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Cagliero11 e Intenzione Missionaria Salesiana, Gennaio 2025

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Cari Amici,

L’essere umano – a differenze delle altre specie –ha bisogno di un bel po’ di tempo per crescere e assumere la vita nelle proprie mani. Non solo si nutre con il latte materno, ma ha anche bisogno della linfa che proviene della cura dei più cari così come dall’ambiente in cui vive. Ognuno di noi prende forma dalla famiglia e dalla società. Mangiamo del pane del nostro focolare e, allo stesso tempo e con uguale importanza, del cibo che ci proporziona la cultura dove vediamo la luce di questo mondo per la prima volta. Questo processo di crescita progressiva è l’educazione. Educare e educarsi sono un diritto umano. La Chiesa sin dai primi tempi si ritiene “Mater et Magistra” e perciò contribuisce decisamente alla crescita dell’umanità offrendo il con-tributo che viene dal Vangelo. Non è sbagliato, né tanto meno pretesa di addottrinamento, dire che l’azione missionaria sia un’azione educativa e che, in tante maniere, contribuisca all’educa-zione dei popoli in cui annuncia la Buona Novella.

Don Oscar Emilio
Lozano Ríos SDB
Docente della Facoltà di Scienze della Educazione, UPS, Roma

Cagliero11 e l’anno giubilare 2025  

L’anno 2025, in cui entreremo tra pochi giorni, sarà l’anno del Capitolo Generale XXIX ma anche un anno di anniversari. Oltre al Giubileo indetto da Papa Francesco, noi, come Salesiani e Famiglia Salesiana, stiamo ricordando tre grandi anniversari: 200 anni dal sogno di Giovannino Bosco all'età di nove anni, 150 anni dalla prima spedizione missionaria salesiana in Argentina e 150 anni dall'apertura della prima casa salesiana fuori dall’Italia, a Nizza, in Francia. Tutti e tre questi anniversari hanno un forte carattere missionario: in queste poche righe vogliamo soffermarci sull'anniversario della prima spedizione missionaria. Questo anniversario è molto “personale” perché è il frutto della vocazione missionaria e del lavoro di migliaia di salesiani concreti. Dice il nostro Vicario don Stefano Martoglio: “Questo anniversario missionario ha il volto di tutti coloro che son partiti in questi 150 anni, per portare la fede in Dio e la missione salesiana nell’educazione. La fedeltà di Dio ci assicura che questo non è il passato, ma la condizione permanente della nostra congregazione.”

Lo slogan scelto per quest’occasione ci mostra ciò che vogliamo sottolineare nel momento in cui commemoriamo questo straordinario patrimonio di 150 anni: ringraziare, ripensare, rilanciare.

RINGRAZIARE: ringraziamo Dio per il dono della vocazione missionaria che permette oggi ai figli di Don Bosco e alla sua Famiglia di raggiungere i giovani poveri e abbandonati in 137 paesi.

RIPENSARE: è un’occasione propizia per ripensare e sviluppare una visione rinnovata delle missioni salesiane alla luce delle nuove sfide e delle nuove prospettive che hanno portato a nuove riflessioni misologiche.

RILANCIARE: non abbiamo solo una storia gloriosa da ricordare e di cui essere grati, ma anche una grande storia ancora da realizzare! Guardiamo al futuro con zelo missionario ed entusiasmo rinnovato per raggiungere un numero ancora maggiore di giovani poveri e abbandonati.

Inoltre, quest'anno il Cagliero11 vuole concentrarsi maggiormente sull'anniversario missionario e sulle sue tre parole chiave. In particolare, le intenzioni missionarie di ogni mese si concentreranno non su paesi specifici, ma su alcuni gruppi di persone o movimenti all'interno della nostra Famiglia Salesiana. In questo primo mese del 2025 vogliamo ringraziare. Ringrazieremo in particolare per l'educazione e l’istruzione e pregheremo per i delegati per la Pastorale Giovanile.

Buon anno giubilare, buon anno missionario!

Don Pavel Ženíšek SDB e Marco Fulgaro,
membri del Settore per le Missioni

LA FORMAZIONE INTEGRALE DELL’UOMO – LA MAGGIORE PREOCCUPAZIONE DEI PRIMI MISSIONARI NEL CONGO

Caro don Jerry, in che misura ti senti influenzato nel tuo percorso vocazionale dal lavoro dei missionari salesiani in Congo?

Se guardiamo alla storia della Chiesa in Congo, possiamo vedere che il cristianesimo di questa regione, pur essendo certamente un dono di Dio, è soprattutto il frutto dell'impegno pastorale dei primi missionari. La mia vocazione è sbocciata grazie alla vicinanza, al contatto e al sostegno dei missionari che abbiamo avuto la fortuna di incontrare a Pointe-Noire, in Congo Brazzaville. Sia nei gruppi di fede che nel mio impegno di animatore di centri giovanili e di sacerdote salesiano oggi, direi che sono il frutto della formazione e dell'accompagnamento dei missionari. Sta a me essere un buon esempio per gli altri giovani di oggi.

Qual è stato il più grande contributo dei primi missionari all'educazione e alla formazione della popolazione del Congo?

Che si tratti della Repubblica Democratica del Congo o del Congo Brazzaville, che compongono la nostra Visitatoria, il contributo più grande dei primi missionari per me è la preoccupazione che hanno avuto per la formazione integrale dell'uomo. Già quando sono nate le prime missioni in Congo Brazzaville, ad esempio, non abbiamo potuto fare a meno di osservare lo sviluppo parallelo tra l'aula di catechismo e l'aula scolastica, il tutto accompagnato da un piccolo dispensario. I primi missionari sapevano che evangelizzare ed educare erano due facce della stessa medaglia. Con loro e attraverso il loro impegno, ho imparato che evangelizzazione e umanizzazione sono due sorelle gemelle.

La Visitatoria ACC è attualmente benedetta da tante nuove vocazioni salesiane. Che senso ha far venire da voi nuovi missionari dall'estero?

Sono a mia volta frutto di una formazione culturale diversificata. Infatti, ho avuto la fortuna di studiare e far fiorire la mia vocazione in contesti di multiculturalità. Diverse nazionalità si sono incontrate e hanno arricchito i nostri bei momenti di formazione. Si può quindi dire che, nonostante la crescita delle vocazioni nella mia Visitatoria, accogliere nuovi missionari provenienti dall'estero è una benedizione. Essi arricchiscono la Visitatoria con la loro cultura, la loro formazione, la loro tradizione cristiana e salesiana. Un’Ispettoria che si chiude all'accoglienza dei nuovi missionari stranieri chiude la porta alla grazia e forse anche allo spirito del nostro fondatore. Cosa sarebbe la nostra congregazione oggi senza queste prime spedizioni missionarie? Sono convinto, da parte mia, che l'uniformità impoverisca il carisma mentre la diversità lo arricchisce.