Pastorale Giovanile Salesiana ed Animazione Vocazionale
Linee generali condivise da Ambito e Dicastero per la Pastorale Giovanile
Roma, 22 giugno 2015 (Incontro dei Consigli generali SDB-FMA, Castelgandolfo, 7 giungo 2015)
La Chiesa dovrà iniziare i suoi membri – sacerdoti, religiosi e laici – a questa “arte dell’accompagnamento”, perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cfr Es 3,5). Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana.
Benché suoni ovvio, l’accompagnamento spirituale deve condurre sempre più verso Dio, in cui possiamo raggiungere la vera libertà.
Francesco, Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” nn. 169-170.
Come don Bosco e madre Mazzarello, con lo sguardo di chi vuole educare al ritmo della vita dei giovani, vogliamo intercettare con occhio sapiente la loro storia e fare loro proposte affascinanti e valide che coinvolgano l’intera persona in qualunque situazione ambientale o culturale si trovi.
Crediamo che anche oggi i giovani accolgono il dono del Padre per decidere di donare interamente la propria vita al servizio della società e nella Chiesa.
Sono per questo necessari ambienti educativi sullo stile dell’oratorio di Valdocco, scuola che avviava alla vita piena e abbondante, e della casa di Mornese dove le adolescenti imparavano ad amare il Signore e a seguirlo, mentre apprendevano un lavoro per il futuro: sono gli ambienti educativi di oggi, dove la testimonianza di vita di educatori, educatrici è coerente ed evangelica, e la vocazione non è solo momento terminale del cammino di maturazione, ma realtà qualificante ogni tappa e ogni fase di sviluppo.
La necessità di tenere sempre presente il disegno di Dio su ogni persona, ci pone alla scuola di Maria che, come Madre, è chiamata a far luce sull’identità cristiana di ogni suo figlio e figlia.
1. Convinzioni
L’ambiente generale in cui vivono i giovani, malgrado l’enorme differenza di contesti e di culture, ha alcune caratteristiche abbastanza comuni, che rendono spesso difficile e poco significativo parlare di vocazione e promuovere opzioni di vita di speciale impegno al servizio del Vangelo.
In questa cultura, che per molti versi sviluppa valori contrari all’impegno vocazionale, la Pastorale Giovanile Salesiana ha davanti la sfida di inserire in tutti i percorsi educativi e di evangelizzazione, sin dalla fanciullezza, prospettive, elementi e motivazioni di orientamento vocazionale.
Quando parliamo di vocazione vogliamo dire la chiamata con cui Dio fa conoscere il suo progetto, attraverso una voce avvertita nell’intimo e attraverso mediazioni diverse. La persona risponde mettendosi sempre di più a disposizione di questo progetto. Questo dialogo è fatto certamente in momenti particolari, però viene sviluppato molto di più nel continuum, dove la chiamata e la risposta si alternano con ritmo quotidiano, nella scoperta del senso della vita in vista del futuro.
In questo contesto, risulta determinante predisporre condizioni per poter fare esperienza di Dio.Si tratta di risvegliare la domanda di senso sulla vita prima di trasmettere contenuti di fede.
L’animazione vocazionale trova nella pastorale giovanile il suo spazio vitale e la pastorale giovanile è completa ed efficace quando si apre alla proposta vocazionale. Crediamo che la pastorale giovanile sia originariamente vocazionale, nell’obiettivo di orientare ed accompagnare i giovani all’incontro con Gesù di Nazareth. Per sua natura è orientata al discernimento del progetto di Dio sulla propria storia. Una pastorale giovanile con mentalità vocazionale è aperta ad ogni giovane, non solo a quelli che hanno qualità e sensibilità particolari, per la realizzazione del proprio progetto di vita.
È necessario vivere e educare con una fiducia assoluta nella presenza di Dio in questo tempo storico: Egli è all’opera in questa situazione sociale e giovanile, e ci chiede di accogliere le/i giovani di oggi, accettando di cambiare con loro, amando ciò che loro amano. La ricerca di spiritualitàche segna il mondo giovanile è una porta aperta che può condurre all’incontro con il Dio rivelato da Gesù Cristo.
Occorre essere più consapevoli che anche in tempi di post modernità la vita consacrata è possibile, e che la pastorale giovanile è rilevante, feconda e contagiosa proprio in questa società secolarizzata.
L’educazione, che secondo il metodo di don Bosco favorisce un’originale interazione fra evangelizzazione e promozione umana, richiede al cuore e alla mente dell’educatore precise attenzioni: l’assunzione di una sensibilità pedagogica, l’adozione di un atteggiamento paterno e materno insieme, lo sforzo di valutare quanto accade nella crescita dell’individuo e del gruppo secondo un progetto formativo che unisca in sapiente e vigorosa unità la finalità educativa e la volontà di ricercarne i mezzi più idonei. […]
Considerando poi i bisogni della gioventù di oggi ed insieme richiamando il messaggio profetico di don Bosco, l’amico dei giovani, non si può dimenticare che oltre - anzi, dentro - qualsiasi struttura educativa, si rendono indispensabili quei tipici “momenti educativi” del colloquio e dell’incontro personale: correttamente utilizzati, essi diventano occasione di vera guida spirituale.
Iuvenum Patris n. 17, 19
2. Visione pastorale
La proposta vocazionale deve essere presente durante l’intero processo di educazione e di evangelizzazione. Le tre prime dimensioni convergono in quella vocazionale, orizzonte ultimo della nostra pastorale.
L’obiettivo è di accompagnare ogni giovane nella ricerca concreta della propria vocazione, luogo della sua risposta al progetto di amore gratuito e incondizionato che Dio ha per lui/lei. La dimensione vocazionale configura l’obiettivo primo ed ultimo della Pastorale Giovanile Salesiana.
Riassumiamo schematicamente le quattro dimensioni della Pastorale Giovanile Salesiana:
Desidero anzitutto attirare l´attenzione sull´urgenza di coltivare quelli che possiamo chiamare «atteggiamenti vocazionali di fondo», i quali danno vita ad una autentica «cultura vocazionale». Tali elementi sono: la formazione delle coscienze, la sensibilità ai valori spirituali e morali, la promozione e la difesa degli ideali della fratellanza umana, della sacralità della vita, della solidarietà sociale e dell´ordine civile. Si tratta di una cultura che permetta all´uomo moderno di ritrovare se stesso, riappropriandosi dei valori superiori d´amore, d´amicizia, di preghiera e di contemplazione. Questo mondo, travagliato da trasformazioni spesso laceranti, ha più che mai bisogno della testimonianza di uomini e donne di buona volontà e specialmente di vite consacrate ai più alti e sacri valori spirituali, affinché al nostro tempo non manchi la luce delle più sublimi conquiste dello spirito. […] Soprattutto sarà necessario che la pastorale giovanile sia esplicitamente vocazionale, e miri a risvegliare nei giovani la coscienza della «chiamata» divina, affinché sperimentino e gustino la bellezza della donazione, in un progetto stabile di vita.
San Giovanni Paolo II, Messaggio per la XXX Giornata Mondiale per le Vocazioni, 8 settembre 1992, nn. 2-3.
3. Scelte qualificanti
Si tratta di sviluppare la dimensione vocazionale della pastorale giovanile, perché ogni giovane scopra la propria vocazione umana e cristiana.
Lo sviluppo di una cultura vocazionale deve saper prestare alcune attenzioni, proporre certe esperienze, a partire da alcune scelte qualificanti:
[…] Secondo le precise intenzioni di Don Bosco, i Gruppi della Famiglia da lui fondati hanno come destinatari privilegiati i giovani poveri, abbandonati, pericolanti o, con linguaggio moderno, la gioventù maschile e femminile più bisognosa di aiuto per situazioni di povertà economica, di carenza affettiva, culturale o spirituale. Questa scelta è condivisa in maniera esplicita da altri Gruppi e codificata nei loro testi costituzionali. Nel mondo dei giovani, tutti i Gruppi prestano una particolare attenzione a quelli che rivelano segni di vocazione apostolica specifica, laicale, consacrata e sacerdotale.
Carta dell’IdentitàCarismatica della Famiglia Salesiana di Don Bosco, Art. 16
4. Mete
La nostra missione ci chiede quindi di aiutare ogni giovane a scoprire e a realizzare il progetto di vita che Dio ha su di lui. In questo senso tutta la pastorale giovanile è vocazionale.
Ogni consacrato/a, ogni comunità, a titolo diverso, è responsabile dell’animazione vocazionale con la testimonianza della vita, la proposta vocazionale, l’accompagnamento personale, affinché ogni giovane scopra la suavocazione umana e cristiana.
La vocazione cristiana deve maturare in una vocazione apostolica. La pastorale giovanile salesiana deve quindi aiutare i giovani ad aprirsi, a discernere e a sviluppare la propria vocazione nella Chiesa, sia essa laicale, consacrata o sacerdotale.
Meritano infine speciale attenzione quei giovani che manifestano disposizioni e volontà per lavocazione religiosa salesiana, offrendo loro proposte e interventi specifici che li preparino per un’opzione chiara e responsabile.
La continuità del processo di animazione vocazionale apostolica si realizza in uno specifico itinerario vocazionale. In esso si cura con attenzione l’ascolto, il discernimento, la verifica esperienziale sul campo della idoneità personale ad una possibile chiamata di speciale consacrazione.
La diversificazione delle proposte nell’orientamento vocazionale deve essere fatta in funzione di quei segni vocazionali che sembrano manifestarsi nel cammino di crescita. La “vocazione” ha inizio con la chiamata alla vita, procede nella chiamata alla fede, e giunge, con diverse risposte, alla chiamata alla vita consacrata. In questo senso, si accompagnano coloro che, in un buon processo di crescita e maturazione nella dimensione vocazionale della propria persona, considerano la possibilità che Dio li chiami ad una vita di speciale consacrazione.
La guida spirituale, necessaria in ogni processo vocazionale, aiuta in modo particolare le vocazioni apostoliche a vivere nel discernimento delle motivazioni vocazionali e dei requisiti necessari. Questo processo permette al giovane di prendere una decisione serena e personale, libera e motivata, mentre compie esperienze in una comunità ove si forma secondo il carisma a cui è chiamato approfondendone la conoscenza e la graduale conformazione. Anche noi, oggi, come Maria e come Simeone, vogliamo prendere in braccio Gesù perché Egli incontri il suo popolo, e certamente lo otterremo soltanto se ci lasciamo afferrare dal mistero di Cristo. Guidiamo il popolo a Gesù lasciandoci a nostra volta guidare da Lui. Questo è ciò che dobbiamo essere: guide guidate.
Francesco, Omelia per la XIX Giornata Mondiale della Vita Consacrata,
2 febbraio 2015
5. Opportunità e sfide
La cura dei processi in favore dell’animazione per accompagnare i giovani animatori dei nostri ambienti, al di là della proposta della speciale consacrazione, è responsabilità entusiasmante e urgente: si tratta di accompagnare giovani animatori/educatori a vivere la vita cristiana, aiutandoli in modo personalizzato nell’attenzione all’interiorità e alla solidità delle convinzioni.
La graduale e progressiva maturazione nella fede e il senso del vivere la vita come vocazione in tutti i membri della comunità educante/comunità educativo pastorale, (“specchio di tutte le vocazioni”) favorisce la realizzazione insieme – giovani e adulti vocazionalmente maturi – di percorsi adeguati al progetto di vita di ciascuno, nell’impegno della testimonianza credibile da parte degli adulti educatori.
La proposta del servizio a chi è nel bisogno e l’educazione alla gratuità sono esperienze graduali e costanti didono e di prossimità solidale, anche nel volontariato educativo, missionario, sociale, esperienze che costruiscono la cittadinanza attiva ed evangelica, l’impegno socio-politico, sin dall’infanzia. L’esperienza di vicinanza e servizio verso chi ha più bisogno aiuta i giovani a intuire la propria chiamata e rispondervi con passione e fedeltà.
La sfida di essere presenti accanto ai giovani adulti (universitari, lavoratori/disoccupati, giovani coppie, ecc.) e accompagnarli personalmente, formulando con loro un itinerario vocazionale solido, di autentico discernimento, che orienti alla consistenza nelle varie decisioni della vita (affrontare la ricerca del lavoro e la propria realizzazione in esso, la vita di matrimoniale e di famiglia, l’integrazione sociale e professionale). È la sfida di accompagnare, con discrezione e amicizia, lungo il tempo, anche ‘dentro’ scelte vocazionali e professionali già avviate.
Inoltre, l’inter-connessione, la sinergia e l’integrazione tra le varie opere (scuola, università, parrocchia, centro giovanile, ecc.) proposte pastorali della Famiglia Salesiana che offrono una proposta educativa integrale favorirebbe un accompagnamento più consistente dei giovani nella ricerca e realizzazione del progetto di vita e sosterrebbe un cammino più graduale lungo le varie fasi della vita.
La sfida di “personalizzare” la relazione educativa e di accompagnamento in opere molto complesse, in cui educatori, educatrici consacrati e laici, con grandi responsabilità di gestione delle strutture/istituzioni, rischiano di ‘bruciarsi’. L’incontro a tu per tu, la vita di gruppo/associazione, il senso di appartenenza ad un certo ambiente sono importanti per i giovani, nell’orientamento vocazionale, ma noi educatori salesiani corriamo talvolta il rischio di non riuscire a ‘intercettare la vita’ dei giovani, di rimandare o evitare il contatto personale.
La sfida del lavorare insieme in rete con tutta la Famiglia Salesiana e con altri movimenti ecclesiali, per tracciare cammini vocazionali condivisi, per far respirare ai giovani l’ampiezza e la vastità degli orizzonti della Chiesa nell’impegno e nella risposta alla chiamata di Dio.