PROGETTO EUROPA
Risposte alle domande del questionario
1. Quali sono gli aspetti positive e i risultati che sono stati raggiunti con il Progetto Europa?
ASPETTI POSITIVI
Il progetto Europa è stato e costituisce un’occasione in ispettoria per
- rivitalizzare il carisma e la missione, la pedagogia di don Bosco, le comunità locali e ispettoriali [8]
- stimolare la propria vocazione a rivisitare e vivere il progetto di vita personale, a lavorare in comunione e unità d’intenti [2]
- far crescere la sensibilità verso la conversione pastorale e potenziare le attività pastorali [3]
- promuovere un rinnovamento/ristrutturazione/ridimensionamento delle opere [2]
- promuovere e sperimentare la solidarietà mondiale con scambi reciproci, dono di missionari giovani e generosi che hanno portato energia e novità, scambio di esperienze [5]
- coscientizzare i confratelli attraverso specifici incontri; suscitare nei confratelli interesse verso le altre ispettorie e la realtà europea, responsabilizzarli verso la Congregazione, sollecitarli ad allargare il proprio orizzonte [4]
- scoprire che salesiani, collaboratori, volontari e Famiglia salesiana sono fonte di risorse [1]
- concentrare il lavoro su alcune priorità: cura delle vocazioni, qualità della vita fraterna, formazione professionale e oratorio - centro giovanile [1]
- avere una visione di insieme in seguito alla ristrutturazione dell’ispettorie, favorendo un piano di ridisegno delle presenze e un maggior scambio di culture [2]
RISULTATI
Risultati parziali
- solo pochi confratelli dell’ispettoria si stanno muovendo [1]
- durante il capitolo ispettoriale poco tempo è stato dedicato all’argomento [1]
- non basta la riflessione personale [1]
- ci sono resistenze verso la parola “missionario“ [1]
- alcune esperienze positive danno una certa carica [1]
- non ci sono sufficienti informazioni e risorse per poter valutare con più oggettività i risultati del PE [1]
- non c’è un inserimento diretto dell’Ispettoria nel progetto, in quanto si lavora essenzialmente con i propri connazionali, coprendo con le proprie forze le presenze educativo pastorali in atto [1]
Risultati positivi
- il condividere personale, i “missionari” è considerata un’esperienza positiva che permette di: accogliere e stimare i confratelli “missionari del PE”; sperimentare a livello locale e ispettoriale una ventata di vivacità, vitalità, novità, freschezza, giovinezza; percepire la solidarietà mondiale; sperimentare un arricchimento per l’apporto di culture diverse; apprezzare la presenza di salesiani giovani, alcuni con notevoli capacità; sperimentare un ampliamento del proprio modo di vedere, pensare e valutare le cose; realizzare uno scambio d‘idee, valori e stili assistendo ad una rivitalizzazione della fede cristiana e del carisma salesiano in terra europea; accrescere la sinergia tra SDB nei ministeri locali; aprirsi a nuove frontiere istituendo nuove presenze salesiane; essere riconoscenti verso la Congregazione che pensa al suo futuro in Europa, senza lasciarsi vincere dall’invecchiamento e dalla diminuzione numerica; avere maggiore interesse verso gli immigranti, valorizzando così la pastorale degli emigranti in Europa; motivare il processo di ridisegno delle presenze SDB [12]
- l’arrivo di missionari, per lo più giovani, ha aumentato il numero dei confratelli garantendo la sopravvivenza e la sostenibilità dell'ispettoria, ha portato un nuovo stile, un nuovo modo di pensare e nuovo dinamismo nell’intera Famiglia salesiana; ha accresciuto il significato della presenza salesiana, permettendo alle nostre opere di avere un profilo più chiaramente visibile nella scuola, nell'animazione giovanile, nei social media, ecc. [3]
- si vede che nei giovani cresce una maggiore sensibilità e apertura verso i valori spirituali ed evangelici [1]
- c’è il chiaro desiderio di rendere internazionali le comunità di particolari luoghi salesiani: Casa generalizia, Gerusalemme, UPS, Valdocco, Vaticano con l'invio di personale [2]
- ci sono da una parte l'apertura verso una nuova mentalità interculturale all'interno della “vecchia” Europa, dall'altro l’avvio di esperienze di comunità multietniche [2]
- c'è il desiderio di sviluppare un percorso analogo a quello in atto in Italia e in altri Paesi europei, nonostante le resistenze e le fatiche del caso, anche dal punto di vista educativo pastorale e salesiano operando come Congregazione salesiana» [1]
- sono state attivate iniziative di formazione permanente: incontri formativi periodici per direttori delle comunità, direttori dei centri giovanili, parroci; incontri formativi e d’istruzione dei sacerdoti giovani; seminari formativi per tutti i salesiani; corsi di formazione e istruzioni per laici dei centri giovanili [1]
- è accresciuta la coscienza che è importante la comunità con il reinserimento di alcuni che vivevano da soli, ridotto il numero delle comunità, "vivere e lavorare insieme", partecipare alle iniziative regionali [1]
- per due volte è stato presentato il PE alle comunità con la raccolta dei risultati di studio e della riflessione personale e comunitaria [1]
Risultati specifici
- a livello di formazione iniziale:
- noviziato come pure post-noviziato comuni a varie ispettorie;
- studio della teologia in comunità internazionali di Torino-Crocetta e Roma-UPS [3]
- studio delle lingue da parte dei confratelli giovani [2]
- tirocinio per un anno in paesi diversi dal proprio [2]
- interesse e sensibilità per il PE e per l’interculturalità [2]
- a livello di pastorale giovanile
per rinnovare le opere e la pastorale si sono attivati o si stanno attivando nuovi approcci:
- comunità che lavorano tra e con gli zingari e rinnovamento della stessa pastorale tra gli zingari con progetti ad hoc
- in Germania 5 Missioni Cattoliche Croate
- radicamento del carisma in Albania e Kosovo
- rivitalizzazione della comunità di Zurigo
- cura di tre presenze in Romania e Moldavia: con 13 confratelli (8 italiani, 4 rumeni, 1 polacco) a carico dell’Ispettoria e l'invio durante l'estate sia di gruppi di giovani animatori volontari sia di confratelli in formazione per l’apprendimento della lingua e della cultura; accoglienza di studenti presso l'università IUSVE di Mestre
- “Progetto Cagliero”: preparazione, invio, accompagnamento, verifica dei giovani volontari in 12 paesi del mondo
- soggiorni di interscambio giovanile in Europa: campeggi internazionali e corsi nella rete internazionale salesiana “Don Bosco Youth Net”; campeggi ceco-inglesi
- corsi per adulti e giovani di evangelizzazione primaria in vari luoghi della provincia orientati al grande pubblico
- partecipazione e collaborazione al MGS Europa
- scambio di volontari tramite programma EVS
- apertura di un self catering ostello per la gioventù locale e l'immigrato illegale
- iniziative per la Famiglia salesiana: corso di spiritualità salesiana, Lectio divina mensile, un simposio salesiano
- coinvolgimento della FS e giovani nel lavoro educativo;
- maggiore disponibilità ad avvicinarsi, costruire reti, sviluppare insieme dei progetti, imparare uno dall’altro, offrirsi reciproci aiuti in risorse umane e sussidi finanziari;
- servizi di consulenza per persone in difficoltà, giovani e famiglie
2. Quali erano le sfide nella realizzazione del progetto?
A livello personale
- il messaggio del PE non ha raggiunto molti confratelli
- si pensa che il PE riguardi gli altri; c’è in alcuni confratelli incredulità di fronte alle iniziative del PE: “che senso ha rianimare il cadavere” o “dobbiamo morire”; assenza di una chiara visione di futuro per gli SDB e per l’opera di Don Bosco in Europa; [4]
- resistenze a causa dell’età, perché ci sono rarissimi spostamenti, per l’incapacità di agire in nuovi contesti pastorali e a cogliere oltre che rispondere alle nuove esigenze e povertà; il persistere talora di una mentalità “totalitaria e comunista” che porta ad accentuare il proprio apostolato e l’indipendenza dalla comunità; l’incapacità di guardare le cose con gli occhi della Congregazione, preferendo uno sguardo pastorale nazionalistico, privilegiando esclusivamente il lavoro entro i confini nazionali, creando incomprensione dei problemi che attraversano le altre ispettorie sia a livello vocazionale che di gestione delle opere; pigrizia spirituale, incapacità di vincere le abitudini e le comodità nell’affrontare il processo di rivitalizzazione endogena oppure mancanza di coraggio nell’offrire se stessi per un’esperienza missionaria nell’ambito PE; mancanza di flessibilità, creatività e impegno per il nuovo che avanza; errata interpretazione del PE, visto come solo come condivisione di personale [9]
- difficoltà da parte di confratelli e laici a inculturarsi per ripartire in modo nuovo, da prospettive diverse
- mancata partecipazione agli incontri internazionali e scarso interesse perché non si conoscono altre lingue oltre quella nazionale
- parecchi confratelli non si vedono in un altro tipo di lavoro se non quello parrocchiale; confratelli anziani, dopo una vita da indipendenti, trovano molta difficoltà a inserirsi nella vita e nel lavoro comunitario
A livello di comunità, opere, ispettoria
- il PE richiede molta forza per cambiare; non c’è sufficiente coraggio nel realizzare il processo di ristrutturazione [2]
- non è facile cambiare le impostazioni delle attività e delle opere;
- un buon numero di confratelli ha salute precaria
- è la difficile convergenza in ispettoria su “punti prioritari” della vita e dell’azione pastorale;
- la presenza di differenti attese sia nelle ispettorie che ospitano sia nei confratelli missionari che provengono dalle altre ispettorie
- talora vi è grande difficoltà ad accogliere il nuovo che viene proposto: progettazione comunitaria della pastorale, arrivo di confratelli missionari, ecc.
- la mancanza o la limitata quantità di risorse umane, specie nella fascia tra i 30 e 65 anni), e spesso anche di risorse economiche, per reimpostare, alienare, rifondare, attuare idee e visioni d’innovazione [3]
- è difficile per i confratelli considerare le nuove presenze in altre nazione come “opere proprie”, in cui investire confratelli e denaro, supportando la realizzazione di strutture e progetti e privilegiando questo fronte “periferico” rispetto ad altri interni
- non c'è grande entusiasmo nell'accettare confratelli provenienti da ispettorie, dove c’è un numero maggiore di vocazioni
- si assiste alla nascita nel contesto ispettoriale di quattro gruppi distinti (indiani, vietnamiti, giovani confratelli autoctoni e confratelli anziani del luogo), permeati da specifici modi di vedere e pensare, decidere, e soprattutto di relazionarsi e comunicare
A livello dei missionari già operanti
- spesso hanno una diversa coscienza del proprio ruolo
- talvolta sono condizionati dalle differenze culturali; dalle limitate competenze linguistiche; da concezioni diverse di chiesa, vita consacrata e vita comunitaria; dalla diversa formazione di base; da pregiudizi reciproci, ecc. e quindi alcune volte manifestano una mancanza di adattamento o chiusura verso l’ambiente e la cultura che li ospitano [6]
- il paese ospitante nutre diffidenza o paura verso gli stranieri
- è mancata una duplice azione: discernimento in base alle necessità dell‘ispettoria, alle competenze ed abilità del confratello, alla sua idoneità, a criteri di valutazione e scelta e una preparazione dei missionari nella cura delle motivazioni; formazione in base a servizio e ruolo; lingua; nel come svolgere è il processo di inculturazione in diversi campi, come quelli della catechesi ed evangelizzazione, leggi dello stato ospitante; ciò al fine di rendere positiva =eriuscita l’esperienza [3]
- assenza di formatori preparatii per accompagnare i confratelli missionari nella fase iniziale di formazione e durante l’esperienza di servizio missionario
- mancanza di conoscenze offerte all’ispettore a riguardo del missionario giovane: carattere, background, cultura, esperienze formative, tutto quello che può servire per accompagnarlo
A livello di contesto sociale ed ecclesiale
- la disoccupazione presente nella nazione
- residui della mentalità e dell’ideologia comunista
- l’influsso dell’era postmoderna e neoliberale, che spinge la gente a badare a se stessi e a lottare per se stessi
- difficoltà nel trattare con i vescovi, i quali per mancanza di vocazioni difficilmente accettano la nostra intenzione di lasciare parrocchie e di valorizzare la nostra vita comunitaria di religiosi
A livello di Congregazione centrale e periferico
- sono prese poco in considerazione le sfide relative ad uno studio interculturale
- manca un “ufficio europeo” dei salesiani
- chiarire la logica con cui vanno elaborati i progetti da presentare al Rettor maggiore; per esempio su due progetti proposti, uno non è stato approvato
- non sono conosciuti i criteri con cui si giudica la significatività delle opere e non si sa come si è svolta la rivalutazione delle opere nelle ispettorie che hanno chiesto l’aiuto dei missionari
- mancanza di un progetto globale in cui inserire i nuovi confratelli e che tenga conto di alcuni aspetti: dare un'adeguata preparazione al missionario e una destinazione specifica; inserirli in strutture per rigenerare il carisma e quindi non semplicemente supplire la mancanza di personale europeo
- rispetto a progetti del passato, come per esempio il progetto Africa, l’Ispettoria è stata poco coinvolta nel reperire persone e risorse, non le è stato assegnato un paese o un'area geografica ben precisa su cui investire, a cui far riferimento e da cui avere un riscontro concreto
- la socializzazione delle scelte e delle linee progettuali, l’informazioni sul processo operativo e sulle realizzazioni sono state deboli, discontinue e frammentarie, perciò inadeguate per comunità e confratelli; gran parte dei confratelli è rimasta al margine del PE e non è stata neppure raggiunta in modo efficace sul suo graduale impianto e sviluppo
- una mancata diagnosi delle esperienze avviate nei suoi aspetti più problematici: relazioni tra confratelli, intesa educativa pastorale tra confratelli autoctoni e confratelli missionari;è importante trovare persone adatte per questa missione: sembra che i confratelli vietnamiti trovino difficoltà ad affrontare le nuove situazioni (lingua, cultura...) [3], dall’altra che vari di essi hanno espresso il desiderio e la propria disponibilità per recarsi in Slovenia, anche in segno di gratitudine verso la patria d’origine del Servo di Dio D. Andrej Majcen [1]; i confratelli indiani hanno imparato e studiato con molta più facilità la lingua e sono riusciti più in fretta a comunicare
- il piano PE è troppo generico
- mancano procedure coerenti di inserimento dei confratelli nelle opere fuori ispettoria d’origine; mancano dei protocolli che indichino quando l'esperienza missionaria ha bisogno di essere rivista, modificata o terminata e quindi il missionario deve tornarea alla propria ispettoria d’origine [2]
- a volte si è avuta troppo poca cura nell’inculturare i nuovi confratelli: non si tratta solo del problema della lingua, ma anche di superare ragioni storiche, errata stima delle circostanze, pregiudizi; ad es. è rischioso mandare il confratello della nazione X nello stato Y, perché in passato sottomessi o disprezzati, oppure perché cattolici e quindi non tollerate da altre confessioni religiose
- non si condivide il giudizio formulato dal dicastero delle missioni che ritiene la propria ispettoria come non bisognosa di missionari
3. Quali sono le sfide importanti per proseguire il cammino del progetto Europa?
Sfide interne alla Congregazione
A livello personale
- favorire una conversione interiore di tutti
- rendere ognuno cosciente delle proprie fonti spirituali
- riflettere sul progetto di vita come missionario
- uscire dal proprio mondo e guardare con gli occhi della Congregazione
A livello comunitario
- rimettersi in discussione all'interno delle singole comunità, accogliendo la sfida della conversione pastorale e della rivitalizzazione endogena del carisma.
- rafforzare il sentire come comunità
- trasmettere nella comunità le radici e le fonti della propria missione
- approfondire come gestire il rapporto dei missionari giovani con i familiari, rimasti nel paese natio, in occasione di matrimonio di fratelli, la malattia e l’anzianità dei genitori, ecc.
A livello ispettoriale
- creare, sviluppare e rendere stabili sinergie e strategie di collaborazione effettiva con la creazione di reti di risorse, promozione d’incontri e scambi, ecc., tra SDB dei vari Paesi; tra SDB e laici, operatori e membri della Famiglia salesiana, tra giovani per es. inserendoli nei programmi ispettoriali di pastorale giovanile; [7]
- intensificare la pastorale vocazionale locale e creare una cultura vocazionale, anche tra gli immigrati cattolici [7]
- rivitalizzare dal di dentro la nostra presenza salesiana: interrogarsi a quali bisogni odierni vogliamo rispondere; come ristrutturare adeguatamente l’ispettoria o come ricollocare le nostre presenze con comunità salesiane numericamente e qualitativamente significative; come irrobustire i settori significativi della nostra missione nelle comunità esistenti [5]
- andare al di là della buona volontà, mettersi in gioco seriamente per accogliere i confratelli stranieri missionari: preparare e formare le comunità ad accoglierli; realizzare la loro integrazione non solo culturale; inviare confratelli nelle missioni per un certo periodo [4]
- curare la formazione permanente e salesiana dei confratelli, aprirsi e rivitalizzare il carisma locale, magari anche con lo studio delle lingue [3]
- superare la mediocrità nel lavoro educativo pastorale; lasciare strutture e prassi pastorali che ci impediscono di essere più efficaci e riconosciuti nella nostra missione salesiana [2]
- integrare le nuove presenze di missionari affinché diventino parte viva ed efficace delle comunità ispettoriale e locale, perché vivano e testimonino il comune carisma salesiano, arricchendo la comunità con la propria cultura, con la propria sensibilità e creatività [2]
- trovare volontari per i progetti specifici di ciascuna nazione
- ricercare modelli nuovi di presenza tra i giovani.
A livello nazionale e internazionale
- fornire un’istruzione ai responsabili delle ispettorie: ispettori e coordinatori
- valutare il numero dei confratelli in relazione alle opere e ai servizi
- migliorare la scelta dei missionari
- lanciare un nuovo appello per nuovi missionari
- migliorare ed allungare il tempo di preparazione dei missionari: conoscere la lingua e la cultura civile ed ecclesiale del paese in cui ci inserisce fino al livello atteso e richiesto dalla chiesa e dall’ambiente stesso
- riflettere sul progetto di vita come missionario
- sperimentare altre modalità d’attuazione dei progetti
- creare la mentalità missionaria incluso il sostegno delle vocazioni missionarie
- unire le forze e gli intenti di tutti i confratelli europei nella realizzazione del PE
- curare le competenze linguistiche dei confratelli missionari
- superare la scarsa preparazione professionale dei salesiani e dei nostri collaboratori per specifiche aree del nostro lavoro: scuole, presenze educative, ecc.
- progettare “sforzi comuni” per aiutare insieme i giovani in difficoltà
- individuare persone responsabili, competenti, che hanno autorità e il fuoco per il PE
- predisporre una collaborazione vincolante tra le ispettorie che inviano e quelle che ospitano i confratelli
- qualificare i luoghi salesiani di Torino e Colle Don Bosco, rendendoli luoghi dell’identità e dell’unità salesiana
- promuovere l’UPS e altri centri come luoghi di riflessione teologica nello stile salesiano
- identificare e promuovere luoghi fissi e condivisi in Europa che siano simbolici e servono per la formazione, la pastorale giovanile, ecc. in Europa
- favorire la nascita di comunità internazionali
- coordinare e unificare i vari progetti realizzati e da realizzare, attraverso una mappa di centri di servizio a livello educativo e pastorale collegati in rete
- coinvolgere non solo le istituzioni central“ salesiane (RM e Consiglio Generale, Regione, Ispettoria, Direttori) ma anche i confratelli di ogni singola Casa
- curare una formazione iniziale aperta alle missioni, al dialogo interculturale, all’apprendimento delle lingue [3]
- assicurare una buona comunicazione e diffusione delle informazioni riuardanti il PE
- avere una chiara e decisa volontà del Governo della Congregazione per la ristrutturazione delle presenze e delle opere
- avere attenzione che i confratelli missionari del PE non si adattino a vivere come confratelli nelle Ispettorie dove sono inviati: es. rapporto tra educazione ed evangelizzazione.
- far conoscere i criteri della significatività delle opere e realizzare la rivalutazione delle opere nelle ispettorie che hanno chiesto l’aiuto dei missionari
- offrire a tutti i giovani confratelli la possibilità di fare l'esperienza della missione salesiana a livello europeo
Sfide esterne alla Congregazione
- ricerca di risposte comuni e interconnessioni per affrontare i problemi dei giovani: la disoccupazione, la marginalizzazione della gioventù, i minorenni rifugiati, i giovani migranti [4]
- il modello culturalmente dominante in Europa, quello dato dal primato dell'economia e dal secolarismo, dalla scristianizzazione / refrattarietà al messaggio cristiano [3]
- la crisi economica pesante con recessione e la disoccupazione giovanile [2]
- l'irrompere del mondo islamico [2]
- i’identità della vita consacrata salesiana per essere fedeli ai giovani bisognosi e per rendere più leggibile il carisma stesso [2]
- la necessità di costituire una presenza salesiana più efficace all'interno delle istituzioni civili e politiche europee.
- la costruzione dell’Europa come progetto di pace: formazione politica di SDB, collaboratori e giovani; formare “buoni cittadini”
- l’ aiuto da prestare ai cristiani che provengono dalle altre nazioni, negli ultimi mesi dal Medio Oriente
4. Quali passi hanno priorità per continuare il progetto Europa?
Tra i confratelli
- verificare la propria motivazione ed eventualmente cambiarla ed attuare la necessaria conversione nella logica della radicalità evangelica
- accrescere il senso di appartenenza alla comunità e all’ispettoria, evitando di vivere da soli
- sviluppare le relazioni interpersonali
- compiere attività di accompagnamento professionale ed essere disponibili per diventare formatori
- partecipare attivamente a percorsi di formazione permanente
- mantenere entusiasmo, spirito di servizio, la motivazione e chiaro senso della nostra chiamata salesiana e della nostra vocazione consacrata salesiana.
Nelle comunità
- creare un clima sereno e gioioso
- ripartire dalla scelta privilegiata dei più poveri e dalla cura dei luoghi educativi dove si tenta di far dialogare in modo nuovo la fede con la cultura
- interrogarsi se stiamo davvero realizzando gli obiettivi che ci siamo prefissi e a che condizioni continuare e per quanto tempo ancora …
A livello ispettoriale
- coinvolgere il maggior numero di confratelli possibile e favorie lo scambio di personale
- creare una mentalità europea, specialmente attraverso la formazione e la comunicazione
- sviluppare un’agenda per futuri missionari
- fare attenzione ai doni dei confratelli giovani
- entusiasmare, preparare e inserire qualche confratello interessato nel PE
- stabilire chiari accordi per quanto riguarda l’impiego di confratelli in altre ispettorie
- usare le reti esistenti e crearne di nuove, se necessario: Don Bosco Youth Net, iniziative tra ispettorie; la collaborazione tra i diversi soggetti (per esempio: Don Bosco NetWork, Don Bosco YouthNet, MGS Europa, PGS Europa) [2]
- attuare una lettura puntuale delle situazioni per avere una visione d’insieme, compiere scelte oculate e mirate, ridisegnare e risignificare le presenze [3]
- in Italia, una forte preoccupazione sul nostro futuro nel mondo della scuola e della formazione professionale, sottoposta a vincoli economici e ideologici molto onerosi, e il calo delle vocazioni chiedono di selezionare alcune opere su cui investire e chiudere con coraggio presenze valide ma non più sostenibili
- individuare e pianificare progetti che indichino con chiarezza tempi, modi, ecc. nelle singole ispettorie, in cui ai confratelli missionari siano poi affidate la missione e la responsabilità di rivitalizzare il carisma o di espletare i servizi richiesti [2]
- reperire personale adatto, favorendo anzitutto l’animazione vocazionale
- intensificare l’aspetto della evangelizzazione, curando in modo primario gli immigrati cristiani
- responsabilizzare di più le ispettorie perché condividano meglio le notizie che riguardano le iniziative del PE; ristrutturare la rete dei corrispondenti “punti di riferimento”; far crescere l’entusiasmo dei confratelli per il PE attraverso incontri formativi e lettere circolari, accompagnando il PE con la preghiera [2]
A livello nazionale, regionale e centrale della congregazione
- continuare e sviluppare i progetti della formazione e della pastorale in corso
- formare laici e giovani per il PE; coinvolgere anche membri della Famiglia salesiana e giovani cristiani attivi che lavorano all’estero
- sensibilizzare e creare mentalità missionaria attraverso prodotti e uso sistematico di mass-media
- passare dal dire al fare, indicare con chiarezza responsabilità, incarichi, competenze; costituire un “ufficio Europa”, per es. a Torino o a Colle Don Bosco
- creare ed utilizzare un sistema che permetta di far conoscere, studiare e “copiare” le best practices
- sfruttare le nostre strutture salesiane o verificare le possibili collaborazioni per affrontare alcuni problemi come la disoccupazione minorile
- valutare i piani di ridisegno delle ispettorie europee per vedere se esprimono lo sforzo di rivitalizzazione endogena del carisma e la conversione pastorale
- individuare in Europa aree ad alta densità giovanile dove concretizzare progetti specifici e inviare missionari
- attuare una verifica seria e puntuale, sia a livello centrale che ispettoriale, di quanto già realizzato: studiare bene come integrare i salesiani di casa con quelli che arriveranno dall’estero [3]
- ridisegnare il modello organizzativo centrale e periferico del Progetto Europa ridefinendo, ruoli e compiti di persone e organismi
- individuare bene i soggetti del Progetto e come coinvolgere i confratelli attraverso un’adeguata informazione e sensibilizzazione, in modo che si colga che tutti i SDB operanti in Europa, anche se nel proprio Paese, sono implicati nel Progetto
- determinare alcune realizzazioni che, sia dal punto di vista geografico che carismatico (tipo di servizio pastorale, internazionalizzazione della comunità, collaborazione corresponsabile con la Famiglia salesiana…) diventino punto di riferimento e “simbolo” per lo sviluppo, la verifica e la socializzazione del PE [3]
- progettare il cammino di formazione specifica per i missionari del PE, in modo da prepararli ad entrare nelle opere già esistenti nelle ispettorie, fornendo loro quanto serve per il primo annuncio ed essere proattivi nell'evangelizzazione, per comprendere il proprio ruolo, per adattarsi all'ambiente che li riceve [3]
- curare la formazione dei giovani confratelli in vista del PE, promuovendo lo studio della lingua e l'inculturazione; verificare la possibilità di attuare la loro formazione, concentrandoli in uno o due centri internazionali
- promuovere cammini di accompagnamento vocazionale e di aspirantato
- si chiede che il settore per la formazione proponga modalità per usufruire durante le vacanze estive lo studio delle lingue e continui a curare le comunità internazionali di formazione; il Rettor Maggiore con il suo Consiglio riproponga il tema della riorganizzazione e richieda alle singole ispettorie lo studio e il progetto della propria ristrutturazione; i settori per la formazione, le missioni e la comunicazione sociale curino la preparazione di sussidi per la formazione permanente in vista della rivitalizzazione endogena; i Consiglieri regionali incoraggino e seguano le ispettorie nella realizzazione delle iniziative al riguardo
- riflettere su come gestire i confratelli missionari, che si sono formati in loco, nel periodo post-formazione, in particolare quando incontrano le prime grandi difficoltà, sperimentano i primi fallimenti, non vogliono assumere responsabilità o sorge la nostalgia della patria e il desiderio del rientro; come gestire i confratelli che talvolta li incoraggiano a tornare all’ispettoria d’origine; sviluppare un protocollo che comprenda, tra l'altro: il processo di discernimento della vocazione missionaria, specifico per il Progetto Europa delineando il volto del missionario, identificando i criteri per la selezione; assicurare l'invio di informazioni dettagliate, accurate e pertinenti alle province che ricevono; pensare au un eventuale processo di ritorno alla provincia d'origine
- studiare i bisogni di un'Europa in continuo cambiamento, che richiede un'adeguata rievangelizzazione
- vivere il CG27 nel contesto del triplice obiettivo del PE: rilancio, ristrutturazione, invio di giovani confratelli, profondamente motivati e dotati di talenti, competenze e spirito - in nuove presenze
- progettare comunità internazionali collaborando con la Famiglia salesiana per rispondere ad una reale necessità
- studiare il modo di recuperare i volontari al loro ritorno, come pure utilizzare la saggezza e la competenza dei salesiani anziani
5. Hai qualche suggerimento sull’elaborazione del progetto Europa per il sessennio 2014-2020, sulla Commissione per il progetto Europa, …?
A livello ispettoriale
- incoraggiare le ispettorie a tentare vie nuove o modalità nuove di lavoro pastorale e a esplorare modelli nuovi di comunità [2]
- iniziare una sana disciplina riguardo agli spostamenti
- favorire la cura delle vocazioni consacrate salesiane tra gli immigrati cattolici;
- reperire laici preparati fra gli immigrati cristiani e suscitare tra di loro salesiani cooperatori
- attuare una selezione del fronte apostolico
- da una parte far conoscere ai confratelli il poco conosciuto Progetto Europa, i servizi che i salesiani portano avanti nell'intera Europa, le scelte che si compiono [3], dall'altra ravvivare tra tutti i salesiani del mondo l’attenzione al PE, usando nel comunicarlo un linguaggio semplice ed uno stile coinvolgente [2]
A livello di elaborazione, gestione e divulgazione del progetto
- attivare un processo di riflessione per chiarire meglio il concetto di “missionario” e cosa significa “essere missionari in Europa” [2]
- studiare i ragionamenti, i testi e i verbali già esistenti sul tema; mettere in atto i passi stabiliti durante i precedenti incontri, in concreto dal 16-12-2010
- fare una mappatura dei bisogni e delle urgenze; rivedere ed integrare il PE alla luce del CG 27; ampliare la riflessione, lo spirito e il piano del PE per includervi la Famiglia salesiana, i collaboratori laici e i giovani; sviluppare visioni comuni e condividerle con le ispettorie; assumere i progetti, che vengono presentati, proponendo sinergie, scambio di confratelli, investimento di risorse, ecc.; redigere un calendario d’azione con obiettivi concreti da attuare [5]
- stabilire e focalizzare bene i criteri per discernere i futuri missionari per l’Europa [2]
- strutturare il progetto in modo tale che esso sia breve, chiaro e comprenda le cose fattibili, possibili da verificare
- determinare le responsabilità che intercorrono tra i dicasteri, tra dicasteri ed ispettorie, tra le ispettorie, tra le reti e le istituzioni
- far sì che la programmazione del Rettor Maggiore con quella dei Regionali e dei Dicasteri costituisca una traccia prioritaria
A livello generale
- fare rete tra le regioni europee per ricercare le migliori risposte ai bisogni dei giovani d’oggi
- organizzare a livello europeo qualche incontro tra i nuovi direttori
- formare confratelli atti a svolgere il ministero in un ambiente europeo multiculturale e secolarizzato; far studiare ed assimilare il documento-quadro della Pastorale giovanile salesiana affinché i confratelli siano educatori ed evangelizzatori dei giovani, soprattutto i più bisognosi
- predisporre un progetto di “rappresentanza”, per es. nel Foro Europeo per i giovani
- compiere una riflessione condivisa sulla sfida antropologica all’evangelizzazione
- gestire presenze agganciate a una ispettoria madre che ne assicura legami, sostegno, interventi e ricambio di personale
- intervenire sul campo dell’immigrazione perché è un’emergenza che tocca l’intera Europa, durerà a lungo, ha ormai il carattere di ordinarietà; la Congregazione e la Famiglia salesiana per la loro distribuzione geografica, per la consistenza numerica, per la dimensione carismatica che la caratterizza, possono fare molto di più e meglio
- dare ai missionari del PE una solida preparazione di base, con particolare attenzione all'ecclesiologia e alla teologia missionaria-salesiana; dare un'adeguata preparazione linguistica per favorire il loro inserimento; ma anche preparare sia l'ispettoria che dona, come pure l'ispettoria che accoglie [4]
- aumentare gli incontri internazionali tra i giovani confratelli per un scambio reciproco; trovare nuove modalità di presenza fra i giovani e per i giovani [2]
- precisare le differenze tra l’attività stimolata dal PE e le attività solite intraprese in risposta alla realtà che cambia; individuare ambito di attività entro i limiti del PE
- realizzare una comunità formativa internazionale di lingua inglese
- rafforzare e valorizzare le nostre presenze salesiane, ovunque possiamo essere, rendendoci testimoni del vangelo più genuini, autentici, coerenti, ossia credibili; ciò è possibile attraverso la formazione permanente per essere contemplativi nell’azione, la crescita della fraternità comunitaria, la vita di preghiera personale e comunitaria