CAPITOLO GENERALE 21
DELLA SOCIETA SALESIANA
PARTE 3°
IL PROGETTO EDUCATIVO
E LA FECONDITA' VOCAZIONALE
1. IL PROGETTO EDUCATIVO E PASTORALE SALESIANO
80
L'attività evangelizzatrice salesiana non si caratterizza soltanto
a partire dai destinatari e per il tipico modo comunitario nel quale
viene operata, ma anche per la particolare organizzazione dei suoi contenuti
e obiettivi, e per lo stile con il quale si rende presente tra i giovani.
Per questo i Salesiani di Don Bosco non possono adeguatamente approfondire
il senso della loro missione senza riflettere operativamente su quel
sistema educativo e pastorale che Don Bosco ha lasciato come preziosa
eredità.
Esso appare come un «aspetto centrale nella pastorale giovanile
salesiana», qualcosa che appartiene alla essenza stessa della
nostra missione, «il nostro stile di espressione della carità
pastorale».1 In realtà esso può considerarsi quasi
la sintesi di quanto Don Bosco ha voluto essere, il nucleo del programma
o progetto pedagogico-pastorale da lui attuato e affidato in particolare
alla Famiglia Salesiana, il necessario termine di confronto delle modalità
e caratteristiche della nostra azione pastorale.
Questo richiamo al Sistema Preventivo diventa tanto più urgente
oggi, quando i membri della Congregazione, diffusi in tutto il mondo,
si trovano a testimoniare e ad annunciare il Vangelo in situazioni culturali
molto diverse, e tuttavia vogliono conservare, proprio per l'efficacia
comunitaria della loro vocazione, il vitale legarne con il Fondatore
e l'unità dello spirito.
E' da ricordare, anzitutto, che il sistema non indica soltanto un insieme
di contenuti da trasmettere o una serie di metodi o di pro-
I RRM 183.
cedimenti per comunicarli; esso non è pura pedagogia né
sola catechesi, Il Sistema Preventivo, come è stato vissuto da
Don Bosco e dai suoi continuatori,"apparve sempre come ricca sintesi
di contenuti e di metodi; di processi di promozione umana e, insieme,
di annuncio evangelico e di approfondimento della vita cristiana, nelle
sue mete, nei suoi contenuti, nei suoi momenti di attuazione concreta
esso richiama contemporaneamente le tre parole con le quali Doti Bosco
lo definiva: ragione, religione, amorevolezza.
Per questo il CG21 nel lavoro di verifica ha sentito il bisogno di considerarne
il grado di presenza o di efficacia e, in un certo modo, saggiarne la
vitalità, tenendo presenti due fondamentali momenti, tra loro
vitalmente congiunti nella concreta azione quotidiana:
- I contenuti
- Lo stile.
1.1 I contenuti del progetto educativo e pastorale salesiano
1.1.1 Il problema: Una proposta unitaria e differenziala
81
Secondo l'intuizione di Don Bosco e della Congregazione, confer--mata
anche dal Concilio Vaticano II e dal più recente Magistero Pontificio,
e in particolare dalla Evanngelii Nuntiandi, un'autentica evangelizzazione
si attua entro un progetto che mira alla totale promozione dell'uomo,
allo sviluppo integrale del singolo e dei gruppi.
Questo progetto, a sua volta, è radicalmente aperto e positivamente
orientato alla piena maturità in Cristo: «Come testimoni
del Cristo, i Salesiani educano i giovani e gli adulti del ceto popolare
alla loro promozione integrale cristiana ».2
Tra evangelizzazione, liberazione, educazione esiste, quindi, una profonda
unità e solidarietà. Su questa linea si muove la Evangelii
Nuntiandi.3 Già il CG19 aveva parlato di «umanesimo salesiano
integrale».Il CGS riprese questa espressione e parlò di
« promozione integrale cristiana» e di «educazione
liberatrice cristiana». E' il linguaggio stesso di Don Bosco che
amava riassumere il programma
2 ACGS 59-61.
3 EN 29-33.
4 CG XIX p. 182-183.
5 ACGS 61.
di vita proposto ai giovani in semplici, ma dense formule. Egli parla
di «buoni cristiani e onesti cittadini»;6 mira alla «sanità,
sapienza e santità» dei suoi giovani,7 e propone uno stile
di vita che comprende «allegria, studio, pietà».8
82 Il CG2l non si nasconde le difficoltà che la realizzazione
di tale progetto comporta.
Avverte, in primo luogo, l'estrema eterogeneità culturale nella
quale la Congregazione svolge la sua missione: paesi di antica tradizione
cristiana e zone in via di scristianizzazione; regioni nelle quali il
primo annuncio ha bisogno di consistenti approfondimenti dell'esperienza
cristiana e della fede; immensi subcontinenti dove l'azione educativa
e pastorale si incontra con religioni non cristiane profondamente radicate;
senza parlare, poi, dei livelli estremamente differenziati di sviluppo
economico, di stratificazioni sociali, di regimi politici, di tradizioni.
A rendere ancora più difficile l'impegno educativo cristiano
possono contribuire le resistenze dei giovani stessi e dci destinatari
in genere, che vivono in ambienti che li condizionano pesantemente e
creano in loro atteggiamenti di diffidenza e di ostilità di fronte
alla proposta di valori, soprattutto se legati alla religione e alle
istituzioni religiose. Si tratta spesso, di atteggiamenti che si riscontrano
tra i battezzati, che non sono meno difficili da superare dì
quelli di giovani cresciuti in altre ideologie o sistemi religiosi,
con prevenzioni radicate e pregiudizi consolidati.
Queste difficoltà non faranno dimenticare né trascurare,
d'altra parte, i «nuovi segni di inquietudine del divino nel cuore
dell'uorno».4 Anzi la nostra proposta educativa saprà prendere
l'avvio dai segni di rinnovamento e dalle spinte profonde che sembrano
attraversare il mondo dei giovani specialmente; «dalle aspirazioni
alla creatività, alla giustizia, alla libertà e alla verità,
come pure dal loro desiderio di corresponsabilità ecclesiale
e civile, e dalla loro propensione all'amore di Dio e del prossimo.
10
83 Tutto ciò deve stimolare ancor più a un ripensamento
vitale che dia accresciuto vigore all'azione educativa ed evangelizzatrice
salesiana.
L'attenzione e il rispetto della diversità delle situazioni e
delle per-
6 MB 13,618.
7 Epist. 2, 465.
8 Il pastorello delle A/pi, in Opere edite, VoL XV, 332-333.
9 Sinodo 1977, n. 2.
10 Sinodo 1977, n. 3.
sone non deve tradire il progetto del Fondatore. Esso deve rimanere
punto ideale di riferimento comune, per un servizio pieno, cristiano
e salesiano, all'uomo totale: con misura e saggezza, ma anche con coraggio
e schiettezza; senza forzare i ritmi, ma senza lasciar passare invano
i tempi della grazia e della salvezza.
A partire da un progetto unitario di base sarà più agevole
dare corso alla legittima creatività salesiana, che attraverso
le comunità ispettoriali e locali - e le responsabilità
personali - saprà trovare i giusti criteri per programmi di educazione,
dì promozione umana e di schietta e integrale formazione cristiana,
in fedeltà storica alle diverse situazioni e culi ure. 11
1.1.2 La situazione 84
Non è facile una verifica dell'impegno educativo ed evangelizzatore
dei Salesiani nell'ultimo sessennio, per la complessità delle
condizioni concrete in cui la Congregazione opera e la varietà
delle Istituzioni che sono chiamate in causa.
Si possono tuttavia evidenziare alcuni elementi generali.
Il CGS ha influito in modo positivo per quanto riguarda l'attività
educativa ed evangelizzatrice in Congregazione. Non in lutto e non dovunque
ciò si è sviluppato con eguale impegno; molti elementi
di rinnovamento sono ancora all'inizio e stanno facendosi strada faticosamente,
oppure si trovano ancora nello stadio sofferto della ricerca e delle
aspirazioni. Ma si ha l'impressione di essere avviati su un cammino
di ripresa, e di essere in un momento più sereno di riflessione
e di azione.
In particolare, si notano alcune linee di tendenza che appaiono ricche
di speranza: la riscoperta del valore e dell'attualità delle
intuizioni pedagogiche di Don Bosco e della tradizione salesiana; l'accresciuta
sensibilità e il maggiore interesse per i giovani delle classi
popolari e per la causa della giustizia nel mondo; un più accentuato
impegno per l'evangelizzazione e per la catechesi.
Tutto questo ha portato, anche se non dappertutto e in uguale misura:
- alla creazione di centri, di organismi, di équipes, di riviste,
di sussidi per l'approfondimento e l'attualizzazione del programma educativo
e pastorale salesiano;
;. EN 20, 38-39.
- all'esigenza sentita di una programmazione più seria e rigorosa
del nostro intervento educativo, anche attraverso la stesura di progetti
educativi («ideari ») attorno ai quali unificare l'azione
educativa non solo dei Salesiani, ma anche dei membrì della Famiglia
Salesiana e dei laici impegnati con noi nella missione (genitori, insegnanti,
animatori, catechisti...);
- a presenze nuove più agili e funzionali specialmente nel settore
della catechesi;
- alla creazione di nuovi organismi di animazione, come i Dipartimenti
per l'educazione della fede, realizzati in alcuni paesi.
Si può rilevare inoltre:
un inserimento più vivo e responsabile nel contesto ambientale
e culturale;
una partecipazione più stretta alla pastorale della Chiesa locale;
-- una più ampia collaborazione con la Famiglia Salesiana e con
lo sviluppo del movimento dei Giovani Cooperatori;
- la crescita nel senso della preghiera e della vita liturgica;
- un'attenzione più interessata ad alcuni settori dell'evangelizzazione
quali i mass-media e l'animazione cristiana del temporale;
- un apporto notevole, qualificato e ampiamente riconosciuto nel settore
dell'animazione catechistica e liturgica.
85 Accanto a un innegabile processo di crescita e a elementi di rinnovamento,
i CI rilevano la presenza di aspetti ancora carenti, di resistenze al
cambio auspicato dal CGS, e la persistenza di atteggiamenti superficiali
e negativi.
Denunciano, in più di un caso, l'assenza di un progetto educativo
e pastorale concreto, nato dalla riflessione delle comunità,
aperto alle mutate situazioni del tempo, confrontato con le linee della
nostra tradizione. Rilevano trascuratezza e ignoranza degli elementi
fondamentali dei Sistema Preventivo di Don Bosco e una non equilibrata
interpretazione del medesimo. Si costata, talvolta, una caduta della
forza di testimonianza e la carenza di esperienze salesiane significative,
capaci di suscitare l'interesse dei giovani e il loro impegno.
In qualche caso si verificano incertezze sulla precisa finalità
della nostra azione pastorale, così che alcuni confratelli sono
reticenti o esitanti nei confronti di una proposta cristiana esplicita,
pur nel rispetto dei ritmi e dei temi di crescita. Di conseguenza non
sempre chiare e precise appaiono le idee e i giudizi a riguardo di alcuni
capisaldi del metodo educativo dì Don Bosco: la prassi sacramentale
(specialmente per quello che riguarda la Penitenza), la divozione
mariana, la pietà semplice e popolare, e la catechesi sistematica
e integrale estesa a tutte le età, in accordo con le indicazioni
della Chiesa locale.
Viene pure rilevata una scarsa comprensione dei problemi che la condizione
giovanile e popolare pone all'esperienza cristiana, come, ad esempio:
il largo pluralismo dei modelli culturali, le difficoltà del
linguaggio delle subculturc giovanili e popolari, le aspirazioni alla
partecipazione e alla corresponsabilità ad ogni livello, la sete
di uguaglianza e di giustizia.
1.1.3 Le cause 86
Non prendiamo qui in considerazione le cause legate a condizioni socio-politiche
che impediscono la piena realizzazione del progetto educativo pastorale
salesiano: non dappertutto l'evangelizzazione può svolgersi in
ampia libertà di forme e di espressioni.
Ma anche là dove esistono larghi spazi di azione permangono cause
che limitano e svisano l'azione educativa cd evangelizzatrice. Esse
sono riconducibili alle seguenti: una insufficiente «meni alizzazione»
e una scarsa apertura alle esigenze dell'azione pedagogica e pastorale
poste dal rinnovamento; una certa ristrettezza dell'orizzonte culturale
e della formazione di base che rende difficile percepire i cambi della
società, le sollecitazioni provenienti dal mondo giovanile e
popolare, le indicazioni del Magistero. Alla radice di certe carenze
e limiti della nostra azione non è estranea la prevalente presenza
di collaboratori laici, talvolta non adeguatamente formati e sensibilizzati
al nostro progetto, mentre i pochi Salesiarii presenti sono impegnati
soprattutto in mansioni organizzative e amministrative.
1.1.4 Il quadro di riferimento 87
La valutazione della realtà effettiva trova un punto di rilerimento
della massima autorità nell'art. 2 delle Costituzioni, che delinea
la missione dei Salesiani: «realizzare, nella consacrazione religiosa,
il progetto apostolico del Fondatore: essere, con stile salesiano, i
segni e i portatori dell'amore di Dio ai giovani, specialmente ai più
poveri ».12 E un « servizio totale » e « creativo
», che « investe tutte le vere esigenze e reali bisogni
del giovane nel suo corpo, nel suo spirito, nel suo cuore». E'
una «formazione integrale», che implica la risposta generosa
alle sue molteplici necessità: «di cultura, di alloggio,
di
12 Anche: Cost 7,17-33,40 Reg. 1-2; ACGS 88-89.
attività e di convivenza nel tempo libero, di ambienti educativi
pieni
di vitalità».13
Al vertice sta l'aattività evangelizzatrice e catechistica»
che «c la dimensione fondamentale della mostra missione. Come
Salesiani siamo tutti e in ogni occasione educatori della fede».14
«Il Salesiano civilizza evangelizzando ed evangelizza civilizzando».IS
In questa linea rimangono fondamentali i testi del CGS e soprattutto
i già citati documenti 3 e 4, Evangelizzazione e Catechesi 16
e Rinnovamento pastorale dell'azione salesiana tra i giovani,17 i quali
rivelano una singolare consonanza con l'Evangefii Nuntiandi, con i Sinodi
Il, III, IV dei Vescovi (rispettivamente su la giustizia nel mondo,
evangelizzazione e promozione umana, la catechesi nel nostro tempo)
e il recente documento su La Scuola cattolica della Congregazione per
l'educazione cattolica.
88 Richiamiamo, a questo punto, alcuni obiettivi, elementi essenziali
per un'azione educativa pastorale salesiana fedele al progetto del Fondatore
e in dialogo con le esigenze dei nostri destinatari.
Sarà compito delle Ispettorie e delle comunità locali
riprendere questi elementi e inserirli con gli opportuni adattamenti
all'interno dei propri piani o progetti educativi a livello di Oratorio,
di Centro Giovanile, di Scuola, e di altre presenze salesiane tra i
giovani delle classi popolari.
L'indicazione sommaria vuol essere anche un invito a un continuo sforzo
di rilettura e eli reinterprctazione, alla luce dello spirito di Don
Bosco, della ricca documentazione della Congregazione e della Chiesa,
nella quale si ritrovano tutti i punti indicati.
89 Potrebbe sembrare opportuno tentare una classificazione adottando
come criterio quanto affermava Don Bosco: «Questo sistema si appoggia
tutto sopra la ragione, la religione e sopra l'amorevolezza ».
Ma più che base per una sistemazione dei contenuti, questo principio
fondamentale indica una triplice ispirazione congiunta che compenetra
e anima tutti e singoli gli aspetti dell'esperienza educativa e pastorale
di Don Bosco.
Infatti, di ragione, religione, amorevolezza, vuol essere permeato
13 ACGS 353; pili analiticamente ACGS 354,178-182,256-258.
14 Cost 20.
l' ACGS 134. 61.
10ACGS 274-341.
17ACGS 342-399.
18 Op. suI Sisto Prev., 1887, in Opere Edite, Vol. XXVIII p. 424.
tutto il ricco patrimonio di valori umani e religiosi che garantiscono
il genuino sviluppo umano, religioso e cristiano dei singoli, secondo
una vera teologia di incarnazione.
90
Sul piano della crescua personale vogliamo aiutare particolarmente il
giovane a costruire una umanità sana e equilibrata, favorendo
e promovendo:
- una graduale maturazione alla libertà, all'assunzione delle
proprie responsabilità personali e sociali, alla retta percezione
dei valori;
- un rapporto sereno e positivo con le persone e le cose che nutra e
stimoli la sua creatività, e riduca conflittualità e tensioni;
-- la capacità di collocarsi in atteggiamento dinamico-critico
di tronte agli avvenimenti, nella fedeltà ai valori della tradizione
e nell'apertura alle esigenze della storia, così da diventare
capace di prendere decisioni personali coerenti;
- una sapiente educazione sessuale e all'amore che lo aiuti a comprenderne
la dinamica di crescita, di donazione e di incontro, all'interno di
un progetto di vita;
-- la ricerca e la progettazione del proprio futuro per liberare e convogliare
verso una scelta vocazionale precisa l'inmnmenso potenziale che è
nascosto nel destino di ogni giovane, anche nel meno umanamente dotato.
Sul piano della crescita sociale vogliamo aiutare i destinatari ad
avere un cuore e uno spirito aperti al mondo e agli appelli degli altri.
A questo fine educhiamo:
alla disponibilità, alla solidarietà, al dialogo, alla
partecipazione, alla corresponsabilità;
all'inserimento nella comunità attraverso la vita e l'esperienza
del gruppo;
all'impegno per la giustizia e per la costruzione dì una società
più giusta e umana.
1.1.5 Un progetto positivarnente orientato a Cristo 91
Un simile progetto, nei suoi contenuti, nelle sue mete, nel suo stile,
può essere proposto e offerto anche a chi non condivide la nostra
visione del mondo e non partecipa alla nostra fede. D'altra parte, non
sono pochi i Salesiani che operano in ambienti profondamente secolarizzati
o non ancora toccati dall'annuncio del Vangelo.
Anche in questi casi il sistema educativo di Don Bosco si rivela geniale
nelle sue intuizioni e fecondo delle più varie possibilità.
Applicato con duttilità, gradualità e sincero rispetto
verso i valori umani e religiosi presenti presso le culture e le religioni
dei nostri destinatari,19 esso produce frutti fecondi sul piano educativo,
crea amicizia e suscita simpatia in allievi ed exallievi, libera grandi
energie di bene, e in non pochi casi pone le premesse di un libero camrnino
di conversione alla fede cristiana.
Tutto questo, però, non impedisce che per il Salesiano ogni progetto
educativo trovi la sua ispirazione e le sue motivazioni nel Vangelo.
La luce che lo illumina e la meta alla quale ultimamente conduce è
Cristo. Far conoscere Dio come Padre, incontrare la sua volontà
in ogni momento e collaborare con Cristo Gesù per la venuta del
suo Regno2Q è il fine ultimo di ogni azione educativa salesiana.
Il progetto salesiano mira quindi a un'altra crescita: la crescita in
Cristo nella Chiesa. Nel nostro progetto educativo «il Cristo
è il fondarnento: Egli rivela e promuove il senso nuovo dell'esistenza
e la trasforma abilitando l'uomo a vivere in maniera divina, cioè
a pensare, a volere e agire secondo il Vangelo, facendo delle beatitudini
la
norma della vita»_21
In continuità con l'impegno di maturazione e di promozione dei
valori più specificamente umani si sviluppa, nell'azione educativa
e pastorale salesiana, la direzione propriamente religiosa e cristiana.
I .e due linee non sono di per sé cronologicamente successive
né tanto meno divergenti, ma toccano due aspetti essenziali dell'unica
vocazione dell'uomo quale è delineata nel progetto di Dio.
92 Sul piano religioso cristiana l'azione salesiana mira all'educazione di una fede consapevole e operante,22 al risveglio della speranza, dell'ottimismo (il servire il Signore in letizia),n e alla vita di grazia. Dà impulso alla carità in una esperienza integrale di vita alimentata da vivace catechesi e da predicazione concreta e aderente. Insegna a scoprire e ad amare la Chiesa come segno efficace di comunione e di servizio a Dio e ai fratelli, e a vedere nel Papa il vincolo dell'unità e della carità nella Chiesa. Fa vivere l'esperienza di liete e giovanili celebrazioni liturgiche cori intensa partecipazione all'Eucarestia.
19 Nostra Aetate, n. 2.
20 Cfr Cost 2l.
21 Scuola Cattolica, n. 34. 35.
22 ACGS 63. 64. 307-31l.
23 Cfr Esortazione Apostolica Gaudete in Domino.
Promuove una forte devozione alla Madonna, Aiuto dei Cristiani, Madre
di grazia, vero modello di vita di fede riuscita e di purezza serena
e vittoriosa. 24 Educa e suscita una vita di autentica preghiera, con
particolare cura di utilizzare le forme più accessibili e vicine
alla pietà giovanile e popolare.25
Infine, quasi sintesi e coronamento di progressiva maturazione umana
e cristiana, è presente sempre, come obiettivo, l'orientarnenlo
vocazionale cori tutte le sue possibili scelte: laicale, religiosa,
sacerdotale. E' il frutto più prezioso di un processo educativo
ed evangelizzatore compiuto (vedi: Lu fecondità vocazionale della
nostra azione pastorale n. 106-119).
Trattando del progetto educativo salesiano è necessaria una breve
riflessione su ciò che Don Bosco considera come le colonne del
suo edificio educativo»: i sacramenti della Riconciliazione e
dell'Eucarestia, e la devozione alla Madonna.26
1.1.6 La vita sacramentale e liturgica 93
Rileggendo le tre biografie di giovani scritte da Don Bosco e consi-
dorando la prassi sacramentale presso l'Oratorio, alla luce dell'odierna
sensibilità e della dottrina del Concilio Vaticano II, è
facile cogliere la ricchezza e l'attualità di alcune insistenze
e aspetti della pedagogia salesiana.
Per la pedagogia della Penitenza è caratteristica in Doti Bosco
la continuità tra lo stile di avvicinare il ragazzo all'interno
del processo educativo e quello che riesce a stabilire nel momento sacramentale.
Si tratta della medesima paternità, amicizia e confidenza che
risvegliano nel giovane l'attenzione ai movimenti della grazia e l'impegno
a superare il peccato.
L'incontro sacramentale richiede normalmente una precedente intesa educativa.27
Don Bosco diceva, giustamente, che la confessione è la «chiave
dell'educazione», perché impegnando personalmente il ragazzo,
lo invitava al superamento di sé. La regolarità nell'incontro
penitenziale, il dialogo franco e sereno, il proposito che suscita la
costanza, offrono occasione di eccezionale valore educativo.
Non si possono dimenticare le varie circostanze presentate dalla liturgia
o ritrovate nella devozione popolare, o volute dalla saggezza
24 Cost 65; cfr Marialis Cultus.
25 EN 48.
26 P. Stella, Don Bosco nella storia della religiosita catwlica, Zurich
1969, 1°, p. 319.
27 Bosco G. Scritti spirituali, a cura di J. Aubry, p. 176, note 5 e
6.
educativa, per offrire ai giovani momenti e celebrazioni comunitarie
di penitenza, il cui clima è la gioia e la festa, come conviene
alla memoria della propria salvezza.
Un secondo aspetto rilevante da richiamare è il valore educativo
dell'anno liturgico. La piena e cosciente partecipazione all'opera salvifica
si organizza, nel pensiero di Don Bosco, attorno alla celebrazione dell'anno
liturgico, che ritma la vita della comunità giovanile, indicando
il cammino di crescita spirituale e l'impegno graduale che si assume
per rispondere alla chiamata di Dio. E' un modo concreto di strutturare
un progetto educativo sul mistero di Cristo. Al centro si trova sempre
l'incontro con il Cristo nell'Eucarestia.
Tutto questo alla luce di una efficace catechesi che aiuta i giovani
a vedere le celebrazioni liturgiche come «espressione sacramentale
della vita dei cristiani e della loro storia; e quindi li educa alla
continuità tra Eucarestia e impegno comunitario, tra Messa e
liturgia della vita, tra liberazione del male chiesta nella preghiera
e liberazione attuata nella società, tra gesto liturgico di pace
e la pace vera portata dove uno vive ».28
«Incoraggiare», «porgere comodità di approfittare
dei sacramenti», «far rilevare la bellezza, la grandezza,
la santità della religione», «mai obbligare »,
agire in modo che i giovani «restino spontaneamente invogliati
ai sacramenti, vi si accostino volentieri, con piacere e con frutto»:
sono espressioni chiare del Sistema Preventivo che ci parlano della
sensibilità educativa e della pedagogia sacramentale di Dori
Bosco. 29
1,1,7 Devozione Mariana
94 Maria fu particolarmente presente nell'opera evangelizzatrice dì
Don Bosco, che ha sempre veduto nella devozione alla Vergine un elemento
essenziale per la crescita cristiana dei suoi ragazzi e giovani. Ha
promosso la sua devozione e celebrato le sue feste con solennità,
creando attorno ad esse un clima di serenità e di gioia, e, insieme,
di forte tensione spirituale. La devozione a Maria Ausiliatrice è
alla radice delle nostre origini e quindi anche del nostro rinnovamento.
Il CG21, in spirito di fedeltà a Don Bosco, alla luce del Vaticano
Il e della Marialis Cultus, di Paolo VI, invita tutti i Salesiani a
riscoprire e
28 ACGS 324.
29 ACGS 326.
a valorizzare la presenza di Maria nella propria vita e nell'azione
educativa tra ì giovani.
La Madonna ha prima di tutto una funzione di educatrice. Le nostre Costituzioni
ricordano che «la Vergine Maria ha una sua presenza nell'educazione
di questi figli di Dio».3° Nella vita dei nostri ragazzi essa
non è solo la Madre che accoglie e comprende, ma anche segno
di vittoria contro il peccato e aiuto nella lotta quotidiana. «Facciamola
conoscere, ammirare, e amare come colei che ha creduto cd è pronta
ad aiutare i cristiani in cammino».31
Il Salesiano non si accontenta di nutrire per Maria «una devozione
filiale e forte»,32 ma, come Don Bosco, guarda a Maria come all'ispiratrice
della sua azione educativa. A partire dal sogno dei nove anni e durante
tutta la sua vita, Don Bosco ha imparato da lei i tratti fondamentali
dei suo sistema: atteggiamento di dolcezza e di pazienza, di purezza
serena e luminosa, di lavoro e temperanza.
Nella loro opera di educatori della fede dei giovani, i Salesiani, prendendo
spunto dalla S. Scrittura e dalle celebrazioni dell'anno liturgico,
sapranno Far scoprire «Maria quale modello dell'atteggiamento
spirituale con cui la Chiesa celebra e vive i divini misteri»,
particolarmente nella celebrazione dell'Eucarestia, e cioè: la
Vergine in ascolto che accoglie la Parola di Dio con fede; la Vergine
in preghiera personale e comunitaria; la Vergine che per la sua fede
e obbedienza ci dona il Cristo; la Vergine offerente accanto a Cristo...33
Partendo dalle istanze e dalle esigenze dei giovani, sapranno come Don
Bosco presentare Maria quale modello di vita cristiana perché
«aderì totalmente e responsabilmente alla volontà
di Dio; perché accolse la parola e la mise in pratica; perché
la sua azione fu animata dalla carità e dallo spirito di servizio;
perché fece della propria vita un culto a Dio, e del culto un
impegno di vita; perché fu la prima e la più perfetta
seguace di Cristo».34 E questo anche in vista di una matura coscienza
ecclesiale che Maria sviluppò nel popolo di 1)io.35
1.1.8 L'impegno prioritario per la catechesi
95
Nessuna solida pratica sacramentale e nessuna devozione possono
30 Cost 21.
31 Cost 21.
31 Cost 65.
33 Marialis Cultus 16-20.
34 Marialis Cu/tus 35. 21.
35 LG 52-69.
supplire nella Chiesa alla mancanza di processi di conversione e di
itinerari di crescita nella fede. Tra evangelizzazione e sacramenti
esiste un legame inscindibile: l'evangelizzazione, come catechesi prepara
al sacramento, e come predicazione liturgica ne accompagna la celebrazione.36
Il primato dell'evangelizzazione, e in particolare della catechesi,
è stalo fortemente ribadito dai documenti ufficiali della Chiesa
dopo il Vaticano II, sia a livello di Chiesa universale,37 sia a livello
di Chiese locali,` e dal CGS.39
Per questo in coerenza con quanto viene affermato dal Sinodo dei Vescovi
del 1977, i Salesiani intensificheranno, in tutte le loro opere e attività,
il loro impegno catechistico «tanto da attribuirgli la priorità
della loro azione pastorale..., accettando di dedicare tutte le loro
forze alla medesima attività catechetica insieme con quella della
evangelizzazione n.40
La catechesi, naturalmente, suppone un primo annuncio-testimonianza
dell'evento salvifico di Dio nel Cristo e quella prima opzione globale
di fede, che costituisce il processo di conversione. In questo contesto,
i Salesiani, mediante la catechesi non solo occasionale ma organica
e sistematica, intendono orientare le comunità educative e pastorali
alla conoscenza più profonda e all'esperienza integrale del messaggio
della salvezza. Esso verrà presentato come lieto annuncio all'uomo
d'oggi, luce per la sua vita, soluzione dei suoi problemi attraverso
le molteplici mediazioni della saggezza cristiana.
In questa attività, i Salesiani, sulle orme di Don Bosco vivacemente
attento ai «bisogni dei tempi», terranno particolarmente
presenti le situazioni di ambienti poco o nulla evangelizzati, anche
se già iniziati alla vita sacramentale, dando alla catechesi
quella dimensione missionaria che si rifà ai principi e. ai fondamenti
di ogni vera conversione. E d'altra parte, cureranno tutte quelle forme
che gradualmente portano alla promozione di una piena maturità
cristiana con sempre più vasti impegni nella comunità
civile ed ecclesiale.
36 EN 44. 47.
37 Cfr per es. Direttorio catechistico generale, 1971.
38 Cfr Direttori nazionali.
39 ACGS 274-341.
40 Sinodo 1977, n. 18 (Conclusione).
1.2 Lo stile e lo spirito del progetto educativo e pastorale salesiano
Il problema
96
Come Don Bosco, il Salesiano vede la sua missione educativa cd evangelizzatrice
non solo in mezzo e per i giovani e il popolo, ma con loro e per mezzo
di loro. «Questa presenza attenta e amorosa ci apre alla conoscenza
del mondo giovanile e popolare, e alla solidarietà
con esso in tutti gli aspetti legittimi del suo dinamismo».41
E' natu
rale allora che le esigenze più profonde della evangelizzazione
e della promozione umana richiamino tutto il Sistema Preventivo, non
solo nei suoi contenuti, ma anche nel suo stile. Esso va inteso in senso
ampio e comprensivo, e non solo in una prospettiva di tecnica pedagogica.
Di fatto, nella mente di Don Bosco e nella tradizione salesiana il Sistema
Preventivo tende sempre più a identificarsi con lo «spirito
salesiano»: è insieme pedagogia, pastorale, spiritualità,
che associa in un'unica esperienza dinamica educatori (come singoli
e comunità) e destinatari, contenuti e metodi, con atteggiamenti
e comportamenti nettamente caratterizzati.
42 1.2.1 La verifica
97
Anche su questo stile, dunque, e sull'intimo legame tra esso e la missione
educativa salesiana il CG21 chiama alla verifica. Esso è condizione
di autenticità evangelizzatrice e di reale conformità
con Don Bosco. Smarrire questo stile significa perdere un tratto fondamentale
della nostra identità salesiana: «Il Sistema Preventivo
sia proprio di noi»; «Ciò valga per i Salesiani tra
loro, tra gli allievi, ed altri, esterni od interni»."
Invitano a questa responsabile riflessione vari CI e la Relazione del
Rettor Maggiore."
Emergono dalla verifica alcuni segni positivi che vanno ricordati.
Si avverte un certo risveglio di studi salesiani sul Sistema Preventivo
e di esperienze che ad esso direttamente ci richiamano.
41 Cost 16.
42 Cfr Lettera di Don Bosco a Mons. G. Cagliero, 6 ago 1886; e a D.
G. Costamagna, 10 ago 1886, Epist. IV, 327-329 e 332-336.
43 Cfr Lettere citate, Epist. IV, 332 e 328.
44 Sch Prec. 253-258;RRM 183-185.196.
Nel vario e talvolta confuso succedersi di nuove ideologie e pratiche
educative, si nota, al di dentro e al di fuori della Famiglia Salesiana,
una notevole domanda di pedagogia salesiana, che trova feconda applicazione
anche nell'ambito della famiglia, della scuola pubblica, dei movimenti
giovanili, e delle varie istituzioni formative e pastorali della Chiesa.
L'interesse dei Salesiani per il Sistema Preventivo non si è
tradotto soltanto in un accresciuto numero di incontri, convegni, «colloqui»,
di grande utilità ideale e pratica, ma anche nella nascita di
nuovi movimenti giovanili, e in una rinnovata e più incisiva
presenza nella promozione educativa del tempo libero, dell'educazione,
della didattica, della catechesi, della pastorale, con iniziative organizzative
e di animazione a livello nazionale e internazionale.
98 E, tuttavia, viene anche denunciato l'oscuramento, se non lo smarrimento (almeno in certe zone) di esperienze tipiche del Sistema Preventivo: la presenza-assistenza animatrice, la convivenza con i giovani, il clima e lo stile di famiglia. Si sta meno in mezzo ai giovani e alla gente semplice, si vive meno per loro. Sembra meno compreso il senso profondo dell'assistenza attiva salesiana, anche per un malinteso concetto di autonomia del giovane e di non-direttività; si crea meno spirito di famiglia, proprio in un momento in cui i movimenti e i gruppi giovanili privilegiano i rapporti primari e interpersonali; si promuovono meno anche iniziative che creano il caratteristico ambiente educativo salesiano. Così in vari ambienti sono svalutate e quasi del tutto trascurate attività ritenute, a torto, estranee alla sostanza dell'impegno propriamente educativo ed evangelizzatore: ludiche, ricreative ed espressive, come il teatro, il canto, la musica, ecc. Si aggiungano: una diffusa ignoranza del significato storico e scientifico del sistema; mancato adattamento alla varietà delle situazioni; carente aggiornamento e contatto con i contributi più attendibili delle moderne scienze dell'uomo; acritica adesione a metodi educativi e pastorali non compatibili con i tini e i caratteri del servizio apostolico salesiano,
1.2.2 Le cause
99 Possono talora essere lontane, come per esempio, l'esperienza di
pratiche del Sistema Preventivo unilaterali e meccaniche che hanno
45 RRM.185.
46 RRM 184.
identificato preventivo con negativo-protettivo, assistenza educativa
con sorveglianza disciplinare, paternità con paternalismo, libertà
cori permissivismo, ecc.
Una spiegazione può essere anche data dalla scarsa disponibilità
di documentazione e letteratura specifiche nella propria lingua. Più
alla radice si può, forse, ritrovare il decadimento della identità
e vitalità religiosa salesiana, che non poteva non coinvolgere
il Sistema Preventivo, se è vero che in esso Don Bosco «
ha condensato tutta la spiritualità dell'azione apostolica per
i suoi figli».47
1.2.3 Il quadro di riferimento 100
hn preciso punto dì riferimento è offerto dagli articoli
25 e 40 delle Costituzioni,45 eco di stimolanti orientamenti capitolari.49
Ma per una pili puntuale valutazione della situazione e della possibilità
di un ampio recupero operativo sembra utile una sommaria ricapitolazione
degli elementi qualificanti» del Sistema.
In tutti i protagonisti dell'attività educativa e pastorale sì
richiede un atteggiamento di ricerca, incontro, presenza, comprensione,
dialogo; 50 l'impegno di una educazione permanente negli adulti, e la
cordiale disponibilità allo sviluppo nei giovani.
101
Negli educatori, poi, singoli e comunità, acquistano una fondamen-
tale importanza alcune disposizioni e atteggiamenti:
- l'attenzione ai giovani reali, alle loro vere esigenze, agli interessi
attuali e ai compiti di vita che li attendono; la simpatia verso il
loro mondo, la capacità di accoglienza e di dialogo;
- la stima e la giusta considerazione dei valori dì cui i giovani
sono portatori e l'attenzione ai dinamismi della loro crescita;
- la ragionevolezza delle richieste e delle norme, la creatività
e la flessibilità delle proposte; 51
- l'impegno di sollecitare l'adesione ai valori non attraverso l'imposizione
forzata, ma tramite le vie della persuasione e dell'amore;
- la convinzione, umanamente e cristianamente incoraggiante, che «in
ogni giovane, anche il più disgraziato, havvi un punto acces-
47 RRM 183.
48 Cfr Cost 16 e Reg 3.
49 ACGS 349. 188 e 88-105; soprattutto 360-365.
50 ACGS 360-365.
51 ACGS 362.
sibile al bene; dovere primo dell'educatore è di cercare questo
punto, questa corda sensibile e trarne prof itto};52
- la franchezza di una proposta cristiana integrale, seppur commisurata
alla diversità di età, di livello culturale e spirituale,
di capacità di ascolto e di accettazione.
102 Il Sistema Preventivo richiede inoltre, un intenso e luminoso ambiente
di partecipazione e di relazioni sinceramente amichevoli e fraterne;
lo spirito di famiglia di semplicità e schiettezza; in un clima
di ottimismo e di gioia «riflesso della grazia di Dio e della
serenità interiore »; 53 un modo comunitario di crescita
umana e cristiana, vivificato dalla presenza amorosa e solidale., animatrice
e attivante degli educatori (l'«assistenza »);54 una saggia
pedagogia del tempo libero. Favorisce, quindi, tutte le forme costruttive
di attività e di vita associativa (le Compagnie dovevano essere
«opere dei giovani» nel pensiero di Don Bosco), anche come
concreta iniziazione all'impegno comunitario, civile ed ecclcsiale.55
Esige !'impegno apostolico dei giovani che diventano evangelizzatori
dei propri compagni e amici. Conduce a questo con piena spontaneità
e aderenza, e costituisce una felice intuizione di Don Bosco, grande
suscitatore di apostoli-ragazzi, e geniale inventore delle Compagnie.
religiose. Nella vita associativa i ragazzi trovano contemporaneamente
spazio di protagonisti, stimolo alla creatività e inventiva,
terreno di autentica azione missionaria,
Infine il Sistema si attuerà realmente come «preventivo»:
infatti si intende educare il giovane ai futuro, prevenire e anticipare
i tempi in profondità, mediante l'esercizio graduale a mattirante
della libertà. Per quanto è possibile, si vuol essere
«presenti» ai giovani anche dopo il primo periodo di Formazione.56
A questo scopo, gli educatori «come padri amorosi parlano, servendo
di guida ad ogni evento, danno consigli ed amorevolmente correggono»,57
favorendo la collaborazione dei giovani stessi, delle famiglie e di
tutte le forze costruttive disponibili. 'M
52 M13 5, 367.
53 Paolo VI al CC21 (n. 474).
54 ACGS 57. 36.3. 188; Cos1. 16.
55 Cost 46; A{.'CGS 94. 321. 368.
56 Op, sul Sistema Pie v., in Opere edite, Voi. XXVIII, p. 428.
57 Ibidem, p. 424.
58 ACGS 321. 361-367.
Queste note caratteristiche del nostro patrimonio pedagogico pastorale,
sapientemente dosate e opportunamente integrate con l'annuncio esplicito,
costituiscono un momento indispensabile e sommamente fecondo nel processo
di avvicinamento dei giovani e del popolo alle vie della fede.
In questo clima l'adesione e la comunicazione della fede avviene non
solo attraverso la parola e l'insegnamento, ma anche attraverso l'ambiente,
i gesti, gli atteggiamenti e i momenti che ritmano l'esistenza. Eeducatore
e catechista non solo il Salesiano che insegna o fa catechismo, ma anche
il confratello che condivide la sua vita con i giovani, sia nei momenti
della distensione e del divertimento, come in quelli della preghiera
e della celebrazione liturgica. Il Salesiano evangelizza più
per quello che fa che per quello che dice. Testimonia sia con la stia
apertura e disponibilità a Dio, come per l'esempio della sua
umanità sana, equilibrata, riuscita.` Anche in questo fedele
allo stile di Don Bosco, nel quale le qualità umane, i doni di
natura e lo sforzo della volontà si fondono armonicamente con
i doni della grazia e gli straordinari carismi di una vocazione speciale.
1.2.4 Linee di rinnovatnenlo
Una generale e incisiva rinascita dello stile educativo e pastorale
di 103 Don Bosco è legata a un vasto impegno a due livelli; pratico-vitale,
e teorico-riflesso.
Ogni Salesiano, sia egli insegnante o animatore di gruppi giovanili,
conscio della necessità della sua presenza nel gruppo ai fini
educativi, accetterà i sacrifici connessi con l'impegno dell'assislern
a selle - Sianamente utliva.
Ciò significa.
- curare il contatto personale periodico con i singoli giovani per destare
in ciascuno di essi il bisogno e la ricerca dei valori;
- suscitare la cooperazione comunitaria dei giovani ai momenti più
strettamente religiosi dei loro incontri, in modo analogo a quanto si
fa per l'organizzazione dell'attività specifica del gruppo (didattica,
sportiva, sociale, ecc.);
- mettere ogni cura per far nascere all'interno del gruppo espressioni
di fede vissuta: momenti di preghiera, lettura e confronto con la Parola
di Dio, preparazione alle celebrazioni liturgiche e sacramentali...
59 EN 30 e 55.
Nella pratica educativa e pastorale tutti i Salesiani si impegneranno
perché vengano urgentemente riattivati, con vigile sensibilità
innovativa, gli clementi del Sistema Preventivo che sembrano aver sofferto
un più sensibile decadimento: la presenza-assistenza, il clima
di famiglia, l'educazione alla fede e al senso della preghiera, il significato
della vita sacramentale, la devozione alla Madonna e l'amore e la fedeltà
alla Chiesa e al Papa.
Nelle singole opere locali, in base al principio della comunità
educativa, siano promosse iniziative idonee a suscitare e potenziare
la collaborazione responsabile degli educatori, degli insegnanti, dei
genitori, dei giovani, del personale tecnico e amministrativo: consiglio
della comunità educativa e pastorale, conferenze, incontri.60
104 Di qui la necessità che ogni comunità elabori e aggiorni
ogni anno una programmazione educativa e pastorale, esplicitamente evangelizzatrice
e attenta alle concrete esigenze emerse dall'ambiente sociale. Tale
programmazione va fatta insieme ai giovani agli altri destinatari e
ai componenti della Famiglia Salesiana. Nella programmazione deve apparire
chiaramente il progetto dell'anno, la meta da raggiungere, i punti centrali
attorno ai quali disporre gli obiettivi intermedi con i loro contenuti;
deve apparire anche una concreta distribuzione di incarichi e di responsabilità
tra Salesiani e collaboratori laici. In questo modo si evitano individualismi
e improvvisazioni, e si facilita l'animazione dell'intera comunità
e la disponibilità dì tutti gli ambienti per l'opera di
evangelizzazione,
In tali progetti, accanto ai contenuti essenziali, sommariamente indicati
nel quadro di riferirnento,61 non dovranno mancare alcune dimensioni
segnalate da molti CI come particolarmente richieste dai «bisogni
dei tempi»: la formazione all'inserimento dinamico dei giovani
in una società pluralistica; l'educazione a operare per la giustizia
e per la pace;" la formazione alla responsabilità civica,
sociale, politica; l'iniziazione a un impegno progressivo di servizio
concreto;63 l'informazione, con adeguata abilitazione al confronto critico
e costruttivo, circa le piìr rilevanti ideologie contemporanee.
60 Vedi Assemblea comunitaria di cui ai Reg 168 e in ACGS 710.
61 Vedi n. 77-84.
62 Cost 19.
63 ACGS 68; efr 54. 61.
1.3 Orientamenti operativi
105
a. Ogni Ispettoria (o gruppo di Ispettorie) elaborerà un progetto
educativoadatto alla realtà locale come base di programmazione
e di verifica per le sue varie opere, nella linea delle opzioni dì
fondo compiute dalla Congregazione: Oratori, Centri giovanili, Scuole,
Convitti, Pensionati, Parrocchie, Missioni, ecc.
Per favorire l'unità, nel decentramento, il Dicastero della Pastorale
giovanile, alla luce dell'esperienza e della riflessione salesiana,
indichi le linee fondamentali di questo progetto (obiettivi, contenuti,
metodo, caratteristiche...) tenendo conto della diversità delle
situazioni geografiche e culturali.
b. A cura dell'ispettore, delle Conferenze Ispettoriali e del Regionale,
siano promossi convegni, giornate o settimane di studio, dibattiti,
scambi di esperienze educative e pastorali, aperte eventualmente anche
a educatori e insegnanti non appartenenti alla Famiglia Salesiana, al
fine di favorire la conoscenza, l'approfondimento, 1a riattualizzazione
del sistema educativo di Don Bosco, tenendo saggiamente conto della
condizione giovanile e popolare del proprio ambiente e degli apporti
validi delle moderne scienze antropologiche e pedagogiche,
c. Nello spirito della « Perfectae Caritatis » (n. 2), e
nella convinzione che è estremamente importante che la Congregazione,
diffusa in tutto il mondo, ritrovi costantemente la sua unità
e autenticità nello spirito del Fondatore e nelle comuni intenzioni
circa l'evangelizzazione e la promozione umana dei giovani e dei ceti
popolari, il Capitolo Generale 21 delibera quanto segue:
II Consiglio Superiore, nel più breve tempo possibile, erigerà
un Istituto Storico Salesiano, che nelle forme idealmente e tecnicamente
più valide metta a disposizione della Famiglia Salesiana, della
Chiesa e del mondo della cultura e dell'azione sociale i documenti del
ricco patrimonio spirituale lasciato da Don Bosco e sviluppato dal suoi
continuatori e ne promuova a tutti i livelli l'approfondimento, l'illustrazione
e la diffusione. La Congregazione intera concorrerà alla realizzazione
e alla vitalità dell'importante iniziativa con il personale e
i mezzi disponibili.
2. LA FECONDITA' VOCAZIONALE DELLA NOSTRA AZIONE PASTORALE
106 Nel progetto salesiano l'azione educativa e pastorale contiene,
come obiettivo essenziale, una dimensione vocazionale. La scoperta della
propria chiamata, l'opzione libera e riflessa d'un progetto di vita,
costituisce, anzi, la meta e il coronamento di ogni processo di maturazione
umana e cristiana.
Il messaggio evangelico, che raduna il popolo di Dio,1 è una
chiamata comunitaria; e per ciascun credente, accogliere il messaggio
evangelico è accogliere la chiamata personale ad assumere la
missione stessa della Chiesa secondo la sua particolare vocazione.2
La pastorale vocazionale sarà, quindi, un servizio di evangelizzazione,
con un'accentuazione speciale sull'aiuto e assistenza a ogni fedele
per entrare, con tutto il suo essere personale e la sua scelta libera,
nel piano di Dio.3
2.1 Il problema fondamentale e i suoi aspetti
107 La progressiva diminuzione in tutta la Chiesa del numero delle vocazioni
sacerdotali e religiose, ha risvegliato negli ultimi decenni una riflessione
sempre più approfondita, che ha contribuito a mettere meglio
in luce la vera natura e l'importanza del problema.
Anche la Congregazione salesiana ha attraversato, negli anni scorsi,
la stessa crisi, e la verifica fatta dai CI rivela che non si può
considerare ancora superata. Ma la riflessione, già iniziata
dal CGS, ha illuminato il problema di una luce nuova. Tocchiamo sì,
dolorosamente, con mano la scarsità di nuove leve, che qualche
volta potrebbe far temere per il futuro della nostra missione, tuttavia,
la luce che ci viene dalla riflessione di tutta la Chiesa 4 ci aiuta
a vedere in questa crisi e scarsità numerica uno dei segni attraverso
i quali il Signore ci fa prendere coscienza dell'essenziale. Infatti,
solo la Chiesa ministeriale tutta, mobilitata in ogni suo membro secondo
il dono e la vocazione che lo Spirito dà a ciascuno, è
capace di un serio impegno di evangelizzazione. E' quindi un problema
vitale per la Chiesa quello della vocazione personale di ogni cristiano:
è il problema della educazione alla Fede, e della totale disponibilità
a Cristo.
I Cfr EN 15.
2 Cfr PO 6; EN 18; CGS 661-662.
3 Cfr RdC 41. 43. 131.
4 Cfr RFIS; SDV; Ministeria quaedam.
Il Signore chiama oggi come ieri, e chi ha il cuore aperto comprenderà
se Egli lo chiama a partecipare in modo più stretto alla sua
missione.
Non si tratta, quindi, principalmente di un problema di scarsità
numerica, ma di un problema di fondo della stessa evangelizzazione,
che permane qualunque possa essere in futuro la situazione numerica
delle vocazioni religiose e sacerdotali.
2.2 La situazione
Per un'interpretazione non distorta della situazione attuale della Congregazione
bisogna notare che mai ci sono stati tanti studi, riflessioni, incontri
sulla pastorale vocazionale come in questi ultimi anni. Dobbiamo riconoscere
che è cresciuta anche la sensibilità e l'impegno al riguardo.
Non dobbiamo, perciò guardare unilateralmente e troppo pessimisticamente
la situazione attuale di scarsità, per non attribuire a mancanza
di principi teorici o di buona volontà situazioni che sono dovute
anche ad altri fattori.
Come appare dalla RRM sullo stato generale della Congregazione 5 e dalle
riflessioni dei CI, la pastorale vocazionale ha fatto dei passi avanti:
una maggiore chiarezza di idee, una sensibilità più attenta
per il problema e un maggior impegno nelle Ispettorie (anche se non
in tutti i confratelli) sono costatati da quasi tutti i CI.
Tuttavia rimangono dci punti deboli che rendono ancora insufficiente
la nostra azione nel momento storico attuale:
--- alcuni segni di disorientamento nella nostra identità salesiana
di
evangelizzatori dei giovani;
--- una testimonianza di vita evangelica carente o poco comprensibile;
--- mancanza di chiarezza, di fronte ai giovani, sulla realtà
della nostra missione (destinatari, progetto educativo salesiano, tipo
di opere, ecc.);
--- inadeguatezza pastorale, che ci rende spesso incapaci di raggiungere
i giovani nella loro individualità (carenza di vera pedagogia
e pastorale vocazionale, mancanza di assimilazione dei principi ispiratori,
insufficiente organizzazione ispettoriale, ecc.);
--- assenteismo, stanchezza, scoraggiamento, delusione di molti
5 efr RRM 205 55.
confratelli, che forse guardano troppo esclusivamente il risvolto
umano della situazione.
E poi, la situazione dei giovani di oggi. Immersi in una cultura in
trasformazione, disorientati e strumentalizzati da molte parti, di fronte
a una Chiesa di cui non riescono a capire molli aspetti, essi ci richiedono
un impegno più attivo e aggiornato per rispondere al loro bisogno
di orientamento, di verità, di Cristo.
2.3 Il quadro di riferimento
109 Partendo dal Concilio Vaticano II 6; e da documenti posteriori della
Chiesa,7 il CGS ha espresso nei suoi documenti e nelle Costituzioni
un quadro di principi e di orientamenti, dentro il quale la Congregazìone
può trovare una linea rinnovata di pastorale vocazionale.8
Successivamente il Rettor Maggiore in una sua lettera 9 ha incoraggiato
la Congregazione a lavorare più intensamente nella linea tracciata
dal CGS. Sullo stesso indirizzo, un sussidio del Dicastero della Pastorale
Giovanile «Guida educativa delle vocazioni», ha portato
un aiuto alla riflessione delle Ispettorie.
Il CG21 vuole ora offrire ai confratelli un indirizzo di rinnovamento
di questo aspetto importante della nostra missione giovanile, indicando
le mele che ritiene fondamentali e come punti-chiave per affrontare
la situazione attuale, e dando alcune direttive per il raggiungimento
di esse.
110 Mete fondamentali sono:
a. Impegnare la Congregazione, le Ispettorie e le comunità locali
e i
singoli a svolgere la loro missione evangelizzatrice, sforzandosi di
far emergere la chiamata personale che Dio rivolge a ogni giovane; a
diventare mediatori di un messaggio evangelico che raggiunga ogni
persona nella sua singolarità 10 e l'aiuti a « sviluppare
la propria vocazione battesimale con una vita quotidiana progressivamente
ispirata e unificata al Vangelo».11
6 Cfr soprattutto OT 2; PO 6. 11; PC 4.
7 Cfr SDV, RC, RFIS.
8 Cfr ACGS 50. 99. 250. 374. 382. 397. 576. 661-665; ('.92; Cost 12.
22. 107; Reg 72. 73.
9 Cfr ACS n. 273.
10 Cfr EN 18.
11 Cost 22; cfr ACGS 374; EN 24. 72.
b.. Rivitalizzare concretamente (nell'atteggiamento e nelle iniziative
di azione) una delle componenti della nostra vocazione salesiana: il
servizio attivo prestato alla Chiesa nel coltivare la vocazione di quei
giovani che il Signore chiama alla vita sacerdotale e religiosa, ai
diversi ministeri ecclesiali e all'impegno di leaders laici. 12
c. In quanto siamo espressione, come comunità e singoli, di un
dono fatto da Dio alla sua Chiesa, prendere coscienza della responsabilità
di mantenere vivo in essa il carisma salesiano nelle sue molteplici
forme, collaborando attivamente con lo Spirito Santo nel suscitare vocazioni
salesiane, sia consacrate che la icali.13
2.4 Le linee di rinnovamento 111
Alla base di una metodologia concreta per raggiungere le mete segnalate,
il CG21 pensa che si debbano indicare alcune direzioni per la nostra
azione di promozione vocazionale:
1. Partire dai destinatari della nostra pastorale vocazionale
2. Precisare le scelte pastorali fondamentali
3. Puntare sull'animazione vocazionale senza trascurare l'organiz.zazione.
2.4.1 Partire dai destinatari della nostra Pastorale Vocazionale
Tutti i giovani, che in qualsiasi modo il Signore mette sul nostro cammino,
hanno diritto al riostro aiuto per orientarsi a costruire la loro personalità
e la loro vita «secondo il Vangelo».
A tutte le età dobbiamo aiutarli a orientarsi nella scoperta
e nello sviluppo della loro vocazione: nella fanciullezza, nella preadolescenza,
nell'adolescenza, nella giovinezza e oltre, poiché ognuna di
queste tappe della vita ha il suo compito di crescita, e richiede decisioni
proporzionate che ogni giovane deve imparare a prendere responsabilmente.
Come richiede la nostra vocazione salesiana,14 dobbiamo dedicarci seriamente,
attraverso attività e strutture adeguate, ad accompagnare, nel
loro sviluppo vocazionale, i giovani che presentano segni di una chiamata
di Dio alla vita di consacrazione (sia sacerdotale che religiosa) e
all'impegno cristiano laicale.
12 Cfr Cost 12; MB XII, 87; ACGS 50. 374. 397; Cost (1966) 6.
13 Cfr Cost 107; ACGS 169.
14 Cfr Cost 22; ACGS 50.
- Seguendo gli orientamenti attuali della Chiesa, è necessario
mettersi sulla linea di promozione delle vocazioni ai vari ministeri
ecclesiali laicali. 15
- Una cura particolare avremo per le vocazioni alla nostra Congregazione
e a tutta la Famiglia Salesiana (FMA, VDB, CC, ecc.).
- Oggi è necessaria sottolineare in modo speciale l'impegno per
le vocazioni di Coadiutori. E' uno sforzo che ci aiuterà a comprendere
ed esprimere meglio il senso vero della vocazione religiosa salesiana.
16
- Le vocazioni missionarie hanno un posto di privilegio nella pastorale
vocazionale salesiana.
2.4.2 Precisare le scelte pastorali fondanientali
112 a. Mettere alla base della nostra azione evangelizzatrice-vocazionale
una profonda preghiera-conversione 17 che permetta di attivare le molte
risorse spirituali che ogni comunità possiede come dono dello
Spirito. Ciò non deve essere qualcosa di occasionale, ma l'atteggiamento
abituale di una comunità ecclesiale che vive nella ricerca della
volontà di Dio e si purifica continuamente per essere fedele
alla sua chiamata, vivendo prima di tutto essa stessa le parole del
Signore: «Pregate il Padrone... affinché mandi operai nella
sua messe ». 18
b. Affrontare il problema a partire dalla persona del Salesiano, dalla
vita della comunità e dalla qualità evangelizzatrice della
sua testimonianza. E' fondamentale l'autenticità del nostro essere
cristiani e salesiani, come lo è un'immagine della Congregazione
che presenti una identità salesiana «chiara» (nelle
sue motivazioni evangeliche, nei suoi destinatari e nel suo progetto
educativo), che sia veramente in sintonia con i giovani e si esprima
in una donazione gioiosa.19 La testimonianza e l'azione di ogni confratello
saranno sempre lo stimolo più forte e la mediazione più
efficace per aiutare i giovani a una risposta generosa a Cristo.
c. Conoscere e rispettare la natura spirituale della vocazione. L'azione
di aiuto offerto a preadolescenti, adolescenti, giovani e adulti, nella
costruzione della loro identità cristiana, deve essere estremamente
15 Cfr EN 73.
16 Cfr ACGS 692 S.
17 Cfr ACGS 540; ACS n. 273 pp 32-39.
18 Lc 10,2;cfr OT2; SDV12;RFIS 8. 9a.
19 Cfr PC 24.
rispettosa della componente spirituale della vocazione (che dobbiamo
conoscere anzitutto per esperienza personale). E' la chiamata di Dio,
è l'azione dello Spirito Santo che si rivela lungo tutto l'arco
vitale al di dentro delle singole situazioni della storia personale
e sociale,20
113
d. Impegnarsi affinché in ogni nostra attività pastorale,
specialmente giovanile, sia presente in modo «esplicito»
e «sistematico t'orientamento vocazionale come una dimensione
essenziale. Ciò non rimanga a livello di principi intenzionali,
ma sia di fatto la base per un ripensamento dell'impostazione, programmazione
e metodologia educativa della nostra scuola, movimenti e gruppi...;
sia un punto di vista privilegiato nella catechesi e direzione spirituale.21
Questo è un punto nodale a cui dobbiamo dare il dovuto rilievo
per un vero rinnovamento della pastorale vocazionale,
e. Avere il coraggio di prospettare ai giovani anche le vocazioni più
impegnative. Il rispetto del piano di Dio su ogni persona richiede che,
oltre a portare ognuno a una comprensione di sé e della realtà
comunitaria umana e ecclesiale alla luce della tede, si abbia il coraggio
di una totale onestà e completezza nell'aiutarlo a rendersi disponibile
di fronte a tutte le vocazioni nella Chiesa: impegno laicale nella realtà
umana, servizio dei vari ministeri laicali nella Chiesa, servizio diaconale,
vita consacrata, sacerdozio ministeriale.22
Un giovane cristiano non può escludere di considerare anche l'ipotesi
della vita consacrata e del sacerdozio. Il non proporgli di esaminare
tali possibilità, non rispetta, ma limita la sua libertà.
Era una particolare arte di Don Bosco quella di prospettare i grandi
bisogni della Chiesa e della gioventù, entusiasmare per l'ideale
missionario, e rivolgere personalmente ai giovani chiamati, come Gesù
agli Apostoli, l'invito a seguirlo.
f. Agire con una prospettiva ecclesiale aperta. Ogni vocazione è
ordinata alla missione di Cristo e della Chiesa: costruire, attraverso
la comunità ecclesiale e nel mondo degli uomini, il Regno di
Dio. Lavoriamo come cristiani e come Salesiani, per la Chiesa, senza
particolarismi e ristrettezze; miriamo al bene generale della Chiesa.
Sul piano delle vocazioni ciò risponde a un nostro preciso impegno.23
20 Cfr PO 11; Sedes Sapientiae II-III; RFIS 5-6.
21 Cfr ACGS 374. 382. 419 e-f.
22 Cfr RFIS 7.
23 Cfr Cost 12; cfr RFIS 7.
La prospettiva ecclesiale ci richiama pure a un altro orientamento pastorale
importante: «il compito di promuovere le vocazioni spetta a tutta
la comunità cristiana ».24 Lavoriamo in seno a comunità
cristiane dalle quali il Signore suscita vocazioni per i diversi compiti
necessari alla costruzione della comunità stessa. Dobbiamo essere,
in queste comunità, «animatori» e suscitatori della
sensibilità verso questo problema. Parrocchie, famiglie, comunità
educative, gruppi e movimenti devono diventare l'humus in cui la vocazione
matura. In modo speciale dobbiamo animare questo aspetto fra tutti i
membri della Famiglia Salesiana, coinvolgendoli effettivamente in questo
apostolato.
2.4.3 Pianure sull'animazione vocazionale senza trascurare l'organizzazione
114 Nelle Ispettorie e nelle comunità locali si farà in
modo sistematico un azione di sensibilizzazione e di preparazione dei
confratelli in primo luogo, e poi dì tutte le componenti della
Famiglia Salesiana e della comunità educativa, per l'opera di
orientamento cristiano dei giovani, affinché tale azione parta
veramente dalla comunità.
Questo esige, sia a livello ispettoriale che locale, una seria pro grarommazione
(e relativa verifica) dell'azione di pastorale vocazionale, in stretta
unione con la programmazione generale, per rendere possibile che ogni
nostra attività sia effettivamente un'azione oricntatrice.
In ogni Ispettoria è necessaria la presenza di qualche responsabile
dlell'animnazione vocazionale. Può essere una persona, o un'équipe
di persone, che per la loro testimonianza salesiana, la loro preparazione
e il prestigio di fronte ai confratelli, siano in grado di essere «animatori»
della comunità ispettoriale e delle comunità locali. Più
che persone «delegate a fare», debbono essere degli stimolatori
e informatori delle varie comunità, mentre mantengono il collegamento
con gli organismi ecclesiali. Le eventuali équipes siano comprensive
di tutti i membri della Famiglia Salesiana (Salesiani sacerdoti e coadiutori,
FMA, VDB, Cooperatori).
Una lunzione importante dell'équipe animatrice è quella
di aiutare la comunità ispettoriale a mettersi e a mantenersi
in atteggiamento di preghiera e di disponibilità.
A livello locale i! primo responsabile dell�animazione vocazionale è
il Direttore:, proprio per la sua funzione di guida della comunità;
egli
24 OT 2; RFIS 8.
promuova, in clima di fede e di preghiera, un periodico scrutinio vocazionale.
Ci sia anche uno o più confratelli che mantengano sempre presente,
nella programmazione e nell'azione, la dimensione orientativa cristiana.
a. Alcune «costanti» o elementi che, in qualsiasi momento
o luogo di azione, dobbiamo tener presenti:
- Il clima di famiglia, di libertà, di accoglienza, di gioia
e di fede, caratteristici della pedagogia di Don Bosco, incarnati esemplarmente
nella comunità salesiana accogliente e aperta anzitutto ai giovani
(cfr Progetto educativo e pastorale salesiano).
- Il contatto personale, anzitutto come direzione spirituale accurata,
e insieme a livello generale di c onvivenza.25 «Non c'è
vocazione che maturi se non c'è un prete che l'assiste»
(Paolo VI). 26
- L'animazione dei gruppi, la cura delle associazioni e dei movimenti
giovanili salesiani, come luoghi indispensabili di un'esperienza comunitaria
e di una ricerca vocazionale.27
- La formazione spirituale, messa al centro di tutto lo sviluppo della
persona, con una cura particolare per la formazione alla preghiera personale,
alla partecipazione liturgica e sacramentale, alla devozione mariana.
- L'esperienza vissuta in chiave cristiano-apostolica della responsabilità
ecclesiale (catechisti, animatori); la conoscenza e l'interessamento
per i problemi e i bisogni della Chiesa e del mondo, soprattutto giovanile.28
- La possibilità di una conoscenza esperienziale del carisma
e dell'azione salesiana: a livello di vita, in tutti i momenti dello
sviluppo; a un livello più riflesso e sistematico, nei momenti
più avanzati della evoluzione vocazionale. Si preparino «sussidi»
formativi a questo scopo, presentando la vita di Don Bosco, le biografie
dei giovani da lui scritte, vite di missionari e Salesiani eminenti,
ecc.
b. Alcuni «momenti» di «concentrazione» spirituale, necessari per 116 mantenere vivo il «senso vocazionale» nello sviluppo della persona.
25 Cfr Cost 12.
26 Dal discorso di Paolo VI al Congresso Mondiale per Ie Vocazioni.
27 Cfr ACGS 692.
28 Cfr EN 72.
La nostra azione dr «accompagnamento» dev'essere costante,
ma diversificata e aderente all'esperienza interiore dello sviluppo
vocazionale del giovane. Egli passa da una fase iniziale di disponibilità
e di pre-ricerca a quella in cui, scartate molte ipotesi di progetto
vitale, si concentra su una di esse e tenta di verificarla.
Su questo «continuum», alcuni momenti di particolare intensità
sono indispensabili per una seria riflessione. Si possono segnalare
come più importanti e utili:
- Esercizi spirituali, impostati sulla ricerca delle intenzioni di Dio
nella propria vita;
- Incontri di preghiera e riflessione, soprattutto per una iniziazione
alla liturgia e alla meditazione;
- Incontri «progetto di vita», per un aiuto specifico nella
verifica delle varie ipotesi di vocazione cristiana; Campi di orientamento
(di ricerca, di proposta, ecc.) sotto svariate forme;
- Momenti di contatto con la comunità salesiana (da favorire
specialmente per giovani maturi) nella preghiera, nel lavoro apostolico,
nella mensa, ecc.
117 c. Alcuni «luoghi» e ambienti della nostra azione vocazionale:
- Le nostre opere sono l'ambiente privilegiato per questa azione orientativa,
che rappresenta un diritto da parte dei giovani a noi affidati direttamente
nelle scuole, oratori, parrocchie, centri e gruppi giovanili, ecc. Svolgere
in queste opere tale azione orientativa è un dovere e un impegno
che ci impone la nostra missione.
- E' da curare un'azione animatrice vocazionale anche al di fuori dei
nostri ambienti, purché sia veramente opera di orientamento educativo,
superando il semplice contatto occasionale. Le vocazioni sono espresse
dalla comunità cristiana, che deve essere aiutata a prendere
coscienza dei suo essere Chiesa.
118 Per i giovani in cui abbiamo percepito una maggiore sensibilità,
disponibilità e ricchezza spirituale è imprescindibile
una cura differenziata e pari ì colare. 29
La forma metodologica dell'« aspirantato» (che oggi viene
utilmente distinta in due fasi, una di orientamento e ricerca ancora
generica, e l'altra più chiaramente centrata sulla ipotesi di
voca-
29 Cfr OT 3; RFIS 11. 13; Cost 12; Reg. 73; SDV 14.
zione salesiana) si rivela sempre valida e in certe situazioni indispensabile.
E' necessario però che, più di qualsiasi altra istituzione
giovanile, l'aspirantato sia un vero ambiente salesiana in cui l'ispirazione
educativa di Don Bosco sia vissuta in pieno; che abbia obiettivi e progetto
educativo ben chiari e periodicamente verificati, che possa contare
su di un personale che dia ai giovani la testimonianza della vita salesiana
autentica. 30
Per una riflessione sulla natura, i fini e l'impostazione dell'aspirantato
ci si riferisca al documento del Dicastero della Pastorale Giovanile:
«Guida educativa delle Vocazioni (1975).
La cura tempestiva di questi giovani può essere condotta anche
in altre forme; comunità di riferimento vocazionale, clubs vocazionali,
incorporazione dei giovani in qualche nostra comunità, incontri
periodici locali e zonali, ecc. .L'importante è che il processo
di maturazione vocazionale, di riflessione, di verifica, sia veramente
assicurato e guidato.31
Oggi più che mai si rende necessario pensare, sull'esempio di
Don Bosco, ad ambienti in cui possa essere coltivata la vocazione di
coloro che si sentono chiamati al sacerdozio o alla vi[a religiosa in
età più avanzata (lavoratori, universitari, laureati,
ecc.).32
Aspirantato e altre forme non si escludono a vicenda. Ogni Ispettoria
ponderi quali forme siano più adatte alla sua situazione e ne
faccia la verifica.
Si tenga fermo ciò che è responsabilità della comunità
ispettoriale e non sia lasciato in balia di decisioni di singole comunità
o persone.
In tutti gli ambienti su indicati è fondamentale coinvolgere
le famiglie dei giovani in quest'opera di orientamento cristiano alla
vita e lavorare in stretta collaborazione con esse per creare un ambiente
favorevole allo sviluppo vocazionale.
Un ruolo particolare come luogo di orientamento vocazionale, devono
svolgere le nostre case per esercizi o case di preghiera. Non siano
solo luoghi in cui si dà ospitalità a gruppi che vengono
per pregare, ma abbiano possibilmente una équipe che faccia azione
sistematica di orientamento spirituale.
30 Cfr ACS n. 273 pp. 40 ss; 28-29; RFIS 12-17.
31 Cfr OT 3; RFIS 18; ACS n. 273 p 46.
32 Cfr Cost (1966) 6; RFIS 19; OT 3; ACGS 692 b.
2.5 Orientamenti operativi
119 a. Le Ispettorie preparino al più presto un loro piano particolareggiato
in stretto contatto con la Chiesa locale e in armonia con il rispettivo
piano vocazionale da esse elaborato. Punto essenziale dì questo
piano dev'essere la sensibilizzazione e formazione dei confratelli per
l'animazione vocazionale. Inviino al Dicastero per la Pastorale Giovanile
tale piano atfinché si possa realizzare fra tutte le Ispettorie
un interscambio di esperienze,
b. A livello di Conferenze 3spettoriali o di Gruppi dì Ispettorie,
si curi la preparazione, anche con sussidi appositi, del confratelli
incaricati dell'insegnamento religioso; vengano preparati a rendere
efficacemente presente nella catechesi la necessaria dimensione vocazionale.
c. Entro questo sessennio si programmino nelle Ispettorie che hanno
la possibilità, alcune iniziative concrete di servizio vocazionale
in favore de Ile
Chiese locali.33
d. Il Dicastero della Pastorale Giovanile, per facilitare quanto disposto
all'art. 72 dei Regolamenti, eall'ori entamento operativo n. a, prepari
e invii alle Ispettorie i lineamenti essenziali per la formazione di
un piano ispettoriale di pastorale vocazionale.
33 Cfr Cost 12.
PARTE 4°
ALCUNI AMBIENTI E VIE DI EVANGELIZZAZIONE
Premessa
120
La riflessione del CG21 su evangelizzazione, testi!nanian a e annuncio,
nella prospettiva di una verifica operativa, di quanto è stato
fatto e di quanto resta da compiere per realizzare il CGS, si porta
ora su attività e strutture pastorali concrete.
Queste costituiscono gli strumenti e gli ambienti in cui si incarnano
i progetti di evangelizzazione e in cui si esprime, nella varietà
delle situazioni, la dimensione evangelizzatrice della missione salesiana.
Eda ricordare la novità portata dal CGS al riguardi). Ha fatto
chiaro invito a preoccuparsi soprattutto delle persone i e dell'orientamento
pastorale nell'intervento educativo; 2a intendere le attività
e le stesse strutture come via per raggiungere i nostri destinatari
e aiutarli ad assumere il loro impegno di promozione integrale.
E' ancora attuale l'affermazione dcl CGS: «Di fatto, però,
queste attività non sempre raggiungono a sufficienza il loro
scopo globale. Appare perciò necessaria una fattiva consapevolezza
che ogni nostra attività comunitaria e personale trova la sua
giustificazione soltanto se indirizzata, organizzata e realizzata in
vista dell'evangelizzazione dei giovani ».3
Perciò il CG2l considera attentamente alcuni ambienti, non per
ripetere la ricca dottrina presentata dal CGS, ma per esaminare i problemi
emersi nell'ultimo sessennio, e per cercare una risposta, un'indicazione
di cammino, uno slancio di rinnovamento.
I Cfr Cost 26.
2 Cfr Cost 27.
3 ACGS 344.
Per altri ambienti che assumono modalità diverse in ogni regione
e che operano una promozione umana e insieme una evangelizzazione (pensiamo
per es. ai Convitti per interni, ai Pensionati per studenti, per lavoratori,
per universitari, ecc.), il CG21 riconferma le indicazioni del CGS,
e invita i confratelli impegnati in queste attività, che presentano
oggi difficoltà e problemi nuovi, a orientare i loro interventi
educativi e pastorali per un'evangelizzazione secondo lo stile di Don
Bosco, come è ricordata in questo documento.
1. L'ORATORIO E IL CENTRO GIOVANILE: ambienti di evangelizzazione
121 L'Oratorio, come «opera prima e tipica» della Congregazione,
è stato ripetutamente studiato e riproposto dai Capitoli Generali'
e da altri documenti autorevoli della Congregazione. In modo speciale
i Capitoli Generali 19 e 20 hanno riflettuto sulle condizioni esterne
e interne che oggi influiscono sull'efficacia pastorale degli oratori,
e hanno incoraggiato i Salesiani a un «rilancio» attraverso
il rinnovamento di quelli esistenti e la creazione di altri nuovi, anche
sacrificando presenze di altro tipo.
Nel verificare l'azione evangelizzatrice di queste presenze, raccogliendo
i dati nuovi apportati dagli ultimi sei anni di esperienza, il CG21
vuole proporre alcuni orientamenti per una metodologia più adeguata
alla loro funzione di evangelizzazione e di crescita della fede dei
giovani.
1.1 La realtà, i "nomi", il progetto pastorale
122 Come ogni opera inserita nella vita e nella realtà, anche
l'Oratorio cambia, si adatta e assume nuove forme.
Un rapido sguardo alla realtà pastorale della Congregazione evidenzia
che con i termini «Oratorio» e «Centro Giovanile»
si indicano realtà differenti nelle diverse regioni: realtà
che derivano dalla stessa intuizione pedagogica e dallo stesso spirito,
ma che si differenziano nella scelta dei destinatari, degli obiettivi
immediati e della metodologia.
1 (-lite termini però restano imprecisati anche in testi normativi,2
sicché può nascere qualche ambiguità col pericolo
che, parlando di
I ACGS 192-272; 376-379 e riferimenti ivi indicati.
2 Cost 28; Reg 5.7.24.
una attività pastorale così varia e duttile, le cose che
si scrivono o si dicono si prestino a interpretazioni contrastanti,
legate più all'esperienza personale che a criteri oggettivi.
Non tutto quello che è stato detto del «Centro Giovanile»
è applicabile a qualsiasi «Oratorio», sia quanto
ai destinatari, sia quanto al rapporto gruppo-massa, sia per ciò
che riguarda la metodologia pedagogica da usare. L'azione salesiana
in questo campo ha una grande diversità di nomi, e la struttura
«Oratorio» «Centro Giovanile» non può
attuarsi allo stesso modo nelle varie regioni.
Nell'intento di favorire la chiarezza, e per rendere possibile un dia
logo e un interscambio di esperienze, qui intendiamo:
- per Oratorio: un ambiente indirizzato ai ragazzi, con prevalente apertura
alla massa e con obiettivi e metodi appropriati;
- per Centro Giovanile: un ambiente destinato ai giovani, attento alle
loro esigenze, dove prevale il rapporto di gruppo, i contatti personali
sono più facilitati e l'impegno umano e cristiano assume un peso
decisivo su altre attività (sportive, ricreative, ecc.);
- per Oratorio-Centro Giovanile: un ambiente complessivo che ha come
destinatari sia i ragazzi che i giovani, e dove la metodologia e gli
orientamenti vanno applicati in forma differenziata, a seconda delle
fasce di età dei destinatari.
1.2 La situazione 123
Il CGS ha indicato per l'Oratorio e il Centro Giovanile questa finalità:
tendano all'evangelizzazione e alla catechesi dei ragazzi e dei giovani
di una zona, soprattutto attraverso le attività del tempo libero
organizzate in forme aperte.zb's
Questo obiettivo richiede personale preparato e sufficiente e, insieme,
la gerarchizzazionee delle attività in modo che i fini non vengano
compromessi. Non c'è dubbio che questa modalità esiga
un continuo adattamento nella organizzazione e nella scelta dei contenuti.
La verifica di questi anni segnala che là dove è venuto
meno da parte dei Salesiani lo stare con i giovani, si è perso
anche il passo con i cambiamenti, con le richieste, con gli interessi
dei giovani stessi, e non si è instaurata una presenza efficace
nella zona.
Là dove è diminuita la capacità di aiutare i giovani
a impegnarsi su ideali cristiani, ha preso il sopravvento la tendenza,
già forte a motivo di stimoli reali e ambientali, a impegni semplicemente
sportivi e
2b', Cfr ACGS 376.
ricreativi, o a impegni sociali, ma senza un chiaro orientamento cristiano.
I limiti non provengono solo né principalmente dalle disposizioni
delle persone. Oggi l'accostamento ai giovani è reso difficile
dalle numerose proposte di tempo libero che li attirano in svariate
istituzioni e ambienti. E da parte nostra, in un momento di contrazione
numerica, forse non c'è stata una decisa scelta pastorale per
destinare il personale necessario a questa presenza così specificamente
salesiana. Si aggiunga la crisi dell'associazionismo cattolico 3 e,
in molte Ispettorie, la carenza di una efficace pianificazione.4
Nonostante questi limiti, dove gli Oratori e i Centri Giovanili hanno
rafforzato o recuperato il loro carattere «integrale»; dove
hanno fatto delle scelte operative riguardanti la «massa»,
i gruppi e le persone, offrendo proposte precise in ordine alla formazione
dei giovani; dove hanno avuto la franchezza di presentare l'esplicita
proposta del Vangelo con un programma di educazione alla fede, con attività
di preghiera e di intensa vita sacramentale, qui le caratteristiche
pastorali salesiane sono apparse con speciale e insolita chiarezza,
e il Vangelo si è fatto presente nella zona.
1.3 Un ambiente, un programma, uno stile!
124 Le caratteristiche fondamentali che definiscono questi ambienti
pastorali, e li legano strettamente all'intuizione originale di Don
Bosco, sono: il rapporto personale «di amicizia» dei Salesiano
con il ragazzo, e la «presenza» fraterna dell'educatore
tra i ragazzi; la creazione di un ambiente che facilita l'incontro;
l'offerta di svariate attività per il tempo libero; il senso
missionario delle «porte aperte» a tutti i ragazzi che vogliono
entrare; l'apertura alla «massa», ma con attenzione alla
persona e al gruppo; la formazione progressiva di tutta la comunità
giovanile attraverso la pedagogia della festa, la catechesi occasionale
c anche sistematica, l'impegno di solidarietà, la vita di gruppo...
al fine di condurre alla formazione di una forte personalità
umana e cristiana.
Alcune di queste caratteristiche, come l'apertura alla massa e le svariate
attività del tempo libero, sportive, turistiche, ecc. esigono
dagli educatori particolare attenzione perché non diventino prevalenti,
con danno degli stessi giovani che vi partecipano.
3 RRM 203.
4 RRM 201.
1.4 La presenza delle ragazze
La verifica ha anche rilevato in alcune regioni una notevole presenza
125 di ragazze nei nostri Oratori e Centri Giovanili.-5 Il fatto ha
certamente radici culturali e sociologiche che vanno tenute presenti.
In singoli casi sono anche emerse a questo riguardo scelte pedagogiche
non chiare, scarsa intesa con la pastorale delle Chiese locali, scarso
dialogo con operatori pastorali o Istituti religiosi con tradizioni
educative proprie, che lavorano nella stessa zona.
Il concetto di Oratorio misto è fuori della prospettiva dei nostri
testi capitolari e normativi,6 sia per l'età di coloro che lo
frequentano, sia per l'apertura alla massa che non consente una presenza
mista indiscriminata, ma esige normalmente diversificazione e separazione.
Quanto al Centro giovanile, secondo i Regolamenti 1 e il CGS,8 il contesto
sociologico e la necessità di una educazione integrale ci consigliano
«in certi luoghi e circostanze l'accettazione di gruppi di attività
miste, con tutte le riserve e responsabilità che comportano».9
E' questa «una risposta all'esigenza pedagogica che impone di
assumere il giovane al completo, immerso nel suo mondo, per tentarne
una promozione globale».10
Inoltre il CGS precisa: «Le attività dei gruppi misti veramente
educativi devono tendere a sviluppare gli interessi formativi e sociali
». 1 1 «Bisogna curare sia la maturità e la preparazione
dei confratelli, sia la collaborazione dei laici qualificati, sia la
disposizione di locali idonei a questo tipo di attività ».12
Queste direttive conservano tutto il loro valore t3 e in particolare
va tenuto presente che è richiesto il confronto o il riferimento
alla comunità, alla Chiesa locale e alle norme ispettoriali.14
1.5 Linee di orientamento
1.5.1 Alla riaffermata validità dell'Oratorio e del Centro Giovanile
126 devono corrispondere proporzionate scelte per assicurare a tale
· Dati Statisi, delle opere della Congr. Roma 1977 p. 54; inoltre,
R R M 171 b; 172b; 197.
5 Dati St~tist. delle Opere della Congr. Roma 1977 p. 54; inoltre. RRM
171b; 172b; 197.
6 Cfr ACGS SId; Reg 7.
7 Reg 7.
8 Cfr ACGS 51. 355. 356. 378.
9 ACGS 355.
10 ACGS 355.
11 ACGS 355.
12 ACGS 355.
13 Cfr anche l'indicazione data al CG21 nella lettera del Card. Villot
(n. 448).
14 ACGS 356.
opera il personale necessario, preparato, unito alla comunità,
che lo sostiene con adeguati ambienti e mezzi, e assicura una relativa
stabilità perché chi è incaricato possa animare
la corresponsabilità dei giovani e degli adulti nella cura pastorale
e nell'organizzazione dei ruoli. Tutto questo farà superare lo
stato di perpetua «emergenza» che costringe a ricominciare
sempre da capo nel reimpostare l'azione catechistica ed educativa. Soprattutto
si sente la necessità di « animatori » salesiani
capaci di proporre ai giovani impegni forti. C'è il rischio che
l'Oratorio e il Centro Giovanile, nati con finalità di promozione
e di evangelizzazione, non aprano gli orizzonti cristiani ai giovani
per mancanza di stimoli profondi di fede.
1.5.2 Va prevista la programmazione e la revisione periodica, a livello
ispettoriale, dell'azione pastorale svolta nell'Oratorio e nel Centro
Giovanile, specialmente per quanto riguarda il progetto educativo e
la catechesi sistematica, e gli orientamenti della Chiesa locale.
1.5.3 Il Centro giovanile per essere proposta e ambiente di promozione
integrale cristiana per i giovani dovrà procedere a precise scelte
metodologiche, quali;
l'organizzazione a gruppi preferendo quelli a carattere formativo e
apostolico e svolgendo in essi una educazione esplicita alla fede;
la formazione della comunità educativa, con la partecipazione
attiva e responsabile dei giovani, dei collaboratori laici, specialmente
genitori, e dei Salesiani nella parte di animatori;
la gerarchizzazione nelle varie attività per rispondere alle
esigenze della spontaneità, agli interessi della creatività
e alle richieste del «tempo libero» dei giovani; e per impegnare
i giovani in attività apostoliche e sociali nell'ambiente e nella
zona, ispirate all'ideale cristiano;
un vero sforzo nelle sue scelte, per aprirsi con spirito missionario
e di dialogo a tutti i giovani, soprattutto i lontani.
I. 5A Ma il motore di tutto questo lavoro è «il Salesiano».
Il Salesiano nell'Oratorio e nel Centro giovanile è il buon pastore,
1'evangelizzatore dei giovani. Non si appartiene; è per loro,
sta con loro, è il segno dell'amore di Dio in mezzo a loro.
1.6 Orientarnenti Operativi
127
a. Ogni comunità mantenga i! suo inserimento nella zona e nella
Chiesa locale conservando, potenziando e promovendo forme anche nuove
dì Oratorio e di Centro giovanile come espressione tipicamente
salesiana di promozione umana e di evangelizzazione.
Le Parrocchie salesiane li considerino come loro elemento caratterizzante,
pienamente inseriti nella propria pastorale.
b. Ogni Oratorio e ogni Centro Giovanile studi e prepari il proprio
progetto educativo, interessando tutti i corresponsabili della sua animazione
e partendo da una attenta analìsi della situazione locale; questo,
in sintonia col progetto educativo della comunità ispettoriale.
c. Nei Centri giovanili ci si attenga alle norme stabilite dal CGS e
qui confermate (vedi n 125) per i gruppi e le attività miste.
1 responsabili e le comunità seguano tali attività, ne
valutino i risultati e, dove è necessario, il Consiglio Ispettoriale
dia ulteriori indicazioni al riguardo.
2. LA SCUOLA
come ambiente di evangelizzazione
128 L'Evangelizzazione nella scuola e attraverso la scuola, oltre alla
riflessione sui punti concernenti il fatto scolastico e catechistico,
comporta l'approfondimento di problemi ecclesiali e culturali, quali
il rapporto tra evangelizzazione e cultura, tra cultura e società,
tra società e scuola. Per noi Salesiani, comporta anche una rinnovata
attenzione alle caratteristiche della nostra presenza nell'ambiente
scolastico,
Il CG21 non intende fermarsi sull'analisi e l'approfondimento di questi
interrogativi, ma riflettere su di essi, per giungere a suggerimenti
e proposte concrete. Una illuminata risposta a questi problemi aiuta
a impostare meglio la prassi.'
2.1 La situazione
129 In parecchie nostre scuole, nel sessennio precedente, sono state
fatte esperienze positive, e si è visto uno sforzo notevole per
impostare l'azione pastorale in modo rispondente alle caratteristiche
della scuola e dei giovani d'oggi. Molti Salesiani si sono impegnati
in questo rinnovamento, e in numerose comunità educative si è
verificato un positivo movimento di partecipazione e di condivisione
che ha visto genitori, docenti laici e giovani, impegnati in una piit
stretta collaborazione. La scuola salesiana si presenta come una risposta
educativa valida, ricercata da numerose famiglie, e ìn non poche
parti appare come un centro di promozione sociale, con capacità
di unire l'intera comunità del quartiere verso obiettivi comuni.
D'altra parte, pressioni nuove gravano sulla scuola: la crescente complessità
organizzativa, la dipendenza da un sistema alle volte oggettivamente
chiuso alla permeazione evangelica, la diminuzione di Salesiani pronti
a lavorare in esse, l'impiego di Salesiani in compiti di gestione, amministrazione
e organizzazione, l'aumento del numero degli allievi, la richiesta di
scuole miste, il numero crescente di laici con scarsa conoscenza del
Sistema Preventivo, l'insufficiente rapporto tra cultura ed evangelizzazione,
la difficoltà creata dal trapasso di mentalità e dal pluralismo,
hanno collocato i confratelli in stato di ripensamento e, in non pochi
casi, di perplessità.
Sembra ad alcuni che l'ambiente scolastico presenti scarse possibilità
di evangelizzazione al Salesiano, sia perché in molti contesti
I Cfr Scuola cattolica 2,12-15. 24-31.
sociali, dominati da leggi civili sfavorevoli, non si raggiungono i
destinatari prioritari, e cioè i giovani poveri; sia perché
la figura pastorale del Salesiano e in particolare del sacerdote, rimane
oscurata da mediazioni pesanti di tipo disciplinare e scolastico; sia
perché un certo numero di giovani che frequentano le nostre scuole
si dimostra poco disponihile al messaggio e all'impegno evangelico.
2.2 La Congregazione riafferma la validità della sua presenza
nella scuola
130
11 CG21 riconosce che la radice del problema è da ritrovare nei
profondi e rapidi cambi che vive tutta la società contemporanea,
il che richiede da chi opera nella scuola una «rifondazione »
di essa tale da farla diventare operatrice di cambiamento nella società.
E' pure consapevole che non si possono dare indicazioni troppo particolari,
essendo le condizioni e le possibilità pastorali della scuola
diverse nei diversi contesti culturali,2 e quindi diverse le possibilità
di evangelizzazione.
Ma, riconosciuta la pluralità dì situazioni, nella linea
della tradizione salesiana riconfermata dal CGS e alla luce della recente
dichiarazione della S. Congregazione dell'Educazione Cattolica, il CG21
guarda alla scuola come a un ambiente aperto e valido.
Conviene eliminare un preconcetto diffuso in molti ambienti anche di
Chiesa locale; la scuola cattolica non ha solo funzione di supplenza,
non va abbandonata non appena altre istituzioni la vogliano sostituire.3
«Essa è per la Chiesa un mezzo privilegiato volto alla
formazione integrale dell'uomo», è un centro in cui si
trasmette una specifica concezione del mondo, dell'uomo e della storia,¢
ha nell'ordine dell'evangelizzazione la sua efficacia specifica che
la-distingue da altre « vie », tende a una assimilazione
sistematica e critica della cultura in una visione cristiana della realtà,'
diventa elemento di trasformazione della società e forza di liberazione
totale della persona. «L'educazione integrale comprende in maniera
inscindibile la dimensione religiosa; questa contribuisce efficacemente
allo sviluppo degli altri aspetti della personalità in proporzione
della sua integrazione dell'educazione generale».'
2 Ibidem 2.
3 Ibidem 20.
4 Ibidem 8.
5 Ibidem 38-43.
6 Ibidem 19.
La scuola offre possibilità di incontro e di rapporto personale
con molti giovani; dà l'opportunità di formare con essi
delle comunità in cui l'impegno culturale c illuminato e permeato
dalla fede; l'azione pastorale raggiunge anche i genitori e i collaboratori,
incarnando il messaggio in un progetto temporale di promozione della
persona. Consente infine di affermare coi fatti il diritto a progetti
alternativi di educazione in società nelle quali l'egemonia culturale
o il monopolio educativo limitano i diritti della famiglia riguardo
all'educazione dei figli.'
Perciò il CG21 incoraggia a perseverare in questo lavoro quei
confratelli che sono impegnati al servizio dei giovani nelle scuole,
nei convitti e nei pensionati.
Questa parola vuole raggiungere anche quanti in forza di una missione
ricevuta, collaborano a un progetto di educazione e di evangelizzazione
in strutture scolastiche non salesiane.
2.3 Specificità della presenza salesiana nella scuola
131 Lo stile pastorale di Don Bosco e il suo sistema educativo hanno
dato un volto proprio alle scuole da lui fondate e a quelle che la Congregazione
ha offerto nel tempo ai giovani. La fisionomia propria della scuola
salesiana si caratterizza per i destinatari, per il rapporto educativo
ispirato a familiarità e fiducia, per il clima o ambiente di
serenità che crea, per l'apertura sociale che la rende centro
di coesione di un quartiere, e, soprattutto, per gli obiettivi nei quali
l'ideale cristiano di santità si fonde in inscindibile unità
con lo sviluppo umano e sociale del singolo e della comunità.
Queste caratteristiche hanno reso attuali e apprezzate le più
diverse forme di scuola nella storia salesiana: umanistiche, professionali,
agricole, serali per adulti, di ricupero, ecc.
Nelle mutate situazioni sociali e scolastiche, questo stile deve continuare
a essere il segno della presenza di Don Bosco tra i giovani. La scuola
salesiana vuol dunque mantenere oggi certe costanti che la caratterizzano:
2.3.1 Scuola popolare, per il ceto a cui si rivolge, sia peri] luogo
in cui si colloca, per i contatti che crea col popolo, per il tono e
lo stile che adotta, per le specializzazioni che prende; e specialmente
perché segue con amore gli ultimi.
7 Ibidem 8.
2.3.2 Scuola libera e aperta perché la scuola salesiana è
nata libera e tale vuole mantenersi anche se chiede aiuti a tutti; perché
vuole essere affermazione dei diritti della famiglia e della Chiesa,
specialmente nelle società dove essi sono conculcati o limitati;
perché accoglie tutti coloro che sono disposti a intraprendere
un cammino di liberazione totale; perché educa a valori universali
di libertà, e vuole essere scuola trainante per trasformare l'ambiente
in cui è collocata.
2.3.3 Scuola che colloca il giovane al c('?tro del fatto educativo.
Essa prende il ragazzo così come è e al punto in cui si
trova. Lo aiuta a crescere, riconosce, attraverso svariate e concrete
proposte educative, il suo bisogno di nutrirsi, di giocare, di confrontarsi,
di rendersi responsabile delle proprie scelte. Non si contenta dunque
delle sole ore di scuola, ma alterna lo studio con attività artistiche,
ricreative e culturali, religiose, sociali, ecc.
2.3.4 Scuola che cerca di creare una comunità giovanile, «una
famiglia» secondo l'espressione di Don Bosco, dove si favoriscono
e si coltivano i rapporti personali, la solidarietà e l'amicizia,
si sollecita la creatività e si forma un ambiente di impegno,
di gioia e di fiducia. A questa comunità partecipano genitori
ed educatori, e i giovani trovano spazio per gruppi organizzati con
finalità formative e funzionali.
2.3.5 Scuola caratterizzata dalla presenza degli insegnanti tra gli
allievi, e dalla partecipazione degli educatori agli interessi giovanili.
Essi non solo insegnano, ma «assistono», si divertono, lavorano,
studiano e pregano insieme con gli allievi. Sono persone disponibili
a stare coi giovani, capaci di farsi carico dei loro problemi. «Maestri
in cattedra e fratelli in cortile (Don Bosco),
2.3.6 Scuola di lavoro perché insegna a vivere la caratteristica
spiritualità del lavoro, mantiene un abituale e cordiale collegamento
coi mondo del lavoro; ma soprattutto perché in molti posti realizza
corsi di alfabetizzazione e corsi serali per lavoratori; prepara con
la formazione professionale d'avviamento al lavoro i giovani apprendisti
ad entrare nel mondo del lavoro con una loro qualifica.
2.3.7 Scuola evangelizzata ed evangelizzatrice, dove lo sviluppo personale
viene seguito con rispetto, la dimensione religiosa occupa il giusto
posto, e il ragazzo può con gioia incontrare Dio, conoscere e
amare Gesù Cristo, e percorrere il cammino della fede fino alla
santità.
2.3.8 Scuola che si propone una particolare attenzione vocazionale,
nel far crescere ognuno secondo il progetto di Dio, aiutando a ma-
turare i germi di vocazioni laicali, religiose e sacerdotali che Dio
sparge in tanti giovani.
La scuola salesiana diventa un ambiente di evangelizzazione nella misura
in cui riesce ad attualizzare queste caratteristiche.
2.4 Alcune linee di azione
132 Il CGS s ha indicato criteri e scelte che sono tuttora valide e
che il presente CG21 ribadisce e raccomanda.
La ricca esperienza di questi sei anni nei diversi contesti, e lo studio
della situazione scolastica presente, ci suggeriscono le seguenti linee
di lavoro, sulle quali ogni singola scuola e le Ispettorie sono invitate
a impegnarsi:
Formare la comunità educativa con la partecipazione dei Salesiani
come animatori, dei collaboratori laici, dei genitori e degli allievi.
Le modalità, i livelli e le forme di partecipazione dipendono
dalle situazioni. Ai Salesiani toccherà guidare il processo affinché
questa comunità sia evangelizzata cd evangelizzatrice;
-- Concordare e creare una «formazione permanente» e cristiana
coi laici che collaborano in ogni scuola;
Elaborare e attuare con tutta la comunità educativa il progetto
educativo esplicitamente ispirato al Vangelo e all'insegnamento di Don
Bosco;
Personalizzare i rapporti educativi secondo il Sistema Preventivo. A
questo scopo sono di grande aiuto il servizio di consulenza pedagogica,
i contatti «informali» degli educatori, la didattica individualizzata,
le attività a gruppi, ecc.;
Programmare un piano di educazione esplicita alla fede ricco di proposte,
offerto ai giovani in clima di libertà e secondo una sana pedagogia:
catechesi, celebrazioni liturgiche giovanili, iniziazione e vita sacramentale,
gruppi di riflessione e di impegno, ritiri spirituali, apertura a iniziative
apostoliche;
Partecipare attivamente come educatori, sia Salesiani che laici, al
dialogo e al confronto educativo in corso in ogni società per
mezzo di progetti alternativi di educazione, e collaborare con tutti
coloro che si battono pacificamente per una scuola libera e «uguale»
davanti alle leggi;
Inserire le nostre scuole nella pastorale della Chiesa locale, assu-
8 Cfr ACGS 381-385.
mendo i criteri pastorali che essa propone, partecipando agli organismi
che animano la pastorale scolastica, appoggiando le organizzazioni che
sostengono la libertà della scuola;
- Dare netta preferenza nella nostra scuola ai giovani bisognosi, e
fare ogni sforzo per ricollocarci negli ambienti di particolare povertà.
2.5 Scelte per l'attuazione delle linee d'azione
133
Le linee sopra indicate diventeranno realtà solo se i Salesiani,
sia a livello locale che ispettoriale, imposteranno la loro azione con
obiettivi chiari e costantemente approfonditi, e con la costante attenzione
al fine concreto della educazione cristiana.
2.5.1 A livello locale occorre cominciare da ciò che appare essenziale:
- L'équipe dei Salesiani mantenga nella scuola e, dove può,
anche nelle singole sezioni, quei ruoli chiave che le consentono di
animare cristianamente la comunità educativa;
I ruoli specifici del Direttore, del Preside e degli incaricati pastorali,
vengano meglio studiati e definiti all'interno di ogni Ispettoria, al
fine di mantenere una certa omogeneità che faciliti gli scambi;
- Ogni scuola prepari un progetto educativo che possa servire come piattaforma
d'intesa e di revisione per educatori, genitori e allievi;
--- Ogni comunità scolastica programmi annualmente attività
e incontri che aiutino a superare il livello burocratico dei rapporti,
e a instaurare «un ambiente comunitario permeato dallo spirito
evangelico di libertà e di carità»,
2.5.2 A livello ìspettoriale vi sono mete a cui tendere, anche
se con programmi a tempi lunghi:
- Preparare persone che operino nell'area scolastica. Si tratta di un
lavoro specializzato con compili e possibilità che richiedono
lunga formazione culturale e conoscenze pastorali specifiche;
- Collegare a raggio ispettoriale i collaboratori laici delle nostre
opere e i genitori dei nostri allievi per renderli più corresponsabili
nella educazione- In ogni scuola sia incaricato un Salesiano per una
migliore formazione cristiana dei genitori. L'incaricato della scuola
a livello ispettoriale assuma anche l'impegno della promozione delle
«associazioni genitori», Dove tale collegamento è
stato attuato, ha rafforzato un certo senso di appartenenza, ha dato
opportunità di formazione professionale cristiana e ha chiarito
tra i laici la specificità della scuola salesiana;
- Il servizio ispettoriale per la scuola aiuti le varie scuole nel formulare
il piano educativo, e studi i programmi pastorali per la formazione
permanente dei collaboratori laici;
- Il CG21 richiama l'attenzione dei Consigli Ispettoriali sull'art.
12 dei Rcg, e rivolge loro l'invito a non concedere l'apertura delle
nostre scuole alle ragazze se non per gravi ragioni. Le motivazioni
di tale decisione siano inviate al Consiglio Superiore.
2.6 Orientamenti Operativi
134 a. Ogni Ispettoria o Conferenza Ispettoriale faccia oggetto di riflessione
e di studio il documento della S. Sede sulla scuola cattolica, e i documenti
delle Chiese locali.
b. Con l'aiuto e la riflessione delle singole comunità, ogni
Ispettoria elabori un progetto educativo salesiano per il settore scolastico,
al quale possano ispirarsi tutte le scuole dell'Ispettoria, e così
mantenere e sviluppare la propria identità e l'unità tra
le nostre scuole.
c. Il Dicastero della Pastorale Giovanile, attraverso un programma di
incontri e di studio, faccia circolare le migliori esperienze della
Congregazione in Campo scolastico per favorire l'iniziativa apostolica
dei Salesiani.
3. LA PARROCCHIA: aspetti particolari
della presenza salesiana evangelizzatrice
« Nello spirito di carità apostolica del Fondatore n,1
i Salesiani evangelizzano i giovani anche con l'azione nelle Parrocchie,
intese come ambienti e vie di evangelizzazione. Nell'elenco delle «nostre
attività e opere » z esse hanno un loro posto preciso,
ben tratteggiato nel Documento 5° del CGS e sinteticamente espresso
dall'articolo 31 delle Costituzioni.
E' indispensabile i), riferimento costante alla documentazione del CGS,
ancora attuale.
Due problemi principali si presentano in questo settore: quello del
numero e quello della salcsianità nelle parrocchie animate da
nostri confratelli.
3.1 Il problema del numero delle Parrocchie
135
Il primo problema che si presenta in questo campo è lo sviluppo
numerico delle Parrocchie.' Il Capitolo ha fatto una sua lettura del
I Cost 31.
2 Cfr capo IV delle Costituzioni.
3 Riportiamo Ie statistiche dell'UFFICIOCENTRALE PARROCCHIE, pres SOla
Casa Gener3lizia.
Alla morte di Don Bosco (1888) le PatTocchie erano 7; durante il rettorato
di don Rua (1888-1910) se ne sono aggiunte 31; durante quello di don
Albera (1910-1922) sono aumentate di 33; nel periodo di don Rinaldi
(1922-1931) sono cresciute di 54; negli anni 1932-1938, CG 15°,
l'aumento è stato di 40; dal 15" al 16" CG (1947) la
crescita è stata di 99; fino all'anno 1952, 17" CG, l'aumento
è stato di 100; al CG 18" (1958) l'aumento è di 75;
dal 18° al 19" CG (1965) si è verificato l'aumento di
152; tra il 19" e il 20° (1971) la crescita è stata
di 150; dal CGS al CG21 (1977) l'aumento è di 141. La somma che
si raggiunge è di 882 parrocchie.
All'elenco su riportato sono da aggiungere altre cifre, come per esempio
il numero delle parrocchie missionarie (65), un numero che si riferisce
a p a rro echi e 'incerte' (41); ancora, il numero delle parrocchie
curate a titolo individuale (87), o affidate ad tempus (18).
Sarà opportuno conoscere che la sola Polonia conta 125 Parrocchie,
e che altre 136 sono situate nell'Europa Centrale: sono più che
evidenti le motivazioni legate alla situazione socio-politica particolare.
Un'ultima osservazione, desunta dall'uFricto CENTRALE PARROCCHIE: «E'
utile ricordare come il concetto di Parrocchia non sia analogo ovunque
n. Seguono alcune esemplificazioni che interessano l'Europa, l'india
e i territori missionari.
Oucsto, forse, giustifica il numero totale, che sembra eccessivo, di
parrocchie salesiane.
dato numerico, sia come riflessione di verifica, sia come orientamento
operativo che in conseguenza bisognerà trarre.
I Salesiani sono chiamati a lavorare in ambienti diversi.
Nelle Missioni la Parrocchia rappresenta un punto di arrivo, perché
anche se la Congregazione è presente con opere più specializzate
a favore dei giovani (Oratorio, Scuola Professionale...), è chiaro
che il fine dell'azione missionaria, espresso anche nelle Costituzioni,
è la «fondazione della Chiesa in un gruppo umano».
Inoltre capita di trovarsi in paesi totalmente sprovveduti di clero,
dove la scristianizzazione è tanto progressiva che non è
comprensibile l'impiego dei Salesiani, soprattutto sacerdoti, per un
gruppo particolare come sarebbero i giovani, senza che abbiano a interessarsi
della vita cristiana di coloro tra i quali sono inseriti, nell'ambiente
in cui vivono, assumendone la cura pastorale e missionaria: perché
anche questa è, in un certo senso, zona e terra di missione.3bis
In alcune nazioni, per particolari situazioni concrete, indipendenti
da noi, l'unica forma possibile di azione pastorale è la Parrocchia.
Questa situazione va guardata con realismo, perché attraverso
la Parrocchia si cerca di dar vita ad altre attività salesiane
e farne un centro al servizio della zona, impegnando tutta la comunità
salesiana nel suo compito di animazione.
In ambienti pastoralmente ben organizzati e vivaci solo l'assunzione
di una Parrocchia può favorire il sorgere d'un Oratorio-Centro
giovanile.
Infine, si guarda alla Parrocchia con interesse, perché essa
permette di raggiungere alcuni giovani nel loro ambiente naturale là
dove vivono, e di seguirli per tutto l'arco del loro sviluppo; offre
più facile possibilità di coinvolgere, per la sua educazione,
genitori e adulti che li circondano; favorisce il naturale inserimento
nella Chiesa locale e nel territorio, permette un contatto pastorale
più diretto che in altre attività apostoliche.
136 Il CGS, prendendo atto di una situazione ormai consolidata e approfondendo il significato dell'impegno salesiano nella Parrocchia, ha eliminato l'eccezionalità del lavoro parrocchiale; ma ha sottolineato nel contempo la priorità da rispettare in ogni iniziativa, oltre che in ogni Ispettoria: «Deve cioè avere il primo posto l'impegno per l'apostolato direttamente giovanile ».4
3bi, Cfr CD 35.
4 ACGS 402.
Sul piano operativo non può essere trascurato l'orientamento
così chiaro indicato dal CGS.
Oggi il CG21 si interroga ulteriormente. Si pone dì fronte ai
molti confratelli impegnati nella pastorale parrocchiale,5 che sentono
il bisogno di un chiarimento circa l'autenticità salesiana della
loro azione apostolica; si pone di fronte alle richieste che le Chiese
locali e le circostante rivolgono e ancor più rivolgeranno alla
Congregazione nel prossimo futuro.
Prima di assumere nuovi impegni nel settore parrocchiale, occorre determinare
i criteri di accettazione a cui le comunità ispettoriali dovranno
attenersi.
Il CG21 esprime tali criteri sotto forma di «caratteristiche»
salesiane che la parrocchia deve assicurare in concreto.
3.2 Il problema della salesianità nelle Parrocchie
Il CG21 in fase di verifica, dietro richiesta di alcuni Capitoli lspetto-
137 riali e di confratelli, e considerata la RRM,5 intende chiarire
che cosa comporti agire con stile salesiano nella pastorale parrocchiale;
si riferisce perciò a quell'insieme di scelte e di atteggiamenti
che manifestano un'autentica presenza «salesiana», che realizzano
lo «specifico» salesiano, l'identità salesiana.
Il CGS aveva indicato una linea di risposta: viviamo il ministero parrocchiale
«come vero apostolato salesiano nella misura in cui restiamo Fedeli
alla nostra missione e rendiamo attuale il carisma del Fondatore, nel
servizio dei giovani e del ceto popolare ».7
Il CG21 ribadisce alcuni tratti caratteristici di questo spirito:
3.2.1 La Parrocchia salesiana ha come responsabile e animatrice la
138 comunità religiosa. Il progetto apostolico è da realizzare
insieme. Tutta la comunità salesiana è costituita segno
e portatrice della missione: «La missione è affidata in
primo luogo alla comunità».8
«La prima caratteristica quindi di una Parrocchia salesiana è
di essere guidata da una comunità religiosa che vuol vivere,
nella
5 I confratelli a tempo pieno impegnati nella pastorale parrocchiale
nel 1977 sono
2199, a tempo parziale sono 1400 circa. E' difficile a questo punto
configurare
esattamente cosa comporti l'espressione «a tempo parziale»
(Cfr SARTI,Dati Stat. pp.
73-74).
6 RRM n. 171. 214-219.
7 ACGS 400.
8 Cost 34.
Chiesa, la sua specifica missione. Ci caratterizziamo cioè per
quello che siamo.`9
Questo comporta una vita religiosa che con i suoi ritmi di prcghiera,10
con la vita di comunione fraterna, con la condivisione responsabile
degli impegni apostolici nel territorio, sia veramente nella zona «segno
e testimonianza dei valori spirituali, legati ai consigli evangelici»
I' e allo spirito delle beatitudini.
Dallo spirito comunitario consegue una visione di servizio organico
unitario e corresponsabile dell'evangelizzazione, consegue lo stile
salesiano di lavoro apostolico e di relazioni pastorali, che privilegia
il costruirsi della Parrocchia come « comunità »
e « famiglia di Dio »;12 consegue la programmazione da parte
della comunità parrocchiale delle attività e della scelta
degli interventi che meglio possono rispondere ai bisogni locali. Ogni
Salesiano si sente compreso in una testimonianza che è a un tempo
personale e comunitaria.
1.39 3.2.2 La Parrocchia salesiana compie la scelta prioritaria dei
ragazzi e dei giovani, specialmente i più poveri. Tenendo presente
una comunità completa, composta di adulti e di giovani interdipendenti
nella loro crescita umana e cristiana, si tratta di privilegiare la
missione salesiana, anzitutto nei confronti dei destinatari, e quindi
nei confronti del servizio da rendere.
a. A proposito dei destinatari, è attuale anche nell'azione pastorale
parrocchiale l'indicazione dell'orientamento operativo che il CGS assegna
alla missione salesiana: «Priorità assoluta alla pastorale
giovanile vorrà significare:
- da una parte che le attività e le opere a favore della gioventù
impiegheranno la maggior parte del nostro tempo, del nostro sforzo,
del nostro personale;
-- dall'altra che le attività e le opere a favore degli adulti,
compiute secondo le loro esigenze, conserveranno la preoccupazione at
tenta per i giovani ».13
9 ACGS 406.
10Nel primo Regolamento per Ie parrocchie contenuto nelle deliberazioni
del Terzo-
Quarto Capitolo Generale e presentato da Don Bosco nel 1887, si legge
ad
esempio: «Sia premura del Parroco di fissare il tempo pili opportuno
per la meditazione
giornaliera e la lettura spirituale, procurando di intervenire regolarmente
co' suoi coadiutori. Se e possibile, la facciano in Chiesa, perche i
parrocchiani ne
possano avere edificazione» (S.G. Bosco, Opere edite, Vol XXXVI,
pag. 259).
11 ACGS 407.
12 Cfr ACGS 417-518.
13 ACGS 180.
Ciò significa, che il Salesiano si interessa prioritariamente
dei giovani, soprattutto i più poveri, e attraverso questi raggiunge
i genitori.
Inoltre coinvolge i giovani nelle diverse attività parrocchiali,
in modo che essi siano di stimolo agli adulti perché assumano
con più coraggio la loro responsabilità in ordine alla
comunità parrocchiale, con preferenza verso i giovani più
poveri.
b. La Parrocchia salesiana costruisce la comunità parrocchiale
tenendo in particolare conto i giovani. La pastorale di una Chiesa locale
ha aspetti unitari che vanno condivisi, ma il carisma salesiano valorizza
il momento giovanile quale momento di rinnovamento, di crescita e di
vitalità di tutta la comunità parrocchiale.
Nella pastorale d'insieme dell'intera Diocesi a cui dobbiamo continuamente
riferirci e che dobbiamo sostenere,14 offriamo il nostro specifico servizio
e proponiamo la nostra umile testimonianza con l'inserire i giovani
nella vita della Chiesa locale, creando per loro maggior spazio d'intervento.
Il presente documento del CG2J contempla nelle pagine precedenti una
riflessione più particolare sull'Oratorio-Centro giovanile che
approfondisce un aspetto così caratteristico dell'azione salesiana
nella Parrocchia. 15
Qui si riafferma che l'apostolato giovanile dell'Oratorio è,
per noi Salesiani, un «elemento necessario e insostituibile»
della nostra presenza in una Par-rocchia,16 e «la cura speciale
della gioventù e la catechesi » sono « impegni pastorali
primari »."
140
3.2.3 La Parrocchia salesiana evangelizza secondo lo stile e lo spirito
del nostro progetto educativo e pastorale.
La nostra Congregazione fu all'origine «un semplice catechismo».
L'attività evangelizzatrice e catechistica è la dimensione
fondamentale della nostra rnissione,15 Una pastorale di evangelizzazione
ci obbliga a superare abitudini e stanchezze; ci mantiene in uno stile
potenzialmente aperto a tutti, non si limita alla cura delle élites,
ma si protende alla massa.
14 ACGS 416.
15 Cfr ACGS 432.
16 ACG XIX 130.
17 Reg. Gen. 24.
18 Cost 20.
In questa linea la Parrocchia salesiana:
a. valorizza la catechesi sistematica a cominciare da quella battesimale, che inizia le famiglie all'educazione cristiana dei figli, offrendo l'occasione propizia di raggiungere gli adulti, fino a quella familiare e di ambiente. Non solo coinvolge i genitori, ma anche corresponsabilizza i collaboratori laici. Nella preparazione ai sacramenti cerca di creare un ambiente in cui far crescere nella fede, e perciò punta sulla maturazione dell'intera comunità attraverso l'ascolto attento e sereno della Parola di Dio, le celebrazioni e la preghiera comunitaria piene di gioia e di semplicità; coinvolgendo tutti in un itinerario catecumenale, che ha come tappe l'anno liturgico e come riferimento apostolico costante la gioventù parrocchiale, in tutto l'arco del suo sviluppo.
b. La Parrocchia salesiana non disgiunge l'evangelizzazione dall'impegno
per la promozione umana. Sullo stile di Don Bosco, ci si pone vicino
a tutti i fratelli e al loro servizio,19 in solidarietà e simpatià,20
vivendo l'evangelizzazione e la promozione umana in un unico movimento
di carità.
L'unica missione, alla quale siamo chiamati, tende a realizzare «la
compenetrazione della città celeste e quella terrestre»,
impegnandoci come Salesiani a «cornunicard la vita divina e rendere
più umana la famiglia e la storia degli uomini» .21
c. La Parrocchia salesiana scopre le vocazioni delle singole persone,
valorizzando in concreto i doni di ciascuno a vantaggio della Chiesa
intera. La comunità salesiana manifesta così di vivere
un tratto significativo dello stile di Don Bosco: la fiducia verso tutti
per le loro capacità, per le possibilità di aiuto concreto,
per i doni e i carismi di cui sono portatori; e di accettare, senza
riserve, l'insegnamento conciliare sul ruolo dei laici nella missione
della Chiesa, promuovendoli ai diversi ministeri.
«All'interno della comunità della Chiesa la loro azione
è talmente necessaria che senza di essa lo stesso apostolato
dei Pastori non può per lo più raggiungere la sua piena
efficacia».22 Questo clima è particolarmente atto per la
nascita della Famiglia Salesiana e per lo sviluppo di nuovi gruppi di
Cooperatori. Don Bosco scriveva: «Sarà
19 Cfr Cost 7.
20 Cfr Cost 16.
21 ACGS 60, che cita GS 40.
22 AA 10.
una delle sollecitudini (del parroco) di favorire le associazioni cattoliche
e specialmente quella dei Cooperatori salesiani ».23
Un'attenzione così chiara alle persone, infine, favorisce la
scoperta delle risorse spirituali di ciascuna vocazione. 1 ragazzi e
i giovani potranno più facilmente maturare una scelta apostolica,
religiosa e
sacerdotale.24
3.2.4 La parrocchia salesiana è popolare. Lo è a motivo:
141
della sua ubicazione, perché è preferibilmente inserita
in ambienti popolari e popolosi delle grandi città;
- dello stile della sua azione che cura l'aggancio con il popolo e non
vuole essere una comunità arroccata e chiusa, o una chiesa per
pochi; cura le liturgie e le feste in cui il popolo si possa ritrovare
con naturalezza e semplicità; presta inoltre attenzione e simpatia
alle espressioni di pietà popolare e sa orientarle, con rispetto,
mediante una pedagogia di evangelizzazione; 25
della sua apertura alla vita del quartiere; pur evitando ogni spirito
di partito, partecipa ai problemi della gente umile con la quale vive
e di cui condivide gioie e dolori, delusioni e speranze.
Concludendo
Invitiamo a rileggere quanto è scritto negli ACG 3° e 4°,
presentati da Don Bosco nel 1887: «Gli infermi, i giovani e i
fanciulli formino l'oggetto delle speciali sollecitudini del Parroco.
Il Parroco più amato è quello che i fanciulli ed i poveri
possono sempre avvicinare ».2 E continua: «I1 Parroco salesiano,
che conservi lo spirito della Congregazione... non mancherà di
essere apostolo in mezzo a quel popolo, che Iddio ha affidato alle sue
cure, e santificando se stesso, guadagnerà molte anime al Cielo».27
23 Don Bosco, Gp. Ed. XXVI p. 263.
24 Cfr Cost 12 e Parte Y,2 Peconditil Vocazionale (106-119).
25 Cfr EN 48.
26 D. Bosco, Gp. Ed. XXVI, p. 263.
27 Ibidem, p. 265.
142 3.3 Orientamenti Operativi
a. Ogni Parrocchia curi e verifichi la propria connotazione salesiana
secondo le linee specifiche indicate, nel contesto della Chiesa locale
e in collegamento con gli organismi ispettoriali.
b. Ogni ispettoria, nel piano dì ridimensionamento, preveda l'eventualità
di restituire alla Diocesi quelle Parrocchie che, per te mutate situazioni,
non offrono più la possibilità di un apostolato tipicamente
salesiano: perché non collegate ad una comunità salesiana;
perché non raggiungono in forma prioritaria i giovani; perché
non inserite in ambiente popolare.
c. Non si accettino nuove Parrocchie se mancano le caratteristiche ricordate.
d. I confratelli destinati alla Parrocchia ricevano una formazione specifica,
che sottolinei e sviluppi anche i valori dello stile salesiano nella
vita e nell'azione.
Non soltanto essi si impegnino singolarmente alla propria formazione
permanente, ma sia offerta loro la possibilità di un periodico
aggiornamento teologico e pastorale.
4. LE MISSIONI
143
Il tema generale del CG21, gli stimoli ecclesiali di questi ultimi anni,
specialmente la Evangelii Nuntiandi, l'interesse e l'impegno risvegliato
in tutta la Congregazione in occasione delle celebrazioni per il Centenario
delle Missioni Salesiane, impongono una riflessione e un esame sul tema
delle Missioni.
Questa riflessione si ricollega necessariamente al CGS che preparò
un documenti su « L'azione missionaria salesiana n,1 inserì
nelle Costituzioni e nei Regolamenti alcuni importanti articoli sulla
nostra attività missionaria ,2 e istituì un apposito Dicastero
per le Missioni.3
La presente riflessione ha obiettivi specifici, determinati e limitati
dalla prospettiva del Tema Generale e del CG21, che è un Capitolo
di verifica. Si tratta, cioè, di rilevare gli aspetti più
significativi del cammino percorso in questo sessennio, di approfondire
qualche punto particolare, per poter assumere con volontà operativa
alcuni orientamenti, che guidino il nostro impegno missionario nei prossimi
anni.
Non vuole, di conseguenza, affrontare i molteplici aspetti della presenza
salesiana nelle Missioni; non ha l'intenzione di proporre, sia pure
in prospettiva salesiana, le principali linee di una pastorale missionaria.
Questo Capitolo Generale, che per la prima volta dopo il Centenario
delle Missioni vede radunati rappresentanti di tutta la Congregazione
Salesiana, sente il dovere e il bisogno di lodare e ringraziare Dio
per le meraviglie che ha operato attraverso i Figli di Don Bosco, sostenuti
in ogni momento da Maria Ausiliatrice. Un sentimento altrettanto vivo
e sincero di ammirazione e di gratitudine vuole esprimere nei confronti
delle migliaia di Salesiani e di FMA che, in questi 100 anni, hanno
scritto pagine luminose nella storia delle due Congregazioni, e lasciano
a tutti noi un patrimonio di coraggio, di audacia apostolica, di creatività
pastorale, di lavoro instancabile, di sofferenza e anche di martirio,
che costituisce un'eredità preziosa e uno stimolo per sempre
nuovi impegni.
I ACGS472-480.
2 Cost 15. 24. 142; Reg. 15-20.
3 Cost 142.
4.1 La situazione
144
Anche se non è facile condensare in poche righe una situazione
così varia e complessa, sembra tuttavia utile mettere in rilievo
alcuni aspetti particolarmente significatìvi.4
Emergono, prima di tutto, alcune linee che testimoniano vitalità
e impegno di rinnovamento.
La celebrazione del Centenario ha dato il via a una varietà di
iniziative a livello mondiale, ispettoriale e locale, che spesso hanno
interessato e coinvolto tutta la Famiglia Salesiana: incontri, riflessioni,
impegni concreti, ecc. In questo contesto, anche se lo oltrepassa, merita
di essere sottolineata la pubblicazione di opere e studi missionari
salesiani, in particolare le pubblicazioni del Centro Studi di Storia
delle Missioni Salesiane e la realizzazione di documentari filmati sulla
vita e l'azione missionaria salesiana.
Dal punto di vista strutturale si è proceduto, in questi anni,
alla organizzazione progressiva del Dicastero delle Missioni.
Ma è soprattutto a livello di solidarietà e di impegno
per il personale dove si constatano le realizzazioni più consolanti
e promettenti: solidarietà e vitalità espresse dalle cifre
particolarmente significative di confratelli che in questi ultimi cinque
anni sono partiti per le Missioni (circa 270), e di quelli che, partiti
volontari per cinque anni dopo il 1965, hanno deciso nella grande maggioranza
di continuare nel loro impegno. Solidarietà che acquista uno
speciale rilievo nel contributo di personale che alcune Ispettorie missionarie
hanno incominciato a dare ad altre Ispettorie. E' un fatto ricco di
significato ecclesiale e eli prospettive per il futuro. E' da ricordare
anche, in quest'ambito, l'esperienza dei gemellaggi.
Questi sforzi si aggiungono allo zelo apostolico e alla creatività
pastorale delle comunità e dei confratelli delle zone missionarie.
Altro aspetto positivo e ricco di speranza per tutta la Congregazione
è il notevole incremento delle vocazioni in alcune zone missionarie,
per es. in certe nazioni dell'Asia, dove la percentuale del personale
locale è ormai preponderante (77%).
Significativa, anche se non molto numerosa, è la presenza in
alcuni continenti di giovani laici con esplicito impegno mìssíonario.
Meritano pure di essere ricordati gli sforzi realizzati sia al centro
sia a livello locale, per la formazione dei missionari, per la qualificazione
4 Fonti di questa verifica: RRM n. 248-277; SP 279-280; Relazione sulle
attivita del
Dicastero per Ie Missioni 1972-1977,42 p.
missiologica di alcuni confratelli e per la formazione di équipcs
capaci di affrontare con serietà la pastorale missionaria attuale.
Da un altro punto di vista, va ricordata la solidarietà manifestata
concretamente in molti altri modi, per es. con l'appoggio economico,
attraverso le procure, con l'istituzione di fondi speciali o in forma
sporadica.
Tutto questo risulta particolarmente signi�icativo se si considera che
è coinciso con un momento storico nel quale la Congregazione
ha vissuto una crisi profonda e talora dolorosa. Il permanere dello
slancio missionario appare allora come un segno di vitalità e
di speranza, che rìtluisce su tutta l'attività della Congregazione.
145
Sempre in maniera riassuntiva, ma con altrettanta oggettività,
bisogna riconoscere la presenza di aspetti negativi e frenanti nella
nostra azione missionaria, L'animazione missionaria in Congregazione,
in diverse parti, lascia ancora a desiderare, ed è lontana dal
suscitare un vero interesse tra i giovani delle nostre opere.
Non esistono in numero sufficiente Salesiani qualificati, capaci di
orientare la riflessione e l'azione missionaria sulla base di studi
seri.
A causa di situazioni di isolamento e di impegni pastorali individuali
o eccessivi, per molti missionari non risulta possibile la formazione
permanente, o sono poco frequenti i momenti forti di preghiera e di
riflessione,
In alcuni casi l'impostazione della pastorale missionaria, non certo
per mancanza di buona volontà, rivela una insufficiente preparazione
culturale e una inadeguata attenzione alla pianificazione pastorale
e alla metodologia missionaria.
Manca, o per lo meno è insufficiente, un «movimento salesiano
per missionari laici»: in questa direzione l'impegno della Congregazione
è stato poco rilevante. A rendere più difficile la situazione
sono intervenute, in non pochi paesi, complicazioni di carattere esterno,
che impediscono o riducono assai la libertà di azione e di iniziativa.
4.2 Quadro di riferimento
146
Gli spunti offerti dalla verifica e dalla riflessione fatta a livello
di Congregazione a partire dal Centenario delle Missioni, fanno emergere
alcuni aspetti legati alla nuova sensibilità missionaria, e che
superano in parte l'ambiente salesiano.
4.2.1 Missioni - situazioni di missione - stile missionario
E' un dato di fatto che nelle terre tradizionalmente cristiane, oggi,
larghi strati della popolazione, specialmente giovanile, vivono in un
clima scristianizzato, e hanno bisogno di un primo annuncio o di una
seconda evangelizzazione. Una prospettiva del genere comporta inevitabilmente
un cambio «nella geografia missionaria»: tutti i paesi del
mondo possono essere considerati, oggi, «terra di missione »,
Per questo qualunque azione evangelizzatrice assume un significate missionario.
Questa comprensione più ampia del concetto di missione e l'allargarsi
della prospettiva evangelizzatrice a tutta l'azione della Chiesa non
deve però sminuire il significato peculiare di quella presenza
missionaria specifica, che per la Chiesa è un'urgenza vocazionale
fin dai suoi inizi.5
Una scarsa apertura verso nuovi popoli può diventare insensibilità
di fronte alla prospettiva futura della storia; il ripiegarsi del mondo
cristiano su se stesso porta con sé una diminuita fecondità
evangelizzatrice al suo interno.
«Nel momento in cui non mancano di quelli che pensano e dicono
che... l'epoca delle missioni è ormai tramontata», il Papa
nella Evangelii Nuntiandi ricorda che «la Chiesa mantiene vivo
il suo slancio missionario e vuole altresì intensificarlo»
perché «essa si sente responsabile di fronte a popoli interi,
e non ha riposo fino a quando non abbia fatto del suo meglio per proclamare
la buona novella di Gesù ».6
Alla luce di queste affermazioni la nostra riflessione si concentra
sull'azione missionaria in senso specifico.
4.2,2 Missione salesiana e Missioni
Il posto che occupa quest'azione missionaria nella vita salesiana è
stato affermato con chiarezza dal CGS e ribadito dal Rettor Maggiore
in occasione del Centenario.? Ecco in sintesi le principali affermazioni:
l'azione missionaria in senso specifico costituisce «un elemento
essenziale, indispensabile, caratterizzante» della nostra Congregazione.8
5 EN 51. 53.
6 EN 53.51-52.
7 ACS 267.
8 ACS 267, p. 13.
« Le Missioni non sono un'opera... che si possa allineare con
le altre opere... Non sono neppure un settore di attività che
racchiude un certo numero di opere... Nella tradizione salesiana le
Missioni sono da considerarsi... come un luogo privilegiato dove compiere
la missione salesiana, e uno spirito col quale compierla».9
4.2.3 Azione missionaria e stile salesiano
Il Servizio e lo stile salesiano sembrano avere una singolare consonanza
con le esigenze della pastorale missionaria.
L'esperienza ha evidenziato alcune convergenze che meriterebbero uno
studio più attento. Ne indichiamo alcune: il legame profondo
tra l'impegno di evangelizzazione e di promozione umana; l'attenzione
preferenziale ai giovani poveri e alle classi popolari; lo spirito di
adattamento e creatività; la sensibilità catechistica
e la pietà semplice e concreta; una presenza particolarmente
incarnata e attenta ai valori umani e religiosi della cultura locale;
un approccio ornano facile, marcato da ottimismo evangelico, che suscita
simpatia ed esercita una particolare attrattiva per la nostra proposta...
4.2.4 Aspetti sottolineati nell'azione missionaria oggi
Per situare in un contesto più aggiornato la pastorale missionaria,
i Salesiani dovranno guardare con visione rinnovata alla « missione
» e ai suoi contenuti. Ciò richiede tra l'altro:
-- un'integrazione tra promozione umana ed evangelizzazione, tra cultura
e azione pastorale;
- una maggiore insistenza sulla realtà propria della Chiesa locale,
e quindi uno sforzo di appoggio, di integrazione, di presenza corresponsabile
in essa;
- l'impegno per accostare il fatto missionario con una prospettiva scientificamente
valida, che ne integri le diverse componenti; l'orientare l'azione missionaria
verso le zone più bisognose, più sensibili e più
decisive per l'avvenire del mondo;
- il coinvolgere i laici sia attraverso l'azione missionaria diretta,
sia a livello di appoggio, trasformando nelle stesse zone missionarie
gli evangelizzati in evangelizzatori...
4.2.5 Animazione missionaria
Il rilancio dello spirito e dell'azione missionaria a livello di tutta
la
9 ACS 267, p. 20.
Chiesa, e per noi a livello della Congregazione, richiede che si affronti
come uno dei problemi fondamentali quello della sensibilizzazione e
dell'animazione della comunità ispettorialc e locale, in vista
di una più profonda coscienza missionaria, d'un servizio rinnovato
nel contenuto e nella metodologia, d'un impegno evangelizzatore che,
per essere credibile, deve rivolgersi contemporaneamente all'interno
e all'esterno della propria comunità.
L'ari. 16 dei Regolamenti affida all'ispettore e al suo Consiglio la
prima responsabilità di questo compito.
Il CG21, riaffermando quanto detto dal CGS, ricorda i molteplici servizi
che possono essere prestati dalle Consulte, Procure, Centri missionari,
stabiliti a livello ispettoriale o interispettoriale: mantenere vivo
l'interesse dei confratelli e di tutti i membri della Famiglia Salesiana;
suscitare vocazioni missionarie; conservare un contatto permanente con
i confratelli dcll'Ispettoria partiti per le Missioni; collaborare con
il Dicastero per le Missioni, con le Diocesi e gli altri istituti Religiosi;
portare avanti progetti e ottenere aiuti presso organismi statali, ecclesiali,
privati, ecc.
4.3 Orientamenti Operativi
147 Il CG21 ribadisce la validità di quanto già stabilito
dal CGS, in particolare per ciò che si riferisce all'animazione
dell'azione missionaria e alla formazione permanente dei missionari;10
stabilisce alcune linee operative per l'orientamento e il rinnovamento
dell'azione missionaria nei prossimi anni:
a. Il rilancio missionario richiede obiettivi concreti, esige l'adozione
di una strategia orientata verso paesi nei quali l'azione missionaria
risulta più urgente. Per questo all'inizio del secondo centenario
della presenza salesiana, ricordando il desiderio profetico di Don Bosco,11
i Salesiani, senza precludere la possibilità di iniziare e sviluppare
la loro azione missionaria in altre zone promettenti o bisognose, si
impegnano ad aumentare notevolmente la loro presenza in Africa,
b. Ogni Ispettoria sì impegni a favorire la partecipazione dei
laici, specialmente della Famiglia Salesiana, all'azione missionaria
diretta. A questo fine appronteranno strumenti operativi idonei, usufruendo
anche dei servizi tecnici dì altre organizzazioni, e mantenendosi
in contatto con espe
10 Cost 142; Reg. 15-20; ACGS 480; Cfr anche Documento sulla «Formazione
alla vita salesiana" .
11 MB XVI, p. 254.
rienze analoghe di altri Istituti Missionari. Il Dicastero delle Missioni,
in collaborazione col Dicastero per la Famiglia Salesiana e quello per
la Pastorale Giovanile, collaborerà sulla stessa linea, a livello
mondiale.
c. La situazione attuale dalla pastorale missionaria, l'importanza e
l'ampiezza del nostro impegno, esigono che si affronti il problema delle
Missioni sulla base di studi scientifici seri. Per questo si istituisca
una Cattedra di Missiologia presso l'UPS; si curi che in ogni lspettoria
missionaria vi sia qualche confratello a ciò qualificato,
d. Il missionaria evangelizza anzitutto con la sua testimonianza. Per
renderla sempre più chiara, ogni missionario cercherà
di essere fedele agli impegni della comunità religiosa. Approfitterà
volentieri degli incontri e dei periodi di aggiornamento per la sua
crescita spirituale, per lo scambio fraterno e per confronti sulle esperienze
pastorali. Sia impegno delle comunità ispettoriali e locali offrire
ai confratelli spazio e tempo per questa riflessione e aggiornamento
e soprattutto per momenti forti dì preghiera, che li aiutino
a rinnovare il significato della missione alla luce della Parola di
Dio.
5. LA COMUNICAZIONE SOCIALE: via per l'evangelizzazione
5.1 Rilevanza della CS
148 11 CGS aveva già espresso in ACGS 443-445 alcune riflessioni
sulla rilevanza della CS. Va aggiunto che attualmente la CS, a motivo
della azione incisiva che viene prodotta dall'uso combinato di strumenti
tecnici molto raffinati e delle più sofisticate forme del linguaggio
delle immagini, ha assunto ed esercita un ruolo decisivo nella dialettica
culturale, nella vita sociale e nei costume.
Essa va considerata non tanto come «veicolo», «insieme
di strumenti », ma come una realtà complessa e dinamica,
la quale possiede in se stessa una smisurata capacità di persuasione
di cui carica, nel bene e nel male, i messaggi che esprime.
La CS diventa sempre più una presenza educativa di massa, plasmatrice
di mentalità e creatrice di cultura. Attraverso di essa vengono
elaborate e diffuse le evidenze collettive che stanno alla base dei
nuovi modelli di vita e dei nuovi criteri di giudizio. La sua efficacia
incisiva e la sua presenza sempre più massiccia fanno della CS
una vera e autentica scuola alternativa per larghissimi strati della
popolazione mondiale, specialmente giovanili e popolari.
5.2 Comunicazione sociale ed evangelizzazione
149 «Nel nostro secolo, contrassegnato dai mass-media o strumenti
di Comunicazione Sociale, il primo annuncio, la catechesi o l'approfondimento
ulteriore della fede, non possono fare a meno di questi mezzi... La
Chiesa si sentirebbe colpevole di fronte al suo Signore se non adoperasse
questi potenti mezzi, che l'intelligenza umana rende ogni giorno più
perfezionati; servendosi di essi la Chiesa 'predica sui tetti' il messaggio
di cui è depositaria; in loro essa trova una versione moderna
ed efficace del pulpito. Grazie ad essi riesce a parlare alle rnoltitudini».1
5.3 I1 pensiero di Don Bosco
Don Bosco al suo tempo considerò la stampa e la diffusione dei
buoni libri, delle riviste, delle opere teatrali per la gioventù,
della
1 EN 45; cfr CP 13; Sinodo 1977, 9.
musica e del canto, non solo come uno strumento a servizio di specifiche
opere apostoliche e educative (oratori, convitti, scuole, missioni),
ma come «imprese apostoliche originali in se stesse ordinate alla
realizzazione della missione giovanile a lui affidata dalla Divina Provvidenza.2
Fin da allora egli intuì che i giovani e le masse popolari sarebbero
diventati i più grandi consumatori e le prime vittime della violenza
di una comunicazione sociale manipolata e asservita. In questo senso
affermò che la buona stampa era uno dei fini principali della
Congregazione.3
5.4 La situazione
La Relazione del Rettor Maggiore, quella del Dicastero della Pastorale
degli Adulti e gli Schemi Precapitolari del CG21, sulla base delle esperienze
rilevate, hanno individuato chiaramente alcuni elementi
di crescita e di impegno rinnovato.
Lo sforzo della Congregazione in questo specifico settore si è
sviluppato lungo due assi portanti:
5.4.1 La prima linea di sviluppo è quella di una più matura
e feconda utilizzazione della CS come «insieme di strumenti»
da parte del Salesiano « comunicatore ». Si è verificato
un innegabile incremento della CS:
- per l'informazione salesiana, all'interno e all'esterno della Congregazione
e della Famiglia (NI, ANS, BS, cortometraggi, fono e video cassette,
diapositive...);
-- per lo sviluppo dell'azione apostolico-educativa nelle nostre opere
giovanili (oratori, scuole, ecc.), nelle Parrocchie e nelle Missioni
attraverso l'uso dei mass-media (cinema, radio-televisione con emittenza
circolare) e dei mezzi leggeri o group-media (audiovisivi in genere,
espressione corporale, teatro, musica...).
5.4.2 La seconda direzione verso la quale si è consolidato l'impegno
della Congregazione è stata la produzione di materiale, strumenti,
programmi di CS « a servizio del Vangelo» per «estendere
quasi all'infinito il campo di ascolto della Parola di Dio e per far
giungere la Buona Novella a milioni di persone ».4 Su questa linea
vanno ricor-
2 Cfr Epist. IV, 318; Relaz. di Don Bosco alia Santa Sede 1877.
3 CGS 451.
4 EN 45.
date alcune opere che appaiono come luoghi e momenti originali e privilegiati
in cui si realizza la nostra missione giovanile e popolare: - l'attività
dei centri editoriali per la produzione, la diffusione di
libri, sussidi, riviste per i giovani,
-- le emittenti radio e televisive,
- i centri di ricerca e di produzione di programmi: audiovisivi (dischi,
cassette, videocassette, foto, films, posters...), e radiofonici e televisivi,
che sono considerati di per sé opera pastorale salesiana.5
Vanno infine ricordati gli sforzi compiuti in questi ultimi anni al
fine di giungere a un coordinamento a livello interispettoriale, o nazionale,
o regionale, di iniziative editoriali, per rafforzarne e allargarne
l'efficacia e per non sprecare persone e mezzi in doppioni inutili.
151 Dai vari documenti e relazioni si rilevano i seguenti punti deboli:
nella formazione dei Salesiani alla CS: carenza di piani, programmi
e uomini specializzati per la formazione sistematica;
- nella informazione salesiana: carenza di un «orientamento autorevole,
stabile e sicuro» per i Bollettini e l'informazione salesiana;6
carenza di «corrispondenti con il Centro»;7
- nella CS al servizio della evangelizzazione: iniziative a livello
individuale, non collegate e sostenute adeguatamente dalle comunità;
insufficienza di collegamento tra centri di produzione e di distribuzione;
mancanza di strutture di animazione e di coordinamento al Centro, a
livello ispettoriale e nazionale; limitato collegamento con gli organismi
ecclesiali della CS.
Ma il punto più debole e delicato è la preoccupante scarsità
di persone e di gruppi di Salesiani capaci di elaborare, attraverso
i nuovi linguaggi della CS, i contenuti e i messaggi di una evangelizzazione
adattata all'uomo del nostro tempo. Mancano o sono assolutamente insufficienti
i gruppi di riflessione, di ricerca, di sperimentazione e di elaborazione
fondati su serie basi scientifiche.
Alla base di questa situazione ci sono senz'altro problemi di scarsità
di personale, ma anche carenze di prospettive. Sono stati predisposti
strumenti e strutture e si è curata la necessaria preparazione
tecnica e strumentale, ma non si è posta uguale, necessaria attenzione
alla preparazione delle persone e alla ricerca contenutistico-culturale.
5 Cfr Seh Pree. 185. 187 e.
6 Cfr RRM 239 e.
7 RRM 239 d.
5.5 Linee di azione
Le strutture centrali (dicastero, segretariato) e quelle ispettoriali
si facciano carico, ciascuna nel proprio ambiente e competenza, del
152 problema della formazione dei Salesiani alla CS.
A questo fine sono necessari programmi-base per i vari gradi della formazione,
soprattutto occorre avviare agli studi specializzati i confratelli che
dovranno curare questo settore formativo. Destinare alcuni confratelli
alla qualificazione e specializzazione nella CS non significa disperdere
forze apostoliche, ma renderle più efficienti e moltiplicarle.
Un'altra linea di rinnovamento consiste nell'introdurre il «linguaggio
totale della comunicazione» nell'azione pastorale,
L'audiovisivo, l'espressione drammatica, la creatività (pittura,
disegno, grafico...), la musica e il canto non vanno considerati come
attività complementari e sussidiarie, da usarsi solo occasionalmente.
Essi costituiscono un vero linguaggio che non pur essere trascurato
né sottovalutato nel dialogo educativo con i giovani delle nuove
generazioni, per i quali queste forme di comunicazione sembrano particolarmente
congeniali.
L'esperienza dimostra che l'utilizzazione dei nuovi linguaggi si rivela
efficace e feconda non solo sul piano della didattica scolastica e dell'espressione
artistica, ma anche nell'animazione catechistica, nell'educazione alla
preghiera e nella liturgia.
Sarà utile un'azione sistematica che miri all'intesa e all'interscambio
fra lspettorie e Regioni al fine di evitare doppioni di spesa e di fatica.
Va incrementata nei modi più efficaci e secondo le possibilità
concrete delle Conferenze ispettoriali, dei Gruppi e delle Comunità
ispettoriali, la creazione e il consolidamento di «attività
specifiche» nei diversi paesi, in armonia con i piani dell'episcopato,
e raccordate organicamente tra loro per un servizio di comunicazione
sociale destinato e aperto ai giovani (radio/TV libere, editrici, cooperative
teatrali giovanili, centri per produzione di programmi cinelvideo, ecc.).
Per sensibilizzare i diversi ambienti alla novità del linguaggio
e al cambio di mentalità si programmino e realizzino nelle scuole,
nei Centri giovanili e nelle Parrocchie, corsi sistematici di formazione
alla recezione critica dei programmi culturali e informativi trasmessi
con i mass-Inedìa, e questi si utilizzino come mezzi ordinari
di co
municazione educativa. In particolare si sviluppi l'uso creativo dell'audiovisivo
e della drammatizzazione nelle attività didattiche e catechistiche.
Si dia rilievo particolare nello sviluppo della CS al rapporto cultura-evangelizzazione.
Per accelerare e intensificare il contributo nostro a una più
adeguata CS, si istituiscano corsi di formazione professionale per giovani
orientati alle attività professionali della CS.
5.6 Orientamenti Operativi
153 a. In dipendenza dal Dicastero per la Famiglia Salesiana il Segretariato
della Comunicazione Sociale curi il coordinamento, lo sviluppo e l'animazione
della CS nella Congregazione; disponga di un organico adeguato che consenta
di garantire la cura dei settori e la migliore realizzazione dei servizi
ad esso affidati; il Segretariato organizzi, ai livelli opportuni, incontri
regolari di programmazione, di collaborazione e di verifica per le diverse
attività dei Salesiani nel campo della CS.
b. Per la promozione della ricerca scientifica, per lo studio e la verifica
sui problemi dì comune interesse salesiano in materia di CS,
il Dicastero dia vita a una Consulta Centrale di esperti, Salesìani
ed esterni.
c. Si stabiliscano, a livello ispettoriale (o dì Conferenza),
degli incaricati per il coordinamento, l'animazione e la consulenza
per il settore della CS, in collegamento con il Dicastero, a servizio
della formazione alla CS, della nostra missione evangelizzatrice, e
della informazione salesiana.
d. Per rendere agevole ai Confratelli l'accesso alle fonti della storia
e della spiritualità salesiana e ai documenti originali, sia
incoraggiato lo studio della lingua italiana, come lingua di unità
e di comunicazione all'interno della Famiglia Salesiana.
6. UNA NUOVA PRESENZA SALESIANA PER L'EVANGELIZZAZIONE
154
Al termine della riflessione sul tema generale, evangelizzazione, te-
stimonianza e annuncio, due esigenze della vita salesiana tra i giovani,
il CG21 è cosciente di aver toccato molti punti problematici
delle nostre comunità.
In tutto il presente documento, che voleva essere una verifica realistica
e serena della vita e dell'azione dei Salesiani, particolarmente nell'ultimo
sessennio, ritorna, come prospettiva del futuro e come misura del passato,
il riferimento al rinnovamento. E non poteva essere diversamente dal
momento che il CGS con il suo carattere di « speciale »,
voluto dal Concilio, « ha messo tutta la Congregazione in stato
di 'rinnovamento' ».1
Desideriamo concludere riflettendo ancora su questo argomento, che mette
in risalto l'aspetto dinamico del rinnovamento nella fedeltà.
Si parla, perciò, di nuova presenza salesiana, indicando con
questa espressione iniziative varie, a livello interiore e personale
e a livello di struttura e di organizzazione, con riflessi nello spirito
e nelle modalità d'azione.
6.1 "Nuova presenza salesiana"
155
Il CGS, nel fare l'analisi della nostra azione pastorale tra i giovani,
155 af ferma: « La missione salesiana non ha saputo trovare in
molti posti quella presenza nuova che esigeva un mondo in trasformazione
».2
Non si tratta di affermazione isolata. Riportandoci a un tema così
centrale nel nostro CG21, il progetto educativo salesiano, ricordiamo
un'altra espressione del CGS: « Nelle situazioni dei giovani d'oggi
il 'Sistema Preventivo' esige che si cerchi una presenza 'nuova'. L'efficacia
nostra educativa è legata alla fedeltà rinnovata al Sistema
Preventivo di Don Bosco ».3
E' importante, e per alcuni aspetti essenziale, raccogliere il pressante
invito della Congregazione.
«Nella consapevolezza che un efficace rinnovamento incomincia
spesso dalle iniziative di uomini e gruppi particolarmente disponi-
1 ACS 283, p. 16.
2 ACGS 393.
3 ACGS 188.
bili, il Capitolo Generale incoraggia opportune sperimentazioni di nuove
forme di testimonianza e servizio in mezzo ai più poveri, secondo
lo spirito missionario di Don Bosco pronto a intervenire dove più
urgenti sono le necessità».4
Rileggendo l'orientamento del CGS, ci pare di ritrovare alcune significative
indicazioni:
6.1.1 Un rilancio dello spirito di iniziativa
Non è una scoperta dei nostri giorni.
I Salesiani della prima generazione hanno imparato alla scuola di Don
Bosco t'intraprendenza e il coraggio.
La storia dell'espansione salesiana nel mondo è una chiara dimostrazione
dell'efficace insegnamento del nostro Fondatore.
Afferma don Albera: «Bisogna congiungere lo spirito di personale
iniziativa con la debita sottomissione al Superiore; da questo spirito
appunto la nostra Società ritrae quella geniale modernità
che le rende possibile di fare il bene richiesto dalle necessità
dei tempi e dei luoghi ».5
Don Rinaldi, poi, con parola più incisiva, scrive:
«Questa elasticità di adattamento a tutte le forme di bene
che vanno di continuo sorgendo in seno all'umanità, è
lo spirito proprio delle nostre Costituzioni: e il giorno in cui vi
s'introducesse una variazione contraria a questo spirito, per la nostra
Pia Società sarebbe finita. L'approvazione del 1874 ha consacrato
questo principio, e la nostra Pia Società cominciò ad
essere di tutti i tempi, man mano che si estendeva a tutti i luoghi.
Ma questo crescente sviluppo creò la necessità di modificare
le Costituzioni» 6
In perfetta sintonia si ritrova la spiegazione che ha dato don Caviglia
della storia salesiana: «A ciò è dovuto... il fatto
che le persone da lui destinate ad iniziare nuove fondazioni, mentre
pur s'attenevano allo spirito d'istituzione, poterono dare a ciascuna
di esse l'impronta che le peculiari condizioni del luogo richiedevano,
e apparire, il che non è piccolo merito, altrettanti fondatori
essi stessi di opere fortemente e variamente efficaci.
4 ACGS 619,
5 ACS2 (1921), 4.
6 ACS3(1923),21.
Chi conosce la vita e sa la storia, intende quanta vera genialità
e sapienza si contenga nel concepire e attuare un principio come questo».7
6.1.2 Un'attenzione alla intuizione e sensibilità di alcuni confratelli
«Un efficace rinnovamento incomincia spesso dalle iniziative di'uomini
e gruppi particolarmente disponibili» afferma il CGS.
Si tratta, ci pare, di una disponibilità allo Spirito di Dio
che parla e urge; di una sensibilità all'appello di ragazzi e
di giovani che chiamano e attendono.8
6.1.3 Una cura per operare secondo lo spirito missionario di Don Bosco
Assicurando l'«identità congregazionale» del nostro
progetto religioso «nel suo spirito e nella sua forma».9
Non è sufficiente che un'iniziativa si presenti come nuova, come
apostolicamente valida ed entusiasmante perché possa definirsi
salesiana.
Ci sono alcuni criteri da verificare.
Innanzitutto, la forma di vita e lo stile apostolico dovranno essere
comunitari. «Vivere e lavorare insieme è per noi Salesiani
un'esigenza fondamentale e una via sicura per realizzare la nostra vocazione
n.10
E' un cammino, molte volte, faticoso quello di rendere partecipe l'intera
comunità ispet.toriale al processo di rinnovamento; ma è
la garanzia di riuscita secondo il piano di Dio, e dell'impresa apostolica
e della vocazione salesiana.
Un secondo criterio, intimamente collegato all'aspetto comunitario della
missione, è quello del « mandato ricevuto ».
La carità pastorale esige la comunione gerarchica.
7 A. Caviglia, Don Bosco, Profilo Storico, Torino SEI 1934, p. 169-170.
8 Cfr Discorso di Paolo VI al CG21 (n. 477).
9 Dall'intervento del RM in Aula, 30.1.1978.
10 Cost 50.
Non ha solo valore giuridico la « lettera d'obbedienza »:
« i Superiori e le comunità (sono) come quotidiani interpreti
della volontà di Dio».' 1
6.2 Realizzazioni di "una nuova presenza salesiana"
156 6.2.1 C'è una nuova presenza salesiana che impegna direttamente
il cuore dei confratelli, e solamente la loro santità riuscirà
a esprimere di volta in volta, rispondendo generosamente alla grazia
dello Spirito, rivivendo il carisma della vocazione salesiana. Rinnovandosi
interiormente i confratelli rendono nuova la Congregazione!
A questo proposito il CG21 invita tutti i confratelli a ripensare l'affermazione
del CGS; «Per operare il discernimento e il rinnovamento necessari,
gli storici non bastano, né i teologi, né i politici,
né gli organizzatori: sono necessari gli uomini chiamati spirituali,
uomini di fede, sensibili alle cose di Dio e pronti all'obbedienza coraggiosa,
come lo fu il nostro Fondatore.
La vera fedeltà a Don Bosco consiste non nel copiarlo esteriormente,
ma nell'entrare nella fedeltà di Don Bosco allo Spirito Santo».12
157 6.2.2 C'è una nuova presenza salesiana legata al lavoro e
all'attività che i confratelli e le comunità locali e
ispettoriali svolgono nelle opere sorte durante tutta la storia passata,
e che noi chiamiamo opere e attività tradizionali.
Questo documento ha tentato di prospettare, riflettendo sugli ambienti
e le vie dell'evangelizzazione, indicazioni pratiche per rivitalizzare
quelle iniziative che il tempo, le mutate condizioni sociali, culturali
ed ecclesiali, e la stanchezza dei confratelli, rischiano di far risultare
insignificanti e inefficaci. Incoraggia un reale rinnovamento anche
se, a volte, difficile. La RRM si esprime così: «Spesso...
il concetto di nuova presenza è stato impoverito e visto 'a senso
unico', cioè secondo un solo 'modello tipo'. Non pare si sia
prospettato, per esempio, secondo lo spirito del CGS, il rinnovamento
della presenza salesiana nelle opere tradizionali, come potrebbe essere
la creazione di una scuola veramente 'pilota', o una nuova prospettiva
pastorale
11 Cost 91. II Decreto conciliare PO che si puo giustamente qui riferire,
afferma:
«Questa obbedienza che porta a una pili matura !iberta di fig!i
di Dio, esige per sua
natura che i Presbiteri, nello svolgimento della loro missione, mentre
sono indotti
dalla carita a cercare prudentemente VIENUOVEper un maggior bene della
Chiesa,
facciano sapere con fiducia Ie lora iniziative ed espongano chiaramente
i bisogni
del proprio gregge, disposti sempre a sottomettersi al giudizio di coloro
che esercitano
una funzione superiare nel governo della Chiesa di Dio» (n. 15).
12 ACGS 18.
per una presenza diversa della scuola o del Centro Giovanile nel quartiere,
ecc. ».13
Il rinnovamento non è però solo a livello metodologico,
pastorale, operativo. Deve attingere il livello comunitario.
« Perciò è necessario rinnovare le nostre comunità,
piccole e grandi, perché siano 'costantemente' animale dallo
spirito evangelico, alimentate dalla preghiera e contrassegnate generosamente
dalla mortificazione dell'uomo vecchio, dalle discipline necessarie
per la formazione dell'uomo nuovo e dalla fecondità del sacrificio
della
Croce »,14
6.2.3 C'è una nuova presenza salesiana frutto della creatività
pasto- 158 rate che sa coprire spazi di intervento, a favore particolarmente
dei giovani, fino a oggi poco considerati. A titolo esemplificativo
si indicano alcuni di questi spazi di intervento:
a. il bisogno spirituale di numerosi giovani delle grandi città,
indifferenti o lontani dalla Chiesa e dalla fede;
b. l'interessamento a livello di promozione umana e cristiana, per la
gioventù e il popolo degli ambienti di emarginazione, non solo
nei così detti paesi in via di sviluppo, ma anche in quelli industrializzati;
15
c. l'animazione di movimenti giovanili, mentre si assiste alla ricerca
e al desiderio dei giovani per un collegamento che superi i confini
della propria zona.
Le Costituzioni esprimono bene queste situaziuni e queste esigenze:
«Dobbiamo agire con la costante creatività pastorale ereditata
da Don Bosco, rinnovando quelle esistenti, adattandole alla evoluzione
dei giovani e creandone delle nuove, più rispondenti alle mutate
esigenze dei tempi ».16
I servizi che nascono saranno prestati:
- in alcuni casi, da confratelli singoli o in gruppi, a tempo pieno
o limitato partendo da una comunità dedicata fondamentalmente
a un'altra attività;
- in altri casi da comunità appositamente create, generalmente
con un numero ridotto di confratelli; sempre con l'intento di una
13 RRM 175.
14 ET 41. .
15Cfr Conclusioni del Convegno «Salesiani e promozione umana e
cristiana in am-
I bienti di emarginazione», Roma, Casa Generalizia, 19-24. II
1977.
16Cost 27.
«educazione e graduale evangelizzazione dei molti giovani, soprattutto
fra i più poveri, che possono essere raggiunti soltanto nel loro
ambiente naturale e nel loro stile di vita spontaneo».17
Il servizio salesiano a cui ci si dedica sarà offerto o direttamente
alle istituzioni della Chiesa locale, o a quelle iniziative che sono
promosse dalle nostre istituzioni per rispondere alle necessità
locali. 18
Realisticamente, non bisogna nascondersi la problematica emergente da
tale « creatività pastorale ».
In generale si polarizza attorno ad alcuni punti nodali; tra i quali
i seguenti più significativi:
- il difficile rapporto tra tale nuova presenza salesiana e l'ambiente
che con le contraddizioni e le tensioni varie accentua la difficoltà
di definire il senso della nostra presenza, e rende instabile l'equilibrio
tra esigenze religiose e servizio apostolico;
il difficile rapporto tra tale nuova presenza salesiana e la comunità
ispettoriale é da attribuire anche alla mancanza di comunicazioni
tempestive e di intesa circa alcune particolari scelte di lavoro, all'apparente
fuga di tali confratelli dagli impegni dell'Ispettoria precedentemente
assunti.
159 6.2.4 C'è una nuova presenza salesiana che, a seguito degli
ACGS, chiamiamo in Congregazione piccole comunità.
Nella diversità delle forme, adattate ai luoghi e alle urgenze,
il CGS 19 segnalava come caratteristiche fondamentali le seguenti:
ricerca di una vita salesiana più inserita tra i destinatari,
per la vicinanza di stile di vita e di abitazione; servizi meno strutturati,
più agili e con più facilità di rispondere alle
specifiche esigenze della zona;
natura sperimentale di tali iniziative, nate «oltre che dal desiderio
di una intensa comunione tra le persone, anche dalla vocazione a inserirsi
in speciali ambienti di vita e di lavoro»,20
17 Cost 3.
18 Cfr ACGS 81. 82.
19 Cfr ACGS 510. 515.
20 ACGS 510.
6.3 Verifica del CG21 su una delle realizzazioni di nuova presenza:
le piccole comunità
Tra ciò che abbiamo chiamato nuova presenza salesiana, le piccole
comunità hanno destato la maggiore preoccupazione in alcune parti
della Congregazione, nel sessennio passato. Perciò su di esse
soffermiamo più a lungo l'attenzione, per coglierne sia gli aspetti
positivi sia gli elementi negativi.21
160
6.3.1 Positivamente, le piccole comunità hanno destato in alcune
lspettorie un'attenzione più viva e concreta verso i giovani
emarginati, una ricerca di strategie d'intervento adeguate ai reali
bisogni di alcune zone pastoralmente lontane e impenetrabili.
A volte hanno offerto nuovi campi di azione apostolica a gruppi giovanili
delle nostre opere, contribuendo a impegnarli cristianamente. Ad alcuni
confratelli hanno offerto la possibilità di riscoprire il senso
della personale partecipazione, della corresponsabilità, della
porgi ertà.22
Hanno cooperato a destare in ambienti estranei, e a volte ostili all'influsso
della Chiesa, gli interrogativi della fede e del senso della vita, coinvolgendo
giovani e adulti in una crescita cristiana progressiva fino a impegni
di testimonianza e di servizio nell'ambiente della loro vita.
6.3.2 Tra gli aspetti negativi riferiamo quelli che hanno maggiormente
influito nel fallimento di alcune sperimentazioni. Alcuni difetti ed
errori si evidenziano più facilmente nelle « piccole comunità
» anche se non mancano nelle altre;
- difetti di convivenza sottolineati dall'immediatezza della vita comune;
o riferimento a ideologie non accettabili dal punto di vista religioso
ed ecclesiale; 23
- difficoltà di reinserimento nelle comunità ordinarie;
- problemi e carenze nell'esercizio dell'autorità, dovute anche
alla mancanza di un chiaro orientamento generale;
- lavoro non sempre bene organizzato e a volte dispersivo;
21 Si sono utilizzati: a) la Relazione Generale sullo stato della Congr.
particolarm. inn.
135-136. 175; b) Sarti, Dati Statistici sulle Opere della Congr., p.
138-139; c) il
materiale dei CI 77, raccolto dal cosiddetto «Gruppo di maggio»,
vol. 2' e 4'.
22 Cfr Gruppo di maggio, Sch. V.
23RRM 135.
- irregolarità nei ritmi di preghiera comune, dovuta spesso alla
varietà degli impegni apostolici;24
- atteggiamento di contestazione dell'autorità e delle norme
che essa emana;
- ricerca di forme di comunità composta non da soli religiosi,
al di Fuori delle indicazioni costituzionali.
161 6.3.3 Il quadro di riferimento che il CG21 ripropone, si riporta
alle indicazioni del CGS:
- sincera comunione con l'ispettoria e il suo centro, sia all'inizio
che a opera avviata;
- progetto apostolico concreto nei suoi obiettivi ed elaborato comunitariamente
d'intesa con l'Ispettore e il suo Consiglio secondo le indicazioni della
Chiesa locale;
- scelta di personale adatto e numericamente sufficiente, con esclusione
dei giovani confratelli che sono in fase di formazione iniziale;
- determinazione da parte degli organi ispettoriali delle modalità
relative all'esercizio dell'autorità; 25
- ritmi di preghiera e di incontro, secondo le Costituzioni e i Regolamenti,
realizzando «l'unione tra le esigenze della vita comune e quelle
dell'apostolato, momenti diversi ma inscindibili della carità
apostolica»;26
- non si realizza una «nuova presenza» per sperimentare
nuove fori-ne di comunità religiosa, ma per offrire un servizio
che altrirrienti non potrebbe essere dato;27
24 RRM 135.
25 Cfr ACGS 515.
20ACGS 508.
27 La frase va letta nel contesto del documento «Una nuova presenza
salesiana» ed e
intesa dal gruppo tecnico alia luce di quanto e detto:
* al n. 148 nelle due ultime righe: «Tra gli aspetti negativi...
- ricerca di forme di comunita composta non da soli religiosi, al di
fuori delle
indicazioni costituzionali».
* al n. 143 c bis, dalla Sa riga in poi: «Ci sono alcuni criteri
da verificare. Innanzitutto,
la forma di vita e 10 stile apostolico dovranno esser comunitari. 'Vivere
e
lavorare insieme e per noi Salesiani un'esigenza fondamentale e una
via sicura per
realizzare la nostra vocazione' (C 50)>>.
* al n. 143 c bis, dalla dodicesima riga in poi: «Un secondo criterio
intimamente
collegato all'aspetto comunitario della missione, e quello del 'mandato
ricevuto'».
- i confratelli conservino la loro disposizione a rientrare nelle comunità
salesiane abituali;28
- l'Ispettore con il suo Consiglio abbia frequenti e fraterni incontri
come segno di comunione e di sostegno, e faccia periodicamente, come
aiuto, una verifica dell'impegno e del lavoro dei confratelli.
L'ultima parola è ancora: rinnovarsi e rinnovare in vista dell'evangelizzazione.
« La profonda comprensione delle tendenze attuali e delle istanze
del mondo moderno deve far zampillare le nostre sorgenti con rinnovato
vigore e freschezza. Tale impegno è esaltante, in proporzione
delle
difficoltà ».29
28 Cfr ACGS 515.
29 ET 51.
CONCLUSIONE
Don Bosco, un modello e una presenza
Ogni opera di evangelizzazione si costruisce attraverso un incontro, «mediante il quale la coscienza personale (...} è raggiunta e toccata da una parola del tutto straordinaria ». I
162 Don Bosco fu scelto da Dio per incontrare i giovani più
bisognosi. Dio gli diede un'umanità particolarmente adatta a
questo scopo e con i doni della grazia la rese ancor più capace
di annunciare e trasmettere ad essi la sua vita.
Paolo VI lo descrive come una «sintesi mirabile di attitudini
e di capacità umane e di doni soprannaturali, genio riconosciuto
della moderna pedagogia e catechesi, ma, più ancora, genio della
santità n.2
163 Noi Salesiani siamo chiamati a partecipare al suo progetto apostolico.
Per questo abbiamo il dono di conoscerlo e siamo spinti ad amarlo come
nostro Padre e Fondatore. Egli non è per noi un semplice ricordo
del passato, ma è una presenza carismatica, viva, operosa e protesa
al futuro.
In lui comprendiamo meglio noi stessi e ritroviamo il vero senso di
appartenenza alla Congregazione, la quale «è nata non da
solo progetto umano, ma per iniziativa di Dio ».3
Egli dà senso unitario anche a tutti e singoli gli elementi della
nostra vita salesiana: dalla vita interiore alla coesione fraterna,
alla corresponsabilità, alle programmazioni apostoliche.
164 Da queste profonde radici è nato, ci sembra, anche questo
documento e il suo messaggio.
La Chiesa, Don Bosco e i giovani ci chiamano a essere evangelizzatori
con stile salesiano:
- essere salesiani per essere evangelizzatori; -- essere evangelizzatori
per essere salesiani;
incontrare i giovani nella realtà della loro persona e della
loro
'condizione', oggi;
I EN 46.
2 Discorso del S. Padre ai Capitolari, n. 469.
3 Cost 1.
--- realizzare l'evangelizzazione e farla diventare una risposta concreta
nella vita dei giovani, attraverso il Progetto educativo e pastorale
salesiano, con i suoi contenuti, il suo stile e spirito, le sue vie
nei vari ambienti in cui operiamo.
Questi impegni interpretano il momento storico che attraversiamo e
165 le sue indicazioni.
Li sentiamo interni alla nostra vita e alla nostra vocazione che si
rinnova. Sono importanti e decisivi, e, nella prospettiva dell'evangelizzazione,
rappresentano un approfondimento, e, in un certo senso, una novità
nei confronti del CGS.
A questi impegni Dio ci chiama in Don Bosco e a lui rispondiamo con
letizia salesiana. «Si, con la letizia, perché, (...) la
gioia è un bisogno incoercibile del ragazzo e del giovane, ma
è anche un riflesso della grazia di Dio e della serenità
interiore».4
4 Discorso del S. Padre ai Capitolari, n. 474.