Il contesto
Alle ore 9 precise della mattina del 8 ottobre 2005, un terremoto massiccio
ha colpito la regione nord-ovest della zona di frontiera del Pakistan,
in un area montuosa ed estesamente inaccessibile ma densamente popolata.
Decine di migliaia sono morti e centinaia di migliaia rimasti senzatetto.
Alcune delle statistiche: 6,000 scuole distrutte, stime ufficiali hanno
valutato a circa 100.000 le persone morte, una generazione di bambini
nel nord del paesesono abbandonati
Prima risposta dei Salesiani
L’11 Ottobre 2005, solo tre giorni dopo il terremoto, una squadra
di Salesiani e i giovani uomini di Quetta e Lahore, le due scuole dei
Salesiani nell'area, sono entrati in azione. Don Miguel, scrivendo da
Islamabad allora disse: "ruberie, saccheggi... ora stanno accadendo
dappertutto. Oltre Islamabad i militari non stanno permettendo aiuto
a meno che non sia scortato da personale militare, a causa appunto dei
banditi. Noi ci muoveremo domani per la città di Sialkot con
l'autobus, un furgone e 2 autocarri. Non possiamo andare più
lontano della città di Murray. Inoltre, le aree colpite sono
escluse da qualsiasi aiuto che non passi attraverso i militari o col
loro permesso. C'è là ora un Centro di Distribuzione con
una ONG ufficiale che arriva nelle aree colpite solamente con il proprio
personale. In fine, siccome la distribuzione è visionata dalle
Suore, noi siamo sicuri che i nostri beni arriveranno per la maggior
parte dove c’è bisogno entro poche ore. Ci chiedono di
spedire latte in polvere, olio locale (chiamati ‘lagi’),
vestiti e coperte. C'è pioggia fredda che puntualmente arriva
secondo le previsioni... ". Don Miguel spiegò che aveva
chiesto volontari fra i ragazzi, per aiutare nel lavoro di sgombero
e ricevette 100 risposte immediate. Il comandante Militare diede permesso
per un gruppo speciale, con a capo Don Miguel per operare con 2 istruttori
di saldatura, preparare le logistiche per la squadra di soccorso. La
risposta dell'esercito alla loro richiesta è stata: "100
ragazzi educati presso D.Bosco possono fare qui molto bene”.
La risposta dei Salesiani a lungo termine
Ore 9:00am del 6 ottobre 2006. Pressocché un anno dopo il terribile
terremoto la piccola comunità di Salesiani in Pakistan (a quel
tempo, solo tre uomini) consegnò 68 grandi case a 68 famiglie
numerose (di circa 15 persone ciascuna) per continuare ad aiutare negli
sforzi di ricostruzione. Guardando bene ricordarono che le persone che
ballavano gioiosamente attorno erano le stesse che un giorno di un anno
prima erano state colpite e avevano perso tutto ciò che avevano
(qualunque cosa anche piccola). Sempre aiutati dai giovani dei due Centri
di DB in Pakistan, i tre Salesiani, due da Quetta (Don Pietro Zago,
Don Julio Palmieri) e uno da Lahore (Don Miguel Ruiz), assistettero
una comunità di più di 2.000 persone nelle montagne sopra
di 7.000 piedi, per superare l’inverno con cibo e vestiti, utensili
da cucina, medicine ed anche una semplice scuola. Ora loro hanno anche
case con una toeletta, una cucina, una veranda e 2 grandi stanze, ognuno
con un camino. Le case sono di fango spesso e muri di pietra, secondo
il costume locale e soffitto duplice che si comporta da isolatore in
inverno. Il Progetto ha avuto successo (è in vero uno dei pochi
nell'intera area devastata) che loro cominciarono a progettare un altro
blocco di 132 case per completare l’edilizia per circa 3.000 persone
per il prossimo inverno più la costruzione in zona di una grande
scuola.
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