni Bosco � e l'altra da Don Pietro Brocardo su � Il Concilio Vaticano Il e la Congregazione Salesiana �; esse avevano lo scopo di lumeggiare le due grandi direttive del Capitolo Generale: lo spirito di Don Bosco e lo spirito del Concilio.

La domenica 25 aprile i Capitolari presenziarono alla solenne presa di possesso del Titolo Cardinalizio del Tempio di San Giovanni Bosco da parte di Sua Em. il Card. Callori di Vignale, discendente di una famiglia di grandi amici e benefattori di Don Bosco.

4. Esaurito il lavoro delle Commissioni, il primo documento discusso in aula fu il Regolamento del Capitolo Generale.

L'elezione del Rettor Maggiore ebbe luogo il 27 aprile, dopo che il Rev.mo Don Renato Ziggiotti ebbe celebrata la Santa Messa votiva dello Spirito Santo. La sera precedente, alla Buona Notte, aveva espresso con definitiva chiarezza quello che pi� volte aveva gi� accennato, cio� la sua intenzione di non accettare una eventuale rielezione. La stessa volont� aveva manifestato il Sig. Don Antal.

Prima di procedere all'elezione del Rettor Maggiore, si elessero, a norma delle Costituzioni, Don Mario Picchi e Don Enrico Delacroix come Segretari e Don Mario Quilici, Don Luigi Fiora, Don Giuseppe Costanzo come Scrutatori.

Le votazioni per l'elezione del Rettor Maggiore furono due. Alla seconda il Sig. Don Luigi Ricceri avendo raggiunto la maggioranza assoluta dei voti e accettata l'elezione, venne solennemente proclamato Rettor Maggiore. Le sue prime parole si possono leggere nel testo integrale allegato ai Documenti. Dopo di aver accennato ai limiti che egli sentiva di avere per la carica a cui era designato, aggiunse: � Fra tutti questi limiti ce n'� uno che sento di non avere: quello della mia dedizione, della mia obbedienza al Signore e alla Congregazione �. Segu� l'omaggio di tutti i Capitolari che passarono ad uno ad uno a ricevere l'abbraccio del nuovo Rettor Maggiore.

La sera dopo cena i Confratelli espressero in tutte le lingue - quasi in una novella Pentecoste - i loro sentimenti d'affetto e riconoscenza al Rev.mo Sig. Don Renato Ziggiotti e di fervido augurio al Rev.mo Sig. Don Luigi Ricceri.

5. Dopo questo avvenimento centrale continuarono i lavori delle Commissioni con alcune sedute plenarie fino al luned� 3 maggio, giorno in cui ebbero luogo le elezioni degli altri Membri del Consiglio Superiore. Nella mattinata furono eletti al primo scrutinio e a maggioranza assoluta: i Rev.mi Don Albino Fedrigotti (Prefetto Generale), Don Modesto Bellido (Catechista Generale), Don Ruggiero Pilla (Economo Generale). Nel pomeriggio furono eletti al primo scrutinio come Consiglieri i Rev.mi Don Guido Borra, Don Pietro Garnero,'Don Ernesto Giovannini, Don Archimede Pianazzi, Don Bernardo Tohill.

6. Il 7 maggio in Assemblea plenaria il Rev.mo Rettor Maggiore tenne un importante discorso sullo spirito di serena unit�, pur nel pieno rispetto della libert� e delle opinioni di ciascuno. Egli esort� i Capitolari a continuare i lavori in ispirito di intelligente e fraterna comprensione per una sempre pi� costruttiva ed alacre collaborazione.

Bench� i lavori delle Commissioni siano continuati fin quasi alla fine del Capitolo, si era per� ormai giunti ad una sufficiente elaborazione di vari documenti s� da permettere un susseguirsi relativamente continuo di Assemblee plenarie gi� fin dall'8 maggio. S'incominci� pertanto a trattare della �Pastorale delle vocazioni � e degli � Aspirantati�.

La sera dell'8 maggio i Cooperatori di Roma vennero in gran numero per rendere entusiastico omaggio al nuovo Rettor Maggiore e ai Capitolari. Tra i convenuti erano presenti distinte autorit�, fra cui il Card. Federico Callori di Vignale, S. E. On. Bernardo Mattarella Ministro per il Commercio estero, il Dott. Amerigo Petrucci Sindaco di Roma, S. E. Ernesto Eula Presidente dell'Istituto Internazionale per l'unificazione del diritto. La manifestazione riusc� familiare, calorosissima e insieme solenne, non solo per le personalit� presenti, ma specialmente per le impressionanti testimonianze di stima per il nuovo Rettor Maggiore e per il lavoro dei Salesiani, che gli oratori andarono a gara nel magnificare.

7. La prima parte del mese di maggio registra altre visite importanti, tra cui quella di Sua Em. il Card. Cicognani, Segretario di Stato di Sua Santit�, del Card. Aloisi Masella, Protettore della nostra Societ�, del Card. Cento, Penitenziere Maggiore, di Mons. Dell'Acqua, Sostituto per gli Affari Ordinari alla Segreteria di Stato.

Un Deputato al Parlamento italiano, amico dell'Opera nostra e del Rettor Maggiore, l'On. O. Scalfaro, parlando ai Capitolari a pranzo, disse fra l'altro: �Di tutto quello che avete fatto nel Capitolo, ci� che ha maggiormente impressionato l'opinione pubblica finora sono state le dimissioni di Don Ziggiotti. � una lezione nuova estremamente importante per molti nella vita e soprattutto nella vita della Chiesa. Siamo troppo abituati ad ammirare quelli che salgono le scale... � qui il caso di ripetere che un uomo � assai pi� grande quando le discende con tanta dignit� �.

La domenica 16 maggio il Rettor Maggiore alla presenza di tutti i Membri del Capitolo si rec� a benedire il terreno dove sorger� l'Istituto di Pedagogia delle Figlie di Maria Ausiliatrice a mezzo chilometro dagli edifici del PAS.

In questo tempo si discutevano i temi della �Vita liturgica e della piet� �, dell'e Apostolato giovanile � e delle � Parrocchie � e degli � Oratori �. Si parl� brevemente degli Exallievi, ma non si

discusse il documento corrispondente, dovendosi venire ancora ad un'intesa su vari punti coi Dirigenti dell'organizzazione. Il documento dei `Cooperatori' fu approvato per acclamazione senza discussione in omaggio al Sig. Don Ricceri, gi� Consigliere Generale dei Cooperatori stessi. Si discusse invece sull'� Apostolato non giovanile*.

Il venerd� 21 maggio tutti i Capitolari si recarono in Vaticano per l'udienza papale. Giornata di attesa vivissima, di commozione e di entusiasmo. Il discorso che il Santo Padre rivolse ai Capitolari � riportato a pag. 187. Non sono riportate per� le frasi... non ufficiali che Egli inser� nel testo scritto e che furono le pi� entusiasmanti. Per esempio: � E chi non vuol bene ai Salesiani?... �. � A voi non manca il coraggio. Come potrebbe mancare il coraggio ai figli di Don Bosco?... �.

8. Dopo il 20 maggio ebbe inizio la discussione del tema: � Strumenti di comunicazione sociale �, si esamin� il documento � Varia � e finalmente si affront� il documento pi� atteso e pi� impegnativo: � Le strutture della Congregazione*. La discussione su quest'ultimo argomento si protrasse fino alla fine del mese. Si inizi� poi l'esame dei seguenti documenti: � Formazione Religiosa �, � Case di Formazione*, � Il Salesiano Coadiutore �, � Le Missioni*, � La Formazione dei giovani �.

Il ritmo di lavoro era molto intenso e accelerato. Tutta la giornata era piena di riunioni plenarie e di Commissioni e queste si prolungavano spesso nella notte. Tuttavia la discussione non fu mai per questo meno approfondita su ciascun argomento.

Il 4 giugno Sua Em. il Card. Antoniutti, Prefetto della Sacra Congregazione dei Religiosi, onor� il Capitolo Generale di una sua visita e pronunzi� un importantissimo discorso sulla vita religiosa; lo si pu� leggere integralmente a pag. 299.

9. L'8 giugno cominci� l'esame del documento sulla revisione delle Costituzioni e dei Regolamenti. Si discussero pure articoli di altri documenti che erano stati rimandati in Commissione per emendamenti. Si discusse e si approv� il documento � La nostra vita religiosa, oggi �, che pur rispondendo ad un desiderio espresso da molti Confratelli e Capitoli ispettoriali, non aveva ancora trovato un posto nelle discussioni pre-capitolari. Questo documento, per desiderio del Rev.mo Rettor Maggiore, fu inviato subito - quale messaggio del Capitolo - a tutta la Congregazione, senza aspettare la promulgazione delle altre deliberazioni del Capitolo stesso.

Il 9 giugno venne letto dal Regolatore una mozione d'ordine contenente un voto ai Superiori Maggiori, perch� studiassero la possibilit� di iniziare la causa di beatificazione e canonizzazione del veneratissimo D. Pietro Berruti, e invitassero tutti i salesiani del mondo ad imitarne le virt� e ad invocarne la valida intercessione, perch� Dio fosse glorificato in questo suo servo fedele. La mozione fu accolta con entusiasti applausi dell'assemblea.

Nella stessa adunanza fu presentata una mozione firmata da 90 membri del Capitolo Generale diretta a chiedere il trasferimento della Casa Generalizia da Torino a Roma. Il Rettor Maggiore, tra gli applausi dell'assemblea, sottoline� la convenienza di questo trasferimento, condizionato per� ancora da molti fattori tecnici che verranno studiati in vista di una felice attuazione.

Il giorno 10 giugno ebbe finalmente luogo la 64a ed ultima adunanza plenaria del Capitolo Generale XIX. Concluse il Rettor Maggiore con paterne espressioni di ringraziamento e di commiato, che vengono riferite in altra parte tra gli interventi del Ven.to Superiore.

Terminato il discorso del Rettor Maggiore, il Regolatore - avuto l'assenso di tutta l'Assemblea - dichiar� chiuso il XIX Capitolo Generale e ne firm� l'apposito verbale.

VIII. - ELENCO DEI MEMBRI

DEL CAPITOLO GENERALE XIX

1. ZIGGIOTTI Don Renato, Rettor Maggiore
2. FEDRIGOTTI Don Albino, Prefetto
3. ANTAL Don Giovanni, Direttore Spirituale 4. PILLA Don Ruggiero, Economo
5. PIANAzzi Don Archimede, Consigliere Scolastico
6. GIOVANNINI Don Ernesto, Consigliere Professionale 7. BORRA Don Guido, Consigliere 8. RIOOERI Don Luigi, Consigliere 9. BELLIDO Don Modesto, Consigliere
10. Lupo Don Tiburzio, Segretario
11. CASTANO Don Luigi, Procuratore
ISPETTORI E DELEGATI
12. CIESLAR Don Adamo (Polonia-Cracovia) 13. DZIEDZIEL Don Agostino
14. CORRALES Don Emilio (Spagna-Zamora) 15. LORENZO Don Emmanuele
16. GARNERO Don Vincenzo (Argentina-C�rdoba) 17. GIRAUDO Don Vittorio
18. RAMASSO Don Luigi (Argentina-Buenos Aires) 19. PIccHI Don Mario
20. GARNERO Don Pietro (Brasile-San Paolo) 21. Quuici Don Mario
22. COGLIANDRO Don Alfredo (Filippine) 23. BRAGA Don Carlo
24. ARAORI Don Cesare (Italia-Novara) 25. PALTRINIERI Don Ivo
26. DE BERNARDI Don Secondo (Centro America) 27. OBANDO Don Michele
28. PILOTTO Don Luigi (Italia-Subalpina)
29. FIoRA Don Luigi.
30. GILIBERTI Don Giuseppe (Direttore Casa Madre)
31. DALKMANN Don Giovanni (Giappone) 32. TASSINARI Don Clodoveo
33. L�PEZ Don Alberto (Messico-Citt� del Messico) 34. RODRtGUEZ Don Mauro
35. GoNZALEZ DEL PINo Don Giuseppe (Antille) 36. BoRGONovo Don Mario
37. TomA Don Bartolomeo (Italia-Venezia) 38. MARCOALDI Don Evaristo
39. LEINFELDER Don Luigi (Germania-Monaco) 40. S�LL Don Giorgio
41. SALVETTI Don Filippo (Argentina-La Plata) 42. HERNANDO Don Emilio
43. LACONi Don Francesco (Orientale) 44. MORAZZANI Don Guglielmo
45. TOHILL Don Bernardo (Stati Uniti-San Francisco) 46. COSTANZO Don Giuseppe
47. STRUS Don Giuseppe (Polonia-L�dz) 48. ROKITA Don Stanislao
49. DE BoNIs Don Salvatore (Paraguay) 50. DUARTE Don Rogelio
51. CICCARELLI Don Pietro (Italia-Genova) 52. RAINERI Don Giovanni
53. ZANELLA Don Lodovico (Italia-Verona) 54. BIANCO Don Angelo
55. GRLISPEERT Don Gerardo (Belgio-St. Pieters) 56. VAN SEVEREN Don Ruggero
57. COENRAETS Don Paolo (Belgio-St. Lambert) 58. DELACROIx Don Enrico
59. PEERLINCK Don Giuseppe (Africa Centrale) 60. VINCK Don Marcello
61. MARRONE Don Antonio (Italia-Napoli) 62. L'ARco Don Adolfo
63. PAVIOTTi Don Oreste (India-Gauhati) 64. MORRA Don Remo
65. GoNZALEZ Don Luigi (Messico-Guadalajara) 66. SANCHEZ Don Francesco
67. FRANCOY Don Massimiliano (Spagna-Madrid) 68. OCAf�A Don Giuliano
69. BENITO Don Agostino (Spagna-C6rdoba) 70. MEDINA Don Pacifico
71. VIOLANTE Don Luigi (Italia-Bari) 72. NANNOLA Don Nicola
73. PRADE Don Pietro (Brasile-Belo Horizonte) 74. TEIXEIRA Don Decio
75. Bosio Don Augusto (Stati Uniti-New Rochelle) 76. TY\InvSKi Don Giuseppe
77. GRIEB Don Gerardo (Austria) 78. NITSCII Don Giorgio
79. PISCHEDDA Don Aurelio (Equatore-Cuenca) 80. CAROLLO Don Luigi
81. HERNANDEZ Don Emilio (Spagna-Bilbao) 82. PUYADENA Don Luigi
83. GHIGo Don Michele (Brasile-Manaus) 84. VENZON Don Luigi
85. DE PAOLIs Don Michele (Uruguay) 86. RUBLO Don Andrea
87. OJEDA Don Isaia (Venezuela) 88. CALDER�N Don Ges�
89. TER ScHuRE Don Giovanni (Olanda) 90. MUTH Don Quirino
91. VALENZUELA Don Oscar (Cile) 92. VIGAN� Don Egidio
93. SCRIVO Don Gaetano (Italia-Roma) 94. BROCARDO Don Pietro
95. ScoTTI Don Elio (Italia-Ancona) 96. MARIOTTO Don Ettore
97. BoRTOLINi Don Alfredo (Brasile-Porto Alegre) 98. FISTAROL Don Virginio
99. JELLICI Don Pietro (Thailandia) 100. SANIT Don Andrea
101. RODR�GUEZ Don Luigi (Colombia-Bogot�) 102. JARAM LLO Don Ettore
103. BRizio Don Giovanni (Argentina-Rosario) 104. CROCE Don Roberto
105. CORDERO Don Carlo (Per�) 106. PENNATI Don Eugenio
107. CONTI Don Calogero (Italia-Catania) 108. SCUDERI Don Vincenzo
109. BASSI Don Mario (Italia-Milano) 110. DE CENSI Don Ugo
111. ZAVATTARO Don Giuseppe (Italia-Centrale) 112. MIRTAS Don Ermenegildo
113. MASSiMINO Don Luigi (Cina) 114. MACIIUY Don Alessandro
115. CAMPOS Don Gerardo (Brasile-Recife) 116. ARAUJO Don Luigi
117. JACUZZI Don Leonardo (Brasile-Campo Grande) 118. PoMBo Don Nelson
119. GLOMBA Don Giovanni (Argentina-Bahia Blanca) 120. MARTIN Don Italo
121. Gm Don Ildefonso (Colombia-Medell�n) 122. FoRERO Don Luigi
123. CORNELL Don Wallace (Australia) 124. MURPIIY Don Giovanni
125. PHALIPPOU Don Emilio (Francia-Lione) 126. AUBRY Don Giuseppe
127. D�AS Don Raimondo (Francia-Parigi) 128. GAUDILLI�RE Don Renato
129. Di FIORE Don Luigi (India-Madras) 130. MANJIL Don Giuseppe
131. WILLIAMS Don Giorgio (Inghilterra e Irlanda) 132. HALL Don Tommaso
133. AINSWORTH Don Guglielmo (Delegato Sud Africa)
134. OLIVAN Don Francesco (Spagna-Barcellona) 135. SEGARRA Don Isidoro
136. CARBONELL Don Giuseppe (Spagna-Valencia) 137. M�LmA Don Antonio
138. DfAZ Don Ambrogio (Spagna-Siviglia) 139. Ruiz OLMO Don Giuseppe
140. DIEBOLD Don Guglielmo (Germania-Colonia) 141. MARTIN Don Alfonso
142. NuNES Don Benedetto (Portogallo) 143. ANJOS Don Amatore
144. JIR�AK Don Martino (Jugoslavia) 145. ZuBovIC Don Nicolao
146. SoLfs Don Umberto (Equatore-Quito) 147. �LVAREZ Don Ernesto
148. CASARoTTI Don Mauro (India-Calcutta) 149. STROscio Don Rosario
150. GOTTARDI Don Giuseppe (Bolivia) 151. ARAMAYO Don Alberto

IX. - COMMISSIONI E SOTTOCOMMISSIONI DEL CAPITOLO GENERALE XIX

Prima Commissione � Le strutture
Rev.mo Sig. Don PILLA Ruggiero
Don STICKLER Alfonso Esperti Don BRAMO Pietro Don FoGLIASSO Emilio
Sottocommissione A � Capitoli Generale, Superiore, Ispettoriale
Membri
Don Aracri Cesare Don Garnero Pietro
Don De Debernardi Secondo Don Hall Tommaso
Don De Paolis Michele Don Rokita Stanislao
Don Fiora Luigi Don Tassinari Clodoveo

Sottocommissione B � Ispettore - Direttore
Membri
Don Coenraets Paolo Don Martin Italo
Don Corrales Emilio Don Paviotti Oreste
Don Dzirdziel Agostino Don Scrivo Gaetano
Don Leinfelder Luigi Don Teixeira Decio Don Marcoaldi �varisto

Sottocommissione C � Case e Opere Membri
Don Borgonovo Mario Don Morazzani Guglielmo
Don Brizio G. Battista Don S�ll Giorgio
Don Carbonell Giuseppe Don Ter Schure Giovanni
Don Fistarol Virginio Don Violante Luigi Don Gil Ildefonso

Seconda Commissione - Apostolato giovanile Rev.mo Sig. Don BORRA Guido

Esperti Don BORGOGNo Gino I Don GRASSO Pietro

Sottocommissione A � Apostolato Generale - Scuole - Pensionati
Membri
Don Campos Gerardo� Don Massimino Luigi
Don Cornell Wallace� Don Medina Pacifico
Don Giliberti Giuseppe� Don Quilici Mario
Don Machuy Alessandro Don Nannola Nicola
Don Manjil Giuseppe�� Don Ojeda Isaia Don Mariotto Ettore

Sottocommissione B � Oratori - Parrocchie Membri
Don Ciccarelli Pietro� Don Grieb Gerardo
Don Cieslar Adamo� Don Jur�ak Martino
Don Costanzo Giuseppe� Don Tom� Bartolomeo
Don Croce Roberto� Don Venzon Luigi
Don Duarte Rogelio�� Don Vinck Marcello Don Gaudilli�re Renato

Terza Commissione � Apostolato non giovanile Rev.mo Sig. Don RICCERI Luigi
Esperti Don CALONGxI Luigi
Don GEMMELLARO Giuseppe

Sottocommissione A � Mezzi di Comunicazione - Apostolato per Categorie - Figlie di Maria Ausiliatrice - Varie
Membri

don Calder�n Ges�� Don Nitsch Giorgio
Don D�as Raimondo� Don Raineri Giovanni
Don D�az Ambrogio� Don Ramasso Luigi
Don Garelli Sante�� Don Valenzuela Oscar Don Jaramillo Ettore

Sottocommissione B � Cooperatori - Exallievi Membri
Don Benito Agostino Don Marrone Antonio
Don Cordero Carlo Don Pombo Nelson
Don De Bonis Salvatore� Don Sanit Andrea Don Gonz�lez del Pino Giuseppe Don Solis Umberto

Quarta Commissione . Coadiutori - Scuole professionali Rev.mo Don GIOVANNINI Ernesto
Don FRANCI Gaetano Don GIANOLA Pietro
Esperti Don SINISTRERO Vincenzo Sig. BERRA Francesco
Sig. CRIVELLARO Francesco

Sottocommissione A � Formazione dei Coadiutori Membri
Don Bosio Augusto Don Picchi Mario
Don Delacroix Enrico Don Pilotto Luigi Don De Lorenzo Emmanuele Don Pischedda Aurelio
Don Gottardi Giuseppe Don Salvetti Filippo
Don Muth Quirino� Don Strus Giuseppe Don Ocafia Giuliano

Sottocommissione B � Scuole Professionali Membri
Don Bassi Mario Don Paltrinieri Ivo Don Grijspeert Gerardo Don Puyadena Luigi Don Melida Antonio Don Rodriguez Luigi Don Oliv�n Francesco Don Stroscio Rosario

Quinta Commissione � Formazione dei giovani - Regolamento delle Case
Rev.mo Sig. Don ANTAL Giovanni
Esperti I Don CORALLO Gino Don CSONKA Ladislao
Commissione unica
Membri
Don Aubry Giuseppe� Don Prade Pietro
Don Casarotti Mauro� Don Ruiz Olmo Giuseppe
Don De Censi Ugo� Don Scotti Elio
Don Giraudo Vittorio� Don Williams Giorgio
Don Hernando Emilio� Don Zanella Lodovico Don Martin Alfonso

Sesta Commissione . Formazione Salesiana Rev.mo Sig. Don FEDRIGOTTI Albino
Don Duo Giovenale Esperti Don GTTI�RREZ Emanuele Don JAVIERRE Antonio

Sottocommissione A � Reclutamento delle Vocazioni
Membri
Don Araujo Luigi�� Don Rodr�guez Mauro
Don Bortolini Alfredo�� Don Tyminski Giuseppe
Don Cogliandro Alfredo� Don Zavattaro Giuseppe Don Diebold Guglielmo

Sottocommissione B � Formazione e Voti
Membri
Don Alvarez Ernesto�� Don Murphy Giovanni
Don Anjos Amatore Don Obando Michele Don Brocardo Pietro Don Pennati Eugenio Don Garnero Vincenzo Don Rubio Andrea Don Gonz�lez Luigi Don Segarra Isidoro Don Jacuzzi Leonardo

Sottocommissione C � Case di Formazione Membri
Don Conti Calogero�� Don Murtas Ermenegildo
Don Di Fiore Luigi�� Don Nunes Benedetto
Don Forero Luigi�� Don Phalippou Emilio
Don Glomba Giovanni�� Don Van Severen Ruggero
Don Hern�ndez Emilio Don Zubovic Nicolao Don L'Arco Adolfo

Settima Commissione � Costituzioni e Regolamenti - Missioni
Rev.mo Sig. Don BELLIDO Modesto
Esperti I Don BRUNO Gaetano Don LECLERC Gustavo

Sottocommissione A � Costituzioni e Regolamenti Membri
Don Ainsworth Guglielmo� Don Laconi Francesco
Don Aramayo Roberto� Don L�pez Alberto
Don Bianco Angelo� Don S�nchez Francesco
Don Francoy Massimiliano� Don Vigan� Egidio

Sottocommissione B � Missioni
Membri
Don Braga Carlo� Don Morra Remo
Don Carollo Luigi� Don Peerlinck Giuseppe
Don Dalkmann Giovanni� Don Scuderi Vincenzo
Don Ghigo Michele�� Don Tobill Bernardo Don Jellici Pietro

INDICE

rsa.

Presentazione del Rettor Maggiore 1. Il Salesiano al centro di tutto - 2. La Congregazione a una svolta - 3. Personalizzare dottrine e norme - 4. Responsabilit� dei Superiori - 5. Ridimensionamento delle opere - 6. Gerarchizzare le opere - 7. Conclusione: Progredire! 3

PARTE PRIMA

DOCUMENTI CAPITOLARI

I. Le strutture della Congregazione Premessa gene

rale�� 17

Capo primo. IL CAPITOLO GENERALE. Deliberazioni: 1. Distinzione tra norme e consigli - 2. Il Rettor Magnifico del PAS, membro del Capitolo Generale - 3. Tempo e modalit� delle elezioni - 4. Il segreto�� 18

Capo secondo. IL CAPITOLO ISPETTORIALE. Deliberazioni: Aumento dei partecipanti�� 20

Capo terzo. IL CONSIGLIO SUPERIORE: Premessa - Deliberazioni:
1. Struttura generale - 2. Attribuzioni dei vari membri - 3. Circa i Consiglieri incaricati di un gruppo di Ispettorie - 4. �Atti del Consiglio Superiore �, organo ufficiale della Congregazione, sua divisione 21

Capo quarto. LE ISPETTORIE: Premessa - Deliberazioni: 1. Dimensioni delle Ispettorie - 2. Conferenze Ispettoriali - 3. Consiglio Ispettoriale - 4. Delegati Ispettoriali - 5. Commissioni di esperti - 6. Disposizioni particolari�� 27

Capo quinto. LE CASE: Premessa - Deliberazioni: 1. Il Direttore - 2. Preparazione e aggiornamento dei Direttori - 3. Consiglio della Casa - 4. Il Prefetto o Vicario - 5. Il Catechista - 6. Il Consigliere - 7. Il Preside - 8. I Confratelli Coadiutori nelle strutture - 9. Corresponsabilit� e collaborazione di tutti i Confratelli della Casa�� 32

Capo Sesto. SVILUPPO REGOLATO DELLE NOSTRE OPERE: 1. Qualificazione del personale e consolidamento delle opere - 2. Programma di ridimensionamento - 3. Semplificazione delle Case troppo grandi - 4. Riduzione delle opere troppo piccole 43

Appendice. VARIA: 1. Abito talare - 2. Collezioni - 3. Lettura a tavola per i Confratelli - 4. Lettura per gli alunni - 5. Lettere mortuarie - 6. Del fumare 46

II. Pastorale delle vocazioni Premesse - Deliberazioni 48 III. Aspirantati Premesse - Orientamenti 51 IV. Formazione del personale

Capo primo. IL NOVIZIATO: Premesse - Deliberazioni e raccomandazioni 54

Capo secondo. STtTDENTATO FILOSOFICO: Premesse - Proposta della Commissione - Raccomandazioni 56

Capo terzo. TIROCINIO PRATICO: Premessa - Deliberazioni 58

Capo quarto. STUDENTATI TEOLOGICI: Premessa - Proposte della Commissione 61

Capo quinto. CORSO DI PASTORALE: Premessa - Proposte della Commissione - Raccomandazioni 62

V. Il Salesiano Coadiutore

Capo primo. REALT� DEL COADIUTORE SALESIANO: Premessa a) Elemento costitutivo della Societ� Salesiana - b) Corrispondenza del Coadiutore - c) Posizione del Coadiutore sul piano giuridico, educativo, pastorale, dottrinale - Deliberazioni� 65

Capo secondo. REPERIMENTO DI VOCAZIONI PER COADIUTORI: Deliberazioni� 70

Capo terzo. LA FORMAZIONE DEI COADIUTORI: Caratteristiche - Deliberazioni: 1. Ciclo formativo - 2. Aspirantato - 3. Noviziato - 4. Perfezionamento - 5. Tirocinio pratico - 6. Magistero superiore - 7. Da perfezionarsi nelle Conferenze Ispettoriali� 71

VI. La nostra vita religiosa, oggi Premesse� 76

Capo primo. Necessit� di un impegno pi� personale - Princ�pi - Deliberazioni� 77

Capo secondo. Scoperta di nuove ricchezze della nostra vita religiosa - Princ�pi: Valore personale - Valore comunitario
- Valore apostolico - Sintesi - Deliberazioni� 78

Capo terzo. Approfondimento di qualche aspetto della nostra povert� - Principi - Deliberazioni�� 81
Capo quarto. Idem della nostra castit� - Princ�pi - Deliberazioni 83
Capo quinto. Idem della nostra obbedienza - Principi - Deliberazioni� 85
Capo sesto. Idem della nostra Vita di comunit� - Princ�pi - Deliberazioni�� 87
Capo settimo. Conclusioni: Unit� e fedelt� - Princ�pi - Deliberazioni Raccomandazione�� 89

VII. Vita liturgica e di piet� Premessa - Deliberazioni - Pratiche speciali per le Case di formazione�� 92

VIII. Direzione spirituale dei Confratelli - Principi normativi - 1. Il Direttore Salesiano �: a) Superiore della Casa - b) Prefetto o maestro di spirito - e) Padre Spirituale - 2. Compito del confessore � in foro interno* - 3. Il Rendiconto e la direzione spirituale - Esortazioni - 4. Elementi di giustificazione dottrinale riguardanti il �foro interno* e il �foro esterno 95

IX. Apostolato giovanile

Capo primo. Premesse generali - Deliberazioni� 101

Capo secondo. Scuole: Premesse - Deliberazioni - Convitti: premessa - Deliberazioni - Semiconvitti ed Esternati: premessa - Deliberazioni�� 104

Capo terzo. Pensionati: Premesse - Deliberazioni 109 X. Scuole professionali

Capo primo. Cura dei giovani lavoratori - Nell'azione di San Giovanni Bosco - Nelle direttive della Chiesa - Nelle esigenze della Societ� odierna - L'Oratorio - L'Ospiziopensionato per giovani lavoratori - Preparazione cristiana e professionale per la vita - La Chiesa per il popolo e per i lavoratori - La formazione odierna del lavoratore�� 113

Capo secondo. Formazione del giovane lavoratore nella Societ� Salesiana, oggi - Rispondenza alle richieste del mondo attuale - Problemi di adattamento ai tempi e ai popoli - Professioni nuove - Opere vaste e complesse - Apertura di nuove scuole - Normazione limitata alle direttive di massima - Servizio di statistica - Preparazione di Confratelli ecclesiastici e laici - Norme per il personale esterno - Indicazioni pedagogiche e didattiche: a) Orientamento scolastico-professionale - b) Studio internazionale delle esercitazioni didattiche di lavoro - c) Educazione prolungata del giovane lavoratore - Utilizzazione della documentazione disponibile�� 117

Capo terzo. Proposte di deliberazioni: Commissione per l'educazione dei giovani lavoratori - Compiti pedagogicodidattici: a) Il Consigliere Professionale - b) Il Preside - c) Il Capo-laboratorio - Compiti amministrativi - Profilo del Capo-laboratorio e i suoi compiti - Il Coordina

tore - Conclusione .� 125

XI. Parrocchie e Oratori

Capo primo. Le Parrocchie: Premesse - Deliberazioni� 130

Capo secondo. Gli Oratori: Premessa - Constatazioni: Limitazione degli Oratori e sue ragioni di ordine sociale esterno e di ordine interno - Orientamenti - Per ridare all'Oratorio il primo posto si auspicano interventi: a) a livello centrale; b) a livello di Ispettorie; e) a li

vello di Conferenze Ispettoriali; d) a livello delle Case 134

XII. Altre forme di apostolato sociale

Capo primo. Norme generali: Premesse - Deliberazioni 141
Capo secondo. La Catechesi agli adulti: Premesse - Deliberazioni - Raccomandazioni� 144
Capo terzo. Apostolato familiare: Premesse - Deliberazioni - Raccomandazioni�� 147
Capo quarto. Apostolato tra gli insegnanti non salesiani: Premesse - Deliberazioni�� 149
Capo quinto. L'Apostolato tra i lavoratori: Premesse - Deliberazioni - Raccomandazioni�� 151

XIII. Cooperatori Salesiani Premesse

Orientamenti: 1. Conoscenza e studio - 2. Personale -

3. Organizzazione - 4. Il traguardo della nostra opera educativa - 5. Gli elementi pi� qualificati per diventare Cooperatori Salesiani - Denominazione dell'Unione�� 154

XIV. Exallievi Salesiani Premessa

Fine ed attivit� proprie del movimento - Organizzazione del movimento� 160

XV. Assistenza alle Figlie di Maria Ausiliatrice Dichiarazioni e raccomandazioni�� 164

XVI. Case per Esercizi Spirituali Premesse - Deliberazioni� 168

XVII. Gli istrumenti di comunicazione sociale Premesse 170

Capo primo. In generale. Per tutti gli istrumenti di comunicazione sociale - Orientamenti�� 170

Capo secondo. Per i singoli strumenti di comunicazione sociale: Stampa: Ufficio Centrale - Stampa periodica - Editrici salesiane 172 Spettacolo e Cinema: Ufficio Centrale - Mantenere il teatro�� 174

Radio e Televisione�� 176

XVIII. Le Missioni Premesse - Deliberazioni - Orientamenti� 178

XIX. Formazione dei giovani

Capo primo. Orientamenti generali: I fini dell'educazione salesiana 1. Condizionamenti ed esigenze della giovent� oggi: a) Conoscenza e rispetto del giovaneb) Vivo senso della libert� - c) Vivo enso sociale - d) Vivo senso di aderenza al mondo d'oggi - e) Presenza del peccato e sintomi di debolezza - f) Necessaria gradualit� - 2. Situazioni e compiti del Salesiano educatore: I Salesiani - Collaboratori non salesiani - Il Salesiano 'inviato' dalla Chiesa� 182

Capo secondo. Catechesi: Prima attivit� dell'Apostolato salesiano 187

Capo terzo. Vita Liturgica: 1. La Messa quotidiana - Premesse - Raccomandazione - 2. Giorni festivi - 3. Preghiere quotidiane - 4. Ritiro mensile - 5. Esercizi Spirituali - 6. Commissione liturgica�� 188

Capo quarto. Direzione spirituale dei giovani: Compiti del Direttore, dei Confessori e del Catechista 192

Capo quinto. Educazione all'amore e alla purezza: Premessa - Orientamenti sull'educazione all'amore cristiano in generale - Direttive per la pastorale giovanile: a) Educazione dell'affettivit� - b) Educare alla purezza 194

Capo sesto. Il tempo libero e le vacanze�� 198

Capo settimo. Le Associazioni della giovent� salesiana e l'Apostolato dei laici 200

Capo ottavo. Centri e sussidi di formazione�� 201
reo.

XX. Regolamento del Capitolo Generale Presentazione 202 Capo primo. Il Capitolo Generale e la sua convocazione 203 Capo secondo. Membri del Capitolo Generale 205 Capo terzo. Apertura del Capitolo Generale 206 Capo quarto. Norme per le discussioni 209 Capo quinto. Le elezioni che hanno luogo nel Capitolo Generale 211 Capo sesto. Chiusura del Capitolo Generale 217

XXI. Modificazioni alle Costituzioni della Societ� Salesiana 219

1. Modificazioni sostanziali definitive 221 2. Modificazioni � ad experimentum � 226 3. Emendamenti o aggiornamenti giuridici 228 4. Emendamenti puramente formali 232 5. Nota sulle modifiche non approvate� 237

XXII. Modificazioni ai Regolamenti della Societ� Salesiana 239

PARTE SECONDA
ALLEGATI

I. Indirizzo del Rettor Maggiore a S.S. Paolo VI nell'udienza accordata ai membri del Capitolo Gene

rale XIX 295

II. Discorso di S.S. Paolo VI ai membri del Capitolo Generale XIX 297

III. Allocuzione di S. Em. Card. Antoniutti, Prefetto S. C. Religiosi, ai Capitolari Salesiani 304

IV. Alcune adesioni pervenute al Capitolo Generale XIX 311

V. Interventi del Rettor Maggiore, Rev.mo sig. Don Ricceri: 1. Dopo l'elezione - 2. Esortazione ai Capitolari - 3. Sulle strutture. - 4. Sul Consiglio Ispettoriale - 5. Ridimensionamento delle opere - 6. Aspiranti - 7. Coadiutori - 8. Meditazione - 9. Ritiro trimestrale - 10. Esercizi

spirituali - 11. Direzione spirituale - 12. Lettura a tavola - 13. Il fumo - 14. Formazione del giovane - 15. Scuola - 16. Scuole Professionali - 17. Esternati e semiconvitti - 18. Pensionati - 19. Parrocchie - 20. Oratori - 21. Apostolato non giovanile - 22. Cooperatori - 23. Volontarie di Don Bosco - 24. Laici 'impegnati' - 25. Strumenti di comunicazione sociale - 26. Messa quotidiana - 27. Argomenti vari - 28. Discorso conclusivo 314

VI. Messaggio dei membri del Capitolo Generale XIX a tutti i Confratelli della Congregazione Salesiana 345

VII. Cronistoria del Capitolo Generale XIX 350

VIII. Elenco dei membri del Capitolo Generale XI 357

IX. Commissioni e sottocommissioni del Capitolo Generale XIX 362

INDICE GENERALE 367