Una casa di preghiera come 'icona' del 'primato della religione' nel sistema preventivo di Don Bosco e dell’accoglienza in stile 'oratoriano'. Un centro di formazione permanente per la FS
Questa Casa di Preghiera e di Spiritualità rappresenta, al di là dei suoi limiti, un piccolo segno,un’ icona di una rinnovata attenzione della congregazione nei confronti della vita spirituale delle comunità e della valorizzazione delle fonti del carisma di San Giovanni Bosco (dal PEPS di CasaTabor).
UN DITO PUNTATO VERSO IL CIELO
È necessario arrampicarsi un po’ sulle pendici dell’Etna per raggiungere questa casa di Don Bosco; ma la fatica di salire in alto è subito premiata da un panorama straordinario, dove anche i colori cantano la gloria di Dio: l’azzurro del cielo, la nera terra vulcanica, il bianco della neve e poi il mare, il verde degli alberi e dell’erba, il giallo delle ginestre. Non è forse così anche nella vita spirituale? Quanta fatica per salire in alto, ma poi…
Già nel 1986 i salesiani di Sicilia, riuniti in Capitolo, avevano espresso il desiderio di realizzare un centro di spiritualità, una struttura semplice dove i giovani potessero essere accolti in modo familiare. Ma i tempi di Dio sono diversi dai nostri. Così solo otto anni fa, con l’auspicio dell’inizio del nuovo millennio, si è potuto rendere concreto questo progetto.
Attorno ai salesiani si è stretto un nutrito gruppo di laici che hanno condiviso, fin dall’inizio, l’esperienza dell’accoglienza e l’animazione delle attività spirituali e delle iniziative pastorali a favore dei giovani del MGS, degli SDB e della famiglia salesiana, del territorio.
UNA MISURA ALTA
Fin dal suo inizio la casa ha offerto ai giovani e ai giovani-adulti ampi spazi di spiritualità. Per le sue particolari caratteristiche, CasaTabor si presta non solo all’accoglienza, ma soprattutto alla condivisione, e propone in modo semplice e chiaro un modo di intendere la preghiera così come la viveva e la comunicava Don Bosco. Questo perché una vera azione pastorale deve mirare a plasmare uomini e donne spirituali, introduce i giovani a vivere una grande amicizia con Dio, un rapporto fraterno con gli altri, e una relazione serena e matura con se stessi.
E per essere uomini e donne spirituali secondo il carisma di Don Bosco, occorre riscoprire la dimensione della preghiera e del silenzio proprio all’‘interno della stessa spiritualità salesiana, così come ha sottolineato Don Chavez indicando alla nostra congregazione il compito di un fecondo e indispensabile Ritorno a Don Bosco.
Destinatari di quest’opera, dunque, sono i giovani delle nostre opere, le giovani famiglie e le diverse componenti della famiglia salesiana, i confratelli, le consorelle che cercano un’oasi di raccoglimento e di preghiera. Per loro abbiamo organizzato, in questi anni, diversi corsi di esercizi spirituali “personalmente guidati”. Per favorire questo particolare «clima», vengono accolti più volentieri i piccoli gruppi, o anche singoli che chiedono il servizio di un accompagnamento spirituale.
PICCOLI SEMI DI LUCE
La comunità è attualmente composta da quattro sacerdoti salesiani, da un giovane studente di teologia che svolge anche il ruolo di animatore liturgico e da un prenovizio; oltre all’accoglienza e alla animazione dei gruppi, i confratelli sono impegnati nell’insegnamento della teologia, nell’attività pastorale in una parrocchia a noi affidata, nell’animazione vocazionale dell’ispettoria.
All’inizio di quest’anno, il consiglio della comunità, che è composto da salesiani, da laici, da cooperatori e anche da una FMA, ha varato una serie di iniziative significative nel campo della formazione; tra le altre abbiamo organizzato ad aprile un convegno sul tema della qualità della vita particolarmente rivolto ai confratelli e alle consorelle della terza età, e un convegno nazionale dal tema Don Giuseppe Cafasso. Il direttore spirituale di Don Bosco, a cui hanno partecipato SDB, FMA, VDB, cooperatori ed exallievi provenienti da varie regioni dell’Italia e dall’estero.
I ritiri spirituali per giovani coppie di sposi, gli incontri per i fidanzati e la catechesi di prima comunione, portata avanti con una formula particolarmente efficace che coinvolge i genitori dei ragazzi nella catechesi stessa, rappresentano le principali iniziative di pastorale familiare.
Le équipes che curano questi incontri sono sempre formate da salesiani e laici. Si lavora in sintonia, con grande senso di corresponsabilità, scoprendo con gioia, tappa dopo tappa, la bellezza di lavorare insieme per il bene dei giovani. Alcuni giovani vengono aiutati nel discernimento vocazionale con l’accompagnamento semplice della comunità, in tutti i mesi dell’anno.
CON CUORE ORATORIANO
Don Bosco voleva che nei suoi ambienti ciascuno si sentisse «a casa sua». «La casa salesiana - affermano le costituzioni - diventa una famiglia quando l’affetto è ricambiato e tutti, confratelli e giovani, si sentono accolti e responsabili del bene comune» (CC 16).
Casa Tabor porta questo nome proprio perché vuole essere, innanzitutto, casa che accoglie.
Nino, che lo scorso anno ha accompagnato, come catechista, sua figlia al primo incontro con Gesù Eucaristia, così sintetizza le caratteristiche di questa esperienza:
«Casa Tabor è: oasi di pace che alimenta lo spirito, riconcilia l’anima e riempie di speranza, facendoti sperimentare che è possibile vivere in comunità e in comunione con Dio, nonostante i limiti, gli affanni, le preoccupazioni quotidiane; riscoprendo che Dio ci ama e non ci abbandona mai; luogo di condivisione e comunione con i fratelli salesiani che sono amici, ma soprattutto compagni di viaggio che Dio ci ha fatto incontrare per farci respirare insieme l’aria del quotidiano, il clima della famiglia salesiana che alimenta i nostri sogni;profezia nell’indicare una strada per un cammino comune che vede insieme famiglie, laici, SDB e FMA uniti dall’opzione per Cristo e dall’amore per Don Bosco e i giovani che Lui ha amato senza limiti, e che noi abbiamo scelto di amare seguendo il suo esempio e l’eredità che ci ha lasciato».
CON UNA CONCRETA FIDUCIA NELLA PROVVIDENZA
CasaTabor fin dall’inizio è stata sostenuta dalle generose offerte di benefattori; ai gruppi e ai singoli ospiti, infatti, non viene chiesto alcun contributo economico. Quanti lo desiderano, comunque, possono partecipare alle spese di vitto e di alloggio o fare un’offerta per i bisogni della casa, ma il loro contributo rimane libero e segreto. Sulla piccola cassetta delle offerte, che si trova nel soggiorno di Casa Tabor, si trova scritto questo messaggio:
“Puoi deporre in questa cassetta la tua offerta se desideri che questa comunità continui ad accogliere te, i tuoi amici e tutti coloro che busseranno alla nostra porta.
Ricordati che l’offerta che lasci non è legata alla tua permanenza qui; per questo ci hanno già pensato quelli che sono venuti prima di te. Qui cerchiamo di costruire una piccola catena di amore...
Quanto stai per donare permetterà a qualcun altro, che non conosci e che verrà dopo di te, di vivere qui con noi qualche giorno. Per lui/lei ti chiediamo anche una preghiera.
Accompagna la vita della nostra comunità con il tuo affetto e il tuo ricordo orante. Il Signore Gesù ti assista e ti protegga e faccia risplendere il suo volto su di te”.
ALCUNE TESTIMONIANZE
Le testimonianze vive di alcuni dei nostri collaboratori laici ci aiutano a entrare nello spirito di questa singolare esperienza:
“CasaTabor - testimonia Enzo, papà di quattro figli - negli ultimi anni della mia vita personale, di coppia e familiare è stato realmente il monte della Trasfigurazione. È l’occasione della riflessione, della meditazione, della preghiera, del dialogo, dell’incontro con Dio. È la carezza di Dio nella mia vita”.
“Non è la soluzione a tutti i tuoi problemi - aggiunge Roberto che viene periodicamente da Milano, ormai da più di sette anni - sarebbe semplicistico affermarlo, ma è una fermata tranquilla dove scendere dall’autobus veloce dell’esistenza, dove si vive con regole semplici per chiunque, dove ti accorgi di quanto può essere bello fraternizzare con sconosciuti che col tempo scoprirai diventare amici, oppure dove stare da solo per rincontrare un Amico che credevi lontano ma che portavi dentro di te”.
“Un luogo - aggiunge ancora Gianfranco che insieme alla moglie e a un’altra coppia di sposi anima l’itinerario per i fidanzati - dove grazie ai salesiani ho trovato per me, per mia moglie e per i miei figli Don Bosco e la possibilità di incontrarmi in modo più ‘salesiano’ e vitale con Dio e con Gesù Cristo”
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