PG Zasoby

Cap. V In comunità fraterne e apostoliche (art.49-59)

IL PROGETTO DI VITA

 

PARTE SECONDA CAP.V

 

IL PROGETTO DI VITA DEI SALESIANI DI DON BOSCO

Guida alla lettura delle Costituzioni salesiane

Roma 1986
Editrice S.D.B.
Edizione extra commerciale

Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
Casella Postale 18333
00163 Roma, Bravetta

 

CAPITOLO V

IN COMUNITITÀ FRATERNE E APOSTOLICHE

«La carità non abbia finzioni.... amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda,... siate solidali coi fratelli nelle necessità, premurosi nell´ospitalità... Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri» (Rm 12,9.10.13.16)

L´estensione della citazione porta a meditare su tutto il cap. 12 della Lettera ai Romani, ricchissimo di motivi teologici e pastorali per una sana e intensa vita di comunità. In primo luogo però ricordiamo il contesto più generale dì Rm 12-15: è la grande parenesi paolina piena di imperativi che fanno seguito agli indicativi della grazia evidenziati nei capitoli precedenti della Lettera. È I´«agape» riversata dallo Spirito Santo nel cuore dei redenti (Rm 5) che fonda, ispira e legittima la vita nuova dei cristiani, fra di loro, nei diversi ambiti di vita, di fronte alle autorità politiche (cap. 13). Mai si dimenticheranno le ragioni più che naturali, radicate nella fede, per vivere degnamente le responsabilità etiche di questa fede.
Più specificamente il cap. 12 - ma anche altri passi di Rm 13-15 e, più in là ancora, altri ambiti del NT (Cost 51 cita espressamente Col 3,1213) - inizia con un «leitmotiv» di straordinario valore: vivere le relazioni di carità e di servizio reciproco, con la coscienza e la volontà di dono sacrificale vivente, santo e gradito a Dio (Rm 12,1-2). Da ciò proviene l´intenzione e la forza insieme di non contrapporre, ma mettere in comune i diversi carismi (12,3-8), di vivere in un reciproco amore, amore «senza finzioni», genuino e autentico (v. 9), carico di senso fraterno («philadelphia») che si riflette in affettuosità e stima reciproca (v. 10). II realismo delle situazioni richiede sovente solidarietà verso i fratelli (= i «santi») nel bisogno, in particolare quelli che sono in viaggio apostolico (missionario) e che richiedono quindi un´ospitalità generosa (v. 13) ; ma l´amore vuole condivisione a partire dai sentimenti profondi, con le intuizioni e le finezze dei cuore, assumendosi reciprocamente gioie e dolori e contemporaneamente mortificando impulsi egoistici e orgogliosi (vv. 15-16).
Colpisce sinceramente come i grandi assiomi dell´amore evangelico assumano concretezza e qualità in corrispondenza alle esigenze umane

di ogni convivenza. Gli articoli delle Costituzioni salesiane, al seguito di Don Bosco, esplicitano questo realismo dell´amore cristiano, dove i dettagli non sono insignificanti, dato che nell´amore tutto acquista valore.
«Vivere e lavorare insieme è per noi salesiani... una via sicura per realizzare la nostra vocazione». Il progetto apostolico salesiano è un progetto comunitario: la nostra vita evangelica si sviluppa in una comunità fraterna e la missione apostolica è affidata in primo luogo alla comunità (cf. Cost 2. 3. 24. 44). Questo capitolo V della seconda parte si ferma, in particolare, a descrivere la dimensione comunitaria della nostra vita e della nostra missione.


1. Da Don Bosco a oggi.

La trattazione sulla comunità fraterna e apostolica nelle prime Costituzioni, scritte dal nostro Fondatore, è alquanto ridotta e frammentaria, sebbene l´esperienza di vita comunitaria fosse molto intensa e arricchente.
Nel progetto del 1858 soltanto il primo articolo del cap. II sulla «forma della Congregazione» descrive la comunità fraterna con espressioni che sono scolpite profondamente nel cuore di ogni salesiano e che presentano emblematicamente lo spirito voluto dal Fondatore: «Tutti i congregati tengono vita comune stretti solamente dalla carità fraterna e dai voti semplici che li stringono a formare un cuor solo e un´anima sola per amare e servire Iddio».´ Le implicanze spirituali e operative della comunione fraterna venivano poi illustrate in diverse parti delle Costituzioni (forma della Società, obbedienza, povertà, pratiche di pietà... ).
Ma che la fraternità vissuta nella comunità fosse una delle esigenze essenziali avvertite da Don Bosco nel fondare la sua Società è testimo
1 Costituzioni 1858, 11,1 (cf. F. MOTTO, p. 82)

niato in molti passi dei suoi discorsi e scritti. Si può ricordare, in particolare, la conferenza dell´ 11 marzo 1869, dove Don Bosco, utilizzando l´immagine paolina del «corpo», formato di molte membra coordinate fra loro e subordinate al capo, esalta il valore della fraternità, spiegando che cosa significhi per lui «abitare in unum locum, in unum spiritum, in unum agendi finem».2
Fino al CG XIX la trattazione costituzionale sulla comunità fraterna e apostolica non subì modifiche o variazioni profonde.
Il testo delle Costituzioni rinnovato dal CGS, che coinvolse la partecipazione di tutta la Congregazione, conteneva un intero capitolo dedicato a «La comunità fraterna e apostolica» (art. 50-57). Il lavoro attento di revisione e aggiornamento voluto dal Vaticano II e, soprattutto, gli approfondimenti ecclesiali maturati nello stesso Concilio e la ricomprensione del concetto di comunità fraterna, così come la intendeva Don Bosco per i suoi Salesiani, hanno guidato la stesura di questi articoli.
Il CG22, come sappiamo, ha portato a termine la riflessione sulla comunità salesiana, alla luce dell´esperienza della Congregazione e anche delle norme del nuovo Codice di diritto canonico, arricchendo ulteriormente e ordinando la materia.

 

2. Le idee forza espresse nel testo costituzionale.

Per comprendere pienamente e nel suo insieme questo capitolo quinto, è utile avere presenti alcune idee portanti che hanno guidato i Capitoli generali nella sua elaborazione.

a. Rapporto «comunione-comunità»
Il testo costituzionale presenta con chiarezza la vita della comunità fraterna e apostolica nel suo profondo legame con il mistero della «comunione», che nella comunità appunto si manifesta.
Quando diciamo «comunione», pensiamo a quel dono dello Spirito per il quale l´uomo è chiamato ad essere parte della stessa comunione
2 Cf. MB IX, p. 571-576

che lega fra loro il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e gode di trovare dovunque, soprattutto nei credenti in Cristo, dei fratelli con i quali condivide il mistero del suo rapporto con Dio. Per il dono della comunione il cristiano vive nella carità e costruisce quell´unità per cui Gesù ha pregato .3

La comunione, nel suo aspetto più profondo, è una specifica testimonianza che i religiosi devono offrire ai fratelli: «Esperti di comunione, i religiosi sono chiamati ad essere nella Chiesa, comunità ecclesiale, e nel mondo testimoni e artefici di quel progetto di comunione che sta al vertice della storia dell´uomo secondo Dio... Essi divengono comunitariamente segno profetico dell´intima comunione dell´uomo con Dio sommamente amato. Inoltre... si fanno segno di comunione fraterna» .4
La comunione si vive, si manifesta e si trasmette nella «comunità», forma concreta di aggregazione, costruita sulla base di rapporti visibili e stabili, con strutture di mediazione e strumenti che rendono possibile condividere il dono di Dio e parteciparlo nella carità. La vita comune, perciò, si struttura e si sviluppa a partire dal nucleo centrale che è costituito dal «mistero della comunione» e, attraverso le diverse mediazioni visibili della comunità, giunge fino alle modalità concrete di vita, quali, ad esempio, le modalità di coabitazione nella stessa casa.
Gli articoli costituzionali di questo capitolo quinto vogliono illustrare sia la comunione (aspetto trinitario, cristologico, ecclesiologico) sia la comunità formata dai gruppi di confratelli che, a livelli diversi, condividono i valori della vocazione salesiana.
b. Comunione e comunità specificamente salesiane.
Gli articoli della Regola sulla comunità fraterna e apostolica, superando ogni genericismo, vogliono descrivere la specificità salesiana rifacendosi costantemente al pensiero di Don Bosco e alla prassi salesiana e tentando di collocare questa tematica nel quadro dello spirito
a Cf. «Comunione e comunità», Conferenza Episcopale Italiana, Roma 1981, n. 14. Si veda anche la «Relazione finale del Sinodo straordinario deI Vescovi del 1985 (Il, C.1) che presenta in sintesi la dottrina del Concilio sul mistero della «comunione nella Chiesa Cf. «Religiosi e promozione umana«, Congregazione per i Religiosi e gli Istituti secolari, Roma 1980, n. 24

di famiglia proprio della Congregazione. In questa prospettiva la comunione è presentata come un dono dello Spirito elargito ad ogni salesiano con la vocazione; tale dono deve permeare le strutture di convivenza, di informazione, i rapporti interpersonali e le attività apostoliche.

c. Rapporto «persona-comunità».
Il testo costituzionale sviluppa ampiamente il rapporto tra la singola persona e la comunità. Da una parte la comunità salesiana, depositaria del carisma di Don Bosco, è, per sua natura, il luogo dove si può fare un´autentica e profonda esperienza di Dio secondo lo spirito salesiano; d´altra parte nella comunità tale esperienza viene comunicata e condivisa da ciascun confratello.
Infatti, il desiderio di fare questa esperienza spirituale, sostenuto dal clima di gioia e di accoglienza fraterna, è un valido aiuto per «creare un ambiente atto a favorire il progresso spirituale di ciascuno»,$
Ogni religioso, accolto e inserito in una comunità, maturerà pienamente come salesiano se, sotto il dinamismo della carità pastorale, crescerà nell´amore di Dio e dei fratelli, e si impegnerà a costruire la comunità fraterna in cui vive, con un´offerta totale, coerente e fedele di sé. In quest´ottica anche i confratelli anziani e ammalati sono attori di primo piano nel mutuo scambio di beni spirituali, affettivi e materiali tra la comunità e i singoli fratelli.

d. Significato delle strutture comunitarie.
Nel quadro della vita della comunità religiosa salesiana acquistano il loro autentico significato le diverse strutture comunitarie di comunicazione, di formazione, di servizio, di governo...
Le strutture hanno fondamentalmente una duplice finalità che deve essere perseguita interamente: mirano inanzitutto alla maturazione religiosa armonica e completa dei singoli confratelli; nello stesso tempo devono animare la missione apostolica affidata alla comunità.
Vista riduttivamente soltanto sotto l´aspetto giuridico o funzionale,
´ ET, 39; cf. pure «Religiosi e promozione umana», n. 15

la comunità può sembrare una struttura finalizzata ad un´opera; ma, se viene osservata nel suo aspetto misterico, supera il livello puramente funzionale o strumentale e diventa una «famiglia unita nel nome del Signore».ó Una tale famiglia, già per il fatto di esistere, è segno della presenza del Signore risorto, sorgente permanente di comunione nello Spirito per l´intero popolo di Dio.
Ogni struttura in Congregazione si giustifica nella misura in cui è portatrice. di amore salvifico. Il singolo confratello e la comunità, utilizzando tutte le strutture, divengono forze di salvezza; perciò le singole persone e la comunità in quanto tale, ricolme della carità di Cristo Pastore, da salvate diventano salvatrici, realizzando lo slogan di Don Bosco: «salve, salvando salvati!».


3. Il piano del capitolo.

Uno sguardo d´insieme alla trattazione sulla comunità fraterna permette di cogliere rapidamente le idee centrali sviluppate e il nesso che le collega tra loro.

A. Valori e vincoli della comunione:
art 49: Valore della vita in comunità
art 50: I vincoli dell´unità

B. Rapporti interpersonali tra i membri della comunità:
art 51: I rapporti di fraterna amicizia
ari 52: Il confratello nella comunità
ari 53: I confratelli anziani e ammalati
art 54: La morte del confratello
ari 55: Il direttore nella comunità

C. Comunità solidale e aperta:
ari 56: Comunità accogliente
ari 57: Comunità aperta
6 PC, 15

art 58: Comunità ispettoriale
art 59: Comunità mondiale
Dopo aver affermato nei primi due articoli i valori e i vincoli che identificano nella sua essenza ogni comunità salesiana (cf. A), vengono ampiamente presentati in cinque articoli i fondamentali rapporti interpersonali (cf. B) che, partendo dal primato della persona, traducono in termini di esperienza, di impegno e di stile comunitario il carisma e lo spirito salesiano. Solo dopo questa trattazione sugli aspetti interpersonali nella comunità, in altri quattro articoli si precisano alcuni aspetti più direttamente strutturali in riferimento all´ospitalità, all´inserimento nell´ambiente e nella Chiesa, al collegamento tra le comunità dell´Ispettoria. Vien quindi presentata la comunità mondiale, in quanto comunità fraterna e apostolica.
Schematicamente quindi la trattazione si snoda dalla descrizione della comunità vista nel suo mistero di comunione, ai rapporti interpersonali in cui tale mistero diviene fatto vissuto e operante nella persona di ogni salesiano e, infine, alle strutture che incarnano e rendono visibile tale comunione salesiana.

ART. 49 VALORE DELLA VITA IN COMUNITÀ
Vivere e lavorare insieme è per noi salesiani una esigenza fondamentale e una via sicura per realizzare la nostra vocazione.
Per questo ci riuniamo in comunità,´ nelle quali ci amiamo fino a condividere tutto in spirito di famiglia e costruiamo la comunione delle persone.
Nella comunità si riflette il mistero della Trinità; in essa troviamo una risposta alle aspirazioni profonde del cuore e diventiamo per i giovani segni di amore e di unità.
´ Cf. CIC, cali. 601
Vivere e lavorare insieme, esigenza fondamentale della nostra vocazione.
Il primo capoverso dell´articolo si collega direttamente con la precedente trattazione sulla missione e con l´intero progetto apostolico salesiano. Un´affermazione fondamentale apre il testo: i Salesiani formano una Congregazione i cui membri sentono l´intima esigenza della comunione di vita e di azione: «Vivere e lavorare insieme è per noi salesiani un´esigenza fondamentale e una via sicura per realizzare la nostra vocazione». È un´opzione esplicita che qualifica la nostra professione religiosa.
Ciò significa che la vocazione salesiana non è concepibile senza la comunione concretizzata nella vita comune tra i soci. Il legame comunitario tra i soci è costitutivo del loro vivere e del loro operare da Salesiani.
Le ragioni di fondo di questa affermazione sono facilmente individuabili: in quanto battezzati l´esigenza della vita fraterna nasce dal fatto di essere membra del Corpo di Cristo, figli dello stesso Padre; come religiosi, sentiamo di dover vivere in modo significativo la fraternità nei suoi aspetti radicali; ma qui è soprattutto in quanto Salesiani che avvertiamo di essere chiamati a formare una vera famiglia, praticando la carità in modo tangibile e rendendone partecipi i giovani.

il testo dell´art. 49 riecheggia chiaramente quanto le Costituzioni hanno già precedentemente dichiarato nell´art. 2 («Noi Salesiani di Don

Bosco formiamo una comunità di battezzati che intendono realizzare il progetto apostolico del Fondatore») e, soprattutto, nell´art. 3 («La missione apostolica, la comunità fraterna e la pratica dei consigli evangelici sono gli elementi inseparabili della nostra conscrazione...»). La visione comunitaria dà pieno significato all´impegno personale del salesiano che «...come membro responsabile, mette se stesso e i propri doni al servizio della vita e dell´azione comune» (Cost 22; cf. pure Cost 44-45).
Se la missione è affidata inanzitutto alla comunità (cf. Cost 44), il singolo salesiano deve percepire come «esigenza fondamentale» della sua vocazione l´apertura alla comunità e la volontà costante di mettere a disposizione, per la missione comune, i suoi doni di natura e di grazia. I nostri compiti complessi, di natura educativa e pastorale, richiedono delle «équipes» molto unite, animate da una carità vissuta.
Tale dinamismo di carità, che fa gravitare l´io verso la comunità fino a superare la barriera di ogni egoismo per mettere tutto in comune, è «via sicura per realizzare la propria vocazione» e garanzia di riuscita per la santità personale e per l´efficienza apostolica.

«Costruiamo la comunione delle persone».

L´articolo prosegue, nel secondo capoverso, spiegando nel suo senso più intimo la comunione che ci lega. I nostri rapporti di lavoro apostolico non sono del tipo «professionale», puramente funzionale («Tu sei l´incaricato dello sport, io della liturgia»), e neppure di tipo esclusivamente gerarchico («Tu sei il direttore, io un confratello senza titolo; tu sei il parroco, io sono un viceparroco»). I nostri rapporti sono anzitutto «fraterni»: al di là della carica e della funzione, vedo nell´altro un fratello, quel fratello che ha la sua vocazione unica, e anch´io sono visto nella stessa maniera: «Ci amiamo fino a condividere tutto».
È questo amore fraterno che fonda la nostra vita di comunità: Don Bosco, con semplicità, parlava di «spirito di famiglia». Come in una famiglia vera, mentre condividiamo tutto, noi realizziamo l´incontro e la comunione delle persone, fondati su uno scambio di carità: è questa la «vera» comunità! L´art. 16 già indicava con chiarezza tale prospettiva, presentandola come una delle note dello spirito salesiano; l´art. 51 fornirà ulteriori precisazioni.

Sottolineiamo l´espressione: «costruiamo la comunione delle persone». Nell´introdurre il capitolo si è accennato che la comunione è la meta cui tende la vita di comunità. Qui si riprende il concetto, e, superando in certo modo l´idea della sola «vita comune» (pur indispensabile), si afferma che la comunione riguarda le persone, che si sentono accolte, valorizzate, amate. Tale comunione ha la sua radice in Dio (siamo «uno» nel Signore Gesù e nel suo Spirito), ma ha bisogno della collaborazione di ciascuno: essa non è mai realizzata automaticamente, anche nelle condizioni più favorevoli, ma è frutto di uno sforzo continuo di tutti i membri della comunità, ciascuno dei quali deve portare la sua pietra quotidiana a questa costruzione mai ultimata.


«Nella comunità si riflette il mistero della Trinità».

L´ultimo capoverso vuole esprimere in sintesi la grandezza di una comunità che tende coraggiosamente alla comunione nell´amore. Questa comunione si manifesta in una triplice direzione: in rapporto a Dio, nei riguardi dei membri della comunità e nelle relazioni con i destinatari della missione.
11 valore più alto della comunione fraterna è senza dubbio quello di fare della comunità un riflesso del mistero stessa del Dio vivente. Infatti, che cos´è la Trinità, se non una totale ed infinita comunione di amore? Essa è l´incontro perfetto di tre Persone assolutamente originali ed essenzialmente relazionate fra loro nel condividere le ricchezze dell´unica natura divina.
Frutto del disegno d´amore della-Trinità, la Chiesa è il popolo dei fedeli «adunato nell´unità dei Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».´ Come la Chiesa e nella Chiesa, l´autentica comunità salesiana par tecipa del mistero trinitario, realizzando il voto supremo di Gesù: «Pa dre, siano una cosa sola, come Tu sei in me e io in Te» (Gv 17, 21-23). Tale è l´origine e il destino della nostra comunità. Specchiandosi nella Trinità, il salesiano comprende meglio perché il «vivere e lavorare in-
LO, 4; cf. anche